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Pretto Mr# 12
Aillo LXXVm . Ná'fjl
TORRE PPíilCE. 1948
. . . /
SpOilÍBione in ^obonamento postale - 1 Groppo
»'iblioteca Valdese'■
r . TORRE PEL]
PELLIC33
...âh, ama ^io ami anche suo Jrerìello.
Giovarsi
ELLE y»\LLI Y\LDES
SETTIMANALE DELLA
itesù a ¡Lacchfo
■ A
%i devo albergare in casa toa
★ I ¥
Un bisognoso
I
Quando Gesù eniiina in una casa per
albtti jjarvi, porta goneranneine con
la pace, la oeneauziomie e la saivc/za,;
ma non vuol dire iperciò Ch'Egli si
presefiii semipna alla porca di casa ¡iiosMa m veste di betiiafattore, ialvoita
invece, Egli giunge im veste dii biso
gruxso e come un qiualsiasi pellegrino
01 quesjo mondo, domanda ospctaiiità
c protezione.
'Cx>sì quel giorno quando domandò
ospitalità a Zaccheo. Non era suo in"
tento come a prima, viaiia ipairrebbe,
quello di iair restitiuire da Zacciheo i
hfcriii male acquisiti <> di dirgli oh© la
^sàìvezza ara entrata in casa sua, ma
piuttosto quelilo di cercare ospitalità.
Gesù saliva per l’iultima volta a Gerusalemme e in mezzo ialle cupi v'i..loni dell imimiiinente agonia, aveva bisogno del conforto della casa di Marta
e /Viaria, del convito di Simeone il lebbroso, de 111’ospitalità di Zacòneo, della
visione degli anigeli nel Getsemani...
Non era la iprima e sopratutto non
1 uliiima volta ohe Gesù doveva cercare un rifugio presso il focolare domestico dei suoi amici.
Un rifugio
Una caisa generalmenite non ha grande consistenza : è fatta di mattofii di
argilla e calce o di pietre sovrappo'i<te a secco com© sui riiostri monti e
pochi decenni bastano per logorarla,
u-ha scossa sismica la manda in rovina, una sointilila 1 incendia e distrugge; eppure essa è un prezioso riifugno
per la creatura umana.
Easta una casa per ripararla dal vem
to, dalla pioggia, dtal freddo dell!’inverno 0 dall’arsura estiva.
Basta una casa per offrire un rilùgk) al ipallegnino col suo bagaglio di
fatiche e di dolori © per proteggerlo
dall odio, dall'ùividia e dialla cattiveria degli uomini.
La casa è il nido ohe raicoogliie' e riscalda la famiglia e impedisce agli
sguardi indiisoreti di penetrare nella sua
inùmità e la ricopre come un, tabernacolo.
La casa è il tempio sacro all’amore,
dove sbocciano alia vita i nostri bimibi,
dove si scoprono i più grandi ideali
e si Custodisce ciò oh© di più (prezioso
possiedono ranima, la mente ed il
cuore.
La casa è la fortezza alla quale Ge
-il® affidato la difesa sua e del suo
Regno.
£a persecuzione
Contro la piccola greggia del Signor
r© si sono armate in, ogni temip>o le
feirz© madori della terra.
L impero Romano stesso con le sue
invitte Legioni le moSs© guerra, ma
essa nascosta presso i focolari del ore
denti, ned palazzi, nei tuguri e nelle
ostaioomibe —> 1© case dei perseguitati
_ — non potè esser© travolta.
Neppure i templi furono un rifugio
sHwro per la fede cristiana che, proprio li, dopo ì primi secoli degenerò e
si corruppe. La pura dottrina si naqua e là sotto i tetti ignorati eppod, maturati i tempi, tornò fuori dalla casa di un mercante di Lione o da
altn «fugi qua © là ,p©r rEuropa...
Neppure la orietianità fu un ostell«
sicuro b fede di Gesù Cristo ohe,
anzi, talvolta k perseguitò, ma, nelle
ore pm tristi 11 focolare domestico &i
erse ancora a protettone della fede ©
la salvò dài persecutori. Caddero innu
San Luca 19: 5
merevoli i martiri, uomini e donine, ma
la loro fedi©, iiascosta e custodita nel
cuore dei figli, sopravvi;ssei e jdoostltui
la chiesa. E’ la storia di tutti i nostri
veachi casolari viaklesi ohe serbano ancora airestemo le ferite loro infeirte
dall© crociate perseculrici e neirdnterno la gloria di aver conservata illesa la
'pura dottrina.
àggi come allora
Nelli ora solenne ohe volge, grandi
avvenimenti si delineano sugli orizzonti della storia. Una parte del mondo organizza il più grande schieramento mai visto contro' il notme di Clnsto
e l’àltna sd appresta a combatterlo con
def^i laiàmi e dell© jbaindier© che di
Cristo non sorijO'. 11 nomi© del nostro
Signore è affidato a una piccola gregg.a dispersa per il mondo, oyuiiqiue in
minoranza e in situazione preparia.
Molti protestaho di volerlo proteggere ma tu non sai mai fino a che punto
nascondano sotto il pretesto cristiano
il loro particolare interesse e intanto 11
mondo si isoristianizza rapidamente e
'PieilW-oiua otxn già
dell© folle ohe non hanno mai il nome
di Cristo,
ECHI
E S^TE-R I
dei CENTENARIO
dalle Scozia
Martedì 17 febbraio 1948; è un giorno
come queiii oh© sono passati © probabiimente come quelli che verran'nno per la
piicoa.a ci,ttadina di St. Anarews, anagiaia
üU'Ca costa del Mare del Nord,
Come tutti i giorni, la vita riprende il
suo oorso; come tutti i giornii, iriUnaiversità comincia a popolarsi...; alle 8,3u, come sempre, gk studenti arrivano fiettoiosi,
qualcuno per ni freado, aitri per tema di
essere in ritardo..; come tutti i giorni, ha
luogo ili ^rvizdio «vin,© nella cappella, pritna di iniziare i,© lezioni, Apparenteme'nte
dunque, nulla di nuovo-.
Ma gli situdeniti che si trovano già numerosissima nei'la cappella intuitcono che
qualcosa di «nuovo» ci. sarà, perchè, a
differenza delle aitr© mattine, assieme al
professor© oh© condurrà la Liturgia e allo
studente che leggerà la Parola di Dio, entra pur© uri altro studente, che va a sedersi di front© ad puilpito deli Riformatore
John Knoxe, e che reca in miano una
corona.
li professore che conduce la Liturgia
si alza e, rivolto aM’assemblea dice :
« Oggi è un gran giorno! 1 Valdesi d’Italia celebrano il I Centenario delia loro
emancipazione. Noi ci racoogiliecemo, durante questo servizio, attorno alla « MaicT Reformationis » per dar. gloria a D.o
dette liberazioni che Egli ha concesse a
quella prima chiesa deiK,a Riforma».
Quindi indica un inno ;
« The Cihureh’s one foundation
Is Jesus Christ her Lord»
« So: Cristo è della Chiesa
la base, il fondatori) Idei nostro Inn.).
I-o studente fa la lettuna della Parola di
Dio :
Beati i poveri in spirito, perchè di 'lóro è
il regno dei c:ci'i,
Beati. Beati. Beati.
Beati i perseguitati, per caglon di giustìzia...
Beati vd, quando v’oltraggeranno © vi per-seguiteranno ,. (Matt, 5; 3-12).
Il professore conduce in [preghiera l’assemblea, domandando a Dio di accordare
alla Chiesa Valdese in Italia -la sua Grazia e la libertà dei Suoi figliuoli per prooliamare 1 Evangelo di Cristo ove esso non
è ancora conosciuto © vissuto, e di niuniire
le membra sparse deila Chiesa onde essa
sia «una» nenia Fede, nella Speranza e
neii’Amore in Cristo suo solo Capo © Fondatore.
Dopo la benedizione, egli fa, come sempre, gli annunzi, ma quella mattina egli dice soltanto : ora in corteo accompagneremo X. X., (candidato della Chiesa Valdese
al « St. Mairy’s College») fino davanti al1 entrata dell’Univers*ità per deporr© una
corona al’ia memoria di tutti j martiri dell’Evangelo.
Accompagnati dalle note deW’organo il
professore con a fianco X. X. eh© porta la
corona, seguiti dalla folla degli studenti in
maniteko rosso © nero (gli studenti m teologia)) muove lungo la navata centrale; il
corteo passa sotto l’arco de'.I’entrata, a pòchi passi si ferma ; sul seldiato le iniziali
P. H. (Patrick Hamilton) ; gli studenti si
dispongono in cerchio, !à dove i] 28 febbraio 1628 una folla urlante, come in quei
tempi pure in varie città d’Italia, si accalcava per gridare «morte aE’eretico »; X.
X. si avanza, si curva, depone la corona di
fiori primaverili sulle iniziailj P. H., un
breve silenzio, alza la mano e, in inglese,
dice :
,« Onnipotente ©d eterno Iddio, benedici
la sacra memoria dai Martiri, ohe morirono per proclamare il Tuo Evangelo e glorifleare nù Tuo Santo Nome. In Gesù Cristo
nostro Signor©».
Termiitiata la cerimonia, la massa degli
studenti, con l’ordine proprio di questa
gente e di questa terrà di Scozia, restringe
il cerchio per veder© .più da vicino !a corona e leggere quella semplice scritta :
In Memory of
»THE MARTYRS»
The Waldensians of Italy
1848 - 1948
Lux lucet in tenebris
CHIESA VALDESE
^CET
Dove troiveirà albergo ¡1 nome dèi
nostro Signore ?
■11 mondio lo respinge, i templi sono
aperti solo itn'oira amia seittimana, le
chiese sono impoteniti dinanzi alla vastità deJlai loro rnissfone...
U*ggi, Jratello, sorella che leggi, Egli dove albergare in casa tua ¡ La tua
protezione gli è necesfisria oonitr© coloro ohe lo ibestemmiano, la tua pietà
rèligi'osa è quella ohe d©v© trasmettere
il sacro deposito alla nuova generazione, la tua testimonianza fai'à rlsplendene luce in mezzoi alile tenebre del mon,do, il calore di fede d©l tuo focolare
domcstiico è il solo ohe possa risoaldare le membra intirizzdite della Ohiesa, la tua ospitalità darà ristoro a tanti
pelllegrini stanchi i quali seguono le
orme del Maestro-, come qual giorno,
dinnanzi alla casa di 2iacch6o, salendo
verso il calvario...
Fraitèlik), Egli deve albergaré in casa tua.. iForae un temipo, quando tu
vedevi il tuo Signor© soltanto sotto la
veste di un benefattore, potevi indugiar© ad aprirgli la tua porta, ma 0|ggi
poiahè tu sai eh’Egli ha bisogno di
te, tu non puoi più twdare|
Zaòdheò, affrettaiti, oggi .devo albèfgare in casa tual
Enrico Geymet
da Ganève
Dimnohe, 22 février 1948, les Vaudois
venus de toute -la üuisse romande et du
camón de tserne, a-nsr que de -aornoreux
protestants de Geneve, se sont renous en
roule au temple de Saint Gervais pour le
culte solennel de à'Emanqipation, Plusieurs vaudoises avaient revetu le costume
des Vallées et les ressortissants d’une même paroisse a-rriva.ent en groupe, tels
ceux de Pironu>], de Praly ou de Prarustin. Le pasteur E. Rostan de Piueroio pr.jnonça une remarquable préju-ation sur !a.
lettre à l’Eglise d’Bphè'Se (Apocalyspe 2 :
2-7). Après avoir é voqué les soul f i ances
de l’Eglise vaudoise dans !e passé, il tu
if placer son auditoire devant les exigenCi.'i d-f la Paroi© de Dieu dans les temps
présents. Au cours du ouït© -la chorale
vaudoise chanta 1© Rimpatrii) et i© chant
paitriowque d© JVluston, et l’assemblée toute entière entonna 1© chorai ,ie Lirh-ir.
1iju.‘ les assistants garde jni un souvenir
inoubliable de cette émouvante cérémonie.
A 12 h. les Vaudois et 'eurs amis se
retn uvèrent dans la gra.ide salle eu buffet d© la gare; on nota la pré.ícnce de
plus de 200 personnes. Plus eurs descendants de familles d'origine vaudoise, réfugiées à Genève depuis le XVll et le
XVIIIe siècles, avaient tenu à participer à
ce banquet du centenaire.
Monsieur Emil© Pasquet, président de
la Société des Vaudois du Pléimont, souhaita la bienvenu© aux représentants du
Conseiii oecuménique, des Eglises de Genève et Vaiud, de la presse protestante, et
il donna lecture de nombreux m©sstages
venus de toute la Suisse.
Le .pasteur Pradervand apporta ensuite
les voeux du Conseil oecuménique et d©
son départemen.t de Reconstruction. On
entendit ensuite Mr. Rostan qui donna lecture d’un message du Modérateur, iii rappela 3 dates importantes dans la vie du
peuple vaudois et dégagea le sens que doit
avoir la célébration d© ce cen,t©naire. Aiprès le récit de la fête de 1’Emancipation
en 1848, à Genève, fait© par Mr. J Picot,
la chora'e vaudoise chanta «Charles Albert
et la I.liberté». Le pasteur Wyler apporta
ensuite !© message de l’Eglise d© Genève,
rappelant que les Vallées sont -pour tous
les protestants .«un de ces lieux où souffle l’Esprit».
Mr. le pasteur M. Gardiol, d© Lausanne, sut captiver son auditoire par un récit vivement apprécié de son voyage aux
Vallées, à l’occasion du 17 février. .M^nsieur P. Balm-er, anden membre du gouvernement d© Genève et petit fils d'un
vaudois de Prarustin, paria du rôle d©
Genève comme terre dé retug© et de liberté, il avait assisté en 1889 à l'îlnaugiuration du monument de Frangins. M.lîe
Florella Comba, au .nom de 'a jeunesse
vaudoise, fit part des sentiments qui animent les jeunes qui ont dû quitter les
Vallées pour travailler en Sunss© et M.!Ie
Fasanari apporta les sailiutations de P un ion
vaudoise de Lausanne. Ce fu ensuite l’appel des paroisses des Vallées, on compta
187 ressortissants des Va-lées, ©n outre
les églises d© Tunn, Florence, Ger.ova
'^rítate, et celles d© S'dJe étaient également représentées. Au cours de l’aprèsmidi, on fit un© vibrante ovation à Mr. E.
Benech, ancien président des Vaudds dé
Genève et un souvenir fut rema à Mr.
Emile Pasquet, Après un© représentation
d’un© saynetle vauddse, des chants, les
■■.“’/¿y»
Poi la folla si sciogli©, le lezió.ni coniincianOj come seimprc, io. Vii'tia. rdiprtniclt:...
ma ,à, davan-ti ali’enti'ata -d©.l’Università
di St. A-ndrews per tutto i-1 giorno giace
la coirona 4ei Vai-desi, peir uar "giona a
Dio e ri'Cordare i .martiri... La v-iia -liip-rende, ma un senso nuovo è n©l cuore di tutti : ieri c’erano ih Scozia, come in lta,ia,
degli uomini che erano pronU anche a morire per l’Evangelo di Cristo... questo è
u-n Imipegno per noi quassù, coirne laggiù;
ovunque possa «La Luce risplender©.nelle tenebre ».
St. Andrews 25 febbraio 1948 A. D.
Gl REvaoT
Suor €va Çay
La diaconessa SUOR ÈVA GAY,
dopo lunga e penosa malattia,
ha lasciato sereiiamente questa vita,
il 18 febbraio scorso, per un più alto
servizio presso Dio. Tutta la popolazione n è stata vi/ameni© a'dolorata,
tanto essa era circondata di stima e di
affetto par la sua iiKitancabilé opera di
assistenza.
Era nata a S. Giovanni il 16 maggio
1872, figlia dèi venerando pastore sig.
Aoitonio Gay. Fin dai giovani anni si
sentì attratta dalla missione della diaconessa. Bnrata nel 1896 nella Casa
dalle Diaconesse di Saint Loup, vi fu
consacrata nel 1899; © per 30 anni
svolse la sua balla opera di assistenza in
vari ospedali ©d Istituzioni della Svizzera Romanda. Nel 1928, indebolita da
una infermità cronica, che essa seppe
sempre sopportare con cristiana rassegnazione, sd ritirò in congedo nella
casa paterna dei Dagotti, a Torre Petlioe. Da aflona In poi, finché le sue
forze glie lo permisero, essa si consacrò interamente all'a .tenza degli in,fermi, specialmente dei più miseri, a
Torre Pellioe e nei comuni vicini. Chi
noli, la ricorda, Su©r Èva, minuta e
curva nel tradizionale costume, con la
cuffietta bianca, percorrere le strade
dei borghi e dielle campagne, di giorno
e di notte, inlfaticabi-le, con, qualunque
tempo; visitaiva i suoi innumerevoli
malati, éon completo disinteresse, senza distinzione d età, di religione, di
classe sociale ; portarvi non soltanto le
cure sanitarie con scrupolbsa attenzione, ma sopra tutto il conforto della sua
semplice, profonda fede cristiana, della sua paziente, delicata comprensione,
della sua inesauribile pietà e simpatia,
alleviando i dolori fisici e morali, consolando, incoraggiando, dimentica delle proprie soffwehze e fatiche, per non
preocouiparsi ohe di quelle degli altri.
‘Cosi fino alrultimo limite delle sue
en-eirgie.
Finalmente, esaurite interamente le
forze fisiche, non- potendo più muoversi, costretta al letto dalla malattia e
dall esaurimento, seppe sopportare con
serenità quest’ultima prova, abbandonandosi interamente alla provvidenza
di Dio. Così gradualmente si spense.
Ma la sua mirabile opera d’assistenza e di carità ha lasciato trace© incancel.Ilabili. Ricordibjmo le piatole comrnosse di un gruppo di donne di religione cattolica, ohe assistevano al servizio funebre ; ((Se i Valdesi avesseriq
i santi, come noi. Suor Èva sarebbe
subito diohiairata sariita».
Al funerale, ©h© si svolse nel tempio Valdese, alla presenza d’un numeroso pubblico, i) pastore do». Ayassot
ricordò con emozione la bella figura e
la benefica opera della dofunta. Poi
un lungo corteo ne accompagnò la .ialina aU’estremo riposo.
Alle sorelle Chiara Jalla e Celina
ed ai parenti tutti esprimiamo la no-'
stra -profonda simpatia pel lutto che li
ha colpiti.
assistants purent admirer un film projet
pa.r Mir. Heliler, pasteur -de Frangins, su
la fête du 15 août. Puis l’on se group
pour entendre avant de se séparer l’eniis
sion que Radio Gènèv© co isacralt à l’E
mandpiatdon .des Vaudois et qui fut an
noncée sous c© ritr© : «Après cinq siècû© di
persécution et d’héroïsme, une Egli®
naitt à la Uberté».
J. PICOT
2
VECO DEll-^ VALU VALDES
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PRO VALLI
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Abbiamo ia posaibiiiliità <ld! cffrire una
butoaa siscoiUiazione jin ipatiiia a quache conreUgionario ragiont^ o laui'eato m äciieaze e<>on0uuche, Havoligersi inuneUiatamtinke
aiii’Ufflcip Pio Valli.
PROBLEMI PEDAGOGICI
educarci per educare
leggendo non poca stampa educa*
tiva di tutti i paesi, mi trovo spesso
a pensare quanto è vasto, hello, attuale e necessariio qneisto argomen .o
e quanto, invece, negletto e scolio
sciutp dia noi, nelle nostre famiglie.
Alcune pagine dii un educatore ebraico, I. Pougatch, che parla della
sua esperienza di lavoro in seno alte
eofllettività giovanili, mi sono sembrate particolarmente chiare e ccnvincenti e vorrei qfiii citarle, facendo
così, a pater mio, la miglkiie eil
efficace recensione.
«... Per vocazione mi sono sempre Occupato dei giovani e ho diiretto gruppi giovanili. Durante la guerra ì miei contatti con io scoutLsmo
me li ha fatti avvicinare ancor di
più, e quetsta vocazione mi si è ir
velata così forte da farmi abbondo^
nare tutte le precedenti occupazioni
(salvo la mimica compatibile con la
pedagogia) e dedicarmi esclusivamente e per tutta la vita al compito
oducativo. Il lavoro svolto al cantiere
di Charry è stato per me l’esperienzia
più profonda, esperienza che continuo tuttora occupauddmi dei bambini profughi a Ginevra.
<( Qui nella città della pedagogia
'interuazionale ho avuto l’immenso
privilegio di prendere contatto con
i grandi pedagoghi, quali i ju-ofessori
P. Bovet, Ad. Ferrière ed' altri, e
di conoscere meglio l’ammirevolf
lavoiro dell’Istituto J. J. Rousseau.
« Non sono nè mai sarò un teorico
della, pedagogia. Agisco per intuiz-o-:
ne, non per teoria; il m.o campo è
puramente pratico, l’educazione è
per me un’arte naturale. Ma l’utilissimo mio soggiorno in Svizzera mi
ha nioordato che nel corso di quest’ultimo secolo, l’educaz.'oue è diventata una scienza. Sono stato felice di constatare che molto spesso il
mio agire intuitivo concordava f»l
le deduzioni scientifiche della psieo
logia e della pedagogia moderna. Ma
per l’educatore come per il falegiia
me o ragricoltore una certa base di
teoi^ia non può essere disgiunta d i
la pratica. A (iJiarry abbiamo avut >
la necessità di conoscere le dottrine
agricole elementari indispensabili
l>er risparmiare forze e tempo. |.a
stessa cosa |k»sso dire per la pedagogia. Senza disposUzione naturale,
senza il soffio dello spirito, qualsiasi
scienza rimane lettera morta, ma le
capacità effettive non possono che
art-iochinsi e svilupparsi attraverso
la conoscenza delle nozioni fondamentali. Se ci fosa.mo maggiormente preoccupati degli elementi di psicologia pratica, la lotta contro l’orgoglio, il bisogno di dominio, la susoettibiltà e altre maiiifeistaztoni negative del carattere, ci sarebbe stata
molto facilitata...
« ... La storila © le basi dell’Educazione Nuova, l’iDsegnamenio di
Pestalozzi, di Dewjy, della dott
ressa Pestalozzi, di Decroly, >*d al
tri pionieri dell’infanzia, le opere
fondamentali di Claparède, Fi rrière, Bovet, Piaget, Dottreas l)escoeudres, e dtegli studiósi oonteniporanetì che hanno saputo meiier-j in
pratica le loro teorie educative, la
piscologia dell’incooscio come la s’
trova in Freud, Adler, Jung, in paifiicolare la ccmoscenza diei tipi psicologici approfondita da Jung, come
pure la psicopedagogia della scuola
di Adler che ha una portata educativa pratica ed immediata grandSssinva, tutto questo, e la tecnica dello
scoutismo, le basi dell’igiene, dell’alìmentazione sana, la cultura fis.ca,
nozioni di ori.entaxqento professionale, metodo dei. « testa » ed altri
procedimenti pratici, diell’ediucazione moderna, devon© essere conosciuti dagU educatori (genitori compresi, aggiungo U>) dagli organizzatori
della gioventù e da loro tresmessi
in forma piana ai loro collaboratori.
e' il tempo ed avere la caipacità dS dedicarsa a lungo allo studio. Ma ognuno, se vuole fare onestamente il
st;0 lavoro di conduttore di giovani,
può e deve progi’essivamente pienleii’e contatto colla scienza dcH’ediuch^iótie e Conoscere alcuni volumi
ioiidamentali... ».
Nop è convincente? E allora perchè così p(K:hi lo leggono? Quello e
altri libri (appunto alcuni di quei
volumi fondamentali dii cui' parla
Pougatch) sono «tati regalati Pauno'
scorso dal Dono Svizzero, IramiVe il
iieutro Pedagogitro di Milano, alla
nostra biblioteca di Tono Pellice.
Non tocca a me dire; « tu mamma,
tu papà, tu maestra dovresti leggere ». Ma tocca a noi tutti creare un
I
Matilde sta seduta nella cucijia, accanito al fuocd; e legge la Bibbia, la
sua fedele coin-pagna oi ogni ora.
E’ una donienioa ed essa è sola, perchè le cognaie sono andate, uaiurai■mente, alla messa, dopo averle fatto
ogni sorta di piccoli dispetti, a «.lei,
quella protestante». Ma Matilde non
si perde d’animo.
Povera' Matilde, sc' ss fosse persa di
animo durante la sua lunga vita piena
di tribolazioni e di sofferenze «per il
Signore, per la iParola», come dice lei
con un dolce sorriso!...
Ora essa è sola accanto al fuoco e
pensa ad marito, morto amni addietro
(trielila pace del Signore e nella sana
dottrina», vinto al puro messaggio evanigelico dal costante esempio, dalla
perseverainte calma e dalla incrollabile fede della sua Matilde.
Pensa ai due figli ohe hanno chiesto
proprio domenica scorsa al pastore di
essere battezzati, coronando in tal modo la paziente opera e le ardenti preghiere della madre ; Elio ed Ettore desiderano ora testimoniare pubblicamente la loro appartenenza alla comunità
evangelica nel piccolo paesirio, cattolico fino alla superstizione più nera.
Il
« Non chiedo, nè faccio io l’impoeeibile, è difficile per molti trovare
Matilde legge nella Bibbia le parole del profeta Isaia :
Il deserto e il luogo asciutto si
rallegreranno di queste cose e la
solitudine festeggerà e fiorirà come una rosa.
Come queste parole trovano sempre una ©éo nel suo cuore ! Si, o Signore, è pur vero che è nel tuo potere
di far fiorire il deserto.
Matilde pensa ora al suo matrimonio
voluto a forza dfei ^hitori, quando
essa, venuta, in quei temipo, in contatto con un piccolo gruppo di evange
centro di ¡¡nteressie attorno a quel
piccolo nucleo di' libri moderni andati ad ingrossare quello desi libri
classici ohe già da. anni sono' nella
biblioteca; tocca a noi ampliare questa raccolta ottenendo dai vari minf-steri di tutti i paesi informazioni,
opuscoli, notizie; faceaidlo venire cataloghi, .bibliografie dalle case cdiitrici o da oeniti-i di studi pediagogici,
e spingerci ad ,abbonarci alle riviste
più interessanti, tocca a noC parlare
della scuola, crear© un legame tra
i responsabili diell’edncazione : genitori, pastori, insegnanti, medici, giuristi; dare man forte alle associazioni già esistenti, Pedagogica Valdte■se, Associazione della Scuola, eoe.
Leggiamo « Pany» di I. Pougatch
(edizione della Baoonnière) dliscutiamolo con i canduttori dei nostri
bambini,^ e poi, via via teniamoci
al corrente; la tradizione protestante
ci .diovrebbe fare essere dei pionieri
dell’educazione nel nostro paese.
L’Editto di Emancipazioni) apriva
dinnazi aiùi piccoki Chiesa VaSdese
il vasto campp UeWEvangehzzas&iione. Nel corso dà. questi cento anni li
Vangelo di Cristo penetrò negli ambienti più svatrioti, aalla dimora del
ricco al misero, tugurio dei derelitti
<M questo, mondo.
Sorsero qua e là, nella nostra patria, piccole e talvolta fiorenti comunità composte ui gente che aveva veramente compreso che cosa significhi l’essere chiamati ddile tv
nebre alla meravigUiosu luce del Cristo.
- E, giorno dopo gfiorno, quest’Pr,
pera missionaria continua, oggi più
che mai, con successo.
Forse, fe ?iostr© popotasàomi {Ielle Valli non si interessano abbastanza di q/uesti fratelli nella fede e di
queUa che è la loro lotta quotidiana,
non di rado in seno aHai loro stessa
famiglia.
Purtroppo, infatti, in non pochi
imbienti familiati, con il Vangelo,
penetra anche la discordia. Ed è, allora, l’inevitabile ina pur sempre
doiorosa, rottura. Non siamo più, è
vero, al temilo delle persecuzioni
cruente. !*ur ivm di nten<\ in molti
paesini reconditi della nostra penisola, vi sono dei fratelli in fede che
conoscono, da parte dei loro familiari, tutta l’amttrezza della inetmprensàme se non addirittura il dramma della persecuzione. Scenate, penose, ctantinuii dissapori, indegni
soprusi... vero e proprio TORMENTO di una vita di famigliai rovinata
dal fmatismo e (ItdTintcfleranza rer
Ugiosa. Nè questo ci dève stupire:
tanto meno la fede è illuminataì e
tanto più essa corre il rischio di di
ventare uno strumento crudele per
la soddisfazione degli istinti maìva
S»
Ma questi umili ernà della fede
non si sdoraggiliiH'O. Riaardiamo le
gravi ¡Miróte del Cristo: ’’Non pensate che io sia venuto a metter ¡xice
sulla terra... i nemici delPuomo saranno quelli stessi di casa .sua” es.si
attingono, allí amore ¡*er il Salvatpre
la forza necessaria per la lotta, quotidiana, la forza di ris¡MHutére al-l’insuko con un atteggiamento di
ferma ¡xszienzu. e di j/erdemo, la forza di rimanere fedeli, sem¡)re, esl in
ogni circostanza.
Vogliamo noi, famiglie Valdesi
che, grazie a IMo, ci troviàmo ormai
lontane dtìi tempi oscuri della persecUzKme, volgere un pensiero *;tii
Solidarietà e di amore verso quei
fratelU che mm hanno ancora il privilegio di vivere in pace la loro fv
de ?
Nella pace e nella libertà non cor
riamoi forse il pericolo di dimenticare? Di mm saper più valutare tutta la ricchezza di questa nostra fede?
Di non comprendere più il senso di
questa nostra 'esorta'i^lpne: ’’Sii fetide sino alla morte..”?.
Non tutti siamio chiamati ad evanr
gelizzare fuori delle ValK. Ma ognuno di noi è chiamato a testimoniare
fedelmente della pio pria fede in seno aliai famiglia ed alta società. E’
un obbligo òhe abbiamo' oltre che
verso Dio stesso, ver.so quei fratelli
lontani che guardiano a noi perchè
hanpo bisogno deUa nìpstta solidarietà, delle nostre preghiere ed anche del nostro esempio,.
E, nella pace del nostro focolare
unito e felici-, preghianm affinchè il
Signore voglia affrettare il giorno
in cui, spezzate le ultime barriere,
risplenda finalmente la più grande e
la più vera di tutte le libertà: la libertà dei canori affrancati per sempre
dal pe.so dèi peccato e deWOrrore.
D. Beri
Personale per mi lebbrosario. Per un
lebrosario sato in Francia e dipendente dwi3 Società Missionaiiiia, ci .è tiichiesie dei <
porsunaie animato da uno spinto di com..crazione religiosa; alcune giovanc.tte oc ail>
ohe dei coniugi. Non -v è pcticoilo di co
lagio, il compenso mensile e discreto, l'at-’l
tiviutà è indiioata per chi desideira cine la
proipriiB fatica quotidiana sia un servizio dei,,
signore e dei trateJdi. — La Pro Valà rac-'
comanda vivamente questa richiesta.
Per i FratelU di Taranto. Alcuni fratebi,
membri della nostra chiesa di Taranto sono
stati licenziati daiii’Arsenale di quella città
nella quale lavoravano come meccanict
specializzati e si trovano attustoente senza
lavoro e nei bisogno. I nostri sforzi* per
trovar lor© una sistemazione sono rimasti,
tino ad ora infruttuosi. — Invitiamo da'
potesse loro giovare a mettersi immediiatamente in contatto con noi. ■ |:
Per I Orfanotrofio di Pomareito
in mem. del Cav. Antoniio Cabella :
Adele FienogiUo ved. Cabella L. 30000
— Enrico e Eugenia Geyimet 10000— EiSsa Gabella 10000 — Aima Gabella coi- flgiii
Alberto e Renato 10000 — E. Fenogldo vedova Bonino e flgUe 500 — Prof.sa Luigia
Geymet 200 Ram. Celso Converso 5000
— G'i amici ; Dr. BricareJlo; A. Crevola;
Comm,' Casalegno; Comm. Oaivariini; A.
Va’ohra; C. VerocMino; Comm. Cerri 7000
-■ Totale L. 72.700.
Dir. Resj>. ERMANNO ROSTAN
Arti Grafiche "L'ALPINA,. Torre Pellice
WÈm
mm
Les famililes SIMÔND, CHARBONNIER, STALE’, et tous les parents de la
regrettée
celebrailonl Centenarie
nelle Valli
Fiorentina Charbonnior in Simone
E’ stato proposto di .programma delfe mianifestazioni centenarie iper la prossima estate. 1,1 centro di esse sarà costiiiiito da una
Mostra del Centenario che avrà luogo ìn
Torre PeiMice daiT’8 agosto ail 12 settembre,
e che pro'babiilmente sarà ultericrme-nte
organizzata a Pomaretto. La Mostra sarà
distinta in parecchie sezioni ; del Focolare
Valdese di 100 anni fa, delia storia del
periodo del 1848, del paesaggio valdese,
-delle Aipi valdesi, ideil periodo deWa resistenza e della lotta partìgiana, dei VaMesi
defflia Germania e dCU’America del Sud.
Durante la Mostra sarà organizrata una
serie ài serate, Convégnff, T^piteSenfazrotti
e concerti, con particolare riferimento al'-e
rievocazioni del 1848.
Il programma sarà pubblicato nel prossimo numero.
remercient sincèrement tontes tes personnes qui ont témoigner leur affection et
leur sympathie à l’occasion du dépatt de
leur bien aimée. Elles remercient apédatement les docteurs Gandiol et Tripold
pour leurs sonns assidus, le pasteur Ê™.
Ayassot, et tous ceux qui ont prête leur
aide durant la courte imaladie.
Torre Feliice, 9 mars 1948.
Je me coucherai et je m’endormirai en paix, car même
quand je suis seul, ô Etemel,
tu me fais demeurer en securité. Psaume 4:8,
PERSONALIA
Al 1» ■>' «» n
«B
n’fU DEUE VliJJ Wt
AirUniversità di Genova si è briljantemente laureato in Scienze Commeiroiali il
signor MARIO NICOLAI, membro della
Chiesa Valdese di Sampierdarena, Al neddottore i nostri ralle.gramenti ed auguri vivissi-mi.
Italia
Estero
Annuale Semest.
L. 500 280
L. 900 500
Ogni cambiamento d'indirizzo costa
lire DIECI
mil ERI! DELIIEEDE
(dal vero)
lici della sua città ed abbracciata coh
entusiasmo la nuova fede, l’ainto più
Tispondenite ai bisogni del suo spirito,
avrebbe voiluto riinunciare al matrimoniio con un uomo che non condivideva
la sua nuova, radiosa speranza in Cristo. Ma i gienitori noni vollero seintir
raigione : quali giornate! Sì, essa voleva bene al fidanzato Francesco ; ma
non si sentiva più, ora di lunire la sua
vita a kii, ben prevedendo tutte le
ildtte alle quali sarebbci andata incontro con una unio.ne simile,- per di più,
abalz'ata, d’un tratto, nella cittadina di
Francesco, ove non esisteva alcuno
che testimoniasse del Vangelo.
Quanto l’aveva sentita, Matilde, la
privazione della coimun;iità fraterna : sì,
il luogo dove era venuta ad abitare era stato proprio un deserto per lei.
Nel deserto non vi è nulla che possa dare materialmenté ristoro e riposo, 6 il peillegrino deve molto oammiinare per trovare una piccola oasi.
tufo Sopportare tutte le angherie, le
cattive parole, la maldicenza, i soprusi che le sorelle del imorito le facevano
giorno dopo giorno*.
Matilde usciva nel buio ad attingere
l’aoqua alila "fontana : ed ecco alcune
•assi, oppure un fll di ferro perfino,
■messo a bella posta attraverso alla stradlnia ben nota, par 'farla inciampare, e
iriiuscire a farla bestómniiiare, (cosa,
ahimè, tanto usuale fra le donne del
paese e ohe Matilde non^ fa mai, con
grande stizza delle *oogn,a*te), e coglier*la così in fallo.
IV
III
Matilde camminava, fedele e coraggiosa. Ma nel paesino che gran parlare! ((La moiglie di Francesco è un’eretìcal ».
« Proprio a lui, cosi bravo, doveva
toccane una disgrazia sriimiile! ».
(( Non viene mai alla messa, n^on
si confessai».
E tutte le voltavano le spale ; la segnavano a dito nei negozi ; le suseur.ravano dietro: ((figlia del diavolo! ».
Iin casa, poi, le due cognate!... Matilde vuol dimenitìoare tutto, oggi, perchè sa che, senza fi Signore cète le
dava tanta pazienza, non avrebbe po
E quando nacquero i figli ? Francesco, edificato dalla costanza, dalla pazienza e dalla bontà della moglie, la
lasciò libera riguardo aJ loro* battesimo ;
ma gli altri, le sorelle dii Francesco,
:e viciinel.,.
« Che m*omenti, Signore, dhe momenti ! » ripete fra sè Matilde, con gfi
occhi pieni di lagrime : « Ma il Signore mi accompagnava di giorno e di
■motte, come una volta 'aocompagnava
il suo popolo d’Israele, e fflii nutriva
con la manna... La presenza del Signore nel nostro cuore ritempie ogni
vuoto; la Sua Parola è il nostro cibo;
la comiunione intima con Lui, la nostra
ftìrza; la Verità la noistra luce. Se fi
Signore mi ha messa q*ui, i*n questo
deserto, è forse perchè vuole il mio
servizio ».
Con tale convinzione, la fede di
quest’utnile, ma grande credente, si
sviluppò più ohe mai -nelle cirçoistanze*
difficMi; la sua vita 'interiore si rafforzò ed approfondì; fi suo servizio divenne vtvemte ed efficace.
Con, l’andar degli ammi, i volli in*torjiu a ilei si fecero più am.chevou ; ,n*essu.no poteva tane a memo oi cuiaria aj
esempio iper la purezza deim vi*ia, per
la pazienza, per la carità. A poco a
po'Oo, an.ime seiinpLci si aitacpaiono a
lei, attratte dalla sua costante tercinma.
Le cognate turono prese da urna specie di umorosa timidezza davanti a ici
e ri,on osajxjno più com-batterda tanto aper,taimente ; il marito s’iimposisassò delia sua Bibbia ed incominciò a leggerla;
i figli, one Malilde ogni domenica radunava nella propria camera per fallerò una m*odesta scuola domenicale,
'narrando tutte le grandi cose che fi Signore aveva fatto, per lei, crescevamo
neilJia conoscenza e nel tim.ore dell Etenno.
(( E’ il Signore ohe ha fatto tinto,
ed ha fatto ogni qu*« bene » ripete
spesso Matilde coin semplicità.
Epilogo
Un giorno un evangelista di una città vicina, avendo saputo la storia di
Matilde-, venne *neil paesino a trovare
l’umtile credente ; si offerse di continuare la scuola diomeniciaile per i figli di
Matilde. Ben, presto àlitri bimbi si aggiunsero ; pod alcune vicine ; poi ai-tri
ancora. La a casa deU’er.etÌQaì) divenne 'luogo di ritrovo simpatico e benefico. La tesdinonianza di Matilde dàva
,i suoi frutti; il deserto fioriva come 4a
rosa, la luce del Signore nisplcndeva
là dove prima era tutto teoejjrè.
Ora, ecco, il Signore ha condotto
Matiilde in un’oasi, per godersi una
benedizione prepairata per lei ohe ha
cercato di onorarlo, che ha vissuto nel
deserto sempre tanto vicina s Lui. 11
Signore l’ha ristorata, Egli che non diimeriitica i suoi e o non disprezzo U
giorno delle piccole cose». Vox
■I,