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Anno 115 - N. 10
9 marzo 1979 - L. 200
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA CONCLUSIONE DI DUE IMPORTANTISSIMI PROCESSI
DAL LIBRO DI OSEA - 2
Giustizia è fatta? A metà.
Pietà
La condanna di uomini politici e dei servizi segreti è una novità che
serve però a coprire le responsabilità più alte
o sacrificio?
« Non ti preoccupare, Teresa, è
una cosa che risolviamo ». Sono
le ultime parole pronunciate dall’ex ministro socialdemocratico
Tanassi prima di essere condotto nel carcere di Rebibbia (naturalmente nell’ala più moderna,
con televisione, acqua calda e bagno), ad una donnetta che non
voleva credere a quanto stava
succedendo. Un ministro in carcere per « corruzione »: in mezzo a tanti processi insabbiati, un
epilogo senza dubbio insolito,
sensazionale. Così, nel giro di poche settimane, senza governo,
l’Italia assiste con discreta soddisfazione a due processi giunti
in porto: quello relativo alla
«strage di stato», le bombe, del
1969 di Piazza Fontana a Milano, con tutti i suoi addentellati
(alcuni dei quali gravissimi ed irrisolti, come le responsabilità
della polizia sulla morte di Pinelli), con tre condanne all’ergastolo (Preda e Ventura a piede
libero e Giannettini). Il secondo,
per lo scandalo Lockheed, noto
anche col nome di « bustarelle »
ricevute da alcuni ministri per
far acquistare alle nostre forze
armate i famosi aerei Hercules
C-130, conclusosi con la condanna di Tanassi, i fratelli Lefebvre,
Camillo Crociani (anche lui fatto
scappare in tempo utile) e pochi
altri, con pene giudicate ridicole
ih riferimento ai capi d’accusa.
Quasi avessero rubato un chilo
di pere al mercato della frutta.
I giornali non hanno mancato
di ricordare che finalmente con
la condanna di Tanassi è crollato il mito deH’immunità parlamentare; bisogna ammettere che
non è cosa da poco per il nostro
mondo politico. Ma da questo a
dire che ormai ci troviamo su di
un cammino irreversibile, su di
una via in cui è indiscutibile la
volontà di andare a fondo nelle
cose, per far emergere la verità,
la distanza rimane grande. Per
non farci troppe illusioni, basta
ricordare l’indegno comportamento dei partiti rispetto allo
scandalo dei petroli dove ogni
responsabilità è stata volutamente archiviata.
Sospetti leciti
Per questo non dobbiamo farci alcuna illusione e non ci sentiamo di poter sostenere, come
molti giornali hanno scritto in
questi giorni: « giustizia è stata
fatta » (La Repubblica), che « è
stata premiata la verità », che
l’innocenza del ministro democristiano Gui esce « suffragata da
una sentenza sulla quale non è
l^ito alcun sospetto ». Affermazioni del genere non servono a
restituire credibilità alle istituzioni dello Stato. I sospetti che
restano fra i cittadini non sono
sospetti infondati o creduloni,
sono il frutto di quanto i vari
governi hanno seminato, vale a
dire menzogne su menzogne.
Idealizzare la giustizia umana è
già di per sé un errore, quando
poi la si vuole applicare ad una
classe politica che ha fatto della
corruzione il metodo di governo
è addirittura un paradosso. Se si
fosse usato « il diritto come livello e la giustizia come piombino » (Isaia 28: 17), avremmo avuto un epilogo molto diverso: non
soltanto in quanto a pene ma
soprattutto gli « innominati » i
volti nascosti, fuori da questi
processi, sarebbero stati identi
ficati, smascherati avrebbero avu
to un volto.
Così si continua a chiedere:
ma chi sarà mai questo autorevole personaggio del nostro governo che ebbe una parte centrale nelle trattative per l’acquisto dei C-130 e definito « l’antelope cobler »? La risposta probabilmente non verrà mai; continueranno i sospetti. Giustificati.
Al termine del processo Lockheed Tanassi ha così commentato la sua condanna: « Non è
stato un processo politico, ma un
autentico delitto politico ». C’è
un fondo di verità in questo giudizio. Non certo delitto nei confronti del ministro, tanto palesi
sono le sue responsabilità che
non si sono potute nascondere.
Lo è però nel senso che la condanna di Tanassi, per la sua sensazionalità, è in grado di coprire
altre responsabilità di ministri.
Trovato un capro espiatorio si
cancella il cancellabile. Così l’antelope cobler, questo personaggio chiave di tutta' la Vicenda,
conserva la sua poltrona di ministro, mentre Tanassi dalla categoria di deputato passa a quella di detenuto. Una volta di più
l’Italia si distingue dal resto del
mondo: mentre in Belgio e in
Giappone i responsabili di un’analoga operazione Lockheed sono
stati individuati e puniti, da noi
la « via italiana » riesce a coprire grosse inadempienze. E una
volta di più, la Democrazia Cristiana, riesce a presentarsi al
paese con le mani pulite, come
se i governi che hanno permesso
queste ed altre truffe fossero governi non democristiani. E non
può non venire in mente la poco
dignitosa difesa fatta dall’ on.
Moro per Gui, quando affermò
che « la DC non si fa processare
sulle piazze d’Italia ». Non possiamo che concordare pienamente con la pubblica accusa; anche
in questa circostanza « si è venduto tutto il vendibile. Si è venduto il prestigio dello Stato ».
Gli abbracci ed i baci che hanno
accolto Gui dopo la sentenza, i
brindisi democristiani di Montecitorio sono la risposta politica
che questo partito al potere da
più di 30 anni dà all’antico interrogativo dj Elihu nel libro di
Giobbe: «tino che odiasse la
giustizia potrebbe governare?
(34: 17). Pare proprio di sì.
Ermanno Genre
L’Evangelo di Matteo rievoca
una conversazione di Gesù in
polemica con i farisei i quali accusavano i discepoli di trasgredire il comandamento del sabato. Alla contestazione dei farisei:
« Ecco, i tuoi discepoli fanno
quel che non è lecito di fare in
giorno di sabato », Gesù risponde con queste parole tratte dal
libro del profeta Osea: « Voglio
misericordia e non sacrifizio »
(Matteo 12: 7 - Osea 6: 6), con
l’aggiunta: « e la conoscenza di
Dio anziché gli olocausti ».
Che cos’è la “misericordia” riferita prima di tutto a Dio e poi
agli uomini fra loro? Il vocabolo ebraico “chesed" non ha un
esatto equivalente nelle lingue
moderne e neppure nel linguaggio biblico. E usato generalmente per designare la fedeltà divina, una fedeltà forte ed attiva
che si manifesta con la bontà, la
pietà e la compassione. La nozione di “misericordia” contiene
anche l’idea di una forza determinante nell’unione di due persone e, nel linguaggio religioso,^
indica Ìl vìncolo che unisce Dio
all’uomo e l’uomo a Dio. Come
si legge nel salmo 62: « La potenza appartiene a Dio; e a te
NELL’ANNO INTERNAZIONALE DEL BAMBINO
Per il pane, contro i cannoni
La decisione di Marco Pannella di attuare un digiuno, per
richiamare l’attenzione di governi, associazioni, enti, persone
sui 15 milioni di bambini che, secondo le notizie diramate
dalle N. U., sono morti per fame nel 1978, ha suscitato molte
reazioni assai contrastanti.
Un commento breve, ma incisivo ed efficace in relazione
al testo di Isaia 58: 6-7 è già stato fatto dall’assemblea cultuale di Torino - Corso Oddone. Con qualche nota aggiuntiva
vorremmo contribuire a dare concretezza ed immediatezza
alla nostra riflessione e al nostro impegno.
Le approvazioni, i consensi non solo a parole sono stati
molto numerosi. Assai meno i dissensi, caratteristici ma
cauti, ed è comprensibile: oggetto del digiuno sono dei morti
e per di più bambini innocenti. Se fossero comunisti sanguinari o capitalisti sfruttatori ci sarebbe magari qualcuno che
direbbe per gli imi o per gli altri, a seconda delle proprie
inclinazioni: « ben gli sta ». Cosi quelli che dissentono dalla
decisione di Pannella non mancano di dire che lo scopo è
degno, commendevole, umano. Però dopo si soffermano sulla
consistenza e la realtà del digiuno. Sembra sia importante
sapere se il digiuno è interrotto da qualche cappuccino o da
qualche panino e quanti: uno o forse due. Non lo dicono
espressamente, ma sembra che vorrebbero anche sapere se
i cappuccini sono zuccherati e magari i panini imbottiti e accompagnati da im bicchiere di birra. Non è certo pura curiosità- si tratta di poter valutare per quanto il digiunatore tirerà in lungo. Nessuno ha detto espressamente a Pannella
ch’egli dovrebbe pur rendersi conto che i suoi digiuni sono
diventati così abituali da non far più notizia. Per far colpo
dovrebbe fare come Jan Palach. Così dopo ci lascerebbe
in pace.
Sull’Eco del Chisone (22.2.’79) c’è poi la solita rivendicazione della Chiesa cattolica: «Noi l’abbiamo sempre detto
molto prima di Pannella ». Ed è vero. Nutrire gli affamati è
da secoli fra le virtù cristiane, e, rileva l’Eco del Chisone, da
15 anni (da ben 15 anni, dico) la chiesa raccoglie fondi per la
fame nel mondo, soprattutto con parole, cene fraterne e forse
anche qualche digiuno (lo si intuisce) magari di scouts o di
associazioni giovanili cattoliche.
Ma « si parva licet... » e se il nostro parlamento può essere paragonato alla CEI, ci si può domandare se in questi
15 anni qualche vescovo, arcivescovo o cardinale abbia proclamato e attuato un qualche digiuno per la fame nel mondo.
O quanto meno, in materia di sole parole, se se ne sono spese
altrettante per i bimbi che nascono e muoiono da vivi e per
fame quante ne sono state spese per i bimbi che taU non
sono ancora perché non sono ancora nati.
Certo, si riconosce, i fondi raccolti non sono stati sufficienti, sebbene gli enti assistenziali cattolici siano tanti e
Gustavo A. Gomba
(continua a pag. 8)
considerazioni
critiche e autocritiche
sul digiuno
di Pannella
pure, o Signore, appartiene la
misericordia ».
La "misericordia” divina ha
dunque un significato molto ampio; non esprime soltanto un
sentimento caritatevole o un atto di benevolenza, ma contiene
l’idea del patto di Dio con il suo
popolo. Quando l’Eterno apparve a Mose sul monte per dargli
la sua legge, Dio stesso passava
dinanzi a Mose, gridando: « L’Eterno, l’Iddio misericordioso e
pietoso, lento all’ira, ricco di benignità e fedeltà, che conserva
la. sua benignità fino alla mille--sima generazione... ma non terrà
il colpevole per innocente » (Es.
34: 7). Dobbiamo pertanto evitare due errori: il primo consiste
nel dare una valutazione superficiale ed incompleta della “misericordia” come se si trattasse
di un sentimento umano, di un
affetto sdolcinato o addirittura
di un banale stupore (misericordia, come ti sei conciato oggi!).
L’altro errore consiste net ritenere che il concetto di misericordia o di pietà annulli di per
’sé la' realtà del peccato e della
giustizia. La misericordia è una
azione di forza, non di debolezza; è più difficile essere misericordiosi che vivere nella legalità
religiosa. La parabola del buon
samaritano mostra con efficacia
che il sacerdote e il levita, professionisti della religione, sono
superati sulla via della misericordia vera e propria dal samaritano pagano che prese cura
della vittima dei ladroni, e lo fece con la forza di una misericordia in atto, non a parole soltanto o con il pensiero. La misericordia, cioè l’amore di Dio, non
annulla il pentimento e l’umiliazione del colpevole. Lasciamo
dunque, a Dio il compito della
giustizia e del giudizio; ma ricordiamoci che, nei nostri rapporti
umani e cristiani, la giustizia si
compie con misericordia. Il nostro compito non è quello di
esercitare la giustizia, ma piuttosto quello di essere giusti; e « tu,
non puoi essere giusto che essendo misericordioso ». Non siamo
chiamati ad essere giustizieri,
ma piuttosto ad amare e a perdonare.
Quanto abbiamo esposto, ci
conduce a mettere in evidenza
il rapporto fra la "misericordia”
e i “sacrifizi".
Diciamo subito che la nozione
del “sacrifizio” è presente nella
religione israelitica e nel culto
degli Ebrei. L’istituzione dei sacrifizi e degli olocausti corrisponde alla volontà di Dio e fa parte
della rivelazione di Dio al suo
popolo. La prassi religiosa dei
sacrifizi segna profondamente il
culto degli israeliti, anche se sarà valida per un tempo soltanto,
cioè fino all’avvento di Cristo il
quale ha offerto un « unico sacrificio per i peccati e per sempre »
(Ebrei 10: 12 sg.).
I compilatori del Deuteronornio non hanno ripudiato l’istituzione dei sacrifizi e non hanno
considerato il culto come una
istituzione inutile in sé. Non possiamo tuttavia non osservare
che, nella predicazione profetica,
esiste un profondo antagonismo
tra gli esponenti della linea profetica e quella sacerdotale. I sacrifizi non sono un male in sé,
ma lo diventano quando essi preErmanno Rostan
(continua a pag. 2)
2
9 marzo 1979
PACHINO jT
ASSEMBLEA DEL VI CIRCUITO - LOMBARDIA
A che servono i bambini?
Per iniziativa dell'Asilo infantile valdese « Il Redentore » il 20
febbraio — nel quadro delle attività previste per l’anno internazionale del bambino — Franco
Girardet ha parlato sul tema:
«Anno internazionale del bambino. Un problema aperto: a che
servono i bambini? ».
Partendo dalla constatazione
che un tempo i bambini servivano ad aumentare ima popolazione insufficiente e a costituire
forza-lavoro, Girardet ha osservato che oggi, in una situazione
ben diversa, i bambini sembrano servire a due cose:
— vengono considerati « cagnolini di lusso », individui cioè
che devono far fare bella figura
ai genitori;
— sevono da sfogo all'alienazione di Oggi: neU’attuale organizzazione del lavoro settorializzato e parcelizzato i figli rappresentano un gesto creativo.
Nei due casi, quando i genitori si accorgono che i figli sono
individui a se stanti nasce l’ambivalenza nei loro confronti. I figli diventano cioè delle « bestie
misteriose » che rompono l’anima nei momenti di nervosismo
e delle creature da amare spesso
esageratamente nei momenti di
« pentimento ». Ma l’ambivalenza di odio e amore dei genitori
crea dei traumi nei bambini che
hanno invece bisogno di sicurezza, una sicurezza ohe non riescono a trovare perché i loro stessi
genitori sono insicuri e non sanno più costituire dei modelli a
cui i figli possano riferirsi. Nella maggioranza dei casi i genitori sono diventati dei genitori
« inesistenti » con i loro problemi e le loro incertezze. Di qui la
conseguenza tragica di giovani
disadattati che non hanno avuto
nella loro fanciullezza un modello a cui aggrapparsi e si sono
trovati nel vuoto, in un mondo
di disoccupazione, di incertezze
e di errori.
Franco Girardet ha poi accennato, all’Anno internazionale del
bambino criticandolo almeno per
due motivi:
— Queste ricorrenze si basano
su una mentalità di gestione delle coscienze e di feste comandate. Non si può dire: quest’anno
pensiamo maggiormente alla
donna, quest’anno pensiamo al
bambino. Ai bambini bisogna
pensarci sempre e non solo nelle
« feste comandate ».
— Sarebbe stato più logico fare un anno dedicato contemporaneamente ai bambini e agli
adulti, perché non si possono ri
Pietà
o sacrificio?
(segue da pag. I)
valgono sulla ubbidienza ai comandamenti di Dio, quando l’abbondanza dei sacrifizi e la loro
imponente celebrazione diventano una fuga dalla vera fede in
Dio, un motivo di merito e di
esaltazione di sé, di sicurezza e
di protezione di fronte a Dio,
quando poi l’offerta dei sacrifizi
sbarra la via al pentimento ed
alla vera e propria adorazione
dell’Iddio vivente. La pratica dei
sacrifizi provoca profonde reazioni da parte dei profeti d’Israele, perché essa favorisce il
formalismo e l'esteriorità, l’inganno e l’ipocrisia religiosa. « Tu
non prendi piacere nei sacrifizi,
altrimenti te li offrirei, dice il
salmista. I sacrifizi di Dio sono
10 spirito rotto; o Dio, tu non
sprezzi il cuore rotto e contrito »
{Sai. 51: 17).
Si può essere molto rigoristi e
praticanti nell’ambito della vita
religiosa e rivelare, purtroppo,
un Cuore duro, estraneo allá vera misericordia. « Una pietà che
distingua vita e fede è una pietà apparente, farisaica, quindi
inutile e falsa ». Ciò è vero nei
singoli individui, ma investe anche la comunità nel suo insieme.
11 misericordioso è considerato
beato da parte di Gesù. Come
scrive Bonhoéffer: « Il misericordioso dona il proprio onore
a chi si è macchiato di vergogna
e prende su di sé la sua vergogna. Conosce solo una dignità e
un onore, la misericordia del Signore della quale solo egli vive ».
E. Rostan
solvere i problemi dei bambini
se non si risolvono i problemi
degli adulti.
In positivo Girardet ha sottolineato la necessità per noi di
essere più impegnati nella società, di credere a qualcosa di
creativo e ben preciso, perché i
bambini possano vedere in noi e
nelle nostre azioni un modello a
cui riferirsi e acquistino sicurezza.
Oggi noi non sappiamo che
mondo consegneremo ai nostri
bambini: il miglior dono che si
possa far loro è quindi quello di
non insegnare l’ubbidienza ad
ogni costo e a far bella figura, ma
l’insegnare ad essere creativi e
liberi perché un giorno sappiano
risolvere i problemi e superare
gli ostacoli che si presenteranno davanti a loro.
In conclusione l’oratore ha segnalato che su questo stesso tema vi sarà un incontro di genitori e insegnanti ad Ecumene (7-8
aprile) e un campo famiglie a
Santa Severa (13-27 agosto).
Nino GuUotta
L’identità
protestante, oggi
TORINO
L'assemblea di chiesa che domenica 18 in via Pio V ha fatto
seguito all’àgape del 17 febbraio
è stata centrata su « La presenza evangelica per mezzo dell’Editrice Claudiana ». Il direttore
e la segretaria deU’Editrice,
Carlo Papini e Elena Vigliano,
hanno illustrato il tema dal punto di vista storico e della produzione degli ultimi 6 anni. La
scelta del concistoro, di puntare
quest’anno l’attenzione della
chiesa sul libro evangelico, era
sottolineata dalla mostra storica « Cento anni di stampa evangelica in Italia; la Libreria Editrice Claudiana dal 1855 a oggi ». Si tratta della mostra allestita a Milano in occasione dell’inaugurazione dei nuovi locali
della Libreria Claudiana, la quale dopo essere stata esposta a
Porosa Argentina si è trasferita
per una settimana a Torino rimanendo aperta al pubblico dal
17 al 25 febbraio. Alcuni articoli
sui giornali cittadini, invitati
all’inaugurazione della mostra
venerdì 16, hanno permesso di
allargare la cerchia dei visitatori. Nel corso della settimana
la mostra è stata presentata anche ai vari gruppi di catecumeni.
L’assemblea di chiesa del 18
febbraio ha anche provveduto,
come d’abitudine negli ultimi
anni, alle varie elezioni: oltre
alle deputazioni per il Sinodo e
per la Conferenza distrettuale,
sono stati eletti 4 nuovi membri
del concistoro: Luigina Aprile,
Cataldo Ferrara (Via Nomaglio),
Augusto Comba, Adriano Giaiero
(C.so Oddone) ed è stato riconfermato Roberto Già vara (Lingotto).' Ricordiamo i membri
uscenti con riconoscenza per il
lavoro che hanno svolto: Alfredo Gamarra, Primo Violo, Laura Tomassone e 'Tullio Viola.
Il 28 gennaio u.s. le comunità
di Omegna, Novara, Vintebbio,
Vercelli e Biella hanno avuto,
ospiti di quest’ultima comunità,
una giornata di fraterno incontro e di discussione sul tema
« L’identità protestante, oggi »,
un argomento che spesso ci si
deve riproporre, proprio perché
un credente non deve perdere
di vista, mai, che cosa significhi
e quindi che cosa comporti essere protestante. È chiaro che
un problema di tale portata non
poteva essere dibattuto ampiamente ed esaurientemente nelle
poche ore a disposizione ed è
per questo che si sono formati
gruppi di lavoro, suddividendosi la trattazione del problema.
Direi che i suoi aspetti più significativi possono essere così
schematizzati: ha ancora significato, e in caso affermativo perché, lo sforzo che il protestantesimo ha dedicato alla lettura,
alla traduzione, all’interpretazione della Bibbia? Il 2“ aspetto del
problema potrebbe essere centrato sul binomio vita personalevita sociale del credente, vale a
dire l’argomento centrale di lavoro del gruppo era il domandarsi se per esempio la giustificazione per sola fede può conciliarsi con quel concetto cui il
protestantesimo ha sempre dato molta importanza: la responsabilità morale del credente. Il
terzo punto del problema verteva sull’« ecumenismo »: compito ecumenico dei protestanti.
A colloquio con i lettori
DINAMISMO
CATTOLICO
Cara Direttore,
in un modo o neil'aitro, ii viaggio
messicano di papa Wojtyia, per ognuno di noi è motivo di attenta meditazione. La meta ufficiale del viaggio
missionario, è stata la città di Puebla,
luogo dell’Assemblea della terza Conferenza della Chiesa latino-americana.
Tralasciando la festosa cerimonia di
giubilo nei confronti del papa, faremmo bene ad esaminare con maggiore
attenzione, che cosa sta dietro a
questa mossa della gerarchia ecclesiastica cattolica. Senz’altro il discorso
con il quale il papa ha inaugurato la
Assemblea di Puebla è nettamente improntato al puro trionfalismo cattolico.
I cattolici sono infatti alla ricerca di
una più marcata identità dei loro movimento nell’America latina. Può darsi che sia del tutto vera l’affermazione che il futuro della Chiesa cattolica
lo si gioca In quel continente. Non bisogna scandalizzarsi troppo, se alcuni
princìpi spirituali sono passati in seconda linea, infatti la dottrina sociale
emerge in tutta la sua evidenza, perché ormai sono orientati ad inserire
la loro Chiesa, nella difficile situazione
socio-politica che attualmente travaglia i paesi deH’America latina. Ovviamente per concretizzare questa linea, bisogna disporre di un qual certo
dinamismo, perciò accentuano l’autorità pastorale del papa su tutta la chiesa. L’irrigidimento della curia, concernente la morale cattolica, è reale, non
a caso la prassi del tradizionalismo
è molto in auge. Ora, non vi è dubbio alcuno, che questi vistosi mutamenti hanno la necessità di essere
sostenuti mediante un valido prestigio. Atttualmente i cattolici dispongono di questo prestigio, perché sono riusciti come non mai, ad internazionalizzare IMnsiemé del cattolicesimo. Questo
internazionalismo non sempre si presenta coerente con la morale cristiana; caso tipico, la mediazione diplomatica messa In atto dalla Santa Sede fra Argentina e Cile, mediazione
alquanto discutibile perché moralmente si accettano queste dittature per
quello che realmente sono. Sinteticamente si può senz’altro affermare, che
l’insieme del cattolicesimo dell’America latina, vuole strappare il ruolo di
guida, all’attuale sistema socio-politico. Il calvinismo in Europa diede libertà ed un nuovo ordinamento socio-politico. L’ascesa di questo nuovo corso
avrà una identica carica spirituale?
Senz’altro esitiamo a dare una risposta
affermativa, perché di fronte a questo problema, è opportuno domandarsi, se la curia romana è realmente
intenzionata a promuovere la libera
zione deH’uomo; realisticamente invece
proteggerà quelli che si lasceranno
aggregare dall’in|egngmento .^pastorale
del vicario di Cristo.
I credenti italiani, ultimamente hanno constatato nel modo più concreto,
quale libertà cristiana esprime questo rinnovamento della gerarchia cattolica, a convalidare questo dubbio, abbiamo l’autoritario intervento dell’episcopato italiano, in materia delTaborto. È ovvio che se si cade nel mito di
papa Giovanni Paolo il, l’evangelo
perde la sua autorità. Senz’altro in
quanto credenti dobbiamo evitare che
ciò accada, quindi non ci rimane altro che dare ascolto alla voce dell’unico Pastore, altrirnenti il sale perde
il suo sapore.
Fraternamente
Mario Desana, Torino
GESÙ’ E’ STATO UN
RIVOLUZIONARIO?
Come Cristiano protestante credo
che Gesù di Nazareth è il Cristo risorto, il Signore della vita e dei viventi e credo che come tale Egli è in
mezzo all’umanità come protagonista
unico ed ineguagliabile del destino di
ogni uomo.
Già per questo, proprio perché Gesù vive, vedo come non evangelica la
figura del Papa, sia come vicario di
Cristo, sia come successore del « migliore » degli Apostoli! Ma vedo ancora meno la sua presunta infallibilità,
che dovrebbe assegnargli una specie
di identificazione col Cristo stesso,
soprattutto dopo le sue affermazioni
in Messieoi
■Infatti quando egli sostiene in sostanza, come ha affermato a Puebla,
che Gesù non è stato un rivoluzionario, sbaglia, perché o volutamente tradisce Gesù 0 non ha capito chi era
e chi è. Poiché sostengo, al contrario.
che Gesù di Nazareth, obbedendo alla volontà di Dio, ha rivoluzionato e
la chiesa del suo tempo, e l'atteggiamento che la chiesa deve avere con
qualunque forma di governo umano,
sia esso politico o militare.
Gesù ha condannato, senza mezzi
termini, ogni regno ed ogni dominio
ohe non fosse retto daH’amore e guidato dalla giustizia: non ha fatto il
concordato con l’Impero Romano, non
ha condannato a morte nessuno (neanche gli zeloti e nemmeno gli « eretici »). Ha annunciato l’Evangelo del
ravvedimento a tutti, ed a tutti, anche
agli « atei » del suo tempo, ha testimoniato il perdono di Dio per tutti gli
uomini.
Come si può ancora credere che la
voce del Papa (anche se acclamato dalle folle) sia la « voce di Dio -, quando
questi afferma che Gesù non era un rivoluzionario, ma anzi dimentica di dire chiaramente che non era né un
capitalista, né un generale, né un aguzzino?
le guide di questa chiesa, che si
confessa cristiana, quella cattolica appunto, hanno quasi sempre preferito e
preferiscono allearsi o ingraziarsi i potenti (e i prepotenti) di questo mondo, forse perché sono molto lontani
dal credere veramente nella Potenza
liberante e redentrice di Dio.
Quando una chiesa, soprattutto fra
la sua gerarchia, testimonia questo e
non il Gesù Cristo che ha stravolto
ogni criterio umano ed ogni compromesso, può definirsi ancora una chiesa cristiana?
Adriano Morelato, Milano
L’ultima lett.era e stata inviata al
Corriere della Sera e da questo rifiutata. Ci proponiamo di tornare sul tema del papa e deU'Assemblea di Puebla con un, reportage che tenga conto
di impressioni dirette di osservatori
all’assemblea stessa.
dialogo con i non credenti.
Gli aspetti suindicati sono stati dibattuti e ci si è trovati d’accordo, senza alcuna ombra di
dubbio, sulTimportanza della
Bibbia, in quanto scrigno della
Parola di Dio. Il fatto che il suo
messaggio trovi terreno poco
disposto ad accoglierlo nel contesto sociale e culturale del momento può senz’altro essere imputabile al fatto che la Bibbia
è vista come un manuale di noiose leggi morali, scomode da seguire; che i giovani d’oggi hanno bisogno di teorie scientifiche,
dimostrabili e un Cristo che
muore per dare la vita a chi
crede in lui è un’immagine troppo poco palpabile e pertanto
poco credibile. Il credente, si è
poi detto, deve essere pienamente calato nel suo tempo e, come
membro della sua comunità, deve avere un intimo rapporto
con essa; la comunità, come assemblea di credenti deve farsi
portavoce della presa di posizione, che emerge dal confronto
dei suoi membri (non a livello
maggioritario o minoritario).
Alla parola « ecumenismo » si
è dato il senso di un rapporto di
perenne confronto attivo con la
controparte: unico mezzo a disposizione per chi desidera instaurare un rapporto di tipo ecumenico è il dialogo, fondamento unico di comunicazione.
Nel pomeriggio è intervenuto
il past. Bouchard, portando una
voce in più nel dibattito. Dal
suo intervento è emerso un invito- rivolto al credente, ad una
lettura e ad una interpretazione
critica della Bibbia; una presentazione sempre rinnovata del
messaggio biblico permette una
maggiore presa soprattutto sul
mondo dei giovani.
Occorre puntualizzare un’osservazione a proposito della
composizione sociale delle nostre
comunità evangeliche. Sino a
50 anni fa esse erano composte
da membri di estrazione sociale
popolare; ora il grosso problema
delle chiese evangeliche è il loro rapporto con il mondo operaio, perché se facciamo un’analisi delle nostre comunità ci accorgiamo che, per la maggior
parte, in esse gli operai sono in
netta minoranza. Poniamoci allora questa domanda: il modello di vita che il protestante propone è un modello di vita adatto solo per l’uomo di ceto medio? E se lo è, perché? Ritengo
si tratti di un’analisi molto interessante, che servirebbe a darci
un’identità più vera. Volendo
dare poi uno sguardo ai valori
su cui è fondata la civiltà italiana ci si accorge che essi sono
senz’altro valori antitetici a quelli che si vorrebbero vedere realizzati; alla democrazia per la
quale si lotta fa riscontro la gerarchia, al desiderio di libertà
fa riscontro l’autorità, al senso
di responsabilità un senso di umiltà, all’austerità la povertà.
Di conseguenza, se così è, non è
forse nostro compito fare in
modo che quei valori siano realmente riscontrabili nella nostra
società? Nei confronti del problema ecumenico il pastore
Bouchard ha fatto rilevare che
l’Ecumenismo ha il grosso vantaggio che i cristiani non hanno
tra di loro contraddizioni antagonistiche. Il problema non è
tanto se si farà l’unità cristiana,
quanto in quale modo la si farà. Il nostro obiettivo, per ora
resta quello di costruire un saldo fronte protestante.
Sandra Deivecchio
Per chi vuole demolire uno chiesa
Abbiamo letto sul Notiziario Pro Natura di Torino questo interessante decalogo. Per quanto esso si riferisca a
qualsiasi associazione, a noi pare utile riferito specificamente alle nostre chiese...
1) Non assistite mai alle assemblee delia vostra Associazione.
2) Se ci andate, cercate di essere in ritardo.
3) Contestate comunque il lavoro dei dirigenti e dei membri.
4) Non accettate incarichi: è più facile criticare che realizzare.
5) Non partecipate a nessuna decisione ufficiale ma non
esitate a dire che i rappresentanti non ci hanno saputo
fare.
6) Se il presidente vi domanda il parere su un qualsiasi
argomento, rispondete che non avete nulla da dire. Dopo la riunione, dite a tutti che non avete imparato nulla di nuovo. Meglio ancora, dite come si sarebbe dovuto fare.
7) Fate solo quello che è assolutamente indispensabile
ma, quando gli altri si tirano su le maniche e si prodigano senza riserve, lamentatevi ohe l’associazione è
retta da una mafia.
8) Ritardate il più possibile il pagamento della vostra quota.
9) Non vi preoccupate di fare nuovi soci.
10) Lamentatevi che il bollettino non pubblica nulla di interessante ma guardatevi bene dallo scrivere voi stessi
un articolo.
3
9 marzo 1979
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________CHIESA E STATO ■ IL DIBAniTO SULLE OPERE
Il rifiuto delie sovvenzioni
è impegno di libertà
Constato che sta sviluppandosi anche sulle pagine de « La
Luce » il dibattito sui finanziamenti pubblici alle nostre scuole e dopo gli interventi di G. Platone, C. Tron e P.V. Panasela,
l’argomento sta interessando un
po’ tutti i Distretti e non solo
il IV, le cui comunità sono chiamate a discuterlo nella prossima Assemblea di Palermo. Non
si potrà quindi non esaminarlo
collegialmente nel prossimo Sinodo.
La mia impressione globale
è che nelle comunità quando si
parla di sovvenzioni e contributi, forse per quella povertà di
mezzi che ci tiriamo dietro da
sempre, o, forse inconsapevolmente, per quel bisogno che sentiamo, come minoranza, di sapere che siamo trattati in modo
eguale ai cattolici, non sappiamo dire di no alle possibilità
che ci sono offerte. Un altro argomento che spesso emerge è
quello del « io do e tu dai ». Siccome paghiamo le tasse come
tutti i cittadini, è giusto che lo
Stato dia anche a noi qualcosa.
Altri motivi che fanno sostenere la necessità di ricevere sovvenzioni e contributi sono del
tipo: « Anche i pastori prendono
la pensione dallo Stato, quindi
perché rifiutare aiuti nel settore scolastico? » oppure: « Spesso
i soldi che vengono dall’estero
per le nostre opere ci li mandano chiese che sono Chiese di
Stato. Quindi perché rifiutare
i soldi che ci dà il nostro Stato
mentre accogliamo quelli degli
altri? ».
Questo tipo di argomentazioni mi sembra che abbiano tutte
in comune una certa mentalità
che afferma che quando si tratta di soldi, rifiutarli, può avere
il sapore di un puritanesimo irrazionale.
Applicare la
Costituzione
La Costituzione della Repubblica affermando la dignità sociale e la uguaglianza di tutti i
cittadini ha decretato la obbligatorietà e gratuità dell’istruzione in una scuola statale che
deve essere aperta a tutti.
Sono convinto, vista a mio
parere la giustezza di tale norma, che il nostro intervento nel
dibattito democratico debba tendere al rispetto e alla applicazione di tale legge.
Purtroppo la nostra scuola
conosce carenze e discriminazioni tali che la legge è ben lungi
dall’essere applicata. Vedi ad esempio i tripli turni in certe zone del sud e la scuola a pieno
tempo in altre del nord. Ovvero certe emarginazioni che subiscono i ragazzi a seconda delle condizioni sociali cui appartengono, o gli evangelici in una
scuola di fatto non aperta a tutti, perché spesso ha carattere
marcatamente confessionale. A
Cerignola tra visite della statua
della madonna di Fatima, del
vescovo locale e relativi preparativi (canti preparati, proiezioni di films, processioni ecc.) i
ragazzi nostri o sono stati bombardati di assurdità o li abbiamo dovuti tenere in casa per
una settimana.
La chiesa cattolica in genere
concepisce le sue scuole private come un’alternativa confessionale alla pretesa laicità dell’azione educatrice dello Stato.
Ma le nostre scuole, anche
quelle materne diffuse nel sud,
sono generalmente nate per rispondere alle carenze ed emarginazioni che di fatto si vedevano
là intorno dove siamo chiamati
a predicare l’Evangelo della liberazione.
Le nostre umili iniziative hanno avuto il solo scopo di aiutare chi era privato di fatto del
suo diritto di uguaglianza e gratuità della istruzione. Il nostro
obiettivo non è stato e non può
oggi essere, anche se molti lo
dimenticano, quello di aiutare
10 Stato (i governi), ma di aiutare coloro che erano dimenticati dallo Stato, che invece avrebbe dovuto servire tutti allo stesso modo.
Quando Panasela afferma che
le nostre opere privilegiano lo
Stato assicurandogli dei servizi
sociali e d’istruzione dove sono
carenti o inesistenti i suoi, sembra proprio che voglia dire che
11 nostro compito è di collaborare con lo Stato, dove non ce la
fa a compiere il suo dovere.
Questo concetto privatizza ed individualizza un’azione che deve
essere compiuta democraticamente da tutti, nella volontà di
rendere giustizia a tutti secondo
i dettami della legge.
La nostra Costituzione, nel rispetto delle opinioni e della libertà, garantisce a tutti coloro
che vogliono, di occuparsi di
istruzione, ma senza richiedere
che lo Stato paghi un’iniziativa
privata che se è lecita in nome
della libertà, non lo è più se si
chiede allo Stato di sostenerla,
Ma come spesso avviene: « fat
ta la legge, trovato è l’inganno »
Così di fatto, anche se una norma suprema afferma un certo dato, per cattiva amministrazione,
sprechi, abusi, speculazioni, clien
telismo, in pratica se ne attua un
altro. Questo è il caso delle sovvenzioni e dei contributi concessi ad enti privati, nel campo
dell’istruzione, che nel nostro
paese per il 90% sono in mano
alla chiesa cattolica. E non va
neanche dimenticato che da trent’anni i nostri governi sono nelle mani di un partito cattolico.
Se c’è una legge essa deve essere rispettata. Se essa appare
ingiusta, decida il popolo di emendarla. Ma non s’infranga,
raggirandola, chiamando giusto
ciò che invece è ingiusto.
La posizione della
nostra Chiesa
Questa posizione la nostra
chiesa l’ha ribadita riguardo alla revisione del Concordato (dossier Claudiana pag. 29) e dovrebbe essere conosciuta da tutti,
perché sarebbe ben strano se
predicando agli altri, noi non
guardassimo a noi stessi.
Non so vedere dunque, come
vede Panascia, il pericolo che
la gestione centralizzata neile
mani dello Stato del servizio
istruzione soffochi la libertà della privata iniziativa. Non lo vedo perché invece la legge concede questa libertà; soltanto,
essa afferma, ognuno se la paghi da solo.
Se la libertà consiste nel fare
da soli cosa che lo Stato dovrebbe poi pagare con danaro pubblico, allora è un altro discorso.
Allora sì che la libertà potrebbe
essere messa in questione e, noi
evangelici, teniamo tanto alla libertà che preferiamo rimanere
poveri di mezzi piuttosto che
correre il rìschio di privarcene
per le ingerenze altrui. Quello
della libertà è proprio un argomento che può essere preso contro l’accettazione dei contributi
e delle sovvenzioni.
Le nostre opere e « operette »,
come qualcuno scherzosamente
definisce le iniziative di servi
zio di minore entità, sono nate
non con l’idea di sovvenzionarle con pubblico danaro, ma con
i mezzi che la nostra povertà ci
offriva. È così che le nostre comunità hanno voluto predicare
solidarietà e servizio nel nome
di Cristo.
Quando altri fratelli di altre
comunità all’estero, ci hanno
dato il loro sostegno, lo hanno
fatto in nome della solidarietà
universale della chiesa. Credo
pertanto che sia ingiusto, come
alcuni fanno, sottolineare che
aicune di quelle chiese sono
Chiese di Stato. Questo è un
problema loro, dei loro Sinodi e
Assemblee. Io so che i soldi che
ci mandano sono il frutto di collette e di ioro offerte personali
e che non hanno alcun rapporto
con lo stipendio che certi Stati
pagano ai loro pastori.
Quanto poi al fatto che i nostri pastori ricevano una pensione INPS, credo che di questa
forma assicurativa ne usufruiamo in quanto cittadini e lavoratori. Non si tratta né di sovvenzione né di contributo, dato
alla chiesa, ma di un diritto che
si matura, come per tutti gli operai, durante ima vita di lavoro e che comunque non vien concesso gratuitamente.
Il pericolo dal quale dobbiamo guardarci è quello dell’Istituzione. In questi ultimi anni
siamo stati chiamati a venire
poveramente in aiuto a chi di
fatto era emarginato nel settore
dell’istruzione, domani la nostra
vocazione potrà essere un’altra.
Siamo disposti ad essere mobili
nel nostro servizio gratuito?
Il rifiuto delle sovvenzioni e
dei contributi non può sembrare
l’applicazione di un puritanesimo irrazionale, ma un atto di
giustizia ed un impegno di libertà secondo la linea della nostra chiesa. Se ci sono problemi ( e ce ne sono spesso), possiamo dire: Fin qui l’Eterno ci
ha soccorsi! Grazie a lui. Grazie
ai fratelli che ci sostengono.
Odoardo Lupi
Notizie dal mondo evangelico
a cura di Alberto Rlbet
IN PROVINCIA DI TRENTO
t
I
L’ecumenismo non è
in posizione di stallo
Nel quadro delle iniziative
previste per la Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani
di quest’anno, a Rovereto (Tn)
è stato celebrato per la prima
volta un Culto Evangelico pubblico nei locali del Centro culturale cattolico « desio - Rosmini » messi a disposizione dal
Direttore del Centro e con la
collaborazione del presbiterio
cittadino, che ha provveduto a
diffondere la notizia in tutte le
Parrocchie di Rovereto.
La sala era gremita di fratelli
cattolici: una settantina circa. Ha
presieduto il Culto il pastore
valdese di Verona, Felice Bertinat. Inutile dire la profonda
commozione con cui noi evangelici, pochi ed isolati in questa
terra trentina, abbiamo partecipato a quel Culto, nella certezza
che il Signore era veramente fra
noi. Non è stata una concelebrazione né un incontro basato su
troppo facili emozioni a livello
sentimentale: si è trattato di un
autentico Culto valdese, secondo la liturgia valdese, in cui è
stata predicata la Parola di Dio.
Sono stati cantati i nostri vecchi Inni e da tutti i presenti,
con forza e senso di unità, è stato recitato insieme il Credo Apostolico e il Padre Nostro. Nel
momento semplice ma solenne
in cui noi evangelici ci siamo
accostati alla S. Cena, improvviso, spontaneo, non programmato nell’ordine del Culto che
era stato distribuito a tutti gli
intervenuti, si è levato da parte
dei fratelli cattolici un canto: allora abbiamo capito che, pur
B A questo numero hanno collaborato: Dino Gardiol, Giorgio Tourn, Bruno Rostagno,
Elena Vigliano, Cipriano
Tourn, Aldo Rutigliano
divisi, eravamo uniti da una
profonda comunione.
Nell’ambito della stessa Settimana, sono stata personalmente
intervistata da un’emittente locale sulla presenza evangelica
nel Trentino, sulle nostre esperienze ecumeniche e sul mio parere in merito all’insegnamento
religioso nelle scuole. Mi sono
pertanto brevemente richiamata
alla nostra esigua presenza qui
a Rovereto, alle Comunità luterane del Trentino-Alto Adige, agli incontri ecumenici di preghiera e di studio cui partecipiamo
nell’arco di tutto l’anno: ne è
emerso che la Settimana per
l’unità è un momento forte, un
richiamo, ma non certo un momento isolato e la sua crescita
è in funzione di quanto si è seminato. Ho altresì chiarito con
franchezza, motivandola, la nostra posizione critica nei confronti dell’insegnamento religioso nella scuola di Stato.
Simili esperienze mi pare siano suscitate dall’azione dello
Spirito Santo che opera al di là
delle nostre meschine vedute
umane, delle nostre diatribe, dei
nostri stessi sforzi: soffia « dove
vuole » e non si può dire « da
dove viene né dove va ». Proprio
per questo, ritengo, l’ecumenismo non è in posizione di stallo.
Florestana Sfredda Piccoli
Protestantesimo
in TV
« I cristiani di fronte alle elezioni europee » tema del dibattito apparso a Protestantesimo
in TV il 19 febbraio verrà ampiamente ripreso in un prossimo numero del giornale. Pertanto non appare la consueta
recensione della trasmissione.
Alleanza Evangelica
Neli’agosto del 1846, a Londra,
800 delegati delle varie Chiese
evangeliche Europee fondarono
una Alleanza Evangelica; associazione di credenti evangeiici che
si univano nel desiderio di promuovere l’unità cristiana e di
lottare per la libertà religiosa.
Potevano appartenere alla Alleanza tutti gli evangelici che accettavano il dogma della trinità e
che accettavano il concetto del
libero esame e della salvezza
per sola fede.
Il concetto della salvezza
per sola fede, ma soprattutto allora l’impegno a lottare per la
difesa della libertà religiosa davano aH’Alleanza un chiaro coiorito anticattolico ed anticlericale. Gli strumenti attraverso ai
quali si volevano raggiungere
risultati pratici erano l’organizzazione di una settimana di preghiera al principio di ogni anno,
un piano di letture bibliche giornaliere da proporre ai vari aderenti al movimento e la lotta
contro tutte le manifestazioni
di intolleranza religiosa. Ogni
anno avevano poi luogo dei congressi europei nei quali venivano studiati i problemi di carattere religioso del mondo intero.
Ancora nell’ultimo dopoguerra, in molte Chiese in Italia, si
osservava la settimana di preghiera della prima settimana
dell’anno organizzata dalla Alleanza e venivano distribuiti nelle Chiese i cartoncini coll’elenco
delle letture suggerite per tutto
l’anno. Per la concorrenza di altre letture suggerite da altri movimenti, almeno in Italia, l’Alleanza cessò di essere presente. La settimana di preghiera
per l’unità dei Cristiani, proposta da un movimento cattolico
ma patrocinata dal Consiglio Ecumenico, ha fatto perdere la
buona abitudine della prima
settimana dell’anno dedicata alla preghiera interdenominazionale. Così praticamente scomparve dall’Italia nel passato dopo-guerra ogni traccia dell’Alleanza Evangelica. Ed era un
peccato perché questa istituzione si era dimostrata nel passato ricca di autentici valori. Dal
1974 è risorta in Italia un ramo
della Alleanza Evangelica Euro
pea: essa ha il suo centro in
Firenze, pubblica un boliettino di
informazioni trimestrale, «Idea»,
per potenziare la comunione
fra gli aderenti e nel campo sociale è stata presente fra quelli
che hanno portato un contributo ai baraccati dei Friuli e collabora al Centro cristiano di assistenza giovanile « ARCA ». Un
centro in preparazione, ad Acqui
Terme, per accogliere dei giovani drogati e aiutarli a risolvere
il loro problema nella linea in
cui all’estero già operano simili
organizzazioni evangeliche.
L’I.B.E. prepara
la sua nuova sede
Nel 1961, a Roma, nel quartiere di Monte Sacro l’Istituto
Biblico Evangelico apriva la sua
sede italiana. Da 18 anni questo
Istituto tiene in Via Cimone i
suoi corsi con una attività che
è andata via via crescendo di
intensità. Ogni anno da quindici
a venti giovani hanno seguito un
corso biblico della durata di due
anni. Le materie di studio sono
essenzialmente bibliche, ma non
mancano anche materie collaterali; per esempio fra le materie
di quest’anno sono inserite anche Rapporti umani. Apologetica, Le sette ed il cattolicesimo
ecc. I giovani d’ambo i sessi ammessi all’Istituto provengono soprattutto dal sud e dalle Chiese
dei Fratelli e dai Pentecostali,
l’Istituto non promette loro un
lavoro, ma praticamente all’uscita degli studi trovano tutti una
attività adeguata, qualcuno è
diventato anche missionario.
Accanto allo studio teorico si
inserisce una attività pratica;
qualche anno fa si è unita all’Istituto anche una attività di
evangelizzazione.
La crescita dell’Istituto ha reso necessaria la ricerca di una
nuova sede; è in via di acquisto
un casale nella Campagna Romana, a pochi Km da Roma e
collegata colla città tramite
mezzi pubblici. Nel nuovo Istituto potranno trovare comodamente posto una trentina di studenti.
La spesa prevista per l’acquisto e per la sistemazione della
proprietà non è lontana dai 200
milioni, ma è scaglionata nel
tempo, poiché l’ultima rata si
dovrà pagare solo al principio
del 1981, ed il comitato direttivo
è fiducioso di trovare per allora
il denaro necessario per fare onore alla propria firma. Esso
conta molto sulle preghiere e
sulla generosità dei credenti.
Centro sociale
Evangelico di Firenze
Il Centro Evangelico di solidarietà di Firenze dopo 28 anni di
attività cambia ora il suo nome
e diventa un Centro Sociale Evangelico.
Appoggiano l’attività del Centro Sociale Evangelico ed hanno
rappresentanza nel comitato direttivo oltre alla Chiesa Valdese
che ospita nel suo edificio il Centro, la Chiesa Battista, la Chiesa
Metodista, la Chiesa Episcopale
di S. James, la Chiesa indipendente di Campi Bisenzio e la
Comunità Fiorentina della Chiesa Ortodossa d’Italia.
Dal Centro continua a dipendere la Scuola Serale «Gaetano
Barberi » che in questi ultimi
anni ha funzionato egregiamente ed è una speranza della attività sociale delle Chiese Evangeliche fiorentine. Il Centro pubblica bimestralmente un foglio
d’informazioni « Confronto ».
Chiesa dei Fratelli
L’estate scorsa per la centodecima volta si è svolta a Spinetta Marengo l’agape fraterna
che raduna non solo credenti
della zona, ma anche delegazioni venute da lontano. I presenti
erano 1200, tema di studio e di
discussione: « l’Impegno e la
responsabilità dei credenti nel
mondo ».
La prima « agape » a Spinetta
Marengo fu organizzata da Teodoro Pietrocola Rossetti nel lontano 1868 proprio nei primi anni della costituzione, nella pianura padana, del movimento
della Chiesa dei Fratelli e da allora ogni anno, l’ultima domenica di agosto i credenti della
zona si sono radunati per questa «festa dell’amore cristiano».
4
9 marzo 1979
BREVE STORIA DEL METODISMO - 4
Annuncio deiramore
di Dio e impegno
per una società nuova
I metodisti non elaborarono una proclamazione evangelica di tipo
intellettuale: la fusero nello stampo della vita sociale del loro secolo
La storica cappella Wesley in City Road a Londra.
Con comprensibile disappunto
di chi sperava che il movimento
innovatore si esaurisse con la
scomparsa del fondatore, alla
morte dell’ottantottenne Wesley,
nel 1791, le « società metodiste »
scoprirono di possedere le caratteristiche necessarie per costituire una chiesa indipendente
dalla chiesa anglicana, di avere
qualità sufficienti ed energia bastante per reggersi autonomàmente, ed infine di saper contenere in una tensione salutare i
due vitali elementi costitutivi di
ogni sana società umana; il conservatorismo degli uni e il radicalismo degli altri.
Questa nuova chiesa, che per
di più aumentava numericamente di anno in anno, si trovò ben
presto coinvolta nell’epicentro
di quella evoluzione economicosociale del XIX secolo, di cui né
gli stati né le chiese seppero, almeno in un primo momento, valutare la reale portata, ed al cui
livello non seppero subito adeguarsi.
L’apporto specifico
del metodismo
Con la sua costituzionale natura di « movimento » anziché di
«istituzione », la sua sconcertante libertà rispetto alle forme
preordinate, la sua ostinata fermezza nella proclamazione della
Unica verità che pende possibile
agli uomini ima vita associata,
all’infuori di im triste commensalismo o di una tragica prevaricazione, il metodismo — sulla
scena di quel secolo che con gli
sconvolgimenti economici, sociali, politici e religiosi da cui fu
pervaso doveva assistere al nascere della civiltà industriale —
si presentò non solo come protagonista, ma anche come sceneggiatore deirultimo atto della
Riforma protestante.
Movimento inizialmente popolare, uscito dal seno deH'aristocratico anglicanesimo — ed oggi
nel mondo assai più forte di
quello — il metodismo, anche se
in alcune frange non del tutto
marginali potè mostrare, come
era inevitabile, impronte borghesi, non cessò mai dal partecipare alla vita intensa del popolo e
portò un non indifferente contributo al soddisfacimento delle
diverse esigenze di rinnovamento che andavano maturando e
manifestandosi. Agli storici non
è sfuggito il notevole parallelismo tra le rivendicazioni che il
metodismo avánzava in campo
puramente religioso disciplinare
ComiUto di Redazione: Sergio
Aquilante, Dino Ciesch, Marco Davite, Niso De Michelis, Giuliana
Gandolfo Pascal, Marcella Gay,
Ermanno Genre, Giuseppe Platone,
Ornella Sbaffi, Liliana Viglielmo.
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Mencalieri, 70 - 10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175.
8 luglio 1960.
e le rivendicazioni sociali che
con le masse lavoratrici propugnava in campo anche politico.
La nascita del metodismo precedette di qualche decennio i tre
grandi rivolgimenti che sconvolsero il mondo occidentale moderno: la guerra di indipendenza americana; la rivoluzione industriale inglese, la rivoluzione
francese. Il suo apporto geniale,
però, fu capito soltanto quando,
con la sua espansione, risultò
chiaro il potere immenso che
ebbe per il sollevamento delle
masse dei poveri e dei diseredati
la conversione seguita alla proclamazione delle verità semplicissime che stanno alla base di
ogni rivendicazione umana, di
ogni riforma sociale, di ogni progresso integrale. Cioè il peccato
dell'uomo, l’amore di Dio in Cristo, la salvezza offerta a tutti, la
giustificazione per fede e l’impegno alla santificazione.
Questa proclamazione non fu
fatta dai seguaci di Wesley a livello puramente intellettuale,
con astrazioni teologiche o debilitante pietismo, ma venne fusa
da loro nello stampo della vita
sociale del loro secolo. Venne
coraggiosamente esposta ad ogni
pericolo di essere misconosciuta,
fraintesa e strumentalizzata, senza per altro perdere la sostanziale limpida crudezza che la faceva essere parola profetica detta nel nome di Dio agli uomini
per la loro salvezza, e senza neppure perdere la congenita capacità di tradursi in qualsiasi circostanza nella quale gli uomini
si trovassero a dover combattere per la loro propria dignità.
vano meno obbligante la forza
delle tradizioni ecclesiastiche, il
metodismo fu una chiesa nuova
per una nazione nuova di cui
condivise glorie e tormenti. Con
la sua struttura elastica e centralizzata al tempo stesso potè,
ad esempio, affrontare l'arduo
problema della schiavitù. Naturalmente la Costituzione metodista e le Conferenze la proscrivevano e stabilivano regole draconiane; ma nel Sud gli schiavi esistevano prima del metodismo, e
semplicemente liberarli non significava renderli liberi anzi, talvolta, poteva voler dire ridestinarli ad altra schiavitù. Perciò,
mentre si andava sviluppando
un metodismo negro con gran
numero di opere scolastiche,
mediche ed assistenziali, occorreva condurre una serrata lotta
antirazzista; e fu fatto.
Intanto, se nelle città costiere
il metodismo spartiva il proprio
compito con le altre chiese. Fintrepida tenacia dei suoi predicatori che soli si avventuravano
nelle inospitali regioni dell’Qvest, divenne leggendaria. Quando da quelle parti infuriava un
uragano, tra la gente correva un
detto: « fuori non ci saranno sicuramenlìe che i corvi e i predicatori metodisti ». Per farsi una
idea della vastità dell’opera basti pensare che un solo predicatore si vide affidare la cura dell’intero Missouri: 180.000 chilometri quadrati, più della metà
deìl’Italia, da percorrere a cavallo.
Occorreva convertire, certo,
ma anche edificare. Per questo
nelle tasche delle loro selle portavano molti libri affinché la fede che andavano propagando
non restasse una faccenda personale ma diventasse quella morale razionale che civilizzò la
Frontiera e contribuì a strutturare le basi della cultura dell’Ovest.
Capacità di
penetrazione
La politica delle chiese metodiste può dunque essere vista
sotto diversi aspetti — e sotto
alcuni anche criticata — tuttavia il principio al quale si ispira è unico, e la sua applicazione
ha portato e porta i maggiori
frutti. Non è possibile infatti
predicare la salvezza, l’amore di
Dio, la fratellanza in Cristo, pretendere che ogni credente manifesti in questo mondo gli atti
della propria fede, senza promuovere contemporaneamente, e
usando le medesime energie materiali e spirituali, una società
sempre nuova che rispetti la dignità, il valore e i diritti di ognuno. Il diffondersi del metodismo
non fu e non è perciò il frutto
di un piano strategico prestabilito, ma è, come per il cristianesimo nascente, il risultato dell’impiego oculato e devoto delle
provvidenziali opportunità storiche e sociali che gli si offrono.
Questo fatto essenziale che rispecchia l’acuta capacità di pe
netrazione del suo risveglio, che
lo porta nel secolo attuale — paradossalmente certo per chi non
ne afferri la profonda vitalità —
ad integrarsi facilmente in ogni
parte del mondo con altre chiese, quando ritiene che il seme
della sua dinamica venga accolto, è stato all’origine della formazione, nel secolo scorso, di
quelle diverse denominazioni che
poi, quando le contingenze appunto che le causarono vennero
a cessare, si ricomposero e vanno ricomponendosi in unità.
{continua)
Sergio Carile
Opere in italieno di
Reiand de Pury
Per mancanza di spazio, al ricordo di Roland de Pury pubblicato sul n. scorso non è seguita
l’indicazione delle sue opere in
italiano, pubblicate dalla Claudiana, che diamo qui di seguito:
Liberi in due - uomo e donna di
fronte all’evangelo. (Opuscolo
collana « Attualità Protestante », n. 12-13).
Giobbe, l’uomo in rivolta. (Piccola collana moderna, n. 3).
Alle origini della libertà. 'Tentazione di Gesù e condizione
umana (conferenze radiotrasmesse). (Piccola collana moderna, n. 15).
Che cos'è il Protestantesimo?
Insieme ad altri autori:
R. De Pury, Roger Chapal Roland
Jeanneret: Io sono il Signore,
il tuo Dio. Catechismo evangelico.
UN NUOVO LIBRO DEL TEOLOGO FRANCESE A. DUMAS
Cooperativa Tipografica
Torre Pellice (Torino)
Subalpina
Dignità del singolo
e giustizia sociale
Nella seconda metà del secolo
il metodismo si rese conto che
condannare l’alcolismo e fare un
po' di carità con opere assistenziali non era sufficiente a far
trionfare la giustizia di Dio nella storia dell’uomo. Per consentire a tutti gli uomini di vivere
umanamente, cioè riflettere l’immagine di Dio, occorreva impostare la soluzione di due problemi fra l’altro intersecantisi: uno
inerente all’uomo, l’altro inerente alla società. Decorreva perciò
da una parte promuovere la dignità personale del singolo, perché dall’altra i singoli e le comunità fossero in grado di combattere l'ingiustizia istituzionalizzata. Naturalmente l’impostazione
non poteva essere la medesima
in Inghilterra e in America.
In Inghilterra, per esempio, i
primi capi del movimento laburista, come alcuni dei primi dirigenti delle organizzazioni dei
più poveri lavoratori, furono metodisti ed ebbero grande influenza nei bacini minerari e nei piccoli centri industriali dove a sostegno delle rivendicazioni operaie portavano la Bibbia e mostravano la novità del loro essere. Le scuole domenicali e la vita comunitaria centrata nel culto, avevano inculcato loro la responsabilità di essere artefici
della vita sia privata che sociale.
Per questo le chiese metodiste,
che accoglievano la parte più
modesta della borghesia e la più
evoluta del proletariato, furono
le uniche tra tutte le chiese inglesi a non dare ufficiale avallo
al regime economico e politico
del tempo. Per questo, quando
le agitazioni sindacali raggiunsero il culmine, i metodisti si diedero a sostenere la necessità di
un progetto di legge sulla riforma sociale; e mal loro ne incolse, perché tre predicatori laici,
membri fondatori delle poi soffocate Trade Unions, furono deportati in Australia.
In America, ove le grandi distanze e la fluidità sociale rende
Attualità della
teologia della liberazione
Il lettore valdese o metodista
che incontra un titolo di quésto
genere si chièderà immédiàtamente: linea TEV o linea FGEI?
Linea del rifiuto della politica e
soprattutto della politica di sinistra o linea dell’impegno politico, della confessione di fede
all’interno della lotta per il socialismo?
Il libro del Dumas ^ edito recentemente dalla Claudiana non
è certamente il primo che addita
alla meditazione dei lettori una
via un po’ meno schematica e
semplicista di porre il problema,
ma si raccomanda alla lettura
per la profondità con cui percorre questa via. Diciamo subito
che non è un libro semplice. E’
molto più semplice limitarsi a
dire che ci vuole o non ci vuole l’impegno politico; che la chiesa deve impegnarsi politicamente per tradurre in pratica la sua
predicazione, oppure che non deve imi>egnarsi politicamente per
non contaminare la predicazione
con idee di origine mondana o
profana. È più semplice, ma non
è autentico. Facendo cosi non si
dice la verità.
Il Dumas, professore alla Facoltà di Teologia protestante di
Parigi, già noto ai clienti della
Claudiana per il suo libro sul
controllo delle na.scite, propone
ai lettori due piste di lettura
del .suo libro: una è quella del
« compagnonnage » del vivere insieme coi testi dell’Antico e del
Nuovo Testamento. Non si può
pretendere di dedurre dalla Scrittura un modello di comportamento per una situazione culturalmente e storicamente molto
diversa, come la nostra, rispetto
a quella in cui è stata scritta. La
via della compagnia coi testi è,
invece, efficace per affrontare
questo come altri problemi.
La seconda pista è quella delVincontro con gli uomini. Coniando un termine ignorato dai
dizionari il Dumas parla di un
« fratriarcato » conflittuale. La
Bibbia è stata scritta in una situazione patriarcale, in cui il padre prevaleva, in una sorta di
gerarchia, sugli altri. Ma il messaggio supera la situazione ed è
un messaggio di fraternità, di
società in cui quello che conta è
la dimensione di fratelli. I rapporti tra fratelli non sono sempre pacifici: perciò fratriarcato
« conflittuale ». II culmine del
conflitto si ha nella croce di Cristo: Dio fattosi fratello degli uomini è talmente osteggiato che è
messo a morte. Ma resta fratello.
Attraverso un lungo discorso
ricco di riflessioni originali ma
soprattutto di espressioni rielaborate, che hanno, quindi, il merito di sgombrare il terreno da
certe etichette di « destra » e
« sinistra » e simili, il Dumas
giunge, nell’ultima parte del libro, ad alcune indicazioni più
pratiche. Da un lato viene rifiutata la ricerca classica ma non
evangelica del « bene comune »
con cui si è mascherato attraverso i secoli il « fratriarcato »,
sostituendolo col suo contrario.
Il « bene comune » è, così, servito a giustificare le gerarchie di
tipo feudale e la divisione borghese del lavoro, con la creazione di classi dominanti e classi
oppresse. Dall’altro viene accettata la conflittualità della lotta
di classe come tentativo di ristabilimento di un fratriarcato interrotto, ma con forti riserve
sulle prospettive e sulle illusioni
che sembrano costituire l’anima
della lotta stessa di classe.
Il libro lascia evidentemente
più problemi aperti di quanti ne
risolva. C’è in particolare un discorso sulla violenza come strumento per comunicare una parola che non è stata accolta che
lascia molte perplessità. Secondo l’Autore una tale violenza sarebbe legittima e sarebbe illegittima solo una violenza che si instauri di per sé, senza parola, invece della parola. C’è anche il desiderio, alla fine della lettura, di
un discorso più innestato sulla
realtà storica della società europea occidentale che sul contrasto di principio tra liberalismo e
marxismo ( « bene comune » e
« lotta di classe »). Il « compagnonnage » è chiaro per quello
che riguarda i testi: si tratta dei
testi biblici. È meno esplicito per
quanto riguarda gli uomini: con
quali ci accompagneremo, pur
senza fare delle loro ideologie i
nostri dogmi? La conflittualità
sarà diversa a seconda della linea politica: e Dumas lo dice.
Ma con chi sarà maggiore, con
chi il « fratriarcato » avrà maggiore incidenza?
Problemi aperti. Ma intanto
abbiamo una riflessione che ci
aiuta ad affrontarli meglio e che
precisa alcuni dei loro termini
essenziali.
c. tron
'A. Duma.s : Chiesa, Teologia, Politica Claudiana - pp. 174, L. 4.200.
5
9 marzo 1979
DAL NUMERO SPECIALE DELLA RIVISTA « IL PONTE » 44
Gli evangelici italiani di
fronte alle leggi razziali
Al tempo in cui furono imposte le leggi razziali, buona parte
degli evangelici italiani apparteneva a comunità rurali, disseminate dalle montagne delle Valli
Valdesi al Sud della Sicilia, dalla
Bassa Mantovana alla Lucania e
dalle colline di Alessandria ai villaggi del Gargano. Naturalmente, queste comunità campagnole
avevano ben poche occasioni di
avere a che fare con degli ebrei
in carne e ossa. Però un pio contadino di allora era convinto che
tutto quello che sta scritto nella
Bibbia, dalla prima parola all’ultima, è Verità letterale. Quindi
aveva sugli ebrei delle idee ben
chiare e ben bene ribadite nella
testa da un diluvio di versetti
della Scrittura imparati a memoria. Gli ebrei sono il popolo primogenito del Signore fra tutti
gli altri popoli: l’Eterno li raccoglierà da ogni angolo della terra e li ristabilirà in ¡Palestina: e
tutte le nazioni giubileranno perii ritorno di Israele.
Fra tutti gli evangelici, quelli
delle Chiese dei Fratelli si piccano di capire la Bibbia meglio
dt chiunque. Quindi, diversi di
loro avevano già capito da un
pezzo che la Bibbia parla di Mussolini, là dove è scritto del falso
profeta che verrà negli ultimi
tempi per sedurre gli uomini. Anzi, oualcuno aveva capito persino che nella Bibbia si parla del
saluto romano, là dove è scritto
che « i malvagi hanno alzato il
loro braccio ». Costoro, perciò,
quando vennero le leggi razziali,
non fecero altro che confermarsi
in queste loro convinzioni. Molti
altri evangelici contadini non
avevano capito certe verità altrettanto bene: o se le avevano
intraviste meditando sul Libro
di Daniele e sull’Apocalisse, erano restati con dei dubbi. Però
davanti ad un fatto cosi chiaro,
come la persecuzione di Israele,
« i loro occhi furono aperti », come dice la Scrittura.
Il resto degli evangelici italiani viveva in città: in genere, erano operai, bottegai, ferrovieri,
ìmpiegatucci, maestri elementari, sebbene non mancassero alcuni che stavano abbastanza bene a quattrini e persino qualche
laureato. Naturalmente, arricciavano il naso davanti al grossolano letteralismo biblico dei loro
correligionari meno istruiti: e in
particolare lo arricciavano i pastori valdesi, che si piccano di
essere i più istruiti di tutti. Ma
certe idee sulla primogenitura
degli ebrei e sul loro rimpatrio
nella Palestina circolavano assai
anche fra gli evangelici di città,
sebbene in forme un po’ meno
grezze. E proprio i valdesi si vantano di essere chiamati 1’« Israele delle Alpi ».
Inoltre, gli evangelici di città
avevano avuto a che fare anche
con ebrei in carne e ossa. In genere si erano imbattuti in ebrei
che stavano su un gradino più
su nella scala sociale di quello
medio degli evangelici di allora:
professori, avvocati funzionari,
medici. Ma aH’evangelico non
era capitato di sentirsi trattato
da costoro col disprezzo e l’acrimonia che era avvezzo a trovare
in chi stava più in alto di lui nell'Italia littoria e cattolica del
Concordato. Avere come capo-uf. fido il commendator Levi o come
insegnante il professor Segre o
come medico il dottor Modigliani, insomma, era una bella cosa
per chi era esposto continuamente a sentirsi rinfacciare la
propria "diversità” come una colpa o ad essere stangato come
« anti-italiano ». A parte il fatto
che nelle comunità stesse v’erano pure alcuni, sia pur non molti, ebrei di nascita ed evangelici
di religione.
Il giorno in cui furono impo5te le leggi razziali, perciò, gli
evangelici si bisbigliarono nell’orecchio l’un l’altro che si doveva fare il possibile per aiutare
gli ebrei. Ricordo quel giorno in
famiglia mia. Il babbo era vecchio e ormai non usciva di casa
altro che di rado: il suo passatempo favorito era quello di confrontare l'una con l’altra le traduzioni della Bibbia in italiano.
in francese, in inglese e in tedesco per ore e ore. Ma quel giorno andò zitto zitto all’armadio
e tirò fuori il suo vestito migliore. « Babbo, perché ti sei messo
il vestito buono, oggi? » « Perché
ora cacceranno dairufficio il commendator Levi e io voglio andare a stringergli la mano ». E la
mamma, che in vita sua non si
era mai occupata di politica, sentenziò dalla sua cucina, mentre
stava rigovernando: « Ormai lo
capisco anche io. In questi tempi, una persona perbene non può
fare altro che andare al confino ».
Naturalmente, erano cose che
si dicevano solo in famiglia e
nella cerchia fidata dei correligionari. Per carità, prudenza diletti fratelli, prudenza care sorelle: non diamogli il pretesto di
mandare la polizia a chiuderci la
chiesa. Giacché ad insegnare la
virtù cardinale della prudenza ci
pensavano la stampa e i pulpiti
cattolici, reclamando provvedimenti delle autorità contro i
protestanti, nemici dell’unità snirituale dell’Italia littoria, venduti alle pluto-giudo-masson-democrazie e agenti deH’Intelligence
Service britannico. « La Liguria
del Popolo » di Genova ( 12 dicembre 1936), per esempio, scriveva
che i protestanti sono « bolle piene di marciume, che avrebbero
bisogno di una puntura di spillo,
d’onde uscirebbe tanto di quel
pus che farebbe fuggire anche il
più schifo settario e li farebbe
bandire dalla faccia della terra ».
Intanto, le Regie Questure e i
Reali Carabinieri stavano già
provvedendo, se non proprio a
bandirli dalla faccia della terra,
ad infilare in gattabuia i pentecostali, in base ad una circolare
del ministro degli Interni Buffarini Guidi, in quanto pericolosi
« per l’integrità fisica e psichica
della razza ». E la rivista letteraria « Quadrivio », in un bell’articolo, intitolato Meticciato religioso, auspicava che a tutti gli evangelici in genere fossero applicate misure analoghe a quelle contro gli ebrei. Prudenza, diletti
fratelli e care sorelle: altrimenti,
un giorno o l’altro, ci bandiscono davvero dalla faccia della terra. Però al momento delle leggi
razziali, qualche pastore non ce
la fece più ad avere prudenza e
la domenica dopo (magari con
un po’ di tremarella in corpo
perché poteva essere proprio
quella la domenica in cui la Questura mandava l’agente in borghese, come facevan ogni tanto,
per spiare cosa si diceva nella
chiesa dei protestanti...) predicò
un bel sermone contro il razzismo.
Più prudenti di tutti erano •—
per forza — quei poveri giornaletti che gli evangelici stampavano sotto l’incubo continuo che
un giorno o l’altro venissero soppressi. La meno prudente era
una rivistina dal titolo innocuo
« Gioventù Cristiana », diretta da
Giovanni Miegge e redatta da
giovani seguaci del pensiero di
Karl Barth: su quei giovani infatti influiva molto l’esempio
della lotta contro il nazismo della Bekennlniss Kirche in Germania. Per esempio, proprio alla vigilia delle leggi razziali, v’era
A malattia antisemita è passata in questi anni dallo stato di
virulenza allo stato di latenza: il che significa che la malattia non è terminata ma soggiace pronta ad esploderà
in qualsiasi momento". Questa diagnosi che Alfonso M. Di
Nola pone al termine del suo contributo (Antisemitismo come, oggi)
mette in luce tutta l'attualità del numero speciale che 11 Ponte ha
dedicato al quarantennale delle leggi razziali in Italia^. Non si tratta
solo di non dimenticare il passato, ma di armarsi di consapevolezza
per il presente e per il futuro. Per questo, accanto a saggi storici
che documentano con precisione e rigore l’antisemitismo italiano
— ricordiamo in particolare quelli di Roberto Pinzi (Gli ebrei nella
società italiana dall’unità al fascismo), di Giuseppe Mayda (La persecuzione antisemita 1943-1945), di Luciano Martini (Chiesa cattolica
ed ebrei), di Silva Bon Gherardi (Un campo di sterminio in Italia) —
il numero speciale del Ponte presenta un certo numero di testimonianze che aiutano a situare l’introduzione delle leggi razziali del
1938 nella vita quotidiana di persone del mondo culturale e religioso
del tempo. Tra queste ricordiamo la bella e sincera testimonianza di
Ernesto Balducci e riportiamo in questa pagina il ricordo personale
di Giorgio Spini che incorpora nel proprio articolo la chiara presa di
posizione che Mario Falchi assunse nel 1938 (nel riportare lo scritto
di Spini separiamo i due articoli per comodità di lettura). E ovvio
il motivo per cui scegliamo di pubblicare questi due articoli: i lettori evangelici non possono non essere direttamente coinvolti in questi
scritti. Purché non costituiscano un comodo alibi per mettere da
parte un problema che per noi sarebbe già regolato. Infatti, l’impegno contro l’antisemitismo non può mai essere questione di passato
o assenza di pregiudizi razziali: « Non essere antisemiti — avverte
molto opportunamente Ugo Caffaz che ha curato questo numero speciale del Ponte — non può volere dire soltanto essere ebrei o amare
gli ebrei, bensì vuol dire adoperarsi sempre perché prima di noi gli
altri, tutti gli altri abbiano diritto all’uguaglianza ed alla differenza,
contemporaneamente ».
In autunno anche da noi sarà proiettato il colosso televisivo
« Olocausto » che ha fatto fremere milioni di americani e ora di tedeschi. Per evitare di sentirlo come la versione televisiva di un antisemitismo che non ci tocca, prepariamoci documentandoci seriamente
sull’antisemitismo di casa nostra.
F. G.
^ La difesa della razza, a quarantanni dalle leggi fasciste - numero speciale
de II Ponte, nov.-dic. 1978, pp. 230, L. 3.500.
comparsa una stoccata contro
« l’insulsa e vile campagna antisemita », di un ragazzo di Firenze, che si firmava con lo pseudonimo di Dolio dei Compagnacci.
La più prudente era « La Luce »,
il settimanale ufficiale della Chiesa Valdese, che fino aU’ultimo
continuò (o finse di continuare?)
in un « nutro fiducia » alla maniera di Facta. Ancora il 2 marzo 1938, in un articolo II proble
ma ebraico in Italia, andò a ripescare, tutta compunta e giuliva,
una nota della Informazione Diplomatica del 16 febbraio precedente ohe smentiva « Timpressione » di « taluni ambienti stranieri », circa la possibilità « che
il governo fascista sia in procinto di inaugurare una politica anGiorgìo Spini
(continua a pag. 8)
Quello che rumanità gli deve...
Vale a dire: « quello di cui essa, l’umanità, fu e rimane debitrice ad Israele »!
In quest’ora storica di ridesto antiebraismo attraverso
a notevole parte del mondo
civile, in forme o rinnovate,
o solo apparentemente diverse da quelle del passato —
prendendo lo spunto per l’azione ostile da affermazioni,
qui di carattere religioso, là
di carattere sociale, altrove
di carattere scientifico — lo
spirito di molti, anche fra
cristiani non di sola designazione anagrafica, rischia di
essere travolto in strane contraddizioni, o di essere turbato ed offuscato per oblivioni e disconoscimenti non meno strani e funesti, dal punto di vista di un giudizio equo e sereno.
È molto facile — e molto
comodo anche, se si vuole
evitare la fatica di indagare
le circostanze storiche che
favoriscono lo sviluppo di
speciali attività di un popolo, o di frazioni di esso —
è molto facile, ripeto, coinvolgere milioni di uomini e
di donne in una accusa generica che valga a metterli in
cattiva luce, o per una nota
morale fatta artificialmente
e partigianamente risaltare o
per speciali tendenze e attività economiche e sociali, ovvero ancora presentandoli
come esercito di manovra di
una colossale congiura di asservimento del mondo intero.
La storia del passato non
è priva di esempi analoghi,
di analoghe accuse fatte ad
altre popolazioni o ad altre
collettività associate; od anche rimanendo nella ristretta
cerchia dell’un di ben separate regioni del nostro paese, e
risalendo indietro nei secoii,
se si ripensa a quel meraviglioso monumento letterario
che è «La Divina Commedia»,
è facile avvertire come ii temperamento passionate del
grande poeta potesse, per un
tempo, diventare criterio di
apprezzamento e di valuta
zione sintetica dei carattere
peculiare dell’uno o dell’altro
nucleo di popolo della penisola. Basta ricordare le accuse e le invettive e le qualifiche morali formulate; qui
contro i Fiorentini, là contro
i Genovesi, per constatare la
realtà di quanto ho ora osservato.
Al di d’oggi, in orizzonte
ben più vasto, e ripetendo
antagonismi che si aveva
diritto di ritenere ormai superati daila coscienza attuaie
deiia umanità civile, al dì
d’oggi l’antisemitismo rinascente o rinato nei vari paesi, ripropone al nostro spirito il problema delle accuse
e degli ostracismi a collettività etniche o religiose.
Ora vi è da temere che
questo formarsi di una corrente di opinione orientata in
senso ostile ad una collettività etnica e religiosa formata
da nostri fratelli — nel senso profondamente umano e
cristiano della parola — faccia dimenticare a non pochi
quello che l’umanità deve ad
Israele, in fatto di concetti
essenziali, morali e religiosi,
sui quali oggi si fonda la nostra civiltà.
Così, è ad esso, ad Israele,
che l’umanità deve anzitntto
il concetto di Dio, come di
Colui che è « supra » ed «extra » all’imiverso accessibile
alla mente umana, e che è inconfondibile con esso.
Presso altri popoli era sorta la idea di Dio compenetrante la natura e immedesimato infine con essa; ma è nella concezione spirituale di
Israele che si sale alla idea
di Dio come di colui che trascende tutto quanto, in un
modo 0 nell’altro, rientri nel
quadro dell’universo sensibile.
Così è ad esso, ad Israele,
che l’umanità deve il concet
to del valore assoluto della
personalità umana; senza del
quale gli stessi concetti dei
valori assoluti della vita morale, la verità, la giustìzia, la
carità, diventano in fondo cose evanescenti, insussistenti,
astrazioni verbali, perché invero, se manca l’essere che
deve realizzare questi valori
assoluti, proponendoseli come
meta suprema, ma effettiva,
cui rivolgere l’energia della
vita, la meta stessa come potrebbe sussistere?
Così ancora è ad esso, ad
Israele, che l’umanità deve il
concetto della unità della morale colla religione. La storia delle religioni pone in evidenza l’anelito istintivo dell’uomo, che lo porta a cercare, fuori di se stesso e fuori
dell’universo, la ragion d’essere sua e di questo, e che
lo induce ad affidarsi ad un
sistema di atti, di pratiche,
di regole di vita ed a pensamenti che lo ricolleghino a
Colui che gli apparisce volontà libera, causa primigenia
di tutto, e che non può essere pensato come effetto di
altra causa; ma è solo nella
visione religiosa del grande
profetismo ebraico che la vita reale, pratica di quaggiù
è inscindibilmente collegata a
questo processo di unione
coll’assoluto.
Così, e in conseguenza dei
principi esposti, è ad esso, ad
Israele, che l’umanità deve il
concetto dell’universalismo
dei valori etici umani già accennati, la verità, là giustizia,
la carità; i quali stanno dominatori — dominatori! —
sopra i concetti temporanei
e contingenti della famiglia,
dello Stato, della razza, della
classe sociale.
È bene su queste basi che si
è costituita la visione suprema etico-religiosa della fraternità umana nella paternità divina, che forma l’essenza della concezione e della
ispirazione cristiana della vita, la quale, colla personalità
di Gesù, ci viene ancor essa
infine dal seno dell’ebraismo!
Questa visione che, se ha
subito trasceso i limiti del
popolo da cui è venuta, spezzando da allora in poi ogni
confine di nazionalità che osasse sforzarsi di comprenderla, questa visione, non lo
si dimentichi, è maturata in
seno all’ebraismo, sviluppando i germi morali e spirituali
sopra accennati.
Essa è comprensione logica e sentimentale (cioè risponde alle esigenze della ragione ed a quelle del cuore)
del periodo di sussistenza dello spirito umano che è compreso fra gli estremi dell’intervallo della vita terrena;
essa è inoltre energia propulsiva della vita su questa terra ed oltre, in quanto determina la volontà dell’animo
umano, e costituisce il perenne alimento di vita dello spirito che deriva dal cristianesimo attraverso ai millenni.
Essa, questa visione — per
la quale l’umanità rimane debitrice ad Israele a cagione
dei concetti fondamentali dai
quali è derivata — rimarrà,
non ostante le soste, ed anche i momentanei arretramenti che può segnare per essa
lo svolgersi della storia della
umanità; rimarrà, contro i
tentativi r— ne conobbe già
altri nella storia di due millenni — di riviviscenza di 1deologie anticristiane e antiumane; rimarrà, quando queste ideologie, negazione aperta o mascherata della fraternità umana nella paternità
divina, saranno dallo spirito
umano riguardate come si riguardano nei maggiori musei
di paleontologia i resti fossili dei giganteschi sauri carnivori delle epoche geologiche
di un remotissimo passato
quasi favoloso.
Mario Falchi
6
9 marzo 1979
cronaca delle valli
PINEROLO
Nasce il Centro
Sociale Protestante
______VAL CHISONE E GERMANASCA
Ripetitori TV:
aspettando il satellite
La sua prima iniziativa ha colto decisamente nel
segno. L’auditorium di Corso Piave a Pinerolo era
affollato. Il dibattito sull’aborto (cfr. il numero
scorso dell’Eco/Luce) è stato il primo punto di un
lungo calendario d’impegni che il Centro Sociale
Protestante (CESP) di Pinerolo ha sottoposto all’attenzione delle chiese e dei diversi gruppi. Il
Centro — come si può capire dall’intervista che segue — si propone di rilanciare la conoscenza del
protestantesimo e di dibattere i principali temi del
nostro tempo. Non è un caso che il CESP nasca a
Pinerolo, città-cerniera tra le comunità valligiane
(all’imbocco di una situazione geografica in cui il
protestantesimo ha una dimensione di massa, culturalmente significativa) e la realtà operaia e studentesca tipica della città. Anche il cattolicesimo
di Pinerolo, stante alla particolare situazione di
frontiera confessionale, ha spesso maturato scelte
originali non sempre calzanti col cattolicesimo tra
dizionale. Sembrano quindi esserci tutti gli elementi per rilanciare l’iniziativa protestante in un
confronto, anche critico, con le diverse componenti. « Per i movimenti culturali e giovanili presenti in città — leggiamo sull’ultima circolare del
CESP — il confronto con il protestantesimo pinerolese è una necessità ormai matura ». Oltre al
lavoro di organizzare pubblici dibattiti — la prossima conferenza è prevista per fine marzo su:
« Cristiani di fronte all’Europa » con Aldo Comba — il CESP ha iniziato un vasto lavoro di documentazione, suddiviso in quattro sezioni: economia
e lavoro, territorio e servizi sociali, chiesa e proletariato, analisi del cattolicesimo locale. In questo
senso tutte le comunità delle valli sono state invitate dal CESP ad inviare in Via dei Mille, 1 a Pinerolo i loro bollettini e circolari. Ma lasciamo ora
la parola a Giorgio Gardiol, animatore del Centro,
a cui abbiamo rivolto alcune domande.
— Questo centro come è nato?
cosa si propone? un lavoro di
tipo culturale, teologico?
— Il centro sociale protestante
(CESP) nasce come continuazione dell’esperienza di lavoro
di Agape a Pinerolo. Come è noto i comitati di Agape hanno decìso di concentrare tutte le forze del gruppo residente nella gestione del centro di Prali: in conseguenza di questa decisione dal
1° gennaio l’ufflcio di Agape a
Pinerolo è stato chiuso. Parallelamente a questa decisione, un
gruppo di evangelici, legati al lavoro di Agape ed alla FGEI ha
condotto durante lo scorso anno
una ricerca volta alla costruzione di un gruppo comunitario
nel pinerolese. La conclusione
di queste discussioni è stata
quella di accantonare per il momento questo progetto e di orientarsi su un lavoro di servizio
rivolto ai gruppi e alle comunità cristiane del pinerolese. In
quest’ottica due sono gli obiettivi del Cesp: 1) faa:e conoscere
le problematiche del protestantesimo alla gente del pinerolese;
2) contribuire alla necessaria
riflessione sulla testimonianza
evangelica nel contesto sociale,
politico, culturale della nostra
zona.
— Il Cesp lavora nell’ambito
della comunità valdese pinerolese? Che riferimento avete con
essa?
— Siamo agli inizi. Il nostro
intendimento è quello di avere
una buona collaborazione con
tutte le comunità. Per ora abbiamo preso contatto con la comunità di Pinerolo, abbiamo discusso l’iniziativa col concistoro
e abbiamo presentato il nostro
lavoro in una assemblea di chiesa. Un membro del concistoro
seguirà particolarmente il nostro
lavoro.
In futuro prenderemo contatti con le altre comunità e con
la commissione distrettuale. Inoltre la sede del Cesp è nei locali
della chiesa valdese di Pinerolo.
— Obiettivi immediati per il
futuro?
— Per il momento abbiamo
organizzato una serie di dibattiti su problematiche di attualità (aborto, europa) o di rifles
sione per le chiese (istruzione
religiosa). Accanto a questo hanno cominciato a funzionare alcuni gruppi di lavoro legati al
progetto di documentazione (agricoltura, cattolicesimo locale,
riforma sanitaria, chiesa e proletariato) con scadenze ed impegni diversi.
Il primo sabato di ogni mese
questo lavoro viene confrontato
e vengono stabilite le iniziative
da prendere. La riunione è aperta a tutti quindi chi è interessato a conoscere il nostro lavoro può senz’altro venire nei locali della Chiesa valdese di Pinerolo.
— Non si corre il rischio di
aver creato un ennesimo gruppo, un’ennesima struttura per
quanto minima?
— Ogni iniziativa corre questi
rischi. Non ritengo che oggi attraversiamo un periodo in cui
bisogna andare alla semplificazione delle cose: vi sono modi
diversi di vivere la propria testimonianza, occorre valorizzarli
tutti ed il Cesp è uno di questi.
. Intervista a cura di
Giuseppe Platone
Tra i tanti problemi non risolti che rendono difficile la vita in
montagna (mancanza di scuole e
di posti di lavoro, viabilità precaria, alluvioni, spopolamento,
solo per citarne alcuni) c’è anche
quello della scarsa ricezione dei
programmi televisivi. Senza dubbio le altre difficoltà incidono di
più sulla vita del montanaro, ma
anche il fatto di pagare un salato abbonamento alla RAI-TV e
di vedere poi poco e male manda
in bestia la gente. Di questo malcontento si sono fatti portavoce
i giornali, diffondendo lettere di
protesta, petizioni, interviste e
cose simili.
La Regione ha perciò organizzato un incontro tra i responsabili del servizio radiotelevisivo
per il Piemonte e gli amministratori delle Comunità montane, in
rappresentanza degli utenti così
mal serviti. La riunione si è anche resa necessaria perché sta
per nascere la terza rete con programmi regionali e c’è proprio
da domandarsi che vantaggio ne
ricaveranno i telespettatori che
vedono solo parzialmente le altre due.
Nella nostra zona è il caso della vai Germanasca e della vai
Chisone da Fenestrelle a Perosa
dove sono in funzione ripetitori
messi su da privati interessati a
vendere gli apparecchi o da piccole associazioni di utenti che
sopportano questo supplemento
di spesa con scarso entusiasmo.
A tutti questi la RAI, per bocca dei suoi dirigenti Zatterin e
Pieri, non ha dato grandi speranze; pare, infatti, che i suoi programmi di investimento riguardino soltanto i centri con popolazione non inferiore ai mille
abitanti. Per la vai Chisone sarebbe possibile una migliore ricezione con il potenziamento del
ripetitore del Fraiteve.
Nel 1986 sarà messo in orbita
un satellite artificiale che sarà
Com. Montana Val Pellice
Indennità
compensativa CEE
anno 1979
Si avvisano gli agricoltori della Valle che entro la fine di marzo devono essere presentate le
domande per la concessione dell’indennità compensativa CEE
relative all’anno 1979.
Chi deve quindi rinnovare le
domande presentate per gli anni 1977 e 1978 o chi volesse presentare domanda per la 1* concessione di tale indennità, può
farlo rivolgendosi all’UiBcio Tecnico della Comunità Montana
Val Pellice — Piazza Muston 3,
Torre Pellice (orario; tuttiigiorni, tranne il sabato — dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18) entro e
non oltre il 30.3.1979.
L’Assessore all’Agricoltura
Prof. Franca Coisson
Calendario del
Teatro Angrogna
Con il mese di marzo riprendono le rappresentazioni di
« PRALAPERA 1920 », lo spetta"
colo che il G.T.A. ha realizzato
sui fatti che hanno portato alla
occupazione delle fabbriche Mazzonis nel febbraio del 1920.
Sabato 10 marzo, alle ore 21,
« Pralafera 1920 » sarà dato a
Bobbio Pellice, nella Sala delle
Attività; il 17 marzo, alle ore
20.45, nella Sala Unionista di
Rorà.
Il 24 (ore 21) e il 25 (ore 15.30)
Io spettacolo verrà recitato in
Milano, alla Palazzina di Dario
Fo; dopodiché sarà riproposto
in Valle, a Torre Pellice, e in altri Comuni del Comprensorio.
INTERVISTA AL DR. GULISANO
Prospettive e compiti della
Comunità Pedemontana
Pinerolo è sede della Comunità Pedemontana Pinerolese, ente
locale gemello delle più note Comunità Montane della vai Pellice
e della vai Chisone-Germanasca.
Per conoscere le attività e gli
scopi di questo ente abbiamo
intervistato il dott. Gulisano, segretario della Comunità, ben contento di far conoscere il lavoro
che la Comunità Pedemontana
sta svolgendo, e di cui l’informazione locale finora si è curata assai poco.
Innanzi tutto, il lavoro di questo ente (sorto nel 1973) è più
diffìcile di quello degli enti gemelli, in quanto si è dovuti partire quasi da zero, mentre in vai
Pellice, vai Chisone e vai Germanasca esistevano già i « Consigli
di valle » che svolgevano pressappoco i compiti a carico oggi
delle Comunità Montane. La Comunità Pedemontana comprende
8 comuni: Pinerolo, Prarostino,
S. Secondo, S. Pietro, Cumiana,
Piossasco, Roletto, Cantalupa; in
futuro pure Frossasco dovrebbe
entrare a farne parte. Piossasco
fa problema a sé, in quanto la
sua posizione è ancora da definire, dipendendo per alcuni aspetti dalla Pedemontana Pinerolese,
per altri dalla Comunità della vai
Sangone (per esempio, la bonifica montana compete a quest’ultima, l’Unità dei servizi sociali a
quella).
Il compito della Comunità è
reso difficile appunto anche dalla
sua estensione territoriale, in
quanto è arduo conciliare le esigenze, poniamo il caso, di Piossasco e di Prarostino.
Il Consiglio della Comunità,
che si riunisce in base alle esigenze 4 o 5 volte l’anno, è formato da 24 consiglieri, 3 per
ogni comune (di cui uno dev’essere di minoranza), e sono nomi
nati dai singoli consigli comunali.
La Giunta si riunisce ogni 15
giorni.
Vi sono rappresentate tutte le
forze politiche, anche se parecchi consiglieri di piccoli comuni
non sono qualificabili come appartenenti ad un preciso partito
politico, poiché si proclamano
piuttosto indipendenti.
Presidente è il geom. Livio
Trombetto di Pinerolo; tra gli
assessori vi è il sindaco di Prarostino, cav. Mario Mauro.
La Comunità opera utilizzando come può i fondi statali (che
arrivano attraverso canali regionali) i quali giungono mediamente con 1 anno di ritardo sul previsto.
Gli scopi principali dell’attività della Comunità pedemontana
sono; miglioramento delle condizioni socio-economiche della
zona montana; iniziative per la
tutela del patrimonio boschivo e
per la miglioria delle strade
montane; attività di medicina
preventiva, con l’organizzazione
di corsi di nuoto e di ginnastica
correttiva, soprattutto per scolari; attuazione dell’« Unità locale dei servizi » (U.L.S.) sancita
da una legge governativa, con la
creazione di ambulatori locali;
attività di assistenza agli anziani (inizialmente anche domiciliare, poi se n’è fatto carico un altro ente) con l’organizzazione di
soggiorni di cura (nel 1978 hanno usufruito di questo servizio
122 persone anziane, mentre nel
1979 sembra ne usufruiranno circa 400); c’è anche in progetto
un’attività nel settore urbanistico anche se pare essere di difficile realizzazione, perché si
tratterebbe di intervenire già
inizialmente con tre piani urbanistici intercomunali, ma ogni
comune preferisce far da sé.
Tra l’altro, la Comunità ha il
compito di dividere e liquidare
le indennità compensative della
CEE per allevatori ed operatori
nel settore agricolo (è motivo
di vanto per la Comunità Pedemontana Pinerolese il fatto che
l’anno scorso è stata la prima a
livello regionale a liquidare questi fondi europei, mentre le altre Comunità Montane stanno
ancora ultimando i lavori preliminari, e ad avere già in preparazione le liquidazioni per quest’anno).
Non c’è un comitato di coordinamento fra le varie Comunità
Montane locali anche perché le
due più grosse (della vai Pellice
e della vai Chisone e Germanasca) non tengono molto in considerazione la Comunità sorella,
in quanto priva di quelle tradizioni che permettono l’esistenza
di un lavoro già avviato e seguito dalle popolazioni.
Non c’è affinità di compiti tra
Comunità Pedemontana e Comitato Comprensoriale, in quanto
questo è un organo di decentramento regionale con fini esclusivamente programmatici, mentre
la Comunità Pedemontana è un
ente che ha la possibilità di interventi diretti, poiché ha autonomia decisionale ed un bilancio
suo proprio, soggetto solo al controllo del CO.RE.CO. (Comitato
regionale di controllo).
Il dott. Gulisano conclude dicendo che l’ente di cui è segretario non è molto noto, agisce forse
in sordina ma è piuttosto attivo
e, visto che « LEco-Luce » si è
interessato ad esso, si augura
che il giornale se ne occupi di
tanto in tanto, pubblicando le
iniziative più importanti, compito che ci prendiamo volentieri.
Paolo Gay
molto utile al Piemonte, perché,
in zone montuose, più si trasmette dall’alto e meglio è.
Gli amministratori sono intervenuti vivacemente nella discussione con prese di posizione più
o meno uguali; no all’emittente
regionale perché non garantisce
una ricezione più estesa e poi
perché con quello che costa si
potrebbero installare ripetitori
dappertutto. Ma è stato messo
in rilievo che i due settori sono
tra loro ben separati con finanziamenti distinti.
Il Presidente Viglione ha assicurato l’interessamento della Regione che è molto sensibile ai
problemi deH’informazione e si
propone di dare contributi alle
Comunità montane che intendono migliorare la ricezione televisiva sul proprio territorio.
La questione dei finanziamenti,
hanno detto i dirigenti RAI ad
un certo punto, non è più aziendale ma diventa un fatto politico
e gli uomini di partito temono
che tutti i piccoli motivi di malcontento sommati insieme favoriscano l’affermazione delle autonomie locali, come in parte è
già successo.
lilìana Viglielmo
POMARETTO
I conti
del 1979
Al Consiglio Comunale di Pomaretto approvazione del bilancio di previsione del 1979. Esso è
impostato al pareggio sulla cifra
di 309 milioni di cui 108 per spese correnti, 71 in conto capitale
e 28 in partite di giro. Dalle cifre esposte si può dire che le previsioni di spesa sono molto più
prudenziali di quelle dell’esercizio precedente. Tanto da chiedersi se nel settore dei servizi non si
stia sotto alle reali necessità.
Comunque, a livelli di investimenti contro i 145 milioni per assuzione di prestiti previsti per il
1978 (ma non aperti) si è passati
ad una previsione di 38 milioni
che saranno realmente spesi, di
cui 15 per la sistemazione del
ponte sul Germanasca e 25 per il
saldo del conto della costruzione
del municipio.
Altre spese: 26 milioni per la
realizzazione di nuovi vani all’interno dell’ edificio scolastico
elementare, coperti per 6 milioni
dal comune e 20 da un contributo regionale. Sfogliando il bilancio si nota ancora che sta procedendo al riassetto delle entrate
da parte dello Stato e della Regione per cui ad esempio, certi
« tributi » non verranno più incamerati dal Comune, al posto,
vi sarà un finanziamento quadrimestrale da parte del Ministero
degli Interni per un totale di 79
milioni.
Infine è stato approvato il documento programmatico elaborato dairÙfficio di Piano della
Comunità Montana con una
astensione motivata dal fatto che
documenti corposi ed importanti come quello dovrebbero essere
oggetto di un minimo di dibattito, mentre invece vengono presentati in Consiglio al momento
della votazione. C’è da chiedersi
come faranno poi gli amministratori ad appoggiarlo ed a renderlo operante se hanno avuto a malapena il tempo di sfogliarlo!?
A. L.
PINEROLO
Vinay sull'Indocina
Il 23 marzo alle ore 21 il senatore Tullio Vinay parlerà sulla
situazione in Indocina nei locali
del Centro Sociale di S. Lazzaro, via dei Rochis.
7
9 marzo 1979
CRONACA DELLE VALLI
LA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA A VILLAR PELLICE
Crescita spirituale
Ha avuto luogo a Villar Penice domenica 4 marzo con un
tempo radioso, la giornata mondiale di preghiera.
Un folto gruppo di sorelle (170)
provenienti dalle Unioni femminili del I e II circuito, con qualche rappresentante dell’Esercito
della salvezza, una avventista e
una battista, ha letteralmente
riempito il tempio di Villar Pellice.
L'argomento della giornata era
stato scelto e preparato quest'anno da 19 studentesse africane del corso Panafricano per
responsabili organizzato dalla
Fondazione Ecumenica di Mindolo in Kitwe nello Zambia e
verteva sul tema della « crescita
spirituale » alla quale siamo
chiamate tutte accettando Gesù
come Salvatore.
Si sono così susseguiti, con
una vera partecipazione corale
da parte di ogni gruppo femminile presente, pensieri, letture
bibliche e preghiere sul come
crescere spiritualmente nella conoscenza, nella fede, nella speranza e nell’amore. La lettura è
stata intercalata da alcuni inni
di cui uno africano cantato da
tutta l’assemblea ed un altro mozambicano di evangelizzazione
cantato dalle sorelle di S. Secondo e Prarostino. Una di loro ha
anche reso testimonianza a due
nomini del nostro tempo la cui
vita rappresenta una crescita
nella fede, nella speranza e ca
Scuole
DonieniGali
Il CIRCUITO
Si ricorda che domenica
prossima 11 marzo, alle
ore 14.30, a San Germano
Chisone avrà luogo un
Convegno di Monitori
e Monitrici
di tutte le Scuole Domenicali del 2° Circuito,
All’o.d.g. : Esame dell’andamento delle varie Scuole domenicali - Dibattito
sul materiale fornito dalla
Federazione - Consiglio nazionale delle Scuole domenicali.
Per il Consiglio
Cipriano Toum
I CIRCUITO
Tutti i monitori delle
Scuole Domenicali del I
Circuito sono invitati a
partecipare all’incontro che
avrà luogo domenica 11
marzo alle ore 14,30 a Torre Penice nella sala delle
attività per trattare la validità delle sequenze su
« Davide » ed altri argomenti relativi alle Scuole
domenicali.
La responsabile
del I Circuito
E. Bonnet
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 10 al 16 marzo
Don. ENRICO 6ARDIOL
Viale Trento, 12 - Torre Pelllce
Tel. 91277
FARMACIE Di TURNO
festivo e notturno
Domenica 11 marzo
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Martedì 13 mazo
FARMACIA MUSTON
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Domenica 11 marzo
FARMACIA VASARtO
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Torre Pelllce r Tel. 90118 - 91.273
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VIGILI DEL FUOCO
Torre Pelllce : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel, 90.884 -90.205
rità, ricordando il fratello Jean
Kottq, del Camerún, uno dei
principali iniziatori ed animatori della CEvAA e il fratello Manganiele, moderatore della Chiesa
evangelica nel Mozambico negli
anni della lotta per la liberazione del paese.
L’offerta devoluta quest'anno
(anno internazionale del fanciullo) a tre opere per ragazzi (l’Istituto evangelico battista G. B.
Taylor di Roma, Casa Materna
di Portici, metodista e il Convitto per minori L’Uliveto, valdese)
è stata fatta durante il culto:
sono state raccolte L. 225.000.
Ringraziamo l’Unione femminile di Villar Pellice che ci ha
accolto ed ha voluto ristorarci
con generosità. Nelle sale della
Miramonti, adorne di mimose e
di stampe africane, abbiamo ancora fraternizzato e le sorelle di
S. Giovanni ci hanno rallegrato
con un canto africano in lingua
indigena e con un negro spiritual; sono anche stati letti proverbi africani e pensieri di nostalgia di africani lontani dal lo
ro continente.
Da più di 20 anni ho avuto
l’occasione di partecipare a questa giornata di preghiera svoltasi in modi e contesti diversi a
seconda dei luoghi dove essa era
celebrata; ma è stata la prima
volta che ho potuto prendervi
parte alle Valli valdesi e devo
dire che l’impressione è stata
senz’altro positiva. Quando esprimiamo pubblicamente la nostra
fede in Italia siamo un po’ abituati ad essere in minoranza;
perciò il sentirsi una volta tanto così numerose può anche essere motivo di piacere e forse
anche di nuovo slancio. Ad una
condizione però: che questo non
sia solo il piacere di un giorno
vissuto nella gioia ma ci richiami tutte, appunto perché numerose, ad un maggiore impegno
continuativo nella preghiera, da
cui nasca una più sensibile responsabilità per crescere veramente e operare, in questo nostro mondo così travagliato, da
donne evangelicamente mature.
Elsa Rostan
ANGROGNA
Incontro ecumenico
In febbraio si è svolto il primo « incontro ecumenico » tra
la comunità valdese e quella cattolica di Angrogna. La serata, a
cui hanno partecipato circa 70
persone, era stata concordata
tra il parroco Don Ricca ed il
Concistoro. Lo scopo deH’incontro era di iniziare a parlare dell'ecumenismo riferito alla situazione locale ed a dare per la prima volta la possibilità alle due
comunità di incontrarsi ed a discutere in un momento istituzionalizzato di problemi che toccano le rispettive confessioni religiose.
Incaricati di introdurre l’argomento erano il pastore Platone
ed il parroco Don Ricca. Platone, dopo aver spiegato il significato della parola ecumenismo
ha tracciato brevemente la storia del movimento ecumenico
dalla nascita del Consiglio Ecumenico delle Chiese (C.E.C.) fino
all’ultima assemblea di Nairobi.
In particolare ha ricordato la posizione della Chiesa cattolica che
pur non aderendo al C.E.C. partecipa però attivamente a molte
delle commissioni che lavorano
aH’interno di questa istituzione
ed in particolare alla Commissione « Fede e costituzione ».
L’intervento di don Ricca che
partiva dalla lettura di un brano biblico, è stato invece incentrato su tre aspetti fondamentali della vita del credente: l’amore, la condivisione e la fraternità. Ho avuto l’impressione che
questo intervento non fosse molto adatto alla situazione della
serata in quanto si basava su
affermazioni generiche su cui
nessuno può fare a meno di essere d’accordo indipendentemente dalla propria confessione religiosa.
Ho avuto l’impressione anche
da altri interventi che l’intenzione fosse di ridurre il senso della serata ad una semplice affermazione di principio. Praticamente si è detto: per molti secoli ci siamo combattuti (mi pare di aver sentito anche dire da
don Ricca che si scusava per le
persecuzioni inflitte dai suoi predecessori ai fratelli Valdesi),
adesso questi tempi sono passati
per cui dobbiamo parlare, cercare quello che ci unisce e far
finta che non esistano differenze
e divisioni. Solo così potremo finalmente capirci. Secondo me
questo modo di affrontare il prò"
blema è riduttivo e rischia di far
morire prima ancora che nasca
una possibile iniziativa di gruppo di studio biblico misto. Infatti se non teniamo conto di
quello che ci divide, siamo tutti
d’accordo, quindi è anche inutile incontrarsi perché, in questo
caso, di cosa si va a discutere?
Comunque a questo punto se
non si vuole rischiare che questa serata resti un po’ come il
fiore aU’occhiello delle due comunità, risultato dal senso molto discutibile, bisogna cercare di
portare avanti il discorso e dato
che la proposta di creare un
gruppo misto di ricerca biblica
(da parte del pastore) non ha ottenuto adesioni, è forse il caso
di riproporre assemblee aperte
a tutti su temi meglio precisati
in modo che il dibattito possa essere più vivace.
Renato Bertot
Per la domenica della gioventù, a Pradeltomo e al Capoluogo, il gruppo PGEI del Prassuit
ha presieduto il culto presentando una riflessione, a più voci,
sulla speranza biblicamente intesa. Le collette, verranno inviate alla Federazione giovanile.
• Lunedì 5, nella riunione quartierale di Roccia Maneod (a casa di Firmin) si è proceduto al
battesimo di Grazia Bertot di
anni 20. In febbraio, in una speciale riunione quartierale a Roccia Reynaud è stato battezzato
il piccolo Mauro Gaydou. Ad
entrambi l’augurio di una vita
accompagnata dalla Parola del
Signore.
TORRE PELLICE
• Sabato 3 l’Unione della Piantà ci ha offerto nella sala dei
Coppieri una recita molto gradita da tutti i presenti; ringraziamo gli amici di Villar per questa visita che rinnova i legami
fra le nostre Unioni.
• Domenica 4 i monitori ed i
catechisti hanno trascorso la
giornata insieme al gruppo giovanile per uno scambio di idee
sul lavoro fra i ragazzi ed i barn-,
bini da programmare nei prossimi mesi. I progetti non mancano, speriamo di avere l’appoggio delle famiglie e la collaborazione di tutti.
• Le riunioni di questa e della
prossima settimana sono a cura
dell’Esercito della Salvezza che
ringraziamo per la sua collaborazione in questo settore.
• Sabato 10, alle ore 20,30 nella Sala Unionista, incontro dei
Catecumeni del IV anno con i
loro genitori.
• Sabato 17 e sabato 24 serata
dell’Unione dell’Inverso nella
scuola. Tutti sono invitati alle
ore 20,45.
• Domenica 11 Assemblea di
Chiesa (ore 10) per reiezione dei
deputati.
• Il gruppo giovanile ha organizzato un incontro dei cadetti
a Viering nei giorni 9, lo e 11
marzo. Tema dell’incontro : « Come utilizziamo il nostro tempo
libero ». Seguirà la visita ad un
castello e l’incontro con la comunità locale.
BOBBIO PELLICE
Sabato 10 marzo alle ore 21
nella sala il Gruppo Teatro Angrogna presenterà lo spettacolo
« Pralafera 1920 ».
Invito a tutti.
VILLASECCA
• La comunità tutta è molto
grata ai giovani Renzo Menusan,
Marisa Peyronel, Mauro Peyronel, Daniele Rostaing che hanno
presieduto il culto di domenica
4 marzo dedicato alla Gioventù.
Sappiamo che per tutti loro è
stata una esperienza interessante in quanto si sono sentiti personalmente coinvolti e confrontati dalla Parola del Signore con
quanto essi stessi hanno pensato e detto nel culto.
• La colletta del XVII febbraio
è stata devoluta a favore della
nostra facoltà di Teologia.
• Si rende noto a tutti i membri del Concistoro che la seduta
fissata per il 18 è stata differita
a domenica 25 corr. alle ore 14.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Un nuovo ciclo di studi biblici avrà inizio giovedì, 8 marzo,
alle ore 15.30 nei locali del presbiterio.
È una serie di tre incontri che
verranno ripetuti la sera del lunedì alle ore 20.30 e che avrà come tema le tre parabole riportate al Cap. 15 dell’evangelo di
Luca. Sono parabole con caratteristiche particolari, ma con
una struttura analoga, poste in
un contesto polemico contro la
mentalità farisaica discriminante. Il metodo di lavoro consisterà in una ricerca di gruppo sulla base di un piccolo questionario preventivamente predisposto
e di una discussione generale.
Gli studi avranno luogo nel
pomeriggio dei giovedì 8, 15, 22
marzo alle ore 15,30 e la sera dei
lunedì 12, 19, 26 marzo alle ore
20,30.
Tutti sono invitati a partecipare.
• Il culto di domenica 11 c. m.
sarà presieduto dai giovani e sarà seguito da una riffessione comunitaria.
• La preannunciata giornata
comunitaria con la comunità
Battista di Torino avrà luogo
domenica 18 c. m. Dopo il culto
che sarà presieduto dal pastore
Michele Foligno, avrà luogo una
agape fraterna nella Sala Albarin. Chi desidera partecipare è
pregato di prenotarsi al più presto presso il pastore o presso gli
anziani, oppure direttamente all’Asilo Valdese.
• Sono ancora aperte le iscrizioni per le « vacanze insieme »
di agosto a Vallecrosia. Affrettarsi perché i po^ti devono essere fissati con molto anticipo.
• Esprimiamo tutta la nostra
fraterna simpatia cristiana al
diacono Alberto Bellora ed alla
sua famiglia per la dipartenza
del padre, deceduto a Pinerolo
all’età di anni 79.
PRAROSTINO
Domenica 4 marzo abbiamo
accompagnato alla sua ultima
dimora terrena il nostro fratello
Gardiol Alessio del Saret Infe-riore, deceduto venerdì 2 marzo
a casa sua dopo una breve malattia, all’età di 84 anni.
Egli lascia un grande vuoto
non solo nella sua famiglia ma
in tutta la comunità di Prarostino alla quale ha dato un esempio di fede e una buona testimonianza. Ancora l’ultima domenica della sua vita, ha voluto partecipare al culto, nonostante
l’età, la malferma salute e la distanza dal Tempio.
Alla famiglia in lutto esprimiamo ancora una volta la nostra solidarietà nella prova.
Giornata TEV
Domenica 18 marzo in Villar
Pellice avrà luogo una giornata
organizzata dal Movimento di
Testimonianza Evangelica con la
partecipazione di Mario Cignoni
che presiederà il culto e la pubblica assemblea pomeridiana sul
tema; «Un giovane parla ai giovani e ai meno giovani ».
I DISTREnO
Incontro
pastorale
Il prossimo incontro pastorale avrà luogo
lunedì 12 marzo.
Ore 9.15 (Biblioteca Valdese di Torre Pellice)
— riflessione esegetico-teologica su Marco 12/3537 (B. Rostagno);
— discussione sull’art. di
C. Tron «Per una teologia di Jahweh » in
« Protestantesimo » n. 4
1978, pag. 217.
Ore 12; Pranzo a Villa
Olanda.
Ore 13.30:
— Incontro con la Tavola.
— Questioni organizzative.
— Matrimoni misti.
— Questione giovanile.
AVVISI ECONOMICI
LA CASA Valdese per ferie a Rio
Marina (Isola d’Elba) cerca ragazze
« alla pari » sopra i diciassette anni
durante il periodo dal 15 giugno al
14 settembre. Scrivete al più presto
presso il pastore Tom Noffke, Via
G. Verdi 15, 57100 Livorno, telefono (0586) 22793, per ulteriore informazione ».
L’ISTITUTO Gould di Firenze ricerca, dal prossimo settembre, per l’attività di convitto, educatori-educatrici con esperienza e conoscenza
psico-pedagogica per lavoro con ragazzi. Offresi : retribuzione, vittoalloggio, assicurazioni di legge. Scrivere dettagliatamente indicando anche eventuali precedenti esperienze
di lavoro a : (Jould, via Serragli 49,
50124 Firenze. Data la particolare
natura del lavoro e del contesto in
cui esso si svolge, si propone, alle
persone interessate ed in possesso
dei requisiti richiesti, un periodo di
osservazione presso l’istituto durante
il presente anno scolastico con date
da concordare. Durante tale periodo
si offre: vitto-alloggio e rimborso
spese di viaggio.
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta : Sala Giulio, via Belfiore, 83 Nichelino, tei. (011) 62.70.463.
RINGRAZIAMENTO
« L’anima mia s’acqueta in Dio
solo; da Lui viene la mia salvezza » (Salmo 62: 1).
Il 28 febbraio è serenamente mancato
Luigi Bellora
Lo partecipano la moglie Rivoir
Margherita, i figli Louisette e Alberto
con le loro famiglie e i parenti tutti..
Un particolare ringraziamento al Dott.
G. Peyrot, ai medici ed al personale
dell’Ospedale Civile E. Agnelli di Pi*
nerolp che lo hanno assistito, al Pastore A. Taccia ed a tutti coloro che
hanno preso parte al dolore della famiglia.
Pinerolo, 2 marzo 1979
RINGRAZIAMENTO
La figlia Marisa, riconoscente per le
prove di simpatia ricevute per la dipartita della compianta
Maddalena Enrieu
ved. Bounous (Emma)
ringrazia il Dott. Marinaro, le famìglie Catalin, Monnet e Biglione, i medici ed il personale dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice, la signora Riboldazzi, il Pastore A. Taccia e tutte
le gentili persone che con fiori scritti
e di presenza hanno dimostrato la loro
simpatia. Un ringraziamento particolare alla signora Nìlda Catalin per la
preziosa assistenza prestata.
Luserna S. Giovanni, 3 marzo 1979.
RINGRAZIAMENTO
« Se noi moriamo con lui, con lui
anche vivremo» (II Tìm. 2: 11).
Il 24 febbraio si è serenamente
spenta
Ortensia Louise Roux
ved. Platone
anni 98
Le figlie Jeannette e Louise, i nipoti Alma, Carla, Giuliana, Giuseppe e
Paola con le loro famiglie ringraziano
tutti coloro che sono stati vicini nella
triste circostanza. In particolare il
past. Carlo Gay per Tannuncio dell’Evangelo.
Torino, 26 febbraio 1979
8
8
9 marzo 1979
PROBLEMASCUOLA
Nuovi programmi
per ia Scuoia Media
Fondo di solidarietà
Il testo che abbiamo in esame è composto da una Premessa generale che inquadra i caratteri e i fini, della Scuola Media, e da vmiL seconda parte in
cui, per ogni dateria, sono indicati gli obiettivi che si vogliono raggiimgere, le indicazioni
metodologiche *e le indicazioni
programmatiche,
1 - Nella Préitìessa si afferma
che la Scuola Media deve « rispondere al principio democratico di elevare il livello di educazione e di istnizione personale di ciascun cittadino..; potenziare la capacità di partecipazione ai valori della cultura, della
civiltà e della convivenza sociale e contribuire al loro sviluppo ». « Favorisce Torientamento
dei giovani ai fini della scelta
dell'attività successiva ». Offrendo occasioni di sviluppo della
personalità in tutte le direzioni,
facendo acquisire conoscenze
specifiche, sviluppando le capacità logiche, scientiflche, operative, favorisce anche la progressiva maturazione della coscienza
di sé e del proprio rapporto col
mondo esterno. La Scuola Media pone le premesse per l’ulteriore educazione permanente e
non è finalizzata all’accesso alla scuola secondaria.
2 - Viene ribadita l’importanza di una stretta collaborazione
con le famiglie di cui si devono
accogliere le indicazioni riguardo alle scelte educative, per
mezzo di incontri periodici, partecipazione ai Consigli di classe
e di istituto, assemblee di genitori.
3 - « Agli insegnanti è garantita la libertà dell’insegnamento,
ma vengono indicati gli spazi
per una interpretazione democratica del principio di libertà:
il docente è protagonista delle
scelte didattiche, ma, nel rispetto dei diritti degli alunni, deve
oprare per il raggiimgimento
dei livelli educativi e culturali
suggeriti dai programmi ». I docenti dovranno tener conto anche della realtà dell’alunno che
si trova nella fase della preadolescenza (in cui si sviluppa la
capacità sociale di reciproca relazione e collaborazione e si avvia l’organizzazione della personalità in una responsabile autonomia) e prendere coscienza dell’importanza che in educazione
Gli mangelici ilallaDi
di franta al razdsna
(segue da pag. 5)
tisemita ». E se ne rallegrò (o
finse di rallegrarsene?) così: « Vediamo riaffermato in questa nota il principio del rispetto assoluto che lo Stato Italiano ha per
la coscienza religiosa dei suoi
sudditi. Le parole "il Governo
Fascista non ha mai pensato, né
pensa di adottare misure politiche, economiche, morali contrarie agli ebrei in quanto tali’’ costituiscono una precisa e preziosa dichiarazione ». Ma persino
« La Luce », con tutta la sua prudenza, per non dire fifa bella e
buona, al momento delle leggi
rtizziali, non ce la fece più a stare
zitta. E il 3 agosto 1938 pubblicò
un articolo di un anziano professore del Collegio Valdese di
Torre Pellice, Mario Falchi, col
titolo Quello che l’umanità gli
deve... e il sottotitolo vale a dire:
“quello di cui essa, l'umanità, fu
e rimane debitrice ad Israele"!
In quell'articolo dell’organo ufficiale dei valdesi, la prudenza
— finalmente! — era buttata alle ortiche. Vi si leggeva chiaro e
tondo: [segue il testo di Mario
Ftdchi che abbiamo riprodotto a
parte, a pag. 5].
Non so proprio come la censura fascista abbia lasciato pubblicare un tale articolo. So però
come è morto questo vecchio
professore valdese: quando sopraggiunse la repubblica di Salò,
fu messo in prigione, e data l’età
senile e la salute ormai malandata, ci rimise la vita.
Giorgio Spini
hanno i rapporti interpersonali,
che coinvolgono aspetti razionali, affettivi, emotivi ed etici, soprattutto in questa fase evolutiva dei ragazzi.
Si impone perciò ai docenti
una costante verifica dei loro
comportamenti in base alla conoscenza delle dinamiche psicologiche sia individuali che sociali e tenendo presente che il rispetto della crescita e della maturazione personale del preadolescente è essenziale in questa
fase del processo educativo.
Inoltre per garantire l’effettiva soddisfazione del diritto allo studio la Scuola media deve
cercare di colmare le lacune di
ogni ragazzo individualizzando
gli itinerari di apprendimento.
In relazione all’ampliamento
delle responsabilità del docente, si pone l’esigenza di una approfondita preparazione non
solo sul piano culturale specifico, ma anche su quello didattico. Da ciò la necessità di un aggiornamento — come diritto e
dovere — che permetta al docente non solo di adeguare le
proprie conoscenze ma anche di
acquisire gli strumenti necessari
per affrontare con competenza
i propri compiti.
4. - Il Consiglio di classe concorda ed elabora la programmazione educativa e didattica,
coordinando gli interventi delle
singole discipline, verificando periodicamente la programmazione
stessa, prevedendo tutte le attività e le iniziative da realizzare nel corso dell’anno. Di fronte
a problemi particolari come l’inserimento di ragazzi handicappati (per cui si mettono a disposizione docenti particolarmente
preparati, il servizio socio-psicomedico, gli interventi specialistici di medicina scolastica), o in
presenza di situazioni di emarginazione culturale e sociale il
Consiglio di classe è tenuto a
programmare interventi specifici. In questa prospettiva rientrano l’organizzazione fiessibile e
articolata delle attività didattiche, attività interdisciplinari, interventi individualizzati, raggruppamenti variabili di alunni, anche di classi diverse, utilizza
zione di docenti specializzati nell’ambito consentito dalla legge
n. 517/77.
5. - Quanto alle metodologie
di apprendimento si afferma che
« i vari insegnamenti esprimono
modi diversi di articolazione del
sapere, di accostamento alla
realtà... e a tal fine utilizzano
specifici linguaggi che convergono verso un unico obiettivo educativo: lo sviluppo della persona, nella quale si realizza l’unità del sapere. Di conseguenza
possono stabilirsi modalità di
cooperazione tra i diversi insegnamenti evitando comunque
accostamenti forzati ».
Si ricorda anche che « in tutte
le discipline deve trovare spazio
l’operatività, che non è solo
compito dell’educazione tecnica
e dell’educazione scientifica, al
fine di superare la separazione
tra attività intellettuale e manuale ».
Per una graduale sistemazione delle esperienze e delle conoscenze da parte dell’alunno, « la
Scuola media deve predisporre
la sua organizzazione didattica
tenendo conto di quanto è stato
fatto nelle Elementari, in modo
che la progressione dei processi di apprendimento e maturazione dell’alunno non debba subire compressioni o sollecitazioni innaturali ».
Largo spazio è dato alla possibilità di usare come strumento metodologico la ricerca individuale o di gruppo, che trae la
sua validità dalla correttezza
dell’impostazione e dell’esecuzione. Sono ricordati i punti su cui
si fonda e che ne assicurano
l’utilità ai fini dell’apprendimento: a) definizione dell’ipotesi;
b) obiettivo da conseguire; c)
metodo e strumenti da utilizzare.
Non mi addentrerò nell’analisi
dettagliata dei programmi delle
singole materie per mancanza
di competenza. Ad una prima
occhiata e sentendo anche alcuni colleghi, mi sembra, però,
che non ci siano grosse innovazioni rispetto ai programmi vigenti.
Lucilla Goisson
Nel dare qui sotto un nuovo
elenco delle sottoscrizioni pervenuteci, ricordiamo ai lettori le
attuali destinazioni del Fondo.
Anzitutto la raccolta di fondi
a favore dei profughi e dei disastrati a causa degli eventi
bellici in Libano. In cassa vi sono al momento ca. 600 mila lire
ed evidentemente attendiamo di
giungere almeno al milione per
procedere all’invio.
Ricordiamo poi l’appello a favore delle vittime delle alluvioni del Vietnam. I danni sono
stati immensi, come noto, sia
come distruzione dei raccolti alimentari e sia come devastazione
delle abitazioni (in cassa L. 700
mila ca.).
Infine, ricordiamo la sottoscrizione permanente a favore del
Programma di lotta al razzismo.
A questo proposito riteniamo
opportuno raccogliere l’appello
della Chiesa unita dello Zambia
rivolto a tutte le Chiese della
CEvAA per un aiuto urgente in
favore dei profughi della Rhodesia. Le incursioni dell’esercito rhodesiano nel territorio del
lo Zambia causano continuamente nuove vittime fra i rifugiati
venuti nello Zambia per sfuggire al regime razzista della Rhodesia. Al momento abbiamo in
cassa un residuo di L. 200 mila
circa.
Come si può vedere, si tratta
di iniziative che hanno tutte un
notevole carattere di drammatica urgenza e rivolgiamo pertanto un caldo appello al senso
di partecipazione e di generosità di tutti i lettori.
Le offerte vanno inviate al
conto corr. postale n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot, corso
Moncalieri 70, 10133 Torino, possibilmente indicando la causale
del versamento (Libano, Vietnam, razzismo).
Ecco ora l’elenco aggiornato:
M. e E. Beiti L. 12.000; M. Buzzi
3.000;. C. e R. Dal Toso Peyrot 10.000;
N. N. con simpatia (2 vers.) 30.000;
C. Craveri (id.) 150.000; E. e S. Maurin
10.000; G. Laetsch 5.000; S. C. 50.000;
L. Giampiccoli 20.000; I. e G. Eynard
150.0000; R. J. 15.000. Totale L.
455.000; prec. L. 1.029.079; interessi anno 1978 L. 25.260; in cassa L. 1.509.339.
Per il pane, contro i cannoni
(segue da pag. 1)
dispongano di beni tali che hanno provocato le note manovre
in atto per impedire l’applicazione della legge che ne vorrebbe il passaggio alle Regioni. Data la certezza di questa insufficienza, prendendo in giro Pannella per il suo slancio cosmico
gli si suggerisce di pensare prima ai nostri. (La Stampa, 18.2).
Quanto agli altri, le elargizioni dell’Italia sono state di 400
milioni a confronto dei 2 miliardi della Spagna, dei 17 della
Norvegia (con un reddito nazionale di circa un quinto dell’Italia) 20 della Svezia (Repubblica, 21.2). Meno di quanto hanno incassato i partiti dai petrolieri o ha sborsato la Lookheed.
C’è ancora contro Pannella
un’accusa di esibizionismo. Sembra sia un rischio calcolato: in
un paese dove teatro e istrionismo hanno molto più ascolto che
non conferenze e discorsi seri, il
gesto appare giustificato. Se è
vero che la Chiesa cattolica da
quindici anni ha alzato la sua
voce a favore degli affamati, deve averlo fatto con tale compostezza che... nemmeno il nostro
[
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola]
L’incubo cino - vietnamita
Usiamo la parola « incubo »
ne] senso di « grave », o anche di
« angosciosa » preoccupazione:
che è appunto il sentimento da
cui siamo presi, quando cerchiamo di capir qualcosa in quel che
sta accadendo fra cinesi e vietnamiti. Scrive in proposito Eugenio Scalfari (articolo di testa
della « Repubblica » del 25.2.’79):
« Il mondo è sull'orlo della crisi. Precipiteremo nella guerra
generale? Nessuno lo crede e i
dati oggettivi sembrano escludere questa tremenda eventualità.
Ma la pace è perduta, l’assetto
internazionale è stato sconvolto
irrimediabilmente, i conflitti locali dilagano, l’intera carta geografica del pianeta ne è percorsa in lungo e in largo e, quel che
è peggio, un unico e riconoscibile filo li lega tutti tra loro.
Cambogia e Somalia, Iran e Cina, Vietnam e Rhodesia, Palestina e Afghanistan, sono teatri apparentemente separati ma in
realtà strettamente connessi di
un confronto di dimensioni planetarie. Noi continuiamo a temere che la pace sia in pericolo,
ma la pace è già finita e l’epoca
delle guerre è ormai ricominciata.
Le responsabilità sono di tutti,
nessuno escluso. C’è però sempre un “agente” e una responsabilità storicamente definita. Tentar d'individuarli non è esercizio
inutile, a patto che non sia viziato dalla faziosità, dall’ideologismo e da una visione manichea della realtà, che pretenda
di separare col gesso il bene dal
male.
Si poteva mai supporre di lasciare la Cina a marcire in un
immenso ghetto nel quale 800
milioni di uomini fossero condannati a risolvere da soli il problema della miseria e del sottosviluppo?
Certo che no.
Ma l’ingresso della nuova Cina sulla scena del mondo era un
fatto troppo esplosivo per non
meritare cautele estreme. Era
impossibile passare da un equilibrio bipolare ad un equilibrio
tripolare con un colpo di bacchetta'magica, senza porsi contemporaneamente il problema
dell’equilibrio mondiale e della
pace. Le due superpotenze avrebbero dovuto gestire insieme,
eventualmente dividendosi i ruoli, un passaggio così obbligato e
pericoloso.
Le cose invece sono andate diversamente. Ad un certo punto il
polacco - americano Brzezinski,
l’onnipotente consigliere della
Casa Bianca, ha rotto il gioco e
ha dato un colpo di acceleratore
improvviso allo sviluppo degli
avvenimenti. Il processo di logoramento dell’equilibrio internazionale era in atto da tempo e la
gerontocrazia del Cremlino ha
colpe gravi e responsabilità primarie nel deteriorarsi della situazione, ma il salto di qualità
è avvenuto col trattato cino-giapponese e con quello cino-americano. Da quel momento si è innescata l’operazione Cambogia e
poi, come sua conseguenza, la
spedizione punitiva cinese contro Hanoi.
Chi non vede queste concatenazioni non ragiona con la logica, ma con la passione di parte.
In realtà tutto era stato saggiamente antiveduto fin dal “summit" della Guadalupa, da Schmidt
e da Giscard. Gli europei, una
volta tanto, avevano visto giu
sto. L’Italia, come sempre, non
c’era. Se ci fosse stata, è difficile prevedere come si sarebbe
schierata: probabilmente sarebbe rimasta muta ».
Sono osservazioni intelligenti,
acute. Noi preferiamo farne una
versione problematizzata, cioè:
formulare le idee dell'articolista
sotto forma di domande, non come valutazioni già decise e già
accettate.
Per es.: è proprio vero che la
Cina sia stata « lasciata a marcire in un immenso ghetto »?
Non hanno invece proprio i paesi capitalisti, da alcuni anni, fatto ogni sforzo per stabilire rapporti (anzitutto d’affari, ovviamente!) con la Cina?
Ed è vero che la « gerontocrazia del Cremlino ha colpe gravi
e responsabilità primarie nel deteriorarsi della situazione »? O
non ne ha di ben maggiori la Cina, con il suo prepotente imperialismo in tutta l’Asia?
E ancora: è vero che « tutto
era stato saggiamente antiveduto dal summit della Guadalupa,
da Schmidt e da Giscard »? Oppure né Schmidt, né Giscard, e
neppure Carter, né Callaghan, in
quel summit, non avevano capito niente? ecc.
Governo l’ha sentita.
I consensi molto numerosi,
più del previsto sono venuti anche da aree che non hanno mai
manifestato particolare favore,
se non aperto contrasto con i
sistemi e le proposte di Pannella. Ma c’è di più: da diverse
parti sono stati espressi consensi impegnativi, formulate proposte, tantoché Pannella ha deciso di sospendere il suo digiuno in attesa di vedere quanta
attuazione si avviano ad avere
gl’impegni.
Di queste manifestazioni non
ne citerò nessuna per non omettere le più umili e non apparire di parte, citandone solo
alcune: ognuno può averne conoscenza sfogliando anche pochi giornali.
Ma la nostra posizione, qual
è? La fame nel mondo è una
sottoscrizione che questo giornale ha aperto nel 1968. Nei primi 5 anni furono raccolti in cifra tonda 12 milioni. Nei cinque
anni successivi, in cui la raccolta prese il nome di Fondo
di Solidarietà (con l’inclusione
di inondazioni, terremoti, difese razziali ecc.) si ricevettero
24 milioni. Attribuendo la metà
di questi alla fame possiamo
dire che per chi muore di fame
abbiamo raggranellato due milioni e mezzo all’anno. Una somma enorme rispetto ai 400 milioni del Governo Italiano. Ma nel
confronto di un arrotondato
numero di 25.000 valdesi siamo
sulle cento lire all’anno per persona, per chi muore di fame;
una media che indica soprattutto quanti non hanno dato nulla.
Questa scheletrica e approssimativa considerazione vuole anzitutto sottolineare che qualchecosa di più si può fare subito,
ora.
Ma si può anche fare dell’altro. Chiedere che il nostro Governo dia una cifra diversa da
quella moneta da pezzenti che
ha finora offerto, ma chiederlo
facendo sentire la nostra voce
scendendo in piazza, sui giornali o altrimenti, con forza, con
determinazione e con valide motivazioni: chiedère che si riducano le spese degli armamenti
(come ha già fatto l’on.le Fracanzani), che siano affrontati
con serietà i problemi degli sprechi, delle ruberie inaudite, degli scandali; e fare questo come
un impegno, attraverso le conferenze, i circuiti, le riunioni sinodali, senza timore di fare qualche gesto; chiediamo che il controllo e la pianificazione delle
nascite siano propagandati seriamente, rendiamoci conto che
il « movimento per la vita » è
un movimento per la carneficina dato che la difesa del nascituro in questa civiltà nucleare è
di fatto un allevamento di esseri destinati in gran parte a morire di fame, di radiazioni nucleari o di guerra.
Credo che dal digiuno di Pannella possiamo trarre questa
indicazione: fare subito qualche
cosa e continuare in tanti modi
la lotta contro la fame nel mondo, pur conservando la coscienza di servi inutili.
G. A. Comba