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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Past. TACCIA Alberto
10060 AKGROGNA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 99 - Nom. 26 I ABB( »NAMENT1 f Eco; L. 2.500 per l’interno Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo bis TORRE PELLICE — 27 Giugno 1969
Una copia Lire 60 L. 3.500 per Testerò Cambio di indirizzo Lire 50 Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.CJ*. 2-17557
Tutte le barcliG fanno acqua
«Comment viens-tu, grâce de Dieu?
«Avec des mains, avec des yeux...»
In questi ultimi tempi ho spesso
pensato a due imbarcazioni delle quali
si parla nel Nuovo Testamento; quella in cui c’erano Gesù ed i suoi discepoli sul mar di Galilea investita, poi,
da una furiosa tempesta e quella nella
quale Paolo navigava verso l’Italia e
che naufragò presso le coste di Malta.
Ambedue queste imbarcazioni sono sintomatiche per il nostro tempo e per la
nostra situazione umana sia qui a Riesi dove tutto si disfà, sia nel mondo in
generale, dove nulla regge più e, veramente, tutte le barche fanno acqua.
La barca nella tempesta sul mar di
Galiifa è stata sempre paragonata alla Cl> esa. Paragone non esatto perché
non b:i barca, ma quelli che vi stan
dentr.j son la Chiesa, come non Io è
il teijipio e le sue istituzioni, ma l’assembi oa che vi si raduna nel nome del
Signi --e. Come in quella barca i discepoli, osti anche noi siamo incapaci a
farce 1 per uscire dalla tempesta. La
barca non regge alle onde. Le istituzioni uno tutte in crisi mortale, le abitudii" sono ormai senza senso. Grandi
conf ioni e « fughe » teologiche che
cere; :) di riparare quel che non si
tiene insieme e si sfascia a poco a poco, e on sempre maggior rapidità, come ! assi di un battello investito da
onde possenti. I tentativi per legare
la mi e dal disotto o di alleggerirla
gettando a mare qualcosa non bastan..
La nave su cui Paolo naviga verso
rital, 1, con Luca ed Aristarco, e con
altre iuecentosettantatre persone, probabil: ente tutte pagane, soldati, prigionia ri, commercianti e viaggiatori
vari, l’immagine di un vasto mondo
che nelle sue proprie strutture cerca
di arrivare in porto. E tutto si sfascia
senz , rimedio. Non ci si doveva mettere in una simile navigazione. Ecco,
non ci si doveva imbarcare per un’econom a come quella attuale né per urta
simile politica. Si doveva dar ascolto
alla predica dell’agape che è sostanza
di cose nuove. Si doveva ascoltare anche quei profeti che Dio, nella sua liberi; f-uscita nel mondo stesso. Ma
ora? „v'uando si entra in un tal oceano avanzare non si può, né si può tornare indietro. Chi non realizza questa
drammatica situazione? A volte è di
un marciume visibile, come da noi, a
”olte è coperta ed illusoria come in
a tri luoghi, ma la situazione è uguale
e a tempesta non ha minor forza.
■-'■rmai tutta l’umanità è in una barca he fa acqua da tutte le parti, anch se nella sua arroganza pretende
di onquistare l’universo. Cerca dei
div: sivi per ignorare che le connessure della nave comune, investita dalle c,;de, non reggono più né a prua né
a poppa e che non vi è più scampo.
Non bisognava arrivare a questo punto. V : son dei momenti in cui è possibile I ambiare rotta: ma lo è ancora?
E se Io è, gli uomini ne son capaci?
Hanno la volontà necessaria per affrontare gli inevitabili sacrifìci?
L’umanità « fa acqua » da tutte le
parti, nella Chiesa e nel mondo: nell’una malgrado l’annunzio che le è
stato arrecato, nell’altro malgrado tutta la sua sapienza. Eppure non sarebbe giusto vivere da disperati, come se
le imbarcazioni fossero a completa
deriva e destinate a rovina sicura.
Fra le due barche citate vi è, comunque, un fatto in comune; il Signore è
col suo popolo anche se « dorme », come nel primo caso, o se è invisibile,
come nel secondo. Sul mar di Galilea
Gesù dirà ai discepoli : « Come mai nori
avete voi fede?» (Marco 4: 40). Infatti
anche se la barca avesse dovuto affondare non era Lui con loro e non sarebbero essi stati tratti in salvo? Se
Lui era con loro come potevano perire? « Dormiva sul guanciale », ma era
lì. Nel secondo caso, oltre ai tre discepoli, vi è tutto un mondo eterogeneo di
pagani, ma di nuovo il Signore è presente, e non solo per i discepoli, com’è
chiaro dal racconto (Atti 27: 23-24).
Egli veglia su loro tutti. La nave andrà ad infrangersi sulle coste di Malta,
e tutto andrà perduto: nave, carico,
merci, ricchezze... ma nessuno perirà
perché la vita di tutti è custodita da
Lui.
Nella nostra che è epoca di trapasso
fra due ere, può ben darsi che, come
in quest’ultima nave, vada perduto tutto quanto forma il nostro carico di
strutture secolari, di ricchezze, di tradizioni, di religione, di etica. Tutto. Anche la sapienza addizionata nei secoli Che se ne esca, senza nulla, spogliati di tutto, persino delle nostre esperienze, ormai non più valide, e delle
nostre sicurezze, divinità impotenti. Ne
Usciremo però salvi, come per una specie di « resurrezione » per risorgere in
un mondo nuovo. La sola cosa importante è che nella nave non sia assente
Colui che può dominare la situazione
e trarci a riva. E se abbiamo questa fi
ducia perché disperare? Egli non è uno
dei tanti oggetti del carico della nostra
nave e non è travolto da nessuna tempesta, neppure dalla morte, se è vero
che Cristo è risuscitato ed è il Signore.
Poi, proprio oggi, occorre non dimenticare che questo nostro Signore ha
tanto amato il mondo da dar la sua
vita per esso. L’oggetto del suo amore
non è solo la chiesa ma tutta l’umanità, com’è chiaro anche nella nave in
rotta nel Mediterraneo (Atti 27: 23-24).
Proprio per questo, nella nostra situazione attuale, ai credenti son richieste due cose essenziali : la preghiera che non è, solo, sospiro verso il Liberatore ma disponibilità ad esser suoi
strumenti per le cose ed i fatti che gli
chiediamo ; e la testimonianza che non
è solo discorso ma anche solidarietà
con gli altri, cioè partecipazione a tutti i rischi che questi corrono. Queste
due cose ce le indicano Paolo, Luca ed
Aristarco. Le azioni che essi compiono,
nella fragile situazione in cui si trovano, esplicitano una tensione estrema
ma fiduciosa verso il Signore, nelle cui
mani stà la nave e quanti in essa vivono.
Se è cosìi, e il Signore ci sembri dormire, come sul mar di Galilea, o non
si veda con i nostri occhi, come nel secondo caso, ciò non muta la realtà
della “sua’ presenza operante perché
Egli è il Vivente. Il Salmista scriveva
« L’Eterno regna... il mondo quindi è
stabile » (Salmo 93: 1). E la qualità del
suo Regno la abbiamo scoperta nella
parola e nella vita di Cristo, nostro
Signore.
Invece di esser triste e timorosa, invece di esser sfiduciata e perplessa, invece di aggrapparsi ai fragili rimedi
della sapienza umana, malgrado la vastità di questa tempesta che è, forse,
più forte di quanto la storia ricordi, la
Chiesa, assemblea di quelli che han
ricevuto la Parola, dovrebbe portare
l’annunzio della speranza e della sicura salvezza a tutti i compagni di rotta
di questa fortunosa navigazione. Comunque a questo essa è chiamata e
non ad esser paurosa.
Tullio Vinay
La fede si trasmette
Non si diventa mai cristiani da soli.
Delle mani, degli occhi ci hanno fatto
segno: sono state dette delle parole,
cariche di fiducia, dfesigenza, di aspettativa. Infine un giorno la parola divina, trionfando delle nostre cattive
ragioni, si è imposta, indiscutibile. Essa solo ci convince e ci mantiene... Io
credo.
Sono proprio io a credere, e credo
in Dio soltanto. Ma non potrò mai dire « credo » senza evocare le mani che
mi hanno additati) la strada, gli occhi
che vedevano l’invisibile e le parole
che parlavano di Dio in modo tale che,
quando lui stesso parlò, lo riconobbi.
Colui che in un giardino di Milano
si risveglia di colpo alla vita della fede leggendo queste parole dell’evangelo: « Rivestitevi del Signore Gesù
Cristo e non abbiate cura della carne
per soddisfarne le concupiscenze », anche quest’uomo non è solo davanti a
Dio. È stato acccunpagnato sino alle
soglie della sua conversione dalla madre, che pregava per lui, dal suo amico che « attendeva in silenzio il risolversi della crisi » ( dalla voce infantile
che cantava dalla casa accanto: « Prendi, leggi! Prendi, leggi! ».
L’evangelo, la fede, la chiesa non ricominciano con la nuova nascita di un
uomo, foss’anche Agostino d’Ippona;
continuano. Moni- i. Alipio e il ragazzetto sono lì affi) ; hé la grazia di Dio
raggiunga Agosti ; ) e Agostino è là
affinché la grazia ;i apra una via fra
gli Uomini deU’Alrica del Nord.
Il credente non e oggetto di una rivelazione, ma di una trasmissione. Non
è un fine, ma un mezzo e uno strumento.
L'apostolo Paolo ha dato a Timoteo
la formula dell’azione evangelica (II,
2/2): «Ciò che hai i.idito da me affidalo a uomini fedeli, i quali siano a
loro volta capaci di insegnarlo ad altri ».
Ciò che hai udito da me... All’inizio
della chiesa c’è la parola degli apostoli. La chiesa di Gesù Cristo è una chiesa apostolica. Ha la missione di annunciare e di trasmettere la parola degli apostoli che, per essa, è stata consegnata nella Scrittura. Non le è stata affidata una dottrina astratta, bensì
un messaggio concreto, perfettamente
Si parla molto, questi tempi, anche
sulle nostre colonne, della trasmissione della fede. In proposito segnaliamo delle « tesine » notevoli dedicate al problema eia Sergio Rostagno,
sull’ultimo fascicolo di « Protestantesimo » Un collaboratore ci ha segrwlato questo articolo apparso su « Vie
Nouvelle », il mensile delle Chiese protestanti nel Maghreb. Lo riportiamo
perché ci è parso molto bello ed efficacace, nella sua semplicità e nella
vigoria. red
sua I
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miimiMiiiiiiiliiiiMimiiiiNNMiiiimmiiiiiiiiim.
licmiiiiimiiimiiiiimimiiiiii
chiaro e intellegibile per il credente.
Si tratta di una parola viva che getta
talvolta l’uomo nella perplessità e nella rivolta, ma anche nell’adorazione e
nel servizio. Lo pone di fronte a Dio,
ma anche di fronte a suo fratello, a
sua moglie, ai suoi figli, al suo paese;
e davanti al nemico, allo sconosciuto,
davanti alla sofferenza e alla speranza
dell’uomo; poiché nulla gli è estraneo.
Questa parola degli apostoli non è
altro che l’evangelo che essi stessi avevano ricevuto dal Signore e che dovevano trasmettere senza nulla aggiungere e nulla togliere.
... affidalo a uomini fedeli... Dopo gli
apostoli, ci sono i ministri (cioè i servitoriX coloro che nel Nuovo Testa
..............
TENSIONI NELLE CHIESE EVANGELICHE TEDESCHE DELL’EST
Le
e
frontiere statali
quelle ecclesiastiche
coincidono ?
Ambiguità della nuova Federazione luterana dell’Est, Fra conFormismi nazionalistici vecchi e nuovi
Zurigo (epd). - In questi giorni nel Deutsches Theater di Berlino-Est si rappresenta
« Il Vicario » di R. Hochhut. L’autore individua la colpa della Chiesa a proposito delle
persecuzioni hitleriane contro gli ebrei soprattutto nel fatto che essa non ha preso posizione in modo chiaro e univoco. Il papa .allora non voleva compromettersi, perciò parlò
volutamente in modo generale e vago.
Analoga è l’impressione che parecchi hanno oggi nella DDR (Repubblica Democratica
Tedesca) dinanzi alle dichiarazioni delle loro
Chiese (N.d.r.: si tratta anche all’Est di Landeskirchen, Chiese nazionali dei vari Laender:
Brandeburgo, Sassonia, Turingia, ecc.) in occasione deUa costituzione di una « Federazione delle Chiese evangeliche nella DDR ».
La questione è scabrosa perché, come la questione ebraica al tempo del nazionalsocialismo,
è in stretta connessione con il ferro rovente
della politica mondiale. La divisione della
Germania in due Stati ha reso da tempo problematica l’unità istituzionale della Chiesa
evangelica in Germania (EKD). Molti Tedeschi stentano ad accettare la divisione come
conseguenza d’una guerra perduta. Ancora il
5 aprile 1967 le Chiese della DDR, riunite in
Sinodo a Fiirstenwalde, hanno dichiarato che
toccare l’unità dell’EKD significava determinare lo « status confessionis ». Nel frattempo si è diffusa la coscienza del fatto che un
cambiamento deH’equilibrio faticosamente
raggiunto in Europa minaccerebbe la pace
mondiale.
Così anche nelle Chiese tedesche sì è chiarito qua e là il fatto che non può essere compito della Chiesa turbare questo equilibrio e
lasciare che ne abusino coloro che sognano
una nuova posizione di guida europea per la
Repubblica Federale Tedesca (BRD).
È assolutamente spiacevole che nel mondo
i cristiani si siano sempre raccolti in Chiese
nazionali, delimitate da frontiere statali. Ma
c assai problematico che spetti proprio alle
Chiese tedesche di lottare contro questa identificazione dì frontiere politiche ed ecclesiastiche. È chiaro che il motivo determinante
non è rappresentato soltanto dalla convinzione
di costituire l’unico corpo di Cristo, poiché il
movimento ecumenico offre ancora possibilità
sufficienti di contatti che le Chiese tedesche
occidentali. Uomini di primo piano delle
Chiese nella DDR hanno detto chiaramente
che il legame ecumenico non è loro sufficiente.
Cosi nella Costituzione della Federazione,
ora costituita, delle Chiese evangeliche nella
DDR è stato inserito Tart. 4, oggi attaccato
da varie parti; esso suona : « La Federazione
aderisce (sich bekennt) alla comunione dell’intera cristianità evangelica in Germania,
Condividendo la responsabilità di questa comunione, la Federazione assume, in libertà
di partnership, compiti che si pongono in comune a tutte le Chiese evangeliche nella
DDR e nella BRD ».
Gli organi governativi della DDR sono particolarmente sensibili in queste questioni. Esse
tengono a che le Chiese della DDR si limitino ai compiti che hanno neU’ambito della
DDR, e hanno ragione di dubitare delTatteggiamento univoco e limpido delle Chiese.
Una dichiarazione del vescovo del Brandeburgo. residente a Berlino-Ovest, ha rafforzato la
loro sfiducia : secondo le sue parole, infatti,
la creazione di questa Federazione di Chiese
nella DDR non ha portato alcun mutamento
sostanziale; questa Federazione sarebbe un
« sinonimo » dell’EKD durata sinora.
Fatti e sviluppi di questo genere non facilitano sicuramente l’attività della Chiesa in un
mondo che, nel suo continuo trasformarsi,
pone anche la Chiesa quotidianamente di
fronte a compiti nuovi e ardui.
Del resto la nuova Federazione di Chiese
suscita anche altre riserve. Fra i suoi organi
vi è indubbiamente un Sinodo, che però ha
un valore assai limitato. Il peso lo ha una
Conferenza, che è determinata in modo decisivo dalle direzioni ecclesiastiche delle otto
Chiese membri della Federazione. Sicché anche in questa Federazione si ha cura che
tutto resti come prima.
E parecchi ne sono preoccupati. Anche per
loro la divisione della Germania rappresenta
una sofferenza. Ma vedono tutto il contesto
più ampio, e si domandano: perché, in un
mondo nel quale tutto è in movimento, si
pone ostacolo a che anche nella Chiesa si
muova qualcosa?
In quanto Riformati domandiamo pure :
perché le comunità riformate della Sassonia
non hanno potuto cooperare alla costituzione
della Federazione? Si ha l’impressione che
nemmeno in questa direzione si fosse disposti a creare qualcosa dì nuovo. Questa Federazione rimane quindi in una luce ambigua. E
ciò rattrista soprattutto quegli uomini che
personalmente sono pronti a mettersi al servizio dì una Federazione delle Chiese nella
DDR.
Oggi si parla spesso di crisi delle Chiese.
La ragione non sta forse in primo luogo nel
fatto che « la tromba non dà un suono limpido e netto » (1 Cor. 14, 8)? Le parole delle
Chiese sono ricercate, in modo da evitare al
massimo di suscitare qualunque urto e scandalo.
Il presidente della Bunca Mondiale
a colloquio eoo i diri|euti del
Ginevra (soepi). - Nel corso di una visita
privata alla sede centrale del CEC a Ginevra,
Robert MacNamara (ex segretario alla Difesa
degli USA), ora presidente della Banca Mondiale, ha sottolineato l’importanza dei progetti agricoli per i paesi del Terzo Mondo.
MacNamara, che è membro della Chiesa
presbiteriana unita degli Stati Uniti, ha incontrato il pastore Blake: erano pure presenti
i membri della Commissione di ricerca del
CEC e della Chie.sa cattolica sulla Società, lo
Sviluppo e la Pace.
MacNamara, fornendo il dato di fatto che
ci stiamo avviando verso una penuria alimentare, ha dichiarato che i nuovi progetti delle
Chiese per l’aiuto ai paesi del Terzo Mondo
devono orientarsi sull’agricoltura. Il Consiglio
— ha soggiunto — deve fornire un’assistenza
tecnica che permetta ai progetti di trasformarsi in un esempio stimolante per la comunità
locale.
Nella misura in cui i progetti .sono chiamati a realizzarsi dopo la partenza degli esperti, è basilare che i paesi in fase di sviluppo
abbiano fiducia nella propria direzione tecnica, allo stesso modo come la ebbero nei riguardi dei paesi sviluppati.
mento portano il nome di vescovi, di
anziani, di evangelisti ecc. Sono stati
anch’essi chiamati ad affidare l’evangelo ad altri e molti, nel corso dei secoli, hanno avuto il privilegio di consacrare la loro vita a questo servizio.
Essi non vanno giudicati in base ai
risultati visibili della loro azione, ma
in base alla loro fedeltà. Infatti è possibile convertire folle, fare miracoli e
morire martire, pur essendo un pessimo ministro!
La loro fedeltà consiste anzitutto
nel non presentare nulla che non sia
fondato su ciò che essi hanno udito
dal Cristo attraverso la Scrittura. Poi,
che essi lo affidino a uomini fedeli...
che siano capaci a loro volta di insegnarlo ad altri. Lo scopo della predicazione, dell’evangelizzeizione, della
missione è che Tevangelo proceda ulteriormente, si spinga più lontano. Fino alle estremità del mondo, e del
tempo. Un sermone è buono quando
si può ripetere ciò che il predicatore
ha detto dell’evangeìo. Un ministro è
approvato quando suscita altri ministri. Un ministero merita questo nome
quando genera degli uomini alla fede
e alTubludienza della fede.
Il ministero è un servizio della parola di Dio rivolto agli uomini. Ciò che
si chiede a un servitore, è che sia trovato fedele. E il compito del soldato
non è quello di vincere la guerra, ma
di obbedire ai propri capi! Il semplice
termine servizio comporta un rigore e
un’esattezza che non hanno bisogno di
commento; « Dico a uno dei miei soldati; 'Va, e quello va. A un altro: Vieni, e quello viene ». L’amore di Dio è
un amore esigente.
È dunque relativamente poco importante che la chiesa — cioè questa o
quella parrocchia o comunità — proceda bene, che raggruppi gente interessante, che sia numerosa e offra un
tipo di società esemplare per il mondo. Quello che invece è importante è
che ci siano degli uomini che ascoltano Tevangelo e lo mettono in pratica;
che ci siano persone che vengono a
quella chiesa perché Tevangelo le attira quivi, o — il che è lo stesso — che
vi siano persone che ne escono perché
Tevangelo le respinge.
L’importante è che Tevangelo abbia
corso. Si vorrebbe che i cristiani fossero un po’ meno preoccupati di sé
stessi, e un po’ più del corso delTevangelo. Si vorrebbe che fossero im po’
meno virtuosi, se un po’ meno virtù
li rendesse più liberi; un po’ meno
concilianti e im po’ più risoluti; un
po’ meno modesti, persino un po’ più
cinici; un po’ meno amabili, ma un
po’ più amanti.
Soprattutto si vorrebbe che fossero
un po’ meno preoccupati della chiesa,
meno scrupolosi nel calcolarne le debolezze, meno abili a elaborarne la politica, ma un po’ più sicuri che il (tristo è risuscitato e regna. Il Signore sa
condurre la sua chiesa, la sua santa
chiesa che ha amata di un amore onnipotente dalla fondazione del mondo.
Ma questa chiesa che ha le promesse, è la chiesa di Gesù Cristo, degli
apostoli, dei ministri e dei fedeli. Non
è possibile sopprimere, omettere uno
di questi termini, senza falsificare
l'evangelo e ricadere nel dubbio.
Se ad esempio ci s’immaginasse che
il Signore non ha più bisogno degli
uomini e che convertirà da solo i pagani; o che la testimonianza degli apostoli ha in sé la propria virtù e che
introdurre porzioni bibliche nelle cassette delle lettere è un modo di annunciare Tevangelo; che Tinsegnamen
to di un eccellente predicatore può dispensare dal conoscere quello degli
apostoli e dei profeti, o che la testimonianza degli atti può supplire a
quella della parola... allora, evidentemente, si avrebbe ogni motivo di temere. Di temere che Dio faccia a meno di noi. Questa paura, Tevangelo la
(continua a ¡xig. 6)
Al LETTORI
ir Avvertiamo lettori e corrispondenti che, come gli scorsi anni, il nostre giornale uscirà quindicinalmente nel corso dei mesi di luglio
e di agosto. I prossimi numeri recheranno dunque la data deU’ll e
del 25 luglio, dall’8, del 22 e del 29
agosto.
2
pag. 2
N. 26 — 27 giugno 1969
r
IL CRISTIANO E LO STATO NEL NUOVO TESTAMENTO
3 - PAOLO: Roinaiij 13 e i lue molivi fondamontaii
deHa paitacsi apostoNca
Continuiamo la pubblicazione dello
studio di Sergio Rostagno, introduttivo alPincontro organizzato
dalla Federazione evangelica per la
metà agosto ad Agape. Dopo avere situato gli uomini del Nuovo Testamento nelFambiente politico, culturale, spirituale deirimpero romano dell’epoca,
S. Rostagno ha delineato la posizione
di Gesù e si volge questa volta a
quella cosi dibattuta di Paolo. Seguirà
una scorsa ad altri elementi del Nuovo
Testamento, e la conclusione.
Romani 13
Il primo passo che viene in mente è Rom. 13: 1-7, che nella storia del cristianesimo avrà un ruolo sempre più grande. Le ragioni invocate per metter in
dubbio l’autenticità del passo non sembrano sufficienti e conclusive; in più c’è
una certa coscienza che ci trattiene dal dichiarare inautentico un passo, quando il farlo appaia come una soluzione facile rispetto ai problemi di interpretazione cui il testo dà luogo.
Tuttavia, se questo passo è di Paolo, come dev’esser spiegato? Mi sembra
che si possa ammettere che questo passo non contiene motivi particolarmente
propri alla predicazione di Paolo; non è un passo che annunci apertamente
Tevangelo, ma un passo in cui si fa ricorso, per dei motivi che vedremo, ad una
argomentazione tradizionale. Quest’impressione può essere confermata confrontando altri autori del tempo. « Il pensiero che ogni autorità esiste in base a un
ordine divino non è una teoria di Paolo, ma patrimonio tradizionale giudaicocristiano » (Dibelius). Giuseppe Flavio per esempio afferma: « nessuno giunge
al comando senza la volontà di Dio » e un certo Rabbi Canania (70 d. C.) dice
« prega per il bene del governo perché se non ci fosse timore di lui ci saremmo
già mangiati a vicenda ». Si tratta dunque qui non di una dottrina di Paolo, ma
di un argomento di carattere tradizionale, ripreso a scopo esortativo. Non è
del resto Tunica volta che Paolo si richiama a argomenti del genere. Il problema per noi è di sapere perché lo fa. Quale rapporto esiste tra Rom. 13 e il resto
della parenesi apostolica (parenesi significa l'insieme dei consigli, esortazioni,
regole morali che l’apostolo dà alla comunità)?
La domanda può esser precisata tenendo conto del fatto che questi argomenti tradizionali hanno che fare con la creazione. Cercheremo di mettere il
testo di Rom. 13 nell’insieme della parenesi di Paolo e di cercare in quali casi
l’apostolo fa ricorso al pensiero della creazione. Questo è il processo di una
ietta esegesi.
Paolo e i cristiani radicali
Non è un segreto che gli scritti di Paolo sono lettere in cui l’apostolo prende posizione di fronte a problemi precisi. Due questioni, in particolare, possono
esser prese come parallele di quella dello stato: la questione degli schiavi e la
questione del posto della donna. Com’è noto in ambedue i casi le risposte di
Paolo suonano e sono conservatrici. Paolo ritiene che gli schiavi debbano rimaner tali (1 Cor. 7, 21s). Per quanto riguarda la donna non solo il costume antico
viene accettato così come si presenta, ma in qualche caso ci si sforza di trovargli delle giustificazioni bibliche e teologiche (si veda 1 Tim. 2, vv. 11-15; per
Paolo stesso 1 Cor. 11, 2-16). Ci si serve volentieri appunto di speculazioni sulla
creazione.
Ci interessano qui non le argomentazioni che Paolo può sostenere come
uomo del suo tempo, ma la posizione teologica che assume come apostolo. Perché Paolo decide di apparire un conservatore? Egli si oppone a delle persone
che potremmo chiamare: cristiani radicali. Per loro la comunità è il luogo dove
valgono già le norme della nuova creazione; perciò uguaglianza totale tra uomo
e donna nel culto, soppressione della schiavitù, libertà (cfr. Gal. 3, 28) e forse
anche un principio di anarchia. Se uno e in Cristo la nuova creazione e ^ia li
(così si può anche interpretare 2 Cor. 5, 17), il vecchio ordinamento è finito ed il
nuovo è già cominciato. Ma Gal. 3, 28 e 2 Cor. 5, 17, che esprimono esattamente
le idee del cristianesimo che abbiam chiamato radicale, sono proprio le cose
che Paolo stesso ha insegnato, e di cui si vuol dare una sorta di pratica dimostrazione. Tale dimostrazione però prescinde da quelle che sono le reali condizioni di vita. L’apostolo interverrà dunque esortando a non partire per la tangente costituita dalle evasioni facili al di fuori del contesto terreno che e quello in cui la vocazione cristiana dev’esser pienamente vissuta. Non e possibile
che la comunità diventi il teatro in cui si inscena la rappresentazione del nuovo
mondo salvo poi, finita la rappresentazione, a rientrare nel mondo chi come
schiavo, chi come donna sottomessa. Così il cristianesimo non e altro che evasione. Paolo protesta contro questa evasione. Non gl’importa di farsi dei nemici.
La vocazione deve essere vissuta non in un ambito fittizio, rna m questo mondo così com’è, di cui perciò le condizioni vanno rispettate. Gli avversan non si
daranno vinti facilmente e considereranno Paolo come uno che non e ancora
giunto alla conoscenza perfetta, come l’uomo del « sì, ma », il quale in teoria e
molto avanzato, ma diventa meschino nella pratica. Chissà se non si Possono
estrapolare in questo senso le famose accuse contenute in 2 Cor. 1, 18 e lU, i.
Comunque sia, dobbiamo analizzare la risposta di Paolo a quesh illuminati.
Questo è forse un nodo tra i più importanti del cristianesimo primitivo. Cercheremo di delineare il fondamento della parenesi apostolica m relazione con
il pensiero della creazione come prima tappa.
La parenesi apostolica e il pensiero della creazione
Per raccomandare di non lasciarsi sedurre dall’evasione al di fuori delle
condizioni reali Paolo dispone di un solo argomento teologico di peso: quello
della creazione. Paolo non dà valore alla « storia », per lui non ha senso come
vedremo, raccomandare l’impegno del mondo. Egli però vuole parlare del mondo in termini oggettivi: allora non c’è che far ricorso al pensiero della creazione Anche perché al di fuori delle condizioni concrete, reali, non ha senso parlare di teologia della croce, e per Paolo questo è essenziale.
Per gli avversari di Paolo una cosa è chiara: esiste irreconciliabilità tra
nuovo e vecchio, tra questo secolo e Cristo. Essi allora non possono prendere
alcuna responsabilità etica per questo mondo. Non sappiamo se vanno fino al
punto di ignorare l’autorità costituita, ma se lo fanno questo loro atteggiamento
non rientra in una forma di opposizione al potere, ma e motivato dalla loro rinuncia a ogni responsabilità terrena. .
Vedremo che anche per Paolo vale l’opposizione tra vecchio e nuovo, e diventato apostolo per questa ragione. Ma non si possono celebrare, come a C(>
rimo i trionfi del nuovo mondo. Il vecchio mondo non e abbandonato. Paolo
pensa piuttosto che i cristiani siano chiamati a un opera di riconciliazione
(2 Cor. 5 18); la quale dev’essere compiuta, certo, distinguendo assai nettamente tra vecchio e nuovo, ma altresì pensando che Dio non ha mai abbandonato
la « sua » creazione. Il giudizio radicale non è che il mezzo per riconciliare una
realtà che, senza di que^sto, sarebbe perduta. Bisogna dunque restituire la creatura a Dio e Dio alla creatura, senza di che la « nuova creazione » non e che
grido pieno di entusiasmo, ma inconsistente. Si tratta insomma, se abbiamo
ben capito, di rendere a Dio quel che è di Dio! . .
In Rom. 12, 1 Paolo comincia la sezione pratica della sua epistola richiamandosi alla misericordia di Dio. Non è un fatto casuale. La misericordia di
Dio esprime il fatto che Dio ha concretamente c non solo intellettualmente a
cuore il mondo. Quella misericordia esprime la concretezza di Dio ed è direttamente collegata all’incarnazione. Mi.sericordia esprime il fatto che Dio e tutto
l’evento della salvezza non sono teorie, ma mirano alla realtà. In questa vita
pratica di Dio si inquadra anche la vita pratica del credente. .
A partire di qui trovano spiegazione tutte le argomentazioni che poggiano
sul pensiero della creazione, anche se i singoli argomenti presi caso per caso
possono parere antiquati: non si renderà Paolo responsabile dei cappellini che
si vedono o non si vedono più nei nostri culti e neppure delle idee un po fuori
del tempo sullo stato c sulla schiavitù.
Escatologia e fondamento della parenesi apostolica
Ci sembra di poter alTcrmare che Paolo non vuol tanto dare una dottrina
dello stato in Rom. 13, quanto affermare che lo stato è una di quelle condizioni
della vita che non possono venir eluse. Ma non possiamo restarcene a questo
punto. Sarebbe ingiusto dimenticare che la parenesi paolinica è altresì ancorata al pensiero della nuova creazione. E sufficiente proseguire la lettura di
I^OITÌ 12
«Vi e.sorto, fratelli, per la misericordia di Dio (= per il fatto che Dio ha
concretamente a cuore il mondo) a fare con i vostri corpi un sacrificio vivente,
santo, gradito a Dio, perché è questo il vostro vero culto; e non ricalcate lo
schenia di questo (vecchio) mondo, ma trasformatevi e fatevi dei criteri completamente nuovi per esaminare cosa sia la volontà di Dio, buona, gradita e
perfetta» (Rom. 12, 1-2).
Il servizio deve dunque avvenire concretarnente, con il corpo, ma nella costante distinzione tra quel che è volontà di Dio e quel che non lo è, cioè tra
vecchio e nuovo. Paolo rifiuta l’estremismo anarchico che pretende di «scavalcarlo a sinistra ». Sa che la signoria del Cristo mette in questione la storia, ma
vuol vivere questa crisi sulla frontiera del conflitto tra nuova e vecchia realtà.
Perciò egli rimane dovè cd esorta gli altri a fare altrettanto, perche non e la
fuga individualistica nella nuova realtà che conta, ma il servizio del prossimo
corrispondente alla nuova realtà.
Nello stesso tempo Paolo accetta la tesi assai diffusa nel suo tempo, per
cui l’uomo della nuova creazione non si prende delle responsabilità in questo
mondo allo scopo di migliorarlo. Non sembra dunque cedere al compromesso.
A che scopo migliorare una cosa che sta per esser definitivamente superata?
« Questo vi dico, fratelli, che il tempo è ormai abbreviato: quindi d’ora in poi
chi ha moglie sia come se già non ce Tavesse più; chi si lamenta come se già
non avesse più da lamentarsi; chi si rallegra come se non si rallegrasse già più;
quelli che comprano siano come se non comprassero per tenere e quelli che si
servono di questo mondo, come se non avessero più bisogno di farlo, perché
la struttura di questo vecchio mondo è superata» (traduzione fedele al senso,
ma non letterale, di 1 Cor. 7, 29-31). In sostanza: non prendiamo più responsabilità a lunga scadenza, non cerchiamo di « fare » la storia secondo degli schemi che rimangono al di qua del giudizio decisivo che su di essi porta Tevangelo, ma viviamo l’annuncio del nuovo mondo e siamone testimoni fin nel nostro corpo stesso.
Cosa troviamo, concretamente, sulla linea della frontiera sulla quale si
svolge la vita di colui che — non dimentichiamolo — è già una nuova creatura?
Ebbene, qui troviamo l'agape, elemento indipendente in rapporto al vecchio
mondo, al quale non è legato da interessi di nessun tipo (1 Cor. 13; Rom. 13;
Gal. 5 ecc.). Tutte le esortazioni apostoliche hanno in fondo un’unica motivazione: l’agape che non lascia cadere nessuno per strada, che rende a Dio quel
che è di Dio, che tratta ciascuno secondo le motivazioni profonde che spingono
Dio ad abbassarsi fino a lui. Ë chiaro che quest’agape è anche il limite preciso
dell’obbedienza del cristiano allo stato, richiesta in Rom. 13, 1-7. Se non posso
più testimoniare nel mio corpo l’agape per gli altri, è del tutto ipocrita e priva
di senso una mia perfetta sottomissione allo stato. Ma bisogna notare che Paolo
non sente il bisogno di indicare esplicitamente tale limite.
In questa linea Paolo ammette che — alTinterno della comunità — la nuova
legge dell’amore abbia corso, che gli schiavi siano riconosciuti come fratelli
(Lettera a Filemone), che non si abbia ricorso a tribunali pagani (1 Cor. 6). All'interno della comunità certi rapporti socio-politici sono sorpassati, come del
lesto succede anche nelle comunità di ebrei nella diaspora, che si occupano anche più attivamente della liberazione degli schiavi loro membri e hanno diritto
a propri tribunali. Per Paolo naturalmente questi segni di libertà valgono come
anticipazione delle condizioni del nuovo mondo e cioè importano non tanto
come privilegi del cerchio comunitario, quanto come eventi della signoria di
Cristo, che supera certe vecchie strutture del mondo.
Conclusione su Paolo
Nel contesto generale del pensiero di Paolo, Rom. 13, 1-7 si limita a dire —
in un modo assai legato alle formulazioni del tempo — che lo stato, nel suo
aspetto tecnico, appartiene a quelle condizioni concrete di esistenza, alle quali
il cristiano non può sfuggire a meno di rendere evanescente il suo messaggio.
Per dir questo Paolo rischia di imprimere alle sue comunità una spinta conservatrice, ma bisogna pensare che Paolo ha davanti a sé un pericolo reale, lo
gnosticismo con il suo disprezzo del mondo. Quello che per semplificazione abbiamo chiamato cristianesimo radicale (che trae conseguenze estreme da quel
che Paolo dice) può effettivamente mutarsi in evasione. Dimenticando le reali
condizioni di questo mondo lascia indietro la croce. Ma la condanna che Paolo
e dopo Paolo molti altri gli hanno inflitta non è stata troppo severa e non ha
forse aperto la strada a un cristianesimo sicuro di poter prender piede in questo mondo? Sergio Rostagno
musica
L’organo tace
¡II molte coiiiuiiilà
della Germania llrieiitale
Berlino (epd). - « Der Evangelische Nachrichtendienst in der DDR », il servizio evangelico d’informazioni nella Germania orientale fa notare la sensibile carenza di musici ecclesiastici ne: villaggi e nelle città minori,
nelle Landeskirchen evangeliche dell’Est tedesco. Naturalmente nelle grandi città vi sono a
sufficienza persone che si dedicano, anche a
pieno tempo, alla musica dì chiesa e che sono in grado di presentare grandi Oratori e
Passioni come pure significative opere organistiche; ma molto troppo esigua sarebbe la
schiera di coloro che « possono assicurare la
musica di chiesa in condizioni più umili ».
Perciò in molte comunità l’organo tace. Le
ragioni : le comunità minori non posson permettersi musici ecclesiastici a pieno tempo e
d’altra parte non sono sufficienti gli elementi
della giovane generazione che sostituiscano gli
anziani in un’attività di musica di chiesa accanto al loro lavoro, con la debita prepara
La città miiderna,
leale dei teoleó’i
Berna (spr) - Il corso biennale di
perfezionamento, organizzato ii comune dall’Entraide protestante uisse (EPER) e dall’Alleanza rifr. mata mondiale (ARM) si terrà luest’anno, nel corso del mese d. luglio, a Oberwart, in Austria. Ì destinato in modo particolare a pastori delle Chiese riformate deh Europa orientale e centrale; il su tema centrale sarà : la Città, e omprenderà studi esegetici a grup; i su
Babilonia - Gerusalemme, Sodo • la Ninive, Bethlehem - Roma. Il irogranima prevede pure la pre.s stazione del film « Deserto rosso , di
Michelangelo Antonioni. L’ii; mo
giorno del convegno sarà deih ato
alla visita di comunità austri he,
nelle quali i partecipanti sar ino
chiamati a predicare.
iiiKiiiiiiiMiniiiiiti
iiimiimiiiiiimimiiiilh.
ieri
ioggi
le “attività” e la vita
La relazione ecclesiastica della fine 800 che abbiamo citato, nella
nostra ultima rubrica, esprimeva un
giudizio estremamente negativo sulla vita di una comunità valdese, così negativo da lasciar perplessi anche i più critici detrattori del giorno d’oggi. Rileggendo quelle parole si potrebbe pensare ad una situazione eccezionale, una crisi locale,
per esempio, come ne sorgono spesso fra noi, un anno ecclesiasticamente infelice. Ecco invece estratti
dalle relazioni dello stesso anno due
altri frammenti il cui tenore non è
meno severo.
« Nonobstant l( s faits encourageants mentionnés plus haut de fré(¡uentation de saintes assemblées, de
participation à la S. Cène, de nombreuses écoles du dimanche, nous
ne saurions nous dissimuler et passer sous .silence Vabandon du temple par plusieurs, le défaut de culte
domestique, la profanation du dimanche par le jeu, la danse, la débauche; des unions illic.tes, des
procès, la mauvaise foi dans les affaires, de nombreux péchés de la
langue, au sujet eles quels nous ne
pouvons (¡ne prier le Se.gneur de ne
point entrer en jugement avec nous.
« Plaçons-nous maintenant en face des faits énoncés et essayons de
porter sur leur ensemble un jugement impartial et consciencieux. Notons ePabord un re làch e ment général, même dans le peu de bivn epii
s'est fait. ,1 part la fréeiuentation
de s se rvice's elivins e/ui se ma ntient,
il V ft releirlie ment dans le\s réuniems
eie prière s, chez le s le cteurs des livres de la biblieethèque, dans le produit des collectes; culte de famille
négligé, maneiue d inténvt serieux
pour rinstrurtiem religieuse eles enfants, préeiccupatiem e’xcessive pentr
les ehoses de ce memde; fre>que>ntatiem eles cabare>ts, hypeecrisie, rancunes, tiéeleur, indifférence et feirmalisme. Voilà le mal que mues avons
ceembattu et cemtre lee/ieel sont venus écheeuer tous eues effeerts. Que
Dieee elaigne, dans .seeee ameuer, nous
visiter poeer nous faire re>v:vre en
eeeneveauté de vie » (*).
Anche in questi due casi la valutazione è negativa, non però in modo così assoluto. C’è infatti qualcosa, in queste due Chiese, che non si
può criticare, che funziona in modo
soildisfacente : i culti, le riunioni,
le scuole domenicali, la celebrazione della S. Cena, tutto quello che
potremmo definire: le attività cultuali. (,)uello che non funziona invece, che merita di essere condannato senza appello è la vita dei sinvoli credenti. La gente va in chiesa,
manda i suoi figli alle numerose
scuole domenicali, partecipa alle
riunioni, probabilmente dà anche la
sua modesta contribuzione, segue
insomma il ritmo delle attività ecclesiastiche. (È il caso di ricordare
che in quel jieriodo il culto e le
scuole sono praticamente tutta l’attività di una parrocchia valdese).
Laddove la cosa non funziona è nella vita quotidiana. La gente di quei
villaggi è presa dallo spirito di litigio, manca di onestà, trascura la
meditazione della Bibbia, si abbandona aH’iminoralità e aH’iibriachezza.
Ritengo che non si possa dire questo in generale di tutta la comunità,
certamente esistevano allora credenti sinceri, discepoli fedeli del Signor
Gesù. (ìiiello che importa notare invece è questo; nel redigere la loro
relazione Concistoro e pastori avevano il ;'oraggio di guardare dietro
la facciata delle attività, di guardare la vita; avevano cioè cajiito che
il problema fondamentale nella
Chiesa non è il funzionainento delle
« attività )) ma il cuore, la realta, i
fatti; non si lasciavano ingannare
dalle numerose assemblee donienieali e dalle frotte di bambini attenti
alle lezioni del régent, dalle coinunioni annuali e dalle cuffie delle
donne allineate. Sapevano dare a
tutto questo il suo giusto valore,
senza jiassare agli estremi deirentiisiasino e della svalutazione.
Ciò che premeva loro vedere però
erano i frutti di un rinnovamento,
erano le azioni concrete, l’astinenza
dei giovani e la fine delle beghe dei
Uto
illa
rill
Leoni
vecchi, famiglie unite nel ri
nella fedeltà coniugale, chine
Bibbia, erano uomini seri e
nel loro impegno che volevano
vare non semplici uditori do
cali. Non si accontentavano di tvere qualche centinaio di valdes sui
registri, volevano avere qualcli» entinaio di convertiti; e dove s' può
essere convertiti se non nella . ita?
Noi ci siamo abituati da ilo . uni
a guardare le facciate, a iireo 'cuparci della gente che non va a! culto, a interrogar.'! sulle crepe de: nostri edifici e delle nostre « attiviià «,
dei nostri giovani che non recitano
pili. Vogliamo anche noi coniiìiciare a guardare quello che c’è dietro.'’
Non jier denunciarlo ma per correggerlo. Vogliamo anche noi avere il
coraggio di dire; la facciata della
nostra comunità valdese è secondiria, essenziale è invece il suo agire?
Sajiremo affrontare coraggiosaiiiente
il compito della nostra riforma come hanno saputo affrontarlo gli uomini di quelle comunità?
GtORGIO ToiiHN
(*) « Meilgraelo i leitli iiicoraggianli menzioneiti primei: frequenza alle semte> assemblee. parlecipazione alla s. Cena, semole Joenenicali numerose, non pettremmo dissimulare e passare sotto silenz o l'abbandono elei
tempio da peerte eli notti, la carenza del culto domestico, la profanazione della donienicei con il gioco, tee deinza e la sregolatezza: e
ancora, unioni illecite. proce‘ssi. disonestà negli afjeeri. numerosi peccati di lingua, circa
i qutdi non possiamo fare altro che pregare
il Signore di non chiamarci a giudizio.
f( Penìiamoci ora di fronte ai fatti enunciati
e cerchiamo eli darne un giudizio imparziale
e coscienzioso. Notiamo in primo luogo un
generale rilassamento, anche in quel po di^
bene che si è fatto. A parte la frequenza ai
servizi divini, che si mantiene, vi è rilassamento nelle riunioni di preghiera, fra i lettori dei libri della biblioteca. neirim]iorto
delle collette; il culto di famiglia è trascurato. manca un serio interesse ¡>er Vistruzione
religiosa dei figli, vi è una preoccupazione
eccessiva ixir le cose di questo mondo: si ri
scontra una frequenza nei locali pubblici,
ipocrisia, rancori, tiepidezza, indifferenza e
formalismo. Ecco il male che abbiamo combattuto e contro il quale si sono infranti lutti i nostri sforzi. Che Iddio si degni, nel
suo amore, di visitarci per farci rivivere. lU
novità di vita ».
3
27 giugno 1969 — N. 26
p¿g. o
A PROPOSITO DEGLI ISTITUTI DISTRUZIONE SECONDARIA ALLE VALLI
Bicerca dì un dtorso concreto
Illusoria la tattica della maggioranza momentanea - Puntare su soluzioni realistiche e di vasto consenso - Discussione sull’ordine del giorno del 1° Distretto
Il Sinodo sta avvicinandosi e le previsioni sul suo svolgimento non sono
delle migliori. Si ha l’impressione che
si corra il rischio di concentrare tutti
i lavori su un unico argomento, quello
degli Istituti di Istruzione Secondaria,
perdendo di vista tutti i problemi di
più ampia portata che la Chiesa Valdese deve affrontare al momento presente (ecumenismo. Federazione, rapporti Valdo-metodisti, predicazione,
confermazioni, matrimonio, divorzio,
matrimoni misti, ecc.).
Nessuno dubita che la discussione
sugli Istituti di Istruzione Secondaria
debba essere esauriente e, nei limiti
del prevedibile, definitiva, perché il Sinodo non può più azzardare rma presa
di posizione simile a quella del 1965,
per poi ridiscuterla qualche anno dopo. Se vogliamo essere seri, dobbiamo
arrivare a decisioni meditate che non
debbano essere rivedute per un certo
margine di tempo, salvo imprevisti veramente gravi.
Il brutto è che c’è da prevedere che
si arrivi al Sinodo con due schieramenti nettamente divisi e ostili, in rice}\ ,i di una maggioranza del momento, ina senza una reale discussione dei
reciproci punti di vista. Non è il caso
di perdere tutto il tempo che ci rimane :)cr studiare le cause di questa situaz' inc, che sono molteplici e di natura estremamente diversa negli opposti schieramenti e che richiedono
una analisi vasta e profonda, ma in
un lima diverso dall’attuale. È piuttosi necessario discutere le diverse
solu ioni proposte per vedere fino a
qua! punto si può arrivare a punti di
coir ■. rgenza, perché nessuno può illuderai che una qualsiasi soluzione raggiai'ri con una maggioranza momentanei:, possa risolvere veramente il
proi-iewa; in breve tempo ci ritroverenriio al punto di partenza, com’è
ava ,' Ulto nel passato.
IL i'KRCHÉ
DI t NA PRESA DI POSIZIONE
Ui certo numero di membri di chiesa è rimasta scossa perché alcuni di
noi .si sono pronunciati quest’anno in
modo diverso dall’anno scorso. La ragio) fondamentale è la seguente;
Vanno scorso si è improvvisamente rimessa in discussione la decisione del
Sinodo 1965 e arcùfli di litiT non ap-'
provavano quel modo di procedere. Sarebbe stato più logico porre in discussione l'operato della Commissione Permanente ed eventualmente sostituirla,
affnché le deliberazioni del Sinodo '65
(art. 52) fossero attuate.
Quest’anno il problema è diverso:
tutta la questione è stata rimessa in
discussione ed è logico che si arrivi
ad un giudizio definitivo di valore, tante. più che il corpo Insegnanti del Lice,; deve essere in gran parte ricostitunu, essendo rimaste vacanti molte
caitedre. Oggi non si tratta di mantener o chiudere il Liceo, ma di ricosìii^.hlo o di chiuderlo. Perciò c nccc.S'i.iiia un’analisi di fondo.
NECILSSITÀ
DI I N GIUDIZIO DIFFERENZIATO
Posto così il problema, appare necessario evitare un giudizio globale
sugli Istituti di Istruzione Secondaria
alle Valli (o tutto o niente) perché
questo modo di procedere impedisce
una discussione seria dei vari aspetti
del problema. In linea di principio, se
la Chiesa Valdese decidesse di rimettere allo Stato i suoi Istituti di Istruzione Secondaria, come un tempo ha
rimesso le Scuole Elementari, non si
avrebbero gli effetti disastrosi che taluni paventano, ma si potrebbero realizzare tante altre iniziative, forse ritolto più adatte alle esigenze attuali, a
palio che quesla decisione non fosse
seniita come un "disarmo", ma suscitasse in tutti coloro che ne sono più
direttamente implicati un fervore e
entusiasmo di opere nuove. Purtroppo
questo stato d’animo non c’è, anzi avviene il contrario e l’ipotesi della chiusura è sentita soltanto come frustrazione, come minaccia di « mettere le
Valli in disarmo ». Il che fa pensare
che, decisa la chiusura, gli animi sarebbero soltanto depressi e incapaci
di uno slancio verso opere nuove. Non
giudico questo stato d’animo, benché
mi rattristi.
Esclusa, quindi, una decisione radicale forte, cosciente, cristianamente
ottimista, non rimane che esaminare
in concreto i vari aspetti del problema.
le SCUOLE MEDIE
Personalmente condivido il giudizio
della Tavola Valdese (vedi « Commento alla Relazione della Commissione
d referendum al Sinodo 1969 sul problema dell’Istruzione Secondaria », n.
2/b) a proposito delle Scuole Medie.
La loro funzione si manifesta pienamente positiva e le prospettive per il
futuro sono di un loro incremento.
Perciò al momento presente ed entro
• limiti di una previsione fondata non
ci sono ragioni particolari per metterle in discussione
IL GINNASIO
Il biennio ginnasiale costituisce un
problema a parte, per la ventilata prospettiva di un biennio polivalente nella riforma scolastica che speriamo di
avere almeno entro gli anni 70! La
prospettiva di mantenere in funzione
il Ginnasio in vista della sua trasformazione nel biennio polivalente (che
sarebbe così « pareggiato » come l’attuale ginnasio) va presa in considerazione, esaminando tecnicamente la
configurazione del biennio e le possibilità concrete di poterlo attuare proprio nella sua polivalenza: strutture
didattiche — ampiezza Ut possibilità
aperte verso gli studi superiori — numero di cattedre e possibilità di trovare professori valdesi (o comunque
evangelici) — costi finanziari.
La Tavola Valdese ha dato in proposito un parere negativo e certamente esso sarà fondato su maturo esame
delle questioni che si presentano. Sarebbe bene che i competenti aprissero
fin d’ora un dibattito abbastanza ampio sull’argomento, in preparazione
del Sinodo.
LICEO
Il Liceo è certamente l’Istituto che
desta maggiori discussioni e che è più
radicalmente contrastato. Anche coloro che sono favorevoli al suo rnantenimento, pensano ad una sua ristrutturazione. La Commissione Permanente, nella sua Relazione al Sinodo 1965
ne chiedeva il mantenimento proprio
in vista di una ristrutturazione, quando fosse stata attuata la riforma scolastica, nella speranza di poter costituire un Liceo polivalente (classico magistrale - linguistico, p. 20, 25). Si
deve tuttavia notare:
1) Le prospettive di ampiamento
del Liceo, in seguito alla eventuale riforma, si rivelano già di per se stesse
fortemente onerose, sia per il corpo
insegnanti che si dovrebbe reclutare,
sia per gli strumenti didattici, sia per
le esigenze logistiche (l’attuale edificio
non basterebbe, soprattutto se si volessero mantenere la scuola media e
l’atteso biennio polivalente), sia per il
costo finanziario che ne deriverebbe.
D’altra parte l’aspettativa di un consistente afflusso di studenti appare —
ai dati di fatto — senza riscontro nel
- la realtà; tanto più che l’evangelismo
italiano non ha finora manifestato nes;
sun effettivo interessamento per gli
Istituti alle Valli. Con grandi spese si
possono aver professori, ma non alunni; se una scuola non corrisponde agli
effettivi bisogni della popolazione studentesca, non può interessare.
2) Con spese minori di quelle richieste dal Liceo (e a maggior ragione
dal progetto di ampliamento) si possono creare iniziative di molto maggiore utilità per la gioventù studentesca valdese. Val molto meglio che lo
Stato organizzi e finanzi le scuole e
che la Chiesa istituisca borse di studio, convitti e doposcuola o centri di
cultura che siano utili al maggior numero possibile di giovani.
Il Liceo, attualmente, non esercita
un influsso rilevante nei confronti dell’evangelismo italiano, che praticamente lo ignora, e neppure nei confronti
dell’intera Chiesa Valdese. Anche nei
confronti delle Valli, il suo influsso è
limitato a gruppi piuttosto ristretti —
valdesi e cattolici — della Bassa Val
Pellice.
Gli assertori del Liceo ritengono necessario mantenerlo per ragione di
prestigio, ma sinceramente riteniamo
che sarebbe molto più reale prestigio
l’impegno organico di tutti gli Insegnanti Valdesi — sia delle Elementari
che delle Medie — per un’azione in comune a favore dello sviluppo culturale di tutte le Valli, con iniziative vigorose che tocchino la gran parte della popolazione, oggi del tutto culturalmente abbandonata. Le stesse Unioni
giovanili trovano troppo rari casi
di collaborazione da parte degli Insegnanti e l’AICE dà notizia di sé per il
Congresso annuale. Il prestigio è qualcosa di ben diverso dal poter dire che
c'è un Liceo nelle Valli: con i soldi si
può aver anche questo, ma rimane del
tutto sterile, se attorno ad esso non
fioriscono iniziative a reale favore delle popolazioni. Dispiace notare che
queste esigenze sono sentite soltanto
quando il Liceo è messo in questione
e non se ne sia fatto nulla quando il
pericolo sembrava scongiurato.
Conseguentemente si ha la netta impressione che la rinuncia al Liceo non
avrebbe nessun riflesso negativo sulla
popolazione delle Valli, anzi avrebbe
effetti positivi se almeno parte delle
forze attualmente impegnate in uomini e denari fossero dirette verso attività culturali, a vantaggio della popolazione, non curate finora da nessuno.
LA COMMISSIONE PROPOSTA
DAGLI AMICI DEL COLLEGIO
Nell’ordine del giorno approvato
dalla Conferenza del I Distretto è proposta una nuova Commissione Permanente, nominata dal Sinodo nell’ambito del I Distretto « delegata ad amministrare i fondi destinati secondo il riparto, fissato dal Sinodo 1968, agli Istituti di Istruzione ». Non è cosa del tut
to nuova, perché era prevista dal Sinodo del 1965 (art. 52/d), benché non
se ne sia fatto nulla.
La proposta va esaminata e sarebbe
necessario che i proponenti dessero
quelle adeguate precisazioni che, esplicitamente richieste in Conferenza, non
sono state concesse.
Si deve notare, anzitutto, che la proposta è fondata su una particolare interpretazione delTart. 13 {AA.SS. 1968),
come se la « istruzione » di cui si parla in detto articolo equivalesse agli
Istituti di Istruzione Secondaria alle
Valli. Questa interpretazione è esplicitamente negata neU’Art. 10 (AA.SS.
1968) allinea 2°, dove è affermato:
« detto compito (cioè dell’istruzione)
non può essere identificato con luoghi e forme particolari e immutabili ».
Conseguentemente la proposta stessa,
così come suona, ha un fondamento
discusso, tanto più che è stato messo
in questione da Conferenze Distrettuali e da Comunità di altri Distretti.
Si potrebbe, tuttavia, studiarne
un’altra formulazione, affidando gli
Istituti di Istruzione Secondaria delle
Valli al I Distretto (ferma rimanendo
la Relazione da presentare al Sinodo
da parte della progettata Commissione permanente).
Per quanto riguarda i fondi, essi dovrebbero essere reperiti primieramente tra le Común tà del I Distretto,
mentre gli altri Distretti dovrebbero
provvedere alle T lituzioni di Istruzione esistenti nell'iimbito di ciascuno.
La Commissione Permanente potrebbe sollecitare dalie singole comunità
degli altri Distrei li impegni volontari,
ma costanti. La copertura dovrebbe
poi essere trovai, con aiuti vari, liberando definitivain nte il bilancio della
Tavola. Questo si tema — già previsto
in una raccomaialazione alla Tavola
nel Sinodo 1962 ' AA.SS. '62, p. 10) —
da una parte permetterebbe di constatare la reale illutazione che le Valli e la Chiesa ha; ao degli Istituti, dall’altra impegnerà I be la Commissione
Permanente a s. Igere un lavoro intenso, ciò che è nancato finora.
Molti altri pui li del progetto dovrebbero essere . saminati e sarebbe
opportuno che i presentatori dell’ordine del giorno non aspettassero il Sinodo per indicare quali strumenti hanno già predispqgtQoper_essere_ in grado di realizzare tutti f compiti attribuiti alla progettàta Commissione Permanente e che finora non sono mai
stati realizzati. Alloi-.i si potrà discutere sui singoli aspe Iti, con la possibilità di arrivare ad una intesa seria,
non fondata su maggioranze del momento (che cambiano col cambiare
dei momenti), ma consapevolmente
accettata da tutta la Chiesa.
Alfredo Sonelli
Dìo "aggiunge
fi
« E a Signore aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che erano sulla via della salvazione »
(Atti 2; 47)
È la conclusione del meraviglioso capitolo della Pentecoste.
Prima, il Signore ha risvegliato i suoi col suo Spirito, ha trasformato un branco di dispersi in un popolo gioioso, poi, li ha mandati sulla piazza della città a gridare agli altri la loro gioia ed il
terribile avvenimento della vicinanza del giorno del Signore, il
giorno grande e tremendo.
Non tutto si esaurisce cosi; il popolo nato nell’alto solaio
deve trovare in sé stesso il segreto della propria vita, nella testimonianza che gli apostoli rendevano a Gesù, nella traduzione in
pratica del loro amore fraterno che li obbligava a vendere i beni
ed aver tutto in comune, nella comunione con Dio che si esprimeva nella preghiera pubblica, nella dichiarazione che essi traevano forza solo da Cristo, con un divino nutrimento che si esprimeva nella simbolica cena. Una comunità così non ha bisogno di
farsi il problema del come crescere i propri adepti; in realtà, basta a una tale comunità la fedeltà al Signore e il vivere giorno
dopo giorno l’esperienza della comunione con Dio e della comunione fraterna.
La Sua Evangelizzazione consiste nell’essere la città posta
sul monte. Dio fa il resto. Il Signore aggiungeva alla loro comunità quelli che erano sulla via della salvazione.
Se non siamo città di Dio, Dio non aggiunge e vana è allora
ogni nostra fatica.
Domenico Maselli
Il Vaticano controlla
undici Società italiane
Sono 11 le società quotate nelle Borse italiane su cui il Vaticano esercita il controllo.
Queste società in complesso hanno 190 miliardi di capitale nominale. La notizia, pubblicata dal mensile economico « Espansione »,
è ripresa dall’Agenzia Adn-Kronos.
Nel settore immobiliare la Santa Sede controlla la « Società Generale Immobiliare »,
che ha un capitale sociale di 45 miliardi di
lire suddiviso in 180 milioni di azioni e la
società (c Siam », capitale 154 milioni di lire,
suddiviso in 220 mila azioni, controllata attrfiverso la « Società Generale Immobiliare ».
Nel settore alimentare la Santa Sede controlla attraverso la « Società Generale Immobiliare », la a Molini Biondi », con capitala
dì 600 milioni di lire suddivìso in 3 milioni
di azioni, e direttamente la società « Pantanella », capitale 500 milioni di lire suddivìso in 20 milioni di azioni, di cui la Santa
Sede, insieme alle Assicurazioni Generali,
possiede il 72,25 per cento delle azioni.
Nel settore finanziario la Santa Sede partecipa al sindacato di controllo della società
Bastogi^ che ha un capitale di 60 miliardi di
lire suddiviso in 60 milioni di azioni. Inoltre è al primo posto nel gruppo che controlla la « Società Italiana per le condotte d’acqua », con capitale di 7 miliardi dì lire suddiviso in 28 milioni di azioni.
Il controllo del Vaticano si estende anche
sulla società « Acquedotto Nicolay », con capitale di 2 miliardi e 718 milioni di lire,
suddiviso in 5 milioni 436 mila azioni. In
questo caso il controllo è esercitato tramite
la c( Società Italiana condot te d’acqua », che
possiede il 21,7 per cento delle azioni « Nicolay ». Altro controllo esiste sulla società
(( Ceramica Pozzi », con capitale sociale di
22 miliardi 841 milioni 265 mila lire, per
mezzo della « Società Generale Immobiliare ».
L’« Italcementi », con capitale di 32 miliardi di lire suddiviso in 8 milioni di azioni, è controllata da un gruppo cui partecipa
r« Istituto per le opere di reVglone ». La società « Vianini », con capitale di 5 miliardi
di lire suddiviso in 5 milioni di azioni, è
controllata direttamente dalla amministrazione della Santa Sede. Infine la società « Cartiere Burgo », con capitale di oltre 14 miliardi e 772 milioni di lire, suddiviso in 2
milioni 954 mila 468 azioni, è controllata da
un gruppo formato, oltre che dalla Santa Sede, dalla famiglia Adler, daH’Italmobiliare
(che a sua volta è controllata dal Vaticano
attraverso l’o: Italcement »), dalle « Assicurazioni Generali », da Plinio Stoppanì e dalla
Fondaz’one Burgo.
(da a L’Incontro »)
Il Collegio Valdese, certo, vivràl
L’ordine del giorno sugli istituti di
istruzione secondaria, approvato dalla
Conferenza delle Valli (4-5 giugno c.a.)
mi pare abbia un valore determinante in vista di una decisione sinodale.
Prima di esaminarne il contenuto,
consideriamo il risultato della votazione: lasciando nel Limbo gli astenuti, la proporzione dei votanti pare,
almeno a chi è lontano e non ha partecipato ai lavori e non ha altri elementi di giudizio, decisiva: quasi T80
per cento di favorevoli alla continuità e poco più del 20 per cento di contrari.
Come potrebbero gli altri distretti,
come potrebbero, a cuor leggero, il
Sinodo e la Tavola non tener conto
della volontà espressa dalla stragrande maggioranza delle più antiche e più
numerose comunità della nostra Chiesa? chi mai avrebbe l’ardire di cassare una decisione implicante la responsabilità di circa la metà della Chiesa?
Poiché di cosciente responsabilità di
comunità e di amici si tratta! I vari
comma dell’o.d.g. la mettono in chiara evidenza!
I fondi necessari saranno trovati!
D’altronde « piale d’argent n’est pas
mortelle »!
Vero è che il cronista (vedi n. 23-24)
riferisce l’obiezione, che d’altronde si
potrebbe muovere per tutte le opere
cristiane, quale garanzia si può avere
che l’impegno finanziario degli amici
durerà nel futuro?
Poco fraterna, e segno palese di ingratitudine, l’obiezione che il contributo di tutte le comunità sia impegnato solo per gli istituti del I Distretto!
Per oltre un secolo (secolo costruttivo (!!) e meno parolaio del nostro!) le
Valli hanno fornito uomini e mezzi
per l’opera di tutta Italia e oltre gli
Oceani!
Forse che le opere, degne di ogni
ammirazione, di Palermo e di Riesi
sono sostenute solo dai siciliani? Forse che le opere sociali di Cerignola e
di Corato e di Orsara di Puglia non
sono sostenute da molte nostre comunità e dalle comunità svizzere e germaniche? E le Scuole Medie di Zurigo
e di Cinisello sono finanziate solo dagli operai per i quali sono state istituite?
Ma la staffilata, pur se ingiusta e rivelatrice di scarso senso di solidarietà,
può,'deve essere salutare; le chiese
delle Valli ne hanno percepito il bruciore e reagiscono positivamente. Date
loro un quinquennio di tempo e con
l’aiuto di amici alTinterno ed all’estero, assicureranno la copertura delle
spese.
Più complesso il problema del reclutamento dei docenti e dei discenti. Come si potrebbe pretendere che la nave in disarmo, e colpita da molti siluri, abbia tutti gli ufficiali sulla tolda?
Persino i topi abbandonano la nave
che affonda... E pur tuttavia alcuni
hanno resistito ffno all’ultimo ed altri sono fermi al loro posto e pronti a
ricominciare.
Verranno nuovi insegnanti? ci sono,
in mezzo a noi, coloro che sentono la
vocazione di rinnovare un istituto che
ha reso e può rendere ancora notevoli
servigi alla causa del Vangelo?
Perché di vocazione, e non di danaro, si tratta! Se mai il Collegio dovesse cessare la sua opera, se mai comunità in Italia dovessero chiudersi, sia
ben chiaro che ne saremmo tutti responsabili, per la carenza di una chiara vocazione di servizio nella nostra
generazione!
Vi è alle Valli molta emozione. In
parte, farse, essa è troppo sentimentale, valligiana, tradizionale! D’accordo! Ma chiediamoci onestamente se in
varie circostanze, per deliberato proposito o per carenza psicologica, non
siano stati ingiustamente feriti sentimenti legittimi delle popolazioni valligiane.
La crisi che travaglia la Chiesa, particolarmente nel settore delle Valli,
può essere salutare, se ricerchiamo la
guida del Signore! Gli animi di molti
sono turbati; la crisi del Collegio mette in evidenza altre situazioni critiche: culti con liturgie svolte con sonnolenta monotonia... sacerdotale, seguiti da assemblee passive stile romaneggiante preconciliare, scarsa vigoria
profetica nella predicazione...
Se sentiamo la nostra carenza, e chi,
oggi, non la sente?, perché non sorgerebbero, spontaneamente, in tutte le
comunità delle Valli, nelle case tra vicini, nelle scuole, la sera, riimioni di
riflessione biblica e di preghiera?...
150 anni fa, la Chiesa alle Valli dormiva... Lo Spirito soffiò nell’ora misteriosa della visitazione di Dio. E fu il rinnovamento, e più tardi la testimonianza, e l’espansione evangelica, della
quale, oggi, le nostre comunità in Italia sono eredi.
« Se voi, che siete malvagi, sapete
dare buoni doni ai vostri figliuoli,
quanto più il Padre vostro donerà Egli
lo Spirito Santo a coloro che glielo
chiedono! ».
Elio Eynard
P. S. - Ho letto ora, con ammirazione e con riconoscenza, l’esauriente,
magistrale articolo della prof. Ada
D’Ari Pasini di Rimini (n. 25). L’autrice, a tanta distanza, ha afferrato il problema reale e vivo meglio di tanti che
passano quattro volte al giorno davanti ai cancelli del Collegio! I sostenitori del Collegio sono tutti d’accordo che l’Istituto può essere trasformato (Liceo scientifico. Istituto Magistrale o altro ancora). Ciò che pare a tutti essenziale — e concordiamo pienamente con la prof. D’Ari — è la conclusione: uno strumento valido deve
essere serbato, potenziato, se necessario trasformato, ma non soppresso!
DONI ECO-LUCE
Giulia Gullino, Pianezza L. .500; Aldo Pasqualini, Cascine Vica 500; Ruth Uhlmann,
Zurigo 825; André Emery, Crassier 3.500; Eli
Vinçon, Rivoli 2.500; Ampelio Calassi, Sesto
Fiorentino 7.500; Luisa Coisson Müller, Germania 500; Chiesa Valdese di Pomaretto 10
mila.
Grazie!
( continua )
4
pag. 4
N. 26 — 27 giugno 1969
INVITO AI CAMPI DI AGAPE
A VENEZIA
Í3-22 Luglio - Sesto Campo Ecumenico
" ' del dissenso oggi
Il campo ecumenico dell’estate 1968 ha
affrontato ¡1 problema deü’incontro e del dialogo fra la Chiesa cristiana e il mondo, tema che si esprime, dopo la conferenza di
Ginevra, con le parole « Chiesa e società ».
La documentazione base per questo studio è
molto abbondante e noi avevamo dovuto scegliere solo alcuni testi significativi : dei documenti conciliari e encicliche per i cattolici e documenti del menzionato incontro di
Ginevra per i protestanti. A questi avevamo
aggiunto dei testi meno ufficiali ma importanti come la lettera del vescovi del Terzo
Mondo e la conferenza di Richard Schaull
a Ginevra.
I partecipanti al campo avevano mostralo
una netta preferenza per questi ultimi testi
mentre il contenuto teologico dei testi « ufficiali » era sembrato sorpassato per la sens bUità dei cristiani di oggi.
Il campo.
II campo dalla prossima estate sarà, speriamo, una nuova tappa in questa ricerca e
proseguirà nella linea iniziata l’anno scorso.
Abbiamo quindi scelto il secondo aspetto del
problema « Chiesa e società », quello non
ufficiale, i tentativi d’avanguardia, le avventure spirituali non codificate e strutturate
degli schemi di teologia definita. I rischi
sono naturalmente molto più grandi perché
si tratterà di scoprire le idee e i movimenti
degni di rilievo in una situazione che evolve molto rapidamente come la, nostra. Si
tratterà anche di riflettere sulla validità e
sul significato teologico di parecchi di questi movimenti. Il campo non toccherà perciò
che di sfuggita il tema della contestazione
nella Chiesa nelle forme attuali, ma si im
/ lettori
ci scrivono
Distruggere
e costruire
Un lettore, da Pomaretto:
Signor direttore.
Ho apprezzato la Sua risposta alla
lettera del Sig. Mauro Gardiol, pubblicata nel n. del 23 maggio.
Tuttavia, la lettera stessa mi ha suggerito alcune considerazioni. Eccole :
1) Non ritengo che gli eventuali
orientamenti politici dei partecipanti
alle riunioni degli amici delle Valli
valdesi nel Tempio di San Secondo
abbiano grande importanza; interessante invece il fatto che le loro discussioni
abbiano come obiettivo qualche cosa di
costruttivo.
Sarebbe certo più facile parlare solo
di distruggere quanto i nostri antenati
hanno costruito!
2) Personalmente ritengo più degno di stima il valdese che, portato
lontano dalle Valli dalle vicende della
vita, continua ad essere fedele ai suoi
ideali che molti di noi che viviamo alle Valli, ma ai quali di valdese non è
rimasto che il nome.
Cordiali saluti da « un valdese rimasto alle Valli ».
Guido Baret
Due comunicazioni
elvetiche
Un lettore, da Losanna:
Signor direttore,
nel n. 1 del 3 gennaio 1969 il suo
pregiato settimanale pubblicò una mia
precisazione in merito ad un articolo
a firma di Roberto Jouvenal « La
scuola d’oggi » suH’ottenimenlo della
licenza senza la media in tutte le materie.
Mi permetta d’informarLa che oggi anche il Cantón Ticino ha adottato per le sue scuole secondarie il principio deUa media generale.
La scuola di commercio di Losanna per bocca del presidente ha comunicato che d ora in poi gli esami di
licenza e di maturità saranno aboliti,
l'esperienza avendo dimostrato che il
98% dei licenziandi ottengono gli
stessi voti dell'anno scolastico.
Nel cantone del Vailese, circa 8 mila riformati vivono in perfetta armonia con i 185 mila — in cifra tonda — cattolici romani. Tuttavia l’insegnamenlo essendo confessionale, i
protestanti hanno scuole elementari
proprie, i cui in.segnanti sono però retribuiti dallo Stalo.
La scuola protestante della parrocchia riformata di Sierre ha testé inauguralo il nuovo padiglione destinato
agli scolaretti del giardino d’infanzia.
Il padiglione porterà il nome di
Donato Bellisario, un giovane ItaRano,
vittima di una disgrazia sopravvenuta
nel corso dei lavori di un campo ecumenico destinato a preparare le fondamenta del nuovo padiglione.
E’ la prima volta, in Isvizzera, che
una scuola pubblica ricorderà ¡1 nome di una persona ; l’eccezione vuole
essere la testimonianza riconoscente
dei riformali vallesani.
J. Bosetti
pegnerà nell’esame della testimonianza e dei
documenti che ci vengono dai cristiani che
si sono posti, innanzitutto, il problema della
loro presenza nel mondo e della loro missione nel nome di Cristo.
Il programmai
Il metodo d; lavoro adottato l’anno scorso
ci è parso fruttuoso ed è per questo motivo
che abbiamo l’intenzione di riprenderlo. Le
introduzioni ai vari argomenti saranno quanto più brevi possibili; il lavoro sarà essenzialmente svolto nei gruppi sulla base dei
testi o del materiale fornito in precedenza.
Le tavole rotonde avranno lo scopo di mettere a fuoco i problemi e di fornire un’occasione di confronto.
Attualmente è assai difficile stabilire un
programma preciso delle introduz oni e delle discussioni dato che i partecipanti stessi
saranno i protagonisti in questo campo. Essi
stessi proporranno i problemi secondo loro
più importanti e dirigeranno i dibattiti nella
direzione che parrà loro più conveniente. E’
comunque necessario tracciare alcune linee
generali.
La prima parte del campo sarà dedicata
alla documentazione. Ascolteremo deUe testimonianze offerte direttamente dalle persone
che si considerano impegnate nella ricerca
teologica in questione. Nel caso manchino
queste relazioni faremo ricorso a documenti
scritti. Le situazioni che ci sembrano interessanti si situano a tre livelli :
— Una presenza nel mondo in situazioni
particolari. Dei cristiani di tutte le denominazioni si sono trovati e si trovano attualmente ancora di fronte a dei problemi concreti e si impegnano insieme in queste situazioni, sia che si tratti di partecipanti ai
movimenti Shalom nei Paesi Bassi, di comunità studentesche in Germania o di cristiani impegnati negli avvenimenti del maggio
1968 in Francia.
— Una ricerca comunitaria. Esiste nella
cristianità occidentale una profonda inquietudine comunitaria; i cristiani sembrano provare un disagio sempre più crescente nell'adottare gli schemi delle parrocchie attuali, essi cercano di riscoprire una dimensione
comunitaria autentica per ¡ loro problemi.
Questi tentativi divengono via via più numerosi e ricchi.
— Tentativi di riforma. Per questa parte
degli studi abbiamo scelto il caso significativo della parrocchia dell’Isolotto a Firenze
che durante l’inverno 1968-69, ha vissuto
una esperienza di riforma profonda. Le vicissitudini che hanno accompagnato questo
tentativo sono anche degne di r. flessione.
La seconda parte del campo sarà consacrata alla discussione dei problemi teologici posti dalla serie di situazioni limitate esaminate nella prima parte. I partecipanti dovranno esprimerli loro stessi e scegliere quelli che sembrano loro essenziali. Divideremo il
campo in quattro o cinque gruppi di discussione e con l’aiuto di esperti, affronteremo
questi problemi. Ecco quali di questi problemi teologici ci paiono importanti e interessanti; relazioni esistenti tra Chiese ufficiali e movimenti di rinnovamento; significato di una r’seoperta dell’evangelo in questi movimenti; dimensione missionaria o non
delle esperienze comunitarie; fondamenti
cristologici delle prese di posizione; situazioni dell’ecumenismo nella nuova situazione, ecc.
« * *
Direttore di studi sarà il prof. Georges
Crespy di Montpellier, direttore di campo il
past. Franco Dav'te. Quota del campo: Lire
13.500 4- 1.600 d'iscrizione.
Indirizzare le richieste e la corrispondenza a; Segreteria di Agape - 10060 Frali (Torino).
Ì4-22 agosto - Campo
per ¡famiglie evangeliche italiane
La vigna dell'Eierno
Studi biblici su Isaia ì-li
IL TIPO DI CAMPO
Si tratta di un campo per famiglie evangeliche, famiglie che in genere hanno pochi
giorni di ferie. Di questo si vuol tener conto
equilibrando i momenti di studio con il riposo
e il tempo libero per contatti personali. Una
collaboratrice di Agape si occuperà dei bambini più grandi durante le ore di attività del
campo.
PROGRAMMA
Giovedì 14 - arrivo nel tardo pomeriggio;
Venerdì 15 - escursione durante tutta la giornata;
Sabato 16 - « L’Eterno, Signore della storia »
(con introduzione al profetismo): Isaia capitolo 10 (Michele Sinigaglia);
Domenica 17 - culto con la comunità di Frali;
nel pomeriggio gita in montagna;
Lunedi 18 - « Critica alla religiosità di Israele » : Isaia cap. 1 e 5 : il residuo di Israele
(Antonio Nuzzolo);
Martedì 18 - « I segni della fedeltà di Dio :
la teologia del "residuo” e l’attesa del Messala » : Isaia capitoli 2 e 11 (Domenico Maselli;
Mercoledì 20 - « Significato e senso della vocazione del credente » : Isaia cap. 6 (Gustavo Bouchard);
Giovedì 21 - conclusione del campo con discussione a gruppi e generale (coordinamento di Marcello Cicchese);
Venerdì 22 - partenza dopo colazione.
Gli studi si svolgeranno nella prima parte
della mattinata; nella seconda parte si avranno discussioni a gruppi o generali. Dopo il té
a metà pomeriggio si potranno avere discussioni su temi proposti dai partecipanti o proseguimento della discussione sullo studio del
mattino. Si avranno serate libere e altre comunitarie.
La giornata del 15 sarà trascorsa nel quadro
della giornata popolare valdese a Prarostino;
culto e pranzo al sacco; nel pomeriggio visita
al Rifugio Carlo Alberto a Luserna S. Giovanni con incontri con i ricoverati. Il prezzo del
giro del 15 agosto non è compreso nella quota
campo.
PREPARAZIONE DEL CAMPO
Hanno collaborato un gruppetto di Valdesi,
Fratelli e Battisti. Speriamo vivamente che la
partecipazione al campo non sia limitata a
queste Chiese!
Direttore di studi sarà il prof. Domenico
Maselli, direttore del campo il past. Gustavo
Bouchard. Quota individuale L. 11.200 più
L 1.600 di iscrizione; facilitazioni per famiglie.
Iscrizioni e informazioni vanno indirizzate
a : Segreteria di Agape - 10060 Frali (Torino)
Una Foresteria per evangelici
A Venezia la Chiesa Valdese ha allestito
una Foresteria con 40 posti letto in camere a
2 posti e camere a 10 posti (per gruppi), in
funzione dalla seconda metà di giugno. È possibile pernottare e fare la prima colazione. Il
prezzo è fissato in Lire 1.000 a persona e
per notte per il pernottamento (colazione
esclusa). È necessario prenotarsi in tempo in
quanto la foresteria è riservata agli evangelici,
ed il movimento turistico non è prevedibile.
Indirizzarsi a Pastore Giovanni Scuderi - Castello 5170 - 30122 Venezia - Tel. 27549.
N A P 0 U
La chiesa evangelica valdese del Vomero comunica che nel corso dei mesi
di luglio e di agosto il culto domenicale si tiene alle ore 9.45 anziché alle
ore 10.30.
TORRE PELLICE
AVVISO
Il Concistoro della Chiesa Valdese di Torre Fellice si propone di tenere aperto l’Asilo
Infantile nel periodo estivo, con inizio al 21
luglio. Si accettano fin d’ora le iscrizioni,
presso il Fresbiterio.
Si ricevono anche domande per il posto di
Maestra dell’ Asilo, per l’anno scolastico
1969-70.
Il Concistoro
Scuola Latina di Pomaretto
A partire dal 1° e fino al 30 Luglio sono
aperte le iscrizioni alla 1“ per i licenziati dalla
scuola elementare nella sessione estiva.
I documenti da presentare sono i seguenti:
1) domanda di iscrizione in carta libera
firmata dall'interessato e controfirmata dal
padre;
2) certificato di nascita in carta libera;
3) certificato di rivaccinazione antivaiolosa e antidifterica in carta libera;
4) Pagella o diploma di V elementare.
I documenti possono essere inviati anche
per posta alla direzione.
•k "k -k
Doni ricevuti fino al 30-5-1969 dalla Direzione che, sentitamente, ringrazia.
Long Adelina, Alice, Cesare (Pinerolo) 10
mila; Bertalot Ida e Gina in mem. nipote Ser
iiiiiiuiiinmiiiimiiiiiiiiMuiiiiiiiiimiiiiiimimimiimiiniiiiumimimimiiiiiii
iiiiitimimiim n
UN CONVEGNO ECUMENICO A S. MARZANO OLIVETO
Reli|io$ità pecsoDdie e testimonianza
del cristiano nel mondo
SCOPO DEL CAMPO
L'anno scorso il campo per famiglie evangeliche, che da diversi anni si teneva ad Agape. ha avuto una fisionomia particolare. Si è
cercato di attuare un incontro sulla base dello
studio della Bibbia tra« federali » e « non federali » (rispetto alla recente Federazione delle
Chiese evangeliche in Italia), e cioè tra Valdesi. Battisti, Metodisti da un lato e Fratelli,
Fentccostali e Apostolici dall’altro. L’incontro
è riuscito solo in parte a causa della scarsità
di partecipazione (tra l’altro dei valdesi); d’altronde per chi è intervenuto l’esperienza è
.stata deci.samente positiva e questo ci ha indotti a ripetere quest’anno l’esperienza nella
•speranza che il discorso si allarghi ad una
partecipazione più ampia numericamente e denominazionalmenle. Siamo infatti convinti che
incontri di questo genere siano indispensabili per una maggiore conoscenza reciproca e
per un aiuto vicendevole nella preparazione a
rispondere alla comune vocazione : la testimonianza evangelica in Italia.
IL TEMA
Anche quest’anno è stato perciò .scelto un
tema biblico e in particolare lo studio dei primi 11 capitoli di Isaia. Ci è parso infatti
che questi capitoli contengano una ricchezza
di temi (da critica a deviazione, da fede a religiosità. attesa del Messia, signoria dell’Eterno sulla storia) connessi con il tema della
vocazione del credente. Accanto a questo argomento principale, temi di attualità proposti dai partecipanti, potranno essere discussi
durante il campo.
Sul tema « Religiosità personale e testimonianza del cristiano nel mondo », si è
svolto dal 31 maggio al 2 giugno un bel riuscito convegno di studio presso la « Casa
Evangelica » in S. Marzano Olivete (Asti).
Hanno preso parte numerosi giovapi Metodisti, Valdesi, Battisti e Cattolici.
Dopo una introduzione di Giuseppe Anziani in cui, fra l’altro, è stato precisato che
(I evangelizzare » non vuol dire « rendere gli
individui evangelici » (cioè fare esclusiva
opera di proselitismo), ma « annunziare, far
conoscere l’Evangelo e mostrarne i segni nel
mondo », lo studio del tema si è sviluppato
sulla base di due relaziotii cd in un fraterno clima di amicizia e di reciproco rispetto, offrendo un segno tangibile del primo
comandamento di Gesù.
La prima relazione è stata tenuta dal pastore Bruno Saccomani della Chiesa Battista
di Torino. Egli ha tenuto a ribadire, innanzitutto, la priorità della Farola di Dio su
ogni azione del cristiano, la quale rappresenta un punto fermo e d; riferimento nella vita del singolo e di tutta la comunità dei
credenti.
La fede, ha precisalo in seguito, è un dono di Dio in cui l'uomo risponde con un
atto di fede e di disponibilità all’azione di
.salvezza. Si stabilisce quindi un rapporto
personale fra l’uomo e Dio, per mezzo di Cristo, in cui la salvezza viene ad assumere un
valore individuale. Questa dualità è alimentata di continuo mediante l’atto di cullo, con
cui l'uomo si rivolge a Dio in continua risposta alla chiamata. La Chiesa è pertanto
una comunità di credenti, uniti dalla stessa
esperienza religiosa, che attingono solamente da questa fonte ogni incentivo ad una
vita cultuale comunitaria.
La fede cristiana non può essere quindi
una religione di massa, in quanto essa richiede una continua risposta personale, giorno per giorno, alla chiamata del Signore.
li Cristiano, poi. è un testimone della sua
fede in mezzo agli uomini. Scartate le errate interpretazioni della testimonianza cristiana, che vanno dalla passiva rassegnazione,
alla ribellione che arriva alla lotta armata e
cruenta per imporre una teoria sociale, essere testimoni di Cristo nel mondo significa
realizzare ed attuare la parola del Cristo che
disse: «Voi riceverete potenza quando lo
Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete
testimoni fino alle estremità della terra »
(Atti 1: 8).
In virtù, quindi, della potenz.a dello Spirito di Dio. il cristiano è un testimone della
resurrezione c della salvezza apportata da
Cristo. Le testimonierà con la propria con
gio 2.000; Fons Bario (Fomaretto) 15.000;
Griglio Sandra (Fomaretto) 15.000; Richard
Myriam (Frali) 10.000; Ev. Jugendpfarramt
(Karlsruhe) 13.135. Giordano EmìRo e Ilda
(Finerolo) in mem. Aldo Vinçon 2.500, id.
iu memoria zia Faolina Balmas 2.500; il fi.
glioccio Roberto Rostaing (Villasecca) in memoria Revel Levi 2.000; Tron Iolanda e Marco (Fomaretto) 10.000; Davite Marco (Frali)
10.000; Giulietta Salma (Farma) 10.000.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Gustavo Pasquet
neH’assoluta impossibilità di farlo personalmente, ringraziano tutti coloro
che, con la loro presenza, con scritti e
con fiori, hanno preso parte al loro
vivo dolore.
In particolare ringraziano il Pastore
Sonelli, il Dottor De Bettini, l’Associazione Combattenti, la Società Operaia, la Banda Cittadina, il Circolo
Fratellanza, il Cav. Uff. P. Sacchino, il
Sig. Italo Hugon, la Signora Cavagnero, il Sig. Arnaldo Janavel, la Signora
Anny Comba e i vicini di casa.
Torre Pellice, 27 giugno 1969
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Scroppo, Gallo, Jelesnianski riconoscenti ringraziano i
dottori De Bettini e Pellizzaro, la Direzione e il Personale delTOspcdale
Valdese per la premurosa assistenza
prestata alla loro cara
Caterina Ferrerò
ved. Gallo
serenamente mancata il 17 giugno
1969,
Torre Pellice, 24 giugno 1969
Colonia climatica per bamliini
La « Casa Evangelica » in S. Marzano Olivelo (Asti) offre un periodo di cura climatica a bambini evangelici di ambo i sessi.
Turni quindicinali dal 1° luglio.
Allo scopo di favorire le famiglie ]io:ì abbienti, per Falloggio ed il vitto dei barchini
sarà richiesto un contributo minimo.
I posti disponibili sono pochi. Per-.d si
prega prenotarsi presto.
Per informazioni e prenotazioni, sf.ivere
al Direttore: Giuseppe Anziani — .t'inzza
Bini. 4 — 15100 Alessandria.
dotta, con la propria azione, nella libertà
della ver tà. propria dei figli di Dio.
La seconda relazione è stata svolta da Luigi Ghia, laico cattolico, di Asti. Lo schema
di questa relazione è stato articolato in parte su una pubblicazione di Max Thurian:
« La fede in crisi ».
Vi è nel mondo attuale, ha esordito il presentatore, un processo di secolarizzazione assai d’ffuso, una perdita del senso religioso
delFuomo di fronte alPavanzare della tecnologia e della sociologia. Per Fuomo primitivo ogni sua azione era connessa a Dio. In
una natura ostile che lo sovrastava l’unico
rifugio incrollabile era quello offertogli da
una religiosità naturale. Gesù Cristo non è
venuto nel mondo per salvare questa religiosità 0 per accentuarla. Le verità contenute
nel Vangelo si sovrappongono ad essa e mirano a salvare Fuomo in tutta la sua inter’orità ed ìntìerezza. Cristo ha voluto salvare
l’uomo sia come singolo che come popolo, in
quanto il cristiano non è separato dagli altri
uomini, ma unito ad essi per mezzo del Cristo. Il cristiano, inserito nella Chiesa, fa
parte del popolo di Dio, popolo in cammino
verso la perfezione finale, verso la casa del
Padre. II concetto di salvezza è allargato
quindi ad una comunità che agisce ed opera
in se stessa per la costruzione del Regno di
Dio.
Il credente cristiano, ha proseguito Luigi
Ghia, è eh amalo ad essere « sale della terra ». a portare il « sale » del Vangelo fra
gli uomini. Egli è completamente solidale
coi suoi fratelli ed è per essi un segno, espR"
ciindo così la sua lesfimonianza.
Il Convegno si è concluso con un’ultima
scss onc di studio svoltasi lunedì 2 giugno in
cu; sono siali sottolineati c confermati i seguenti punti :
1) La eterna (quindi anche attuale) validità della fedeltà alla Parola di Dio e della felle personale ed interiore.
2) La conscguente necessità ed insostitu bilità della vita cultuale e di vera pietà
cristiana.
3) La spontaneità, perché frutto della
fede in Gesù Cristo, della testimonianza cristiana nel mondo a favore della redenzione
delFuomo c della sua Fberazione da ogni
schiavitù morale e materiale, in risposta alla parola di Gesù : « Così risplenda la vostra luce al cospetto degli uomini affinché
essi veggano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli » (Matteo 5: 16).
g
Vacanze estive
« Casa Evangelica » in S. Marzano Olivelo (Asti). Località amena e tranquil la del
Monferrato.
Dal 1° luglio al 31 agosto, turni di var anze
per .singoli e famiglie evangeliche.
Camere da uno a più letti. Cucina casalinga, ambiente familiare. Bagno, doccia con
acqua correule calda e fredda. Giardino spaZÌO.SO. Fosteggio gratuito per auto. Contributo
per villo ed alloggio L. 1.300 al giorno. Baml)ini, contributo ridotto.
Cullo ogni domenica mattina nel tempio attiguo.
Fer informazioni e prenotazioni, scrivere
al Direttore: Giu.scppe Anziani — l’iazza
Bini. 4 — 15100 Ales.sandria.
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01792764
5
27 giugno 1969 — N. 26
pag. 5
A BERGAMO, LA CONFERENZA DEL TERZO DISTRETTO
Richiesta l’estensione deirantonnmia
delle chiese (o dei preshileri)
Nei giorni 14-15 giugno si sono riuniti, nei locali dell’ospitale comunità
di Bergamo i 31 delegati delle chiese
valdesi del III distretto. Dopo il culto
d’apertura, presieduto dal past. Giovanni Scuderi, è stata letta e posta in
discussione la relazione della Commissione distrettuale; si è quindi passati
all’esame della vita delle comunità, le
cui relazioni erano state riportate integralmente nel vtsluminoso fascicolo
preparato dalla Commissione.
Il dibattito, efficacemente presieduto dal pastore Elio Eynard, si è accentrato su alcuni temi che avevano impegnato, durante il corso dell’anno, le
comunità, sia 'sul piano della riflessione sia su quello della traduzione concreta della propria fede.
Il primo punto su cui i delegati si
sono a lungo soffermati riguarda l’ordinarnento della chiesa valdese, li; dove
si definisce la distinzione tra chiesa
autonome e non. La posizione che la
Conferenza ha assunto, precisata in
un ordine del giorno rivolto al Sinodo,
ha ’o sua radice nella concezione ecclesi'logica secondo la quale l’elemento p Amarlo della chiesa è la comunità
localo, che, se manifesta la molteplicità lei ministeri che Cristo ci dona, è
la p na espressione della Chiesa univers. '0. Questa credo sia stata la motiva/ me più valida, che ha comportato necessariamente la richiesta al
Sino , ; di estendere il diritto di autonom a gruppi di chiese raccolte in
pres teri autonomi.
Si / inoltre sostenuto, sulla linea
dell:' relazione della Commissione distre .ale, che è necessaria una più
stre' ■ collaborazione tra Tavola,
Con fissioni distrettuali e comunità,
per r itare situazioni di disagio e sofferei , e per le chiese, dovute a improvvisi 'utamenti nella sistemazione dei
past i nel campo di lavoro.
Ui altro problema su cui la Conferenz si è soffermata è quello degli
istit, i di istruzione secondaria: la
gran e maggioranza delle comunità
non ¡a versato contributi per la « cassa i: fruzione », confermando così. Lorien ' .mento espresso nella Conferenza (fistrettuale giugno 1968. Dato che
non tutti i delegati avevano avuto la
possibilità di studiare il commento
dell/ Tavola alla relazione della Commissione ad referendum al Sinodo ’69
su detto problema, non si è approfondito il dibattito sulle proposte della
Tavola, ma ci si è pronunciati genericamente, appoggiando tale linea di ricerca, che superi l’attuale insostenibile situazione.
Per quanto concerne i rapporti con
il cattolicesimo, è stata affermata la
necessità di muoversi verso un ecumelùsmo di base e non di vertici (si è fatte l’esempio di Milano, ove sono state
or lanizzate tavole rotonde, alle quali
he/no partecipato pastori evangelici
ed -perti del clero cattolico di fronte
ad ,n pubblico numeroso).
P -sando in rassegna la vita delle
con/mità, è stato messo in rilievo il
lavo di ricerca alla luce della Bibbia ,volto dal gruppo del Vangelo di
Coni! che si è proposto una attenta
anal.'.si della propria posizione per
una presenza cristiana autentica nel
mondo.
L’opera iniziata l’anno scorso a Cinisello ha vissuto un’esperienza positiva noi suoi vari aspetti:
1) la formazione di un nucleo di
vita comunitaria, che, consapevole della non validità di una « mistica comunitaria », ha tenuto presente che è il
programma operativo a definire la vitalità di un gruppo. La presenza delle
Sei famiglie, che costituiscono il nu
cleo comunitario, ha dato la possibilità di inserire la « Scuola Lombardini » in un quadro umano concreto ;
2) scuola media serale: corrisponde ad esigenze locali effettive e dimostra che una scuola non autoritaria
con contenuti nuovi è rischiosa ma
possibile ;
3) lavoro tra gli evangelici della
cintura milanese : si prospetta la possibilità di suddividere in zone di responsabilità valdo-metodista e battista
l’ampia fascia industriale che circonda la metropoli lombarda, per rendere
più efficace il lavoro.
Il problema della predicazione, oggetto di studio e di meditazione da
parte delle comunità, presso alcune
delle quali sono stati iniziati esperimenti innovatori, non è stato affrontato per mancanza di tempo.
Affinché i lavori della prossima conferenza possano essere più agili, si è
invitata la Commissione distrettuale
(che è risultata quest’anno composta
da Franco Wyss, presidente, Gianfranco Cerrina, Giorgio Bouchard) ad impostare la discussione sui problemi
fondamentali esaminati dalle singole
comunità nel corso del prossimo anno ecclesiastico.
Sono stati eletti quali delegati al Sinodo: Franco Ferretti, Rita Gay, Giuliana Micol, Carla Peyronel Long, Lorenzo Roux ed Enrico Ruscito.
Carla Peyronel Long
ORDINI DEL GIORNO
VOTATI DALLA CONFERENZA
1) La Conferenza, preso atto della discriminazione esistente di diritto e di
fatto tra le chiese autonome e quelle
non autonome, nonché della palese
incongruenza contenuta neU’art. 10
dei R. O., se confrontati con gli articoli 2 e 9, chiede al Sinodo di estendere il diritto di autonomia a gruppi di
chiese raccolti in presbiteri autonomi.
Frattanto in attesa della soluzione del
problema della autonomia, chiede che
la Tavola sottoponga preventivamente
alle comunità interessate le decisioni
Che le riguardano.
2) La Conferenza prende atto con
rammarico del modo c.on cui è avvenuta quest’anno la sistemazione del
campo di lavoro nel nostro distretto.
3) La Conferenza ritiene che si debba rivedere profondamente la pratica
del padrinato nel battesimo e, preso
atto che in molte chiese e distretti è
stata sollevata analoga questione, chiede al Sinodo di pronunciarsi in merito.
4) La Conferenza, preso atto con
gioia della esperienza positiva della testimonianza resa dall’opera di Cinisello Balsamo, ne ringrazia il Signore e
si impegna responsabilmente a sostenere anche finanziariamente il lavoro
di Cinisello nel futuro.
5) La Conferenza riafferma la linea
espressa lo scorso anno ’68 circa gli
istituti di istruzione secondaria, prende atto delle posizioni assunte in merito dalla maggioranza delle comunità
del distretto anclie in campo finanziario, considera la proposta formulata
dalla Tavola come una possibilità di
superamento dell’attuale insostenibile
situazione.
6) La Conferenza invita la Commissione distrettuale a favorire nelle chiese del Distretto lo studio di alcuni documenti di Uppsala.
AGAPE (FRALI), 19-23 AGOSTO 1969
La posizione deiie Chiese evangeliche
di fronte aiio Stato
incontro di studio
organizzato dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
La situazione attuale, diversa da quella dì quindici o venti anni fa, richiede un
ripensamento e una chiarificazione della nostra posizione di fronte allo Stato. Un panorama biblico-teologico e storico porrà le basi su cui si innesterà un largo dibattito.
L'incontro è aperto a tutti ì pastori e laici delle Chiese Evangeliche in Italia.
Gli oratori saranno:
Alfredo Sonelli : La posizione teologicamente corretta della chiesa evangelica dì
fronte allo Stato.
Valdo Vinay: Significato e limiti della teologia del separatismo di A. Vinet.
Giorgio Spini : Come le chiese evangeliche italiane nel Risorgimento hanno vissuto
i loro rapporti con lo Stato.
Sergio Bianconi : Esposizione e valutazione delLazione svolta dalle chiese evangeliche
italiane dinanzi allo Stato del 1948 ad oggi: problemi affrontati e soluzioni date.
Due documenti preparatori sono stati predisposti a cura di Sergio Rostagno (Il cristiano e lo Stato nel Nuovo Testamento) e di Giorgio Peyrot (Orientamenti per un’indagine).
L’incontro sarà diretto da Aldo Comba.
Il programma prevede :
— arrivo ad Agape il giorno 19 agosto nel tardo pomeriggio;
— le relazioni nei giorni 20 e 21;
— una giornata di discussione dei problemi attuali il 22;
— la partenza il 22 sera o il 23 mattina.
Iscrizioni: presso la Segreteria di Agape, 10060 Frali (Torino). Quota L. 5.000;
iscrizione L. 800.
Documenti preparatori: richiederli a Mario Sbaffi, via Firenze 38, 00184 Roma.
VILLAR PELLICE
Nel corso del mese di giugno abbiamo dovuto a diverse riprese prendere la strada del
cimitero per accompagnarvi la spoglia mortale di alcuni membri della Comunità. Dopo un
lungo tempo trascorso in compagnia della malattia e della sofferenza ci hanno infatti lasciato per rispondere aUa suprema chiamata :
min....................................
ihiiiimmiiimiiimmmiiimmmiiiiiiiiniiiii
■imiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiimiiiHiimiimmiiiMiiiiiiiiMiiMimmiiiMiiiiiiiii
immiiiiiiimiiimimiiiiiiiiiimtmimi iiMiniimiiiiin
iiiiimiimiiimiiumiimiimimiiiimiiiiiiiiiHiiiiiiiiii
NiiniiiiimimHmiiimiiitiMniiimiiirmiiiitiiimiiiMi
A Perasa, una lauBli’ rotoiiila sul ilherzia
Una vivace discussione ha segi? to le relazioni del vescovo di Pinerolo, della dott. Magnani Noya e del past. Franco Qiampiccoli
A cura del « Circolo del Torrente » si è tenuta a Perosa una tavola
rotonda con la partecipazione del vescovo di Pinerolo, della dott.sa Magnani Noya e del Pastore Giampiccoli.
Le linee dei tre oratori sono state
espresse in questi termini: la rappresentante laica ritiene che il divorzio è
indispensabile laddove il rapporto affettivo muore, per cui l’unità familiare è compromessa; si tratta quindi di
varare una legge che esprima chiaramente le situazioni che si determinano e consenta perciò lo scioglimento
del matrimonio con la possibilità di ricrearsi una nuova famiglia. Un’opportuna garanzia legale alla parte che subisce il divorzio (sia il coniuge o i figli)
consentirebbe una giusta tutela dei diritti ed una maggiore chiarezza nelle
situazioni più diverse.
Il Pastore Giampiccoli esprime il
pensiero sul divorzio secondo l’evangelo: il credente è un testimone che
risponde alla vocazione che Dio gli ha
rivolto: l’amore è un dono di Dio per
cui il marito e la moglie sono un dono del Signore, sicché l’amore è collegato con la fedeltà al dono ricevuto,
come il Signore è fedele. Perciò il problema del divorzio, come chiaramente dice San Paolo, non si pone per il
credente perché marito e moglie sono
diventati una sola carne, una sola persona; il peccato ha diviso, compromesso, distrutto il rapporto coniugale, per
cui Cristo ha resiituito il collegamento col perdono, con la sua morte e la
sua risurrezione. D’altra parte, afferma Giampiccoli, il credente non può
impedire al non credente di separarsi
dalla moglie, di divorziare. In virtù
della libertà per l’altro il credente accetta per l’altro il divorzio pur riconoscendo che non risana il cuore malato ma aiuta a risolvere determinate
situazioni difficili. Per il credente non
c’è legge, non c’è casistica alla quale
richiamarci in quanto che l’amore vero in Cristo non conosce il legalismo
perché è risposta alla vocazione.
Il vescovo di Pinerolo si è naturalmente rifatto alla hen nota linea cattolica della indissolubilità del matrimonio, che deve avere valore oggettivo per tutti, anche per il non credente, in virtù del « bene comune », cioè
delle conseguenze che dal divorzio possono derivare nella vita della comunità umana. Egli ricorda le situazioni
dei paesi divorzisti, ma purtroppo non
si sofferma sulla situazione italiana,
con il numero straordinario di aborti,
separazioni legali consensuali, vedove
bianche, senza contare le situazioni
familiari in cui marito e moglie vivono una doppia vita. In questo caso il
« bene comune » non sembra troppo
preservato; e purtroppo su questo
punto si è sorvolato. Il vescovo ha ricordato che in sostituzione del divorzio si può procedere a una riforma del
diritto familiare, nei casi di pazzia si
può procedere a una visita preventiva,
e consentire un certo collegamento
con la famiglia per coloro che vivono
reclusi, in penitenziari, ecc. E peccato
che sin’ora, in vent’anni di regime democristiano o affine, non si sia ancora fatto nulla.
Il dibattito è stato vivace, soprattutto da parte dei relatori, che da parte
laica ed evangelica hanno espresso la
loro aperta critica sia al concetto di
« bene comune », sia alle proposte di
riforma del diritto familiare, sia infine alla possibilità che la moglie abbia
maggiori rapporti col marito recluso o
ergastolano; a questo proposito la relatrice laica esclamava; se mio marito ha abusato delle mie figlie, come
posso ancora avere rapporti con un
marito simile? e così via.
La votazione ha dato questo risultato: il 50% delle donne e il 75% degli
uomini sono stati per l’istituzione del
divorzio. G. B.
iiiiiniiiimiiMiiirv
iiiiiiiiiiiimitiiniiimi
:riitiiiiimmiiiiiiuimiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiii
UN GRUPPO DI POMARINl A GINEVRA
Incontri con le comunità madrine e dibattito sugli emigrali
Un gruppo di venticinque pomarini
è ritornato a Ginevra in visita alle comunità madrine di Grand e Petit-Lanty, Bernex Confignon e Onex. Particolarmente la comunità di Onex ci ha
fatto gli onori di casa, unitamente a
famiglie delle altre comunità madrine.
All’arrivo scambio di messaggi, rapporto sulla situazione del protestantesimo in Italia e discussione, nella sala
di Onex, sul problema scottante degli
emigranti in Svizzera. Si è fatta una
analisi franca della situazione degli
italiani in particolare, visti nel loro
mondo di origine, nel loro clima di dipendenza, della secolare miseria profpnda dcH’ambientc donde sono partiti, per capire poi le loro reazioni, la
difficoltà di èssere accettati e compresi nei paesi dove lavorano.
Il discorso si è naturalmente portato non soltanto sul problema degli alloggi o del comportamento svizzero,
tita anche su quello dello scorso interasse che il nostro governo nutre per
’ milioni di italiani costretti a vivere
3nni ed anni lontano dai figli, dalla
tPpglie, dal natio villaggio; dietro le
quinte c’è un dramma profondo, non
sufficientemente valutato dai paesi che
li ospitano e ancor meno dal paese
donde partono. Lo scambio di pensieri
ha consentito a tutti di vedere con un
occhio di maggiore comprensione la
situazione deH’emigrante, pur valutando quanto enti o persone singole hanno fatto, seppure in misura sempre limitata.
Alle case degli operai.
Non si poteva parlare di emigranti,
senza visitare le case nelle quali vivono: siamo stati nella zona di AireLignon dove abbiamo trovato il personale fisso, italiani e spagnoli, soprattutto i genitori di Mario e Rosina
Grosso, di San Giovanni Lipioni, e i
genitori di Boruccio, ai quali ci uniscono legami più che decennali, come
comunità madrina di San Giovanni c
perché i ragazzi sono ospiti al nostro
Convitto. Per loro un canto ed un breve messaggio, che ha riempito il loro
cuore di commozione e di gioia. Abbiamo incontrato l’amico Giorgio Gardiol in missione alle case degli operai
per occuparsi dei loro problemi e pre
parare l’avvio prossimo di una scuola
media, per venire incontro in qualche
modo alle situazioni di quei fratelli.
Lo abbiamo rivisto volentieri, sapendo
soprattutto quanto è preziosa la sua
missione lassù.
Visite storiche e varie.
Con gli amici svizzeri abbiamo visitato l’Hôtel de Ville; il muro dei Riformatori, qualche giorno prima dell’arrivo d'un altro ospite italico; Frangins dove si è cantato e inserito il fatto storico nel contesto di oggi; abbiamo pure visitato una « ferme » modello con una Casa per anziani.
L’accoglienza è stata molto affettuosa: ringraziamo di cuore le comunità
madrine e in particolare il nostro parrocchiano Nino Coucourde, l’amico
Giovanni Muston e le varie famiglie
che ci hanno ospitato, l’amico Iwas
che ci ha accolto nel suo castello, le
comunità madrine per il dono che
hanno fatto alla nostra Scuola Materna. E ringraziamo pure gli organizzatori di Pomaretto: Attilio Pons, Aldo
Long, Germano Viglielm.
POMA RETI
Predicazione. — Ringraziamo molto l’insegnante Gianni Jahìer, il signor Renzo Turinetto, il gruppo del 4^ anno, il past. Moreggiolo per i messaggi che ci hanno dato
in questo periodo, sia al Centro che allTnverso. Avvertiamo che la domenica 13 luglio il culto comunitario verterà sulla parabola del buon Samaritano e sarà seguito immediatamente da discussione.
Battesimi. — Domenica 25 maggio e L5
giugno abbiamo battezzato Gabriella Galliano di Itolo e di Alma Massel, Luciana Gaydou di Ulisse e di Franca Ribet, Orietta Castagna di Silvio e di Elda Gardiol. Nella
promessa una speranza, nella debolezza una
forza che il Signore soltanto dona, nella morte di Gesii una vita che dobbiamo annunciare ai nostri figli come genitori responsabili.
Matrimonio. — Marina Travers e Romi do Colici si sono sposali sabato 7 giugno:
che il Signore sia per loro guida c forza in
ogni momento della loro vita.
Un po' di storia e di testimonianza. —
l bambini della comunità (la maggioranza,
convittori) hanno visitato i luoghi storici di
Pradeltonio, Angrogna Serre e S. Lorenzo;
successivamente hanno vis'lato, cantando per
gli ospiti, il Rifugio. TAsìlo di riposo, rUI>
velo. Esperienza benedetta per tutti e occasione preziosa di imparare la storia valdese e
di portare là dove è cosi prezioso il frullo
della festa di canto. Si ricorda perciò ai membri di chiesa che siamo responsabili quando
priviamo j nostri bambini della nostra s‘orìa c soprattutto della vivente testimonianza
verso chi ne ha bisogno. L'occasione di « essere valdesi d è anche questa.
Ricordiamo le prossime riunioni airaperto:
6 luglio, ore 15, a Co Ciauvin dellTnverso
Pinasca; 13 luglio, ore 15 ai Cerisìeri; 20 luglio, ore 15 airinverso dì Pomaretto.
Paolo Charbonnier (Basana), di anni 68 e
Margherita Garnier ved. nata Baridon (Ruà),
di anni 65; un violento male invece, che
in poche settimane ha avuto ragione della sua
forte fibra, ha posto termine alla vita terrena
di Paolo Frache (Centro), di anni 77, Anziano del quartiere Centro-Sabbione. Tutti e tre
questi Scomparsi lasciano un vivo ricordo di
sé; tutti e tre infatti erano molto conosciuti
ed apprezzati ed erano stati — in un campo
diverso e con i diversi doni che erano stati largiti ad ognuno — al servizio del loro prossimo: il primo in qualità di dipendente della
Amministrazione Provinciale quale cantoniere
addetto alle strade della zona; la seconda quale titolare di un negozio per diverso tempo e
il terzo quale attivo ed apprezzato membro, per
più di 35 anni, del Concistoro Valdese e quale
membro di diverse commissioni della Chiesa.
La loro scomparsa segna un grande vuoto e
nella Chiesa e fuori. I loro molti amici e conoscenti di Villar e di fuori hanno tenuto a
dimostrar loro ancora una volta il loro affetto e la loro riconoscenza intervenendo numerosissimi al loro accompagnamento funebre.
Ai familiari tutti di questi nostri Scomparsi rinnoviamo Fespressione della nostra sincera, fraterna simpatia e della nostra solidarietà
nel dolore e nella speranza in Gesù Cristo.
Un gruppo di fratelli e sorelle della Chiesa
Riformata di Francia, provenienti da Saint
Laurent d’Aigouze e diretti dal Pastore René
Dollfus e Signora, ci hanno reso visita — celebrando con noi il culto e trascorrendo poi
con noi la serata — la domenica 8 giugno.
È stata una giornata molto intensa, ma piena di gioia e di benedizione. Di ritorno alle
loro case, essi ci hanno fatto giungere — per
noi, per la Direzione Crumière che lì ha ricevuti al mattino facendo loro visitare lo stabilimento e offrendo loro poi più tardi il pranzo, per la parrocchia di Prarostino che li ha
accolti nel pomeriggio — il seguente messaggio : « Rientrati nei nostri focolari, noi non
vogliamo aspettare di più per dirvi la nostra
riconoscenza per la vostra accoglienza così calda, cosi benefica, così fraterna. Nessuno di
noi potrà dimenticare il vostro paese, le vostre
chiese, le vostre diverse opere. Abbiamo un solo rimpianto: che il nostro soggiorno tra di
voi sia stato così breve. Permetteteci di dirvi
quanto siamo stati riconfortati e incoraggiati
da tutto ciò che ci avete dato. La vostra testimonianza è stata eccellente. Grazie ancora ».
Siamo grati a questi fratelli ed a queste sorelle della gioia che hanno procurato anche a
noi ed inviamo loro da lontano i nostri fraterni saluti e l’augurio di ogni benedizione.
La Comunità esprime il suo sìncero ringraziamento ai Pastori Sigg.ri A. Taccia, F. Davite e R. Jahier per i culti da loro presieduti
e per il messaggio della Parola di Dio che le
è stalo portalo.
Sono stati uniti in matrimonio il Dr. Guido Gfiisleri (Savigliaiio) e la Sig.na Isella Michelin Salomon (Garnier). Rinnoviamo loro i
nostri migliori auguri di ogni benedizione.
L'ultima Assemblea di Chiesa ha chiamalo
a far parte del nostro Concistoro, eleggendolo
quale Diacono per il quartiere del Teynaud,
il Sig. Aldo Charbonnier. Egli è stalo insedialo nella sua carica la domenica 15 giugno.
11 Signore gli conceda molle gioie e molle
soddisfazioni nel servizio che egli sì .ippresta
a compiere nel Suo nome nella Chiesa.
La comunità porge le sue vive felicitazioni
al nostro fratello Arturo Genre, di Manìglia.
già studente al Ginnasio-Liceo di Torre Pellice, che ha conseguito in modo mollo lusinghiero la laurea in lettere presso rUniversità
di Torino, formulando ì migliori auguri per
la .sua carriera.
Domenica 15 giugno siamo stati lieti di
avere con noi al cullo, nel Tempio di Maniglia la Corale di Pinerolo c la ringraziamo
sentitamente per la gioia della comunione
fraterna e per gVinnì eseguili.
6
pag. 6
N. 26 — 27 giugno 196&’
JSotiziario Ddi cdrnpi dolld missions l8 fod6
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
È MORTO
UN PIONIERE DELL’ECUMENISMO
JOSEPH OLDHAM
Ginevra (soepi). - Colla scomparsa di Joseph Oldham, morto recentemente all’età di
94 anni, il movimento ecumenico ha perso
uno dei suoi pionieri.
Il segretario generale del CEC, pastore Blake, ha reso omaggio a questo fratello laico che
ha consacrato tutta la sua vita all’ecumenismo.
Da parte sua il pastore Visser’t Hooft ha
dichiarato : « Nessuno più di Joseph Oldham
merita il nome di pioniere del movimento
ecumenico. In quanto segretario della Conferenza missionaria di Edimburgo nel 1910, è
stato l’architetto della prima conferenza mondiale importante del movimento ecumenico
moderno. Divenne in seguito segretario a pieno tempo del Consiglio missionario internazionale e fu così la prima persona a consacrare tutte il' suo tempo all’opera ecumenica ».
Quando presiedette alla Conferenza di Oxford sul Cristianesimo pratico (<c Life and
Work ») nel 1937, l’attenzione delle Chiese
fu attirata per la prima volta in un incontro
ecumenico suU’ìmmensa importanza del ruolo dei laici.
A poco a poco egli comprese che le Chiese
non potevano compiere la loro missione senza formare un Consiglio ecumenico deUe
Chiese : durante gli incontri di Westfield College a Londra nel 1937 e di Utrecht nel 1939,
da lui organizzati, è stato elaborato il progetto di costituzione del nuovo Consiglio ecumenico.
J. Oldham lascia degli importanti lavori su
soggetti dì palpitante interesse quali il problema razziale e l’atteggiamento dei cristiani
di fronte ai problemi sociali. È stato lui a coniare l’espressione « società responsabile » tuttora al centro della discussione ecumenica.
UN PROFESSORE GRECO
SOSPESO DALLE SUE FUNZIONI
Ginevra (soepi). - Il governo greco ha annunciato che G. Konidaris, ortodosso greco,
professore di storia della Chiesa all’Università
di Atene, è stato sospeso dal suo incarico per
sei mesi per « condotta incompatibile con le
sue funzioni ».
M. Konidaris è stato membro del comitato
centrale del Consiglio ecumencio delle Chiese
e ha partecipato a parecchi dei suoi studi.
La stampa greca ha dato della sospensione
le seguenti motivazioni: Il professore si abbandonava ad insinuazioni e a critiche intollerabili sulla legge governativa che mira all’epurazione della Chiesa di Grecia, e questo
in modo che offendeva gli studenti o dava origine a malevole accuse contro il governo.
DELEGAZIONE DEL G.E.C.
IN VISITA
AI BATTISTI DELL’U.R.S.S.
Ginevra (soepi). - Per la prima volta dall’entrata nel CEC, nel 1962, dell’Unione dei battisti cristiani evangelici dell’URSS una delegazione uflBciale del CEC, composta di 15 persone, si è recata in Unione Sovietica nello
seorso mese di maggio, ed ha visitato le comunità battiste di Mosca, Kiev, Minsk, Riga e
Tallin. Ad ogni tappa del viaggio, i membri
della delegazione hanno predicato nelle chiese piene ed hanno avuto incontri coi dirigenti
delle eomunità.
.All’inizio ed alla fine della visita la delegazione si è intrattenuta, a Mosca coi membri
del Consiglio dell’Unione battista, particolarmente sulle questioni relative aU’unità della
Chiesa e sui problemi della formazione dei
pastori.
Il segretario ed il presidente dell’Unione
hanno precisato fra l’altro che nello scorso
anno sono stati stampati in lìngua russa 20
mila Bibbie e 25 mila innari. Inoltre, sono
stati creati per ì pastori dei corsi per corrispondenza della durata di due anni.
Il numero dei battezzati in URSS è valutato in 250 mila; quello delle persone che desiderano essere battezzate è all’ìncirca lo stesso e comprende una larga proporzione di giovani che non potranno ricevere il sacramento
che a 18 anni.
Oltre ai battisti, l’unione comprende dei cristiani evangelici, dei pentecostali e, dal 1963,
dei mennoniti. Il numero dei membri dell’Unione varia secondo in quale delle 15 repubbliche sovietiche essi sì trovano.
Attualmente, l'Unione prepara il suo 40°
congresso, che avrà luogo in ottobre, ed il cui
tema principale sarà l'unità della Chiesa.
GIUBILEO
ALLA FACOLTÀ TEOLOGICA
«COMENIUS» DI PRAGA
Praga (spr) - In occasione del 50” anniversario della Facoltà teologica evangelica « Comcrius » di Praga, sono stati conferiti dei
dottorati honoris causa a dieci pastori e professori.
Fra le persone che hanno ricevuto tale distinzione menzioniamo il past- Lukas Vischer,
direttore del Segretariato della Commissione
di Fede e Costituzione del CEC, a Ginevra;
il prof. Valdo Vinay, della Facoltà valdese di
teologia, a Roma; il past. Duncan Shaw, della Chiesa di Scozia, a Edinburgo.
Fra gli invitati che partecipavano a questa giornata accadem'ca vi era la Signora
Erika Kadlecova, direttrice del Dipartimento degli affari rel'giosi del Governo cèco.
Le Chiese riformate dei Paesi Bassi ohe
sono al lavoro nelle Antille Cura^ao, Aruba e Bonaire — si sono unite costituendo la
Chiesa protestante delle Antille neerlandesi.
Nel corso della prossima riunione dell’Assemblea delle Chese riformate nei Caraibì,
in agosto, sarà discussa la domanda di candidatura di questa nuova Chiesa, che probabilmente sarà in un primo tempo membro
associato, ma nella speranza di diventare
membro effettivo in un futuro prossimo.
INDIA. — In un resoconto pubblicato dalla « International Review of
Missions » che copre la cristianità in
tutti i continenti del mondo, notiamo
i seguenti fatti concernenti le chiese
in India.
E sorta quest’anno una associazione
chiamata l’Unione Cristiana dell’India, con fini politici dichiarati, che
recluta i suoi membri nelle chiese
evangeliche. È questa una cosa nuova.
Per quasi 150 anni le comunità cristiane in India si sono astenute da ogni
azione politica, e pochi cristiani hanno partecipato attivamente alla lotta
per l’indipendenza dell’India. Nel piano di azione che questa associazione si
propone è detto chiaramente che vuole educare i cristiani sui loro diritti e
doveri civili e aiutarli a partecipare
alla vita della nazione e organizzarli
per il progresso politico, economico e
sociale.
Le chiese dell’India ricevono ancora
aiuti finanziari importanti dai paesi
occidentali, e questo non piace a molti uomini politici pagani; si dice che
il governo proporrà una legge che regoli l’aiuto che viene dall’estero a organizzazioni locali. Sembra che ci sia
ima corrente abbastanza forte che vorrebbe limitare l’attività delle chiese
fuori delle proprie mura, sebbene la
costituzione assicuri ad ogni cittadino
la possibilità di predicare e propagare la propria fede. Le chiese cristiane,
tanto la cattolica che le evangeliche,
si preparano a difendere questo loro
diritto con tutti i mezzi a loro disposizione.
Il problema della presenza di missionari stranieri in India è anche all’ordine del giorno. È stato posto da
parecchi missionari che hanno l’impressione che la loro presenza ritarda
l’affermarsi delle chiese indigene e frena la loro azione missionaria. Ma i loro colleghi indiani sono generalmente
contrari alla loro partenza, perché temono che questa decisione sia interpretata come un atto deterrninato da
uno stato di panico nella chiesa; d’altra parte essi dicono che con la loro
partenza la chiesa in India perderebbe il sentimento di essere parte integrante della comunità cristiana mondiale.
Riassumendo la situazione nel suo
insieme si può dire che, malgrado la
ostilità degli Indiani radicali e di alcune personalità politiche verso quello che essi considerano una « forma
di colonialismo », i cristiani indiani
continuano ad essere fermamente convinti del loro dovere di evangelizzare
i loro concittadini. Sebbene il numero
dei nuovi convertiti sia inferiore a
quello che era 20 anni fa, non vi è
dubbio che lo slancio evangelistico
delle chiese si manifesta chiaramente
nel paese.
NEPAL. — In questo paese la legge
proibisce severamente ogni opera di
evangelizzazione, e recentemente un
convertito che osò vendere dei libri
cristiani sulla scalinata di un tempio
pagano fu arrestato e condannato a
tre anni di carcere. L’abiura gli avrebbe procurato la libertà, ma non volle
rinunziare alla sua fede.
Ciò nonostante l’opera missionaria
si svolge più o meno clandestinamente. Malgrado le enormi difficoltà cui
vanno incontro, dei nuovi convertiti
chiedono il battesimo ogni anno. I giovani sono particolarmente interessati
a una religione che offre una nuova
speranza; dieci di essi hanno potuto
assistere a un congresso per giovani
cristiani a Madras. Sebbene sia frenata al massimo dal governo, l’opera
missionaria si sviluppa regolarmente
e gradatamente.
AFRICA DEL SUD. — A proposito di
questo paese il resoconto dell’Intemational Review of Missions analizza la
situazione in cui vengono a trovarsi
le chiese di fronte alla politica delVapartheid. In questo contesto non
bisogna prendere soltanto in considerazione la chiesa come si esprime nei
suoi sinodi e anche per mezzo dei suoi
pastori. La chiesa è tutto il popolo di
Dio. Nell’Africa del Sud sono i cristiani bianchi che eleggono il parlamento
secondo programmi di partito preparati da cristiani bianchi. Quel che il
governo fa è l’espressione sociale e
politica della vita delle chiese. Non
bisogna dimenticare che la grande
maggioranza dei bianchi del Sud Africa sono membri fedeli delle chiese.
In quel paese noi vediamo quindi
una parte predominante della chiesa
(pastori e laici) che adopera tutto il
potere dello stato e i mezzi di comunicazione di massa per propagare una
ideologia e promuovere un ordine sociale fondato su principi che altri cristiani credono incompatibili con il
Vangelo di Gesù Cristo. Quando il governo espelle dal suo territorio o non
lascia entrare missionari, pastori e vescovi perché rifiutano di accettare la
ideologia dell’apartheid, noi assistiamo all’azione di cristiani che impediscono ad altri cristiani di dare una testimonianza cristiana. Il fatto che questi provvedimenti si presentano come
atti politici, non deve celare il fatto
che la ideologia pseudo-cristiana dell’apartheid sta dietro a loro. Sia dunque chiaro che quel che sta accadendo
nell’Africa del Sud è una lotta tra cristiani sul significato della fede in Gesù
Cristo. E sebbene in altre parti del
mondo le cose siano differenti, nell’Africa del Sud il governo è, in realtà, il
braccio secolare di un gruppo di chiese. La missione della Chieea nel Sud
Africa deve essere vista in questo contesto.
MADAGASCAR. — Il problema delle
relazioni tra chiesa e stato, si pone in
tutti i paesi del Terzo Mondo che hanno acquistato di recente la loro indipendenza. Al Madagascar è sorto un
conflitto che in sé stesso non è molto
importante, ma che rivela una tensione latente tra il governo e la chiesa
unita. Questa chiesa ha inserito nella
sua costituzione (accettata all’unanimità dalla assemblea costituente) un
articolo, conforme a una prassi già in
uso nella chiesa evangelica, che dice:
« I culti celebrati in una chiesa, ai
quali sono invitati i rappresentanti
dello stato, non differiscono in nulla
dagli altri culti. Perciò non saranno
portati nell’interno delle chiese gli emblemi e le cerimonie in uso fuori delle loro mura, cioè bandiere, discorsi
profani, inni nazionali e cose simili ».
Questa prassi fino al 1968 non aveva provocato alcuna reazione negativa da parte del governo, e nel gennaio 1967 il presidente della repubblica assisteva in veste ufficile a una cerimonia in una chiesa della capitale
senza che vi fosse esposta la bandiera
nazionale.
Nel maggio 1968 il ministro dell’interno mandò a tutte le chiese una circolare che stabiliva che in avvenire
sarebbe obbligatorio decorare con
bandiere le chiese, tanto all’intemo
che all’esterno, in occasione dei culti
detti « ufficiali ». Nell’agosto 1968, sebbene avesse conoscenza di questa circolare, il sinodo della Chiesa Unita ratificava definitivamente come regola
della chiesa l’articolo già votato dalla
Assemblea Costituente. Nel novembre
1968 due chiese della capitale avendo
imbandierato il tempio in occasione
delle celebrazione del centenario della
costruzione del loro locale di culto, il
presidente della Chiesa Unita rifiutò
di presiedere il culto di commemorazione. La reazione della radio governativa e del consiglio dei ministri fu
molto viva e giustificò l’azione delle
due chiese che non avevano seguito la
regola del regolamento ecclesiastico
per ottemperare alle norme stabilite
dal governo. 11 presidente della Repubblica, in un discorso pronunciato do;
po questi avvenimenti esortava tutti i
protestanti del Madagascar a guardarsi dai « lupi in vesti di pecore », e domandava a tutti i pastori di non lasciarsi ingannare dagli « oppositori di
Tananarive », cioè il presidente della
a cura di Robarlo Coisson
Chiesa Unita e i suoi colleghi della
commissione esecutiva. Dal canto loro i responsabili della chiesa hanno
evitato con cura ciò che avrebbe potuto avvelenare la situazione, e si sono accontentati di ricordare a tutti i
pastori che una decisione sinodale ha
forza di legge in tutta la chiesa.
LEBBRA. — In due villaggi dell’India è stato fatto un esperimento per
impedire la diffusione della lebbra,
mediante una cura preventiva. A questo riguardo riproduciamo una corrispondenza dal Nepal.
« Prevenire una malattia è un problema molto complesso. Bisogna fare
delle ricerche specifiche per scoprire
la causa della malattia, e come essa è
trasmessa, ottenere la collaborazione
del governo e la promulgazione di leggi specifiche, superare' pregiudizi religiosi e sociali, e infine trovare uomini e denaro... Cosa possiamo fare noi,
nella nostra situazione, mentre siamo
già sovraccarichi di lavoro, per la cura di tutti i malati che vengono al nostro ospedale? Permettete che vi dica
ciò che -abbiamo cercato di fare per
prevenire la lebbra. In questo paese
montagnoso, dove mancano le strade,
e gli agricoltori sono dispersi qua e là,
abbiamo cercato di utilizzare i malati
per estendere la nostra opera fino ai
loro villaggi. Per esempio, un lebbroso
sposato viene a noi. Prendiamo nota
del numero dei suoi figli, della loro età
e gli diamo delle medicine, non soltanto per lui, ma anche per la moglie
e i bambini, come preventivo, quanto
basta per 6 mesi o anche un anno se
abita lontano. Gli diamo indicazioni
precise sul modo d’impiego per lui e
la famiglia. In questo momento 320
bambini e 120 adulti vengono curati
preventivamente, ma il loro numero
aumenta rapidamente. Con questo metodo riusciamo a curare delle persone distanti anche 15 giorni dall’ospedale, che non avremmo mai potuto
raggiungere personalmente. I malati,
invece di spargere il morbo, ci aiutano
ad eliminarlo, e forse così riusciremo
ad eliminarlo interamente in una generazione ».
(Dal bollettino della Missione contro la lebbra, N. 5-1969).
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
«GLI AFFARI SONO AFFARI»
OVVERO:
« IL CAPITALISMO RELIGIOSO »
« Il Vaticano ha cominciato a vendere
il suo pacco d’azioni delle società italiane? È
stata enunciata tale domanda in questi ultimi
giorni, dopo l'avvenuta cessione, da parte del
Vaticano, dei titoli ch’esso deteneva nella Società Generale Immobiliare, una delle prime
imprese italiane ed europee di costruzioni.
Monsignor Vallarne, portavoce della Santa
Sedè, si è rifiutato sia di smentire, sia di confermare quest’informazione. Gli ambienti dell’alta finanza la considerano molto attendibile.
Durante la sua riunione del 14 giugno, il
consiglio d’amministrazione della Società Generale Immobiliare presieduta dal sig. Enrico
Galeazzi, alto funzionario laico del Vaticano,
ha cooptato il sig. Michele Sindone ed il prof.
Politi. Il primo dei due opera sul mercato italiano per conto della “Banca di Parigi e dei
Paesi Bassi in tal modo egli avrebbe recentemente acquistato due milioni di azioni della
Società Generale Immobiliare, detenute dalla
Società “Assicurazioni Generali". Si tratta dell'l,5Vo del capitale. D'altra parte egli si sarebbe prenotato, per la. fine del mese, sull acquisto del pacco d’azioni possedute dal Vaticano, cioè del 30% del capitale dell’Immobiliare. Questa società, com’è noto, possiede
(intestati alla propria filiale francese) numerosi immobili situati in diversi paesi esteri,
particolarmente a Parigi, nei Campi Elisi.
Secondo altre informazioni, il gruppo Rockefeller avrebbe fatto delle offerte per l’acquisto
del suddetto pacco d’azioni. Il consigliere delegato della Società, il sig. Samaritani, è partito
il 13 giugno per gli Stati Uniti. Infine, si constata, sul mercato finanziario, un importante
movimento d’acquisto, non soltanto dei titoli
della Società Generale Immobiliare, ma anche
di quelli della società "Condutture delle acque potabili” di Roma, società di cui un considerevole pacco d’azioni è anch’esso nel portafoglio del Vaticano ».
(Articolo siglato J. N., .su
« Le Monde » del 20-6-1969)
INTERROGATIVI
SULL’ORIENTAMENTO
POLITICO INTERNO FRANCESE
André Philip, ne « Le Monde » del
21 c., propone le seguenti spiegazioni abbastanza coerenti (ci sembra), di tale orientamento.
« Durante tutta la campagna elettorale,
venne ripetuto che il “no" al referendum sulla regionalizzazione esprimeva, da parte del
popolo francese, un profondo desiderio di cambiamento. Credo esattamente il contrario (...).
Credo che dopo i traumi degli ultimi anni,
dopo il trattamento a cui la Francia è stata
sottoposta dal generale De Gaulle, nel suo
sforzo per elevarla al livello delle più grandi
potenze, i francesi esprimano oggi urm profonda stanchezza, e soprattutto il desiderio d'esser lasciati in pace.
De Gaulle aveva cercato d’aprire, non al
centro ma a sinistra sostenendo l’esperimento
delle riforme universitarie di Edgar Faure, facendo votare la legge Schumann sulla presenza sindacale nelle fabbriche, e delineando il
progetto d’una partecipazione operaia all’amministrazione delle imprese, progetto che verrà ripreso in Germania e posto a fondamento
del programma del partito socialista.
Queste idee progressiste hanno provocato
il voto contro la legge referendaria. Infatti
non bisogna dimenticare che (...) sono stati
i voti di destra che, questa volta, hanno detto
“no" al referendum: a torto la sinistra ha lanciato grida di trionfo! Al referendum essa appariva già essere la grande sconfitta. E il generale De Gaulle e in realtà caduto a sinistra,
sotto la spinta delle forze conservatrici.
Nulla di strano dunque che la seconda
tornata delle elezioni presidenziali, abbia portati sulla ribalta due candidati conservatori.
Questa è del resto la legge di tutte le elezioni
presidenziali a suffragio universale: la scelta
finisce sempre per aver luogo fra il candidato
del centrosinistra e quello del centro-destra.
All’occorrenza, ci si pub chiedere se il sig.
Poher, richiamandosi a tutto ciò che, nell organizzazione sociale e politica della Francia,
rappresenta quello ch’è piccolo ed antiquato,
non sia stato il candidato al centro-destra, laddove il sig. Pompidou ha avuto almeno il
vantaggio di rappresentare una tendenza conservatrice tecnicamente progressista, desideroso, come sembra, di far entrare la Francia
fuudmente nell’economia moderna (...).
Il generale De Gaulle, inchinandosi davanti al suffragio universale, ritirandosi all estero
durante tutto il periodo elettorale, rinunciando persino, per evitare ogni manifestazione, a
ciò che deve essergli costato di più: la partecipazione alla manifestazione del 18 giugno,
non soltanto ha dato l’esempio d’una notevole
dignità, ma ha anche definitivamente consacrate. nell’opinione francese, le istituzioni della Quinta Repubblica. Rientrato a Parigi, De
Gaulle riceverà certamente numerose visite.
Anzitutto quelle dei suoi amici della Resistenza, i quali, anche se in disaccordo con la
sua politica e con lo stile delle sue realizzazioni, non dimenticheranno mai gli anni della
distretta vissuti con lui; anche le visite, ahimè!. di tutti quelli che saranno desiderosi d ottenere una citazione onorevole in quel ''controllo permanente’* delle loro conoscenze politiche che sarà rappresentato dalla redazione
dei prossimi capitoli delle sue Meaiorie .
Tuttavia si può contare sul suo senso di grandezza, perché egli resti riservalo e rifiuti di
prendere qualsiasi atteggiamento politico (■“)'
Dopo la partenza di De Gaulle, si vedrà il
Gollismo simultaneamente e progressivamente
diluito a diffuso. Al di là degli errori c/í’eg/¿
ha potuto commettere. De Gaulle resterà l uomo del 18 giugno, il liberatore del^ territorio,
il restauratore della Repubblica, I uomo delVindipendenza delVAlgeria e delVaiuto del
‘'terzo mondo”. Nessuno potrà ormai più essere eletto senza porsi nella scia di questa
corrente storica. Ciò significa che lo stile della
propaganda antigollista e rincondizionalità
delVodio che ancora ci hanno contrassegnati
nel corso di questa campagna elettorale, non
avranno d"ora in poi più alcuna probabilità
politica, e dovranno venir abbandonati definitivamente dalVopposizione (...)».
Queste ultime conseguenze, dedotte dalKar*
ticolista, ci sembrano esagerate, se pure non
prive di verosimiglianza.
si trasmette
{segue da pag. 1)
chiama le tenebre di fuori; là si odono
pianti e stridore di denti: « Se Dio esistesse... Il cristianesimo è fallito... La
chiesa, una volta... Se tutti fossero cristiani... ».
Vi è un ordine, nella chiesa. Non
una gerarchia, ma un ordine di trasmissione. Un ordine dato dal Signore
e trasmesso dagli apostoli a coloro
che annunciano l’Evangelo, affinché a
loro volta formino uomini capaci di
annunciarlo. L’autorità della chiesa, e
quella del ministero è l’autorità di coloro che hanno imparato a obbedire,
perché hanno dato fiducia alla parola
di Cristo. Questa è la loro serenità.
Si racconta che l’inventore del gioco
degli scacchi, avendo presentato il suo
gioco al re del suo paese, questi gli
disse entusiasmato: « Domandami
quel che vuoi in ricompensa ». E quell’uomo: « Vostra Maestà voglia far deporre un chicco di grano sul primo
quadrato del mio gioco, due sul secondo, quattro sul terzo, otto sul qi:arto, e così via, raddoppiando a ciascun
quadrato, fino al sessantaquattresimo.
Sarò più che ricompensato! ». « ( he
imbecille» — pensò il re e aggiucise
ad alta voce: « Si porti un sacco di
grano e lo pagherò immediatamen:,; ».
L’imbecille era lui... Chi ne dubita, accia il calcolo!
L’apostolo Paolo, che non aveva inventato il gioco degli scacchi, a' va
la sua formula: « Ciò che hai udiu> da
me, affidalo a uomini fedeli, i qrali
siano a loro volta capaci di insegnar lo
ad altri ». Ecco qui tutta la sua te; ia
dell’evangelizzazione. La predicazi ne
dell’evangelo ride dei numeri per hé
non si occupa che di Dio e degli lomini — uomini che ascoltano e ' he
sono capaci di insegnare ad a ri.
Quanti altri? Non è un problema. ! uè
o tre bastano. Due o tre. apostoli s no
airorigine della fede di tutti i ere -nti che vissero o vivono in Decide te.
Se in tutta la mia vita ho potuto indurre due uomini alle soglie della conoscenza del loro Signore, due ut nini capaci di condurne altri due al tedesimo punto — e così via — va t. vto
bene. E già odo la voce che dice: 'ta
bene, servitore buono e fedele, sei 'ìlio fedele in poca cosa...
Due? Una miseria, penseraniu i
ghiottoni dell’evangelizzazione... Bene,
provino! Capiranno presto che tu ite
le risorse dello spirito, tutti gli sforzi
dell’eloquenza, tutte le sofferenze di
un’anima militante, tutti i sacrifici di _
una vita offerta sono incapaci di c: tenere una sola conversione e di far' di
un solo uomo un testimone delU verità. Dio solo dà efficacia alla sur parola. Di queste due vite soltanto Cristo può pagare il prezzo; non po -iamo che riceverle, umilmente, dalla 'Ua
sola grazia.
L’apostolo si trova qui nella sì -sa
situazione del ministro e il min' :ro
nella stessa situazione del fedele t .race d’insegnare. Insieme, protegge dosi l’un l’altro, sono al servizio dell;, parola. Mai diventano maestri della parola. Poveri uomini, in verità, terr bilmente sprovveduti, ma Dio li rico na.
Ci si perderebbe in vane discu'-doni, se si perdesse di vista che il ;-ervizio evangelico — quello degli ar,ciani e dei pastori, degli assistenti, dei
monitori, dei presidenti e dei resi-onsabili a ogni livello: insornma, qi;'vllo
che si chiama « il sacerdozio universale dei credenti » — non ha senso se
non in questa trasmissione, in questa
umiltà. Nel ricordo di Gesù Cristo, risuscitato dai morti secondo l’evangelo,
il quale ritorna a giudicare i vivi e i
morti.
Essere pastore ha dunque senso, se
consiste in primo luogo nell’ascol ! are
la parola apostolica e nell’affidaiia a
uomini capaci di portarla più lontano.
Altrimenti ogni titolo, ogni funzione,
ogni carica di cui si potrà ornare o
gravare il ministero pastorale, non basteranno a rivalorizzarlo. Un pastore
esercita il ministero apostolico c
allora è pastore. Oppure non esercita
il ministero apostolico — e allora non
è pastore. Lo stesso vale per gli « anziani », per tutti i ministri della chiesa, cioè per tutti i fedeli.
Maurice Ferrier-Wei.ti
Direttore responsabile: Gino Conte
Ree al Tribunale di Pinerolo
n. 175. 8-7-1960
Vip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice (To)
NOVITÀ CLAUDIANA
VALDO VINAY
La predicazione evangelica nel
nostro tempo
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ALFREDO SONELLI
Eucaristia cattolica in discussione
L. 100
("Attualità protestante”, 24 e 25)
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