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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
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Anno IX - numero 18-4 maggio 2001
CO DELLE VALLII
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■ BIBBIA E ATTUAUTÀH
UNA COMUNITÀ
DI INCREDULI
«Non lo credettero»
Marco 16,11
Anche l’Evangelo di Marco, come abbiamo visto, ha la sua aggiunta per narrare il tempo tra Pasqua e l’Ascensione. È un tentativo di
dare una conclusione all’Evangelo
stesso, al posto dell’ultima pagina,
andata probabilmente persa, o dell’ultimo lembo del rotolo, consunto
dall’uso. Bello che un Evangelo sia
consunto dall’uso. Quest’aggiunta è
un riassunto di altri testi evangelici.
La chiesa deU’inizio del secondo secolo ha sentito l’opportunità di «riassumere»: per la catechesi? come «prò
memoria»? Diffìcile dirlo. In ogni caso ha ritenuto che non fosse disdicevole per la fede facilitare la memoria
con riassunti, con scorciatoie. Il punto è importante. Riassumere per riassumere. Condensare per assumere
in modo rinnovato. Una chiesa che
ha consumato l’ultima pagina della
Bibbia a furia di leggerla e che l’ha sostituita con quello che ricordava a
memoria è una bella chiesa.
La chiesa assume con rinnovato
interesse la memoria del Cristo
risorto, ma anche dell’atteggiamento
dei discepoli: «Non credettero». Motivo apologetico per l’esterno? Come
a dire: Non abbiamo preso un abbaglio, non abbiamo creduto di primo
acchito; solo di fronte a prove
schiaccianti abbiamo dovuto, alla fine, convincerci che il Cristo era veramente risuscitato. Forse questa
ispirazione non è del tutto assente ed
è importante anche per noi. Ma l’insistenza sull’incredulità dei discepoli
in questo passo finale di Marco è
davvero spietata: «Non credettero»
(v. 11); «neppure a quelli credettero»
(v. 13); «li rimproverò della loro incredulità e durezza di cuore, perché
non avevano creduto» (v. 14). Poi
Gesù dice: «Andate per tutto U mondo, predicate il Vangelo a ogni creatura» (v. 15). La scelta degli evangelizzatori non poteva essere peggiore.
Gesù prenda questa banda di miscredenti per andare ad annunziare
l’Evangelo. Si potrebbe dire che la
t^esa è la comunità non dei credenhj ma degli increduli che annunziano la risurrezione di Gesù. Questa è
la miseria e la grandezza della chiesa:
^ fetta di increduli, ma non può nascondere la verità. Nemmeno se non
o credi puoi stare zitto o dire U falso
a cui credi piuttosto che al vero. Credi il falso, ma devi dire la verità.
C ORSE quest’aggiunta fa pensare
L anche a un’autocritica della chie® su se stessa e per se stessa. Non c’è
^ idealizzare il passato. La missione
dell’evangelizzazione è stata affidata
a Un gruppo incredulo. Piuttosto che
federe i discepoli preferiscono con^Uare a piangere: situazione che si
^ poi ripetuta spesso nella storia dela chiesa: il pianto è considerato da
aieuni la massima virtù: più piangi e
®aglio è. Piangono persino le statue
della madonna. Pesando a chi siamo
e anche a chi siamo, non posiamo fare altro che metterci le mani
dei^pelli (e pensare che se le mette
^che il Signore). Eppure l’Evangelo
predicato e creduto; produce cari*®i, miracoli, segni. Veramente non
Sr^ie alla chiesa che questo awie• c unicamente un dono di Dio.
Claudio Tron
I reati diminuiscono? Forse, ma è sempre più diffuso il senso dell'insicurezza
Bisogno di sicurezza
Ai molti luoghi comuni che invocano rapide soluzioni ai problemi dello violenza
opponiamo la forza del ragionamento e il rigore della responsabilità personale
GIUSEPPE PLATONE
UN Primo Maggio all’insegna
non solo del lavoro ma anche e
soprattutto all’insegna della sicurezza. Un tema, quello della sicurezza,
ormai trasversale a tutti partiti. Certo gli accenti sono diversi e non stiamo qui ora a pesarli. Tanto più che
in periodo preelettorale (ormai
mancano pochi giorni alle elezioni)
tutto diventa facilmente strumentalizzabile vanificando ogni ragionamento. Ma pur con tutte le precauzioni del caso ci sembra giusto fermarci un attimo su quel grido ciclico e violento che Invoca, ancora una
volta, la pena di morte.
Il quotidiano il Giorno di Milano
l’ha sparato a caratteri cubitali a
fronte dell'assassinio della piccola
Luterani in Italia
Svolto in Sicilia
il XVIII Sinodo
Si svolto a Nicolosi (Catania) dal 28
aprile al 2 maggio la prima Sessione
del XVIII Sinodo della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi) che conta
circa 7.000 membri, in una ventina di
comunità e gruppi in Italia. L’incontro è stato dedicato in buona parte
alla questione della revisione dello
Statuto della Celi, con due relazioni
tenute da Burkhard Guntau (Hannover) e dal prof. Gianni Long, presidente della Federazione delle chiese
evangeliche. Il culto di apertura è
stato presieduto dalla pastora Almut
Kramm, dal pastore Sebastian Zebe e
dal decano della Celi, pastore Jürgen
Astfalk. Si è discusso anche di assistenza pastorale nei penitenziari, lavoro giovanile e delle donne luterane
in Italia, esame conclusivo dei progetti otto per mille della Celi, (nev)
Sara ], a Bologna. Si era gridato al
«branco» slavo, poi si è visto che era
un uomo sciagurato che ha agito da
solo. Anche per il duplice delitto di
Novi Ligure, prima di scoprire il
coinvolgimento diretto dei due ragazzi di buona famiglia, si cercava un
«branco» albanese. Oggi si indaga su
quell’ultimo efferato delitto contro
un industriale della vai Susa, e anche
qui c’è chi giura, che si tratti di immigrati e si invoca ancora una volta la
pena di morte, voluta a gran voce anche da un sindacato di polizia. Il mix
«immigrazione e violenza omicida» è
un argomento molto diffuso, che certamente ha dei riscontri oggettivi,
ma è soprattutto frutto di un bisogno
di disprezzo per affermare una pretesa superiorità. È la versione moderna
del vecchio capro espiatorio: ieri il
Hi Libertà religiosa
Appello
ai candidati
Il 26 aprile, per la prima volta, 13
rappresentanze di minoranze religiose in Italia hanno lanciato un appello ai candidati dei vari schieramenti per «un impegno preciso» in
favore di una «legge che riconosca il
pluralismo religioso e tuteli la libertà
religiosa» (vedi il numero scorso di
Riforma, p. 15). Presentando l’appello, sottoscritto dai maggiori rappresentati del mondo ebraico, evangelico, ortodosso, islamico, buddista e
induista, Paolo Naso, direttore del
mensile Confronti, ha ricordato che
«il testo sulla libertà religiosa è giunto solo alla soglia della Camera dei
deputati e le Intese con i buddisti
italiani e con i Testimoni di Geova,
siglate dal presidente del Consiglio
dei ministri Massimo D’Alema, non
sono ancora diventate legge».
nemico aveva naso caprino, oggi è
l’immigrato, di qualunque età.
L’ultimo episodio dal fronte dell’età minorile è successo a Salandra,
in Basilicata. Un paese come tanti,
ospitale; la gente del Sud aperta e
comprensiva, anche perché quelle
terre sono state dissanguate dall’emigrazione. Loro sanno che cosa
vuol dire fuggire dalla miseria alla ricerca di un posto che si spera migliore. Eppure un vento di follia ho
sospinto più di 500 persone davanti
all’orfanotrofio chiedendo la testa di
quella trentina di albanesi che «infangano» la città. Se non fossero intervenute le forze dell’ordine oggi
saremmo qui a piangere un delitto di
massa. Quei ragazzini albanesi li
Segue a pag. 8
Mi Valli valdesi
«Variante» per
la vai Pellice
Si fa sempre più pressante la realizzazione di una variante alla strada
provinciale 161 che da Pinerolo conduce in vai Pellice. L’esigenza di sfoltimento di un traffico diventato poco
gestibile si accompagna alla valutazione dei progetti che potrebbero ricevere una parte di finanziamenti
dall’operazione Olimpiadi del 2006.
Ne ha parlato Rinaldo Bontempl, uno
dei vicepresidenti del Comitato olimpico. Altre questioni importanti, in
materia di viabilità nel Pinerolese, sono il completamento dell’autostrada
e il rifacimento dei due ponti (ferroviario e stradale) appaiati all’ingresso
di Pinerolo, crollati in seguito all’alluvione dello scorso ottobre. Il progetto
è stato consegnato il 2 maggio.
A pag. Il
di MASSIMO GNOME
L'OPINIONE
GIUSTIZIA
NON VENDETTA
I funerali della piccola Sara ]ay, la
bambina di nove anni violentata e uccisa, si sono tenuti mercoledì 25 aprile
nella chiesa metodista di Bologna, presieduti dal pastore awentista Giovanni
Caccamo; il padre di Sara è infatti
membro della Chiesa awentista. L’atmosfera è stata di grande commozione
e partecipazione. Il sindaco, presente
alla cerimonia insieme alle altre «autorità», ha proclamato una giornata di
lutto cittadino; la strada è stata chiusa
al traffico per consentire alle varie centinaia di persone di attendere l’uscita
della bara. La predicazione è stata
svolta dal pastore Lucio Altin, presidente dell’Unione delle chiese awentiste: «Non cerchiamo vendetta, ma giustizia», ha detto rivolgendosi ai presenti e ai familiari. Il pastore Caccamo
ha invitato a ricordare Sara )ay per ciò
che è stata e ha fatto di bello, non per
ciò che ha subito. Personalmente mi
sono affidato a Isaia 65: «Ecco, io creo
dei nuovi cieli e una nuova terra... non
vi sarà più in awenire bimbo nato per
pochi giorni... Non si affaticheranno
invano e non avranno più figliuoli per
vederli morire a un tratto».
La città è rimasta indubbiamente
scossa. Nel complesso, le reazioni sono state ispirate alla ragionevolezza.
Ma le voci irrazionali e giustizialiste si
sono fatte sentire, eccome: incitamento alla pena di morte, indice puntato
verso gli immigrati. Né sono mancati i
tentativi di strumentalizzazione in
chiave elettorale, in linea con lo spirito
di promesse a buon mercato che oggi
appare dominante ma che di certo
nulla ha a che vedere con la complessità della democrazia. C’è chi sostiene
che ormai la politica, per fare presa,
deve passare attraverso i fatti di cronaca; del resto gli awenimenti di Novi
Ligure sono stati piegati in questo modo, per lo meno ¡dl’inizio. La dolorosa
vicenda di Sara Jay rischia lo stesso
trattamento, anche se il fatto che in essa siano state coinvolte direttamente
delle chiese evangeliche, poco inclini
al protagonismo mediático, in qualche
misura ha costituito un argine. Sarà
pure vero che dovremo abituarci sempre più alla «spettacolarizzazione»
della dialettica politica. Ma se fosse vero anche che con troppa fretta e disinvoltura si è abbandonato il terreno
della progettualità e dell’equità sociale
che dia senso e direzione al «faticare»
degli esseri umani?
Tensioni e conflitti fanno parte della convivenza democratica, le esasperazioni non servono. La stessa vicenda
di Sara )ay ne è una conferma: dai ritardi del sistema giudiziario si salta alla pena di morte, dalle difficoltà della
costruzione di una «società integrata»
si salta agli arroccamenti e ai razzismi,
dagli episodi di microcriminalità si
salta a una «questione sicurezza» che
si vuole riassuma in sé tutti i problemi
della vita associata. Ma questo è il piano delle agitazioni propagandistiche,
mentre invece gli sforzi autentici dovrebbero tendere a disegnare un nuovo patto sociale, che è il vero punto
delle democrazie occidentali. Su questo terreno anche le chiese possono
dare il proprio contributo: non certo
presentandosi come «agenzie» di valori già preconfezionati, ma con la predicazione della speranza cristiana e
l’annuncio del regno di Dio che rende
possibile il rawedimento e quindi una
rinnovata e appassionata assunzione
di responsabilità personale.
Massimo Aquilante
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 4 MAGGIO
«^^Perciò non ci
scoraggiamo; ma,
anche se il nostro
uomo esteriore si
va disfacendo, il
nostro uomo
interiore si rinnova
di giorno in giorno.
'^Perché la nostra
momentanea,
leggera afflizione
ci produce un
sempre più grattde,
smisurato peso
eterno di gloria,
mentre abbiamo
lo sguardo intento
non alle cose
che si vedono, ma
a quelle che non si
vedono; poiché le
cose che si vedono
sono per un tempo,
ma quelle che non
si vedono sono
eterne»
(2 Corinzi 4,16-18)
<^^Sappiamo
infatti che fino
a ora tutta la
creazione geme
ed è in travaglio;
^^non solo essa,
ma anche noi,
che abbiamo
le primizie dello
Spirito, gemiamo
dentro di noi,
aspettando
l’adozione,
la redenzione
del nostro corpo.
^''Poiché siamo
stati salvati in
speranza. Or la
speranza di ciò
che si vede, non è
speranza; difatti,
quello che uno
vede, perché lo
spererebbe ancora?
^^Ma se speriamo
ciò che non
vediamo,
l’aspettiamo
con pazienza.
^^Allo stesso modo
ancora, lo Spirito
viene in aiuto alla
nostra debolezza,
perché non
sappiamo pregare
come si conviene;
ma lo Spirito
intercede per
noi con sospiri
ineffabili;
^’’e colui che
LE COSE CHE NON SI VEDONO
La parola del Signore ci richiama a vedere due cose: la prima è che le cose che
si vedono passano in fretta; la seconda ci parla di cose invisibili che sono eterne
EMANUELE nUME
SI dice che siamo in un mondo dominato dall’immagine,
molto prossimi al «mondo virtuale» dove ciò che apptire sullo
schermo del computer viene visto e assorbito come se fosse vero e reale. Certaipente viviamo in
un’epoca di sovrabbondanza di
immagini che vogliono catturare
la nostra attenzione per qualche
frazione di secondo e avvincerci,
anche senza convincerci.
L’apostolo Paolo ci parla dell’essere umano interiore e delle
cose che non si vedono, ma che
hanno un primato di importanza nella nostra vita. Le cose che
non si vedono sono eterne, perciò vale la pena di guardarle e di
conoscerle.
esamina i cuori sa
quale sia il
desiderio dello
Spirito, perché egli
intercede per i
santi secondo il
volere di Dio»
(Romani 8,22-27)
L'uomo interiore
IL testo si apre con la considerazione che il nostro essere
umano esteriore si va disfacendo. Lo sanno bene gli anziani,
coloro che si rendono conto
giorno per giorno dei limiti del
loro corpo e del fatto che questi
limiti diventano sempre più
marcati e sempre più bassi. Invece molti giovani vivono come
se i limiti del corpo non esistessero oppure vivono per dimostrare di poter superare i limiti.
Le corse folli con le automobili
hanno solitamente questa spiegazione. Ancora, oggi il corpo è
ritenuto la fonte e il destinatario
di tutti i piaceri. Ciò che è buono e ciò che serve si deve vedere: il trucco femminile (e ormai
anche maschile), l’abbigliamento, il taglio di capelli risultano
sovente elementi decisivi in al
Signoie, viviamo in un mondo chiuso a caienacdo:
serrato da milioni di chiavi!
OgBuno ha le sue; queUe di casa,
qudle dell’auto, le chiavi dell’uffido
e quelle della cassidbrte;..
E come se dò non bastale, cerchiamo
ancora la chiave del successo, queUa
della felidtà, la chiave del potere
o quella dei sogni perduti.
Ma tu, Signore, dacci la sola chiave
che d manca: qtmila che non rinchiude,
ma dhe libera: qudla dm non
blocca i nmitri taksntì che avvizziscono,
ma rìta^a mm spiraglio alia
adone del'Tuo amore.
Vieni Signor Gesù!
da «Réveil»
(Tratto da Quando è giorno?, della Cevaa, pag. fô)
cune situazioni della vita come
la conquista di un partner o la
ricerca di un posto di lavoro. Invece questa è la realtà che si va
disfacendo, mentre l’essere umano interiore si rinnova di
giorno in giorno. L’essere umano interiore non è l’essere umano intimo, la persona che scrive
un diario e delle poesie che non
fa leggere a nessuno. L’essere
umano interiore è colui che riceve la chiamata alla perfezione
e all’immortalità e che vive secondo questa chiamata. L’essere
umano interiore è colui che accoglie il perdono di Dio e che
viene rinnovato, reso nuovo dalla parola dell’Evangelo. L’essere
umano interiore cresce, mentre
quello esteriore decade.
Il testo ci parla ancora dell’afflizione, definendola momentanea e leggera e paragonandola
con il grande e smisurato peso
eterno di gloria. Le afflizioni non
sono di per sé momentanee e
leggere, e quando le soffriamo ci
sembrano durevoli e pesanti. Ma
le afflizioni vengono appunto
paragonate alla gloria. Non è la
consolazione banale e ipocrita
dei falsi amici che ci vedono afflitti e che ci dicono: «Ma che cosa vuoi che sia?», ma è la nostra
sofferenza paragonata con la
gloria. La gloria di Dio che ci
verrà comunicata e che diventerà anche la nostra gloria. Davanti alla promessa di una vita
piena, perfetta ed eterna la sofferenza non viene negata o nascosta, ma viene riconosciuta nel
suo contesto. Non viene accettata, ma si prende atto che la sofferenza esiste, che pesa, ma che la
gloria di Dio è più pesante. Se
mettessimo su di un piatto della
bilancia tutte le sofferenze che
abbiamo subito e sull’altro tutti i
benefici che abbiamo avuto da
Dio e anche quelli che aspettiamo di avere, da che parte pensate che penderà la bilancia? L’apostolo Paolo dichiara che la bilancia penderà dalla parte dei
benefici e della gloria di Dio e, in
più, che il peso delle sofferenze
dura per un tempo, mentre il peso della gloria è un peso eterno.
Infine, l’apostolo Paolo scrive
sulla differenza tra le cose che si
vedono e quelle che non si vedono; le prime sono passeggere, le
seconde sono eterne. In molti
passi della Bibbia vi è una contrapposizione tra cose visibili e
cose invisibili. Dio stesso si rivela
in una voce e non si fa mai vedere, mentre gli idoli dei pagani so
no visibilissimi, ma non parlano.
Poi tutta la realtà della vocazione
che Dio ci rivolge, le sue promesse, il suo perdono, la sua salvezza sono realtà invisibili cbe sono
eterne. Invece tutto ciò che è visibile dura per un certo tempo e
poi cambia o sparisce. Attenzione però: la Bibbia non dice che
tutto ciò che si vede è cattivo e
tutto ciò che non si vede è buono. Dio ci dà anche dei doni per
vivere dignitosamente su questa
terra come cibo e vestiti, ma tutto ciò che si vede, passa; e ciò
che non vediamo, resta. Se le
donne non vedono altro che il
sepolcro vuoto al mattino di Pasqua, se la più grande azione di
Dio è stata quella di risvegliare
dai morti Gesù Cristo, e l’angelo
dice: «Non è qui», e nessuno l’ha
visto risorgere, allora comprendiamo veramente quali sono le
cose eterne che non si vedono.
Tutto ciò che Dio ha fatto per la
nostra salvezza e per la nostra
redenzione è invisibile, e soprattutto è eterno.
quanto solido ed eterno. Questo
è il secondo punto: la Bibbia ci
parla di cose invisibili (la vocazione, la promessa, la grazia, il
perdono, la perfezione, la resurrezione) che sono eterne. La
Scrittura non intende riproporre
un dualismo tra corpo e anima
indicando l’uno come realtà
mortale e l’altra come realtà immortale, ma la parola di Dio afferma il primato dell’invisibile
vero ed eterno rispetto al visibile
che invecchia e che passa.
Due vie
La cultura deirimmagine
OGGI noi non siamo più abituati a pensare che esistono
anche le cose che non si vedono
e soprattutto che esiste anche
l’essere umano interiore. Oggi
tutto è concentrato sul corpo. La
felicità e il paradiso è restare
giovani, attraenti e avvenenti. La
cura del corpo prende un posto
sempre maggiore e l’impatto
dell’immagine aumenta sempre.
Oggi è la prima impressione
quella che conta, anche perché
slamo diventati così superficiali
da non avere tempo e voglia per
approfondire queU’impressione.
Allora contano il vestito e il taglio di capelli, il presentarsi bene e il dire due frasi ad effetto.
Questa cultura dell’immagine è
fortissima nel mondo giovanile.
Prova ne è il modo in cui 1 giovani vedono la politica. Per molti
ventenni, e non soltanto per loro, la politica è immagine, è un
sorriso accattivante contro un
occhio vispo. Tutto qui. Non
contano più idee e programmi,
ma solo le immagini.
La parola del Signore invece ci
richiama a vedere due cose. La
prima è che le cose che si vedono, passano in fretta. Questo
non è accettato dalla gran parte
dell’umanità, ma l’Evangelo non
ci permette di illuderci per quanto riguarda l’eternità del nostro
corpo. L’Evangelo ci richiarna a
un altro fondamento, invisibile
Note
omiletiche
Questa parte dellai,
lettera al Corinzi è dedi
cata all'apologià del ttiirt
stero apostolico di Pao|.
Secondo molti esegeti
tratta di una lettera a «
(da 2, 14 a 7, 4) che è
ta inglobata nel corso
dell'epistola. In questo
scritto l'apostolo Paoi
difende la sua attività di
apostolo non in consldj.
razione della forza urnj.
na, ma dell'elezione che
viene da Dio. I versetti 4
16-18 sono la conclusioni
parenetica dei precedenti
7-15, in cui si esalta l'ope.
ra della potenza di Dio
nella debolezza degli esseri umani. La parenesidi
16-18 è costituita su tre||.
velli: la decadenza dell'es.
sere umano esteriore e il
rinnovamento dell'essere
umano interiore (16), ia
momentanea afflizione e
la gloria eterna (17), ie
cose visibili che passano e
quelle invisibili che sono
eterne (18). Il paradosso
paolinico confronta le cose visibili, che sono caduche, e le realtà invisibili
che sono concrete, vere
ed eterne.
Davanti alla vistosa supremazia del visibile e alla
cultura dell'immagine, la
parola di Dio richiama
l'attenzione sulle cose In-:
visibili ed eterne. Ogni
credente può e deve aprire gli occhi del cuore per
vedere ciò che Dio dice.
L'essere umano interioreè
oggetto della vocazione
di Dio e si perfeziona me
diante questa chiamata,
L'essere umano interiore
cresce mentre quello este
riore invecchia. Ma, mentre ci preoccupiamo di esaltare l'esteriore, Dio
completa e forgia l'interiore con la sua grazia.
Come l'esteriorità, cosi
sofferenza non viene
Allora abbiamo due vie. O
accettiamo passivamente la
cultura deirimmagine col risultato di ritardare per qualche
tempo prima una presenza patetica e poi una sparizione dalla
scena, oppure possiamo fidarci
della parola del Signore che ci invita a riconoscere la concretezza
e la verità delle cose che non vediamo. Si vede il perdono? Avete
mai visto un perdono? No, ma se
il perdono non esistesse, allora ci
saremmo già tagliati la gola l’un
l’altro. Si vede la grazia? No, ma
senza la grazia saremmo i predestinati per l’inferno.
Io penso che anche certo pVotestantesimo contemporaneo
abbia delle colpe in questa concentrazione sulle realtà visibili.
Quando l’aspetto sociale prende
il sopravvento sulla promessa
dell’Evangelo, quando il buon
evangelico è quello che fa determinate scelte e solo quelle,
quando se sei «impegnato» sei
un buon cristiano e invece se
preghi sei un bigotto, allora significa che ci siamo concentrati
sulla realtà visibile, tentando disperatamente di salvare il nostro
corpo, personale 0 collettivo che
sia, dal disfacimento. Negli ultimi anni i criteri più in voga anche nelle chiese sono la funzionalità e la professionalità. Far
girare la macchina della chiesa
al meglio, questo conta, e i tecnici, gli economisti e gli esperti
sono ascoltati come oracoli. Ma
nemmeno le chiese possono
salvare la faccia. Le rughe vengono per tutti, anche per le nostre chiese. Possiamo accetarle
guardando alle cose che non si
vedono, alle cose eterne di Dio
su cui possiamo costruire e ricostruire noi stessi come credenti
e le nostre chiese come corpi
collettivi e assemblee convocate
dalla parola di Dio.
(Ultima di una serie
di tre meditazioni)
venerdì
A
Lond
Cotoni
negata né esaltata ma
paragonata al peso trainante della gloria di Dio,
Si prende atto della sofferenza alla luce del maggior peso della gloria. La
differenza tra le cose che
si vedono e che passano e
quelle che non si vedono
e sono eterne non sussiste in un platonismo dozzinale che umilia il corpo
ed esalta lo spirito, mal
stata resa manifesta nella
croce e nella resurrezione
di Cristo. La croce, il furore del mondo contro
Cristo sono stati visibili;
resurrezione, la vittoria
della vita di Dio sulla
morte è una realtà che
nessuno ha visto e che e
testimoniata dalla vuotezza del luogo di morte
e dalla vita di Cristo.
Anche oggi le due re
altà si confrontano, sia
nel mondo sia dentro la
chiesa, sia dentro cia^
no di noi. Nell'invisibile*
il vero fondamento.la
Dio, nella sua chiamatanella sua salvezza, b''
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In vista della Conferenza mondiale contro il razzismo che si terrà in settembre
Accorato appello alle chiese deirAfrica
lanciato dai delegati di chiese di 14 paesi dell'Africa centrale e occidentale riuniti nel Benin, a
Cotonou, per un seminario regionale su razzismo e xenofobia organizzato dal Cec e dalla Ceta
ELIAS MASSICAWE
I delegati e i rappresentanti
di chiese, consigli cristiani
nazionali e organizzazioni
ecumeniche di quattordici
paesi d’Africa centrale e occidentale, riuniti a Cotonou (Benin), hanno chiesto alle
chiese del continente africano di confessare pubblicamente i loro atti di razzismo,
di discriminazione razziale,
di xenofobia e di intolleranza, e di pentirsene.
Il seminario regionale, tenuto a. Cotonou dal 27 al 29
marzo scorso, è stato organizzato dal Programma di
lotta contro il razzismo (Plr)
del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e dalla Conferenza delle chiese di tutta
l’AÌErica (Ceta). L’obiettivo era
di dare alle chiese e alle istituzioni ecumeniche dell’Africa centrale e occidentale 1’
opportunità di partecipare
afia preparazione, all’analisi
e alla discussione delle questioni che verranno esaminate in occasione della Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione
razziale, la xenofobia e l’intolleranza, che avrà luogo a
Durban (Sud Africa) dal 31
agosto al 7 settembre prossimo, sotto gli auspici dell’Alto
commissariato dell’Onu per i
diritti umani.
140 delegati, uomini e donne, fra i quali rappresentanti
della gioventù, hanno dichiarato che, oggi come ieri, i popoli dell’Africa rimangono
.esposti alle varie manifestazioni di razzismo, di tribalismo e di altre forme di discriminazione e di intolleranza.
Purtroppo, hanno deplorato,
la chiesa del continente ha
fallito nella sua missione che
consiste nel predicare e^nel
vivere la Buona novella del
regno di Dio in un clima di
Rimpatrio dei rifugiati ruandesi dopo ii genocidio dei 1994
(foto Acnur/R. Chalasani)
pace, di amore, di giustizia,
di riconciliazione, di comunità e di rispetto dei diritti
della persona.
Anche se ufficialmente il
commercio degli schiavi, la
colonizzazione, l’imperialismo e l’apartheid appartengono ad un passato trascorso, il continente africano,
hanno affermato i delegati,
continua ad essere il teatro di
atti di discriminazione fondati sulla razza, U colore della
pelle, il sesso, l’appartenenza
tribale ed etnica, il livello di
istruzione, la condizione sociale, e questo non solo negli
ambienti politici, economici
e culturali ma anche nella
chiesa. Per i delegati, queste
pratiche costituiscono il
principale retaggio del passato coloniale e missionario;
ora il nuovo ordine mondiale, i programmi di aggiustamento strutturale messi in
atto nella maggior parte dei
paesi africani, la mondializzazione e il ruolo del mercato
che danno scacco al primato
del diritto e alla nascita della
democrazia, non hanno fatto
altro che allungare l’elenco
delle nuove forme di discriminazione e di oppressione.
Secondo i partecipanti alla
riunione di Cotonou, i cristiani dell’Africa non hanno saputo «far nascere uno spirito
di comunione e di solidarietà» tra i diversi gruppi etnici esistenti in una stessa comunità. «Ci pentiamo dei nostri peccati e chiediamo a Dio
e ai nostri fratelli e sorelle
nelle nostre comunità di perdonarci», hanno confessato.
Oltre a confessare pubblicamente gli atti di razzismo, di
oppressione e di altre forme
di discriminazione e di intolleranza e a pentirsene, i delegati e i rappresentanti delle
chiese e dei consigli cristiani
presenti a Cotonou hanno
chiesto alle chiese dell’Africa,
alle loro chiese sorelle nel
mondo, alle società e ai dipartimenti missionari, di indennizzare le loro vittime per
il torto che hanno recato loro.
Fra queste vittime, le persone più povere e più vulne
rabili della società, cioè le
donne e i giovani dei due sessi, le persone scacciate via
dalle guerre, i migranti, i
membri delle comunità autoctone e delle minoranze
etniche. «Dobbiamo tenere
presente che le donne soffrono due 0 tre volte di più delle
conseguenze di questi fenomeni che sono il razzismo, la
discriminazione razziale, la
xenofobia e l’intolleranza»,
ha sottolineato Batta Jambawai, della Ceta.
I partecipanti hanno dichiarato che ci sono ancora
in Africa chiese che perpetuano questa discriminazione
contro le donne perché non
autorizzano la loro ordinazione. Essi hanno raccomandato
che le chiese del continente
concedano un posto speciale
alle donne e ai giovani nei loro programmi di educazione,
di formazione e di sviluppo.
Hanno inoltre lanciato un
appello alle chiese e agli organismi ecumenici affinché
comincino ad introdurre la
condanna del razzismo, della
discriminazione razziale, della xenofobia e deU’intolleranza nei loro programmi di formazione teologica e di formazione al ministero, nei loro studi biblici e nei programmi della scuola domenicale; hanno inoltre esortato
la Ceta e il Cec a contribuire a
questo processo.
II Cec sta attualmente attuando imo Studio ecumenico sul razzismo di cui presenterà le conclusioni nel
settembre 2002 al suo Comitato centrale. Pauline Muchina, che sta lavorando su questa questione per conto del
Cec, ha chiesto alle chiese di
partecipare attivamente a
questo studio nonché alla
preparazione della conferenza mondiale contro il razzismo a Durban. (cec info)
La Commissione incaricata ha fissato una lista di diciotto nuovi incarichi da coprire
Lo scambio di persone tra chiese membro della Cevaa
FRANCO TAGLIERÒ
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CiauO*
La Commissione che valuta
l’apertura dei posti da ricoprire con inviati della Cevaa
(.Comunità di chiese in missione) ha esaminato attentamente le richieste delle chiese
fcando una lista di 18 nuovi
ìttCMichi, suddivisi su tre livelli di priorità. Ecco l’elenco
del primo livello di priorità:
~ La Chiesa evangelica del
Lamerun cerca un animatore
per un Centro sociale, un
professore di Antico Testamento per l’Istituto proteOlente di teologia di NdounN e una puericultrice per il
Centro sociale di Ntolo.
“La Chiesa protestante del
Cristo Re in Centro Africa
*^rca un pastore per la parlucchia di Bangui.
. “ La Chiesa evangelica delle Nuova Caledonia cerca un
if^Ptofessore di Antico Testam^to per la scuola pastorale
‘““etania (gennaio 2003).
, Chiesa di Gesù Cristo
® Madagascar cerca un pa^re per la parrocchia intersonale di Andohalo, Anta
aanarivo.
Tra gli impieghi di secondo
livello di priorità va
palato che:
„ ' La Chiesa evangelica del
■ ®®ierun cerca un chirurgo
in Madagascar cerca insegnanti di letteratura, di scienze, di lettere per le sue scuole.
- Anche la Chiesa metodista della Costa d’Avorio richiede dei medici, in particolare un oftalmologo e un radiologo.
- La Chiesa presbiteriana
del Mozambico cerca un medico generico.
Le persone interessate possono mettersi in contatto con
il Segretariato di Monpellier,
tramite il Comitato italiano
per la Cevaa. Attualmente la
Cevaa ha in carico 29 inviati
nelle chiese membro. Si trat
ta soprattutto di persone delle chiese del Nord che si offrono per servire nelle chiese
del Sud. La Commissione si
adopera affinché i posti al
Sud possano essere ricoperti
anche da persone del Sud, affinché si vada verso un reale
scambio di persone in tutte le
direzioni: Nord-Sud e viceversa, ma anche Sud-Sud.
Come risulta evidente scorrendo la lista dei posti aperti,
nel Sud sono ricercate persone specializzate, in campo
medico e in campo teologico.
Questo restringe ovviamente
il ventaglio di possibilità. Tut
ti coloro che pur non possedendo titoli specialistici offrirebbero volentieri un servizio
anche a breve termine nelle
chiese del Sud devono puntare su una ricerca personalizzata: in particolare negli ospedali africani il personale infermieristico è totalmente africano e gli organici non hanno
difficoltà ad essere riempiti.
Potrebbe essere interessante se, nel quadro della Cevaa, gli ospedali del nord perché non quelli valdesi? offrissero posti a infermieri
del sud. Lasciamo questo
suggerimento a chi di dovere.
lo j?®^i^ologia per l’ospeda•M Mbouo Bafoussam opper lo stesso ospedale,
jj pediatra. Per l’ospedale di
umban servono un pedia® e Un ginecologo.
' La Chiesa di Gesù Cristo
Nello stato del Chiapas, nel Sud-Est del Messico
Duro attacco alla Chiesa awentista
50 fedeli della Chiesa avventista sono stati attaccati
ed espulsi dalla città di Justo
Sierra, nel Chiapas. Alcuni
sono stati seriamente feriti,
ha dichiarato Samuel Castellanos, presidente della Chiesa awentista nel Chiapas
centrale. I membri di chiesa
sono stati esiliati dalla città
perché si rifiutavano di lavorare in giorno di sabato per
preparare la città per le festività religiose locali, ha spiegato Castellanos, e perché gli
avventisti non partecipano
all’acquisto di alcol che sarebbe stato venduto durante
le feste. Sono stati espulsi da
Justo Sierra altre 16 famiglie
membri di una chiesa pentecostale.
Da più di una decina di anni ci sono state tensioni tra i
protestanti e la predominante maggioranza cattolica nel
Chiapas. Compass News Service riporta che, il 23 febbraio, un servizio di culto
della Chiesa awentista a fusto Sierra è stato ostacolato
da altri residenti che hanno
picchiato i predicatori con
fruste e bastoni. Castellanos
ha affermato che i dirigenti di
chiesa nel Chiapas centrale
sono in contatto con gli ufficiali di governo per far sì che
i diritti umani delle famiglie
espulse siano rispettati. Le
negoziazioni per un rientro
privo di rischio sta procedendo bene. Fino al loro ritorno
gli esiliati sono ospitati in un
auditorium nella vicina Las
Margaritas dove i loro fratelli
nella fede prowedono ai loro
bisogni primari.
L’incidente di fusto Sierras
è l’ultimo di una serie di azio
ni prese contro i protestanti
nel Chiapas. Nel marzo 2000,
12 famiglie awentiste furono
tra le 72 famiglie protestanti
ad essere espulse dal villaggio di Pian de Ayala per discordanza circa i diritti riconosciuti sul territorio e la
partecipazione a eventi religiosi della comunità, (adn)
DAL MONDO CRISTIANO
dati provenienti dalla Francia e dalla Russia
Quanti sono gli ortodossi in Europa?
PARIGI — Le informazioni incrociate provenienti dal Servizio ortodosso di stampa (Francia) e dal sito Internet Sobomost.ru (Mosca) permettono di sapere quanti ortodossi
ci sono in Europa. La Grecia, l’unico paese a maggioranza
ortodossa dell’Unione europea (Ue), conta circa 9 milioni di
fedeli. AI secondo posto troviàmo la Germania con 900.000.
Nel Regno Unito sono 450.000, in Francia 150.000, in Svezia
94.000, nd Benelux 67.000, in Finlandia 58.000, in Italia
32.000. Aggiungendo i fedeli degli altri paesi, si ottiene un
totale di circa 10.760.000 ortodossi nell’Ue. Gli ortodossi sono numerosi in alcuni degli stati candidati all’adesione
all’Ue: 570.000 in Polonia, 442.000 a Cipro, 75.000 in Estonia. Aggiungendoti ai precedenti, gli ortodossi della futura
Ue saranno circa 12 milioni, ossia circa il 5,5% dei 217 milioni di ortodossi nel mondo. (bip/Actualité des religions)
M «Carta ecumenica» per l'Europa
Le riserve della Chiesa ortodossa russa
STRASBURGO — La Chiesa ortodossa russa, la più grande
Chiesa ortodossa nel mondo, ha preso le distanze dalla «Carta ecumenica» firmata a Strasburgo il 22 aprile scorso. In una
dichiarazione presentata a una riunione del Comitato centrale della Conferenza delle chiese europee (Kek) prima dell’incontro di Strasburgo, la Chiesa ortodossa russa ha ammonito
che «il testo di base della Carta potrebbe suscitare critiche
aH’interno di alcune chiese e potrebbe essere dannosa e controproducente per il futuro del dialogo e della cooperazione
tra cristiani, e portare a nuove divisioni tra i fedeli». (eni)
81 festeggiamenti si svolgeranno l'8 luglio
Il Nicaragua ricorda i primi
cento anni di presenza evangelica
MANAGUA — Fervono grandi preparativi in Nicaragua
per festeggiare il prossimo 8 lugUo il primo centenario della
presenza evangelica nel paese. Oltre a concerti, convegni
giovanili e culti all’aperto è prevista la concentrazione nella
capitale, Managua, di oltre mezzo milione di fedeli per
ascoltare l’evangelista argentino Luis Palau. (nev/icp)
S Nigeria, condannato un giovane cristiano
Applicata la sharia ai cristiani
KANO — Per la prima volta, un tribunale islamico dello
stato di Kano, nel Nord della Nigeria, ha fatto eseguire una
sentenza basata sulla legge islamica, la sharia, nei confronti
di un cristiano. Al condannato, un giovane meccanico cristiano di 27 armi, sono state inflitte 20 bastonate e una multa di 17 dollari. Era stato riconosciuto colpevole di usurpazione di identità e di aggressione contro un commerciante
cristiano. Secondo un pastore protestante di Kaduna, un altro stato nigeriano che applica la sharia, «la popolazione cristiana è molto diminuita nel Nord e rimangono soltanto cristiani indigeni». Il pastore precisa che l’insicurezza dei cristiani dipende dal loro luogo di residenza, in quanto la legge
islamica non viene applicata dappertutto con la stessa severità. A Kadima, ad esempio, «le cose non vanno troppo male» per loro. A Kano invece, la sharia viene applicata sia nei
confronti dei musulmani che dei cristiani. (bip/cip)
B È la pastora Gloria Rojas Vargas, ó\ 48 anni
La prima donna vescovo
della Chiesa luterana del Cile
SANTIAGO DEL CILE — La pastora Gloria Rojas Vargas è
la prima donna eletta a guidare la Chiesa luterana del Cile.
48 anni, sposata, con tre figli, la pastora si è laureata in teologia all’Istituto evangelico di Buenos Aires ed è stata consacrata nel 1985. La Chiesa luterana è presente in Cile dalia fine dell’800 ma è stata riconosciuta ufficialmente dal governo solo nel 1959; conta circa 3 mila fedeli. (nev/lwi)
H Se ne occuperà una speciale commissione
Approfondire i temi «caldi»
che dividono le chiese anglicane
LONDRA — Una speciale commissione composta da 21
teologi anglicani si occuperà nei prossimi mesi di approfondire alcuni temi che generano tensioni e divisione fra le chiese anglicane: fra questi l’omosessualità, l’ordinazione delle
donne, ma anche il ruolo spirituale e teologico ricoperto
dall’arcivescovo di Canterbury. Il primo incontro della Commissione si terrà il prossimo settembre negli Usa. Nelle aspettative dei promotori la commissione dovrà incontrarsi una
volta l’anno per produrre un documento di studio che sarà
sottoposto alla prossima «Conferenza di Lambeth» (2008), a
cui parteciperanno vescovi anglicani da tutto il mondo, (nev)
B Preoccupato il presidente della «Società atea»
Russia: atei, «minoranza oppressa»
MOSCA — Situazione capovolta in Russia: dopo l’ateismo
ufficiale sovietico, ora sono gli atei che si definiscono «minoranza oppressa». A Mosca il presidente della «Società atea».
Lev Levinson, ha reso noto che secondo dati ufficiali il 55%
della popolazione dichiara la propria appartenenza alla
»Chiesa ortodossa, mentre gli atei dichiarati non raggiungono
il 5%. Secondo Levinson, la Chiesa ortodossa ha ormai «occupato lo stato» e a riprova cita il caso delle autorità che rifiutano di legalizzare lo statuto della «Società atea», (nev/icp)
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 4 MAGGIO 2001
Si è svolto a Venezia un dibattito sul pensiero del filosofo francese Paul Ricoeur
Tra cristianesimo e filosofia
L'interpretozione dello studioso cattolico Fabiizio Turoldo permette di avvicinare
l'opera del pensatore protestante da molteplici punti di visto secondo il canone del dialogo
FRANCO MACCHI
CONTINUA a Venezia il ciclo di incontri che ha come tema generale Dove va il
cristianesimo?, promosso dal
Centro culturale Palazzo Cavagnis e dalla Società italiana
per gli studi Kierkegaardiani.
L’il aprile, in collaborazione
con il dipartimento di Filosofia deirUniversità, nella sala
Tommaseo dell’ateneo veneto, è stato presentato, con interventi dei proli. Góisis, Gregoretti. Illetterati e Spanio,
mentre presiedeva il prof. Vigna, il libro del giovane studioso Fabrizio Turoldo*. Mi
limito qui a esporre le idee
fondamentali sviluppate dall’autore e a indicare i motivi
per i quali, a mio modo di vedere, un protestante puiWrovare un interesse particolare
a leggerlo.
Prima di tutto si tratta di
una ricostruzione seria e
molto documentata di tutta
la voluminosa opera di Paul
Ricoeur fino al 1995. Ricoeur,
pur separando rigorosamente la propria produzione
scientifica dai propri orientamenti privati, si è formato in
ambiente riformato e questa
impronta è rimasta costantemente attiva e rintracciabile
in tutte le sue opere. Turoldo
viene invece dalla scuola del
prof. Vigna, un filosofo che è
esplicitamente cultore di Aristotele, un difensore della
metafisica e, particolare non
insignificante, un cattolico
che ritiene la Scolastica e
Tommaso D’Aquino come
punti di riferimento irrinunciabili. Bisogna i|conoscere
che Turoldo affronta il poliedrico Ricoeur con coraggio e
con grande rispetto.
Nonostante la sua grande
onestà intellettuale però, alla
fine del libro il lettore deve
constatare che il tentativo di
conciliare la metodologia sostanzialmente fenomenologica di Ricoeur, preoccupata di
chiarire il senso dell’esistenza
degli uomini in carne e ossa,
con i presupposti della metafisica classica di ascendenza
aristotelica (e tomista), risulta
semplicemente impossibile.
Turoldo cerca di sostituirsi al
pensatore francese (e questo
proposito lo afferma espressamente) in quegli aspetti
metafisici che a suo avviso
non sono stati da questi sviluppati ma che sarebbero impliciti in molte sue pagine.
Questo è il punto che ci interessa più direttamente come riformati. Secondo Turoldo sarebbe infatti possibile
conciliare il concetto metafisico di «essere» così come definito da Aristotele, con il passo biblico di Esodo 3, 14. Turoldo ricorda fra l’altro come
Ricoeur, che fa tesoro ampiamente dell’esegesi biblica,
abbia con forza affermato che
tale passo («Iddio disse a Mosè: "Io sono colui che sono”.
Poi disse: “Dirai così ai figliuoli d’Israele: L’Io sono mi
ha mandato da voi”») ha certamente una valenza concettuale molto diversa da quella
aristotelica, perché fa intravedere la possibilità di pensare
l’essere con modalità diverse
da quelle della filosofia occidentale. Il testo, sottolinea Ricoeur, rivela infatti un essere
personale, attivo e coinvolto
nella storia umana, connotato fondamentalmente dal
concetto di «essere-con». Turoldo riconosce tutto questo e
sottolinea anche l’importanza che questo concetto ebraico-cristiano di Dio ha avuto
nella storia dell’Occidente.
Per essere fedele ai suoi
presupposti, Turoldo dovrebbe però a questo punto decidersi. O ha ragione Ricoeur, il
quale sostiene che ogni interpretazione del mondo ha una
sua validità in quanto tentativo di avvicinarsi a essa, mai
totalmente raggiungibile; o ha
ragione la metafisica aristotelica, per la quale in ogni caso
occorre definire razionalmente alcuni ¿concetti assoluti ed
eterni in base ai quali poter
elaborare dei giudizi veri universalmente validi. In gioco,
per un cristiano, c’è anche di
più: o ha un valore superiore
ciò che Dio comunica di se
stesso nella rivelazione, nei libri sacri, 0 anche il Dio di
Abramo, di Isacco e di Giacobbe deve essere depurato al
vaglio delle categorie dell’essere, elaborate da Aristotele e
riprese daUa filosofia occidentale. Se questa è, come pare,
la soluzione di Turoldo, sembra pertinente quanto afferma proprio Ricoeur e che non
può non essere che condiviso
da un credente, ebreo o cristiano che sia. Aristotele e la
metafisica potranno elaborare un concetto di Dio altissimo e purissimo, ma si tratterà
sempre di un Dio freddo e razionale al quale nessuno si
sentirà di rivolgersi per pregarlo, lodarlo e adorarlo.
La lettura dello studio di
Turoldo ci fa capire quanto
siano pertinenti le affermazioni che Shillebeeckx, teologo cattolico fra l’altro domenicano e di formazione tomista, ha fatto in una recente intervista pubblicata dalla rivista Il Regno di Bologna. Alla
domanda «Come spiega la
crisi di fede che caratterizza
questo nostro tempo?» Shillebeeckx risponde: «Mi riferisco
ancora alla conferenza di ieri.
Paradossalmente posso affermare che forse ho detto "eresie”, ma ho manifestato una
grande fede nelle verità fondamentali: l’amore di Dio, la
sua paternità, la redenzione... Verità però che sono
state aristotelizzate, mutilate.
Dio concepito come motore
immobile... No, Dio è libertà
assoluta e come tale è sempre
nuovo per noi (...). Egli è non
per necessità, ma per sua
propria volontà, libertà. Dio,
libertà assoluta, è per noi una
sorpresa continua. Dio è
amore piegato sulTumanità».
(*) Fabmzio Turoldo: La verità
del metodo. Indagini su Paul Ricoeur. Presentazione di C. Vigna
con un saggio inedito di Paul Ricoeur. Padova, Il poligrafo, 2000,
pp. 317, £45.000.
Paul Ricoeur
Concluso a Genova un ciclo di conferenze su un tema da approfondire
L'arte italiana nell'età della Riforma
Nel contesto di un ciclo di
conferenze su «Storia, arte e
cultura nell’Europa protestante. La Riforma del XVI secolo e l’arte», organizzato dalla Federazione delle chiese
evangeliche della Liguria, il
prof. Emidio Campi ha tenuto
il 30 marzo una conferenza
sul tema «Michelangelo e Vittoria Colonna». L’oratore ha
iniziato dicendo che è in atto
da qualche tempo un’analisi
approfondita dei rapporti intercorsi fra Michelangelo e
Vittoria Colonna, nóbildonna
di Pescara e poetessa, convertita al movimento degli «spirituali», e dei rapporti fra gli
stessi «spirituali» e alcuni
esponenti del Rinascimento,
fra cui Michelangelo.
Gli spirituali erano un movimento religioso di cui faceva parte una cerchia di prelati, di religiosi, di teologi e letterati, sorto nel tentativo di
avviare una graduale riforma
nella chiesa del secolo XVI. U
movimento appoggiava la
dottrina protestante della
giustificazione per grazia
mediante la fede e costituiva
una rottura lacerante all’interno della chiesa e dell’istituzione ecclesiastica. Campi
ha poi descritto l’amicizia fra
Vittoria Colonna e Michelangelo sostenendo che essa
non si fondava solo su interessi artistici, ma anche su
interessi spirituali basati su
comuni esigenze e sentimenti religiosi. Confrontando le
odi di Vittoria Colonna con
quelle di Michelangelo emerge che fra esse c’è una connessione di concetti teologici
innovativi e non si può negare che l’avvicinamento a Vittoria Colonna abbia contribuito a un accrescimento
spirituale dell’artista. L’oratore ha concluso dicendo che
tenendo conto di tutte le dovute cautele, è innegabile che
in alcune sue opere si esprime una nuova concezione
della persona e dell’opera di
Cristo, segnata da precisi
orientamenti e specifiche tematiche che sono da far risalire ai circoli degli spirituali.
11 prof. Massimo Firpo,
dell’Università di Torino, ha
tenuto il 5 aprile l’ultima conferenza sul tema «Jacopo Pontormo, Lorenzo Lotto e la
Riforma italiana», in cui ha
presentato alcune ricerche attuali su questo delicato argomento. L’oratore ha detto che
i casi di questi due pittori sono specularmente diversi e in
certi casi contraddittori. Per
Pontormo si deve sottolineare
il fatto che intorno al 1540 ebbe una grande commissione
da parte di Cosimo dei Medici
per affrescare il coro della basilica di San Lorenzo (che era
la chiesa dei Medici, la chiesa
dello stato), e su queste grandiose pareti dipinse uno stupendo affresco. Morto il Pontormo nel 1556, lo completerà
il Bronzino nel 1558 e, secondo una ricostruzione fatta
dallo stesso oratore, viene trasferito in immagine nel catechismo di Valdo, un catechismo che in quegli stessi anni
veniva messo all’indice dei libri proibiti e condannati.
Questo affresco fu affidato a
Pontormo e non a Cecchino
Salviati, che pure era disponibile a realizzarlo: si pone
quindi il problema del perché
Cosimo de’ Medici abbia voluto che ciò avvenisse. Poi ci
sarà la gestione di questa imbarazzante eredità, cioè che
gli affreschi della Cappella dei
Medici rappresentassero un
testo messo all’indice
Del tutto diverso è il caso di
Lorenzo Lotto di cui non si
può dire niente perché le sue
opere sono state viste e giudicate in termini di anticipazioni controriformistiche da al
cuni studiosi, ma nel «libro di
spese» che va dal 1538 al 1556
al 17 ottobre 1540 si legge:
«Ho consegnato il ritratto di
Martin Lutero e di sua moglie». Ora nella Venezia del
1540 ciò non era del tutto
normale. Allora si è scoperto
che mentre Lotto dipingeva il
ritratto di Lutero, stava nella
casa di un nipote processato
per eresia e che il suo miglior
amico verrà processato per
eresia: insomma è possibile
ricostruire la figura di un personaggio orientato in termini
eterodossi, anche se questo
nelle sue opere traspare poco
o per niente. Pertanto di Lotto abbiamo documenti personali che attestano che fosse
un «eretico», ma nulla traspare nelle sue opere, mentre di
Pontormo non abbiamo nessun documento personale,
ma l’affresco nella basilica di
San Lorenzo attesta che era
un pittore eterodosso, (e.p.)
LIBRI
Filosofia
Comunitarismo
Il filosofo francese Emmanuel Mounier (1905-1950), una
delle figure più interessanti del pensiero cattolico francese del
secolo XX, è al centro di un volume collettivo curato da Salvatore Vento [Emmanuel Mounier. Attualità
del personalismo comunitario, Reggio Emilia, Diabasis, 2000, pp. 139, £ 20.000) che riporta le risultanze di un convegno sulla
corrente di pensiero legata al suo nome e
aUa rivista Esprit da lui fondata nel 1932.
Contestato dalla sinistra marxista e al tempo stesso dagli ambienti cattolici più conservatori, Mounier cercò di trovare una sintesi tra liberalismo e collettivismo.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 13 maggio, alle ore 23,50 circa, andrà in ónda: «L'utopia dell’amore:
40 anni del Servizio cristiano di Riesi»; «Dietrich Bonhoeffer:
un teologo nella tempesta degli eventi». La replica sarà tra
smessa lunedì 14 maggio alle ore 24 e lunedì 21 alle 9,30 circa.
PROTESTANTESIMO IN TV
Il lavoro ecumenico e l'Europa
DAVIDE ROSSO
Formare l’Europa, ricon
_ ciliare popoli e culture,
porre l’uomo al centro lavorando per 1 suoi diritti e la
sua libertà, prosegue il dialogo fra le confessioni, impegnarsi per la salvaguardia del
creato. Sono alcuni dei temi
toccati dalla Carta ecumeni
Definizioni sorprendenti in un recente Dizionario
Laicità e cristianesimo valdese
MARCO ROSTAN
Davvero la laicità è sconosciuta in Italia, non
solo nella mentalità comune
e in numerosi comportamenti politici, ma, ahimè, anche
nei vocabolari! Dovendo parlare su questo tema, ho consultato il Dizionario della lingua italiana, recentemente
edito dalla Paravia e firmato
dal più illustre linguista, il
prof. Tullio de Mauro, che si
è avvalso di una schiera di
esperti. Quale la mia meraviglia nel trovare, alla voce laicità, queste laconiche affermazioni: «L’essere laico, essere ispirati al laicismo, sinonimo di anticlericalismo e
contrapposto a clericalismo».
Nessun accenno al fatto che
la laicità è un metodo, non
una ideologia, che riguarda le
regole della comune convivenza tra stato e religioni o
culture diverse, che attiene ai
rapporti fra le chiese e lo stato, che è legata alla qualità
della democrazia, ecc.
Vado allora a leggere la voce laicismo e trovo: «Corrente
di pensiero che rivendica
l’autonomia dello stato dall’autorità ecclesiastica sul
piano politico, sociale e culturale. Atteggiamento di chi
intende essere consapevolmente indipendente da scelte aprioristiche e da dogmi
religiosi, etici, ideologici».
Qualcosa di più, ma molto
equivoco: intanto nell’interpretazione comune laicismo
è peggiorativo di laicità, poi
dicendo così si incrementa
l’idea sbagliata che i laici siano contro o critici verso la religione e soprattutto si esclude completamente la posizione protestante e la realtà
di persone che credono in
Dio e cercano di osservare i
suoi comandamenti e al tempo stesso, anzi, proprio per
questo, sono pienamente laici, a volte assai di più di coloro che così si definiscono. Ho
citato altrove [Riforma -Eco
delle valli valdesi n. 16 del 20
aprile, pag. 11) la definizione
di vocazione anch’essa concepita solo da un’ottica religiosa, mentre alla voce valdese si legge che lo è «chi aderisce all’odierna Chiesa valdese, sorta nel 1582 [sic!] a se
guito dell’adesione del valdismo alla Riforma calvinista» e
concludo queste spigolature
con una nota positiva fra tanto grigiore. Visitando a Roma
la bella mostra su Novecento,
arte e storia in Italia, allestita
nelle scuderie del Quirinale e
nei restaurati Mercati Traianei, ho trovato questa felice
didascalia: «L’ebraismo e il
cristianesimo valdese possono vantare una storia di lungo periodo sulla nostra penisola: una storia fatta di ostracismi e persecuzioni da parte
della chiesa dominante...».
Questa del cristianesimo
valdese non l’avevo mai sentita e mi è proprio piaciuta: dovremmo utilizzarla di più e
contrastare così l’idea diffusa
che noi protestanti siamo un
ramo secondario che si è separato dal grande e autentico
tronco cristiano-cattolico. Anche la grande Chiesa cattolica
non è che uno dei tanti rami
cristiani, non più importante
degli altri, checché ne pensi
Ratzinger. La Verità è solo Cristo, le chiese cristiane sono
dei tentativi umani e peccaminosi di tendere verso di lui.
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«L’unità invisibile della chiesa di Gesù Cristo», firmata recentemente a Strasburgo, ai
termine di un’Assemblea ecumenica durata quattro
giorni, dai rappresentanti
delle chiese cattolica, evangeliche e ortodosse.
La trasmissione televisiva
Protestantesimo ha dedicato
all’Assemblea di Strasburgo,
alla fine della quale come
cevamo è avvenuta la «fh'
ma», l’intera puntata andata
in onda domenica 29 aprilo
su Rai2 (in replica lunedì”
maggio alle 9,30 sulla stessa
rete). Quella andata in onda e
un servizio caratterizzato ovviamente dai contenuti della
Carta ma anche dalle voci dei
rappresentati delle diverse
confessioni che esprimono,
espongono, spiegano i lavori
e soprattutto i contenuti dell’Assemblea e della Carta con
un procedere della trasmiS'
sione che alterna parole ®
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^ERPÌ 4 MAGGIO 2001
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Storie di detenzione: la testimonianza particolare di pastore, insegnanti e recluse
Essere donna nella realtà carceraria
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le donne percepiscono la reclusione in modo diverso dagli uomini, temono di più lo scorrere
del tempo, di vedere il loro corpo invecchiare, di avere negata l'esperienza della maternità
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Incontro regolarmente
àoinini e donne detenuti
nel carcere di Opera (Mi).
Ogni storia è un mondo che si
Xude. Un mondo tragico
che coinvolge più soggetti; i
jamlliari, gli operatori sociali . raramente vedo i grandi
ctìninali. Le carceri sono sopràttutto affollate da piccoli
delinquenti, scippatori, spacciatori più 0 meno occasionali con condanne pesantissime
perché per droga, anche per
detenzione di piccole quantità, si può avere una condanna dagl* °tto ai venti anni.
incontro dunque soprattutto piccoli delinquenti con
grandi condanne. Ascolto le
loro storie, raccolgo le richieste pratiche: ciabatte da doccia, pettine, spazzolino, francobolli... una telefonata all’avvocato 0 a un familiare in
un’altra nazione. Spesso riesco a «girare» alle volontarie
queste piccole esigenze per
concefltrarmi meglio sul lavoro pastorale: colloqui, studi
biblici, piccoli culti e riunioni
di preghiera. Nei colloqui
provo a suscitare le domande
sul senso della vita. La rivisitazione della storia del detenuto non è mai banale.
All’inizio i colloqui sono
Msati dall’esigenza della persona di farsi accettare. Mentono quasi tutti nell’elaborare la loro storia. Non tutti si
dichiarano innocenti, ma anche tra coloro che si riconoscono colpevoli, la narrazione iniziale è apologetica. Come se la persona avesse paura che, nel mettersi a nudo,
potesse essere giudicata indegna e allontanata. La prima necessità è proprio quella
di fere sentire l’altro accolto,
sospendendo il giudizio morale. È una strategia pastorale
che permette di superare
(pesta narrazione «mitica».
Ognuno vive il carcere con
ma più 0 meno buona capacità di adattarvisi. Ci sono
però delle varianti oggettive:
essere, ad esempio straniero.
La difficoltà di capire la lingua, la distanza culturale, la
joiitananza dalla famiglia, la
precarietà economica accrescono il disagio. Se poi sei anche donna, le difficoltà divengo macigni. Infatti l’esperienza della detenzione fem"rinile ha un suo specifico.
La sezione femminile di
Opera ha al momento 55 ospiti. Le ragazze, sotto molti
^petti, hanno la vita meno
riura: sono in celle singole, la
struttura sembra più accoglierite. Non hanno però la
possibilità di frequentare le
scuole superiori, come gli uomni nella palazzina a fianco.
Stagione ufficiale è che sotto troppo poche e le classi
"riate sono impensabili. A loto Vengono vietati tutta una
s^ne di lavori, come ad esemPio il giardinaggio o la pittuta. Questo non per motivi
^^isti, mi viene spiegato da
^.assistente sociale, ma per
^oni di sicurezza. Di fatto
all’interno del carcere la
®sctiminazione sessuale si
stabilisce in tutta la sua forAnche quei privilegi come
.Jtolla singola, nascondono
^disparità. Le differenze di
Mere si confondono con le
“t^riminazioni.
Le donne stesse percepito veclusione come una
j ^“Izione diversa da quella
cse^ yornini. Hanno per
^ tnpio più paura di invec.ove, di diventare brutte. Se
poi la
di diventare brutte. Se
jQ menopausa coincide
Pau ^ detenzione, questa
ura del tempo che passa
Unnf fobia. Nei pochi
di segregazione, sotto
questo aspetto si consuma
una vera tragedia per alcune.
La possibilità di un figiio futuro è per sempre negata. Punite con la detenzione ma
anche con la sterilizzazione.
È così che si sentono alcune
donne di mezza età, anche se
gli anni di condanna sono relativamente pochi.
La maternità richiederebbe
una riflessione specifica per
le detenute. Le donne che
hanno figli fuori dalla struttura sperimentano questa
realtà con molta più intensità
e angoscia degli uomini. Vivono laceranti sensi di colpa
per non essere con i loro figli.
Si sentono cattive madri e
reagiscono in modi diversi:
tra euforia e depressione,
provano a convivere con il
senso di inadeguatezza e di
bassa autostima. Quando
ascolto Silvia, sono spesso
colpita dalla superficialità
con cui parla delle sue bambine. Hanno ormai tredici e
undici anni, eppure lei mi
mostra di continuo quelle foto di un compleanno di sei
anni prima. Il tempo non è
passato. Loro sono ancora le
sue scimmiette. Delle figlie
non ba notizie recenti, ma
non fa nulla per averle. Le
sue bambine sono state immortalate in quell’istantanea,
le altre due ragazzine sono
un’altra cosa.
Irene è stata condannata a
sette anni. È madre di un figlio di quattro. Il bambino è
attualmente con una famiglia
affidataria. Lo vede raramente. Irene è depressa. Sente di
avere perso suo figlio. Una
volta fuori difficilmente le
verrà restituito il bambino.
Non si sente poi in grado di
competere con i genitori «perfetti» che adesso si curano di
lui. Sa delle difficoltà a trovare
un lavoro e sa anche delle
conseguenze affettive di anni
di lontananza da suo figlio.
La storia di Anna è ancora
più tragica. È stata trasferita
da un’altra casa di reclusione. Lì è vissuta con sua figlia
per tre anni. Poi la bambina è
stata affidata alla nonna e lei
si è tagliata le vene con una
stilografica. Ha ancora spaventose cicatrici ai polsi. Vede la piccola regolarmente. Il
tentato suicidio però ha com
promesso tutti i percorsi attenuanti: la possibile semilibertà, l’articolo 21 per lavorare all’esterno. Anna è depressa. Durante i colloqui piange.
Si colpevolizza per non essere riuscita a trattenere sua figlia con sé. In carcere non riceve le cure necessarie.
Oltre al tema della fertilità
e della maternità c’è uno
specifico che non so bene
come catalogare. Non sono
ancora in grado di capire
quanto sia legato a questa
mia particolare esperienza o
quanto il carcere faccia emergere un lato «deviante»
delle relazioni tra donne.
Parlo dell’invidia. So bene
che questo non è solo un
problema femminile. Sembra però che gli uomini più
delle donne siano abituati in
carcere ad esprimersi con categorie di solidarietà mentre
è più difficile trovare vere
amiche dentro. Le donne sono spesso in competizione
tra di loro, tendono a parlare
male delle compagne. Qualche volta io stessa ho problemi, se chiamo una ragazza e
ne trascuro un’altra.
A colloquio con Fausta Minale, insegnante
Creare spazi per le relazioni umane
ANNAMAFFEI
Fausta Minale svolge un
ruolo di raccordo fra la
scuola di appartenenza, la
«Media statale Diano» di Pozzuoli e il locale carcere femminile dove insegna da sei
anni. Le abbiamo chiesto di
parlarci della sua esperienza.
«A Pozzuoli ci sono dalle
120 alle 160 detenute. Siamo 5
insegnanti, tutte donne, e su
tutto c’è una grande dialettica. Per le detenute la scuola è
una presenza importante anche per l’attività collaterale, il
laboratorio di teatro. Questo è
stato possibile perché Giorgia
Palombi, regista e attrice, si
rese disponibile quattro anni
fa ad un lavoro volontario in
carcere. All’inizio tutto era basato sulla nostra inventiva e
spirito di iniziativa, come
quando andavamo al mercatino dell’usato per scegliere i
costumi, poi l’attività è cresciuta col tempo e sono anche
venute le collaborazioni istituzionali».
-A Pozzuoli si sta avviando
il progetto delle «aree di affettività». Di che cosa si tratta?
«È la creazione di zone,
all’interno del carcere, arredate e organizzate come un
ambiente casalingo in cui le
donne possano incontrare
persone care facendo, per un
periodo di tempo, una vita
più possibile normale. Per le
detenute sarà una situazione
di maggiore libertà».
- Come si può parlare di libertà all’interno di un carcere?
«La prigionia del carcere
spesso non è la prima prigionia. Molte donne non erano
libere già prima di entrare in
carcere. La vera libertà è sentirsi libere di esercitare il controllo sulle proprie scelte, sui
propri desideri, è averne conoscenza. La libertà di spazio
e di tempo è solo un aspetto».
- Questo esperimento riguarderà in primo luogo i
compagni delle detenute?
«Quasi tutte le donne che
arrivano al carcere di Pozzuoli hanno rapporti conflittuali
con gli uomini. Ci sono donne stuprate, abbandonate da
piccole, conviventi di uomini
violenti, abbandonate con figli piccoli. Donne con figure
maschili importanti di padri.
compagni, figli, che determinano la loro permanenza in
situazioni criminali. Molte di
loro sono rotelle di ingranaggi, non leve. E allora nelle zone di affettività potranno scegliere di far venire magari i figli e non i mariti».
- Chi verrà selezionato?
«Verranno scelte quelle che
hanno un comportamento
penitenziario buono, le quali
spesso sono le persone più
solidamente criminali. Persone di grossa tempra che in altri ambienti, magari, sarebbero state persone totalmente affidabili ma che hanno assunto un codice compietamente altro».
- Si può fare qualcosa per
cambiare questo codice?
«Non mollo, però si può far
loro riflettere sul tempo: per
loro fondamentale è il tempo
che passano con i loro figli.
Se riescono a riconoscere il
loro desiderio di stare insieme a loro in più occasioni, allora le questioni di denaro diventano secondarie. Se a una
spacciatrice media che guadagna 400 milioni l’anno parlate di un lavoro onesto per
un milione e due al mese, si
mette a ridere, ma se le spiegate che con un lavoro onesto può rimanere di più con il
figlio vedendolo crescere, allora può capire che l’unico
vero valore che ha, se delinque, lo perde. Ma dentro di
sé deve riconoscere questo
valore. Se Invece accanto a
lei, quando esce, ha un intero
contesto che dice: non ti
preoccupare, tanto non ti
succede niente, pensa a quello che hai: hai orecchini, hai
scarpe, hai abiti firmati...».
- Insomma il possesso è un
valore dominante?
«È la società, siamo noi,
che diamo questi messaggi».
- Un discorso etico dunque
non passa?
«Quello che è bene o male
per noi non lo è per loro. La
cosa che si può fare è andare
là con una grande neutralità
di giudizio».
- Molte sono recidive?
«Quasi tutte sono recidive.
Questo perché quando escono ritrovano gli stessi meccanismi e gli stessi agenti sociali di prima».
- Ci vorrebbe un supporto
esterno all’uscita dal carcere...
«Ci vorrebbe un consenso
sociale alla rieducazione che
invece non c’è. Perché il carcere deve rimanere invisibile.
La gente che ci abita vicino
non sa neanche dov’è e non
vuole saperlo. La detenzione
è l’alieno, è il deviante. Il loro
rientrare in carcere insomma
dipende da un contesto sociale che anche noi contribuiamo a creare».
- Come è vissuto il rapporto
con Dio?
«C’è una presenza multiconfessionale, particolarmente fra le straniere. Alcune
di loro chiedono la Bibbia e
la leggono, tutte portano una
croce di legno. Nonostante
questo io penso che la detenzione non riesca a suscitare
in loro un ripensamento vero. Sono persone molto ferite
e non parlano con nessuno
della loro vita interiore. Alcune volontarie cercano di guadagnare la loro fiducia offrendo degli oggetti, promettendo dei benefici. Ma questo non è un atteggiamento
buono perché le conferma
nella loro abitudine alla compravendita».
- Avete creato occasioni di
riflessione su questo?
«Tre anni fa abbiamo messo in scena con le detenute il
Jesus Christ Superstar per un
teatro di Napoli. Quella è stata l’occasione per riflettere
sulla figura di Giuda, di Pilato, sul potere sacerdotale, sulla differenza fra poteri palesi
e poteri occulti. Del laboratorio teatrale la cosa importante è l’itinerario che conduce
fino allo spettacolo».
Una testimonianza sofferta
Il rischio maggiore è di
perdere la propria dignità
«Non è indolore ripensare
al carcere dove ho trascorso
dieci anni della mia vita. Certo, se non fossi rimasta lì forse non avrei mai smesso di
farmi del male. Facevo uso di
stupefacenti e lì dentro ho
dato un taglio netto, e sono
riuscita a uscirne. Può sembrare paradossale: in quel
luogo sono riuscita almeno a
“liberarmi” di un problema.
Il carcere, però, rimane il luogo dove regna la negatività.
Non c’è nulla da recuperare,
tutto ti viene tolto. In particolare la dignità viene annullata a livello più profondo.
Ciò che più mi faceva soffrire
era la mancanza di spazio.
Sono capitata in una stanzetta con dieci donne, ognuna con una propria cultura,
proprie esigenze, dove è difficile fare qualsiasi cosa, anche
dormire. Spazi limitati dove
le relazioni tra Iq persone, le
cui vite sono già incrinate,
spezzate, sono rese ancora
più difficili. A volte litigavamo
per nulla. Sì, perché in carcere si litiga solo per sciocchezze, non certo per cose serie.
Se facilmente si litiga, non altrettanto facilmente si riallacciano le relazioni, perché è
troppo faticoso, richiede un
dispendio di energie che si
preferisce conservare per poter sopravvivere.
Per due anni ho avuto il
privilegio, se così si può dire,
di stare in una cella singola.
Volevo stare da sola per
guardarmi dentro; dopo tanti
anni di vita incosciente, dovevo parlare un po’ con me.
E in questo continuo dialogo
interiore ho ritrovato la persona che avevo perso, ho ritrovato quanto avevo perso
di me. Un cammino difficile
in un luogo che ti priva di
ogni cosa. Prima di tutto degli affetti. La mancanza di affetto condiziona tutte le giornate: è per questo che la
giornata è noiosa, non hai
modo di dare un bacio a tuo
figlio, di sentire la voce di
una persona amica con cui
parlare. La mattina ti svegli e
non aspetti altro che venga la
sera per andare a dormire,
per risvegliarti il giorno dopo, se Dio ti dà ancora di vivere. 11 tempo è interminabile, vissuto nell’attesa snervante di ricevere una lettera,
di avere un colloquio.
Tante volte ho pensato di
non riuscire ad avere la forza,
il coraggio, il tempo per recuperare. E un pensiero che ancora oggi sto elaborando, ho
ancora bisogno di capirmi.
Ma nonostante le incognite
rimangano so che ora, con la
libertà, un cammino di ricerca è più possibile. In quei
momenti il pensiero di Dio
mi ha sempre accompagnata,
un pensiero d’amore, dolce
verso di lui. Non ho trovato
mai giusto rivolgermi a lui solo quando ero in difficoltà.
Oggi mi trovo a parlare meno
con Dio, la sera concludevo le
mie giornate con una preghiera, ora invece mentre
prego vengo distratta da altri
pensieri, e allora mi fermo.
Non so perché... forse perché
sono ancora in ricerca, ho ancora alcuni vuoti da riempire.
in questo cammino ho anche scoperto il valore dell’amicizia. Prima non ne capivo il senso. Sapevo che
l’amicizia è una ricchezza,
solo che non avevo mai trovato dei veri amici. Oggi delle
amicizie nella mia vita ci sono. Ognuno di noi ha bisogno delle relazioni umane
per confrontarsi, perché capirsi è difficile e il confronto
con gli altri aiuta questa
comprensione. Quando penso al mio presente non lo vedo disgiunto dal passato e dal
futuro. Sento che devo viverlo con più coscienza. Spero
di trovarmi in un futuro in
cui possa dire che quello che
, ho vissuto mi è servito, mi ha
accompagnato».
(Patrizia)
La preghiera di una detenuta
Se non ci fossi tu. Signore, la società ci lascierebbe morire
senza chiederci mai neppure chi siamo.
Le nostre voci hanno chiamato più volte per trovare qualcuno che, udendo, ci aiutasse a capire, a ritrovare la strada
da noi smarrita. Non ci sei rimasto che tu. Figlio di Dio. Facci dunque il dono di un po’ di comprensione.
O Dio, accendi nel tuo infinito cielo un’altra cometa, magari piccola ma che essa ci indichi la via del cammino per
giungere a te.
Fa che non ci ignorino, siamo fatti anche noi a tua immagine e somiglianza, e non abbiamo volti da belva.
Tu che sei veramente potente, suggerisci a chi crede di esserlo, il perdono. Se Caino si fosse pentito. Tu l’avresti accolto! L’uomo non perdona mai nulla, ci rinchiude qui dentro e ci lascia soli, voltandoci le spalle.
Se guardasse indietro, vedrebbe forse un volto e una sbarra incrociata che assomiglia ad una croce.
Fa’ che si volti l’uomo, fa’ che veda la croce.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 4
maggio
Continua il nostro dibattito sulla situazione politica italiana e le prossime elezioni
Manca un vero confronto sui progetti
La nostra vera sconfitta non è nella vittoria dell'uno o dell'altro schieramento, ma nella
mancanza di consapevolezza politica dei cittadini, causata da slogan e luoghi comuni
DANIEL NOFFKE
Accolgo con piacere
l’invito di Paolo Naso e
della redazione a scrivere, come lettore di Riforma, alcune
righe di carattere politico in
vista delle elezioni del 13
maggio. Riforma, come giornale evangelico, è a mio avviso il luogo adatto a contenere
un onesto scambio di vedute
politiche, non solo perché essere cristiani nel mondo è
necessariamente impegno
nella società (prendiamo, ad
esempio, Bonhoeffer), ma anche perché un giornale cristiano non può non cogliere
l’urgenza di un dibattito
aperto e liberale, sullo scenario di una politica italiana
che si sta arenando su diatribe infeconde e culturalmente
ridicole (vedi il proliferare del
Libro nero del comunismo
negli stand del Polo).
L’atmosfera di marketing
del voto che si respira, sempre più pesante in questi
giorni, colpisce, infatti, soprattutto per la mancanza assoluta di un confronto fra
idee e programmi e, sia da
destra che da sinistra, si bada
più a denigrare l’avversario
che a chiarire la propria posizione. Dal punto di vista dei
propagandisti la cosa è quasi
ovvia: in una costellazione di
tante idee, è più facile trovare
consensi nell’avversione a
una tesi che nel suo appoggio. Proprio per questo, allora, è pesante in Italia la totale
incapacità della stampa di
assumere un ruolo scientificamente informativo: capace
di guidare i cittadini alla
comprensione critica delle
posizioni, piuttosto che fomentare la confusione e la faziosità delle posizioni.
È chiaro che la nostra vera
sconfitta non è nella vittoria
delPuno o dell’altro schieramento, ma nella mancanza
di consapevolezza politica
dei cittadini chiamati alle urne e nella diffusione di luoghi
comuni che impediscono
una seria controversia politica: l’unico vero rischio istituzionale risiede nella mancanza di cultura e di capacità critica da parte dei cittadini. E la
soluzione a questo problema,
mi spiace, non è votare Rutelli o chicchessia: è impegno
diretto a prendere posizioni
controcorrente e impopolari.
Pur condividendo alcune
delle tesi che Paolo Naso esponeva nel suo articolo, ne
critico comunque l’impostazione e lo invito perciò a continuare questo impegno politico, aU’intemo del giornale di
tutti gli evangelici, nella consapevolezza che la migliore
arma contro ogni deriva autoritaria (a destra o a sinistra) risiede nella fiammella di spirito critico che deve essere alimentata in ogni persona. Forse, liberatici degli orpelli che
ci fermano sulla superficie dei
problemi, nell’analisi e nella
ricerca, operata senza comode pigrizie, troveremo quelle
destre e quelle sinistre moderne (?) di cui l’autore sente
la mancanza.
Critico invece la tesi sostenuta dall’on. Passone nel corso di una sua lezione a Pinerolo, secondo la quale ormai
non esisterebbero più diverse
culture politiche come nell’immediato dopoguerra (liberali, comunisti e cattolici),
bensì una maggiore o minore
attenzione ai problemi sociali. L’evoluzione della destra
italiana degli ultimi anni ne è
secondo me una dimostrazione lampante.
Eppure pochi hanno colto
l’importanza deU’allontanamento dei Radicali da Berlu
sconi, prima delle ultime amministrative, e questo perché
siamo abituati a valutare l’importanza dei partiti e dei movimenti sul numero dei voti
piuttosto che sul peso culturale. Il fenomeno è invece stato molto importante perché
derivato dalla presenza di due
ideologie differenti all’interno
del movimento che oscilla fra
Polo delle libertà e «polo dei
valori»: da una parte una destra liberista e libertaria (che
legava Berlusconi a Palmella e
a buona parte della Confindustria) e dall’altra una destra
che valorizza il ruolo dello
.stato come organo di controllo politico e sociale, difensore
attivo dei valori della borghesia medio alta (che lega Berlusconi a Fini e alla curia nostalgica del Concordato). Ber
lusconi, con la sua abilità a
mantenere un equilibrio fra
queste due anime profondamente diverse, è pertanto in
piena dignità per essere il leader del Polo, malgrado le difficoltà istituzionali che nascono dai conflitti di interessi che
devono essere discusse in sede istituzionale e non politica.
L’impressione dell’on. Passone si può diffondere solo
grazie al proliferare della superficialità e del qualunquismo; per fare un esempio potrebbe sembrare che un’altra
differenza di sfumature fra
destra e sinistra sia l’attenzione alla pubblica sicurezza: la
destra potrebbe sembrare più
attenta al problema, a prima
superficialissima vista; la sinistra invece, innamorata dei
poveri, tenderebbe a perdo
nare più facilmente i peccati
di albanesi, marocchini ecc...
per non parlare delle tesi oltranziste che vorrebbero vederci una rilevate collusione.
La differenza fra le posizioni
è, al contrario, profondamente culturale: si tratta di affrontare la domanda, che imporrebbe scelte di campo per cui
nessuno si pone: il diffondersi
della piccola delinquenza
(sempre che il fenomeno sussista, ma nessun giornale ha
mai saputo in questi anni fornire dei dati oggettivi sul fenomeno) è da affrontare attraverso la mano di uno stato organizzato in modo contenitivo
o piuttosto è da ripensare la
distribuzione delle ricchezze,
sia su scala nazionale che su
scala mondiale? Ma anche
nella prima ipotesi lo stato deve contenere con le armi (polizia, esercito sulle frontiere)
oppure con una politica sociale di attenzione ai fenomeni?
Storicamente il problema di
pubblica sicurezza, nato attorno agli Armi 70-80 con la diffusione della tossicodipendenza da eroina, è stato affrontato con più efficacia dai
consultori e dalle cooperative
0 dalla polizia e dalle prigioni?
Queste sono domande politiche, che dovrebbero nascere in una campagna elettorale, ma sono troppo impegnative, e la gente non ha voglia
di perdere tempo a pensare...
è meglio dire: «Città più sicure per tutti», e così sia!
Come cristiani dobbiamo avere un impegno politico preciso
In politica dalla parte dei «senza voce»
ROSSANA DI PASSA
Dalla lettura degli interventi apparsi su Riforma
ho ricavato l’impressione che
il dibattito su «fede e politica» cbe ha appassionato i
gruppi Fgei negli Anni 70 non
ha lasciato tracce nelle nostre
chiese. In verità da allora se
n’è parlato ben poco, perciò
l’iniziativa del nostro settimanale mi è sembrata subito
molto positiva. Oggi, se non
vogliamo «gettare Dio nel ripostiglio delle religioni», come dice Martin Buber, non
possiamo non porci il problema della relazione che c’è tra
il messaggio, che come chiese predichiamo, e la vita delle
donne e degli uomini nostri
contemporanei.
Il pastore Fulvio Ferrario,
nel numero del 20 aprile di
Riforma asserisce, se ho ben
capito, che la chiesa non deve occuparsi di politica, e a
sostegno di questa tesi porta
due esempi. 11 primo esempio è la risposta del teologo
Karl Barth alla domanda di
alcuni membri della Chiesa
evangelica tedesca che si
chiedevano se non bisognasse schierare la chiesa dalla
parte della democrazia di
fronte al delirio nazista. 11
teologo rispondeva che egli
continuava a fare teologia e
solo teologia come se nulla
fosse accaduto. Con tutto il rispetto per Karl Barth, questa
scelta mi sembra molto grave,
non solo per il fatto in sé ma
anche per gli effetti negativi
che deve aver prodotto sulla
teologia. Georges Casalis, di
altro avviso, nel suo libro Le
idee giuste non cadono dal
cielo afferma cbe bisogna leggere l’Evangelo a partire da
una pratica concreta di lotta
in solidarietà con gli oppressi,
se non lo si vuole travisare.
11 secondo esempio è Gesù
stesso che, secondo il pastore
Ferrario, parla poco di politi
ca. A tale proposito vorrei far
rilevare che «la politica come
la intendiamo noi è un prodotto dell’età moderna, quindi non si può leggere il Nuovo Testamento come se i diciannove secoli che ci separano da lui non fossero esistiti» (F. Giampiccoli in Chiesa e
tabù politico, Claudiana). Aggiungerei che all’epoca di Gesù in Palestina non vigeva un
governo democratico; il potere politico e religioso era nelle mani dei capi religiosi e
con loro, inevitabilmente,
Gesù si è andato a scontrare, nella sua opera di difesa e
di aiuto alle donne e agli uomini emarginati. Gesù si è
schierato eccome! E questo
l’ha pagato con la vita. Gesù
non si è limitato a predicare,
ha agito: ha guarito, ha sfamato, ha consolato e ha invitato i suoi discepoli a fare altrettanto.
Oggi abbiamo un sistema
democratico in cui chi governa determina in gran parte la
qualità della vita di chi è governato. Può migliorare il
«welfare» o può abbatterlo,
può interessarsi della salute
delle persone o preoccuparsi
solo del profitto di alcuni,
può cercare di salvaguardare
il creato con un’adeguata politica ambientalista o distruggerlo per il dio mercato. E noi
credenti che facciamo? Non
ci esprimiamo neanche? Facciamo decidere ad altri quale
sarà il nostro futuro? Per come la vedo io dovremmo
esprimere le nostre scelte in
occasione delle elezioni e
scendere in campo in prima
persona.
Infine (non me ne voglia il
fratello Ferrario, lo cito solo
come espressione di una corrente di pensiero all’interno
delle nostre chiese evangeliche che, tra l’altro penso sia
maggioritaria), vorrei sapere
cosa significa la frase «Il servizio politico del quale la chiesa
è debitrice anche oggi di
fronte al “nuovo che avanza”
resta quello di sempre, additare la croce sulla quale è appeso l’unto del Signore. Additare quella croce, come se
nulla fosse accaduto». Mi
chiedo: tradotto in un linguaggio laico, contestualizzato, in lingua corrente, fuori
dall’astrattezza religiosa, che
cosa significa? Nella concretezza, la chiesa come dovrebbe attuare questo suo impegno politico sui generis che si
riassumerebbe nell’indicare
la croce? E poi, da dove gliela
indichiamo questa croce alla
gente del nostro tempo? Dalle
nostre chiese, tutti raccolti
nei nostri culti più o meno
solenni? Dalle nostre comode
case? Dove stiamo noi credenti? Vicino a loro, condividendo con loro i problemi
della disoccupazione, della
sottoccupazione, della malattia senza assistenza, dell’immigrazione? Spesso proclamiamo a parole la grandezza
del Signore della vita, che
combatte e sconfigge la morte e assistiamo passivi alla
operosità della morte che
miete sempre più vittime.
A questo punto interviene
sempre qualcuno «con 1 piedi
per terra», la persona matura
che ti fa notare l’impraticabilità del discorsi che vai facendo. A costui dico che si può.
Possiamo occuparci dei minimi della terra in tanti modi,
insieme a quelli che già lo
fanno. Se non li conosciamo
è perché siamo occupati a fare altro e siamo altrove. Fare
questo significa fare politica,
farla insieme alle organizzazioni e ai partiti che sono
schierati dalla parte dei «senza voce» e lavorano per loro.
Sono pochi, piccoli come noi
e male attrezzati. Questo è un
motivo in più per lavorare
con loro, destinare eilla politica un po’ del nostro tempo e
del nostro denaro.
cristiani, la politica e la società
La religione non riguarda
solo l'intimità personale
GIOVANNI SARUBBI
La tentazione oggi dominante fra coloro che si definiscono uomini religiosi, è
quella del disimpegno totale
rispetto alla politica e alle
questioni sociali in generale.
C’è un modo di vivere la religiosità, qualsiasi religione si
pratichi, come un fatto intimo, personale, di ricerca della propria pace interiore.
Questa ricerca di pace interiore finisce per essere l’altra
faccia della medaglia dell’
edonismo più sfrenato oggi
imperante, perché la pace,
anche quella interiore, non
può esistere senza giustizia e
quando la propria mancanza
di impegno o il diàinteresse
per la realtà circostante finisce per favorire l’insorgere
delle ingiustizie più plateali,
quale quelle che si prospettano in caso di vittoria della
«Casa delle libertà», allora
nessuno può sentirsi soddisfatto del proprio agire che
non può che qualificarsi come egoismo.
C’è poi l’altra tentazione,
quella praticata dalla chiesa
di Roma, quella cioè di presentarsi alle forze politiche
come ima sorta di nuova corporazione sociale (alla stessa
stregua di un sindacato di
categoria o della Confindustria) per rivendicare l’approvazione di leggi o di interventi amministrativi favorevoli alle proprie associazioni
economiche. Così organizzazioni economiche che dovrebbero essere espressione
di proprie idee religiose, legittime quanto si vuole ma sicuramente di parte, finiscono
per essere imposte a tutta la
società, anche a chi la pensa
diversamente. Ecco allora
che con la vittoria della «Casa
delle libertà», verrebbe a essere minato anche il principio della «laicità dello stato»
rispetto alle religioni, con la
chiesa di Roma che ritorna
a essere considerata come
«chiesa di stato», cosa questa
che trova il dissenso di tantissimi cattolici o delle loro
comunità di base.
Ma forse il problema più
importante per gli evangelici
è quello sollevato dal prof.
Spini nell’intervento sintetizzato sul numero 14 di
Riforma ed è il rapporto de
gli evangelici con la ricchez,
za. C’è chi, anche in ambiti
evangelico, ritiene che la rie.
chezza non debba essere dj
monizzata. Si cita anche
rimmancabUe versetto bibii
venero!
u
Quali
la,
m
co, in questo caso si fa tifj.
rimento all’episodio di Lue,
19 della cena di Gesù in cj,
sa di Zaccheo. C’è chi ritiem
in sostanza, e non so dite
quanto questo sia diffnsj
che essere contro quelle che
vengono definite le «cose
mondane», non solo non abbia nulla di evangelico ma
sia stato addirittura causa di
«infiniti errori e sofferenze»,
In sostanza, secondo questa
corrente di «evangelici,l’abolizione dell’economia
non porterebbe «il Regno,
ma solo orrende dittature in
cui tutti sono eguali perché
tutti sono mendicanti di
fronte al potere».
La ricchezza, dunque, come
riscatto rispetto al potete;
l’economia, anche per molti
evangelici, è dunque solo
quella che oggi noi tutti viviamo nel mondo occidentale,
fatta di sfruttamento selvaggio dei bambini del'Terzo
Mondo, di rapine delle risorse
di tali paesi e via dicendo, con
il sogno dell’arricchimento fecile servito a tutte le ore del
giorno da mezzi di comunicazione di massa, quali la tv e la
radio, particolarmente pericolosi per la capacità di coartare la volontà di milioni di
persone, soprattutto giovani.
Lo scontro non è dunque
sul voto a questo o quel partito, tutti democratici e tutti
interessati, da diversi punti di
vista, al «bene comune». Il bivio di fronte a cui si trovano
gli evangelici e tutti gli altri
gruppi religiosi, è quello 6|
la democrazia e la dittatura e
credo che questa non sia uiu
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nascondo gli errori politici
commessi dai partiti cheta
questi cinque anni hanno governato il paese. L’opposizione alla «Casa delle libertà»,
nasce anzi proprio dalla consapevolezza di tali erroric
dalla necessità, per tutti i cittadini, di difendere la democrazia che è un bene prezioso
che appartiene a tutti e di cui
gli evemgelici e tutte le mino‘
ranze religiose, non possono
fare a meno.
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» Rispettate le regole (democratiche
La destra è stata invitata
Desidererei rispondere brevemente alle osservazioni di
Alberto Roccheggiani (n. 16 di
Riforma). L’assenza di rappresentanti della destra ai dibattiti svoltisi a Roma (chiesa
metodista di via Firenze, ma
anche Centro evangelico dì
cultura) non è dipeso da scarsa sensibilità democratica degli organizzatori ma dal rifiuto a partecipare di chi era stato invitato. Anzi, se vogliamo,
gli interpellati si sono comportati peggio che se avessero
semplicemente rifiutato perché tanto il presidente della
Provincia di Roma, Moffa
(An), quanto Fon. Martino
(Fi) hanno accettato, salvo dichiararsi indisponibili a ridosso della data prefissata,
quando gli inviti erano stati
stampati e spediti ed era impossibile trovare una sostituzione adeguata.
Il sig. Roccheggiani si augura poi di leggere su Riforma
anche un articolo di sostegno
alla destra; sono sicura che se
al giornale arrivasse un intervento in tal senso, civile e intellettualmente onesto, il
giornale lo pubblicherebbe.
Con adeguato dibattito, pen
so, perché questo fa parte del- to,
le regole che garantiscono “
società democratiche qm
l’Italia è e speriamo resti
che dopo il 13 maggio. Certi
questo è «far politica»; ma Wi
politica ci riguarda tutti in®'
stintamente, fa parte
stra vita di tutti i giorni, tota®
sulla vita della società tote®
Come potrebbe un protesta»
te disinteressarsene? Grai»
dell'attenzione.
Laura Ronchi De Mu
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Il nostro diba0
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sulle elezioni politiche
concluderà la pross^
settimana con gli
interventi.
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quello di convince^
votare in un modo o
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dei nostri lettori e letr*^
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Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
In agosto si ricorderanno i cinquant'anni del Centro ecumenico di Agape
Una comunità rinnovata dallo Spirito
Quel è oggi l'obiettivo comune del far parte di uno comunità di credenti? Come cambiare
la propria mentalità da egocentrica a solidale? Qual è lo scambio tra generazioni?
SILVIA BOSTACNO
■r A comunità, lo stare in«Jjsieme per un progetto
futuro 0 semplicemente stare
vicini per capirsi meglio e vivete in serenità la propria fede sembrano proposte assurde aU’uomo e alla donna di
È ancora un desiderio la
c^unità?» (B. Peyrot, p. 91).
Così si concludeva il libro II
nome Agape, pubblicato per
festeggiare i 40 anni, parlando
della^ta comunitaria di tanti
e tante che hanno vissuto insieme il progetto di Agape.
Dieci anni dopo la costruzione, invece: «Perché confessare Cristo vuol dire essere
nnati nel Suo Spirito che trasfoima la nostra mentalità da
egocentrica a solidale; stare
'i uni di fronte agli altri in
un rapporto nuovo, non di
dffidenza, ma di fiducia» (N.
Giarapiccoli in Dieci anni di
K, 1961, p. 19). La prima
che colpisce è la forza di
questa affermazione, la capacità di travolgere chiunque, il
desiderio che provoca di appartenere a questo progetto.
Tanta è la sua forza che questo messaggio continua a
parlare anche oggi, anche se
èformulato con parole diverse. Sobriamente oggi diremmo che il gruppo comunitario fornisce un sentimento di
appartenenza dato da un
obiettivo comune. Anche se
Sste riflessioni partono
’analisi particolare del
pppo residente di Agape
credo che questo gruppo co
I Chiesa valdese di Villasecca
Due perdite dolorose
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’ lettò^
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ocai?
munitario possa essere una
lente di ingrandimento per
leggere l’appartenenza a una
qualsiasi comunità locale
delle nostre chiese evangeliche italiane.
Disponibilità
Su quali basi però si crea
un sentimento di appartenenza? Come si cambia la
mentalità da egocentrica a
solidale? Qual è oggi l’obiettivo comune nel far parte
di una comunità? Qual è lo
scambio tra generazioni? Attingo nuovamente da Neri
Giampiccoli che propone la
parola disponibilità per dare
una descrizione concreta della comunità. «Disponibilità
è essenzialmente acquisita consapevolezza, controllata dal confronto con gli altri,
di avere di fronte a sé una
possibilità di essere e di fare.
Disponibilità è dono ricevuto,
non conquista di gente superiore. Non sono io che mi
rendo disponibile per un servizio perché io valgo di più di
un altro, o perché ho più fede, o perché ho più coraggio;
ma è lo Spirito di Cristo che
dona ogni ministero nella
Chiesa che mi rende disponibile, volente o nolente. Il che
significa che la disponibilità è
prima di tutto l’essere responsabili di qualche cosa
che si è ricevuto e che ha i
suoi limiti e le sue ragioni»,
(ivi p. 44). «Infine questa disponibilità porta con sé l’accettazione di un limite posto
alla propria libertà di scelta e
Una sola catecumena ha
iiegrato con la sua confernazione il periodo pasquale:
laiia Rostaing che, pur abia Pomaretto, ha voluto
conservare la sua iscrizione
chiesa di Villasecca. La
ogulamo con il nostro affetoecon il nostro augurio. Un
Slegramento esprimiamo
ache alla famiglia di Danilo
lassel e Maria Grazia Vigliariper la nascita di Stefano
fetro, avvenuta il 25 marzo
torso.
Purtroppo le ultime settiawe hanno segnato anche
«i lutti. Abbiamo salutato
“24 marzo Giuseppe Noac'0, detto Valter, di 67 anni,
tombro della chiesa di Tori5. sepolto agli Olivieri, e At“ “io Gardiol, ex negoziante di
alt festiame, deceduto improv*®®mente a 76 anni, il cui fu“ot^e è stato celebrato il 17
Attilio Gardiol ci lascia
^oli 15 mesi dalla moglie,
eludendo per la vai Germauna pagina di storia.
'*®va d’estate nella casa pa
terna, ai Trossieri, dove rappresentava ancora tutto ciò
che è legato alla sua famiglia,
in particolare a suo padre
«barbo Mille», Emilio Gardiol. La memoria di «barbo
Mille» è stata raccolta da Ugo
Piton nel prezioso volume sui
mestieri della sua gente
[Voucasioun, metìe e professioun de ma geni, Grafica Val
Chisone, 1995) dalla viva voce della figlia Ida. Attilio era
un po’ il simbolo residuo della cura di un’economia basata su un magro allevamento
del bestiame in una stretta
valle di montagna e al tempo
stesso di una straordinaria
ricchezza di rapporti umani,
fraterni a volte, altre volte
concorrenziali, come si vedeva quando si mercanteggiavano i contratti, ma mai tali
da rompere una relazione
umana di grande valore. Alla
figlia, al ft’atello, alla sorella e
ai familiari tutti di Attilio e
Valter l’espressione della nostra simpatia nella comune
speranza cristiana.
La «Casa valdese» per ferie
Rio Marina « Isola d’Elba
^ Casa valdese di Rio Marina sarà lieta di ospitare nei mesi di
Sugne, luglio, settembre e ottobre
evangeliche, gruppi o amici per un piacevole soggiorno in
'*U angolo incatevole dell’Isola d’Elba.
dtà di visite museali a luoghi stotici.
^tsioni nel verde,
i^'vità sportive.
Ho nel comfort elegante della Casa unito a un accoglienza fra®tna,
perìodi indicati, interessanti possibilità di sconti!
^■informazioni rivolgersi alla direzione dalle ore 9,30 alle 12,30 e
usile ore 15,30 alle 19,30. Tel. 0565-962141 - fax 0565-962770.
scriveteci: Casa valdese per ferie - Piazza Mazzini, 14 Rio Marina (LI)
di decisione per quanto concerne il modo con cui il singolo fa fronte alla propria responsabilità comunitaria. [...]
si accetta quindi che vi sia
nell’assemblea della comunità un’autorità capace di indicare al singolo impegni
specifici cui dovrà far fronte
nel cammino della propria
vocazione», (ivi p. 46).
Esodo
Eppure molti e molte, ad
Agape come nelle chiese, si
trovano a vivere un tempo di
Esodo. La rivelazione dei nostri limiti e dei nostri egoismi
ci è davanti agli occhi come
metafora del deserto. Ogni
gruppo comunitario inizia
come se si stesse aprendo di
fronte a sé il Mar Rosso, partenza straordinaria e utopia
viva, ma poi realizza che c’è il
deserto. Vivere il momento
del deserto è però necessario
per realizzare che nessuno di
noi ha la forma della vita comunitaria perfetta e completa. Quanto di questo deserto
è dato da limiti personali e
quanto da condizioni oggettive del momento storico non
so dire. So che è doloroso,
che questo deserto spesso dà
la sensazione di una sconfitta, che molti restano lì come
Mosè e diversamente da lui
non credono più alla terra
promessa. E mi sembra che il
nodo centrale stia proprio
nel rifiuto di riconoscere alla
comunità un’autorità superiore al singolo.
Quale sia la fonte di questa
autorità non è indifferente:
alla generazione di Giampiccoli era chiaro che l’autorità dell’assemblea proveniva
da Dio e a questa tutti e tutte
rispondevano; è venuto poi
un tempo in cui l’accento era
posto maggiormente sul
gruppo comunitario. Oggi
sembra però che non siamo
disposti a lasciare a nessuno
la nostra autonomia, come se
dovessimo difenderci da un
ente esterno a noi. Non abbiamo la sensazione collettiva di essere noi a dare le regole della comunità, di essere
noi quest’autorità comunitaria. In questo modo però
creiamo, o viviamo come se
ci fosse, l’autorità esterna, rifiutando la partecipazione e
creandoci dei Leviti.
Ritorno
Perdono, cadere e risollevarsi, pazienza, fiducia, diritto
di essere se stessi, esercitare i
propri talenti. La parola «ritorno» mi è ispirata dalla relazione del consiglio Egei al XTV
Congresso che parla di ritorno come «andare al luogo da
cui si era partiti, ridiventare,
riacquistare una qualità». Non
credo che l’utopia della comunità non sia più pensabile
oggi, come molti dicono, perché viviamo in un mondo individualistico, non credo neppure che ci sia un tempo passato in cui tutto era migliore,
in cui esisteva la comunità
ideale. Come cinquant’anni
fa, combattiamo anche noi le
fatiche, in bilico tra utopia e
Agape, 1991: si festeggiano i 40 anni del Centro
realtà, tra bisogni e desideri,
tra successi e sconfitte. La
promessa di latte e miele non
è la conquista della serenità.
La vocazione a vivere la comunità non è una strada semplice. Tutte queste cose dobbiamo anche avere il coraggio
di dirle ai giovani delle chiese. Però mostriamo loro la
partecipazione attiva, la mentalità solidale, la responsabilità limitata, la comunità co
me il nostro luogo di calore.
Così si potrebbe realizzare
quel che sperava Neri Giampiccoli: «Un gruppo comunitario, che abbia il senso del
servizio nella chiesa e sia disposto a correre un certo numero di rischi di carattere
pratico, potrebbe essere un
tentativo di restituire al ministero laico una parte del
suo significato e della sua
validità) (ivi p. 38).
La località è stata luogo di provenienza
La testimonianza evangelica
di Galeazzo Caracciolo nel XVI secolo
a Vico del Gargano
SILVANA MASELIA
Questo nuovo anno si è
aperto per noi con una
grande gioia. Il 28 gennaio
scorso, infatti, la chiesa evangelica riformata di Peschici,
chiesa membro dell’Ucebi, ha
inaugurato l’apertura di un
nuovo locale di culto a Vico
del Gargano, divenuto ora
l’unica pubblica testimonianza evangelica del paese. L’inaugurazione è stata presieduta dal pastore Antonio De
Noia con la partecipazione di
tutta la comunità riformata e
dei fratelli e sorelle venuti da
altre comunità evangeliche
della zona, Manfredonia,
Foggia, San Nicandro, Apricena e San Giovanni.
Da tempo nei nostri cuori
maturava il desiderio di aprire un locale evangelico a Vico, riannodando i fili della
storia in un paese in cui da
secoli la parola del Signore è
annunciata. Infatti la storia
racconta che «nel lontano
1500 Colantonio Caracciolo
fu fatto marchese a Vico e godeva di tale prestigio da essere tra i pochi, nel regno di Napoli, a cui era consentito tenere il capo coperto davanti a
Carlo V, come un nobile di
Spagna, ma la sua fortuna si
arrestò di colpo quando suo
figlio Galeazzo Caracciolo,
che aveva iniziato una brillante carriera al servizio di
Carlo V, si convertì al calvini
smo e raggiunse Calvino a Ginevra. Era la rovina di un nobile casato in tempi di lotte di
religioni. Colantonio cercò ripetutamente di ricondurre il
figlio al cattolicesimo, ma invano. Egli morì e la sua famiglia dovette subire le persecuzioni della chiesa in periodo
di Controriforma. Questo fu
l’inizio e il cammino di una
grande verità» (da II Gargano:
storia arte natura. Autori vari,
1988 Ed. Del Golfo).
Finalmente il Signore ha risposto alle nostre preghiere.
Come strumenti nelle sue
mani ci siamo impegnati affinché il seme caduto in questa terra venisse curato e assistito provvedendo anche
all’apertura di questo nuovo
locale di culto. Una nuova
chiesa è nata, e meravigliose
sono le benedizioni che il nostro Signore Gesù Cristo ci sta
donando. Molte famiglie partecipano con interesse e costanza e il cuore di Ivana, una
giovane ragazza, è stato toccato dalla potenza dello Spirito Santo. Il 24 marzo ha confessato con la sua bocca Gesù
Cristo come personale Salvatore e, ubbidendo aUa sua Parola, ha testimoniato della
sua fede con il battesimo. Insieme a Ivana Narducci, a Peschici, sono scesi nelle acque
battesimali anche Francesco
Giordano e Gionatan Masella,
entrambi ventenni. Per quel
giorno non avevamo fatto
molti inviti ma il Signore è
grande, in pochi minuti eravamo più di 100 persone. Insieme abbiamo goduto la comunione fraterna intrattenendoci fino a sera. Ognuno
poi è tornato alla propria dimora portando con sé il ricordo di una piccola ma grande
testimonianza in questo paese. La nostra è una piccola
comunità ma l’evangelizzazione si è allargata e siamo sicuri che il Signore Gesù porterà a compimento anche
l’opera iniziata a Vico come
ha fatto a Peschici, aggiungendo alla sua chiesa nuovi
collaboratori nel suo campo.
I battezzandi a Peschici
Cercasi materiale
fotografico
In occasione del 100° anniversario dell'inaugurazione
del tempio valdese di corso
Principe Oddone, a Torino,
cerchiamo del materiale per
organizzare una mostra fotografica. Rivolgersi alla segreteria della Chiesa valdese di
Torino (011-6692838).
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Telefono e fax 011-6809298
_E.C,C.E.
Th« European Conference
on Chriettan Education
Attraverso gli occhi del bambino:
vivere e imparare insieme nella fade
Santa Severa, 7-13 massio 2001
Il SIE informa sul Convesno della Conferenza
europea sull’educazione cristiana
Tema centrale del convegno sarà il bambino. Si analizzerà il suo ruolo nella famiglia, nella società e nella chiesa attraverso relazioni, discussioni, laboratori e studi biblici; si ricercheranno le linee e le modalità con cui genitori, monitori e catechisti potranno indirizzarsi ai bambini
di oggi per accompagnarli nello studio della Bibbia, coinvolgendoli anche nella vita delle comunità.
Lingua ufficiale del convegno è l’inglese, ma è prevista
una traduzione simultanea in francese e tedesco.
Per informazioni rivolgersi al SIE, tei. 02-69.000.883
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Intervista a Stefano Losio, della redazione italiana che trasmette da Forlì
La Radio awentista mondiale
Oltre alle realtà radiofoniche cattoliche, ci sono anche quelle degli evangelici, come
l'Adventist World Radio. L'impianto di Forlì trasmette in onde corte dal febbraio 1985
ANGELO BRUNERO
IN Italia esistono altre grandi realtà, oltre a quelle cattoliche, nel campo delle stazioni trasmittenti di tipo confessionale: ho pensato quindi
di rendere i lettori partecipi
di una chiacchierata con Stefano Losio di Awr, l’Adventist
World Radio; in italiano il jingle che ascoltiamo in onde
corte ci dice: «Questa è la Radio awentista mondiale».
«Sono ormai sedici anni - dice Losio - che lavoro presso
la sede Awr di Forlì. All’inizio
come tecnico, poi ho trovato
la mia più giusta collocazione
nel reparto programmi. Oggi
coordino,e supervisiono le
trasmissioni verso l’Europa,
l’Africa e parte dell’Asia da
Forlì e dalle altre emittenti da
cui acquistiamo delle ore di
trasmissione».
- Come è nata la redazione
italiana di Awr in onde corte?
«Ricorre quest’anno il trentesimo anniversario. Era il
primo ottobre 1971, quando
dopo varie ricerche è stato siglato un contratto con Radio
Trans Europe del Portogallo,
affittando otto ore di trasmissione la settimana. Principalmente erano programmi rivolti verso l’Europa dell’Est,
ma vista la posizione geografica dell’emittente, utilizzammo anche dei programmi in
lingue del centro Europa. Per
molti anni poi abbiamo continuato ad acquistare spazi di
trasmissione da emittenti
commerciali; a un certo punto abbiamo pensato di costmirci noi stessi una stazione radio e la scelta è caduta
sull’Italia per due motivi essenziali: la sua posizione geografica e l’apertura del governo all’installazione di emittenti private. Le trasmissioni
dell’impianto di Forlì sono
iniziate il 2 febbraio 1985.
Oggi trasmettiamo per otto
ore al giorno, in cinque lingue: arabo, francese, inglese,
tedesco e naturalmente italiano».
- Quali sono i cambiamenti
importanti in questi anni?
«Dopo aver iniziato in Europa, l’espansione della nostra emittente è proseguita
in altri continenti. Nel 1976
abbiamo cominciato a trasmettere dallo Sri Lanka per
l’Asia, nel 1979 dal Guatemala per l’America centrale e
meridionale e nel 1983 dal
Gabon per l’Africa. Un evento che ricordiamo con piacere è l’inaugurazione dell’impianto sull’isola di Guam nel
1987. Un’altra svolta è stata
quando abbiamo iniziato a
utilizzare degli impianti di
Radio Mosca per la ritrasmissione di alcuni nostri
programmi, una cosa inimmaginabile fino a qualche
anno prima».
- Che cosa significa essere
una emittente religiosa?
«A parte una diffidenza,
che potremmo considerare
naturale, non abbiamo avuto sentori di intolleranza; anzi, molti ascoltatori, dopo essersi awicinati alle nostre
trasmissioni, ne sono rimasti
soddisfatti per il valore dei
contenuti. Forse la cosa più
difficile da affrontare è sfatare il luogo comune che una
radio di natura religiosa deb
ba essere noiosa e difficile da
ascoltare per chi non condivide quel particolare credo
religioso. Vorrei invitare i
lettori di Riforma a provare
ad ascoltare alcuni dei nostri
programmi, e sono sicuro
che saranno sorpresi per la
varietà delle tematiche affirontate».
- Che cos’è «Radio voce della speranza»? E che rapporti
ci sono con Awr?
«L’Adventist World Radio è
una struttura voluta dalla
Chiesa cristiana awentista
per portare il messaggio di
amore, di pace e di speranza
in tutto il mondo, mentre a
livello locale opera un’altra
struttura, “Radio voce della
speranza”. I legami sono
molto stretti e di reciproca
collaborazione. Tutti i programmi trasmessi dall’Awr,
tranne qualche eccezione,
sono realizzati nei centri di
produzione della Radio voce
della speranza».
- In che modo viene valutato l'indice di ascolto?
«Aumentare la partecipazione alle nostre iniziative,
diffondere l’apprezzamento
della nostra emittente, continuare a far crescere il numero dei nostri ascoltatori: questi sono i nostri obiettivi. E
posso confermare che i dati
statistici in nostro possesso
sono soddisfacenti. Se utilizziamo il parametro fissato
dalla Bbc che prevede 1.000
ascoltatori per ogni lettera ricevuta, possianìo presumere
che i nostri ascoltatori sono
oltre i dieci milioni».
- Quali nuove idee ci sono
nel cassetto? Ci sono novità
Si è esibita il 10 aprile a Napoli
Banda musicale cristiana
MARIAROSARIA RUSSO
IL suggestivo Golfo di Napoli e stato meta di 37 musicisti della «National Methodist Youth Brass Band», partiti da Stansted (Inghilterra) il
10 aprile per trascorrere una
settimana all’insegna della
musica e della fratellanza cristiana. I componenti di questa simpatica banda musicale
sono stati ospitati dalla «Casa
materna» di Portici. I giovani
musicisti hanno portato magnifici doni per i ragazzi delle
comunità familiari e per gli
alunni della scuola materna e
elementare, ma soprattutto
hanno portato a quanti hanno avuto il privilegio di ascoltarli la gioia di condividere la
fede attraverso la musica.
Il concerto più «vivo» della
banda ha avuto luogo nella
prima mattinata quando,
nell’auditorio della scuola,
quasi 400 tra bambini e genitori sono stati attenti e vivaci
ascoltatori. La loro vibrante
musica e i loro luccicanti strumenti hanno coinvolto i piccoli della scuola materna che
hanno cantato e danzato per
tutta la sala. Daniele, un alunno di 11 anni, si è cimentato
nel ruolo di direttore della
banda e altri ragazzi si sono
improvvisati musicisti dando
fiato ai vari stmmenti.
La banda ha inoltre partecipato a tre diversi culti (il culto
interconfessionale del giovedì
santo presso la chiesa anglicana di Napoli: il culto del sabato di Pasqua nella chiesa
awentista del settimo giorno
di Napoli, e il culto della domenica di Pasqua nella chiesa
luterana di Capri), durante i
quali ha accompagnato l’esecuzione degli inni cristiani.
Nonostante la fatica di queste
giornate, i componenti della
banda hanno svolto quotidianamente momenti di studio
biblico e preghiera.
L’ultimo appuntamento è
stato un concerto che, organizzato in collaborazione con
l’assessorato alla cultura del
Comune di Portici nella piazza principale della città, si è
poi svolto nel salone «Garibaldi» della Casa materna a
causa della pioggia. Presenti
l’assessore alla Cultura, Teresa Gison e la sua collega Silvana Lanza, che hanno consegnato una targa ricordo a
ogni musicista esprimendo
ammirazione e apprezzamento per la banda e in particolare per il suo direttore
Norman Every che nel 1987
ha cominciato a condividere
con altri il suo desiderio di
testimoniare il Vangelo attraverso la musica.
Siamo sicuri che ci saranno
altre occasioni per riascoltarli.
La banda infatti ha espresso la
all'orizzonte per quanto riguarda la programmazione o
il potenziamento degli impianti trasmittenti?
«Abbiamo intenzione di
realizzare un nuovo centro
trasmittente nel Nord Italia,
in provincia di Ferrara: abbiamo dovuto superare un’
infinita serie di verifiche tecniche e ambientali che ormai sono in dirittura d’arrivo, dunque contiamo di iniziare l’installazione in un
prossimo futuro. Nella programmazione, invece, la novità viene dall’uso del satellite per la distribuzione dei
programmi dal Centro di
produzione alla stazione
emittente. Ciò permette di
tagliare i tempi, riducendoli
al minimo indispensabile. A
partire daila fine del mese di
marzo alcuni programmi sono trasmessi in diretta offrendo la possibilità di partecipazione dal vivo da parte
del pubblico. Una novità assoluta per Awr».
- Che cosa può dire in conclusione?
«Invito tutti a continuare la
promozione dell’ascolto perché la radio è una invenzione straordinaria, è un mezzo
di comunicazione potente,
coinvolgente, flessibile ed efficace».
La frequenze di Awr
Awr si ascolta in italiano in
onda corte tutta la settimana
su 7230 kHz (banda dei 41
metri) dalle 11 alle 12; il sabato e la domenica anche su
15195 kHz (banda dei 19 metri). Per informazioni e-mail:
iklqld@qsl.net
« Chiesa battista di Torino Passalacqua
Il senso dell'accoglienza
ELENA RIBET
disponibilità a visitare altre
città e altre chiese in Italia: 1’
Nella comunità battista
di Torino via Passalacqua abbiamo accolto domenica 4 marzo Corinne Kibongui Kanza e Noemi Casanova.
Accogliere le bambine e i
bambini in chiesa significa
non solo prendere atto che la
comunità sta crescendo, ma
soprattutto significa assumersi una responsabilità di
genitori verso i figli e le figlie,
e di chiesa nei confronti dei
genitori e dei figli e figlie. Con
la cerimonia deU’accoglimento si rinnova, nella chiesa, la
consapevolezza di un ruolo
importante. Ci si trova di
fronte a una dichiarazione
d’amore, ci si impegna a svolgere un ruolo di sostegno, di
confidenza e di collaborazione reciproca, soprattutto verso i figli e le figlie, impegnandosi a svolgere un ruolo di
amiche e amici, ruolo che si
esprime nella preghiera, nel
tentativo di offrire un senso
di appartenenza e di accompagnamento, e in tanti contributi diversi per ciascuna
delle nostre personalità.
La chiesa di via Passalacqua è frequentata da molte
famiglie e persone di diversa
provenienza. Credo che sia
un privilegio il fatto che in
questa chiesa si incontrino
culture, potenzialità e sensibilità diverse. Tocchiamo con
mano la coesione di intenti
verso la fede e rintimità con
sorelle e fratelli che parteci
VENERDÌ 4
maggio 20J,
Bisogno di sicurezza
pano alla vita spirituale e
quotidiana, con un sentimento di profonda reciprocità.
Ci siamo commossi per le
parole del pastore, per i canti, per le letture che parlano
di Gesù con i bambini. Più di
tutto mi ha personalmente
commossa il pensiero che la
comunità cresce e che ciascuno e ciascuna di noi può
contribuire in questo senso.
È un compito difficile essere
genitori, così come essere figlie e figli, ed è difficile essere
d’aiuto gli uni agli altri. Infatti è necessario essere disponibiii, bisogna imparare a conoscersi e a volersi bene. Bisogna mettersi in discussione, superare la pigrizia, farsi
avanti con gioia e dedizione.
Sono tutte cose che si possono imparare alla scuola di
Gesù, con un po’ di buona
volontà e nella certezza che
in Cristo siamo sorelle e fratelli. In questa prospettiva
l’arrivo di bambine e bambini è un segno d’amore e
un’occasione per crescere, e
non solo di numero.
avrebbero linciati, ammazzati come bestie.
Tuttaviaa di fronte al bisogno incontrollabile e diffuso
di farsi giustizia da soli non
basta trincerarsi dietro al nostro granitico no alla pena di
morte. Bisogna andare più a
fondo. Lo sappiamo che è
scientificamente dimostrato che la pena di morte non risolve il problema. La dove
c’era ed è stata abolita, la situazione è nettamente migliorata (vedi ad esempio il
Canada) mentre negli Stati
Uniti, dove il boia non è disoccupato, le cose vanno di
male in peggio. Ma, ripeto,
non è solo questo: c’è da fare
e dire molto di più. E per quel
che ci riguarda occorre dare
un contributo fattivo che si
ispiri al ragionamento più
che alle reazioni passionali,
spesso comprensibili ma non
giustificabili sul piano del rispetto dell’umanità.
CRONACHE DELLE CHIE^
cambiato in questi ultimi j,
ni; certo non è tutto rosj
fiori, c’è ancora moltissiJ
da fare, ma là dove si lavo!
per trovare nuovi assetti to'
culture e spinte diversoe
merge una potenzialità prj,
duttiva enorme che non devi
essere inibita dal terrore
dalla psicosi della paura.
Corinne e Noemi in braccio a
un'anziana della chiesa
indirizzo di Norman Every è:
45, Horsham Road, Cranleigh,
Surrey, GU6 8DT, Inghilterra.
Il quartiere San Salvario
di Torino
La responsabilità
personale
Dietro l’invocazione de||(
pena di morte, dietro la pam
del diverso c’è certamenti
l’impressione che in questi
paese la giustizia non fuinio,
ni. Non esiste la certezza de|
pena. «Ammazzano, distrug.
gono - si dice - e pochi and
dopo sono fuori». E chi sono
questi delinquenti? I poveiac.
ci di sempre. Ma al di là dei
luoghi comuni non credo ì
possiamo rinunciare alla pm.
spettiva del carcere come Ino.
go di recupero della personae
non della sua totale segregazione. Una cosa non deve
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culturali
(dretto d
diqualsi
Nel quartiere in cui risiedo
da sei anni a Torino, San Salvario, simbolo di immigrazione selvaggia, prostituzione,
droga ho vissuto direttamente un netto miglioramento.
Ma non perché siano aumentate le forze di polizia piuttosto perché, pur in mezzo a
tante spinte contrapposte, si
è ragionato a lungo. Si sono
fatte decine e decine di assemblee pubbliche anche roventi: le chiese hanno aperto
le loro porte a pubblici dibattiti con iman, rabbini, pastori,
preti. La gente è scesa nelle
strade tutte le sere a controllare il territorio usando il fischietto, e qualche volta anche le mani, contro gli spacciatori. Si sono mosse le istituzioni, pressate dai cittadini,
le scuole in qualche modo
hanno gestito, e non semplicemente subito, il fenomeno.
Ieri da questo quartiere si
fuggiva e si svendevano alloggi a 800.000 lire al metro quadro, oggi non bastano 2 milioni per l’acquisto a metro
quadro. Ma non perché la
presenza dei migranti sia diminuita (anzi, siamo ormai su
una media dei dieci per cento) ma perché attraverso un
processo faticoso e continuo
si sono trovati nuovi equilibri.
Un prete, don Piero Gallo,
che qui ha aperto sul serio le
porte della sua chiesa al problema immigrazione, dice
che dopo tanto parlare e confrontarsi oggi qui si vive decisamente meglio. E aggiunge:
«Non è giusto dire che c’è
l’emergenza criminalità per
prendere più voti, perché le
statistiche dimostrano che la
delinquenza è in calo. Aumenta la paura e diminuiscono i reati, dunque il problema passa su un piano psicologico». San Salvario, quartiere maledetto di Torino, è
Z.1UJL1C. »-»Ila nuu uKVe ^ Ìliatrn ni
escludere l’altra: raggiunge»
LAsto
Lutili
mente li
percorre
la certezza che chi sbagliacifettivamente paghi, ma abbia
anche una possibilità ampiaa
sicura di riscatto sociale,
E qui tutto si riconduce alfe
questione della responsabili
personale. La lezione deOi
Riforma protestante noncih
soltanto insegnato il Berufk
terano, owero il lavorò conii
luogo primario della nosbi
vocazione. Paradossalmenlt
potremmo dire che ilven
tempio è là dove tu lavoii
Perché noi siamo anche quel
lo che facciamo. Ma sopraltutto ci ha insegnato a riflette
re sulle conseguenze delle no
stre azioni, delle nostre paio
le. Per questo è importanten
scoprire oggi una cultura dd
la responsabilità personali
che preluda a un’etica di dia
logo e confronto nella quali
saper dare ma anche ricevete
Saper concedere e saper sai
zionare: riconoscere insot
ma i propri errori e saperli
porre rimedio in modo
nato e convincente.
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colo, ric<
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L’intei
icàintor
tanto ir
pòria, c
Ragionamento
e confronto
Alla strada larga della violenza e dei suoi metodi autoritari preferiamo quella stretta del ragionamento, bd
confronto e della paziento
costruzione, a partire dallo
nostre stesse relazioni
Ilari e sociali, di una societ*
semplicemente umana e so-|
fidale. Del resto è propriaf
questa umanità, e noni*
un’altra ideale e astratta, "
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Dio ha voluto prendere F ' rocchia
sto, per condurla verso qn» | sanaan.
la trasformazione che Cri»
ha inaugurato. Questo rou®
mento avviene, non è uo»
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di noi che ci sentiamo at^ ^ polazio
e, per così dire, sequesti ' ;
dall’umanità di Dio.
Giuseppe
PRAMOLLO — L’assemblea di chiesa che si è tenuta domenica
22 aprile ha eletto deputata al Sinodo la sorella Ivana Costabel (supplente Claudia Traversi e delegate alla Conferenza distrettuale Elvìna Peyronel e Carla Long (supplenti
Romina Long e Rina Ferrerò).
FORMAZIONE DI GIOVANI
PER LA DIACONIA
La Diaconia valdese - Csd seleziona giovani dispo
ad effettuare un percorso di formazione in vista dell
gnazione di incarichi di responsabilità nell'ambito d ,
diaconia italiana e/o europea. ,,j
Saranno considerati titoli preferenziali la laurea o »
ploma universitario, la conoscenza di una o più lirir
straniere, un'esperienza pratica nell'ambito dei terzo
re (volontariato, servizio civile, ecc.). i
La formazione, personalizzata in base alle .ri
lià acquisite e quindi di durata variabile, prevede si^
già acquisite e quinci ai auraru vuhuumc, ^
studio intensivo presso università o altre agenzie forrn
sia il tirocinio in Italia o all'estero. Lo stesso dicasi pet ^
ilU M Mivriv-Miiv/ in iiviiis-i w \,4ii --- , ^
carico che potrà variare per tipologia e per dislocazio
Informazioni e curriculum a:
Commissione sinodale per la diaconia ,
via Angrogna, 18-10066 Torre Pellice (Tori^
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4 MAGGIO 2001
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Il Centro battista di Meana di Susa è stato rinnovato e ora è ben attrezzato
Il Villaggio evangelico Martin Luther King
Situato a 700 metri di altezza nella valle di Susa, in Piemonte, Ideale punto dipartenza
per splendide gite e visite agli interessanti luoghi storici, il Centro è a disposizione di tutti
Al confine con la Francia nell’alto Piemonte si trova la valle
disusa, un fazzoletto di terra in cui scorre la Dora Riparia, una
alle segnata da una ricca storia: vi sarebbero transitati gli eserrfj Annibaie e i romani; vi è transitato Napoleone, vi sono
smte importanti guerre, non solo politiche: vere battaglie tra fanoni religiose hanno bagnato di sangue questi luoghi.
* jYa i diversi comuni che la compongono c’è anche Meana di
<iusa, piccolo centro che si adagia sulle pendici delle Alpi Cozie.
Questo tranquillo borgo è lo spunto per la nostra storia, che per
%uni risulterà sconosciuta, ma che speriamo di grande aiuto
nerchi, in epoca di vacanza, avrà il privilegio di trascorrere un
mrioào di riposo nella quiete dei monti, al Centro alpino di vaosKse «Villaggio evangelico Martin Luther King». Attualmente
attivo e ben attrezzato, punto centrale per fare g^te turistiche e
culturali, il Centro da alcuni anni funziona a pieno ritmo ed è
diretto da Luigina Bolley: accoglie gruppi da tutto il Piemonte,
di qualsiasi estrazione politica e religiosa.
Un gruppo scout della valle di Susa al Centro lUl. L. King
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La storia del centro Martin
Luther King è particolarmente lunga: proviamo a ripercorrere, andando all’indietro nel tempo, la sua origine. Meana si trova a 700 m.
;dLaltitudine ed è composta
da2l frazioiri che si estendono su un territorio che porta
al Colle delle Finestre: è un
paese prevalentemente agri'polo, ricco di boschi, vi si trovano castagneti, pinete e una
ricca vegetazione che ,conWte lunghe passeggiate; ci
si può spingere fino a 1.000
m.;è trovare luoghi incontaimipati, la natura regna soWaiia e l’aria che si respira
•¡donapace e serenità.
L’interessante zona turistica bitomo a Meana offre la
possibilità di visitare altrettanto importanti luoghi di
storia, come la città di Susa
di època romana, Novalesa
i|0n la sua abbazia benedettina, Avigliana con il monumento simbolo del Piemonte, la inillenaria Sacra di San
Michele, e il forte di Exilles,
.^entemente restaurato e riportato al suo splendore. Per
chi ama la montagna non
manca l’occasione per impegnative ascensioni come il
maestoso Rocciamelone con
1 suoi 3.538 m. e altre affascinanti vette. Esistono impianti sciistici a Cesana, Bardonecchia, Sestriere e Monginevro; molti laghi sono meta
di turisti e l’imponente autostrada permette in poche
ore, attraverso il traforo del
Fréjus, di raggiungere importanti città d’Europa.
Ma Meana ha una storia di
grande rilievo religioso per la
presenza della comunità cat
lella*
jdi auto¡llasOEl;
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itolica, con la sua chiesa paru, ’rocchiale, e della chiesa eK rtìi '^“Selica. Alla fine del 1400
t niiitt valdesi trovarono ri
questo villaggio,
ittri nell’alta valle di
^ ama) P®’’ metà abitata da poquestlil P^i^^ione di fede ugonotta
riformata, poi cancellata con
deportazioni e repressioni,
ogni traccia della presenza
protestante in Meana e Mattie si estinse, il flagello della
persecuzione si abbattè su
questi poveri disgraziati, rei
di praticare e credere un’altra
fede. Dopo molti secoli, a
causa di un divertente diverbio fra i parroco e il priore
della festa patronale, tal Pelissero, sulle ceneri forse mai
spe.nte, ecco che si potè di
nuovo parlare di presenza
protestante sul suolo meanese, poiché il Polissero chiamò
un pastore evangelico di Torino per la pubblica adunanza della festa patronale stessa. Non erano più valdesi a
predicare, ma i battisti.
Così il 19 marzo 1900 viene
solennemente dedicato al
culto evangelico la prima
chiesa protestante in valle di
Susa, su un terreno che si
pensa sia stato ex cimitero riformato. La chiesa evangelica
battista di Meana contava allora più di 250 membri molto
attivi e con forte spirito di
evangelizzazione. Uno di
questi era Giovanni Bolley,
sindaco del paese: attorno a
lui e nella sua casa cominciò
a formarsi il primo nucleo di
credenti. La predicazione fu
assicurata dal pastore Giovanni Battista Scrayber, che
portò il messaggio anche a
diversi paesi della valle creando nuove comunità. Dalla
ospitale casa Bolley nacque
la chiesa.
La casa sorgeva vicino alla
chiesa edificata molto tempo
dopo, e proprio a partire da
questa dimora (nel tempo
fatta demolire) ricostruiamo
la storia di come sia sorto il
Centro per vacanze villaggio
alpino Martin Luther King. 1
componenti della famiglia
Bolley non erano tutti evangelici: i sette fratelli, in disaccordo tra loro, erano contrari
alla vendita della casa degli
avi. Un gruppo di suore era
intanto interessato all’acqui
sto per trasformare lo stabile
in asilo: finalmente però i fratelli si accordarono e la casa
fu acquistata dall’Opera battista d’Italia. Artefice di questa delicata trattativa fu l’allora presidente dell’Associazione delle chiese battiste del
Piemonte, il maestro Ilio Maritano; ai parenti venne pagata nel 1955 la somma di £
1.200.000: ingenti erano i lavori da fare, perché tre anni
prima un incendio aveva interamente distrutto il tetto.
In quegli anni, su iniziativa di un Centro giovanile della Gran Bretagna (il County
Education Office) e di alcuni
pastori inglesi, giunge a Meana un gruppo di giovani per
una vacanza-lavoro; piazzano
le tende nei prati antistanti la
chiesa e incominciano con le
loro forze a lavorare per la ristrutturazione della casa Bolley. Su invito della Federazione giovanile battista d’Europa
arriva in valle il pastore R. A.
B. Thompson di Sockettes
Heat (Essex), che visita le
chiese della valle e si rende
conto della necessità di avere
sul posto un Centro sia per i
giovani sia per gli anziani: nel
frattempo a Avigliana l’Opera
battista aveva acquistato una
casa che diverrà Casa di riposo (Villa Grazialma).
I giovani inglesi, affiancati
da quelli delle chiese battiste
del Piemonte, lavorano sodo
per realizzare il progetto, ma
manca denaro e per trovarlo
molte sono le difficoltà: si
vorrebbe trasformare l’antica
casa in rifugio alpino per
ospitare gruppi da ogni parte
della regione. Chiedere contributi alle piccole comunità
della zona è impossibile. Il
progetto di ristrutturazione
proposto del pastore Bruno
Saccomani e presentato dall’architetto evangelico di Torino Vay è magnifico ma la
spesa risulta troppo elevata:
si parla di 70 milioni, e perciò
si decide per l’accantonamento. La casa si deteriora
sempre più, diventa pericolante e così si decide di abbatterla: viene raso al suolo
quello che fu il primo ritrovo
dei primi credenti di Meana.
Anni dopo, grazie all’interessamento del geometra Elia
Mattone, l’Associazione battista del Piemonte compra un
grande bungalow al prezzo di
£ 500.000: all’epoca era conduttore della chiesa di Meana
il padre di Elia, il pastore Eldo, che con il past. Saccomani
collaborò con l’Associazione
per ritentare il progetto. Così,
con la casa prefabbricata che i
volontari inglesi avevano costmito durante il loro soggiorno, e con il bungalow, può
nascere sui prati, nei pressi
della chiesa, ü Centro alpino.
Il 4 aprile 1968, alle 18, a
Memphis, veniva assassinato
con un colpo di fucile il rev.
Martin Luther King, leader
del movimento antisegregazionista dei neri d’America e
pastore battista. Aveva 39 anni e aveva lottato per ridare
dignità ai suoi fratelli discriminati per il colore della pelle. L’accaduto indigna la coscienza di tutto il mondo e
così pure i battisti in Piemonte e in valle di Susa. Il comitato dell’Associazione delle
chiese evangeliche battiste
del Piemonte decise dunque
di intitolare il Villaggio evangelico di Meana a King, apostolo della nonviolenza e premio Nobel per la pace. La festa di dedicazione avviene il
15 agosto dello stesso anno
alla presenza di centinaia di
fratelli provenienti da tutto il
Piemonte.
Oggi il Villaggio si trova a
disposizione di qualsiasi
gruppo che desideri usufruirne. Così, anche se l’antica casa Bolley non ha potuto diventare un Centro alpino di
montagna, il Villaggio testimonia l’impegno e il servizio
che la chiesa di Meana offre,
assicurando la continuazione
dell’opera intrapresa dai padri della fede.
ASSEMBLEA MFEB
Dal 18 al 20 maggio, al
Centro battista di Rocca di
Papa (Roma), si svolge l’assemblea ordinaria del Movimento femminile evangelico battista (Mfeb), un importante momento in cui
vengono prese decisioni sul
programma di lavoro da
svolgere nei prossimi due
anni. «Essere lettere viventi» è il titolo dell’assemblea
scelto a partire dalla rilettura del documento «Dire la
salvezza agli uomini e alle
donne del nostro tempo»
preparato per l’AssembleaSinodo 2000. «È tempo - si
legge nella lettera inviata
alle Unioni femminili dalla
pastora Gabriela Lio, presidente del Mfeb - che il Movimento femminile battista
scopra nuove forme di testimonianza e di presenza
visibile nella attuale società». Per le iscrizioni tei.
06-9499014; 06-5780412.
AGENDA
maggio
PALERMO — Alle ore 17,30, al Centro evangelico di cultura
«G. Bonelli» (via Spezio 43), per il ciclo di incontri «Da Martin Lutero a Martin Luther King», il past. Carmine Napolitano parla sul tema «Il movimento pentecostale».
CINISELLO BALSAMO — Alle 21, al Centro culturale «Lombardini» (v. Monte Grappa 62/b), proseguono gli incontri di
studio biblico sul tema «Viaggio fra le leggi sociali dell’Antico
Israele». Tema della serata «L’animale».
5 maggio
ROMA — Alle 9,30, alla chiesa valdese di piazza Cavour, si
tiene l’Assemblea della Missione evangelica contro la lebbra
che si apre con il culto a cura della past. Bonafede.
ALBA (Cn) — Alle 18, alla Fondazione Ferrerò (str. di Mezzo
44), si inaugura la mostra del pittore e scultore evangelico
Eugenio Bolley dal titolo «L’elicottero rosa», che resterà
aperta fino al 10 giugno con orario 15-19 (sab. e festivi 9-19).
TORINO — Alle 20,45, nel salone della chiesa battista di Lucente (via Viterbo 119), il Centro evangelico di cultura «Paschetto» e il Centro «A. Pascal» organizzano un dibattito sul
tema «Gli evangelici italiani e i problemi della democrazia
oggi» con il past. Domenico Maselli. Presiede il past. Emmanuele Paschetto, introduce il past.Giorgio Bouchard.
ROMA — Alle 17, all’associazione di Amicizia ebraico-cristiana (v. Calamatta 38), prosegue il corso su «Ebraisrno e
cristianesimo di fronte ai problemi del ’900»: il prof. Filippo
Gentiioni parla su «Quali timori, speranze e sfide nell’era della tecnologia, dei mass media e della globalizzazione?».
IGLESIAS — Al Centro giovanile Santa Barbara, a conclusione del corso di aggiornamento per docenti di scuola media
inferiore e superiore su «I nostri consumi e il debito dei paesi
poveri», si espongono i lavori svolti nelle classi di studenti.
ROMA — Alle ore 18, al Centro evangelico di cultura (via
Pietro Cossa 40), il past. Sergio Ribet e il doti. Bruno Ricca
parlano sul tema «Otto per mille: a che punto siamo?».
BOLOGNA —Alle 20,45, alla chiesa metodista (via Venezian
3), il prof. Yann Redalié conduce l’ultimo incontro di studio
della Lettera agli Ebrei parlando sul tema «L’Antico Testamento nell’epistola agii Ebrei».
TERMOLI (Cb) — Alle ore 18,30, al cinema Sant’Antonio,
le chiese evangeliche di San Giacomo de^ Schiavoni, Ripabottoni e Macchia Valfortore e la diocesi di Termoli-Larino
organizzano un incontro-intervista ai proff. Paolo Ricca e
Angelo Romita sul tema dell’ecumenismo. Intervistatori i
giornalisti locali Serenella Del Cinque e Silvia Rutigliano.
11 maeeio
PADOVA — Alle 16, alla chiesa metodista (corso Milano 6),
11 Gmppo di attività femminile organizza una conferenza del
past. Fulvio Ferrano su «2001-2010: decennio per vincere la
violenza - Progetto del Consiglio ecumenico delle chiese».
12 mai
UDINE — A partire dalle ore 10, alla chiesa metodista (piazzale D’Annunzio 9), la Fdei organizza un convegno sul tema
«Nord-Est: diritti dei soggetti deboli - i migranti». Meditazione di Clara Cozzi e relazioni di Paolo Barbina («Sanità e
diritto alla salute, tautologia del rischio»), Daniel Ekouta
(«Immigrazione: diritti e doveri dei lavoratori: situazioni di
sfruttamento e problema della prostituzione»). Laura Leone
(«Lo straniero nella Bibbia»). Conclusione prevista per le
16,30. Per informazioni rivolgersi a Anita Braschi (tel.-fax
0432-907330), oppure a Clara Cozzi (tei. 0481-485478).
Formazione Teologica a Distanza
Facoltà valdese di teologia
Seminario a Torino
Ecumenismo e dialogo interreligioso:
ebraismo, cristianesimo, islamismo
Chiesa valdese, via San Pio V 15
12-13 maggio 2001
SABATO 12
ore 9,30-10
ore 10-13
ore 15,3017,30
ore 17,30-19
Programma
presentazione del Seminario, Roberto Bottazzi
primo modulo, Fulvio Ferrano: Esclusivismo, inclusivismo, pluralismo: approcci alle religioni, critica della
religione
secondo mcxlulo, Paolo Ricca: Il movimento ecumenico tra dialogo interconfessionale e confronto interreligioso
terzo mtxlulo, Paolo Ricca: «I figli di Abramo. Ebrei,
cristiani, musulmani: convergenze e divergenze
DOMENICA 13
ore 9-13 quarto modulo, Daniele Garrone: Cristiani ed ebrei
ore 15-18 quinto modulo, Giuseppe La Torre: Cristianesimo e
Islam
Quota di iscrizione: L. 40.000
Informazioni:
Tutore locale: past. Mauro Pons, 011-4340176
Coordinatore Corso a distanza: Roberto Bottazzi, 06-3207049
il seminario è aperto a tutti gli interessati
10
PAG. 10 RIFORMA
venerdì 4 MAGGIO 2on,
QUINDICI ANNI FA
CERNOBIL
ALBERTO CORSANI
I giovani sono spesso rimproverati di vivere giorno per giorno, di pensare a cogliere le gioie
e le opportunità del momento,
senza troppo preoccuparsi del
futuro. Poi si scopre che anche
quelli un po’ meno giovani non
sfuggono a questo comportamento. Poi si accusa la politica
di oscillare tra due tendenze,
entrambe ritenute poco soddisfacenti: alcuni sono accusati di
limitarsi a gestire 1’esistente, in
maniera magari rigorosa ed efficace ma con scarso respiro; altri politici, di destra e di 'sinistra, sono accusati di fare promesse, senza badare alla loro
praticabilità. Troppe ambizioni
e troppo velleitarismo caratterizzano questi
ultimi, scarsi ideali contrassegnano i primi.
Ma quale idea
di futuro può
stare oggi nei
programmi politici? Esempi autorevoli vanno
in senso contrario alla lungimiranza: il blocco
al protocollo di Kyoto, che George Bush jr. ha decretato, provocando la reazione dell’Unione
europea, tende a conservare a
grandi gruppi industriali la prerogativa di produrre sempre
più, passando in cavalleria sul
rispetto dell’ambiente, cioè sul
futuro dei nostri simili. Non si
pensa, diciamo in Europa occidentale, alle generazioni future.
Ma la nostra giusta preoccupazione non è l’unico punto di vista possibile sul futuro. Altri ne
esistono, e sono sconfortanti.
Quale può essere l’idea di futuro
per un bambino dell’Afiica subsahariana 0 per un malato di
Aids delle zone più povere del
mondo? Arrivare al mese prossimo? All’indomani mattina?
Ricorreva il 26 aprile il 15“ anniversario dello scoppio del reattore n. 4 della centrale nucleare
di Cemobil, in Ucraina. La vicina
Bielorussia veniva in misura
massiccia contaminata dalle sostanze radioattive, che hanno
permeato terra, vegetazione e
quant’altro. Dopo le migliaia di
morti dei primi giorni, operai e
tecnici hanno cercato di tamponare la falla; dopo le prime ondate di tumori e leucemie, di
morti e di malattie nervose, di
famiglie spezzate, di trasferimenti coatti, da anni anche l’Italia ospita migliaia di bambini e
ragazzi per soggiorni che consentono ai loro organismi di irrobustirsi e di essere meglio at
Di fronte ai disastri
e al disimpegno per
l'ambiente, come
«costruire speranza»
peri giovani?
trezzati sia rispetto alle malattie
più gravi (per individuare le
quali il soggiorno permette adeguati accertamenti) e a quelle
più banali come influenze e raffreddori. Cosi, meno giorni discuoia si perdono, più in fretta si
cresce. Ma con quali prospettive?
I ragazzi e le ragazze della Bielorussia sanno che ogni loro
azione quotidiana è minata in
partenza dalle condizioni ambientali; condizioni di rischio
continuo, per loro e per chi verrà
dopo di loro. Dal punto di vista
biologico ormai le ragazze nate
all’epoca dell’incidente possono
avere figli (nel frattempo molte
hanno perso uno o entrambi i
genitori): noi lamentiamo che
_____________ l’Italia detiene il
record mondiale
negativo della natalità, anche a
causa delle incertezze che gravano
sui potenziali giovani genitori (casa, lavoro...), ma
che cosa dovrebbero dire laggiù?
La ragazzina bielorussa che ospitiamo mia moglie e io ha una vera passione per gli animali domestici e semi-domestici, perché
la nonna vive in una fattoria di
campagna. Quale campagna?
Quale latte? Pulcini sì, ma come
nascono e come crescono? Come
sono gli alimenti che ne traggono laggiù? Potremmo anche solo
immaginare di fare quella vita,
noi che siamo andati in crisi con
due giorni di acquedotti «sporcati» dall’alluvione?
Eppure in Bielorussia si va a
scuola, si lavora, si fa artigianato; i più giovani passano alcune
settimane in altri paesi europei
e poi portano con sé esperienze
a volte dilaceranti, non appena
confrontano le loro abituali
condizioni di vita con le nostre.
Alcuni provano disilo nel rientrare a casa. Eppure tutto ciò
serve. Eppure si progetta l’avvenire, aggrappandosi al senso del
vivere, nonostante la spada di
Damocle che pende su genitori e
figli. Forse da loro viene un
esempio di attaccamento alle
potenzialità umane, una dedizione alla resistenza. Forse con
loro capiamo perché l’esortazione biblica «Scegli dunque la
vita, onde tu viva» (Deuteronomio 30, 19) si riferisce subito
dopo anche alle generazioni a
venire. Le nostre chiese lo sanno, e nelle loro strutture ospitano anch’esse gruppi di questi
ragazzi. Si tratta, come in altre
occasioni è avvenuto, di «costruire speranza» per loro e di
dare senso alla vita di tutti noi.
REDAZKÌNE CENTRALE TORINO:
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Matfei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avemino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
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REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
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valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ t .800. Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con II
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 17 del 27 aprile 2001 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, martedì 24 aprile 2001
2001
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In settembre si terrà il Convegno nazionale (deirUcebi
L'identità battista
Rivisiteremo i principi fondamentali del battismo evitando i rischi
dell'autosufficienza o della riproposizione di modelli del passato
MASSIMO APRILE
Dal 14 al 16 settembre
2001 si terrà a Santa Severa il convegno nazionale
dell’Ucebi. 11 tema prescelto è
quello dell’identità battista.
Questa riflessione intende offrire un primo spunto alla discussione delle comunità.
Riassumo in forma volutamente provocatoria questo
intervento con un interrogativo un po’ paradossale: «L’identità è un idoio necessario?». Ogni discorso sull’identità presto o tardi finisce
per rivelarsi pericoloso. Si
parte sempre da buoni propositi: ridefinire, rafforzare l’identità, è considerato atto
preliminare per ristabilire la
stima di sé senza la quale non
è possibile un riconoscimento
dell’altro. Tutto do però presto e spesso scade in etnicismo, in particolarismo, in razzismo, in settarismo. Le pagine della cronaca politica del
nostro paese, (vedi la cosiddetta identità padana), o anche della ben più tragica situazione dei Balcani ne segnalano una probabile deriva.
Tomare alle origini?
L’identità in tal modo è un
tornare alle origini in una duplice forma, o compiendo discutibili operazioni ermeneutiche, con le quali arbitrariamente si isolano aspetti della
storia da riproporre nel presente, oppure pretendendo di
distillare dal passato, con atteggiamenti fondamentalisti,
una purezza culturale, politica 0 teologica, originaria che,
naturalmente poi si rivendica
esclusivamente per se stessi.
Parlando di una chiesa e in riferimento dunque a Dio che
ne costituisce, o ne dovrebbe
costituire il fondamento, questa riformulazione dell’identità è atto idolatrico. Si costruisce cioè una statua fatta a
somiglianza dell’uomo, o di
qualsiasi altra cosa che è sotto
il cielo e la si offre all’adorazione del popolo che da questa si sente falsamente protetto e a posto con la coscienza.
Insomma tutto il contrario
dell’evangelo di Cristo.
Tutto ciò lo vorremmo evitare, naturalmente, perché
siamo coscienti dei rischi.
Vorremmo allontanare il desiderio della ridefinizione di
una identità per affermare la
nostra autosufficienza, per
dire cioè che non abbiamo
bisogno di nulla e di nessuno.
Vorremmo scongiurare un discorso che per essere tutto rivolto al passato finisce per essere anche conservatore e incurvato su se stesso. Vorremmo evitare l’illusione che in
un mondo di rapidi e continui mutamenti, ci si possa rifugiare nella rigida riproposi
zione di dottrine teoiogiche e
regole morali. Questa è la ragione per la quale abbiamo
scelto come versetto biblico quello di 1 Giovanni 3,1. Il
fondamento, «quello che siamo», non è i’approdo della
identità ma solo la piattaforma dalla quale ci lanciamo,
come il tuffatore, che non teme la sfida dell’aria.
Traducendo questo nel linguaggio delle nostre chiese, e
ritornando al proposto convegno nazionale, vogliamo cercare di rivisitare i principi
fondamentali del nostro essere battisti, sapendo che essi
costituiscono solo una parte
della nostra identità di credenti e di chiesa. Chiederci:
come consideriamo oggi principi quali il sacerdozio universtde, la separazione tra stato e
chiesa, il battesimo dei credenti, il congregazionalismo?
Che rapporto abbiamo con
questi principi? In che misura
sono ancoraggio del nostro
modo di essere chiesa e in che
misura sono palla al piede, inciampo al nostro cammino.
Che cosa facciamo? Abbandoniamo la piattaforma per
cercare più ardite soluzioni a
problemi nuovi come l’ecumenismo, il dialogo interreligioso, le questioni etiche poste dalla scienza? Ci interessa, insomma, porre sotto la
lente di ingrandimento lo
specifico del nostro essere
denominazione per capire
che cosa ancora oggi in Italia
ci distingue (o non ci distingue) da altri cristiani, evangelici e non, e in che modo possiamo contribuire all’unica
chiesa di Cristo.
Lo scarto tra principi
e vita reale delle comunità
Ma non vogliamo soltanto
riscrivere i nostri dati anagrafici. Riteniamo che non sia
sufficiente ridire la nostra storia solo attraverso le tensioni
ideali che l’hanno sospinta
dal diciassettesimo secolo in
avanti, ma anche aggiungere
al nostro documento di identità ia «fotografia» di ciò che
siamo. Vogliamo cioè cercare, attraverso confronti con situazioni di comunità locali
concrete, di comprendere come nella vita quotidiana delle
nostre chiese questi principi
ispirano e aiutano oppure frenano e ostacolano la nostra
missione evangelica.
Vorremmo che l'analisi ci
aiutasse a misurare lo scarto
tra la parte prescrittiva (i
principi) e quella descrittiva
(la vita delle nostre comunità) della nostra identità per
valutare meglio l’inevitabile
contraddittorietà del nostro
essere chiesa oggi. Insomma,
se la nostra identità fosse
rappresentabile come un abito di arlecchino fatto di tanti
ritagli, di vario colore, cuciti
assieme, (identità di genere,
di appartenenza sociale, di
appartenenza confessionale,
alla famiglia evangelica e alla
denominazione battista) nel
complesso, prevarrebbe di
più l’effetto stonatura-disarmonia o l’effetto gioia-creatività e allegria?
L’identità è necessaria. «La
lingua batte dove il dente
duole». Questo dell’identità è
un problema ricorrente perché evidentemente c’è una
debolezza. Esiste una debolezza storica dei battisti italiani. Mi riferisco al rapporto
che noi abbiamo con la nostra
stessa storia. Basta pensare
alle condizioni in cui per decenni abbiamo lasciato il nostro archivio storico, per capire che abbiamo un problema
di trasmissione delia fede e
dell’esperienza deile generazioni di credenti che ci hanno
preceduto, perfino nel recente passato. Ma c’è, a mio avviso, una debolezza anche teologica. Basta vedere la difficoltà che facciamo a definire i
nostri rapporti con le chiese
etniche che pure accogliamo
con generosità ma a scapito
spesso della chiarezza.
Un essere in divenire
Credo, comunque, che l’identità sia necessaria non solo a noi ma anche a Dio. Per
riprendere il paradosso iniziale, se non abbiamo il coraggio di tirar su le nostre statue Dio non potrà demolirle e
farci comprendere il nostro
peccato. Senza identità siamo
oggi questo e domani quello,
commettiamo peccati senza
mai riconoscerli, e quindi
non permettiamo a Dio di
stanarci per imparare finalmente a vivere di più per Grazia e per Grazia sola.
Naturalmente non credo
che il Signore desideri soltanto demolire la nostra necessaria identità. Certo quando
l’identità si configura come
un definitivo tradimento delTEvangelo, che svuotato della
croce resta solo una mera
ideologia tra le tante, il giudizio di Dio serve a scuoterci.
In tanti altri casi Dio agisce
verso la nostra identità come
il vasaio. Egli vuole rimodellare le nostre forme storte
perché il nostro vaso rispon
da all’utilità del servizio per
cui lui lo ha destinato. Risagomare l’identità è talora
operazione difficile non meno che fare un vaso nuovo
Ma ne abbiamo bisogno. Perché ciò che siamo non è dato
una volta per sempre ma il
nostro essere è in divenire. I
lavori sono in corso: c’è spazio e possibilità perché chi
entra nell’officina della chiesa dia il suo contributo, possibilmente con fantasia.
SUI GIORNALI
Il papa e l'IsIam
Un commento di Marino
Parodi nella rubrica «refi,
gioni» (3 aprile) parla di pa.
pa Wojtyla (che si recherà
in Siria nel maggio prossimo) di fronte all’Islam e
all’integralismo. Chiarito
che «Tintegralismo costihiisce una versione deli’Islam
col quale non va certo identificato tout-court», l’apertura del papa è un fatto
nuovo. Se essa stupisce è
perché «per secoli la Chiesa
cattolica, sul piano dei rapporti con le altre religioni,
si era arroccata su posizioni
di difesa» e ancora «accoglienza e apertura costituiscono sul piano psicologico
ie due premesse indispensabili e irrinunciabili per
qualunque dialogo che si
voglia costruttivo. (...) Non
mancano naturalmente
quanti, all’interno della
chiesa, restano attoniti e
contrariati di fronte a tanto
ardire», ma se il senso della
propria identità e l’atro risvolto dell’accoglienza, sottolinea l’articolo, «è hen
difficile negare l’ortodossia
di Giovarmi Paolo II».
laRepubUka
Serve più spiritualità
Il pastore Pietro Valdo
Panasela interviene nella
pagina dei commenti delTedizione palermitana del
quotidiano (10 aprile) a
proposito dell’iniziativa
dell’assessore Provenzano
di assumere 200 preti perla
cappellania negli ospedali.
Chiarito che alle volte la
presenza del prete si associa a una visione superstiziosa della religione (in collegamento con il pensiero
della morte e con l’estrema
unzione), e precisando di
aver collaborato con alcuni
cappellani («spesso sono
intervenuto per dire al cappellano di ripetere anche il
Padre nostro cui io, prote
stante, avrei potuto associarmi», cosa che il cappellano in questione non ha
mancato di fare), Panascia
scrive: «Oggi la Chiesa ha
soprattutto bisogno, più
che di denaro, di maggiore
spiritualità. (...) Voglio ricordare il nome esemplare
di madre Teresa di Calcutta
che, quando l’ammalato
stava ormai per morire, con
un gesto di grande amore,
metteva nella mano del
morente un bigliettino di
raccomandazione per l’aldilà. E come dimenticare la
semplicità e il candore di
quell’infermo che gridava
dal dolore, mentre madre
Teresa cercava di confortarlo dicendogli che era
nelle braccia di Gesù e che
reagì dicendo: “Madre Teresa, dica al Signore di non
stringermi troppo forte’’».
A NCHE le chiese pàssa\K/\no da un estremo all’altro, in tempi non molto
lontani arrostivano per un
semplice sospetto sia uomini
che donne, ora tutti a chiedere clemenza e perdono per i
condannati a motte». Questo
brano è al centro di una lettera di Nunzio, che ci scrive
dalla Sicilia. Nunzio è sconcertato perché ha sentito anche nella nostra trasmissione
della domenica mattina parlare contro la pena di morte.
Prima - ci scrive l’amico ascoltatore - le chiese uccidevano (e sbagliavano): ora si
mettono quasi dalla parte di
coloro che hanno ucciso:
«Una volta si diceva guai ai
vinti, ora si dice guai ai morti.
Questa è la cultura della morte, non del perdono».
Ci scrive «quel che lo an
Tra morte e perdono
J
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Hopera
Ins
MASSI
EUGENIO RIVOIR
goscia dentro, giorno dopo
giorno», la sua incapacità di
capire che cosa è bene fare.
«Lunedì mattina, alle ore 7, il
primo radiogiornale che
ascolto mi riempie di tristezza e di rabbia, per questi giovani che muoiono tra il sabato e la domenica: un bollettino di guerra sarebbe con
meno morti. Cosa facciamo
noi adulti? Cosa fanno i preposti? Poco, molto poco. Ec
co secondo me la chiave di
lettura: chiediamo clemenza
per i condannati dei vari reati, per cercare di mettere la
nostra coscienza di vigliacchi a posto: in modo tale
non veniamo giudicati severamente noi».
Il male, il bene, lo stato e
le sue leggi, la necessità di
intervenire per porre fine al
male: queste, mi pare, sono
le preoccupazioni di Nun
zio. E a Nunzio rispondo che
il bene e il male sono
mezzo a noi, sono con noi®
ci mettono in discussionej
ci costringono a momenti ®
tristezza e a prese di posiz'®
ne: fino all’ultimo
della nostra vita legati ah
nostra responsabilità e®
nostro impegno, non poh®
mo chiedere a altri (che
lo stato o che siano le chi_s
se) di decidere su Q^el eh:
possiamo fare per contripth|
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conciliazione e di sperane
Possiamo essere come
caro Nunzio, e tenere se®
pre «questa angoscia, giof*
dopo giorno». Grazie P®
avercelo ricordato.
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(Rubrica «Parliamone
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PAG. 11 RIFORMA
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■■ Il XXV Aprile a San Germano Chisone
I bambini e la storia
«Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra
Costituzione». Sono parole di Pietro Calamandrei pronunciate
quest’anno dal sindaco di San Germano il 25 aprile in occasione
della cerimonia di intitolazione di una piazza cittadina a Valdo
Jalla, partigiano di Torre Pellice impiccato dai tedeschi T8 agosto del ’44 al balcone del municipio. La cerimonia ha visto la
partecipazione del comandante partigiano Paolo Favout e del
past. Giorgio Bouchard. Significativo poi l’intervento degli alunni delle scuole elementari che tra l’altro hanno sottolineato come per loro sia importante intitolare la piazza a Jalla perché la
sua storia «è stata comunque importante per il nostro paese».
i La seconda rassegna a Torre Pellice
Fiori e aromi in piazza
Grande successo della 2“ edizione della rassegna florovivaistica di Torre Pellice che ha visto sabato e domenica scorsi il
paese gremito da una folla a tratti imponente. Per la prima volta accanto ai fiori erano esposti anche macchine per il giardinaggio, attrezzi e cirredo per giardini. In più, in un fecondo abbinamento, in piazza Gianavello un’ampia struttura coperta ha
ospitato una quindicina di produttori locali con esposizione e
vendita di vino, formaggio, miele, lumache, liquori d’erbe, confetture, dolci e salumi; prodotti di qualità che hanno suscitato
un elevato interesse nei visitatori. Soddisfatti gli organizzatori,
già si parla della prossima edizione in primavera 2002 e della
fiera legata alla castagna nel secondo fine settimana di ottobre.
Riforma
Dei
I Fondato nel 1848
Si rende ormai urgente la realizzazione di un nuovo accesso da Pinerolo alla vai Pellice
Una variante per la Provinciale 161
Hopera potrebbe essere l'unica soluzione per lo smaltimento di un traffico sempre più congestionato
In sede di Comitato olimpico anche l'ultimazione dell'autostrada e i ponti crollati sul Chisone
MASSIMO CNONE
Quando sì paria di
strade, come di altre
opere e infrastrutture
pubbliche, il condizionale è d’obbligo. Data la
massa complessa di variabili in gioco, le caratteristiche, i tempi e i costi
degli interventi sono sovente sconosciuti persino
e paradossalmente agli
stessi direttori dei lavori.
Imministratofi e tecnici
tono le bocche cucite: si
Mca a entrare nei dettaEntro il 2006 «dovrebbe» essere terminata la
travagliata autostrada Torino-Pinerolo: parola di
Kinaldo Bontempi, vicepresidente del Toroc. Cocome la circonvallazione di Porte sulla statale
23 che, stanziati 150 miliardi per il tratto Pineroi-Perosa, infine «potrebbe» dare una risposta alle
richieste, ormai decennali degli abitanti.
Per la vai Pellice l’Atozia olimpica ha pronti 12 miliardi e 900 milioni: non sono briciole, ma
nemmeno sono sufficienti sfamare tutti. La
teda provinciale 161 ha
)gno di un complessi'^0 adeguamento: nelle
Me di punta il serpentone di automobili e mezzi
pananti si snoda senza
soluzione di continuità
'la Pinerolo a Torre PelliCf' Un problema al quale
SI è cercato di fare fronte
ton l’imposizione di sej(®d, quanto forse inutili,
di velocità. Si vedalo 150 chilometri all’ora
st^a circonvallazione di
oncherasio.
‘Dalle valutazioni fatte
'dice il presidente della
“Oniunità montana Val
^oe, Claudio Bertalot ^otge che gli interventi
“Ogo la 161 sarebbero
filanto dei palliativi,
j^colarmente sul terrigno di San Secondo». E
“do ipotesi di variante si
scaldano gli animi, tanto
più che i tempi sono
stretti e un progetto di
massima va consegnato
nei primi quindici giorni
di maggio. Il nuovo asse
partirebbe dalla futura
circonvallazione di Osasco, in comunicazione
con circonvallazione di
Pinerolo e quindi autostrada, per poi attraversare i territori di San Secondo e Bricherasio e immettersi da sinistra nella 161.
Dove non si sa ancora.
Forse all’altezza del bivio
per Cappella Merli oppure più a valle, direttamente nella rotatoria di Bricherasio, in prossimità
della Cantina sociale e’ futura Porta di valle. «Stiamo analizzando e valutando una serie di ipotesi
- spiega Bertalot - e la soluzione, che sarà oggetto
di verifica di istituzioni e
popolazione, dovrà tenere conto della difesa dell’ambiente e del territorio, della tutela dell’agricoltura, dell’assetto idrogeologico e della necessità di consentire alla
popolazione della Valle di
accedere alla città».
Per quanto riguarda la
variante, fra il dire e il fare c’è di mezzo non il
mare, ma il Pellice: se si
spostasse il nuovo asse
verso il torrente si andrebbe in fascia B, cioè
con rischio di allagamento, ma dall’altra si incontrerebbe il veto dei proprietari dei fondi che
non vedono di buon occhio il passaggio della
strada sui propri terreni.
L’assessore all’agricoltura di Bricherasio, Mauro
Pons, non nasconde la
preoccupazione dell’amministrazione. «Stiamo
valutando le diverse ipotesi - dice Pons - ma, pur
senza mettere alcun paletto, siamo preoccupati
per l’impatto ambientale
e soprattutto agricolo del
nuovo asse».
Buone notizie arrivano
dal guado sul Chisone per
accedere a Pinerolo, che
presto sarà sostituito da
un nuovo ponte ferroviario e stradale. Anzi, secondo il progetto coordinato dall’ing. Barra e consegnato il 2 maggio, i
ponti saranno due, in
curva, gemelli e paralleli
e costruiti a una distanza
di 10 centimetri l’uno
dall’altro. «La Regione si
occuperà di avviare la
Conferenza dei servizi e
quindi l’appalto - dice
l’assessore ai lavori pubblici di Pinerolo, Giulio
Blanc - e secondo le ipotesi entro l’estate dovrebbe essere posato l’unico
pilone centrale». I tempi
dipendono dal finanziamento, con il costo che
salirebbe dai 6 miliardi
preventivati ai 10 o forse
15 miliardi. Rimane da
definire quanto toccherà
al Comune e quanto alle
Ferrovie, con le quali è
stato definito l’accordo
per un unico appalto.
Bricherasio: continua la crisi
La Cantina sociale
«Porta di valle»
Continua il momento
difficile di due importanti
strutture agricole della
vai Pellice; della Latteria
di Bobbio riferiamo all’
interno e le prospettive
della Cantina sociale di
Bricherasio non sono affatto rosee. Dopo la nascita della nuova sede che
ha consentito l’avvio di
nuove produzioni, la situazione economica si è
gravemente compromessa con forti esposizioni
debitorie verso le banche,
malgrado l’impegno personde di molti soci. Il deficit, in gran parte da imputare ai lavori per la
nuova sede, sono di parecchi miliardi (è in corso
da parte di un’agenzia
specializzata la verifica
esatta dei conti e delle
pendenze) e i soci reclamano il pagamento dell’
uva degli ultimi due anni.
Intanto la Comunità
montana vai Pellice, insieme aU’Agess, ha predisposto un progetto per la
realizzazione della «Porta
di valle» e cioè di un punto di informazione con
vendita di prodotti tipici
del territorio, da situare
proprio alla Cantina. La
richiesta di finanziamento, avanzata alla Regione
su proposta dell’assessore regionale Vaglio, interessato a «dare una mano» alla Cantina è globalmente di circa 1.300 milioni, di cui un miliardo
circa dovrebbe arrivare
alla Cantina secondo il
progetto che vedrebbe la
Comunità montana acquistare una porzione
deH’edificio della cooperativa di Bricherasio. Se
questo aiuto (non certo
ma molto probabile) sarà
in grado davvero di rilanciare l’attività dell’azienda eliminando le criticità
non è al momento sicuro.
Certo è invece il rischio
di chiusura definitivo se
non si interviene; con le
inevitabili ripercussioni
non solo in senso strettamente economico sulle
tante e piccole aziendq
vitivinicole dèlia zona,
ma anche sul piano della
gestione del territorio e
del paesaggio. La non
redditività dell’uva porterebbe all’espianto delle
viti con un forte degrado
del territorio.
mo
■CONTRAPPUNTO I
CHE COSA DIREBBERO
I NOSTRI VECCHI?
GKMGIOrOUni
Non sono un tecnico
agricolo né ho competenze
in veterinaria; in materia di
animali le mie competenze
si limitano all’esperienza che mi viene dall’aver
vissuto in campagna quel
minimo necessario a capire
la natura. Prendo dunque
guardia di avventurarmi su
in terreno minato come
quello dell’af- |i|||||||j|ii|f||i||Hjii
ta epizootica.
Tutt’ai più po- Il problema
Irei fare alcu
zione attuata poi in molti
paesi, anche se nel 1967-68
la Gran Bretagna deve distruggere 400.000 capi. Nel
1990 la Comunità europea
impone però di non vaccinare le bestie; e così nel ’9396 compaiono casi in Italia
e Grecia per contagio di animali dai Balcani, il 2000 è
roba di oggi. Faccio le mie
deduzioni:
c’è la malattia, scoprono
il virus, sco
ne riflessioni dell oftO epÌZ00tÌCQ prono il vac
sulle pecore . n ■ ■ cino, e come
nelle predica- tiQ allarmismi si fa per Tuo
e giri d'affari più 0 rvSi:,”
¡.»»“"mpie meno mascherati
un buon pa- ----- della Comu
store mentre
oggi non si capisce bene chi
si preoccupi di loro, veterinari, industriali della carne, ministri? Ammessa
dunque la mia ignoranza
faccio però alcune riflessioni, prendendo spunto dalla
mia esperienza e dalla lettura di un articolo sul quotidiano Le Monde, non specialistico ma in genere ben
documentato.
La mia esperienza mi dice che l’afta epizootica è
sempre esistita nei nostri
villani, mucche e pecore si
ammalavano, deperivano
per qualche tempo, mangiavano a camminavano
con difficoltà, si ricorreva
alla calce per disinfettare le
stalle e tutto finiva lì. Accadeva anche che qualcuno si
ammalasse, specie i bambini che mettono le mani
dappertutto e non se le lavano, anche per loro pustole in bocca e fastidio, degli
sciacqui disinfettanti e fino
alla prossima epidemia
non se ne parlava più. A vedere le trincee scavate
dall’esercito inglese per incenerire migliaia di bestie
mi domando che cosa avrebbero detto i nostri vecchi! E mi dovrebbero spiegare se questa afta è un’altra malattia o quella di
sempre, e in questo caso se
ha senso distruggere montagne di bestie anziché lasciarle vivere fino alla fine
dell’epidemia e farne arrosti, visto che la malattia
non concerne l’uomo. Domande senza risposte.
L’articolo citato mi ha
fornito però alcune spiegazioni. Ho imparato così che
è stato il nostro Girolamo
Fracastoro a descrivere per
primo la malattia nel 1597
(onore all’Italia!), che il virus è stato identificato nel
1897, tra il 1922 e il ’37 si
mette a punto una vaccina
nità europea
cambiano idea e proibiscono il vaccino, per il bene
dei consumatori, probabilmente, 0 per problemi medici, naturalistici. Niente
affatto, a mutare la politica
veterinaria non sono né i
virus, né gU uomini e la loro salute, ma il «bisness»,
come si dice nel nostro an
glo-italiano, gli affari: le
bestie immuni non si potevano infatti esportare in
paesi a malattia endemica.
Tenendo conto che le esportazioni di carne deUa
Comunità europea sono
aumentate in modo impressionante (un milione e
300.000 tonnellate bovine e
in milione e 400.000 suine)
si fa presto a calcolare il giro di affari.
E si potrebbe anche ricordare quanta preziosa
acqua si consuma per produrre quei cereali che alimenteranno gli animali da
carne per i paesi ricchi
mentre con la stessa acqua
si potrebbe ottenere tanta
produzione vegetale da risolverei problemi dei popoli affamati.
Resta il mistero di come
l’epidemia arrivi sempre
in Gran Bretagna, isola
ben protetta che non importa ma esporta carne. Si
racconta ora di sabotaggi,
bricconi, o delinquenti,
che rubano provette con i
virus; più divertente ancora l’ipotesi citata da Le
Monde: allevatori di maiali
di Newcastle avrebbero riciclato avanzi di pasti provenienti dagli aerei del vicino aeroporto e poi portato le bestie ai macelli senza
dire nulla. Tutte ipotesi,
ma non impossibili, ormai
il comico non ha più limiti,
regna sovrano come il tragico in questo mondo delle
mucche pazze e dell’homo
sapiens sapiens.
12
PAG. 12 RIFORMA
E ECO DELLE mLLI ^LDESI
IL REVIVAL DELL’UNIONE DEI COPPIERI — Domenica 6 maggio è organizzata una giornata con
pranzo alla Foresteria di Torre Pellice per tutti gli
ex (e sono ormai molte generazioni) unionisti dei
Coppieri, aperto ovviamente ad amici e simpatizzanti. Per le prenotazioni telefonare alla Foresteria 0121-91801. Nella foto un gruppo di unionisti
all’incontro del 1“ maggio 1960 fra i larici della
Sea: una iniziativa organizzata per anni.
IN 3 PER LA CAMERA, 9 PER IL SENATO — Le candidature per le prossime elezioni politiche sono ■
ormai ufficiali; per la Camera il Pinerolese sceglierà fra tre soli candidati: Giorgio Merlo, deputato uscente, per l’Ulivo, Paolo Vigevano per la
Casa delle libertà, Giovanni Nebbia per la lista Di
Pietro-ltalia dei valori. Per il Senato, collegio uninominale 9, saranno ben 9 i candidati: oltre al senatore uscente Elvio Passone dell’Ulivo e a Lucio
Malan della Casa delle libertà, saranno sulla
scheda gialla i nomi di Paolo Ferrerò (Rifondazione comunista). Alba Boccalatte (Verdi verdi).
Franco Cavallito (Padania Piemonti, Giuseppe
Agostino (Lista Di Pietro), Alberto Trazzi (Democrazia europea). Domenica Velati (Lista Bonino)
e Felicita Doglio (Fiamma tricolore).
SALUTE MENTALE: PROTESTA ANCHE A PINEROLO — A 20 anni dalla chiusura dei manicomi
con la legge 180, numerose associazioni del volontariato sociale del Pinerolese hanno inteso
protestare venerdì scorso con un presidio di
fronte all’ospedale civile di Pinerolo contro i disservizi e le difficoltà delle famiglie dei malati di
mente. I familiari hanno chiesto più assistenza e
progetti per i malati, una politica territoriale per
il settore anziché tagli di personale e di risorse.
VIA ALL’AUTOCERTIFICAZIONE — Si ricorda che
secondo la legge, già da marzo le amministrazioni e i servizi pubblici non possono più chiedere i certificati ai cittadini in tutti i casi in cui si
può fare l’autocertificazione.
VIRETTI AL CENTRO CULTURALE — Sarà inaugurata sabato 5 maggio alle 17 nella sala Paschetto
del Centro culturale di Torre Pellice e resterà
aperta fino al 27 la mostra di Massimo Viretti,
Ombre e rilievi. L’esposizione avrà il seguente
orario: giovedì, sabato e domenica ore 15-18; lunedì, martedì, mercoledì e venerdì 14,30-17,30.
accuino
Pubblichiamo qui la segnalazione degli incontri
con gli elettori dei candidati alla Camera e al Servito per le elezioni del 13
maggio nei collegi di Pinerolo e Pinerolo-Susa; gli
avvisi devono pervenire al
nostro fax 0121-932409 entro le 9 del lunedì precedente l’uscita del giornale.
Giorgio Merlo, candidato alla Camera per
l’Ulivo: Giovedì 3 maggio, ore 9,30, mercato di
Piossasco; ore 17, Villar
Perosa; ore 21, Roure.
Venerdì 4, ore 9,30, mercato di Luserna; alle ore
10.30, mercato di Cumiana; ore 18, Istituto suore
salesiane di Cumiana;
ore 21, Rinasca. Sabato 5,
ore 9, mercato di Pinerolo; ore 17, Bricherasio;
ore 21, Cavour. Domenica 6, ore 9,30, mercato di
Perosa Argentina; ore 18,
Frossasco; ore 21, Cavour. Lunedì 7, ore 9,30,
mercato di Bibiana; ore
17.30, Villar Perosa; ore
21, hotel Garden di Villafranca Piemonte. Mercoledì 8, ore 9,30 mercato
di Cavour: ore 21, cinema
Trento di Torre Pellice.
Lucio Malan, candidato al Senato per la Casa
delle libertà: Giovedì 3
maggio, mattino al mercato di Avigliana; pomeriggio incontro a Villar
Perosa; sera incontro a
Roure. Venerdì 4, mattino ai mercati di Luserna
San Giovanni e Torre Pel
lice: in serata incontro
con i medici e l’assessore
regionale D’Ambrosio;
incontro pubblico a Piossasco. Sabato 5, mattino
al mercato di Pinerolo;
pomeriggio incontro a
Venaus. Domenica 6, al
mattino, al mercato di
Perosa Argentina, poi a
Fenestrelle e Pragelato.
Paolo Ferrerò, candidato al Senato di Rifondazione comunista: Giovedì 3 maggio, ore 10, al
mercato di Avigliana. Venerdì 4, ore 10, al mercato di Torre Pellice; ore 14,
incontro con i lavoratori
della Microtecnica di Luserna San Giovanni. Sabato 5, ore 10, al mercato
di Pinerolo; ore 15 al
mercato di Sant’Ambrogio. Domenica 6, ore
10,30, comizio al mercato di Perosa Argentina.
Lunedì 7, ore 14, incontro con i lavoratori della
Filatura di Bricberasio;
ore 21, Torre Pellice, sala
operaia di via Roma 7,
assemblea su «Da Seattle
a Puerto Aiegre: l’alternativa è possibile»; intervengono Giorgio Gardiol,
deputato Verde e Mimmo Porcaro, partecipante al Forum di Puerto
Aiegre. Martedì 8, ore 14,
incontro con i lavoratori
Caffarel a Luserna San
Giovanni; ore 21, assemblea a Bussoleno. Mercoledì 9 maggio, ore 9 al
mercato di Oulx; ore 11
al mercato di Condove.
Alla scuola universitaria d'impresa di Pinerolo
Lezione di Olimpiadi
Alcuni responsabili del Comitato olimpico hanno illustrato
le strat^ie organizzative e promozionali per il 2006
MASSIMO GNOME
Docenti d’eccezione
alla Sumi di Pinerolo. Venerdì 27 la Scuola
universitaria di management d’impresa ha ospitato una rappresentanza
del Toroc, il comitato costituitosi nel febbraio
dell’anno scorso con un
compito tutt’altro che banale: l’organizzazione dei
Giochi olimpici invernali
del 2006; sul tappeto i nodi spinosi delle infrastrutture sportive e viarie da
realizzare nei prossimi
cinque anni, in vista di un
evento che «brucerà» in
pochi giorni le risorse
preparate con fatica. «Le
Olimpiadi sono una “data
capestro” - conferma l’onorevole Rinaldo Bontempi, vicepresidente del
Toroc rappresentano la
meta ultima del nostro
compito, ma anche il
punto di partenza per il
futuro del territorio».
Nell’aula magna gremita parla anche Evelina
Christillin, già protagonista della vittoria di Torino a spese della cittadina svizzera di Sion. «Se i
giornalisti si lamentano,
metà del lavoro fatto sarà
inutile - dice l’attuale vicepresidente vicaria del
Toroc - il pubblico sulle
piste mantiene la sua importanza, ma un grande
impatto lo avrà la “mediaticità” dell’evento».
Oltre alla stimata invasione di 10.000 giornali
■ A Trento
Il ramie va al
Filmfestival
Alla prossima edizione
del «Filmfestival montagna e avventura» di Trento, la più importante rassegna del settore, sarà
presentato un breve documentario dedicato alla
coltivazione della vite del
ramìe, raro vino fatto rivivere al sole di Pomaretto
da Giuliano Coutandin,
dalla moglie Laura e dal
figlio Daniele. La produzione, curata da «Pubbliviva», società specializzata nel video di montagna,
è stata ideata da Fredo
Valla che è anche regista
di questo lavoro: dieci
minuti che ripercorrono
la giornata di un agricoltore nella sua vigna, coniugando immagini di
forte carica evocativa alle
musiche di Bach e Arvo
Part. «Giuliano, Laura,
Daniele», questo è il titolo
del documentario, viene
presentato fuori concorso
il 3 maggio in una speciale sezione (un uomo, una
montagna, una bottiglia)
che segna anche l’avvio
del Filmfestival nel ruolo
di produttore diretto di
opere di ricerca, con l’obbiettivo di realizzare un
vero e proprio archiviotestimonianza.
Il palazzetto del ghiaccio di Pineroio
sti, lo conferma il bilancio del Comitato olimpico: dei 1.500 miliardi di
entrate, circa metà arrivano dai diritti televisivi,
con un esborso di 600
miliardi da parte della
sola Nbc: il colosso Usa
cbe nel 1998 si è aggiudicato l’esclusiva di cinque
olimpiadi. Televisione,
giornali, radio, ma anche
Internet, giocheranno la
parte del leone.
Rinaldo Bontempi, «anima» della legge 285 che
istituì l’Agenzia olimpica,
si sofferma sull’importanza della rete viaria e
dei relativi collegamenti.
«In questi anni dovrebbe
essere terminata l’autostrada Torino-Pinerolo spiega, senza sbilanciarsi sul calendario - con la
sistemazione della statale
23 e il completamento
dell’anello di collegamento con la valle di Susa. Per la ss 23 sono stati
stanziati 150 miliardi per
i lavori fra Pinerolo e Porosa, compresa la circon
vallazione di Porte, e 80
miliardi per l’ultimo tratto fino a Sestriere, dove
sono previsti 120 punti di
intervento». Bontempi cita lo storico Giovanni De
Luna: la vera sfida delle
Olimpiadi sta nella creazione di «uno spirito comunitario, capace di coniugare partecipazione e
credibilità».
In settimana a Oulx ci
sarà un incontro del Toroc con le Comunità
montane. «Insieme bisogna sviluppare una strategia di s^uppo - sostiene Roberto Daneo, direttore dei rapporti con il
territorio del Toroc - riqualificando anche il
paesaggio: per fare un
esempio, se si percorre la
vai Chisone in auto, i
paesi sono “bruttarelli”».
Trasporti, recettività, formazione turistica e linguistica, vocazione all’accoglienza, ma anche
depurazione delle acque
e smaltimento «dei rifiuti:
nulla va trascurato.
Il dissenso di Bobbio Pellice
Unico soggetto per
le latterie sociali?
Gettare via 500 milioni
fa rabbia. La possibilità di
agguantare il contributo
regionale deliberato per il
progetto di riorganizzazione delle cooperative
lattiero-casearie del Pinerolese è ormai sfumata; la
proroga concessa dalla
Regione è scaduta il 30
marzo scorso. «Nel 2000 ha spiegato il presidente
della Comunità montana
vai Pellice, Claudio Bertalot, durante la conferenza
stampa di venerdì scorso
a Pinerolo - è stato affidato a Bartolomeo Viotto il
compito di rivedere il
progetto del 1997: quindi
chiudere l’attività del caseificio per compiere i lavori e mettere in piedi
una struttura per raccogliere il latte e quindi garantire un prezzo».
L’operazione non è decollata: perché? «La cooperativa di Bobbio continua Bertalot - non
ha accettato di dare in
comodato la struttura e
quindi di confluire in un
nuovo soggetto cooperativo». E, aggiunge il presidente della Comunità
montana Pinerolese pedemontano, Paolo Foietta, «il latte veniva conferito ma non pagato: noi
contavamo che la nascita
di un soggetto unico potesse risolvere la gestione
dilettantistica delle cooperative, senza cadaveri
negli armadi e senza debiti». Il presidente della
Comunità montana valli
Chisone è Germanasca,
Roberto Prinzio, è parti
/[pertu
^JWWDI
MONTINI)
colarmente duro: «Qm
cuno dovrà assumersi i
responsabilità per la
dita dei 500 milioni, ap
rosa abbiamo i locali >^1,
ospitare un centro divej
dita e siamo disposti a istru«“’'^^“
discutere con Bobbio, ^teffliento
il progetto deve rimane^ rersone am
quello». Interviene arici, ietua^^,
l’assessore provinciale J ¡orso deU'aS!
la Montagna. «Mi stupì a chiesa vai
sce - dice Marco Beliioa. leiaa» che at
che l’assessore regionale ledelgior*^
alla Montagna, Va^io,dj, elazione ani
chiari che questo proga. iella stnittui
to non va bene quando otìigestìon«
nel febbraio ’98 fu la sm iltte a presi
giunta ad adottare la deli, andò sia ec(
bera di concessione di IcÌeattività
questo contributo. Noa he parlatoti
voglio pensare che ci sia lunciando c
qualche forma di boicot saie delle
taggio, ma la colpa è di uòvo cent
chi ha detto di no dopo
aver detto per tre anni ^
che ci stava. La paurat l®to delie
l’egoismo non possono
fermare questo progetto., “iti (si 1^1
Si minaccia addirittura la > scambic
costruzione di un nuovo ell’àtoale c
caseificio. «Speriamo che ds ristorai
Charbonnier (sindaco di ià si pensa
Bobbio Pellice e membro 1(
del direttivo della Coope- fScte alla e
rativa) si ravveda - dice truzione o
Foietta - non possiamo “diglione ]
perdere altre occasionili, sppa qut
Che cosa risponde le Neiporso
cooperativa di Bobbio! leaiMnost
«Se vogliamo il bene del- slsa^ra,
la nostra agricoltura-di- “Pella dei
ce Aldo Charbonnier-le
colpe vanno ripartite j
ugual misura, ma rimari ssetvazior
go contrario all’ipotesi
del soggetto unico. Um spt®ltttti
collaborazione è possibi- *
le solamente se i due sog- “ traspórti
getti rimangono distinti».
U.
Le (Jiverse proposte sul diritto allo studio presentate in Piemonte
La destra, la sinistra e il bonus scolastico
oUevate ar
ell’istituto
renter-ha
'arise, diret
MARCO ROSTAN
Quali sono le principali differenze tra la
destra e la sinistra in Regione Piemonte per quel
che riguarda le proposte
di diritto allo studio? Sullo scorso numero di Riforma-L’eco delle valli
valdesi già abbiamo dato
notizia di una proposta
di legge elaborata dal Coordinamento studentesco di Torino e presentata in Consiglio regionale
dal gruppo dei Verdi, da
Rifondazione, dai Comunisti italiani e dallo Sdi.
Nei mesi scorsi erano
stati presentati altri numerosi progetti di legge
da parte dei componenti della maggioranza di
centro-destra, e più recentemente è stata resa
nota la proposta dei Ds.
Si delinea perciò un
quadro abbastanza completo, sul quale non possiamo riferire in dettaglio: ci sembra utile evidenziare le principali differenze tra destra e sinistra. Innanzitutto, mentre da parte Ds si parla di
diritto allo studio, da parte del centro-destra si insiste maggiormente sul
«diritto alla libertà della
scuola» sottintendendo
che attualmente la scuola
italiana non sia libera e
che si debba soprattutto
salvaguardare la libertà
dei genitori di scegliere
per i propri figli la scuola
più gradita, mentre la
Costituzione sottolinea i
diritti degli studenti (e
non quelli dei genitori) e
i compiti istituzionali del
governo in campo scolastico. Quasi tutti i progetti di legge individuano
come beneficiari di finanziamenti sia le famiglie che le scuole pubbliche 0 paritarie. Per le famiglie e gli studenti è
previsto il famoso «bonus»: e qui ci sono le differenze sostanziali. La
principale riguarda le
spese sostenute e rimborsabili: per la sinistra
occorre contemplare tutte le spese sostenute sia
da chi si iscrive a una
scuola pubblica che chi
sceglie la privata paritaria, quindi libri, trasporti,
mensa, iscrizione, attività
extra-scolastiche; per la
destra l’attenzione è rivolta soprattutto alle spese di iscrizione nelle
scuole private. Infatti, attraverso il meccanismo
della franchigia, fissata
aU’1% delle spese, e con
l’accettazione delle sole
T~»
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spese di iscrizione (previsti ad esempio nella proposta della giunta regionale) gli studenti delle
scuole pubbliche sono
discriminati. Per costoro
la tassa di iscrizione è assai bassa e dunque rientra nella cifra in franchigia non rimborsabile. Inoltre in questa proposta
è previsto un tetto di reddito di 140 milioni che
non agevola certo le famiglie normali.
Anche da parte Ds vi è
una discriminante legata
al reddito della famiglia,
che varia a seconda del
numero dei componenti,
e che comunque è decisamente più basso; ad
esempio per una famiglia
di 3 persone il tetto al di
sotto del quale si ha diritto al bonus è di 52 milioni
e mezzo l’anno, al netto
dell’Irpef. Inoltre non è
prevista alcuna franchigia, quindi la borsa di
studio copre anche la
parte inferiore della spesa, non calcolata in altre
proposte di legge. Sono
poi previsti in genere da
tutti i disegni di legge
contributi destinati ai
soggetti svantaggiati sul
plano fisico, psichico,
culturale o sociale e finanziamenti legati ai progetti che saranno presentati dalle scuole inserite
nel sistema paritario pubblico-privato. Qui le differenze diventano più sottili e questa è anche la parte più delicata; perché
tocca il divieto costituzionale di finanziare le scuole private, pone la rilevante questione dei controlli e di quale potrebbe
essere l’ente preposto a
esaminare tali progetti e a
decidere quali accogliere
e quali escludere. Le cose
si complicherebbero ulteriormente, con diversità notevoli da Rejonea
Regione, se si realizzasse
per la scuola la famosa
«devolution» tanto caraa
Bottiglione e Bossi.
Per quanto riguardai
nostro territorio, la scuola valdese direttamente
interessata agli effetti li
una futura legge regions;
le sul diritto àio studio,!
il Liceo europeo di Torre
Pellice, già accolto nelf
sterna paritario in seguito
alla domanda presentata
dal Comitato. Già attu®
laiìaCristìj
Pinerolo
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di una retta di 5 mili“®
annui, possono usufru®
di una borsa erogai“®
maniera proporzionale»
reddito delle famig^
l’introduzione di tttt*^Biofÿo Fei
nus» scolastico ntodi“'
cherebbe i criteri per ^ etto, Qau
segnazione di tali not"' '“ntnartino
nel medesimo tempo F tlzig g._
Irebbe favorire le isetm, «
ni. Di questa materia
Comitato ha discusso
un recente incetterò “
la Tavola valdese, soU^
tando la Tavola stess^
far conoscere in Reg'“
Piemonte l’orientam^
espresso dalle assemf
evangeliche, per la 1®
della scuola, per il
lismo nella scuola P'
blica, contro le scuola
tendenza», perché ev
tuali borse di stirò*
bonus concessi alle t®
glie non discrimino lò
cun modo quanti in
dono valersi della sd
pubblica e affinché
questa ad essere pn®
riamente sostenu*
parte degli enti locali-
13
E Eco DELLE "làLLI AÀLDESI
PAG. 13 RIFORMA
Qual.
ersil,
apet.
Ampliamenti e migliorie a Luserna San Giovanni
L'Asilo si riorganizza
Alcuni impicnti hanno necessità di essere messi a norma
¡Aperture anche agli utenti esterni con il Centro diurno
OWflWROSSL
ÌH Otturazione e di miaU'PSu“ all’Asilo per
anCf«renne anziane di Lula san Giovanni. Nel
4 ;SdeU’assemblea del
ìtunì a chiasti v^^tlese di Lu
fi: ^ che aveva «irordi-.
io é elaàoue annua del 2000
rog^eUastrutturaicomitalaSlodigestionetiell istituto
la si iltre a presentare il biade? wdó sia economico che
neilelleattivitàsvoltehaanNn he parlato del futuro an
chSiando‘:hedoponoico lido delle attività del
aèVuovPcentro diurno e
dopo elnuovo residence Gay,
lann ora in canbere il rifaci
ìura lènto delle cucine cosa
ssoD ^ comporterà, a lavori
getto. Piti (si parla di giugno ,
turali i-écambio dei locali
nuowitoale^aconla
lochi ala ristorante. Intanto
acoiià si pensa alla riorgaembni izzadone logistica degli
'ooofr iBcì e alla eventuale co1L trazione di un nuovo
siamo *pe Per dare più
ioni» sspi») à questi ultimi,
[idjjj NeLcprso dell’assem)l)bio! leavsono state presentale ¿gli »le attività, in particola■e _ |jj. e queia del centro diur¡ej_i( io sul quale sono state
•tjteljollevate anche alcune
rimali, sservazioni in merito
potesili’integrazione degli
3 Ujj spiti (attualmente 9
ossibi- che si avvalgono
jgjeg. el trasporto fornito dalstinti» Asilo) nel complesso
’ eli’istituto. «Se inizial
----lente - ha detto Tullio
anse, direttore delTAsi
lo - si sono ospitate queste persone in po’ in disparte, nel salone Beckwith, ora si è provveduto a migliorare l’integrazione degli utenti ospitandoli in locali più idonei». Poi è stata anche
presentata la situazione
del volontariato che opera nella struttura. Un volontariato che è di vario
tipo: da quello organizzato dell’Avo e dell’Aev a
quello della chiesa di Luserna San Giovanni che
vede molte persone coinvolte in un’opera indispensabile in una struttura che attualmente ospita circa 100 utenti con
un bilancio che si aggira
intorno ai 4 miliardi.
Da parte del comitato
è stato sottolineato infine come diventi sempre
più importante la collaborazione con gli altri
istituti valdesi. In particolare è allo studio una
collaborazione più stretta con l’altro importante
istituto per anziani di Luserna, il Rifugio re Carlo
Alberto. Una conduzione
comune, è stato detto,
potrebbe significare una
migliore economia di
scala, un miglioramento
del servizio agli utenti,
un peso maggiore anche
nei rapporti con le Asl. I
due comitati di gestione
ci stanno pensando concretamente, anche se per
ora sono battute iniziali.
Vittime ó\ un indigente aereo
Gli aviatori alleati
ricordati a Rorà
11 primi sono arrivati a Pinerolo
I militari nei Comuni
Dopo l’alluvione dello scorso ottobre il governo
emanò una apposita legge che consente ai Comuni
colpiti dall’evento, come quelli delle Valli, di far domanda e usufruire dell’operato di militari residenti in
loco. Recentemente a Pinerolo sono arrivati i primi
tre dei dieci militari che come consentito dalla legge
potranno entrare in servizio all’ente comunale ed essere ospitati in alcuni locali del «Nizza cavalleria». I
tre militari hanno già cominciato il loro lavoro, secondo un orario prefissato, che consisterà in mansioni legate agli interventi di ripristino postalluvione.
«Abbiamo richiesto al comando superiore di Padova
- dicono in Comune - di distaccare presso il nostro
ente dieci militari pinerolesi. Si tratterà certamente di
un prezioso aiuto nello svolgimento di compiti pratici
e operazioni burocratiche». I militari saranno alle dipendenze del Com (il Centro operativo misto) che
nella nuova sede di vicolo delle Carceri coordina gli
interventi di protezione civile non solo di Pinerolo
ma anche a livello sovracomunale.
PIERVAIDOROSTAN
Giornata di forti emozioni quella organizzata dal Comune di
Rorà martedì 24 aprile
per commemorare le vittime dell’aereo militare
alleato (che il verbale redatto dalle autorità dell’
epoca, letto dal sindaco
Odetto, definiva «nemico») che doveva portare
aiuti ai partigiani resistenti e che invece cadde
incendiandosi poco a
monte delle cave Bonetto
a 1.100 metri di altitudine. C’erano 8 giovani su
quell’aereo partito con altri nove da Foggia in missione di aiuto al Nord Italia. Solo quattro aerei tornarono alla base, gli altri
caddero e con loro morirono gli equipaggi: si
parlò anche di attentati
ma più probabilmente
quelle tragedie furono da
collegarsi alla difficoltà di
muoversi con bassa copertura dei radar, in terre
poco note e in una giornata di maltempo. Degli
otto aviatori provenienti
da Gran Bretagna e Australia uno sopravvisse al
lo schianto, ma morì poco dopo mentre i primi
soccorsi dei rorenghi cercavano un’improbabile
via di salvezza. Una giornata densa di emozioni,
con una rappresentanza
dei parenti dei militari
caduti (e fra loro la figlia
di un aviatore che mai ha
potuto vedere il padre);
nella calda giornata fra le
cave, in un’atmosfera
quasi «lunare» momenti
di riflessione e silenzi si
sono alternati. I ricordi
del giorno dell’impatto,
della lotta partigiana nel
vallone di Rorà (erano
presenti il capo partigiano Petralia e il partigiano
Dante, oltre alle rappresentanze ufficiali), una
rappresentanza di quelle
famiglie ebree rifugiate e
accolte a Rorà durante la
guerra. E con un commovente finale Rorà ha voluto dare alle famiglie degli aviatori scomparsi una
targa con un pezzo del relitto dell’aereo, come memoria e come legame di
un territorio che a 57 anni ha voluto ringraziare
questi protagonisti della
lotta di Liberazione.
NELLE CHIESE VALDESI
SCUOLE DOMENICALI DEL 1“ CIRCUITO — Domenica 6 maggio, a Villar Pellice, festa delle scuole
domenicali del 1° circuito; iniziò alle 10 con il culto,
pranzo e pomeriggio di giochi.
2° CIRCUITO — Venerdì 11 maggio, alle 20,30, a
Villar Perosa, assemblea del 2° circuito.
BOBBIO PELLICE — Domenica 13 maggio, assemblea di chiesa con presentazione e discussione della
relazione morale 2000-2001.
PRECATECHISMO VAL PELLICE — Nel fine settimana 4-6 maggio i ragazzi del precatechismo faranno
una gita, organizzata dai monitori della vai Pellice,
nel Luberon (Francia) alla scoperta dei luoghi valdesi.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Mercoledì 8 maggio
studio biblico, alle 20,45, al presbiterio.
PERRERO-MANIGLIA — Incontro dell’Unione
femminile, lunedì 7 maggio, alle 14.
PINEROLO — Domenica 6 maggio, alle 10, culto
con assemblea di chiesa; all’odg esame della relazione morale del Concistoro, elezione di due deputati al
Sinodo, votazione di un parere sulla posa di un secondo originale del monumento di Steyr. Mercoledì
9, alle 20,45, incontro dei direttori delle corali.
POMARE’P’O —Venerdì 4 maggio, alle 16, culto al
Centro anziani. Domenica 6 assemblea di chiesa per
l’elezione dei deputati a Sinodo e Conferenza.
PRALI — Il comitato del museo cerca disponibilità
per l’apertura del museo durante l’estate, tei. 0121807519. Domenica 6 maggio, alle 10, assemblea di
chiesa su otto per mille, carta della diaconia, relazione annua, elezioni alla Conferenza e al Sinodo.
PRAMOLLO — Domenica 6 maggio, ore 10, culto
nella sala delle attività con la partecipazione dei bambini della scuola domenicale di Pinerolo e di Pramollo; seguirà il pranzo insieme e un pomeriggio di giochi. Mercoledì 9 maggio, ore 20,45, nella sala delle attività incontro su «La depressione: una malattia di cui
non vergognarsi ma da conoscere e curare», con la
partecipazione dello psichiatra doti. Lombardini.
SAN SECONDO — Sabato 5 maggio, alle 21, nel
tempio, concerto del gruppo «Fihavtmana». Domenica 6 maggio culto alle ore 10 a cura dell’Unione femminile. Domenica 13 culto alle 10 con assemblea di
chiesa; all’odg elezione dei deputati/e alla Conferenza distrettuale e rielezione dell’anziana del quartiere
Combe, Paola Geme, relazione morale annua.
TORRE PELLICE — Domenica 6 maggio, alle 15, alla Casa unionista, seduta mensile dell’Unione femminUe. Lunedì 7 maggio, alle 20,45, studio biblico su la
lettura psicologica di Marco 9, 2-13. Martedì 8 maggio, alle 15, incontro del gruppo Cevaa.
VILLAR PEROSA — Domenica 6 maggio, nel corso
del culto, assemblea di chiesa, per l’elezione dei deputati alla conferenza distrettuale e al Sinodo.
VILLASECCA — Da domenica 6 maggio riprendono
i culti a Combagarino, con inizio alle ore 9.
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Consigli comunali di Pinerolo e di Massello saranno rinnovati in concomitanza con le votazioni politiche del 13 maggio
candidati a sindaco e a consiglieri nelle
te Cristina Maurino
Ptaerolo futuro. Lega Nord,
Liberacittà, Forza Italia
ilierto Barbero
Democratici di sinistra. Progetto Pinerolo, Partito comunista-Rifondazione, Democrazia e libertà-Margherita
ilo Cirri
Centro liberale per Pinerolo
«vanni Nebbia
Insta Di Pietro
beino Fazia
Alleanza nazionale
candidati neile singoie liste
Alleanza nazionale: Massimo
®^tri8, Carmine Manganiello,
?™sra Camusso, Federico BeAgnese Priotti, Fides Sal^Ftanco Castiglione, Roberto
Giorgio Boiero, Paolo Ac1 Paolo Gai, Giovanni
ne, Mario Fazia, Andrea
Domenico Scocozza,
;ior^o Ferrari, Irene Berteli,
m Daleno, Lorenzo Calnms»' a» ^®tidia Bessone, Flavio
nnopie Claudio Melila, Pa
Giuseppe Lici Sola, Giulia Nicolet^ando Violi.
.^’’ngetto Pinerolo: Gianluca
i, Franco Algostino,
Chantal Alifredi, Sergio Berger,
Carlo Bianco, Rossella Buffa,
Giorgio Canal, Paola Coalova,
Diego Cossotto, Giorgio D’Aleo,
Francesco Fratta, Luciano Gerbi,
Maggiorino Lombardo, Angelo
Pagnanelli, Giovanni Panosetti,
Paolo Perro, Armando Piccato,
Paolo Pivaro, Ernesto Ponza, Alberta Revel, Elvio Rostagno, Piero Maria Salza, Luisella Sartore.
Liberacittà: Sergio Godino,
Umberto Neri, Eros Benso,
Francesco Giuseppe Adamo,
Maria Barbero, Raffaelline Basile, Elvio Bonaccorsi, Stefania
Caffaratti, Maurizio Cabiddu,
Maria Teresa Caramuscio, Simona Casadei, Carmelo Chindamo. Darlo Fiore, Lucia Guarino,
Federico Lerza, Alessandro Marocco, Guido Mauceri, Davide
Maini, Giovanni Napoli, Maria
Caterina Odisio, Daniele Onorati, Emanuela Rei, Bruno Salerà,
Rosanna Sirtore, Irene Solazzo,
Biagio Vigna, Alida Fenoglio.
Lega Nord: Gabriele Falcone,
Ettore Comba, Bruno Torchio,
Romano Alberto, Paolo Giuseppe Bernardi, Carla Liliana Bossi,
Daria Pugliese, Elso Ercole, Aldo Rosso, Ermanno Sanziel, Pasqualina Bruno, Giuliano Capello, Francangelo Corio, Antonio Corti, Monica Corti, Isidoro
Da Molin, Pia Luigina Delsedime. Bruna Falco, Alberto Merlai, Bruno Revello, Giuseppe
Enrico Rifreddo, Roberta Sanziel, Sereno Alessandro, Andrea
Audisio, Maria Ernesta Bardini,
Emilio Angelo Bellone, Giulia
Bertero, Pierina Maria Corino,
Mario Siviero.
Lista Di Pietro: Donatella Maria Ferro, Alberto Righini, Maria
Carmela Pacino, Anna Maria
Nebbia, Renato Murabito, Monica Binetti, Luigi Baratta, Sergio Tunno, Vincenzo Ciccia,
Giovanni Rizzale, Luigi Bodolra,
Silvana Fagetti, Luisa Libertino,
Emanuela Lussetti, Alessandro
Manolas, Giulio Manolas, Maria
Grazia Nebbia, Giovanna Porreca. Guido Righini, Teresa Gregorio, Simone San Giorgio.
Democrazia e libertà-Margherita: Angelo Distaso, Silvia
Agliodo, Bruno Berger, Giuseppino Berti, Gabriella Bidini, Angelo Buffa, Paolo Covato, Tullio
Forestello, Luigi Massimo Gallina, Lallo Gambrioli, Stefano
Giai, Giuseppe Giorno, Claudio
Granata, Franco Michele Magnano, Angelo Masciotta, Raju
Mensa, Renzo Mercol, Giacinto
Misino, Pierangelo Negro, Alberto Olivieri, Giulio Passerone,
Sebastiano Peres, Luigi Rossetto, Luca Spinelli, Ferdinando
Toscano, Maurantonio Vescera,
Domenico Vivacqua.
Forza Italia: Salvatore Passerò, Aida Revel, Pietro Rivò,
Antonella Grassi, Angelo Pisanello, Andrea Boiero, Mauro
Martina, Nicola Chindamo, Nicola Colace, Giacomo Cusumano, Luciano Di Maggio, Luca
Forzato, Biagio Salvatore Ganci,
Maurizio Losano, Giuseppe Lorusso. Maria Luisa Martoglio,
Silvia Minolfi, Mauro Pastorelli,
Fausto Pentore, Marilena Pochettino, Marisa Priotti, Alessandro Russo, Maner Samuel,
Massimo Savatteri, Roberto
Scalese, Giancarlo Scarlata,
Maurizio Toscano, Carmelo Tutino. Nunzio Sergio Turtulici.
Democratici di sinistra: Giulio Blanc, Augusto Canal, Bianca Chiappino, Flavio Maina,
Gian Vittorio Avondo, Gerardo
Barbirotta, Gabriella Carpegna
in Bessone, Francesco Coppola,
Aldo Cuda, Silvia Licia Cultraro,
Antonio Destino, Carla Felloni
Scassi in Morero, Loris Forgia,
Dario Gastaldi, Patrizia Ghirardi, Goffredo Le Donne, Gian
carlo Magnarini, Raffaele detto
Roberto Magri, Fabrizio Maltese, Elio Martino, Mario Martini,
Bario Mazzà, Michele Petroccelli, Claudio Piga, Maria Pitzalis, Cesare Ponso, Adelino Raccanello, Giuseppe Scali, Patrizia
Ventura in Ghivarello, Riccardo
Giovanni Vercelli.
Partito comunista-Rifondazione: Gian Piero Clament, Tiziana Alchera, Alberto Bassani,
Raffaella Baudino, Matilde Benedetto, Marco Benni, Maurizio
Bertolotto, Alisa Bianciotto, William Boetto, Salvatore Bono, Antonio Bruno, Laura Carello,
Giampaolo.Cleri, Roberto Panni,
Luigi Stefano FenogUo, Roberto
Ghio, Piero Malano, Giorgio
Martinale, Maria Megna, Marco
Ugo Melano, Franco Milanesi,
Renata Passet, Luca Prola, Enrica Rochon, Giuseppe Spinnato,
RitaToja, Piero Zanelle.
Pinerolo futuro: Stefano Drago, Alberto Ariaudo, Fabio Badino, Giuseppe Bassi, Paola Capello, Giorgio Caracciolo, Barbara Casadei, Paola Coccolo,
Pier Domenico Gilli, Pablo Piero Gradin, Arcangelo Imparato,
Oscar Jahier, Bernardo Mario,
Loredana Merlo, Piera Merlo,
Bruno Moriena, Annamaria
Mussa, Piero Perrone, Mario
Pirra, Margherita Rossetto,
Claudio Sacchi, Riccardo Trombotto, Luciano Vischi.
Centro liberale per Pinerolo:
Duilio Gillio, Marcello Bruera,
Marco Aimaretti, Francesco
Amoroso, Mario Onorato Arduino, Giovanni Calamani, Daniela
Camusso, Emanuele Antonio
Cassò, Claudio Crosetti, Valeria
Frairia, Andrea Gualtiero, Marisa
Lasagno, Giorgio Manfi'edi, Gualtiero Mina, Ezio Percivatti, Maria
Vittoria Perrone, Pietro Ras, Egidio Carlo Torchio, Mario Travet,
Daniele Tron, Mauro Vignolo.
Massello: la Balziglia
■ Massello: i candiiJati alle comunali
Quattro diverse liste
Paolo Ferrerò: Partito della Rifondazione comunista
Marco Di Silvestro: Massello rinasce
Giorgio Pinoia: Municipalismo, libertà, lavoro e lealtà
Daniela Libralon: Montagne con quadrifoglio
I candidati nelle singole liste
Partito della rifondazione comunista: Davide Tron,
Carmen Moiani, Ezio Feroldi, Maurizio Bertolotto,
Antonio Bruno, Luigi Stefano Fenoglio, Gian Piero
Clement, Piero Malano, Giuseppe Spinnato, Davide Tron.
Massello rinasce: Livia Bianciotto, Giuseppe Boaglio,
Cinzia Borgia, Francesco Brossa, Giuseppe Franchi, Roberto Maffei, Vittoria Manzoni, Nicola Marvulli. Maria Luciana Bronzato, Renzo Rebellino e
Rita Rostan.
Municipalismo, libertà, lavoro e lealtà: Caterina Lima,
Luca Giannino, Stefano Scarano, Fabio Pepò, Benedetto Buono, Cosimo Erario, Carmelina Giliberti,
Ida Buono, Giovanni Ghiraldotti, Amedeo Sanna,
Renata Gavaldo, Vito Navolio.
Montagne con quadrifoglio: Enrico Boetto, Silvia Boetto, Emanuele Galbiati, Elena Jahier, Marco Laggiard,
Enrico Pons, Vittorio Pons, Gualtiero Sanmartino,
Daniela Strepparava, Enzo Tratzic, Roberto Tron.
14
PAG. 14 RIFORMA
t Eco Delle mLi mDESi
VENERDÌ 4 MAGGIO
SPORT
VOLLEY
Ancora un successo del Body Cisco
Pinerolo che ha vinto a Borgomanero
per 3-0; in questo modo i pinerolesi sono addirittura in grado di insidiare il 2“
posto nel girone di B2 maschile al Fima
Mondovì sconfitto nell’ultimo turno.
Nel campionato di terza divisione femminile, girone B, il 3S Pinerolo è stato
battuto in casa dalla Piscinese per 3-0,
mentre in terza divisione femminile junior il 3S Luserna è stato superato dalle
pari età del Carignano ancora per 3-0.
TENNISTAVOLO
I pongisti della Polisportiva Valpellice
si sono fatti onore al torneo giovanile di
Torino disputato nel fine settimana. Ai
«prederminati regionali» Paolo Geuna,
classificandosi al 2“ posto, ha ottenuto
l’accesso ai campionati italiani categoria giovanissimi a Terni. Altri giovani si
sono ben comportati: Matteo Pontet è
giunto 5° sempre fra i giovanissimi
mentre Cristina Chiri si è classificata 2®
fra le ragazze e 3® nella categoria allieve.
ATLETICA
Si disputerà domenica 6 maggio per i
sentieri di Bricherasio il memorial «Enzo Ferlenda» di corsa campestre. La gara, aperta a tesserati Fidai divisi in
quattro categorie a seconda delle età,
partirà dalla sede della Cantina sociale;
possono anche partecipare atleti non
tesserati, purché in possesso di regolare certificato medico. Il percorso avrà
una lunghezza di 11,8 km per le categorie maschili senior e di 5,8 per le
donne e gli juniores. Ritrovo alle 8.
CALCIO
Mentre il Trino festeggia ufficialmente la promozione in serie D, il Pinerolo che aveva guidato a lungo la
classifica nel girone di andata, pareggiando 2-2 in casa con il Cumiana, si
vede sfuggire definitivamente la possibilità di accedere al secondo posto. Anzi domenica prossima giocherà sul
campo del Saluzzo, la più autorevole
candidata a quella posizione.
L'associazione «Piccoli mestieri» di Torre Pellice
Salviamo la cultura dei nonni
DANIELA GRILL
IL simbolo stampato
sul biglietto da visita
dell’associazione «Piccoli
mestieri» di Torre Pellice,
è una signora talpa che si
porta sulle spalle una
gerla contenente aghi, fili, forbici e stoffa e vari
altri attrezzi per la produzione manuale, e ben
rappresenta lo scopo di
questa associazione, nata
all’inizio dello scorso novembre. L’associazione
vuole riprendere e riproporre l’idea della «sadra»;
il vecchio negozio di artigianato locale, aperto pochi giorni la settimana e
testimonianza dei lavori
tradizionali delle valli.
«Attualmente siamo in 14
“socie” produttrici, cioè
che producono i lavori
manualmente - spiegano
le signore Carla Pacot e
Paola Jahler Di Francesco, promotrici dell’iniziativa - affiancate da altre socie, esperte di organizzazione e marketing,
che supportano e valorizzano i nostri lavori. Simpatica e importante è la
sinergia che si crea all’interno del nostro gruppo:
sovente realizziamo oggetti prodotti a quattro
mani, dove ognuno mette a disposizione quel
che sa fare».
I «Piccoli mestieri» nascono in seguito a un incontro organizzato dalla
Comunità montana nel
giugno dell’anno scorso,
il cui scopo era quello di
individuare le risorse interessanti da promuovere
nel territorio della vai Pellice. «Parlando in seguito
con delle amiche abbiamo pensato alla possibilità di creare un’associazione - continuano le so
cie - anche per cercare di
recuperare i vecchi mestieri dei nonni. Uno dei
nostri scopi è quello di
evitare che queste manualità vadano perse e
nello stesso tempo vorremmo arricchirle con
novità e particolarità».
I filoni produttivi dei
piccoli mestieri riguardano la tessitura, il patchwork, i lavori a punto
croce e a piccolo punto,
la pittura su porcellana e
ceramica, la creazione di
oggetti in legno, candele
fatte a mano e oggetti in
stoffa; ogni produzione
riprende le tradizioni
provenzali e quelle tipiche della vai Pellice: un
meritevole impegno soprattutto nel recupero del
«frivolité», il chiacchierino tipico delle cuffie usate nel costume valdese.
«Saremmo interessate
- concludono all’associazione - ad attivare incontri con altri gruppi e altre
associazioni simili alla
nostra operanti in altre
regioni, partecipando
anche con mostre, esposizioni e ospitando a nostra volta nel nostro territorio, in un’ottica di
scambio, anche altre
realtà. Rimaniamo aperte a qualsiasi tipo di
scambio, e ricordiamo
che chiunque voglia partecipare è invitato a raggiungerci». I Piccoli mestieri si trovano in viale
Dante 4/1 a Torre Pellice
con orari di apertura previsti il venerdì e il sabato
ore 10-13 e 16-19 e la domenica al mattino.
Al mare di Vallecrosia in estate
Campi per bambini
I campi estivi per i
bambini che frequentano le scuole domenicali e
il precatechismo proposti come già in passato
dal I distretto quest’anno
saranno due: un primo,
che si terrà dall’11 al 23
giugno, indirizzato ai
bambini/e nati tra il 1994
e il 1992 e un secondo
dal 24 giugno al 6 luglio
per bambini/e nati tra il
1991 e il 1989. La data ultima per inviare le iscrizioni ai campi, che ospi
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Via Matteotti, 4-0121932647 www.tpellice.it - mbm©tpellicejt
Pinerolo
Iniziative
per i piccoli
Continuano a Pinerolo
due utili e simpatiche iniziative rivolte ai più piccoli: «11 punto gioco» e
«Solo Bimbo», in via Novarea 38 a Pinerolo. «Il
punto di gioco» è aperto
nei pomeriggi del lunedì,
martedì, mercoledì e venerdì, dalle ore 15 alle
18,30; è un servizio rivolto a bambini dagli 0 ai 6
anni, accompagnati da
un familiare o da baby
sitter. L’abbonamento
mensile è fissato sulle
50.000 lire, per i non residenti 70.000. «Solo bimbo» è un’iniziativa che
permette alle famiglie che
hanno usufruito per almeno 10 volte del «Punto
di gioco», di avvalersi di
un servizio di assistenza
nei giorni e negli orari di
apertura dello stesso, rivolto a bambini dai 9 mesi ai 6 anni. Per eventuali
altre informazioni telefonare alla segreteria degli
asili nido comunali, 0121398333, o in municipio.
APPUNTAMENTI
■ Pinerolo
Le iscrizioni
all'asilo nido
teranno ognuno un massimo di 30 bambini è stata fissata al 10 maggio, il
prezzo è di lire 440.000
compreso «argent de poche» (£ 30.000).
In più è prevista una
gita in Francia del costo
indicativo di lire 6070.000. Il viaggio in treno
è a parte. Le iscrizioni sono raccolte da Patrick
Stocco (tei 0121-81316)
per il 1“ campo e Anne
Pilloud (telefono 0121944418) per il 2° campo.
A partire dal 2 maggio,
e fino al 25 del mese, sono aperte a Pinerolo le iscrizioni agli asili nido
comunali che possono
essere frequentati dai
bambini che abbiano un’
età compresa fa i 3 mesi
e i 3 anni. Raccolte le domande di iscrizione, che
devono essere consegnate in orario d’ufficio alla
segreteria dell’asilo Serena, in via Podgora 22, in
Comune sarà stilata una
graduatoria in base alle
richieste pervenute che
verrà resa pubblica entro
il prossùno 15 giugno.
3 maggio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla biblioteca della
Casa valdese, concerto con Paola Terenzio, flauto traverso, e Angelo Colletti, pianoforte; musiche di Bach,
Nielsen, Dvorak.
TORRE PELLICE: Alle 21, al presbiterio, incontro
del gmppo di studio sulla bioetica: tema l’«hospice»,
cioè le strutture previste per i malati terminali.
4 maggio, venerdì
PINEROLO: Al centro sociale di via Bravo, incontro
su «La cultura Mcworld, la vita quotidiana ridisegnata
dalla globalizzazione».
5 maggio, sabato
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 21, il laboratorio teatrale per adulti di Spazio giovani presenta
lo spettacolo «Il gioco della vita»; regia Marco Bricco.
PORTE: Nella chiesa di San Michele, alle 21, concerto del gmppo corale «Les harmonies», cori e musiche popolari; offerte a favore del Collegio valdese.
TORRE PELLICE: Alle 17, nella sala Paschetto del
Centro culmrale, inaugurazione della mostra di Massimo Viretti, dal titolo «Ombre, tecniche miste», aperta fino al 27 maggio.
6 maggio, domenica
PEROSA ARGENTINA: Nella piazza del mercato, alle 15, il Teatro Angrogna presenta «La storia di Gino».
8 maggio, martedì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 20,30, nella saletta
d’arte, incontro dibattito su «Come nutrirci nell’era
della mucca pazza», con il pediatra Luciano Proietti.
10 maggio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla biblioteca valdese,
conferenza della signora Franca Debenedetti
Loewenthal su «Primo Levi scrittore e testimone».
Cantavalli a Inverso Rinasca
ffJouer l'accordéon»
Sabato 5 maggio, alle
ore 21,15, Cantavalli arriva nuovamente a Inverso Pinasca. Dopo tanti
armi la rassegna musicale non potrà più essere
ospitata nei locali della
Pro Loco a Fleccia, spazzati per sempre dalla furia del Chisone il 15 ottobre. La serata è di conseguenza ospitata in frazione Grange, al ristorante
«L’ostu del povr-om».
Il gruppo «Le loup qui
danse» proporrà «L’accordéon à sonnettes»,
spettacolo burlesco seguito da un bai folk. Tre
artisti dell’Haute-Provence, tra la compagnia
di saltimbanchi e l’orchestrina di strada, ci
portano in un’atmosfera début du siècle, con
l’umorismo popolare e
schietto che pervade l’animazione teatrale di
«L’accordéon à sonnettes», «petite pièce» comica su di un ricco contrappunto sonoro. A seguire, un ballo orientato
principalmente verso
musiche e sonorità auvergnates, nell’intreccio
tra cornamusa, organetto e pianoforte, impasto
sonoro singolare da cui
ebbe origine a Parigi nella prima metà del secolo
scorso il genere musette.
SERVIZI
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TORRE PELLICE
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gramma giovedì 3 e
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21.15, Le verità nasii
ste; sabato 5, ore 20,
domenica 6, ore leèCo'fudife
il cartone animato diW«,,» anni ii
Disney Le follie dellt^enz
peratore; sabato 199
22.20, domenica e,«!?" en,
20,10 e 22,20, lunedi N £
ore 21,15, Le fate ig»
ranti, con Margherita Bl .disponi
e Stefano Accorsi. taavan mi
lare a essei
BARGE II cineij ¡[gsoilmii
Comunale ha In progim^iiamenti
ma, venerdì 4 maggio,« „ „joblei
21,15 Pranzo di NauIXolti
domenica 6 ore 16,1 .«„„eiqt
18,45 e 21,15, lunei
martedì e giovedì, 0 “11°^
21.15, ChocW iheegli,p
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PINEROLO — Lami lunachie
sala Italia ha in progra togUacco
ma, alla sala «5cent ¿oedall’A
The mexican; feriali 21 ùriunti
22.20, sabato 20 e 22,1
festivi 15,15, 17,40,21
22,20; alla sala «2cenl
va in visione Quasi fan f
si; feriali e festivi 2(1
22.20, sabato 20 e 22,1 etn
domenica, ore 15,16,i spaopei
18.20, Le follie dell'ii Lasecor
peratore.
RADIO
BECKWITI
EVANGELI
oltanto ai
l’è più, m
lacere di 1
ione I
10 in presi
liedeU’i
le egli mi
aiutato
m L'ultimo libro di Ettore Serafino
La vita di un testo
CLAUDIO TRON
J.T2 IGLIO mio, sta in
>> l7 guardia: si fanno
dei libri in numero infinito: molto studiare è
una fatica per il corpo».
L’Ecclesiaste (12, 14) o,
come si dice in lingua
corrente, il Qoelet, non
sembra valutare molto
positivamente il moltiplicarsi dei libri. Effettivamente si può essere un
po’ annoiati quando si
assiste all’uscita di un testo che ripete cosa che i
suoi potenziali lettori
hanno già letto da altre
parti, spesso in forma assai simile. Così molti manuali scolastici.
Non si può provare la
stesso sentimento rileggendo «Quando il vento
le pagine sfoglia» di Ettore Serafino. Come ha
detto bene Paolo Ribet,
presentando il libro a Porosa /Argentina sabato 21
aprile, siamo davanti a
un libro diverso dalla comune memorialistica
partigiana. Le vicende di
una vita, non solo di
guerra, sono rivissute
con un occhio che si allunga fino al presente,
soprattutto perché questo rivivere è animato
non tanto dal ricordo,
quanto piuttosto dalla
fede e del senso civico.
L’autore, col consueto
tono apparentemente di
messo ma ben presto
coinvolgente e capace di
catturare l’attenzione
anche del più assonnato
degli uditori, ha poi ripercorso alcune tappe di
questo suo corpo di esperienze, mettendo in
risalto con grande umiltà
che la Resistenza partigiana è stata una vicenda
che si è svolta in modo
poco programmato, non
eroico nelle intenzioni,
anche se a posteriori si
possono ricordare episodi di grande ardimento.
Le stesse idee guida erano poco elaborate più
che un progetto di democrazia: i giovani, oggi
diremmo i ragazzi, quasi
bambini, avevano nel
cuore un certo fastidio
per l’arroganza del regime, ma non avendo il ricordo di una società democratica, non potevano
progettarne il ripristino.
Demistificazione? Non
direi. Semplicemente una
parola realistica detta in
un contesto di memoria
condensata in un libro
(peraltro non progettato
in quanto l’autore scriveva per se stesso e per la
famiglia e non per una
casa editrice: forse proprio per questo il libro è
riuscito bene). Condensato in un libro, si: ma
memoria viva, rivisitazione, lo stesso come avviene per i ricordi della fede.
m me m
etmetteni
Anticipò le strategie di oggi
Gustavo Bouchard
uomo della memorili ^
oi alcuno
GIORGIO TOURN
COME è accaduto a
molti, all’annunzio
della morte di Gustavo
Bouchard ho sentito anch’io la spinta a dare una
testimonianza, a nome
dei rorenghi, per il suo
ministerio. Il sindaco
Odetto lo ha fatto con più
autorevolezza di me come qualcuno che è stato
direttamente toccato da
questo pastorato mentre
il mio potrebbe essere solo il ricordo di un giovane
collega. Vi è però un elemento della personalità
di Bouchard che mi pare
interessante ricordare:
viandante dello Spirito
era anche l’uomo della
memoria, con radici fortissime in terra, nel luogo
dove stava e nel paese
dove era nato. Dove viveva era presente, e con tutta la persona, corpo, anima e cuore, aveva ricordi
non nostalgie. A Rorà ricordava il suo Sud, ma
costruiva o faceva costruire trascinando la sua
gente: a Pomaretto ricordava Rorà ma creava centri e gestiva il ’68 come
nessun altro seppe fare.
Il secondo aspetto è altrettanto interessante:
era radicato nella sua terra. Valdese spiritualmen
te libero, viandante,*
consapevole delle suei
dici storiche, guarda®
Regno ma dalle sue va
la memoria della con
nità valdese del pass®
era per lui essenziale!
viveva dentro senza?
giudizi e ci viveva de®
senza ostentazione, e
così che, costruita la *
della attività trasformi
locale precedente in®
lizzato (l’ex
mostra permanente o| 5------:
memoria rorengm
cinquant’anni fa pen»
a raccogliere docuff
della vita materiale e
la storia locale? Ness
aH’infuori di lui. Lo
con l’aiuto di colla!
tori certo, ma comp
lui la scelta culturale I
elsa: salvare il pa®®*
questo nel moment
grande boom, qu®'’
demoliva per fate ,
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formica e il comp®®
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Gustavo Bouchard.
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PAG. 15 RIFORMA
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I Gustavo
Bouchard
I a Chiavari
II,preio Ribet, nel ricordare
fp] caro Gustavo Bouchard,
« „n ha riferito dell’ultima
•4 ilrte del suo ministero, forse
'Zno importante dei preceTati incarichi ma ugualmen« feconda. Andato in emeriCo«4Uone, nel gennaio 1992 Gu^vo Bouchard si trasferì a
jvari, dove divenne mem■ro attivo e partecipe della lo
fflleChiesa battista.
Quando nel 1992 io fui
Riamato alla presidenza
M’Ucebi e dovetti in conseenza rassegnare le dimis,ni da pastore della chiesa,
stessa si organizzò seconlo i nostri usi per fare fronte
e sue esigenze e responsaiità. Fu quasi naturale che
feli fosse invitato a predicare,
i6 tenesse studi biblici, che
¡sitasse chi ne aveva bisoo; fu di fatto il pastore per i
ue anni in cui la chiesa ri'’®'''^|iase senza cura pastorale.
*• )i nel 1994, non essendomi
i(i presentato per reiezione
presidente e quindi esseneritaRi o^disponibile, la chiesa di
I “ ™ hiavari mi ha chiesto di toriate a essere il pastore: ho ricineii ireso il mio posto e lui tranprograij uiHamente U suo senza nestggiOiOjiin problema e senza nessuI Nstalf jjjfgcoJtà reciproca.
forrei qui dare atto di alieno due cose. La prima è
;he egli, pastore valdese, fu
embro attivo e rispettoso
una chiesa battista, seconio gli accordi presi dal SinoScent jo e dall’Assemblea generale
sriali a Ineunti: mai ha mostrato
® pi ubarazzo né difficoltà, ha
'ori ^ 5^^° dovere di testimoasifffl fidell’Evangelo fino in fon™ io senza riguardo al caratte) g 221 »della chiesa in cui si è tro5 10I rato a operare.
, ’deii'i La seconda (che non dico
foltanto adesso perché non
f'è più, ma che ho avuto il
;ere di dire due anni fa in
ione del suo compleanIn presenza sua, dei suoi
li e dell’intera comuiiità) è
egli mi è stato vicino, mi
aiutato e ha collaborato
mme in ogni modo, non
Smettendo che sorgesse fra
^alcuno screzio, senza mai
Lami
progi
mettermi in difficoltà e senza
creare alcun problema di
nessun genere. Mi è stato
compagno attivo ma discreto, modesto ma ben accettato da tutti, umile ma estremamente efficace, non invadente ma sempre vicino e disponibile.
Ringrazio di cuore il Signore per l’esempio che egli mi
ha posto accanto in questi
nove anni e di cui non potrò
non tenere conto nel mio futuro, quando anch’io andrò
in emeritazione.
Franco Scaramuccia
Chiavari
La laicità
di Valeria Cova
Conobbi Valeria Cova Bobbio più di 20 anni fa, quando
il Comitato torinese per la
laicità nella scuola muoveva i
primi passi. Mi colpì in lei lo
sguardo acuto, attento per
ogni pensiero che esprimesse tensione laica: bando
all’indottrinamento, linee
programmatiche chiare ma
semplici, volte a contrastare
l’arroganza del clero cattolico che riusciva con le circolari dell’allora ministro signora Falcucci a dilagare,
partendo da viale Trastevere
in Roma, nelle scuole d’Italia
per farsi gioco di chi non si
piegava al confessionalismo.
Ricordo che prendeva la parola alla fine di un bel discorso tutto fatto di teoria e interpellava l’oratore con voce
decisa e autorevole: «E ora
che facciamo? Corbe dobbiamo intervenire?».
Era donna di grande attenzione e di disarmante concretezza. La ricordo, e più di
una volta, fissare con fierezza
e commozione (i suoi occhi si
facevano piccoli piccoli) suo
marito Norberto Bobbio che
spiegava a tutti noi, suoi attoniti e attenti uditori, le regole
della democrazia, del dialogo
del confronto razionale e
franco. La ricordo entrare
nelle sale di conferenze sorreggendo, lei apparentemente così debole, quel marito
così provato nella deambulazione e nella salute.
Avendo notizia della sua
morte, pur commosso fino
alle lacrime, penso che il suo
Passatempo
ricordo, le sue parole; il suo
sguardo, il suo abbraccio
giungono ancora fino a me;
ne ringrazio il Signore di ogni
consolazione per avermela
messa sulla strada come amica e come compagna e sorella di giusta causa.
Franco Calvetti - Pinerolo
m Educazione
e democrazia
Si affrontano quotidianamente, nel dibattito culturale
odierno, due diverse contrapposizioni: quella che oppone la tradizione, con i suoi
valori permanenti e il richiamo religioso alla trascendenza, alla modernità, laicamente fondata sulla storia e sul
progresso; e quella che oppone la Rivoluzione, il ribaltamento totale dell’assetto sociale a opera di un «uomo
nuovo», al sistema, inteso come stabilità dell’organizzazione cristiano-liberale propria delle società occidentali.
Le due contrapposizioni si
mescolano di continuo tra loro, prendono le vesti di altri
conflitti, portando di volta in
volta in primo piano elementi economici, sociali, religiosi,
politici, in una confusa e acre
guerriglia ideologica quotidiana. Un processo analogo
si riscontra nel campo della
politica, ove la propaganda
prende il posto della pubblicità, e alla logica del profitto
che domina il mercato si sostituisce l’impero del potere,
che esige il consenso.
A tutto questo ha dato risonanza eccezionale l’avvento
dei mass media e in particolare della televisione, oggi lo
strumento più diffuso di educazione collettiva. L’«educazione» televisiva, però, non
ha per scopo, come quella
tradizionale, quella a cui si riferiva, per intenderci il De
Sanctis, la formazione di una
coscienza, ma ha.per scopo
la formazione di un’opinione. Da ciò le caratteristiche
seguenti: appello alla collettività più che al singolo, messaggio fondato sull’informazione più che sui valori, interesse alle opinioni «da spendere subito», nel dinamismo
immediato della vita associata. Nel presentare la realtà
laute.
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il P«** patriarca del diluvio
lard. -La qualità del procurare
____- „ ^fPtaggio
IO j di Livorno
j|TH ' dice a Nicodemo che
«'Sogna essere così per
entrare nel regno di Dio
15. Iniziali di Lutero
16. Satana... senza testa
17. Generale del re Davide
che represse la rivolta di
Absalom
19. Quelle di Gerico caddero
al suono delle trombe
20. La Bibbia ricorda che Dio
l'ha creata insieme al cielo
21. E' verde quando si è giovani
22. La cura di quelli del tempio era affidata ai sacerdoti e ai leviti
23. Si dice così per negare
25. Quattro per gli antichi
romani
26. Suffisso che indica i siti
italiani su Internet
27. L'unica fonte delta rivelazione divina
30. Sacrificio in cui la vittima
veniva completamente
bruciata
Verticali
1. Era vietato ai valdesi prima del sinodo di Chanforan del 1532
2. Uno valdese è l'asilo di
Luserna San Giovanni
3. Isola a nord-ovest della
Sardegna
4. Concittadina di Giordano
Bruno
5. Assopita... senza sso
6. E' un diritto e un dovere
del cittadino
7. Iniziali dell'ingegnere
Negrelli
8. Predicatori seguaci di
John Wyclif
9. Qspedale Evangelico Internazionale
15. Né bionde né rosse
17. Willy, partigiano valdese
martire della resistenza
18. Tipica abitazione di
montagna
20. Quelle di Israele erano
dodici
24. L'ultimo mese in breve
27. Carlo, critico letterario
autore di Letteratura e
vita
28. Sigla di Bari
29. Antico Testamento
Attivo nella Chiesa valdese, italiana e americana, e in Svizzera
I cento anni del pastore Guido Rivoir
Cent’anni. Non di solitudine ma di alacrità, di compagnia, di impegno. Di confronti, a volte anche aspri, e
di condivisione. Proprio oggi, il 4 maggio, il pastore
Guido Rivoir compie cento
anni, prova eloquente che
l’intensità delle proprie giornate non nuoce, ma giova a
rimanere giovani.
Pastore nelle due chiese
valdesi, quella europea e
quella latinoamericana e poi
pastore in Svizzera. Volontario di guerra con gli alpini già
nel 1918, nella bufera del secondo conflitto mondiale accanto agli esiliati in Svizzera
(ebrei e rifugiati politici) e
autore di viaggi clandestini
in Italia, volti a sostenere la
Resistenza. Gli impegni tnolteplici del dopoguerra, anzitutto a favore dei valdesi (basti pensare all’organizzazione di un numero infinito
di padrinati delle chiese svizzere nei confronti dei bambini delle nostre chiese), fino
all’intensa attività di accoglienza e sostegno nei confronti dei profughi cileni, durante gli anni della dittatura:
se è vero che l’intensità di
un’esistenza non si misura
dalla sua durata, è altresì certo che il poter coniugare queste due dimensioni è fonte di
benedizione e di grande riconoscenza al Signore.
Crediamo così, facendo
nostri questi sentimenti, di
dover esprimere al pastore
Guido Rivoir e ai suoi numerosi familiari, che lo circonderanno nei prossimi giorni
con il loro affetto, i nostri
auguri più fraterni. Ad multos annos, pastore Rivoir.
per la Tavola valdese
Gianni Gente
come spettacolo, essa impedisce alla riflessione e al giudizio dello spettatore di radicarsi profondamente nelV ethos, di farsi perentoria
scelta, opzione esistenziale.
La realtà si lima e si consuma
giorno per giorno e ora per
ora entro il linguaggio con
cui è presentata, che è il linguaggio livellante «educativo» della tv, ed è livellato a
senso unico, dal video all’utente, risultando irrimediabilmente autoritario.
. Si ha autoritarismo educativo, a qualsiasi livello e in
qualsiasi sede (tv compresa),
quando chi occupa la posizione di chi parla agli altri per
informarli o indottrinarli, si
arrocca entro il proprio patrimonio ideologico-linguistico,
e così facendo trasforma,
consapevolmente o meno, la
posizione docente in una posizione di potere.
L’educazione alla parola è
il fondamento dell’educazione alla vita. Ciò vale tanto in
senso pragmatico quanto in
senso spirituale. Si ricorderà
il famoso libretto ispirato a
don Milani dai suoi allievi, le
Maria Secci
Arcidiacono
Con Maria Secci Arcidiacono, sorella amica e compagna, abbiamo lavorato insieme per un decennio, proprio
quello della «Solidarietà delle
chiese con le donne», condividendo convegni, conferenze, assemblee e seminari. È
riuscita a rifondare l’Unione
femminile nella comunità
battista di Gioia del Colle, divevendo poi coordinatrice
del Movimento femminile
battista di Puglia e Lucania e
della Fdei regionale. Purtroppo per poco tempo... in occasione della prossima assemblea, che si terrà a maggio,
aveva intenzione di lavorare
anche per il «Bollettino». Spiritosa nel dare dei nomignoli
caricaturali. Maria è stata
sempre animata da profondo
spirito ecumenico. Quello
che tutti e tutte sanno è che
Maria «ha combattuto il buon
combattimento, ha finito la
corsa, ha serbato la fede».
Pinuccia De Crescenzo
Gioia del Colle
W Nuovi indirizzi
Il nuovo indirizzo della
Chiesa cristiana evangelica
riformata di Peschici è via
Cavour 39,71010.
Un nuovo gruppo è sorto e
reperibile all’indirizzo Chiesa
cristiana evangelica riformata, corso Re Umberto I 129,
71018 Vico del Gargano (Fg).
Lettere a una professoressa
(Firenze, 1967): «Le lingue le
creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle all’infinito. I
ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro». E ancora: «È solo la
lingua che fa eguali». Don
Milani assumeva il tema della
parola in funzione possiamo
dire «rivoluzionaria», quale
strumento primario di promozione sociale delle classi
subalterne. Resta perciò indiscutibile l’equazione perentoria che con forza si pone:
parola uguale libertà.
Il tema più drammatico e
per molti aspetti fondamentale della nostra epoca è la ricerca di un possibile equilibrio tra uomo e società. L’uomo nella sua dimensione di
individuo è il portatore di
molti virus: l’egoismo, la spietata conflittualità, l’istinto del
predominio, l’avidità; dove
essi prevalgono prevale l’ingiustizia, la diversità competitiva, la selezione brutale e
autoritaria tra «bastonati e
bastonatori». Ma nella dimensione della persona, l’uomo è invece portatore di valo
Al potere
con il voto
Mussolini andò al potere
con il voto e l’aiuto di alcuni
liberali e popolari come De
Gasperi. Hitler con il voto del
suo partito e del Zentrum di
Von Papen, l’amico di Roncalli; dopo la vittoria tedesca sulla Francia Pétain ebbe il potere collaborazionista con il
consenso popolare. Milosevic
è stato arrestato da un governo eletto sotto le bombe della
Nato. Questa non è democrazia, ma lavaggio di cervello.
Gustavo Malan
Torre Pellice
S La foto
dì prima pagina
Per un disguido tecnico, la
foto di prima pagina del n.
17, relativa alla firma della
«Carta ecumenica» a Strasburgo, non è risultata corredata dalla firma del suo autore, Gustavo Alàbiso. Ce ne
scusiamo con l’interessato e
con i lettori.
M La musica
Nella lettera a firma di Inda
Ade sul nuovo Innario (n. 13
del 30 marzo), si legge nella
seconda metà: «A. C., un giovaiìe insegnante di musica,
cattolico, apprezza: Voi vaidesi però con la musica proprio non ci sapete fare”».
Quel non non era previsto
dalTautrice della lettera.
ri spiritualmente irripetibili e
pertanto sacri per l’umanità
intera: proprio nel segreto
della sua individualità, che
Dio creò, nell’infinita dissimiglianza degli esseri umani, a
sua immagine e somiglianza,
fiorisce la radicale comunione con gli altri, il suo essere
protagonista di un perpetuo
dialogo dell’uomo. N4a là dove la figura della società prevarica su quella dell’uomo,
ecco proliferare altri virus.
Essa in questo caso mortifica,
con lo stesso gesto con cui
Timpone, i doveri pur legittimi a cui invita, si identifica
con il potere, e umilia, nella
persona, l’umanità in sé.
Antonio Fuscà
Luserna San Giovanni
Il Cai e la laicità
Lettera inviata al direttore
del periodico «Lo scarpone» del
Club alpino italiano di Milano.
Egregio direttore,
nel n. 4 di aprile de Lo scarpone, ho notato un articolo
che mi ha infastidito, nel titolo e nel contenuto: l’«Omaggio al santo degli alpinisti».
Pensavo che il Cai avesse una
lunga tradizione di apoliticità,
aconfessionalità e rispetto reciproco e quindi non potesse
mai succedere che proponesse l’affermazione: «Un beato
che è particolarmente vicino
al cuore degli alpinisti». Può
darsi che lo sia, legittimamente, per quegli alpinisti che si
richiamano al cattolicesimo
romano, non è così per molti
altri, cristiani protestanti e ortodossi, per i musulmani o gli
agnostici, per i buddisti e per
tutti gli altri che professano
altre religioni 0 credenze (...).
Anche la celebrazione di
San Bernardo come «costruttore dell’Europa nel segno
dell’accoglienza» mi sembra
un’espressione troppo enfatica: nel suo trattato De Laude
novee militice Bernardo giustifica la santità della guerra
combattuta contro gli infedeli... non si tratta certo di un atteggiamento ispirato al rispetto delle diversità! E in Europa,
checché ne pensi il cardinale
Giacomo Biffi, convivono ed è
bene che convivano «fedeli» e
«infedeli», bianchi e neri, cattolici e non cattolici. Credo
anche che il vicesegretario generale del Cai, Ottavio Gorret,
sia libero di pregare dove e
come gli pare, ma mi sembra
improprio che reciti una «preghiera dell’alpinista» a nome
di tutti gli iscritti al Cai.
Meno male che sono iscritto alla sezione del Cai-Uget
di Torre Pellice, dove certe
gaffes non sono possibili, altrimenti avrei disdetto la mia
iscrizione (...).
Gianni Rostan - Milano
16
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 4 MAGGIO 2001 i
Impressioni di un recente viaggio in quattro grandi capitali dell'estremo Oriente
Tokyo, Pechino: tra crisi e trasformazione
/\ Tokyo chi si era illuso delTimpiego a vita ora vaga disoccupato per la megalopoli
A Pechino è visibile la trasformazione che percorre l'intera Cina del «socialismo di mercato»
FRANCESCO CATTI*
Tokyo, Pechino, Hong
Kong, Hanoi. Sono quattro città specchio di realtà diverse, talora contrastanti. Bene o male, conosciamo tutti
le differenze che esistono tra
le economie dei loro paesi:
dalla decennale recessione
del Giappone al «socialismo
di mercato» in Cina, dalla
condizione di sottosviluppo
viemamita a quella tutta particolare di Hong Kong. Meno
noti sono sia le condizioni di
vita dei loro abitanti sia i loro
disegni urbani e architettonici, per molti versi rappresentativi di una cultura sociale
simile, nella quale sono rintracciabili o visibili, accanto a
segni evidenti di etica confuciana, condizioni economiche talora lontanissime.
Se pensiamo alla «bolla»
speculativa che negli Anni
Ottanta avrebbe dovuto rappresentare per il Giappone
una fase di crescita incontrastata della sua economia fino
al vertice mondiale, tracce
evidenti possiamo vederle
nei quartieri centrali. Cemento, vetro, acciaio danno
vita a palazzi che carpiscono
l’attenzione anche dei più distratti. Sono palazzi che offrono una gamma infinita di
profili, di finestre rotonde, di
vetri abbrunati che coprono
per intero le facciate. Accanto
a questi segni della più spinta
modernità frutto di scelte
strutturali e artistiche spesso
discutibili e inconcepibili, palazzi finto Ottocento sovrastati da strutture futuriste che
offendono ia vista e il gusto
dell'arte. Al loro interno uo
mini e donne che lavorano, o
si scambiano opinioni o disegnano strategie aziendali, o
sono preoccupati dell’incerto
futuro, oppure mostre permanenti, o teorie di negozi,
agenzie, magari con un cinema ai piani alti.
Tokyo
A Tokyo il verde scarseggia,
bisogna andarlo a cercare al
villaggio olimpico, nel quartiere dei musei, intorno a
templi buddisti e santuari
scintoisti: non tutti, perché
molti parchi sono scomparsi,
ceduti alla speculazione edilizia. I parchi rimasti erano
anche a Tokyo «oasi di pace»,
luoghi di distensione e riflessione, accoglievano famiglie,
anziani, giovani. Ma negli ultimi anni la dura realtà dello
scoppio della «bolla» ha modificato lo scenario umano
dei parchi spesso divenuti, da
oasi di pace, rifugio di crisi
individuale. La recessione ha
colpito duro, sono fallite alcune banche, la Nissan, una
perla dell’industria giapponese, è ora a maggioranza
Renault, i suoi dipendenti
sottoposti alla chiusura di
stabilimenti e alla ristrutturazione, capitali stranieri, seppure a fatica acquisiscono
quote azionarie di società
giapponese: un cambiamento epocale.
I «fortunati» che si erano illusi della sicurezza dell’impiego a vita (dall’assunzione
alla pensione) e i lavoratori
temporanei noji garantiti, ora
senza lavoro e senza prospettive che rispondano ai disegni
del loro futuro, vagano per la
megalopoli, popolano i par
Una strada di Pechino
Tokyo: la zona portuale
chi. Seduti nel verde o sulle
panchine convivono con la
loro vergogna. Vergogna (e
non «colpa») di essere inutili,
■fuori dal sottosistema che
contribuiva, da un lato, ai
successi del «sistema Giappone» e, dall’altro, alla tranquillità economica e a sempre
nuovi consumi della famiglia.
Persone che talvolta nascondono ai familiari la loro condizione di disoccupati, persone incapaci, per cultura so.ciale, di affermare la loro individualità scegliendo nuovi
obiettivi. Persone che spesso
superano la vergogna con un
tragico gesto: l’aumento dei
suicidi nella fascia di età dei
cinquantenni lo denuncia.
Pechino
Diverse le impressioni che
suggerisce Pechino, con i
suoi 12 o 13 milioni di abitanti. Il centro ruota intorno
a Tien-an-Men, la maestosa
piazza della rivolta studentesca del 1989, e da esso si irradiano corsi larghissimi, che
fanno impallidire i boulevards parigini. Corsi invasi da
nugoli di ciclisti che combattono con le auto e i molti taxi
condotti da autisti che poco e
male conoscono la città. Ai
loro bordi si ergono grattacieli che bene si armonizzano
nell’intreccio di architetture
moderne, gradevoli nella loro
- discreta bellezza.
Dal centro, per raggiungere
le periferie, si percorrono
chilometri con il costante timore di un incidente causato
dall’anarchia stradale. I complessi edilizi con enormi palazzoni di recente costruzione sono attorniati da casupo
le fatiscenti destinate alla demolizione. Insomma, uno
specchio della trasformazione profonda che percorre
l’intera Cina. Trasformazione
visibile anche a Pechino, dove tuttavia è quasi tangibile la
presenza del potere politico.
11 mutamento lo denunciano
non solo le fredde statistiche
(aumento del Pii tra U 10 e il 9
per cento annuo), ma anche
il costante, seppur lento aumento del consumi, spesso
appiattiti sullo scimiottamento dell’Occidente: le decorazioni natalizie (in una
società non cristiana!), oppure con la diffusione di simboli
dell’americanismo: Pepsi,
Coca Cola, MacDonald’s.
Insomma, Pechino è una
capitale che simboleggia la
Cina stessa, in cui convivono
gli obiettivi della modernizzazione perseguita dalla tecnocrazia socialista al potere e
le aspirazioni, spesso raggiunte, da strati sociali sempre più ampi. Aspirazioni di
molti, ma non di tutti, non di
coloro che sono la testimonianza vivente di disequilibri
economici e di messa ai margini della società, di coloro
che da Pechino e da altre
aree del paese emigrano per
un lavoro clandestino e per
incrementare il pullulare dei
ristoranti cinesi in ogni parte
del mondo.
(1 - contìnua)
* insegnante di Stona dell'Asia
orientale e Storia delle relazioni
internazionali per il Corso di laurea in lingue e civiltà orientali
dell'Università Ca' Foscari di Venezia. È delegato del Rettore per i
rapporti interuniversitari con
l'Asia orientale e sudorientale.
Promossa dalla Chiesa awentista
Petizione contro la violenza
religiosa in Indonesia
Un dirigente della Chiesa
awentista ha fatto appello a
tutti i cristiani del mondo
perché sottoscrivano una
raccolta di firme che attiri
l’attenzione internazionale
sulla crescente violenza religiosa nell’Indonesia dell’Est.
Il conflitto tra musulmani e
cristiani iniziato tre anni fa
nella provincia di Maluku ha
portato a più di 1.000 morti e
ha obbligato migliaia di famiglie ad abbandonare le
proprie dimore. Hiskia Missah, direttore del Dipartimento degli affari pubblici e
della libertà religiosa della
Chiesa awentista per la regione del Sud Pacifico asiatico, afferma: «Il problema è
che la violenza è divenuta indiscriminata.
Gli attacchi sono generalizzati: tutti i cristiani devono
essere uccisi. Così alcuni sono stati u :cisi e le nostre
chiese sono state bruciate.
Centinaia di nostri membri
hanno dovuto evacuare le
proprie case e alcuni sono
stati attaccati». Molte di queste famiglie sono fuggite a
Manado sull’isola di Celebes
e Adra (Agenzia awentista
per lo sviluppo e il soccorso)
si sta prendendo cura di loro.
Il Dipartimento degli affari
pubblici e della libertà religiosa della Chiesa awentista
a livello mondiale invita tutti
a scrivere all’ambasciatore
indonesiano del proprio paese per incoraggiare le autorità indonesiane a «fare tutto
ciò che è in loro potere per
fermare la violenza, prevenire l’esercito dallo schierarsi e
ristabilire la legge e l’ordine».
Per ottenere una lettera tipo
scrivere a: vihughes@compuserve.com.
Con i suoi 211 milioni di
abitanti l’Indonesia è uno dei
paesi più densamente popolati. L’85% sono musulmani, il
10% sono cristiani, il 2% hindú e 1’ 1% è buddista. (adn)
Congo Brazzaville: convivenza difficile
Le chiese escluse dal forum
sul «dialogo nazionale»
M Dopo un viaggio nel Sud del Sudan
Leader di chiesa canadesi
contro le società petrolifere
Le cinque guerre che hanno dilaniato il Congo Brazzavile dal 1993 al 1999 si erano
concluse con la firma, il 29 dicembre 1999, degli accordi di
cessate il fuoco tra i ribelli e le
forze governative. Gli sforzi di
pace hanno finalmente portato all’apertura di un dialogo
tra le parti ma le chiese sono
state lasciate da parte.
Il Consiglio ecumenico delle chiese cristiane del Congo
(Coecc), che riunisce le chiese cattolica, evangelica, ortodossa, luterana ed Esercito
della Salvezza, si era pronunciato a favore di un dialogo
senza esclusiva che doveva
coinvolgere tutti i congolesi,
esiliati e non.
Questa presa di posizione,
appoggiata da altre forze politiche e dalla società civile,
ha portato all’organizzazione, dal 17 marzo al 14 aprile
scorso, a Brazzaville, di un
forum chiamato «dialogo
nazionale senza esclusiva».
Scioccati dalle sofferenze e
dalle devastazioni che hanno
potuto verificare durante
una missione di 7 giorni nel
Sud del Sudan, cinque responsabili di chiesa canadesi
hanno chiesto una moratoria
su tutto quello che concerne
10 sfruttamento del petrolió
in quella regione, ricca di
campi petroliferi ma devastata dalla guerra, fino al ripristino della pace.
18 anni di guerra civiie
Diciotto anni di guerra civile nella regione, un conflitto spesso ignorato dal resto
del mondo,, hanno fatto più
di due milioni di morti e causato il dislocamento di quattro milioni di persone. I responsabili di chiesa hanno
inoltre chiesto al Canada di
intentare una causa contro
«Talismán Energy Corp.»,
una società di Calgary, in Alberta, principale estrattore di
petrolio in Sudan, e di impedirgli di estrarre petrolio e di
versare enormi contributi al
governo islamico di Khartum
11 quale utilizza questo denaro per comprare armi sofisticate e per usarle contro i cittadini del Sud del paese, in
maggioranza cristiani e animisti. «Il frutto della pace»,
sottolinea la delegazione in
un comunicato pubblicato al
suo ritorno in Canada poco
prima di Pasqua, sarà il
rafforzamento deU’miziativa
africana Igad (Autorità intergovernativa per lo sviluppo).
L’insabbiamento del processo di pace da alcuni anni a
questa parte è dovuto a dissensi politici interni e alla
mancanza di mezzi necessari
aH’attuazione di un cessate il
fuoco e implica una miscela
complessa di vecchie rivalità,
religiose e razziali. La missione canadese, messa in piedi
dal «Raduno ecumenico di
chiese per l’Africa» (Iccaf) e
comprendente rappresentanti protestanti, anglicani e
cattolici romani, ha incontrato membri del nuovo Consiglio delle chiese del Sudan,
della «Operatlon Lifeline Sudan», dei diplomatici e capi
di chiesa, delTIgad, nonché
sudanesi in esilio a Nairobi.
Nord guidata dal generale
Omar al Bashir. Riteniamo
che il governo di Moar al Bashir sia in gran parte responsabile delle atrocità commesse contro la popolazione del
Sud del Sudan».
L’incontro, presièduto dal
presidente della Repubblica
del Gabon, Omar Bongo, ha
esaminato il progetto della
nuova Costituzione e il testo
della Convenzione nazionale.
Circa 1.600 persone hanno
preso parte al forum. Ma le
chiese non sono state invitate. Tale esclusione ha suscitato vive reazioni da parte dei
responsabili religiosi.
Il pastore Alphonse Mbama, presidente della Chiesa
evangelica del Congo ha detto: «La chiesa è a volte amata,
a volte incompresa e male
amata da quelli stessi che dovrebbero incoraggiarla». Per
il segretario del Coecc, «il pastore Mbama ha svelato il disagio attuale dei rapporti tra
le chiese e il potere». Padre
Bernard Diafouka, ortodosso,
ritiene che «dobbiamo fare
tutto per incontrare il capo di
stato e chiarire questa situazione che non riusciamo a
comprendere». (eni)
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Nel Sud del Sudan
I delegati hanno viaggiato
in condizioni difficili e pericolose nel Sud del Sudan, dal
1° al 9 aprile. Senza spiegazione, il governo di Khartum
ha rifiutato aH’ultimo minuto
di rilasciare visti per recarsi
nel Nord del paese. In un comunicato energico trasmesso
al ministro agli Affari esteri
del Canada, James Manley, e
al suo rappresentante per
l’Africa, David Kilgour, i responsabili di chiesa affermano: «Siamo scioccati di vedere che un’impresa canadese e
un grande produttore di petrolio che si trova nel Sud del
Sudan, versi contributi enormi alla dittatura militare del
Per una moratoria
Una moratoria dovrebbe
essere imposta alle compagnie petrolifere svedese, cinese, malesiana e canadese,
chiedendo loro di interrompere la ricerca, lo sfruttamento, le infrastrutture, la produzione e la vendita di petrolio
finché un accordo di pace
non verrà negoziato dall’lgad,
che comprende TUganda, il
Kenia, l’Etiopia, l’Eritrea, il
Nord e il Sud del Sudan. Se i
progressi sono lenti, è in gran
parte a causa dell’intransigenza delle parti in conflitto,
Khartum e l’Esercito di liberazione dei popoli del Sudan, e ‘
del ritiro degli aiuti finanziari
occidentali destinati a dare
all’Igad i mezzi di preparare e
negoziare la pace sulla base di
sei principi accettati.
I delegati si sono recati
nelle zone colpite dalla guerra, a sud dei campi petroliferi. Hanno incontrato le persóne più vulnerabili, civili,
donne, bambini e sfollati
all’interno del paese, nonché
autorità ecclesiastiche e lo- \
cali, «Abbiamo sentito racconti di massacri e di incendi
da parte di persone che erano scappate per salvarsi latita pochi giorni prima. Alcuni
sfollati ci hanno detto: “Il governo vuole farci lasciare le
nostre terre per darle alle società petrolifere”».
Genocidio
Per diversi responsabili di
chiesa sudanesi, le tattiche
del governo di Khartum sono
un vero e proprio «genocidio». I bombardamenti sistematici della zona, gli attacchi
contro i bersagli civili, lo spostamento forzato delle popolazioni civili, il fatto di affamare la popolazione e altri
atti di terrorismo sono stati
riferiti dalle organizzazioni di
difesa dei diritti della persona. Secondo la delegazione,
occorre un’azione urgente
della comunità internazionale: «Non possiamo nascondere il fatto che un fattore importante della sofferenza di
milioni di innocenti è lo sfruttamento e la produzione di
petrolio nel Sud, che ha causato la morte e lo spostamento di un numero considerevole di abitanti, forzandoli ad
abbandonare le loro case e le
loro terre per un awenire incerto», è stato affermato.
La missione era stata invitata dal Consiglio delle chiese
del Sudan a Khartum, dm
nuovo Consiglio di chiese del
Sudan rappresentante le
chiese del Sud e che ha sede
a Nairobi (Kenia), e da una
rete di chiese e agenzie ne
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Un gruppo di sfollati nei Sud del Sudan (foto Acnur/ S. Greo