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Anno 116 - N. 50-51
19 dicembre 1980 - L. 300
Spedizione in abbonamento postale
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
9 puntu
di vista
Cosa sarà il dopo-terremoto,
che in termini di costo si profila pari a circa un terzo del bilancio dello stato? Sarà un enorme
« buco nero » che inghiottirà i
pochi residui di credibilità ed
efficienza o sarà l’occasione unica di trovare un terreno solido
su cui costruire un modo diverso di amministrare?
È chiaro che se il dopo-terremoto sarà gestito dalle forze che
ci hanno governati per più di
trent’anni nulla ci salverà dallo
sprofondare impotenti. Aiuti, risorse, piani, finanziamenti, se
scenderanno attraverso i canali
usuali non arriveranno a irrigare la riarsa terra del sud, ma si
raccoglieranno nel gigantesco
serbatoio del clientelismo su cui
il potere DC poggia da sempre
e che il terremoto ha brutalmente messo in evidenza. Qualsiasi
promessa di moralizzazione, di
rigore, di cambiamento è vana
perché è contraddetta non solo
da un ininterrotto passato, ma
anche da un presente singolarmente coerente: ultima prova è
costituita dal proscioglimento
dell’ex ministro Gioia per l’affare dei « traghetti d’oro » — truffa di miliardi ai danni dello
stato — imposto dalla DC e dai
suoi alleati all’Inquirente. Quando uomini politici, ponendo alla
base della loro azione politica il
clientelismo e il furto continuato degli appalti disonesti, sanno
di avere nel partito stesso, quale
detentore del potere governativo, la copertura assicurata per
il proprio agire, non c’è la più
remota possibilità che i risultati possano essere diversi da quelli che sono stati e sono.
Solo un profondo cambiamento politico può aprire la strada
ad una rinascita del sud e del
paese attraverso una condivisione dello sforzo e della sofferenza che essa comporta nella ricerca della giustizia per i molti anziché del profitto per i pochi. Ora è certo importante discutere le possibilità reali di un
tale cambiamento politico e la
preparazione e capacità di chi
si propone come forza politica
in grado di gestirlo. Ma più importante ancora, perché più vicino alla nostra responsabilità diretta, mi pare il ricordarsi che
qualsiasi riforma, non solo nella chiesa ma anche nella società, non si attua efficacemente se
non è fatta « nel capo e nelle
membra»: una svolta che consistesse semplicemente nella sostituzione della struttura politica
centrale e dei suoi programmi,
sarebbe ben presto condannata
a reggersi sugli stessi sistemi di
conservazione del potere che
qualificano il regime attuale.
È necessario rendersi conto
con chiarezza che l’unica svolta
che può essere reale ed effettiva
è quella che parte dalle estreme
propaggini individuali e che si
basa su un cambiamento etico di
fondo: il servizio al posto deirinteresse, la sete di giustizia al po
sto del profitto. C3ii ha conosciu
to colui che è all’origine diretta
o indiretta di un cambiamento
di questo genere, il Cristo, ha in
questo tempo e in questo paese
una enorme responsabilità, quella di vivere e promuovere questo
cambiamento senza aspettare,
per muoversi, che esso sia attuato dai più, ma anche senza ignorare quanti lo hanno attuato pur
rifiutando un Cristo troppo contraddetto e svilito dall’incoerenza dei cristiani.
Franco Giampiccoli
UNA MEDITAZIONE BIBLICA PER NATALE
Gesù, punto d’incontro
di Dio con gii uomini
« Voi conoscete la carità del Signor nostro Gesù Cristo
il quale, essendo ricco, s’è fatto povero per amor vostro,
affinché mediante la sua povertà
voi poteste diventar ricchi »
(II Corinzi 8: 9)
Il fatto del Natale può essere
ridotto a un punto: l'incontro di
Dio con gli uomini. Ma appena si
cerca di sviluppare questo pensiero, ciò che era un punto geometrico prende dimensioni più
ampie, acquista profondità e movimento. Nel passo biblico dal
quale vorrei ricavare il messaggio, questo sviluppo si articola in
un doppio movimento: di abbassamento da un lato (essendo ricco s'è fatto povero) e di elevazione dall'altro (affinché voi poteste
diventare ricchi). Il primo movimento è determinato dalla « carità » di Cristo, il secondo dalla
sua « povertà ».
Si è fatto povero
Si è fatto povero: la situazione
concreta dell’Uomo-Gesù ci appare infatti nei vangeli come una
situazione di « povertà » — non
nel senso che avesse da chiedere
l'elemosina per vivere, ma nel
senso che la sua non era una situazione di « ricchezza ». Per
esemplificare, possiamo dire che
la sua era ben diversa dalla condizione dell'« uomo ricco » di Le.
12: 16, o di Zaccheo « il quale
era capo dei pubblicani ed era
ricco » (Le. 19: 2), o dell'« uomo
nobile » di Le. 19: 12 che aveva
molto denaro e molti servi ai
quali affidarlo. Era anche diversa da quella del mercante di Mt.
13: 45 che aveva cose preziose da
vendere per procurarsi quello
che desiderava. Gesù non è un
mercante, né un latifondista, né
un funzionario governativo, ma
un piccolo artigiano (un falegname o un carpentiere, o forse un
fabbro); non è un uomo della
capitale, ma un Galileo — quella
provincia i cui abitanti erano
considerati mezzi pagani dalla
gente di Gerusalemme ( « può forse venire qualcosa di buono da
Nazaret?», Gv. 1: 46); i continui
conflitti con gli scribi fanno supporre che — diversamente da
Paolo — egli non fosse un dottore della Legge: come Amos fu
preso di dietro al gregge e dalle
sue piantagioni di sicomori per
essere profeta, così Gesù lascia
la fucina o il banco da falegname
Alhrecht Dürer,
la nascita di Cristo
p«- richiamare la gente dei suoi
dintorni alla serietà dell'ora. Infine le parole « il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo »
(Le. 9: 58) rivelano l'assenza (che
potrebbe anche essere sopravvenuta ad un certo punto dell'attività di Gesù) di una casa e di
una famiglia: una « scelta » vocazionale in funzione della disponibilità per il servizio di araldo
del Regno di Dio, ma forse anche
il risultato di una scelta anteriore, la scelta di ubbidire a Dio e
non agli uomini, di piacere a Dio
e non ai potenti della terra.
« Non avere dove posare il capo » potrebbe anche voler dire
che almeno per un tempo Gesù
è vissuto alla macchia.
Per amor vostro
Per amor vostro: anche se qui
la parola amore ha valore avverbiale, traduce cioè una preposi
GLI EVANGELICI PER I TERREMOTATI
Vasta opera di soccorso
La Federazione delle C3iiese evangeliche ha diffuso un numero
speciale del servizio stampa nev sul terremoto. Ne riportiamo alcune parti che integrano e precisano le informazioni che abbiamo
dato ai nostri lettori nei due numeri precedenti.
Le Assemblee di Dio: hanno
avuto 10 morti a Lioni, 4 a Gonza,
87 famiglie senza tetto. Cinque
sono morti in un gruppo pentecostale indipendente. Queste sono
le informazioni raccolte dal pastore Francesco Toppi, che si è
recato subito nella zona. Da Napoli sono state organizzate cinque squadre di soccorso, che si
sono divise le zone da esplorare
e per i primi interventi. Da tutte
le chiese delle Assemblee di Dio
giungono aiuti in materiale e denaro; si moltiplicano anche le offerte di volontari, che hanno
anzi dovuto essere fermati, per
il momento, per stabilire dei turni. Delle roulottes per i sinistrati stanno arrivando dalle Assemblee dell’Inghilterra.
L’Esercito della Salvezza svolge la sua attività nella provincia
di Salerno, a Atena Lucana e
Brienza. Il sindaco di Brienza ha
affidato all’Esercito l’assistenza
per il comune e il capoluogo e
le altre cinque frazioni di Braide. Monti, Schiavi, Pozzi, S. Elena. L’Esercito che era già presente nella zona con alcune sue
comunità, opera con 16 uomini,
metà italiani e metà francesi. Pasti caldi, anche a domicilio ai
malati, distribuzione di materiale, ambulatorio e assistenza sanitaria con un medico e 4 infermiere.
La chiesa evangelica luterana
in Italia (CELI) non segnala vit
time né danni nelle sue comunità di lingua italiana del golfo di
Napoli (S. Maria la Bruna, Torre Annunziata, Torre del Greco).
Il pastore Alberto Saggese ha
iniziato subito spontaneamente
la sua opera di intervento in collegamento con il centro di Napoli e con il lavoro della Federazione.
I Fratelli delle assemblee di
Manfredonia, Foggia e Mattinata
si sono recati nella zona di Calitri ed hanno installato due delle loro tende di evangelizzazione
a Calitri scalo, dove distribuiscono materiale di primo soccorso.
Di là partono per recar soccorso
ai gruppi più isolati. Ventisette
senza casa sono stati raccolti e
portati nelle case dei soccorritori, in provincia di Foggia. Degli
alloggi di emergenza sono stati
trovati a Mattinata. A Potenza è
stata installata una tenda, a cura dei fratelli dell’assemblea locale.
L’Alleanza evangelica ha spostato nella zona terremotata otto case mobili, già usate nel Friuli; esse sono state installate a Calitri. Dalla chiesa evangelica di
Ostia è partito un pulmino per
S. Gregorio Magno. L’AMBI, (Associazione missionaria battista
italiana) ha una tenda a Montoro
Inferiore.
Nella zona di Napoli, Casa Materna di Portici (un orfanotrofio
fondato nel 1905) è diventato in
questi giorni il magazzino principale per l’opera di distribuzione
dei soccorsi. Autotreni e autocarri dalla Svizzera, Germania, Svezia, sono stati scaricati nel centro: tende, coperte, vestiario, torce elettriche, stivali di gomma;
qui i vari gruppi vengono a prelevare il materiale da distribuire.
Si è dovuto improvvisare un
gruppo di lavoro; dal Centro di
solidarietà di Firenze è venuto
un gruppo esperto nei problemi
di magazzinaggio. Occorre ora
trovare altri gruppi che si diano
il cambio in turni di una settimana. Il comitato responsabile
del centro si preoccupa che tutto
venga fatto in fretta, ma anche
con ordine, per poter essere in
grado di rendere conto in ogni
momento dell’uso che è stato fatto dei doni ricevuti.
A Senerchia (Avellino) un buon
gruppo ha iniziato a lavorare già
mercoledì 26. Da Altamura e Mottola in Puglia sono partiti i primi volontari, diretti in un primo
momento verso S. Gregorio Magno, dove c’è una chiesa battista.
Di là sono stati indirizzati a Senerchia, a 25 km dal bivio di Contursi, sulla Salerno-Potenza, dove
il bisogno appariva maggiore. A
Senerchia è stata installata, sotto
la pioggia, la grande tenda rossa
fatta apposta venire da Torino:
per la prima volta gli abitanti
hanno avuto un luogo protetto e
riscaldato. Con le cucine del centro battista di Rocca di Papa sono stati cucinati pasti caldi per
la popolazione, per i diversi gruppi di volontari (cooperative, vigi
(continua a pag. 2)
zione (greco: « per voi », nel senso di « a causa vostra »), rispecchia tuttavia il pensiero di Paolo
quanto al significato dell’impoverimento di Cristo. Non dice forse
così l'inizio del versetto? « Voi
conoscete la carità del nostro Signore Gesù Cristo », cioè la sua
grazia. Se volessimo usare un termine non-teologico potremmo dire « la sua generosità » — cioè in
definitiva il suo amore. La scelta
dell’impoverimento è stata una
scelta d’amore — una scelta che
altri scritti del Nuovo Testamento attribuiscono a Dio (Gv. 3: 16
« Dio ha tanto amato il mondo
che ha dato il suo unico Figlio... ; I Gv. 4: 10 « In questo è
Tamore: ...che Egli ha amato noi,
e ha mandato il suo Figliuolo... »).
Ci sono nel Nuovo Testamento
altre espressioni più giuridiche e
quasi filosofiche: Cristo annichilì
(o svuotò) se stesso, Fil. 2: 7; è
diventato maledizione per noi,
Clal 3: 13; Dio l’ha fatto essere
peccato per noi, II Cor. 5: 21;
qui invece c’è questo avvicinamento personale, questo diventare uno di loro: è diventato un
povero, ha assunto la loro — la
nostra ■— condizione.
Affinché voi poteste
diventar ricchi
Affinché voi poteste diventar
ricchi: abbiamo visto all’inizio il
doppio movimento di questo passo biblico, Cristo da ricco si è
fatto povero — i credenti in lui.
da poveri possono diventar ricchi... Ma con grande delicatezza,
il tes*^^ biblico evita di dire « voi
che siete poveri », o « da poveri ». Se l’impoverimento di Cristo si staglia sulla menzione del
la sua ricchezza, qui non viene
tratteggiata la situazione di miseria degli uomini dalla quale Cristo li trae per portarli alla ricchezza della comunione con lui e
con il Padre. Eppure Paolo avrebbe avuto elementi a iosa per tratteggiare la povertà spirituale dei
credenti di Corinto, lontani da
Cristo o seguaci di queU’a/fro Ge
Bruno Corsani
(continua a pag. 10)
Auguri
, La redazione e il personale della tipografia augurano ai lettori delTEco-Luce un Natale di pace e di
speranza.
Termina con questo numero l’annata 1980 (con il
n. 51 e non 52 a causa di un,
errore di numerazione in
agosto). Il prossimo numero, dopo la pausa natalizia,
porterà la data del 2 gennaio 1981.
2
19 dicembre 1980
RELIGIONE A SCUOLA
Verso una soluzione
per la tassa sulla coscienza
La richiesta del bollo da 700
lire per la dichiarazione di esonero dalla lezione di religione, è
servita per ridestare l’interesse
sul problema della religione nella scuola di Stato.
È in questo quadro che una
emittente privata di Milano, Radio Popolare, che ha un’ampia
zona d’ascolto, ha organizzato un
dibattito sull’argomento il 27 novembre. Hanno partecipato il
segretario dell’ALRI (associazione per la libertà di religione in
Italia), im membro della chiesa
valdese e una madre « laica » che
da anni esonera suo figlio e
quest’anno ha avuto delle grosse
difficoltà perché il preside della
scuola media inferiore insisteva per avere la carta da bollo,
altrimenti avrebbe obbligato il
ragazzo a frequentare la lezione
di religione.
Questo episodio è stato lo
spunto per parlare in modo più
generale dell’insegnamento della
religione e per cercare di sensibilizzare i genitori e i ragazzi in
ascolto sulla necessità di chiedere l’esonero, al di là dei problemi di fondo sui quali i tre
partecipanti al dibattito erano
d’accordo: che non dovrebbe esserci affatto l’insegnamento della
religione nella scuola di Stato.
La parte più interessante della
trasmissione è stata quando sono arrivate diverse telefonate degli ascoltatori che hanno esposto i loro problemi e le loro obiezioni, dando la possibilità ai partecipanti al dibattito di spiegare
e precisare alcuni punti. Più di
im genitore poneva il problema
dei bambini « discriminati » se
esonerati, mentre un genitore
cattolico sosteneva che invece di
togliere la religione cattolica bisognava aggiungere tutte le altre...
La trasmissione si è conclusa
fornendo il recapito della Libreria Claudiana di Milano per tutte le richieste di informazioni
sull’argomento.
* ♦ *
A Milano sono giunte le prime
ingiunzioni di pagamento daH’Uffìcio del Registro di Milano relative a dichiarazioni di esenzione
in carta semplice inoltrate da
presidi aU’Ufficio stesso. La lettera di opposizione di un legale
airUfficio del Registro per l’ingiunzione relativa ad un alunno
di scuola media inferiore, ha ricevuto riscontro che effettivamente nel caso della scuola dell’obbligo la tassa non è dovuta.
E’ in corso attualmente la pratica per l’ingiunzione ricevuta da
A.M., studentessa all’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri « Andrea Boria » di Cinisello
Balsamo (Mi).
Tra gli altri casi di resistenza, rifiuto di pagare il bollo,
astensione dall’ora di religione
malgrado la non accettazione della dichiarazione di esenzione, si
segnalano almeno due casi, a
Brescia, suscettibili di azione legale: un’ingiunzione di pagamento da parte deH’Ufficio del
Registro e una lettera di un preside che rifiuta di accettare una
dichiarazione perché non è redatta in forma di domanda in
modo da potersi configurare come « istanza », naturalmente da
presentare in bollo.
♦ ♦ ♦
A Biella una mozione presentata al Consiglio comunale dal
capogruppo socialista Tavo Burat, è stata approvata all’unanimità. La mozione riconosce nel
diritto di non ricevere l’istruzione religiosa un diritto di libertà
religiosa garantito dalla Costituzione (art. 19) che non dipende
dalla discrezionalità di qualcuno
come preteso dalla circolare che
istituisce il bollo. La mozione
« chiede al Governo che venga
abolita tale inaccettabile tassa
sulla coscienza ed esprime la
propria solidarietà con gli studenti ed i genitori che l’hanno
rifiutata ».
Di questa mozione ha riferito
obiettivamente La Stampa del
1.11, mentre l’Eco di Biella del
27.10 l’ha presentata come una
drammatizzazione « al solo scopo di accompagnare il nuovo corso della politica anticlericale che
il PSI andrebbe promuovendo ».
Sempre a Biella, un preside ha
preteso il bollo pur essendo il
suo Istituto, la Media « Nino Costa », scuola dell’obbligo. Il membro del Consiglio di Istituto Burat ha fatto opposizione e il preside ha dovuto rifondere ad ogni
genitore le 700 lire indebitamente riscosse.
Abbiamo appreso che il 3 dicembre la Camera ha approvato
il disegno di legge 2078 che converte in legge il Decreto del governo del 31.10.’80 con cui venivano recuperate parti del « decretone » estivo caduto insieme
al governo. In tali « Disposizioni
urgenti in materia tributaria »
all’art. 26 si stabilisce l’esenzione
dall’imposta di bollo delle « istanze, le dichiarazioni o atti equivalenti relativi alla dispensa, all’esonero o alla frequenza deU’insegnamento religioso ». Ciò in seguito all’emendamento presentato in Commissione Finanze dall’on.le Borgoglio (PSI) di cui avevamo a suo tempo dato notizia.
Il decreto passa ora al Senato
per l’approvazione definitiva della legge.
a cura di F. Gìampiccoli
DALLE CHIESE
Liguria: al lavoro suirevangelizzazione
L’assemblea del V Circuito (Liguria) si è tenuta a Savona sotto
la presidenza del sovrintendente
Giorgio Castelli il 15 novembre.
Dopo un culto presieduto da Ugo
Tomassone, il tema principale
discusso dai 27 partecipanti, alla
presenza di numerosi uditori, è
stato l’evangelizzazione. Sono
state registrate le diverse iniziative svolte durante l’anno: tra le
altre, partecipazione a trasmissioni radio-televisive private e
conferenze pubbliche (Sanremo);
manifestazioni pubbliche con la
partecipazione di Corali delle
Valli (Bassignana, Cuneo); conferenze del prof. Maselli, di cui
una all’Università (Genova); mostra « Pradeltorno non deve cadere! » nell’atrio del Comune e
conferenza del past. Giorgio Bouchard (Savona); iniziative in comune con gruppi di cattolici (S.
Marzano e Canelli). Il dibattito
ha sottolineato la necessità di
collegare la gradita presenza delle Corali ad azioni di più lunga
durata, l’utilità di allargare la
positiva esperienza dell’Università di Genova ad altri ambienti
come dopolavori, circoli culturali, ecc.; la raccomandazione di un
contenuto teologico sempre chiaro per ogni iniziativa e di un costante sostegno da parte delle comunità. La Federazione ligure
ha comunicato di avere in progetto l’organizzazione di un gruppo
di oratori disponibili per conferenze in ambienti esterni.
È stato quindi discusso il te
ma dell’insegnamento catechistico con un’introduzione del gruppo ligure FGEI che ha messo in
evidenza come il problema giovanile sia risolto in quelle comunità in cui lo studio della Parola
è vivo e costante e la sensibilità
verso l’esterno pronta e impegnata. Il momento catechistico
assume allora il suo significato
come studio della Parola in vista dell’adesione ad una comuni
tà che vive della Parola. L’Assemblea ha deciso di organizzare un
incontro giovanile che coinvolga
anche i monitori.
È stato infine discusso l’organico pastorale del Circuito che
può variare dal minimo attuale
di 4 pastori a tempo pieno ed
uno locale ad un optimum di 8.
L’Assemblea si riunirà di nuovo
a Savona il 1° maggio p.v. per
l’intera giornata.
Il Collettivo teologico ligure
Nei giorni 29 e 30 novembre si
è riunito a La Spezia il Collettivo Teologico della Federazione
delle Chiese Evangeliche in Liguria che, sotto la guida del pastore Michele Sinigaglia, ha affrontato il problema della predicazione, esaminando la sua
evoluzione dal pietismo all’esegesi attuale.
Suddivisi in quattro gruppi, i
numerosi partecipanti hanno esaminato tra l’altro quattro predicazioni ispirate a diverse teologie mettendone poi in evidenza
in discussione plenaria le caratteristiche, le peculiarità e le carenze. Sia l’argomento sia la formula di studio, nuova per questo Collettivo, hanno particolarmente interessato gli intervenuti; nota estremamente confortante è stata la massiccia presenza
dei gruppi FGEI di La Spezia e
Savona che hanno attivamente
ECUMENE
“Il caso Italia”
Con riferimento all’Italia degli
anni ’70, il Campo invernale di
Ecumene (Velletri), analizzerà
alcuni punti nodali (crisi del
marxismo, nuova dinamica religiosa, socializzazione centrata su
gruppi di media dimensione) che,
in quanto sorti sulla base di una
storicità specifica italiana, debbono necessariamente fare riferimento alle sue componenti centrali: movimento operaio (questione « comunista » e questione
« socialista ») e « organizzazione »
cattolica (questione «cattolica»).
Il Campo dunque si articolerà
nelle seguenti relazioni :
1. una «memoria .storica» dall’unità ad oggi;
2. la questione « comunista » ;
3. la questione « socialista » ;
4. la questione « cattolica ».
A queste relazioni seguirà una
« tavola rotonda » sulla situazione politica e le prospettive delrimmediato futuro.
Iscrizioni e informazioni presso Ornella SbafiB Cozzi, Via Firenze 38, C0184 Roma, non oltre
il 20 dicembre. E’ consigliabile
preannunciare la propria partecipazione a mezzo telefono ; numeri 06/47.43.695, dalle ore 10 alle 14; 06/47.40,376, dalle ore 17
alle ore 20.
Il Camno ha inizio con il pranzo del giorno 27 dicembre e termina col pranzo del giorno 2
gennaio. In occasione della serata di fine anno avrà luogo l’assemblea degli amici di Ecumene.
paEtecipato alla discussione nei
gruppi spesso orientandola. Naturalmente l’esiguità del tempo
non ha permesso di concludere
la ricerca che però sarà continuata il 24 e 25 gennaio a Borgio
Verezzi, durante un Collettivo interamente ed autonomamente gestito dai gruppi FGEI, nonché nei
successivi incontri.
Secondo l’abitudine ormai inveterata, la domenica mattina i
partecipanti al Collettivo hanno
predicato nei culti delle Chiese
metodiste di Carrara e La Spezia e battiate di Chiavarl e La
Spezia. Il testo scelto era il Salmo 136, sul quale i partecipanti
hanno rifiettuto divisi in due
gruppi utilizzando l’esegesi preparata dal pastore Sinigaglia. È
stato messo in evidenza come
questo inno postesilico sia particolarmente attuale: in un tempo come il nostro caratterizzato
dalla precarietà, che cosa ancora
sussiste? Israele riflettendo sulla
propria fede si richiama all’amore di Dio che si manifesta nel
patto (questo è il significato più
appropriato del termine che la
Riveduta traduce « benignità »,
termine molto importante nell’Antico Testamento dove ricorre
247 volte). Appunto la grazia di
Dio, manifestatasi nella vita dell’uomo a partire dalla creazione
per giungere fino ad oggi passando attraverso tutte le tappe
della sua storia in cui Israele
riconosce l’intervento salvifico di
Dio, è il messaggio che i partecipanti hanno trasmesso alle Chiese della Riviera di Levante ricevendolo da questo Salmo antico
per età di composizione ma
quanto mai moderno per tipo di
contenuto.
Visite di circuito
AOSTA-IVREA — I Past. Giuliana Gandolfo (Ivrea 2.11) e
Franco Giampiccoli (Aosta 22-23
novembre) membri del Consiglio
di Circuito, hanno visitato le comunità. Oltre a presiedere i culti hanno introdotto il tema dei
ministeri nella chiesa. In entrambe le località si è manifestato il
desiderio di iscriversi a corsi di
preparazione che occorrerà ora
concretare con precise domande
da inviare al Consiglio di Circuito.
Martedì 11 novembre sulla
Rete 3 è andata in onda la trasmissione televisiva su «la Comunità valdese in Valle di Aosta ». La trasmissione, di carattere prevalentemente storico,
presentava ampiamente la comunità di Aosta riunita per il culto
e rincontro delle scuole domenicali di Aosta ed Ivrea a Viering.
Il 1’ novembre il pastore Del
Priore ha visitato la Comunità
di Losanna e l’8 novembre ha
partecipato a Martigny, al Sinodo della chiesa riformata del Vailese. Particolarmente apprezzato
è stato il suo intervento sui rapporti con il cattolicesimo romano.
Domenica, 21 dicembre ad
Ivrea si avrà la giornata comunitaria di solidarietà. Dopo il
culto avrà luogo un’agape fraterna ed i bambini della scuola domenicale ci rivolgeranno il loro
messaggio.
Ad Aosta, il culto di Natale
sarà presieduto dal past. Emidio
Campi. Il 26 pomeriggio si avrà
rincontro comunitario con i
bambini della Scuola domenicale.
ECO-LUCE inchiesta
La redazione dell’Eco-Luce ha predisposto un questionario per un’inchiesta tra i lettori del nostro settimanale. Daremo informazione sulle finalità e modalità di questa iniziativa
nei prossimi numeri, ma desideriamo segnalare fin d’ora ai
lettori il numero del 23 gennaio in cui sarà pubblicato tale
questionario nella fornia di inserto.
Contiamo sulla collaborazione di tutti perché sia dato
alla redazione questo aiuto prezioso e concreto!
ROCCHENERE (ME)
50 anni di vita
evangelica
« ...La cittadina di Rocchenere
solitamente silenziosa e tranquilla è stata animata dalla visita di
numerosi forestieri qui convenuti in occasione di un Oratorio
evangelico valdese. Presiedette la
semplice e pur edificante cerimonia il ministro evangelico valdese sig. Eugenio Revel di Catania
coadiuvato dal collega sig. Seiffredo Colucci di Messina. Assistette al culto un folto pubblico composto di nostri concittadini evangelici, amici, autorità...
e delegazioni delle Chiese valdesi di Reggio Calabria, Messina,
Furci, Pagliara e Catania ».
Così ricorda il Corriere di Sicilia del 25 ottobre 1930 l’inaugurazione del luogo di culto di
Rocchenere, un piccolo centro
tra Messina e Taormina che nel
1930 contava 600 abitanti. La comunità evangelica era composta
da 18 membri oltre ad un buon
numero di catecumeni e molti
simpatizzanti.
Gli inizi dell’opera evangelica
a Rocchenere da un lato risalgono a contatti di gente del luogo
con evangelici di Furci e Messina, dall’altro alla partecipazione
di un gnrppetto di giovani (come
attestano i documenti ACDG del
tempo) ai campi dell’Associazione Cristiana dei Giovani che a
Taormina sin dal 1922 raccoglievano la gioventù siciliana e delle Unioni di altre parti d’Italia
(Torre Pellice, Torino, Bergamo,
Firenze, Roma, Napoli), con la
partecipazione di personalità del
mondo culturale e religioso del
tempo tra cui Mario Falchi, Alberto Sibille, T. R. Castiglione,
Fernando Geremia, Ugo Janni,
Giorgio Spini, Ernesto Buonaiuti
e Romolo Murri, oltre a diversi
pastori valdesi, metodisti e battisti.
A questo Campo unionista di
Taormina iniziarono a partecipare dal 1926 giovani ed adulti
di Rocchenere. Va ricordata l’attiva presenza di Antonio Garufi
coi suoi familiari e di altri dalle
località vicine. Di qui è sorta
un'opera che, per grazia del Signore, continua tuttora.
d. a.
Vasta opera
(segue da pag. 1)
li del fuoco, i francesi dell’armée
civile) e anche per i soldati. Da
allora e fino ad oggi si è continuato a cucinare tre pasti caldi
al giorno per 250-300 persone e
a servire come punto di riferimento per la popolazione, in buona collaborazione con il sindaco
e con gli altri gruppi all’opera
nel paese. I pastori Bruno Colombo, Giuseppe Mollica, Gioele
Fuligno e Domenico Dentico si
sono dati il cambio fra il lavoro
nel gruppo e la ricerca del materiale necessario. Le difficoltà
della pioggia e del fango, lo stato di abbattimento della popolazione hanno reso difficile il lavoro del gruppo, formato al principio da volontari dalle Puglie, da
Roma (Facoltà valdese) e da Albano; successivamente sono venuti da altri luoghi, in turni che
avrebbero dovuto essere di 4-5
giorni. Il gruppo, la sera, ha anche svolto un breve culto, come
momento di incontro e di riflessione comune.
Ultime notìzie
Mentre si sta migliorando il
lavoro organizzativo sia alla sede di Roma della Federazione che
nei centri operativi, riceviamo
notizia che oltre a Senerchia,
Avellino e Rapolla è in via di
realizzazione un intervento della
Federazione a Salerno e a San
Gregorio Magno.
Per il momento, e particolarmente per le vacanze di Natale,
sembra esserci una buona disponibilità di volontari per assicurare il ricambio ai gruppi operativi in funzione. Rimane molto
serio il problema di un adeguato
impegno per i progetti a medio
e lungo termine.
Informazioni più dettagliate
(contiamo di dedicare al lavoro
della Federazione un’intera pagina) sul prossimo numero.
3
19 dicembre 1980
LA SECONDA ENCICLICA DI GIOVANNI PAOLO II
“Ricco in misericordia”
Il papa ha scritto una bella pagina di esegesi biblica che però non
sembra avere molta incidenza alTinterno e all’esterno della chiesa
L’« enciclica » è una lettera circolare che il papa invia ai vescovi ed alla chiesa per far conoscere il suo pensiero, su determinati punti del dogma, della morale o della disciplina. Di solito
da un’ enciclica si attendono
grandi decisioni, un orientamento di fondo per il cattolicesimo.
La seconda enciclica di papa
Giovanni Paolo II (la prima, dal
titolo « Redemptor hominis » è
stata divulgata all’inizio del suo
pontificato) pubblicata con la data del 30 nov., è intitolata « Dives in misericordia », dalle prime parole con cui inizia lo scritto: «Dio, ricco di misericordia».
L’argomento trattato è infatti la
misericordia di Dio, rivelata da
Cristo, professata e proclamata
dalla Chiesa, rivolta a tutti gli
uomini.
Da una prima lettura l’enciclica papale può deludere le attese.
Infatti non vi traspare nessuna
grande novità: nessun pronunciamento pratico (forse atteso dai
cattolici), nessuna linea di azione, nessun segno di mutamento,
e nemmeno qualche indizio dichiarato di restringimenti o regressi. Cè un costante riferimento al Concilio Vaticano II, nel
l’attuazione del quale papa Wojtyla dice di muoversi.
L’enciclica invece sembra immobile, ancorata alla consueta
tradizione cattolico-romana, con
la sua gerarchia, con il concetto
di chiesa dispensatrice e veicolo
di grazia (in questo caso di « misericordia »), con la solita figura
di Maria madre di Dio, e l’intercessione della vergine e dei santi.
Nulla di nuovo anche per l’analisi della situazione storica, che,
pure precisa, resta vaga e generica: in alcuni punti la situazione attuale viene descritta addirittura con frasi citate da documenti conciliari di oltre 15 anni fa.
Nell’insieme, questa enciclica
sembra destinata a rimanere un
esempio di bella esegesi biblica
in campo specialistico, senza nessuna incidenza interna, nel senso
di una spinta verso novità o trasformazioni per la comunità ecclesiale cattolica, né alcuna incidenza esterna, nel senso di una
autentica comprensione ed apertura verso i problemi della società contemporanea.
Ma analizzando più a fondo il
testo il giudizio può anche essere
diverso.
¡echi dal mondo cristiano,
a cura di ANTONIO ADAMO
I cristiani sono
più bellicosi
(SPP) Secondo un’inchiesta
realizzata in questi ultimi venti
anni negli Stati Unhi, in Germania e Canada, i cristiani risultano essere più favorevoli alla
guerra dei non cristiani. I cristiani più rigidi nell’osservanza
dei « principi cristiani » sono
più pronti a punire coloro che
affermano di essere meno legati
alla dottrina. I cattolici sono piu
favorevoli alle armi nucleari dei
protestanti mentre questi ultimi
lo sono più degli atei.
Ciò è quanto Richard Friedli,
professore di missiologia aU’Università di Friburgo, ha rivelato
durante l’ultimo congresso del
Movimento internazionale della
Riconciliazione della Svizzera
Romanda.
Jacques Matthey, vecchio collaboratore del Consiglio Ecumenico delle Chiese, ha ricordato
che la recente conferenza ecumenica di Melbourne ha invitato le
Chiese a studiare il ricorso ai
metodi non violenti, allo scopo
di suscitare nuove speranze nel
seno dell’umanità.
I rapporti tra Stato
e Chiesa in Svezia
(SPP) L’arcivescovo Sundby
Olof, massima autorità della
Chiesa luterana svedese, auspica
dei legami meno stretti tra lo
stato e la Chiesa « poiché non è
più possibile — ha affermato —
mantenere la situazione attuale ».
Se per il momento una radicale
separazione è impensabile, per
tutta una serie di problemi,
Sundby è favorevole ad una progressiva procedura di sganciamento « che faccia crescere la
Chiesa neila libertà, nella stessa
misura in cui la società svedese
si é modernizzata ».
Pane per il prossimo
per i’Africa e l’Asia
(SPP) Dei 226 progetti di cooperazione e sviluppo, accettati
Il termine « misericordia » non
è più usato dalla nostra lingua
corrente. E’ una parola di uso
ecclesiastico e liturgico (viene infatti pronunciata più volte nella
liturgia della Messa). Di solito è
sostituita (come fa la traduzione
interconfessionale) con il termine « compassione », o « pietà » o
« amore di Dio ».
Ma forse con la parola si è perduto il senso vivo del concetto di
« misericordia ». « Nel compi
mento escatologico (cioè alla fine
dei tempi) la misericordia si rivelerà come amore, mentre nella
temporaneità, nella storia umana che è insieme storia di peccato e di morte, l'amore deve rivelarsi soprattutto come misericordia e anche attuarsi come
tale » è detto nell’enciclica.
Infatti nell'analisi di testi biblici dell’Antico e del Nuovo Testamento nel corso deH'enciclica
la misericordia di Dio è intesa
come grazia, amore, fedeltà di
Dio. E’ espressione del perdono
gratuito, è « amore che dona
amore più potente del tradimento, grazia più forte del peccato ».
A lungo viene analizzata la parabola del figliol prodigo: il rapporto fra la giustizia e l’amore di
Dio. Quando occorre oltrepassare la precisa norma della giustizia, l’amore si trasforma in misericordia. Misericordia è trasformare il male in bene, non lasciarsi vincere dal male. L’analogia del figliol prodigo esprime
chiaramente anche la realtà della « conversione », che significa
scoperta della misericordia di
Dio. C’è dunque un ripetuto riferimento alla giustizia « gratuita » di Dio, alla croce di Cristo
che rende attuale e possibile questa « giustizia », vittoria sulla radice stessa del male presente nell’uomo, vittoria sul peccato e sulla morte.
L’enciclica termina con una
preghiera, un grido che implora
misericordia per la nostra generazione, anche se meritasse un
nuovo ’’diluvio” per i suoi peccati.
La ricerca della misericordia
di Dio è stato il motivo centrale
della crisi del monaco Lutero. La
scoperta dell’Evangelo, della giustizia gratuita di Dio, attraverso
la fede, trasformò nel riformatore l’immagine di un Dio giudice severo, in quella di un Dio misericordioso, che perdona, che
giustifica il peccatore. Dio si rivelò a Lutero come « abisso di
misericordia ». Da questa rivelazione, da questa scoperta ebbe
origine tutta una riflessione teologica ed una prassi ecclesiastica ed etica che portò alla Riforma.
Se questa enciclica papale corrisponde ad una vera, autentica
scoperta di Dio come « abisso di
misericordia », e quindi legata
ad una vera, autentica « conyersione », essa può essere e divenire la scintilla di un nuovo incendio. Può essere o divenire la
più innovatrice delle encicliche
papali, anche se, apparentemente,
non sembra esserlo.
Giuliana Gandolfo
______________FRANCIA
Honoris causa
a T. Vinay
Il pastore ’Tullio Vinay — informa l’agenzia di stampa francese
BIP — ha ricevuto, il 20 novembre, il diploma di Dottore Honoris Causa della Facoltà Protestante di Teologia di Montpellier. Era
già Dottore Honoris Causa della
Facoltà Comenius di Praga, il
diploma gli è stato assegnato
dai professori Michel Bouttier,
Presidente dell’Istituto Protestante di Teologia e Gerard Deiteil, Decano.
Un numeroso pubblico ha assistito alla manifestazione della
assegnazione del diploma così
come, il giorno prima, alla discussione della tesi di laurea in
teologia del pastore Olivier Richard-Molard, sul pensiero teologico di Tullio Vinay.
Sia la tesi che le relazioni dei
professori Bouttier e Delteil hanno essenzialmente sottolineato la
perfetta coerenza di Tullio Vinay
tra il suo pensiero e i suoi atti,
e la sua azione profetica.
FRANCIA: COLLOQUIO EUROPEO
I credenti nella crisi
della società industriale
dal comitato di azione Pane per
il Prossimo (PPP), la metà è
destinata ai paesi africani e un
buon quarto a quelli dell’Asia.
Oltre allo sviluppo agricolo. PPP
sostiene le cooperative di « indigeni », i movimenti per la difesa dei diritti umani fondamentali e l’artigianato tradizionale.
Per il suo ventesimo anniversario, previsto per il prossimo anno ’ Pane per il Prossimo si propone di collettare 13 milioni di
franchi nel paese, per sostenere
tutte le iniziative previste e potenziare la sua attività a favore
dello sviluppo e della pace.
Cristiani in Cambogia
(RKZ) In Cambogia vivono
ancora circa 300 - 500 cristiani.
Prima della violenta presa di potere dei Khmer rossi nel 1975,
c’erano nel paese circa 5.000 cristiani. Su 25 pastori in servizio
nelle varie comunità sparse per
il paese, ne sopravvivono attualmente soltanto 2. Sven Tornas,
resnonsabile di una organizzazione di aiuti della Chiesa norvegese, ha parlato con loro nel corso del suo viaggio in Cambogia.
Essi gli hanno dichiarato di essere stati costretti a rinnegare la
loro fede e la loro identità cristiana per poter sopravvivere.
Ora nel paese ufficialmente c’è
libertà religiosa, e i cristiani sono tollerati. Tuttavia non è loro
ancora concesso di parlare pubblicamente della fede cristiana.
Secondo Tornas, in Pnom Penh
i cristiani hanno in tutto cinque
o sei punti di incontro, in cui si
riuniscono in segreto per il culto domenicale.
Premio della pace
a Ernesto Cardenal
(RKZ) Il premio della pace dei
librai tedeschi quest’anno è stato assegnato a Ernesto Cardenal, ministro della giovane Repubblica democratica del Nicaragua, distintosi nel corso di
questi anni per il suo impegno
per la liberazione degli oppressi
del suo paese. La designazione
ha avuto luogo nel quadro dell’ultima fiera del libro di Francoforte.
« Qual è il contributo dei credenti alle lotte per una maggiore giustizia? » a questa domanda hanno cercato di rispondere
i 130 delegati provenienti da ogni
parte d’Europa, che hanno partecipato all’incontro promosso
dallo E.C.G. (vedi riquadro) e
organizzato dalla Mission Populaire a Marly-le-Roi, vicino a Parigi, dal 7 al 12 novembre scorso.
Ë’ stato un incontro importante che ha coinvolto un buon numero di credenti impegnati nelle varie « Missioni urbane e industriali » dell’Europa, innanzitutto per un'aualisi della realtà.
La situazione
intemazionale
Il dato che emerge dagli avvenimenti politici che si sviluppano nel mondo (rivoluzione iraniana, invasione sovietica dell’Afghanistan, lotta vittoriosa dei
movimenti di liberazione nazionale in Africa, guerra Iran-Irak,
i cambiamenti in Polonia, i colpi
di stato) è quello della crisi del
rapporto tra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo e
questo si evidenzia in un rallentamento della crescita del prodotto nazionale lordo e della produzione industriale, in un incremento — a volte drammatico —
del tasso di disoccupazione, tassi elevati di inflazione, una dilatazione progressiva della spesa
pubblica, almeno nei nostri paesi occidentali. Tutto questo fa
pensare alla fine di un’epoca e
una profonda modificazione dei
rapporti di forza tra i vari paesi.
In questa situazione di crisi,
le proposte di soluzioni che vengono dai vari governi delle nazioni dell’Europa occidentale, ricercano il coinvolgimento del
movimento dei lavoratori nella
politica deflattiva, quasi che esistesse un « atteggiamento demo
SCHEDA
"European Contact Group
on Church and Industry”
Lo ECG (European Contact Group on Church and Industry) è sorto nel 1967, su iniziativa di alcuni gruppi della Missione Urbana e Industriale, che hanno deciso di coordinare
a livello europeo i loro sforzi, ed organizzare programmi comuni.
Nel 1975 erano già 12 i paesi europei coordinati dallo
ECG. Si sono stabiliti contatti con la Missione Urbana e Industriale e Rurale che opera in Asia, Africa e America Latina.
Tra i programmi attuali dello ECG figurano:
— un’assemblea annuale;
— organizzazione di incontri per lavoratori, esempio incontro tra lavoratori italiani e francesi, incontro di delegati di paesi dell’Europa occidentale, incontro per
lavoratori dell’industria siderurgica, incontri sul problema della disoccupazione;
— organizzazioni di studi e ricerche sulle compagnie multinazionali che hanno sede in Europa;
— collaborazione con le Missioni Urbane e Industriali
nei paesi dell’Est europeo;
— riflessione teologica sul lavoro della missione urbana
e industriale. . . , .
Aderiscono allo ECG organismi di Finlandia, Danimarca,
Norvegia, Svezia, Olanda, Gran Bretagna, Italia (P.C,E.I., Centro Jacopo Lombardini Cinisello, Centro Sociale Protestante
Pinerolo), Repubblica Federale Tedesca, Svizzera, Francia.
Lo ECG collabora con la Commissione delle Chiese presso
la CEE di Bruxelles, la Conferenza delle Chiese Europee di
Ginevra, l’Ufficio per la Missione Urbana e Rurale del W.C.C.
di Ginevra, l’Associazione europea delle Accademie di Stoc
CÓllaborano con Io ECG le principali Missioni Industriali
dei paesi dell’Est europeo.
cratico » dei lavoratori nell’accettare una riduzione dei salari
reali, dell’occupazione e del potere. Ad esempio il governo inglese ha sferrato un attacco durissimo ai livelli dell’occupazione
nei settori automobilistico e siderurgico e a ciò si è accompagnato un tentativo di limitare il
diritto di sciopero e le libertà
sindacali. In Olanda il governo è
riuscito a limitare la dinamica
salariale facendo approvare una
legge di dura politica dei redditi. E gli esempi si potrebbero
allargare.
In questo quadro il sindacato
europeo è chiamato a rivedere
le sue strategie. Non può limitarsi alla semplice difesa delle
conquiste finora realizzate, ma
deve saper proporre una nuova
proposta di sviluppo che abbia
la capacità di rispondere alle
cause stratturali della crisi e a
stabilire rapporti più giusti tra
i vari paesi del mondo. Per questo si è parlato spesso ne] convegno, della necessità di un
« nuovo ordine economico mondiale ». Di qui quindi l’esigenza
di una ’politica internazionale’
del movimento operaio e l’importanza di incontri come quei'to hanno partecipato credenti impegnati nelle lotte sociali.
Le nuove tecnologìe
Ma mentre vi è questa necessità, nelle industrie dei paesi occidentali si assiste ad un processo
di rapido cambiamento tecnologico: è soprattutto il campo dell’elettronica-informatica che sta
modificando la struttura industriale. Tramite essa si è potuto
realizzare un aumento della produttività degli impianti senza alterare la tecnologia di base, si è
poi passati a cicli di lavoro completamente nuovi con l’inapiego
dei robot. Il processo di innovazione non è però certamente finito.
C’è dunque chi parla di una
profonda modificazione nel nostro modo di vivere, pari a quella che si è avuta con l’introduzione della macchina a vapore o
della ferrovia.
Nei nostri paesi occidentali il
fenomeno dell’innovazione tecnologica si manifesta in una riduzione degli occupati nelTindustria e in un aumento di quelli
dei servizi.
Giorgio Gardiol
{continua a pag. 10)
4
19 dicembre 1980
SEGNALAZIONI LIBRARIE
Il Vangelo dal video
Già da parecchi anni gli evangelici italiani portano avanti una
serie di esperienze con radio e
televisioni locali ed è presumibile che questo fatto sia destinato a incrementarsi nel futuro.
A proposito arriva dunque, nella collana « Dossier » della Claudiana. il libro di Giorgio Girardet, Il vangelo che viene dal video. Si tratta di im’opera che,
rifiutando ogni pesantezza e presunzione accademica, ha il pregio di una grande snellezza (non
solo di pagine, ma di contenuto)
e la capacità di focalizzare senza sbavature i numerosi aspetti
della questione.
Il libro si apre con una panoramica retroattiva, che mette in
luce una serie di caratteristiche
e di problemi aperti, talora anche drammaticamente, dai mezzi
elettronici.
Anzitutto il fatto che questi
mezzi, al di là delle apparenze,
non sono affatto neutri, ma condizionano chi parla e chi ascolta,
quindi « cambiano » il messaggio. Inoltre la pratica incapacità di essi a stabilire (salvo ben
circoscritte eccezioni) una comunicazione a due vie, cioè a
suscitare e raccogliere la « retroazione » del ricevente, o feedback.
Poi l’onnipresenza di questi
mezzi (in estensione, intensità,
saturazione) ed insieme la loro
labilità; il carattere fittizio e «artificiale» (al di là da una apparente spontaneità, frutto invece
di un sapiente mestiere da parte degli operatori); l’autoritarismo di fondo che in essi si ritrova; la complessità tecnica e i
costi, che introducono pesanti
ipoteche politico-economiche; la
organicità di questi mezzi con
la società all’interno della quale
operano e quindi una loro obiettiva funzione di conservazione. I
media elettronici sono, in una
parola, sostanzialmente ambigui.
E nell’usarli le chiese sono state
spesso vittime e complici — a
volte involontarie — di questa
ambiguità.
Ciò detto, occorre considerare
anche l’altro lato della medaglia.
come Girardet del resto fa nella
seconda parte del libro: in ogni
caso « i mass media ci sono e
condizionano la nostra vita: è
una grande sfida che dobbiamo
affrontare ».
E affrontare in termini il più
possibile non-ideologici, ma aperti all’esperimento, alla verifica,
alla correzione, al confronto con
le varie esperienze che, un po’
dovunque, si vanno conducendo.
Ciò avendo ben presente, i
cristiani non possono limitarsi a
portare avanti un discorso « loro », all’interno di uno spazio
« specifico »; ma al contrario devono essere anche i portavoce
efficaci degli emarginati, degli ultimi. In più, i cristiani non devono essere i semplici fruitori
del mezzo, ma partecipare alla
lotta affinché il mezzo stesso perda il più possibile i propri connotati di strumento autoritario
e conservativo, per acquistarne
altri di strumento atto a sviluppare la contrinformazione, la
controcultura, quindi — nel senso più profondo — il cambiamento.
Se una osservazione nel complesso può essere fatta, vorrei
dire che forse il libro è leggermente « sbilanciato » in senso
pessimistico; in quanto mette in
evidenza — giustamente — gli
aspetti equivoci, negativi, pericolosi dei mezzi elettronici, lasciando troppo in ombra però le enormi valenze positive che essi posseggono (anche se è innegabile
che queste, fino ad ora, sono state solo marginalmente sfruttate).
Tutti i mezzi, a ben guardare,
hanno una loro dose più o meno
grande di « ambiguità »: perfino
la stampa (grazie alla quale soprattutto è stato costituito il
protestantesimo), perfino la voce umana, la parola.
Occorre dire peraltro, come
del resto fa l’autore, che un discorso sull’utilizzo in positivo
dei mezzi — soprattutto da un’ottica evangelica — deve essere ancora tutto fatto. La positività del
libro di Girardet è allora soprat
Taccuino
pastorale
Una volta tanto un po’ di umorismo non è fuor di luogo
nella rievocazione di esperienze e memorie che Taccuino pastorale ricorda più o meno regolarmente, tutte improntate
ad un carattere di estrema serietà.
Il fatto che sto per rievocare e di cui sono stato testimone risale agli anni (fatidici o fatali!) in cui alle nostre comunità affluivano i cosiddetti viveri americani che furono certamente di aiuto a molti, ma la cui distribuzione non mancò di
produrre effetti negativi nella vita delle chiese: avidità, gelosie, tentazioni, sospetti e soprattutto l’illusione che quei doni
avrebbero in definitiva giovato alle comunità attraendo molte
persone, anche sconosciute, alimentando, oltre che il corpo,
anche la testimonianza della chiesa locale ed il suo servizio
cristiano.
Bene, in un giorno prestabilito per la distribuzione dei
viveri americani ero, con gli anziani della comunità, indaffarato nel ripartire farina e formaggio, quando sentii bussare
alla porta. Infarinato come un mugnaio apro la porta e mi
trovo di fronte ad un uomo sconosciuto il quale, dopo avermi
squadrato dall’alto in basso con un certo stupore, mi domanda: « A lè etnei el pastur? » « Sì », rispondo io, ben convinto
di esserlo. Ma il nuovo venuto, ancora più sorpreso, insiste,
dicendomi: « Ma aiè papi mounsù Pascal? » « No » rispondo
io, sicuro di trovarmi di fronte ad uno di quei bravi valdesi
che escono dall'ignoto soltanto in circostanze eccezionali, ma
che non hanno alcun rapporto visibile con la comunità per
anni ed anni. In realtà, "mounsù Pascal" era stato sì pastore
di quella chiesa, ma dopo di lui un altro pastore vi aveva
esercitato per più di trent’anni il ministero; poi ero giunto io
da qualche anno, ma tutto ciò non era valso ad aggiornare le
idee e soprattutto il calcolo del tempo ecclesiastico nella
mente del nostro brav’uomo che era rimasto legato al ricordo di "ntounsìi Pascal”, mentre gli anni ed i fatti successivi
non significavano niente per lui. Non si rendeva facilmente
conto che gli anni passano, anche per i pastori, come per ogni
altra creatura.
Ad ogni modo, quel che il ministero di due pastori non
era riuscito a fare, cioè indurre quell’uomo a prendere contatto con la comunità, il fascino dei viveri americani era riuscito a farlo. Fu un contatto occasionale, temporaneo, senza
ritorni; com’era uscito dall’ignoto, nell’ignoto rientrò e non
fu più possibile rintracciarlo. Forse anche ci mancò la voglia
o la buona volontà di rintracciarlo. Non ritirò la sua razione
di viveri, uscì di nascosto e non si seppe più nulla di Un. Rimane ancor oggi una domanda in noi, per questo ignoto e per
tanti altri ignoti fratelli: come essere chiesa per loro?
Pubblichiamo in questa rubrica, in forma anonima, brevi
esperienze e riflessioni del ministero pastorale evangelico.
tutto nella capacità di aprire una
discussione.
Come piccolo contributo, nella
prospettiva di questa ricerca comune, sembra opportuno richiamare la necessità di non lasciarsi fuorviare da falsi problemi,
che aleggiano da anni nei nostri
ambienti, o meglio da problemi
impostati su premesse imprecise. Uno di essi è quello della
« ghettizzazione », che a mio avviso concerne gli atteggiamenti
e i contenuti; e che non dipende
certo dal gestire rubriche specifiche, o addiritura emittenti evangeliche. Un altro' attiene al fatto
che la « chiesa elettronica » — se
così la vogliamo anche noi chiamare — non deve essere vista
affatto come alternativa alla
chiesa tradizionale, alle sue opere, ai modi consueti di presenza
e di testimonianza; ma è un lavoro in più che decidiamo di assegnarci, utilizzando appropriatamente uno strumento forse insostituibile per stabilire un primo approccio con un pubblico
che sarebbe ben difficile raggiungere altrimenti. Ciò alla luce del
generale impegno delle nostre
chiese all’evangelizzazione, tenendo conto anche di quella che, con
felice espressione, Giorgio Bouchard ha definito « area protestante ».
Aurelio Penna
Il Parnàs
Affetto da una curiosa fobìa
che gli faceva temere qualsiasi
tipo di animale (in particolare
cani e gatti) Giuseppe Pardo Roques è il « parnàs » (parola sefardita che significa: capo) della
congregazione ebraica di Pisa
negli anni ’40. Pardo ospita nella
sua signorile dimora 6 correligionari braccati dalla Gestapo. L’azione descritta nel libro ‘ di Silvano Arieti riguarda le ultime
ore di vita del gruppo ospitato
dal « parnàs » prima del massacro operato dai nazisti.
Ma l’azione se vogliamo è solo
uno spunto per offrire un quadro
di quella che è stata la storia e la mistica della comunità
ebraica pisana che al tempo degli avvenimenti era composta da
circa 300 persone in cui figurano
senatori, medici, ma anche operai, ambulanti. Nei dialoghi che
Pardo intreccia con i suoi ospiti
— ricostruiti sulla base di ricerche personali dell’A., uno dei più
grandi psichiatri viventi — emerge accanto ai sintomi della strana fobìa un’analisi profonda della situazione discriminatoria che
la diaspora ebraica subisce negli anni ’40. « Un olocausto è ora
in corso — dice il ’’parnàs” ai
suoi ospiti — ma io credo che
questo sia l’evento decisivo che
separa il tempo tra un periodo
in cui l’uomo non conosceva il
male totale e un altro in cui ha
imparato a conoscerlo. È una cognizione simile a quella acquisita, secondo il Genesi, dalla prima coppia umana sulla terra...
Chiunque ignori l’olocausto, continuerà a vedere la storia con
vecchi occhi, sarà incapace di afferrare le nuove potenzialità del
bene » (pp. 84-85).
La cultura del « parnàs » è profondamente biblica (abbondano
nel libro citazioni dell’Ecclesiaste, di Isaia, Abacuc, Ezechiele)
sostenuta, pur in mezzo alla tragedia, dalla fede dell’antico salmista « Io non temerò alcun male, perché tu sei con me » (Sai.
23). Di fronte ai suoi carnefici
il « parnàs » si libera definitivamente del male che l’aveva ac
compagnato tutta la vita: « Siete voi le bestie di cui ho avuto
paura, non siete più a immagine di Dio poiché siete diventati
lupi » (p. 153). L’appendice finale del libro esamina gli aspetti
della malattia mentale del Pardo
che in psichiatria prende il nome
di licantropia: l’illusione di assistere alla trasformazione in bestie di altre persone. Un libro,
benché scritto da un grande
scienziato, di facile lettura ma
di grande profondità di pensiero
su cui vale la pena riflettere particolarmente oggi in cui una nuova ondata antisemita ripercorre
l’Europa.
G. P.
^ Silvano Arieti, Il Parnàs, Mondadori, Milano 1980, pp. 177, Lire
8.000.
Teologia cattolica
Nell’ambito dell’editoria cattolica, le Edizioni Paoline si sono
meritatamente conquistate un
posto di grande rilevanza, non
solo per l’entità della loro produzione, ma anche e soprattutto
per l’estrema chiarezza espositiva dei testi; un esempio di come
sia possibile usare un linguaggio
attuale e universalmente comprensibile, senza per questo abdicare al rigore e alla ricchezza
dei contenuti.
Ci siamo già occupati, in passato, del Nuovo Dizionario di Spiritualità; parleremo ora del Nuovo Dizionario di Teologia, giunto
alla sua 2* edizione.
Frutto della collaborazione di
44 studiosi, il dizionario reca, in
ordine alfabetico, 82 voci di teologia dogmatica, tutte estremamente esaurienti (molte di esse
costituiscono dei veri e propri
brevi trattati).
Particolarmente apprezzabile
l’intento dei compilatori di tentare una interpretazione dei
grandi temi della fede proponendo schemi linguistici nuovi, basati sull’assunto che « l’ermeneutica diventa il nuovo modo di
essere, sia dell’apologetica che
della sistematica », in quanto
« oggi il bisogno di interpretare
è molto più sentito ».
Per chiarezza, sintesi, completezza l’opera si raccomanda non
solo ovviamente agli « addetti
ai lavori », ma anche a tutti coloro che intendono avere un’idea
precisa ed esauriente della teologia cattolica contemporanea.
A. P.
G. Barbaglio - S. Dianich (a cura
di), Nuovo Dizionario di Teologia, Edizioni Paoline, Roma, 1979, 2® ediz.,
pp. 1917, Lire 20.000.
Passato non solo remoto
La recente pubblicazione dell’opera di Ernst Bloch su Thomas Mùntzer* è un fatto importante anche per i lettori evangelici.
Non perché sia uno studio storico su Mùntzer e sulla Guerra
dei contadini, ma perché è una
riflessione eretica sul rapporto
tra religione e utopia, tra lede e
rivoluzione. Già le fonti cui Bloch
attinse sono indicative: il lavoro
di W. Zimmermann, uno storico
laico e socialdemocratico (vale
a dire, per gli anni venti, comunista rivoluzionario), precedentemente usato e interpretato da
Engels e da Kautsky. Poi, il tempo in cui Bloch scrisse: il 1921,
il triste dopoguerra segnato dalla duplice sconfitta della Germania guglielmina e degli operai tedeschi nella rivoluzione dei Consigli: in questo contesto, Bloch
osò riproporre nuovamente l’utopia, ricercata proprio là dove i
marxisti della cattedra e i teologi accademici preferivano accontentarsi delle certezze storiche
acquisite: la Guerra dei contadini, Mùntzer e la sua profezia
« millenaristica ». È dunque il
passato remoto del movimento
operaio tedesco, quello che interessa a Bloch, ma rivisto con gli
occhi di un passato più recente,
sotto la suggestione di una fede
intesa come movente rivoluzionario, pazzìa per i marxisti e
scandalo per i cristiani.
Il linguaggio e lo schema mentale di Ernst Bloch sono quelli
tipici della cultura dell’Espressionismo, dove la logica abituale
viene rotta e ricomposta, e dove
i dati dell’indagine vengono prepotentemente subordinati a ciò
che è urgente dire.
Fhirtroppo nella traduzione italiana, non sempre corretta, si
perde molto della forza del messaggio originale.
S. M.
' Ern.st Bloch. Thomas Müntzer
teologo della rivoluzione, Milano. Feltrinelli 1980.
TRIBUNA LIBERA
Ecumenismo come utopia
Dobbiamo essere grati a Franco Giampiccoli per la sua chiara
presa di posizione — pubblicata
sul n. 47 de La Luce — in tema di
protestantesimo ed ecumenismo.
Le precisazioni giungono, molto opportunamente, a diradare il
polverone sollevato dalla recente
visita del Papa nella Germania
Federale, restituendo credibilità
e coerenza alla posizione evangelica nei confronti di troppe versioni, addomesticate o tendenziose del dialogo in atto fra le diverse chiese.
In realtà, vien fatto da chiedersi se abbia ancora un senso
parlare oggi di ecumenismo, riferito ai rapporti tra cattolicesimo e mondo riformato; anziché
avvicinarsi, molte delle rispettive
posizioni si diversificano con
sempre maggiore evidenza sino
al limite dell’incompatibilità. Il
che appare perfettamente logico,
ove si consideri il tentativo da
parte della chiesa cattolica di
« rilanciare » la struttura ecclesiastica consolidandone gli aspetti gerarchico - istituzionali attra
verso un puntuale richiamo alla
centralità del governo temporale
ed alla titolarità esclusiva del
magistero spirituale. Come è possibile, allora, iniziare e coltivare
un qLialsiasi processo di accostamento se il presupposto di tale
azione, da parte evangelica, è il
riconoscimento della separazione
tra cielo e terra con il conseguente rifiuto di ogni monopolistica mediazione e se, al contrario, si insiste da parte cattolica
sulla rivendicazione di un primato confessionale, ribadito categoricamente in tutte le occasioni offerte dal turismo pontificio di questi ultimi anni? Ne si
può pretendere, d'altra parte,
che la chiesa romana accetti senza obiezioni un discorso che
equivarrebbe, in pratica, al proprio suicidio come istituzione e
come centro di potere. Anzi, il
tema deH'ecumenismo viene da
essa inteso addirittura conte un
mezzo di accrescimento di tale
potere se è vero — come è vero
— che Giovanni Paolo II ha manifestato a Magonza l’intenzione
di meditare sulla portata delle
« concessioni » che la Chiesa di
Roma può accordare a quelle
evangeliche per favorirne il rientro nella cattolicità.
Così stando le cose, l’unione
reale dei cristiani sembra oggi
più utopistica che mai. Nessuno
vuol mettere in dubbio la buona
fede di quei pontefici, come Giovanni XXIII o lo stesso Wojtyla,
allorché sottolineano che fra cattolici e protestanti « è più quel
che unisce di quello che divide »;
nessuno, tuttavia, può dimenticare che ciò che divide i due modi
di vivere il cristianesimo è oggi
prioritario rispetto a ciò che li
accomuna. Se non si tiene conto
di questo dato di fatto, e se da
parte cattolica non vengono compiuti passi finalizzati all’abbandono delle posizioni di monopolio dottrinale, il dialogo ecumenico si riduce ad un mero confronto dialettico senza alcun reale
progresso sulla via dell’unità di
fede.
Franco Ramella
5
19 dicembre 1980
______________MODI DIVERSI DI VIVERE IL NATALE NEI VARI CONTINENTI
NATALE IN GIRO PER IL MONDO
Cos’è Natale a Montevideo o a Mosca, a Bangalore, in un paesino della
Svezia meridionale o in un angolo
sperduto del Madagascar? La descrizione di usi e costumi diversi — fatta
per la rivista ecumenica One World
che riproduciamo nelle parti essenziali — lascia trasparire tutto il peso della nostra materialità: folklore e consumismo spesso coperti da una patina religiosa, colonialismo religioso di tradi
zioni importate, segni di evasione e di
ripiegamento familiare dietro a cui si
indovinano il grigiore e le crisi degli
altri giorni.
Eppure, nelle situazioni così diverse
e pur in mezzo alla materialità di questo come di tutti gli aspetti della nostra vita, la luce continua a splendere
nelle tenebre e accanto alla possibilità
di identificarla miseramente con le
moderne lueine intermittenti di un
mondo post-cristiano, esiste anche la
possibilità di riceverla come annuncio
di un Dio che viene a raggiungerci proprio dove siamo, al livello della nostra
umanità così inevitabilmente limitata.
Questa possibilità è affidata a noi, ai
nostri gesti, alle nostre parole, alle nostre scelte: non si realizza automaticamente, né ripetendo antiche tradizioni né eliminandole, (f.g.)
Svezia
Viviamo in un paesino di 800
abitanti vicino a Oerebro sulla
strada principale che da Stoccolma va a Göteborg. Case di legno
di colori diversi lungo la strada,
paesaggio collinoso. Spesso, anche se non sempre, a Natale c’è
una spessa coltre di neve. Le
giornate sono fredde e buie, a
volte si tengono accese le luci
per tutto il giorno.
La prima domenica d’Avvento
la maggior parte del paese va in
chiesa e si accende la prima delle 4 candele d’Avvento. Lo stesso facciamo anche a casa. Quando le 4 candele sono accese formano un dilagante alone di luce
tremolante.
Santa Lucia, il 13 dicembre, è
un giorno speciale per i bambini. La mattina molto per tempo,
vestiti di bianco e guidati da una
piccola Regina della Luce che
indossa una corona ornata di
candele, fanno una processione
ciascuno con una candela, da
una casa all’altra del vicinato,
cantando.
Natale curiosamente significa
pulizie — tutta la casa è preparata e pulita da cima a fondo
— e anche, naturalmente, cottura al forno: mia madre cuoce
alcune centinaia di biscotti allo
zenzero che bastano appena per
il periodo natalizio.
Prendiamo sempre nella foresta il nostro albero di Natale. A
volte è difficile, quando la neve
è alta quasi quanto gli alberi.
L’albero è tenuto sul balcone fino alla mattina della vigilia,
quando uno dei bambini ha l’onore di addobbarlo con figurine
e luci elettriche. I regali sono disposti alla base e l’albero è conservato fino a metà gennaio,
quando in una festa di spoliazione gli ornamenti vengono tolti
India
ad uno ad uno mentre si balla
intorno: è la fine del Natale.
Il pasto principale è a mezzogiorno della vigilia: un intero
prosciutto bollito, servito con
aringhe e insalata di barbabietole, salsicce, polpette e fagioli.
Intingiamo il nostro pane scuro
nel brodo in cui il prosciutto ha
cotto, è delizioso.
Dopo il pranzo è il momento
dei regali. La preghiera prima
del pasto serale, con la lettura
della Bibbia, è come un intimo
culto familiare. Mangiamo il tradizionale piatto paesano, il risgrynsgrot, uno spesso budino di
riso cosparso di cannella e chi
trova la mandorla che vi è nascosta si sposerà entro il Natale
successivo. Andiamo tutti a letto
presto per poterci svegliare in
tempo per il culto di Natale, la
mattina alle 7 (quando in chiesa
non c’è posto per tutti ci sono
due culti).
C’è una lunga giornata davanti a noi. Si chiacchiera con i parenti che stanno a casa, si fa una
passeggiata, si scia, si legge, i
bambini giocano con i regali. Natale è il giorno della famiglia,
lo si passa a casa. Per pranzo di
solito ci sono costine di maiale
e il dessert è l’avanzo del budino
della sera prima con panna montata e marmellata o frutta.
Per quanto qualcosa del significato religioso di Natale sia ancora presente in noi svedesi, per
la maggioranza Natale è diventato un tempo di riposo e di incontro familiare. Ha sempre significato un sacco di lavoro per
le donne di casa e ora molte di
loro si affidano al congelatore per
preparare in anticipo gran parte
del cibo oppure... fuggono alle
Canarie!
Temperatura tra i 15 e i 25
gradi e un cielo senza nuvole:
questo è il tempo di Natale a
Bangalore. Per la gente del luogo è la « stagione fredda », ma
non tanto fredda da impedire di
andare in giro la notte cantando
gli inni di Natale o di tenere un
culto a mezzanotte o alle 4 del
mattino. Queste ore sono quelle
preferite dalle donne di casa che
hanno così tutta la mattina per
preparare uno speciale pranzo
di Natale che è servito nel pomeriggio quando si ricevono anche le visite.
Cori di giovani e meno giovani cantano i vecchi inni di Natale della tradizione occidentale,
in inglese o nella traduzione indiana, insieme alle bha,ians, « liriche » nel linguaggio locale. I
cantori spesso raccolgono offerte per un progetto di beneficienza locale, un’opera della chiesa,
o annunciano semplicemente « la
buona novella » a tutti.
I membri adulti della famiglia
prendono parte al culto a metà
mattina nel giorno di Natale. La
chiesa è decorata con fiori freschi, felci e festoni di carta, un
miscuglio disordinato ma pieno
di colore. Un elemento della decorazione natalizia in molte parti dell’India è la stella, alta più
di mezzo metro, fatta di stecche
di bambù e ricoperta dai due
lati di carta bianca: viene appesa
all’interno o all’esterno della casa, talvolta è issata su un palo
con una lampadina elettrica al
suo interno. (3osì, girando per le
strade di notte a Bangalore, in
tempo di Natale, si possono riconoscere molte delle case cri
stiane dalle stelle illuminate appese al loro esterno.
Dalla vigilia fino al Capodanno gli amici fanno visite, soli o
con le loro famiglie, per salutare
e per assaggiare qualche cibo o
dolce di Natale. Nella nostra famiglia, come in molte altre in
India, c’è l’abitudine di scambiarci i regali. Per ricevere qualcosa vengono durante la giornata di Natale poveri che conosciamo o del tutto sconosciuti, il postino ed altri visitatori abituali.
Ma oggi ne vengono meno che
nel passato. La gente ha sempre
meno da mettere da parte per i
poveri in India.
Oltre ai visitatori qualche volta abbiamo una festa, o per parenti o per gli amici di mia sorella che è medico; sono cristiani, musulmani, hindú.
La celebrazione del Natale in
Bangalore non è riservata ai cristiani, e naturalmente l’avvenimento è sfruttato commercialmente. L’annuale esposizione dei
negozianti è organizzata per il
24 dicembre e i negozi di ogni
genere, fiorai, verdurieri, macellai, dispongono la loro mercanzia nel miglior modo possibile
per concorrere al premio che il
Consiglio municipale assegna alla miglior vetrina. I dolci e la
maggior parte della frutta sono
al di là delle possibilità dei poveri che si devono accontentare
di guardare l’esposizione. Per i
bambini comunque ci sono giocattoli di ogni prezzo: mio figlio,
essendo l’unico bambino della famiglia ne riceve una pioggia.
Questo è il tempo in cui sento
più acuta la nostalgia di mia madre che morì prima della nascita
di mio figlio.
Natale è un tempo felice in cui
si sente sempre di nuovo l’annuncio che il Salvatore è venuto
e il mondo può ora camminare
per la strada della pace e della
buona volontà. Ma generalmente
io sento il peso della realtà del
mondo e i miei sentimenti di speranza si mescolano con quelli
della disperazione. Mentre volo
dall’opulenta Europa verso l’India per Natale, con tristezza mi
sen, 5 oppresso dalla miseria di
tanti dei miei compatrioti. Ma
dobbiamo sperare e andare avanti. Traggo coraggio dalla toccante fede dei poveri dell’India che
recitano le loro litanie e poi
alzano gli occhi e dicono: « Dio
è grande ».
Russia
Fa freddo, molto freddo, e abbiamo digiunato per 40 giorni.
Le luci sui grandi abeti di Natale nelle piazze splendono nell’aria gelida e le chiese sono stipate di gente. È la sera del 6 gennaio a Mosca, il Natale russo.
Il 6 gennaio è uno dei giorni
più importanti nella vita della
Chiesa ortodossa russa. Prendiamo parte al terzo dei 4 culti che
si tengono in questo giorno,
ascoltiamo la lettura biblica e
ancora una volta udiamo il racconto di Natale.
Le chiese sono piene soprattutto di anziani e persone di mezza
età, ma a Natale ci sono più giovani del solito. Spesso i vecchi
non sono in buona salute, ma è
raro che qualcuno esca prima
della fine del servizio. La liturgia
è molto lunga ed è quasi impossibile muoversi a causa della
folla. Trovo che il periodo di digiuno mi ha preparato psicologicamente e sono talmente assorto nell’adorazione che non mi
accorgo del tempo che passa.
Mia moglie, mio figlio ed io
passiamo insieme la giornata del
6 gennaio e il giorno dopo andiamo dai miei suoceri. Di solito
decoriamo l’albero di Natale il
5: lucenti palle colorate, festoni,
fiocchi di cotone e candele elettriche (quelle di cera appartengono al passato).
Un’altra usanza consiste nel disporre i personaggi della natività intagliati nel legno. Ogni Natale occupano il posto d’onore
nel soggiorno, poi li riponiamo
con cura per Tanno successivo.
Mio figlio decora il soggiorno
del nostro appartamento con catene di carta colorata fatte da
lui stesso, rompiamo alcuni rami dell’abete per appenderli negli angoli. Ai piedi dell’albero abbiamo un Babbo Natale e i bambini si sentono dire che è lui che
porta i loro doni. Il momento
pieno di allegria in cui li apriamo è quando torniamo a casa
dall’Eucaristia di mezzanotte.
La preparazione del Natale comincia alla fine di novembre,
quando cominciamo a digiunare
non mangiamo alcun tipo di car
ne e chi è particolarmente rigo
roso non mangia nulla che sia di
provenienza animale. È molto im
portante il 6 gennaio fare un ul
timo sforzo finale fino alle 4 cir
ca del pomeriggio, quando torniamo a casa dalla chiesa e mangiamo riso bollito con miele, uva
passa e composta di frutta secca.
Pasqua è una festa più importante per noi. Ma malgrado ciò
Natale è una festa tradizionale
per molti russi, un tempo in cui
si mangia, si beve e si sta allegri. Ma per chi è credente lo
scopo della festa è chiaro: si tratta di esprimere la venuta del Salvatore.
Uruguay
Per me Natale significa mia
mamma. Può sembrare strano,
detto da un adulto, ma è così:
mia mamma ha 80 anni ma continua ad essere il punto focale
della nostra grande famiglia —
70 persone! — e di tutte le nostre celebrazioni natalizie.
La mia città è la capitale del
mio paese, più di 1 milione di
abitanti. Le vetrine sono addobbate per la festa, ma è nelle case dei privati che si può trovare
la vera atmosfera natalizia. La
nostra casa a Natale è piena di
baccano e risate. E con 70 persone potete immaginare cosa voglia dire baccano. Certo porte e
finestre sono spalancate, non solo perché la casa non basterebbe
a contenerci, ma anche perché la
temperatura è sui 30°.
Ci addentriamo in un festino
pantagruelico il 24 dicembre. Il
piatto forte è un maiale arrostito, intero. È cotto dal panettiere
del quartiere e lo si mangia freddo (il panettiere ne cuoce per tutto il quartiere e per ognuno ci
vogliono 5 buone ore). Inoltre
ogni nucleo familiare contribuisce con qualcosa: carne fredda,
insalata russa, polli, ravioli e per
dessert dolce di ananas, macedonia e paste. Chi sopravvive finisce col caffè!
I bambini fanno tutti un regalo alla nonna, mentre gli adulti
di solito si mettono insieme per
comprarle qualcosa di speciale.
I nostri regali sono semplici e
poco costosi ma cerchiamo di
renderli originali e spiritosi in
modo che chi apre il pacchetto
abbia una vera sorpresa.
Mia mamma è di origine spagnola e come molti latinoamericani ha portato con sé qualche
tradizione europea. Lo spazio im
pone che il nostro albero sia piccolo, ma è decorato proprio come un albero europeo: festoni
luccicanti, luci colorate, una fata in punta... e fiocchi di cotone
a rappresentare una neve che nel
mio paese non cade mai!
La preghiera e il canto sono
elementi importanti nella nostra
celebrazione e tutti vi prendono
parte, anche se non tutti sono
cristiani praticanti. In chiesa il
23 è dedicato ai bambini: una recita natalizia, canti e un rinfresco. Noi andiamo in chiesa la
mattina di Natale e dopo i giovani vanno a cantare inni al vicino ospedale o a persone anziane che non possono uscire di
casa.
Come ho detto, mia mamma è
ancora il centro dell’affetto di
ciascuno di noi. È lei che si
preoccupa di tutti noi, che ha la
parola giusta per ciascuno e una
dolce ironia che ci incoraggia e
dà forza. La famiglia si riunisce
spesso in casa sua. Siamo talmente tanti che c’è sempre un
matrimonio, un battesimo o un
compleanno da festeggiare. Natale mi riporta la ricchezza della vita familiare con il suo amore, le sue lacrime e il suo riso.
Madagascar
Il villaggio da cui provengo,
nell’angolo nord-orientale del Madagascar, è proprio il tipo di
spiaggia che ogni occidentale sogna: le Hawai senza turisti. Una
grande distesa di pura sabbia
bianca, riparata alle spalle da
alte palme eleganti, digradante
dolcemente in un mare turchese.
Natale per noi è a metà dell’estate. La temperatura è piacevolmente sui 30“ e un’ora di pioggia rinfrescante ogni pomeriggio mette in risalto i colori naturali. Ogni cosa è in fiore e i
brillanti fiori rossi del lltchis
spiccano sui pallidi fiori della
pianta del caffè, del mango e dell’ananas. Dappertutto si sente il
profumo della pianta del caffè,
del garofano, della frutta matura e del ylang-ylang, un albero
che produce un’essenza da cui
si trae un profumo.
La nostra famiglia stretta è
composta da dieci persone, ma
a Natale raggiunge quasi il centinaio. Questo significa un sacco
di lavoro in cucina. Il principale
piatto natalizio è di solito l’oca,
benché qualche vicino possa avere tacchino o anatra. Cotti nel
loro stesso grasso, i volatili sono guarniti con una specie di
sugo d’erbe e serviti con una varietà di insalate di pomodori, cipolle e carote. Per il dessert, frutta fresca colta direttamente dall’albero.
La materia prima per le decorazioni non manca certo. L’abete
naturalmente è sconosciuto: il
nostro albero di Natale è un
mango o un eucalipto. È divertente notare che è stata importata non solo l’idea di un albero di
Natale ma anche quella della neve, nella forma di fiocchi di cotone. Stelle fatte in casa con sta
gnola accuratamente conservata
a questo scopo e candele completano il quadro. Il 24 dicembre è
il giorno dell’addobbo per tutto
il villaggio e tutti intrecciano
ghirlande di fiori per decorare i
nostri alberi e la chiesa.
La sera della vigilia è una lunga festa, un misto di religione e
di danza, indigena e importata.
Tutti, la sera indipendentemente
dalla denominazione, si stipano
nella chiesa e il culto può durare un tempo indefinito dalle tre
ore in avanti. Un paio di mesi
prima della festa un’edizione speciale del giornalino delle Scuole
domenicali ha portato alla gente
i nuovi canti e le commediole per
cui non c’è scusa per non conoscerli bene in anticipo. I bambini , naturalmente, sono i protagonisti della rappresentazione.
La mattina di Natale c’è un’altra ondata nella chiesa che spesso si riempie già un’ora e mezza
prima delTinizio del culto: tutti
vogliono essere sicuri di avere
un posto. Quand’ero bambino
mio padre era l’organista.
Nella nostra famiglia ci scambiamo regali, per quanto tradizionalmente solo i bambini li ricevano, di solito i loro nuovi vestiti bianchi. Ma quando andiamo in chiesa, anche là l’albero
di Natale è carico di dolci e giocattoli comprati con piccole offerte date alla Scuola domenicale durante Tanno.
Così Natale è essenzialmente
tre cose per me e per la mià
gente: una festa religiosa, una
festa popolare e una festa familiare. L’accento è messo sulla
semplicità: è col preparare tutto
da noi, con le nostre mani, che
creiamo l’atmosfera natalizia.
6
19 dicembre 1980
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
PEROSA ARGENTINA
La Bibbia
rubata
« l'an rubà la Bibia p'ér gramisia, l’è d'geni qui an pas d’fede
en nostr Sgnur »; me lo dice in
piazza mentre aspetta il pulmino
per andare a casa. Si tratta di
una famiglia povera, con un sacco di figli. Lei non è da molto che è stata operata, lui traffica in campagna e fa quello
che può; Hanno due case,
come molta altra nostra gente.
D’estate starmo giù vicino all’Angrogna e d’inverno salgono con
il poco bestiame dove c’è il fieno
messo da parte.
Un bel giorno, mentre sono via
arrivano i ladri. Sfondano la porta, mettono una coperta sulla finestra e, nel cuore della notte,
rubano con calma quello che interessa: paioli di rame, uno scaldaletto, qualche moneta antica,
un « tagliett » per il fieno, un vecchio orologio e la Bibbia di famiglia.
Sospetti? Nessuno.
« Quello che più mi è dispiaciuto — mi racconta la signora mentre prepara cena per la numerosa
famiglia — è che abbiano portato via la nostra Bibbia. Se almeno la leggessero, invece la butteranno nell’Angrogna ».
Il furto si è svolto con calma
al punto che i ladri si sono fatti
persino uno spuntino con la marmellata di mirtilli trovata nella
madia.
« La nostra Bibbia era vecchia,
non antica, si vedeva — aggiunge
il marito — era senza valore
commerciale. Ma c’erano dei nomi sopra, per noi era un ricordo.
Fosse stata quella in francese di
mio nonno che pesava come una
Iosa potrei capirlo, ma la nostra
era una Bibbia comune, in italiano, non dava nell’occhio ». Dopo
un attimo di silenzio la signora
esplode: « Basta. Siamo arrivati
al massimo. Oggi non conta più
niente. Tutti i valori che c’inculcavano da piccoli sono tutti spazzati via dalla sete del denaro.
Qui da noi hanno trovato poco
perché siamo poveri. Una volta
solo alcuni che non avevano proprio niente si mettevano in testa
di rubare, oggi sembra quasi un
divertimento. Passano per le baite, sfondano, pigliano tutto e poi
magari vanno a rivendere e si
fanno i soldi alle nostre spalle ».
Ma quello che ha maggiormente colpito questa fragile donna
di montagna è il furto di quel libro che per generazioni è stato
oggetto di letture attente, che ha
rappresentato, anche inconsciamente, qualcosa di sacro, un legame con la chiesa, un dato comune con gli altri. Un libro da
conservare gelosamente sulla dispensa in cucina: oggetto tra gli
oggetti d’uso domestico.
La Bibbia per molta di questa
nostra gente di montagna che sovente vive nell’isolamento è Qualcosa più di un simbolo. Ed è anche qualcosa più di un semplice
strumento di pietà personale. Essa è sì l’espressione della chiesa
ma allo stesso tempo la travalica: non tutti vanno in chiesa,
altri non contribuiscono, ma nonostante ciò la Bibbia è Lt a portata di mano: possibilità tra le
possibilità quotidiane. Qra il fatto che qualcuno le si accanisca
contro, il fatto che con tanta leggerezza ci si attacchi a qualcosa
che non vale di per sé, se non per
la fede o l’attesa che le sta intorno, genera disorientamento. Non
si sa più come combattere. Del
resto sul piano pratico, non si
osa denunciare sulla base di sospetti poiché se non vi sono prove tangibili al 100% ti ficchi in
grane a non più finire. Si assiste
quindi impotenti alle scorribande di rapina. « Manca la gente e
aumentano le vipere e i ladri —
conclude la .signora — comunque
la Bibbia la ricompreremo ».
Paradossalmente il furto ha
messo in evidenza una cosa: la
Bibbia in quella famiglia aveva
un valore. E’ bastato sottrarla
per far scattare tutta una riflessione che potremo riassumere
così: la voglia di resistere supera
la rassegnazione. Ma fino a quando?
G. Platone
Attività deila
consulta femminile
La consulta femminile opera
ormai sul territorio della Comunità Montana da circa due anni.
Sui giornali si è parlato poco
di questo organo consultivo, che
si è formato grazie alla pressione dei gruppi donne presenti in
zona. Le 4 organizzazioni femminili: gruppo donne vai Chisone e
Germanasca, TUCDG, le unioni
femminili, il gruppo donne Villar e San Germano, che erano già
presenti e funzionanti prima dell’entrata in vigore della legge regionale sui consultori, hanno nominato delle rappresentanti ufficiali che partecipano con diritto
di voto alle riunioni mensili della
consulta, che comunque è aperta
a tutti coloro che sono interessati ai problemi del consultorio.
La consulta, come si capisce
già dal suo nome, ha una funzione consultiva, può cioè dare
dei pareri e dei suggerimenti alla
Comunità Montana circa il funzionamento del consultorio.
Inoltre tre rappresentanti della consulta sono entrate a far
parte del comitato di partecipazione deirULSS n. 42.
Gli interventi della consulta
sono stati diretti, fino ad ora, soprattutto ad aumentare l’informazione della popolazione sul
servizio consultoriale attraverso
riunioni pubbliche nei vari paesi
della Comunità Montana.
Con l’aiuto del ginecologo dottor Pia si è cercato di fare capire l’importanza delle visite ginecologiche periodiche, come prevenzione dei tumori, della contraccezione attuata sotto controllo medico, del problema della
menopausa, dell’aiuto che può
venire da un servizio pubblico,
gratuito a favore delle donne.
Altri interventi sono stati effettuati allorché si pensava che
occorreva sensibilizzare la popolazione su un particolare problema: malattie psicosomatiche,
aborto, alimentazione dei bambini, educazione sessuale degli adolescenti.
Su quest’ultimo problema la
consulta pensa di dedicare degli
interventi specifici, con contatti
diretti con gli adolescenti, contando sull’aiuto dei dottor Pia.
Da non dimenticare la disponibilità delle aderenti ai gruppi
donne per essere presenti alle
pre-visite, cioè alle conversazioni
su argomenti vari, condotti dal
ginecologo a tutte le donne che
si presentano per una visita.
Le partecipanti alla consulta e
ai gruppi donne hanno richiesto
a più riprese alla Comunità Montana, fino ad ora senza risultato,
un locale per la loro sede, soprattutto per avere un luogo fisso
per le loro riunioni e poter così
pubblicizzarle maggiormente; in
modo che altre donne si aggiungano per portare il loro contributo alle discussioni, i propri problemi e le proprie esperienze.
S. M.
TORRE PELLICE; CONVEGNO UCDG
Gli handicappati
nella scuola superiore
Venerdì, 12 dicembre alle ore
21, nei locali della Casa Unionista (ex asilo valdese) di Torre
Penice, si è tenuta, organizzata
dalla locale sezione dell’U.C.D.G.,
la conferenza-dibattito sul tema:
« L’inserimento degli handicappati nella scuola superiore ».
Di fronte ad un pubblico particolarmente attento, la relatrice
Prof.ssa Elena Corsani Ravazzini, insegnante in un istituto professionale per il commercio di
Torino, ha esposto con ampiez
POMARETTO
Quale futuro per la
Scuola
Come è avvenuto a Torre Pellice, il Comitato del Collegio ha
promosso una riunione a Pomaretto per avere orientamenti e
pareri dai genitori degli alunni
della Scuola Latina.
Dalla discussione è emerso che
presupposti comuni per le analisi della situazione non sono stati ancora trovati. Possiamo così
schematizzare le due posizioni
evidenziate: per alcuni la scuola
deve essere mantenuta perché ha
avuto una funzione nel passato
che si ritiene debba essere continuata, che è quella della preparazione e testimonianza alle nuove generazioni valdesi. Chi è favorevole a questa posizione si dice anche d’accordo di discutere
norme di autotassazione degli allievi per coprire i deficit che già
a partire dai 1981 si verranno a
manifestare.
L’altra posizione parte dal concetto che se una testimonianza
deve essere data, essa non può
essere rivolta esclusivamente all’interno ma ha significato se data al territorio in cui l’opera è
inserita, cosa che già avviene per
le altre opere sociali della chie
sa. In tal senso sono state citate
le prese di posizione del Concistoro di Pomaretto e dell’ultima
Conferenza Distrettuale. Forse il
Comitato si aspettava dai genitori più elementi chiarificatori
su come riqualificare la scuola
per farne un punto di riferimento « per la diffusione della cultura protestante e la formazione
delle nuove generazioni ». Il presidente ha ripetutamente invitato l’assemblea ad esprimersi in
tal senso. E’ parso invece che ai
genitori interessi avere la continuazione di un servizio che dà
affidamento in quanto fatto da
persone in cui si ha fiducia mentre è meno chiara la coscienza
di dover partecipare attivamente, anche con contributi autonomi, alla realizzazione di un progetto di formazione spirituale e
culturale per i ragazzi della valle. Infine in alcuni interventi si
è evidenziato che forse è giunto
il momento di richiedere al Sinodo una approfondita discussione sui nostri istituti di istruzione.
A. L.
POMARETTO
za di particolari la tematica partendo dalla sua esperienza vera
e diretta.
Ha ricordato che fin dal passato anno la problematica era
esplosa, in quanto frequentavano i corsi professionali due allievi handicappati fisici particolarmente gravi.
Quest’anno forti dell’esperienza passata si è deciso di costituire, dopo aver vinto parecchie
resistenze — alcune delle quali
opposte dallo stesso corpo insegnante — una classe sperimentale (esiste il riconoscimento del
Ministero della Pubblica Istruzione) formata da 15 allievi di cui 6
portatori di handicaps fisici e 9
normodotati. L’iniziativa, raccontata con serietà e dovizia di
particolari dalla stessa protagonista, è apparsa particolarmente
interessante ed importante per
l’avvio alla soluzione di uno dei
problemi più scottanti che non
solo la scuola, ma l’intera società italiana vive.
Nel corso del dibattito, seguito alla relazione, gli intervenuti
(tra i quali alcuni insegnanti)
hanno valutato positivamente la
iniziativa esposta ed hanno posto criticamente l’attenzione sui
rapporti scuola-famiglia-territorio ed équipe psico-medica: rapporti che per quanto concerne
le situazioni in valle, debbono
essere più proficui e con interventi più compenetrati nella
realtà.
E’ stata anche rilevata la necessità di avere una legislazione
più efficiente ed efficace : per
questo, su suggerimento del prof.
Cericola, insegnante al Liceo
Scientifico di Pinerolo, si è deciso di costituire nell’ambito
della stessa sezione locale dell’U.C.D.G., un gruppo di lavoro
che studi attentamente l’inserimento degli handicappati nella
scuola e nel contempo formuli
proposte, da presentare in seguito nelle sedi più opportune,
per la stesura di una normativa
che assuma in pieno il problema
e dia infine risposte concrete e
valide.
M. T.
Collettivo
Biblico
Ecumenico
Martedì, 2 dicembre si è tenuto
l’ultimo incontro del collettivo
biblico interconfessionale che si
attuava settimanalmente a Perosa, nella sala Lombardini, a partire dal mese di ottobre.
In questa ultima riunione abbiamo cercato di verificare il lavoro svolto e di vedere quali potevano essere le prospettive per
il futuro. In generale tutti i partecipanti si sono dichiarati soddisfatti sia del metodo di studio,
sia del testo scelto : il Deuteronomio.
Il fatto di analizzare tutti insieme un brano, commentato a
turno da uno dei partecipanti,
per poi dividersi in due o tre
gruppi più ristretti, permette a
tutti di intervenire e di porre
delle domande e delle perplessità e di stabilire un dialogo e un
confronto che poi viene riportato brevemente nell’assemblea
riunita.
Il Deuteronomio si è dimostrato un libro non facile da affrontare, ma che può dare molti
spunti di discussione e anche di
attualizzazione. Si tratta di un
libro generalmente poco letto e
commentato e questo studio ci
ha permesso di conoscerlo più
a fondo.
Qualcuno ha lamentato la mancanza di un momento di impegno pratico conseguente allo studio biblico che è di tipo più teorico.
Questo rimane un problema
aperto, ma abbiamo comunque
deciso di continuare questa esperienza in primavera, dopo Pasqua.
Il libro scelto è stato l’Epistola ai Romani.
Invitiamo altri fratelli a partecipare; il collettivo è un mezzo
per studiare la bibbia, è un incontro in cui ognuno si confronta con gli altri, dove tutti possono intervenire portando la
propria esperienza e i propri
doni.
S. M.
RORA’
Pista di fondo
La Pro Loco sta portando
avanti il progetto di realizzare
nell’inverso di Pian Prà una pista
di fondo permanente per allenamento; con la consulenza di Willy Bertin e delle Guardie Forestali è Stato già individuato un
tracciato adeguato; per quest’anno si avrà una pista ridotta come ampiezza e corne tracciato
ma pienamente agibile. Sarà data comunicazione a suo tempo
dell’apertura di questa pista.
oggi e domani
• CENTRO SOCIALE PROTESTANTE Venerdì 19 dicembre alle ore 20.45,
nei locali di via dei Milie 1 a Pinerolo
ei terrà l'assemblea dei soci del CeSP,
All'ordine del giorno; il programma
e il bilancio preventivo per l'anno '81,
l'elezione del comitato di coordinamento, l'iniziativa a favore dei terremotati del meridione.
La riunione è aperta a tutti gli interessati.
Hót6l du Pare Per i vostri acquisti
Casa tranquilla - aperta tutto l’anno Librerìe Claudiana
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19 dicembre 1980
CRONACA DELLE VALLI
LUSERNA SAN GIOVANNI: ISTITUTO MEDICO-PEDAGOGICO ULIVETO
L’handicappato è uno di noi
Presentato un « progetto educativo » che mira ad un reale inserimento dell’istituto nel territorio e degli handicappati nel tessuto sociale circostante
Nella primavera del 1980,
gli educatori deH’Uliveto
approfondivano il dibattito sul significato del loro
lavoro e sulle metodologie
educative applicabili in un
istituto come l'Uliveto con
handicappati psichici, diversi dei quali gravi.
Il dibattito prendeva
particolare consistenza nell’atto della presentazione,
da parte di un gruppo di
educatori, alla direzione ed
ai colleghi, di un documento che veniva nominato
« Progetto educativo ». La
accettazione della prima
bozza portava al successivo passo di allargare la discussione su questo progetto all’équipe « tutela
salute dell’età evolutiva »
della Comunità Montana
Val Pellice che all’Uliveto
svolge un servizio di consulenza e di assistenza sociale; in seguito, è stato
presentato agli altri lavoratori dell’istituto e alla fine
è stato proposto all’attenzione del comitato di gestione dell’Uliveto, il quale lo ha approvato, e ne
ha fatto suo il contenuto e
lo spirito dichiarandolo documento programmatico
educativo dell’équipe dell’istituto. Con tale dichiarazione ne autorizzava anche la divulgazione e la distribuzione a tutti coloro
che potessero essere interessati.
E’ in questa luce che gli
educatori dell’istituto da
settembre hanno iniziato a
richiedere a diversi gruppi della valle e alle varie
forze che operano nel settore degli handicappati di
potersi incontrare con loro e discutere questo documento.
Rivolgiamo ai lettori l’invito a venire in Uliveto a
leggere e discutere il documento, di cui qui presentiamo alcune parti, e di
venire a rendersi conto
della realtà dell’istituto e
dei minori handicappati
ricoverati.
Il Progetto Educativo è
composto di quattro parti :
1 ) Definizione dell’Uliveto.
2) I diritti del minore.
3) Rapporti dell’équipe
educativa.
4) Modello educativo.
Di queste due parti vi
presentiamo alcuni tratti
fondamentali.
All’atto del riconosci
mento di questo documento il Comitato dell’Uliveto
ha stilato la seguente introduzione, che nella sua
brevità è di estrema importanza per capire che
cosa è il P.E. ed in che ottica va inteso il suo contenuto :
« Questo documento vuole esprimere una linea di
tendenza che, se condivisa
da tutti gli educatori, deve
costituire la premessa per
un programma educativo,
o meglio, per un piano di
lavoro, suscettibile di modifiche ogni qualvolta si
rendano necessarie. Un
progetto dinamico quindi,
non un regolamento; uno
stimolo all’interno dell’Istituto e un modo di presentare anche all’esterno
come si intende portare
avanti il lavoro con i bambini e gli scopi che l’istituto si prefigge ».
Un progetto educativo aperto
Ruolo dell’Equipe
educativa
L’équipe educativa riconosce di avere un ruolo
professionale basato sulla
comunicazione. Seguendo
quest’ottica l’educatore è
da considerarsi un tecnico
della relazione e della espressività. Al fine di aumentare la comunicazione,
l’educatore utilizza strumenti pedagogici e mezzi
riabilitativi che sono spesso tipici di altri tecnici.
Nonostante ciò è necessario non confondere la figura dell’educatore con quella di altri operatori. Un altro specifico compito dell’équipe educativa è quello
di operare per l’inserimento. L’educatore è quindi un
soggetto politico che si fa
promotore della trasformazione sociale nei confronti
della diversità portando
sul territorio le esigenze
dell’handicappato e facendosi carico di instaurare
nell’ambiente rapporti di
inserimento. L’educatore è
quindi un tecnico dell’inserimento più che un tecnico della riabilitazione.
L’équipe educativa si pone come condizioni per operare i seguenti tre punti: 1) Programmazione de
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gli interventi di inserimento e dei mezzi di comunicazione; 2) Verifica degli
stessi; 3) Formazione permanente ed aggiornamento.
Istituto e
realtà esterna
L’istituto Uliveto deve calarsi il più possibile nella
realtà sociale sia del luogo di provenienza dei minori (cioè mantenendo i
contatti con la famiglia e
con le altre strutture del
territorio), sia della Val
Pellice ed in particolare
di Luserna. Questo deve avvenire nonostante il pessimismo che ci caratterizza
su questo punto: la realtà
sociale non è preparata ad
accettare i « diversi » tanto
più se gravemente handicappati...
...Nonostante tale perplessità crediamo che i
bambini debbano poter frequentare persone diverse
da loro. Siamo altresi convinti della disabitudine dei
ragazzi portatori di handicaps a vivere con altri ragazzi « normali » o a fare
esperienze con gruppi di
persone; disabitudine che
provoca stati di tensione,
agitazione, insicurezza, egocentrico desiderio di farsi
notare, paura della novità
e delle persone sconosciute. Pensiamo che queste
reazioni negative possano
essere superate sia diventando questa esperienza
cosa usuale e quindi abituandosi a stare in mezzo
alla gente; sia con la vicinanza dell’educatore che,
conoscendo il minore si
ponga come tramite tra
questi e il gruppo...
...È quindi necessario che
un piccolo istituto come
l’Uliveto diventi momento
socializzante sia all’esterno che all’interno; mediante: 1) inserimento di ragazzi in gruppi e famiglie esistenti sul territorio per il
tempo libero; 2) apertura
dell’istituto ad attività sociali e visite tanto da far
sì che diverse persone si
trovino a contatto diretto
con i bambini e socializzino con loro agendo cosi da
tramite tra realtà ambientale ed istituto.
Per i due tipi di proposte si considera presupposto essenziale la continuità
dell’intervento e la programmazione specifica dello stesso.
Modello educativo
L’équipe educativa si avvale di un modello pedagogico per il rapporto con
i minori. Esso rappresenta
il modello di riferimento
per l’etica di ciascun educatore. Il metodo fa riferimento ai valori che l’educatore (in linea di tendenza) è tenuto a presentare
ai minori portatori di handicaps.
ATTENZIONI
PER UNA CORRETTA
COMUNICAZIONE
1) Più di ogni altra persona l’handicappato dipende nella propria sopravvivenza da altre persone.
2) Nel contesto della sopravvivenza-dipendenza l’educatore può facilmente
comunicargli la propria
comprensione-simpatia, ma
nel medesimo momento far
capire che prova per lui fa
Che cos'è l'Uliveto
L’Istituto Medico Pedagogico Uliveto dipende
dalla Tavola Valdese, ha sede in Luserna San Giovanni. Accoglie minori dai 4 ai 15 anni, portatori
di gravi handicaps, provenienti dalle U.L.S. 42-43-44.
Unico istituto del comprensorio per handicappati
gravi, permette il ricovero a convitto e a semi-convitto dei ragazzi e si prefigge lo scopo di operare
educativamente, affettivamente, e terapeuticamente al fine di creare le condizioni per un recupero
del minore e per l’inserimento dello stesso nella
realtà sociale circostante.
L’Uliveto è convenzionato con la Provincia di
Torino dal settembre del ’79. In base a tale convenzione, la Provincia paga una retta di L. 40.000 pro
capite per ogni giornata di presenza effettiva in
istituto; tale retta (L. 36.000 per minori che dormono a casa) scatta parallelamente ai dati Istat sull’aumento del costo della vita. La convenzione scade ed è rinnovabile dopo due anni.
Il personale è composto di: una direttrice, una
infermiera, cinque educatori, tre assistenti notturne, e altre sette persone (cuoche - cameriere - autista) che non sono a diretto contatto con i minori.
Dei 15 minori attualmente ricoverati (più un
semiconvittore), 6 possono essere considerati portatori di gravi handicaps; 10 portatori di handicaps
medi e medio-gravi.
L’Uliveto dovrà diventare nel corso di pochi anni
l’unico istituto del comprensorio per handicappati
gravi e gravissimi; a tal fine è in previsione una
radicale ristrutturazione del fabbricato per renderlo più consono alle particolari esigenze di questi
minori (privo di barriere); ed è in corso una serie
di corsi di aggiornamento, sia medici che pedagogici, per fornire gli educatori di strumenti adeguati
alle necessità dei ragazzi e per permettere di stabilire canali di comunicazione con questi.
stidio. Mantenere cioè un
atteggiamento incongruo e
paradossale.
3) L’handicappato non
ha la possibilità di sfuggire a questo schema di rapporto, non riesce e non
può essere consapevole della paradossalità del comportamento dell’adulto; né
può quindi commentarlo,
denunciarlo né può evitare
di dare una risposta che
non sia incongrua e insoddisfacente a sua volta.
4) La dipendenza dello
handicappato si protrae
certo nel tempo quindi i
comportamenti paradossali degli adulti diventano
per lui una condotta abituale; impara a percepire
ed accettare come « normali » dei comportamenti e
delle risposte paradossali
e patogene.
Il « Modello educativo »
si divide in alcuni capitoli:
Socializzazione, Accettazione e affetto. Libertà e autonomia, Sessualità, Non
violenza. Per brevità pubblichiamo alcuni tratti del
capitolo sulla socializzazione, pur ritenendoli tutti egualmente molto importanti.
Socializzazione
I bambini handicappati
hanno gli stessi diritti dei
cosiddetti « normali », alcuni di questi diritti diventa
no delle vere e proprie necessità per questi ragazzi.
È il caso della socializzazione, reale bisogno degli
handicappati ed anche,
punto sul quale più pesantemente agiscono gli handicaps di questi. Nel rapporto sociale, agiscono la
stima di sé che si riesce
a creare negli altri e le
aspettative che gli altri
hanno nei confronti dei primi. Spesso il subnormale
non riesce a farsi stimare
molto, anche perché le condizioni generali in cui si
presenta non sono positive,
solo dopo un certo tempo
ci si abitua al suo comportamento ed alle anomalie
che inizialmente sono incomprensibili. Altresì spesso non è in grado di soddisfare le aspettative che
gli altri hanno nei suoi confronti...
...La sua socialità dipende da altri e non da se
stesso: dipende da chi lo
verrà a trovare, dove lo
porterà l’adulto, chi si avvicinerà, chi non vorrà avvicinarsi... È indispensabile che il giro di amici e conoscenti che ruotano intorno al minore sia discretamente largo da permettergli una scelta di persone
con cui entrare in rapporto preferenziale.
a cura della
Equipe di educatori
dell’Uliveto
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CRONACA DELLE VALLI
19 dicembre 1980
LIBRO FOTOGRAFICO SULLA VAL PELLICE, FIN DE SIECLE
Come vivevano...
Se ne partiva di buon
mattino, la Bibbia in tasca
e una strana apparecchiatura sulle spalle, a mo’ di
zaino. S’arrampicava per i
sentieri della vai d’Angrogna, su su fino a Serre Malan, a Barfé e Pradeltorno,
seguito come rm’ombra da
un giovane aiutante il quale, a sua volta, spingeva per
i bricchi una specie di pesante carriola.
David Jean-Jacques Peyrot, l’uomo della Bibbia,
era un Pastore Valdese
che, dopo aver esercitato
il suo ministerio a Vallecrosia, Como e Rodoretto,
era stato chiamato a condurre la Comunità del Serre di Angrogna.
La predicazione e la cura
d’anime, prima di tutto;
poi un solo, grande « hobby »: la fotografia. Lo « zaino », infatti, altro non era
che una pesante macchina
fotografica, mentre la carriola serviva per il trasporto del laboratorio.
Correva l’anno 1900: la civiltà delle « immagini » era
agli inizi, le tecniche rudimentali. Di qui il laboratorio viaggiante, una camera
oscura in legno, fissata su
due ruote, che l’intraprendente pastore si era fatto
costruire e che lo accompagnava nelle sue escursioni attraverso le Valli, da
Angrogna a Bobbio e a Rorà, da Torre a S. Giovanni e fino a Bricherasio.
Sono oltre quattromila
le negative impresse su lastre di vetro e scattate dal
pastore Peyrot in anni e
anni di attività fotografica.
Ordinate e minuziosamente
catalogate, queste immagini sono arrivate fino a noi
e alcune di esse vengono
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ora ristampate e pubblicate a cura di Osvaldo Coisson e Carlo Papini ‘.
« Come vivevano » •— questo è il titolo del volume,
edito dalla Claudiana — si
inserisce nell’ormai collaudato filone volto a privilegiare la storia e le tradi
valli — scrive Carlo Papini
nella sua eccellente introduzione — è quello di un
intellettuale valdese del
tempo, con interessi particolari per la storia gloriosa del suo popolo, per
gli antichi edifici di culto,
per le scuole, le opere di
Il Caffè Albergo Montenegro di Ltiserna S. Giovanni.
zioni popolari alle valli, e
ricostruisce, con straordinaria efficacia, il mondo
contadino delle vallate del
Penice, di Luserna e di Angrogna negli anni a cavallo
del secolo.
« Naturalmente l’occhio
con cui il nostro pastorefotografo guarda alle sue
gioventù evangelica
è dal 1947 un importante
strumento di riflessione, dibattito e collegamento fra I
giovani protestanti in Italia.
Pubblica 5 numeri all'anno,
articolati in diverse sezioni.
Nel 1980, fra l'altro, sono
stati affrontati temi come : il
lavoro, l'evangelizzazione, la
droga, la storia del protestantesimo, le nuove forme dì
religiosità, l'etica, la famiglia
e la coppia, le medicine,
l'energia, la ricerca teologica,
l'aborto, la scuola, ecc. Ogni
numero contiene uno studio
biblico e una parte di dibattito fra i lettori.
Queste ie quote di abbonamento per il 1981 :
• abbon. normale L. 6.000
• abb. sostenitore L. 10.000
• abbon. estero L. 12.000
Alla redazione ( Via L. Porro
Lambertenghi, 28, 20159 Milano, tei. 6890227) possono
essere richiesti numeri in saggio. arretrati e collezioni complete dal n. 1 al 60 (19691979). Versamenti sul c.c.p.
35917004 intestato a gioventù evangelica. Leggete, sostenete e abbonatevi a
gioventù evangelica
assistenza di cui giustamente la sua generazione
si vantava, per l’aspetto
esteriore delle vie e delle
piazze visitate ».
Ma accanto a questa lettura epica degli avvenimenti, non manca tuttavia
quella, probabilmente casuale, degli eventi, in cui i
particolari, i momenti della
vita di tutti i giorni, appaiono individuati, tasselli di
quelia realtà più complessa e difflcilmente rappresentabile che è il chiuso e
impenetrabile mondo contadino deile nostre valli.
Ed è qui, negli stupendi
ritratti e nelie scene di vita agreste, che viene fuori
l’artista: le foto sono tecnicamente perfette, moderne
nella capacità di cogliere la
psicologia dei personaggi,
utili strumenti per leggere
e capire quella realtà passata che pure fa ancora
parte del nostro presente.
Un libro, dunque, che è
un prezioso documento
storico e umano, dove il
ritratto dei luoghi e delle
persone si accompagna e
si integra ai brani scelti da
visitatori e narratori dell’epoca (tra cui il De Amicis de « Alle porte d’Italia »).
Un grosso libro, in tutti i
sensi. Un libro ricco, e pieno di suggestioni.
Jean Louis Sappé
All’inizio di novembre
ho preso parte alla 1“
riunione di quartiere al Martel; serata tipicamente autunnale. Fredda,
piovosa, buia con nebbia
fitta. Faccio il mio tragitto
a piedi, non senza difficoltà, entro nella scuoletta accolto dal familiare « bonsoir ». Poi mi guardo intorno e cosa noto? Tre panche disposte alla rinfusa,
un piccolo tavolino, due
quadretti appesi e una stufa che, manco a farlo apposta, non manda molte calorie. Ripeto, la serata è
quasi proibitiva ma ci sono
comunque una dozzina di
persone presenti. La riunione è presieduta dal nostro pastore che si ascolta
sempre con interesse, seguono dei canti, preghiere e
la tradizionale chiacchierata prima di ritornare a casa. E si viene a parlare di
come sistemare e adoperare nel futuro le quindici
scuolette sparse nei quartieri di Angrogna di cui più
nessuna, da quest’anno,
funziona come scuola di
quartiere. Hanno chiuso
Doni CIOV
Dal mese di ottobre 1980
ISTITUTI OSPITALIERI
L. 42.340: dalle Chiese di New
York e di Filadelfia.
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L. 100.000: E. P., in memoria
delia Signora Nora Peyrot.
L. 51.400: Chiesa Cristiana
Evangelica, Torino.
L. 20.000: Longo Giuseppe e
Rita, in memoria della Signora
Lina Tamietti.
L. 15.000: Bertarione Bice, Pavone Canavese: in memoria della Signora Lina Tamietti.
OSPEDALE DI TORRE PELLICE
L. 30.000: Baridon Anna, in
memoria del marito Paolo Re,
Bobbio Pellice.
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L. 50.000: Agù Giuseppe, Perrero.
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Un isolamento
che aumenta
tutte. Compresa quella del
Martel.
Oggi r amministrazione
del Comune e il Concistoro
stanno studiando una soluzione per utilizzare, in futuro, le scuolette come
« musei » per valorizzare e
consegnare alle prossime
generazioni gran parte della cultura locale. Se questa soluzione sarà attuata
ben venga. Sono il primo a
sottoscriverla. Ma ciò non
mi toglie l’amarezza di
aver visto la definitiva chiusura di tutte queste aule in
cui abbiamo imparato il
nostro primo « abc ». Per i
più anziani questa chiusura è stato un colpo duro
da mandare giù. Essa aumenta il nostro senso di
isolamento. Non incontreremo più, tutti i giorni, come succedeva sino a qualche tempo fa, i bambini
gioiosi nei boschi accanto
alla scuoletta o le loro
maestre che ti salutavano
con un sorriso. I bambini
sono ora raccolti dal pull
man e convogliati alle scuole centrali del Capoluogo o
Chiot dl’Aiga. Per loro va
meglio così.
Noi anziani continueremo a tornare nella nostra
scuoletta per la riunione
quindicinale dove possiamo pregare e cantare insieme. E dove ascoltiamo
insieme quella Parola di vita eterna che quest’umanità così corrotta si illude di
poter dimenticare.
La scuoletta avrà quindi
ancora un senso, ma l’aveva molto di più prima
quando era riempita, ogni
giorno, dalle grida dei bambini. Ora i bambini si ritrovano una volta alla settimana per la scuola domenicale e la gente del quartiere s’incontra quindicinalmente nell’aula; per il
resto del tempo silenzio. Il
silenzio della solitudine. Il
silenzio di uno spopolamento che prosegue inesorabile.
Alfredo Monnet
il regno / attualità
quindicinale
di attualità e documenti
anno XXV n. 429
20
15 novembre 1980
FIAT ; nella sconfìtta dei consigli
domande per tutti (C. Carlevaris)
«< La via dei piccoli passi, degli accordi... »
Intervista esclusiva con il primate ungherese
card. Lékal (a cura di F. Strazzari}
Studio del mese : un sinodo per ricominciare
( E. Franchini )
il regno/documenti
quindicinale
di attualità e documenti
anno XXV n. 430
21
1 dicembre 1980
La famiglia cristiana
nel mondo contemporaneo :
SINODO 1980
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— relazioni dei gruppi linguistici
__ alcuni interventi sinodali significativi
__ discorso di chiusura di Giovanni Paolo H
__ messaggio del sinodo alle famiglie cristiane
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19 dicembre 1980
CRONACA DELLE VALLI
Il CIRCUITO
Giornata del predicatore
Domenica 7 dicembre, in occasione della Giornata del Predicatore Locale (Laico), ha avuto
luogo nei locali del presbiterio
della Chiesa di S. Bartolomeo a
Prarostino, un’agape fraterna cui
erano stati invitati sia i predicatori laici che i lettori delle chiese del circuito.
Dopo un pranzo comunitario
offerto dall’Unione Femminile
locale, che per l’occasione ha voluto dare un’ennesima prova dell’ormai proverbiale ospitalità delle donne valdesi prarostinesi,
« viziando » i presenti con un
pranzo ed un thè superbi, il pomeriggio è iniziato con le « confessioni » dei predicatori e dei
lettori, i quali, dopo aver raccontato le ragioni che li avevano
spinti ad iniziare la loro opera
(qualcuno ha parlato di predestinazione in tono fra il serio ed
il faceto), hanno intavolato una
discussione a domanda-risposta
con gli intervenuti.
Tra le circa cinquanta persone
presenti c’erano i predicatori
Ruth Tourn, Aldo Garrone, Ro
berto Vicino e Gianni Long, nonché alcuni lettori delle comunità
di Pinerolo e Prarostino.
La discussione, interessante e
vivace, ha posto in risalto come
le figure dei predicatori laici e
dei lettori rappresentino nella vita ecclesiastica, la Comunità che
prende parte attiva al culto accanto al suo Pastore ufficiale e
rompe in questo modo la tendenza sempre presente nelle nostre
comunità, a delegare a pochi
« addetti ai lavori » le responsabilità che invece sono di tutti e
che ciascun membro di chiesa
deve sentire.
A chiusura della giornata, tutti i presenti si sono dichiarati
d’accordo di promuovere anche
negli anni futuri incontri di questo tipo per suscitare in seno alle comunità la ricerca di persone
che oltre ad avere il dono di saper predicare, sentano anche la
necessità di partecipare la propria fede a tutti i fratelli secondo l’insegnamento di Gesù Cristo.
S. M.
TORRE RELUCE
La serata di Spirituals che il
gruppo di Ferrerò ha offerto ai
Coppieri ha riscosso un ottimo
successo. La sala era gremita di
giovani (tra cui molti venuti da
Bobbio e da S. Giovanni), che
hanno dimostrato con nutriti applausi il loro apprezzamento per
il lavoro dei giovani della Val
Germanasca.
• Tutti i catecumeni e i bambini delle Scuole Domenicali sono invitati a partecipare al Culto nel tempio domenica 21. Trattandosi della terza domenica
del mese il culto è particolarmente rivolto a loro.
Nel pomeriggio i Cadetti intratterranno ì bambini con un
programma di giochi nella Casa
■Unionista. L’appuntamento è per
le ore 14.
• La festa dell’Albero di Natale agli Appiotti avrà luogo sabato 20 alle ore 14.30. Ai Coppieri
la festa si terrà probabilmente
domenica 28.
• Ricordiamo alcuni appuntamenti già annunciati.
La Corale tiene il concerto spirituale « Natale Musica 2 » domenica 21 alle 14.45 nel tempio. Partecipa il gruppo flauti diretto dal
M.o Dosio.
I Cadetti presenzieranno le riunioni quartierali del periodo natalizio.
In particolare ricordiamo la
serata con concorso di diapositive di sabato 20 alle 20.45 nella
Casa Unionista.
• Collettivo biblico ecumenico.
Una trentina di persone si ritrova quindicinalmente per una riflessione sulla lettera ai Romani. Nell’ultimo incontro il tema
stimolante è stato: la giustificazione per fede (argomento non
esauribile in poco tempo) ed il
rilievo che Paolo dà ad una certa
morale dei suoi tempi, che si
continua oggi, nonostante la diversità del momento storico e le
conoscenze scientifiche.
Lo studio, secondo il desiderio
espresso da alcuni, dovrebbe essere anche una risposta ad esigenze esistenziali. Prossimo appuntamento martedì 23 dicembre
ore 20.30 nei locali del Centro incontro, piano superiore.
• L’Unione Femminile nella
sua seduta del 14 dicembre ha
continuato la riflessione sui « diritti dei malati e dei morenti »
con l’intervento del Dr. Roberto
Charbonnier e signora e con la
guida della sig.ra Lucia Scroppo.
Una partecipazione numerosa
e un vivo interesse hanno caratterizzato rincontro.
Un grazie di cuore ai nostri
ospiti.
La seduta del 4 gennaio 1981
concluderà quest’argomento con
l’intervento della sig.ra Lucia
Scroppo.
VILLAR PELLICE
• Pro Miramonti. Tempo di
incontri questi ultimi giorni dell’anno. Dopo il tradizionale pranzo degli ex-internati e quello della classe 1955 del 7 dicembre, domenica 14, sempre a Bobbio Pollice, si è svolto quello della classe 1917. Nei locali del « Centro »,
si sono incontrati 24 coscritti
dell’alta valle, Bobbio e Villar,
molti dei quali, da lungo tempo,
non avevano più avuto la possibilità di rivedersi. Dopo aver consumato un pranzo molto familiare, sono stati ricordati tutti i coetanei scomparsi, ed in loro memoria si è fatta una colletta il
cui ricavato 100.000 lire, è stato
devoluto al progetto Miramonti.
• È stato amministrato il battesimo a Miriam Piston di Predy e Piera Barolin.
Si sono sposati Marco Baridon di Villar Penice e Antonella
Carmen Pilone dì Torre Pellice.
Ad ambedue le famiglie vivissimi auguri.
PRAMOLLO
Collaboratori
Eco delle Valli
Martedì 30 dicembre alle ore 20.30 a casa Gay, via
Cittadella 8, Pinerolo riunione con la redazione per
discutere l’impostazione
del giornale nel 1981.
La riunione è aperta a
tutti gli interessati.
ANGROGNA
POMARETTO
La Corale Valdese di Ponmrelto offre un Concerto di Natale,
con la partecipazione dei trombettieri evangelici valdesi.
La serata si terrà sabato 20 dicembre 1980, tiel tempio valdese
di Pomaretto, alle ore 20,30.
Il culto di domenica 7 dicembre è stato tenuto da alcuni rappresentanti della FGEI che vogliamo ringraziare per il loro attuale messaggio.
Sempre domenica 7 un buon
numero di fratelli e sorelle ha
partecipato al pranzo comunitario organizzato nella sala delle
attività; abbiamo avuto la gioia
di trascorrere alcune ore insieme
al pastore Genre e Signora che
vogliamo ancora ringraziare per
la loro disponibilità e per il lavoro che hanno svolto nella nostra
comunità durante gli anni scorsi
e al pastore Notfke e famiglia a
cui rinnoviamo il benvenuto più
sincero e l’augurio per un ministerio ricco di soddisfazioni.
• La Pro Loco ed il Comune di
Pramollo organizzano per sabato
27 dicembre alle ore 21, presso la
sala delle attività, una serata di
danze e canti delle valli Vermenagna, Varaita, Chisone, con la
partecipazione del gruppo « Li
Artezin ». Tutti sono cordialmente invitati.
MASSELLO
PERSERO
Salza ha salutato Barai Rosa
ved. Breuza che è improvvisamente mancata all’età di 76 anni.
Un gran numero di persone, parenti ed amici, ha voluto ascoltare insieme ai Agli della signora
Rosa la predicazione della risurrezione che sulla tomba è stata
annunciata. Il parroco di Salza,
don Canal Brunet, sincero amico della famiglia Breuza, ha voluto dare il suo messaggio. Gliene siamo grati.
• Domenica 21 dicembre, il culto a Ferrerò sarà tenuto dai bambini della Scuola Domenicale. La
giornata proseguirà con un pranzo in comune e, nel pomeriggio,
con dei giochi. Preghiamo tutti
i genitori di mettersi in contatto
coi monitori ed offrire il loro
aiuto per la buona riuscita di
questa giornata.
BOBBIO PELLICE
Domenica comunitaria il 21 dicembre. Alle 10.30, culto in francese con partecipazione della corale. Dopo il culto ci ritroveremo
nella sala per pranzare insieme.
Prenotarsi presso il pastore.
Nel pomeriggio è previsto un
programma di diapositive con
Guido Odin, che ci presenterà il
suo nuovo libro « Una gerla di
flori ».
• Ringraziamo il nostro fratello Umberto Rovara d’aver animato il nostro culto in occasione
della giornata del predicatore
laicn, e d’averci ricordato che
nelTonera d’evangelizzazione è richiesta la collaborazione di ogni
membro della Chiesa. Il predicatore laico non è un rimpiazzo
del pastore, in un tempo quando le vocazioni pastorali sono
sempre più rare. Nella Chiesa
primitiva questo ministero era
già riconosciuto dalle comunità,
ma si è perduto con la clericalizzazione della Chiesa.
Dobbiamo oggi far rinascere
questo ministero ricordandoci
che Valdo ed i suoi poveri erano
predicatori laici.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Durante il culto di domenica
14 u.s. sono stati insediati nel loro ministero Ada Bertalot, Sergio Gay ed Enrico Malan, chiamati dall’ultima Assemblea di
Chiesa a far parte del Concistoro in qualità di Anziani.
I numerosi presenti al culto
hanno circondato con gioia questi fratelli del loro affetto ed
hanno loro rinnovato l’augurio di
un lavoro benedetto nel servizio
che si accingono a compiere in
seno alla comunità.
II Coretto ha dato il suo simpatico contributo alla cerimonia
di insediamento con il canto di
alcuni inni.
Voglia il Signore guidare con il
Suo Santo Spirito questi nuovi
membri del Concistoro ed aiutarli ad adempiere fedelmente le
promesse che hanno fatto.
• Nel corso dello stesso culto
è stato posto il segno del Battesimo al piccolo Fabio Dambra di
Michele e di Patrizia Depetris.
Il Signore benedica questo
bambino e lo faccia crescere in
sapienza, in statura ed in grazia
davanti a Dio e davanti agli uomini.
• Sabato mattina si sono uniti in matrimonio Daniele Monnet
di Villar Pellice e Marina Gaydon della Ciaperassa. A questi
felici sposi che entrano a far parte della comunità di Villar Pellice rinnoviamo l’augurio che il
Signore possa sempre essere l’ospite del loro focolare.
• Ricordiamo che il culto di
domenica 21 c.m. avrà luogo nella Sala Albarin alle ore 10.30 ed
avrà liturgia particolare perché
i bambini della Scuola Domenicale festeggeranno in quell’ora
la gioia del Natale.
I genitori ed i membri della
comunità che vorranno unirsi a
loro sono invitati a trascorrere
insieme questa giornata natalizia
che ha in programma, dopo 11
culto il pranzo al sacco con i
monitori ed al pomeriggio la
proiezione di diapositive sull’Africa e l’offerta di una tazza di
cioccolata calda.
• Hanno collaborato a questo
numero: Domenico Abate,
Thierry Benotmane, Giorgio
Castelli, Ivana Costabel, Franco Davite, Ennio Del Priore,
Dino Gardiol, Silvana Marchetti, Sergio Montalbano,
Paola Revel Ribet, Mauro Albertengo, Adriano Longo,
Paolo Ribet, Franco Scaramuccia, Franco Taglierò, Mario Tarditi.
• La raccolta di fondi per i terremotati operata dai nostri anziani e responsabili di zona ha
sinora fruttato: 1.450.000 lire.
Molti membri di chiesa hanno
espresso la propria solidarietà
anche per altri canali (Comune,
Croce Rossa ecc.); l’importante
— come sembra — è che ciascuno abbia risposto con generosità
all’angoscioso appello che ci giunge dalle zone colpite dal sisma.
• Iscrivetevi presso gli anziani o il pastore all’agape di mercoledì 31, in Sala, alle 21,30 (dopo
il culto al Serre) organizzata dall’Unione Femminile, costo 5.000.
• Sabato 20 alle 20,30, in Sala,
primo Cineforum organizzato dai
giovani del Prassuit-Vernè. Ingresso libero per il film a colori:
Tutti gli uomini del Presidente
(con Dustin HofTmann). A chi interessa segue discussione.
• Sabato 20 i bambini delle
scuole domenicali e i catecumeni s’incontrano per un pomeriggio comunitario nella Cappella
alle 15,00.
• Ricordiamo che il culto di
Natale si terrà al Tempio del Serre alle 10; grandi e piccini, con i
catecumeni e la corale per un
momento di vera fraternità; si
celebrerà la Santa Cena.
• Domenica 14 riuscito pomeriggio comunitario con l’Unione
Femminile che ha iniziato con
una meditazione, nella scuoletta
del Serre, tenuta da Nelly Bertin.
La signorina Bonnet ha poi
proiettato le diapositive del suo
viaggio in Israele. Ci si è poi trasferiti al Foyer, presso gli anziani ospiti, per un pomeriggio di
canti e chiacchierate in allegria.
• Il gruppo giovanile, per tutta
la giornata di domenica 14, ha
compiuto un lungo giro di visite
tra gli anziani portando loro un
piccolo pensiero insieme a canti
e preghiere.
• Il Concistoro s’incontra per
una rapida seduta di chiusura dei
conti alle 19 del 31-XII.
Culto liturgico di fine d’anno
al Serre, inizio alle 20,30 con
Santa Cena.
SAN SECONDO
• La comunità esprime il suo
affetto a Wanda e Alda Gardiol
per la morte della loro mamma,
avvenuta ai Barbé.
• Il Fratello Atsu Kwadzo,
ispettore delle scuole evangeliche togolesi, di passaggio alle
Valli per conoscere le opere della nostra chiesa, è stato nostro
ospite domenica 14. Ha dato un
messaggio alla scuola domenicale dove ha anche risposto alle
molte domande dei ragazzi. Alla
fine del culto ha anche avuto un
incontro ed un colloquio con la
comunità. Lo ringraziamo sentitamente per la sua disponibilità e le sue informazioni.
VILLAR PEROSA
Ringraziamo il past. S. Perottl
che, nel corso di una riunione
serale, ci ha vivamente interessati presentandoci l’opera che
la « Missione evangelica contro
la lebbra » svolge nel mondo.
Siamo stati lieti di avere anche
con noi il past. emerito Guido
Mathieu, che, oltre trent’anni fa,
seguì le famiglie di una zona della nostra comunità, che apparteneva allora alla chiesa di Pomaretto.
• In occasione della domenica
del predicatore locale due sorelle della Chiesa di Prarostino,
che ringraziamo sentitamente,
hanno presieduto il culto: Gay
Emma, che ha svolto la parte liturgica e Tourn Ruth, che ci ha
rivolto un forte ed attuale messaggio.
• Il battesimo è stato amministrato a Meytre Davide di
Léon e di Vinçon Danila: il Signore accompagni con la Sua
grazia questo bambino ed aiuti
1 suoi genitori a guidarlo nella
conoscenza della Sua parola.
• La sottoscrizione in favore
dei colpiti dal terremoto è aperta fino alla fine di dicembre ; raccomandiamo in modo particolare la colletta del culto di Natale,
che sarà devoluta a questo scopo ; la somma globale raccolta
sarà poi inviata ai sinistrati tramite la Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia.
Società
di Studi
Valdesi
La S. S. V. informa i suoi soci
che è uscita la seconda edizione
del volume di A. Armand Hugon
su Torre Pellice al prezzo di L.
5.000, è in vendita presso le librerie Claudiana o presso la Società di Studi Valdesi. Coloro
che si sono prenotati a suo tempo possono ritirare il volume
presso la Biblioteca della Casa
Valdese nei giorni di apertura:
lunedì e giovedì dalle 15 alle 18.
RINGRAZIAMENTO
« L'Eterno è il mio pastore
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
La famiglia, neU’impossibilità di
farlo singolarmente, ringrazia tutti coloro che con fiori, scritti e di presenza
presero parte al profondo dolore per la
dipartita della compianta
Emma Vinçon ved. Rostan
Un particolare ringraziamento al Pastore Sig. Conte, al Dott. Bertolino, a,
Medici e al personale dell’Ospedale Civile E. Agnelli, a tutte le care persone
che si offersero in aiuto e si avvicendarono all’assistenza della cara estinta,
ai partigiani ed ai compagni di lavoro
di Ezio. .
Azzari di San Germano Chisone,
12 dicembre 1980____ ___________
AVVISI ECONOMICI
PRIVATO acquisterebbe da privato casetta con terreno Valpellice. Telefonare ore pasti 011/831980.
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10
19 dicembre 1980
10
A CONTATTO CON LA GENTE DEL SUD
Il terremoto evidenzia
la questione meridionale
Due volontari milanesi ricordano che la gente chiede oggi una cosa
sola: delle case, nelle quali poter tornare a vivere con dignità
gamarsi in un unico, intollerabile dispendio di tempo e di energie.
Insieme a più di cento altri giovani come loro, Daniela Bocassini e Daniele Coen hanno partecipato come volontari ad
una iniziativa di soccorso del Comune di Milano che ha piantato a Fughetta, frazione di Campagna (ai margini della piana del Seie) un campo base gigantesco ed efficientissimo ma || y0|«q nrobl6ITia
piuttosto lontano (non solo geograficamente) dai comuni ge- r
menati con Milano (Laviano, Calabritto, Materdomim, Caposeie, Teora). Dopo una prima esperienza di frustrante inquadramento in una macchina « più attenta alla propria sopravvivenza che a portare un reale aiuto ai senzatetto », i Coen
con altri giovani hanno trovato, pur nel breve soggiorno di
10 giorni, un diverso sbocco per un impegno che voleva far
capo a persone più che a cose. Lo descrivono, insieme alle
loro riflessioni, nella seconda parte della loro relazione che
riproduciamo quasi integralmente.
Alcuni tentano ancora la strada eroica, che si rivela subito impraticabile: andare a Teora per
lavorare è impossibile, quattro
ore di viaggio su per quelle strade crepate dal terremoto e intasate dai mezzi di soccorso sono
il primo, insormontabile ostacolo; vivere dal di fuori la tragedia
di un paese « morto » perché distrutto dal terremoto e martoriato da soccorsi ingombranti,
inutili, assurdi, che finiscono per
scaricare la loro impotente disorganicità in un mare di fango non
ha altra ragione che una egoistica necessità di essere lì, per vedere. L’unica possibilità concreta e valida di operare che si offre ai volontari è quella di stabilire dei contatti con i centri
più vicini al campo, alternativa
solo apparentemente più semplice, in realtà altrettanto dolorosa e diffìcile — semplicemente
meno giornalistica.
Dietro la facciata
Molti sono i centri come Campagna e il suo circondario, paesi in cui il terremoto non ha seminato la morte ma ha portato
una sistematica, quasi invisibile,
dolorosa distruzione. Le case, le
moltissime case, di ogni genere
ed età, in cui la gente viveva,
sembrano a prima vista intatte
(pochi i crolli evidenti, solo —
dall’esterno — qualche crepa),
sono in realtà inabitabili. All’interno, crollate le scale, crollati i
muri divisori, crepe enormi rendono inaccessibili le cose ancora
li, a portata di mano, miracolosamente intatte; cedimenti dei
tetti trasformano la casa in un
lago di acqua e fango. E tutto
questo, l’occhio superficiale e disattento del cronista frettoloso
non lo vede, perché da fuori non
si vede.
La gente di Campagna, una casa ce l’ha, ma non la può abitare; delle scuole, dei servizi li pos
siede, ma non ci può entrare.
Tutto è lì, a portata di mano, ma
inaccessibile. Anche qui dunque
c’è bisogno di aiuto. Si parla con
la gente, gente che ha ancora
qualcosa da dire, la volontà di
vivere, di ripartire, ma che non
sa come fare, che non immagina
neanche la possibilità di rimettere in moto la struttura pubblica senza un aiuto esterno, perché tale struttura è sempre esistita come esterna, inafferrabile
e incomprensibile. Solo, la si accettava passivamente, cercando
— quando possibile — di cavarne un vantaggio personale. Bisogna riaprire le scuole, per dare
ai bambini un luogo coperto dove passare la giornata e permettere alle madri di andare a lavorare (moltissime sono braccianti, e senza di loro la raccolta
delle olive non può avere inizio);
bisogna controllare singolarmente le case per dire alla gente (che
continua a vivere in macchina o
nelle baracche di lamiera e cellophane) se può entrarci o quali
lavori debbano essere fatti o se
la casa debba essere abbattuta;
bisogna rimettere in moto il Consiglio Comunale, i negozi e tutte
le strutture di pubblica utilità;
bisogna controllare la situazione
sanitaria che, se già era precaria, si rivela ora ai limiti della
tollerabilità. Bisogna fare, insomma, fare un’enormità di cose pratiche che riguardano la vita quotidiana di migliaia di persone;
bisogna permettere ad ognuno di
ritrovare quella dose minima di
dignità umana che gli consenta
di continuare a vivere, pur nelle
enormi difficoltà create da una
catastrofe di queste proporzioni. E invece, continuiamo ad affondare e ad annegare nel fango dell’assistenza e della beneficenza, in quella zona scivolosa e
incontrollabile nella quale hanno
diritto di cittadinanza tutte le
forme di carità e « buon cuore »
e tutte le forme di sopruso e ingiustizia che finiscono per amai
I credenti nella crisi
(segue da pag. 3)
tuali consumi e una diversificazione delle fonti.
L’energia
Ma se il miglioramento della
« qualità della vita » si potrà
avere nello sviluppo dei servizi,
per attuarlo è necessario un impegno tutto particolare nel campo dell’energia. Purtroppo i nostri paesi in questo campo sembrano avere solo una politica
congiunturale e poche prospettive a lungo termine. Per ora il
gran parlare che si è fatto sulla
crisi energetica è solo servito ad
una redistribuzione del reddito
nazionale a favore dei profitti e
delle rendite (ad esempio in Italia le retribuzioni ai lavoratori
dipendenti sono passate dal 50,4
per cento del reddito nazionale
nel '77, al 48,8 nel ’79) e questo
ha portato qualcuno a dire che
« i lavoratori hanno pagato una
parte deH’aumento della bolletta
dei padroni! ».
Ma in una discussione sulla
energia non poteva mancare il dibattito sul nucleare con l’immancabile divisione tra prò e anti
nucleari. Ma su una cosa si era
tutti d’accordo: che fosse necessario un contenimento degli at
L’agricoltura
Dietro ai problemi, posti dalla
situazione industriale, vi sono
però i problemi dell’alimentazione e della fame e la necessità
che la politica agricola dei vari
governi europei muti profondamente eliminando le gravi distorsioni produttive e lo spreco delle
risorse.
Il ruolo del credenti
Dopo quest’analisi della realtà
ci si è interrogati sul tipo di
« missione » da fare. In una situazione di secolarizzazione avanzata delle società, non è pensabile la proposta di un cristianesimo che sia visto come una legittimazione dell’attuale struttura di potere; piuttosto il cristianesimo proponibile dovrà avere
le caratteristiche di una proposta di vita e di un confronto degli
attuali modelli, con la vita di
Cristo, e attraverso a lui saper
trovare nuove forme di solidarietà tra gli uomini.
Giorgio Gardiol
Non ci sono occorsi né molto
tempo né molte parole per renderci conto di un fatto così evidente, così scontato da essere
stato all’inizio dimenticato da
tutti: i problemi più gravi non
erano quelli del terremoto, ma
quelli di cui si continua a parlare ormai da decenni senza venirne a capo. La « questione meridionale » era il vero problema:
il terremoto, in realtà, non aveva
fatto che aggiungere disastri ai
disastri, non era stato che l’occasione per mostrare a noi stessi e a questi nostri « compatrioti » l’abisso che ci separava e le
difficoltà — quando non la mancanza di volontà — di fare qualcosa per avvicinarci.
L’Italia ricca, industrializzata,
progredita, aveva dimenticato da
anni questa gente povera e ignorante, o l’aveva sfruttata come
mano d’opera a buon mercato;
c’è voluto un terremoto perché
gli uomini del Nord riconoscessero — idealmente — nei terremotati del Sud, dei fratelli e perché inviassero in quelle terre
desolate quantità impressionanti
di « roba » di cui laggiù, spesso, si
conosceva a mala pena resistenza. Non sono evidentemente le
cose che servono a questa gente
abituata a vivere di niente; non
sono le nostre cose che possono
ridare la casa e gli affetti a chi
li ha perduti; non sono le nostre
inutili cose che riescono a costruire una volontà e una dignità
in chi le ha perdute. Passata la
prima ondata di entusiasmo, partiti i tecnici dell’organizzatissimo campo-base di Milano che
hanno scambiato ben poche parole — spesso senza comprendersi — con la gente della valle
del Seie, il Sud continuerà a morire, o a sopravvivere in attesa
di nuovi terremoti, di nuova assistenza, di nuova passività; e
l’efficienza dei nostri interventi
non avrà fatto altro che confermare la loro incapacità, consolidare i loro timori e le loro frustrazioni.
Aiutare la gente
a ripartire da sola
Rendersi conto di tutto questo
— e in modo più o meno confuso ce ne siamo resi conto dopo
pochi giorni — significa in realtà
sentirsi ancora più impotenti di
prima: se prima ci sentivamo
inutili, ora non sapevamo come
fare a raggiungere le persone, per
rimettere in moto la macchina
sociale, per ridare fiducia a chi
l’aveva persa o non l’aveva mai
avuta.
Poco in realtà, è stato fatto,
perché quando si tratta di lavoro di questo tipo, le forze non
bastano mai; ma quel poco, pur
nella difficoltà, ci è sembrato importante ed è stato riconosciuto
come tale anche da molti abitanti di Campagna e di Puglietta
che — forse per la prima volta—
si sono sentiti incoraggiati e
spinti a ripartire autonomamente.
La costruzione di un prefabbricato per uso scuola materna
a Campagna e la riparazione di
quella rimasta in piedi a Puglietta, la disinfezione dei locali e
delle cose, il colloquio lungo, difficile, continuo con le maestre
nel tentativo di far ripartire la
scuola hanno assorbito la maggior parte del tempo di alcuni
volontari del nostro gruppo. Altri hanno lavorato nel tentativo
di ricreare (o di creare) un servizio sanitario funzionante insieme ai medici del posto sia dando vita ad un’infermeria alTinterno del campo sia girando' di
casa in casa con la « scusa » della vaccinazione antitifica per rendersi conto delle condizioni di
vita, dei problemi e delle necessità delle famiglie e dare consi
gli e informazioni, distribuire disinfettanti, visitare malati, vecchi e bambini. A fianco a questi
esistono molti altri gesti, molti
altri discorsi, che ognuno di noi
ha « offerto » alle persone con
cui, in questi giorni è venuto in
contatto.
L’importante non è dare —
questa gente ha poche esigenze
— ma il modo in cui si dà: non
quello che serve a noi, ma quello
di cui loro hanno bisogno; l’importante non è dire — questa
gente ha bisogno di poche parole — ma è il modo in cui si dice:
per incoraggiarli a vivere autonomamente, ad essere responsabili
ed attivi. Questo è quanto abbiamo capito ed è quello che abbiamo cercato di comunicare, con
grande difficoltà, perché siamo
tutti impreparati ad un compito
così impegnativo.
Al di là dei grandiosi progetti
per lo sviluppo del Meridione,
al di là di quanto il Nord indu
strializzato ha creduto di poter
0 di dover fare per « aiutare » il
Sud terremotato, al di là della
nostra ambizione di poter risolvere i problemi di fondo del Meridione, questa gente chiede oggi
una cosa sola: delle case, nelle
quali poter tornare a vivere con
dignità. Case negli stessi paesi
in cui ha vissuto tutta una vita,
in cui ha la terra e gli animali,
1 parenti, gli amici, il cuore. Case costruite con gli stessi concetti delle case crollate, che permettano alle famiglie contadine una
vita autonoma eppur legata a
quella della comunità. Case come le vogliono loro, non come
le vogliamo noi. E le case saranno la cosa più diffìcile e impegnativa da dare, quella che costerà
più cara in termini di denaro e
di fatica, l’unica su cui — tuttavia — potremo misurare la sincerità e la serietà del nostro
aiuto.
Daniela e Daniele Coen
COMMISSARIO DEL CEC DETENUTO
Giro di vite
nelle Filippine
In un telegramma al presidente Marcos delle Filippine il segretario aggiunto del CEC dr. Konrad Kaiser ha protestato energicamente per l’arresto del senatore Salonga, ha espresso viva
preoccupazione per il protrarsi
della sua detenzione senza la possibilità di ricevere visite e ha
chiesto il suo immediato rilascio
— informa l’agenzia di stampa
del Consiglio Ecumenico.
Il senatore Salonga è membro
della Commissione delle Chiese
per gli Affari Internazionali
(CCIA) ed è stato arrestato senza
imputazioni specifiche e detenuto presso il Centro medico di Manila dove si era recato per le periodiche cure di cui ha bisogno
a seguito dell’attentato di cui è
stato vittima nel 19’71. In un recente viaggio alle Filippine, due
membri della CCIA non ^hanno
ottenuto il permesso di visitare il
senatore Salonga.
Alla base di questo atto di repressione, che si inquadra in un
generale inasprimento della repressione da parte del governo
filippino, sta tra l’altro, con ogni
probabilità, la pubblicazione di
un « Patto nazionale per la h
bertà », un « accordo solenne per
la liberazione del popolo filippino » che è stato firmato dalla
maggior parte dei leaders dell’opposizione incluso Salonga. In
esso si afferma che mai nella storia delle Filippine la corruzione,
la tortura, ¡’intimidazione, la
coercizione, l’inettitudine, 1 arroganza dei potenti è arrivata alle
proporzioni raggiunte negli 8 anni della « Nuova società » del dittatore Marcos. Mai nella storia
delle Filippine — afferma ancora
il documento ■— sono stati arrestati arbitrariamente, detenuti e
torturati — e molti fatti sparire
senza traccia — come sotto questo regime oppressivo e ripugnante.
Un altro motivo della repressione di cui il sen. Salonga è oggetto è la recente pubblicazione
di un rapporto della CCIA intitolato « Mano di ferro, guanto di
velluto », curato dal Movimento
Ecumenico per la giustizia e la
pace nelle Filippine, sulla militarizzazione in cinque aree critiche
delle Filippine. Il rapporto, pubblicato originariamente nelle Filippine, è stato confisrato dai mi;
litari e i responsabili sono stati
imprigionati.
Gesù, punto di incontro
(segue da pag. 1)
su (II Cor. 11:4) che erano così
pronti ad accettare quando dei
falsi apostoli andavano a farne
propaganda nella loro città! Cosa
erano infatti i Corinzi — e che
cosa siamo noi — senza il Cristo
dell’Evangelo? I Corinzi erano
gente divisa (I Cor. 1: 10-12),
sensuale (1 Cor. 5: 1), senza speranza (I Cor. 15: 12-19). Ma il .silenzio sulla loro condizione e la
menzione del senso e dello scopo
dell’impoverimento di Cristo fanno parte di quella carità che aveva caratterizzato tutta l’opera
sua e ohe si rifletteva anche nella predicazione del suo apostolo.
Voi conoscete
La ricchezza che noi possiamo
ricevere o trovare è simile a
quella di colui che trovò un tesoro nel campo che arava con il
sudore della sua fronte. E’ una
ricchezza che è già li, presente
contenuta nell’Evangelo che ci è
stato annunziato per alcuni da
pochi mesi o pochi anni, per altri
fin dall’infanzia. Per i lettori di
questo periodico, l’indicazione è
data dalla prima parola del passo biblico alla quale, terminando,
dobbiamo ritornare: « Voi conoscete la carità del nostro Signore
Gesù Cristo ». Questo è l’Evangelo della nostra salvezza, il nO;
stro Evangelo di Natale: che noi
conosciamo la carità, la « grazia », del nostro Signore Gesù
Cristo. E’ per noi, che egli si è
fatto povero.
Anche quest’anno il Natale ci
riconduce e ci richiama a questa conoscenza. Voglia Iddio che
.scavando nel campo della nostra
conoscenza — antica o recente
che sia — della parola di Dio,
noi possiamo imbatterci ancora
una volta (o — chissà per la
prima, vera, autentica, decisiva
volta della nostra vita) nel tesoro che non ha né prezzo né confronto, e trovare iì Cristo che si
è fatto povero, affinché mediante
la sua povertà noi possiamo diventare ricchi.
Bruno Corsani
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