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Roma, 18 Settembre 1909
SI pàbbllea ogni Sabato
ANNO li - N, 38
LA LUCE
Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
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Italia : Anno L. 3,00 — Semestre L. 1,50
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Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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LA RELIGIONE imNTO D’EGOISMO
William James, lo psicologo americano di fama
mondiale, le coi opere principali sono tradotte in
tutte le lingue dei popoli civili e anche in italiano,
stima egoistico il sentimento religioso, e, quantunque
egli ammetta che il sentimento religioso possa talvolta rompere il sno involucro egoistico ed espandersi fuori sotto forma di simpatia, non esita meno
per questo a chiamare « la religione un monumento
d’egoismo ».
E William James ha torto.
Ha torto anzitutto, perchè egli si è fatta un’idea
inesatta e troppo alta deU’nomo. L’uomo è di certo
per lui un essere che, sentendo dentro di sè la legge
morale, la legge del dovere, deve obbedire a questa
legge ; e, obbedendo a questa legge, vivere non per
sè, ma per gli altri ; e quindi evitare Tegoismo. La
religione invece a che mira ? A mantener rinchiuso
l’nomo nel sno proprio egoismo ; poiché infatti
l’nomo religioso tiene il pensiero rivolto in sè stesso,
e va architettando di continno il modo migliore per
salvar sè, per assicurare a sè l’avvenire, la felicità
eterna.
Ora tntto questo è vero, e tutto questo sembra infatti egoismo ; ma ciò non toglie che il James pigli
un solenne abbaglio. E piglia un solenne abbaglio
in quanto che vede l’uomo comò dovrebbe essere e
non com’egli è veramente ; vede nell’uomo un essere morale, un essere compiutamente libero di sè,
il quale non avrebbe bisogno se non d’una scosserella per ridestarsi dal suo sonnecchiare (talora infatti anche Omero sonnecchia) e attendere con precisione assoluta aU’adempjmento del dovere.
Questa è fantasia e poesia bell’e buona. L’uomo
non sonnecchia ma dorme, non è normale ina anormale, non forte ma debole, è « senza forza » come
direbbe l’apostolo Paolo. Accusereste d’egoismo il malato che se ne stesse lungo disteso in letto, invece
di occuparsi delle solite faccende ; che si facesse
rincalzare le coperte, invece di rincalzarle da sè ;
che si lasciasse curare dal medico e assistere dai
parenti, e perfino imboccare e perfino carezzare ?
Egoismo ? Ma egli è malato ! Lasciate che guarisca»
e poi vedrete : come la suocera di S. Pietro sarà
riconoscente, servirà a chi l’avrà servito, « ministrerà » loro. Per ora, il meglio ch’egli possa fare
è di fare il malato e di non strapazzarsi minimamente. Il suo egoismo non è «éa egoistico-: quanto
più presto ricupererà la salute, tanto più presto
potrà a sua volta operare, beneficando.
Orbene, il paragone si adatta a capello. L’uomo
è un malato, è spiritualmente privo di forza. Pretendete che operi ? Ma siete pazzi ? Infondetegli il
vigore che gli manca e opererà. Per ora egli deve
lasciarsi curare ; per ora deve essere egoista d’un
santo egoismo, per potere al più presto, quando si
sentirà fluire neiranima la pienezza della vita di
vina, alzarsi, togliere il proprio letticello e camminare, e andare, come Gesù, di luogo in luogo, facendo del bene. La religione non è un monumento
d’egoismo ; bensì piuttosto una cura giudiziosa, che
tende a produrre tutto un futuro rigoglio di vita
operosa inspirata da l’amore più puro e più intenso.
La definizione del James è dunque errata.
Quando dice essere « la religione un monumento
d’egoismo >, il celebre psicologo sbaglia perchè si
fa dell’uomo un’idea inesatta, cioè un’idea troppo
alta : l’nomo — nelle sue presenti condizioni — non
è un essere morale che debba semplicemente guardare alla legge che gli brilla dinanzi per seguirla,
come gli antichi naviganti guardavano alla stella polare, e veleggiavano arditamente per l’ampio mare ;
l’uomo è un essere morale indebolito o non ancor
forte, che bisogna render vigoroso prima di pretender
nulla da lui.
E la definizione del James è errata per un’altra
ragione ancora. Il celebre psicologo sembra dimenticare che non esiste un uomo solamente. Io sono
un essere morale, ma d’intorno a me ce ne sono
a migliaia, a milioni, e ce n’è uno « simile a me
in tntto fuorché nel peccato », cioè Gesù Cristo, e
e ce n’è un altro immensamente più alto di me,
cioè Dio !
La legge morale non è la legge imposta a un
individuo, è la legge imposta a tntto il mondo morale, a tutti gli esseri morali, non escluso Dio, quantunque egli sia l’autore, anzi appunto perchè egli
è l’autore di questa legge medesima ! E però la
legge morale non è la legge a cui io solo debba
assoggettarmi. Se ci obbedissi io solo, e supponiamo
ch’io riescissi a obbedirvi perfettamente, io solo non
sarei egoista tra un mondo tutto egoista. Kant fece
opera santa insistendo su la coscienza morale ; ma
l’opera di Kant è incompiuta.
Non insisteremo mai abbastanza su la coscienza
morale ; ma Dio ci guardi dal divenir unilaterali. Io
mi ci debbo sottomettere; ma anche voi dovete. Io non
ho diritto d’essere egoista, ma neppur voi, cortesi
Lettori. La legge morale è bella e grande e sublime
e divina, appunto perchè non è la legge d’un solo
individuo ; appunto perchè Dio stesso l’accetta e vi
si attiene; appunto perchè ella mira a distruggere non
il mio egoismo solamente, ma ogni egoismo, l’egoismo
uviversale, stabilendo nel mondo morale un equilibrio perfetto, in cui non io solamente mi sacrificherò,
ma tatti sì sacrificheranno, in cui non io solamente
amerò, ma tutti si ameranno ; un equilibrio perfetto,
in cui, sotto lo sguardo di quel Dìo che è amore,
io amerò tutti gli altri e tutti gli altri ameranno
me, si che l’egoismo non avrà più luogo ; senza
che per questo sia esclusa la felicità altrui nè la mia.
Queste teorìe che fanno deU’nomo esclnsivamente
uno schiavo del dovere sembran le più snblìmi, e
sono invece mntili e mntilatrìcì. Non a me solo è
vietato l’egoismo e ordinato d’amare. Io devo amare
perfettamente. Quando amerò perfettamente, l’egoismo
sarà morto nel mio cuore. E che ne verrà ? Ne
verrà evidentemente la felicità di coloro a cui il
mio amore si volge. Ma anche quei « coloro » dovranno, come me, amare perfettamente. Ed ecco, ne
verrà la felicità mia, poich’io sarò l’oggetto del loro
amore. Non è vero che dovere e felicità si escludano a vicenda : nella perfezione, la legge del dovere osservata da tntto il mondo morale diviene
sorgente della felicità di tutto il mondo morale. Dovere e felicità, nella perfezione, si sovrappongono
e coincidono meravigliosamente. La religione, che è
comunione con Dio mediante Gesù Cristo, la religione che stringendo sempre più i vincoli che ci uniscono al Dio d’amore mira a sospingerci sempre più
su, verso la perfezione ; la religione non è, no, monumento d’egoismo, tutt’altro 1 William James ha
calunniata la religione. William James ha torto.
IL
Tuttavia — considerando le cof>e. dal lato pratico — dopo aver detto che il celebre psicologo
americano ha torto, siamo costretti a riprenderci e
a soggiungere Che la sentenza di lui, per un certo
verso, è giusta.
La religione è un mounmeuto d’egoismo. Verissimo, se la si osserva nella pratica di tntt’i giorni.
Quante preghiere salgono al cielo ! E che preghiere son(/ ? Sono generalmente preghiere di richiesta: « Dammi, dammi, dimmi ». Siamo malati^
fu già detto ; e i malati abbisognano di cento cose,
devono ricevere ; ma est modus in rebus : siamo
malati, è vero, ma il Cristo è morto per noi ; Egli
si è accostato al nostro letto, e ci ha preso per la
mano per sollevarci ; siamo ammalati, ma un medico c’è — e qual medico ! — e un rimedio c’è —
e quanto potente ! Non siamo noi simili a quei tali
che godono d’esser malati, e che si inquietano quando
si dice loro : « Mi pare che tu abbia miglior cera
oggi ? » Siamo malati ma in via di guarigione : è
tempo che al periodo dell’egoismo proprio dei malati
subentrino i primi slanci d’amore ; è tempo che alla
preghiera di richiesta si unisca la preghiera di ringraziamento, di lode, di adorazione, di intercessione.
La ricerca della salute è in sè cosa legittima ;
ma può degenerare, e degenera sempre in malati
morali, convertendosi in una cosa del tntto morbosa,
cioè in un’altra malattia morale che si aggiunge a
quella fondamentale di cui eravamo già affetti.
Rileggete le epistole di S. Paolo, rileggete specialmente il capo terzo dell’epistola ai Pilippesi : vi
sentirete in contatto con un’anima sanamente religiosa. « Noi viviamo ne’ cieli » esclama l’Apostolo con quel suo accento entusiastico e sincerissimo « viviamo ne’ cieli, come nella nostra città ».
E che sforzo egli compie ogni giorno, ogni momento, sorretto dal Cristo, il medico celeste, del
quale egli si sente rifluir nel cuore la vita I » Non
sono pervenuto alla perfezione » egli esclama « ma
una cosa fo: dimenticando le cose che son dietro,
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LA LUCE
e distendendomi alle cose che son davanti, proseguo
il corso verso il segno, al palio della suprema vocazione di Dio. in Cristo Gesù 1 »
« Distendendomi !... » Basterebbe questa parola a
fornirci un concetto della religione ben diverso da
quello corrente. Generalmente parlando, la religione in pratica, si, davvero, è quel che dice William James : un monumento di egoismo, un cercare, un cercare, un cercare insaziabilmente per
noi 0 tntt’al più per alcune anime care ; un cercare la felicità immediata per noi e per i nostri.
Che errore madornale ! « Distendendomi » dice
l’Apostolo. Guariti in parte solamente, neppnr convalescenti, dobbiamo fare uno sforzo e uscire, uscire
di noi stessi tendendo alla perfezione !
Vogliamo la felicità per noi e subito. E non sappiamo che la felicità sarà il « premio » da ottenersi
solo un giorno, quando avremo raggiunta la perfezione nell’amor di Dio.
I nostri stessi discorsi trattano per lo più di
felicità egoistica, senza condizione, senza sforzi da
eroi verso la perfezione. Noi abbiamo svisato il
concetto di religione.
Torniamo all’Evangelo ; mostriamo a chi ci ascolta
e a chi ci legge —■ dopo averlo detto e ripetuto
ben bene a noi stessi — che la religione è una
medicina per noi debolissimi e infelicissimi ; ma che
la religione risana, non per renderci felici, ma per
renderci perfetti. Insistiamo sul lato pratico c morale della religione ; facciamo brillare la felicità come
una conseguenza della perfezione : parliamo maggiormente di peccato e di santità ; sentiamo le coscienze, invece di conciliarne il sonno tra i guanciali d’un sentimentalismo interessato ; sfatiamo una
buona volta la sentenza di William James, la quale
in pratica regge purtroppo : e che ciascuno, osservandoci, possa dire : « La religione è un monumento
d’amore, che s’innalza sempre di più verso la perfezione, beata! ».
LA [HIESB E LA SACRA SCRITTURA
Confima del lini. Blaegmii Off.
(Coni. Vedi N. ■precedente).
Vi è un’altra tendenza in materia biblica che si
manifesta fra non pochi credenti. E’ difficile deseri ■
verla perchè non ha caratteri certi e definiti, ma
vari ed ambigui. I fedeli dei quali parlo, credono
ancora in Gesù come all’Incarnato figlio di Dio,
quantunque anche di questo dogma fondamentale
parlino di tal maniera da lasciar dubitare non poco
della loro fede.
Questi tali generalmente non fanno gran caso delle
Scritture. Usano parole dispregiative intorno alla
« ispirazione verbale », che essi dicono impossibile
ed assurda.
Gesù è ancora per loro il gran Rivelatore, anzi
l’ultima rivelazione di Dio, e concedono, che se potessimo possedere le sue parole, senza miscela di
stranieri elementi, noi ci potremmo affidare ad esse
come a guida certissima e sicura.
Le parole di Gesù, dicono, sono la più alta regola di condotta per il tempo e per l’eternità, ma,
soggiungono subito, anche la critica ha i suoi diritti. Perchè non potremo noi mettere i Vangeli
nel crogiuolo e sceverare in essi l’oro dalla scoria,
il vero dal falso, il genuino dall’interpolato, in una
parola le vere parole di Gesù dalle aggiunte posteriori ? Questo processo critico toglie ogni autorità a gran parte della storia sinottica ; ci mostra
che Gesù era ancora un uomo, soggetto a tutte le
idee dei suoi tempi, fallibile e sottoposto all’errore
nella sua cognizione umana, e limitato nei suoi concetti e giudizi.
Questa critica se non risparmia Gesù, bistratta
molto più acremente l’Apostolo Paolo. Egli ha insegnato si, ed è il massimo della Chiesa, ma non bisogna dimenticare che egli era un rabbino e fariseo*
Convien leggerlo quindi con criteri cristiani, non
giudaici e seguirlo solo in quella misura che la no
stra coscienza cristiana ci detta, e nulla più. Sequesti credenti trattano in tal guisa l’albero verde
del Nuovo Testamento, è facile immaginare come
tratteranno l’albero secco del Vecchio Testamento.
Rispetto a quest’ultimo essi accettano generalmente
le teorie più avanzate degli ipercritici, colla conseguenza che ne nutrono pochissima stima e ne fanno
poco 0 niun conto. La sua storia primitiva fino all’èra dei re d’Israele è per loro una faraggine di
miti, di leggende e di romanzetti, nè può chiamarsi
col dignitoso nome di storia. Le leggi del Pentateuco
non furono mai sanzionate da una divina autorità ;
le profezie del Vecchio Testamento furono bensì pronunciate da nomini nei quali albergava lo Spirito di
Dio, ma solo in una misura maggiore di quella che
altri maestri buoni e pii in ogni nazione ed età
hanno mai sempre posseduto.
Per conseguenza, come non erano realmente mandati da Dio, cosi non avevano nessuna autorità
per promulgare i loro messaggi, quasi messaggi
di Dio.
Essi ritengono la parola « ispirazione », ma
questa prende in bocca loro un tale significato che
non rappresenta più nulla. Certo non è il genere
d’ispirazione che i profeti e i dottori del Vecchio
Testamento attribuivano a sè medesimi, nè quella
che Gesù ed i suoi Apostoli ascrissero alle Scritture
da loro riverite e citate.
Posta questa multitndine e confusione di teorie
intorno alla Sacra Scrittura, è egli cosa meravigliosa
che molti cristiani si sentano turbati nel più intimo
delle loro coscienze, che sembri loro che il terreno
solido, granitico, sul quale erano avvezzi appoggiare
i piedi venga a mancar loro di sotto, e che il fondamento della loro fede vacilli e si dilegni ? Quindi
la questione urgente odierna è ; quale posto e quale
valore ha la Sacra Scrittura nella Chiesa dei nostri
giorni ?
Ora io lo confesso francamente ! Se dovessi accettare per vere, giuste ed esatte le conclusioni dell’ipercritica odierna, ben poco resterebbe della Sacra
Scrittura che per me avesse un qualsiasi valore.
Io non posso a meno di deplorare caldamente che
tanti nostri fedeli amici e scrittori cristiani accettino cosi facilmente le conclusioni di una ipercritica,
la quale, alla fin fine é sorta dai vecchi pregiudizi
del razionalismo. Mi pare che, finché durerà questa
bassa stima delle Sacre Scritture, la Chiesa non farà
mai progresso e non otterrà quegli alti fini pei
quali essa fu istituita. Quindi anche asserisco che,
uno dei grandi doveri della Chiesa odierna è di riporre le Sacre Scritture in quell’onore che esse ebbero meritamente in ogni tempo. Non nego i diritti della critica, rispetto alla storia ed alla letteratura biblica ; asserisco la necessità di far capire
agli nomini che la Bibbia racchiude il ricordo divino della volontà di Dio intorno aH’uomo, le ammonizioni e le prescrizioni divine per la salute spirituale dell’anima umana, ricordi, ammonimenti ed
ordini trasmessi a noi per mezzo di uomini ispirati
veracemente da Dio. Ma possiamo noi sostenere efficacemente questa dottrina ? possiamo noi difenderla
contro la critica che pretende di togliere ogni autorità ai documenti antichi della rivelazione divina ?
Io credo che noi lo possiamo, e lo dobbiamo.
(Versione dell’ex Padre Bartoli).
(continua).
RETTIFICA
Nello scorso numero — assente il Direttore — sono
incoisi alcuni errori più del consueto ; tra i quali madornale quello d’aver posta la firma c G. Bartoli »
sotto l’annunzio dell’ opuscolo • Crisi ecclesiastica e
crisi religiosa ». Ne chiediamo scusa al prof. Bartoli.
presidenza del Comitato
rcilangdizzaziofle degli israeliti
Dal 20 corrente, tutta la cor»rispondenza presidenziale deV ^essere diretta in VIA NAZIONALE 107, ROMA.
Raccogliamo qui, per finire, sole testimonianze di
Ebrei a favore del Cristianesimo.
Il prof. Enrico Catellani della R. Università di
Padova scrivevaci, anni sono, a proposito di Sionismo :
* Se la mia famiglia è monogama ; se le mie abitudini si allontanano dall’apatia contemplativa dell’uomo orientale ; se non mi sento più prigioniero
di tutta quella rete di comandi e di divieti rituali,
che sono isolante più insormontabile delle stesse mura
di un ghetto fra l’ebreo ortodosso ed il gentile;
se, nelle idealità dell’arte e della condotta, nel giudizio della storia e nell’indirizzo dell’attività, vivo,
non solo della vita della patria, ma della esistenza
della società civile, nella quale son nato, senza alcuna riserva, senza alcuna reticenza, e senza alcun
sottinteso : da che dipende tutto ciò ? — Da questo
esclusivamente che in me è penetrata tutta la coltura cristiana, tutto l’insegnamento di Cristo : che
sento in me tutto il riflesso dell’anima cristiana.
Cerco le ragioni ultime dei miei sentimenti, cerco i
fondamenti primi della mia coltura, cerco l’ultimo
faro delle mie aspirazioni : e dove li trovo ? In
Cristo 1 E perchè non dovrei riconoscerlo e glorificarlo come il rigeneratore deH’nmanità e la luce del
mondo ? ». Cosi ragionano questi Ebrei, timidi talora e riguardosi come Nicodemo, ma non dotati di
meno fede e di meno candore di lui.
Ma questi Ebrei di nascita, che si sentono cristiani di elezione, e sono i soli disposti ad adorare
Iddio in ispirito e verità, come la divina parola insegna, sono pure ad un tempo i soli che alle aspirazioni del Sionismo non partecipano e non ivorranno partecipare mai. Appunto perchè la loro anima è cristiana,
non possono comprendere la necessità di andare ad dorare Cristo in un paese donde (pur ammettendo la purezza etnografica degli Ebrei d’oggidi) i loro remoti
antenati furono scacciati quasi venti secoli or sono.
E Cristo, essi son disposti ad adorarlo qui, nella
loro attuale, nella loro unica patria, cancellando
anche l’nltima diversità ancora esistente fra loro e
la società europea cui appartengono e vogliono esclusivamente appartenere.
Parlando della condanna di Gesù, un rabbino, Leonardo Léiz, diceva :
« Così mori un nobile figlio d’Israele, una delle
gemme più fulgide dèi diadema di cui i Giudei hanno
incoronata l’umanità. Egli fu grande e degno d’esser
nominato con Mosè il maggior dei suoi fratelli e
degli altri grandi uomini della Casa d’Israele. Il suo
Nome è una potenza di ispirazione fra gli uomini.
La sua bellezza, la sua tenerezza, la sua spiritualità, la sua disposizione al perdono : tutto ciò, fino
ad oggi, costituisce una forza motrice nella società
umana. L’Israelita non può accettare i dommi che
si associano al Nome di Gesù ; ma non può negargli
il suo tributo di ammirazione. L’Israelita non può
riconoscerlo come Dio nè come Figlio di Dio ; ma
lo considera con amore come un Gran Fratello, i
cui doni sono eminenti.
« Per gli afflitti e i depressi d’animo, ebbe sempre
una parola di conforto ; le umane distrette egli abbracciò con simpatia. • Venite a me, o voi che siete
afflitti, e io vi darò riposo ». Pei piangenti ebbe
sempre una parola di consolazione, e per gl’infelici
una parola di speranza. Per coloro che sono stati
tentati, calpestati, respinti o sprezzati, è stato una
fortezza ; dovunque si fa menzione di lui, regnano
la nobiltà virile e la purezza femminile.
« Dove è seguito, lo Spirito suo fa abbondare la
carità e fortifica la speranza. Dove è imitato, lo Spirito suo fa rispettar la donna, rende sacra l’infanzia
e fra crescere il fiore più soave che abbia mai aperte
le sue corolle, il-fior della modestia e della mansuetudine, per profumarne il cuore umano.
« Io non mi stupisco che molti lo adorino come
un Dio ». y.
Il Gomitato francese per la evangelizzazione d’ /sraele, che ha per agente il sig. J. E. Cerisier, manda
, ■'-i': j
3
LA LUCE
ai giornali il seguente Appello, firmato dal sig. G.
Krüger, direttore del Comitato.
« La missione francese agli israeliti, fondata nel
I880 a Parigi, dal pastore G. Krüger ed alcuni amici,
si trova in una situazione finanziaria molto inquietante : la sua attività è paralizzata da un ammanco
di 5000 lire, che compromette il suo avvenire.
« Se quest’ opera è modesta, non se ne può contestare seriamente la utilità. Puossi dimenticare che la
salute viene dai Giudei ? e eh’ essa deve far ritorno
ai Giudei? Puossi disconoscere che dovunque, in Germania, negli Stati Uniti, in Ungheria, in Inghilterra,
dove queste missioni sono fortemente organizzate, si
ottengono bellissimi risultati ? Il co.mpianto Giorgio
Godet, che aveva tanta autorità in queste quistioni, ci
diceva che nel corso del secolo XIX, più di 150,000 israeliti aveano abbracciato il Cristianesimo,
» A Parigi ed a Algieri, l’opera si consolida viepiù,
specialmente fra la gioventù israelita ; i genitori ci
domandano pei figli loro una istruzione cristiana. Più
che mai è il momento di venirci in aiuto.
« Il Comitato prega istantemente gli amici del Regno di Dio di volere, con un dono speciale, aiutarlo
ad uscire dalla crisi presente.
« Come predicherà altri, se non è mandato ? »
8 Consolate, consolate il mio popolo !» Y.
profili di riformafi ifaliani
Baldo Lupetlno
Martire coraggiosissimo dei Vangelo in Venezia
fu Baldo Lupetino, di antica e nobile famiglia. Era
nato verso il 1502 : nel 1533 entrò nell’Ordine dei
Francescani moderati, detti Conventuali, di cui fu
provinciale. Attese alla predicazione, non ebbe paura
di disputare di religione ; perciò provocò sospetti ;
finebè fu denunziato a Venezia l’anno 1541, rinchiuso
nelle carceri, dalle quali non dovea più uscire, dopo
molte tristi vicende. Il suo primo processo destò
rumore fino al di là delle Alpi, e i principi protestanti di Germania scrissero una magnifica lettera
al Senato in favore di Lupetino, ma senza risultato,
poiché venne condannato al carcere, vita durante,
e al pagamento di cento ducati di multa « per l’arsenale di Venezia ». Ma Lupetino in carcere perdurò
nella fede, evangelizzando i suoi compagni disventura. Ques'o diede luogo al secondo processo nel
1547. Magnifica la difesa che fece della propria fede.
Incrollabile nella sua confessione di credente evangelico rispondeva : « Convincetemi per el verbo ,di
Dio ». Il Santo Uffizio sentenziò che il coraggioso
martire avesse ad essere decollato fra le due colonne in piazza S. Marco, poi arso e che le sue ceneri si dovessero gettare nel mare ad honor et
gloria di Jesu Cristo. La sentenza era firmata, fra
gli altri, dal famigerato Monsignor della Casa. Ma il
Doge si oppose alla esecuzione della sentenza che
fu mutata in quella del carcere a vita, « fino a tanto
che si rimettesse delle sue opinioni ». Nel carcere
il Lupetino continuò la sua nobile testimonianza in
favore della verità. Perciò venne iniziato un terzo
processo il 12 settembre 1555. Ma il Lupetino non
venne meno mai ; anzi alla sua verbale difesa a.ssociò quella della penna, e scrisse lettere a gentiluomini e persino al doge, versi latini di plauso ai confessori del vero, e satirici contro i seduttori delle
coscienze, oltre parecchi trattati di maggiore importanza, come quello che intitolò alla duchessa Renata
di Francia (Recava il titolo : Memoria aeterna piissimae et illustri ssimae dacissae Ferrariae, e
costò al suo autore 5 mesi a pane e acqua).
Tutto posero in opera gli inquisitori per indurlo
ad abiurare la sua fede. Ma ogni fatica fu vana. I
giudici decisero di finirla. Il 20 agosto 1556, dopo
quindici anni di ininterrotta prigionia, fu condannato
alla degradazione, e ad essere immerso nel profondo
mare.
Il Ferrai nei shoi Stadi Storici discorrendo del
Lupetino non esita a riconoscere che, « il nostro
eroe è uno dei più incrollabili difensori dei diritti
della coscienza ». E noi altresì diremo col Comba :
« una delle più intrepide sentinelle della Riforma ».
Enfleo lUeynleii
P»qiHE PI STORI»
Cittmuo ni I Valdisi di Fnlisinlin
Il 20 marzo 1488, Cattaneo' ripassava il Monginevra, forse illudendosi di avere spento l’eresia in
Val Chisone. I fratelli de Rame, signori di Freissinière, cercarono invano d’indurre i loro sudditi ad
abiurare. Tre soli aderirono ; gli altri si ritirarono
nelle caverne, cosi caratteristiche delle loro alpestre valli, e si disposero a resistere armata mano.
Cattaneo mosse contro ad essi, la vigilia di' Pasqua, con un migliaio di crociati. Per quattro ore
si lottò accanitamente allo sbocco della caverna che
vaneggia non lungi dalla chiesa di Freissinière ; finalmente i Valdesi mandarono deputati a promettere,
in nome loro, che si sarebbero arresi a discrezione
l’indomani. Cosi fecero infatti. L’ esempio di questi
fu seguito da quelli di Fallons e di Dormillouse,
trincerati in altri luoghi forti alle due estremità
della valle.
Quei miseri schiavi, come li chiama un autore cattolico, furono condotti incatenati, parte a S. Crépin,
parte ad Embrun, ove venne loro imposto una penitenza e l'obbligo di portare una croce gialla sulle
vesti. Quattro però, due uomini e due vecchie donne
giudicati più ostinati, furono impiccati ed arsi, gli
uni ad Embrun, gli altri a Freissinière stessa, dalla
chiesa che ha orrore del sangue !
I fuggitivi furono dichiarati ribelli e banditi, senza
dimenticare la confisca dei loro beni. Fu probabilmente allora che vennero a stanziarsi nelle Valli del
Piemonte varie famiglie di Freissinière, quali a Massello i Giraud, ancora detti per antonomasia i Vaudois, a Bobbio i Baridon, detti Freissiniera. al Villar i Ronx, detti Freissineng, e forse altre ancora.
Una parte si recò altresi fra i Valdesi di Calabria. Quelli rimasti nel paese natio ottennero, come
vedremo, da Luigi XII la revisione della procedura
fatta contro essi e tornarono a professare le credenze avite.
Gioì/. Jalla
La Dottrina Cristiana spiegata al popolo
L’ilscen^ione e la Qlorificaziooe
D. — Avete parlato della risurrezione che è il primo
momento della palingenesi. Dite ora : qudl è il secondo
momento di questa^.
R. — L’Ascensione al Cielo.
D. — Il cielo è desso un luogo ?
E. — Non dobbiamo rappresentarci il cielo come un
luogo sensibile, come un mondo corporeo, come qualche
cosa di simile al mondo attuale. Il cielo è dovunque
si trova Dio.
D. — Nell’Ascensione del Signore non ebbe dunque
luogo una salita sensibile verso quella parte del firmamento che nel linguaggio volgare chiamasi cielo ?
R. — Sì che ebbe luogo, ma non essa costituì l’A
scensione. Essa non fu che un simbolo dell’Ascensione.
D. — Qual è la verità contenuta in quel simbolo,
vale a dire : in che consiste realmente VAscensione ?
E. — L’Ascensione è la cessazione di ogni fenomenalità sensìbile ; è l’elevazione della natura creata alla
più compiuta partecipazione della divinità. Che il Cristo
sia salito al Cielo — dice qui Martensen — significa
ch’egli è entrato in una sfera 0 in uno stato in cui la
sua vita e il suo essere concordano pienamente con la
sua natura.
D. — V’è egli un rapporto tra l’Ascensione di Cristo e la nostra futura .Ascensione ?
R. — Certamente. Gesù disse : « Quando io sarò
levato in su dalla terra, trarrò tutti a me » (Giov.
XII-32). Per attrarre tutti a sè era necessario stabilisse
il suo vero e vivente rapporto con l’umanità. Ora, sebbene questo rapporto fosse . già reale durante la sua
vita terrena — « Io sono la vite, voi siete i tralci
— purtuttavia esso non poteva diventare completo e
perfetto che quando Gesù Cristo avesse superato i limiti
dello spazio e del tempo; ciò che avvenne appunto,
dopo la risurrezione mediante l’Ascensione. Cosi —
poiché dov’è il Capo ivi dev’essere il corpo per formare
con quello un tutto organico — accade che l’ascensione
del Cristo è non solo tipo, ma causa dell’ascensione
nostra, cioè della nostra salita — in anima e corpo —■
negli ordini della perfezione e della gloria.
D. — Enunciate un corollario pratico dell’Ascensione.
R. — Poiché Cristo è salito al Cielo, « cercate le
cose di sopra ». (Col. III. 1). Allargate e nobilitate i
vostri concetti della natura e della vita,-e prestate
orecchio a quelle parole che, senza la rivelazione, non
sarebbero mai salite in cuor d’uomo. E col desiderio,
cogli affetti del cuore, orientatevi verso le cime, e nella
comunione col Cristo asceso al regno della perfezione
rigenerate la fiacca volontà e diventate padroni di voi
stessi.
D, — Qual è il terzo e terminativo momento della
palingenesi ?
E. — La glorificazione.
D. — Con quali parole la Scrittura e il Credo della
Chiesa universale esprimono la compiuta glorificazione di Gesù ?
E. — Con le parole seguenti ; « Siede alla destra
di Dio Padre Onnipotente ». Quest’espressione è metaforica. Ad essa non deve annettersi alcuna idea di
localizzazione topografica, nè alcuna idea di ozio. L’espressione metaforica « la destra di Dio » esprime la
potenza del Padre, e fa eco alle parole di Gesù : « Ogni
potestà mi è data in cielo ed in terra » perciò quell’espressione implica anche l’idea di attività eterna.
D. — Esclusa dall’espressione < la destra di Dio »
ogni idea di localizzazione topografica, quale corol~
lario ne deriva circa l’attuale presenza del Cristo ?
E. — Che il Cristo glorificato, (spirito e corpo spirituale) soprapposto alle categorie terrene dello spazio
e del tempo, è presente dappertutto, perchè la destra
di Dio è dappertutto.
D. — Questa ubiquità del Cristo glorificato s’ha a
confondere con quella del Verbo? O, in altre parole,
la presenza ubiquataria di questa creatura glorificata nella quale il Verbo, cioè il divino, si manifesta
al grado sommo, è essa la medesima cosa che la presenza universale del Verbo stesso, cioè del divino,
nella natura ?
E. — Mai, mai no. Confondere queste due cose (e
molti per inavvertenza lo fanno) è confondere il Creatore con la creatura summo modo ; vale a dire è confondere il Verbo divino (allo stato di forza viva, che
procede da Dio e dà vita al mondo) con la creatura
perfetta in cui il divino si manifesta nella maniera
suprema. Or, siccome questa confusione non è lecita nè
possibile, ne segue che"neanche la presenza universale
del Verbo divino non si ha da confondere con la presenza ubiquitaria del Cristo, individualità glorificata
in un corpo spirituale e glorioso, ma pur sembra individualità limitata.
D. — Esponete la differenza che corre tra la presenza universale del Verbo divino nel creato e la
presenza ubiquitaria del nostro fratello primogenito
glorificato.
R. — Il Verbo divino che —- in Dio — è Dio si
estrinseca come forza viva procedente da Dio nella
creazione dell’universo. « Ogni cosa — dice San Giovanni — è stata fatta per mezzo di esso, e senz’esso
ninna cosa fatta è stata fatta ». Che cosa è dunque la
potenza del verbo divino? E’ la potenza divina creatrice
del mondo. A questa potenza divina creatrice si rannoda la presenza immediata dello stesso Verbo in tutto
il creato. Questa è, insomma, la presenza universale
ma graduale del divino (rannodata alia potenza creatrice) nel cieio, nella terra, neU’aria, nel mare, nel filo
d'erba, neU’animale, nell’ uomo, nel superuomo che è
Gesù Cristo...
Voltiamo pagina, ora. La potenza del nostro fratello
primogenito glorificato (« ogni potestà mi è data in
cielo ed in terra ») non è niente affatto la potenza
creatrice di Dio..., ma è un’altra cosa. Che è ? Ecco ;
E’ la potenza che completa la creazione. Mi spiego :
La creazione è il mondo che viene da Dio quale immagine potenziale di Dio. La palingenesi, invece, è il
mondo che ritorna a Dio quale immagine compiuta e
perfetta ; è in altri termini la vita cosmica che, nel
suo lato imperfetto e caduco, si trasforma in perfetta,
immortale e gloriosa. Questo ritorno a Dio della vita
cosmica resa perfetta s’iniziò nella glorificazione del
Cristo, ma non è compiuta cosi. Essa si continua, e
sarà compiuta alla fine, nella consumazione finale del
mondo glorificato : i nuovi cieli, la nuova terra... La
glorificazione di Cristo (spirito e corpo) è il germe della
glorificazione futura deH’umanità e del mondo (spirito
e materia). Per la solidarietà che avvince questo germe
che è Cristo al re.sto deU’umanìtà e del mondo, a causa
dell’nnità del genere umano e delle natura, di cui Cristo
fa parte, la gloria di questo germe si può irradiare
suU’umanità e sul mondo, e può trasfigurare il tutto a
I somiglianza di sè. Ebbene, il Cristo glorificato intende
a quest’opera; e la potenza che gli è stata data è
4
LA LUCE
appunto la potenza di compiere per le vie della solidarietà questa progressiva opera di trasformazione di
un mondo che è il corpo di cui egli è il capo. Come
vedete, questa è altra cosa dalla potenza divina creatrice. ,
Ora, a questa potenza trasformatrice del mondo che
s’irradia dal Cristo glorificato si riconnette e da essa
ritrae i suoi caratteri, la ubiquità, ossia la presenza
dappertutto dello stesso Cristo glorificato. E siccome
l’opera di penetrazione e di trasformazione del mondo
da parte del Cristo glorificato, nelle sfere della natura
e in quelle della storia, è un’opera di conquista che —
per la resistenza deU’ambiente « sottoposto alla vanità »,
dii*ebbe San Paolo — si compie non immediatamente,
ma a poco a poco, ne segue che auche la onnipresenza
del Cristo glorificato si attua progressivamente Di qui
si scorge — secondo la profonda osservazione di Martensen — la differenza tra la presenza del Verbo creatore nell’universo e quella del Cristo glorificato nello
stesso universo. Quella è la presenza del divino che
ha creato il mondo e lo sostiene, e perciò è la presenza
immediatamente universale della forza creatrice e conservatrice dell’esistente. Questa, invece, è la presenza
di una individualità glorificata, la quale spande attorno
a sè, con forza crescente,. i doni della sua pienezza.
Non è quindi una onnipresenza immediata, ma bensi
una onnipresenza in divenire nelle anime, nella Chiesa,
nel mondo, al di qua della tomba, al di là della tomba,
nel mondo degli spiriti ed in quello dei corpi, fino a
che la gloria del Cristo intero (spirito e corpo) sia
comunicata all’intero mondo, nella sublimazione dello
spirito e nella trasfigurazione della materia in una
stessa gloria suprema. n. i.
Di qua, e di là
In una precedente corrispondenza, abbiamo parlato di
un governatore (quello della Carolina Settentrionale,
U. S. A.) che aveva deciso di consacrare parte del suo
tempo alla predicazione del Vangelo. Ora, eccone un
altro, il signor Hanley, governatore dello Stato dell’Indiana, che comincia una campagna di astinenza
dando, colla sua condotta e colla sua parola, un bell’esempio ed un prezioso incoraggiamento alle Società
antialcooliche.
«
« «
L’ammiraglio Watson, vincitore della fiotta'spagnuola
a Cuba, deputato laico all’ultima Assemblea generale
della Chiesa presbiteriana, racconta il fatto seguente
a proposito della santificazione del giorno del riposo ;
« L’ammiraglio Farragut, uno degli eroi della guerra
di secessione, trovandosi a Boma durante una crociera
nel Mediterraneo, fu invitato ad un ricevimento da un
americano residente nella città dei papi. Farragut fece
rispondere : « Considero come un’offesa che mi si fa,
quando qualcuno m’invita a dei ricevimenti nel giorno
del Signore ». E si astenne dal parteciparvi ».
«
• *
E’ stata fondata, un anno fa, negli Stati Uniti, una
nuova Lega per incoraggiare lo stabilimento del culto
di famiglia. Essa è chiamata la < Lega dell’Altare domestico » e n’è fondatore l’evangelista W. E. Biederwolf. La nuova Associazione rispónde cosi bene ad
un bisogno reale che, da ogni parte, vengono richieste
di cartoline d’impegno colle quali i membri promettono
di far quant’è in loro per avere il culto domestico nelle
loro famiglie. Un pastore scrive a questo proposito :
« La nuova Lega si estenderà a tutte le chiese americane, come avvenne della Società di Attività Cristiana ». Un altro dice : « Son debitore di un vero
risveglio nella mia chiesa alle persone che han dato origine alla Lega. Son persuaso che molti problemi che
preoccupano le nostre chiese verranno risolti coltivando
cosi la vita religiosa nella casa ».
•
• •
Sir Andrew Fraces, governatore del Bengala, rende
alle Missioni una bella testimonianza : < Sono stato per
ragione di servizio, in due province dell’India, e in tutt’e due ho conosciuto da vicino i missionari. Ho poi visitato tutta l’India ed ovunque mi sono imbattuto nei
mi ssionari. E posso dire con ogni coscienza e con piena
conoscenza di causa che l’opera loro è la più bella, più
utile e benedetta che ci sia. L’avvenire delle Missioni
fra i pagani è assicurato, e di ciò ogni lode va data
a Dio ».
«
• •
Un’altra testimonianza resa alle Missioni è quella del
signor Fairbanks, vice-presidente degli Stati Uniti nel
l’ultima Amministrazione Roosevelt. Egli visitò la Corea
per studiarne le condizioni politiche e sociali, e cosi
si esprime ; « Lo stato politico, e sociale e industriale
della Corea continua a migliorare. Cominciò col protettorato giapponese e colla direzione del marchese Ito
che vi ha impiantato delle eccellenti scuole di medicina, di legge e di agricoltura. I missionari cooperano
efficacemente alla redenzione dei Coreani, che si convertono a migliaia ».
%
• •
Il governatore della Nuova Guinea dice nell’ ultimo
suo rapporto : « Mi preme di dichiarare che il viaggiatore è più sicuro in questa lontana colonia che
non in certi quartieri di molte città europee. E questo
è, in gran parte, il risultato dell’opera missionaria. E’
dunque immenso il debito che il Governo ha verso quegli
antesignani della civiltà ».
«
* «
Un corrispondente del « Giornale d’Italia » riferisce
un brano di un discorso tenuto dall’ex-presidente Roosevelt a Kijabe, ospite dei missionari americani ;
« Benché l’Africa sia il paese dei negri, molte sue
parti possono diveutare regioni pei bianchi ; e colà si
dovrebbero stabilire popolazioni europee numerose e laboriose. I bianchi dovrebbero venire in aiuto dei negri,
insegnando loro a redimersi da se stessi, cioè ammaestrandoli nei mestieri, con i quali potranno vivere. I
missionari, che fanno l’opera più utile, son quelli che si
dedicano all’istruzione agricola ed industriale. I bianchi
devono sopra tutto esser giusti verso i negri, poiché
nessuna gente può vivere felice opprimendone un’altra.
Una medesima legge è applicabile cosi ai popoli come
agli individui. L’uomo che cerca elevare gli altri uomini eleva sè stesso. Desidero sopra tutto vedere i
funzionari, i missionari e i coloni proseguire concordi,
bandire ogni meschino spirito di gelosia e dimenticare le disuguaglianze, i pregiudizi di stirpe e di religione ».
*
• •
In un’adunanza tenuta a Melbourne, Australia, il
celebre evangelista I. W. Chapman, che si astiene regolarmente dal polemizzare con la chiesa romana, disse
« Desidero fare, sulla mia propria responsabilità, questa
dichiarazinne ; « Avendo studiato le condizioni politicoreligiose di questo paese, le trovo su per giù come quelle
americane; ed osservo che esso è minacciato dal medesimo
pericolo di cui siamo minacciati in America. La chiesa
papale dà prova di somma arroganza penetrando nelle
nostre scuole pubbliche, dove i miei figli vengono educati, e cercando di farne bandire la Bibbia come se questa
fosse un libro pericoloso ». Queste parole furono accolte
con applausi dal numeroso uditorio e con grida : « Bravo !
E’ vero! ci dica tutto il pensier suo in proposito! ».
«
* *
L’Assemblea generale della Chiesa presbiteriana, rau‘
nata nell’ultimo maggio, accettò i servizi del signor
Luigi Meyer qual soprintendente dell’evangelizzazione
degli Ebrei nella repubblica americana. Il signor Meyer
è un’Israelita tedesco che ha fatto i suoi studi di me.
dicina nelle Università di Berlino, Marburgo, Wurzbnrgo
e Halle. Trasferitosi a Concinnati, vi si convertì a Cristo,
fu consacrato al sacro Ministerio evangelico nel 1898
e lavorò parecchi anni in seno al suo popolo. Ed ora>
dopo un’accurata preparazione ed un’esperienza benedetta, egli entra più effettivamente che mai al servizio
del Maestro.
*
« •
Dal Seminario preshiteriano tedesco di Dubuque, Jowa,
sono usciti, neU’anuo, due giovani boemi che vi si sono
preparati al Ministerio, i signori Giuseppe Sesnlka e
Jaroslav Kucera. Il primo lavorerà fra i suoi connazionali nello Stato dell’Jowa, l’altro nel Dakota meridionale. Il signor Kucera aveva compiuto il suo triennio
di teologia a Vienna ; poi, partito per l’America, volle
continuare gli studi in una Facoltà americana.
L’opera fra i Boemi è promettente, ed un’altra chiesa
del Dakota, di cui è pastore il signor Franco Junek,
riceveva ultimamente undici nuovi membri.
Corre nella stampa degli Stati Uniti questo detto di
un pastore italiano di quel paese : « In una colonia
di 9000 anime vi si trova una sola chiesa cattolica romana. In genere, gli immigrati italiani non prendono
un grande interesse alla chiesa papale ».
*
« •
Intanto nuove Missioni italiane si vanno formando
in ogni Stato dell’Unione Americana. Gli ultimi giornali ci parlano di un’opera d’evangelizzazione condotta
nella penisola settentrionale del Michigan, tra il lago
dello stesso nome e il lago Superiore.
La penisola si può dividere in due regioni : la regione del ferro e la regione del rame. Gli Italiani vi
si recano in gran numero, non già i Meridionali, ma i
Piemontesi ed i Lombardi, i quali sembrano i più accessibili all’Evangelo.
Nella regione del ferro e più propriamente ad Iron
Mountain ed a Vulcan era stata, anni sono, inaugurata
una Missione dal dott. Teofilo Gay e dal signor F. Grill.
Disgraziatamente una crisi mineraria aveva cagionato
la partenza e lo sbandamento degli Italiani ed il pastore valdese, cui non erano mancati incoraggiamenti,
aveva dovuto cercare un altro campo di lavoro.
Ora leggiamo di un nuovo tentativo, e questo nella
regione del rame, con centro a Houghton e dintorni,
dove abbondano i nostri connazionali come pure altri
immigrati europei (6000 Italiani, 6000 Austriaci ed Ungheresi, 2000 Polacchi e 10000 Finlandesi). A dirigere
la Missione fra i Polacchi tedeschi è stato chiamato il
signor W. Kovaliek e fra gl’italiani il signor Eugenio
De Luca.
Ultimamente è stata pure inaugurata una chiesa per
uso dei riformati ungheresi.
*
« *
Un piccolo bambino portava nelle sue braccia un coniglio che gli era molto caro. Avvenne che, ad un tratto,
l’animale spiccò un salto e prese la fuga attraverso i
campi. Il bambino si mise ad inseguirlo ; ma tutto fu
inutile, il coniglio non fu più visto. Quando, tutto trafelato, il poveretto s’accorse che non c’era più speranza di riavere il suo « cucco » e che le lagrime
gli spuntavano sul ciglio, gli gridò dietro, indispettito :
« Vai ! vai ! scappa finché vuoi ; non sei poi un gran
buon coniglio ! ».
La Chiesa romana comincia a dire ciò che disse quel
bambino a proposito di un ex-prete, ex-gesuita, ex.
redattore della « Civiltà Cattolica » di Roma, il professore Giorgio Bartoli che ha lasciato il papismo per
unirsi alla Chiesa Valdese. Era un campione del Cattolicismo romano ; ma ora, state sicuri che non sarà
più un buon..... coniglio ! cioè neppure un buon cri
stiano.
Sarà calunniato e chiamato una nullità. — Sentiamo che verrà, quanto prima, in America ; ma se si
attenterà a dar conferenze in questo libero paese (!),
sarà dai fedeli (!) trattato come tanti altri ex sacerdoti
romani.^ „.
(Da r « Herald and Presbyter ».)
Il prof. Bartoli è dunque avvisato ! ! !
G. d. P.
QüardaDdo attorno
»
(Noterelle e Spigolature)
Il Corriere della Sera prende spesso dei granchietti
abbastanza carini. 0 non ha scambiato nel suo numero
243 r « Agenzia di collocamento dell’Amica delle giovinette » di Milano per un educandato femminile in
piena regola ? Ah come la grossa satira del Corriere
si sbizzarrisce volentieri a dritto e a rovescio quando
si tratta di opere che non hanno l’aristocratico cachet
del clericalismo ! Se non che burlarsi dell’ opera del1’ « Amica delle giovinette, », a questi lumi di luna,
non è soltanto indizio di cattivo gusto e di ingenua
od ignorante codineria. Quest’opera ài protezione della
giovane è talmente conosciuta e benemerita all’estero
ed anche nella nostra pènisola, là dove regnano il
buon senso e l’amore del bene, che il Corriere, prendendola in burletta, ci fa, diciamolo pure, una ben
magra figura anche dal punto di vista delia morale.
In quanto al fatto di cui si occupa il Corriere, è un
fatto che può accadere tanto all’Agenzia di collocamento c detta l’Amica delle giovinette » quanto ad una
qualunque delle agenzie di collocamento di più aristocratico cachet clericale.
*
• «
Da una lettera di Don Romolo Murri ai suoi elettori stralciamo le seguenti linee :
< A parer mio la religiosità é un momento necessario dello spirito che giunge a coscienza di sè, è il momento nel quale la coscienza pone a sè stessa gli ideali
e le ragioni supreme della vita, alle quali la scienza
e la dialettica non giungono. E la democrazia, contrariamente alla concezione marxistica e materialistica, in
genere, è per me, innanzi tutto, fatto dello spirito e
della coscienza, la quale acquista consapevolezza delle
comuni idealità umane, e sente il bisogno morale di
realizzarsi in atti ed in aspirazioni le quali valgano
per sè medesime, e non solo per l’utile che ne viene
ai singoli.
« Quanto sia il valore sociale delle credenze religiose, queste non riguardano chele coscienze indivi-
5
LA LUCE
due, nel sacrario della loro intimità, e lo Stato moderno non può che vietarsi rigorosamente di offen
derle e di violarle, o di offenderne e di violarne al"
cune a favore di altre, e deve esser quindi rigorosamente laico. Anzi, esse credenze sono tali, per natura
loro, che solo riconquistatee possedute con uno sforzo
personale dànno i loro frutti buoni; impostee falsate
non ne dànno che di cattivi ».
*
• •
Plaudiamo alle generose parole del Giornale d’Italia
colle quali si apre una campagna per salvare i minorenni dalla corruzione.
Plaudiamo al coraggio col quale esso ricorda ai nostri legislatori il Ghildren Act della legislazione inglese, che è « monumento di sapienza civile ; poiché
la legge si china sul fanciullo sin da quando è in
fasce e lo vigila, lo segue, l'accompagna fino alla virilità ».
E plaudiamo poi con tutto il cuore all’opera veramente evangelica che il giudice istruttore Raffaele
Majetti compie in Roma fra i minorenni delinquenti,
con costanza e abnegazione tali che troverebbero incoraggiamento ed aiuto morale e materiale in qualunque paese civile, ma che lasciano pur troppo fino
ad ora indifferenti o quasi i nostri poveri concittadini,
« in tutt’altre faccende affaccendati ».
*
• »
Il congresso cattolico Umbro si è chiuso con queste
parole deh Vescovo di Gubbio:
« Il Vescovo di Assisi raccomandava questa mattina
che nulla venisse a turbare l’armonia del Convegno ;
ebbene oggi siamo stati Cor unum et anima w«a. Auguro che l’Umbria sia verde anche per i copiosi frutti
dell’azione cattolica. —- Ho letto, poco fa — esclama —
in un muro questa iscrizione : « I cattolici si uniscono
per tornare sotto il giogo ». Ebbene noi abbiamo, è
vero, un giogo, sì, ma dolce e leggero, perchè è il giogo
di Cristo ».
Nobili parole queste ultime !
Ma... « si forma il corteo che con i labari spiegati
si reca alla Basilica di S. Francesco a depositare un
votivo cuore di argento ».
Dunque è il giogo di Cristo o di S. Francesco ? E
■quando mai Cristo ha insegnato di portar nelle Chiese
dei cuori votivi d’argento ?
*
Don Romolo Murri, interpellato da un corrispondente del Giornale d’Italia, ha proferite tra 1^ altre
queste parole, che meritano una riproduzione :
« — Le feste del 1911 non debbono essere una ipocrisia ed è sciocco celebrare la proclamazione di Roma
capitale d’Italia quando a Roma c’è ancora — sorretto
da una falsa interpretazione delle esigenze e dei diritti della società religiosa — un minuscolo regno del
papa, nel quale lo Stato italiano non si riconosce il
diritto di entrare e che è fuori dalle leggi civili del
paese : minuscolo regno, ma compendio di un mondo
di preoccupazioni del clericalismo papale per ragioni
tutt’altro che religiose. La questione romana — lo dicono tutti i giorni i clericali — è ancora aperta e le
coscienze sinceramente religiose desiderano esse, più
intensamente che non facciano gli anticlericali, di vedere la Chiesa liberata da quest’ultimo, ma pure pesantissimo resto di un antico dominio rovinoso. L’anticlericalismo italiano non ha un programma. Se dovesse averlo positivo e serio, parecchi, e fra gli altri
qualcuno che si inalbera avanti a una sottana nera,
ma che non disdegna, sembra, la sottana rossa o paonazza, si allarmerebbero. Nessun anticlericale vecchia
maniera ha detto che cosa si dovrebbe fare delle chiese,
dei beni di altri enti ecclesiastici conservati, nessuno
ha mostrato di sapere che il probleina delle Congregazioni religiose è, oltre che un problema di legittima difesa dello Stato da molte insidie e pericoli, un
problema di libertà di associazione e che questo ne
fa appunto la gravità ».
*
4: 4!
Secondo un collaboratore del « Jewlsh World » gli
anni di cui parla l’Antico T. non sarebbero che anni
di cinque mesi lunari e perfino di un solo mese. Ecco
qui un riassunto delle idee espresse da detto collaboratore, riassunto che caviamo dal Corriere della Sera.
« La scoperta è dovuta ad un collaboratore del foglio inglese il quale s’è appassionatamente occupato
di risolvere il problema delle enormi età dei patriarchi. Bisogna ammetttere, egli dice, che nei tempi remoti si prendeva come misura di tempo la luna. Il
numerare per lune poi cominciò a divenire ben presto noioso, ed apparve necessaria una divisione del
tempo in spazi maggiori. Secondo una teoria i primi
« anni » furono di cinque mesi : tanti mesi occorrevano a formare un’unità, quante le dita di una mano.
Per lungo tempo prima però fu il mese lunare che
valse come unica misura del tempo ; esso durava 29
giorni e mezzo. Di conseguenza i 930 anni della vita
di Adamo si riducono a soli 75 e un quarto, e Matu-'
aalemme, la cui spaventosa età è divenuta proverbiale,
deve essere morto non a 939, come dice la Bibbia
ma a soli 78 e tre quarti ! Le parole del salmista confermerebbero del resto questa tesi : esse dicono che
« la vita dell’uomo vale settant’anni ». L’altro computo
degli « anni », quello dei cinque mesi, è da ricercarsi
nelle età bibliche di Abramo e Isacco ; ammettendo
che a quel tempo cinque mesi formassero un anno, i
175 anni di Abramo non sarebbero che 72, e i 180 di
Isacco soltanto 74... »
Facciam solo notare che quel t come dice la Bibbia »
è fuor di luogo. La Bibbia parla di 969 anni ; ebbene,
si trattava di stabilire la durata di questi anni, ecco
tutto. Non c’ è contraddizione dunque tra quel che
dice la Bibbia e ì dati di questa nuova scoperta, che
potrebbe anche esser vera.
Il Sinodo
(Continuazione vedi num. prec.)
Martedì, 7 settembre.
Il Sinodo spedisce un telegramma al Ee.
Il pastore Enrico Tron legge la controrelazione su
l’operato della Tavola. Segue la consueta discussione ;
i cui punti meritevoli d’essere riferiti ai nostri Lettori sono i seguenti: 1) Le amministrazioni riunite
diano opera efficace ad aumentare lo stipendio degli
operai, chè la vita ormai in tutta Italia s’è fatta d’una
carezza straordinaria. 2) Si pensi a provveder di pastori i Valdesi dispersi in America nella provincia di
Santa Fè e nel Chaco.
L’istruzione primaria e l’istruzione secondaria attirano a lungo l’attenzione del Sinodo.
La sera, nel teatro Marchina, gremito dentro e...
fuori, conferenza chiara e attraente dell’ex padre Bartoli.
Mercoledì.
Il prof. Mario Falchi legge la controrelazione su l’operato d’evangelizzazione.
Si esprime il desiderio che la Luce dia maggiori notizie delle nostre chiese. E noi speriamo che i signori
pastori, evangelisti ed insegnanti vorranno tener conto
di questo desiderio del Sinodo, inviandoci spesso notizie ricche di fatti, ma espresse con brevità di stile.
Tra la commozione generale, si parla di Messina e
di quella nostra numerosa chiesa decimata dal terremoto. Si è ottenuto dal Governo un’area, per costruirvi
un tempio in legno, dono dei nostri generosi fratelli
della Norvegia.
La seconda chiesa di Milano (Via dei Fabbri, pastore
Damiano Borgia) la quale nel decorso anno ecclesiastico ha visto sorgere un bel tempietto, riceve' affettuose congratulazioni da l’assemblea sinodale.
Ci si congratula anche col pastore di Lugano, signor
Calvino, ch’è tra noi, guarito, dopo esser passato per
una grave malattia.
Rispetto alla qulstione di Pisa, ove era stata eletta
una diaconessa, vien cassatala deliberazione della conferenza toscana che aveva cassata l’elezione ; ma si invita il Seggio a eleggere apposita commissione, che
studi il problema : se una donna possa far parte d’un
consiglio di chiesa.
Segue la lettura della controrelazione su le opere
pie. Relatore sig. Pietro Giraud. La sera, attraente radunanza nella sala del Sinodo. Il missionario Adolfo
dalla e il pastore anglicano Webb Peploe, presidente
del Comitato Valdese di Londra, dànno, piacevoli notizie intorno al campo delle Missioni.
Giovedì.
Lettura della controrelazione su la Facoltà di teologia di Firenze. Relatore sig. Enrico Tron.
Tanto alla controrelazione, già accennata, su le opere
pie, quanto a quest’ultima controrelazione segue un’importante discussione, non atta tnttavia a attirar l’attenzione dei nostri Lettori. Perciò passiamo oltre.
Alle 10 j— come di consueto — si odono i messaggi
dei delegati esteri; i quali, quest’anno, non sono molti.
Un pastore anglicano, il signor Weeb Peploe, che abbiamo già nominato, rappresentante della Chiesa anglicana d’Inghilterra presso il Sinodo ; il fedele amico
pastore Donald Miller di Genova, che rappresenta la
Chiesa Unita di Scozia e che parla nn italiano corretto
da far invidia a tanti italiani ; na delegato della chiesa
Presbiteriana inglese ; un pastore americano ; l’ottantenne pastore Giorgio Appia di Parigi, e il nostro caro
amico Adolfo dalla missionario allo Zambesi.
Come riassumere i discorsi,? — Un’idea espressa dal
delegato della Chiesa Presbiteriana ci colpisce particolarmente. I socialisti britannici — egli dice — non
sono atei, tutt’ altro, e si occupano di antialcoolismo,
di scuole domenicali ecc.
A tutti gli applauditi oratori risponde applaudito il
presidente, sig. Ernesto Giampiccoli.
La sera di giovedì, nella stessa sala del Sinodo il
sig. Janni proferisce la conferenza su la Riforma già
tenuta a Sanremo e di cui il « Pensiero di Sanremo »
ha parlato, elogiandola, come i nostri Lettori ricordano.
Venerdì.
Una sequela di proposte, poco discusse e facilmente
accettate. E poi, nel pomeriggio, le elezioni ; le quali
dànno i seguenti risultati :
Tavola : Moderatore pastore B. Léger ; vicemoderatore Comm. Dr. C. A. Tron; segretario cav. Dr. T.
Gay ; membri laici ; G. D. Cougn ; E. Eostan.
Gomitato : Presidente : pastore A. Muston ; membri
pastori : G. Tron, F. Eostan, B. Revel, L. Rostagno, G.
D. Buffa ; membro laico : ingegner Miegge.
Opere pie : Prof. G. Ribetti, cav. prof. G. Maggiore,
D. Revel.
Tra le commissioni elette dal Sinodo o dal suo seggio, ricorderemo quella che dovrà attendere alla compilazione d’un mannaie d’istruzione religiosa. E’ costituita di tre persone i prof. Dr. E. Bosio, pastore U. Janni
e Dr. G. Grilli.
Due telegrammi pervengono al Sinodo. L’uno lieto,
dal Ee ; l’altro tristissimo. Il nostro prof, di teologia
Dr. Enrico Bosio ha perduta la sua ottima consorte,
signora Margherita nata Richard. A lui e ai suoi le
più affettuose condoglianze dal fondo del cuore commosso e simpatizzante.
La qnistione dell’Amministrazione unica sarà studiata
da una commissione di cinque membri.
Di altre proposte, di altre relazioni, come pure della
seduta della Società storica valdese, a quest’altro numero per assoluta mancanza di spazio.
Kella Penisola e nelle Jsole
Roma.
Da la relazione annua della Chiesa di Roma (Via
Nazionale 106) togliamo quanto appresso;
« Quindici sono i membri di altre chiese della penisola che, traslocati a Roma, s’unirono per certificato
alla nostra congregazione ; quindici altresi i nuovi ammessi, per professione di fede, alla Comunione. Di
questi ultimi, sei sono giovani e giovinette nati e cresciuti in famìglie evangeliche ; e gli altri nove adulti
che sono usciti dal romanismo, avendo trovato nella
nostra chiesa un ambiente spirituale rispondente ai
bisogni della loro anima cristiana.
Abbiamo avuto bellissime assemblee in circostanze
speciali, sia alla mattina che alla sera della Domenica.
I culti del pomeriggio furono di solito presieduti dall’evangelista Arturo Mingardi. Durante circa due mesi
fu tenuta una serie di conferenze dal prof. Giorgio
Bartoli, che ha parlato sempre dinanzi ad un uditorio
affollatissimo che gremiva il Tempio. Con animo grato
il Consiglio ricorda il benefico suo soggiorno tra noi
e si augura di potere spesso nell’avvenire, dare a nome
della Chiesa il « benvenuto » al valoroso conferenziere ;
frattanto siamo stati lieti d’iscriverlo nei registri di
questa congregazione, a cui il prof. Bartoli ha espresso
il desiderio di appartenere perchè in essa, ci scrive
egli, « ho potuto per la prima volta predicare la Parola
Dio in libertà e carità ».
La Maddalena
Una gentile cerimonia fu compinta nella nostra chiesa
della Maddalena, la mattina della domenica 29 agosto.
Si trattava del battesimo d’una graziosissima bimba,
nipote; del nostro evangelista sig. Clerico.
La nostra gentil sorella, signora Andolfi, volle preparare per la circostanza due bellissimi cori per fanciulli della Scuola domenicale, e quei cari bimbi li
cantarono con amore ed entusiasmo.
La cerimonia, nella semplicità della nostra sala di
culto, riuscì commovente.
Sul biondo capo della piccola Uosa scenda la benedizione del Signore, augurata e invocata da tutta la
chiesa.
Molti, nel numeroso pubblico, che non avevano mai
conosciuta la nostra fede, intesero per la prima volta
qual sia il significato del battesimo cristiano evangelico.
Profonda commozione in tutti i presenti. Lax.
DairUniversità alle Nozze.
La figlia del nostro pastore di Como, Carmen Silva,
inscritta alle Facoltà di letteratura italiana e tedesca
neU’Accademia scientifico-letteraria di Milano, é passata,
il primo settembre, a nozze coll’ingegnere Charles
Auguste Clottu di Cornaux. 11 matrimonio civile fu
6
6
LA LUCE
fatto a Chiasso; il religioso nel Tempio della Chiesa
Valdese a Como. Per la benedizione nuziale venne appositamente da Neuchâtel, insieme colla famiglia, il
Pastore Emile Dumont, professore di Teologia neH’Università di Neuchâtel. La cerimonia si fece in francese
e il discorso di circostanza, tenuto dal detto professore,
fu uno di quei discorsi che, per la conoscenza del cuore
umano e per la praticità dei consigli, lasciano profonda
traccia non solo nella mente, ma anche nel cuore di
chi ebbe il bene di ascoltarlo.
Gli sposi e le due famiglie Silva e Clottn pòrgono,
per mezzo nostro, vivi ringraziamenti al Pastore Dumont, alla sua famiglia e a tutti coloro che in un modo
0 nell’altro, con lettere, poesie, telegrafimi, fiori, doni
e colla loro presenza, vollero testimoniare la loro amicizia e il loro affetto cristiano; ma soprattutto sentono
il dovere di ringraziare pubblicamente il Cav. Montandon e la sua gentile Signora per tutto quello che hanno
fatto in questa occasione, onde il matrimonio riuscisse
non solo una lieta fèsta, ma anche una testimonianza
evangelica nelle città di Chiasso e di Como.
Lode e gloria a Dio, e un fervido augurio di felicità
accompagni gli sposi ! X. X.
Buona, usanza
6. S. di Como per l’evangelizzazioiie (in occasione
del matrimonio della propria figlia). L. IO
Salice piangente
Sabato scorso, 11 settembre, alle ore 9 1J2, nel Cimitero Evangelico degli Allori, in Firenze, ebbe luogo
la tumulazione della signora Margherita Bosio, nata
Richard, consorte al decano prof. Enrico Bosio, della
Scuola Valdese di Teologia, spirata nella pace del Signore, dopo lunga malattia, il 9 settembre, alle ore
11 li2.
Non era da aspettarsi, in questa stagione, un grande
concorso alla mesta funzione ; ma diversi fratelli, e più
numerose sorelle ci tennero a dimostrare al prof. Bosio ed
ai figli suoi la loro simpatia profonda, nel lutto da cui
sono stati colpiti. Il signor Giov. Rochat, pastore della
Chiesa dell’Oratorio, presiedette la cerimonia religiosa,
porgendo all’afflitta famiglia le consolazioni del Vangelo.
Egli ed il signor Bart. Pons ricordarono le virtù
elette della defunta, che lascia dietro di sè un luminoso esempio.
Vi sono, fu osservato, delle morti che ci lasciano
contristati, e che ridestano in noi il pauroso problema
dell’al di là ; e vi sono delle morti che ci lasciano consolati, che ci aprono dinanzi, lieta e luminosa, la vita
di oltretomba, e che raffermano la nostra fede in Colui
che vinse la morte !
La dipartita della signora Bosio è di quest’ultime !
La malattia lunga ed affannosa, che ne trasse il corpo
alla tomba, nulla potè sull’anima di lei, che se ne stette
salda nella fede del Figliuol di Dio, il quale l’amò e
diede Sè stesso per lei. Ed essa alla fede tranquilla di
Maria seppe congiunger l’attivo servizio di Marta !
Dopo una preghiera del sig. C. Zanini, decano dei
pastori evangelici di Firenze, la salma della. cara defunta fu condotta alla tomba, dove ebbe compimento
la mesta funzione.
Piaccia ora al Signore di colmare colla divina presenza dello Spirito Consolatore il gran vuoto fatto nella
famiglia del nostro Fratello, ed esser largo di conforto
ai loro cuori addogliati. Y.
OLTRE LE rtLFI E I fWlRI »
Svizzera
Abbiam letto nella « Semaine Religieuse » :
« Domenica, 29 agosto, una cinquantina di Valdesi
del Piemonte, domiciliati a Ginevra, s’imbarcarono per
Nyon. Quivi incontrarono compatrioti e amici, coi quali
avevano a celebrare la festa familiare, che li raduna
ogni anno a Prangins, intorno al monumento del « glorioso rimpatrio ».
— Nel comune di Killwangen (presso Zurigo) c’è
un frutteto folto d’alberi, che appartiene a. tutti.
Quando un cittadino nasce, il Municipio fa piantare un
nuovo alberello, che sarà proprietà del neonato.
— Il Gran Consiglio del Cantone di Vaud ha ag
giunto al Codice Penale un energico articolo contro la
letteratura immorale.
— A Fleurier,il pastore Parel ha costituito un’associazione di studi sociali per combattere il socialismo
anticristiano.
— L’Unione femminile socialista di Zurigo sta per
fondare una scuola domenicale.
Francia
Grenoble. — Non è ben certo che Cook abbia scoperto il Polo Nord, è ben certo però che il dott. cav.
Teofilo Gay non ha scoperto il manoscritto valdese che
si conserva a Grenoble. Il dott. Gay, nella seduta della
Società di Storia Valdese, tenutasi durante il nostro
Sinodo a Torrepellice, ha svelato l’equivoco in cui un
giornale francese è caduto, attribuendo a lui la scoperta.
Eppure la notizia ha già fatto strada ed è riportata
anche da la consorella spagnola « La Luz ». La rettifica del nostro egregio collaboratore non poteva dunque
essere più opportuna.
Parigi. — Le « Christiauisme au XX Siècle » ha
un articolo di A. Valez, sul nostro tanto rimpianto missionario Teodoro Fuhrmann.
Coppet. — Paolo Loyson, figlio del famoso padre
Giacinto, in una lettera alla « Semaine Eeiigieuse »,
datata da Coppet, dice — tra le altre cose — che
l’abate Mugnier, che condusse alla fede cattolica romana
Huysmans e Coppée, tenta da due anni di accalappiare
anche il padre Giacinto !
Tamaris-les-Alais. — Il 19 corrente si inaugura un
nuovo tempio cristiano evangelico.
Germania
Il dott. Strauss ha tenuto in 50 luoghi diversi conferenze d’apologetica, innanzi a numerossimi uditorii,
sui temi : La natura e Dio. — Uomo e scimmia. —
La nuova teoria dello sviluppo. — L’albero genealogico
dell’uomo. — Caso o azione spirituale.
Olanda
Per decreto del ministro della guerra, nelle caserme
— prima e dopo del pasto — si avranno alcuni minuti di silenzio, perchè chi voglia possa far una tacita
preghiera.
Fortogallo
Un venditore di Bibbie è stato catturato e i suoi
libri confiscati. La Corte d’Appello di Lisbona ha riformata la sentenza del Tribunale, affermando cne le
Bibbie... protestanti non contengono nè una frase nè
una parola che non siano anche nella Bibbia cattolica
In un altro luogo — narra la « Vie Nouvelle » — un
prete è stato condannato a 35 giorni di carcere per
aver strappate Bibbie a un venditore e per averle bruciate. — Un altro prete raccomanda la Bibbia come il
miglior libro del mondo.
Inghilterra
Il pastora Hutchinson di Blurton, una delle passate
domeniche, salì in pulpito con le proprie gambe e predicò innanzi a una numerosissima assemblea. Era quello
il primo sermone ch’egli predicava dopo esser entrato
nel suo centesim’anno 1
— E’ morto a Newport (isola di Wight), all’età di
84 anni, Alberto Midlane, poeta e innografo cristiano
tra i maggiori. « I suoi 300 inni », scrive 1’ « Echo
de la Vérité », « hanno profondamente commosso l’anima
inglese e milioni d’ uomini li hanno uditi alla Scuola
Domenicale o nel santuario domestico, fin da la loro infanzia ; sono cantici semplici, vivaci, commoventi, che
s’imprimono indelebilmente nella memoria. Il più celebre di questi cantici (Voi avete un amico, bambini
miei, oltre l’azzurro cielo) è in ogni cuore inglese ».
Stati Uniti
(Dal Boston Evening Transcript). — Sulla tomba di
Moody fu tenuto un servizio religioso nel quale furono
cantati i suoi inni favoriti, mentre la luce del tramonto
illuminava la bella valle del Connecticut che egli
tanto amava. Presiedeva il più giovane dei suoi figli
Paolo Moody, e oratóre fu il pastore sig. Alberto Clot
di Girgenti. Il sig. Clot parlò dell’ opera valdese in
America ed in Italia. Come rappresentante della sua
Chiesa presso le Chiese d’America, egli lavora ad interessarle alla missione che i Valdesi vanno compiendo
in Italia e fra gli Italiani del Nord-America. Per mezzo
suo sono state fondate negli Stati Uniti tre nuove
Chiese sostenute dai Valdesi. Il sig. Clot nel suo discorso sulla tomba del grande Moody diede ampie notizie
delle opere italiane della sua Chiesa, le quali interessarono moltissimo gli uditori. T. 8. C.
Canadá.
Si è celebrato il centenario della nascita del famoso
Padre Chiniquy, che — convertitosi all’Evangelo —
avrebbe, durante la sua nobile vita cristiana, condotto
alla fede 25000 dei suoi concittadini cattolici romani.
Egli era noto anche in Italia pel libro « La donna, il
prete e il confessionario » (e non « confessionale », come
si contìnua a scrivere spropositando).
Turchia
A Salonicco (cioè Tessalonica) v’è una Società di
attività cristiana, piena di vita, la quale comprende
37 membri.
Cina
Le Unioni della Gioventù cristiana comprendono presentemente 4007 soci, cioè a dire 387 più che lo scorso
anno.
— Nel Nord della Cina una campana suona giorno
e notte da un secolo.
Che delizia !
Giappone
Secondo un recente censimento, a Tokio vi sarebbe
un cristiano per 121 abitante. Ma 1’ influenza che i
cristiani esercitano — dice la Las — è maggiore ;
cosi nella Camera dei deputati c’è un cristiano per 30,
e tra il ceto insegnante i cristiani costituiscono il
20 per cento.
Madagascar
La Società Biblica di Londra ha spedito a Madagascar 6650 Bibbie e 10480 Nuovi Testamenti.
SALMO Vili
L’ autore di questo Salmo sapeva osservare : arte
questa più difficile che non si creda a praticare, e
che bisogna imparare sopra tutto nella bella stagione
e in tempo di vacanza. Quanti viaggiatori passano disattenti e freddi in mezzo alle maraviglie del creato!
La natura co’ suoi splendori riman per essi una cosa
inerte ! Sono in riva al mare grande e stupendo, e
non hanno occhi ed orecchi se non per ciò che si vede
e si ode in una sala da concerto o in una rappresentazione teatrale 1 Sono saliti sopra gli alti monti sol
preoccupati della tavola e dell’alloggio che vi troveranno !
Non così il salmista. Egli ha osservato il cielo stellato delle notti orientali, e il cielo gli ha parlato della
magnificenza del Creatore. Egli ha osservato le greggi
ed i loro pastori ; gli armenti e i boari ; le bestie della
campagna, che cercan di notte il loro alimento, Egli
ha seguito coll’occhio il volo degli uccelli nell’aria ed
il guizzo del pesce nell’acqua, e dalla Natura intiera,
dalle sue mille voci diverse, un canto armonioso è
salito ai suoi orecchi ed é disceso nel suo cuore : » O
Signore Iddio nostro, quant’é magnifico il Nome tuo
sopra tutta la terra 1 »
Ad ogni cuor diritto, ad ogni ragion sana, ad ogni
coscenza leale, la Natura parla di Dio. Le canzoni ingenue 0 sublimi di tutti i popoli e di tutte le epoche,
ne sono le prove più evidenti. Solo, l’insensato, che
volontariamente chiude gli occhi e indurisce il suo
cuore, non percepisce più la divina musica della Natura.
Un contrasto ha colpito la mente del cantore ispirato : l’uomo, così meschino in apparenza, occupa, per
volere di Dio, il posto d’onore nella Natura. La conoscenza più profonda che abbiamo acquistata della Natura ci spinge a ripetere con più profonda convinzione : « Che cos’è l’uomo, che tu abbia memoria di
lui ? »— E noi ancora ammiriamo l’alto posto, il seggio
reale che Dio ci ha assegnato in mezzo alla Natura,
— la quale, d’anno in anno vien da noi assoggettata.
« Che oos’è l’uomo che tu lo faccia signoreggiar sopra
l’opere delle tue mani ? »
Umiltà e riconoscenza, fiducia e adorazione : tali
sono i sentimenti che rierapieranno le anime nostre,
se impareremo a compenetrarci della Natura mediante
la ragione, e se l’occhio interno dell’anima nostra sarà
illuminato dallo Spirito di Dio. Come al Salvatore
nostro stesso, il Creato ci parlerà del Creatore adorabile ; e dall’ordine della Natura ci solleveremo verso
l’ordine più glorioso ancora della Grazia.
Y.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Margbera 2, Roma
per una sola lira
Il prezzo del libro NUOVA
AURORA, tradotto dal prof.
Enrico Rivoire, è stato ribas»sato a una sola lira. Raccomandiamo questo bel volume
ai Lettori.
7
LA LUCE
IL TRAMONTO DI ROMA
Studio di sloria e di psicolO’
3ia dei Prof. G. Bartoli.
Il telegramma, dunque, fu aperto da Sua Eminenza^
il quale subito pensò che la Bice fosse fuggita, lei
sciente e consenziente.
— In nome del cielo !...
— Subito si ricorresse, tuttavia. Quando io ritornai
a casa, mi fu facile mostrargli la innocenza di Vostra
Signoria e come la scappata di Bice fosse tutta e solamente dovuta al suo folle amore.
— E che disse allora?
— Urlò peggio di prima. — La mia Bice amare un
D. Ottavio ? un eretico, uno scomunicato ? E fuggirsene da lui ? — Insomma, mise tutta la casa a rumore ! Sembrava il finimondo. Io non ho coraggio
ora di ricondurgli la Bice a casa, tanto è infuriato
contro di lei.
— Faccia così. Domani mattina, tornate tutte e due
a Roma, e lei lasci la Bice dai signori Lincoln... finche
il cardinale si plachi. Sono certo che il vecchio non
tarderà a de^derare la presenza della ragazza e a richiamarla presso di sè.
— Ma intanto io pure debbo punire la Bice. L’ha
fatta troppo grossa. Mi ha cagionato un tal batticuore...
— Non occorre ch’ella la punisca. È pentita di quello
che ha fatto e mi ha detto di domandarle perdono. La
troverà tutta buona ed umiliata.
Cinque minuti dopo, la signora eU prete arrivarono
all’albergo. La Bice li aspettava nella camera di D. Ottavio.
La signora Maria sgridò acerbamente la figlia.
Questa tacque, ma, alla fine della ramanzina materna,
essa tentò di gettare le braccia al collo della nradre
e di darle un bacio. Sapeva per lunga esperienza quanto
valesse un suo bacio a disarmare la mamma. Ma la
signora Maria si schermì, e allontanò da sè la figlia.
— Non sei degna di darmi un bacio, questa sera. —
La Bice si ritrasse e pianse. Questa volta trionfava la
madre.
I tre s’intrattennero in breve e triste conversazione :
poi, le due signore si ritrassero alla loro camera, e
D. Ottavio rimase solo nella sua. La signora Maria
aveva cenato prima di lasciar Roma, nè volle gustare
cibo d’alcuna sorta.
Madre e figlia, inginocchiate ai piedi del lètto, recitarono, com’erano solite, le preghiere della sera, e
poi si prepararono al riposo. In uno dei tanti orologi
della città battevano le ventitré e mezzo.
— Perchè sei così imbronciata contro di me ? —
disse la Bice alla madre.
— E domandi il perchè ? Farmi queste scappate ?
— Ma che male ho fatto alla fin fine?
— Sciagurata! Hai recato un gravissimo dolore a
tuo zio, uno spasimo atroce al mio cuore; poi domani tutta Roma clericale mormorerà sul conto tuo
e sul conto di quel povero Ottavio che è affatto innocente...
— Sì. mamma, sono colpevole. Perdonami e lascia
che ti dia un bacio...
— No! no! non questa sera!
La ragazza al vedersi respinta dalla madre, ebbe
uno scatto di collera.
— Alla fin fine, mamma — gridò — non ho commesso un peccato mortale...
— Sì, che l’hai commesso ! A te non è lecito amare
come fai D. Ottavio. La Chiesa lo proibisce, Dio lo
vieta. Metti in tentazione lui, e te in pericolo di cadere ! È male, insomma, è colpa anche mortale.
— Non m’è permesso di amare D. Ottavio, E voi,
mamma, chi avete amato da giovane ? Dite, dite, di
chi sono figlia io?...
A queste parole la povera signora Maria diede un
urlo e cadde a terra svenuta.
— Oh ! Dio ! oh ! Dio ! — gridò la Bice — ho ucciso
la mamma! ho ucciso la mamma!
D. Ottavio dalla vicina sua stanza udì il tonfo della
caduta della signora Maria, e le grida della Bice.
Si precipitò difilato dentro la camera delle signoreLa ragazza sembrava folle dal dolore e dallo spavento.
II sacerdote raccolse il corpo della svenuta e l'adagiò
sul letto. Le padrone dell’albergo, poi, accorsero al doloroso caso, prestarono alla signora tutti quei soccorsi che si -richiedevano pel momento. La vita dei
sensi non tardò a ritornare alla primiera attività, e
dopo un quarto d’ora la signora Maria era di bel
nuovo in piedi. Le padrone dell'albergo le augurarono
la buona notte e si ritirarono.
— D. Ottavio — disse la signora Maria — non si
ritiri lei : rimanga qui un poco con noi. Questa notte
sarà per me mai sempre memorabile. Conosce lei perchè
io sia svenuta?
— No.
— Lo saprà ora...
— Oh ! mamma, taci ! — implorò la Bice.
— Nò! tu lo sai ! tu conosci il segreto della mia
vita : lo saprà anche D. Ottavio. Ho bisogno di parlare, di sfogarmi, di dir tutto! È tanti anni dacché
mi pesa, sul cuore ! E poi, desso è noto. Vi è una persona che lo conosce.
— Chi è ? — domandò la Bice.
— Il cardinale Sinibaldi.
— Ma di che si tratta, insomma ? — chiese D. Ottavio.
La signora Maria tràssé un lungo sospiro.
— Vede lei questa mia figlia?
— Sì, la Bice ?
— La Bice ! la Bice !...........
— Ebbene?
— Essa è figlia del cardinale Turini !
Il povero giovane fu così colpito alla notizia, che
non potè a meno di gettare un piccolo oh ! di maraviglia. Ma subito si riprese e stava per aprir bocca
a fine di dirle una parola buona ed affettuosa, quando
la Bice si levò ratta in piedi e si gettò al collo della
madre, sciamando :
— Povera mamma mia ! povera mamma mia 1 E la
coperse di baci.
La signora lasciò fare e diede sfogo alle sue lagrime.
D. Ottavio assisteva silenzioso alla scena dolorosa.
La signora, riavutasi alquanto, continuò.
— Questa sera, mentre io rimproverava mia figlia
del folle amore che ha per lei, essa mi rinfacciò le
colpe della mia gioventù e mi ricordò il vero suo
padre. Ora io vorrei sapere, da te, Bice, una cosa. Come
hai scoperto il segreto della mia vita ? Te l’ha forse
detto il cardinale Sinibaldi?
— No ! gridò D. Ottavio. — Mio zio è incapace di
un simile tradimento !
— Lei ha ragione! — disse la Bice — nessuno me
l’ha detto ! L’ho indovinato io : o meglio, tu mamma
me l’hai fatto capire. Ti sei tradita da te medesima.
— Io? quando?
Sì, tu ! Ti ricordi quando zio ci proibì di visitare
D. Ottavio e di riceverlo in casa? Andai in collera e
fui al punto di dire male parole contro di lui. Mi era
venuta a fior di labbra una tremenda imprecazione
contro di zio l Tu mi chiudesti la bocca, e ti vidi in
un subito trasformata. Ricordo ancora le tue parole
« Zitta ! che nè anche l’aria ti senta : Tu non devi
odiare zio ! Oh ! Maria Santissima, la mia Bice che
odia il cardinale ! No 1 no ! no ! Tu non sai quanto
devi a lui. Gli devi tutto ! tutto ! tutto : ». Io ti guardai
in faccia e ti vidi tutta sconvolta. Meditai a lungo le
tue parole. Dissi fra me : io devo tutto al cardinale ;
bene sta. Gli devo l’educazione, il vitto, la casa, il vestito. Nient'altro? Non gli debbo io forse anche la
vita? Perchè la mamma si è così subitamente alterata quando io sciamai di odiare lo zio ? Perchè quelle
sue parole ardenti ? Perchè quella mostra di cocenttissimo dolore ? Se il cardinale mi fosse solo zio,
avrebbe penato tanto mia madre a sentire quella mia
parola ? Io tenni in cuore parecchi giorni questi miei
pensieri, e poi riandai colla mente le memorie della
mia infanzia. Non ricordo il fratello del cardinale,
colui che il mondo crede anche adesso sia stato mio
padre. Ma ben ricordo zio, allora semplice monsignore.
Lo ricordo e lo veggo anche in questo momento nell’atto di chinarsi sopra di me, che dormicchiavo nel
mio letticciuolo di bambina settenne o decenne, e
stampare sulla mia fronte dei caldissimi baci. Quei
baci non erano baci da zio : erano baci da padre. E
poi, fra i baci, egli mormorava tutto commosso: figlia mia I mia adorata ! povera figlia mia ! Sono queste,
voci di padre, non di zio. Più grandicella, tornando
a casa dal convento, voleva ch’io mi mettessi a sedere
sulle sile ginocchia e domandava da me un bacio. Oh !
quanto gli erano cari quei miei baci ! Con un bacio
10 ottenevo da lui quanto volevo. E non è tutto, lo
ricordo l’intimità ch’egli ha sempre avuto teco, mamma,
11 gran rispetto che ti ha portato, la dolcezza colla quale
ti parlava, il gran tempo che passavate insieme. Tutto
questo è ritornato alla mia memoria in quest’ultimo
mese, ed io conclusi che non suo fratello, mali cardinale stesso è mio padre.
— Hai concluso bene — disse la signora. — Sì, il
cardinale è tuo padre.
Seguì un breve silenzio.
— D. Ottavio — disse poi la signora — devo qui
confessare le colpe della mia vita. Se il cardinale ha
mancato al suo voto, la colpa non fu sua, ma tutta
mia. Ella conosce, ma solo ih parte, la storia della mia
gioventù. Io nacqui di buona famiglia, figliuola unica,
adorata dai miei genitori. Mio padre era un modesto
impiegato, buono, onesto, gentile con tutti. Ma non
seppe condur bene la sua azienda domestica. Egli
morì giovane assai. Alla sua morte, mamma ed io ci
trovammo in tristissime condizioni finanziarie, quasi
sul lastrico. Prima di morire, egli ci aveva raccomandate a monsignor Turini, allora sui quarantacinque
anni. Io ne aveva ventidue. Monsignore ci confortò,
ci aiutò, fece a me da secondo padre. Senza di lui,
noi saremmo state costrette ad un lavoro duro, penoso, umiliante. Egli fu la salvezza mia e della mia
povera mamma. Io diventai maestra in una scuola di
ragazze, e prendevo un buon salario. Seppi di poi che,
se il salario era così alto, monsignore lo faceva tale
pagando il di più del suo. Mamma ed io fummo grate
assai a lui, ed egli ci veniva a visitare tre o quattro
volte, la settimana, passando lunghe ore, spesso tutta
la serata, con noi. Io ebbi agio di conoscere la bontà
del suo cuore...
— Sì, il Turini è buono — disse interrompendo
D. Ottavio.
— Grazie ! grazie ! — soggiunse la signora — quanto
mi fa piacere a sentirla parlare così ! Ammirai dunque
la bontà del suo cuore, i suoi talenti, il suo brio, e
cominciai a sentirmi stranamente portata verso di lui.
10 non aveva amato alcuno. 11 Turini era il mio primo
amore. Ne fui tutta presa e diventò per me una vera
ossessione. Non poteva restare senza di lui. Contavo
le ore che mi dividevano dalla sua presenza. La mamma,
di nulla sospettando, non mi faceva buona guardia
intorno. Io rivelai, pian piano, quasi inconsciamente,
11 mio amore al Turini, il quale, in principio, ne fu
cosi sgomentato, che cessò dal visitarci. Ma la mamma
ed io tanto lo pregammo, che ripigliò le interrotte visite. E allora il fuoco si apprese al cuore di lui. Io
aveva ventidue anni : ero ardente e non tanto brutta.
Egli, poi, ad un’anima schietta e leale, aggiungeva
un cuore affettuoso, gentile e buono, Vent’anni fa
il cardinale non era così irrascibile come al presente...
— Irrascibile, ma di buon cuore — osservò D. Ottavio.
— Grazie ! mio caro Ottavio — mormorò la signora.
Ella è giusto ed apprezza anche i nemici...
— Il cardinale non è mio nemico : osteggia le mie
idee, ma non la mia persona.
La signora tacque un istante, poi ripigliò.
— L’amore ci accecò e ci condusse là dova la gioventù, l’inesperienza, l’imprudenza e la passione spingono gli incauti. L’affezione spegne la ragione. Il Turini avrebbe voluto allontanarsi da me, ma io lo riteneva perchè non ne potevo far senza ; ma la paglia
vicino al fuoco brucia, e noi bruciammo! Io colsi il
frutto della mia imprudenza. Mi trovai incinta di te,
Bice,
La signora Maria tacque di bel nuovo e fissò gli
occhi sulla figlia.
— Hai vergogna della tua nascita, figliuola mia ?
— No, mamma! Il Turini è buono, bravo; ha fatto
del bene a te e alla tua mamma. Perchè dovrei vergognarmi di averlo avuto a padre ? Alla fin fine,
l’amore è santo, è un diritto dell’uomo. Glielo ha dato
Iddio, nè persona creata ha diritto d’impedirglielo !
— Adagio, Bice — interruppe D. Ottavio — tu corri
troppo! L’amore spirituale,sì, è un diritto dell’uomo ;
l’amore carnale, quando non sia sanzionato dalla legge
di Dio, è spesso un delitto, più di frequente una debolezza...
— Oh! Dio! — lamentò la signora — ho perduto la
sua stima, D. Ottavio?
— No ! no ! Ha tutta la mia compassione. Chi di noi
è senza peccato tiri la prima pietrai
— Povera mamma ! povera mamma ! Io ti perdono,
sai ? Anzi ti voglio più bene di prima ! Cara mamma !
E qui la fanciulla, presa di bel nuovo da un empito
di affetto, volò sopra la madre che baciò in volto tenerissimamente. La signora Maria ritornò a piangere.
Quando potè soffocare i singulti della sua anima,
continuò la storia dolorosa.
Arrivò finalmente il giorno quando il Turini ed io
dovemmo svelar tutto alla mia mamma. Questa che,
troppo indulgente, non si era accorta di nulla, fu
quasi per morire dal dolore. Ma monsignore a poco a
poco la quietò e le promise ohe a tutto egli avrebbe
rimediato. E a tutto infatti, col suo ingegno egli trovò
rimedio. Lei, D. Ottavio, ha conosciuto Roberto Turini, fratello di monsignore.
Il sacerdote assentì con un lieve inchinar del capo.
(25)
(GonMnua).
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