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SETTIMANALE DELLE CHIESE EV^ANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
vv- VENERDÌ 8 SETTEMBRE 1995
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BATTISTI, METODISTI E VALDESI
IL METODO
DEL CONERONTO
GIORGIO GARDIOL
Sono stati 10 i giorni vissuti quest’anno a Torre
Pellice dai deputati, dai pastori metodisti e valdesi che
hanno preso parte Sinodo a
cui è seguito un prolungamento di tre giorni per la sessione congiunta con l’Assemblea battista. Torre Pellice è
stata in questa fine agosto la
«capitale» del protestantesimo storico italiano; circa 500
persone hanno pacificamente
invaso la cittadina per discutere della responsabilità dei
credenti nella società e della
testimonianza che essi rendono al Signore.
Così nei bar, nei ristoranti,
nei crocchi lungo l’area pedonale del paese si sono potuti
sentire discorsi e parole non
certamente usuali: koinonia,
ecclesiologia, omiletica ma
anche si è discusso di cose
concrete dell’azione di pace a
favore delle popolazione
dell’ex Jugoslavia, del poliambulatorio da aprire, delle
difficoltà finanziarie della
gente e delle chiese.
Era difficile distinguere se
a parlare fossero battisti, metodisti, valdesi o altri evangelici. Tutti avevano una passione comune: ascoltare le ragioni e l’argomentare dell’altro. Così fuori dall’aula sinodale o dal tempio valdese
(che ha ospitato l’assise battista, metodista e valdese) si
sono chiariti i contrasti, anche
aspri, che in aula, per i tempi
stretti dei lavori, non si sono
potuti appianare. Nell’aula si
sono prese decisioni importanti che sono state trasmesse
alle chiese locali per l’approfondimento e lo studio (i
documenti sulla bioetica e
sull’ecumenismo); il modo
con cui utilizzare il denaro
che verrà affidato dai contribuenti italiani che hanno
scelto le chiese valdesi e metodiste per la destinazione
deU’8%0 deirirpef; l’ammissione di una nuova chiesa
(quella di lingua italiana del
Wurtemberg) e anche si sono
indirizzati messaggi all’opinione pubblica sui test nucleari, sulla diaconia di pace
verso l’ex Jugoslavia, sulla
Conferenza mondiale delle
donne in corso a Pechino, per
i diritti di cittadinanza degli
Il prossimo numero
Il prossimo numero (n. 34
del 15 settembre) del nostro
settimanale sarà interamente
dedicato al Sinodo delle
Chiese valdesi e metodiste e
alla sua riunione congiunta
con l’Assemblea deH’Ucebi.
Chi ne desidera copie da
diffondere può richiederle
alla nostra amministrazione
(tei. 011-655278 o fax 011657542) entro le ore 12 di
lunedì 11 settembre. Il costo
di ogni copia è di lire 2.(X)0.
stranieri in Italia. È però il tema ecumènico quello che più
ha interessato gli osservatori
esterni. L’assise battista, metodista e valdese ha praticato
un «metodo di lavoro» ecumenico che si vuole proporre
anche a altre chiese.
L’unità cristiana esiste in
Gesù Cristo e nell’opera
creatrice dello Spirito Santo,
e la sua manifestazione terrena non coincide con nessuna
unità confessionale esistente,
ma va cercata insieme lungo
le vie di una crescente comunione conciliare. «La futura
comunione delle chiese cristiane - si legge nel documento sull’ecumenismo non potrà che avere in una
assemblea rappresentativa di
tutte le chiese (Concilio ecumenico) la propria suprema
istanza terrena».
La seconda assise delle
chiese battiste, metodiste e
valdesi è stata infatti l’espressione della comunione e
della collaborazione tra le
chiese ed ha approvato, discutendo sul piano di parità,
le forme in cui esprimere il
reciproco riconoscimento per
quanto concerne i diversi ordinamenti ecclesiastici. Inoltre si sono prese decisioni comuni sul piano della testimonianza evangelica, degli strumenti comuni nel campo culturale, della formazione teologica, dell’editoria e dell’
informazione.
Il successo della predicazione e dell'evangelizzazione non sta nel numero di convertiti
La responsabilità del cristiano è testimoniare
GIACOMO TOMBARELLO
«Ecco, un seminatore uscì a seminare»
(Matteo 13, 3)
La Galilea è una regione collinosa e
accidentata. Al tempo di Gesù la semina avveniva in piccoli appezzamenti
di terreno; verso novembre, dopo le prime piogge, gli agricoltori spargevano la
semente di grano o di orzo negli appezzamenti già preparati. Adiacenti a questi
appezzamenti a volte c’erano dei sentieri
in terra battuta transitati da tutti.
La parabola del Regno di Dio nel
Vangelo di Matteo assomiglia alle vicende dei seminatori in Galilea. Naturalmente a quei tempi non c’erano trattori e
macchine agricole, l’agricoltura non era
meccanizzata e tutto doveva essere fatto
manualmente. Il seminatore aveva come
una sacca ben ricolma, che gli passava
sulle spalle e gli scendeva fino al fianco,
in cui era contenuto il seme da seminare.
La parabola del Regno assomiglia quindi alle vicende del seminatore. Apparentemente facile, questa parabola è invece
una delle più complesse. La troviamo in
tutti e tre i sinottici e in un contesto dove
è accentuata la distinzione tra i discepoli
di Gesù e gli altri.
Quanto è strano questo seminatore: ap
parentemente sembra anche un po’ sbadato. Benché sia vero che un po’ di seme
possa cadere su terreni non molto fertili,
sembra che egli getti il seme con tutta la
sua intenzione e volontà sulla strada.
Sembra allora che Gesù abbia voluto enfatizzare lo sciupio del seme con la conseguenza di uno scarso raccolto. C’è un
rapporto profondo tra il seme e il terreno
così come tra la Parola e l’uomo. Le diversità dei terreni non sono altro che le
diversità degli atteggiamenti umani di
fronte alla predicazione: il contenuto della parabola consiste nel sottolineare la
potenza divina del seme (Parola) che riesce a crescere anche nei terreni poco
adatti, ma si moltiplica a dismisura (3060-100 per uno) in quei terreni fertili.
Nel buttare il seme nel terreno parte della
semenza cade lungo quei sentieri di terra
battuta e viene subito beccata dagli uccelli; parte cade in luoghi pietrosi; un’altra in mezzo alle spine; infine c’è del seme che cade in buona terra e fruttifica.
Successivamente Gesù, in privato,
spiega ai discepoli che non avevano
compreso il significato della parabola
del seminatore. La semenza corrisponde
alla Parola di Dio e alla predicazione. Il
seminatore è Gesù Cristo e in un secondo momento ogni predicatore, ogpi cristiano. I vari tipi di terreno corrispondo
no al cuore dell’uomo. A questo punto
la parabola diviene estremamente chiara
e ognuno la può capire. L’insistenza di
Gesù sui terreni ci permette di dire che i
vari tipi di uomini lì rappresentati possono cambiare o mantenere il loro atteggiamento di fronte alla Parola del seminatore. Quindi l’uomo (o terreno) poco
disposto verso la Parola può mutare. Ma
allora il seme (o Parola) può fruttificare
anche là dove non si prevedeva. Senz’altro nel predicare o nell’evangelizzare ci
sono delle difficoltà: il cristiano però
non deve avere paura di lasciare cadere
il seme della Parola di Dio nelle orecchie delle persone.
L’insegnamento di Gesù è chiaro: non
tutti coloro che ascolteranno accetteranno e vivranno secondo la Parola. Il successo della predicazione e dell’evangelizzazione non si valuta nel numero delle
conversioni ma dalla quantità delle persone che odono il Vangelo. Gesù non ha
mai assicurato ai suoi fedeli che dopo
una predicazione o una evangelizzazione
ci sarebbero stati dei convertiti; il suo insegnamento è stato sempre mirato nel
sensibilizzare i cristiani nel predicare.
L’unica responsabilità del cristiano consiste nel portare il Vangelo: a far portar
fmtto a quel seme ci pensa Dio, poiché
questa è la sua sovranità.
ANNO 3 - NUMERO 33
Nel 1958
A. Schweitzer
non gradito
30 anni dopo la morte di
Albert Schweitzer la rivista
scientifica americana UsBulletin of the atomic scientist rivela che il medico di
Lambaréné era stato dichiarato persona non gradita agli
Usa. All’epoca del presidente
Eisenhower la Casa Bianca
mise Schweitzer, Premio Nobel per la pace nel 1952, su
una lista nera relativa alle
persone indesiderabili.
Come il dottore, che era in
corrispondenza con Albert
Einstein e Robert Oppenheimer negli Usa,.e con gli
scienziati nucleari tedeschi
Otto Hahn e Werner Heisenberg, potè essere considerato
antiamericano? Quando nel
1957 Usa e Urss intrapresero
una serie di esperimenti nucleari nell’atmosfera, Schweitzer non potè tacere. Due anni
prima i due studiosi tedeschi
si erano impegnati pubblicamente a non costruire bombe
atomiche; ora il medico sfidava le due superpotenze, pronunciando due discorsi a Radio Oslo ripresi in 140 paesi.
Il 23 aprile 1957 la sua Dichiarazione di coscienza denunciò per la prima volta gli
esperimenti atomici; un anno
dopo pronunciò un discorso.
Pace o guerra atomica, e in
Norvegia 250.000 persone firmarono il suo appello.
Intanto si mobilitavano Bertrand Russell in Gran Bretagna e Andrej Sacharov in
Urss. L’Urss colse l’occasione delle manifestazioni antiatomiche che prendevano piede anche negli Usa, e decise
una moratoria: così Schweitzer si trovò sospettato di essere filocomunista. La Cia indagò, la Casa Bianca proibì al
personale diplomatico di comunicare con il dottore a
Lambaréné, una laurea honoris causa per lui fu annullata a
Princeton così come furono
annullate delle trasmissioni
radiofoniche Cbs. I rapporti
migliorarono nel 1962 in seguito al primo trattato di blocco degli esperimenti nucleari.
(da Réforme)
Il Congresso
battista mondiale
pagina 2
Guglielmo Marconi
valdese?
pagina 5
L’Africa dei poveri
pagina 8
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
venerdì 8 SETTEMBRE 1995
Il XVII Congresso battista mondiale si è svolto a Buenos Aires dal T al 6 agosto scorso
I battisti chiamati a lanciare una campagna
di evangelizzazione su scala mondiale
Il XVII Congresso mondiale battista che si è tenuto a
Buenos Aires dal 1° al 6 agosto scorso ha riunito circa
8.000 partecipanti provenienti
da 124 paesi di tutti i continenti (per l’Italia ha partecipato la pastora Adriana Pagnotti Gavina). Il Congresso
mondiale, che si riunisce ogni
cinque anni, rappresenta un
momento essenziale per riaffermare e rinsaldare i legami
della vasta famiglia battista
nel mondo: circa 80 milioni
di persone, di cui oltre 38 milioni di credenti battezzati.
Esso rappresenta inoltre una
sfida per i battisti divisi da
questioni razziali e politiche,
come i serbi e i croati nell’ex
Jugoslavia o i bianchi e i neri
in Sud Africa.
«Abbiamo fortemente desiderato trovarci in un luogo in
cui potessimo incontrarci gli
uni gli altri», ha detto Branco
Lxjvrec, presidente dell’Unione battista di Croazia, mentre
abbracciava Dane Vidovic,
pastore battista a Belgrado.
Anche se i battisti serbi e
croati non si trovano d’accordo su molte delle questioni riguardanti le cause della guerra civile in atto, essi hanno
fortemente condiviso il tema
centrale del Congresso che
affermava che Gesù Cristo è
l’unica speranza per il mondo
e che solo lui può veramente
trascendere le molte divisioni
umane e plasmare l’umanità
in un grande arcobaleno riunificato in lui.
Il problema deU’apartheid è
stato evocato quando un leader battista nero del Sud Africa ha rimproverato un leader
battista bianco per avere
omesso di riconoscere che la
comunità bianca aveva «tacitamente appoggiato questo
brutale sistema di oppressione». I responsabili dell’Alleanza battista mondiale
(Abm) hanno reso noto il progetto di inviare in Sud Africa
una delegazione dell’«amicizia», per aiutare a costruire
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Il neopresidente dell’Alleanza battista mondiale, il pastore brasiliano
Nilson de Amara Fanini
ponti tra le varie realtà della
comunità battista. Il progetto
è nato da un incontro tra i responsabili dell’Abm e le comunità bianche e nere del
Sud Africa: «Abbiamo un
lungo cammino da compiere
ma, con la potenza di Dio,
cammineremo insieme - ha
detto un leader sudafricano -.
Mostreremo al mondo come
le razze possono convivere;
con speranza per il futuro e
nello Spirito Santo, possiamo
incamminarci verso la riconciliazione e quindi verso il
perdono».
Gli 8.000 partecipanti hanno dibattuto di evangelizzazione, di impegno sociale, di
diritti umani, di giustizia, di
pace, di libertà religiosa, di
bisogni umani e di sviluppo
della chiesa. Hanno ricordato
il 75“ anniversario della Baptist World Aid (Bwaid) che,
nel 1994, ha distribuito 10
milioni di dollari di aiuti nel
mondo. Il direttore della
Bwaid, l’inglese Paul Montacute, ha invitato i delegati a
contribuire agli sforzi dell’
Abm per aiutare i profughi
dell’ex Jugoslavia.
Il Congresso ha ascoltato,
in videocassette, i messaggi
di Jimmy Carter, ex presidente degli Stati Uniti, e
dell’evangelista Billy Graham. L’Abm ha conferito al
presidente Carter il suo primo «Premio per i diritti umani» e ha approvato uh ordine
del giorno di apprezzamento
nei confronti di Billy Graham. Ambedue sono battisti, e
Billy Graham è intervenuto
in vari congressi dell’Abm
fin dal 1950.
Il presidente argentino Carlos Menem è intervenuto nel
corso della prima serata del
Congresso, elogiando i battisti per le loro posizioni democratiche. Sono intervenuti
inoltre vari leader battisti, in
particolare dell’Argentina,
dello Zimbabwe, del Sud
Africa, dell’Inghilterra, della
Corea e degli Usa. Il neoeletto presidente dell’Abm,
Nilson de Amara Fanini, del
Brasile, ha chiamato i partecipanti a promuovere la «giustizia sociale, i diritti della
persona e la libertà religiosa». Ha inoltre sottolineato la
necessità di lanciare una
«campagna di evangelizzazione su scala mondiale», con
l’obiettivo di guadagnare alla
fede in Cristo altri 60 milioni
di persone entro i prossimi
cinque anni. Nilson de Amara
Fanini è pastore della chiesa
di Niteroi, vicino a Rio de Janeiro: ogni settimana i suoi
sermoni vengono trasmessi da
52 stazioni radio e da 110 reti
televisive brasiliane. Nota per
il suo impegno a favore dei
più poveri, lo scorso anno la
sua chiesa ha «adottato»
3.000 bambini di strada.
Il presidente del Brasile,
Fernando Cardòso, ha inviato
un messaggio di congratulazioni al nuovo presidente dei
battisti: «Il nostro paese è orgoglioso dell’elezione di un
cittadino brasiliano a capo di
un ’organizzazione così onorevole, l’Alleanza battista mondiale, nota per le sue attività
spirituali, sociali e filantropiche nel mondo». Il Brasile
conta 6.000 comunità battiste,
con due milioni di membri.
Il Congresso ha chiesto ai
paesi industrializzati e alle
istituzioni finanziarie di «dimenticare il debito dei paesi
poveri». La lotta contro la
corruzione è stata oggetto di
un intenso dibattito nel quadro di un «atelier» condotto
da Luis Moreno Ocampo, ex
procuratore generale dell’Argentina, noto per le sue cause
contro i capi delle giunte militari all’inizio degli Anni 80.
Luis Moreno Ocampo ha rilevato che all’interno del governo argentino «essere onesti è l’eccezione... Dobbiamo
darci da fare per cambiare il
sistema e la morale pubblica.
I battisti ne sanno sicuramente più di me al riguardo».
Da parte loro, le donne delegate hanno pubblicato una
dichiarazione che afferma che
«le donne possono essere artigiane di pace e di giustizia» e
hanno chiesto «l’uguaglianza
di trattamento per le donne di
questo mondo, conformemente all’insegnamento di Dio».
Il Comitato esecutivo dell'Alleanza riformata mondiale ha pubblicato una dichiarazione
«Milan Opocenskij ha la nostra piena fiducia»
Milan Opocenskij, segretario generale dell’Alleanza
riformata mondiale (Arm) ha
categoricamente respinto le
illazioni fatte nel luglio scorso dal giornale neerlandese
Trouw, secondo le quali, durante la guerra fredda, egli
avrebbe collaborato con i servizi segreti cecoslovacchi
(Stb) per influenzare il Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec). Il Comitato esecutivo
dell’Arm, riunito a Yaoundé
(Camerún) alla fine dello
scorso mese di luglio, gli ha
rinnovato la sua totale fiducia
con voto unanime.
A luglio, il giornale neerlandese Trouw aveva scritto
che, secondo documenti dei
servizi segreti cecoslovacchi,
la persona indicata col nome
di codice «Milan» riceveva
«istruzioni precise» da funzionari del Stb durante le sue
attività nell’ambito del Cec.
Aveva inoltre riferito che tre
cittadini cecoslovacchi, eletti
nel Comitato centrale del Cec
nel 1983, figuravano anch’essi su questo elenco sotto nomi
di codice.
Durante il regime comunista Milan Opocenskij, pastore
della Chiesa evangelica dei
fratelli cechi, ha lavorato a
Ginevra come segretario per
l’Europa della Federazione
mondiale dei movimenti cristiani studenti (Fuace) ed è
stato professore di teologia e
di etica cristiana presso la Facoltà di teologia protestante
Comenius, a Praga.
Le prime accuse secondo le
quali Milan Opocenskij avrebbe spiato per conto dei
servizi segreti erano state fatte
tre anni fa. In una lettera inviata al giornale Trouw, Milan Opocenskij sottolinea di
non avere «mai firmato documenti né promesso di cooperare con il Stb» e di non avere
«mai accettato istruzioni precise» né «ordini» da parte di
funzionari dello stato. Nel
1992, quando è venuto a sapere che il suo nome figurava in
un elènco, Opocenskij ha
chiesto a un tribunale di Praga
di esaminare il suo dossier.
«Dopo diverse udienze, è stato stabilito pubblicamente che
la menzione del mio nome in
questo elenco era illegale. Il
ministero dell’Interno ha pubblicato un’attestazione in tal
senso», precisa nella lettera il
segretario generale dell’Arm.
Il Comitato esecutivo dell’
Arm, riunito a Yaoundé dal
26 luglio al 1“ agosto, ha
pubblicato una dichiarazione
nella quale esprime la sua
«totale fiducia nell’integrità
del proprio segretario generale». Secondo un portavoce
dell’Arm, «il modo in cui
Trouw ha agito nei confronti
di Milan Opocenskij è
kafkiano. Questo modo di
agire è irresponsabile e nuoce alla testimonianza della
Chiesa» e ha aggiunto: «Tale
atteggiamento non fa nulla
per promuovere la riconciliazione all’interno delle
chiese dell’Europa centrale e
orientale. Ed è cattivo giornalismo».
Il 4 agosto scorso un giornalista dell’agenzia ecumenica Eni ha contattato ad Amsterdam Jan Greven, caporedattore di Trouw. Questi ha
precisato: «Ritengo che abbiamo compiuto un normale
lavoro di giornalisti, e penso
che la reazione dell’Arm dimostri che questa organizzazione non sa come funziona il
giornalismo. Siamo stati
informati che il nome di Milan Opocenskij figurava in
elenchi di nomi del Stb e abbiamo pubblicato questa
informazione. Non Tabbiamo
condannato, abbiamo presentato i fatti». Ha aggiunto inoltre: «Abbiamo cercato di
aprire un dibattito qui, come
pure all’interno dell’Arm, per
sapere se qualcuno come Milan Opocenskij e altre persone in altri paesi che hanno
avuto legami con regimi comunisti dovessero continuare
ad occupare il loro posto».
La presidente dell’Arm, Jane Dempsey Douglass, ha affermato: «Non riconosciamo
Milan Opocenskij nel ritratto
fatto da Trouw. Il Comitato
esecutivo lavora in stretta
collaborazione con lui fin dal
1989, data alla quale è diventato segretario generale. Nel
1993 lo abbiamo nominato
per un secondo mandato di
cinque anni». «Milan Opocenskij è animato da una
profonda convinzione cristiana, e la sua visione riformata
del regno di Dio nella chiesa
e nella società ci ha stimolati», ha sottolineato la presidente dell’Arm, che insegna
storia della Chiesa al seminario di teologia di Princeton,
negli Usa, che ha concluso:
«Abbiamo una totale fiducia
nella sua integrità». (eni)
Dal Mondo Cristiano
Ruanda: ultimatum ai vescovi
anglicani in esilio
KIGALI — Il Sinodo della Chiesa anglicana della provincia
del Ruanda ha rivolto un ultimatum al suo arcivescovo e ad altri quattro vescovi in esilio, chiedendo loro di tornare in Ruanda entro tre mesi. Questa decisione è stata presa durante il Sinodo che si è svolto a Kigali il 13 e 14 luglio scorso. La comunione anglicana ha ricordato «il caos» e le «ferite» della chiesa
mándese dopo i massacri e il genocidio perpetrati lo scorso anno. Nel maggio scorso, durante la visita in Ruanda di George
Carey, arcivescovo di Canterbury, l’arcivescovo di Kigali, Augustin Nshamihigo, che oggi vive in esilio a Nairobi, era stato
accusato di complicità nei massacri. Nel corso di un’intervista
alla Bbc, l’arcivescovo Carey aveva dichiarato che i vescovi
attualmente fuori del Ruanda avrebbero dovuto tornare nel
paese per rispondere alle accuse rivolte loro. Il Sinodo chiede
a tutti i vescovi ruandesi di tornare per assumere le loro responsabilità alla guida della Chiesa. Il Consiglio della provincia del Ruanda esaminerà le risposte dei vescovi e deciderà
l’atteggiamento da adottare qualora essi non volessero tornare
entro la scadenza stabilita. (spp/eni)
Ucraina: scontri tra polizia
e nazionalisti ortodossi
KIEV — Violenti scontri si sono verificati il 18 luglio scorso
a Kiev tra le forze antisommosse e militanti nazionalisti che
hanno tentato di scavare, senza autorizzazione, una tomba in
uno dei luoghi più sacri della Chiesa ortodossa, per seppellire
Volodymyr Romaniuk, capo della Chiesa ortodossa dissidente
d’Ucraina, detta Patriarcato di Kiev. Gli incidenti sono avvenuti
nei pressi della cattedrale di Santa Sofia. La cattedrale è oggetto
di un conflitto tra la Chiesa ortodossa d’Ucraina, rimasta fedele
al Patriarcato di Mosca, e due gmppi dissidenti di tendenza nazionalista. Il governo ucraino ha rifiutato di restituire la cattedrale, costruita nell’XI secolo, che oggi ospita un museo. Secondo un portavoce della polizia, gli scontri hanno causato 34
feriti. Oltre alle tensioni tra comunità ortodosse e greco-cattoliche, i 35 milioni di credenti ortodossi in Ucraina sono divisi in
vari gmppi; i fatti del 18 luglio dovrebbero aggravare ulteriormente la situazione. Mons. Filarete, metropolita controverso
della Chiesa ortodossa ucraina, ha chiesto al governo di vietare
l’attività della Chiesa autonoma ortodossa. (spp/eni)
Israele: ritrovata una barca
dei tempi di Gesù
GENEZARETH — Un peschereccio del I secolo d.C. è
esposto nel kibbuz Ginossar, sul lago di Genezareth. L’imbarcazione, scoperta nel lago nel 1986 ancora in discrete condizioni di conservazione, come riferisce il quotidiano israeliano
«Haaretz» dello scorso 27 giugno, è stata sottoposta in questi
anni a un trattamento speciale in un bagno chimico per bloccarne il deterioramento. Nel kibbuz sono esposte anche una
pentola e una lucerna in terracotta, rinvenute insieme alla barca. Il ritrovamento è stato giudicato dagli archeologi di grande
importanza, perché ha fornito indicazioni sulla tecnica di costmzione delle barche dell’epoca e sul materiale usato. La barca, lunga 8,20 metri e larga 2,30 è stata costmito impiegando
almeno sette tipi diversi di legno. Le numerose riparazioni subite testimoniano, secondo gli esperti, che il peschereccio è
stato usato per moltissimi anni. (epd)
Battisti polacchi: una chiesa
in ogni città
VARSAVIA — Sotto la guida di Ryszard Gutkowski, segretario generale dell’Unione battista della Polonia, i battisti
polacchi sono fortemente impegnati ad ampliare la loro presenza nel paese. «Dio ci ha chiamati ad evangelizzare la Polonia», dice Gutkowski: una sfida per i 3.700 battisti in un paese
di 38 milioni di abitanti. Fra i vari obiettivi dell’Unione c’è
quello di far nascere una chiesa in ogni capoluogo di distretto
della Polonia. Su 49 capoluoghi, 24 non hanno nessuna chiesa
battista. Nel 1993 vi è stato il più alto numero di battesimi da
quando i battisti sono presenti in Polonia e il 1994 è rimasto di
poco al di sotto di questo record. (BWA News)
Svezia: si riuniscono
i due rami del battismo
NORRKÒPPING — Una divisione fra i battisti svedesi che
risale a circa sessant’anni fa presto apparterrà solo alla storia.
Nell’Assemblea Generale annuale, tenuta a Norrkòpping dal 25
al 28 maggio scorsi, l’Unione battista di Svezia (Ubs) ha approvato una mozione che chiede immediate trattative con la Missione di Orebro (Mo) e due altre piccole denominazioni, per costituire una nuova organizzazione che sia evangelica, battista,
carismatica e missionaria. L’auspicata fusione definitiva dovrà
ovviamente essere approvata in una prossima Assemblea generale.. Molti battisti, tuttavia, vedono in questa decisione, sottoscritta dalla grande maggioranza dei 450 delegati, un felice passo verso la riconciliazione. La Missione di Orebro non fa parte
dell’Alleanza mondiale battista. Le due organizzazione hanno
circa 20.000 membri ciascuna. L’Assemblea ha anche eletto Segretario generale dell’Unione Sven Lindstròm (58 anni), pastore
di una chiesa battista della periferia della Grande Stoccolma.
Lindstròm succede in questo incarico alla pastora Birgit Karlsson, figura assai nota nel battismo europeo, essendo stata anche
presidente della Federazione battista europea. (BWA News)
3
venerdì 8 SETTEMBRE 1995
Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
^L'attività estiva della Chiesa valdese di Coazze permette l'incontro con i turisti
La responsabilità dei protestanti nella società
SILVANO PONS
Quando la mattina di domenica 2 luglio giunsi a
Coazze, sapevo che quella
giornata sarebbe stata particolare: era infatti in programma
un’agape fraterna fra la nostra
comunità e quella di via Villa
a Torino. Ho subito incontrato alcuni fratelli e sorelle che
mi hanno salutato con gioia;
fra loro c’era anche il pastore
Taccia che già altre volte aveva partecipato ai nostri incontri, ma la mia costernazione
fu grande quando mi disse
che era venuto per sostituire
il pastore Milaneschi, colpito
durante la notte da una grave
$ indisposizione.
Le due comunità si sono
molto rattristate da questa no■ tizia ma si riuscì lo stesso a
trascorrere la giornata in serenità, con la speranza che presto il pastore sarebbe stato
nuovamente in grado di riprendere il suo lavoro, soprattutto in vista delle manifestazioni culturali previste nel
corso del mese. Purtroppo il
pastore Milaneschi ha dovuto
nuovamente essere ricoverato
e abbiamo dovuto gestire il
lavoro organizzato da lui. La
comunità si è resa conto che
i rinviare o peggio annullare il
tutto non era possibile: avremmo dimostrato di non saperci assumere delle responsabilità, con la consapevolezza che il seme gettato non
stava dando raccolto.
Una comunità è tale se in
lei è presente in modo prioritario l’Evangelo, e l’Evangelo è amore, è testimonianza,
'è responsabilità; quindi
dovevamo assumerci l’impegno e dare corpo al lavoro
che aveva impegnato il pa
li tempio valdese di Coazze
store Milaneschi da diverso
tempo. Le attività culturali a
Coazze sono infatti un tenta.tivo di aprire un varco nel
nostro isolamento, di dare
una testimonianza evangelica
della conoscenza delle minoranze etniche e culturali, e di
dar loro la possibilità di
Facoltà valdese di teologia
Iscrizioni al corso di laurea
Per l’immatricolazione al corso di laurea va presentata domanda alla segreteria entro il 15 settembre su
modulo fornito dalla segreteria Stessa. Si richiede la
maturità classica o altro titolo di secondaria superiore
giudicato equipollente con l’obbligo di esami iritégrativi. Un anno di studio integrativo viene richiesto a coloro che non hanno fatto 5 anni di scuola secondaria
superiore. Là frequenza è obbligatoria.
Il segretario è disponibile per un colloquio (vivamente
raccomandato) durante il Sinodo o in altro momento.
. Anno accademico 1995-96
L’anno accademico 1995-96 inizierà sabato 14 ottobre ’95. La sessione d’esami di ottobre si terrà nei
giorni13el4.
Borse di Studio
Per permettere la fréquenza sono previste borse.di
studio. La dornanda per la borsa deve esisere debitamente motivata, informazioni più dettagliate sono reperibili presso la segreteria della Facoltà. ^
Tasse accademiche p
Le tasse accademiche sono fissate, a partire dall’anno accademico 1994-95,i nella seguente misura:
' Corso di laurea: '' ,
- immatricoiazione, £ 200.000
- frequenza per i quattro anni regoiari, £ 150.000 a
semestre
- iscrizioni fuori corso, £ 150.000 l’anno..
Gli importi vanno versati sul ccp n. 40252009 intestato alla Facoltà.
1 programmi dei corsi sono disponibili in segreteria.
Facoltà valdese di teologia, via Pietro Cossa 42 00193 Roma, tei. 06-3210789 (segreteria telefonica),
fax 06-3201040.-La segreteria resterà chiusa durante
1 mesi di luglio e agosto; riaprirà a settembre.
Il segretario: prof. Ermanno Genre.
esprimersi. Si giunge così a
sabato 8 luglio, con in programma il concerto di musica
sacra per organo del maestro
De Grandis: applausi scroscianti da parte dei presenti al
termine di ogni brano.
La serata successiva, domenica 9 luglio, sotto la magistrale conduzione del maestro Claudio Canal accompagnato da Maria Grazia Sibona
e Sara Tagliacozzo, ci immergiamo nella conoscenza di filoni minoritari della storia
italiana ed europea, ascoltando musiche, canti e lettura di
testi della donna sapiente,
teologa e musicista Hildegard
von Binzen.
Il sabato successivo, 15 lu
glio, come recupero della
memoria storica, per contribuire alla consapevolezza del
passato e saper guardare con
maggiore lucidità al presente,
si tiene un dibattito sul tema
«Dalla dittatura fascista alla
democrazia fragile». Introdotti dal pastore Giorgio
Bouchard sono presenti l’avvocato Guidi Fubini, che
espone in particolare la situazione degli ebrei ai tempi
del fascismo per poi parlare
dell’evoluzione italiana sino
ai giorni nostri, la deputata
del Pds Magda Negri che si
sofferma sull’attività parlamentare svolta dallo schieramento progressista, e la prof.
Marcella Gay che dà una limpida testimonianza del suo
vissuto durante l’occupazione nazista.
L’ultimo dibattito è centrato
sul tema «Versò il pluralismo
etnico e culturale»: siamo a
sabato 22 luglio e, sempre introdotti da Giorgio Bouchard,
sono presenti Alessandro Zanetti, presidente del centro
multietnico Kafila di Torino,
e Giorgio Gardiol, direttore di
Riforma. La tragica e sempre
peggiore situazione in cui si
trovano molti fratelli e sorelle
extracomunitari e di altri paesi viene esposta con tale chiarezza da lasciarci sbigottiti:
riusciremo a ridar loro dignità
e a considerarli come parte integrante del nostro paese?
Che Dio ci aiuti.
Ringrazio il pastore Giorgio Bouchard per la sua preziosa collaborazione, il pastore Giuseppe Morlacchfetti della chiesa battista di Rivoli,
che ha presieduto due culti, la
signora Pia Rondano assessore alla Cultura nell’amministrazione comunale di Coàzze
per la sua gradita presenza ai
dibattiti, con la certezza che
anche i fratelli e le sorelle
della comunità che per vari
motivi non hanno preso parte
a questi incontri abbiano la
consapevolezza che tutto ciò
è stato fatto come servizio di
riflessione e di cultura, in
quanto espressione di amore
verso il prossimo, al quale ci
chiama l’Evangelo.
CENTRO DI FORMAZIONE
DIACONALE
«Giuseppe Comandi»
FIRENZE
ISCRIZIONI AL CORSO DI FORMAZIONE
Sono aperte le iscrizioni al corso di formazione diaconale.
La durata del corso è quadriennale. La domanda va presentata
entro settembre su modulo fornito dalla segreteria. Si richiede
la maturità o il diploma di scuola secondaria superiore. 1/le
candidati/e dovranno, contemporaneamente, iscriversi ad un
corso universitario o ad una scuola di formazione professionale, nell’ambito educativo, sociale, sanitario o dell’accoglienza
(per esempio: educatori/trici, assistenti sociali, infermieri/e,
economia e gestione dei servizi di accoglienza). La segreteria
può fornire informazioni ed orientamenti in tal senso.
Quota di iscrizione, convitto, borse di studio e prestito
La quota di iscrizione per un anno è di lire 100.000. Gli/ le
studenti/esse possono chiedere di alloggiare presso il convitto del Centro. In questo caso possono usufruire di una borsa
di studio che sarà mantenuta se gli studi proseguiranno regolarmente. Inoltre, a loro scelta, possono chiedere un prestito,
senza interesse, rimborsabile all’inizio della loro attività lavorativa. La segreteria è a disposizione per informazioni più
dettagliate.
Inizio dei corsi, programmi, frequenza
Il corso di formazione diaconale inizierà il prossimo 27 ottobre. Il programma è disponibile in segreteria. Per l’inizio
dei corsi o delle scuole di formazione professionale ciascuno/a dovrà seguire il calendario della scuola prescelta. Per la
formazione diaconale e quasi sempre anche per la formazione professionale le iscrizioni sono a numero chiuso. Le ammissioni sono precedute da un Colloquio. La frequenza è obbligatoria.
La segreteria è aperta sia in agosto che in settembre ed è a
disposizione per fornire tutte le informazioni necessarie e per
risolvere dubbi anche di carattere personale. Rivolgersi a:
Segreteria del CFD - c/o Istituto Gould - via dei Serragli,
49 - 50124 Firenze - tei 055-212576, fax 055-280274.
COURMAYEUR — L’attività estiva presso il tempio ha visto
impegnata la comunità di Aosta soprattutto nel culto della
domenica pomeriggio: i culti sono stati presieduti dal pastore Marchetti e dal predicatore locale Sandro Di Tommaso, ai
quali va la nostra riconoscenza. Il 22 luglio poi si è tenuta
una conferenza (relatore il pastore Marchetti) sul tema «Il
senso della vita: la proposta antica eppur nuova del Dio cristiano». Questa attività ha evidenziato ancora una volta
l’importanza che il tempio di Courmay'eur rappresenta per la
nostra chiesa: si tratta infatti di una «presenza» e della possibilità di una testimonianza, luogo di riferimento per i turisti
evangelici sia italiani che stranieri, luogo di riferimento per
chi vuole conoscere l’Evangelo. È quindi importante che la
comunità di Aosta assuma un impegno preciso in tal senso
perché Courmayeur, non solo in estate, possa diventare davvero un luogo di incontro e di ascolto della parola di Dio.
Purtroppo i locali non sono accessibili nel periodo invernale
ed è quindi indispensabile effettuare altri lavori di sistemazione; la comunità dovrà quindi occuparsi, con l’ufficio tecnico della Tavola, anche di questo problema, (p.d.)
BARLETTA — Il 3 aprile è venuto a mancare il prof. Gabriele Capriolo, persona stimata della nostra chiesa battista,
fratello attivo e utile alla vita della comunità. A distanza di
quattro mesi, il 15 agosto, è deceduto un altro caro fratello,
Cosimo Fiore, membro del Consiglio di chiesa, sempre
presente alle attività e premuroso in ogni settore. La chiesa
tutta rimpiange la perdita di questi due fratelli. L’annuncio
della resurrezione per il funerale di questo fratello è stato
portato dal pastore Rosario Bagheri, che ha richiamato l’attenzione sul messaggio «Chi crede in me vivrà». La chiesa
ricorda alla famiglia nel lutto che il Signore ha detto: «Io
sono la luce nel mondo; chi mi segue non camminerà nelle
tenebre, ma avrà la luce della vita» (Giovanni 8, 12).
VILLAR PELLICE — Ringraziamo i predicatori di questo
ultimo periodo: Fusetti, Schaefers, Rovara e Foligno.
• Diamo il benvenuto a Luca Davit di Marina e Riccardo.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione dei funerali di Andrea Pascal, Amedeo Berton ed
Emüio Piccato. La comunità esprime ancora ai familiari la
propria simpatia cristiana.
TORRE PELLICE — fa comunità ringrazia i pastori Giorgio Tourn, Alfredo Janavel, Carlos Delmonte, Paolo
Marauda ed Erika Tomassone, di cui ha ascoltato con riconoscenza la predicazione.,
• La benedizione del Signore sia su Salvatore Greco e Silvina Rostan, che si sono uniti in matrimonio.
• Con cristiana simpatia la comunità è vicina alle famiglie
di Natalino Gagliasco, Sara Giolitto Gottardi, Lidia
Giordan ed Ely Amberti, di cui si sono svolti i funerali.
SAN GERMANO — Ci ha lasciati, dopo un lungo periodo di
sofférenza, la sorella Diana Favuzza ved. Ingianni. Alla figlia, che l’ha accolta durante la malattia, e ai familiari tutti
vada ancora il pensiero affettuoso della comunità insieme
con la più fraterna simpatia.
PRAROSTINO — La comunità vuole salutare il pastore Klaus
Langeneck che dopo dieci anni lascia la chiesa, e rinnovare
a lui e alla sua famiglia gli auguri per un sereno inizio della
loro vita a Riesi; lo ringraziamo per i doni che ha condiviso
con noi e il suo impegno nell’attività pastorale.
• Domenica 30 luglio la piccola Laura di Marina Rostan e
Rossano Gönnet ha ricevuto il battesimo durante il culto nel
tempio di Roccapiatta; che il Signore sia sempre la sua guida e la sua forza.
• Il 26 agosto nel tempio di San Bartolomeo si sono uniti in
matrimonio Giuliana Robert e Walter Besso Pianetto; auguri a questa nuova coppia.
• Il 2 settembre è deceduto il fratello Davide Avondetto
della frazione Allamanda. La comunità esprime fraterna solidarietà alla famiglia.
Nuova edizione dell'«Astigospel»
La musica del Vangelo
Si svolgerà sabato 23 settembre, ddle 17 alle 24 presso il parco delle ex Ferriere
Ercole, l’edizione 1995 di
«Astigospel», la manifestazione musicale e umanitaria
promossa dall’associazione
«Musictus» di Mombercelli.
L’anno scorso l’iniziativa
aveva riscosso un ottimo successo e aveva permesso di inviare una buona somma per
aiuti alle popolazioni del
Ruanda. Gospel è parola inglese che significa Vangelo;
un tempo era considerato gospel il genere musicale cantato tipicamente dai neri améri
Domenica 17 settembre
Terni
Giornata comunitaria
ore 11 - culto
ore 13 - pranzo preparato
dall’Unione femminile
(offerta libera)
ore 15,30: bazar
sono previsti giochi per i più
piccini
cani, nato con lo spiritual nei
campi di cotone del Sud. Oggi tuttavia il termine indica
più estensivamente qualunque genere musicale attraverso il quale musicisti credenti
esprimono la propria fede. Si
esibiranno a Astigospel, oltre
a alcuni musicisti italiani, Les
Palata Singers (Francia),,
quintetto di origine congolese
specializzato in black-gospel,
soul e spiritual; Darrell Mansfield e la sua band (Usa) e il
cantante e pianista britannico
Adrian Snell. Per informazioni 0141-955024, fax 0141955066.
tm
Tabbonamento
RIFORMA?
4
PAG. 4 RIFORMA
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Il giubileo della Bibbia è altro del giubileo di Roma
La proposta bìblica non può
essere un «affare» dì fine secolo
VENERDÌ 8 SETTEMBRE 1995
ERMANNO SPURI
Già da qualche tempo i
mass media hanno incominciato a dare la notizia della decisione di realizzare un
giubileo da parte di papa Giovanni Paolo II per la fine del
prossimo millennio. Mancano
ancora quattro anni e vari mesi, ma la sperimentatissima
macchina dell’organizzazione
cattolica si è messa in moto,
convogliando nel suo procedere tutti i settori della società italiana e intemazionale.
J1 giubileo, che si terrà alla
fine del Duemila, viene promulgato mettendo in evidenza le stesse caratteristiche e i
medesimi contenuti, eminentemente spirituali, degli altri
giubilei del passato, tenendo
però in molta considerazione
i problemi dell’unità dei credenti, della pace e della vita.
Il presidente Scalfaro ha
manifestato la sua disponibilità per quel che compete la
messa a disposizione di quelle strutture e quegli ausili statali che possono essere utili,
mentre le emittenti private e
pubbliche stanno mettendo in
palinsesto tutti gli spazi che
conterranno le manifestazioni
da irradiare nel mondo intero.
Il primo di questi raduni
oceanici fu proclamato da
Bonifacio VIII nel 1300 e
sembra che alla Chiesa abbia
fruttato la bellezza di 315.000
fiorini d’oro che il papa investì per acquistare molti immobili e i commercianti romani ebbero allora un benedetto boom economico. Non
sappiamo bene per quale ragione da Bonifacio Vili in
poi questa festa abbia preso
disinvoltamente il nome di
Anno Santo, oltre quello di
giubileo. Sembra che papi e
teologi (e questi ci preoccupano di più) si siano riferiti
alle lezioni bibliche molto liberamente, confondendo le
istituzioni religiose ebraiche
relative al sabato, all’anno
sabbatico e al giubileo.
Migliaia di pellegrini sono attesi a Roma per l'anno 2000
A dire il vero però, mentre
per il sabato e l’anno sabbatico ci si può addentrare nella
comprensione dei loro significati complementari, per il
terzo elemento del trittico si
è proiettati in un’orbita quasi
sconosciuta, tanto che nessun
codice antico o moderno può
venirci in aiuto, salvo la possibile comprensione del messaggio riportato da Luca 4,
18-19 dove Gesù, ricollegandosi allo spirito del giubileo
antico, propone il suo «manifesto».
I concetti che stanno alla
base dell’istituzione del giubileo riportati dalla redazione
del terzo libro del Pentateuco
sono progetti politici, sociali,
economici inauditi e utopistici, tanto che mettono in profonda crisi qualunque politico
ed economista del passato,
del recente passato e del futuro. Si tratterebbe di una scadenza cinquantennale, quando ogni accumulazione di capitali, sia di latifondi che di
depositi aurei, di schiavi e di
bestiame, salvo qualche eccezione, venivano riassegnati ai
proprietari antecedenti. Insomma, non si «ricominciava
da tre», come auspicava Massimo Troisi nel suo film, ma
si andava a finire proprio a
zero. Perfino il voluminoso
trattato II capitale di Karl
Marx al confronto di quel
progetto sarebbe sembrata la
strategia politica del Partito
popolare di Bottiglione. In
definitiva, il tema trattato privatamente nella conversazione tra l’Eterno e Mosè sul
monte Sinai, potrebbe chiamarsi «progetto anticapitalistico del 1235 a.C.». Potevano mai i papi dei secoli passati e papa Wojtyla per il presente riallacciarsi al giubileo i
cui concetti fondamentali abbiamo accennato qui sopra?
Fatte varie considerazioni e
analisi dei 26 giubilei del passato, non possiamo non arrivare all’ipotesi molto probabile che anche il ventisettesimo si risolverà in una fonte di
entrate finanziarie molto urgenti per l’elefantiaca organizzazione cattolica. Ecco allora la possibilità di nuovi e
consistenti introiti che si stanano pianificando con le proiezioni sul numero dei pellegrini che giungeranno per il
Giubileo alla fine del secondo
millennio; ecco allora anche
le forze cosiddette laiche (si
veda la conferenza su «Roma
capitale e area metropolitana»
a cui hanno partecipato il sindaco Rutelli e il dottor Zanda,
presidente della spa Giubileo
2000) e magari anticlericali,
che si accordano al grande
carrozzone per dar fiato nel
«corno d’ariete» (lo Johabel)
e dare inizio alla tosatura...
Un mese di mobilitazione per la pace nell'ex Jugoslavia
Un sogno vero: un mondo
dì cittadini^ non dì vittime
In 52 città italiane, nel mese di agosto, sono state erette
«tende della convivenza pacifica» che hanno distribuito e
raccolto migliaia di lettere e
cartoline che chiedevano una
pace giusta nell’ex Jugoslavia
e che erano indirizzate al segretario deirOnu, ai presidenti della Conferenza internazionale di pace per l’ex Jugoslavia, e al ministro degli
Esteri italiano. L’iniziativa è
stata dei «Beati costruttori di
pace» in collaborazione con
la Comunità evangelica di
azione apostolica (Cevaa).
Il progetto prevedeva anche
l’apertura di tre «tende» a Sarajevo, a Belgrado e a Zagabria ma purtroppo non è stato
possibile ottenere le relative
autorizzazioni. Il 9 agosto un
gruppo di 200 partecipanti
all’iniziativa della «tenda» è
partito per Spalato, da dove si
è poi recato a Mostar Est per
incontrare il sindaco e il gran
muftì. Da Mostar Est si è poi
recato a Mostar Ovest dove è
stato ricevuto dal vicesindaco
e da un ’ autorità cattolica.
Ovunque le manifestazioni
si sono svolte nel più assoluto
silenzio, rotto solo dal gesto
di distribuzione di un volantino illustrante la volontà di pace. I dimostranti si spostavano in fila indiana con alla testa un suonatore di violino. Il
gruppo dei manifestanti è
giunto il 12 agosto a Kiseliak
dove ha chiesto alle autorità
militari di proseguire la marcia fino a Sarajevo. Qui la
marcia si è interrotta per il rifiuto delle autorità militari di
farla proseguire. Aspettando
il visto, che poi non è arrivato, i manifestanti hanno effettuato due sit-in davanti al
chek-point militare e davanti
alle chiese ortodossa e cattolica (semidistrutte) e alla moschea. Da Kiseliak sono partite lettere ai cardinali Pulic e
Etchegary e a mons. Monterisi. I partecipanti sono poi tornati a Ancona il 18 agosto.
Il 19 agosto è partito, sem
Una manifestazione per la pace in Bosnia
pre da Ancona, un «treno della pace» diretto a Ginevra dove, il 21 agosto, si è svolto un
sit-in sulla piazza antistante il
palazzo delle Nazioni Unite.
Oltre 400 persone hanno partecipato al viaggio: erano
esponenti di 40 associazioni
religiose (tra cui la Fcei) e civili, sindacati e partiti, 4 senatori, 39 deputati, 3 europarlamentari. Alla partenza i
gonfaloni di 27 città marchigiane hanno affidato al treno
la loro speranza di pace.
A Ginevra il silenzio dei
manifestanti, rotto soltanto
dalla lettura di messaggi tra
cui quello del ministro degli
Esteri italiano, Susanna Agnelli, e di Tadeus Mazowiecki, ha suscitato l’attenzione dei ginevrini e della
stampa mondiale. Tre delegazioni hanno incontrato rispettivamente i mediatori dell’
Gnu, il segretario Gnu e l’alto
commissario per i diritti uma
ni, consegnando loro tutti i
suggerimenti raccolti nel corso dell’iniziativa.
Il segretario ginevrino delle
Nazioni Unite, Valdimir Petrovskij, ha espresso apprezzamento per l’iniziativa. «Un
mondo di cittadini, non di
vittime - ha detto - esprime
un principio fondamentale
delle Nazioni Unite». L’iniziativa è in sintonia con i
principi costitutivi dell’Gnu e
perciò le organizzazioni promotrici sono state invitate a
partecipare alle celebrazioni
dei cinquant’anni delle Nazioni Unite. Da parte loro i
pacifisti hanno chiesto l’istituzione ufficiale di un registro per il commercio delle
armi. «Almeno così - ha detto don Albino Bizzotto - i
traffici di armi ufficiali saranno controllati».
(con la collaborazione
di Febe Cavazzutti Rossi)
«
Indagine sull'Italia
Tartassati
I cittadini italiani sono i
più tassati del mondo, ma nonostante questo i conti pubblici sono in deficit permanente. La responsabilità di
questa situazione va ricercata
nella forte evasione.
Secondo il settimanale II
Mondo la pressione fiscale e
parafiscale sarebbe di gran
lunga superiore al dato del
46,3% del Pii (prodotto interno lordo), calcolato a dall’Gcse, ma arriverebbe sino
al 54,5%. La tassazione più
alta in assoluto. Per II Mondo
in Italia il 15% delle attività
economiche sottrae al fisco
una cifra annua tassabile di
250.000 miliardi di lire. Nella classifica dei paesi che
hanno il più alto numero di
evasori il nostro è il primo
con il 15%; seguono il Belgio con r 11 %, la Francia con
il 6,7%, l’Irlanda, la Germania e il Regno Unito.
Secondo la ricerca, se dal
1970 ad oggi gli italiani
avessero evaso il fisco come
gli americani, il pe.so del debito pubblico sàrebbe all’
80% del Pii e non al 123%
com’è attualmente. Se l’evasione fosse stata come quella
inglese, il peso del deficit sarebbe del 60%.
Pubblicato il compendio statistico dell'Italia: molte le novità
Più pensionati che lavoratori occupati
Altezza degli italiani e leggerezza del portafoglio, tangentopoli e numero di laureati. Chi è interessato a conoscere questi (e altri) dati
sull’Italia li può trovare sul
«Compendio statistico italiano ’85» pubblicato recentemente dall’Istat, la cui analisi
si ferma al 1993.
Una radiografia dell’Italia
che si avvicina al 2000, un
turbinare di cifre in cui, tra le
curiosità, è possibile leggere
le diverse facce del paese. Ne
esce un modello di sviluppo
senza regole, il peggioramento sensibile del tenore di vita
dei lavoratori e le disfunzioni
della macchina giudiziaria.
Ecco alcuni dati: l’altezza
media dei maschi italiani e
arrivata a 174 cm, il tasso di
disoccupazione è dell’11,6%
Ggni giorno si alzano per cercare lavoro 2,6 milioni di persone. Alla ricerca della prima
occupazione sono 660.000
uomini e 480.000 donne.
Stipendi in flessione, rosicchiati per di più dall’inflazione. Quelli che lavorano hanno
guadagnato, nel ’93, in media
17.768.000 lire l’anno se erano occupati nell’agricoltura,
21.384.000 lire nell’industria
e 18.601.000 lire nei servizi.
Guadagni che, nel ’93, hanno
permesso alle famiglie consumi mensili per 1.026.000 lire
per ognuno dei componenti,
17.000 lire in meno del 1892.
Conseguenza diretta sull’economia dell’Italia «più anziana» è che le pensioni pagate
sono più numerose degli stipendi: 21.036.660 (nel ’92 i
pensionati erano 20.766.017)
contro 20.446.000 persone
che lavorano. L’importo medio annuo per pensione è di
10.880.000 lire.
Tra il Nord e il Sud d’Italia
le distanze non accennano ad
accorciarsi. Le famiglie meridionali spendono la metà di
quelle del Nord: a fronte del
1.226.000 mila lire prò capite
nel Settentrione e di 1 milione 76.000 del Centro, le famiglie del Mezzogiorno si
sono dovute arrangiare con
767.000 lire. Le due Italie si
avvicinano solo sulla spesa
alimentare (248.000 lire al
Nord, 237.000 al Centro e
210.000 al Sud), la meno
comprimibile, ma le differenze ritornano se si guarda ad
abbigliamento, casa, trasporti
e divertimenti: le famiglie del
Settentrione hanno potuto de
stinarvi 877.000 lire al mese
procapite, quelle del centro
838.000 lire e quelle meridionali 647.000 lire.
Sul fronte dell’istruzione le
cose non vanno meglio: la
laurea è stato conseguita nel
’93 da 88.861 persone su un
milione 136.000 studenti in
corso. Una mortalità universitaria che è un atto d’accusa
per il sistema formativo italiano.
Nell’inchiesta dell’Istat fa
capolino anche «tangentopoli». Dal Compendio emerge
un forte aumento dei procedimenti avviati dalla magistratura per peculato e malversazione, una crescita che non
trova riscontro con l’andamento degli altri delitti. A
fronte dei 1.441 procedimenti
del 1991 si passa ai 1943
dell’anno successivo, ma
quando poi si arriva al 1993
la cifra sale a 3.022. L’incremento è di oltre il 66 per cento, mentre nel complesso i
reati di natura penale denunciati sono invece scesi da
2,74 milioni a 2,67 milioni.
La macchina della giustizia
continua a soffrire di una
grandissima lentezza. Secondo le analisi dell’Istat c’è stato un sensibile allungamento
dei processi: se nel ’92 ci volevano, in media, 21 mesi per
avere una sentenza di primo
grado e 46 per quella di appello, l’anno dopo ne servivano rispettivamente 24 e 48.
Nelle carceri la popolazione
continua ad aumentare: alla
fine dello scorso anno era di
61.231 persone, per il 47,6%
in attesa di giudizio.
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Gli italiani
e la giustizia
Il reato preferito dagli
italiani è il furto per il quale si registra oltre la metà
delle denuncie, seguito a
distanza dalle lesioni, sia
volontarie che colpose.
Aumentano le stragi, le ingiurie e le truffe mentre
diminuiscono gli omicidi, i
sequestri e gli stupri. Sono
salite a 37.609 le denuncie
dei reati contro la pubblica
amministrazione: nel ’92
le denuncie erano state
29.387.
Nei ’93 battuta d’arresto
per gli omicidi: sono state
uccise 1.456 persone, il
12,9% in meno rispetto al
’92. Era stato esaurito, nel
’92, soltanto il 26,7% dei
procedimenti in primo grado; nel ’93 questo indice è
salito di 2,6 punti.
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ai mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
;
V’-ìj: ■
UN'OCCASIONE
DI TESTIMONIANZA
«Sempre uguale: le stesse cose nei medesimi posti; bisognerebbe trovare qualche novità o trovare una nuova collocazione fisica alla rassegna». «Il successo della rassegna sta
proprio nel ripetersi di spazi ed esposizioni». Sono alcuni
dei commenti registrati durante la 19“ Rassegna di artigianato a Pinerolo. Quasi 200.000 visitatori, ottimi affari. Fra
gli espositori, come ormai avviene da molti anni, le chiese
del secondo circuito hanno potuto presentare un interessante
banco libri Claudiana: anche questa è un’importante occasione di testimonianza e di evangelizzazione.
VENERDÌ 8 SETTEMBRE 1995 ANNO 131-N. 33 LIRE 2000
E molto diffuso in alcune
nostre opere: si tratta del
lavoro part time. Più persone,
in larga prevalenza donne,
scelgono di lavorare a metà
tempo, con uno stipendio ridotto, comunque sicuro, e riservandosi così più tempo per
la vita personale, per la famiglia: ancora poco praticato in
altri settori, comunque comincia ad affacciarsi anche
nell’ente pubblico, almeno
come richiesta. Per certi versi, in attesa che si affronti in
maniera concreta la questione
della riduzione deH’orario di
lavoro (come si sta discutendo in tutta Europa), il fatto
potrebbe essere una ripresa,
particolare quanto concreta e
ufficiale del concetto «lavorare meno e lavorare tutti» di
COME CAMBIA IL LAVORO
PART TIME
PIERVALDO ROSTAN
venuto slogan di molte battaglie politiche e sindacali.
Ma c’è un altro possibile lavoro part time per ora poco
diffuso e nemmeno troppo
«codificato» che si comincia
appena a ipotizzare: lavorare
cioè in molti settori a metà
tempo, dedicando altro tempo
a iniziative più incerte; come
sarebbe possibile decidere di
riconvertire il proprio lavoro
avviando iniziative in agricol
tura, nel turismo, nella cultura, nell’artigianato, se non si
può contare su un reddito certo che consenta comunque
una dignitosa sopravvivenza e
nel contempo sostenere primi
passi in una nuova attività?
È noto quanto costa oggi
avviare un’attività artigiana,
in termini di investimento ma
anche di contributi previdenziali e di oneri fiscali. E altrettanto conosciuto r «imbu
to» in cui Si trova un giovane
che voglia iniziare un’attività
agricola non provenendo da
famiglia di agricoltori: per poter legalmente vendere i propri prodotti occorre essere
iscritto a un particolare albo
ma nello stesso tempo per essere iscritti all’albo bisogna
dimostrare di coltivare una
certa superficie di terreno oppure di allevare un determinato numero di animali. La pratica è lunga quanto complessa
e nel frattempo è impossibile
ottenere qualsivoglia agevolazione se non si è agricoltori: il
classico cane che si morde la
coda. E nel frattempo la montagna si spopola. Anche in
questo caso un lavoro «sicuro» a metà tempo potrebbe offrire nuove possibilità.
Incontro a Frali
Collegamento
telematico
per il turismo
C’è, nel futuro delle valli
Chisone e Germanasca, oltre
che della vai Pedice, un collegamento telematico con i
principali poli turistici per far
circolare in tempo reale tutte
le informazioni relative alle
opportunità di turismo nelle
Valli. Ci sarà, se arriveranno i
finanziamenti Cee del regolamento 2081, una ristrutturazione di due chilometri di
gallerie nelle miniere della
vai Germanasca, con il trenino di collegamento sempre a
scopi turistici. Anche di questi progetti si è parlato domenica 3 settembre a Frali nell’
incontro italofrancese che ha
visto manifestazioni sportive
e, in contemporanea, un confronto fra amministratori locali da anni impegnati sui
progetti transfrontalieri.
Non ci saranno invece
grandi novità sui collegamenti viari in vai Chisone in occasione dei campionati del
mondo di sci al Sestriere nel
1997. Le molte parole spese,
le discussioni, in certi casi le
liti fra Comuni vicini sono risultate del tutto inutili rispetto a una soluzione che sembrò prefigurarsi fin dall’inizio: gli interventi viari sarebbero stati realizzati in vai di
Susa. Si vedrà, a collegamenti ultimati, se i grandi flussi
domenicali sceglieranno ancora la tortuosa vai Chisone
piuttosto che l’autostrada della vai Susa. Intanto c’è da registrare le reazioni di chi negli interventi statali aveva
creduto; il presidente della
Comunità montana, Erminio
Ribet, è chiaro al riguardo:
«C’è molta amarezza in tutti
noi; alla fine dovremo “accontentarci” di 15 miliardi
dell’Anas suddivisi in diversi
interventi su punti nevralgici,
a cominciare dalla “coupure”.
La Provincia da parte sua
sembra disposta a intervenire
sulla strada di sua competenza nell’inverso.
Si è svolta a Pinerolo la seconda edizione del «Festival dei mestieri di montagna»
Montanaro: una professione da inventare
Il territorio montano, le sue
potenzialità e i suoi limiti,
dunque le sue prospettive, sono stati al centro dei tre giorni del secondo «Festival dei
mestieri di montagna» svoltosi a Pinerolo dal 31 agosto al
2 settembre.
Oggetto dell’incontro il territorio alpino che da decenni
si vorrebbe rivalorizzare ma
che spesso si è finito per «salassare»: si è detto molte volte di voler trasformare le Alpi
da barriera in cerniera capace
di unire le popolazioni ma altrettanto sovente si è assistito
a risultati decisamente fallimentari. «E ormai superata la
fase della contrapposizione
fra montagna assaltata dai cementificatori e ambientalisti
radicali che tutto vorrebbero
ingessare - ha detto l’europarlamentare Rinaldo Bontempi, del Pds -; abbiamo capito che bisogna agire per politiche globali in cui il territorio è per tutti una risorsa e
un valore».
Del resto le politiche di tutela e gestione ambientale
non possono prescindere dal
presidio umano; l’ambiente
non pare più gestibile per iso
L’ingresso della rassegna
le settoriali (flora o fauna) ma
ogni tipo di tutela va situata
in ambito territoriale, valorizzando le culture locali, le
identità e il legame con la terra di chi l’abita. Si assiste peraltro a dinamiche apparentemente contrapposte: da una
parte l’esigenza di territorializzazione porta alla riscoperta della dimensione locale, alla valorizzazione delle diversità; dall’altra le dinamiche
intemazionali spingono verso
la standardizzazione dei prodotti, l’omologazione delle
forme di consumo. In questa
apparente divisione la montagna, è stato detto, deve trovare il suo futuro.
Tuttavia «è anche necessario - ha detto l’assessore della
Provincia di Torino, Marco
Camoletto, - che il presidio
umano possa essere tale, bisogna cioè vivere in montagna:
ogni opportunità lavorativa
deve essere sfruttata, senza
concentrarsi su un solo settore
altrimenti perdente. In altre
parole occorre inventare la
“professione montanaro”».
Da parte francese si è molto
insistito sulla montagna come
area che va vissuta senza
troppi freni amministrativi; le
perplessità espresse in passato
sulla ratifica della «Convenzione delle Alpi» (una sorta di
documento-guida di ogni attività sulle Alpi) sono così state
affrontate e, pare, superate.
Sul tema specifico del lavoro in montagna gli interventi hanno voluto sottolineare potenzialità e incertezze: occorre mettere in stretta
relazione artigianato, turismo, cultura, servizi (anche e
soprattutto per chi vi abita
tutto l’anno); ma se l’industria, come modello, è in crisi
perché, come un tempo era
avvantaggiata dalla vicinanza
con fonti come l’energia
idroelettrica ottenuta dai corsi d’acqua montani, oggi è
penalizzata dall’esiguità di
vie di comunicazione, allora
occorre offrire maggiori
possibilità di incentivazione
alla piccola imprenditoria.
Schemi troppo rigidi dei modelli di produzione e di formazione, nonché una complessa materia fiscale, rappresentano limiti oggettivi a
un rilancio della professionalità sulle nostre montagne.
Rorà 1961: su un numero dell’Eco del
Chisone leggiamo di una lite avvenuta fra due fratelli in occasione della falciatura presso un alpeggio, conclusasi in
tribunale dopo botte e denuncia. Ma la
cosa interessante è che i due, pur essendo
fratelli, si chiamano Umberto Oddino e
Alfredo Odin. Il solito deprecabile errore
dell’ufficiale di stato civile! Infatti Erica
Avondet, commentando la notizia, afferma che questo tipo di errore «è un fenomeno assai diffuso nelle nostre Valli, dove i cognomi più o meno francesizzanti
sono stati nel tempo spesso e volentieri
italianizzati da segretari comunali tanto
zelanti quanto pronti, in caso di rimostranze, a trincerarsi dietro il comodo paravento dell’errore di trascrizione. Questo
abuso ebbe inizio subito dopo la proclamazione del Regno d’Italia, intorno al
1870, quando Roma divenne la capitale, e
proseguì fino ài famigerato ventennio,
sempre ad opera di funzionari non originari della zona. Proprio nel 1861 il depu
IL FILO DEI GIORNI
COGNOMI
MARCO ROSTAN
tato di Lucca, on. Vegezzi-Ruscalla, si faceva promotore di un’azione contro il
francese e pubblicava un opuscolo intitolato “Diritto e necessità di abrogare il
francese come lingua ufficiale in alcune
valli della provincia di Torino”, il tutto in
ossequio al principio di nazionalità inteso
in senso ideologico. Così, mentre da un
lato si diceva che l’Italia veniva “piemontesizzata”, in Piemonte arrivavano funzionari dalle altre regioni, ben indottrinati
sul fatto che, dovendo essere tutti italiani,
era bene cominciare dal cognome».
L’articolista ricorda di aver dovuto
consultare, tempo fa, gli archivi di San
Secondo, scoprendo così che suo nonno,
nato Avondet, era. diventato sull’atto di
morte Avondetto. Fino agli anni 1870 gli
atti erano pieni di Costantin, Gaudin, Rivoir, Pasquet, Fomeron, Cougn diventati
in seguito Costantino, Codino, Rivoirq,
Rivoira, Paschetto, Fomerono, Cogno. È
ben noto il fenomeno anche nelle altre
valli: quanti sono i Benech, Ribet,
Beoux, Jahier, Charrier, Reynaud, Grill,
Costabel diventati Benecchio, Ribetto,
Bosio, Giaiero, Ciarriero, Reinaudo, Griglio, Costabello? In cento anni di unità
italiana sono certamente di più i cognomi
che hanno avuto questa trasformazione
che quelli rimasti autentici. Dunque non
sviste di distratti funzionari, ma preciso
disegno. E che cosa cambia, dirà qualcuno? Può darsi che non cambi nulla, ma è
certamente un po’ strano che non si sia
mai avviata un’iniziativa per correggere
dei documenti anagrafici che, bene o male, operano trasformazioni profonde nei
luoghi e nelle famiglie.
In Questo
Numero
Geymonat
Quanti potranno essere
nel mondo i membri della
famiglia Geymonat? L’interrogativo Io ha talmente
coinvolto che il signor
Carlo, di Bobbio Pellice,
ha lavorato per cinque anni
alla ricerca dei familiari,
trovando l’origine del nome e 5.000 nomi di battesimo. Ne è nata anche una
mostra, che si può visitare
presso la sala polivalente
di Bobbio.
Pagina II
Imprenditori
Un convegno sulla pratica imprenditoriale si è
svolto il 30 agosto a Pinerolo, nell’ambitb della
Rassegna dell’artìgianato.
Un sostegno didattico multimediale è stato presentato allo scopo di favorire la
presa dì coscienza da parte
dei più giovani di tutti i risvolti e gli aspetti dell’attività di imprenditore.
Pagina II
Rimpatrio «giovane»
Un bel drappello di ragazzi, con i relativi accompagnatori, ha affrontato
nelle settimane scorse il
percorso che fu quello dei
valdesi all’epoca del Glorioso Rimpatrio, dal lago
Lemano alla Balziglia. L’
esperienza è stata voluta
dalle chiese valdesi del
primo distretto.
Pagina III
Ramie
Il Ramìe, vino che si
produce nella zona di Pomaretto e Perosa Argentina, sta per ottenere il riconoscimento della denominazione d’origine controllata. Sì tratta di un importante attestato, che non potrà che avere ripercussioni
positive sulla commercializzazione del prodotto.
Pagina III
6
PAG. Il
E Eco Delle ^lli moEsi
VENERDÌ 8 SETTEMBRE
Al Bagnòou si depone una corona alla lapide di Lombardini
RICOIWATO L’8 SETTEMBRE AL BAGNÒOU — Una
cornice di nebbia ha fatto da contorno alla giornata di domenica 3 settembre al Bagnòou dove un gran numero di
persone si è riunito per ricordare Tanniversarió dell’8 settembre 1943. Presenti il sindaco di Angrogna, il presidente
della Comunità montana vai Pollice e rappresentanti delle
organizzazioni di partigiani, l’orazione ufficiale è stata affidata al sindaco di Torre Pollice, Marco Armand Hugon.
Nell’anno del cinquantenario della Liberazione Armand
Hugon ha voluto puntualizzare il senso delle molte manifestazioni organizzate: «Non commemorazione ma ricordo e
testimonianza; un antifascismo militante che richiede partecipazione attiva e impegno. La nostra vita è fatta di scelte: lo è stato allora fra chi ha scelto la montagna e chi la repubblica di Salò e chi, in Germania, ha scelto, pagando duramente, di non indossare la divisa».
TORRE PELLICE: AUMENTANO DEL 6% LE TARIFFE PER LA SCUOLA — Le tariffe dei buoni
pasto, del trasporto scolastico e dell’asilo nido aumenteranno mediamente del 6%; lo ha deciso la giunta comunale nella sua ultima seduta. Le tariffe cimiteriali
invece sono oggetto di aumento del 10%.
GUIDE, ACCOMPAGNATORI, INTERPRETI — L’amministrazione provinciale di Torino ha predisposto i termini per la presentazione delle domande di partecipazione alla seconda sessione ordinaria delle prove d’esame per l’accertamento di idoneità dei requisiti tecnico-professionali.
Le scadenze sono le seguenti: 28 settembre per guida turistica, 21 settembre per accompagnatore e interprete turistico. Le domande, preferibilmente redatte sui moduli predisposti e disponibili presso l’azienda di promozione turistica
del Pinerolese, devono pervenire a: Provincia di Torino,
settore cultura, turismo e sport, via Maria Vittoria 12,
10123 Torino, tei. 011-57561.
SCUOLE MONTANE — 11 Comune di Inverso Pinasca protesta contro l’intenzione del Provveditorato di giungere alla
chiusura di alcuni plessi scolastici presenti sul proprio territorio, considerando tale chiusura come un’ennesima prova della volontà di molti enti pubblici di sopprimere progressivamente delle realtà delle valli montane, penalizzando i piccoli centri con un conseguente abbandono e prevedibili squilibri socio-ambientali. L’amministrazione comunale pone l’accento su come tale decisione manifesti una
scarsa considerazione in particolare di un paese come Inverso Pinasca, che ha una connotazione nettamente diversa
dalla tradizione dei paesi della sinistra orografica del Chisone, sulla quale andrebbe a gravitare se si giungesse
al 1 ’ accorpamento dei plessi.
RADIO BECKWITH: ELENCO SOTTOSCRIZIONE A
PREMI: È possibile fino al 30 settembre ritirare i premi
presso il negozio di dischi e hi-fi di Attilio Sibille. Questo è
l’elenco dei biglietti estratti: n. 654 lavatrice, n. 2042
mountain bike, n. 2539 servizio porcellana, n. 454 set mobili da giardino, n. 5 batteria pentole, n. 1528 scarpiera, n.
2374 autoradio, n. 1728 quadro, n. 537 pentola a pressione,
n. 2859 oggetti per la casa, n. 1246 bottiglia Sauvignon, n.
2049, 2963, 1181, 2656, 3060 libro, n. 745 spumante, n.
1867 pallone, n. 2250 oggetti per la casa, n. 989 gioco, n.
1402 piatto da portata.
CORSI PER FLORICOLTORI — Un corso triennale per
preparare diplomati universitari nei settori della floricoltura
industriale, del florovivaismo e della progettazione e gestione di aree verdi, giardini pubblici e privati sarà attivato
presso la facoltà di Agraria. I posti sono limitati a 20 e le
iscrizioni vanno presentate presso la segreteria della Facoltà, corso Massimo d’Azeglio 60, entro il 19 ottobre.
Informazioni presso Elena Accati, via Michelangelo 32, tei.
011-6698669. Presso la stessa Facoltà è attivato un corso di
diploma per la difesa delle colture. Anch’esso triennale, è
aperto a studenti in possesso di un diploma di scuola media
superiore. Il primo anno si svolge a Torino, gli altri due a
Saìuzzo. Iscrizioni aperte fino al 19 ottobre. Informazioni
presso prof. M. Lodovica Cullino, Di.Va.Pra, Patologia vegetale, via Giuria 15, Torino, tei. 011-6505236.
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Una ricerca durata cinque anni porta all'incontro di una grande famiglia
Geymonat: nel nome dì un cognome
CABMEUNA MAURIZIO
Ha dell’incredibile l’impresa di Carlo Geymonat
di Bobbio Pollice, pubblicitario in pensione, che da circa
cinque anni dedica la sua vita
e le sue risorse alla ricerca dei
suoi antenati e dei suoi omonimi nel mondo. Il momento
culminante della sua ricerca è
ormai alle porte: domenica 10
settembre infatti proprio a
Bobbio circa 200 Geymonat
provenienti da tutto il mondo
si ritroveranno per conoscersi,
per ricordare e commemorare
uno dei pensatori più grandi
del nostro tempo, Ludovico
Geymonat, e per trascorrere
insieme nel nome di un cognome momenti significativi.
«.L’idea di far ricerche sulla
mia famiglia è nata circa cinque anni fa - dice Carlo di
Bobbio — e l’impulso principale mi è stato dato proprio
dal caro professor Ludovico,
che tanto desiderava risalire
alle origini della sua famiglia.; così nel corso di questi
anni la mia vita è radicalmente cambiata, e a fianco di tanti impegni e talvolta sacrifici
che ho dovuto fare per portare avanti la mia ricerca, la
soddisfazione è andata aumentando giorno per giorno».
Carlo Geymonat, oltre ad
inventare uno stemma di famiglia, è anche riuscito a ricostruire la genesi del ceppo
Geymonat: dall’originario
ispanico Jaime ebraico al
Geaime in Francia fino a
Geymonat, presente come famiglia a Bobbio Pellice sin
dal 1586. «Attualmente
______ ^ Bobbiq Péli
Uruguay ' ;|>». :10*
-1857 i
..ÄIÄi.’“""’
mpSMWß
II simbolo ufficiale dell’iniziativa
spiega Carlo Geymonat - il
cognome è presente in Sud
America, in Canada, negli
Stati Uniti, in diversi paesi
europei e di recente ho scoperto che vi è un nucleo anche in Sud Africa». Sino ad
oggi la ricerca condotta da
Carlo dimostra l’esistenza nei
secoli di 5.400 Geymonat e
la mostra realizzata dal tenace Geymonat bobbiese (allestita fino al 15 settembre
presso la sala polivalente di
Bobbio), ricca di oltre ottocento testimonianze fotogra^
fiche oltre che di materiale
giornalistico, riprese filmate
Convegno all'Expo Fenulli di Pinerolo
Per una cultura
delPìmprendìtorìa
_______ERICA BONAKSEA______
Mercoledì 30 agosto,
nell’ambito della 19“
mostra mercato dell’Artigianato del Pinerolese, la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola impresa (Cna) ha organizzato un
convegno dal titolo «Dall’intuizione imprenditoriale all’impresa di successo». La
conferenza ha affrontato il tema dell’autoimpiego come
una delle possibilità per far
fronte al problema della disoccupazione che, secondo le
stime, nel 1996 continuerà a
interessare circa il 10,5% della popolazione italiana.
La Cna cerca di proporre
metodi e strumenti perché
nasca nei giovani una maggior cultura imprenditoriale e
perché le scuole e gli enti locali forniscano le basi di una
formazione professionale che
permetta di iniziare in maniera meno sprovveduta un’attività in proprio. Per portare
nelle scuole una base di cultura imprenditoriale la Cna
propone «Il gioco dell’impresa». Il prof. Remo Ansaioni,
docente di Organizzazione,
marketing e qualità, ha pre
sentato questo strumento didattico multimediale. «Il gioco dell’impresa» è un programma per computer concepito con testi, immagini, fotografie, fumetti per spiegare
ai giovani in maniera semplice e divertente come nasce
un’impre.sa.
Lo studente interessato potrà seguire un percorso che
gli illustrerà il concetto di
ricchezza, di reddito, gli presenterà la figura dell’imprenditore, riassumendo le diverse motivazioni che possono
spingere una persona a lanciarsi in un’attività in proprio, e infine gli spiegherà
che cos’è il sistema impresa e
quali rapporti l’impresa ha
con l’ambiente circostante.
«L’importante - ha concluso Livio Montafia, esperto in
gestione aziendale e direzione d’impresa - è che i giovani e i meno giovani che entrano nel campo dell’imprenditoria abbiano una formazione professionale e una continua consulenza globale da
parte di esperti che seguano
ie nuove aziende e le aiutino
a superare i rischi che inevitabilmente si incontrano
all’inizio». '
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Geymonat, è la dimostrazione di un lavoro difficile, a
volte estenuante ma nel suo
genere forse unico e difficilmente ripetibile.
«Ho ricevuto molti consensi durante le mie ricerche dice con commozione il pubblicitario di Bobbio - ma sono stati in molti anche a darmi del pazzo e del folle, vista
la mole dell’impresa in cui mi
sono imbarcato, le spese notevoli a cui ho dovuto far
fronte e le difficoltà che ho
incontrato nel trovare la do
cumentazione che cercavo.
Un aiuto notevole mi è stato
dato soprattutto dai Geymonat che attualmente risiedono
in America del Sud, tra i quali qualcuno aveva già cominciato delle ricerche sul nostro
nome di famiglia».
Dunque una grande passione o qualcosa di più, visto
che Carlo Geymonat non. ha
intenzione di fermarsi alla
mostra e all’incontro di domenica prossima? «La ricerca delle mie origini e di quelle della mia famiglia ha per
me un valore totalizzante spiega con orgoglio - e credo
proprio che lo spirito battagliero, la coerenza, il coraggio e l’onestà dei Geymonat,
caratteristiche comuni alla
famiglia nel passato come
oggi, mi abbiano accompagnato per arrivare al risultato di oggi. Dopo la festa e il
nostro primo incontro ho intenzione di proseguire le mie
ricerche in altre parti del
mondo, dove ho saputo di recente che risiedono altri Geymonat, e ho anche cominciato
a scrivere una sorta di resoconto del mio lavoro».
L’appuntamento dunque è
per domenica davanti al municipio di Bobbio verso le 11,
quando uomini e donne Geymonat si recheranno a commemorare Ludovico, al quale
sarà conferita la cittadinanza
onoraria e dedicata una strada, all’inizio del centro abitato, e poi tutti insieme per un
gran pranzo di famiglia per
ricordare, confrontarsi, e organizzare il prossimo raduno
Geymonat.
Presso il Rifugio Monte Granerò
Una lapide a ricordo
dì Paolo Garnìer
Favorita da una splendida
giornata di sole, si è svolta
domenica 20 agosto, presso il
Rifugio Monte Granerò, la
manifestazione voluta dal
Comune di Bobbio Pellice in
collaborazione con le associazioni partigiane della valle
in cui è stata scoperta la nuova lapide in memoria del partigiano Paolo Garnier, qui caduto vittima del piombo nazista nel tardo autunno del
1944 mentre con altri tre
compagni accompagnava una
missione alleata proveniente
dalla Francia.
Alla cerimonia erano presenti circa settanta persone
tra cui alcuni familiari di Garnier: tutti hanno sottolineato
con calorosi applausi le allocuzioni di Aldo Charbonnier,
sindaco di Bobbio Pellice, e
del dott. Giulio Giordano,
presidente della sezione Anpi
di Torre Pellice, che hanno ricordato il sacrificio del giovane Garnier che come molti
altri suoi convalligiani ha donato la vita per la nostra libertà. Grande commozione
fra i presenti allorché il dott.
Giordano ha inviato i suoi saluti e il suo augurio al partigiano Giovanni Mei li (Gianotin), ultimo superstite della
pattuglia di cui faceva parte il
Garnier, impossibilitato ad
intervenire a causa di un infarto che lo aveva colpito nei
.giorni scorsi.
Al termine della manifestazione la sezione del Cai-Uget
vai Pellice ha voluto offrire
agli intervenuti un ricco rinfresco al quale tutti hanno
fatto onore.
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7
venerdì 8 SETTEMBRE 1995
Delle Valli ^ldesi
PAG. Ili
Dal Lago Lemano alla Balziglia: un'iniziativa delle chiese valdesi del primo distretto
I giovani alla scoperta del Glorioso Rimpatrio
E!
i
PAOLA BEVEL___________
State: tempo di vacanza;
giorni di tempo libero per
;' v.i ragazzi che, siano essi in
; città o nei luoghi di villeggiatura; può essere l’occasione di
• momenti da trascorrere in modo intelligente. Non sempre i
genitori, impegnati nel lavoro,
hanno tutto il tempo necessario per trascorrere con i loro
figli; ecco che può essere in■ teressante ricordarsi che le
chiese valdesi delle Valli hanno a disposizione animatori
giovanili e monitori volontari
cantaci di guidare campi e
giornate ricche di attività do■■ ve i ragazzi imparano a stare
; insieme, a diventare autonomi, ad accettare le diversità.
Fra le molte iniziative sorte
nell’ambito del primo distrétto va segnalata quest’anno
l’esperienza condotta da 11
persone che hanno partecipato
a un trekking dal lago Lomáis no a Balziglia, ripercorrendo i
■. " sentieri su cui si inerpicarono
i valdesi del Rimpatrio nel
,1689. Guidati dagli animatori
" giovanili Dario Tron e Massi-mo Long e da un papà (Sergio), Michela e Matteo (13
, anni), Filippo e Federica (14),
Ruben, Nicola e Valdo (15L
Thierry (17) hanno attraversato le Alpi muniti di uno zaino
I . dal peso variabile fra i 10 e i
25 kg, sacchi a pelo, indumenti, fornelli e una tenda
ogni due o tre persone.
«L’idea - spiega Dario
Tron - ha radici fin nel 1988
quando preparai per la prima
volta l’itinerario; poi per alcuni impedimenti non fu possibile compiere il viaggio; ora è
avvenuto, con l’aiuto di Massimo e s’eguendo rigorosamente le indicazioni presenta' te da Albert de Lange nel li1 bro sul Glorioso Rimpatrio,
con la differenza che ogni sera dovevamo montare le tende
e la mattina, naturalmente,
smontarle. Ogni giorno abbiamo fatto dalle 8 alle 12 ore di
Un momento di sosta per i partecipanti
marcia; solo in tre casi abbiamo, per motivi di sicurezza,
preferito il trasferimento in
bus. Ogni giorno abbiamo
cercato di fare una preghiera
o di leggere un salmo; inoltre
abbiamo letto, giorno dopo
giorno, il resoconto del viaggio del 1689».
Ci sono stati momenti particolari? «Molto bello è stato
il benvenuto datoci dalla pastora Sitta Campi alla staziione degli autobus di Ginevra; a
Megève, poi, sotto un tremendo acquazzone, dopo
aver trovato ostelli e pensioni
al completo, siamo stati provvidenzialmente e generosamente accolti dalla famiglia
Chambet, della locale chiesa
protestante».
Non avete avuto problemi
con il tempo, tanto più affrontando anche quote elevate?
«Effettivamente la notte passata ai 2.300 m sotto il Col
Clapier si è rivelata piuttosto
fredda; devo però dire che
l’entusiasmo dei ragazzi ha
scacciato ogni lamentela.
Nessun problema quindi».
Quali sono state le vostre
impressioni? «Camminando
in gruppo per giorni e giorni
- spiega Tron - si impara anzitutto a conoscere meglio ih
proprio fisico; ognuno deve
imparare a convivere con caldo e freddo, fame e sete, a
valutare le proprie possibilità
perché bisogna contare su se
stessi: nessuno è lì a soddisfare i nostri bisogni o i nostri desideri. C’è poi il rapporto quotidiano con la natura, che si impara a conoscere,
comprese le difficoltà che da
essa possono derivare. Molto
importante è risultato rincontro sporadico con gli abitanti dei paesi o dei villaggi
attraversati: alcuni si ricordavano ancora dei gruppi transitati nel 1989».
«È vero - aggiunge Massimo Long - abbiamo passato
molto tempo insieme, ma lo
abbiamo utilizzato quasi
esclusivamente per la marcia,
tesi a raggiungere una meta
giornaliera; abbiamo imparato
così a condividere tutto, a tener obbligatoriamente conto
degli altri. Forse è mancato un
po’ il tempo di incontrare i
giovani delle comunità protestanti francesi, per conoscerci.
Ripensando al nostro viaggio
ancora oggi sono piacevolmente sorpreso che in soli 12
giorni siamo riusciti a compiere tutto il tragitto, sopportando agilmente pesanti fatiche. Certo ci siamo trovati più
volte a chiederci come fossero
vestiti gli Uomini del Rimpatrio, quali viveri avessero con
sé. Insomma è stato bello anche per i ragazzi ripercorrere
una pagina di storia vivendola
direttamente».
«Ho deciso di fare questo
giro perché ho sempre desiderato stare tanti giorni in montagna senza i miei genitori racconta Matteo -; nello stesso tempo ho ottenuto di allontanarmi dalla vita monotona
di tutti i giorni. Molto simpatico è stato giocare a pallone
col “mitico” Sergio o a carte,
camminare con Federica che
ha la mia stessa andatura; un
po’ pesante lo zaino o il camminare su strade asfaltate.
Nonostante ciò continuavo ad
andare avanti».
«Avevo paura di non farcela - dice Federica - anche
perché avevo uno zaino per
me molto pesante; invece tutto si è rivelato diverso: ho saputo stare al passo con gli altri e mi sono abituata allo zaino dopo poco tempo. Mi sono
offesa, a volte, per le battutine
di Dario e Massimo; è stata
però una cosa temporanea:
vorrei tanto ripetere un’esperienza come questa».
«Non volevo restare a casa
tutta l’estate - incalza 'Valdo
- visto che quest’anno non
sono andato in vacanza con i
miei genitori. E stata un’occasione per fare nuove amicizie
e per divertirsi; noiose solo le
giornate di pioggia in cui si
doveva stare in tenda a giocare a carte. Sono stati giorni
bellissimi; abbiamo anche incontrato la neve».
«Essendo il ragazzo più
grande - aggiunge Thierry pensavo di annoiarmi e di
avere un rapporto di “stretta
necessità” con gli altri ragazzi; mi sono sbagliato perché
ho fatto nuove conoscenze e
amicizie. Per tutto questo devo ringraziare il Signore che
ci ha sempre accompagnati,
anche nei momenti più difficili. Ci sono stati anche momenti di sconforto che mi
hanno fatto capire come in
una società bisogna sopportarsi e aiutarsi a vicenda».
Una macchina di 60 volontari lavora ogni anno per garantire il servizio ai partecipanti
Il «diario di bordo» del buffet sinodale
Accogliere contemporaneamente 180 fra delegati delle
chiese e pastori impegnati nel
Sinodo e 130 rappresentanti
battisti convenuti per l’Assemblea-Sinodo non è cosa
semplice: strutture ricettive,
gruppi di volontariato, singole famiglie erano state «allertati» fin dall’inverno scorso
per cui si è cercato di mettere
a frutto esperienze acquisite
) in passato e nuove disponibilità. All’appello lanciato alle
famiglie per l’àccoglienza
hanno risposto alcune decine
di persone; in taluni casi, la
I lontananza da Torre Pellice
ha finito per non consentire di
utilizzare tutte le opportunità.
Certamente da sola la Foresteria di Torre Pellice non
avrebbe potuto rispondere a
tutte le richieste: ecco quindi
che altre strutture ricettive
1 della valle sono state coinvolte; una buona adesione, nel
senso di significativi ritocchi
delle tariffe normalmente praticate, sono stati apportati sia
dall’hôtel Gilly che dall’hôtel
du Parc. Anche la casa per
vacanze dell’Esercito della
Salvezza a Bobbio Pellice è
stata in parte «requisita». Tutto si è svolto dunque nella regolarità, anzi, la presenza di
un efficiente gruppo di giovani impegnato nel servizio in
■ ' Foresteria ha anche fornito
r occasione di riflettere bre
vemente sull’impegno e sul
lavoro giovanile.
C’è poi chi, da anni ormai,
trascorre la settimana sinodale impegnato al servizio del
buffet. Grazie alla buona volontà, alla disponibilità e all’
esperienza di molte persone,
come ogni anno la maggioranza di coloro che hanno
partecipato ai lavori del Sinodo ha avuto la possibilità di
rifocillarsi, incontrarsi, ritrovarsi presso i tavoli del buffet, un servizio quanto mai
utile ma impegnativo per chi
se ne occupa prima, durante e
‘ dopo i lavori sinodali. «Da
circa otto anni - spiega Alma
Charbonnier, responsabile
del servizio con Valdesina
Paschetto - ci occupiamo
della preparazione e dell’organizzazione del servizio del
buffet. Forse non tutti sanno
che i lavori di preparazione
cominciano quasi un anno
prima: infatti appena chiudiamo facciamo subito un inventario dei materiali, delle
strutture, e valutiamo lo stato
delle cose di cui disponiamo
in previsione del prossimo
buffet. Il lavoro più impegnativo comincia tuttavia circa
un mese prima, quando la
maggioranza del gruppo che
lavora al buffet si ritrova per
stabilire gli acquisti, definire
i turni di disponibilità, riordinare, aggiustare».
Il gruppo del buffet
Quest’anno, come avviene
da qualche tempo, il gruppo
di lavoro, composto da circa
sessanta persone abbastanza
affiatate, si è avvalso della
collaborazione di alcuni giovani che, come dicono le responsabili del buffet, sono disponibili a qualunque tipo, di
lavoro, mettono allegria e
stanno diventando sempre più
indispensabili con il loro entusiasmo. Mediamente, a parte le due responsabili presenti
sin dalle 7,30 del mattino fino
alle otto di sera, chi lavora al
buffet fa del turni di circa 6-8
ore e tutto viene rigorosamente registrato e annotato
da Alma Charbonnier e Valdesina Paschetto, che hanno
un vero e proprio «diario di
bordo», che tiene conto non
Un importante riconoscimento
Il Ramìe sta per
diventare vino doc
Recentemente, è stata inoltrata al ministero dell’Agricoltura, a cura dell’ente regionale competente, la domanda per ottenere la «Doc
Pinerolese». A seguito della
sperimentazione effettuata tra
il 1989 e il 1994 a cura della
Provincia di Torino, nella
«Doc Pinerolese» è stato
compreso il vino «Ramìe»,
prodotto nei territori dì Pomaretto e Perosa Argentina.
Finalmente sta per essere riconosciuto il valore di questo
antico vino, dal nome corto,
facile da ricordare e da riconoscere. La civiltà della vite e
del vino ha un suo fondamento in primo luogo nel suo ambiente, che occorre conoscere
e apprezzare, nella geografia
e nell’architettura dei vigneti,
nella conformazione dei terreni, nella storia della gente,
nella tradizione dei lavori. Un
vino che non ha le caratteristiche per ottenere l’attribuzione
della Doc (denominazione di
origine controllata), resta
semplicemente un vino da tavola, da pasto, per il quale
non è necessario precisare la
zòna di produzione.
I vini a Doc comprendono i
prodotti migliori, ricchi di
un’antica tradizione di qualità. Una speciale normativa
stabilisce le norme generali
necessarie affinché i vini possano fregiarsi della dizione
«Doc»: in particolare poi, per
ogni vino riconosciuto a denominazione controllata, debbono essere rispettate le condizioni previste dai rispettivi
«disciplinari di produzione»,
approvati con appositi decreti
presidenziali.
In una riunione indetta
presso i locali della Comunità montana valli Chisone e
Germanasca, i produttori vitivinicoli di Perosa e Pomaretto hanno così esaminato, in
sieme all’enologo Giorgio
Barbero, che da anni segue la
produzione del Ramìe, il «disciplinare di produzione» che
sarà presentato a Roma in
settembre. In questo documento si sono definiti tutti
gli elementi che concorrono
alla produzione e alla commercializzazione di un vino a
Doc: delimitazione del comprensorio di produzione, in
questo caso i Comuni di Pomaretto e Perosa Argentina;
varietà di vitigni, tra i quali
avanà, avarengo, neretto e
lambrusco; resa massima di
produzione per ettaro; caratteristiche organolettiche e
chimiche, ecc.
Era presente anche Franco
Airasca, della Cantina sociale
di Bricherasio, che ha affermato che sempre più la commercializzazione va verso il
vino a Doc; oggi un sempre
maggior numero di persone
rìfcerca la garanzia di un prodotto di qualità e non una
semplice produzione locale
non meglio determinata. Una
maggior trasparenza di mercato, quindi, a tutela e guida
del consumatore, ma anche
una regolamentazione precisa
per gli onesti vinificatori e la
valorizzazione dei prodotti di
qualità. Inoltre una vigna che
abbia acquisito la Doc per la
propria produzione vinicola
può usufruire della pratica del
reimpianto, mentre questo
non può avvenire per la produzione di vini da tavola.
I viticoltori presenti si sono
dichiarati soddisfatti, anche
se molti si pongono la domanda; chi raccoglierà questa
eredità? È questo un discorso
di cultura, di salvaguardia di
un ambiente, di benessere di
una valle e, come abbiamo
affermato altre volte, una diversa prospettiva di lavoro
per i giovani.
Tra cooperazione e gemellaggi
Pìnerolo città europea
solo delle ore di lavoro, ma
anche dei materiali usati giornalmente, delle spese, delle
varie necessità, di ciò che va
fatto per attenersi alle norme
sanitarie.
«Il buffet funziona bene anche grazie alla collaborazione
di molte persone che pur non
lavorando fisicamente durante il Sinodo ci regalano torte,
utensili, lavoretti per il bazar
- continua Alma Charbonnier
- ih questo modo riusciamo
anche a tenerci sulle spese . I
nostri incassi, che anche quest’anno sono soddisfacenti,
vanno poi al Concistoro di
Torre Pellice che provvede a
fare offerte alle varie opere
della chiesa o a provvedere
alle necessità che di volta in
volta si presentano».
La posizione geografica e
la travagliata storia di Pinerolo hanno conferito naturalmente alla nostra città una
vocazione europeista già riconosciuta con il Diploma
europeo nel 1992 e ora premiata con la consegna della
bandiera d’onore della Cee.
Venerdì 1° settembre si è tenuta alTExpo Fenulli la cerimonia ufficiale, aperta con
l’esibizione di gruppi canori
e folcloristici.
Pinerolo ha iniziato la sua
attività di cooperazione con
altre città europee treni’anni
fa quando si è gemellata con
la vièina cittadina francese di
Gap, e ha proseguito stringendo un altro gemellaggio
nel 1986 con il Comune tedesco di' Traunstein. I- gemellaggi, come è stato più volte
sottolineato nel corso della
serata da parte delle numerose autorità italiane e straniere
presenti, partendo proprio da
manifestazioni popolari e folcloristiche, danno slancio alla
coopcrazione tra i popoli favorendo gli scambi culturali
e la reciproca conoscenza tra
persone appartenenti a paesi
diversi.
L’onorevole Benno Zierer,
deputato e membro dell’assemblea parlamentare del
Consiglio d’Europa, ha sottolineato così la decisione dell’
Organizzazione intemaziona
le di cui è rappresentante di
premiare Pinerolo: «Il Consiglio d’Europa, difensore e
propagatore di valori fondamentali come i diritti dell’uomo, la democrazia, la giustizia sociale, non poteva non
rendere un tributo a un Comune che ha deciso di impegnarsi particolarmente in
questo tipo di azione». E poco oltre ha aggiunto «I gemellaggi e le azioni di Pinerolo a favore della pace sono
fondamentali perché coinvolgono in particolare i giovani
che avranno il compito di finire di costruire l’Europa».
Al termine del discorso
l’onorevole Zierer ha consegnato la bandiera d’onore al
sindaco di Pinerolo, Livio
Trombotto, che esprimendo i
ringraziamenti si è impegnato
a nome della cittadinanza a
proseguire e rafforzare l’impegno di Pinerolo a favore
della cooperazione tra i popoli. Hanno fatto seguito i discorsi dei rappresentati ufficiali di Gap e Traunstein, dei
presidenti della Provincia e
della Regione e delTeuroparlamentare Bontempi.
La serata è quindi terminata con l’esibizione del coro
pinerolese «Eric Bude», del
trio bavarese «Traunsteiner
Musikanten» e del gruppo
folcloristico di Cavour «1
danzatori di Bram».
8
PAG. IV
E Eœ Delle Vai.i.i %ldesi
VENERDÌ 8 SETTEMBRE 1995
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
d^argilla
VALERIA FUSETTI
E conoscenza diffusa che
le patate, il mais, i fagioli sono stati importati in
Europa dopo la scoperta
del continente americano. I
più, me compresa, ignorano
che anche i topinambur
hanno la stessa provenienza. I grandi cespugli di
«margherite» dal giallo intenso che si trovano diffuse
in tutta Europa, e i cui tuberi sono commestibili, sono state scoperte nel 1605
nell’America del Nord.
Il nome che Champlain,
lo scopritore di questi tuberi
commestibili e fondatore di
Quebec dette loro (e che
conservano tuttora nell’area
angloamericana) è di Jerusalem Artichokes. Il nome
artichokes probabilmente
deriva dal fatto che il gusto
di questi tuberi si avvicina ’
molto a quello dei carciofi,
ma per il Jerusalem non sono riuscita a trovare nessuna spiegazione. In ogni caso
l’introduzione del topinambur in Europa avvenne pochi anni più tardi, nel 1617.
Fu in quell’anno infatti che
un mercante londinese di
origine francese, l’ugonotto
Jean de Franqueville, regalò
alcuni di questi tuberi al
giovane botanico John
Goodyer, che li coltivò nel
suo giardino a Buriton
nell’Hampshire.
Per anni, abitando a Ferrara, io e mio marito dedicavamo molte passeggiate
settembrine alla raccolta di
fasci dei bellissimi fiori
che, con zinnie e dalie, ral
legravano e illuminavano
ogni angolo di casa. Qui alle Valli non li trovo, così
acquisto i tuberi a inizio
stagione e sperimento un
po’ di ricette. Iniziamo, in
omaggio a Jean e John, con
una ricetta inglese.
Palestine Soup
Ingredienti: 1/2 kg di Jerusalem Artichokes (o topinambur); 1 cipolla grande
tritata, 1 piccola costa di sedano affettata finemente, gr
125 di burro; 1 spicchio
d’aglio schiacciato (o un
pizzico del fragrante aglio
del Servizio cristiano di
Riesi); 2 fette di pancetta
tritate; 2 litri di brodo vegetale o di pollo ben sgrassato; 1/4 di litro di latte (oppure 1/8 di latte e 1/8 di
panna da cucina); sale e pepe; 12 noci o mandorle tritate; 1 cucchiaio di prezzemolo tritato.
Pelate e affettate finemente i topinambur, il sedano e la cipolla. Mettete
le verdure a cuocere in una
padella antiaderente con
metà del burro, mescolando ogni tanto per evitare
che si secchino. Quando le
verdure sono soffici aggiungete l’aglio, il brodo e
la pancetta. Quando le verdure sono ben cotte se preferite potete frullarle. Aggiungete il latte (o latte e
panna) e il rimanente del
burro. Mescolate molto bene e infine aggiungete le
mandorle tritate (o le noci)
e il prezzemolo. Potete servire con crostini di pane
secco passato al forno.
Nelle
Chiese Valdesi
TORRE PELLICE — Domenica 10 settembre il culto al
capoluogo sarà tenuto dai pastori Alfredo Janavel e Domenico Maselli; tema del messaggio: «Sempre più in alto».
• Domenica 10 settembre, alle 15, si svolgerà un pomeriggio comunitario ai Simound.
PRAROSTINO — Domenica 10 settembre, nel tempio di
San Bartolomeo, ci sarà il culto di benvenuto al nuovo
pastore Ruben Vinti che sostituisce Klaus Langeneck in
partenza per Riesi.
RODORETTO-FONTANE — Domenica 10 settembre
avrà luogo l’ultimo culto estivo a Rodoretto.
VILLASECCA — la prossima riunione quartierale si terrà
domenica 10 settembre a Bovile.
,, . - ’WJ ,p,
Un’immagine delia passata edizione
TRE GIORNI DI CONCORSO IPPICO A PINEROLO
— Pinerolo torna protagonista dell’ippica con il concorso internazionale che si svolgerà, sotto l’alto patronato del Presidente
della Repubblica, dall’8 al 10 settembre sul campo di piazza
d’Armi. Sono invitati cavalieri di Belgio, Francia, Germania,
Svizzera oltre naturalmente agli, italiani. Numerosi i premi in
natura e in moneta previsti per i vincitori delle varie categorie.
PINEROLO: 0 A 0 CON GIOCO — È iniziato domenica 3
settembre il campionato di calcio dilettanti e per i biancoblù di
Bortolas è stato pareggio; lo 0 a 0 con l’Asti non è stato un risultato noioso ma anzi ricco di colpi di scena, con pali e traverse colpiti, un’espulsione nel finale che non è stata sfruttata dal
Pinerolo e un po’ di rammarico per una vittoria che, forse, la
squadra di casa avrebbe meritato. Quest’anno le vittorie varranno tre punti per cui forse i pinerolesi rimpiangeranno questo
mancato successo ma va anche ricordato che a una decina di
minuti dalla-fine gli ospiti hanno colpito una clamorosa traversa
a Mulato battuto per cui, alla fine, tutti si sono detti soddisfatti.
Domenica prossima i biancoblù saranno in trasferta ad Aosta.
TENNIS TAVOLO: TORNEI ESTIVI — In attesa dei
campionati che inizieranno nelle prossime settimane, il tennis
tavolo in vai Pellice non è stato al palo; diversi tornei estivi, organizzati dalla Fidas, hanno dato modo ai pongisti di confrontarsi malgrado il clima non sempre estivo. Durante le giornate
di Radio Beckwith a Torre Pellice, malgrado la pioggia, si sono
svolti incontri interessanti: successo di Picchi su Cesano fra gli
under 14, di Amoulet su Bricco fra gli under 18 e di Battaglia
su Peracchione fra gli Amatori. Nel femminile classifica unica
con successo di Cesano davanti a Battaglia, Picco e Lazzaroni.
A Bobbio Pellice si è svolto un torneo che ha visto il successo
di Bricco fra gli under 14 e di Fresch fra gli under 18. Negli
Amatori ha vinto Fresch davanti a Genre, nel doppio Fresch e
Ghione hanno superato Peracchione e Tumminello. Negli
Amatori femminili successo di Simona Peiretti su Sara Battaglia. Nel torneo assoluto si è visto un gioco appassionante data
anche la partecipazione di giocatori di livello regionale e nazionale; il successo è andato a Fresch senior davanti a Davide
Gay, Buschiazzo e Di Cesare.
*. f i . • 1" .
«Manifestarsi» a Pinerolo
Una festa dei giovani
A partire dal 10 settembre
la diocesi di Pinerolo, con il
patrocinio del Comune, organizza «Manifestarsi», una festa dedicata ai giovani e ai loro problemi. Si ascolterà musica jazz, occitana, rock e
d’autore; numerosi gli appuntamenti anche con il teatro sin
dalla prima sera, alle 18.
Molti anche gli appuntamenti
COLLEGIO VALDESE
10066 TORRE PELLICE
VIA BECKWITH, 1 - tei. 0121/91260
GINNASIO LICEO CLASSICO PAREGGÌÀfo
D.M. 9-8-1890 e D.M. 8-8-1898
con opzioni sperimentali classica-linguistica
D.M. 11-8-84 e segg.
COLLEGIO VALDESE
Inaugurazione dell’anno scolastico
Sabato 16 settembre 1995
Ore 15, Aula sinodale della Casa valdese: cerimonia di inaugurazione con prolusione del prof. Adriano Pennacini, ordinario di retorica e stilistica all’Llniversità di
Torino, sul tema
Dalla retorica antica alla comunicazione globale
Seguirà un rinfresco nel corso del quale si terrà un concerto a cura di un gruppo
di allievi della Scuola di musica della vai Pellice.
Ore 20,30, giardino del Collegio: rappresentazione dello spettacolo
Fuochi
tratto dal romanzo Ascanio e Margherita di Marina darre, con la Compagnia Assemblea Teatro. Collaborano Comunità montana vai Pellice e Pro Loco di Torre Pellice.
con esperti, giornalisti, personalità del mondo del cinema e
della comunicazione: si parlerà tra l’altro di informazione, comunicazione e potere
(mercoledì 13 alle 18), di sessualità, famiglia e violenza
(giovedì 14 alle 18), di sport
e scuola (venerdì rispettivamente alle 18 e alle 21).
Tra le tante proposte segnaliamo anche un concorso
fotografico, la presenza permanente di un laboratorio
teatrale, di un servizio Internet, di uno studio radiofonico
e di uno televisivo, oltre che
di un’area destinata ai giochi
e di oltre 70 stand, il tutto fino al 17 settembre.
irai
7-10 settembre — TORRE PELLICE: Incontro con
la Banda «Le contrade» di
Stroncone, in Umbria. Sono
previsti esibizioni di majorettes della banda umbra e di
quella di Torre Pellice e concerti, il primo dei quali giovedì 7, alle 21, presso la Foresteria valdese.
7 settembre, giovedì —
PINEROLO: Si aprono le
iscrizioni agli stages di «Nonsoloteatro»: mimo ed espressività gestuale, narrazione,
melodramma comico; informazioni al 0121-323186.
8 settembre, venerdì —
SAN SECONDO: Alle 21,
nella piazza nuova, concerto
jazz acustico del gruppo
«Overcast».
8 settembre, venerdì —
PINEROLO: Inizia il concorso ippico «Concorso internazionale dell’amicizia» che
prosegue fino a domenica 10.
8 settembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle
20,30 fiaccolata organizzata
dall’Anpi, con partecipazione
della banda cittadina, a cui seguirà alle 21 presso il cinema
Trento la presentazione del libro «Un faro per la libertà»
con l’intervento degli autori
del «Gruppo storico Prarostino»; ingresso gratuito.
9 settembre, sabato —
ANGROGNA: Presso la
chiesa valdese incontro tra i
responsabili dei musei valdesi.
9 settembre, sabato —
TORRE PELLICE: Mercatino biologico nell’area pedonale, dalle 8 alle 17.
9 settembre, sabato —
VILLAR PEROSA: Si conclude la 3“ Rassegna nazionale di giovani musicisti «Dario
Storero».
10 settembre, domenica
— PEROSA ARGENTINA:
Il Cai Valgermanasca organizza la festa al rifugio del
Lago Verde.
10 settembre, domenica
— PINEROLO: Si conclude
la mostra «Piazze di Pinerolo-storia e immagine», aperta
dalle 10,30 alle 12 i festivi e
dalle 15,30 alle 18 i feriali.
10 settembre, domenica —
TORRE PELLICE: Il circolo Mûris organizza il raduno
trattoristi Val Pellice, dalle 9
in piazza Pietro Micca.
10 settembre, domenica
— TORRE PELLICE: Per
le vie del paese per tutto il
giorno fiera di settembre, a
cura del Comune.
11 settembre, lunedì —
TORRE PELLICE: A partire da questa data la biblioteca
del Centro culturale resterà
chiusa fino al 2 ottobre.
11 settembre, lunedì —
TORRE PELLICE: Alle 17,
presso il Liceo europeo, nuovo incontro del gruppo di insegnanti di lingue straniere
del Pinerolese per organizzare le iniziative in vista del
nuovo anno scolastico. Per
informazioni tei. 121-91260.
ASILO DEI VECCHI DI SAN GERMANO
10 settembre 1995
Grande bazar dell’Asilo
Sono in vendita i lavori eseguiti dagli ospiti e
dall’Unione femminile di San Germano.
Ci saranno ottimi dolci, il banco della pesca, la lotteria con ricchi premi e un tè offerto a tutti gli invitati.
Vi aspettiamo numerosi!
ASILO VALDESE DI LUSERNA SAN GIOVANNI
17 settembre 1995
Festa dell’Asilo per i 100 anni dalla fondazione
h 10: culto; segue il saluto del moderatore
h 12,30: pranzo self-service
h 15: «Il Risveglio e le opere sociali» (G. Toum)
h 17: al tempio del Ciabas concerto orchestra e coro
(già coro Rai) diretti dal m.o Mario Lamberto.
VALLI
CHiSONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 10 SETTEMBRE
Rinasca: Farmacia Bertorello
- Via Nazionale 22, tei.
800707
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 10 SETTEMBRE
Torre Pellice: Farmacia Internazionale - Via Arnaud 8,
tei. 91374
Ambulanze;
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei, 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma,
giovedì 7 settembre, Vento di
passioni; venerdì 8 Edwood;
sabato 9 D’amore e
d’ombra; domenica 10 Lezione d’anatomia; martedì
12 II mio amico zampaiesta.
TORRE PELLICE — 11
cinema Trento ha in programma, venerdì 8 settembre,
una serata dedicata alle commemorazioni dell’8 settembre; sabato 9 il film D’amore
e d’ombra; domenica e lunedì Free Willy 2; orari feriali 21,15, sabato e domenica
20 e 22,10.
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti
vari: tei 0121-40181.
INFORMAGIOVANI
VAL PELLICE
Via Roma 45
Lusema S. Giovarmi
0121/900245
informazioni su
sport, scuola, lavoro,
musica, viaggi,
tempo libero
Lunedì e venerdì
ore 14' 17
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
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non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisferiana Mondov)
Una copia L. 2.000
9
\ÆNERDÎ 8 SETTEMBRE 1995
PAG. 5 RIFORMA
w
Dal primo telegrafo senza fili all'esperienza della radio e alle anticipazioni del radar: un secolo fa la rivoluzionaria invenzione
Guglielmo Marconi, primo artefice delle telecomunicazioni moderne
ANGELO BBUNERO__________
Guglielmo Marconi nacque a Bologna il 25 aprile 1874, da Giuseppe e
dalla sua seconda moglie,
Annie Jameson, protestante.
Dalla mamma ereditava la tenacia e la perseveranza, oltre
alla conoscenza della lingua
inglese; dal padre una ferrea
volontà e il senso degli affari.
All’età di 7 anni entrò nell’
Istituto Cavallero di Firenze e
nel 1885 all’Istituto nazionale
di Livorno. A Livorno Gu' glieimo ebbe cultura religiosa
presso la locale Chiesa valdese, dove venne confermato
nell’aprile del 1892; la madre
aveva posto infatti la condizione, prima di sposarsi, che i
figli fossero allevati nella fede protestante; infatti Guglielmo sposerà in prime
nozze l’irlandese Beatrice
'O’Brien, anch’essa protestante. Autodidatta, appena diciottenne sentì nascere in sé
una irresistibile vocazione
verso la fisica e l’elettricità.
Allievo dei professori Vincenzo Rosa e Giotto Bizzarrini, acquisì da essi una più
rigorosa mentalità scientifica
in un momento particolarmente importante per l’indirizzo delle sue ricerche. Gli
erano ben note le idee e la
teoria di Maxwell, le esperienze di Hertz, Righi, Calzecchi-Onesti, Branly. Nell’
estate del 1894, quando la famiglia Marconi si recò in vacanza nelle montagne del
Biellese, Guglielmo ebbe modo di riflettere sulle ricerche
scientifiche di Hertz e pensò
di usare le onde hertziane a
scopi di comunicazione. Questa fu un’intuizione alla quale
nessuno era arrivato. Nell’autunno successivo, nella villa
di Pontecchio presso Bologna, trasformò il granaio in
hboratorio, lavorando notte e
giorno tra rotoli di filo di rame, sfere di ottone, rocchetti
di Ruhmkorff, tasti Morse e
campanelli, realizzando i primi rudimentali apparecchi.
^ I primi deboli segnali riuscirono a superare qualche
centinaio di metri; dalla fine
stra del granaio dove era posto il trasmettitore fino alla
collinetta in fondo al giardino
ove si trovava il ricevitore, i
tre punti della lettera S viaggiavano nello spazio arrivando a destinazione e il colono,
Mignani, sventolava un fazzoletto indicando l’avvenuta ricezione. Marconi però voleva
superare gli ostacoli del terreno e trasmettere tra due punti
tra loro non visibili. Portò il
ricevitore al di là della collina, dove il Mignani con il suo
fucile attese che il campanello
del ricevitore suonasse per tre
volte. Dal suo granaio, Marconi premette per tre volte sul
tasto del trasmettitore e gli rispose lontano un colpo di fucile: le onde elettromagnetiche avevano superato l’ostacolo, le radio comunicazioni
erano ora possibili!
Il primo brevetto
offerto al governo
Per quegli esperimenti
Marconi usò gli oscillatori di
Hertz e di Righi, ma le onde
elettromagnetiche erano troppo deboli per superare grandi
distanze. Superò le difficoltà
accoppiando all’oscillatore di
Hertz un’antenna e una presa
di terra, ottenendo così maggior potenza. Nel 1896 ottenne il primo brevetto che donò
al governo italiano di allora,
offerta che non venne nemmeno presa in considerazione. La madre, comprendendo
l’importanza dell’invenzione,
scrisse ai suoi parenti in Inghilterra e questi la consigliarono di mandare il figlio
a Londra, ove sarebbe stato
più facile trovare i capitali
necessari allo sviluppo dell’
invenzione. Il 2 febbraio
1896 Marconi partì per l’Inghilterra dove, con l’aiuto
dell’ingegner David Jameson, cugino della madre, fu
presentato al direttore dei Telefoni e delle Poste, sir William Preece, che divenne un
suo entusiasta sostenitore.
Il 27 luglio Marconi compì
con successo il primo esperimento ufficiale dalla terrazza
del Post Office alla piana di
Frequentò la chiesa di Livorno
Marconi valdese
Si celebra quest’anno il
"Ìèntenario dell’invenzione
della radio da parte di un illustre italiano. Premio Nobel
per la Fisica, autore di preziosissime invenzioni e scoperte; giusto cento anni fa,
infatti, Guglielmo Marconi
compì con successo la prima
trasmissione radiotelegrafica
tra due punti distinti e non
visibili tra di loro.
^‘11 genio di Marconi fu
quello di dare applicazione
^tica a una serie di rilievi
scientifici suol e di altri.
Avendo intuito che era possibile utilizzare le onde radio per trasmettere informa'zioni a distanza, il suo lavo-,^
'ro, le sue invenzioni, le sue
scoperte hanno aperto un capitolo nuovo nella storia
dell’umanità per cui credo
possa valere la pena di cosposcere qualcosa deUa sua
hitensissima vita.
Ma se il genio di Marconi
, è stato ed è tuttora celebrato
^ (varie manifestazioni si soLtio svolte e si svolgeranno
per tutto l'arco dell’anno in
■ Italia e nel mondo), non tuteli sono a conoscenza della
fede religiosa in cui è nato
ed è stato educato: sua
mqmma era protestante e fu
valdese a tutti gli effetti. La
relazione della Chiesa valdese di Livorno, in data 30
giugno 1897, lo riporta tra i
membri che contribuiscono:
ànzi, un breve paragrafo è
dedicato a questa gloria nazionale («Siamo lieti di annoverare, tra i componenti
la chiesa, il signor Guglielmo Marconi, Tinventore del
telegrafo senza fili, onore
della patria e della Chiesa»)
per là firma del Consiglio di
chiesa, guidato dal pastore
Giuseppe Quattrini.
Pòi i casi della vita lo avvicinarono al cattolicesimo;
questo non per fede, o conversione (come asseriscono
storici e biografi e la stessa
seconda moglie. Maria Cristina, scomparsa non molto
tempo fa) ma per ragioni,
possiamo dire, scientifiche:
Papa Pio XI fu infatti suo
mecenate, e fu per lo stato
Vaticano che Marconi costruì la prima radio commerciale ed istituì il primo
collegamento radio in microonde.
Malgrado questo, a buon
diritto possiamo annoverare
Guglielmo Marconi tra gli
illustri figli della nostra
chiesa.
L’accensione delle lampadine del municipio di Sidney
Salisbury. Altre trasniissioni
vennero effettuate con successo attraverso il canale di
Bristol, tra Penarth e Weston.
Nel 1897 fondò la prima organizzazione per lo sfruttamento commerciale della sua
invenzione e nel giugno dello
stesso anno, su invito del governo italiano, tornò in Italia,
a La Spezia, ove effettuò comunicazioni tra l’arsenale e
la corazzata San Martino, superando la distanza di 18 km.
Tornato in Inghilterra, il 20
luglio Marconi costituì la
Wireless Telegraph Trading
Signal Co. Ltd. Ih novembre
fu costruita la prima stazione
fissa Marconi a Needless,
nell’isola di Wight e furono
effettuati collegamenti con
Bornmouth, alla distanza di
23 chilometri.
Il primo servizio
radiotelegrafico
Nel maggio del 1898 realizzò i primi apparecchi con
circuiti sintonici atti a garantire l’indipendenza delle comunicazioni contemporanee
di più stazioni (il futuro e famoso brevetto 7777) e nel luglio dello stesso anno effettuò
il primo servizio radiotelegrafico giornalistico in occasione
delle regate veliche indette
dal Royal Yacht Club per
conto del Daily Express, trasmettendo la radiocronaca dal
piroscafo Flying Hontress a
Kingstown che era collegata
a Dublino per telefono.
11 26 agosto per la prima
volta fu chiesto soccorso per
mezzo della telegrafia senza fili da parte di un battellofaro; il 3 marzo venne effettuato il primo salvataggio di
naufraghi del piroscafo Mathens mediante la radiotelegrafia e il 27 dello stesso mese
Marconi realizzò il collegamento radiotelegrafico dall’
Inghilterra alla Francia, tra
Wimereux presso Boulognesur-Mer e South Fourelad
presso Dover, alla distanza di
32 miglia.
In settembre Marconi si
recò negli Stati Uniti dove
realizzò il collegamento tra
gli incrociatori New York e
Massachusetts della Marina
americana. In questo periodo
Marconi perfezionò i suoi apparecchi allo scopo di vincere
le difficoltà che si opponevano al superamento di distanze
sempre maggiori, delle montagne ma soprattutto della
curvatura terrestre.
È il 1900: la Wireless Telegraph Trading Signal Co.
Lfd. prese il nome di Marconi
Wireless Telegraph Co. Ltd.
e il 26 aprile Marconi ottenne
lo storico brevetto inglese n.
7777 sui primi apparecchi
sintonici. In ottobre terminò
la costruzione della stazione
di Poldhu in Cornovaglia, il
più potente impianto di trasmissione radiotelegrafica
mai costruito fino ad allora. Il
|26 novembre 1901 Marconi,
accompagnato dai suoi assistenti Paget e Kempt, si imbarcò a Liverpool e raggiunse
St. John’s a Terranova, dove
costruì un’altra stazione radio: il 12 dicembre, verso le
12,30, Marconi ricevette i tre
deboli segnali corrispondenti
alle tre battute della lettera S
dell’alfabeto Morse. Per la
prima volta al mondo le onde
elettromagnetiche erano state
ricevute oltre l’oceano.
Il 22 febbraio Marconi si
imbarcò sulla nave Philadelphia diretto in America
per realizzare una grande stazione radiotelegrafica a Giace
Bay, in Nuova Scozia, su invito del governo canadese.
Durante la traversata lo
scienziato compì importanti
esperimenti scoprendo la nociva influenza delle radiazioni solari sulle trasmissioni e
decise di creare un nuovo tipo di rivelatore. Questo nuovo tipo di apparecchio sarà il
Detector Magnetico, che
Marconi brevetta il 25 giugno
1902 e che usa per la prima
volta in luglio a bordo della
corazzata italiana Carlo Alberto, messa a sua disposizione dal governo italiano per la
famosa campagna radiotelegrafica da Napoli a Kronstadt
in Russia, rimanendo in collegamento continuo con la
stazione inglese di Poldhu.
Nell’ottobre dello stesso
anno la Carlo Alberto faceva
rotta verso il Canada e Marconi giunse a Giace Bay dove
iniziò gli esperimenti di radiocomunicazioni transatlantiche in senso inverso, cioè
tra l’America e l’Europa; la
stazione di Poldhu funzionava da ricevente. Per molto
tempo non fu possibile nessun collegamento e da Poldhu, via cavo, Marconi ricevette soltanto la scoraggiante
parola convenzionale «standard», ossia «non abbiamo ricevuto nulla». Finalmente, il
15 dicembre giungeva via
cavo da Poldhu la parola
«greentime» cioè «abbiamo
ricevuto qualche segnale»,
mentre il 18 la ricezione diventava intelligibile e la trasmissione era ormai assicurata nei due sensi: era stata operata la prima trasmissione bilaterale transoceanica. Nel
settembre del 1903, durante
la traversata dall’Inghilterra
agli Stati Uniti a bordo ’del
transatlantico Lucania, Marconi stabilì il primo servizio
stampa tra l’Europa e l’America, iniziando la pubblicazio
ne regolare di giornali a bordo della nave durante la navigazione in Atlantico. Nel
1904 Marconi scoprì le proprietà direttive delle antenne
orizzontali, che brevetterà nel
1905, che permettevano un
enorme aumento di intensità
dei segnali. 11,10 dicembre
del 1909 viene insignito del
Premio Nobel per la Fisica.
Al servizio
dell'esercito italiano
Nel 1914, perfezionati gli
apparecchi radiotelefonici
con valvole termoioniche a
triodo, sperimentò con successo un regolare servizio radiotelefonico. Allo scoppio
della prima guerra mondiale
si mise al servizio del governo italiano come ufficiale .dell’esercito. Nel marzo
del 1916, a seguito di alcuni
inconvenienti rivelatisi durante le operazioni belliche
nell’uso delle onde lunghe,
Marconi iniziava la costruzione dei primi apparati in Vhf,
aprendo così un più vasto
orizzonte allo sviluppo della
radio. Nel 1919 acquistò il
panfilo Elettra, che divenne il
suo personale laboratorio, a
bordo del quale si rifugiava
per attendere ai suoi studi e
alle sue ricerche.
Appurate ormai le preziose
proprietà delle onde corte, nel
1922 Marconi ne raccomandò
l’uso al posto delle onde lunghe e fra il giugno e il luglio
del 1923 effettuò importantissime esperienze fra la stazione di Poldhu e il panfilo Elettra, alla fonda presso le Isole
di Capo Verde (una distanza
di circa 4.000 km), con risultati talmente lusinghieri da
indurlo a tentare distanze ancora maggiori.
Nel 1924 Marconi costruì
diverse stazioni ad Onda Corta, nella banda dei 30-60
Mhz, per conto del governo
britannico, e il 30 maggio
dello stesso anno avvenne la
prima regolare trasmissione
della voce umana tra l’Inghilterra (Poldhu) e l’Australia
(Sidney). Il 5 ottobre il ministero delle Comunicazioni dava l’autorizzazione alla «Società unione radiofonica italiana» di iniziare il servizio
delle radioaudizioni in Italia.
Le lampadine
del municipio
Il 15 giugno, Marconi sposò
in seconde nozze la contessa
Maria Cristina Bozzi Scali
(che ho potuto conoscere di
persona) e il 1° gennaio 1928
venne nominato presidente
del Cnr (Consiglio nazionale
delle ricerche). Il 26 marzo
1930, da bordo del panfilo
Elettra ancorato nel porto di
Genova, Marconi inviò impulsi telegrafici che percorrendo 14.000 miglia accesero
le lampade del palazzo municipale di Sidney, in Australia.
Il 19 settembre fu nominato
presidente della Regia Accademia d’Italia.
A seguito dell’avvento di
regolari servizi radio in tutto
11 mondo, l’etere andava sempre più congestionandosi;
Marconi aprì allora nuovi
orizzonti alla radio, perfezionando gli apparecchi a riflettore funzionanti su lunghezze
d’onda inferiori al metro. Il
12 febbraio 1931 Marconi, alla presenza di papa Pio XI,
inaugurò la nuova stazione
radio della Città del Vaticano,
e il 13 settembre dello stesso
anno, dal suo ufficio di Roma, Marconi illuminò la statua del Redentore a Rio de
Janeiro, attraverso il ripetitore di Coltano. È ih quel periodo che Marconi dimostra la
possibilità dell’uso delle microonde comunicando tra
Santa Margherita Ligure e
Levante (36 km). Nel 1932
effettuò il collegamento radiotelegrafico stabile tra il
Vaticano e Castel Gandolfo
(sede estiva del papa) e tra il
2 e 1’ 11 agosto compì importanti esperimenti tra Rocca di
Papa e l’Elettra fino alla distanza di 224 km (127 oltre la
portata ottica) e tra Rocca di
Papa e Senapro di Capo Lipari in Sardegna, alla distanza
di 269 km, usando onde della
lunghezza di 57 cm (Uhf).
L'anticipazione
del radar
Il 26 luglio del 1934 Marconi realizzò il collegamento
radiotelegrafico tra T Elettra e
il radiofaro di Sestri Levante
in onde di 63 cm, dimostrando come fosse possibile per
una nave, in caso di nebbia,
trovare con sicurezza e alla
cieca l’entrata di un porto.
Nel marzo del 1935 compì
sulla via Aurelia esperienze
di avvistamento a distanza,
anticipando i risultati raggiunti solo successivamente
dal radar. Con l’impiego di
microonde Marconi si occupò
anche di televisione, preconizzando l’avvenire, e istituì
anche campi di ricerca sull’
impiego terapeutico delle radioonde (Marconiterapia).
Guglielmo Marconi, in seguito a un attacco di angina,
si spegne a Roma il 20 luglio
1937. Per ricordare il suo nome, la sua multiforme attività
di ricercatore, inventore, sperimentatore, studioso e scienziato, le radio di tutto il mondo osservarono un deferente
minuto di silenzioso rimpianto. Il suo esempio, la sua preziosa opera, il suo sistema di
accostarsi in modo rigoroso e
metodico alle sperimentazioni e alle prove, la caparbietà
nel portare le ricerche e gli
studi intrapresi fino alla conoscenza completa di un fenomeno, la sua dedizione, la
costanza, l’entusiasmo, l’impegno, sono un patrimonio
inestimabile di esempio che i
radioamatori di tutto il mondo
hanno colto e fatto proprio.
Marconi a bordo dell'Elettra
10
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 8 SETTEMBRE 199.-;
Discussione suH'enciclica «Evangelium vitae» del papa Giovanni Paolo II
Promuovere la vita è azione concreta e non affermazione di principio
L'enciclica non prende in considerazione la realtà sociale, in molti paesi, della gravidanza
ALFREDO SONELLI
Chi legge l’enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II non può non rilevare l’asprezza e la violenza
del linguaggio di un’accusa di
omicidio e di complicità in
omicidio rivolta a persone, a
governi, a Parlamenti, all’opinione pubblica relativa all’
aborto e all’eutanasia. L’accusa è accompagnata da un grido di crociata indirizzato ai
cattolici per il loro impegno
politico. Ci riferiamo qui a
quanto riguarda l’aborto, la
contraccezione e la sessualità,
dato che il tema dell’eutanasia
è attualmente del tutto in questione. Ci domandiamo quali
sono le motivazioni della violenza di toni e di appelli
dell’enciclica papale.
La Conferenza del Cairo
Dal 5 al 13 settembre dello
scorso anno (1994) si è svolta
al Cairo la Conferenza internazionale su 'Popolazione e
Sviluppo-Programma d’azione. n documento finale inizia
affermando: «Nel inondo
stanno esaurendosi molte delle risorse essenziali alla sopravvivenza e al benessere
delle generazioni future, e il
degrado ambientale si intensifica, in seguito a modelli insostenibili di produzione e di
consumo, a un incremento
della popolazione senza precedenti e a una povertà estesa e persistente e a disparità
sociali ed economiche» (1.2).
E previsto un incremento demografico che per il 2050
raggiungerebbe i 9,8 miliardi,
con un massimo di 11,9 (1.4).
Partendo da queste constatazioni la Conferenza tratta
molto decisamente anche il
problema della pianificazione
familiare e dell’incremento
demografico ed esamina ampiamente diversi aspetti della
sessualità, oltre alla pianificazione demografica, come il
tasso di mortalità delle donne
legata alla gravidanza e al
parto (8. 19-27). Viene affrontato il problema dell’infezione da Hiv e la diffusione
dell’Aids (8.28-35).
Gli interventi prospettati
sono vari, ma ampio spazio è
dato ai contraccettivi: «La
comunità internazionale deve, in caso di richiesta, prendere in considerazione i bisogni di formazione, assistenza
tecnica e fornitura a breve
termine di contraccettivi»
(7.10). La fornitura di contraccettivi è previstà anche
dinanzi allo sviluppo numerico «degli individui sessualmente attivi non sposati che
si trovano nella mancanza e
nel bisogno di informazione e
di servizi (...)■ Per far fronte
alle loro esigenze e chiudere
ampie falle esistenti nei servizi, la pianificazione familiare e le forniture di contraccettivi devono espandersi
molto rapidamente per molti
anni a venire» (7.13). Per la
prevenzione contro le malattie trasmesse sessualmente,-la
Conferenza afferma: «La
promozione e la fornitura e
la distribuzione affidabile di
condoni di alta, qualità devono diventare parte integrante
di tutti i servizi di sanità riproduttiva».
La Conferenza tratta anche
dell’aborto e premette: «Attualmente circa il 90% dei
paesi del mondo, che rappresentano il 96% della popolazione mondiale, ha programmi che permettono l’aborto,
secondo circostanze variabili,
per salvare la vita di una
donna» (8.19). L’aborto «non
deve essere in nessun caso
promosso come metodo di
pianificazione familiare» tuttavia «tutti i governi e le più
importanti organizzazioni intergovernative e non governative sono chiamati a rafforzare il loro impegno a favore
della salute femminile, ad affrontare l’impatto sulla salute
dell’aborto non sicuro, in
quanto esso costituisce una
delle maggiori preoccupazioni della sanità pubblica, e a
ridurre il ricorso all’aborto
tramite l’espansione e il miglioramento dei servizi di pianificazione familiare» (8.25).
La delegazione della Santa
Sede ha espresso allora le sue
riserve sui capitoli riguardanti
la sessualità, specialmente
con riferimento ai capitoli 7 e
8 del documento: «Tali capitoli contengono anche riferimenti che sembrerebbero accettare l’attività sessuale al di
fuori del matrimonio, soprattutto fra gli adolescenti. Essi
sembrerebbero asserire che
la pratica dell’aborto appartiene alla sanità primaria come metodo di scelta» (Dichiarazione del capo delegazione
della S. Sede, cfr. Il RegnoDocumenti n. 3/1995, p. 128).
Le riserve della delegazione della Santa Sede non hanno potuto annullare una situazione di fatto che la Conferenza del Cairo ha messo in
ulteriore evidenza: l’isolamento del Vaticano non soltanto nei confronti dei governi, ma soprattutto nei confronti della maggioranza degli stessi cattolici. Il papa e la
curia romana sanno che i pronunciamenti della gerarchia
relativi all’etica sessuale non
sono accettati dalla maggioranza delle popolazioni che si
definiscono cattoliche. La durezza dell’intervento papale
esprime anche questa dolorosa consapevolezza.
pianto nel grembo della donna e questi cosiddetti “embrioni soprannumerari" vengono poi soppressi o utilizzati
per ricerche che, col pretesto
del progresso scientifico o
medico, in realtà riducono la
vita umana a semplice “materiale biologico" di cui poter
liberamente disporre» (ivi).
Il problema posto dal papa
è molto grave, non va eluso,
ma richiede che venga formulata una chiara bioetica, non
imposta dall’alto ma proposta
da un serio confronto culturale. Tuttavia va presa in seria
considerazione anche la ragione per cui il papa lancia
l’accusa di omicidio.
Il delitto abominevole
dottrina come assoluta verità.
Ma anche su questa dottrina
non c’è consenso pieno neppure nella Chiesa cattolica.
La crociata sul piano
politico
La tecniche
di riproduzione artificiale
Il tono duro e accusatorio
dell’enciclica di Giovanni
Paolo II va riferito anche a
un insieme di fatti che si collegano all’aborto e derivano
dalle moderne tecniche riproduttive. Il papa condanna la
fecondazione artificiale che
dissocia «la procreazione dal
contesto integralmente umano dell’atto coniugale»
(Evangelium Vitae, n. 14).
Ancor più grave è il fatto degli «embrioni soprannumerari». L’enciclica afferma:
«Inoltre, vengono prodotti
embrioni in numero superiore
a quello necessario per l’im
È convinzione generale che
l’embrione umano è un «individuo in fieri» e che l’aborto
è il rifiuto al suo divenire individuo umano. Ma tutto il
discorso del papa è fondato
sull’affermazione che l’embrione sia già persona umana.
11 fondamento di tale affermazione è la dottrina cattolica
della dualità dell’essere umano, composto di corpo e di
un’anima spirituale direttamente creata da Dio nel momento del concepimento.
L’enciclica vi fa riferimento
quando afferma: «Anche se la
presenza di un ’anima spirituale non può essere rilevata
dall’osservazione di nessun
dato sperimentale», sono le
stesse conclusioni della scienza suU’embrione umano a fornire «un’indicazione preziosa
per discernere razionalmente
una presenza personale fin
dal primo comparire di una
vita umana: come un individuo umano non sarebbe una
persona umana?» (n. 60).
Non è proprio la scienza a
provare ìa presenza di un’
anima spirituale, ma la tradizione ecclesiastica risalente
alla patristica e in particolare
a sant’Agostino. 11 Catechismo della Chiesa cattolica
afferma al riguardo: «La
Chiesa insegna che ogni anima spirituale è creata direttamente da Dio (non è “prodotta” dai genitori) ed è immortale: essa non perisce al
momento della sua separazione dal corpo nella morte,
e di nuovo si unirà al corpo
al momento della resurrezione finale» (n. 366).
Se si applica questa dottrina agli embrioni abortiti e a
quegli «embrioni soprannumerari» di cui l’enciclica parla, ne risulta una visione veramente terrificante che permette di immaginare lo stato
d’animo di chi considera tale
Giovanni Paolo II è convinto di dover rivolgere questi
moniti non soltanto a coloro
che accettano la sua autorità
spirituale, ma al mondo intero. Ciò che turba nella sua enciclica è la crociata indetta
contro Parlamenti, governi,
opinione pubblica che ha deciso a favore di una legislazione che rispetti il diritto di
decisione della donna dinanzi
a una gravidanza.
Il papa è indignato perché
«larghi strati dell’opinione
pubblica giustificano alcuni
delitti contro la vita in nome
dei diritti della libertà individuale e, su tale presupposto,
ne pretendono non solo l’impunità da parte dello stato, al
fine di praticarli in assoluta
libertà e anzi con l’intervento
gratuito delle strutture sanitarie» (Introduzione, 3).
L’enciclica pone in discussione i procedimenti della democrazia: «L’originario e
inalienabile diritto alla vita è
messo in discussione o negato sulla base di un voto parlamentare o della volontà di
una parte, sia pure maggioritaria, della popolazione; (...)
tutto sembra avvenire nel più
saldo rispetto della legalità,
almeno quando le leggi che
permettono l’aborto o l’eutanasia vengono votate secondo
le cosiddette regole democratiche» (n. 20). A queste leggi
va negato il riconoscimento:
«Le leggi che autorizzano e
favoriscono l’aborto e l’eutanasia si pongono dunque radicalmente non solo contro il
bene comune del singolo, ma
anche contro il bene comune
e, pertanto, sono del tutto prive di autentica validità giuridica» (n. 72); «L’aborto e
l'eutanasia sono dunque crimini che nessuna legge umana può pretendere di legittimare» (n. 73).
Da questo deriva l’obbligo
dell’obiezione di coscienza:
«Peculiare è la responsabilità affidata agli operatori sanitari: medici, farmacisti, infermieri, cappellani, religiosi,
religiose, amministratori e
volontari» (n. 89). Infine anche l’appello «a tutti i politici
perché non promulghino leggi che, disconoscendo la dignità della persona umana,
minano alla radice la stessa
convivenza civile» (n. 90). Il
discorso in proposito è am
pio; anche la condanna della
contraccezione è rigidamente
rinnovata.
Alcune considerazioni
Una risposta alle affermazioni dell’enciclica è data
dallo stesso documento della
Conferenza del Cairo. Qui
desidero solo fare alcune os
servazioni.
1) Il difetto fondamentale
dell’enciclica è la sua presunzione di protagonismo. I problemi trattati dalla Conferenza del Cairo e anche quelli
proposti dall’enciclica stessa
sono oggetto di ricerche e di
impegno anche a livello ecumenico. Giovanni Paolo II sa
di non essere d’accordo con
gli orientamenti che emergono a livello ecumenico e rifiuta il dialogo, convinto di
essere custode dell’unica,
piena e assoluta verità. Ama
essere ascoltato, ma non è
molto disposto a ascoltare.
2) Il papa è in contraddizione anche con la sua chiesa e
sa che la maggioranza dei
cattolici non condivide le sue
affennazioni radicali relative
alla sessualità e anche all’
aborto. Per questo egli usa
espressioni che sembrano avvicinarsi alle definizioni ex
cathedra quando dice: «Con
l’autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi successori, in comunione con i
vescovi (che a varie riprese
hanno condannato l’aborto e
che nella consultazione precedentemente citata, pur dispersi per il mondo, hanno
unanimemente consentito
questa dottrina) dichiaro che
l’aborto diretto, cioè voluto
come fine o come mezzo, costituisce sempre un disordine
morale grave, in quanto uccisione deliberata di un essere
umano innocente» (n. 62).
3) Colpisce il fatto che
l’enciclica non prenda minimamente in considerazione la
realtà della gravidanza: conosce l’embrione, ma sembra
ignorare che esso non può diventare uomo se la donna non
gli dà vita durante nove mesi,
offrendo giorno per giorno se
stessa: parlare di gravidanza
in modo umano suppone il vi
verla anche come marito, perché anche l’uomo, se ama la
compagna, vive l’avvenimento della gravidanza nelle sue
speranze e nei suoi timori. La
donna incinta non è una macchina produttrice, ma un essere umano che rischia tutto se
stesso. Il celibato clericale
non aiuta a comprendere certe realtà; sa solo dare giudizi
astratti e, come tali, disumani.
4) Il tono di crociata dell’enciclica costituisce una seria minaccia per la pace sociale. Una legislazione che regolamenti l’aborto non crea obblighi a nessuno, ma lascia libere le coscienze, garantisce
la libertà delle scelte e combatte i fenomeni più gravi che
l’aborto clandestino causava e
causa ancora in molti ambienti culturalmente o anche religiosamente emarginati. Che
cosa propone Giovanni Paolo
II? Il procedimento penale
contro chi abortisce o contribuisce attivamente all’aborto?
il ritorno alla clandestinità,
che costituiva un grave e diffuso pericolo per le donne, ma
non turbava le coscienze che
Wojtyla vuole ridestare? vuor
le che lo stato prepari le prigioni per i colpevoli? e la
Chiesa cattolica? usa la scomunica, ma si riserva di cancellare colpa e pena con la
confessione e le indulgenze?
Anche su questo ci vorrebbe
un discorso chiaro.
1 problemi della difesa della vita sono complessi e di
non semplice soluzione. Un
grave impegno a tutti i livelli
è necessario, non con la presunzione di eliminarli, ma
con l’azione costante per
combatterne le cause e ridurne gli effetti. Giovanni Paolo
li ha troppa sicurezza; alla
comunità mondiale servirebbero maggiori dubbi e maggior capacità di ascolto. In
Italia l’enciclica può diventare veramente fenomeno di
gravi contrasti. Certe critiche
alia 194 danno l’impressione
che non poche forze politiche
siano tentate a strumentalizzare gli interventi papali per
assicurarsi consensi elettorali:
allora la democrazia potrebbe
realmente essere in pericolo.
li
Agenda
GATTINARA (Ve) — Nel quadro delle
«feste dolciniane» il past. Giorgio Bouchard
parla sul tema «Religione e sessualità». Nella sala «arcipelago» (ex Arci) in via Garetti
alle ore 21. Informazioni tei. 015-22744.
TRIVERO (Biella) — Nel quadro delle
«feste dolciniane» alla Bocchetta di Margosio, alle ore 10 culto all’aperto tenuto dal
pastore Gianni Genre; alle ore 11 Assemblea della «Ca dé studi dossinan», al cippo
di Fra Dolcino; alle ore 13 agape fraterna
all’alpeggio del Margosio; alle ore 15 canti e musiche della
tradizione operaia. Per informazioni tei. 015-22744.
PIEDICAVALLO (Biella) — Nel quadro
delle manifestazioni per il centenario del
tempio dei «picapere» si terrà il culto alle
ore 10,30 a cui seguiranno «ricordi storici».
Per informazioni tei. 015-22744.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle 23,30 circa e, in
replica, il lunedì della settimana seguente
alle ore 8. Domenica 10 settembre e (replica) lunedì 18 settembre: L’assise battista, metodista e valdese di Torre Pellice; Schweitzer: una vita per gli altri;
evangelici e democrazia.
11
fi
venerdì 8 SETTEMBRE 1995
Pagina Dei Lettori
PAG. 7 RIFORMA
Posta
Testimoniare
l'Evangelo
Qualche settimana fa,
all’ultima conferenza del III
distretto a Ecumene, credetti
opportuno in apertura di seduta sollevare una questione
generale a proposito dell’evangelizzazione: motivo, un
paio di considerazioni che si
possono leggere nell’ultimo
volumetto di Giorgio Bouchard, «Una minoranza significativa: le prospettive del
protestantesimo italiano»,
Roma, edizione Com Nuovi
Tempi, 1994, p. 240.
Intervistato da un redattore
della rivista «Confronti», su
come il protestantesimo ha
vissuto i primi anni della Repubblica sorta dalla Resistenza, l’autore risponde senza
ambagi «male», ma con due
notevoli correzioni: «Mentre
l’orientamento di massima
delle chiese evangeliche in
questi cinquant’anni è stato
' di inserimento difensivo nella
realtà italiana, vi sono state
due risposte creative e vittoriose, molto diverse tra loro:
una è Agape e l’altra il moviménto pentecostale».
Qui Bouchard, correggendo un po’ il tiro, aggiunge subito dopo: «Diciamo meglio,
il movimento evangelicale in
Italia», cioè non solo i pentecostali, ma anche gli apostolici, gli avventisti e le assemblee dei Fratelli, con la loro
«grossa presenza di una Bibbia vissuta come messaggio
di ravvedimento in un contesto di democrazia», e con un
«accento cristologico ed
escatologico innegabilmente
sano» (p. 18).
Tale giudizio non è passato
inosservato al prefatore Tullio
'Vinay che, pronto com’era a
fare la sintesi del volume come ogni buon epitomatore,
confessa che gli saltò fuori sin
dall’inizio il «cuore dei problemi»: «I pentecostali - scrive Vinay - sanno evangelizzare e se si parla di pentecostali si parla di fratelli che si
lasciano guidare dallo Spirito
Santo» (p. 9).
Certo né Bouchard né Vi
Dibattito sul documento «Scuola statale e privata, scuola di tutti»
I tre nodi: il privato, ^autonomia, la religione
Pubblichiamo la seconda parte di questo
contributo al dibattito sul tema della scuola
in corso su Riforma, che per ragioni di spazio abbiamo ridotto e diviso in due parti.
VALDO COZZI
GIANFRANCO HOFER
RAOUL MATTA
Scuola pubblicù-scuola privata. È
una questione che riguarda il piano
delle scelte sociali e costituzionali.
Possiamo continuare a ritenere che lo
stato debba occuparsi dell’istruzione di
tutti e offrire pari opportunità a tutti i
cittadini, oppure si tratta di un’utopia
illuministica e postilluministica da abbandonare? Cultura e scienza sono fatti
di crescita umana per tutti, alla lunga
unificanti oppure fattori di controllo
sociale 0 espressioni del libero gioco di
elementi economici? Qualche risultato
di valore sociale e di crescita nazionale
vi è stato grazie alla scuola, diventata
in massima parte pubblica con l’unità
d’Italia. Oggi la Costituzione viene interpretata in modo contorto, facendo
diventare il privato pubblico (interessante la formula escogitata: tutte scuole
sono pùbbliche perché tale è l’esigenza
e la funzione, ma si dividono in statali
e non statali).
Inoltre non si parla che raramente,
come di notizie curiose, del personale
in servizio nella scuola privata, alla luce dei diritti dei lavoratori (assunzioni
del tutto discrezionali, licenziamenti di
chi si sposa civilmente o divorzia, certamente non in linea con la Costituzione e i diritti dei lavoratori...). Ancora: si
’ parla di un servizio reso allo stato, che
in questo modo viene ad essere qualificato come pubblico, senza però che
questo servizio sia stato richiesto dallo
stato, anzi, con il chiaro risultato di declassare il servizio per tutti favorendo
pochi, addebitandone le spese alla collettività. Ambiguità ancor maggiore si
riscontra nella discussione sxxWautonomia scolastica, di cui peraltro molti
operatori sentono fortemente l’esigenza
per problemi di cultura, didattica ed efficienza. Il centralismo oggi è nei fatti
superato dalle Regioni e dalla consapevolezza ampiamente basata sull’esperienza .di un centralismo paralizzante. ,
D’altra parte l’autonomia è vista da alcuni come un cavallo di Troia per mettere tutte le scuole sullo stesso piano e
quindi finanziare tutte egualmente. Come decentrare conservando un indirizzo
generale comune, evitando il centralismo paralizzante e la frantumazione
nello pseudopluralismo delle scuole
ideologiche e confessionali? È, questo
del decentramento e dell’autonomia, un
elemento reale del problema da valutare attentamente e òhe non ci sembra
trovi la sua unica soluzione nella crescita delle scuola private.
SulFórtì di religione, il nodo rimane
T articolo 7, inserito nella Costituzione
come corpo estraneo. Un aspetto nuovo
del problema potrebbe essere costituito
dall’esigenza di conoscenza di un ambito specifico, il fenomeno religioso,
richiesta dalla scuola oggi, che non potrebbe-venir soddisfatta nell’ambito di
materie varie; esigenza che andrebbe
seriamente vagliata, visti poi i risultati
dell’insegnamento della religione cattolica generalmente ammessi come deludenti. Se comunque venisse ravvisata
tale esigenza sul piano culturale, varrebbe la pena riprendere il discorso
sull’insegnamento alternativo della storia delle religioni q di un insegnamento ;
di etica, condotto con metodo critico
effettivamente scientifico, come forse
intendono molti degli italiani richiedenti l’insegnamento religioso. Vi è in
questo ambito il problema dei docenti,
che oggi si attua perfettamente dalla logica concordataria con la nomina del
docente di religione cattolica da parte
del preside su presentazione determinante del vesqovo e che, in queste diverse soluzioni, dovrebbe esser risolto
con insegnanti assunti per libero concorso, non tutti controllabili dai cattolici tipo «Comunione e liberazione» e
quindi con qualche presenza libera o
comunque diversa.
Tenendo presente che la scuola privata e l’ora di religione interessano
moltissimo più la parte politico-ufficiale del mondo cattolico che non la base,
va comunque notato che la Chiesa cattolica non ha mai cambiato parere su
questi argomenti (vedi il recente documento commentato su Riforma), vi è
quindi il legittimo sospetto che la chiesa maggioritaria in Italia voglia occupare, al solito, tutti gli spazi possibili.
Il dibattito sulla scuola va quindi a
nostro avviso continuato su prospettive
ampie e nel confronto su valori di fondo, interrogandoci ancora su come garantire una scuola effettivamente di tufi
ti e per tutti prima di rinunciarvi definitivamente, valutando la novità dell’autonomia come organizzazione flessibile
didattico-amministrativa in un contesto
non più centralistico e attento maggiormente alle culture, anche minoritarie,
prima di rifiutarla in modo preconcetto.
Infine non va abbandonata tanto facilmente la battaglia, del resto mai vinta
in Italia, per una sana laicità nella scuola, neh senso di esercizio della libera
critica e della presenza del pluralismo
come elementi di crescita per la cultura,
ma anche dell’educazione offerta nel
nostro paese.
2- Fine. La prima parte
è stata pubblicata sul n. 32
nay si nascondono le difficoltà del dialogo tra chi si
compiace ancora di estremizzare certi fondamentalismi.
Ma Vinay, ribadendo che sul
terreno politico-sociale «!’
Evangelo non è di destra o di
sinistra e nemmeno di centro,
perché è un’altra cosa» (p.
14), chiarisce che, a prescindere dalle esternazioni riprovate dall’apostolo Paolo a
Corinto, la ricerca insistente
che i pentecostali fanno del
dono dello Spirito ci obbliga
a riconoscere che «la nostra
Riforma
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Rifotina è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di PInerolo con II n. 176
del 1» gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Il numero 32 del 1® settembre 1995 è stato consegnalo per l’inoltro postale all’Ufficio CMP
Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 30 agosto 1995.
confessione di peccato vera e
radicale sta nel fatto che finché noi, protestanti e barthiani, vogliamo dirigerci da soli,
cioè secondo le nostre vèdute
culturali e teologiche, siamo
proprio fuori strada e il nostro peccato consiste proprio
in questa autarchia del Signore» (pp 9-10).
Da qui ad interrogarsi sulla
vera vocazione della Chiesa
il passo è breve: «Se la chiesa - scrive ancora Vinay - è
il corpo attuale di Cristo, la
sua vocazione è morire perché il popolo viva» (p. 10 e
15). Morire vuol dire non
«conservarsi» più «come
l’istituzione che uccide
l’evento, dato dallo Spirito!»
(pp 10-11). Il richiamo ci
porta di nuovo al valdismo
medievale, con la sua pratica
del colportaggio, che purtroppo «la saggezza amministrativa della chiesa ha lasciato spegnere per favorire il
pastorato come toccasana
della sua struttura» (p. 11).
Ed ecco qui venir fuori il bello: «Bisognerebbe lasciare le
chiese senza pastori, perché
imparino a camminare coi
doni che Dio dà loro, e mandare i pastori in città senza
chiese, perché imparino ad
evangelizzare, come avveniva nel tempo apostolico».
La cosa merita attenzione,
anche se può sconcertare
qualcuno. Sappiamo tutti che
noi, delle cosiddette «chiese
storiche», siamo ormai la minoranza della minoranza significativa.
Le cifre parlano da sé (v.
nota 2 a p. 136). Se prestiamo attenzione a un confronto
più sereno con i nostri fratelli
cattolici, se siamo giustamente vigili nel difendere i
nostri progenitori ebrei dai
sempre rinnovati rigurgiti di
razzismo, se cerchiamo di
comprendere meglio le esigenze di fede dei seguaci delle altre religioni che vivono
in mezzo a noi, dobbiamo
tanto più sforzarci di dialogare meglio e più fraternamente
con coloro che, pur da noi
stimati «diversi» sul terreno
teologico o ecclesiologico,
testimoniano fedelmente del
solo Evangelo di Cristo. Il
che non è poco.
Giovanni Gönnet - Roma
Ricordando
Lucia Bensi
Ci eravamo conosciute molti anni fa durante un’assemblea del Movimento femminile battista e subito era sorta
tra noi un’intesa sincera e
profonda. Il suo sorriso, i suoi
occhi, le sue parole, i suoi gesti erano calmi ed intensi, trasmettevano la sua dolcezza e
la sua forza interiore, subito al
primo incontro.
Così è stato per me, e anche
per coloro che l’hanno conosciuta felice, un tempo, occuparsi con dedizione al suo
ruolo di moglie di pastore e
di madre. Così è stato poi per
tutti coloro che hanno condiviso l’angoscia delle tante
sofferenze che per lunghi anni hanno indebolito il suo
corpo ma non il suo spirito.
In verità esse non l’hanno
mai resa né debole né sconfitta, anche se talvolta l’hanno
spinta alla ribellione come
Giobbe. Sempre una speranza
nuova le faceva sollevare il
capo e un progetto nuovo
l’aiutava ad esprimere i suoi
sentimenti e le sue ansie.
Un tempo, quando stava
ancora bene, erano stati la
musica e il canto a farci comprendere la sua ricchezza interiore. Ora sono le poesie
che ci ha lasciato a permetterci di entrare nel suo mondo di
dolore, nel quale le innumerevoli mute domande trovano
risposta solo nella sua fede.
Quando l’abbiamo accompagnata alla nuova dimora
del suo corpo, non provavo
quel cupo angoscioso vuoto
che si sente in analoghe circostanze, ma una struggente
tenerezza, perché finalmente
Lucia era libera. E mi veniva
in mente una sua poesia. Os
servando i Prigionil «Io vi
guardo, o Prigioni;/ e sento
come il vostro/ il peso mio e
sono stanca!/ Invidio in voi
solo la forza/ (...)/ Io vi guardo, o Prigioni/ e vorrei dire
anche a voi/ la realtà della
mia fede/ in quel Davide divino/ che ha sconfitto il gigante
della schiavitù/ ha spezzato
la pietra del sepolcro/ per risorgere vittorioso./ E noi con
lui, liberi risorgeremo».
Tea Tonarelli - Ferrara
* I Prigioni sono statue incompiute di Michelangelo,
conservate accanto al David.
La prima volta
al Sinodo
Egregio direttore,
per la prima volta ho seguito i lavori del Sinodo valdese
di cui avevo letto sui giornali.
Ma sono rimasto deluso e anche un po’ scandalizzato. Ho
colto in molti interventi uno
spirito più che partigiano, addirittura fazioso. Mi sono domandato se dietro ad alcuni
interventi stessero delle frustrazioni a monte. Altri mi
sono parsi vuoto esercizio retorico, privi di contenuti e
quindi tutto sommato inutile
perdita di tempo.
Mi sono anche stupito del
poco rispetto in cui il seggio
era tenuto da parte di alcuni
membri dell’assemblea. Pochi sapevano infatti contenersi nei limiti di tempo fissati e
quando il presidente li richiamava all’osservanza del regolamento, alcuni hanno perfino
avuto l’ardire di zittire la presidenza. Ma anche la presidenza non è stata da meno,
lasciando che alcuni parlassero più del dovuto, e dimenticandosi di far osservare le regole. Mi sono stupito che nel
Sinodo nessuno protestasse.
Amo le chiese protestanti
perché in esse ho trovato più
ìibertà che altrove; pensavo
che nel Sinodo essa si espri
messe al meglio. Ho trovato
invece un’assemblea agitata
da personaUsmi e incapace di
un dibattito appassionato, ma
privo di acredine verso l’avversario. Non mi stupisco che
alcuni, come ho sentito dire,
se ne sono andati per protesta
prima della fine dei lavori. Se
questo è il volto delle chiese
valdesi e metodiste, c’è di
che essere preoccupati. Cordialmente,
Umberto Boldrin - Torino
La discussione sinodale
può essere talvolta aspra ma
è anche fraterna e alla fine
c’è la comprensione delle ragioni dell’altro, (g.g.)
Quale autorità
per giudicare?
Dopo aver letto «L’attualità
della rottura con Roma» su
Riforma del 28 luglio, p. 10, a
firma di Giorgio Peyrpnel,
chiedo con curiosità di quale
autorità egli si senta investito
per qualificare con astio come «sedicenti» protestanti
fratelli e sorelle evangelici
che affrontano i temi ecumenici del nostro tempo senza i
suoi stantii pregiudizi.
Myriam Venturi
Marcheselli - Milano
Partecipazioni
«Beato l'uomo che non cammina
secondo il consiglio degli empi...
ma il cui diletto
è nella legge dell'Eterno»
Salmo 1
Il 24 agosto 1995 è mancata al
nostro affetto
Adele Meynier ved. Gìacone
Lo annunciano, a funerali avvenuti, i figli Franco con Margaret
e Benjamin; Roberto con Eiske,
Alessandro, Claudia ed Elien; ia
soreila Bianca con Ugo e i parenti tutti.
Un affettuosissimo grazie aiie
nipoti Franca, Giorgina, Neila e
Vera.
San Germano Chisone
28 agosto 1995
«Ho pazientemente
aspettato il Signore»
Salmo 40,1
Ha terminato la sua attesa e si
è addormentata serenamente
Silvia Gibert
Ne danno i'annuncio con fiducia nei Signore della vita i nipoti
Giampiccoli e Bogo e i pronipoti.
Gode, 4 settembre 1995
È mancata (in Austraiia)
Mariuccia Comba
ved. Gaydou
Lo annunciano ii fratello Alberto (Australia), la sorella Teresina
ved. Frache, le cognate Any Rivoira ved. Comba, Wanda Gaydou con il fratello Luigi, i nipoti,
cugini e parenti tutti.
Torre Pellice, 8 settembre 1995
RINGRAZiAMENTO
• «Beato l'uomo... il cui diletto
è nella legge del Signore»
Salmo 1
I familiari di ^
AldoTron
ringraziano tutto ii personale dell'Ospedale valdese di Pomaretto,
coloro che hanno accompagnato
Aldo nei giorni d'ospedale, coloro
che lo hanno visitato e colorò che
li hanno sostenuti con gesti e parole di affetto e di consolaizione.
Maniglia, 24 agosto 1995
I necrologi si aOcettano entro ie ore 9
dei iunedì. Tel. al numero 011-655278 fax 011-657542.
12
PAG. 8 RIFORMA
MU
VENERDÌ 8 SETTEMBRE 1995
In molti paesi africani si sta verificando una «liberazione della parola» che potrebbe essere premessa di un nuovo sviluppo
L^Africa della speranza o hmpegno dei cristiani nei paesi più poveri
KAMANA
Dopo lunghi anni in cui
siamo stati abituati a
portare uno sguardo pessimistico sui nostri popoli africani, è giunta l’ora di aprire gli
occhi su realtà nuove in cui si
aprono sentieri di luce e prospettive di speranza per popolazioni che sempre di più capiscono che il segreto del loro
futuro sta ora nelle loro proprie mani.
A lungo cullati dalle promesse di felicità facile, affascinati dai regimi a partito
unico, abbondantemente nutriti dalla menzogna dello stato postcoloniale, «impazziti»
dai «messia» politici e dagli
esperti intemazionali che promettevano loro mari e monti,
i popoli dell’Africa si sono
svegliati da trent’anni di indipendenza nello stesso modo
in cui si esce, sfiniti, da un
tremendo incubo.
Al posto della felicità e di
un futuro luminoso, la maggior parte di loro ha conosciuto solo la povertà e la
violenza, le mistificazioni
ideologiche e la sottomissione ai potenti sanguinari. Hanno visto i loro paesi diventare
esempi di sbandamento economico, di implosione sociale, di corruzione, di impotenza e di inefficacia. Come se
non bastassero tutte queste
calamità, c’è voluto anche
l’Aids ad aggiungersi al rosario di drammi che hanno gettato l’Africa nell’ingranaggio
della disperazione. Di fronte
a tante disgrazie, molti scommettono già sulla morte del
nostro continente e vedono
l’Africa morire di inedia economica e politica, perdere
ogni consistenza vitale, annientata dalla terrificante e irreversibile malattia di questa
fine di secolo.
Il pessimismo è talmente
radicato nelle menti che esso
diventa il riflesso condizionato di ogni sguardo sul futuro
dei nostri paesi. Dagli ambienti economici internazionali ai circoli politici mondiali, dai grandi club di «maîtres-penseurs» ai circuiti di
esperti in cerca di prospettiva,
tutto avviene come se la sentenza fosse già stata pronunciata e si trattasse solo di
aspettare, disperati, il naufragio degli africani. Ci sarebbe
allora «l’Africa senza gli africani», secondo il titolo di un
libro famoso: terre vergini
con un sottosuolo favolosamente ricco, che popoli più
inventivi e tecnicamente meglio attrezzati potrebbero
sfruttare a piacere.
I pilastri della speranza
L’immagine dell’Africa in
agonia corrisponde davvero
alla realtà del continente oggi? Quando si osserva il modo
in cui i popoli dell’Africa vivono la crisi e reagiscono, ci
si rende conto che esso non ha
nulla a che vedere con la disperazione e la fatalità. Anzi,
l’Africa sta lottando coraggiosamente e vigorosamente contro la disperazione e la morte,
superando ogni ostacolo.
In questa battaglia, due
realtà essenziali costituiscono
le basi della speranza. La prima è visibile ovunque; si ha
la sensazione globale di una
liberazione della parola. Le
popolazioni parlano senza
sotterfugio della loro situazione, delle loro miserie, delle loro speranze, della loro
volontà di vivere, della loro
fede nel futuro e delle loro
scelte di società all’alba del
XXI secolo. Per chi sa ascoltare la voce di questi popoli,
le loro grida interne e le loro
vociferazioni pubbliche, la
Casa della donne di Buduburan (Ghana): profughe seguono corsi di formazione nei settore ediie
conquista della parola che sta
scuotendo oggi la società
africana traduce una coscienza viva di una situazione nuova che sta emergendo.
Contrariamente ai discorsi
politici delle squadre al potere, la parola popolare, che si è
liberata in molti nostri paesi, è
un fermento di futuro. Essa
costituisce una forma di democrazia informale che pone
le fondamenta di un’Africa liberata dalle menzogne dei capi, convertiti al fascino di una
falsa democrazia importata di
cui amano servirsi per farsi
valere agli occhi degli ambienti intemazionali. In questa
parola vi è il rifiuto della morte, la resistenza alla dittatura,
l’insubordinazione di fronte
alle logiche della dipendenza
e del dominio. Tutto ciò si coniuga con l’imperativo di costruire uno spazio di vita in
cui lo stato di diritto, il rispetto delle libertà fondamentali e
la promozione dei diritti umani saranno il quadro preliminare alla costruzione di un’
economia prospera e di una
cultura creatrice, in una felicità condivisa in piena giustizia. Nello Zaire come nel Togo, nel Camerún come nel
Kenia, nel Mali come nello
Zambia, in Etiopia come in
Sud Africa, le scelte del popolo africano sono chiare.
Nel suo discorso di addio ai
colleghi africani durante l’ultima conferenza franco-africana di Biarritz, l’ex Presidente
francese François Mitterrand
ha mostrato di essere diventato pienamente consapevole di
questo. Dopo aver portato
avanti una politica essenzialmente sensibile agli interessi
dei poteri costituiti e ai loro
sistemi di morte, Mitterrand
ha capito che vi era una politica umana per l’Africa solo
quando essa tiene conto delle
aspirazioni degli stessi africani: l’aspirazione alla pace e
alla sicurezza e l’aspirazione
al vivere meglio e a una vita
degna di esseri umani.
Una nuova coscienza
Senza paura né timore di
nessun tipo, con fede nel futuro, gli africani stanno disegnando il profilo del loro destino. Stanno nascendo varie
associazioni che si organizzano come luoghi di speranza.
Gruppi di donne, movimenti
giovanili, cerchi di intellettuali e organizzazioni non governative inventano giorno
per giorno nuove soluzioni
per la ricostruzione del continente. Le chiese e le loro numerose dinamiche forgiano
una nuova coscienza etica e
spirituale attraverso dibattiti
le cui poste in gioco politiche
e sociali sono ovvie. I movimenti di difesa e di promozione dei diritti umani semi
nano ovunque una parola di
dignità che diventa un riferimento essenziale nella visione che gli africani hanno del
proprio futuro. Anche la radio-marciapiede e il rumore
della grande piazza del mercato sono ora luoghi di una
coscienza libera il cui giudizio sulla situazione politica e
sociale libera grandi energie
di speranza.
Se a tutte quelle forze si aggiunge l’emergere di una
stampa indipendente e libera,
che apre gli occhi della popolazione sui meccanismi reali
di funzionamento della loro
società, si capisce che la parola liberata nella democrazia
informale è un vero e proprio
pilastro della speranza. Quando un popolo parla per dire
chiaramente ciò che vuole,
quando si sbarazza di tutte le
sue paure di fronte alle intimidazioni della dittatura e mostra di non lasciarsi abbindolare dalle menzogne del potere, allora se ne misura tutta la
forza. Quando ovunque nel
suo seno sorgono sciami di
resistenza e cenacoli spontanei o organizzati di dibattito
sul futuro, senza alcun dubbio
si può affermare che la logica
della disperazione e della
morte sta per essere vinta.
Questo sta avvenendo in Africa. La democrazia informale,
in quanto spazio popolare di
parola libera, è un atto di fede
nel futuro, è un’istanza di impegno che fa prendere coscienza ad ogni africano delle
immense possibilità naturali e
umane del continente, delle
enormi energie di vita e di
creatività da cui può sorgere
una nuova Africa.
Parliamo ora del secondo
pilastro della speranza. Se la
conquista della parola da parte della popolazione ha il peso decisivo che ha oggi, è
perché genera un movimento
di assunzione di responsabilità. In molti paesi, il fallimento del settore politico e il
crollo della credibilità della
classe dirigente hanno avuto
per effetto la riorganizzazione
della vita dei cittadini in nuovi spazi che hanno permesso
ai popoli africani di sopravvivere nella crisi e di rovesciare
a poco a poco la tendenza
della disperazione con segni
evidenti di -speranza.
Lo spazio indicato oggi col
termine di economia informale è senza dubbio il luogo più
chiaramente visibile dell’assunzione di responsabilità da
parte delle popolazioni stesse.
Senza il dinamismo e lo spirito di iniziativa che i grandi
mercati di Dakar, Abidjan,
Lomé o Kinshasa stanno dispiegando nel cuore della crisi, le società africane si sarebbero da tempo irrimediabilmente disintegrate.
Senza l’attivismo dei commercianti di Yoruba, Bamileke o Haoussa, che hanno
saputo ovviare in parte aU’insufficienza delle strutture
economiche dei loro stati, il
disastro finanziario causato
dal saccheggio delle ricchezze nazionali da parte, delle
classi al potere avrebbe avuto
conseguenze ancora più
drammatiche. Anche se la razionalità dell’economia informale non può essere presentata come la via migliore per
costruire il futuro dei paesi
africani nel concerto delle nazioni moderne, è certo che essa è il segno di una mentalità
che ha permesso di arginare,
in molti stati, i tormenti del
caos sociale. Ora si tratta di
costruire altre logiche socioeconomiche in base alla mentalità che l’economia stessa
ha sviluppato, ma nel quadro
di istituzioni solide e di poteri
credibili.
Una solidarietà della
speranza
Oltre all’esaltazione dell’
economia informale, in Africa
si va affermando una gestione
privata del sociale. L’esistenza di organizzazioni di quartiere, la moltiplicazione di
strutture private di insegnamento, la creazione di associazioni religiose e cultuali,
traducono il dinamismo della
società. Poiché molti stati so
no incapaci di assumere le loro prerogative in materia di
organizzazione collettiva
(educazione, amministrazione, rete stradale, ecc.), la società tende sempre di più a
prendersi in carico questi settori. Le iniziative sono molte;
dalle operazioni «città pulita»
lanciate dai giovani del Senegai all’animazione di ambienti
contadini da parte delle donne
delle chiese del Benin, dai
movimenti di alfabetizzazione
degli adulti in Mali all’educazione sanitaria assicurata dai
centri per la promozione della
salute nel Nord del Camerún.
Se tutti questi sforzi possono essere considerati non come semplici palliativi alla
crisi, ma come il fermento di
nuove mentalità a partire dalle quali si può ricostruire
l’Africa, è perché essi hanno
potuto usufruire, in molti
paesi, dell’appoggio e della
solidarietà di molte organizzazioni non governative a livello internazionale. Oggi
esiste un tessuto di relazioni
tra l’Occidente e l’Africa che
si situa fuori delle reti politiche e degli esperti.
Una solidarietà della speranza si è annodata tra le
chiese del Sud e quelle del
Nord, tra le associazioni umanitarie e sociali dell’Europa e
i villaggi africani, secondo
principi di aiuto, di padrinaggio o di «partnership» che
hanno ridato la speranza a
molti uomini e donne africani
diventati ormai agenti di un
nuovo destino. Anche se si
tratta solo di una goccia d’acqua pura nell’oceano inquinato, conviene sapere che un
piccolo seme può fare nascere un grande albero capace di
produrre molti frutti.
L’Africa della speranza è
un piccolo seme. Alcuni uomini politici cominciano a
rendersene conto e si rivolgono alla creatività del loro popolo per immaginare diversamente il futuro. Non è vietato
pensare che questa apertura
genererà una nuova visione
della politica e una gestione
più feconda del settore pubblico e comunitario. L’Uganda, il Botswana, l’Eritrea e,
in misura minore, il Burkina
Faso, stanno vivendo esperienze che sono di buono augurio per tutta l’Africa.
Se i segni della speranza
sono molti nell’Africa di oggi, non conviene gonfiarne i
significati oltre misura. Sono
solo segni che occorre trasformare in energie di vita:
questa è oggi la sfida da raccogliere. Per questo, vi è una
convinzione fondamentale:
nell’immediato, la chiave
della speranza sta nell’educare, nel formare, nel forgiare
le intelligenze, le volontà, le
coscienze e le fantasie necessarie. Occorre dunque passare alla logica della costruzione di nuovi luoghi di razionalità inventiva e di organizzazione efficace dello spazio
sociale. Per questo, è necessario che la parola liberata
nei nostri paesi diventi una
parola essenzialmente costruttiva; che essa penetri nelle famiglie, nello spazio civile, nelle comunità culturali e
religiose, onde trasformare la
democrazia informale in una
dinamica di costruzione collettiva della nazione.
Vi è l’esigenza profonda di
educare la parola africana affinché metta insieme uomini
e donne per costruire i nostri
paesi. Solo questa parola capace di aggregare potrebbe
vincere le pesantezze del pessimismo ed edificare il futuro: edificare opere sociali capaci di ridare la speranza a
tutti, costruire comunità di
azione che si dedicherebbero
a dinamicizzare gli spazi politici, economici e culturali,
nel senso dei valori materiali
e spirituali della costruzione
delle nazioni moderne, allo
stesso tempo solidali e prospere. Dalla parola costruttiva
deriverà la necessità di mettersi all’opera, di edificare
istituzioni pubbliche credibili.
Nella misura in cui non vi è
possibilità di vita nazionale
senza la fiducia dei cittadini
nelle proprie istituzioni, i
paesi africani hanno- bisogno
di ripensare da cima a fondo
le istituzioni sulle quali è fondato il loro destino.
L’assunzione di responsabilità che sta emergendo in
Africa avrà senso solo se sfocerà nell’edificazione di nuove istituzioni, portate dai sogni degli africani e animate
da dirigenti che essi si saranno liberamente dati. Questa è
la sfida.
(Firn information,
agosto 1995)
In una conferenza stampa a Londra dopo una visita nel paese
Desmond Tutu chiede la fine
delle sanzioni contro il Ruanda
L’arcivescovo anglicano di
Città del Capo, Desmond Tutu, ha chiesto alla comunità
internazionale di porre fine
alle sanzioni che erano state
prese contro il Ruanda nel
1994, affinché questo paese
possa davvero riprendersi.
Ha inoltre chiesto di aiutare
il Ruanda ad istruire i numerosi dossier, oltre 10.000, di
coloro che sono accusati di
genocidio e di crimini di
guerra.
Desmond Tutu ha svolto
una visita pastorale in Ruanda e in Burundi, a capo di
una delegazione di responsabili di chiesa africani, per
«esprimere la nostra solidarietà col popolo mándese
che ha conosciuto immense
sofferenze, un vero e proprio
inferno, e assicurarlo che
Dio non l'ha abbandonato».
Durante una conferenza
stampa a Londra, il 2 agosto
scorso. Tutu ha ricordato che
«chiediamo che giustizia
venga fatta e che gli autori di
questi atti ignobili siano processati. Ma la giustizia non
deve avere l’ultima parola in
questo caso perché dobbiamo rompere la spirale della
violenza, evitare gli atti di
vendetta e non rendere colpo
per colpo».
Tutu ha quindi rivolto un
appello all’Onu per togliere
le sanzioni imposte al precedente governo. Le sanzioni,
ha detto, hanno lasciato l’attuale governo «senza mezzi»
(molti paesi non hanno ancora riconosciuto il nuovo governo del Ruanda). Occorre
anche aiutare urgentemente il
Ruanda a ricostruire le sue infrastrutture. La comunità intemazionale ha promesso 8(X)
milioni di dollari ma finora
ne sono giunti soltanto sette.
In Ruanda, l’arcivescovo e i
membri della delegazione si
sono recati in un luogo in cui
oltre 1.000 persone, per lo
più donne e bambini, erano
stati massacrati. Poco più in
là hanno visitato un «villaggio di pace» intestato a Nelson Mandela, fondato da un
gruppo di giovani donne. Desmond Tutu ha inoltre lamentato le condizioni deplorevoli delle prigioni della capitale: «La sovrappopolazione è incredibile. I prigionieri
devono stare in piedi, spallo
contro spalla. Occorre costruire prefabbricati per rimediare a questa situazione
e dare un’assistenza giuridica al Ruanda per consentirgli di trattare gli oltre 10.000
casi di persone accusate di
genocidio e di crimini di
guerra». i^ni)
J