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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 29 SETTEMBRE 1995
ANNO 3 - NUMERO 36
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LE CHIESE E L'IMMIGRAZIONE IN ITALIA
NON «BUONISTI»
MA GIUSTI
ANNEMARIE DUPRÉ
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In questi ultimi giorni le
chiese sono state chiamate
in causa nel dibattito politico
sul tema dell’immigrazione.
¡,,11 governo ha deciso di non
intervenire con proprie iniziative ma ha rimandato la questione al Parlamento. La I
Commissione della Camera
ha approvato un articolato
che riprende solo le proposte
fatte dal Polo della Libertà,
tralasciando le tre proposte
dei Progressisti, elaborate in
stretta collaborazione con le
associazioni e le chiese.
È importante essere ben
precisi sulle posizioni che le
varie organizzazioni cattoliche e il Servizio rifugiati e
f migranti della Fcei, la cosiddetta «area religiosa», stanno
portando avanti. Le chiese,
impegnate nel campo dell’
immigrazione attraverso servizi specializzati e numerose
comunità e volontari, sono
convinte che il dibattito in
merito non deve essere strumentalizzato per uno scontro
ideologico tra forze politiche
contrapposte, nessuna delle
quali ha il monopolio di valori come giustizia, solidarietà
o senso di responsabilità verso i cittadini. L’argomento richiede al contrario un confronto rispettoso tra tutte le
forze politiche e sociali, nell’
intento di trovare un giusto
equilibrio fra il bisogno di sicurezza dei cittadini italiani e
la tutela dei diritti fondamentali degli stranieri, e di giungere a un largo consenso nella popolazione.
L’informazione della mag,,, gior parte dei mass media è
distorta: essa contrappone da
un lato una parte delle forze
politiche e del governo, che
in una situazione di emergenza cercherebbero con realismo e senso di responsabilità
di difendere i cittadini italiani
da enormi flussi migratori,
molto vicini alla criminalità
organizzata; dall’altro l’ingenuo «buonismo» delle associazioni è delle chiese, che
professerebbero una generalizzata solidarietà con tutti i
migranti del mondo, senza fare proposte realistiche e concrete per gestire il fenomeno.
La verità è ben diversa: sin
dagli anni ’70 le chiese e parte dell’associazionismo si sono impegnati nel campo, delle
migrazioni, mentre lo stato
ignorava totalmente la questione: le chiese non hanno
mai potuto limitarsi a un generico «buonismo», ma hanno
dovuto interrogarsi sin dalT inizio Si) come intervenire
correttamente. Nel gennàio
1994 la Fcei e numerose
(»“ganizzazioni cattòliche, tra
cui la Caritas Italia e la Fondazione Migrantes della Gei,
hanno sottoscritto uii «Messaggio ecumenico sull’immigrazione» che non chiede una
tt po^ca migratoria utopistica,
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basata su vaghi sentimenti di
buona volontà e compassione,
ma esprime la volontà delle
chiese di prendersi la loro responsabilità come parte attiva
all’interno della società italiana. Sono consapevoli delle
difficoltà, e proprio per questo propongono risposte differenziate per le diverse categorie di immigrati e ritengono
che proposte semplicistiche,
che indicano l’espulsione e la
detenzione come unici stru-.
menti efficaci per affrontare
la questione dei circa 320.000 ,
irregolari in Italia, non siano
realistiche. L’espulsione di
una persona ha infatti un costo medio di un milione e pone notevoli problemi pratici,
soprattutto per un numero così alto di persone. Lo stesso
vale per la detenzione. Le
chiese propongono di regolarizzare le persone che hanno un lavoro che permette loro di mantenersi; di regolarizzare i ricongiungimenti familiari di fatto; di migliorare la
tutela dei rifugiati. Infine non
si esclude l’espulsione, se è
garantito il ricorso giudiziario
con effetto sospensivo in attesa della decisione del giudice.
Eventualmente si possono
prevedere misure di sorveglianza durante il periodo in
attesa della decisione.
Per costruire una società
equa non serve essere «buonisti», ma rispettare i principi
di giustizia e solidarietà.
L'ansia del mondo provoca nei credenti uno stress che ci fa dubitare della fede
Dio è innamorato della nostra mediocrità
1
RAFFAELE VOLPE
«Allora gli apostoli dissero al Signore:
aumentaci la fede. E il Signore disse: se
aveste fede quant'è un granel di senapa,
potreste dire a questo moro: sradicati e
trapiantati nel mare, e vi ubbidirebbe»
(Luca 17, 5-6)
In tempi difficili come i nostri rivendicare un aumehto di fede sembra più
che plausibile. Un po’ anche perché la
fede ha subito una forte svalutazione, e
un altro po’ perché non si sa mai cosa
sarà domani. Affacciarsi da qualche finestra sul mondo provoca un senso di vertigine. Il credente sente Tobbligo morale
di non serrare la sua finestra, ma è costantemente tentato di chiudere gli occhi
per la disperazione. È in questo frangente, in questi momenti delicati, vissuti tra
lo sconforto e la paura, che il credente
chiede un aumottò dì fede. Un aumento
che gli permetta di vivere la propria fede
con dignità, di fronteggiare le sfide senza
piegarsi. Un aumento che curi l’ansia
provocata da questo mondo formato
«classe media univeiàale», dominato dal
piacere di un presente che persino Ovidio avrebbe deprecato, con gli idoli vittoriosi che partoriscono uova di serpente
e crepuscoli che vengono scambiati per
aurore. È il mondo dominato dall’ateismo confortevole che con spregiudicatezza ti invita a vivere una vita dolce, pacifica, senza né inquietudini né tormenti.
È in questo móndo che il credente prega Dio dicendo: «Aumentaci la fede».
Ma è lecita questa richiesta? No, non è
lecita! Non è lecito chiedere l’aumento,
ma non è neppure proficuo: Dio tace di
fronte a queste richieste. Dunque non
perdiamo tempo, non curiaino 1’«ansia
da mondo» provocando uno «stress da
credente». Non tormentiamoci chiedendo cosa ne sarà delle nostte chiese e del
perché non aumentano. Non stiamo a
piangere sulla nostra piccola fede. La
propria realizzazione come credente non
deve sempre essere un davanti a sé irraggiungibile. Prendiamo per buona l’esortazìone del teologo J. Moltmann: «Ai
teologi e alle teologhe, ai pastori maschi
e femmine e a tutti coloro che si domandano preoccupati: “che ne sarà della
chiesàT’, diciamo: dimenticate la chiesa,
pensate al regno di Dio, cercate la sua
giustìzia e allora ci sarà data come spontaneamente la chiesa viva!».
La richiesta di aumento non è lecita.
Qui non si tratta di aumentare, ma di
sovvertire l’ordine naturale delle cose. Il
XX secolo è l’epoca delle possibilità illimitate dove lo straordinario si è fatto
quotidiano. «Per secoli abbiamo parlato
con orrore della notte di San Bartolomeo, e il martirio di un singolo è l’oggetto di tutta una religione. CÌggi le notti di
San Bartolomeo... e il coraggio eroico
dei singoli... rientrano nella quotidianità
di cui la stampa riferisce nella rubrica
“varie” (...). Non si riuscirebbe certo a
prendersi molto a cuore la vicenda di un
solo Gesù di Nazareth. “Gerusalemme, il
giorno tale; il capo della sommossa su
cui abbiamo recentemente riferito, oggi è
stato condannato a morte e immediatamente giustiziato”» (M. Horkheimer).
Se questo è l’ordine, la fede è chiamata
a sovvertirlo! Ad ogni crepuscolo spacciato come aurcMa il credente si prepari a
camminate di notte. Impari a non credere
più che a credere. Si metta l’armatura del
«sub contraria specie» di luterana memoria per apparire senza essere appariscente. Racconti del Dio innamorato della nostra mediocrità: del suo amore forte come
la morte, della sua passione dura come il
soggiorno dei morti e dei nostri mille tradimenti. C’è un albero di gelso di fronte
la porta di casa mia. Il mare è a circa dieci chilometri. Ho davanti a me una frase
di Giovanni Calvino che dice: «Noi apparteniamo a Dio, con tutto ciò che siamo e abbiamo; dunque è stupido voler fa-^i
re i conti con Dio».
Consiglio ecumenico
Fermate i
test nucleari
Il Comitato centrale del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), riunito a Ginevra il 21 settembre, ha interrotto i suoi lavori per manifestare contro gli esperimenti
nucleari francesi nel Pacifico
davanti alla sede dell’Gnu.
Oltre 270 persone, fra cui la
maggior parte dei 150 membri del Comitato centrale e
molti membri del personale
del Cec, hanno formato un
corteo dalla sede del Centro
ecumenico fino alla sede
deU’Onu, distante 1 km, cantando “No roto mai au I te tenue” (-Vengo dal paese), un
inno cantato ddle chiese della Polinesia francese.
Una delegazione di responsabili e membri del personale
del Cec ha presentato una lettera a Vladimir Petrovskij, direttore generale deirUfficio
deirOnu a Ginevra, contenente la richiesta di sostenere
il popolo della Polinesia francese nella sua opposizione alla ripresa degli esperimenti
nucleari francesi nel Pacifico.
Durante le sue sedute il Comitato ctóitralé del Cec, che
comprende rappresentanti di
chiese di tutto il mcoido, ha
condannato gli esperimenti
nucleari attuati dalla Francia
e dalla Cina. Konrad Kaiser,
segretario generale del Cec,
che ha preso parte all’incontro con Petrovskij, ha riferito
al Comitato centrale che questi aveva risposto «positivamente» alla delegazione, assieuiando che l’Onu avrebbe
esortato tutti i paesi membro
a cessare gli esperimenti nucleari nel periodo precedente
la firma del Trattato di interdizione di tutti gli esperimenti nucleari che dovrebbe avvenire a metà del 1996.
Il 21 settembre Jacques Ihorai, presidente della Chiesa
evangelica della Polinesia
francese, ha incontrato a Parigi il presidente Jacques
Chirac, e gli ha chiesto di
porre fine agli esperimenti
nucleari. (eni)
La Conferenza di
Pechino sulle donne
pagina 3
Della Parola
La messe è grande,
gli operai sono pochi
-pagina 6
X
AtTUALITÀ
Intervista a
ChUstian Karembeu
' pagina 7
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 29 SETTEMBRE 1995
Assemblea generale della «Commissione ecumenica europea per chiesa e società»
Quale sarà la missione delle chiese presso
le istituzioni europee nel prossimo futuro?
Quali sono le priorità della
missione delle chiese presso
le istituzioni europee per il
prossimo futuro? E quale dovrebbe essere il programma di
lavoro della «Commissione
ecumenica europea per chiesa
e società» (Eeccs) nei confronti dell’Unione europea e
del Consiglio d’Europa per i
tre prossimi anni? Questa è
stata la principale preoccupazione dell’Assemblea generale annuale dell’Eeccs che sf è
svolta a Liebfrauenberg, vicino a Strasburgo, dal 4 a 6 settembre scorso, alla quale hanno partecipato una sessantina
di rappresentanti di chiese e
di Consigli di chiese di 15
paesi europei.
L’Assemblea ha cercato di
stabilire un rapporto tra i temi
ritenuti vitali dalle chiese e
l’agenda dell’Unione europea
e del Consiglio d’Europa. I temi ai quali l’Assemblea ha
deciso di dare la priorità comprendono: la politica sociale,
l’occupazione e il futuro del
lavoro, la politica ambientale,
la bioetica e la biotecnologia,
la protezione deUe minoranze,
i rapporti chiesa/stato. L’elemento più pertinente rispetto
all’attuale evoluzione dell’
Unione europea è probabilmente l’impegno assunto dai
membri dell’Eeccs di tentare
di influenzare il corso della
Conferenza intergovernativa
del 1996 con i suoi inevitabili
riferimenti alla questione
dell’allargamento dell’Unione, alla politica estera e alla
sicurezza comune. Verrà avviato un processo di consultazioni tra le chiese in previsione di una conferenza che si
svolgerà a Bruxelles all’inizio
del 1996 e che illustrerà le
preoccupazioni delle chiese
riguardo alla Conferenza intergovernativa.
Il Comitato esecutivo dell’
Eeccs, che si è riunito subito
dopo l’Assemblea generale,
ha ricevuto un memorandum
preparato congiuntamente dal
Consiglio della Chiesa evangelica di Germania (Ekd) e
dalla Conferenza dei vescovi
cattolici di Germania, nel quale viene proposto di inserire
' nel futuro trattato dell’Unione
europea un articolo riguardante le comunità religiose in Europa. È stato deciso di consultare senza indugio i membri
dell’Eeccs circa la posizione
che rEeccs dovrà adottare
collettivamente a questo riguardo. Le priorità ecumeniche adottate per i prossimi anni riguardano: la necessità di
sviluppare relazioni più strette
tra l’E^cs e le organizzazioni
sorelle, in particolare la Conferenza delle chiese europee
(Kek) e la Commissione degli
episcopati nella Comunità europea (Comece); lo sviluppo
del programma comune «Dare
un’anima all’Europa», un
nuovo programma dell’Unione europea coordinato dall’
Eeccs, al quale partecipano
ebrei, musulmani e umanisti,
oltre alle principali comunità
cristiane cattoliche, ortodosse
e protestanti.
La giornata di conferenza èi
stata dedicata a una riflessione filosofica sui cambiaménti
di civiltà in corso in Europa e
nel mondo, cambiamenti che
necessariamente ispirano i
programmi delle istituzioni
europee e delle chiese. Il professor Gilbert Rist, deU’Istituto universitario di studi dello sviluppo a Ginevra, ha
aperto il dibattito con una stimolante relazióne su «La società postmoderna e la nascita
di un nuovo modo di cono
Bruxelles: il palazzo deU’Unione europea
scenza», in cui ha messo a
confronto il rapporto tra
«realtà reale» e «realtà virtuale», chiedendosi dove, tra
queste due realtà, si situa la
«verità teologica». Dopo le
discussioni a gruppi Robin
Guthrie, direttore degli Affari
sociali ed economici del Consiglio d’Europa, ha reagito alle tesi un po’ provocatorie del
prof. Rist, consentendo così
di fare un collegamento tra i
dibattiti filosòfici e politici
dell’incontro,
L’Assemblea generale ¡dell’Eeccs ha eletto un nuovo
Comitato esecutivo che entrerà in funzione nel gennaio
1996 per un periodo di tre anni. Il pastore Jacques Stewart,
presidente della Federazione
protestante di Francia, diventa presidente dell’Eeccs, su
bentrando alla signora Pioni
Robbers van Bekel, del Consiglio delle chiese dei Paesi
Bassi. David Skidmore, segretario del «Board of social
responsability» della Chiesa
d’Inghilterra, è stato eletto vicepresidente, e Hans-Balz Peter, direttore dell’Istituto di
etica sociale della Federazione delle chiese protestanti
della Svizzera a Berna, è stato eletto cassiere. Gli altri
membri del Comitato esecutivo sono il pastore Alfredo
Abad (Chiesa evangelica di
Spagna), il pastore Zoltan
Bona (Consiglio ecumenico
delle chiese d’Ungheria), la
signora Pioni Robbers van
Berkel, il vescovo Rolf Koppe (Ekd), la signora Antoinette Panhuis (Chiesa protestante unita di Belgio) e il dr. Roland Siegrist (Kek).
Nel corso dell’Assemblea
sono state accolti tre nuovi
membri effettivi: il Consiglio
ecumenico delle chiese di
Slovacchia, il Consiglio ecumenico delle chiese della Repubblica ceca, l’Associazione
delle chiese libere della Germania. (bip)
Hanno inviato un appello all'Alleanza riformata mondiale
Voivodìna: i riformati temono
una pulizia etnica a lungo termine
Le Chiese protestanti delle
regioni vicine alla Serbia
hanno fatto appello all’Alleanza riformata mondiale
(Arm) affinché questa le aiuti
a resistere ad una «purificazione etnica» a lungo termine
nella provincia autonoma serba della Voivodina, dove vive
una forte minoranza etnica
ungherese. Una quantità sproporzionata di profughi serbi
della Krajina si trova attualmente nella zona. Secondo
una lettera inviata all’Assemblea della regione europea
dell’Arm a Edimburgo, e firmata dai responsabili delle
chiese riformate di origine
ungherese della Voivodina e
dei paesi vicini, i due terzi dei
rifugiati di Krajina, ossia
100.000 su 150.000, si trova
no in Voivodina, anche se
questa regione rappresenta
solo il 25% della totalità del
territorio della Serbia.
I responsabili riformati sottolineano che questo fatto rischia di sconvolgere l’equilibrio etnico della Voivodina
dove, su due milioni di abitanti, si contano 400.000 ungheresi e 200.000 persone di
altre minoranze etniche. Secondo le chiese locali, ci sono
circa 20.000 riformati nella
regione. Il 2 settembre scorso
l’Assemblea della regione europea dell’Arm ha deciso di
inviare aiuti finanziari e umanitari in Voivodina.
Secondo fonti religiose, che
non desiderano essere menzionate, la minaccia che pesa
sulle minoranze etniche non
avrebbe la stessa portata della
purificazione etnica che si è
verificata in altre parti della
ex Jugoslavia, dove le minoranze sono state costrette ad
abbandonare le loro case, ma
la «colonizzazione» della regione da parte dei profughi
serbi sarebbe una «purificazione etnica a lungo termine»
che, secondo tali fonti, costringerà col tempo gli ungheresi e altre minoranze etniche a lasciare la regione.
Le chiese chiedono che osservatori religiosi intemazionali valutino la situazione e i
bisogni dei profughi. Desiderano inoltre che le chipse di
tutto il mondo le aiutino a sollevare la questione della reinstallazione dei profughi con il
governo di Belgrado. (eni)
Bulgariar dopo il rifiuto delle autorità di concedere il permesso
I battisti riprendono a costruire
Nello scorso giugno avevamo riportato, la notizia
(Riforma n. 25) che, nonostante i ripetuti reclami dei
battisti bulgari, il permesso
per la ripresa dei lavori per la
creazione del Centro battista
di Sofia era stato ancora una
volta negato. A Sofia i battisti, con l’aiuto della Federazione battista europea (FBè) e
del Foreign Mission Board
(comitato per le missioni dei
battisti del sud degli Stati
Uniti), avevano già speso alcune centinaia di milioni su
un’area di 170.000 mq (dopo
aver naturalmente ottenuto
tutte le autorizzazioni necessarie) per la costruzione di
una chiesa, un Istituto biblico, un orfanotrofio e una
scuola. Poi, improvvisamente, lo scorso inverno i lavori
erano stati bloccati dalle au
torità cittadine, con il pretesto che le attività che si sarebbero dovute sviluppare in
quel Centro erano contrarie
ai sentimenti della popolazione e potevano traviare i bambini della zona. Il sindaco
stesso aveva promesso che
avrebbe fatto espropriare tutto il complesso.
Il Consiglio comunale, invece, il 17 luglio ha votato a
sorpresa, con 56 favorevoli e
1 contrario, l’autorizzazione a
riprendere i lavori, ma limitatamente all’Istituto biblico e
all’orfanotrofio, su una superficie di 12.000 mq. Le migliaia di proteste arrivate dai
battisti di tutto il mondo e,
con maggior verosimiglianza,
le pressioni degli Usa sul governo bulgaro, hanno indotto
l’amministrazione della capitale a rivedere la propria posi
zione. Naturalmente, per salvare la faccia, l’autorizzazione è stata limitata ad una parte sola del progetto.
Il pastore Theo Angelov,
presidente dell’Unione battista bulgara, si è dichiarato
soddisfatto di come sono an•date a finire le cose, e ha dichiarato: «In fondo non eravamo molto interessati alla
scuola; ci dispiace per la
chiesa, ma speriamo di poterla costruire ugualmente in futuro. Senza la preghiera e il
sostegno delle sorelle e dei
fratelli battisti, di tutto il mondo, e la pressione intemazionale che essi hanno esercitato, questo risultato sarebbe
stato impossibile». Ed ha aggiunto che comunque le difficoltà non mancheranno, perché c’è da attendersi una forte
reazione. (ebps)
Per il Cec il 1994 è stato
un «annus horribilis»
GINEVRA — Il 1994 è stato un «annus horribilis» per le finanze del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec). Lo ha riconosciuto Michael Davies, sottosegretario generale incaricato
delle finanze e dell’amministrazione dell’organizzazione. Secondo il rapporto finanziario appena pubblicato, i fondi generali del Cec sono calati di 12,5 milioni di franchi svizzeri. Davies attribuisce tale calo al pessimo rendimento del mercato
degli investimenti e a una situazione «straordinaria» del tasso
di cambio, con un franco svizzero forte rispetto alle monete
dei principali donatori del Cec. Non c’è un «annus mirabilis»
aH’orizzonte, ha avvertito Davies: ciò che lo preoccupa infatti
è il fatto che le contribuzioni finanziarie versate dalle chiese
membro del Cec evidenziano «un declino costante del sostegno delle chiese e delle istituzioni alle attività del Cec» durante gli ultimi dieci anni. Per questo. Secondo Davies, il Cec
«dovrebbe ripensare fondamentalmente le proprie attività, e la
sua ragione di essere, nel periodo che seguirà l’ottava Assemblea nel 1988». La chiesa che versa la maggiore contribuzione
è la Chiesa evangelica di Germania (Ekd), che ha versato
2.619.793 franchi, ossia il 48% delle contribuzioni totali delle
324 chiese membro. Circa il 40% del reddito globale del Cee,
comprendente anche il finanziamento di progetti specifici, viene pagato da chiese e organizzazioni tedesche. Ora le chiese
tedesche, confrontate esse stesse a difficoltà finanziarie, potrehbèro ridurre il loro contributo. Secondo il rapporto finanziario oltre 100 chiese membro, tra cui la Chiesa ortodossa
russa, la più grande chiesa membro del Cec, non hanno mai
versato alcuna contribuzione. (spp/eni)
Russia: presentato un nuovo
progetto di legge sulle religioni
MOSCA — Il vice primo ministro russo Serghei Chakraij ha
ufficialmente presentato al governo un nuovo progetto di legge
sulle religioni, che dovrebbe essere più restrittivo nei confronti
delle «pseudo-religioni» che stanno invadendo il paese. Il nuovo testo prevede modifiche alla legge sulla libertà religiosa approvata nel 1990. «La Russia sta diventando il rifugio per ogni
specie di religioni e di organizzazioni pseudoreligiose, la cui
attività ha un’influenza molto negativa sulla società», ritiene
Chakraij. La legge del 1990 è da tempo sottoposta a dure critiche, in particolare da parte della Chiesa ortodossa. Gli oppositori all’attuale legge propongono di stabilire una «lista nera»
per distinguere le comunità religiose tradizionalmente esistenti
in Russia dalle altre. Nella prima categoria si trovano l’ortodossia russa e l’Islam, nell’ultima i protestanti e le sette definite
«totalitarie», come Hare Krishna. Il nuovo progetto prevede
che le comunità religiose straniere potranno operare in Russia
solo su invito delle comunità religiose russe. Assemblee pubbliche e accesso ai mass media potranno essere autorizzati solo
con l’accordo delle comunità religiose russe. (spp/apic)
Carter: no alla discriminazione
antiprotestante in Belgio
BRUXELLES — L’ex presidente americano Jimmy Carter,
membro attivo della Chiesa battista, ha scritto al ministro belga
della Giustizia per lamentarsi della discriminazione religiosa
attuata in Belgio nei confronti dei battisti e di altri gruppi protestanti. Secondo l’Unione battista del Belgio, la Federazione
delle chiese evangeliche del Belgio, fondata di recente e di cui
è membro l’Unione battista, aveva inoltrato il 10 dicembre
1994 una richiesta di riconoscimento ufficiale. Il ministro respinse la richiesta, specificando che la Federazione doveva collegarsi con la «Chiesa protestante unita del Belgio», già registrata ufficialmente. «Per ragioni che non riguardano lo stato,
ciò non è possibile» ha affermato Samuel Verhaeghe, segretario generale dell’Unione battista del Belgio, precisando che
«esistono differenze storiche e dottrinarie tra la Chiesa protestante unita e la nuova Federazione». (spp/eni)
Solo il 21 % della popolazione
ceca si dichiara credente
PRAGA — Secondo un sondaggio pubblicato all’inizio dello
scorso agosto dall’Istituto ceco Ivvm, soltanto il 21% dei cechi
crede in Dio. Il 31% pensa che è possibile che Dio esista, il
48% si è dichiarato non credente. Fra le persone di oltre 60 anni
e fra le donne, il numero di credenti risulta un po’ più alto. A livello regionale le percentuali di credenti sono più alte in Moravia del S^ud (32%). La Boemia del Nord invece, con l’8% di credenti, detiene il primato deH’ateismo. Fra le persone interrogate,
il 31 % pensa che il ruolo della religione stia diventando più importante; il 23% è di parere opposto. Nel ’90, in occasione della
prima visita del papa in Cecoslovacchia, il 72% pensava che la
religione fosse importante. Secondo gran parte delle persone interrogate (63%), la chiesa deve occuparsi solo del benessere spirituale dei credenti; solo il 18% è favorevole ad un impegno sociale o addirittura politico della chiesa. (spp/apic)
Armenia: incidenti dopo
la nuova legge sulle religioni
JEREVAN — L’approvazione della nuova legge sulle religioni ha provocato vari incidenti nel paese. Diversi luoghi di
culto 0 edifici di comunità evangeliche sono stati danneggiati
da manifestanti. Questi ultimi esigono che solo la Chiesa apostolica armena sia riconosciuta ufficialmente. (spp/apic)
3
JERDÎ 29 SETTEMBRE 1995
PAG. 3 RIFORMA
m
«Che donne e uomini si incontrino
per porre in essere una sfida, per
creare e trasformare le strutture e i
processi globali a tutti i livelli attraverso l’affermazione di autorità e la
celebrazione delle donne. Noi ci impegniamo per Tuguagiianza, la pace, la giustizia^ l’inclusività e la piena partecipazione di tutti». Ecco in
poche righe l’ambizioso progetto
che circa un anno e mezzo fa ha
messo in moto la complessa macchina organizzativa del più grande incontro di donne che sia mai stato tenuto neila storia: il Forum delle Organizzazioni non governative (Ong)
sulle donne 1995. Il Forum, oltre ad
essere un’occasione unica di con
fronto, dialogo ed elaborazione comune delle donne e sulle donne doveva, come avviene di consueto per
le grandi conferenze Onu, affiancare
la IV Conferenza mondiale sulle
donne di Pechino per convogliare le
voci e le esigenze delle donne all’interno del contesto intergovernativo
della Conferenza.
All’indomani delle conclusioni di
entrambi gli eventi bisogna dire che
se il Forum è riuscito magnificamente a far risuonare migliaia di voci di donne su temi economici, politici, religiosi e sociali, dall’altra parte
solo in minima parte queste voci sono riuscite a filtrare nel contesto ufficiale della Conferenza. Questo per
due motivi: il primo legato alla dislocazione stessa del Forum che non
si 'è svolto a Pechino ma a Huairou,
a una distanza di circa 50 km, e allo
sfasamento di date dei due eventi,
circostanze queste che hanno ridotto
i luoghi e i tempi dei possibili incontri fra le donne del Forum e le rispettive delegazioni governative.
L’altra ragione ha a che fare con la
presidenza delia Conferenza che ha
lasciato pochissimo spazio a interventi delle rappresentanti delle Ong.
Perfino al Consiglio ecumenico delle
chiese è stata negata la possibilità di
intervenire in plenaria e ha diffuso
perciò il proprio intervento, che riportiamo a fianco, in forma scritta.
ni Forum delle Ong si è tenuto a Huairou (Pechino) dal 30 agosto all'8 settembre
buarda il mondo attraverso occhi
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juarda il mondo attraverso occhi
li donna: scoprirai che è troppo violento
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uarda il mondo attraverso occhi di donna» è il tema generale del Fo' rum delle Organizzazioni non
governative che si è tenuto a
¿ Huairou (Pechino) dal 30
f;; ''-,. agosto all’8 settembre, paral•'(J^'ìi^lelamente alla IV Cgnferenza
dell’Onu sulle donne. Gli
ipÌ^scopi del Forum sono stati
fondamentalmente tre:
- esercitare un’azione di
politica» sui lavori
della conferenza;
• - stabilire e rafforzare reti
' ’^^ di comunicazione tra organiz‘■'^^zazioni per elaborare strategie
Comuni;
- festeggiare insieme.
II logo del Forum descrive
otto donne che ballano. Ciascuna ha la sua propria’ ener^ già e il suo dinamismo. Cia3 scuna è legata alle altre mew diante un centro comune e
così, insieme, le otto donne
generano più energia e potere
(f' di quanto ciascuna di loro po
3 Irebbe fare singolarmente.
! , Circa 31.000 donne e un
• " migliaio di uomini, prove/. ‘ nienti da tutte le parti del
, ’ ' mondo, hanno preso parte al
Forum in rappresentanza di
) r- 'circa 10.000 organizzazioni
“ .r - non governative. Nell’arco di
, dieci giorni si sono svolte intorno a 6.000 attività, mediamente 350 «workshops» (laboratori) al giorno, su temi
quali economia, governo e
politica, diritti umani e legali,
pace e sicurezza, istruzione,
ambiente, spiritualità e religione, scienza e tecnologia,
ìf media, arte e cultura, giovani.
Spazi dedicati all’arte, alla
'poesia, al canto, alla danza
hanno permesso alle partecipanti di esprimere le proprie
opinioni su temi anche complessi, in maniera creativa.
Spettacoli veri e propri hanno
avuto luogo durante le serate.
, Una grandiosa cerimonia di
K‘. . apertura, che ha visto impie
i ' -, gali circa 5.000 artiste e artiA' sti, e una più modesta ceri" monia di chiusura hanno segnato l’inizio e la fine dell’
avvenimento.
Il Consiglio ecumenico
; delle chiese (Cec) ha preso
parte al Forum con una delegazione di circa 60 donne le
; quali, suddivise in gruppi di
8-10 persone, hanno organizzato e tenuto una serie di
workshops sui seguenti tetni;«Donne ed economia;!i’itnpatto sulle donne della
crisi del debito e dei programmi di aggiustamento
strutturale»; «Donne sotto il
razzismo»; «Donne e salute,
la sfida dell’Aids/Hiv»;
«Network delle giovani donne per un mondo senza violenza»; «Donne, religione e
culture: prospettive cristiane»; «Vangelo, culture e don
, Í AV
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V-#
Saluti e abbracci tra le delegate alla IV Conferenza dell’Onu sulle donne svoltasi a Pechino
ne»; «Creare networks per
un’azione in solidarietà con
le donne migranti».
A sua volta la delegazione
del Cec era parte di un più
ampio gruppo di donne definito «Gruppo delle donne
ecumeniche unite». Di tale
gruppo hanno fatto parte, oltre al Cec, organizzazioni
quali la Federazione luterana
mondiale, la Federazione
mondiale delle donne metodiste, rUnionè mondiale delle
donne cattoliche, l’Alleanza ,
mondiale delle chiese riformate, la Federazione mondiale studenti/esse cristiani/e, la
Federazione mondiale delle
giovani donne cristiane, le
donne cristiane cinesi. Oltre a
un discreto numero di laboratori, il «Gruppo delle donne
ecumeniche unite» ha tenuto
cinque studi biblici e dei momenti di culto.
Il Cec era una tra le Ong
accreditate a prendere parte
alla Conferenza.,Pur non
avendo diritto di voto, la delegazione composta da cinque persone ha avuto uno
spazio di cinque minuti per
pronunciare un discorso in
sede ufficiale. «Young women for a violence free
world» (giovani donne per un
mondo senza violenza) è un
network (rete di collegamento) di giovani donne che il
Cec si è proposto di creare e
di rafforzare mediante una
serie di incontri che hanno
avuto luogo a livello intemazionale. Uno' di questi è stato
il Festival dal tema «Io valgo. Le giovani donne chiedono un mondo senza violenza», tenutosi alle isole Figi
nel novembre del 1994.
Il network è stato presente
al Forum di Pechino con una
delegazione di 8 ragazze di
età compresa tra i 24 e i 29
anni, rappresentanti ciascuna
una regione del mondo; chi
scrive ha rappresentato l’Europa. Alle giovani partecipanti è stato affidato il compito
di tenere un workshop riguardante diverse forme di violenza (politica, economica,
sociale, psicologica) che ciascuna di loro, insieme ad altre donne, si trova a fi'onteggiare nel proprio contesto. La
partecipazione all’evento ha
dato alle giovani l’occasione
non solo di fare udire la propria voce, ma anche di riflettere sul proprio ruolo all’interno del movimento delle
donne. Organizzare e tenere
un workshop è un importante
momento di formazione.
Dai gruppi di femministe
alle organizzazioni ecclesiastiche quali il Cec, da molte
organizzazioni presenti all’incontro, è stato preso in considerazione il problema della
continuità, l’esigenza di formare delle persone che raccolgano l’eredità e che garantiscano un futuro al lavoro intrapreso. Anche per questo il
Cec investe sulle ragazze. Per
questo a Huairou è stata allestita una bella «youth tent»,
una tenda per le giovani, di
vaste proporzioni e in posizione davvero centrale, segno
evidente del valore attribuito
alla presenza delle giovani
donne al Foram.
Fra le delegazioni italiane a Pechino
Scambio dì idee
A Huairou le donne italiane
arrivate al Forum per lo più
come individui, in percentuale
minore come parte di delegazioni più ampie, hanno voluto
costruire uno spazio aperto e
regolare per incontrarsi. Insieme, erano circa 150, hanno
concordato alcuni punti su cui
riflettere nell’incontro fra le
donne italiane del Forum e la
delegazione governativa alla
Conferenza di Pechino. Gli
incontri sono stati due: uno,
più formale che sostanziale
per la sua brevità, con Susanna Agnelli, ministro degli
Esteri che guidava la delegazione governativa italiana
(che è stata alla Conferenza
solo due o tre giorni); l’altro,
più strutturato, il 7 settembre,
presso lo Sheraton a Pechino,
dove era alloggiata la delegazione governativa.
Qui c’è stato un interessante confronto fra le due formazioni: una, quella del Forum,
più motivata e con idee e proposte chiare, e l’altra, quella
ufficiale, che solo in minima
percentuale aveva cognizione
dei complicati meccanismi
decisiontdi della Conferenza e
ne conosceva bene ì contenuti. In alcuni casi mancava perfino la conoscenza minima
della lingua inglese.
Le donne del Consiglio ecumenico
Uguaglianza
a tutti ì livelli
La posizione espressa in
questo documento' stiiato dal
Consiglio ecumenico deiie
chiese (Cec) è stata presentata come contributo deiie organizzazioni ecumeniche e
deiie associazioni di ispirazione religiosa alla IV Conferenza dell’Onu sulle donne.
«Il Cec esprime la propria
gratitudine ai membri del comitato preparatorio e al Segretario generale per aver reso possibile questo importante incpntro con all'ordine del
giorno argomenti che a livello
globale concernono la vita e il
sostentamento delle donne
del mondo. Con le proprie^
324 chiese, di tradizioni prete-"
stanti, anglicane e ortodosse,
dislocate in ogrii regione del
mondo, il Cec è consapevole
che queste questioni sono urgenti e complesse. Solo un ,
approccio che colleghi saldamente la presa d'atto dell’autorevolezza e del potenziale
che le donne rappresentano
con la garanzia di un'adeguata qualità della vita per tutti i,
cittadini, può offrire speranza
ai milioni di donne che nel nostro mondo stanno lottando
per la sopravvivenza e l’affermazione della propria dignità.
Net 1988 il Cec ha lanciato
un "Decennio delle chiese in
solidarietà con le donne” in
ideale continuità con il decennio che l’Onu ha dedicato alle
donne. Questo programma ha
portato il Cec in stretto contatto con la vita quotidiana delle
donne e abbiamo prove documentate delle varie forme
di violenza che le donne sperimentano e di quanto questa
sia diffusa. È stato doloroso
per noi riconoscere che istituzioni che dovrebbero affermare la propria solidarietà con le
donne, fra queste I governi e
le chiese, spesso non abbiano risposto con risolutezza.
Noi incqntriamo, attraverso i
nostri contatti con donne alle
periferie di tutte le nostre società, le battaglie per la dignità e la vita in cui esse sono
impegnate ogni giorno.
Una causa per l'aumento
dell’incidenza della violenza
contro le donne è l'insicurezza
economica che globalmente ’
esiste nelle nostre famiglie e
società. Noi pensiamo che
non sia possibile prendere veramente atto dell’autorevoiezza e delle potenzialità delle
donne finché le donne saranno costrette a vivere in contesti di violenza, spesso esacerbate da tradizioni culturali e
religiose oppressive. A Vienna
fu ufficialmente riconosciuto
che i diritti delle donne sono
diritti umani: noi esigiamo l’immediata introduzione di strumenti legali e istituzionali per
la protezione dei diritti delle
donne. Nostro particolare interesse è la protezione dei diritti
delle donne rifugiate e migranti, delle donne che vivono
sotto il giogo del razzismo e
delle donne indigene che sono spesso rese oggetto di
inaudita violenza.
Il Cec viene a questa Conferenza perché siano ascoltate le voci di queste donne che
sono invece spesso ignorate.
Crediamo che la giustizia
economica, politica e sociale
siano prerequisiti per il rafforzamento della posizione delle
donne. Contraddicendo la ormai diffusa ideologia dello
sviluppo che enfatizza solo la
crescita economica, e attraverso questa il miglioramento
della qualità della vita, noi sosteniamo e affermiamo la convinzione espressa anche nel
Summit sociale di Copenaghen secondo la quale il popolo debba essere al centro
dello sviluppo. Noi sottoscriviamo la posizione ivi espressa che il riconoscimento delle
potenzialità del popolo, delle
donne in particolare, il reale
rafforzamento delle loro capacità, è l'obiettivo principale
dello sviluppo e la-sua fondamentale risorsa.
Molte fra le chiese membro
del Cec potranno testimoniare
come gli effetti del debito
estero e dei programmi di ristrutturazione economica erodano le occupazioni tradizionali e il sostentamento delle
donne e risultino in un aumento della povertà e della marginalizzazione delle donne provenieriti da contesti sia urbani
che rurali. Facendo ancora
eco al Summit mondiàle sullo
sviluppo sociale, noi sottolineiamo ohe i programmi di
adeguamento strutturale dovrebbero essere modificati includendo obiettivi di sviluppo
sociale e che questi comprendano valutazioni sull'impatto
sociale. Dovrebbe inoltre essere assicurato che le donne
non portino un carico sproporzionato dei costi della transizione. Vorremmo aggiungere
che allo scopo di promuovere
l’eguaglianza in tutte le società, è importante che si proceda al riconoscimento, al
conteggio e alia valutazione
del lavoro non pagato, ancora
tipico delle donne, nella casa
come nella comunità.
Nostro interesse è anche
sottolineare il fatto che sempre più frequentemente le
donne sono ài centro dell’epidemia di Aids e sempre più
donne diventano sieropositive. La diffusione del virus Hiv
è collegata alle condizioni di
povertà e allo stato di subordinazione delle donne. Noi
chiediamo con forza che
maggiore attenzione e più
consistenti risorse siano impiegate per la cura delle persone affette dall’Aids e per la
prevenzione, in particolare nel
contesto di programmi sanitari varati in un’ottica di discriminazione di genere. I gover-ni dovrebbero inoltre assicurare che le donne non portino
da sole il carico della cura
delle persone affette dal virus.
Poniamo all’attenzione della
comunità mondiale il potere liberante delle religioni e affermiamo il ruolo positivo e di
supporto che le chiese e altre
istituzioni religiose possono
giocare agendo in solidarietà
con quelle donne che devono
fare scelte etiche e prendere
decisioni concernenti i loro diritti sessuali e riproduttivi. Similmente il Cec esprime la
propria preoccupazione per
l’ondata crescente di estremismo religioso presso tutte le
fedi e le sue deleterie corìseguenze per i diritti legali, politici e sociali delle donne.
Richiamiamo i nostri governi agli impegni che questi
hanno preso nel passato che
sono ben lungi dall’essere attuati e che alcuni governi non
hanno neppure ratificato.
Convenzioni internazionali
non sono a volte rispettate
perché esse non rispondono
a specifici bisogni culturali e
di sviluppo. Allora facciamo
pressione affinché vengano
presi impegni a livello regionale o nazionale e sviluppate
strategie che possano essere
realisticamente attuate.
Sollecitiamo che si predispongano adeguati strumenti'
di finanziamento a vari livelli,
locale, nazionale e intemazionale cosi da assicurare sufficienti risorse per porfe in attuazione le decisioni* prese in
questa assise per la promozione e il potenziamento delle
donne. «
Il Consiglio ecumenico delJe chiese, attraverso le nostre
chiese membro, si impegna a'
controllare che gli impegni
presi a Pechino a favore delle
donne del mondo siano posti
in attuazione». ' .
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 29 SETTEMBRE 1995
Nella costruzione della nuova società albanese c'è posto anche per la spiritualità
/
nelle strade e nei quartieri di Tirana
_______CABHIME BIANCHI_____
Bari-Durazzo, poco più di
300 chilometri, più o
meno la distanza che separa
Bari da Napoli, eppure due
mondi diversi. Dalla nave,
dando uno sguardo al porto,
ci si rende conto di; stare per
sbarcare in una città fatiscente. Un’imbarcazione affondata durante l’esodo dell’aprile
’91 è ancora lì; in questo paese non c’è tempo e denaro da
investire per un’operazione
di ripescaggio, vi sono problemi ben più gravi. Comunque si sente immediatamente
l’atmosfera tipica albanese:
una terra accogliente e ospitale verso gli stranieri e soprattutto verso noi italiani.
Con i problemi dell’Albania si ha un impatto immediato prima ancora di mettere
piede a terra, quando si scopre che bastano 10.000 lire
per corrompere un poliziotto
e farsi ridare il passapòrto invece di subire un’attesa che
può durare anche 4 ore. Un
poliziotto albanesq guadagna
poco più di lOO' dollari mensili é quindi ha trovato il modo: per «arrangiarsi». E qui se
vuoi sopravvivere ti devi arrangiare: piazza Skandemberg a Tirana è piena di gente
che siede tutto il giorno ai
bar (dai prezzi salati!); alcuni
cercano di concludere affari
non sempre puliti, altri passano semplicemente il tempo:
si tratta di disoccupati o‘ stu-,
denti che non hanno più nessun incentivo, non vedono
nessun futuro; fuori dai bar
altri ancora sperano di vendere qualche banana o qualche
pacchetto di sigarétte per racimolare i soldi necessari a
comprare il pane quotidiano.
In uno di questi bar ho incontrato un docente universitario, ex direttore di un istituto di studi biologici e autore
di numerosi libri; era depresso e mi ha confessato: «Ù governo non stanzia più fondi
per la ricerca, e soprattutto
non fa nessuno sforzo per inserire dignitosamente gli intellettuali nella società albanese, il loro futuro è molto incerto». In Albanià non mancano i soldi, ma sembra che
non siano nelle mani giuste,
quelle dello stato; invece sono nelle tasche dei politici
corrotti e dei piccoli affaristi
^Soiiola domenicale a Tirana
che spuntano come i funghi,
che si arricchiscono nel giro
di una notte. Ufficialmente
l’inflazione è del 10% ma i
prezzi di molti beni, compresi i generi alimentari, sono
u^ali a quelli italiani. Il reddito medio prò capite si aggira intorno ai 500 dollari l’anno. La percentuale di disoccupazione è del 35%.
L’influs^so fascinosi dell’
Italia in yUbania è molto forte; i bambini e gli adolescenti
capiscono perfettamente la
nostra lingua e cantano le
canzoni di Ambra; gli adulti
seguono regolarmente i telegiornali e la tv italiana e vanno a bere la birra Moretti, Peroni, Nastro Azzurro ai bar
«Napoli», «Roma», «Dolce
vita» e perfino al «bar Berlusconi»! Un po’ dappertutto si
vedono ristoranti e pizzerie
con insegne italiane; ma anche nei negozi e per le strade
si scorèono merci e rimanenze dei nostri supermercati,
vendute spesso a prezzi altissimi. Molte imprése italiane,
specialmente meridionali,
hanno intrapreso una sorta di
«joint venture» con vecchie
imprese albanesi, con dei
buoni risultati, ma non manca
la presenza di nostri connazionah che approfittano della
situazione un po’ caotica e
predisposta alla corruzione.
Ormai anche i giovani albanesi vengono a studiare
Nella collana «dossier» è uscito ii rt. 32
Ulrich Eckert
vi matrimoni interconfessionaii
in Ttalia ' >nm' ?
m
A “ “'-I
PP.1S1, L. 15.000
Urta commissione cattoiica e una evengeilca henno formulato un «testo comune di shidio ó di pròpt^ta per un
indirizzo pastoraie dei matrimoni li
interconfessionali» die deve essere ora approvato dalia Confo»
renza episcopale itsdiana« dal Sinodo. Chiaro, sémplice e motto
informato, M presente «dos^r» si
rivolge,Innanzitutto alte coppie
die intendono iniziare il cmmìno
matrimoniate 'ché può rivelarsi
una benedizione noneoiq per essa ma anche per le comunità dì
appartenenza
' Matkimoxi
: '^'B«:o\f-rssiOiVAn
ir-Ai M
tr
Claudiana
VIA PRINCire TC»MA80, fi 1Û«Ü5 TOWNO
TEL 01im98.04 - FAX 011Æ50.49S4 --C.C.P. 20780102
nelle università del nostro
paese, con la speranza che
una laurea italiana apra loro
le porte dell’Europa e di un
benessere facile. Numerosi
sono però i giovani stretti
dalla morsa della disoccupazione, che cercano di entrare
a qualsiasi, prezzo in Italia o
in Grecia adattandosi a qualsiasi tipo di lavoro ma diventando spesso anche una facile
preda della criminalità organizzata. Molti nostri concittadini riempiono autocarri di
frutta (ciliege castagne, mele,
ecc.) che rivendono poi in
Italia a prezzi competitivi. Il
pesce viene comprato sbile
coste albanesi a due soldi e
rivenduto poi nel nostro paese a prezzo di mercato. Le organizzazioni malavitose delle
due coste hanno ormai stabilito un ponte di traffici illeciti: clandestini di ogni nazionalità, prostituzione, droga e'
coloro che ne sono coinvolti
realizzano guadagni astronomici che vengono subito investiti 0 per comprare una
delle oramai numerose «fuoristrada» che circolano per le
vie polverose e dissestate di
Tirana, oppure riciclati per
comprare lussuosi alberghi e
ristoranti.
Fortunatamente non tutti
gli italiani sono in Albania
per speculare su questo paese. La Caritas è molto attiva;
diversi giovani cattolici decidono di spendere le. loro vacanze in Albania per dare una
mano; in varie parti del paese
sono giunti dei preti che hanno realizzato dei veri é propri
gemellaggi fra le parrocchie
italiane e le nascenti comunità autoctone. Anche i battisti italiani sono coinvolti in
quest’opera di sostegno dell’
Albania; il pastore Saverio
Guarna e sua moglie Betsy
sono impiegati a pieno tempo
a Tirana; il loro lavoro è iniziato semplicemente incontrando la gente e conversando
con loro. Hanno raccontato la
storia di Gesù Cristo, il figlio
di Dio che da ricco si fa povero venendo a vivere a fianco
ai poveri, e così facendo annuncia che il Signore è dalla
parte dei poveri e dei diseredati di questo mondo.
Il messaggio che Guama ha
annunciato agli albanesi è
stato recepito e per questo
motivo la chiesa battista di
Tirana è tra quelle che crescono di più in questa città.
Domenica 30 luglio si sono
aggiunte alla comunità 33
persone che sono state battezzate nel mare di Lezhe, nel
Nord, insieme ad altri catecumeni delle chiese di Lezhe e
Buprel, con le quali la chiesa
ha iniziato un‘programma di
collaborazione per intensificare i rapporti in vista della
formazione dell’Unione battista albanese.
La comunità battista di Tirana si riunisce in un cinema
che prende in affitto solo la
domenica mattina; al culto
sono presenti più di 100 persone. Ci sono tanti giovani
(più di 30) e vàrie classi di
scuola domenicale che insieme hanno 40 bambini. Lavorare con Saverio 6 Betsy per
circa uri mese è stata per me
un’esperienza entusiasmante
e molto arricchente. Un giorno abbiamo visitato una famiglia (genitori e due figli)
che vive in una sola camera,
con il bagno alla turca in comune con altre 4 famiglie
nelle stesse condizioni. Siamo stati accolti in quella
stanza con tanto affetto e calore umano; eravamo al buio,
non avevano neanche i soldi
per comprare una lampadina.
La chiesa locale di Tirana,
una volta al mese, raccoglie
un’ offerta per poveri e con
quella somma, più qualche
aiuto che arriva dall’Italia,
assiste 12 famiglie, dando loro qualche sacco di riso e un
■po’ d’olio. Non è molto, ma è
certamente un gesto importante perché insegna alla
chiesa a vivere praticamente
l’Evangelo della solidarietà.
Le autorità di Tirana hanno
chiesto alla Chiesa battista di
sponsorizzare le varie biblioteche di quartiere, organizzando conferehze, corsi di
lingue, seminari anche a carattere teologico; è una grande opportunità che la chiesa
locale ha già cominciato a
sfruttare in un luogó distante
8 'Chilometri dal centro, il
quartiere di Lapraka. A questi incontri partecipano volentieri specialmente i giovani. Abbiamo anche visitato
alcune famiglie musulmane;
le persone anziane, che mantengono un contatto con
l’Islam, ci dicevano che loro
non hanno mai perso la fede
in Dio, non hanno mai smesso di pregare anche quando
Hoxha chiuse al culto chiese
e moschee. Quei padri che
restano ancorati all’Islam sono però contenti della scelta
dei figli, che frequentano la
Chiesa battista di Tirana perché, dicono, i battisti «annunciano un Dio amorevole e
non tiranno». È stato piacevole parlare con questi impensati «musulmani liberali»
(i Bectaschi): sono molto
ecumenici, pronti al dialogo e
niente affatto maschilisti.
Durante la mia permanenza, con grande sorpresa e
piacere, ho parlato tranquillamente in italiano, lavorando soprattutto con i giovani
della comunità; ho tenuto un
corso di «formazione-leader»
e un corso di animazione liturgica, che si è concluso con
un culto che ha infervorato
tutta la comunità. Si è costituito così all’interno del
gruppo giovanile un piccolo
«team» che una volta al mese
preparerà del «culti speciali
animati». Molti membri di
chiesa mi dicevano: «Noi ci
sentiamo particolarmente legati all’Italia e ai protestanti
italiani, desidereremmo avere più scambi, sentirci uniti
con loro; dillo ai nostri fratelli, fateci sentire la vostra
voce, venite a trovarci, aiutateci a diventare una chiesa
protestante, noi non vogliamo sentirci soli e voi siete
così vicini a noi...».
Muore improvvisamente a Torre Pel lice
Alessandro Vetta
pastore valdese
_______ALBERTO TACCIA_______
La notizia della morte del
pastore Alessandro Vetta, resa nota a funerali avvenuti, ha fortemente colpito
tutti coloro che lo hanno
amato e apprezzato. Di carattere dolce e tranquillo, ricordo la pazienza con cui in Facoltà sopportava gli scherzi
un po’ grossolani, ma affettuosi, degli studenti di allora.
Egli' era più anziano di tutti
noi (era nato nel 1917) e lo
chiamavano «nonnino» per
sottolineare la bononiia e la
gentilezza che sapeva esprimere verso di noi: ma lui non
se la prendeva e rispondeva
con quel suo luminoso sorriso che ha segnato la sua fisionomia, rendendolo simpatico e chi lo incontrava.
Originario della Macedonia
(era nato a Strumitza) ha
sempre conservato nel suo
accento un residuo di cadenza slava. Ha sposato Claretta
Giocoli, simpatica e estroversa ragazza della comunità romana che gli fu «aiuto convenevole» per tutto il suo ministero e affezionata compagna. Purtroppo le sue condizioni di salute (una persistente emicrania che non lo abbandonava mai) hanno reso
difficile l’esercizio di un mi
nistero, in cui tuttavia ha saputo esprimere le sue doti di
grande umanità e il suo amore grande per l’Evangelo.
Una signora che aveva seguito i suoi studi biblici, lo aveva definito «il cesellatore
della Parola del Signore», per
esprimere l’attenzione e la
profondità con cui spiegava
la Bibbia.
Alessandro Vetta iniziò il
suo ministero a Felonica Po
dal 1951 al ’56, poi a Susa e
Coazze dal ’56 al ’60, a Udine dal ’60 al ’64, a Brescia ^
dal ’64 al ’71, ebbe un anno
di congedo nel ’72, fu a Torino dal ’72 al ’78 e poi ancora
a Susa dal ’78 all’85, anno in
cui entrò in emeritazione.
Con la moglie Claretta si stabilì a Torre Pellice fino al
giorno della sua morte. Rivolgiamo alla sua memoria un
pensiero riconoscente. La
Chiesa valdese che ha servito
con grande fedeltà gli è grata
per il suo ministero fedele,
vissuto nell’umiltà e nella disponibilità. A Claretta esprimiamo tutto il nostro affetto e
la nostra simpatia nel Signore, nella certezza di quelle
promesse di vita e resurrezione in cui Alessandro aveva riposto la sua fede e che così
spesso hanno fatto oggetto
della sua predicazione.
I':'
Assemblea (ielle chiese evangeliche
Napoli: iniziative
evangelistiche
Chiese avventiste e battiste,
libere e metodiste, valdesi e
luterane, pentecostali e apostoliche, e in più l’Esercito
della Salvezza e altre, per un
totale di 26, si sono ritrovate
presso il Centro «E. Nitti» nel
Villaggio Caracciolo di Ponticelli domenica 17 settembre
per l’assemblea annuale ordinaria del «Consiglio delle
chiese evangeliche di Napoli
e dintorni».
La mattinata è trascorsa discutendo la relazione della
giunta sul lavoro svolto e nel
programmare quello da svolgere. Importante e gradito è
stato in questo contesto il saluto e l’intervento del past.
Michele Romeo, presidente
della Consulta evangelica, un
«cartello» che raccoglie alcune migliaia di credenti pentecostali sparsi in Napoli e nella regione campana.
Tra gli incarichi affidati alla
giunta c’è da segnalare la volontà della assemblea di portare a soluzione l’annoso problema del campo per evangelici nell’area del cimitero comunale. Le chiese inoltre hanno anche deciso di essere presenti con un proprio stand alla
Mostra della casa che si terrà
nella prossima primavera e di
dar vita a un foglio circolare
che mantenga mensilmente i
contatti tra le chiese, informandole reciprocamente sul
calendario delle attività.
Nel pomeriggio, con la partecipazione anche di fratelli e
sorelle provenienti da varie
chiese, si è tenuto un culto
all’aperto nel prato del Centro. «Fiumi di vita», una chiesa nata da poco di spiritualità
pentecostale, di recente ammessa nel Consiglio delle
chiese, ha montato amplificatori e batterie, sotto gli occhi
il pastore Luciano Deodato, presidente del Consiglio delle chiese evangeliche di Napoli
attenti e interessati dei ragazzi
del «Villaggio» che, incuriositi da questo inconsueto spettacolo e affascinati dalla musica, hanno seguito tutto il
culto, fatto di preghiere, canti,
testimonianze e predicazione.
Ma il momento più alto è
stato quando un ragazzo con
grossi problemi di identità,
manifestamente drogato e
(come subito ci hanno informato i ragazzi del villaggio)
passato anche attraverso l’esperienza del carcere, si è
unito ai nostri canti e poi, finito il culto, ha espresso la
volontà di venire con noi.
Un bel segno, al di là delle
delibere assunte dall’assemblea, che sembra voler far vedere come la ritrovata unità
tra le chiese può conferire alla predicazione una credibilità nuova e chiamare alla vita
e alla fede anche i più lontani.
Per la cronaca, è stata riconfermata la giunta uscente
nelle persone di Luciano
Deodato (presidente), Gennaro Barilà, Gioacchino-Caruso,
Vincenzo Esposito, Paolo
Poggioli.
5
Vita Delle Chiese
PAG; 5 RIFÓRMA
^Concluse a Piedicavallo le celebrazioni del centenario del tempio
p valdesi della vai Cervo
continuano la testimonianza
■'S''
jC-; ,Con un culto presieduto da
Franco Taglierò e Giorgio
' ' Bduchard è stato ricordato,
^'domenica 17 settembre, il
f¡?:-centenario della costruzione
y.. del tempio valdese di Piedi,'7, cavallo. Vi hanno partecipato
, uh centinaio di sorelle e frav''i'i tejli provenienti, oltre che da
Biella, da Ivrea, da Torino, da
' - ^‘/ingrogna e da Susa. La coraf ; : le di Ivrea-Biella, diretta per
'>i?Tpltima volta da Franco Ta4 güero, ha arricchito il culto
^ con alcuni cori.
■ ; : Con particolare commozior; - ne il presidente del Consiglio
di chlesa*^di Biella, Tavo Bu(V rat, ha poi salutato Franco
, T Taglierò e la sua compagna,
animatori della co; ¡munità per quattro anni. Bu:■ rat ha espresso il rammarico
Í della chiesa per il fatto che in
sostituzione di Taglierò la
. ,, ; Tavola non possa inviare, per
j;.'.'“'vii prossimo anno, un altro pagatóre. Durante l’agape frater
; jnessaggi, tra cui quello della
j^Tàvola, della Ced e del IV
fcioreuito. Hanno anche preso
’ . la parola un membro del Con,, ' cistoro di Angrogna e un rapi jaesentante del Presbiterio di
■ì;>; Dornholzhausen, che è ge';nKllato con Biella.
■ Al di là del puro fatto di
; ^crònaca, va sottolineato come
ruesta occasione di incontro
(bia dato aH’estemo un’imjqiagine, inconsueta del tempio: erano decenni che a Pie(^avallo non vi era una folla
così ragguardevole in occasione di un culto evangelico.
; Purtroppo la comunità locale
t “si è estinta e molti hanno
7;; espresso l’auspicio di non dover attendere altri cento anni
■ iv per riempire di nuovo il tempio. Alla chiesa di Biella va
'^.dunque rivolto l’augurio di
saper continuare con costanti;^;* za, pazienza e fede l’opera di
in alta valle
1'^ Cervo durante i mesi‘estivi
affinché la presenza valdese
non venga dimenticata e 1’
Evangelo possa essere annunw- ciato regolarmente,
i't II programma estivo delle
'■i manifestazioni per il centena’ rio aveva avuto alcuni mo. - menti significativi. Dopo il
- concerto della corale di Torre
‘Pellice sono state tenute due
. / conferenze abbastanza fré, V .quentate (Giorgio Toum su «I
• valdesi e l’Europa», e un fra
»•I 'i
Airìnterno del tempio di Piedicavallo
te francescano, padre Accursio Ajassa, molto conosciuto
nel Biellese, sulla «Spiritualità di Francesco d’Assisi»).
Infine un inedito incontro
ecumenico nella parrocchia di
San Michele ha sancito, dopo
cento anni, l’avvenuto cambiamento di clima nei rapporti fra evangelici e cattolici a
Piedicavallo. Il centenario e
lo stesso incontro di preghiera hanno dato lo spunto al pastore valdese per rinnovare ai
cattolici del Biellese l’invito
a visitare le Valli e i loro luoghi storici. La Commissione
diocesana per l’ecumenismo
e il dialogo ha accolto con
piacere la proposta e la gita si
farà il 22 ottobre prossimo, a
Torre Pellice e Angrogna.
Chiese liguri
lo spazio
di Dio nella
nostra vita
«La Spiritualità è lo spazio,
di Dio nella nostra vita»:
prendendo sul serio questa affermazione dell’ultima assemblea della Fcei, la Federazione delle chiese liguri e del
basso Piemonte, in collaborazione con le Chiese avventiste liguri, ha organizzato per i
giorni 29 settembre-1” ottobre
un incontro sul tema della
spiritualità cristiana. L’incontro si tiene presso la Casa valdese di Borgio Verezzi.
Il programma prevede studi
biblici, meditazioni e preghiere, discussione in gruppi
(spiritualità familiare e personale, spiritualità e vita comune, il Culto e la liturgia, spiritualità nell’aite e nella cultura) e relazioni dei pastori
Giorgio Girardet e Enzo Castro. L’incontro costa 70.000
lire (solo sabato pomeriggio e
domenica 35.000 lire). Per
informazioni tei. 010-505239
(Adriano Bertolini) o 010674956 (Enzo Castro).
Il campo «giovani» al villaggio battista di Santa Severa
L'incontro tra culture diverse
è occasione di crescita spirituale
ELIA PIOVANO
ALESSANDRO SPANO
Si addensano nuvole oscure nei cieli balcanici. La
guerra per l’affermazione
dell’identità etnica sta mietendo vittime innocenti e il fantasma della pulizia etnica si è
riaffacciato minaccioso sui
cieli europei. In questa situazione parlare al campo giovani di Santa Severa di identità
evangelica è rischioso perché
troppo spesso il discorso sull’identità è stato l’anticamera
del fondamentalismo.
A fugare le nostre preoccupazioni sono intervenuti 90
campisti e campiste da tutta
Italia, che nonostante il periodo sfavorevole hanno partecipato con entusiasmo e creatività alle attività proposte dallo
staff organizzativo che ha potuto contare sulla disponibilità
della direzione che ha assicu
'.It,
Nella collana «Piccola biblioteca teologica» è uscito il n, 37
1^?^^ Lesène Newbigin
- L’Evangelo ; "
in una società pluralistica
I '
pp. 324, L. 38.000
messaggio cristiano come potrà farsi ascoltare In una
à caratterizzata dal pluralismo religioso, differenze «
''etniche e relativismo culturale? Fondandosi su una lunga
'«iperienza in india, l’autore denuncia I pericoli di relatiw-j:
amo e di cedimento sul piano deh
ia «nuova ortodossia» (tutte le fe>
di' viventi sono sullo stesso piano,
i cristiani devono rinunciare aflà
Tlorp pretesa di «unicità»,..), reS-apin^ la dìcotornia tra una scienf za fondata sui «fatti oggettivi» e
Un mondo di «credenze» puramente soggettive. Un contributo
Importante per capire in che fritìdo noi cristiani possiamo afferma^
re con maggior fiducia la nosM
fede nei clima Intellettuale in,cui
ci troviamo a vivere. - r
VIA PRINCIPE tOfcWÀSO, 1 tdOtZs’íéñlNO ’
TEL. 011/B«J8.(M -FAX O11/8SO..<^ - C.C.P. 07851%
rato che il lavoro potesse cominciare molti mesi prima,
sulla competenza degli ospiti
intervenuti, sul calore umano
del pastore di campo, sulla
collaborazione attiva dei campisti e delle campiste.
Il campo ha seguito una linea che, percorrendo i vari
aspetti del mondo evangelico,
ha attraversato alcune delle
culture diverse dalla nostra
con le quali viviamo a fianco.
A questo proposito sono intervenuti Ottavio Di Grazia e
quattro studentesse del dipartimento di Orientalistica dell’
Università di Roma, impegnate nella diffusione di una conoscenza di base del mondo
musulmano. Di Grazia ha sorvolato la realtà multiforme e
complessa del mondo ebraico
fermando l’attenzione dei
campisti sul «midrash», forma
di linguaggio narrativa capace
di veicolare la cultura e la teologia ebraica; le quattro studentesse hanno illustrato i
fondamenti della cultura e
della spiritualità musulmana
dividendo, dopo una prima in-'
troduzione, il campo in tre
gruppi: sulla mistica, sul Corano e sulle eresie del mondo
musulmano.
Giorgio Bouchard e Stefano
Meloni hanno invece tessuto
l’ordito della storia del mondo
evangelico in Italia. Bouchard
è intervenuto sulla storia e le
prospettive del mondo evangelico federato, mentre Meloni ha presentato ai campisti e
alle campiste il cammino della Federazione giovanile attraverso le tappe della storia
contemporanea dagli anni ’50
ad oggi passando per le esperienze politiche degli anni ’60
e ’70, per il movimento pacifista degli anni ’80, approdando alla ricerca teologica attuale. È da questa griglia storica
che è stato possibile uno
sguardo al futuro nell’orizzonte dell’incontro con il
mondo laico e religioso. Importanti sono state le meditazioni curate quotidianamente
dai campisti e dalle campiste.
Durante la preparazione di
¡queste ultime il campo si è
confrontato con i grossi nodi
della nostra spiritualità evangelica che è stata indubbiamente condivisa dalla maggioranza dei partecipanti.
Indubbiamente il momento
forte del campo è stato il culto conclusivo preparato da 8
ragazzi e ragazze, di estrazione cattolica ed evangelica; il
gruppo ha lavorato senza alcuna preparazione dei pastori
presenti al campo, decidendo
autonomamente di condividere la Santa Cena. Una bella
testimonianza di un evangelismo che ancora un volta può
chiamare i singoli a incontrare il testo biblico e il suo
messaggio senza mediazione
alcuna.
Uno staff sempre più nascosto dunque, impegnato a
collegare i vari pezzi, a far sì
che i rapporti all’interno del
gruppo siano costruttivi, e a
lasciare spazio ad esperti di
settore. Così il pastore di
campo (Raffaele Volpe) non
si è dovutò preoccupare
dell’organizzazione del campo, ma si è potuto concentrare su un lavoro di ascolto individuale che è stato valutato
come uno degli aspetti qualificanti del campo. Un’atmosfera serena a Santa Severa,
quest’anno, che ha favorito la
costruzione e il rafforzamento
dei rapporti umani di cui sono
state testimonianza le serate
organizzate dei campisti e
dalle campiste quasi tutti vivaci e partecipati.
Forse è mancata in chiusura
un’ulteriore analisi politica di
che ctìsa significhi concretamente questo incontro tra le
culture e cosa significhino nel
loro bacino geopolitico. Il
campo ha risentito di una certa latitanza di conclusioni probabilmente imputabili anche
alla durata ridotta del campo
di questa estate. Se la preoccupazione era quella di non
coinvolgere tutti i campisti e
le campiste e di chiuderci in
un guscio, grazie airinq)egno
di tutti c’è stata invece la maturazione della nostra identità
e della nostra fede nell’incontro con l’altro.
Chiesa cristiana del Vomero
estaté
per la comunità
Una triste estate per le chiese del Vomero e per alcune
famiglie: ci hanno lasciati il
fratello Bruno Musto e la sorella Ifies E>ragotto ved. Sòttolano. Bruno,' fintanto che la
salute glielo ha consentito,
veniva regolarmente al culto,
insieme alla móglie Olga.
Avevamo avuto il piacere di
rivederlo un’ultima volta a
Pentecoste, poi non se l’è più
sentita di venire. ‘
Lentamente le sue condizior
ni sono peggiorate e ai primi
di agosto si è temuto il peggio; quando sembrava aver
superato la crisi più acuta, improvvisamente il suo cuore ha
ceduto: è mancato il 23 agosto. Il funerale è stata un’occasione di predicazione: tutti
gli inquilini del condominio
sapevano della fede evangelica di Bruno e si sono riuniti
per ascoltare l’Evangelo della
resurrezione in Cristo, interessati ai canti e alle preghiere e
alle testimonianze, che anche
fratelli della vicina chiesa bat- .
tista hanno voluto rendere. A ’
Olga e a tutti i suoi fi^li rinnoviamo le espressioni della
nostra simpatia.
11 3 settembre è deceduta .
Ines Sottolano. Insienie al
marito aveva conosciuto anni
fa l’Evangelo e aveva voluto
far parte della chiesa del Vo- :
mero; poi, rimasta vedova,'
dopo poco tempo era Stata
colpita da unaisclerosi multipla. Per molti anni è stata curata con attenzione e amore
dalla figlia Cinzia; lentamente , '
si è spenta._^ Ih assenza del pastore il funerale, è stato presieduto dal past. Nicola Leila: alla figlia ricordiamo la promessa della vita in Cristo. /
Un segno, di speranza è stato dato da Giuseppe Cancello
e Michelina Federico,, che il 7
luglio «i sonò uniti in matti- ^
monio. La chiesa era piena di
fiori è' di gente in una atmosfera gioiosa. Il Signore benedica il loro cammino..
Cronache
ROMA — Dopo oltre 32 anni di lavoro in Italia il.pastore
Robert Holifíeld e la mogfie Flora, missionari del Foreign
Mission Board in collaborazione con l’Ucébi, rientrano
negli Stati Uniti. Nel salutare i credenti e le comunità con
cui hanno operato e tutti gli evangefici italiani, i coniugi
HoUfield chiedono che non fi dimentichiamo nelle nostre
preghiere e assicurano che continueranno a sentirsi in co- ,
munione con le sorelle e i frateUi it^ani invocando la be- .
nedizione del Signore sulla testinàbhianza evangelica nel.
nostro paese.
VENARIA — Lunedì 24 agosto, presieduto dal pastore Em- •
manuele Paschetto,.si è svolto nella nostra chiesa e al cimitero di Venaria il funerale di Pasquale Sasso, di anni
94, da tempo infermo. La chiesa, di Veharia si stringe con
affetto intorno ai fairiiUari tutti e in particolare alla figlia
Maria e al genero Ermanno Gianese con i quali Pasquale ■
Sasso viveva da anni, .
TORINO — La morte non è mai sazia: a pochissimi giorni di
distanza, il 28 agosto e il 1° settembre, sono deceduti Eugenia Sguaitamatti, di anni 76, e suo marito Giuseppe
Picco di anni 82, entrambi da tempo sofferenti. Mentre
ringraziamo il Signore perché la vita, anche se provvisoriamente sconfitta, resta sempre, più forte della morte, come Chiesa battista di Torino via Passalacqua desideriamo
esprimere il nostro affetto ai figli Silvio ed Elio, al genero
Piero e ai nipoti David e Micol, nella convinzione che il
Signore è vicino, ascolta e salva tutti quèlli che lo invocano con sincerità di cuore. . •
SAN SECONDO —r Nel corso dell’estate sono stati celébrati
i matrìmohi di Fabririo Malan e Tiziana Levétti, Paolo
Rivoiro e Cinzia Ribotta, Andrea Ciancio e Samantha
Romano; due coppie hanno festeggiato il loro anniversario di matrimonio: i 25 anni i coniugi Tullio Long e Giuliana Bouchard, i 50 anni i coniugi Arnaldo G^hre e Li- >
liana Grill. A tutte queste sorelle e questi flatelü i nostri
auguri più fraterni.
• Sono stati battezzati Federico di Carla e Franco Fomerone; Desirée, di Silvana e Luciano Godine; Davide di Laura
e Silvio Jahier. A queste famiglife Taugurio. ché il Signore
le acccmipagni e le sostenga nell’educazione alla fede dei
loro figli.
• Durante l’assehza del pastore diversi fratelli hanno prèsicr
duto il culto:-Umberto Rovara, Rino Cardón, Bruno Corsani, Aldo Garrone e Alfrédo Janavel; a tutti uh sentito grazie.
• In questi ultimi mesi si sono Evolti i funerali di Erinando
Benedetto e Sergio Bonino. Alle famiglie giunga ancora '
l’espressione della simpatia cristiana di tutta la comunità. ,
ANGROGNA •— Si sono uniti in matrimonio presso il tempio ’
di Pradeltorno Roberto Jourdan e Rossella Benech e
Claudio Gamier e Alessandra Avondetto. Auguri vivissimi agli sposi. Í.
• Nei mesi estivi sono deceduti Alberto Giordan, jSusanna '
Lina Buffa, Freddy Malan e Giovanni Alberto Bértalot,
Questi ultimi due fratelli erano stati a lungo anziani dèi loro
quartiere e vengono oggi ricordati per la.loro'disponibilità e.
per il loro impegno. Alle famiglie colpite dal lutto la comu- *nità rinnova la propria solidarietà. • ‘
SANT’ANTONINO DI SUSA — La Chiesa battista inaugura
l’attività culturale dell’anno ecclesiastico^l^5-96 cotì un
concerto in cui saranno eseguiti brani di musica della Riforma e di musica lirica. Il concerto avrìi luogo domenica 1®
y ottobre alle ore 16, presso la palestra comunale della scuola
media in via Abegg 7: parteciperaimo-il soprano Amelia
Cocumelli Monti, il contralto Marina Sandbérg, il.tenore
Aurelio Faedda, il prof. Riccardo Bonaldo e Ì1 prof. Giuseppe Vitale, trombe, e l’organista Giandomenico Mondò. Pre- v
senta Ezio Blandino; l’ingresso è libero. ’ .
Í.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 29 SETTEMBRE 1995
■ni
LA MESSE. E GRANDE MA
GLI OPERAI SONO POCHI
GINO CONTE
Qualche tempo fa ho ricevuto da amici una cartolina illustrata con la fotografia che è riprodotta qui accanto, commentata (o a commento) della parola di Gesù: «La
messe è grande, ma gli operai sono pochi».
Ho cominciato a ripensare a
questo testo quando, nella nostra conferenza distrettuale, a
giugno, e poi ancora nel corso
del Sinodo, è emersa una carenza, che si teme crescente,
di vocazioni pastorali, ma anche diaconali. E intanto, quest’anno, il Sinodo valdese si è
• aperto senza la gioia di alcuna
nuova «consacrazione» al ministero della Parola.
Un'immagine
tristemente eloquente
LJ immagine è tristemente
eloquente. Grazie a Dio
non è (per ora?!) una fotografia che potrebbe essere scattata nel corso di uno dei nostri
culti; salvo che, forse, in una
«domenica di mezza estate»,
specie in chiese cittadine. Eppure, se si pensa a tutti coloro
che disertano, talvolta da anni
se non da decenni, i nostri
momenti di ascolto e di culto,
la tristezza che emana da
quella fotografia non può non
stingere anche su di noi. Spingendoci, più che a recriminare, a interrogarci: abbiamo
proprio fatto della vita della
chiesa, del nostro culto, qualcosa di così noioso, trascurabile, inutile, votato all’oblio?
Ma guardiamola meglio,
questa immagine. Rileggiamo, ripensiamo le parole di
Gesù: allora ci colpisce l’abbinamento voluto fra immagine e detto: «La messe è grande, ma gli operai sono pochi...». Di solito questa parola
viene citata per sollecitare
vocazioni pastorali o missionarie; nel nostro Innario c’è
anche un inno, il 144 («Odi
tu, Gesù ti chiama, ei vuoi
farti mietitor...»), che nell’indice è situato, vedi caso, nella
sezione dedicata alla missione (anzi, alle Missioni). Si
pensa che non ci sono mai
pastori, predicatori, evangelizzatori, missionari a sufficienza: perché questi sono gli
«operai». Forse oggi si è anche propensi ad estendere
questo appellativo, e questo
appello, ai diaconi in ruolo,
impegnati a pieno tempo, con
spirito vocazionale, in una
delle nostre opere.
Tuttavia non è questo che
vuole suggerire l’accoppiata
immagine/versetto; e soprattutto c’è da domandarci, alla
luce di tutta la testimonianza
evangelica: è questo che intendeva Gesù pronunciando
quelle parole?
Dov'è la messe?
Gli operai «pochi» non
sono pochi sui pulpiti
(lignei, marmorei, cartacei o
radiofonici), negli studi e uffici pastorali, nei servizi delle
opere. Non soltanto lì, comunque, anzi, non lì anzitutto. Gli operai sono pochi nei
banchi dei luoghi di culto, e
dunque nella vita comunitaria
in tutti i suoi aspetti; cosa più
grave ancora, sono pochi nella vita della società umana;
dove appunto, dice Gesù, «la
messe è grande».
È terribile come, forse inconsciamente, riduciamo, immiseriamo e clericalizziamo
la prospettiva ainpia e laica
del messaggio di Gesù. Gesù
non pensa anzitutto alla chiesa (ammesso che abbia concepito una chiesa così com’è
andata strutturandosi), pensa
al mondo «tanto amato da
«Dopo queste cose, il Signore designò altri
settanta discepoli e li mandò a due a due
davanti a sé in ogni città e luogo dov’egli
stesso stava per andare. E diceva loro:
messe è grande, ma gli operai sono pochi;
pregate dunque il Signore della messe perché spìnga degli operai nella sua messe.
Andate; ecco, io vi mando come agnelli in
mezzo ai lupi. Non portate né borsa, né sacca, né calzari, e non salutate nessuno per
via. In qualunque casa entriate, dite prima:
‘Pace a questa casa!*. Se vi è lì un figlio di
pace, là vostra pace riposerà su di lui; se
no, ritornerà a voi.
Rirnanete in quella stessa casa, mangiando
e bevendo di quello che hanno, perché Voperaio è degno del suo salario. Non passate di
casa in casa. In qualunque città entriate, se
vi ricevono, nmngiate ciò che vi sarà messo
davanti, guarite i malati che ci saranno e dite loro: ‘Il regno di Dio si è avvicinato a
voi*. Ma in qualunque città entriate, se non
vi ricevono, uscite sulle piazze e dite: ‘Perfino la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scoliamo contro di
voi; sappiate tuttavia questo, che il regno di
Dio si è avvicinato a voi*. Io vi dico che in
quel giorno la sorte di Sodoma sarà più tollerabile della sorte di quella città**»
(Luca 10,1-12)
Dio» (Giovanni 3,16); e il
movimento che raccoglie intorno a sé, gli uomini e le
donne che forma e invia, sono in funzione di quel mondo, di quella messe in cui il
Signore ha incominciato a
spingere degli operai. Questa
parola di Gesù è il preludio
dell’invio in missione (di predicazione e di guarigione) dei
settanta discepoli: già non sono più, dunque, i soli «apostoli» in senso stretto, ma una
cerchia ben più ampia di testimoni e di inviati.
La messe grande* non è
nella chiesa, ma nella società
umana. Gli operai non sono
quelli (o, almeno, non solo né
anzitutto quelli) inseriti organicamente in un «ruolo» ecclesiastico, bensì sono tutti i
credenti, tutti i chiamati, tutti
i «santi»: messi cioè a parte,
nell’atto stesso della chiamata, per essere testimoni del
Signore e delle sue grandi
opere, del suo amore e della
sua promessa. È dunque tutto
un rovesciamento di prospettive, che una volta ancora e
sempre di nuovo dobbiamo
capire e accettare. Pastori e
diaconi sono, per così dire,
gli operai nella... messe piccola! Anche se e quando non
limitiamo rigorosamente la
loro attività all’ambito ecclesiastico, è indubbio che il loro compito primario è quello
di essere al servizio della Parola nelle comunità anche se,
dato il carattere «aperto» delle opere, l’attività dei diaconi
ha già di per sé un’incidenza
esterna maggiore.
La comunità
centro di formazione
La comunità, luogo di adorazione e di fraternità, di
ascolto e di ricerca comune è,
deve essere, il centro di formazione degli «operai» che il
Signore della messe grande
vuole appunto spingere in
quella messe, «fuori le mura».
Questi operai siete voi che
leggete, tutti voi membri delle
nostre comunità, tutti noi. E
sono pochi, questi operai, non
solo perché tanti non si riuniscono, non partecipano alla ricerca e alle «attività» (?) e si
possono nutrire dubbi non
troppo maligni sulla loro volontà di formarsi e prepararsi
per conto loro. Sono pochi,
questi operai, perché anche i
«fedeli» sono spesso più utenti di un servizio religioso, magari apprezzato e che non si
vorrebbe perdere, che iscritti
attivi a un centro di formazione per assolvere nella vita
quotidiana il compito di testimoni, di cui pure dovrebbero
avere coscienza di essere tutti
e ciascuno investiti. Sono pochi, questi operai, perché fra
le molte e forse giustificate
lamentele nei confronti de «la
chiesa» (ma esiste, una chiesa, che non sia fatta di noi?), è
così rara la protesta se questo
centro di formazione non è efr
ficiente, non forma, o per lo
meno non come e quanto dovrebbe; se non risponde alle
esigenze, se non è di aiuto effettivo per il compito di essere, ciascuno nel proprio ambiente di vita e di lavoro, gli
inviati di Gesù, la versione
odierna dei «settanta».
Ognuno di noi ha davanti a
sé, anzi, vive tutta la settimana e tutta la vita in un bel settore di quella «grande messe»
che Gesù ha in mente e nel
cuore: il nucleo familiare, il
i
parentado, amici e vicini,
compagni di lavoro e di svago. Ogni tanto si incontra anche qualche compagno d’opera, qualche «operaia», ma per
lo più è la messe. E c’è un
momento, per la messe; trascurato quel momento, un
raccolto va perduto: secca, si
sbriciola o marcisce. Ci sono
occasioni che non si ripetono,
ci sono momenti nei quali va
detta una (la) parola, fatto un
gesto. Dopo, può essere irrimediabilmente tardi. Almeno
per noi, per quello che è il
nostro compito.
Spìngere gli operai
nella messe
Eppure, come il coraggio,
uno l’invio e l’avvio non
se lo può dare da sé; gli deve
essere dato. Anzi, Gesù non
esita a servirsi di una parola
parecchio pesante: dice che il
Signore, se vuole avere gente
che vada all’opera nella sua
grande messe, deve spingerla! È molto realista, Gesù; sa
benissimo che qui non c’è la
corsa ai primi posti, che nessuno si precipita (o, comunque, resiste a lungo) nel lavoro nella messe, lavoro anche
difficile, magari a prima vista
deludente, imbarazzante.
Infatti non si è sempre accolti a braccia aperte, a menti
aperte, a cuori aperti, tutt’altro... La «maturità» della
messe è spesso tutt’altro che
evidente... Ecco perché il Signore deve spingere operai
anche molto recalcitranti, a
cominciare dall’apostolo Paolo (Atti 26,14), passando da
Giovanni Calvino, fino a ciascuno di noi. Ed ecco perché
Gesù, constatato che «la messe è grande, ma gli operai sono pochi», invita/ordina:
«Pregate dunque il Signore
della messe perché spinga
degli operai nella sua messe». Pregate. Preghiamo: ovviamente, possiamo farlo in
modo onesto solo se accettia
mo l’ipotesi, molto concreta,
che il primo ad essere spinto
sia ciascuno di noi.
Pregare
Quanto diversa è la partecipazione alla vita della
chiesa, se la si concepisce e
vive in quest’ottica! Se chi
viene, ci viene, si riunisce per
farsi le ossa, per acquisire conoscenze, strumenti che ci
aiutino, nella vita quotidiana
vista a sua volta come potenziale «messe del Signore», a
viverci e lavorarci come operai di questo Signore! Una
chiesa che viva questo rovesciamento di prospettive sarà,
naturalmente, più feconda di
vocazioni particolari: che
vengono da Dio soltanto, ma
non nascono nel vuoto. In
una chiesa che viva come
cantiere per vocazioni, come
centro di formazione di «operai» per il Signore, non potranno non manifestarsi più
numerose le vocazioni specifiche. In una chiesa così, forse, più giovani potranno avvertire, intenso, il gusto di essere diaconi e pastori.
C’è dunque una cosa da fare, davvero: pregare.
(*) E noto che l’immagine
della «messe» è escatologica.
Parlando della grande messe
Gesù è sempre nella linea del
suo discorso programmatico: «Il
tempo è compiuto, il regno di
Dio è vicino...» (Marco 1,15); lo
conferma la reazione con cui accoglie il festante ritorno dei
«settanta»: «Io vedevo Satana
precipitare dal cielo come folgore...» (Luca 10,18).
Preghiera
Dio solo può dare la fede,
ma tu puoi dare la tua testimonianza.
Dio solo può dare la speranza,
ma tu puoi ridare fiducia al tuo prossimo.
Dio solcLpuò Mre l ’amore,
ma tu puoi insegnare ad altri ad amare.
Dio solo può dare la forza,
ma tu puoi ridare coraggio agli sfiduciati.
Dio solo è la via,
ma tu puoi indicarla agli altri,
Dio solo è la luce,
ma tu puoi farla brillare agli occhi di tutti.
Dio solo è la vita,
ma tu puoi ridare agli altri la voglia di vivere.
’Dio solo può fare ciò che sembra impossibile, '
ma tu puoi fare ciò che è possibile.
Dio solo basta a se stesso,
ma preferisce contare su di te.
,5^ 1 ’ V*
4
Preghiera di un gruppo
di Campinas del Brasile
Quando è giorno?, della Cevaa, 1994)
I
7
Spedizione In abb. postale/50-Torino
Ih caso di mancato recapito si prega restituire
ai mittente presso l'Ufiicio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
lull
«MONDIALI» E VIABILITÀ
Qualcuno si era illuso che con i fondi destinati ai Mondiali
di sci del Sestriere si sarebbe potuto migliorare anche la viabilità in vai Chisone; poco per volta ci si è resi conto che al
Pinerolese arriveranno soltanto le briciole; forse l’Anas effettuerà alcuni interventi importanti, ma secondari rispetto
alle attese, nei punti più critici delFalta valle. In chi si aspettava soluzioni più radicali (e magari ha discusso per mesi su
ipotesi di tracciato) sale oggi la delusione e la rabbia: così
domenica scorsa a Porte hanno accolto turisti e , viaggiatori
con un centinaio di cartelli appesi alle case. «Vogliamo la
strada!», dicono a Porte dove il paese si sente sempre più tagliato in due da un serpentone di automobili a forte velocità.
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VENERDÌ 29 SETTEMBRE 1995 ANNO 131-N. 36 LIRE 2000
Ottobre 1995: i cadetti
chiudono! Questo il titolo ad effetto che apre «Carta
bianca», il foglio che ospita la
voce dei giovani nella circolare della Chiesa valdese di San
Giovanni. Perché viene presa
questa drastica decisione?
I motivi sono essenzialmente tre: non si trova chi
voglia fare da animatore; sono tutti volontari e quindi
non pagati; i genitori sembrano apprezzare di più i corsi a
pagamento e così, magari, i
loro figli cominciano ad andare ai cadetti, ma poi c’è il
corso di nuoto o di pallavolo
e, siccome per quello si è pagato, bisogna andarci. Da anni si organizza l’animazione
dei ragazzi senza chiedere
una lira, e anche per le gite
LA RIPRESA DELLE ATTIVITÀ ECCLESIASTICHE
TEMPO E SOLDI
MARCO ROSTAN
non vengono chieste caparre
con la conseguenza di dover
disdire all’ultimo perché i ragazzi non si presentano all’
appuntamento...
Non è certo questa una situazione vissuta solo a San
Giovanni, e vai la pena rifletterci proprio in queste settimane che vedono la ripresa
delle varie, attività. Il pastore
Claudio Pasque! ha opportunamente presentato il proble
ma durante il sermone, predicando sul testo dei Giudici
che racconta dell’invito a Gedeone di abbattere l’altare di
Baal e l’idolo accanto, per innalzare un altare al Signore. I
due idoli che siamo chiamati
ad abbattere noi, ha detto Pasquet, sono quelli del tempo
e del denaro.
Essi governano la Vito: non
c’è mai abbastanza tempo e
si consuma continuamenté il
tempo per avere più denaro.
Dobbiamo assimilarci al
«mondo» assumendo anche '
nella chiesa i criteri dql’tempo e del denaro? Siamo arrivati al punto di dover chiedere una quota di iscrizione alla
scuola domenicale e al catechismo per assicurare una
presenza continua anche a
quelle attività?
Abb.attiamo gli idoli di
Baal del nostro mondo e rendiamo il culto al Signore.
Noti si tratta di fare gli eroi,
si tratta di ass;umere un piccolo e modesto impegnò, ma
anche di saperlo mantenere,dandogli la piccola parte di
tempo che esso richiede. Non
rnisùriamo il tempo con i soldi, ma con il significato di ciò
che facciamo ih quel tempo.
uvioni
Ma dov'era
la frana
del Pellice?
Forse è proprio vero che un
fatto è accaduto solo se’lo ha
detto la televisione. Martedì
scorso tutti i telegiornali Rai
intorno a mezzogiorno hanno
mandato in onda servizi
sull’alluvione che stava riportando drammi e morte in alcune zone d’Italia; per il Piemonte la zona indicata come
maggiormente a rischio si
trova, secondo il servizio della. redazione piemontese della
Rai, a Torre Pellice dove una
frana minaccia di far scomparire la frazione falla, creando
poi uno sbarramento nel Pellice, riproducendo una situazione «tipo Vajont» proprio a
monte del centro abitato.
Ora, è vero che quando accadono i disastri «naturali» si
dice sempre che è meglio prevenire, ma in questo caso la
■ ^«notizia» rilanciata dai tele: giornali nazionali ha ovviamente messo in allarme gli
abitanti della valle; ad insoI spettire il solo fatto che, a di■4 spetto della giornata piovosa,
ìe immagini proponevano una
splendida giornata di sole.
Non solo si sono allertati i
cittadini ma anche i carabi.nieri che, pur all’oscuro di
qualsivoglia stato di peipcolo,
sono stati mandati sul luogo
dai superiori del comandq di
; Pinerolo, a loro volta allarmati dal telegiornale.
La frana oggettivamente
esiste, da diversi decenni; vi
sono segnalazioni sul bordo
del fronte franoso ormai arI rugginite dagli anni «ma il
T ’ torrente Pellice - dice il sindaco di Torre, Armand Hugon - almeno dall’alluvione
del 1977 scorre nel suo letto
principale assai distante dal
punto in questione. Il Magistrato del Po è a conoscenza
della situazione pur non essendo in grado di proporre
soluzioni data la complessità
tecnica di un intervento».
Anche in questo modo si
crea una notizia...
Chiesa valdese e Caritas di fronte alle proposte di restrizione avanzate dai «Polo»
Immigrazione: no a giri di vite indiscriminati
a proposta di revisione
della legge Martelli sull’immigrazione presentata dal
centro-destra sta suscitando
un forte dibattito fra le forze
politiche e sindacali e più in
generale nell’intero paese.
Anche nel Pinerolese il fenomeno immigrazione è diffuso
e, come per il resto del Piemonte, la maggioranza degli
extracomunitari proviene dal
Nord Africa e segnatamente
dal Marocco: per la prima
ondata di arrivi siamo da
qualche anno a questa parte
al ricongiungimento famigliare, per i più giovani si
tratta quasi totalmente di uomini con bassa scolarità e capacità lavorativa; non mancano dunque i casi di sfruttamento stile «caporalato» ed
affitti esosi per vere e proprie
catapecchie.
In questo contesto si muovono da anno gruppi di volontariato, le chiese, le associazioni. Di fronte a una proposta di legge che ha come
base il controllo molto severo
delle immigrazioni, con criteri restrittivi ed espulsioni indiscriminate, il dibattito è intenso; sia Federazione delle
Pinerolo: al mercato di piazza Vittorio Veneto
chiese evangeliche che la Caritas sono da tempo impegnate a cercare di rispondere ai
bisogni degli immigrati. «Il
servizio Rifugiati e immigrati
delle Federazione ritiene che
suo compito principale sia
prestare attenzione all’aspeU
to politico della questione spiega il pastore Bruno Tron,
attivo sia per il servizio della
Fcei che nell’ambito cittadino -; siamo perciò al fianco
di quelle forze politiche e sindacali che hanno a cuore i
diritti umani degli immigrati
ed abbiamo inviato un primo
documento ecumenico per ribadire il dissenso verso la regolazione indiscriminata
dell’immigrazione. Il nostro
impegno è che il dibattito
passi dal piano politico a
quello giuridico istituzionale:
accentrare cioè il discorso
sui diritti umani anziché sub
la solidarietà che rischia di
scadere nel paternalismo.
Vogliamo infine promuovere
una mobilitazione di base per
far capire alle forze politiche
che non tutto l’elettorato è a
favore di un controllo stretto
dell’immigrazione e che è ne
cessario perseguire secondo
la legge gli immigrati che de, linquono anziché puntare
sulle espulsioni di massa
contribuendo ad avallare ‘la
teoria immigrato uguale criminale». ,
Anche alla Caritas la proposta di legge non trova
favorevole accoglienza; don
Gabriele Meróol sottolinea
che «il fatto che la proposta
abbia succitato così forti
polemiche è il segno che il
testo non è il più adatto a risolvere il problema: la soluzione va cercata a livello internazionale con forme di
collaborazione lungimiranti
in ambito politico, sociale,
etico ed ecclesiale, perché la
condizione degli immigrati,
soprattutto se clandestini, ci
interpella tutti».
«Del resto - conclude il pastore Tron - i flussi migratori
non si possono arrestare con
un provvedimento; l’Italia ha
una percentuale bassa di immigrati e ha invece necessità
di manodopera in determinati
settori. Accogliere "bene” gli
immigrati ¿osta meno che
espellerli e crea posti di lavo-:
ro in ambito sociale».
Quando si parla di scuole valdesi, il
pensiero va immediatamente, e a ragione, a Beckwith, di cui le moltissime
scuole che portano il suo nome sono la
testimonianza evidente. È bene ricordare
che anche prima del suo interessamento
le chiese vàdesi avevano una fitta rete di
scuole di cui ogni Concistoro aveva la
diretta responsabilità e che, finanziariaménte, erano sostenute da un comitato
olandese, più comunemente noto come
«Comitato vallone». Tale comitato non
limita il proprio interesse alle scuole, ma
in qualche modo si interessa di tutta la
vita delle chiese valdesi.
È così che ogni anno il pastore di ogni
chiesa redige una relazione che là Tavola
invia a tale comitato. Non essendo destinata al pubblico, ma appunto a un gruppo ristretto di persone, essa ha spesso un
carattere di immediatezza e familiarità
che lo rendono estremamente interessante. Dalla relazione del pastore Francesco
Gay di Villar Pellice, del 30 marzo 1837,
IL FILO DEI GIORNI
LE SCUOLE
_____________»BUNO BàUION_____________
desumiamo le seguenti informazioni.
«Dal punto di vista spirituale questa
chiesa non è, credo, inferiore alle altre. Il
tempio si riempie facilmente, soprattutto
nelle solennità Alle comunioni di settepibre 1829 la prima domenica si sono
avvicinate alla Santa Cena 729 persone e
la seconda domenica 326, per un totale
di 1.055 individui su una popolazione di
più di 2.200 persone.
Annualmente il numero dei catecumeni oscilla tra 80 e 95 ragazzi, di cui da 45
a 50 vengono confermati. Si fa loto recitare e si spiega il catechismo di Ostervald, il lunedì in forma privata e il mer-,
coledì in pubblico, nel tempio. In questa
occasione, siccome si fa una catechesi o
esposizione in forma familiare, vi assiste
un numero discreto di persone con grande assiduità.
Altra funzione religiosa che si viene ad
ascoltare con molta premura sono le orazioni funebri. Siccome qui non si seppellisce nessuno senza un piccolo discorso
sulla sua tomba, i parenti del defunto, i
suoi amici e una folla di altre persone vi
assiste. Se si tratta di un bambino, è abitualmente il maestro che è incaricato di
questa funzione; ma quando è una persona di età, un capo famiglia o giovani sposi mietuti sul fiore dell’età, è il pastore
che viene chiamato per questa triste cerimonia e spesso allora il discorso funebre
è pronunciato nel tempio, soprattutto in
inverno e in caso di cattivo tempo. Inoltre il maestro della “Scuola Grande’’ dice
la preghiera nel tempio mattino e sera,
tutti i giorni feriali, chiamando alla partecipazione con il suorìo della campana».
NtɫK0
Ferrovia
■ .Trova consensi lapÉppo^a'di un nuovo-utilizzo
'^r la stazione di Luserna
liàn Giovanni, non più uti-i
lizzata dallCiiPerrovie per il
^rvizio di biglietteria. In!
i^a serata pubblica si è av/^ato un primo confronto
■<^n Nicola' Cosco, responsabile dei servizi di stazio-ì
130 Ps. La struttura potreb.bf essere destinata a iniiaative culturali o servizi
•éCpubblica utilità. , . ’
Paoi^
Scuola media
Il vecchio edificio che
ospita la Scuola media di
Luserna San Giovanni,
néU’atofsa di quello nuovo
(che comunque non sarà.
termin|ftp prima di un anno) mcHitra i segni del tempo in rnpniera sempre più
evidente;, muri, impianti e
arredi cbstringono a lavorare facendo i conti con il
degrado'. E il fatto di operare con .una sola presidenza e tre sedi non rende certo ^evole il lavoro.
>, V PaginaH
j I complessi legami chfr'
stampa e potere poHtic«i||
fitrattengonO ffis loto
stati al cèntro di un
tito in occasione della
sta dei giovani di Hnerciild’.;«
Sono state esaminate i(i( situazioni limite (come quello della gòettft dd Golfo)
ma anche la .dialet^cf
aspra che contra|^)óim .informazione teievisiyà 'f..
'cattasiwfipim; ■
•«'. • „PaChmaIH
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a fiire teatib a’Pittemio ha
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dono, a una fo;rmazìohe
ampia...
8
PAG.
Il
E R]o Delle Yalu moESi
VENERDÌ 29 SETTEMBRE 1995
Inizio d’autunno a Roccapiatta (Prarostino) foto Lina Reymond
NUMERO VERDE PER LA SANITÀ — Dal 4 settembre
l’assessorato alla Sanità della Régione Piemonte ha istituito
una nuova linea telefonica, con numero verde a chiamata
gratuita, finalizzata al contatto diretto con il cittadino. Secondo quanto comunicato dall’assessorato, tale numero si
propone di «fornire informazioni sulle modalità di accesso
alle prestazioni, semplificare e sveltire le pratiche burocratiche, indirizzare le urgenze verso strutture più idonee, rimediare ad eventuali disfunzioni, assicurare garanzia di intervento per tutti i cittadini nel pieno rispetto della dignità
della persona, fornire elementi di prevenzione ed educazione sanitaria». Il numero verde è 167210758; in via sperimentale il servizio funzionerà dalle 11,30 alle 12,30 nei
giorni di lunedì, mercoledì e venerdì. Nello stesso tempo
l’Usl 10 di Pinerolo, piresso l’ospedale Agnelli, ha istituito
uno sportello per le relazioni col pubblico, in funzione dalle 8,30 alle 12 dal lunedì al venerdì. Anche in qùesto^caso
il servizio vuole essere uno strumento per accogliere suggerimenti e reclami, fornire informazioni.
MALAN: QUANTO PAGO DI AFFITTO — L’on. Lucio
Malan, in merito agli affitti «facili» per i politici, ha recentemente dichiarato: «Poiché U presidente dell’Inps, Billia,
ha dichiarato che è normale che l’Inps nell’assegnare i suoi
alloggi a Roma tenga conto delle esigenze di “deputati, alti
gradi delle forze armate, poiché Roma è la capitale” desidero precisare che a Roma abito in appartamento di proprietà
privata, reperito leggendo gli annunci su un giornale; si trova nel quartiere Garbatella, zona popolare lontana dal centro. Per circa 50 metri quadrati pago 1.300.000 lire al mese,
spese escluse, con contratto regolarmente registrato». Malan, insieme ad altri deputati, ha chiesto e ottenuto che il 26
settembre si ponga in discussione alla Camera una mozione
in cui si chiede piena trasparenza su inquilini e canoni degli
appartamenti di proprietà pubblica.
LUSERNA SAN GIOVANNI CAMBIA IL PIANO COMMERCIALE — Una seduta lampo del Consiglio comunale
ha varato, giovedì 21, le Conunissioni consiliari, approvandone nel contempo la composizione: «Speriamo siano messe in condizione di lavorare - è stato detto - poiché rappresentano un importante strumento di supporto al Consiglio
stesso». Sono state anche apportate alcune modifiche al regolamento edilizio e sulla composizione della Commissione
edilizia che sarà presieduta dal sindaco e vedrà la partecipazione del comandante provinciale dei vigili del fuoco o di
un suo delegato, di quattro esperti del settore e di un esperto
di ambiente. Infine il Consiglio ha approvato il nuovo piano
commerciale; le modifiche apportate, ha spiegato l’assessore Merlo, intendono «potenziare i punti commerciali nelle
finzioni ponendo un freno alla concentrazione in centro di
tutti gli esercizi commerciali, in atto da anni». Tutte le decisioni sono state assunte all’unanimità.
ACEA; GRIOT RITIRA LE DIMISSIONI — La scorsa settimana i rappresentanti dei Comuni si sono riuniti per esaminare le dimissioni che il presidente dell’assemblea
dell’Acea, Giancarlo Griot, aveva presentato per protestare
con i mecùanismi adottati nelle trattative che portarono
all’elezione di Santiano a presidente dell’azienda; troppe ingerenze dei partiti, aveva protestato il sindaco di Porte.
CROCE UGONOTTA MUSICALE — Viene fabbricata nel
Jura francese, in resina, quattro colori (blu, verde, rosso e
ribes) ed è fornita di un meccanismo musicale che riproduce un canto (a scelta: «A Te la gloria», «Qual forte rocca»,
«Celebrate Dio e rendetegli grazie», «Lève-toi, vaillante
armée»). Le dimensioni sono di 23 x 23 cm, esclusa la colomba, e la staffa di installazione al muro è inclusa nel meccanismo. Il prezzo è di 90.(XX) circa, compresa la spedizione. Informazioni e ordinazioni a: Alto Sari, 11 me L. Penchinat, F 30250 Sommieres; tei. (33) 66803728.
Comune di Inverso Pinasca
PROVINCIA DI TORINO
Tel. (0121) 800.706 - Fax (0121) 800.600
L’Amministrazione comunale intende alienare, mediante trattativa privata, il fabbricato ex sede comunale in via
Provinciale n. 66.
L’offerta dovrà essere formulata tenendo conto che il
prezzo valutato a perizia è di £. 125.0(X).0(X).
Gli interessati potranno far pervenire le loro offerte entro le ore 12 del giorno 25 ottobre 1995.
Per informazioni contattare il Comune (tei. 0121800706).
IL SINDACO
PRELATO ing. Giovanni
IL SEGRETARIO COMUNALE
BERTALMIOdr. Bnino
Ferrovie e enti locali
La stazione
luogo di socialità
________MARCO BOSTAI^_________
Si riuscirà a ridare vita alla
stazione di Luserna San
Giovanni? Ascoltando le diverse voci che si sono confrontate in un costmttivo dibattito organizzato con successo lo scorso 22 settembre
dal gruppo consiliare «Progressisti 2000» e dal coordinamento dei pendolari del
treno Torre Pellice-Torino, si
dovrebbe concludere che ci
sono tutte le premesse per
farlo. C’è un clima assai diverso da quello di alcuni anni
fa, uno spirito di collaborazione che ha caratterizzato
la serata, sia tra i responsabili
delle Ferrovie e amministratori, sia tra iniziative del
gmppo «progressisti» e sindaco di Luserna. Proprio quest’ultimo, dopo che il consigliere Roberto Charbonnier
aveva illustrato il senso
dell’iniziativa e consegnato
le firme raccolte durante
l’estate per la riapertura della
stazione, ha illustrato i passi
già compiuti per raggiungere
tale obiettivo. *
Nicola Cosco, responsabile
dei servizi di stazione delle
Fs, ha raccontato di molte altre iniziative simili di altri
Comuni che si trovano ubicati su quelli che anni fa erano
considerati «rami secchi»
delle Fs e che grazie anche
alle lotte per il treno condotte
gli scorsi anni sono oggi considerati anche da una parte
dei dirigenti della rete ferroviaria «di scarso traffico» ma
non per questo meno utili. La
battaglia contro la chiusura
non è del tutto vinta, ma è
cambiata la mentalità; certo
dove non si chiude si tratta di
limitare i costi, soprattutto
del personale.
Già si è operato così per i
passaggi a livello quindi,
mentre è del tutto improbabile che le Ferrovie riprendano
in gestione biglietterie e sale
di aspetto, la linea su cui si
sta lavorando è quella per
concedere i locali delle stazioni in comodato ai Comuni
e questi, in proprio o tramite
terzi, possono ridare vita alle
stazioni collocando nei locali
servizi utili: dalle Pro Locò
alla Croce Rossa, a locali per
attività collegate al turismo,
al volontariato e anche quelle
piccole attività commerciali
legate al ristoro.
Si è già raggiunto un accordo con trenta Comuni ma
purtroppo si è ancora in ritardo neUa provincia di Torino.
È realistico prevedere che in
una stazione «riattivata» funzioni la sala d’aspetto, le
informazioni (magari tramite
altoparlante), con tabelloni
più chiari e leggibili, un deposito motorini e bici. Per i
biglietti si dovrà migliorare la
rete di punti d’acquisto e nel
dibattito è stato sollevato giustamente il problema dei
viaggi e delle prenotazioni oltre Torino: i responsabili delle Fs potrebbero collaborare
con l’attuale agenzia che a
Luserna svolge tale compito.
Bacchieri, per la Cgil, ha
insistito sul maggior sforzo
che le Fs potrebbero fare anche dal punto di vista economico e ha illustrato i grandi
vantaggi del trasporto su ferro; Luigi Rivalta, assessore
provinciale, ha incoraggiato
il Comune a fare della stazione un punto di vita nei
paesi; Marco Bellion, consigliere regionale, ha fatto presenti i problemi che ancora
esistono per avere un valido
piano regionale dei trasporti
e si è domandato se non sarebbe il caso di chiedere che
il sistema di metropolitane,
previsto già fino a città «porte» come Ivrea, Chieri e anche Pinerolo non si spinga fino a Torre Pellice.
Bruna Peyrot, al suo esordio come assessore della Comunità montana, ha sottolineato i due obiettivi per i
quali continuare a darsi da fare, ovvero che il treno funzioni sempre meglio, grazie
alla collaborazione tra enti
locali da un lato e Fs dall’altro, con Provincia e Regione,
e che il treno e dunque le stazioni siano intese anche come fatto culturale e come investimento turistico per lo
sviluppo della valle.
Disagi alla med\a di Luserna S. Giovanni
Sos: la scuola
è da rifare
Per far conoscere al maggior numero possibile di cittadini le condizioni di degrado della scuola media di Lusema San Giovanni alcuni insegnanti hanno pensato di
realizzare un video: «Da anni
lavoriamo in condizioni di
disagio - spiega Giampaolo
Cleri, professore di italiano
nel corso di tempo prolungato e tra gli ideatori del video
- con arredi vecchi, che io
stesso e altri colleghi insième
ai bidelli abbiamo di volta in
volta riparato, in aule, come
quelle del prefabbricato,
umide e dove spesso piove
dentro, che i ragazzi hanno
cercato di rendere meno
brutte con dei murales». La
situazione di degrado in cui
si trova la media di Luserna è
ormai cronica e negli ultimi
tempi ben poco è stato fatto.
Di recente sono stati rinnovati i servizi igienici della sede centrale, quella che si trova nell’edificio che ospita anche le scuole elementari, ina
anche in questo caso i lavori
sono durati a lungo, mettendo
a rischio l’inizio regolare
dell’anno scolastico, nonostante le ripetute richieste e i
solleciti fatti in precedenza
dal capo d’istituto. «I laboratori, essenziali per lo svolgimento di molte attività del
tempo prolungato - spiega
Cleri - sono aule in gran parte situate nel seminterrato,
dove i tubi per il riscaldamento sono ad altezza d’uomo, con delle scale e altre
barriere architettoniche che
potrebbero metterci a dura
prova se la scuola dovesse
accogliere dei ragazzi portatori di handicap motori. Muffe e addirittura muschio, con
le esche per topi in bella vista, sono poi sotto i nostri occhi quotidianamente».
Per denunciare questo stato
di degrado in cui versa la media di Luserna e nella speranza di avere l’attenzione degli
amministratori pubblici è nata appunto l’idea del video,
che nelle intenzioni degli insegnanti vuole essere uno
strumento per aprire al territorio le porte della scuola e
farne conoscere i limiti e la
fatiscenza. Mentre da un lato
si guarda con speranza al
procedere dei lavori della
nuova scuola media (la cui fine è prevista non prima di
dodici mesi, ma serviranno
poi tempi non brevi per il trasloco, l’arredo e per organizzare la funzionalità vera e
propria dell’edificio nuovo)
ragazzi e insegnanti devono
fare i conti quotidianamente
con l’attuale scuola, con
quella che il video mette a
nudo con immagini che si
commentano da sole.
«La nostra scuola, oltretutto - dice il professor Cleri deve anche fare i conti con
tre sedi che fanno capo a una
sola presidenza, dislocate su
due territori comunali diversi
e quattro edifici distinti, con
una popolazione scolastica
complessiva di quasi quattrocento alunni. L’urgenza di
avere una scuola nuova, che
riunisca le sedi del Comune
di Luserna e ci consenta di
lavorare in condizioni normali, è davvero molto forte».
Il prefabbricato che ospita aicune auie deiia scuola media
L'attività della
Comunità
montana
Ho letto sul numero dell’ 11
settembre l’articolo concernente la seduta consiliare nella quale è stata eletta la nuova
giunta della Comunità montana vai Pellice ed è stato approvato il relativo programma. Su alcuni punti l’articolo
mi ha lasciato perplesso sotto
il profilo dell’informazione,
che non mi sembra del tutto
esatta né sul conto della precedente amministrazione né
sul conto della nuova.
Il lettore potrebbe avere
un’impressione errata in questo senso: che la gestione precedente si sia preoccupata soprattutto dei servizi sociali e
poco degli altri settori di attività e che la nuova giunta intenda rivolgere la propria attenzione soprattutto «alla gestione complessiva del territorio e all’attività produttiva»
limitandosi, nel settore della
sicurezza sociale, ad un forte
impegno a non diminuire il livello raggiunto nei servizi.
Mi sembra si debba precisare:
- che la precedente amministrazione si è certamente
impegnata a fondo, pur in una
situazione molto difficile,
nella politica sociale e dei
servizi, proseguendo l’impegno quasi trentennale della
Comunità montana in tale
ambito, razionalizzando la
spesa relativa (che rischiava
di diventare non sopportabile
dai bilanci comunali)-e nello
stesso tempo muovendosi
nell’ottica di un ampliamento
degli interventi e cercando di
prevenire le possibili conseguenze negative dell’infausto
accorpamento delle Ussl;
- che tale politica non ha
assorbito in modo prevalente
l’attenzione dell’amministrazione, impegnata fortemente
in tutti i settori dello sviluppo
socio-economico, alla luce
delle nuove normative regionali, nazionali ed europee: sono stati reperiti strumenti e finanziamenti per avviare una
nuova politica del territorio;
sono stati ideati e attuati progetti sovrafrontalieri e progetti integrati ai sensi delia nuo
va legge regionale sulle Comunità montane (per esempio
la realizzazione di un percorso turistico-storico-ambientale di valle; la realizzazione
dell’orto botanico del Barant;
gli interventi, per complessivi
3 miliardi, al fine di rendere
agibile e funzionale il Palaghiaccio; il progetto Interreg
«Protezione e valorizzazione
turistica delle risorse naturali
del Queyras e della vai Pellice»; l’intervento per la realizzazione del centro di vendita
di prodotti della valle e del
relativo marchio, ecc.); soprattutto è stato redatto e approvato (nonostante i pesanti
e anche per nulla ortodossi attacchi alla giunta) il piano di
ecosviluppo, nella cui prospettiva già si pongono gli interventi sopra accennati;
- che l’impegno della nuova amministrazione, nel settore della sicurezza sociale,
«a non diminuire il livello
raggiunto dai servizi» deve
essere visto nel contesto della
nuova situazione determinata
dall’accorpamento delle Ussl:
deve intendersi, cioè, come
impegno ad utilizzare gli
strumenti posti a disposizione
della Comunità montana dalle
recenti leggi regionali in materia di sanità (n. 10/95) e di
funzioni socio-assistenziali
(n. 62/95) affinché, nel contesto dell’unica Usi, non abbia
a verificarsi il temuto calo
qualitativo e quantitativo delle prestazioni sanitarie e socio-assistenziali sul territorio
del Distretto n. 1-val Pellice;
- che infatti la Comunità
montana, anche a seguito
dell’azione svolta dalla precedente amministrazione presso
la Regione in sede di consultazione ha, oltre alle funzioni
di indirizzo e verifica a livello di Distretto e oltre all’esercizio delle funzioni socio-assistenziali comunali, il dirittodi concordare con l’Usl forme integrative di assistenza
sanitaria e socio-sanitaria, e il
diritto-dovere di pervenire a
«forme permanenti di reciproca consultazione» con
l’Usl, al fine di assicurare un
efficace raccordo tra la programmazione socio-economica propria della Comunità e
la programmazione specifica
dell’Usl.
Ezio Borgarello
Torre Pellice
9
IERDI 29 SETTEMBRE 1995
E Eco Delle Vai.o %ldesi »
PAG. Ili
Un partecipato dibattito su stampa e potere alla «Festa dei giovani» pinerolese
Pluralismo^ unico garante delPinformazione
PIERVALDO ROSTAN
—
T nformazione, comuni4(J.caziOne e potere», questo il titolo di un dibattito org^iizzato a Pinerolo nell’ambito della rassegna «Manifekg^rsi». vera'kermesse giovanile in cui una generazione ha
avuto modo, per dieci giorni,
di èssere protagonista diretta
e non oggetto di studio o,
jÉ^gio, problema.
*¡1 tendone era veramente
^mito quando sul palco sono saliti i giornalisti invitati,
segno che il tema, speriamo
più dei nomi annunciati, è uno
degli elementi centrali di tutto
il dibattito politico di questi
idtìmi mesi. Non sono arrivati
a Pinerolo due volti noti dello
schermo televisivo, Carmen
Lasorella della Rai e Gianfranco Sposini di Canale 5
b;attenuti a Roma, è stato detto, dallo sciopero del traffico
aereo, e tuttavia ciò non ha
impedito al dibattito di essere
intenso. Introdotti da un filmato sintesi dei sommari dei
principali telegiornali della
sera precedente, si sono confrontati Santo Della Volpe del
Tg 3 e rinviato de La Stampa
fter Paolo De Garzarolli.
n confronto si è svolto su
due binari: sostanzialmente
concordi sul modo di rapporl^^larsi alla notizia, alla ricerca
della fonte, all’etica professionale, i due giornalisti hanno più volte evidenziato la so. stanziale differenza dei due
mezzi di informazione, la carta stampata e la televisione.
Differenza legata da un lato ai
tempi di presentazione della
notizia (la televisione di immediato impatto perché strettamente collegata all’attualità,
il giornale, in edicola il giorno
(fopo e dunque con la consapevolezza di dire di notizie
già arrivate nella case attraverso la tv), dall’altro alla forte differenza nell’impegno e
nelle risorse economiche che
stanno dietro i due mezzi.
, La televisione può infatti
contare sul canone e sulle en
La redazione della Cnn a Atlanta (Usa)
trate della pubblicità e presenta un elemento di «comodità» essendo sufficiente accendere un elettrodomestico;
i giornali possono far conto
su un mercato pubblicitario
limitato (il 90% è assorbito
dalle Tv) e inoltre obbligano
il lettore al pagamento delle
1.500 lire in edicola. «In Italia - ha ricordato Pier Paolo
De Garzarolli - durante il fascismo, dunque con uno scarso pluralismo, si vendevano 4
milioni di quotidiani; oggi le
70 testate esistenti riescono a
vendere in tutto 6 milioni di
copie: siamo fra i paesi europei dove si legge di meno».
Benché il nostro paese viva
una situazione dell’informazione decisamente particolare, con pochissimi editori
puri, cioè senza ulteriori interessi economici, dove il massimo della contraddizione sta
in un gruppo economico che
possiede numerose aziende,
tre televisioni e che ha candidato alla guida politica del
paese il suo leader, il dibattito
solo occasionalmente ha affrontato direttamente la questione italiana; entrambi inviati nel Golfo Persico ai
tempi della guerra. De Garzarolli e Della Volpe_si sono
soffermati su quegli avvenimenti, e su come «non» furono trattati. «C’erano 1.200
inviati eppiue - hanno detto i
due cronisti - nessuno può dire di aver capito esattamente
quel che è accaduto».
C’era chi parlava della
guerra stando ben fuori dalle
zone dove infuriavano i combattimenti e chi, come il tanto
celebrato Peter Ajmett della
Cnn americana, aveva ottenuto di stare a Baghdad ma in
cambio ha accettato di subire
ogni giorno i tagli della censura irachena. Così quella
guerra ha mostrato tutte le debolezze dell’informazione
con alcune grandissime menzogne, tante fiction (per tutte
basti ricordare che più di un
corrispondente tv amava farsi
riprendere con dietro delle
finte dune di plastica standosene tranquillamente al quartier generale americano) e pochissime certezze. «Il simbolo di quella guerra - ha concluso Santo Della Volpe può essere quel gruppo di soldati iracheni che si sono arresi di fronte alla telecamera di
un operatore del Tg3 nel pieno del deserto».
Fatalmente alcune delle
domande poste dal pubblico
hanno riguardato un’altra
guerra, quella che viene combattuta a pochi chilometri dai
nostri confini nella ex Jugoslavia: «Nessuno è riuscito in
questo caso a spiegare tutte
le ragioni storiche che ci sono alla base del conflitto hanno detto, anche qui concordi, i due giornalisti - e
tuttavia abbiamo come l’impressione che in questo caso
ciò che si vede e si dice corrisponda sostanzialmente al
vero; c’è pochissima censura
e tutti hanno interesse a mostrare la realtà, dunque tessendo il mosaico si riesce ad
avere uno sguardo abbastanza completo».
Solo nel finale di serata la
discussione è tornata sulla
realtà informativa italiana
fatta di apparente grande pluralità di testate radiotelevisive e stampate, ma ip realtà
concentrate economicamente
nelle mani di pochi soggetti:
«Andata com’è andata la battaglia referendaria - ha concluso Della Volpe - bisognerà cercare nuove vie per
garantire il pluralismo, senza
dimenticare però che nel giro
di pochi anni l’informazione,
con i collegamenti Internet,
la televisione via cavo e satellitare e la televisione interattiva, è destinata a mutare
radicalmente; ci saranno dunque più canali: la mia paura è
che se non ci sarà adeguata
educazione all’ascolto, rischiamo di aumentare il numero di barattoli di marmellata incomprensibile invece
di aumentare la conoscenza».
Buon successo per l'iniziativa pinerolese
«Manifestarsi»
per saper comunicare
ERICA BONANSEA
Con il titolo «Manifestarsi» si è riproposta per il
secondo anno all’Éxpo Fenulli di Pinerolo la Festa dei giovani. Numerosi stand che rappresentavano associazioni laiche e religiose, incontri, spettacoli e concerti hanno dato la
possibilità di entrare in contatto con l’impegno giovanile
a Pinerolo e dintorni. Non sono mancati inoltre gli spazi
puramente ricreativi e i laboratori teatrali e giornalistici.
«La manifestazione sta andando abbastanza bene spiegava a metà percorso
Sergio Ferrerò, uno dei coordinatori della Festa -. C’è
una buona affluenza di pubblico, anche al di fuori delle
conferenze e degli spettacoli.
L’anno scorso l’organizzazione di questa festa era stata una grande scommessa, e
dato che avevamo potuto registrare un discreto successo
quest’anno abbiamo deciso
un ampliamento della manifestazione: nel 1994 c’eremo
46 stand, quest’anno ce ne
sono ben 70».
Anche l’assessore alla Gioventù Elvio Rostagno si dichiara soddisfatto della «settimana» e sottolinea come, secondo lui, gli stand rappresentino abbastanza bene il panorama giovanile del Pinerolese: facendo un gijo fra gli
stand si trovano inferi Jfé varie parrocchie di Pinerolo e le
associazioni cattoliche, ma
anche Legambiente, il Wwf,
la Lega per la lotta contro
l’Aids, «Omero» e i vari istituti superiori, come il Liceo
classico e Lipsia.
Alla domanda perché sia
stato scelto il tema portante
della comunicazione per questa edizione della Festa, l’assessore Rostagno afferma:
«La comunicazione è uno degli argomenti più attuali per
ché permette all’uomo di crescere ed è uno strumento per
combattere l’emarginazione». E tra i vari stand, in effetti, si trova anche quello degli obiettori della Caritas, che
prestano il loro armo di servizio civile in strutture vicine
alle parrocchie, lavorando negli oratori oppure nelle case
di riposo. A Guido e Andrea,
obiettori in servizio civile,
chiediamo quanto l’essere
cattolici abbia influito sulla
scelta di dire no al servizio
militare. «Crediamo che la
scelta di fare gli obiettori sia
soprattutto laica - rispondono -; si sceglie di fare il servizio civile perché si desidera
aiutare la gente. Essere cattolici ha invece influito decisamente sulla scelta della
Caritas come struttura in cui
operare».
Tra i gruppi che solo quest’anno hanno preso parte alla
manifestazione c’è il gruppo
giovanile della Chiesa valdese di pinerolo che, oltre a presentare le proprie attività, cerca anche di offrire una visione d’insieme sull’impegno
della Chiesa valdese nella zona. Nello stand si trovano fra
l’altro informazioni sul progetto di utilizzo di Villa Olanda, sulla Fgei, sulla Claudiana, sulle «Valdesiadi».
Spiega Silvia Gardiol, una'
«standista»: «Portare una
rappresentanza del nostro
gruppo in questa manifestazione ha dei risvolti positivi
perché si entra in contatto
con persone che non conoscono nulla del mondo valdese e magari si riesce a sensibilizzarle alle nostre problematiche. Inoltre si possono
intavolare discussioni costruttive con i rappresentanti
delle associazioni cattoliche,
e non sottovaluterei il fatto
che qui nello stand ci divertiamo, alla sera possiamo fare anche musica».
Orario invernale linea Torino-Pinerolo-Torre Pellice (dal 24 settembre 1995 al 1“ giugno 1996)
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VENERDÌ 29 SETTEMBRE 1995
Pinerolo; due proposte
• •
Sono molte e varie le proposte per quanti tra giovani e
meno giovani di Pinerolo e
dintorni vogliono accostarsi
al mondo del teatro, conoscerlo da vicino, impararne i
trucchi e le tecniche, specia, lizzarsi, aggiornarsi e partono
f da due gruppi da tempo attivi
sul nostro territorio: «Il Cantiere» e «Nonsoloteatro», che
hanno sede entrambi a Pinerolo. Per aspiranti attori o per
chi già bravo e vuole specializzarsi queste sono le possibilità: «Il Cantiere» offre un
corso di formazione biennale
da ottobre a maggio, con saggio finale ogni anno, età mi-'
nima 16 anni, frequenza bisettimanale; «Nonsoloteatro»
propone uno stage di una settimana perla prossima primavera che intende privilegiare
il linguaggio del corpo.
Per chi è linteressato al comico «Nonsoloteatro» offre
ben tre proposte: uno stage di
'sette giorni sul personaggio
comico, un altro sempre settimanale sul melodramma comico (dal prossimo novembre) e un breve corso su
clown e impròVvisazione rivolto a chi, pur senza nessuna
esperienza precedente, sia attratto dal fascino del clown;
agli appassionati del mimo si
rivolgono entrambe le associazioni che propongono degli stages settimanali a partire
da ottobre («Nonsoloteatro»).
Per chi invece vuole approfondire tecniche e arricchire la propria esperienza
teatrale «Il Cantiere» apre un
laboratorio di creazione teatrale che si svolge da novembre ad aprile per circa 100
óre, con spettacolo pubblico
finale. La narrazione, anche
in una delle sue forme più
antiche come è quella dei
cantastorie, è il tema di due
stages proposti da «Nonsoloteatro», a partire da novembre. Entrambe le associazioni
inoltre hanno un ricco carnet
di proposte per le scuole del
territorio e sono a disposizione di quanti sono interessati a
conoscerle più da vicino:
«Nonsoloteatro» si trova al
numero 0121-323186, «Il
cantiere» è in piazza Avis 16,
tei. 0121-374840.
SDAV s.r.l
tei. 0121-69031
Autolinea scolastica
TORRE PEUICE - LUSERNA S.G.
S. SECONDO - OSASCO (1st. Agrario)
Antteta: Torre Pellice (P.zza Cavour)
7,35
Bricheiasio (P.Zza Castelvecchio) 7,46
S. Secóndo (P.zza Tonello) 7,52
Ósasco (Istituto Agrario)
8,00
Ritorno: Osasco (Istituto Agrario) 12,35
S. Secondo (P.zza Tonello) , 12,43
^^^^^l^^^^^^^^^stelvecchio)^ 12,49
Bocciardino 12,53
Torre Pellice (P.zza Cavour) 13,00
OMTSUIKSE S.p.a. tei. 0121-69031
Autolinea scolastica
TORRE PELLICE • CAVOUR - SALUZZO (Ist D’Arte)
Andata: • Torre Pellice (P.zza Cavour)
Pónte di Bibiana
6,35
t':
Cavour (P.zza S. Martino)
Crociera di Barge 7,12
Cendgnasco 7.35
S. Secondo (Pæs Tonelk»
14,15 18,05
14,23 18,13
Bricherasio (P.zza CasteiVeCG»^) 14.30 18.20
Luserna S. Giovanni
14,36 18,26
L’autolinea viene effettuata in «POOL» tra le Società CAVCXJfKSE spa e A.T.l.
spa; la GAVOURESE spa effettua la tratta TORRE PELLICE-CAVOÙR e rA.T.;).
spa ^ Bàtta CAVOUR-SALUZZO. La tessera di riconoscimento viene effettuata
dalla CAVOURESE spa.
Le »etvilgllena «I pr—nts orario è eeerellata deHa PROVINCIA W TORINO Setior» TraepotU - Via Lagnnge, 2 • TORINO
PALLAVOLO: DEFINITI I CAMPIONATI GIOVANILI — Sono stati definiti a livello provinciale, i calendari dei
campionati giovanili Fipav; nella categoria Ragazze, under 16
femminile, alla prima fase partecipano 48 formazioni; le vincenti di ciascun girone proseguono il tómeo. Nel girone B giocheranno Antares Pinerolo, Carignano, Pérosa, Piscinese, Trisfera Rivalla, Villar Perosa, Volverá e 3S Luserna. Nella categoria under 16 maschile saranno al via 27 squadre; nell’Eccellenza saranno in campo Body Sistem Pinerolo, Sant’Anna pescatori, Arti e mestieri. Green volley A, Gaiuso A, Trisfera,
Valli di Lanzo, SaFa, Bruzolo. Il 3S ha rinunciato al campionato per motivi tecnici in quanto il settore giovanile è stato
profondamente rinnovato. Nel girone C il 3S giocherà con Meneghetti, Green volley , Con Voi volley. Sportidea, VolleÿiSan
Paolo, Poirino, Bardonecchia. L’inizio dei campionati è fissato
per il 7 ottobre; la fase successiva comipcerà a fine febbraio.
SKY ROLL: ANGROGNA 3“ IN COPPA ITALIA —
Anche se pochi atleti dello Sport club Angrogna hanno partecipato alla trasferta di Lecco domenica 24 settembre, il risultato di squadra è stato comunque ottinfo con la conquista del
terzo posto su 19 formazioni. Nei Giovani maschili Simone
Rastre è giunto 4° mentre Federica Buenza ha conquistato il
secondo posto fra le Giovani. Negli Esordienti maschili Luca
Montanari e il fratello Andrea hanno ottenuto il 4° e l’8° posto. Nei cadetti maschili medaglia di bronzo per Luca Gay.
Fra le Allieve Antonella Chiavia ha ottenutó il 4° posto sulla
distanza dei 10,2 km; sui 14 km Davide Coucourde si è piazpto 5° negli Juniores, Danilo Negrin e Alberto Moisio l’S“ e
il 13“ fra i Seniores. Nei Master ! Enrico Coucourde è giunto
4“ e Alfredo Chiavia 5“. i
PRIMO SUCCESSO PER IL PINEROLO — Con una rete per tempo il Pinerolo conquista la prima vittoria nel campionato dilettanti, dopo avere inopinatamente perso sette giorni fa
in casn, dominando il derby con il Saluzzo. Nella trasferta cunéese i biancoblù sono andati a segno Mollica, alla mezz’ora
del primo tempo, e Rosa a 10’ dal termine. In questo modo il
Pinerolo si stacca dal fondo della classifica e si appresta ad
ospitare domenica prossima il Nizza Millefonti, attualmente fanalino di coda.
PER IL LUSERNA È ANCORA 1 A 1 — Secondo pareggio consecutivo, e sempre per 1 a 1, per il Luserna in Promozione con il Pedona; entrambe le reti nel primo tempo; in vantaggio la squadra di casa, dopo un quarto d’ora valligiani hanno
pareggiato su rigore con Rosmino. Domenica a Luserna arriverà il Lascaris.
Nelle
Chiese Valdesi
INCONTRI TEOLOGICI «G. MIEGGE» — Riprederanno domenica 1“ ottobre, alle ore 17, nei locali della
chiesa valdese di Pinerolo, gli incontri del collettivo
teologico «G. Miegge»; l’argomento di Studio per il
’95-96 sarà il testo di Paul Tillich: «Teologia sistematica». Il past. Gianni Gente presenterà l’autore e la sua
teologia; seguirà la riflessione comune e infine verrà
. stabilito il càdendario degli incontri successivi. La chiusura è prevista intorno alle 19,30.
ANGROGNA — La comunità darà ufficialmente il benvenuto al candidato al ministero pastorale Franco Taglierò
, e alla sua famiglia durante il culto di domenica 8 ottobre, alle 10, nel tempio del Serre. Da quella data inizieranno ufficialmente tutte le attività.
• Domenica 15 ottobre avrà luogo l’assemblea di chiesa
che dovrà eleggere un anziano per la Zona di Torre Pellice in sostituzione di Jean-Louis Sappé dimessosi a seguito della sua elezione a sindaco. All’ex presidente del
Concistoro rinnoviamo la riconoscenza di tutta la comunità. Nel corso della stessa assemblea di chiesa verrà
presentata anche la relazione sui lavori del Sinodo.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 1“ ottobre alle
10, alla sala Albarin, culto di inizio attività con Santa
Cena e insediamento del nuovo pastore Mario Berutti.
Sono particolarmente invitati i ragazzi dei corsi di catechismo e scuola domenicale. Alle 14,30 prima riunione
dell’Unione femminile.
• Domenica 8 ottobre, «Festa del raccolto» con culto alle 10 al Ciabas; dalle 14,30, alla sala Albarin, esposizione e vendita di prodotti. Alle 19 «marenda sinoira» e
dopo cena il past. Pasquet parlerà della vita delle chiese
riformate nell’Europa di oggi.
POMARETTO — Domenica 1" ottobre ci sarà il culto di
inizio attività.
TORRE PELLICE — Domenica 1“ ottobre il culto al centro sarà in francese. Sabato 7 ottobre, ore 14,30, alla casa unionista, inizia la scuola domenicale. Domenica 8
ottobre si svolgerà l’assemblea di chiesa con la relazione dei deputati al Sinodo.
VILLASECCA — Domenica 1“ ottobre un gruppo di francesi in visita alle Valli parteciperà al culto, per l’occasione in francese; è organizzata inoltre un’agape comunitaria al prezzo di lire 20.000 (prenotazioni entro il 26
settembre).
PRALI — Domenica 1“ ottobre ci sarà il culto di inizio attività. Lunedì 2, alle 18, incontro dei giovani.
PERRERO — Lunedi 2 ottobre, alle 19, è organizzata una
cena dei membri della corale e simpatizzanti.
SAN SECONDO — Sabato 7 ottobre, alle 14,30, si svolgerà l’incontro dei bambini della scuola domenicale e
dei ragazzi del precatechismo; alle 17 incontro di tutti i
catecumeni. Domenica 8 ottobre, ore 10, culto con assemblea di chiesa per la relazione dei deputati al Sinodo.
30 settembre, sabato —
PINEROLO: Alle 20,30
grande cena dell’associazione
Stranamore con ricco menù e
prezzi popolari; per prenotazioni rivolgersi ai numeri
374981-501765-501311.
30 settembre, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, alla scuola'’dei
Gonin, conferenza su «L’universo» organizzata daH’associaziòne astrofili «Urania».
30 settembre-1“ ottobre
— SAN PIETRO VAL GEMINA: A partire dalle 21 di
sabato 30 settembre Sagra del
fungo 1995 con la compagnia
«Vecchio teatro» di Torre
Pellice, che rappresenterà la
commedia «Caccia allo scapolo»; domenica 1“ ottobre alle 14 inaugurazione della mostra-mercato di prodotti locali
con il ritrovo degli espositori
dei funghi; alle 17 premiazione degU espositóri e alle 17,30
verrà approntata una polentata
con funghi e salsiccia.
1“ ottobre, domenica —
PRAROSTINO: A cura della
Pro Loco Festa dell’uva, organizzata dalla Cooperativa
produttori prarostinesi.
1“ ottobre, domenica —
INVERSO PINASCA: Nel
50“ anniversario della Liberazione, alle 10,30, l’Anpi di
Inverso e Rinasca organizza
un incontro a Còto Rauto alla
lapide di Paolo Diena. Partenza in auto alle 9 da Fleccia.
1" ottobre, domenica —
ANGROGNA: La 17‘ edizione dell’Autunno in vai
d’Angrogna inizia quest’anno
con la festa di Pradeltorno,
presso r«Hosteria la tacula»;
sono previsti il pranzo, giochi
sportivi e balli occitani.
1“ ottobre, domenica —
VILLAR PELLICE: Alle
ore 21, nel tempio, concerto
d’organo del m.o Giuseppe
Zudini, di Trieste. Partecipano le corali di Villar-Bobbio
e di Réconvillier (Svizzera).
2 ottobre, lunedì — ROURE: In frazione Roreto fiera
d’autunno.
2 ottobre, lunedì — PINEROLO: L’associazione
«La fornace» organizza per le
ore 20,45, all’auditorium del
liceo scientifico in via dei
Rochis 12, un dibattito sul tema: «Il federalismo: tutti ne
parlano...» con la partecipazione del prof. Franco P’izzetti, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Torino, Luca Procacci, responsabile per i problemi della giustizia della Lega Nord Piemonte e l’on. Luciano Violante, deputato Pds e vicepresidente della Camera.
2 ottobre, lunedi — VILLAR PEROSA: Alle 16,45
presso la direzione didattica
in via IV Novembre 1, inizia
il corso di aggiornamento del
Centro culturale valdese con
una lezione di Daniele Baridon su «L’emigrazione».
2 ottobre, lunedì — TORRE PELLICE: Riapre la biblioteca valdese di via Beckwith 3, dopo un periodo di
due settimane di chiusura.
5 ottobre, giovedì — ANGROGNA: Si svolge a San
Lorenzo la tradizionale fiera
d’autunno.
CHI$Ol4É - C£RhlANA^CA
Guardia m'edicq;
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 1® OTTOBRE
Perosa Argentina: Farmacia
Forneris - Via Umberto I, tei.
81205
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 1® OTTOBRE
Luserna San Giovanni: Farmacia Savelloni - Via F. Blancio 4 - (Luserna Alta), tei.
900223
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 28 e venerdì
29 settembre, ore 21,15, Farinelli, voce regina; sabato, ore
20 e 22,10, domenica, ore 20
e 22,10 e lunedì 21,15 L’isola
dell’ingiustizia (Alcatraz).
BARGE —Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 29, ore 21,15, Una volta erano guerrieri; sabato,
ore 21,15, Pronti a morire;
da domenica, (15, 17, 19, 21)
a giovedì (feriali ore 21),
Scemo & più scemo.
PINEROLO — La multisala Italia propone, alla sala
«2cento» I ponti di Madison
County (feriali ore 19,45 e
22,20, sabato 19,45 e 22,30,
domenica 14,45, 17,15, 19,45
e 22,20). Alla sala «5cento» è
in programma Waterworld
(feriali ore 19,45 e 22,20, sabato 19,45 e 22,30, domenica
14,45, 17,15, 19,45,22,20).
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti
vari: tei 0121-40181.
L’Eco Delle Valu Valdesi
Via Pio V, 15 -10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 -10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto, separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Re^. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisieriana Mondovl
Una copia L. 2.000
TAVOLA valdese
Comunicato
Con sentenza n. 213, in data 04.07.95 e depositata in data
22 luglio 1995, il Tribunale di Pinerolo ha dichiarato cessata fra le parti la materia del contendere con la compensazione delle spese di entrambi i gradi di giudizio. Il Tribunale
ha quindi riformato la sentenza precediente, n. 201, resa in
data 5.5.1994 dal Pretore del lavoro di Pinerolo.
Il moderatore
Gianni Rostan
11
ERDÌ 29 SETTEMBRE 1995
PAG. 7 RIFORMA
Intervista al centrocampista della Sampdoria, astro nascente del calcio internazionale
Christian Karenbeu: calciatore
che vuole mettere in pratica l'Evangelo
Y "V'r
ERMINIO PODESTÀ
Il 18 settembre sono stato
con una quindicina di giorjialisti che attendevano l’uscita dagli spogliatoi della
:§ampdoria di Christian Kaiombeu, diventato un idolo
dopo i due gol segnati al Parma odila partita del giorno
prima. Ero un po’ preoccupato su còme avrei potuto avvicioarlo, anche se ero stato
presentato gentilmente da
Beppe Dossena, ex giocatore
e responsabile delle relazioni
e^rne della squadra.
Appena uscito, il giocatore,
. dopo aver chiesto scusa ai
jgtoraalisti presenti, si è appar•tato con me per concedermi
un’intervista personale. Mi
, sono trovato così davanti a un
’ isjlciatore, dai giornali locali
definito un idolo, che nei miei
.Confronti si è dimostrato dii’iSponibilissimo, simpaticissi‘bó,e anche,ricco di una carica
umana sorprendente. Incontrando Karembeu ho subito
il^ito che l’oasi minacciata
da Chirac è qualcosa di importante, perché Karembeu è
una straordinaria testimonianza di una civiltà ancora allo
^to puro. Ogni atteggiamen■ tp e parola pronunciata lentamente e sottovoce ha la forza
di liberare l’immaginazione e
di lanciarla nella sua ferra,
terra lontana e quasi irreale.
Abbiamo così iniziato una
conversazione, non troppo
lunga perché Christian, giunto
da poco in Italia, ha ancora
qualche difficoltà ad esprimersi nella nostra lingua.
- Ho saputo che è evangelico: è vero?
«La mia trisnonna adorava
delle divinità, come certi animali; non era cristiana. Poi
sono venuti i francesi e hanno
convertito la mia gente al cattolicesimo; in seguito sono
venuti anche dei missionari
evangelici e mio padre è diventato evangelico; mio padre poi è diventato “evangelista”: ancora adesso predica in
chiesa e annuncia la, parola di
Dio. Quando ero ragazzo usava sempre spiegarmi le parabole del Vangelo e mi leggeva tutti i giorni la Bibbia. Ho
un vivo ricordo degli insegnamenti di mio padre: infatti
ancora oggi leggo la Bibbia.
Però non sono ancora battezzato; rifletto molto sulle cose
religiose; leggo la storia di
tutte le religioni e penso che
sarebbe molto bello se tutti
gli uomini credessero in un
unico Dio, perché io sono
convinto che Dio è uno solo.
sono gli uomini che si creano
degli dei a loro consumo».
- Lei è canaco: può parlarmi della sua terra?
«Io sono originario della
Nuova Caledonia, una colonia francese; la mia terra è
bellissima. Ho vissuto al mio
paese fino a 17 anni; da ragazzino andavo, con gli amici
e i fratelli a cercarmi il pesce
fresco in mare. La mia non
era una famiglia ricca, lavoravamo la terra, come fanno ancora i miei familiari. E un
mestiere pesante, ma fantastico; è difficile pensare che in
questi posti esista la disoccupazione, perché quasi tutti lavorano a contatto con la natura. Sono molto legato al mio
paese ma purtroppo, come
giocatore, sono costretto a vivere lontano».
- E contrario agli esperimenti nucleari francesi: come
uomo o come cristiano? '
«Per tutti e due i motivi.
Come uomo, indipendentemente dal fatto che questi
esperimenti toccano la mia
terra, perché non è giusto che
un uomo debba usurpare i diritti di altri uomini e usare
violenza, di qualsiasi tipo essa sia. Come cristiano, perché Dio ha fatto tutto bene,
ed è assurdo che un uomo,
scavalcando i disegni di Dio,
distrugga ciò che è bene. Se
tutti gli uomini rispettassero
la natura, sarebbe più bello
vivere. E poi, lei che è pastore mi insegna che Gesù ha
detto “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”. Ma
purtroppo oggi troppa gente
non mette in pratica queste
parole di Gesù».
Intervista all'onorevole evangelico Lino De Benetti, di ritorno da Mumroa
«Amiamo il creato così ferito e travagliato»
ERMINIO PODESTÀ
Con vivo piacere ho rivisto Lino De Benetti, debutato per i Verdi al Parla.mento, con cui ho collaborato
'parecchi anni fa, quando ero
direttore della casa editrice
'Cristiana «Lanterna» e reisponsabile della rivista «Cri■Stianesimo oggi». È appena
'' tornato dall’impresa a Mururoa contro gli esperimenti nucleari, pertanto, la conversazione non può che concentrarsi su questo argomento.
- Perché questo viaggio a
Mumroa?
«In luglio i partiti verdi
dell’Australia e della Nuova
2felanda lanciano l’appello
per un’azione internazionale
di protesta contro l’annuncio
francese di riprendere i test
atomici nell’atollo di Mururoa (Polinesia francese). Si
fonna un comitato di “Parlamentan intemazionali per un
Pacifico libero dal nucleare”;
, parte l’iniziativa “una nave
per il pianeta”; dopo un mese
di preparativi e dopo aver superato diverse difficoltà, io e
l’altro parlamentare verde.
Sauro Torroni, partiamo per
Mumroa».
: - Qual è stato il momento
' cruciale della spedizione?
«È stato quando, in seguito ,
a tre' avvisi consecutivi con la
richiesta di tornare indietro e
l’avvertenza che ci trovavamo
in acque territoriali francesi,
avendo risposto sempre allo
stesso modo, cioè che la nostra era “un’iniziativa di pace
e nonviolenta per giungere a
Mururoa e portare un messaggio al viceammiraglio Euverte, massima autorità militare
della base atomica, per chie’ dere l’immediata sospensione
dei test”, il 9 settembre veniamo avvicinati da due gommoni con 8 coipmandos francesi
, che salgono sulla nostra barca
e ci fanno trasferire sulla nave
|;\pattugliatrice. Siamo in 17, fra
. ^ t Í‘iMám
Veduta aerea dell’atollo di Mururoa, dove si è svolto il primo degii otto test programmati dalla Francia
parlamentari di varie nazioni e
giornalisti. Giunti a Mururoa
ci portano in gendarmeria dove ci tolgono il passaporto e ci
interrogano, uno per volta, per
due lunghe ore.
Tutti noi, pur senza esserci
messi d’accordo prima, facciamo una dichiarazione sugli
scopi della nostra iniziativa,
affermando che la nostra era
solo un’azione di pace e che
non riconoscevamo in questo
alcuna illegalità. Anzi, ritenevamo di avere agito esercitando un pieno diritto politico
di controllo rispetto alla vera
violazione compiuta dalla
Francia. Veniamo divisi in
due gruppi: noi siamo trasportati all’ospedale militare
dove veniamo messi in stanze
a due letti per dormire. Siamo
sorvegliati a vista dai legionari, perché così prevedq la
norma penale francese; siamo
dichiarati prigionieri; il 10
settembre alle ore 16 un CI60
militare ci riporta a Papeete
dove ci restituiscono i passaporti. Così finisce la nostra
avventura a Mururoa».
- Che rapporto c’è stato
fra questa azione politica e la
fede?
«Ho continuato a sentire
ciò che ho sempre avvertito
nella mia vita di credente.
Cioè la totale consapevolezza
che l’iniziativa era sotto la
mia personale responsabilità,
che non esistevano ombrelli
di fede per legittimare la
bontà dell’azione che, insieme ad altri, stavo compiendo.
E in ciò devo dire che avvertivo intensamente come, al
contrario di quanto può sembrare e di quanto una dottrina
L’on. Uno De Benetti
religiosa ha spesso affermato,
il sapere di essere sotto la
propria responsabilità e che
non puoi “tentare Dio” per
chiedergli un qualcosa in più
che qualifichi il tuo agire, ti
dà un senso di liberazione e
di gioia».
- Come si vive la fede in
quei momenti?
«Sono stato sempre consapevole che in fondo i miei e i
nostri obiettivi potevano essere raggiunti o no, potevano
essere modificati o altro ancora, ma che in tutto ciò vi
era una fiducia ultima: nulla
di fatalistico, tutt’altro. La fiducia che qualsiasi cosa fosse
successo o avesse di fatto
niodificato piani e situazioni,
tutto comunque avrebbe “collaborato al bene”, come ricorda Paolo nella lettera ai
Romani. Questa in fondo è
stata anche una tacita preghiera e cioè una domanda fiduciosa: spero che questa
“piccola impresa” sia anche
per un po’ di amore in più
dentro un creato così ferito e
un mondo così travagliato».
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OPINIONE
PASSATO
E FUTURO
PAOLO FABBRI
Gli italiani non hanno fiducia nella politica come via per risolvere i problemi comuni, così come
non hanno fiducia nello stato o ne hanno poca. Per quaranti anni hanno vissuto la
politica come contrapposizione fra una sinistra marxista che proponeva un radicale cambiamento della società e una destra di ispirazione prevalentemente cattolica che faceva scudo
(crociato) contro le istanze
rivoluzionarie,
I risultati, talvolta notevoli, ottenuti sia dalla sinistra
che dalla destra sono stati
considerati piuttosto raggiungimenti isolati che tappe di Un progetto. La lotta
politica è stata sempre «contro» (il potere borghese, la
rivoluzione comunista), mai
«per». È mancato il senso di
una partecipazione costruttiva, dialogante. Momenti talvolta esaltanti destinati a
spègnersi subito nel grigiore
dei quotidiani disservizi della sanità, della posta, della
scuola, ecc... e sempre serpeggiava un vago senso di
impotenza sullo sfondo di
una domanda inespressa:
perché non possiamo farcela
anche noi a realizzare quello
che gli altri pae.si europei
hanno realizzato?
E sempre era presente la
vaga consapevolezza di un
malcostume diffuso nel governo della cosa pubblica,
accompagnato da una sostanziale rassegnazione alla
sua inevitabilità. I giudici di
Tangentopoli hanno poi
aperto una finestra su un futuro potenzialmente diverso
della società italiana e gli
italiani hanno cominciato a
pensare che forse la politica
poteva anche non essere
«una cosa sporca» ma un
mezzo per costruirlo, questo futuro; e c’è stato un
crescendo di interesse, per
le nuove proposte, pur tra i
sussulti della cultura anticomunista e antiborghese che
i due schieramenti si trasci
navano dietro. Finalmente,
sia pure tra grandi contraddizioni, si sono andate delineando due proposte politiche alternative, entrambe
«per» eliminare i difetti più
vistosi della società italiana
(i tre «d»: debito pubblico,
disservizi, disoccupazione).
La fiducia è però una pianticella ancora molto fragile
e delicata, nonostante l’en-f
tusiasmo di molti; di fronte
alle inevitabili difficoltà dei
progressisti e del Polo di
formare e coagulare una
coalizione su basi sufficientemente solide, ecco che la
convinzione di poter finalmente affrontare e risolvere
i tre «d» cala sensibilmente.
Quel governo di tecnici
che appariva una soluzione
inventata per tenere in piedi
la legislatura appare ora una
scelta valida e molto interessante. I suoi risultati sono eccellenti e qualcuno comincia a chiedersi: ma che
cosa stiamo cercando? Andiamo avanti così: la lira
rientra nel sistema moneta-rio eiiropeo, il debito pubblico si ridimensiona, ai disservizi e alla disoccupazione si provvederà. Di nuovo
la sfiducia degli italiani nella politica riemerge.
In realtà, senza un progetto politico di ampio respiro,
il debito pubblico tornerà
ad aumentare, la lira ancora
fragilissima non reggerà il
confronto con il marco, la
disoccupazione e i disservizi resteranno. Su questa situazione incerta si innesta il
tentativo dei vari spezzoni
della ex De di costruire un
«nuovo» centro che ha tutta
l’aria di riproporre una presenza politica dei cattolici
secondo gli schemi che
hanno guidato l’Italia dal
dopoguerra fino a ieri. Vedremo che cosa diranno e
che cosa faranno i popolari,
i Ccd, i Cdu, i pattistì, ecc.
ma teniamo ben presente
che la scelta politica, prima
che fra destra e sinistra, è
tra passato e futuro.
12
l.'íf
PAG. 0 RIFORMA
Cultura
m
VENERDÌ 29 SETTEMBRE 199Fi ■
tí ■:
-,
La tutela delfambiente è la condizione primaría per un diverso modello di sviluppo
Uno strumento elaborato dal Sie
Sono evangelico e
vi spiego perché
In questi giorni è uscita la
terza edizione, completamente rifatta, di Sono evangelico,
a cura del Servizio istruzione
educazione (Sie) della Fede-razione delle chiese evangeliche in Italia. Come nelle precedenti edizioni del 1981 e
1984, è stato mantenuto il
formato tascabile, il numero
contenuto di pagine (64) e la
struttura che prevede brevi
capitoletti sui vari temi che
maggiormente caratterizzano
il modo di vivére la fede cristiana nel protestantesimo,
soprattutto rispetto al cattolicesimo.
Le prime edizioni avevano
principalmente lo scopo di
fornire ai ragazzi delle scuole
medie un agile strumento per
poter rispondere alle inevitabili richieste di compagni e
insegnanti su quali fossero le
principali differenze con il
cattolicesimo. Il notevole successo e le continue vendite
nel corso degli anni hanno indotto il Sie a non far mancare
questo strumento di lavoro.
Tuttavia, piuttosto che a pensare a una ristampa (la vec, chia edizione era esaurita), si '
è proceduto a una nuova stesura di Sono evangelico, che
eliminasse alcune parti un po’
datate (vedi l’esònero dall’ora
di religione) e che attenuasse
alcune punte eccessivamente
polemiche senza per questo
annacquare il contenuto delle
posizioni evangeliche.
A una prima lettura sembra
che tale operazione sia riuscita. Per questo mptivo il libretto si presta ottimamente a essere diffuso anche presso
quegli adulti che entrano in
contatto con le nostre chiese e
che desiderano avere una prima sommaria informazione
sulle differenze tra protestantesimo e cattolicesimo. Il
prezzo estremamente contenuto (£ 3.000) può favorire
sia le chiese a tenerne alcune
copie da distribuire a estranei
e simpatizzanti, sia i singoli a
fame dono ad amici e conoscenti interessati.
Sono evangelico si colloca
tra il volantino e il libro: in
questo stanno il suo pregio e
il suo difetto. Difetto, perché
richiede certamente più tempo e attenzione rispetto alla
lettura di un volantino e non
può essere così approfondito
come un libro, ma anche pregio perché, rispetto al volantino, offre una panoramica più
completa e più puntuale e
nello stesso tempo può invogliare i lettori a indirizzarsi
verso testi di maggior volume
che non sempre sono il miglior «biglietto da visita» per
l’estraneo. Il linguaggio è abbastanza semplice e scorrevole, tenuto conto dei primi destinatari del libretto, ma non è
banale e per questo richiede
una certa attenzione.
Se il testo è stato compietamente riscritto e i vari brevi
capitoli sono stati modificati
non poco, l’impostazione generale del nuovo Sono evangelico è rimasta quella collaudata dalle precedenti edizioni: una panoramica iniziale su quali sono i «punti fondamentali della fede cristiana
messi in risalto dal protestantesimo»:, sola Grazia, sola
Scrittura, «Ecclesia semper
reformanda», la speranza cristiana. Un’attenzione particolare è stata riservata alla scheda storica, posta alla fine del
libretto, che non si limita alla
figura di Lutero e alla Riforma del ’500, ma che cerca di
dare alcuni cenni deU’articolarsi del pensiero riformato
dal ’200 al ’700.
Per il suo taglio prevalente- '
mente positivo (non «sono
evangelico perché non sono
cattolico», bensì «sono evangelico perché credo che...»),
pensiamo che il libretto potrà
contribuire alla formazione o
alla precisazione di una
«identità protestante» non solo nelle nuove generazioni, e
che quindi sarà ben accolto
anclw al di là deU’ambito primario delle scuole domenicali
e del catechismo. Sono evangelico si può acquistare nelle
librerie Claudiana o può essere ordinato direttamente al
Sie (via Porro Lambertenghi
28,20159 Milano).
Società e ambiente nel libro del parlamentare verde evangelico Lino De Benetti
La signoria di Dio e le esigenze della natura
DOMENICO NASELLI
Il libro di Lino De Benetti*
ha un suo grande interesse
sia per le posizioni che assume sia perché costituisce una
voce libera in un dibattito che
si preannuncia acuto e di
enorme attualità. Per noi si
aggiunge una considerazione
importante perché De Benetti
è un membro della pattuglia
di deputati evangelici e ha
nella sua vita una pregressa
attività evangelica ed editoriale, non certo dimenticata
né mai dimenticabile.
Il libro parte dalla considerazione che sono ormai passati dieci anni dalla prima
presentazione dei Verdi alle
elezioni amministrative e sviluppa poi la risposta a tre domande, su quale sia il luogo
etico dell’ecologia, quale
progetto ecologico possa diventare parte dì un programma di governo e se i Verdi
debbano essere ancora un
soggetto politico ed elettorale
autonomo. A queste tre domande rispondono in modo
articolato i tre capitoli in cui
si divide il saggio.
Il primo ci interessa particolarmente perché si pone il
problema del valore morale
dell’impegno politico. L’impegno civile è un dovere,
quello politico è una libera
decisione individuale. È necessario pertanto che i Verdi,
come del resto tutti i movimenti e le persone impegnate
in politica, non si limitino ad
esprimere convinzioni ma le
attuino. Occorre così uscire
dal limbo creato da anni di
regime consociativo, in cui
era al massimo possibile
esprimere tensioni morali di
ribellione: ora bisogna, anche
sulla base delle convinzioni
ecologiste, preparare un progetto di società che da una
parte affronti quelli che già
padre Balducci chiamava problemi assoluti (tra questi
quello ecologico, messo in luce da tanti rapporti e in particolare dalla conferenza di Rio
1992); d’altra parte occorre
che P incidenza di qualsiasi
forza politica non si limiti a
segnalare guasti o rischi, ma
passi da una funzione profetica a una di azione, calando il
tema ecologista tra gli altri
essenziali per un’autentica
democrazia per non rischiare
un atteggiamento monotematico che diventa controproducente. Si tratta quindi di passare, secondo De Benetti, da
un’ecologia epifanica a un’
ecologia politica, capace di
influenzare la riuscita di un
progetto globale di società
nuova e democratica, nazionale e intemazionale.
Il secondo capitolo vorrebbe indicare come si possa
passare da una visione ideologica dell’ecologia a un progetto politico che comprenda
la soluzione del problema
ecologico. L’autore contrappone giustamente un atteggiamento antropocentrico a uno
biocentrico. In un caso l’uso
e la fruizione utilitaristica
delle risorse naturali e ambientali, le disponibilità deglianimali sono viste in funzione e alla mercè degli esseri
umani, nel secondo lo scopo
è la salvaguardia dell’integrità della biosfera, dell’ambiente naturale e dei diritti
degli animali.
Sul piano etico antropocentrismo e biocentrismo si devono sciogliere nella relazione reciproca. Sul piano politico bisogna evitare sia un
biocentrismo che si fonda
sulla sana sacralizzazione
della natura, che blocca l’intelligenza e congela la libertà, sia un antropocentri
Una rivista visita Riesi e Agape
^architettura di Ricci
«Leonardo Ricci: Riesi, un
villaggio come un kibbntz» è
il titolo di un articolo di Antonietta Iolanda Lima, della
Facoltà di Architettura di Palermo, apparso sulla rivista
L’architettura. Cronache e
storia, diretta da Bruno Zevi,
nel numero di giugno. L’articolo ripercorre, a rapide pennellate, la figura di Leonardo
Ricci soprattutto nel suo fruttuoso sodalizio con Tullio
Vinay.
I riferimenti sono Agape e
Riesi. Oltre 30 foto e alcune
rare riproduzioni di particolari del progetto del villaggio
del Servizio cristiano completano il saggio (tradotto anche
in inglese) che descrive i
principali edifici del Monte
degli ulivi. Iolanda Lima, lo
scorso anno, è stata più volte
a Riesi con i suoi studenti, ha
attinto a piene mani dall’archivio del Centro e ha successivamente, in modo personale
e convincente, interpretato
l’opera del noto architetto
fiorentino arrivando a concludere: «lo non so quale sia il
cuore della terra. Ma con
Ricci ne ho colto la vibrazione. In lui fondono umanità e
architettura un una modernità arcaica che più di una
volta sgorga nel canto. Una
grande lezione di coerenza di
tutta la sua vita». Intanto al
Servizio cristiano, in accordo
con la Sovrintendenza alle
Belle arti di Caltanissetta e
l’associazione di giovani architetti «Talia» (in dialetto:
guarda) di Gela, si sta progettando un convegno sull’opera
di Ricci da tenersi presso il
villaggio stesso, prevedibilmente a metà novembre.
Una vaduta dai Servizio cristiano a Riesi
smo utilitarista che considera
il progresso economico l’unica dimensione della civiltà.
Sotto questi obiettivi scompaiono i valori. Giustamente
il protestante De Benetti si
scaglia contro il dio-natura e
il dio-progresso, che altro
non sono che idoli vani.
In realtà il fallimento del
socialismo reale e del liberismo di mercato, che in nome
di due antropocentrismi, collettivi o individuali, hanno
saccheggiato l’ambiente, dimostra che è ora ormai di
un’ecologia politica che si
qualifichi come un’autentica
democrazia del controllo di
chi governa e che pone la necessità di un modello economico, contrapposto a quello
attuale, e che tenga conto della triade fisco, occupazione,
ambiente. O si intraprende
questa strada, indicata anche
dal piano Delors (1994) o non
vi sono speranze. Il capitolo
si chiude con un paragrafo
splendido, a parere mio concettualmente lucido ma non
privo di valori poetici ed estetici, dal titolo «Le quattro stagioni dell’ecologia politica».
Il mondo in cui viviamo ha
per De Benetti il carattere di
un autunno in cui la civiltà
europea vive lo squilibrio tra
la sua crescita zero e l’affollamento del resto del mondo
con un suo dovere di partecipazione a cui l’ecologia può
dare un grande contributo. La
tecnologia stessa può dare la
sensazione di una primavera
che può essere senza germogli e senza frutti o che, attraverso un’adeguata informazione e formazione, può diventare primavera di civiltà.
D’altra parte l’esplodere
delle contraddizioni della nostra civiltà ha il freddo squallore dell’inverno. L’inversione di tendenza può essere av
viata dal piano Delors, che finora è stato quasi snobbato. È
d’altra parte una stagione estiva che, con il suo sole cocente, rischia di bruciare i diritti
dei nuovi governi denutriti di
democrazia e partecipazione
e, aggiungerei, alla ricerca disperata di un paese che non li
cacci e permetta loro di procurarsi con il lavoro il diritto
alla stessa vita fisica.
11 terzo capitolo tenta di
identificare il ruolo politico
dei Verdi nella creazione del
polo democratico passando
da un’ecologia politicamente
integralista a un’ecologia
riformatrice che ponga la seconda pietra nella «polis»:
dopo la democrazia, lo sviluppo sostenibile.
Io farei due osservazioni:
condivido in pieno la necessità che l’ecologia politica
con il concetto di sviluppo
sostenibile sia la seconda pietra della polis con la democrazia, a patto però che la democrazia significhi anche
partecipazione di tutti con un
lavoro concepito come diritto-dovere per tutti, con la fine delle ghettizzazioni per
sesso, per censo, o per razza,
e con un’attenzione autentica
per gli emarginati della nostra società.
La seconda osservazione riguarda i due idoli della nostra
società, biocentrismo e antropocentrismo: per un cristiano
il centro non può che essere
Dio, da cui traggono la vita
tutti gli esseri e l’uomo. L’accettazione della signoria di
Dio pone al giusto posto sia
le esigenze della natura che
quelle dell’uomo inteso singolarmente e collettivamente.
(*) Lino De Benetti: Verde
scuro, verde chiaro. L’ecologia
politica: etica, sviluppo sostenibile e democrazia. Genova, Le
mani, 1995, pp 187, £ 20.000.
Incontri culturali a Rovereto
Arte e spiritualità
Nella sala della chiesa valdese di Rovereto prosegue
l’attività culturale iniziata un
paio d’anni fa e finalizzata a
proporre l’approfondimento
del rapporto tra arte e spiritualità. Il gruppo, intitolato a
Albert Schweitzer, è aperto
liberamente a evangelici, cattolici, liberi pensatori. Gli incontri, a frequenza mensile,
sono stati seguiti con entusiasmo e partecipazione: sono
coinvolte circa 100 persone,
con un’àffluenza media di
30-40 unità che possono essere adeguatamente ospitate
nella accogliente saletta della
comunità valdese. Si intendono così produrre occasioni di
incontro orientate all’ascolto
e alla conoscenza di opere
d’arte ispirate alla spiritualità
(musica, letteratura, cinema,
arti visive) e interpretare il
concetto di creatività umana
alla luce dell’Evangelo.
Nel secondo anno di attività
(1994-95) si sono tenuti sette
incontri, alciini dei quali dedicati ad artisti operanti in vari
ambiti. Il prof, don Marco
Morelli (scultore e poeta) ha
sviluppato il tema «La voce
della scultura», presentando
alcune delle sue opere più significative; la pUtrice Annamaria Zamboni ha presentato i
suoi lavori («I colori dell’uomo») e il poeta Italo Sonassi
ha parlato di una sua opera
inedita. Il giornale di Cafarnao, sintesi attualizzata delia
vita di Gesù, mentre Nicola
Sfredda ha sviluppato il tema
«Espressioni della spiritualità
nel linguaggio musicale».
Un incontro è stato dedicato invece a due recenti successi letterari. Va’ dove ti
porta il cuore di Susanna Tamaro e Paula di Isabel Allende, posti in parallelo attraverso una scelta di letture.
Infine gli ultimi due incontri
sono stati dedicati al tema
dell’icona («Storia e signifi^
cato delle icone. Spunti di riflessione»), con proiezione
di diapositive a cura del maestro iconografo Fabio Nones.
Gli incontri riprenderanno
nel mése di ottobre con cadenza mensile (il terzo mercoledì del mese, alle 17,30).
San Giorgio a cavallo uccide II
drago, Icona del sec. XV della
acuoia di No>^orod
. )
'Mf.
13
I 29 SETTEMBRE 1995
üftr—
9SI
Cultura
Un intervento sul problema dell'Identità del «popolo-chiesa
Chi può chiamarsi valdese al giorno d^oggi?
QiOVANNI GÖNNET
E da un po’ di tempo che
Riforma si discute di
^4d®ntità valdese». Sia che si
i^hi l’origine dello stemma
védese ^(25-10-’93), sia che
siiflett^ sul rapporto chiesa.^ta (31'12-’93, 14-l-’94,
Ìl-l-'’94), sia che -si indaghi
¿^l’incidenza del voto valdese nelle elezioni (29-4-’94) o
sul peso dei valdesi e metodisti,néH’ambito ecumenico
(là-ll-’94), sia che si affronti l’annosa questione del po^io-chiesa alle Valli (18-11,
|ìl2 e 23-12 del ’94), il problema è sempre lo stesso: chi
è è chi può chiamarsi oggi
Valdese? Questo è l’interrogai^o di fondo che è emerso ul'^diamente tanto nell’articolo
di Giorgio Peyrot («Un popolo animato dalla fede che è
ánche una chiesa», 1° settemquanto in un saggio di
;^anuele Bosio sul Bollettino Mia Società di studi vaidesi n. 175 (dicembre 1994),
dal titolo «Origine e signifi. del nome “valdese”».
Í ^Mentre Giorgio Peyrot, rillpèndosi nientemeno che allégri,flessioni che facevamo
: ^J|ilsieme su Gioventù evangelica quando eravamo più o
meno venticinquenni, dà giu,llámente a quell’appellativo
ùnà'valenza essenzialmente
«religiosa», e nel tempo e
nello spazio (sono «valdesi
coloro che, pur di origine, diversa, provenienti da luoghi e
stati i più differenti, nel susseguirsi dei secoli dal XII al
XX, si sono sentiti uniti insieme in virtù della loro fede»,
venendo «così a formare un
insieme che nei luoghi dove
fu o è loro\consentito di vivere pubblicamente costituisce
un popolo che (...) ha difeso
nei secoli, il suo essere chiesa
dando una testimonianza di
fede in Cristo»), Emanuele
Bosio, da cultore di toponomastica non solo valdese, è
convinto che quel termine
esistesse già prima di Valdesio di Lione, essendo esso
strettamente collegato a tutte
quelle regioni o contrade ricordate come vaude in numerosi documenti del Medioevo
nelle aree delle antiche Borgogna e Savoia.
Per me ha ragione Peyrot: il
nome valdese non può «in alcun caso essere un aggettivo
genealogico, rapportabile a
una ipotetica particolare etnia determinata dalla discendenza in linea paterna, né
dalla nascita in un determinato territorio geograficamente
individuabile {...), né da una
qualificazione insorgente dalla soggezione politica a un
determinato sovrano o stato».
Cioè non si è o non si diventa
«valdese» per ragioni etniche.
geografiche o politiche. Dato
ciò penso che, in previsione
di un auspicato dibattito, si
potrebbero mettere dei «paletti», cioè dei punti di riferimento più o meno evidenti
per tutti. A mio modo di vedere constato per esempio
che il nome valdese entra sulla scena della storia solo con
la conversione del ricco mercante di Lione, chiamato fin
dalle prime fonti, amiche e
nemiche, con l’appellativo di
Valdesius. Che questo termine abbia avuto prima una valenza geografica, cioè sia un
toponimo, oppure che sia stato poi rifiutato dai seguaci di
Valdesio per un suo presunto
carattere spregiativo (una
questione tuttora sub judice)
le cose non cambiano. I soli
testi in cui esso si possa associare in qualche modo a delle
valli alpine, poi chiamate vaidesi, sono quelli in cui affiora
un certo humour (nero) dei
controversisti cattolici: è il
caso del monaco premostratese Bernardo di Fontcaude,
che verso il 1190 scrive che i
valdesi (Valdenses) si chiamano cpsì «senza dubbio da
Valle densa, perché si trovano involti nelle profonde e
dense tenebre dell’errore», o
anche quello del grammatico
Ebrardo di Béthune che, un
ventennio dopo, li chiama
vallenses «poiché dimorano
in una valle di lacrime» (cf.
Enchiridion Fontium Valdensium, a c. di G. Gönnet, Torre
Penice, 1958, p 65 e 144).
Un altro paletto riguarderebbe la forma aggettivale
valdesianus. che troviamo
adoperata dai valdesi francesi
(detti anche oltremontani) per
indicare il loro sodalizio: esso
non è né «chiesa» né «congregazione», bensì una societas che, formata dai sodi Valdesii (compagni di Valdesio),
si chiama appunto valdesiana
(Enchiridion, p. 169-183).
Questa semplice constatazione taglierebbe la testa al toro
di coloro che insistono nel dire che il termine valdese venne rifiutato dai seguaci di
Valdesio perché coniato dagli
avversari per meglio colpirli.
La «via maledetta» dove abitava
il mercante di Lione
CENTRO CULTURALE VALDESE
to, nella seduta pubbliì'Ca della Società di studi val
Teofilo
G. Pons
ELENA PASCAL
valdese a Torre Pelliee, e
Con felice accostamen
1
desi del 27 agosto, Giorgio
Tourn ha collegato due figure del mondo valdese che
vengono ricordate quest’anno: Edoardo Rostan nel
centenario della morte. Teofilo G. Pons nel centenario
della nascita.
Rostan, con la fondazione
della Società di studi valde8i^ aveva formulato un pro' gramma vastissimo di lavoro per la conservazione e la
■diffusione di tutto il patrimonio culturale e ambientale delle valli valdesi. Dopo
■ anni in cui erano prevalsi gli
studi storici, proprio Teofilo
G. Pons curò anche, a partire dagli anni ’20, i filoni etnico-Unguistici, riprendendo
i lavori che G. falla e D. Rivoir avevano iniziato al
• principio del ’900. Nella sua
azione di paziente e minuziosa ricerca Pons ebbe la
: ventura di operare in un am"biente che manteneva ancora, quasi intatti, il linguag; gio, gli usi e costumi tradt:Zionali.
’ ' Per ricordare la figura e
l’opera di Pons, nato nella
f borgata Roberso di Massel;Io l’il settembre 1895, è
stata allestita durante l’estate una piccola mostra nella
scuola Beckwith di Campolàsalza. L’angusto locale
non offre grandi spazi espositivi, tuttavia con una decina di tabelloni si è cercato
di ripercorrere le tappe della
vita del professore.
Questa mostra, di cui si è
già riferito in occasione delr inaugurazione, sarà trasferita nel mese di ottobre nei
;ÌX)cali del Centro culturale
può essere opportuno ncordare i diversi argomenti
trattati. Si inizia con le prime esperienze scolastiche,
prima nella scuoletta del
Roberso, poi alla Scuola latina di Pomaretto e al Collegio di Torre Pelliee. Seguono gli anni della prima
guerra mondiale, che segnano profondamente Teofilo
Pons con la ferita invalidan-i
te alla mano destra e i mesi
di prigionia.
Gli studi universitari a
Napoli e a Milano lo mettono in contatto con le associazioni giovanili internazionali e con gli ambienti
intellettuali, laici e religiosi,
del tempo. In seguito tutta
la sua lunga e operosa esistenza trascorre a Torre Pellice, dove si conclude il 22
ottobre 1991. Saranno 37
anni di insegnamento, studi
e responsabilità varie nella
Società di studi valdesi, impegni nella chiesa, come
membro del Concistoro e
catechista, e nella società
civile in qualità di giudice
conciliatore.
Nel materiale, messo a disposizione dalla famiglia, i
curatori della mostra hanno
operato una scelta, cercando
di mettere in luce la personalità di Teòfilo G. Pons,
schivo e modesto, tenace
nel lavoro, profondamente
legato alla sua terra e alla
sua gente.
Gli ultimi lavori pubblicati da Teofilo G. fons '
presso l’editrice Claudiana
sono stati Dizionario del
dialetto valdese della vai
Germanasca (ì972),Vita
montanara e folklore nelle
valli valdesi (1978) e Vita
montanara e tradizioni popolari alpine (,1979).
Un saggio innovativo
Metodologìa della
teologìa concreta
FULVIO FERRARIO
La teologia di questo scorcio di fine secolo tratta
con particolare interesse il tema dello Spirito Santo: è a
partire di qui, infatti, che si
spera di poter abbordare in
modo fecondo i grandi problemi del dialogo interreligioso, del rapporto tra fede e cultura, e anche di una nuova
comprensione della creazione, che tenga conto fino in
fondo della sfida costituita
dalla crisi ecologica. Il nuovo
libro di Michael Welker*, allievo di Jürgen Moltmann e
ora docente di Teologia sistematica ad Heidelberg, affronta queste tematiche in modo
originale.
La novità più interessante
del libro è metodologica: il filo conduttore della teologia
«concreta» (così egli vuole
chiamarla) di Welker, almeno
nei primi quattro dei cinque
capitoli che formano il libro,
è costituito dall’interpretazione di importanti testimonianze bibliche sullo Spirito, dagli
strati più arcaici dell’Antico
Testamento sino agli Atti degli Apostoli; anziché tentare
di comprimerne i testi in un
«sistema» dottrinale. Welker
segue le tradizioni bibliche
nei loro percorsi spesso tormentati e sorprendenti; i risultati dell’esegesi critica sono anlpiamente utilizzati, ma
l’intento è di cogliere il senso
teologico del passo.
Non succede spesso, ad
esempio, che un teologo sistematico scriva decine di pagine sull’apporto del libro dèi
Giudici a una comprensione
cristiana dello Spirito: dunque, il libro di Welker contribuisce anche al superamento
del fossato tra esegesi (in
particolare dell’Antico Testamento) e dogmatica. Questo
aspetto lo rende particolarmente interessante per quanti
sono impegnati nella catechesi e nella predicazione. Va
anche detto, però, che il linguaggio è molto impegnativo
e che l’autore sviluppa la sua
argomentazione in costante
dialogo còri i principali teologi contemporanei (da Barth a
Pannenberg, a Jüngel, oltre
naturalmente al maestro
Moltmann), ma anche con la
filosofia: le pagine, ad esempio, in cui viene discussa
l’interpretazione di Aristotele
ed Hegel offerta da Jüngel,
sono tra le più interessanti
del libro ma anche tra le più
ardue. Insomma, un’opera
importante, per chi abbia voglia di entrare nell’officina
della teologia moderna che,
come tutte le altre officine
dei nostri giorni, si serve
spesso di strumenti di lavoro
un poco sofisticati.
(*) Michael Welker: Lo Spirito di Dio. Teoiogia dello Spirito Santo. Brescia, Queriniana,
1995, pp 339, £ 45.000.
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PAG. 9 RIFORMA
Le gallerie del métro parigino sono tutt’ora luoghi di «esposizione»
Libri
Il racconto in esposizione
Uno dei tratti distintivi della società parigina della seconda
metà dell’Ottocento è stata senz’altro l’Esposizione universale.
A questa sòrta di «messa in mostra», ma anche alla nascita dei
grandi magazzini e alla riorganizzazione del tessuto urbanistico
della capitale (a partire dalle grandi opere di Haussmann) si
ispirarono praticamente tutti gli scrittori del realismo, del naturalismo, del simbolismo, sia pure con diversi accenti e diverse ‘
intenzioni (dalla minuziosità indagatrice di Balzac al realismo
evocativo di Raubert, al rigore positivista di Zola e dei fratelli
De Goncourt, alle passeggiate del flâneur di Baudelaire). Gli
influssi reciproci di arcliitettura e urbanistica da un lato e letteratura dall’altro sono affrontati da Philippe Hamon, accreditato
studioso di stilistica letteraria, nel suo ultimo libro*. Ne emerge
una realtà di egntinuo interscambio, in cui spazi abitativi, spazi
espositivi, vetrine, passag^, rotonde e piazze trovano il corrispettivo nelle digressioni, negli itinerari di vagabondaggio dei
personaggi e dei loro pensieri più intimi. Un percorso parallelo
affascinante per un’epoca che stenta a trovare paragoni nella
città tecnologica e in un ambiente letterario che non sa più narrare dei fatti ma si ripiega sempre più sulla minutaglia degli accadimenti privati. '
(*) Philippe Hamon: Esposizioni. Letteratura e architettura nel
XK secolo. Bologna, Clueb, 1995, pp 278, £ 32.000.
Argomenti biblici
L’editrice Piemme è presente nel panorama dell’editoria cattolica italiana con un catalogo versatile e spesso di alta qualità,
che prevede tra l’altro una collana di lettura per ragazzi («Il
battello a vapore»). L’editrice è presente anche con opere di
teologia e strumenti per lo studio della Bibbia: già anni fa pubblicò gli atti dell’attività seminariale del centro teologico dei
gesuiti di Torino', e poi via via altri volumi di divulgazione biblica e teologica. Il lavoro di H. L. Willmington^ riporta «un insieme di oltre 350 argomenti presenti nella Sacra Scrittura», e
si differenzia da altre opere di elenchi biblici «a motivo dell’organizzazione tematica ed alfabetica dei differenti argomenti
presentati onde orientare il lettore nella grande miniera dei dati
biblici» (p. 5). Il titolo dell’edizione italiana non corrisponde a
quello della versione originale, che menziona soltanto le liste
bibliche; quello italiano vuole invece rendersi più accattivante;
altrove ci sono però delle lìotazioni «già viste», per cui per
esempio Giacomo viene indicato come «cugino di Cristo» (p.
36). Per la cronaca Salomone ebbe 700 ¡mneipesse per mogli e
300 concubine.
(1) AaVv: li Gesù storico. Problema della modernità. Casale
Monferrato, Piemme, 1988, •
(2) H. L. Willmington: Quante mogli aveva Salomone? Più di
6.000 notizie curiose e interessanti narrate nella Bibbia. Casale
Monferrato, Piemme, 1994, pp 3l2, £ 30.000.
Lessico della fede
Il Lessico* di Piero Petrosillo si presenta come un’opera di
consultazione rapida, per un utilizzo didattico agile ma denso,
al fine di orientarsi tra i molti termini che costituiscono il panorama cristiano in tutta là sua ricca e colorata molteplicità. Di
opere come questa si avverte l’esigenza, soprattutto da parte di
chi vuole apprendere i primi rudimenti in maniera seria e puntuale su avvenimenti, situazioni, dottrine, personaggi, significati etimologici e molto altro.
Il libro, coraggiosamente, vuole uscire dai confini del mero
1 parametro cristiano per informare anche su altre tradizioni religiose, ma questo avviene al prezzo di qualche rischio di imprecisione come «Maomettano: seguace di Maometto e della religione da lui fondata» Maometto e musulmano non sono sinonimi intercambiabili. Oppure: «Mormoni: sono gli appartenenti
alla setta protestante avventista sorta nel XIX secolo (...)». I
Mormoni non sono protestanti, hanno anzi una loro specificità
che li colloca aU’estemo dell’ambito cristiano; è da rifiutare
poi l’impiego del termine setta per definire qualsiasi dimensione religiosa che riteniamo non affine con la nostra. Purtroppo,
se in tema di politica i commentatori sono estremamente attenti
nel distinguere correnti e sotto-correnti, tronconi e spezzoni di
partito, quando invece si tratta di esaminare con pari rigorosa
sistematicità la panoramica religiosa vi è un impoverimento generale di analisi e discernimento. '
II libro è comunque utile, ma in una futura possibile seconda
edizione occorrerà tener presente che le imprese enciclopediche
di questo tipo necessitano di una collaborazione collegiale interconfessionale, o addirittura interreligiosa se si vuole uscire *
dai confini del cristianesimo. i
(*) Piero Petrosillo: Il cristianesimo dalia A alla Z. Lessico
della fede cristiana. Cinisello Balsamo, ed. San Paolo, 1995, pp 490,
£29.000. t.
14
S:-. ■ -.
PAG, 10 RIFÓRMA
is
BORGIO VEHEZZI — La Federazione
delle chiese evangeliche della Liguria e del
Piemonte meridionale organizza, in collaborazione con le chiese awentiste della Liguria, un convegno sul tema «La spiritualità». Il convegno prosegue anche il 1° ottobre, presso la Casa valdese di Borgio Verezzi. Per ulteriori
informazioni telefonare allo 019-806467.
COAZZE — Nel quadro della serie di dibattiti «Le culture e la cultura», la Chiesa
valdese organizza un incontro con la Christian fellowship della Chiesa valdese di Torino sul tema «Cristo ini Africa e gli africani
tra noi: la chièsa evangelica in Ghana e Nigeria»; ore 16, presso la chiesa valdese in via Matteotti. Per
informazioni tei. Olt-6508970 (past. Cesare Milaneschi).
ROMA — Il coro «Voices of Glory» diretto da Masa
Mhatha-Opasha tiene un concerto di Gospel e Spiritual;
ore 21, nella chiesa valdese di piazza Cavour. Per informazioni tei. 06-6874072.
TORINO — L’Associazione delle chiese battiste in Piemonte organizza, in occasione dei 35 anni della sua attività, una gita a Genova. Per informazioni e prenotazioni
tei. 011-8986459 (Roberto Mollica). v
SAVONA — Si tiene l’Assemblea del V
circuito delle chiese valdesi e metodiste.
Alle ore 9 per i pastori e i jM-edicatori, alle
ore 14 per i deputati, nella chiesa metodista
di via Diaz 6. Per ulteriori informazioni telefonare allo 019-806467.
VARESE — Il Movimento femminile battista organizza
una conferenza di Doriana Giudici, teologa e consigliere
del Cnel, sul téma «Le donne e l’azione per l’uguaglianza,
lo sviluppo é, la pace»; ore 17, nella sala di via Verdi 14.
Per informazioni tèi. 0332-2325^4.
GENOVA — Nell’ambito delle attività del
gruppo Sae di Genova su «Messianismo:
storia, speranza, salvezza», il prof. Piero
Stefani, della rivista '«Il Regno», parla sul
tema «I cristiani nuovo popolo eletto?»: ore
17, presso l’Aula magna del Liceo classico
A. Doria. Per ulteriori informazioni telefonare allo 010566694 (giovedì orel6-18,30) e 010-21473.
LONATO (Bs) — Si apre presso il Centro
ecumenico dell’Abbazia di Maguzzano il
convegno «Conoscere i fratelli evangelici».
Intervengono Renzo Bertalot, Gaetano
Gecchele, Emilio Sfredda, Katrin Hess,
Bruno Corsani, Domenico Tomasetto, Mario Affuso, Angelo Maffei, Klaus Jesch, Aja Cartinen. Il
convegno termina domenica 15 ottobre. Per ulteriori infor
mazioni telefonare allo 030-9130182; fax 030-9913871.
MILANO — Inizia la campagna evangelistica con la predicazione di Reinhard Bonnke; fino al 15 ottobre al Palatrussardi. Per informazioni tei. 02-810366.
TORINO — Si tiene l’assemblea dell’Associazione delle chiese battiste in Piemonte:
ore 15, presso la chiesa battista di via Viterbo 119. Per ulteriori informazioni telefonare
allo 01L8986459 (Roberto Mollica).
FIRENZE — L’associazione «Biblia» festeggia i primi 10 anni con un convegno dal
titolo «Voce di gioia, voce di giubilo; la
Bibbia e la festa». Il programma prevede relazioni di Gianfranco Ravasi, Giovanni Filoramo, Piero Stefani, Luis Alonso
Schoekel, Timothy Verdon, Eiemire Zolla, Luciano Caro;
modera Alberto J. Soggin. A Palazzo Vecchio il 21 e 22
ottobre: per informazioni tei. 051-8825055, fax 0518824704, oppure 055-578900, fax 051-583300.
MILANO — Il Centro culturale protestante inizia le sue attività ’95-96 con una conferenza di Gianpiero Comolli sul
tema «La diffusione delle religioni orientali in Italia»: ore
17, nella sala adiacente alla libreria Claudiana di via Francesco Sforza 12/A. Per informazioni tei. 02- 76021518.
TORINO — Si tiene l’Assemblea del IV circuito delle
chiese valdesi e metodiste, ore 9,30, nella sala di via Pio V
15. Informazioni al 011-6508970 (past. Cesare Milaneschi).
GENOVA — Nell’ambito delle attività del
gruppo Sae di Genova su «Messianismo:
storia, speranza, salvezza», il prof. Fuad
Kalhed Allam parla sul tema «Movimenti
islamici e prospettive di salvezza nella storia
e oltre»: ore 17, presso l’Aula magna del LiA. Doria. Per informazioni tei. 010-566694
ceo classico
(giovedì orel6-18,30) e 010-21473.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne da Raidue alle 23,30 e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 8.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare per lettera o fax i programmi quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale.
Vita Quotidiana
VENERDÌ 29 SETTEMBRE I995
La televisione e i bambini
Sedentari e obesi
ROSERTO KYROT
S e ci guardiamo attorno,
possiamo notare come
troppi bambini e adolescenti
siano eccessivamente grassi,
addirittura obesi. Questa condizione anomala può avere
più cause, come ad esempio
disfunzioni ormonali, sedentarietà, errata alimentazione,
ecc. A sua volta l’obesità può
portare successivamente a
malattie cardiocircolatorie, renali, tasso di colesterolo alto,
iperglicernia, gotta, diabete.
«Le monde diplomatique»
di settembre ha dedicato un
servizio a questo importante
problema socio-sanitario, con
particolare riferimento alle
connesse responsabilità della
pubblicità televisiva, che ormai da tempo è diventata il
«megafono» delle più grandi
concentrazioni industriali. Il
servizio giornalistico si sofferma in modo particolare
sulla situazione negli Stati
Uniti ma, essendo tutto il
mondo occidentale trainato
da questa superpotenza economica, fee ne possono ricavare utili indicazioni e avvertimenti anche per noi.
In dieci anni in Usa l’obesità, dei-bambini è raddoppiata: un recente studio del Centro nazionale della salute precisa che un bambino su cinque soffre di eccesso di peso.
Il direttore della nutrizione
clinica presso il Medicai
Center di Boston denuncia
una stretta correlazione fra il
numero di ore di televisione
immagazzinate dai giovani e
il loro tasso di grasso corporeo: essi infatti, col tempo,
sono diventati uno dei più alti
potenziali d’acquisto del
mercato americano. Questo
potere è stato valutato in 14,3
miliardi di dollari (più di
21.000 miliardi di lire) nel
1991, influendo inoltre sugli
acquisti dei familiari per una
cifra annua di 128 miliardi di
dollari. È stato appurato che i
giovani costituiscono l’obiettivo ideale dei pubblicitari (e
delle industrie che stanno
dietro di loro ) in quanto so
no i più infiuenzabili. Un’altra ricerca ha appurato che il
45% dei bambini americani
possiede un televisore nella
propria camera. Il 95% di
questi afferma di mangiucchiare sempre qualcosa nel
guardare i-programmi. Si assommano così due cause di
obesità: la sedentarietà e
l’alimentazione disordinata.
Il sabato mattina le quattro
più pptenti reti televisive
americane (Abc, Nbc, Cbs,
Fox) trasmettono programmi
riservati ai bambini, naturalmente ben inzuppati di pubblicità a loro indirizzata. In
modo particolare, su venti
ore complessive diffuse dalle
emittenti, gli osservatori,
penna alla mano, hannp rilevato che sulle 433 pubblicità
trasmesse, ben 263 erano destinate al cibo in genere: solo
il 9% di questi spot propone
degli alimenti «ragionevolmente sani».
Già nel 1991 l’Accademia
dei pediatri americani (a cui
aderiscono 41.000 medici)
aveva denunciato l’incidenza
della pubblicità sulla salute:
«L’obesità e il tasso elevato
di colesterolo sono i due
principali problemi di salute
dei bambini; il consumo televisivo è da ritenersi associato
a queste due malattie». Questa denuncia è valsa ad ottenere un «distanziamento»
della pubblicità, ma le industrie interessate sono astutamente ricorse ad altre vie per
ripristinare e potenziare le loro offerte, facendo divorare
dai vari eroi (dei cartoni animati, fumetti, avventure,
film) dolci e altre goloserie.
Uno dei primi esempi era stato offerto dal tenero extraterrestre «ET» di Spielberg che
mangiucchiava senza posa i
dolcetti di una certa marca: in
tre mesi le vendite di quel
prodotto aumentarono del
66%. Con questo sistema i
produttori di Hollywood hanno triplicato i proventi della
pubblicità nei loro film.
In chiusura, il mensile accenna poi alla situazione francese. Secondo una ricerca del
Dipartimento di nutrizione di
un ospedale parigino i giovani’
in genere, e in particolare
quelli che vedono molto la televisione, sono decisamenteorientati verso un’alimentazione disordinata e troppo
ravvicinata: «Fra una decina
d’anni ci troveremo con dei
tassi di obesità simili a quelli
oggi riscontrati negli Stati
Uniti» commenta la rivista.
E in Italia, come si presenta
la situazione? Non sono disponibili molti dati. Un recente studio documenta che
un bambino, al primó' giorno
di scuola alle elementari, ha
già trascorso seimila ore davanti al piccolo schermo:
1.500 ore l’anno dai tre ai sei
anni di età, e cioè più di quattro ore al giorno. Un ascolto
senza dubbio eccessivo, destinato a continuare negli anni successivi, con conseguente incremento delle sue «esigenze» alimentari e consumistiche. Se da noi questo fenomeno non ha ancora raggiunto i dati americani, senza
dubbio la tendenza è la stessa
e occorrerà una maggiore e
responsabile attenzione da
parte dei familiari. Il mezzo
televisivo sarà sempre più potente e c’è da temere che
sempre più si intrometta con
la sua «autorevolezza» («l’ha
detto la tv!») per indurre i nostri figli e nipoti ad abitudini
e a consumi che possono
compromettere, oltre alla vita
sociale, il loro stato di salute.
FONDO DI SOLIDARIETÀ
5 milioni per una scuola in Togo
FRANCO DAVITE
Siamo lieti di pubblicare l’elenco delle offerte, pervenute con tempestività e che
hanno permesso di inviare la seconda «tranche» del nostro aiuto per ricostituire il. patrimonio bovino del villaggio di Manzir, saccheggiato durante la guerra in Mozambico.
Ringraziamo i donatori che hanno compreso
Timportanza di un atto di solidarietà che aiuta famiglie duramente provate dalla guerra a
riprendere una vita più serena.
Abbiamo pure spedito £ 1.400.000 al laboratorio artigiano per la lavorazione dei ricuperi di marmo di Ambatofinandrahana in
Madagascar.
Una scuola in Togo
finanziamento della costruzione di una nuova
scuola elementare. Il moderatore della Église
évangélique du Togo (Eet), chiesa membro
del Consigliò ecumenico, della Cevaa e da
cui è venuto il pastore Edzavé che ha lavorato nella chiesa di lingua francese a Roma, ci
ha scritto che l’Eet approva e sostiene questo
progetto, lo raccomanda e promette di tenerci
al corrente dello stato dei lavori.
Proponiamo, anche per questo progetto, la
meta di 5 milioni dì lire che, considerata
l’economicità delle costruzioni in quella regione, costituiranno per la chiesa di Agou un
contributo più che simbolico.
Per le vostre offerte utilizzate il ccp n.
11234101 intestato a La luce - Fondo di solidarietà, via Pio V 15, 10125 Torino.
Sulla cartina geografica il Togo appare come un piccolo stato che si affaccia sul Golfo
di Guinea nell’Africa occidentale ex francese. Tradizionalmente tranquillo e pacifico (fu
chiamato «la Svizzera africana»), il Togo ora
è scosso da profonde lotte politiche che hanno condotto alla sospensione delle libertà democratiche e a uno stato totaliiario che, naturalmente, è molto meno attento ai problemi
sociali e dell’istruzione.
Di fronte a queste carenze la Chiesa evangelica cerca di compiere un’azione di surroga
(come è successo anche in Italia nei primi
decenni dopo l’ultima guerra). Così succede
ad Agou-Nyogbo (villaggi gemelli nel centro
del paese, con forte presenza protestante) dove il nuovo insediamento vicino alla stazione
ferroviaria è senza scuola. La locale chiesa
evangelica ha preso su di sé l’iniziativa e il
OFFERTE PERVENUTE
IN LUGLIO E AGOSTO
£ 200.000: Odette Balmas; Olindo Bufalo.
£ 100.000; NN Aosta, in memoria di Nelly Rostan; Helga Bongardo; Mirella Argentieri Bein;
Febe Giolitto Mollica: J. R.; Mirella Delessert;
Anita Costabel.
£ 75.OOO: NN Verbania (3 vers.).
£ 50.(H)0: Laura Avondetto; Elena Rollo; Gino
Conte; Bice Bertarione; Vittoria Rivoira.
£ 15.000: O. G.
Totale; £ 1.440.0M
Totale precedente: £ 5.167.999
, In cassa: £ 6.607.999
Inviate £ 5.000.000 per la cooperativa agricola di
Manzir (Mozambico) per altre cinque mucche.
Inviate £ 1.400.000 per il laboratorio artigianale
del marmo a Ambatofinandrahana (Madagascai).
Restano in cassa £ 207.999
Boschi devastati
da troppi incendi
quasi tutti dolosi
Quest’anno è andata bene
Ma solo perché le pessimi
condizioni atmosferiche e
temperature basse, piogge e
temporali a ripetizione del
mese di agosto hanno fornito
ben poche occasioni agli in.
cendiari di professione. Negli
scorsi anni, invece, boschi
foreste, macchia mediterranea
sono stati devastati da mi.
gliaia di incendi che hanno
trasformato enormi superfici
verdi in lande grigiastre coperte di cenere e di scheletri
consumati di alberi e arbusti.
La progressione, informa il
«Compendio» dell’Istat, è stata terrificante: 6.025 incendi
nel ’91, 7.926 nel ’92, 11.932
nel ’93 (dello scorso anno, ancor più terribile dei precedenti, non sono ancora disponibili
i dati definitivi). Nel solo
1993 sono stati divorati dal
fuoco 104.385 ettari di boschi
(+157.4% rispetto all’anno
precedente).
Colpa del caldo e della siccità? Quasi mai: a cause naturali 0 «non classificabili» (come dire sospette) risale la distruzione, rispettivamente, di
3.729 e 8.953 ettari. Tutto il
resto, 91.703 ettari, poco meno dell’intera superficie della
provincia di Pistoia, è dovuto
all’azione umana: «cause involontarie» (14.375 ettari) e
soprattutto «cause volontarie» (77.328 ettari, di cui
18.136 in Sardegna, 11.587 in
Sicilia e 9.996 in Campania;
nelle tre regioni i roghi «naturali» hanno riguardato rispettivamente 3, 1 e 12 ettari).
Non chiamiamoli piromani:
chi incendia i boschi, usando'
metodi ripugnanti, come inzuppare di benzina dei gatti
vivi per poi dar loro fuoco e
provocandola volte anche delle vittime, come a Capri l’anno scorso, all’Elha in più occasioni, lo fa quasi sempre per
scopi cinicamente speculativi.
i
Si torna al cinema
Si torna finalmente ad andare al cinema (ma non a teatro); nel 1993, ci fa sapere
ristat, i botteghini hanno
staccato oltre 92 milioni di biglietti, poco meno che nelT89, il migliore degli ultimi
cinque anni. Merito, forse,
delle martellanti campagne
sul «cinema al cinema»; merito, si fa per dire, probabilmente anche della ben scarsa
qualità dei programmi televi- j
sivi che (almeno per quel che
riguarda la Rai: purtroppo il
«Compendio statistico» nulla
dice a proposito di Fininvest e
altre private) sono comunque
ampiamente infarciti di fito
belli e brutti, vecchi e meno
vecchi: nel ’93 le reti Rai han-,^^
no dedicato al cinema complessivamente 5.303 ore, pari
a qualcosa come più 0 meno
3.500 film. Per RaiUno, in
particolare, i film rappresentano il 24,5% del tempo totale
di trasmissione, mentre RaiDue scende al 19,4% e RaiTre
si limita al 17,1%.
E non si scherza nemmeno
con il varietà (3.311 ore) e
con telefilm e sceneggiah2.984 ore (di cui 1.947 su
RaiDue), poco più del telegiornali (2.968 ore) ma molto
più perfino dello sport (2-U
ore). Teatro, lirica, balletto
Praticamente non esistono190 ore (lo 0,007% delle
26.020 ore complessive dt
programmazione) per naos**"®
classica e danza, addirittuf
23 in tutto (lo 0,0009%) Pf^
la prosa. Per fortuna che c
la pubblicità: 814 ore di , spotuna media di circa due ore
un quarto al giorno. Meno 0
documentari (1.171 ore)d’accordo, ma pur sempt®
ben più delle 778 ore riselate al programmi di attualità.
15
PAG. 11 RIFORMA
del Sinodo
La giusta prassi di dedicare
un numero intero di Riforma
alle risultanze sinodali, nel
quale si dà conto dei deliberati più significativi e dove vengono riportati i momenti salenti del dibattito, potrebbe,
a mio modo di vedere, trovare completamento dedicando
ijn^qualche spazio alle riflessioni sulle modalità operative
del lavoro sinodale. A tal riguardo desidero sottolineare
due as^)etti dei lavori dell’ultimo Sinodo: a) la funzione
^el Seggio; b) le proposte deliberative che vengono sottoposte al voto dell’assemblea.
Per quanto attiene al primo
aspetto, mi pare che vada sotjtóuneata la «stranezza» di un
CMisesso che viene presieduto
da un «presidente» designato
dal consesso precedente, costituito da persone, per buona
parte, differenti. Questa procedura, sotto l’aspetto logico
e normativo, non sta né in
cielo né in terra, ed è il frutto
di un altrettanto strano deli.berato sinodale (64/S1/1982)
■che,-aggiungendo un «capoverso» di’art. 11 del RZ 72,
modifica l’art. 20 dello stesso
regolamento. Procedura mo, dificativa più confusa credo
non sia facile trovarla, ma ciò
che va sottolineato è che con
■questo atto modificativo si è
compiuto un vero e proprio
«mostro logico».
Si dirà che il Sinodo ha la
più ampia autonomia di accettare o meno la designazione del Sinodo precedente ma,
se è così, quale obiettivo, si
vuol raggiungere con questa
pseudo-designazione? Logica
,,e principi generali vogliono
che, sotto ogni punto di vista,
la modifica 64/SI/1982 venga
radicalmente rimossa, lasciando a ogni Sinodo piena e
totale libertà di designare il
proprio presidente.
Un secondo problema rigtiardante la funzione del
Seggio sinodale merita attenzione. Se è vero che è competenza del Seggio fissare «il
‘ 7. 7 rZÀv ' 7~ ^ ' I II TT h f.i.
Ricordo di un pastore svizzero amico delle chiese siciliane
■ ’. n-- fi»., I "I ■' ,i|.j . é\ -*■"»**
s Paschoud: la solidarietà
ÉNRICO TRÚBU
Il 5 settembre a Varces, in Francia, è
deceduto il pastore Georges Paschoud. Il giorno 12 si è tenuto in Svizzera, a La Tour dé Peilz un culto di ringraziamento a Dio per i doni elargiti a
questo nostro fratello.
Partecipando a questo culto non ho
potuto fare a meno di tornare col pensiero al passato, quando nel lontano
1946 alle Casermette di Prali, partecipando al campo giovanile, ho conosciuto Georges Paschoud: il Georges che,
assecondando l’ispirazione profetica di
Tullio Vinay nel momento di porre le
basi per Agape, si affianca a Neri
Giampiccoli in una forte collaborazione
a Vinay per costruire il Centro
dell’amore di Dio sulle macerie di una
guerra fratricida che aveva scatenato
odio e morte in Europa e altrove.
Un vero rapporto di fraternità e amicizia si costruisce però nel 1971 quando
Paschoud, residente a Riesi col gruppo
del Servizio cristiano e membro della
locale chiesa valdese, viene eletto in
Conferenza presidente della Commissione distrettuale. Stando allo statuto di
allora diviene d’ufficio presidente del
comitato della casa di riposo di Vittoria: è da questo momento che percorreremo un lungo cammino in comune sia
servendo nella stessa Commissione distrettuale per alcuni anni che per oltre
vent’anni nella Casa di riposo.
Paschoud ha saputo conciliare predicazione e diaconia predicando la parola
di Dio sia dal pulpito che nella concre
nome di Georges Faschoud va legato
alla crescita della Casa di riposo non
solo perché ci ha procurato aiuto per i
diversi proponimenti ma anche e soprattutto perché ha condiviso con sensi,bile entusiasmo e sostenuto i vari progetti che ci hanno permesso di consolij,dare e perfezionare il nostro servizio a
favore degli anziani sino all’ampliamento della struttura iniziatosi in questi
giorni.
Il 30 agosto scorso ci siamo incontrati
a Torre Pellice e nel giardino della Casa
*' valdese Paschoud ha salutato vecchi e
tezza della vita. Ha saputo inserirsi ’. nuovi amici: ora non è più con noi. E
nell’attività diaconale della Casa con
una elevata spiritualità e umanità, rico-^
nosciute e apprezzate da quanti hanno
avuto modo di conoscerlo da vicino:
nell’ambito pastorale qualche collega
rammenterà con quanta discrezione e
impegno ha preso a cuore vicende personali e familiari operandosi per risolverle nel migliore dei modi.
Particolarmente per noi di Vittoria, il
scomparso un amico della nostra Chiesa
valdese, della nostra bella Sicilia, un
min amico... e così va sparendo anche
un po’ di noi stessi. * J f
Grati a Dio perché suscita dei servitori impegnati, serbiamo un caro ricordo
del pastore Paschoud: «Poiché questo
Dio è il nostro Dio in sempiterno: egli
sarà la nostra guida fino alla morte»
(Salmo 48, 14).
tempo da destinare a ciascuno
degli argomenti da discutere», è altrettanto vero che
spetta all’assemblea sinodale
determinare «gli eventuali
spostamenti nell’ordine dei
lavori». Se queste competenze le vediamo inserite nel rigido schema dell’art. 20 del
RZ 1972, che prevede altresì,
nella strutturazione dell’ordine del giorno dei lavoro sinodali l’intervento delle Commissioni d’esame, credo emerga come indilazionabile
l’esigenza di riformulare tutta
la normativa riguardante la
formazione dell’odg, alla luce
di esigenze di trasparenza e
collegialità, evitando che
l’operaiione, sotto la scusa
dell’urgenza, assuma modalità di espropriazione di competenze deU’unica autorità: il
Sinodo. In ultimo, una proposta che va nella direzione di
«deprofessionalizzare» la gestione sinodale; credo sarebbe
quanto mai utile inserire una
norma che prevedesse la non
rieleggibilità della funzione
di presidente dell’assemblea
sinodale, che deve essere genuina espressione dell’assemblea dei credenti e, come dice
Riforma
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011 /65527S - fax 011/657542
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Cirica, Alberto Coreani, Avernino Di Croce, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo,
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Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paolo Ricco, Giancarlo
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di PInerolo con il n. 176
del mnnalo 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
Con ormranza in data 5 marzo 1f^.
Il numero 35 del 22 settembre 1995 è stato consegnato per l’inoltro postale all’Ulficlo CMP
Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 20 settembre 1995.
Paolo, meglio sopportare,
nella gestione sinodale, un
po’ di follia piuttosto di un rigido e freddo formalismo burocratico.
Il secondo aspetto che merita qualche riflessione attiene alla partecipazione attiva,
ai lavori sinodali, anche di
quei delegati che fanno parte
del Sinodo non frequentemente (cosa questa molto auspicabile). Se si vuole che i
rappresentanti delle chiese
locali partecipino concretamente all’attività del Sinodo
è indispensabile venga loro
fornita, anticipatamente, la
traccia dei temi che verranno
in discussione (meglio la relazione della Commissione
d’esame), comprensiva delle
proposte di odg che la Commissione intende sottoporre
al voto sinodale.
Inoltre è di fondamentale
importanza che la Commissione proposte (art. 17 RZ
1972) assuma una funzione
centrale nei lavori sinodali (a
proposito, da chi era composta la Commissione delle proposte nel Sinodo 19957), funzionando da vero collettore e
coordinatore di tutte le istanze dei delegati, riponendo il
Seggio a mero gestore degli
aspetti temporali e verbalizzatore dell’attività sinodale.
Chiedo scusa per questo intervento: ritengo tuttavia sia
utile riflettere costantemente
sullo svolgimento dei lavori
della massima autorità umana
della nostra chiesa, con
schiettezza fraterna, nel rispetto delle rispettive posizioni.
Gino Lusso - Torino
Marconi
valdese?
Qualche appunto sul lungo
(forse troppo lungo) articolo
su Marconi - e sul trafiletto
aggiunto dal titolo almeno azzardato: «Marconi valdese» apparsi nel numero 33 di
Riforma a pag. 5, trafiletto
non firmato.
1) Vero che la madre irlandese aveva «posto la condizione prima di sposarsi che i
figli fossero allevati nella fede protestante» alla quale ella
stessa apparteneva.
2) Logico quindi che Guglielmo, allievo a Livorno,
abbia avuto «cultura protestante» nell’unica chiesa
evangelica della città.
3) Dubbio, invece, che «i
casi della vita lo avvicinarono
al cattolicesimo, questo non
per fede o conversione... ma
per ragioni, possiamo dire.
scientifiche» (sic). Direi, piuttosto per ragioni di affetto,
economiche e onorifiche. E
noto infatti che la seconda
moglie di Marconi era di nobiltà cattolica e che perché la
potesse sposare, vivente la
prima, il papa di proprio arbitrio annullò il precedente matrimonio evangelico dal quale
Marconi aveva avuto anche
dei figli, e che Pio XI fu suo
mecenate e che per lui Marconi costruì la Radio vaticana.
4) Da tutto ciò mi sembra
almeno azzardata, se non
sfacciata per la sua memoria,
la frase finale del trafiletto citato: «Malgrado questo, a
buon diritto possiamo annoverare Guglielmo Marconi fra
gli illustri figli della nostra
chiesa»!
5) Nota marginale. Nei registri della Chiesa evangelica
metodista di Bologna appare
la notazione del «battesimo di
Giulio Vittorio Giovanni
Marconi, figlio di Guglielmo
e di Beatrice O’Brien, celebrato a Pontecchio, Villa
Marconi, l’il giugno 1910
dal pastore Alberto Burattini», della Chiesa metodista.
Giovanni Anziani
Bologna
La riscoperta
della Bibbia
Viviamo in tempi in cui
quasi tutti parlano della Bibbia, e una buona parte di questi la legge e la studia, talvolta senza valutarne il suo vero
contenuto, senza approfondire la realtà spirituale anche se
ne apprezza la sostanza letteraria e poetica.
Viviamo in tempi in cui si
sente parlare, anche enfaticamente, dell’Evangelo, in cui
si viene esortati a leggerlo, e
in cui tanti versetti di questo
stupendo monumento spirituale vengono citati continuamente, nella stessa maniera
con cui fino a pochi anni fa
venivano citati solo dagli
evangelici, mentre i cattolici
li ignoravano completamente.
Ora, per buona parte, nella
Chiesa cattolica si svolgono
corsi biblici, e perfino molti
dirigenti cattolici e molti credenti sono pervasi delle bellezze evangeliche. È pur vero,
i tempi sono cambiati e i preti
non vietano più la lettura della Bibbia, una volta ritenuto
monopolio delle gerarchie,
che pretendevano solo loro
commentarlo e spiegarlo ai
fedeli, per timore che la verità
scritturale sfociasse in eresia.
Orbene, tutto questo ci rallegra molto e può facilitare
l’unione spirituale di tutti i
cristiani, non con il formale e
interessato ecumenismo, bensì mediante la collaborazione
fraterna quale punto di appoggio per la ricerca di tutto
ciò che ci unisce, vale a dire
dell’amore predicato da Gesù
Cristo. Ma il punto principale
su cui noi cristiani evangelici
non siamo d’accordo è che
l’essenza della Chiesa romana è restata la stessa di prima,
malgrado la «riforma» voluta
da papa Giovanni. Cioè le
forme idolatriche delle statue
e delle immagini, l’ardere
delle candele, e tante altre
manifestazioni in netto con
trasto con il secondo comandamento.
Tutto ciò rappresenta ancora una luce offuscata, come la
luce del sole quando sia inframmezzata dalla massa nuvolosa, in antitesi con il vero
cristianesimo, il cui credo è
solo l’Evangelo.
Elio Giacomelli
Venturina (Li)
Atmosfera
spirituale
La mia prima presenza al
Sinodo è stata un’esperienza
veramente interessante e travolgente. Ho assistito e partecipato a discussioni anche
dure, decise. Ma quando si
cantava un inno, erano duecento voci altrettanto decise e
chiare che esprimevano col
canto la stessa fede, lo stesso
amore per il Signore. Tutto
spariva: divisioni, discussioni
animate, amarezze. Il canto si
alzava dai banchi, con commovente entusiasmo.
Sembrava di essere stati
trasportati in un altro luogo,
dove tutto era più sfumato,
più sereno, fraterno. E i culti
del mattino, prima dell’inizio
dei lavori: semplici, ma pure
profondi, conclusi con preghiere convinte e pronunciate
in silenzio. Tutti fratelli e sorelle, con la stessa speranza,
la stessa fede e la stessa carità. Non pretendo di aver
detto qualcosa di nuovo, ma
così ho sentito e ne sono grato al Signore e alle sorelle e
fratelli che hanno collaborato
a creare quell’atmosfera..
Aldo Rostain
Lusema San Giovanni
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto
il buon combattimento,
ho finito la corsa,
ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 7
La famiglia di
Luigi Marchetti
ringrazia commossa tutti coloro
che, con parole e scritti, hanno
partecipato al suo dolore.
Un ringraziamento particolare
al pastori Sergio Ribet e Lucilla
Peyrot, al medici curanti e a tutto
il personale dell’Ospedale valdese di Pomaretto.
Pomaretto, 20 settembre 1995
RINGR/VZIAMENTO
La moglie e la figlia di
Oreste Richard
neH’impossibilità di farlo singolarmente,, ringreiziano tutti coloro che
hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al dott. Broue, ai medici e al personale dell’Ospedale valdese di
Pomaretto, ai pastori Ribet e Bouchard, al vicini di casa, al colleghi
di lavoro di Marina e agli amici
che tanto sono stati loro vicini in
questa circostanza.
San Germano Chisone
29 settembre 1995
RINGRAkZIAMENTO
«io alzo gli occhl^ai monti
donde mi verràfaiuto?»
Salmo 121,1
I familiari del caro
Giovanni Giuseppe Catalin
di anni 82
neirimpossibilltà di farlo singolarmente ringraziano tutti coloro che
con scritti, parole di conforto e
presenza hanno preso parte al
loro dolore.
Un ringraziamento particolare
all'Ospedale valdese di Torre Peilice, al personale della Casa di riposo «MIramonti» di Villar Pellice
e in particolare ai sigg. Italia Cairus e Giuseppe Gönnet, e al pastore Gianni Genre.
vaiar Pellice, 29 settembre 1995
RINGRAZIAMENTO
«Vegliate dunque
perché non sapete
né a giorno né l'ora»
Matteo 25,13
Il marito, il figlio e i familiari tutti
dalla cara
llda Long Soulier
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che con presenza, fiori, scritti, parole di conforto e opere di
bene hanno preso parte al loro
dolore.
Un ringraziamento particolare
al pastore Winfrid Pfannkuche,
agli amici e vicini di casa, al
Gruppo anziani Riv-Skf di Villar
Porosa, alla Croce Verde di Porte
e al dott. Della Penna.
Pramollo, 29 settembre 1995
RINGRAZIAMENTO
«Ma se siamo morti con Cristo,
crediamo che vivremo con lui»
Romani 6,8
I familiari del caro
Giovanni Aiberto Bertaiot
(Aibert)
neirimpossibilltà di farlo singolarmente, ringraziano tutti colorò
che hanno partecipato al loro dolore con presenza, scritti e parole
di conforto.
Un ringraziamento particolare
al personale e alla direzione dell'Asilo valdese di Luserna San
Giovanni, ai pastori Mazzarella,
Pons e Taglierò, e agli ex internati della vai Pellice.
Angrogna, 29 settembre 1995
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Alessandro Vetta
commossi, sentitamente ringraziano tutte le persone che hanno
preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al pastore Donato Mazzarella, a
tutto il personale medico e infermieristico dell'Ospedale valdese
di Torre Pellice e al pastore Paolo
Marauda per la sua premurosa e
fraterna disponibilità.
Torre Pellice, 29 settembre 1995
16
PAG. 12. I#ORMA
Villaggio Globale
J Stati'Uniti:_rese note le îstrüzioni preparate dal ministero della PubWica istruzione
. JBâW-JACaUES>EYBONEL
E finita la battaglia sulla
religione a scuola n^li
Usa?' Probabilmente ilo, ina
forse il presidente Clinton è
.. riuscito ad allontanante il rischio di un emendamento'alla
Costituzione proposto dalla
Destra religiosa, e in particolare dalla «Christian Coalition» del televangelista Pat
Robertson, sulla delicata que. stione della preghiera e di altre attività religiose cristiane
nelle scuole pubbliche.
D 25 agosto scorso, infatti,
Clinton ha reso note le istruzioni preparate dal ministero
della Pubblica istruzione: esse miràno innanzitutto a
sdrammatizzare una questio. ne che è diventata uno dei
principali cavalli di battaglia
■ dèlia Destra religiosa contro
ramministrazione Clinton.
All’inizio di quest’anno, il
neopresidente della Camera,
. il repubblicano Newt Gingricb, aveva promesso ai gruppi
. religiosi conservatori che il
Palamento Usa avrebbe votato un emendamento sulla
preghiera a scuola entro il 4
luglio, giorno della festa nazionale degli Stati Uniti. La
• cosa fu poi rinviata perché
quegli stessi ^ppi non condividevano il. linguaggio
adoperato nella proposta di
emendamento.
Anche se non hanno forza
di legge, le quattro cartelle di
istruzioni precisano quali tipi
di attività religiose si possono
svolgere o meno nelle scuole
jiubbliche secondo la legislazione vigente. Con questa
■ mossa Bill Clinton intende
rassicurare i molti milioni di
credenti àmericani, preoccupati per la grave crisi spirituale che sta attraversando il
paese, che i democratici non
sono affatto ostili ai tradizionali valori religiosi della nazione, ma nello stesso tempo
intende ribadire con fermezza
il principio costituzionale,
voluto dai padri fondatori,
della separazione della chiesa
e dello stato. Viene pertanto
ricordato che, in fatto di religione, le scuole pubbliche
non sono «zone frmiche», come sostengono da anni i rappresentanti della Destra religiosa, ma non sono neanche
luoghi chiusi ad ogni espressione delle fedi religiose. Ad
esempio chiunque, individualmente o in gruppo, può
pregare o partecipare ad dtre
attività rehgiose, a condizione che questo non sia organizzato 0 imposto dalle autorità scolastiche e che comunque npn sia causa di disturbo
o di discriminazione per altri
studenti. Nulla vieta quindi di
portare e di leggere la Bibbia
a scuola, o di dire la preghiera prima dei pasti, o di porta• re vestiti o altri simboli religiosi, ma è vietato costringere'
studenti non credenti o di altre religioni a unirsi a una
preghiera cristiana.
La qüestione della religione a scuola è all’ordine del
giorno fin da quando, nel
1962, la Corte Suprema degli
Stati Uniti aveva decretato
che le preghiere organizzate
nelle scuole pubbliche erano
fuori legge. Da allora molti
presidi, incerti sulla retta interpretazione della legge,
preferivano vietare ogni tipo
di attività religiosa. Altri invece ritenevano del tutto normale che tutti gli studenti
partecipassero alla recita di
preghiere o di inni cristiani,
meravigliandosi che qualcuno potesse sentirsi «cittadino
americane
La studentessa ebrea di Salt Lake City, Rachel Bauchman
di seconda classe» e facesse
addirittura causa, come ha
fatto di recente Rachel Bauchman, una studentessa ebrea, costretta a cantare inni
cristiani nella corale del suo
liceo a Salt Lake City.
Basteranno queste istruzioni a fermare l’offensiva della
Destra religiosa, decisa a rimettere in discussione il principio della separazione della
chiesa e dello stato? Forse sì
perché sta per iniziare l’anno
dell’elezione presidenziale, e
non è detto che la maggioranza del Partito repubblicano
sia disposta a lasciarsi trascinare in un’avventura così rischiosa. Ma il giovane direttore esecutivo della «Christian Coalition», Ralph Reèd,
è pronto a giocare le sue carte
di fine politico per imporre
un candidato (repubblicano)
che, una volta eletto con il
S‘ If - î I *•<'’ ' Il vi
ftCV;|iMt.Mla re igione nelle
’scuole puobhcbe americane
breve)
ii
A • '4., te
m T* C3Ò che è permesso 4 .... .-í«.
. a.' ' _ ' ' f ' *'■'
- fteghiera da parte^ degli studenti, individualmente o iáh
gnipn», che non sia causa di distiubo per altri studenti.
- Discussioni sulle iteli^oni su iniziativa degli studenti.
<-Liberé la Bibbia'o'iaÌtìi libri religiosi.* ^
Rendere grazie prima dei pasti. ^
Rtiselitìsmo che non si trasformi in coercizione; dtistribu.')^vzionedilettératura'iteligio$a. >
- PortiUte vestiti o simboli religiosi. . f:
Attività a carattere religioso prima ¿' dòpo l’orario scolastico,- ■ ■ , -,
■- Agibilità (ti l(x:ali o edifìci scolatici per gruppi religiosi
se vi è già agibilità per altri gruppi privati. ,
■L
Ciò dié è vietato
- Preghiera^poggiata o organizzata da insegnanti o am
ministratcoi. \
- Inviti «pressanti» a ptutecipare alla pregierà.
- Insegnare una determinata religi(^e anziché insegnare il
fattoretigioso.Wff’. ^
- Insegnàre Ò’inc atti^vità religiose o
antireligiose.
voto determinante di un’orgar
nizzazione capillare che oggi
conta 1,7 milioni di membri,
si impegni a soddisfare le richieste dei cristiani fondamentalisti conservatori. E
queste richieste non riguardano soltanto la questione della
preghiera a scuola: vanno
dallo studio del creazionismo
nelle scuole pubbliche al finanziamento statale delle
scuole religiose, dalla cessazione dei corsi di educazione
sessuale alla soppressione dei
diritti civili agli omosessuali,
al divieto dell’aborto, ecc.
Per questo le chiese storiche sono estremamente vigilanti. In un lungo articolo
pubblicato dal The Christian
Science Monitor e ripreso
éaìVInternational Herald
Tribune del 25 giugno scorso, la pastora Joan Brown
Campbell, segretaria generale del Consiglio nazionale
delle chiese Usa, che rappresenta 32 chiese protestanti e
ortodosse e 49 milioni di credenti, critica le proposte della «Christian Coalition» contenute nel famoso «Contratto
con la famiglia americana».
Questo «Contratto», afferma
la Campbell, basato essenzialmente sulla difesa degli
interessi della classe media
bianca, non ha nulla a che vedere con il Patto (Covenant)
di Dio, che è un patto d’amore offerto a tutti, senza alcuna
discriminazione. Sulla questione della preghiera a scuola, la Campbell scrive: «Noi
stiamo dalla parte della Costituzione e respingiamo
l’emendamento costituzionale proposto dalla “Christian
Coalition” circa la preghiera
a scuola, che trasformerebbe
in cittadini di seconda classe
un’ampia schiera di credenti
e che interferirebbe con gli
sforzi delle famiglie e delle
chiese per insegnare i valori
religiosi».
Insomma, con queste istruzioni sulle attività religiose
nelle scuole pubbliche, che
per ora hanno spiazzato i suoi
accaniti avversari. Bill Clinton ha probabilmente vinto
una battaglia ma non è detto
che abbia vinto la «guerra» a
difesa della laicità dello stato.
Preoccupato appello dei Consiglio ecumenico delle chiese
Guatemala: minacce contro tre
membri della Chiesa presbiteriana
Tre membri della Chiesa
presbiteriana del Guatemala
hanno ricevuto minacce di
morte in seguito alla campagna che hanno lanciato per
spingere il governo guatemalteco a scoprire e a punire
i criminali responsabili della
morte del pastore presbiteriano Manuel Saquic, assassinato il 23 giugno scorso. Le ultime minacce, provenienti da
un’organizzazione chiamata
«Jaguar Justiciero», sono
giunte all’ufficip dei diritti
unuuii del Concistoro di Kalchiquel a Chimaltenango, l’8
agosto scorso, sei settimane
dopo la scomparsa di Manuel
Saquic che dirigeva quelTuffìcio.
La lettera di «Jaguar Justiciero» mette in guardia i
membri delia Chiesa presbiteriana di non proseguire la
loro inchiesta sulla morte di
Manuel Saquic e su quella di
Pascual Serech, assassinato
nell’agosto 1994. La lettera
contiene minacce di morte
contro diverse persone, in
particolare contro tre guatemaltechi autoctoni: il pastore
Lucio Martinez, che dirige
r ufficio dei diritti umani del
Concistoro, Margaret Similox, presidente del Concistoro, e suo marito Vitalino Similox, segretario generale
della Conferenza delle chiese
evangeliche del Guatemala.
Tali nnnacce sono giunte in
seguito a una manifestazione
ecumenica di 300 persone organizzata il 27 luglio scorso
per commemorare la vita e
l’azione di Manuel Saquic, e
per chiedere al governo di
punire i colpevoli del suo assassinio. L’ultimo messaggio, indirizzato a Vitaiino Similox e a sua moglie, avver
tiva: «Non avete seguito le
nostre istruzioni, questo è
l’ultimo avvertimento prima
del vostro sequestro; sappiamo tutto su voi e sul vostro
lavoro... Avete 24 ore per lasciare il paese, se no siete
condannati».
Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) ha lanciato un
appello al presidente del Guatemala, Ramiro de Leon Carpio, affinché prenda tutte le
misure necessarie per proteggere i tre membri della Chiesa presbiteriana minacciati.
La signora Marta Palma, specialista del Cec per i problemi
dell’America Latina, ha dichiarato che attualmente in
Guatemala vengono uccise in
media sei persone al giorno
dagli squacironi ideila mente e
che la situazione nel paese è
contrassegnata dalla paura e
dall’insicurezza. (eni)
Manifestazione internazionale degli ambientalisti a Papeete
Chiesa evangelica della Polinesia francese
La lotta di un popolo
Il 26 agosto scorso, subito dopo la grande manifestazione organizzata a Mururoa dal Consiglio superiore della Chiesa evangelica della Polinesia francese (Eepf), il presidente della suddetta chiesa, Jacques Ihorai, inviava a tutte le chiese che avevano
aderito alla manifestazione un primo messaggio pieno di speranza. Il 7 settembre scorso, all’indomani del primo esperimento nucleare voluto dal presidente francese Jacques Chirac, . Ihorai ha
inviato un secondo messaggio che lascia trasparire una grande
amarezza ma che non rinuncia alla speranza di ritrovare il cammino della pace.
«Eravamo uno e più di uno oggi, sabato 26 agosto 1995,
a camminare sul sentiero della pace.
Nelle isole della Polinesia francese, migliaia di polinesiane e di polinesiani hanno risposto all’appello del Consiglio superiore della Chiesa evangelica della Polinesia francese (Eepf).
Grazie a tutti coloro che hanno partecipato nel digiuno e
nella preghiera, sul loro luogo di lavoro o a casa loro, nella
strada, a questa condanna della ripresa degli esperimenti
nucleari a Mururoa e degli esperimenti nucleari nel mondo,
a qupsto rifiuto della bomba atomica.
Grazie a tutte le chiese e a tutte le comunità nel mondo
per la loro preghiera e'per il loro sostegno.
Grazie a tutti coloro che hanno accettato di schierarsi
dietro la nostra insegna senza imporre la bandiera o lo striscione della loro organizzazione. Grazie al villaggio della
pace per averci accolti.
Grazie a coloro che hanno sopportato il caldo ascoltando
nel raccoglimento gli interventi.
Grazie ai pastori che hanno portato la parola del nostro
Signore, alle donne che ci hanno trascinati nel canto.
Per mezzo di questa parola abbiamo mostrato l’unità del
popolo che porta avanti una stessa lotta.
Abbiamo superato le divisioni politiche, culturali, religiose... La popolazione ha risposto a questo appello, nella
convinzione che stiamo andando nella giusta direzione,
quella della pace che passa attraverso la cessazione immediata e definitiva degli esperimenti nucleari.
La nostra lotta non si ferma alla Polinesia, è nel mondo
intero che occorre ritrovare le vie del dialogo, della riconciliazione. Siamo pronti ad andare avanti insieme per ricercare le condizioni di una pace durevole senza minaccia nucleare. È il messaggio che trasmetteremo fra qualche giorno al Presidente della Repubblica quando accetterà di incontrarci.
Convinti che non c’è nulla di irrevocabile se non la ricerca della pace, siamo persuasi che il Presidente della Repubblica tornerà sulla sua decisione, diversamente saremmo in presenza di un presidente che non ascolta il grido del
suo popolo.
Siamo stati impressionati dal raccoglimento, dal silenzio,
dai canti, dalle preghiere di tutti coloro che erano radunati.
Questa profonda comunione ci impegna ad andare fino in
fondo delle nostre convinzioni».
Papeete, 26 agosto 1995
«Stiamo vivando un doppio fallimento. Il fallimento della nostra convinzione per la cessazione degli esperimenti
nucleari e la messa al bando dèlie bombe atomiche, che è
stata appoggiata da molte chiese, movimenti e associazioni
in tutto il mondo. Il fallimento (iella nostra protesta pacifica che, dopo la prima esplosione, è stata considerato dalla
nostra popolazione come un segno di disprezzo. Alla violenza di questa esplosione a Mururoa ha risposto la violenza non controllata della strada.
Non p()ssiamo che condannare queste violenze. Abbiamo
sempre rifiutato il ricorso alla forza e invitato i movimenti
antinucle^ a rimanere pacifici. Oggi, chiamiamo ognuno
a volgersi verso l’altro, a tendergli la mano senza alzare né
il bastone, né la minaccia, né l’invettiva.
E)a martedì 5 settembre siamo in un periodo di lutto; che
tutti rispettino questo tempo di silenzio, di preghiera e di
riflessione.
Tuttavia, se la Chiesa evangelica della Polinesia francese
(Eepf) deve essere il luogo in (mi è possibile riannodare il
dialogo, le sue porte rimangono spalancate. La moratoria
decisa da François Mitterrand aveva creato le condizioni di
una speranza oer un nuovo ordine economico nella Polinesia francese. E questo canunino che vogliamo ritrovare».
Papeete, 7 settembre 1995
VENERDÌ 29 SETTEMBRE 1995 J
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