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Anno 118 - n. 19
7 maggio 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
1 gruppo bis/70
BIBi. Í i.T"X’A VALiirÒE
IÜ06G r-EILiCE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
INTERVISTA AL PASTORE LUCIANO DEODATO
Hanno voluto colpire la pace
Mentre a Roma, alla Camera,
giaceva in qualche sperduto cassetto la legge per la protezione
civile, già approvata dal Senato,
il drago fumante di Todi sputava, per due lunghissime ore, vittime e fiamme nel dedalo di vicoli della città medioevale. In
questo palazzo rinascimentale
del ’500, che la Curia di Todi affitta dal giorno in cui ha dovuto
chiudere (per scarsità di vccazioni) il seminario di preti che vi
ospitava, si è consumato un nuovo triste capitolo dell’Italia dei
disastri.
Terremoti, alluvioni e via via
sino al piccolo fanciullo precipitato nel pozzo di Vermicino sembrano non aver insegnato nulla
in materia di prevenzione e soccorso. I responsabili della «XIV
Mostra del mercato dell’antiquariato » non avevano richiesto al
comando provinciale dei vigili
del fuoco il ’’certificato antincendio” previsto, anzi reso obbligatorio, dal decreto apparso
il 9 aprile 1983 sulla Gazzetta Ufficiale in materia di agibilità e
sicurezza. Potevano farlo perché
la Mostra di Todi aveva aperto i
suoi battenti solo il 27 marzo,
dunque qualche giorno prima
della pubblicazione del decreto.
Ma se i responsabili della Mostra avessero richiesto l’approvazione — come moralmente erano tenuti a fare per un luogo in
cui transitavano quotidianamente centinaia di persone — la Mostra non si sarebbe aperta data
la situazione di alta pericolosità
in cui si svolgeva: esposizione di
materiali infiammabili, nessuna
uscita di sicurezza, nessuna norma antincendio applicata... Una
Mostra, quella di Todi, che ha
registrato sino all’ora della tragedia un incasso superiore ai 10
miliardi. Dunque, molti affari. E
molti soldi spesi in arredamento
per rendere sempre più elegante
l’ambiente, ma quasi nulla è stato speso in estintori, impianti
elettrici di sicurezza e materiale
antincendio. Molta scena e poca
sostanza. Risultato: prevenzione
zero.
In fatto poi di soccorsi è doveroso sottolineare il fatto che se
non ci fossero stati, al momento
del rogo, aiuti volontari come
quello prestato da un padovano
che parcheggiando il suo camion
sotto le finestre è riuscito a salvare quelli che si gettavano nel
vuoto o il gruppo di giovani
speleologi che ha tratto in salvo
gente imprigionata dalle fiamme, i morti anziché 34 sarebbero stati molti di più. A Todi, diciottomila abitanti, ci sono solo
tre vigili del fuoco... È chiaro che
urge per il nostro Paese un servizio civile efficiente con un organico basato sulle necessità reali del Paese e non un servizio civile come quello attuale (alternativo al servizio militare) che va
avanti sulla base di convenzioni
con enti privati e seguendo i desideri di ciascuno. Questa richiesta esprime, sono convinto, una
domanda reale della base del nostro Paese ormai stanco di assistere, con angoscia e impotenza,
alla disorganizzazione ed alla if>*'*fìcienza denunciati all’indomani di ogni catastrofe, ma perpetuati nel tempo.
Giuseppe Platone
Sdegno e commozione in un ordine del giorno
il duplice assassinio di Palermo - L’on. Pio La
delle Chiese valdesi e metodiste siciliane per
Torre, un uomo conosciuto e amato dal popolo
— L’Assemblea del Circuito siciliano ha avuto luogo a Palermo proprio il giorno dopo l’assassinio di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. Immagino che questo nuovo atto criminale abbia
pesato duramente anche sulla vostra assemblea.
— Mentre eravamo riuniti nel
tempio di via Spezio, nella piazza
adiacente, in P.za Politeama, una
grande folla ascoltava il discorso
di Luciano Lama. Avevamo voglia
di partecipare anche noi alla manifestazione di solidarietà e Protesta; ma purtroppo la necessità
di discutere le questioni inerenti
la vita della chiesa non ce l’ha
consentito. Abbiamo comunque
voluto esprimere il nostro pensiero in un ordine del giorno approvato all’unanimità, nel quale
abbiamo cercato di esprimere il
nostro sdegno e la nostra commozione.
— NeU’ordine del giorno si fa
riferimento alla mafia e ai movimento per la pace.
— Penso che stroncando un
uomo come Pio La Torre si sia
forse cercato di far tacere uno
che poteva collaborare col generale Dalla Chiesa nella durissima
lotta contro la mafia. Ma di fatto
si è infarto anche un gravissimo
colpo al movimento per la pace
in Sicilia. E noi abbiamo voluto
collegare esplicitamente l’assassinio di Pio La Torre alla lotta a favore della pace. Non soltanto perché questa è stata una delle prime ipotesi a circolare nell’ambito della Federazione del PCI, ma
anche perché la sua morte rischia di indebolire in un momento grave e cruciale il movimento siciliano per la pace. Noi confidiamo che ciò non avvenga per
la capacità che il popolo in questi
terribili ultimi anni ha dimostrato di resistere al disegno eversivo che assume coloriture diverse
a seconda delle regioni: Brigato
rosse al centro e al nord, cam.orra nel Mezzogiorno, mafia in Sicilia.
— Come segretario del Conve
gno di Pentecoste a Comiso sei
da tempo inserito nel movimento
per la pace. Potresti dire qualcosa dell’apporto che vi ha dato
Pio La Torre?
Un ricordo personale
— Ho conosciuto Pio La Torre
alcune settimane fa a Palermo in
occasione di una riunione dei comitati per la pace. Era un momento delicato perché si tentava
di formare un comitato di coordinamento regionale. Erano presenti segretari e responsabili sia
dei partiti della sinistra, sia di
forze sindacali, le AGLI, gli artigiani, le forze culturali, ecc. Come si può facilmente comprendere, le opinioni erano divergenti
ed anziché costituire una unità
tra le varie forze, si correva il
rischio di una frammentazione
del movimento. Alla fine ha preso
la parola Pio La Torre. Il suo è
stato un intervento pacato, dotato di forte realismo, direi anche
di umiltà. Non conoscendolo di
persona mi domandai chi fosse
quella persona che con lucidità
rimetteva il discorso nei suoi binari e riusciva a trovare quel
punto di accordo così necessario
in quel momento. Ma fui affascinato, lo confesso, dal suo discorso e mi accorsi che tutti in sala
lo ascoltavano con profondo rispetto. Dopo il suo intervento
non ci fu gran che da aggiungere
e la riunione si concluse positivamente. Si raggiunse infatti in
quel momento l’unità a lungo
cercata.
— E a Comiso?
— A Comiso si è visto il frutto di questa azione il 4 aprile,
nella grande manifestazione che
ha visto la partecipazione di circa 100.000 persone. Senza sottovalutare l’apporto positivo di tanti anonimi, penso che questo risultato sia dovuto soprattutto all’acume e all’intelligenza di Pio
La Torre in quel momento delicato e fondamentale.
DAGLI STUDI BIBLICI DELLA CONFERENZA DEI PAESI LATINI
Ai cristiani nella dispersione
Fratelli non mormorate gli uni contro gli altri, onde non siate
giudicati; ecco, il Giudice è alla porta. Prendete, fratelli, per esempio
di sofferenza e di pazienza i profeti che han parlato nel nome del
Signore Ecco noi chiamiam beati quelli che hanno sofferto con costanza. Avete udito parlare della costanza di Giobbe, e avete veduto
la fine riserbatagli dal Signore, perché il Signore e pieno di compassione e misericordioso. . ,
Ma, innanzi tutto, fratelli miei, non giurate ne per il cielo, ne
per là terra, né con altro giuramento; ma sia il^ vostro sì, si, e il
vostro no, no, affinché non cadiate sotto giudicio.
C’è fra voi qualcuno che soffre? Preghi. C’e qualcuno d’animo
lieto? Salmeggi. C’è qualcuno fra voi infermo? Chiami gli anziani
della chiesa, e preghino essi su lui, ungendolo dolio nel nome del
Signore; e la preghiera della fede salverà il malato, e il Signore^ lo
ristabilirà; e s’egli ha commesso dei peccati, gli saranno rimessi.
Confessate dunque i falli gli uni agli altri, e pregate gli uni per
gli altri onde siate guariti; molto può la supplicazione del giusto,
fatta con efficacia. Elia era un uomo sottoposto alle stesse passioni
che noi, e pregò ardentemente che non piovesse, e non piovve sulla
terra per tre anni e sei mesi. Pregò di nuovo, e il cielo diede la pioggia, e la terra produsse il suo frutto.
Fratelli miei, se qualcuno fra voi si svia dalla venta e uno lo
converte, sappia colui che chi converte un peccatore dall error
della sua via salverà l’anima di lui dalla morte e coprirà moltitudine di peccati. (Giacomo 5; 9-20).
Neirultima parte della sua lettera, Giacomo dà delle indicazioni per varie situazioni che possono sorgere nella comunità.
IL RINNOVAMENTO
DELLA CHIESA
Non mormorale: si può pensare a liti tra fratelli, ma l'esempio dei profeti, citato subito dopo, ci orienta in un’altra direzione. Ci si può lamentare dei
fratelli anche per motivi spirituali, e ben fondati. Quali possono essere questi motivi? Per
esempio, lo scarso impegno degli altri, rindifferenza, l’attaccamento a tradizioni senza vita, la
chiusura nelle attività interne,
senza sensibilità per la situazio
ne circostante. In questo caso
può capitare che i membri più
sensibili e più vivi si propongano di seguire il modello dei profeti, predicando il rinnovamento
della chiesa e sottoponendo il
suo comportamento a una critica severa. Ma questa critica causa a sua volta delle forti tensioni nella comunità.
A chi si propone il rinnovamento della chiesa Giacomo ricorda alcune cose molto semplici, quasi irritanti nella loro semplicità, ma molto vere.
Anzitutto lavorare per il rinnovamento non .significa sostituirsi
a Dio nel giudizio sopra la sua
chiesa. 11 giudizio c’è, è vicino:
il Signore, che è anche l’unico
giudice legittimo della chiesa, sta
alla porta; ma non solo per gli
« altri », per tutti. Attenzione a
non giocare ai profeti. I profeti
hanno annunciato il giudizio, è
vero. Ma lo hanno annunciato
non ponendosi fuori della comunità d’Israele, ma ponendosi in
una situazione di totale solidarietà col popolo, cioè anch’essi
sotto il giudizio. Per questo Giacomo, che sa benissimo chi sono
i profeti e non li confonde con
dei modelli di rassegnazione, che
sa benissimo che « hanno parlato nel nome del Signore », in modo potente e niente affatto debole, addita ad esempio questi
due aspetti del loro ministero:
la sofferenza e la pazienza. Chi
ha più sofferto dei profeti, di
fronte alla necessità di annunciare il giudizio a un popolo che
amavano e di cui si sentivano
parte integrante? Chi è stato più
paziente di loro nel riprendere
sempre di nuovo, con sempre
nuovi argomenti, l’invito al pentimento? Se si vuol veramente
rinnovare la chiesa, bisogna essere disposti a questo. Senza dimenticare che Gesù ha dichiarato « beati » quelli che soffrono
a causa della giustizia.
La pazienza di Giobbe: è una
pazienza di tipo diverso da quella dei profeti, tanto è vero che
in greco si usa una parola diversa, la parola classica per indicare la sopportazione sotto una
sofferenza grave. L’esempio di
Giobbe serve a Giacomo per sottolineare la disponibilità ad accettare la sofferenza, contrappoBruno Rostagno
(continua a pag. 7)
— Come ha reagito la gente in
Sicilia alla notizia dell’assassinio?
— Quando nella mattinata di
venerdì si è diffusa la notizia ho
potuto constatare la capacità
della gente di qui di non perdere
la testa. Ognuno per la strada
esprimeva sgomento. Ci si rendeva conto che le forze oscure
del male erano attivamente pre
a cura di
Franco GiampiccoU
(continua a pag. 2)
Violenza mafiosa
Le Chiese Evangeliche valdesi
e metodiste della Sicilia, riunite a Palermo nella loro Assemblea annuale il 1° maggio 1982,
dolorosamente colpite dal vile
assassinio dell'On.Ie Pio La Torre e del suo autista Rosario Di
Salvo, esprimono ferma condanna nei confronti di questo gravissimo episodio di violenza mafiosa. volto a colpire oltre che uomini, anche il processo di rinnovamento e di riscatto del Meridione. che passa oggi anche
attraverso il movimento per la
pace, di cui Pio La Torre era interprete e protagonista;
auspicano che gli assassini e
i loro mandanti siano assicurati
alla giustizia e sia fatta piena
luce su questo come sugli altri
episodi di violenza criminale e
mafiosa, verificatisi in questi ultimi anni in Sicilia; auspicano
che il popolo siciliano, lungi dal
lasciarsi intimidire da questi atti criminosi, lotti con rinnovata
energia a favore della pace, della democrazia e della libertà.
2
2 vita delle chiese
7 maggio 1982
In autunno, emittente evangelica?
TRIESTE: INTERVISTA A CLAUDIO MARTELLI [JnS P3SC|U3
a New York
_ — L’assemblea della Federazione delle Chiese Evangeliche
dei Triveneto che si è tenuta a
Mestre lo scorso 28 marzo è stata dedicata essenzialmente al
problema della radio. Come mai?
— Il nostro Circuito e la stessa Federazione Regionale stanno discutendo da almeno due anni la problematica dell’evangelizzazione. La radio è solo un
aspetto della questione. Tutto il
discorso deve essere inserito nel
più ampio problema della realtà
delle nostre Chiese che sono microscopiche isole di minoranza
in un contesto cattolico e nemmeno dei più progressisti. Pensiamo al Veneto e al suo tradizionalismo cattolico anche in
politica e al Friuli Venezia Giulia con i suoi vari « nazionalismi » che si coalizzano attorno
all’istituzione ecclesiastica : friulano, sloveno, italiano. In un simile contesto è necessario prendere la strada di una strategia
di evangelizzazione intesa in termini nuovi rispetto al passato.
Non solo portare gente a rinsanguare le nostre comunità ma
creare un’area protestante assai
più vasta che, specialmente per
quanto riguarda Trieste, è possibile in considerazione del fatto
che molte persone provengono
da famiglie protestanti (anglicani, luterani, elvetici) e che la tradizione multinazionale della città, e la cultura che ne deriva,
può facilitare questo compito.
Non dimentichiamo poi che la
città di Trieste è l’unico nucleo
Colpire
la pace
(segue da pag. 1)
senti in mezzo a noi, ma si leggeva negli sguardi della gente la
determinazione a resistere. So
che all’Università di Palermo il
rettore ha dato subito ordine di
sospendere ogni attività, che nelle scuole di Caltanissetta sono
spontaneamente nate manifestazioni di protesta, e l’elenco potrebbe continuare. C’è stata immediatamente una grande mobilitazione ovunque e la Federazione regionale del PCI ha stampato in tempi brevissimi migliaia
di manifesti che sono partiti per
tutte le direzioni raggiungendo
nel pomeriggio località più lontane. La gente li prendeva senza
il solito sospetto, nella ricerca
di sapere, di capire.
Pio La Torre era conosciuto ed
amato dal popolo. Nella lotta per
l’occupazione delle terre, che qui
nel Sud mi pare abbia avuto un
effetto analogo alla lotta partigia.
na ed alla Resistenza del Nord,
egli era stato in prima fila. L’ideale che Io muoveva era facilmente comprensibile da un popolo per il quale la terra era praticamente tutto. Né è da dimenticare che La Torre, come figlio
di contadini, sapeva parlare il linguaggio dei contadini.
— Lotta per la pace. E ora?
— Ora si tratta di fare in modo
che il contributo dato da Pio La
Torre alla nascita e alla unità
del movimento per la pace, attorno al quale si riuniscono le forze che vogliono riscattare il Mezzogiorno conducendo una battaglia che ha contemporaneamente
una dimensione europea, non vada perso, ma si rafforzi e sia ripreso e portato avanti con uguale
impegno, passione, lucidità ed
onestà da tutti noi. Questo è il
modo migliore, mi pare, di raccogliere l’eredità spirituale di un
uomo che, attraverso la sua militanza politica si è sforzato di
dare un contributo alla liberazione della sua gente, pagando alfine con la vita.
a cura di F. Gianipiccoli
urbano a grande concentrazione
dell’Italia nord orientale (250.000
abitanti) ad esclusione di Venezia-Mestre.
— Qual è stata la proposta
presentata a Mestre?
— Abbiamo tenuto conto degli orientamenti emergenti dalie
varie proposte di legge in fase
di studio da parte delle forze politiche che prevedono, per la radio privata, una limitazione di
diffusione del segnale su aree
molto ristrette. Abbiamo perciò
scartato il primo progetto che
prevedeva un’unica emittente
per l’intero territorio del Veneto e del Friuli Venezia Giulia
(con una serie di ponti radio si
sarebbe potuta servire l’intera
zona anche se con costi d’impianto assai rilevanti) per concentrarci su una prima stazione
che possa servire solo la città
di Trieste e le zone limitrofe
(circa altri 100.000 abitanti). Un
tale tipo di emittente comporta
costi di impianto e di gestione
molto limitati. Abbiamo anche
tenuto conto della professionalità di alcuni di noi nel dare il
via all’esperimento e dell’esperienza maturata in parecchi anni di servizio radiofonico evangelistico in varie radio private della zona e nella stessa Rai.
Obiezioni
— Qualcuno ha obiettato che
sarebbe stato forse più opportuno appoggiarsi ulteriormente
ad altre emittenti o servirsi ancora delle discipline di aceesso
alla Rai per far sentire la nostra voce.
— Proprio in base all’esperienza passata ci stiamo orientando
verso una nostra emittente. Le
discipline d’accesso Rai oggi, a
Trieste, ospitano vari gruppi religiosi — Testimoni di Geova,
Avventisti, Chiesa di Cristo, ecc.
— e non riteniamo opportuno
entrare a far parte di un « pac
chetto » di voci che finiscono
per essere ghettizzate in questo
particolare tipo di programma.
L’ospitalità poi in altre emittenti private dura quel che dura e
inevitabilmente finisce per lasciarci addosso un poco del colore del padrone d’antenna. Senza contare che si tratta di spazi
assai ristretti, delle difficoltà
tecniche per ottenere programmi qualitativamente accettabili
e che aH’improvviso possiamo
essere messi alla porta. Il nostro
progetto prevede una nostra stazione, modesta alfiinizio, che cominci a trasmettere per qualche
ora al giorno, programmi nostri
e realizzati tenendo conto della
realtà locale.
— Ci sono altre radio private
protestanti in Italia. Qual è la
tua impressione sul lavoro che
vanno svolgendo?
— Anche qui da noi ce ne sono: a Trieste e a Pordenone. In
genere sono gestite da missionari americani che non hanno
nessun rapporto reale con la popolazione. Hanno però parecchi
soldi e spesso buoni impianti.
Le loro trasmissioni si caratterizzano per una proposta evangelica del tutto avulsa dal quotidiano : una visione biblica fondamentalista, una predicazione che
segue schemi che appartengono
ad un’altra cultura, mentalità,
storia.
— Come pensate di rendere
operativa la vostra proposta?
— Ci metteremo al lavoro già
questa primavera. La radio evangelica di Trieste dovrà nascere
come lavoro delle tre Chiese federate triestine: Valdese, Metodista e Battista ed essere aperta
alle altre confessioni protestanti.
Luterana ed Elvetica, e all’area
di dissenso cattolico se si farà
avanti. Acquisteremo apparecchiature usate e ci installeremo
nei locali della Chiesa Metodista
di Scala dei Giganti (o altrove
se sarà possibile e soprattutto
gratuito). Da quello studio rilanceremo un segnale sul ciglione carsico dove piazzeremo una
antenna e da lì potremo servire
tutta l’area urbana e anche oltre.
Dovremo raccogliere una decina
di milioni. Contiamo di farlo in
parte localmente, in parte con
l’aiuto delle Chiese del Triveneto, in parte con una sottoscrizione nazionale. Poi cominceremo a trasmettere, speriamo in
autunno.
Programmi
— QuaU saranno i vostri programmi, come li realizzerete, come risolverete U problema del
funzionamento dell’emittente?
— I programmi saranno di
vario tipo e tutti caratterizzati-,
se cosi mi posso esprimere, da
un’ottica protestante. Dovranno
essere vari, non noiosi, ben realizzati tecnicamente, aperti e intelligenti. Ci occuperemo di cultura, di notizie (non faremo concorrenza ai giornali radio ma
cercheremo di leggere la notizia
diversamente) di musica e ovviamente di evangelizzazione. Molto del materiale lo realizzeremo
nel nostro studio, parte in esterno, parte lo richiederemo alla
Facoltà di Teologia (non dovrebbe essere impossibile farci giungere qualche cassetta registrata
a dovere a Roma), alla Tavola,
alla Federazione Nazionale, ai
vari esperti e pastori che abbiamo in tutta Italia. Attorno alla
nostra proposta c’è molto interesse da parte di amici, anche
non credenti, disposti a darci
una mano. La radio dovrà funzionare tutta sul volontariato.
Fortunatamente qualcuno di noi
ha una lunga professionalità alle
spalle da mettere al servizio di
altri che vogliono cominciare
questo nuovo lavoro.
a cura di Giovanni Carrari
Dopo aver condiviso la vita
degli studenti di alcune Università di Boston, passeggiato nei
parchi estesi di Washington, Filadelfia e New York, ammirato
le notevoli collezioni di quadri e
sculture di ogni tempo, riletto attentamente lo Statuto delle Nazioni Unite per coglierne il significato pacifista, con un sentimento di fiducia e di quiete sono entrata nel grazioso tempio valdese di New York.
Accolta con espressioni di amicizia, ho stretto la mano ad alcuni membri delle famiglie Albo,
Beux, Janavel, Pascal, Stallò e
di tante altre dai nomi tipicamente valdesi e conversato con
i signori Arbuthnot, sinceri amici della Chiesa valdese. Con emozione ho assistito al culto in cui
i cantici in inglese .si alternavano agli Psaumes, culto celebrato
dal pastore Alfredo Janavel con
predicazione in lingua inglese
della studentessa in teologia Erika Tomassone.
Otto ore di volo mi separavano veramente dalle Valli Valdesi?
Non ero piuttosto in uno dei nostri antichi templi intorno ad un
Tavolo di S. Cena? In quelle famiglie ho sentito che la tradizione non era spenta, che le mani
di coloro che preparavano l’agape fraterna perfettamente organizzata erano simili a quelle che
la preparano in Italia, che le parole di benvenuto rivolte a me
e a Michèle Jouvenal erano sincere, che rincontro inatteso con
ospiti provenienti da Torino formava un legame con il passato,
che il ricordo di parenti ed amici italiani era sempre vivissimo,
che l’arrivo negli Stati Uniti del
Moderatore Bouchard il giorno
stesso costituiva per i membri
di Chiesa una visita apprezzata.
Conscia del privilegio vissuto
il giorno di Pasqua, trasmetto
il memore saluto dei Valdesi di
New York ai Valdesi italiani.
L. R.
CORRISPONDENZE
Visita del Coro giovanile di Essen
FIRENZE — Il Coro Giovanile della Chiesa della Resurrezione di Essen (Germarda Federale) e la impareggiabile direttrice, la signorina Ursula Von den
Busch, sono ben noti a Firenze
e anche alle Valli Valdesi, già
dal 1971 : alcuni elementi sono
certamente cambiati in questi
anni, ma la maestria del Coro
mantiene sempre la sua freschezza e il suo fascino. Noi li abbiamo incontrati anzitutto in via
Manzoni giovedì 1° aprile, alle
ore 20 per l’agape fraterna; la
differenza di lingua non ha impedito la cordialità dell’incontro, grazie anche all’aiuto di sei
traduttrici ; il gruppo giovanile
si è affiatato subito con l’aiuto
di un certo linguaggio universale che solo i giovani conoscono.
Ci è stato fatto omaggio di un
magnifico disco con alcune delle esecuzioni tipiche del Coro.
Venerdì 2, alle ore 21, il Coro
ha tenuto il suo concerto presso
la chiesa di Santa Felicita in Oltrarno, con musiche di Frescobaldi, Bach, Brahms, Hufschmidt, Purcel, Reda, dal rinascimento ad oggi! Meraviglioso il
Coro e ammirevole l’organista,
il sig. Helmut Langnbruch: perfetta la direzione della signorina
Ursula Von den Busch.
Nel pomeriggio di domenica
4 aprile un buon numero di cattolici e protestanti si sono riuniti presso il Centro Comunita
rio Valdese di Via Manzoni per
ascoltare il past. Renzo Bertalot
che ha parlato sul tema « Ecumenismo e Parola di Dio ». Dopo una rapida panoramica sui
momenti principali del Movimento Ecumenico, il past. Bertalot
ha fatto il punto sulla situazione attuale con particolare riferimento ai documenti elaborati da
gruppi misti cattolici e protestanti. L’interessamento maggiore dei presenti, tuttavia, si è rivolto alla traduzione ecumenica
in lingua corrente della Bibbia,
proprio perché il past. Bertalot
è responsabile in Italia del'’Alleanza Biblica Universale. Egli
ha comunicato le notizie più recenti sia sulla traduzione dell’Antico Testamento in corso di
compimento, sia sulla diffusione
della Bibbia e delle varie traduzioni nei vari paesi del mondo.
Due lezioni
del prof. Soggin
PALERMO — Invitato dal
Concistoro della Chiesa Valdese
di Palermo il prof. Alberto Soggin ha gentilmente accettato di
venire tra noi ( accompagnato
dalla gentile signora) dal 23 al
25 aprile.
Abbiamo pensato che anche
altri potevano approfittare di
questa presenza e così venerdi
23 aprile abbiamo avuto qui in
via Spezio un incontro pastorale
a cui hanno partecipato quasi
tutti i pastori valdesi della Sicilia per due lezioni quanto mai
nutrite e interessantissime : « La
teologia dell’Antico Testamento
dopo Von Rad » e « Profezia e
Apocalittica ».
Il sabato pomeriggio il prof.
Soggin ha tenuto un’avvincente
conferenza pubblica su « Il libro
del Deuteronomio, una chiave
di lettura dell’Antico Testamento ».
E infine domenica mattina, il
prof. Soggin, dopo aver presieduto il culto, ha partecipato assieme a sua moglie, ad un’àgape
fraterna nel salone delle attività,
circondati da tanti fratelli e sorelle in Cristo, trascorrendo così
alcune ore in lieta comunione
fraterna.
Vogliamo ancora ringraziare il
prof. Soggin per questi tre giorni che ha voluto dedicarci e per
l’arricchimento biblico che ci ha
portato.
Festa di canto delle
Scuole domenicali
TORINO — Domenica 25 aprile nella chiesa battista di via Viterbo, stracolma di gente, dieci
scuole domenicali (di apostolici,
pentecostali, fratelli, battisti e
valdesi) hanno riempito il pomeriggio di musica e di canto, con
la foga dei bambini e con l’entusiasmo e la passione di un
buon numero di monitori. Alcuni adulti ci hanno aiutato a riflettere sul senso del nostro lavoro (Eugenio Bernardini che ha
raccontato del lavoro delle scuole domenicali in Costarica, Franco Girardet che ci ha presentato
il programma del servizio istruzione e educazione della Federazione delle Chiese Evangeliche in
Italia, Aldo Garrone che ha ricordato gli inizi di queste giornate di canto delle scuole domenicali a Torino). Una giornata
riuscita, che ha permesso a chi
si avvicinava per la prima volta
a questo tipo di riunione di capire il gran lavoro di chi l’ha
preparata e la gran varietà di
espressioni, sia come contenuto
che come tipo di musica. Dalla
sobrietà riformata all’entusiasmo risvegliato, dalla ricerca pacata alla gioia esuberante: cosi
ci hanno colto i bambini torinesi
facendoci a nostra volta riflettere su quel che siamo chiamati a
fare e, forse, su quel che qui e
là qualcuno di noi sta facendo.
I gelati per i bimbi, un banco di
libri evangelici e l’occasione di
conversazioni tra amici di denominazioni diverse hanno chiuso
questa giornata di canto, che è
giunta ormai al suo diciassettesimo anno di vita.
3
7 maggio 1982
vita delle chiese 3
A MEANA DI SUSA L’INCONTRO REGIONALE FDEI
Essere costruttori di pace
Ripensando alle notizie appena
udite dal giornale radio sul pericolo della guerra anglo-argentina, siamo partite domenica 25
aprile verso Meana di Susa per
trattare il tema « La pace » nel
centro battista Martin Luther
King.
Abbiamo partecipato al culto
di S. Cena presieduto dalle sorelle battiste, insieme alla piccola
comunità locale meditando sul
testo della riconciliazione prospettato dall’Epistola agli Efesini 2.
Presenti unioniste valdesi provenienti da Riclaretto, Pomaretto, Villar Perosa, Pramollo, Pinerolo, Torre Pellice e Torino e battiste di Torino, Lucento, Rivoli e
Mompantero, ha inizio alle 14 il
programma con la lettura di passi biblici e brani di autori, primo
fra tutti, Martin Luther King sul
tema proposto.
Subito dopo un rappresentante
regionale del M.I.R. ci ha fatto
la storia di questo movimento
nato nel 1914 in Inghilterra e di là
portato in tutto il mondo. Con
un’esposizione molto chiara ci ha
presentato tutto lo sviluppo di
questo gruppo in cui lavorano
persone di tante fedi religiose diverse e di tanti partiti politici
che si riconoscono fratelli per
costruire un mondo più giusto
fondato sulla pace fra i popoli.
Tutte le presenti si sono poi
divise in quattro _gruppi di lavoro
dove hanno studiato e discusso:
1) il salmo 85; 2) le beatitudini;
3) la nonviolenza; 4) l’obiezione
di coscienza.
Nella discussione finale il lavoro è stato così sintetizzato:
1) Dallo studio del salmo 85 è
emerso che la guerra è un problema; la pace non lo è: è un comandamento e un rischio.
2) Le beatitudini non impongono al cristiano, come si è sempre pensato, una condizione di
sottomissione e servilismo, anzi
lo stimolano ad adoperarsi per
la pace e la giustizia.
3) La nonviolenza comincia nel
nostro intimo e si esprime nel rispetto del prossimo, tenendo presente che Cristo ci ama entrambi ed è morto per tutti. Auspichiamo che nella lotta alla violenza armata nel nostro paese
non si instauri l’uso della tortura.
4) Ci esprimiamo favorevolmente verso l’obiezione di coscienza perché la riteniamo una
esperienza valida di testimonianza. La famiglia dovrebbe curare
nei giovani una sensibilità verso
questa alternativa smitizzando il
servizio militare. La chiesa, inoltre, dovrebbe incoraggiare questo servizio utile come esperienza a chi lo riceve, ma ancora di
più a chi lo compie.
Ringraziando il Signore con
dei canti per la intensa giornata
trascorsa ci siamo congedate dalle sorelle hattiste riconoscenti
per tutto il lavoro fatto per noi
e invitandole a venire presto alle
Valli.
Vera Long
ALLE VALLI VALDESI
In visita ai luoghi storici
TORRE PELLICE — Sabato
e domenica 1 e 2 maggio sono
stati ospiti di Torre Pellice i fratelli della comunità di Milano.
Dopo la visita ai luoghi storici,
avvenuta il sabato, la giornata
si è conclusa con un piacevole
incontro a cui hanno partecipato molti membri della nostra
chiesa. Nel corso della domenica
ci sono stati altri momenti di incontro : al culto, allietato dal
canto dei bambini di Milano, e
poi nel dopopranzo tra i bambini, che, tra giochi e canti, hanno
fraternizzato facilmente. I Cadetti e i monitori hanno organizzato con successo questo affollato incontro di bambini. I monitori della Chiesa Riformata
francese in visita alla valle hanno potuto conoscere il lavoro di
due scuole domenicali, una di
città e una di campagna; è stata anche per loro una interessante esperienza.
• La Comunità di Torre Pellice è stata impegnata nella organizzazione della Conferenza
delle Chiese dei Paesi Latini; le
sorelle della Unione del Cucito
hanno assicurato, durante i lavori, il servizio di buffet, apprezzato con riconoscenza da tutti i
delegati. La Corale è intervenuta nel corso di un ricevimento,
tenutosi alla Foresteria, organizzato dal Comitato dei Ricevimenti.
• Domenica 9 maggio si terrà
l’Assemblea di chiesa: saranno
eletti dei nuovi membri del Concistoro.
• La Società di Cucito ha effettuato la sua gita a S. Marzano Uliveto, accolta calorosamente da quella comunità.
• Sono deceduti i fratelli Malan Emery e Malan Prospero ; alle famiglie giunga la simpatia
fraterna della comunità.
Cena comunitaria
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Organizzata dalla Commissione
Stabili, avrà luogo sabato 8 c.m.
alle ore 19.30 nella Sala Albarin,
una cena comunitaria.
Il provento andrà a favore dei
lavori di restauro al tempio.
Durante la cena alcuni componenti del gruppo lusernese, che
ultimamente ha visitato alcuni
paesi dell’Uruguay e dell’Argentina, parleranno del loro via,ggio e
delle loro esperienze turistiche
in quelle terre dell’America del
Sud.
Prezzo della cena: L. 6.500 (vino compreso).
Prenotarsi al più presto presso la cartoleria Meynet (Airali)
oppure presso il commestibili
Malan (Bellonatti).
• Le più vive congratulazioni
al piccolo Marco Gay, di anni
10, dei Bellonatti, che si è classificato al secondo posto al concorso per organo che ha avuto
luogo al Teatro Nuovo di Torino, la settimana scorsa.
Il bravo organista è allievo del
Centro didattico musicale di Torre Pellice, diretto dal M.o Desio.
Un mormone con noi
SAN SECONDO — Per la seconda volta, in occasione della
visita in Europa, abbiamo avuto
in mezzo a noi il fratello Marriner Cardon con il figlio, in occasione del culto del 2 maggio. E’
figlio di valdesi emigrati da questa zona negli Stati Uniti. Essi
sono ora membri di una comunità di Mormoni dell’Arizona. E’
un segno di fraternità che incoraggia e ci fa sentire più uniti nel
mondo.
• Domenica 25 aprile il culto
è stato presieduto dal fratello
Dino Gardiol, in sostituzione del
pastore impegnato in Val Germanasca. Domenica prossima 9
maggio il culto sarà presieduto
dal past. Arnaldo Gente. Li ringraziamo sentitamente.
• Domenica 23 maggio avrà
luogo a Ruata il bazar; ringraziamo fin d’ora tutti coloro che
lavoreranno e contribuiranno alla sua riuscita.
Graditi ospiti
PRAMOLLO — Ringraziamo
Renato Ribet che ha sostituito
il pastore domenica 18 aprile e
i giovani appartenenti al gruppo
FGEI-Valli che hanno presieduto il culto del 25 aprile, portandoci un messaggio chiaro ed attuale, ricco di spunti per una riflessione e un ripensamento personali.
• Sono stati battezzati : Yuri,
di Claudia e Silvano Plavan e
Romina, di Miranda e Italo
Long. Chiediamo a Dio di aiutare questi genitori ad essere
sempre di esempio ai loro figli.
• Domenica 9 maggio, alle ore
15 nella sala valdese di Ruata,
un gruppo di giovani e ragazzi
del Coretto di S. Germano, ci
presenterà « Rami secchi e foglie verdi », un programma di
canti, recite e diapositive, a cui
tutti sono invitati. L’incasso del
pomeriggio sarà per il Museo di
Pramollo.
Riuscito bazar
BOBBIO PELLICE — Un incoraggiante numero di persone
è intervenuto al Bazar preparato dall’Unione Femminile. L’incasso della giornata è stato destinato alla Cassa per la manutenzione degli stabili. Anche il
pranzo comunitario ha avuto
buon successo di partecipazione.
Al culto del 2 maggio è stato
presente un gruppo di monitori
della Chiesa Riformata Francese, guidati dal past. G. Cadier,
che hanno visitato i luoghi storici della Val Pellice. E’ stato un
incontro molto simpatico e molti amici francesi si sono ripromessi di intervenire all’incontro
del Colle della Croce nel mese
di luglio.
Festa di canto
ANGROGNA — Domenica 9
si terrà la festa di canto per i
bambini della Val Pellice; dopo
il culto a più voci (inizio ore
10,30) al Capoluogo i quasi 200
bambini raggiungeranno il Serre, poi Chanforan, il MuseoScuola degli Odins e la Ghieisa
d’ia Tana. Più tardi nella Sala
ci sarà la proiezione della video' cassetta-color su « Chanforan,
450 anni fa », spettacolo dei bambini delle Scuole domenicali di
Angrogna.
• Riunioni; mercoledì 5 a Cacet, giovedì 6 Odin-Bertot.
• Il Concistoro s’incontra martedì 11 alle 21, all’o.d.g.: liste dei
membri comunicanti, relazione
morale annua ecc.
Assemblea di Chiesa
VILLASECCA — Sabato 8
maggio, alle ore 20, seduta del
Concistoro. Domenica 9 maggio,
ore 10, Assemblea di Chiesa. Ordine del giorno: 1) lettura e discussione della Relazione morale 1981-82; 2) elezione degli Anziani di Bovile, Villasecca, Chiotti, Combagarino-Giulberto ; 3)
varie.
I membri di questi quartieri
sono pregati di interpellare i relativi candidati e di proporre i
loro nomi all’Assemblea.
SCUOLA LATINA
DI POMARETTO
Gite
scolastiche
Il programma di incontri della Scuola Latina è proseguito
neH’ultimo mese; studenti ed insegnanti si sono impegnati per
accogliere un gruppo di ragazzi
della Renania accompagnati da
alcuni giovani del Liceo di Torre
Pellice alla fine di marzo e, il 16
aprile, una numerosa comitiva di
insegnanti del Badén, che già
erano stati a Torre.
Sono stati due incontri senz’altro positivi, non solo per il lavoro di preparazione, vivo e coinvolgente per i ragazzi, ma per lo
scambio di idee e per un contatto con persone che sono liberamente in grado di valutare da
fuori il lavoro della scuola.
Il 17-18 aprile i ragazzi della
classe II hanno partecipato alla
gita organizzata a Como grazie
all’ interessamento del pastore
Briante e Signora. Siamo stati
accolti e guidati con grande disponibilità nella visita alla città,
con il suo duomo, il museo, la
chiesa di S. Fedele, il tempio voltiano, e poi nella gita a Brúñate
e nel viaggio con il battello sul
lago; ci accompagnavano anche
alcuni ragazzi della scuola domenicale di Como con cui abbiamo
trascorso anche la serata di sabato al centro di S. Fedele in un
clima di sana allegria. La domenica mattina la partecipazione al
culto ci ha dato la possibilità di
incontrare la comunità valdese
di Como.
Altrettanto bella e riuscita anche la gita che la l’» classe ha fatto a Toirano, visitando le grotte
e trascorrendo la giornata sulla
riviera ligure.
A. B.
1« CIRCUITO
Pullman per
Chivasso
In occasione del « Festival
Evangelico » del 15-16 maggio
a Chivasso le Corali Valdesi
organizzano dei pullman su
cui sono ancora disponibili
posti. Il Consiglio del 1° Circuito invita tutte le persone
interessate alla manifestazione del 16/5, che comprende la
Festa di canto, a prendere accordi con Franco Taglierò per
Bobbio-Villar (ancora 15 posti disponibili), con il maestro
Sappè o il pastore per Angrogna (10 posti). Oppure con i
responsabili delle altre Corali.
Società
di Studi
Valdesi
2° giornata
di studio
Alla Seconda Giornata di Studio organizzata il 15-16 ad Agape, di cui abbiamo dato il programma nel n. 17 del 23 aprile
scorso, si preannunziano una serie di interessanti relazioni di
cui diamo un elenco provvisorio
(in quanto altre si aggiungeranno).
— Architettura rurale in vai Pellice.
— Condizione femminile a Pomaretto.
— Stampa valdese alla fine del
XIX secolo.
— Esempi di architettura a Baizìglia.
— Storiografia della Istruzione
valdese alle Valli.
Il prezzo dell’incontro sarà di
lire 15.000 (anziché 20.(X)0, come
precedentemente annunciato).
Sabato 8 maggio
□ TELEPINEROLO
CANALE 56
Alle ore 18.55 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l’Evangelo »
(a cura di Marco Ayassot, Franco Davite e Attilio Fornerone).
Domenica 9 maggio
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.45: Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi dei II Circuito.
Lunedì 10 maggio
□ INCONTRO PASTORALE
PIOSSASCO — L'incontro pastorale
avrà luogo nella sala valdese (via Magenta) con inizio alle ore 9.30 col seguente programma:
— Riflessione biblica (Ruben Artus).
— Discussione sulla - pastorale dei
matrimoni interconfessionali ».
Portarsi il pranzo al sacco.
Venerdì 14 maggio
n ASSEMBLEA DEL
IN CIRCUITO
POMARETTO — Alle ore 20.30, presso
l'Eicolo Orando, avrà inizio l'Assemblea
del III Circuito.
Hanno collaboralo a questo
numero: Archimede Bertolino, Anna Bosio, Ivana Costabel, Franco Davite, Dino Gardiol, Liliana Ribet, Eugenio
Rivoir, Aldo Rutigliano, Franco Taglierò, Giorgio Toiirn.
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4
4 vita delle chiese
7 maggio 1982
CAMPANIA: ATTIVITÀ’ DEL COLLETTIVO TEOLOGICO
Studiare il passato
per capire il presente
E’ veramente difficile il rapporto fra le nuove generazioni
evangeliche e la ricerca teologica
di Vittorio Subilia?
Francesca Spano, su "Gioventù
Evangelica” di febbraio, si pronuncia in questo senso; ma il lavoro svolto negli ultimi mesi dal
Collettivo Teologico campano
sembra dare indicazioni di segno
differente. Infatti, nel corso di 5
riunioni tenutesi fra il 30 gennaio
e il 17 aprile, è stato affrontato il
problema del liberalismo teologico seguendo la traccia rappresentata dal libro (di Subilia, per
Tapptmto) « Il protestantesimo
moderno tra Schleiermacher e
Barth ». Facendo un bilancio dell’iniziativa, l’elemento che balza
agli occhi è proprio l’atteggiamento tenuto dai giovani della
EGEI: nel corso degli incontri,
infatti, proprio da loro è venuta la maggiore adesione alle
tesi del testo preso in esame. Al
contrario, le critiche a Subilia
sono state avanzate dal gruppo
che si potrebbe definire « dei
quarantenni », e che comprende
diversi di quelli che qualche anno fa sono stati in Campania gli
animatori di una EGEI ormai parecchio diversa dall’attuale.
Ma andiamo con ordine. La
teologia liberale è quella che nel
secolo scorso ha tentato di conciliare TEvangelo con la cultura
del tempo; anzi, di giustificarlo
in base ad essa. Così, gli illuministi hanno tentato di mettere insieme fede e ragione, i romantici
hanno fatto lo stesso col sentimento, gli idealisti con la dialettica, i positivisti con la fiducia
nel progresso tecnologico. Più di
recente, invece, è sorta la tentazione di vedere Dio come il garante di progetti di trasformazione sociale, soprattutto di sinistra. Il libro dà conto di tutte
queste tendenze, e si conclude
con l'illustrazione della critica
che ha loro rivolto Barth, il quale ha sottolineato la discontinuità
fra Dio e l’uomo, e l’irriducibilità delTEvangelo a visioni del
mondo e a realizzazioni umane.
Specchio per l’oggi
. La radice delTinteresse per
questo testo da parte dei responsabili del Collettivo Teologico
campano (promosso dal XIII circuito valdo-metodista, col contributo della EGEI e di membri di
chiesa battisti) non era costituito, è facilmente intuibile, da motivazioni di tipo erudito o accademico. Lo scopo è stato invece
quello di usare il libro come
specchio per le comunità della
regione, per vedere quanto liberalismo, vecchio o nuovo, di « destra » o di « sinistra », vi sia al loro interno. Questo obiettivo è stato raggiunto solo in parte, anche
perché i partecipanti al lavoro
del Collettivo Teologico non sono
rappresentativi delle comunità
nel loro complesso, ma solo della parte di esse più evoluta sul
piano culturale e teologico.
Ciò non toglie niente, naturalmente, all’importanza di un di
Protestantesimo
in TV
LUNEDI’ 10 MAGGIO
ore 22.35 circa
II Rete Rai
La trasmissione è dedicata
al « Canto nella tradizione
protestante » ed è diretta da
Sante Gannito con la partecipazione della Corale della Filarmonica di Napoli.
battito sulle questioni di cui si
diceva prima. Anche dell’andamento della discussione si è già
detto; i protagonisti sono stati
senza dubbio i « quarantenni » e
la EGEI. I primi, pur dicendosi
rispettosi di Barth, sono andati
all’attacco — con qualche punta
faziosità — dei « barthiani »,
definiti « astratti » e « disincarnati ». La seconda, dal canto suo,
ha difeso il « totalmente altro ■>
con tutto quello che ciò significa.
Il vero centro della discussione è
comunque stato l’impegno sociale dei cristiani, le sue motivazioni, le sue modalità. Qualcuno
ha così felicemente sintetizzato
le diverse posizioni: i « quarantenni », partecipando a lotte e
movimenti sociali, « predicano
l’analogia » fra questi e la liberazione che viene da Dio; i giovani, nelle stesse situazioni, « predicano la differenza » fra le due
cose. Accanto a questa, un’altra
questione ha percorso il dibattito, per quanto in maniera molto
meno esplicita. La domanda era:
fino a che punto la Parola di Dio
può darci delle indicazioni per il
nostro impegno?
E’ lo « specifico cristiano »,
considerato tabù fino a non molto tempo fa, che si ripresenta: e
non è detto che nei prossimi mesi il Collettivo Teologico campano non affronti il problema in
modo specifico.
Paolo Florio
DALLA VAL GERMANASCA
Un obiettore verso
le zone terremotate
Per la Val Germanasca, l’obiezione di coscienza non è un fatto nuovo. Da qualche anno, infatti, degli obiettori lavorano ad
Agape e presso il Convitto di
Pomaretto ; ma, a mia conoscenza, nessun obiettore era partito
di qui per prestare il suo servizio presso qualche ente o istituto. Questo avviene ora con Ferruccio, un ragazzo di vent’anni
di Ferrerò, che parte per lavorare nelle zone del terremoto,
presso una cooperativa creata
dalla Federazione delle Chiese in
Italia. Gli poniamo alcune domande.
— Perché hai deciso di fare
l’obiettore?
— Non è facile rispondere in
poche parole. Certo la prima
motivazione è data dal fatto che
sono contro tutte le violenze e
soprattutto contro quella violenza istituzionalizzata che è rappresentata dagli eserciti.
— In che ambiente hai potuto
maturare questa tua decisione?
— In un primo momento è nella Chiesa che ho affrontato questi problemi, in seguito sono venuto in contatto con altri ambienti, dove motivazioni di tipo
politico hanno preso il sopravvento. Tra i miei compagni di
scuola, per esempio, ho discusso
parecchio sull’ipotesi dell’obiezione ed infatti siamo in tre o
quattro della mia scuola che abbiamo finito per fare questa
scelta.
— Hai avuto dei problemi?
— Non è certo facile decidersi. Innanzitutto l’obiettore è penalizzato perché deve fare otto
mesi più del servizio militare,
e poi non tutti comprendono la
tua scelta.
— Dove andrai a compiere il
tuo servizio civile?
— La mia prima destinazione
era un comune della Val Varaita. Frassino, dove avrei dovuto
fare un lavoro di assistenza presso gli anziani. In un secondo momento sono stato destinato a
Ruvo del Monte, in provincia di
Potenza, dove la Federazione è
attiva fin dai primi tempi successivi al terremoto. Qui è stata impiantata una cooperativa
di una d*" ’zina di soci che ge
stisce una stalla con una ventina di mucche provenienti dalla
Svizzera.
— Spiegaci quali saranno i
tuoi compiti.
— Io sono un agrotecnico ed
ho frequentato l’Istituto agrario
di Osasco. Il mio compito sarà
dunque specificamente tecnico :
occuparmi della conduzione della stalla sociale, accudire le mucche ecc.
— E’ il tuo settore, dunque.
Sarai contento allora di essere
stato destinato à Ruvo.
— Rispetto al lavoro che dovevo fare in Val Varaita, certo
questo è più adatto ai miei studi e confesso che mi piace. Maggiori saranno forse le soddisfazioni, ma anche le responsabilità saranno più grandi. La cooperativa è da poco stata impiantata ed ora va un po’ « lanciata ».
La stalla è stata costruita, le
mucche ci sono: si tratta ora di
lavorare per cementare lo spirito cooperativistico. Accanto al
lavoro tecnico ci sarà anche tutta una attività di contatti e di
dibattito da svolgere.
— Sarai solo?
— No, con me scenderà un
esperto di Pinerolo che sarà addetto al lavoro più organizzativo della cooperativa e allo studio delle possibilità di sviluppo.
— Quali pensi che saranno i
tuoi problemi?
— Non penso di averne per
quanto concerne i contatti con
le persone. Certo qualche problema potrebbe nascere per il
diverso modo di impostare la
vita.
— Come mai hai accettato di
andare nelle zone del terremoto?
C’eri .già stato?
— Mi sono recato per la prima
volta in Irpinia quando da Pinerolo partirono i primi soccorsi.
In seguito sono stato a lavorare,
sempre in un campo della Federazione, per una settimana a Senerchia. Devo dire che la prima
volta che arrivai in quei paesi
sono rimasto traumatizzato e mi
è rimasta la voglia di fare qualcosa. Per questo, quando mi hanno chiamato, ho risposto di sì.
a cura di Paolo Ribet
PENTECOSTE 1982
Comiso
Il Convegno internazionale
« Fede e impegno per la pace » si delinea ora più chiaramente. Al programma di massima pubblicato sul numero
scorso, facciamo seguito con
le indicazioni degli oratori.
Domenica 30 maggio; Culto
di Pentecoste (ore 10) con la
predicazione di Tullio Vinay,
pastore valdese e senatore della Sinistra indipendente.
Ore 16: il tema « Per una
teologia della pace » sarà trattato da Paolo Ricca, docente
alla Facoltà valdese di teologia. Su « 11 problema della
giustizia: la Sicilia al centro
delle tensioni Est-Ovest e del
conflitto Nord-Sud» (ore 18),
parlerà Emidio Campi, segretario generale della Federazione Mondiale Studenti cristiani.
Serata: « Lisistrata », con
Franca Rame.
Lunedì 31 maggio: i seminari di studio (ore 9) saranno
introdotti da Enea Cerquetti,
esperto PCI in problemi strategici (« L’installazione di missili a medio raggio Cruise e
l’equilibrio politico nell’area
del Mediterraneo »); da Alberto Tridente, sindacalista Cisl
(«La riconversione dell’industria bellica»); da Mient Jan
Faber, segretario dell’IKW, il
movimento cristiano olande
se per la pace (« I movimenti
per la pace oggi in Europa »).
Martedì 1” giugno: dopo la
giornata dedicata ai seminari
e all’assemblea generale, il
convegno vedrà una chiusura
pubblica con intervento in
piazza di Sergio Aquilante,
presidente dell’Opera per le
Chiese metodiste in Italia.
I culti di lunedì e martedì
mattina saranno tenuti rispettivamente da Piero Bensi, presidente della Federazione
Chiese evangeliche in Italia e
da Giorgio Bouchard, moderatore della Tavola valdese.
QUOTA RIDOTTA
Esiste la possibilità di ricevere circa 60 partecipanti nel
centro giovanile di Adelfla
(circa 20 km. da Comiso) messo a disposizione gratuitamente. A quanti si iscriveranno
per tempo a queste condizioni sarà richiesto di coprire le
spese di spostamento in autobus e il vitto a Comiso calcolate in circa L. 20.000 al giorno (un pranzo, L. 8.000). Agli
altri sarà richiesta la quota
intera con sistemazione in albergo a Comiso (L. 160.000).
Iscrizioni: Luciano Deodato,
via Faraci 65, 93016 Riesi, tei.
0934/929433.
ALLA BERLINA
Caro direttore,
gli argomenti psicologici sono sempre
a doppio taglio e facilmente reversibili.
Poiché Renzo Bertalot, accusando Liborio Naso di aver messo alla berlina i
responsabili della TILC (specie per la
contestata traduzione di Matteo 16: 18),
in realtà mette alla berlina lui, dall'alto
di una pretesa scientificità ultra-aggiornata, vorrei espormi accanto a L. Naso
al pubblico ludibrio. Già la scorsa estate mi ero rallegrato del suo primo intervento su queste colonne, e di nuovo
alcune settimane fa; dunque... Sono del
resto convinto che alla stessa gogna
sono molti membri delle nostre chiese
nonché moiti colleghi nel pastorato
(perché non dirlo?). In qualunque quarto
del corrente secolo si sia studiato, è
lecito — e, per me, doveroso — non
essere d'accordo con la traduzione proposta; e questo anche dopo le ripetute
e ampie argomentazioni pubblicate da
coloro che l'hanno autorevolmente sostenuta.
Sia chiaro: non sostengo I'« argomento del dito »: so bene che le testimonianze neotestamentarie sono diverse
fra loro e vanno intese ciascuna per
quel che dice; concordo che non è lecito far dire al testo il contrario di quel
che dice! Tuttavia, a mio modesto ma
convinto avviso, la traduzione proposta
fa dire al testo di più, e altro, da quel
che esso dice. Nel contesto di una
questione teologica ed ecclesiologica
cosi vitale, e di fronte a un testo
enigmatico e/o impacciato nella sua
formulazione (oltre che problematico;
ed è un po’ singolare che non sia citato e discusso il « Tu sei Pietro » di
V. Subilia), sarebbe stato molto più corretto e sano lasciare al testo questo suo
carattere, e in questo caso tradurre letteralmente, Qui il criterio dell'equivalenza dinamica, utilissimo e fecondo in
tanti casi, è sviaste; si tratterà di una
traduzione dinamica (che tipo di dinamica, però?), ma non è equivalente. Più
savio e corretto, allora, attenersi alla
lettera, che, senza pregiudicare e precondizionare l'interpretazione, resta aperta alla discussione.
Approfitto dell'occasione per porre un
interrogativo: questa traduzione, per ora
proposta, ci sarà, prima o poi, almeno
di fatto, imposta? Mi auguro — abbastanza fiducioso — che il Sinodo Valdese non darà mai il suo avallo ufficiale
a questa TILC. Preciso che non sono un
suo avversario (R. Bertalot lo sa), ne
abbiamo molte copie nei banchi del nostro luogo di culto e nelle nostre sale
di riunione, le usiamo spesso con utilità e gratitudine; ma in vari punti essa
non può, a mio parere, essere accettata come traduzione "riconosciuta", anche con il largo margine di approssimazione che ogni traduzione, e ogni riconoscimento sinodale, comporta. Ma
quand'anche, come spero. Il Sinodo non
dia questo suo avallo, a che cosa andiamo incontro? Fra 20, 30, 50 anni si
dovrà scegliere fra la Riveduta, ormai
irrimediabiimente invecchiata (com'è
oggi la pur valida Diodati) e la TILC?
Ho appreso con piacere che, mentre la
Libreria S. Scritture è ormai interamente impegnata nella traduzione interconfessionale e si limiterà a ristampare la
Riveduta e, in misura minore, la Diodati, la Casa della Bibbia sta curando
una revisione della Riveduta alla quale
partecipa il prof. B. Corsani. Con quali
criteri è condotta tale revisione, e di
quale entità sarà? In realtà noi avremmo bisogno di una nuova traduzione,
che tenga anche conto del criterio dell'equivalenza dinamica, ma che sia più
svincolata dall'inevitabile condizionamento rappresentato da un lavoro interconfessionale.
Parlando di ecumenismo e di rapporti con il cattolicesimo romano, questo,
della traduzione della Bibbia (in comune 0 meno) non è forse uno dei punti
fondamentali, da vagliare a fondo, criticamente? Pare invece che da noi,
come a livello mondiale, si dia sempre
più per scontato l’avere traduzioni interconfessionali. e quelle soltanto: sulla
base molto problematica di una fraternità ecumenica e di una concordanza
scientifico-interpretativa, tutte da verificare e in vari casi del tutto contestabili.
Dalla berlina, da dove mi son permesso questi lazzi impertinenti, fraternamente saluto.
Gino Conte, Genova
5
7 maggio 1982
prospettive bibliche 5
MATERIALE BIBLICO DELLA CLAUDIANA - 6
Un libro composto in 1.000 anni
In quella piccola perla della
casa editrice Claudiana che è —
secondo me — la Piccola Collana Moderna (collana così piena
di proposte stimolanti) alcuni
anni fa è stato pubblicato un libretto (un’ottantina di pagine in
edizione tascabile) del professor
Rendtorff. Rolf Rendtorff è uno
dei massimi specialisti di Antico Testamento e, naturalmente,
insegna in un'università tedesca.
Al momento della pubblicazione
del libro era professore di Antico Testamento presso l'università di Heidelberg. Il libro è stato
tradotto e pubblicato in italiano
nel 1968: era da poco cominciato il boom delle traduzioni di
opere evangeliche dal tedesco, a
cura e per opera di numerose
case editrici italiane, per la maggior parte cattoliche. Al libro fu
dato un titolo ( « La formazione
dell’Antico Testamento ») che
cercasse di rendere nel miglior
modo possibile l’espressione tedesca « das Werden des Alten
Testaments » (letteralmente: il
divenire dell’Antico Testamento).
Nel libro appare questa storia
di un popolo che lentamente si
inserisce, se così si può dire, nelle pagine scritte, prima in gruppi di cartelle — diremmo noi
oggi —, poi in opuscoli, in libri,
e finalmente nel libro. La storia
di un popolo con i suoi problemi, le sue tradizioni, la sua lettura e rilettura della storia, le
sue ricerche, i suoi canti, i contrasti, le leggi. « L’Antico Testamento — scrive il Rendtorff —
è un libro che si è formato poco
a poco: nella sua forma attuale
è il risultato di una lunga storia.
E’ stato definito: « il libro che si
è formato in mille anni ». In esso
sono^'iunite le testimonianze del
la fede di Israele per un periodo
che abbraccia molti secoli. I problemi che sorgevano dalla fede
di Israele in un solo Dio e dal
fatto della sua azione nella storia del suo popolo, sono stati risollevati sempre di nuovo in
ogni tempo; ogni epoca ha dovuto esprimere la sua particolare risposta. Tutto ciò è venuto
a riflettersi, nelle forme più diverse, nei testi che troviamo ora
riuniti nelTAntioo Testamento.
All’inizio di questo processo di
formazione dobbiamo porre la
parola che è stata tramandata
oralmente (tradizione orale). Le
vive e colorite storie dei patriarchi, ad esempio, sono state certamente raccontate e tramandate oralmente per molte generazioni prima di essere consegnate
allo scritto. Naturalmente, per
questo motivo, hanno subito vari
mutamenti: ora nuovi elementi si
sono aggiunti, ora altri elementi
hanno perduto la loro importanza per una nuova generazione e
sono caduti. Anche le parole dei
profeti sono state pronunziate in
una situazione concreta e sono
state quindi trasmesse oralmente, in un primo tempo, prima di
assumere l’attuale forma scritta.
Per quel che riguarda le altre
parti dell’Antico Testamento, il
processo di formazione è stato
molto simile: i testi che, per il
loro tipo e la loro provenienza,
potevano essere agevolmente accostati, sono stati raccolti in
complessi prima modesti e poi
più vasti. Il risultato finale di
questo complicato processo sono i diversi « libri » dell’Antico
Testamento che noi oggi leggiamo ».
Una scrittura molto semplice
permette al lettore di inserirsi
pian piano in questo « divenire »
dell’Antico Testamento. Scopriamo, man mano che andiamo
avanti, come la riflessione sul
rapporto tra il popolo e Colui
che è il Signore si sviluppa, quali sono le contraddizioni, quali le
improvvise scoperte. Poi, bruscamente, siamo di fronte al silenzio: sono gli anni nei quali
non si osa più aggiungere niente, il testo « sacro » non può più
essere toccato, la Scrittura è diventata solo libro di culto. Il testo passa nelle mani di coloro
che sono incaricati di conservarlo e di studiarlo per il bene di
tutto il paese. Così avviene una
brusca frenata a questo lavoro
di formazione, dopo l’esilio le cose sono radicalmente cambiate.
Ma quello che può sembrare uno
stop più o meno improvviso, il
momento del silenzio e del solo
ascolto, è anche diventato la possibilità di salvezza del testo. La
Scrittura, così fermata, si salva
e rimane perché un popolo la
mediti e la legga. In questo tempo c’è solo attesa: il popolo
aspetta il Salvatore. Giustamente quindi questo libretto della
Claudiana termina con una conclusione di sole quattro paginette sul significato dell’Antico Testamento per la comuriità cristiana: è importante rifletterci
sopra, perché l’AT non sia solo
un libro del passato. Qual è il significato per noi di queste pagine antiche? Qui, noi, come presentatori del libro, lasciamo il
discorso aperto.
Eugenio Rivoir
LETTURE PUBBLICHE DI F. GIACOBINI
Il Vangelo
di Marco sconvolge
le nostre sicurezze
Rolf Rendtorff - La formazione
dell’Antico Testamento, Claudiana, Torino, lire 1.500.
Si è conclusa la tournée di
Franco Giacobini (27/3 - 2/4/’82),
organizzata dal Centro Ricerche
e Attività Ecumeniche di Udine,
per la «Lettura del Vangelo di
Marco in traduzione interconfessionale » in Friuli.
Chi, come alcuni di noi, ha potuto vivere tutti gli incontri, ha
potuto constatare una volta di
più come la « Parola » non si
possa soltanto « leggere » o
« ascoltare » semplicemente, ma
ogni volta ci sorprenda con la
sua novità e metta in discussione tutta la nostra vita.
Nelle riflessioni, nelle liturgie
eucaristiche, nella preghiera, che
hanno segnato le giornate vissute con Franco Giacobini, è ritornato più volte il pensiero alla
semente, al Padrone della semente, al seme che deve morire
per portare frutto, al lavoro nelle varie fasi della crescita, al raccolto che tocca quasi sempre ad
altri dal seminatore. Ma abbiamo visto, anche in questa occasione, come tutto ci sia stato donato e in abbondanza, gratuitamente, anche la possibilità del
servizio ai fratelli. Ci siamo ritrovati uniti nella lode e nel ringraziamento, pronti a partire
sulle strade che il Signore ci indicherà, per rendere a ciascun
fratello che ci sarà dato incontrare, ragione della speranza che
è stata posta in noi (cfr. I Pie
tro 3, 15). La speranza si fonda
sulla certezza che Dio ci ha amati per primo (cfr. I Giov. 4, 10)
e che il suo amore è stato posto
in noi « per mezzo dello Spirito
che ci ha dato» (Rom. 5, 5).
Ogni incontro ha avuto risonanze particolari ed ha via via
sorpreso ed anche commosso lo
stesso Franco Giacobini, pur
preparato in campo professionale ad affrontare ed incontrare
pubblici diversi e già collaudato
da più di cento repliche nella
lettura del Vangelo di Marco in
traduzione interconfessionale.
Quasi millecinquecento persone in Friuli, in questa settimana, hanno vissuto un’esperienza
così, sconvolgente le umane sicurezze; sono state raccolte offerte per oltre un milione di lire,
subito versate a favore dei poveri di Madre Teresa di Calcutta.
Franco Giacobini è venuto a
« leggere » il Vangelo di Marco
nella terra che, narra la leggenda, fu evangelizzata proprio dall’evangelista Marco. Ha conosciuto un popolo e da questi è stato
riconosciuto ed accolto come un
fratello.
(Dalla relazione di Luisa Turello, équipe biblica per la
diffusione del Nuovo Testamento interconfessionale).
LA VITTORIA
SULL’AVVERSARIO
« Non combattiamo con i mezzi della
carne. No, le armi della nostra battaglia
non sono carnali, ma per la causa di Dio
hanno il potere di abbattere le fortezze:
distruggiamo infatti i sofismi e ogni potenza che si drizza altèra contro la conoscenza di Dio, e facciamo prigioniero ogni
pensiero portandolo a ubbidire a Cristo »
(2 Cor. 10: 3-6).
Il rifiuto assoluto dei mezzi di questo
mondo, la critica radicale dei mezzi di
lotta o dei metodi missionari non sfociano in una constatazione di fallimento e
d’impotenza. Non c’è mania puritana né
masochismo. Paolo « si compiace nella sua
debolezza » senza però alcun compiacimento morboso: « Quando sono debole,
allora sono forte» (2 Cor. 12: 10). L’impotenza e la vanità dei « mezzi della carne » non è dimostrata se non per fare risaltare la potenza di Dio, « la potenza
della risurrezione » (Fil. 3: 10). La missione, che pare bloccata dalla gloria propria
di coloro che ne sono i portatori, purtuttavia avanza. Ciò che è impossibile agli
uomini, è possibile a Dio (Le. 18: 27). Gesù Cristo non è rimasto inchiodato sulla
croce ma è risuscitato, trionfando del Diavolo, della morte e del peccato. L’inconcepibile si produce: Dio ha aperto ai pagani, agli increduli e agli idolatri « la porta della fede» (Atti 14: 27). È un fatto
compiuto, sovrano: degli uomini credono,
ricevono la Parola di Dio attraverso le
parole umane dei messaggeri. La missione totalmente impotente ha la potenza
di abbattere le fortezze delTAvversario.
Non si tratta del passaggio dialettico dal
prò al contro, è l’affermazione del mistero
della risurrezione.
Vince la fede
« La vittoria che trionfa del mondo, è
la nostra fede» (1 Giov. 5: 4). Non che la
fede sia una cosa, un mezzo di più, che
si possa manipolare. È invece una relazione personale, una comunione viva con il
Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, uri
patto con Tunica potenza che non iiiganni
e che dissipi ogni menzogna, un vincolo
d’amore che nulla può spezzare.
Paolo dice la stessa cosa di Giovanni:
« Siamo più che vincitori in forza di co
a cura di Gino Conte
Riprendiamo ancora alcune pagine (204 ss.) del libro di M. Spindler, La mission,
combat pour le saint du monde, Neuchâtel 1967, nelle quali si ricupera in chiave cristologica e nella prospettiva della missione, della testimonianza cristiana, il motivo
della « guerra santa ».
lui che ci ha amati. Poiché io sono persuaso che né la morte né la vita, né angeli né
principati, né il presente né Tavvenire, né
potenze né vertici né abissi, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio racchiuso in Gesù Cristo, nostro
Signore » (Rom. 8: 37-39). Tutte le potenze
visibili e invisibili sono detronizzate, tutte
le fonti d’idolatria sono inaridite per colui
che crede. È libero.
Le trappole dei metodi missionari non
possono più spaventare chi ha rinunciato
a curare la gloria propria. La parola
umana, ambigua e soggetta a mentire, trasmette realmente la Parola di Dio e libera l’uomo dalla sua incredulità e dalla
sua idolatria. Le lingue umane, straniere
le une alle altre, muri di separazione fra
gli uomini, riflesso della gloria umana
delle nazioni, sono conquistate e rinnovate per tradurre la Bibbia, comune regola
di fede per tutte le chiese di tutti i popoli
e sorgente di un pensiero nuovo; queste
lingue umane prendono il loro posto nella polifonia universale che canta la gloria
di Dio. Uomini e popoli portano i loro tesori, il loro denaro o la loro scienza, non
più per farsi valere a spese del prossimo,
ma per amore dell’Agnello. La morsa delle pressioni sociali è infranta e una comunità, delle comunità di persone libere
sorgono, ritrovandosi e riconoscendosi a
vicenda, chiesa edificata da Gesù Cristo,
contro la quale le porte dell’Inferno, le
potenze del Nulla non prevarranno (Matt.
16: 18).
Segno, non prova
La lotta stessa è una vittoria; il fatto
che la missione esiste, che la chiesa esiste e che degli uomini portano TEvangelo
ai pagani, mostra già che l’Avversario è
rovinato. Non è una « prova », la famosa
prova della prodigiosa propagazione delTEvangelo che certi apologisti cattolici si
inquietano oggi di vedere smentita dalla
prodigiosa propagazione dell’ateismo contemporaneo e dall’esplosione demografica attuale. È un segno contemplato e riconosciuto per fede. « Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore », dice
Gesù ai settanta discepoli tornati a rendergli conto della loro missione (Luca
10: 18). Quando la Parola di Dio è annunciata, l’usurpazione satanica, l’occupazione del trono di Dio ad opera di potenze
estranee che distolgono su di loro l’adorazione dovuta a Dio, l’immenso fascino del
paganesimo hanno fine. Questo segno è
come gli altri segni che accompagneranno coloro che crederanno. Non sono dei
« mezzi », sono grazie, cose nascoste ai
savi e agli intelligenti ma rivelate ai piccoli fanciulli (Luca 10: 21).
In questo spirito, e con la « sobrietà »
che Calvino raccomanda in questo carnpo, possiamo parlare di quelle vittorie
concrete sul regno del Demonio, di quei
lampi della luce del Regno di Dio, costituiti dai miracoli. Ci accontentiamo di
notare il legame, sempre affermato nel
NT, fra missione e miracolo. L’ordine missionario, secondo Marco, è accompagnato
dalla promessa di miracoli (16: 15-18), e
la promessa si realizza: « Se ne andarono
a predicare dappertutto, operando il Signore con loro e confermando la Parola
con i segni che l’accompagnavano » (v.
20). Quanto alla predicazione di Paolo, è
consistita in « una dimostrazione di Spirito e di potenza » (1 Cor. 2: 4) e l’apostolo rende gloria a Dio per tutto ciò che
Cristo ha compiuto attraverso lui per
condurre i pagani all’ubbidienza « con la
parola e con l’azione, con la potenza di
segni e di miracoli, con la potenza dello
Spirito Santo» (Rom. 15: 18 ss.).
Lotta al male
Riprendiamo l’ordine di Gesù agli apostoli: « Guarite i malati, risuscitate i
morti, purificate i lebbrosi, cacciate i
demoni» (Matt. 10: 8). Come intendere
esorcismi, guarigioni e risurrezioni?
[Qui lo Spindler, che dobbiamo riassumere, nota: 1) L’interpretazione psicanalitica’ della possessione e delTesorcisma
non spiega sempre, né tutto; raro, anche
nel ministero di Gesù, Tesorcisma ha come parte integrante la preghiera della
comunità e l’annuncio delTEvangelo; nelle liturgie antiche il battesimo comportava formule d’esorcisma, e anche senza
di esse la pratica missionaria del battesimo ha un aspetto ’’offensivo” poiché comporta rinuncia all’incredulità e all’idolatria, opere diaboliche per eccellenza. 2)
La guarigione delle malattie — anche sanitaria — è per il cristiano un segno escatologico che indica la pienezza di vita del
Regno; anche i malati non guariti ricevono, nella cena del Signore, il segno ’’finale” di questa guarigione fondamentale di
tutte le nostre malattie, portate da Cristo
nella sua passione. 3) Pietro ha risuscitato Tabita, e Paolo il giovane Eutico (Atti 9: 33-42 e 20: 7-12), ma miracoli simili
non si sono più ripetuti. Tutto il NT palpita però di una straordinaria ’’attualizzazione” della risurrezione, nella fede e
nella speranza riposte in Cristo risorto:
Ef. 2: 1-2, 4-6; Giov. 11:25; 1 Cor. 15: 54-57!
Non si tratta solo della morte del martire, anche la morte ’’banale” che ci minaccia tutti perde il suo dardo avvelenato, pur restando l’ultimo nemico].
Una morte diversa
Il segno miracoloso dato qui è un atteggiamento nuovo in faccia alla morte,
uno stile di morte che proclama, nel momento stesso in cui l’Avversaria ci abbatte, che gli sfuggiamo per sempre. W.
Freytag ha descritto in pagine sconvolgenti questa nuova esperienza della morte,
questa esperienza di una « morte nuova »,
che serve misteriosamente da segno per
i pagani che vengono alla fede dicendo
di coloro che li hanno preceduti nella fede: « La loro morte è diversa ».
Marc Spindler
6
6 obiettivo aperto
7 maggio 19( 7 r
SI E’ TEMUTA A
Conferenza Ideile Chiese protestante
Il nuovo presidente
del Comitato di continuazione,
Jean-Marc Droin
(in seconda fila al centro)
insieme al segretario uscente
Aimé Bonifas (alla sua destra)
e agli ex presidenti
Michel Lernaire, Belgio
(alla sua sinistra);
Aldo Sbaffi Italia;
Umberto Capo, Spagna;
Jacques Maury, Francia
(in prima fila da sinistra).
immediato, oppure, per altri casi,
secondo lo schema di un menu già
fissato: ed è allora il momento dell’incontro periodico di gente dispersa in una vasta zona.
La formazione è stata valutata
come occasione per uscire da schemi abituali e per riscoprire il sacerdozio di tutti i credenti. Ma in
che modo? Un rapido esame delle
formazioni offerte nelle Facoltà di
Teologia ha dimostrato che in questa direzione molto resta ancora
da fare.
zione è composto da sei corrispot
denti nazionali, nominati dalle chit
se dei rispettivi Paesi. L’assemblei
ha inoltre espresso una mozione i
solidarietà con le chiese protestai)
ti del Portogallo che si trovano i
una situazione difficile di discrim
nazione e marginalizzazione a caus
dell’atteggiamento della gerarchi
cattolica che ignora ogni apertui
ecumenica.
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L’assemblea ha poi espresso 1|
sua adesione all’iniziativa delle chit
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IL COMUNICATO FINALE DELL’ASSEMBLEA
Diaspora è normafità
« La situazione di disseminazione
dei credenti dev’essere considerata
come la situazione normale della
chiesa ». Questo è uno dei punti di
convergenza dell’Assemblea generale della Conferenza delle Chiese
Protestanti dei Paesi latini d’Europa (CEPPLE) che ha concluso i
propri lavori domenica 25 aprile a
Torre Pellice. I circa sessanta partecipanti ai lavori, suddivisi tra delegati delle chiese e invitati, hanno
inteso ribadire il fatto che la diaspora, e cioè la condizione di dispersione in cui vivono piccoli nuclei di cristiani in una società che
li ignora o li discrimina non deve
esser considerata in modo negativo
o pessimistico. In effetti è questa
la situazione dei protestanti, spesso disseminati su grandi distanze
come in Portogallo, Spagna, Italia,
Belgio e (salvo eccezioni) anche in
Francia. La Svizzera romanda è l’unico Paese latino d’Europa in cui
la chiesa protestante non è minoritaria, ma la condizione di diaspora esiste — si è notato nei gruppi
di lavoro dell’assemblea — anche
là dove ci si considera ancora maggioranza. Malgrado le statistiche,
da tempo non viviamo più in una
situazione di cristianità compatta
e questo fatto pone tutte le chiese
in situazioni assai simili tra loro.
Le chiese membro della CEPPLE
hanno riflettuto su questa problematica a partire dall’ultima assemblea di Sommières svoltasi nell’aprile del 1978.
A conclusione dei lavori, Gerard
Delteil, professore alla Facoltà teologica di Montpellier, ha sintetizzato ed illustrato i risultati emersi
dai quattro gruppi di lavoro su temi teologici e su questioni connesse con la pratica ecclesiastica.
Per prima cosa si è studiata la
dimensione teologica della diaspora, tema introdotto da uno studio
biblico di Bruno Corsani, professore alla Facoltà teologica di Roma
e di Bruno Rostagno, pastore a Frali : « Se la condizione di diaspora
esprime l’essenza stessa della chiesa è perché il Regno di Dio, annunciato da Gesù Cristo, è esso
stesso accadimento che non s’identifica né con un centro né con realtà storiche o culturali definitive. La
diaspora non è dunque il risultato
negativo di un fallimento o la conseguenza di una fatalità sociologica, ma molto semplicemente è uno
dei luoghi in cui confessare Cristo
con nuovi mezzi e un nuovo stile
di vita ecclesiastica ».
Ma come? I gruppi di discussione si sono a lungo interrogati sui
rischi reali della situazione di diaspora; ci si può lasciar assorbire
o assimilare dalla società circostante troppo forte; ci si può rinchiudere in un confortevole picco
lo gruppo destinato a divenire, in
breve tempo, un ghetto che dimentica le proprie responsabilità nei
confronti della società nel suo insieme. Ma ci sono anche delle
« chances », delle possibilità: rischiare nuove forme per una chiesa missionaria, o scoprire la vita e
la testimonianza di una chiesa senza potere, senza risorse economiche
e spesso senza prestigio sociale. Non
è certamente un cammino facile
ma — si è notato nei gruppi di studio — è un modo di partecipare alla morte ed alla risurrezione di Gesù Cristo.
Elezioni e risoluzioni
vranno confrontarsi nei prossimi
quattro anni : ministeri, unità e formazione.
Sulla questione dei ministeri si è
posto l’accento sull’assunzione di
responsabilità da parte dei laici come nuova espressione del sacerdozio universale dei credenti ; si è inoltre dichiarato non adeguato il ministero tradizionale imperniato sul
pastore che dev’essere predicatore,
organizzatore, animatore a pieno
tempo. Si è visto che questo ministero ’autocratico’ è impossibile. Al
suo posto si è constatato il sorgere di nuovi ministeri collettivi e di
ministeri itineranti di formazione
e di unità.
Le parole finali della relazione
di Gérard Delteil possono considerarsi la conclusione dei lavori dell’assemblea di Torre Pellice : « Non
lamentarsi della propria situazione
di diaspora che non significa né inferiorità né infedeltà, ma confrontarsi piuttosto con situazioni concrete e scoprire, forse, che la diaspora è la chiesa in divenire : ma
una chiesa diversa rispetto a quella che conosciamo »,
Il lavoro dei gruppi era stato avviato sulla base di materiale preparatorio presentato da Gérard Delteil e Michel Hoeffel e da una conferenza pubblica di Walter Hollenweger, professore di missiologia a
Birmingham. Nei suoi momenti formali l’assemblea ha approvato il
rapporto finanziario presentato dal
pastore Aimé Bonifas che dopo otto anni lascia l’ufficio della CEPPLE, e il rapporto morale, illustrato dal presidente uscente, il pastore
Aldo Sbafiì.
Nuovo presidente della CEPPLE
è il pastore Jean-Marc Droin, segretario della Chiesa riformata di
Ginevra. Il comitato di continua
se protestanti della Sicilia per
prossimo convegno ecumenico con
tro l’installazione dei missili Crui^
a Comiso.
Contributi importanti al dibatt
to sono pervenuti anche dagli inv
tati che rappresentavano diversi
organizzazioni ecclesiastiche : il pn
sidente della Federazione evangel
ca di Francia Jacques Maury e di
talia Piero Bensi. Il Consiglio Eci
menico era presente con Jean I
scher e Uffe Gjerding, la Conferei
za delle Chiese Europee con Rt
Rodriguez, l’Alleanza Riformata coi
Aldo Comba, l’Ecumenical Ef
search Exchange era rappresentati
da Marc Lenders, il Comitato pe:
i lavoratori stranieri era presenti
con Pieter Muller e il Consiglij
Ecumenico della Gioventù in EurJ
pa con Nicole Maillard. Per la Ohi^
sa Valdese Alberto Taccia, Vice-mq
doratore della Tavola Valdese, i
Giorgio Tourn, pastore della Chi(
sa di Torre Pellice, hanno portati
il saluto della nostra chiesa ai coij
gressisti. L’assemblea è stata prt
sieduta da Jean Tartier, ispettorecclesiastico della Chiesa Luterani
di Francia. i
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Ma quali sono, nei casi concreti,
le difficoltà di una chiesa che vive
nella diaspora e quali sono le risposte? Esiste un metodo sperimentato ovvero un modello di chiesa
nella diaspora? La risposta è stata
negativa: non c’è né un metodo né
un modello ma soltanto delle situazioni spesso molto diverse tra loro che ci interpellano e dei tentativi di soluzione. A questo livello
l’informazione e lo scambio d’esperienze è stato più importante del
dibattito teorico. Si sono potute indicare tre linee di ricerca che l’assemblea ha ritenuto centrali e sulle quali le chiese della CEPPLE do
A proposito deH’unità l’assemblea
ha insistito suH’importanza della
manifestazione dell’unità delle persone disperse e, spesso, molto diverse tra loro. Quest’ultima si realizza anche nella liturgia che viene
investita di una nuova ed inattesa
importanza. La liturgia tuttavia
dev’essere un’occasione di condivisione reale e non può essere imposta secondo schemi precostituiti.
Bisogna che la liturgia esprima un
incontro reale, sia in piccoli gruppi, secondo l’immagine — evocata
da uno dei gruppi di discussione —
della fonduta svizzera che, indubbiamente preparata prima, viene
condivisa in modo comunitario ed
Da sinistra: Aldo Sbuffi, Jean Tartier, Aimé Bonifas.
INTERVISTA AL NUOVO PRESIDENTE
DALLO STATUTd
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“Ingranare la seconda marcia”
Come
ne
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et
Fotografie di Italo Pens
« Nell’accettare di correre il rischio di essere presidente del comitato di continuazione per i prossimi quattro anni voglio semplicemente dirvi che mi sembra che la
CEPPLE entri nel tempo della sua
seconda generazione, poiché io non
sono uno dei padri fondatori e non
ho alcuna tradizione CEPPLE dietro di me. Per fortuna che al mio
fianco rimangono uomini che hanno il radicamento necessario ma
forse c’è anche una nuova sensibilità e nuove preoccupazioni da
ricercare e da esprimere. Voglio
ino-ltre dire che spero di avere il
tempo necessario per prendere i
contatti con le chiese membro per
conoscerle e per sviluppare quei legami che sono in definitiva la sola
ragione d’essere della CEPPLE e
del lavoro che possiamo fare gli
uni con gli altri ».
Con queste parole Jean Marc
Droin, pastore riformato nel cantone di Ginevra, e nuovo presidente
del comitato di continuazione della
CEPPLE, si è chiusa l’assemblea
di Torre Pellice.
Al past. Droin per lunghi anni direttore del Centro Sociale Protestante di Ginevra e oggi segretario
del Concistoro della Chiesa Nazionale di Ginevra, abbiamo posto alcune domando sul futuro della
CEPPLE.
— Hai detto che la CEPPLE entra nella sua seconda generazione.
Cosa si.gnifica?
— In tutte le organizzazioni dopo trenta anni, la situazione nella
quale si trova ad operare la organizzazione è molto cambiata e per
questo bisogna « ingranare la seconda marcia » e cercare di rispondere alle questioni del nostro tempo nella linea di quello che hanno
voluto i fondatori.
e ad uscire da un certo isolamento,
ma vediamo oggi con lo sviluppo
degli apparati ecclesiastici internazionali che ognuna di queste chiese
è chiamata a incontrare altre chiese e non solo a livello dei paesi latini. A questo proposito dobbiamo
interrogarci se la CEPPLE costituisce una complicazione per queste
relazioni e in che cosa consiste la
sua originalità. Tutti pensano che
debba continuare ma per il momento non è ancora ben definita la
sua specificità.
funzioni
la CEPPLE
al
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di
gl
SE
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— Quali sono i problemi princinali che affronterete nei prossimi
quattro anni?
— Qual è l’eredità lasciata dalla
prima generazione?
— Mi sembra che la creazione
della CEPPLE ha permesso alle
chiese dei paesi latini di incontrarsi, di imparare a conoscersi meglio
— Innanzitutto il seguito delle discussioni che abbiamo avuto qui a
Torre Pellice sul tema della « diaspora » e spero che potremo contribuire ad un approfondimento su
alcuni temi precisi quali per esempio la struttura delle chiese in diaspora.
a cura di Giorgio Gardiol
La CEPPLE funziona sulla bas
di una rotazione di paesi, organi?
/.andò ogni 4 anni l’incontro dell'
chiese dei paesi latini. Ad ogni aS g,
sembica si stabilisce il paese eh
ospiterà l’assemblea successiva e 1'
chiese di quel paese sono incarici
te di assicurare la continuità df
lavoro. A questo fine viene nomini
ta daH’assemblea una « équipe d
continuation » composta da un ph P
sidente e da .sei corrispondenti n>
zionali. Il segretario è nominato da °
gruppo di Continuazione.
Il gruppo di continuazione nomi
na la commissione nazionale de n
paese incaricato di organizzare l’a! 1(
semblea successiva sulla base dé si
tema di studio scelto. Per la prò) g
sima assemblea, che si terrà in Svi) s:
zera nel 1986, è previsto l’approfof g
dimento del tema della diaspora, c
7
191 7 maggio 1982
obiettivo aperto 7
A A TORRE PELLICE DAL 22 AL 25 APRILE L’ASSEMBLEA QUADRIENNALE CENTRATA SUL TEMA DELLA DIASPORA
■idei Paesi latini d'Europa
Parlare di crisi è diventato un
luogo comune, ma dobbiamo ciò nonostante cercare
di parlarne con lucidità.
La realtà della crisi è evidente
nel mondo intero. In molti dei nostri paesi questa crisi si manifesta
con la recessione economica, con
centinaia di migliaia di disoccupati,
col terrorismo, con attentati sanguinosi, con la difficoltà a trovare
un equilibrio politico.
Non dimentichiamo che siamo alla fine del grande periodo della contestazione, che ò stato segnato nei
nostri paesi latini da una tensione
generale tra le generazioni, e che
ora assistiamo al sorgere di una
generazione più conformista, più
preoccupata del suo avvenire professionale che di lotte ideologiche.
Non Cile si sia oggi più ciechi sulle
ragioni obiettive del pessimismo che
sono tanto numerose quanto lo erano ieri; ma in certi ambienti si comincia ad accettare la situazione
quale è. Si riconosce che un certo
modo di vivere non esisterà più,
ma invece di esserne turbati e di
tremare, ci si limita semplicemente ad ammetterlo. L’insicurezza del
domani, che è una realtà della nostra epoca, non genera più l'ango
scia, perché l’insicurezza e l’imprevedibile sono stati in qualche modo
integrati nel nostro sistema di pensiero. Ci si è abituati a vivere con
queste realtà. Le nostre chiese della CEPPLE dovrebbero aver coscienza sia di questo riflusso della
nuova generazione, sia del « realismo » che si diffonde in diversi ambienti.
nei nostri paesi latini che sono stati condizionati per secoli dalla cultura cattolica. Non vogliamo proporre ai nostri paesi latini, in maggioranza cattolici, il protestantesimo come soluzione ai problemi così complessi che sorgono dalla crisi
del nostro tempo, bensì l’Evangelo
della liberazione in Gesù Cristo. La
predicazione dell’Evangelo è la pri
raggio che hanno mostrato i nostri
Riformatori del XVI secolo.
Siamo chiamati ad evitare il linguaggio doppio che ha invaso la
vita politica e qualche volta anche
la vita delle nostre chiese! Dobbiamo creare una nuova mentalità di
onestà e verità. Il fondamento di
ogni incontro, sociale, politico, ma
anche ecclesiastico, deve restare la
Chiese di fronte alla crisi
Non si può trascurare la questione morale che è alla radice della
crisi del nostro tempo. Dobbiamo
ricordarlo. Una trasformazione è
possibile attraverso una nuova coscienza individuale e collettiva che
va suscitata.
C’è un’etica protestante che deve
essere meglio conosciuta e vissuta
ma vocazione delle chiese della
CEPPLE nel nostro tempo.
A riguardo della crisi, un’altra
questione deve essere posta molto
chiaramente da parte delle nostre
chiese: quella della verità.
E’ necessario ritrovare uno stile
di vita verace, libero nella giustizia, sobrio, fedele, con lo stesso co
verità. Se si potesse ascoltare il grido disperato di tante creature del
nostro tempo, credo si sentirebbe
una domanda appassionata; dateci
la possibilità di vivere nella verità!
(dal rapporto del presidente
uscente del Comitato di continuazione Aldo Staffi)
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LA CONFERENZA PUBBLICA NEL QUADRO DELL’ASSEMBLEA
La fierezza della minoranza
Walter Hollenweger ha tenuto venerdì 23 aprile nel tempio di
Torre Pellice una conferenza pubblica inserita nei lavori deU'assernblea della CEPPLE dal titolo « Possibilità e responsabilità di una chiesa di minoranza ». Poteva sembrare poco appropriato affidare questo
tema ad uno svizzero di Zurigo che insegna a Birrningham in Inghilterra. Ma Walter Hollenweger è stato per 10 anni pastore di una comunità pentecostale in Svizzera e in Inghilterra è ora membro della
piccola Chiesa riformata. E’ quindi un uomo che conosce di persona
la realtà della chiesa di minoranza.
Hollenweger — che nella sua qualità di esperto del movimento
pentecostale partecipò ad un campo teologico di Agape una dozzina
d’anni fa — ha centrato la sua conferenza su un esempio di come
una chiesa di minoranza può rispondere alle sue « chances» e responsabilità: ha letto la descrizione viva e palpitante di un culto ecumenico, presieduto da un « apostolo » nero, tenuto a Birmingham nel
quadro della tensione tra inglesi e irlandesi e delVernarginazione della
pur consistente comunità negra (120 chiese nella città di Birmingham).
Il riferimento non poteva non suonare un po' esterno rispetto ai
problemi e alle realtà delle piccole chiese dei paesi latini. Ma le conclusioni che Hollenweger ha tratto dal suo esempio — che formano la
parte conclusiva della sua conferenza e che qui di seguito pubblichiamo ___ hanno il timbro delle indicazioni che oltrepassano i casi par
ticolari e interpellano quindi direttamente anche noi nella nostra situazione di minoranza in Italia.
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Qual è dunque la possibilità di
una chiesa minoritaria?
1) Poiché non ha potere politico
né da conquistare né da perdere,
essa può rischiare ciò che le grandi
chiese non possono rischiare.
Può dire le semplici verità che le
altre chiese hanno paura di esprimere e che nascondono in frasi com.
plicate e confuse. Non ha elezioni
da vincere o da perdere, per cui non
è obbligata a pensare alle conseguenze finanziarie ed elettorali.
Può offrire semplicemente il messaggio della riconciliazione. Non ha
bisogno di lottare per la sua credibilità perché è già credibile per il
fatto stesso che esiste. È vero ciò
che Gesù dice; è molto più facile
essere cristiani, avere la fede, quando si è poveri di potere e di denaro.
2) La chiesa minoritaria può
spingersi nel suo impegno ecumenico più in là delle altre chiese. Non
rischia di perdere la simpatia dei
principi ecclesiastici o politici. Se
l’amore è vissuto, non ha bisogno
di un arsenale storico per rendere
chiara ed evidente questa verità.
3) Poiché non ha accesso ai giornali e ai mass media, deve dire quello che ha da dire per mezzo della
sua liturgia (nota bene, dico liturgia: il canto, la danza, ciò che è visibile, i segni sacramentali, la preghiera, la predicazione; ma non —
come succede nelle grandi chiese —
solo per mezzo della predicazione,
dei rapporti sinodali, dei comunicati sui giornali).
4) È una chiesa che riscopre il
modo di comunicazione dei primi
discepoli, la comunicazione orale,
che è anche la comunicazione dei
poveri e del Terzo Mondo. A questa
risposta essa non arriva attraverso
una riflessione sulla comunicazione,
bensì per pura necessità.
Questo modo di comunicazione
orale dà la stessa possibilità di
esprimersi ai laici e ai pastori, agli
universitari e alle persone prive di
formazione accademica. In altre parole si tratta di una presenza del
corpo di Cristo più vera di quella
che esiste nelle grandi chiese. È una
chiesa senza un’ecclesiologia scritta,
ma con un’ecclesiologia del corpo di
Cristo incarnato.
Evidentemente potrei anche citare
tutti gli svantaggi di questa esistenza minoritaria. Ma voi li conoscete
bene dal momento che li vivete giornalmente. Per me è più importante
mostrare che questi svantaggi hanno il loro complemento nei loro
vantaggi.
Vivere l’alternativa
Soltanto, se una chiesa minoritaria vuole imitare le grandi chiese
perderà tutto. Nel migliore dei casi
diventerà una piccola copia delle
Il prof. Walter
Hollenweger
mentre parla nel tempio
di Torre Pellice
grandi chiese. Ma nella maggioranza
dei casi diventerà una copia mediocre delle grandi chiese.
In una parola, ci sono tesori immensi nascosti nell’esistenza di una
piccola chiesa. Non faccio una polemica contro le grandi chiese, ma
vi presento un’apologià della piccola chiesa.
Dal momento che siamo piccoli,
approfittiamone. Facciamo quello
che i grandi non possono fare. Lasciamo agli altri le grandi diplomazie. Proclamiamo, cantiamo e preghiamo l’alternativa ecclesiastica e
politica di fronte a una società che
ci vuole schiacciare con tutto ciò
che è quantificabile, con tutto ciò
che è grande, ricco, e che ha pretesa di essere efficace.
È ben possibile che l’industria,
l’economia e lo statalismo europeo
soffochino un giorno per la propria
megalomania. Il nostro dovere è di
preparare fin d’ora l’alternativa —
e questo nella gioia e nella fierezza.
Un contadino dell’Oberland bernese mentre faccio benzina durante
un recente viaggio mi chiede qual
è la mia professione. Rispondo: il
professore universitario. Di che?
Teologia. Scoppia a ridere e mi dice; è una disciplina parecchio fuori
moda! Gli rispondo: Affatto. Le altre discipline ci dicono come costruire delle centrali nucleari, delle
automobili, come fare un bambino
in provetta. Ma i teologi pongono la
domanda inevitabile; perché tutto
questo? Per questo i cristiani che
pensano sono più importanti che
mai nella nostra società.
È vero, dobbiamo riacquistare
una sana fiducia, una certa fierezza.
Non siamo di quelli che dicono: sono cristiano, ma per il resto sono
normale. Per svolgere questo ruolo
di riconciliazione, di sobria riflessione nella nostra società non importa che noi siamo o non siamo
una chiesa di milioni di membri.
Ma importa che noi siamo la chiesa
di Gesù Cristo. E questo ci rende
fieri e disponibili.
Walter Hollenweger
Ai cristiani
nella
dispersione
(segue da pag. 1)
nendola all’impazienza di chi vuol
vedere subito i risultati del proprio
lavoro (vedi invece il v. 7).
VERITÀ E PREGHIERA (w. 12-13)
L’oggetto di queste esortazioni è
l’atteggiamento da tenere di fronte
alle occasioni della vita nel suo trascorrere quotidiano. La necessità^ di
provare la propria buona fede, l’attacco del male (problema economico o difficoltà nei rapporti uniam),
la tentazione della superficialità nel
momento felice: ecco tre situazioni
tipiche, di fronte alle quali si rischia
di cadere. Giacomo ci indica l’atteggiamento dell’apertura. Apertura
verso il prossimo: come credenti
non abbiamo niente da nascondere,
non abbiamo bisogno di giurare, invocando la creazione di Dio in appoggio alle nostre affermazioni, in
un mondo di menzogna, testimoniamo la verità. Apertura verso Dio: vivere la nostra vita nella comunione
col Signore, invocandolo nella _ difficoltà, ringraziandolo nella gioia;
così impariamo a ricevere la vita
come un dono suo.
LA GUARIGIONE PER MEZZO
DELLA FEDE (vv. 14-18)
La malattia non si può affrontare
da soli, neppure se si è credenti. La
malattia è un problema che riguarda la comunità. E’ una situazione in
cui si dimostra la nostra fragility e
quindi anche il nostro peccato: Gesù, prima di guarire il paralitico,
gli ha perdonato i peccati (Marco
2; 1-12). La guarigione è sempre un
segno in cui si annuncia la resurrezione: è il Signore che ci rialza.
La malattia è il vecchio mondo
che minaccia di soffocare 1 uomo
nuovo, è un’aggressione che va respinta con fede. Lo Spirito di Dio è
la potenza che crea la vita nuo'va,
di fronte alla malattia, bisogna invocare lo Spirito: l’olio è il segno
della potenza dello Spirito. Se non
usiamo più il segno, dobbiamo pero
mantenere il suo significato: come
invochiamo lo Spirito su chi si prepara a un servizio nella chiesa, così invochiamo lo Spirito su chi deve
affrontare una malattia. Per questo
Giacomo parla dell’orazione fervente e cita l’esempio di Elia, che vinse con la preghiera la malattia di
tutto un popolo.
Certo oggi abbiamo la scienza medica. Ma un medico credente sa di
essere uno strumento del Signore e
non si limita a curare, ma prega
per il suo paziente.
IL CONTATTO CON CHI SI E’
ALLONTANATO (w. 19-20)
E’ significativo che que,sta lettera
scritta per i cristiani die vivono nella dispersione, si concluda con il
pensiero per chi nella dispersione si
è perso.
Si è sviato dalla verità: la verità
è un fatto concreto, è la possibilità
di vivere come uomo nuovo nel
mondo, possibilità data dalla comunione con Cristo. Ma Giacomo sa
bene che il cristiano che vive a contatto quotidiano con uomini non
rinnovati e in mezzo ai problemi
del mondo vecchio, rischia di allontanarsi dalla cornunità e di perdere la fede. E’ quindi importante
non perdere il contatto gli uni con
gli altri, e se alcuni si allontanano
non bisogna per questo trascurarli,
ma bisogna continuare il dialogo
con loro, testimoniando loro la realtà dell’uomo nuovo. Quando uno di
questi fratelli si rein-serisce nella
comunità, non è solo il segno che
egli si è pentito, ma è pure l’occasione per un rinnovamento di tutta
la comunità, per un riconoscimento
della grazia di Dio, che perdona i
peccati non solo di chi si è sviato,
ma di tutti.
Bruno Rostagno
8
8 ecumenismo
7 maggio 1982
CONFERENZA DEL CONSIGLIO ECUMENICO GIOVANILE IN EUROPA
“Fede e giustizia
II
La nostra fede non ci chiama a pronunciare difese d’ufficio di questo
0 quel sistema ma ci impone di dire la verità nelle diverse situazioni
Conferenza alla II sessione speciale dell’Assemblea delle Nazioni Unite sul Disarmo — noi siamo arrivati a capire che la sicurezza esiste dove persone di diverse nazioni si incontrano e si
conoscono l’un l’altra perché questo conduce ad una reciproca
comprensione e ad una comune
ricerca per la soluzione dei pro
blemi che travagliano il mondo
di oggi »: tra i 200 firmatari sono
giovani dell’Est e dell’Ovest, fratelli e sorelle che nel corso della
Conferenza hanno riconosciuto
l’annuncio dell’ Evangelo della
pace come il principale terreno
comune di ricerca e testimonianza.
Paolo Naso
Si è svolta a Burgscheidungen
(RDT) dal 6 al 13 aprile u.s. la
III Conferenza del Consiglio Ecumenico Giovanile in Europa
(CEGE) sul tema « Fede e Giustizia ».
All’incontro erano presenti circa 200 giovani europei ed una decina di ospiti provenienti dall’Asia, dall’Africa, dal Medio
Oriente, daU’America Latina e
dagli USA, tutti convenuti, oltre
che per discutere del tema generale della Conferenza, per confrontare le proprie esperienze
con quelle di fratelli e sorelle radicati in realtà politiche e sociali profondamente diverse.
Questo elemento della diversità, della necessaria differenziazione delle situazioni nei vari
paesi è emerso puntualmente nel
lavoro dei seminari articolati per
temi d’interesse; pace e disarmo;
lavoro, disoccupazione ed isolamento sociale; ecosolidarietà;
ruolo dei giovani nelle chiese e
nella società. Tutti problemi del
massimo interesse che però in
qualche paese si pongono in maniera « particolare »; la tematica
del lavoro, per esempio, nei paesi occidentali rimanda necessariamente ed innanzitutto al problema occupazionale mentre nei
paesi del blocco socialista — dove ufficialmente non esiste disoccupazione — il rimando è in
primo luogo alla « qualità del lavoro », alle condizioni in cui un
operaio o un impiegato esplicita
la propria attività, alla democrazia sindacale. Per quanto differenziazioni e puntualizzazioni di
questo tipo si impongano, però,
ci è parso che talvolta la sottolineatura della « evidente diversità » delle situazioni tendesse a
bloccare il confronto ed a ridurre la gravità dei problemi che
comunque permangono. La nostra fede, difatti, non ci chiama a
pronunciare difese d’ufficio di
questo o quel sistema politico; ci
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Coïsson
Svìzzera: più obiettori
di coscienza
(SPP) — Nel 1974 erano stati
545 gli obiettori di coscienza condannati in Svizzera. Il loro numero era sceso fino ai 340 del
1979, ma è risalito a 593 alla fine
del 1981.
Nel suo commentario il « Tages Anzeiger » si domanda se
non ci si trova di nuovo di fronte ad un’ondata di obiezioni di
coscienza. La generazione dei
contestatori avendo ormai superato l’età del periodo attivo, ci
si può domandare se il raffreddamento del clima politico in
Svizzera non sia causa di una ripresa di obiezione di coscienza.
Le manifestazioni di giovani in
Svizzera e l’apparizione di movimenti pacifisti potrebbero esserne una dimostrazione.
Si profila una polarizzazione
fra gli ambienti borghesi che
considerano l’esercito garante
della sicurezza nazionale e gli
ambienti pacifisti che non si fidano di questo « strumento di
pace ». Per quanto riguarda l’iniziativa in favore di un servizio
civile, il « Tages Anzeiger » si
stupisce che « il Consiglio federale voglia semplicemente rimandare il problema rinunciando a
fare delle proposte concrete ».
André Chamson:
Catinai e i Camisardi
(BIP) — Nelle Edizioni Plon è
uscito un libro di André Chamson consacrato a Catinat, gardien
di Camargue, capo della cavalleria camisarda.
Il libro si ispira ad un episodio
poco conosciuto della guerra dei
camisardi che si è svolto aH’ini
zio del 18" secolo nelle Cevenne.
Senza aver mai avuto la pretesa di scrivere la storia dei camisardi André Chamson ha tuttavia,
attraverso tutta una serie di romanzi, messo in scena gli eroi
celebri e quelli poco conosciuti
della rivolta dei protestanti delle
Cevenne contro le truppe del re
di Francia.
L’opera è seguita da un poema
scritto nel 1929, ispirato all’autore dalle gesta di Abdia Maurel
detto Catinat.
Africa dei Sud: morto
un pastore bianco
(SPP) — « Non siamo convenuti per seppellire un uomo bianco, ma un figlio dell’Africa » ha
dichiarato il pastore nero Sam
Buti al funerale di Frikkie Conradie morto in un incidente di
auto. Questo servitore della Chiesa Riformata Boera è il primo
bianco ad essere seppellito nel
cimitero dei neri ad Alexandra,
nella periferia di Johannesburg, dove lavorava.
Conradie è morto in un incidente d’auto, precedentemente
aveva però avuto due tentativi di
sabotaggio alla sua automobile.
Non è il primo bianco a versare il suo sangue per la lotta contro l’apartheid, poco tempo fa
un leader sindacalista, Neil Aggett, è stato trovato morto nella
cella della sua prigione.
Bibbia a fumetti:
95.000 copie vendute
(SPP) — Nel 1981 la Società
Biblica Tedesca ha venduto 95
mila esemplari di una serie a
fumetti sotto il titolo « La Bibbia in immagini ». Un altro libro
a fumetti « Il Messia » in due anni ha raggiunto le 30.000 copie
vendute.
Zurigo:
60.000 al giorno
chiamano Télébible
(SPP) — Nel 1981, circa 60.000
persone al giorno hanno chiamato « télébible », un servizio telefonico che fornisce brevi meditazioni bibliche. A questo servizio collaborano le chiese cattolica, riformata e cattolica cristiana.
impone, piuttosto, di dire la verità, di denunciare le condizioni
di sfruttamento, di alienazione
sociale, di repressione, le situazioni di ingiustizia che permangono in tutto il mondo.
Questa consapevolezza è emersa, solo parzialmente, nel comunicato finale dove si legge che « i
due anni di lavoro preparatorio
e la Conferenza stessa dimostrano che noi viviamo in un mondo
ingiusto ». I problemi legati alla
condizione giovanile ed al lavoro,
la corsa al riarmo, lo scempio costante delle risorse naturali non
sono che degli esempi di ingiustizia che quotidianamente chiamano noi cristiani ad una nuova
speranza, « una speranza che ci
viene dalla definitiva vittoria di
Gesù Cristo sul potere della morte — si legge ancora — una speranza che deve trovare espressioni politiche. ».
Con questa espressione la Conferenza ha colto nel segno rispondendo ad una aspettativa che era
in molti delegati; è questa speranza, difatti, questa fiducia nel
Cristo risorto che vince la morte
che spingeva e spinge i loro movimenti a condurre una battaglia
politica per la pace, per il disarmo, per un utilizzo non militare
delle risorse del Terzo Mondo,
contro tutte le ingiustizie, in generale, di cui ogni giorno sono
vittime milioni di esseri umani.
Una speranza che deve poter
vincere rindifferenza e la sfiducia dei più, che ci fa rifiutare il
« realismo » di chi cerca impossibili equilibri tra le superpotenze ma che al contrario, ci spinge
verso la « follia del disarmo ».
« Dall’esperienza — si legge ancora in una lettera inviata dalla
Due anni di lavoro
preparatorio
La Conferenza è stata preparata da un gruppo di lavoro nominato ad hoc, di cui ho fatto
parte e che ha lavorato per circa due anni.
Uno dei primi problemi di
fronte al quale ci siamo trovati
è stato quello dell’estrema varietà ed eterogeneità dei partecipanti. Nel lavoro preparatorio
abbiamo perciò cercato di scegliere degli argomenti di discussione sufficientemente generali
ma interessanti per permettere
a tutti di confrontarsi e discutere — evitando ad esempio quei
temi più legati alla situazione
dei paesi dell’Europa Occidentale che avrebbero escluso i partecipanti Est-europei. Le impressioni di genericità e di inutilità
nelle discussioni sono il segno
di quanto sia difficile discutere
e lasciarsi mettere in discussione, superando barriere culturali
e politiche. Il tentativo della
Conferenza andava proprio nel
senso del superamento di queste
barriere e, mi sembra, qualche
risultato è stato raggiunto.
Un secondo punto è stato
quello della comunicazione nonverbale. Le delegazioni della
EGEI agli incontri del CEGE si
distinguono sempre per la difficoltà a partecipare a momenti di
mimo, danza, foto-linguaggio o
altro ancora. Da un lato credo
sia giusto non idealizzare queste
tecniche, dall’altra credo dobbiamo imparare a capirne l’importanza. Una scenetta, un canto,
una serie di diapositive spesso
permettono di trasmettere meglio il senso, la profondità di
una riflessione di molti discorsi.
Un ultimo punto che mi sembra interessante dell’esperienza
di preparazione di questa Conferenza riguarda i culti tenuti
alla fine di ogni giornata. In questi culti si è dato largo spazio al
canto, alla recitazione, alle letture bibliche, alla meditazione
silenziosa sulla base di un dipinto o di una breve scenetta mimata. Anche qui si tratta di esperienze abbastanza estranee al
nostro modo di concepire il culto, al cui centro deve stare la
predicazione esplicita della Parola. Di fronte alla possibilità
di superare la varietà di lingue e
di tradizioni, resta il pericolo di
concepire i culti solo come liturgia, cosa esplicitamente sostenuta da alcuni.
In conclusione, malgrado le
difficoltà, le incomprensioni, la
fatica di capire le ragioni di chi
è diverso da noi, ho avuto l’impressione che siamo stati una
comunità di fratelli che cerca di
seguire Gesù Cristo oggi.
Corrado Ciotta
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Pessimismo e ottimismo
Le attività ecumeniche tengono
sempre il primo posto nello spazio in cui appaiono i protestanti
nella stampa italiana.
Il viaggio del papa in Inghilterra, ora a rischio di essere annullato per la contesa anglo-argentina, ha dato luogo a vari interventi, basati soprattutto sulla
storia della Chiesa Anglicana, e
su quanto in essa può facilitare
od ostacolare il difficile progresso di un accordo. Si va dal pessimismo totale di John McEwen,
che su 24 Ore vede impossibile
l’oblìo della scomunica di Enrico
Vili e di quelle successive di altri regnanti, o dei conflitti a sfondo religioso dell’Ulster col molto sangue versato, o delle differenze nell’etica individuale e sociale tra le due chiese; all’ottimismo di Famiglia Cristiana che,
riecheggiando le posizioni dell’attuale arcivescovo di Canterbury,
sostiene come la Chiesa Anglicana risalga alla missione di Sant’Agostino, voluta dalla chiesa allora unita, e come quindi dovrebbe essere possibile mantenere le
caratteristiche nazionali della
Chiesa Anglicana, superando le
differenze storiche, che avrebbero solo un valore accessorio.
Intanto continuano le attività
ecumeniche locali, tra le quali
merita ricordare un Convegno
sullo Spirito Santo, tenutosi a
Roma (presente anche il rappresentante della Commissione Fede e Costituzione del CEC di Ginevra) con un severo richiamo
del papa alla più completa orto
dossia teologica; l’incontro, ormai tradizionale, ai Camaldoli
con l’attiva partecipazione di
Paolo Ricca e Renzo Bertalot; e
le riunioni venete del S.A.E. con
la presenza del pastore Fanlo y
Cortes, nonché l’incontro tra Comunità cristiane di base e Centro
Evangelico di Cultura, che ha ricordato a Torino il centenario di
E. Buonaiuti. Da aggiungere la
pubblicazione, ripresa da l’Avvenire, di uno studio luterano su
Maria e la sua presenza al santuario di Lourdes, nonché la veglia con digiuno nella chiesa cattolica di Cristo Re a Roma, per
pregare per il Salvador, con la
partecipazione di pastori e professori valdesi.
Anche la questione dell’insegnamento della religione nella
scuola ha avuto il suo spazio. Da
segnalare la conclusione di uno
studio di apposita commissione
dell’Università Cattolica di Milano, che ritiene di poter proporre
una soluzione del problema basata da una parte sull’insegnamento obbligatorio, a cura di laici preparati, della religione, intesa come storia non legata a particolari confessioni; e daH’altra
un insegnamento facoltativo, su
richiesta, della religione cattolica, o altra, da lasciare sotto la
sorveglianza dei vescovi, o chi
per loro. Non è chiaro chi dovrebbe sostenere l’onere del secondo insegnamento. Anche il
Giornale parrocchiale di Laigueglia distingue tra « catechesi » e
insegnamento della religione, ma
si richiama energicamente alle
norme concordatarie per la soluzione del problema. E infine da
Jesus si apprende che la scuola
europea di Varese (non lontano
ha sede la Comunità protestante
ecumenica di Ispra) offre ai suoi
1500 studenti la scelta tra lezioni
di « morale laica » e lezioni normali di religione.
Su diversi giornali si è anche
letto;
— che, secondo lo studio di due
medici romani svolto sulla Sindone, ed avallato da una pubblicazione su Civiltà Cattolica, Cristo è morto di infarto;
— che il nuovo presidente del
Guatemala, salito al potere dopo
un ennesimo golpe, è un « predicatore evangelico »;
— che, secondo Lotta Continua,
è giunto il momento per riprendere la lotta in favore di una più
facile obiezione di coscienza, sulla scia di quanto da tempo avviato, tra gli altri, dalle Chiese Riformate in Italia;
— che in Russia la propaganda
ateista prosegue fino all’espulsmne dalle organizzazioni di partito dei giovani che si sposano in
chiesa;
— che i cattolici omosessuali
cercano di organizzarsi, richiamandosi, fra l’altro, alla riunione
svoltasi ad Agape sull’argomento.
Niso De Michelis
Ringraziamo i lettori che vorranno inviare ritagli e segnalazioni per questa rubrica a: Niso
De Michelis, via S. Marco 23 20121 Milano.
9
7 maggio 1982
cronaca delle Valli 9
COMUNITÀ’ MONTANA VAL RELUCE
Clima più disteso nel consiglio
. . La Provincia per le
Nuova composizione della Giunta - Non si faranno i soggiorni marmi Comunità Montane
Mancano
i giovani
In marzo ed aprile in quasi
tutte le Comunità delle Valli alcuni giovani, membri della FGEI,
hanno presieduto il culto, predicando su diversi brani della
Scrittura, ma con in comune un
solo messaggio: la perseveranza
nella fede nonostante le difficoltà
in cui tutti viviamo.
Ma se c’erano dei giovani a riflettere sulla Parola del Signore
e ad annunziare la venuta del suo
Regno, i giovani mancavano tra i
banchi delle Chiese. Tutti l’hanno notato.
Ma non è una contraddizione,
visto il grande numero di confermati di cui leggiamo ogni anno
il nome sull’Eco ¡Luce, almeno alle Valli? Le confessioni di fede e
di impegno che sentiamo dai giovani catecumeni, sono dunque
parole all’aria? Così non sia.
Da parte loro, i membri della
FGEI si sono sentiti rinfacciare,
più di una volta, anche a ragione,
di essersi allontanati dalle Chiese.
Ma la FGEI non raggruppa intorno a sé tutti i giovani che
hanno fatto la loro confessione
di fede di fronte alle Comunità.
E gli altri, che con la FGEI
non hanno a che fare, e che quindi non dovrebbero avere grilli in
testa?
Neanche questi c’erano, ai
culti.
E’ forse il culto in sé, che non
va? Può essere.
Non ho spiegazioni chiare: mi
limito ad osservare che la FGEI
oggi sta cercando un nuovo rapporto con le Comunità.
La FGEI di oggi è cambiata rispetto a 10 anni fa, e non sono
solo gli "fgeini" a dirlo.
Ma il rapporto con le Comunità è cercato in luoghi che non
sono i culti; scuole domenicali,
catechismo, corali, commissioni,
assemblee. Eco/Luce: qui gli
"fgeini" ci sono, e si fanno sentire.
Sono forse fuori dai culti, ma
dentro alla Chiesa.
E questo accade forse perché
il discorso della Riforma della
Chiesa (da condursi all’interno di
essa), che tanta importanza ha
nella ricerca della FGEI, passa
più in certi settori della Chiesa
che in altri.
Il culto non è più punto
d’insieme della Comunità, come
lo è .stato in passato. Ma può ridiventarlo, solo che si pensi che
non ci si trova lì per autocelebearsi, ma per celebrare la gloria di Dio e sentire l'annunzio
della sua Parola.
Da rivedere è la forma, twn
certo la sostanza, forma che è
frutto di scelte umane, e quindi
senza dubbio suscettibile di riforme. Come, a noi tutti trovarlo.
E' comunque un segno di speranza il vedere che la Chiesa, al
di là degli scontri che possono
manifestarsi all'iniernn di essa,
continua a vivere, perché se anche non vanno ai culli, ragazze e
ragazzi non si trovano nei nostri
locali perché hanno in comune la
passione, che .so io, del ping vong,
ma la fede in Cristo.
E se nella Chiesa vi sono scontri, idee diverse, non ci preoccupiamo eccessivamente: ci sono
sempre stati, costituiscono un segno di vitalità della Chiesa, mirché non si arrivi a lacerazioni insanabili e non si perda di vista
colui che deve guidarci nelle nostre scelte, Gesù Cristo.
Paolo Gay
La Giunta della Comunità Montana Val Penice si è presentata
al Consiglio di lunedì scorso nella sua nuova composizione; assessore aH’Agricoltura-infrastrutture e Lavoro: Mario Sibille; assessore alla Pianificazione e Artigianato: Silvio Getterò; vice-presidente Mauro Suppo, assessore
ai Servizi socio-assistenziali e
sanitari, succede a Giulio Giordano.
All’inizio la presidente Franca
Coisson ha informato il Consiglio
che quest’anno difficilmente si
organizzeranno i soggiorni marini mentre saranno assicurati i
campeggi per il tempo libero
dei giovani.
Sollecitata dal consigliere Celeste Martina, la presidente ha reso noto che la bozza di revisione
dello Statuto e la bozza del Regolamento saranno presentate ai
capi gruppo che sono stati convocati per la riunione del 27 aprile.
Per la D.C. il nuovo Statuto ha
un taglio troppo centralistico e
quindi non collima con la sua
impostazione. Dopo il Congresso
democristiano farà pervenire le
sue controproposte.
I più importanti argomenti
trattati in Consiglio sono stati:
A) Progetto di ristrutturazione
del seminterrato del Foyer di
Angrogna.
Dopo avere illustrato gli aspetti positivi del Foyer, che quest’anno ha accolto 12 anziani del Comune di Angrogna e del territorio, la presidente ha presentato il
progetto di massima per la sua
ristrutturazione. Il seminterrato
può essere adibito a laboratorio
per l’impiego del tempo libero
degli ospiti e, al tempo stesso,
avviare i giovani ai lavori artigianali, tipici della cultura contadina, che stanno per scomparire.
Spesa prevista lire 33 milioni. La
Regione e la Provincia, ciascuna
per parte sua, contribuiranno
con lire 2 milioni. La Giunta —
ha detto la presidente — chiede
la delega per l’approvazione e la
attuazione del progetto esecutivo,
previo reperimento dei fondi occorrenti per i lavori.
Il consigliere Odetto, il quale
ha visitato il Foyer su invito
esteso dalla presidente a tutti i
consiglieri, ha dato una valutazione positiva sulla conduzione
della casa e sul progetto.
Da rimarcare l’intervento del
consigliere Martina che, se da
una parte ha apprezzato l’azione
sperimentale avviata dal Foyer,
dall’altra si è detto perplesso,
non tanto per il progetto in sé,
quanto per la mancata indicazione del finanziamento nella deliberazione, richiesta da una corretta prassi amministrativa. Ha
annunciato l’astensione del suo
gruppo nella votazione della delibera che è stata approvata dalla maggioranza.
B) Convenzione con il Ministero
della Difesa per l’impiego di
obiettori di coscienza.
Il Consiglio ha espresso voto
unanime sulla proposta della
Giunta per l’eventuale convenzione con il Ministero della Difesa
per l’impiego degli obiettori di
coscienza nell’ambito dei servizi
della Comunità Montana Val Pellice. L’assessore Gamba ha fornito una serie di cifre indicanti la
spesa presunta che, al netto dei
rimborsi fissati dal Ministero, si
aggirerebbe su 430 mila lire mensili per obiettore,
C) Convenzione per la ripetizione
in Val Penice dei programmi
televisivi della « Società Radiotelevisiva Pinerolese ».
Il Consiglio ha esaminato la
convenzione predisposta dalla
Giunta per la convenzione fra la
Comunità Montana e la Società
televisiva privata per l’uso da
parte di quest’ultima del traliccio
installato a suo tempo per il
ripetitore della televisione di Stato. Rai e Regione non hanno frapposto alcun ostacolo. La'disattivazione potrà avvenire quando
che sia. Il consigliere Martina si
è dichiarato contrario, in linea di
diritto e di fatto, per l’aggancio
di un ripetitore privato all’antenna di Stato.
L’assessore Gamba a questo
proposito ha precisato che si
tratta dell’aggancio di un ripetitore privato al traliccio posto
dalla C.M. e non dell’uso del ripetitore della RAI-TV e la Valle
otterrà un servizio in più. I consiglieri Rivoira e Frache hanno
appoggiato l’iniziativa con convincenti argomentazioni. La Comunità Montana otterrà uno spazio di 10 minuti al giorno per le
sue trasmissioni attraverso questa rete e la ricezione delle televisioni private arriverà anche in
alta Valle finora esclusa. La delibera, unitamente alla convenzione, è stata approvata con il voto
contrario dei democristiani.
Annotiamo che i lavori del Consiglio sono stati questa volta caratterizzati da un’atmosfera più
distesa fra le forze politiche, pure essendo la Giunta attuale
« zoppicante » nella sua rappresentatività politica, secondo la
definizione di Celeste Martina.
Antonio Kovacs
PRESENTATO ALLA POPOLAZIONE
Il piano
socio - sanitario
TORINO. Si è svolto il 26 aprile scorso a Palazzo Cisterna l’incontro fra la Giunta Provinciale
ed i Presidenti delle 13 Comunità Montane della Provincia di
Torino.
E’ questo il primo momento di
consultazione del bilancio provinciale per il 1982 che prevede
la disponibilità, da parte dell’Assessorato alla Montagna per
le Comunità Montane, di 800 milioni, di cui 400 a mutuo e 400
sulle spese correnti.
Sino al 1981 la ripartizione dei
fondi avveniva attraverso un calcolo meccanico con i parametri
del 50% in base alla superficie e
del 50% in base alla popolazione,
che sono gli stessi usati dalla Regione per il riparto dei fondi statali della legge 1102.
Per porre rimedio a certe situazioni anomale verificatesi in
alcune Comunità che ancora oggi
non hanno speso i fondi avuti
dall’Amministrazione Provinciale
è stato proposto un nuovo sistema che permetterà investimenti
scelti congiuntamente tra Comunità Montane e Provincia sulla
base di precisi progetti in alcuni
settori che i partecipanti all’odierno incontro hanno cominciato ad individuare.
All'incontro, indetto dall'Assessore provinciale alla montagna
Ivan Grotto e dal Presidente dr.
Eugenio Maccari, hanno presenziato gli Assessori Longo, Todros
e Rossi.
Poco frequentata, ma anche
poco reclamizzata, l'assemblea
pubblica organizzata dalla Comunità Montana Chisone e Germanasca a Perrero, per discutere il piano socio-sanitario dell'USL 42.
Il presidente Daviero e l’assistente sociale Marina Gardiol
hanno illustrato la situazione,
esponendo i principali punti del
piano socio-sanitario, la cui applicazione procede abbastanza a
rilento se si pensa che le stesse
proposte erano già state comunicate in un Consiglio svoltosi
un anno fa. L’unica evoluzione è
stata la nuova destinazione dell’ospedale di Pra Catinat, che ha
assorbito gran parte delle energie della USL.
Prosegue intanto la sua attività, riconosciuta dalla Regione,
l’ospedale di Pomaretto, che vedrà potenziati i suoi servizi.
I problemi più urgenti da affrontare, secondo gli amministratori, sono quelli dell’assistenza
agli handicappati e agli anziani.
Ne! primo caso, occorre sisteinare al più presto il Centro socioterapeutico previsto dalla legge,
perché l’USL 44 (Pinerolo) rimanda nelle zone di origine le persone che finora ospitava nelle
sue stmtturc. L’ex-l.T.I.S. di Perosa Argentina dovrebbe servire
a tale scopo.
Per gli anziani, si sono già attuate molte iniziative, ultima in
ordine di tempo la comunità alloggio di Mcntoulles, ma sono
anche in progetto convenzioni
con le case di riposo Valdese di
S. Germano e Cottolengo di Pinasca e con il Centro per anziani
della parrocchia di Perosa.
L'assistenza medica, soprattutto per quanto riguarda le specializzazioni, costituisce un altro
punto importante del piano socio-sanitario. Anche in questo
caso si va per le lunghe, prima
che si possano vedere i risultati
della riforma sanitaria. E’ stato
aumentato il numero dei medici
di base e di quelli specialistici al
poliambulatorio di Villar Perosa. Tuttavia scarseggiano i pediatri e questo ritarda le visite
mediche nelle scuole.
Un altro argomento che ha suscitato l’interesse dei presenti è
stato il progetto per la tutela ambientale ma anche in questi casi
le leggi non sono ancora operanti (interventi dell’Unità di Base
nelle fabbriche) oppure si aspettano le realizzazioni di cui si parla da anni (raccolta dei rifiuti ed
eliminazione delle discariche inquinanti).
I pochi presenti hanno rivolto
domande varie agli amministratori, prendendo spunto dalle cose dette prima; sulla possibilità
di istituire il servizio di pronto
.soccorso all’ospedale di Pomaretto, sull’educazione sanitaria
nelle scuole, sulla previsione di
alloggi per anziani nel Comune
di Perrero, sul medico in più per
la vai Germanasca.
L. V.
Nuova cooperativa
PRAROSTINO — Aprirà sabato 8 maggio il nuovo punto di
vendita della Cooperativa produttori agricoli Prarostinesi. Nel negozio di Piazza della Libertà 3
(ex Municipio) ogni sabato dalle
8 alle 12 e dalle 15 alle 18.30 e
domenica dalle 8 alle 12, i soci
della cooperativa venderanno i
loro prodotti. Si tratta soprattut.
to di formaggi (nostrano, bergé, tomini, robiola, grana, taleggio), burro, frutta di stagione,
patate, miele direttamente ai consumatori.
La Cooperativa che conta attualmente 30 soci, agricoltori
dei comuni di San Secondo e
Prarostino, è un nuovo segno del
rinnovato interesse cooperativistico nelle nostre valli.
Zona industriale
PINEROLO — Giovedì 29 aprile si è svolto il consiglio comunale aperto, per discutere il problema della variante al piano regolatore. Sulla zona industriale
di S. Lazzaro l’amministrazione
ha confermato la sua intenzione
di costruire una zona di 250 mila
mq. per insediamenti industriali,
lasciando però una barriera di
verde tra questa zona e le abitazioni del quartiere.
Critici si sono mostrati nei loro interventi il quartiere (Martini), il sindacato (Tron), Democrazia Proletaria (Gardiol), e il
PCI (Blanc).
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10 cronaca delle Valli
7 maggio 1982
FGEI VALLI
Crisi e mondo del lavoro
Presenti una trentina di giovani, si è tenuto sabato 17 e domenica 18 aprile a Villar Perosa
un convegno sulla crisi economica.
Il sabato pomeriggio Francesco Ciafal’oni ha proposto nella
sua relazione un'interpretazione
contro-corrente della crisi economica. Ciafaloni ritiene che
non ci sia una situazione di crisi
drammatica, e che quella che
c’è è voluta ; voluta nel senso che
la crisi è funzionale al mantenimento (o al ristabilimento) dell’ordine sul lavoro e di una certa gerarchia sociale.
La crisi — che è essenzialmente crisi occupazionale — è una
scelta politica che tende ad evitare gli squilibri sociali che deriverebbero da una situazione di
pieno impiego.
In che senso è allora possibile
parlare di crisi e di forte conflitto economico negli anni ’70?
Nel senso che alcune tendenze di
sviluppo degli anni ’50 e ’60 si sono oggi definitivamente arrestate, e il quadro dell’economia
mondiale è profondamente mutato.
Oggi siamo in presenza di un
forte conflitto tra varie forze in
gioco, con una crescita di nuove
economie (Giappone, ma anche
alcuni paesi « emergenti » del
Terzo Mondo) che porta ad uno
spostamento e una ridistribuzione delle ricchezze e della capacità produttiva. Dunque « crisi
di conflitto » — come quella del
petrolio — e non « di fatto ».
Soffermandosi poi su alcune
caratteristiche della inflazione,
Ciafaloni ha ricordato che essa
è una delle torme storiche di funzionamento dell’economia del
nostro secolo. Da un lato finanzia lo Stato e dall’altro favorisce i cosiddetti intermediari finanziari (le banche), mentre pe
nalizza tutti coloro che hanno
denaro liquido o depositi a bassi tassi d’interesse (lavoratori e
piccoli risparmiatori) e le imprese medio-piccole più deboli
che non riescono a sopravvivere
in presenza di tassi bancari troppo alti. In sostanza punisce i
deboli e favorisce i forti.
Alla domenica, con un’ampia
relazione su « Industria dell’auto e movimento operaio », Paolo
Ferrerò ha dapprima presentato
un quadro storico del tipo di
crescita dell’industria italiana
negli anni ’50 e ’60 per poi soffermarsi sul mercato dell’auto
negli anni ’70.
Ferrerò ha approfondito in
particolare la risposta della Fiat
alle lotte del ’69; inflazione, decentramento produttivo, decentramento all’estero, repressione
in fabbrica, utilizzo della Cassa
Integrazione, automazione e robotizzazione, informatica e innovazioni organizzative, sono le
molte facce della strategia con
cui la Fiat è riuscita a riconquistare potere all’interno della fabbrica. Il meccanismo di produzione è oggi assai più flessibile
del passato, la fabbrica si presenta frazionata, divisa in comparti che non sono rigidamente
collegati tra loro, la forza-lavoro
non è più omogenea, l’operaio
non è più la figura centrale attorno a cui ruota tutto il ciclo
produttivo; in questa situazione
molte delle forme di lotta operaia che risalgono al ’69 non riescono più ad essere incisive e
vanno ripensate.
Silvio Vola
ARCI E COMITATO PACE VAL PELLICE
Uruguay: il dramma
di un popolo
Applaudito dal numeroso pubblico intervenuto, si è esibito, sabato 24 aprile nel salone comunale di viale della Rimembranza,
il gruppo musicale uruguayano
Mburucuja.
Lontani dal loro paese per ragioni politiche, i componenti del
quartetto hanno portato una testimonianza di una realtà sociale e politica — quale quella della
piccola nazione sud-americana —
qui da noi conosciuta ancora in
modo superficiale. 1 canti e le
ANGROGNA: manifestazioni per il 25 aprile
Cantare o lottare?
Il programma di manifestazioni organizzate in occasione del
25 aprile dall’amministrazione
comunale, con la collaborazione
di alcuni gruppi locali, comprendeva tre serate in luoghi diversi, come diversi erano i temi trattati.
La prima serata, il 24 al Capoluogo, prevedeva la presentazione di un film : « Eserciti e armamenti nel mondo: che fare per
la pace? » a cura del Comitato
per la Pace ed il Disarmo Val
Penice; la seconda, a Pradeltorno il 25, la proiezione del film
« Pralafera 1920 » realizzato e
presentato dal Gruppo Teatro
Angrogna, ed infine la terza serata, organizzata dal Centro di
Documentazione di Angrogna
con la partecipazione del G.T.A.
e intitolata « Canti della nostra
terra », era prevista il 28 al Serre con lo scopo di presentare alcune canzoni, ma soprattutto di
raccogliere dalla voce dei presenti la testimonianza su vecchie
canzoni che si stanno perdendo
con la scomparsa degli anziani
« cantori » locali.
Volendo fare alcune considerazioni su queste serate viene spontaneo dire che più che mai il discorso sul decentramento si è
dimostrato valido ; infatti mentre la serata del Capoluogo (complice anche un tempo veramente da lupi) è stata caratterizzata
da una scarsa presenza di pubblico, le serate nei quartieri hanno avuto, in modo particolare
al Serre, una presenza di gente
che è andata al di là di ogni previsione.
Le vecchie canzoni interessano dunque di più che il problema della pace e del disarmo?
Affermare questo alla luce di
questi risultati sarebbe forse un
po’ semplicistico, comunque il
problema si pone, e va valutato
anche in fase organizzativa, evitando di programmare nella
stessa serata più manifestazioni
in luoghi vicini.
Gian Piero Bertalot
L’Istituto Professionale « V. Bosso »
TORRE PELLICE — L'Istituto Professionale per il Commercio funziona con 2
corsi di qualifica
1) Addetti alla Segreteria d'Azienda (durata triennale);
2) Applicato ai servizi amministrativi [durata biennale, attivato nell'anno scolastico 1982-83).
Entrambi gli indirizzi consentono di ottenere non un attestato, ma un regolare Diploma di Qualifica che costituisce Titolo di studio per il conseguimento
del diploma di Maturità Professionale, con ulteriori due anni di corso, dopo la
qualifica triennale. A Torino, presso la sede centrale dell'Istituto, è possibile
completare il ciclo di studi, al termine del quale viene rilasciato il: Diploma di
Maturità Professionale (» Analista Contabile »). A ohi vuole è pertanto garantita la
possibilità di iscriversi a qualsiasi facoltà universitaria,
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il personale delle aziende commerciali ed industriali adibito ai servizi amministrativi.
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PER GLI INSEGNANTI DEL COLLEGIO
Nessuna garanzia
musiche, i cui motivi venivano
spiegati e illustrati dalle diapositive proiettate contemporaneamente, hanno fornito più di una
visione panoramica di luoghi lontani con i loro aspetti curiosi o
pittoreschi: hanno ricreato ambienti vivi, cioè umani, visti dal
di dentro, con le loro contraddizioni. Il tutto a sottolineare come
la canzone si faccia, in questo
caso, con le sue invenzioni poetiche, interprete del desiderio di
giustizia e di bellezza della sua
terra, utilizzando immagini, motivi, colori vivacissimi tratti dalla
tradizione culturale che le appartiene.
Il concerto-spettacolo, organizzato dalFARCI e dal Comitato
per la pace e il Disarmo della Val
Pellice, è vissuto su due momenti. Durante il primo sono
stati eseguiti i brani di protesta,
di lavoro, di impegno; brani che
attestano come, se anche i paesi
del mondo sono diversificati dall'aspetto degli abitanti o dei territori, sono sovente accomunati
dai problemi dell'uomo e della
collettività che si ripresentano,
secondo le loro caratteristiche
specifiche, simili ovunque.
I ritmi del carnevale uruguayano hanno invece occupato la seconda parte della serata.
La manifestazione, che comprendeva pure ralìestimento di
una documentazione fotografica
sui popoli diseredati del Terzo
Mondo, è stata volutamente proposta in occasione di una ricorrenza: « l'Anniversario della Liberazione », per ricordare che
mentre gli italiani festeggiano la
caduta del fascismo di 37 anni
fa, altri stanno tuttora lottando
contro l'oppressione di governi
totalitari a favore della libertà
(gli uruguayani per esempio).
Marco Borno
(( L'insegnante che interviene a difendere la professionalità del corpo docente del Collegio ^’risponde'^ perché ha
lasciato il Collegio a favore della scuola statale y> (Eco-Luce n. 18 del 30
aprile 1982).
Ho letto Tintervista fatta dal pastore
G. Platone al Presidente del Comitato del Collegio, mi sono sentita messa in causa personalmente, per cui ho
diversi punti da chiarire.
Innanzi tutto, nell’introduzione all’intervista viene detto : « di questi ed
altri problemi abbiamo parlato, con
grande franchezza, insieme al presi
dente del Comitato Collegio e Scuola
Latina... ».
Trovo che, per chiarire « questi ed
altri problemi » con grande franchezza, l’intervistatore avrebbe dovuto parlare anche con gli insegnanti sia ex
sia tuttora in servizio al Collegio stesso.
Forse la « chiarezza » sarebbe stata
maggiore.
Si dice che non è ben chiaro il motivo per cui io (ed altri colleghi come
me) ho lasciato il Collegio. E’ molto
strano che, dopo l’ampia « intervista
con il presidente » questo, non solo non
sia stato appurato, ma neppure emerso
minimamente. In .seguito alPintervista,
quindi, rilevo innanzi lutto un comportamento scorretto del Comitato nei
confronti del corpo insegnante. A quanto mi risulta la linea dell’impostazione
del dibattito e dell’o.d.g. votalo dal
Sinodo era stala precedentemente presentata e discussa dal Comitato con
la Tavola. Ne deduco che il Sinodo, in
fondo, ha fatto una votazione già
c< semi-predeterminata ». In un’istituzione ecclesiastica come il Collegio, si
suppone un rapporto fraterno, anche
tra datore di lavoro e dipendente.
Quando, dopo ripetute richieste, non
abl)iamo avuto dal Comitato alcuna
garanzia sul « futuro » del nostro posto di lavoro, ma, anzi, delle risposte:
{( la Tavola non ha mai lasciato nessuno sulla strada », a Noi non abbiamo
potere decisionale, è il Sinodo che decìde » (sì, da un lato è pure vero!...)
oppure : « farete bene ad andarvene, è
logico » (questo solo ultimamente),
che possibilità di scelta avevamo? Me
ne .sono dunque an<lata perclié :
1) TjO stalo mi ha chiamata, con
la nomina di « supplente annuale » da
parte del Preside, e. quindi comumjue
senza alcuna garanzia di un posto dì
lavoro fisso e stabile neppure dallo stato, ma in ogni caso mi rifiuto di lavorare in una scuola privata com’è diventata oggi il Collegio.
2) Quando in Sinodo chiesi cosa
(( sarebbe successo, nelTeventualilà di
una chiusura della Media, agli insegnanti », mi venne dato in mano il
« contratto di lavoro » secondo il quale ”in caso di chiusura forzata gli insegnanti sarebbero stati licenziati secondo l’ordine di anzianità di assunzione'’,
ma nessun accenno venne fatto alla
citazione cui sopra : cc la Tavola non ha
mai lasciato nessuno sulla strada ».
Tra parentesi, se, nel frattempo,
quegli insegnanti aVésseró “ dato péso
a queste affermazioni, oggi sarebbero
in mezzo alla strada.
3) Ne ho quindi dedotto che un
(c fraterno rapporto » non può basarsi
sul ’’non detto”, e che il Comitato
avrebbe in ogni caso potuto per lo
meno « avvisare », se non addirittura
(( consultare » gli insegnanti stessi.
4) Mi risulta che a tutt’oggi, gli
insegnanti rimasti, non sanno ancora
nulla sul loro futuro: e che diversi genitori sono profondamente in crisi perché non sanno ancora dove iscrìvere i
loro figli. Trovo quindi ingiusto passare sulla testa di tanta gente, soprattutto dei bambini, per uno scopo
che non ho capilo :
mancanza di chiarezza e sincerità fino
in fondo.
5) Gli altri punti mi sembra siano stati abbastanza chiari nella lettera che scrìssi all’Eco n. 16 del 16 aprile
1982.
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11
7 maggio 1982
cronaca delle Valli 11
PER UN CONFLITTO TRA SCUOLA E COMUNE
Senza telefono la media di Viilar Perosa
La settimana scorsa, la Sip ha
tagliato i fili del telefono della
Scuola Media Statale di Viilar
Perosa. Il motivo è evidente; non
sono state pagate le bollette del
telefono.
Il pagamento delle bollette telefoniche delle scuole medie è a
carico dell’ente locale del comune di residenza delle singole
scuole, il quale ha la possibilità
di ripartire le spese con gli altri enti locali del bacino di utenza. Queste, da sempre, sono state le disposizioni ministeriali e
le direttive dei Provveditorati.
Disposizioni alle quali tutti i comuni si attengono, e così è stato
anche a Viilar Perosa Ano a che
non è arrivata al potere l’attuale
amministrazione.
Certo il telefono è uno strumento che può servire anche per
fare scherzi stupidi ma in una
scuola decentrata come quella di
Viilar Perosa, la sua mancanza
significa la semi-paralisi amministrativa e burocratica, nonché
una difficoltà di funzionamento
per la difficoltà di comunicare
con le famiglie per casi di urgenza, l’impossibilità pii reperire
supplenti in caso di malattia di
insegnanti con conseguenti classi scoperte senza sorveglianza. È
anche vero che le bollette, sono
salate e probabilmente bisognerebbe fare più attenzione. Ma se
sono salate è perché il Provveditorato è fuori rete e gli aumenti
delle tariffe sono sempre all’ordine del giorno.
In ogni caso l’amministrazione
di Viilar Perosa è buona risparmiatrice (ci risulta che abbia un
avanzo di amministrazione di parecchi milioni) e ha deciso di risparmiare ulteriormente dicendo
che il telefono lo deve pagare la
scuola.
Certo è che si tratta di un ’’risparmiare strano”, infatti poco
importa se ci vogliono mesi per
riparare gli avvolgibili di una
classe che per mancanza di luce
naturale utilizza quella elettrica;
poco importa se éi buttano via
milioni per realizzare lo scempio
che è stato fatto davanti alla
scuola elementare ( asfaltatura
del giardino che c’era); poco importa se 5 classi stanno al freddo per diversi giorni perché funziona male l’impianto di riscaldamento.
Di questi disagi di sicuro non
risentiranno i figli del sindaco e
dell’assessore all’istruzione che
frequentano o hanno frequentato
le medie nelle scuole private. Ne
risentono invece le famiglie villaresi che vengono penalizzate nel
campo del diritto allo studio.
Se la scuola dovesse pagarsi il
telefono, il suo magro bilancio
verrebbe ulteriormente decurtato e con esso la disponibilità di
mezzi ed occasioni culturali che
dovrebbero essere offerte ai frequentanti. Sempre nel campo del
diritto allo studio c’è la mensa
che il comune « offre » a prezzi
che se non sono i più alti in assoluto del pinerolese sono senz’altro al secondo posto.
Ci preme sottolineare questo:
la scuola ha il telefono isolato,
non può utilizzare quello a gettoni perché non è possibile inserire nel bilancio le spese telefoniche, l’amministrazione ha il cuore e la coscienza in pace e non si
sente responsabile perché, in seguito ad una interrogazione, il
Ministero degli Interni pare abbia risposto che il comune è tenuto al pagamento delle bollette
telefoniche solo entro un certo
limite prestabilito. Si tratta evidentemente di due interpretazioni e di direttive diverse che i due
Ministeri danno (Interni e Pubblica Istruzione) e che andranno
chiarite. In ogni caso, nessuno
ha proibito al comune di Villar
Perosa di pagare anche la somma eccedente il limite stabilito,
obbligandolo a lasciare la scuola
senza telefono.
Beniamino Lami
MATERNITÀ’
E FEMMINISMO
Vedo che « Maternità e femminismo » continua a suscitare vivaci reazioni e mi rallegro : è positivo che un
articolo generi stimolanti discussioni
tra i lettori. Non vorrei però che qualcuno travisasse le mie affermazioni e
desidero chiarire meglio il mio punto
di vista in merito agli argomenti trattati. Non ho nulla contro le donne che
scelgono volontariamente di essere casalinghe e madri a tempo pieno, tutte
le scelte sono valide purché maturate
in un clima di consapevolezza e libertà;
mi sembra giusto, d’altro canto, che chi
decide invece di realizzarsi anche attraverso occupazioni extradomestiche
retribuite goda del massimo rispetto e
trovi ad appoggiarla strutture sociali
efficienti e leggi adeguate, condizioni
a mio parere non ancora effettive. Nessuno si aspetta che un uomo, in quanto sposo e padre, cessi di dedicarsi ai
propri interessi personali e alla carriera, perché esigerlo da una donna?
Non mi pare molto umano auspicare
che alla nascita di una nuova creatura corrisponda la rinuncia totale della madre alle proprie ambizioni, alla
propria creatività; sia la madre che il
bambino sono esseri umani, non dimentichiamo che hanno a.ipbedue esigenze
e diritti, e bisogna conciliarli senz:a
danneggiare nessuno, con amore, collaborazione, buon senso; quella della
madre che si immola ad ogni costo è
un'immagine superata. Se, ad esempio, Marie Curie si fosse dedicata soltanto ai suoi compiti materni e coniugali, l'umanità non sarebbe stata
privata di importanti scoperte? Quanto
allo sfruttamento padronale, non sarà
smettendo di lavorare che le donne lo
combatteranno, ma organizzandosi e
avanzando rivendicazioni precise, con
tenacia e coraggio. Del resto, le casalinghe lavorano in media 12 ore al
giorno, o più, oberate da compiti faticosi e monotoni, si occupano a tempo indeterminato di bimbi e anziani.
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sovente pure di handicappati o invalidi, supplendo così alle carenze dei servizi sociali, ma non hanno uno stipendio, né la pensione, né il diritto di
sciopero, le ferie ecc. Si potrebbe dunque parlare di uno sfruttamento ben
più grave di quello aziendale lamentato dalla Sig.ra Micol Tron.
Il discorso sui figli è vasto : eccellenti pediatri, tra i quali il dott. Marcello Bernardi, autore di numerose pubblicazioni specifiche, sostengono che è più
importante la qualità, della quantità
di tempo che una mamma passa coi
suoi bambini e che una donna soddisfatta del proprio lavoro esterno e ben
inserita nella vita sociale può essere
comunque un’ottima madre a tutti gli
effetti. E’ triste dover ribadire certi
concetti nell’82 : mi chiedo se stiamo
progredendo o tornando indietro. Per
quanto riguarda la depressione, puerperale e non, dubito che le abitanti dei
piccoli centri ne siano esenti e eviterei di fare del campanilismo, la solidarietà e l’amicizia sono reperìbili
sia in città che in campagna, e i pettegolezzi, l’invidia e la calunnia purtroppo anche!
La Sig.ra Micol Tron loda la civiltà
contadina; vorrei ricordare che essa
era di matrice patriarcale e che la donna era considerata alla stregua di una
bestia da soma, la sua vita era fatta
di botte, fatica, gravidanze a catena,
da questo lato penso che l’inurbamento presenti dei grossi vantaggi. Sono
certa che gli anziani rammentano le
donne che attraversavano a piedi il
Col d’Abriès, subito dopo il parto, per
andare ad allattare i piccoli francesi
in cambio di poche lire, spinte dalla
miseria più nera e da un numero imponente di bocche da sfamare... Se il
passato ci offre qualcosa di bello, questo non concerne certo la condizione
femminile.
Per venire ai giorni nostri, io vìvo
alle valli da 23 anni, ho degli amici,
persone su cui posso contare e che stimo, ma non ho mai rilevato che regnasse un clima idillìaco come sosten
gono alcuni; parecchie considerazioni
sulle valli mi paiono eccessivamente
romantiche, perché non aprire gli occhi? Le ingiustizie, il razzismo, l’emarginazione, la diffidenza verso chi è anche solo un po’ diverso esistono anche
qui, solo che ignorarle è più comodo.
Cordialmente
Eoi Morini
Poinaretto
LA TOGA
Desideriamo segnalare il disagio e
il fastidio che a molti partecipanti ha
arrecato il fatto che il pastore Bruno
Rostagno ha predicato al solenne culto
di chiusura della Conferenza delle
Chiese Protestanti dei Paesi Latini senza indossare la toga e senza invocare
la benedizione alla fine del culto. Noi
domandiamo ; perché alcuni pastori si
permettono dì cambiare liturgia, usi c
costumi della nostra Chiesa? Alla loro
consacrazione hanno pur accettato la
Chiesa Valdese così come era! La toga ha ancora il significato bellissimo
che ci era stato spiegato o non l’ha
più? Parliamone una buona volta e ci
venga spiegato perché un pastore della
nostra Chiesa indossa la toga e un
altro una giacchetta chiara! So che
molti la pensano come noi e desideriamo una spiegazione.
Vi ringraziamo sentitamente dell’ospitalità.
Ade e Enrico Gardìol
Torre Pellice
Errata
Ci scusiamo con gli interessati per
l’errata interpretazione deH’annuncio
pubblicato la settimana scorsa relativo
alla Sig.ra Costanza Carmeli ved. Carile. Al posto dì pastore A. Vetta, leggasi pastore E. Mattone e al posto di
arricchita, assistita.
« Le Seigneur est près des cœurs
brisés. Et il sauve les esprits
abattus »
(Ps. 34: 19).
E’ mancato aU'affetto dei suoi cari
Bruno Gay
Ne danno rannuncio la moglie Helga
Pfeiler, con Cristina, Silvia, Barbara,
Filippo, la mamma Ida Paschetto, la
sorella Erica con la famiglia.
Bruxelles, 2 maggio 1982
RINGRAZIAMENTO
Cosi parla l’Eterno:
« Non temere perché io ti ho
riscattato, ti ho chiamato per
nome, tu sei mio »
(Isaia 43 vers. 1)
Neirimpossibilità di farlo singolarmente i familiari del compianto
Claudio Delegato
di anni 25
ringraziano sentitamente tutti coloro
che con la loro presenza, con scritti,
fiorì, parole di conforto, hanno preso
parte ai loro grande dolore per la perdita di Claudio. Un particolare ringraziamento alla signora Ada Ricchiardi,
al Pastore Renato Co'isson, ai Carabinieri di Viilar Perosa, ai dottori Gallo Momigliano - Varalda, a Massimo Long,
alla Croce Verde di Perosa Argentina,
alla ditta Depetris di Pinerolo, ai compagni di viaggio e lavoro della FIAT-M
di Rivolta, ai coscritti e amici tutti,
alla sezione ANPI di Inverso Rinasca,
ai sindaci di Rinasca e Inverso, alle
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di Viilar Perosa, ai vicini di casa.
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L’INTESA E L’IMMOBILISMO DEL GOVERNO
La via deirabrogazione
Se davvero ripugna la prolungata vigenza della legislazione sui « culti
ammessi », ci si impegni a concluderla senza paura del vuoto giuridico
Nei giorni 9 e 10 febbraio u.s.
sono state presentate alla Camera dei deputati le interpellanze riportate in questa stessa pagina.
La durezza di questi interventi potrà preoccupare qualcuno o scuotere qualcosa? Personalmente rimarrei sorpreso solo
se in conseguenza di essi la faccenda dell’intesa si muovesse in
concreto anche di un solo passo
avanti o indietro; oppure se su
queste, e sulle preesistenti interpellanze tuttora pendenti, si svolgesse quel dibattito parlamentare sulla intesa con le Chiese rappresentate dalla Tavola valdese
che molti, anche estranei agli
ambienti evangelici, auspicano.
Se ciò avvenisse non per questo
la questione sarebbe risolta: anzi, forse, turbandosi così le acque, i tempi si allungherebbero
ancora.
E’ noto infatti che per arrivare al traguardo finale le tappe
da percorrere sulle vie dello Stato sono ancora molte. Occorre
la firma ufficiale del protocollo
in sede di Presidenza del Consiglio, poi la preparazione del disegno di legge esecutivo; quindi
la sua approvazione da parte del
Consiglio dei Ministri previo
concerto del Presidente coi ministri più direttamente interessati. Inoltre bisogna che prima
runa e poi l’altra Camera approvi la legge; e infine che essa
venga promulgata e pubblicata
sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica.
Tutto ciò SI potrebbe, volendolo, fare anche velocemente.
Molti ricordano che qualche anno fa nel periodo delle feste pasquali, i nostri dirigenti politici
vararono la legge sul finanzia
Consiglio
nazionale
del PRI
Il Consiglio nazionale del PRI, riunito a Roma il 12-13 marzo 1982
Considerato
— che l'intesa con la Chiesa Valdese, già siglata, attende solo una
ratifica ufficiale da parte del governo italiano;
— che tale intesa rappresenta un
esempio di rapporto corretto fra
Stato e una delle religioni praticate in Italia, con la rinuncia dei Valdesi a privilegi e facilitazioni;
— che il segretario Spadolini al
Congresso nazionale del 1981 prima
di divenire presidente del Consiglio,
si era impegnato, a seguito di un
ordine del giorno del Congresso
stesso, a intervenire presso la Presidenza del Consiglio di allora per
la ratifica;
— che ora il nostro segretario come presidente del Consiglio è parte direttamente in causa;
— che il presidente Spadolini ha
inviato messaggi e promesse in occasione di un Convegno ufficiale dei
Valdesi italiani in merito all'intesa
suddetta;
ritiene che
tale intesa debba essere senza indugio ratificata dal presidente laico
Spadolini superando quelle possibili
riserve che altri partners di governo
potrebbero sollevare;
ritiene inoltre
che nella completa tutela della
libertà religiosa e delle prerogative
dello' Stato laico dovrebbe essere
affrontato anche il problema dei
rapporti fra Stato italiano. Chiesa
cattolica e Comunità ebraica.
(Voce repubblicana 16.3.82)
mento pubblico dei partiti in
una sola settimana. Ma quella
legge, a differenza di questa per
l’esecuzione dell’intesa, interessava tutta la classe dirigente politica italiana. E poi si trattava
di provvedere per legge, come
tutti ricordano, al risanamento
morale di un settore fortemente inquinato !
Senza fare accostamenti è certo però che anche il settore relativo ai rapporti tra Stato e
confessioni religiose diverse dalla cattolica, è fortemente inquinato dalla perdurante vigenza,
dopo 34 anni di Repubblica democratica, delle leggi sui cosiddetti «culti ammessi». Tali leggi
per il loro carattere repressivo,
intollerante e poliziesco, costituiscono una delle più grosse vergogne politiche appese al collo
della nostra Repubblica, come
Un medaglione che ha impresso
sul diritto il fascio littorio e sul
verso lo scudo crociato della
DC. Infatti i governi diretti da
questo partito non vollero mai
abrogare tali leggi, malgrado le
segnalazioni pervenute dalle
Chiese evangeliche contro le quali in specie tali leggi erano state
a suo tempo emanate.
La nostra parte
Vien fatto di chiedersi: cosa
risponderemmo se le succitate
interpellanze fossero dirette anche al nostro Sinodo che, alla
stessa stregua del Governo, è
parte in causa, e coinvolto in
questa faccenda dell’intesa?
Penso che il Sinodo, a nome
delle Chiese rappresentate, risponderebbe che noi la nostra
parte l’abbiamo svolta tutta ed
intiera.
In definitiva l’intesa è stata
prevista dalla Costituzione della
Repubblica italiana, non dalla
nostra Disciplina generale. Se
quindi le Chiese si sono preparate a dovere per affrontare tale problema con uno studio attento condotto per vari anni, e
la Tavola si è impegnata per portare avanti la trattativa sino a
concluderla in via definitiva sul
piano tecnico col protocollo firmato dalle due delegazioni il 26
aprile 1981 (or è già un anno),
è perché valdesi e metodisti hanno capito quale era il senso della loro presenza come Chiesa di
Gesù Cristo in questo nostro
paese bisognoso di poter disporre di una impostazione dei rapporti correnti tra Stato e Chiese
del tutto diversa da quella a cui
il paese stesso è stato soggetto
per secolare tradizione confessionale.
II nostro era e resta un compito tecnico, confessionale se si
vuole, ma solo tecnico, non politico, né legislativo. Quindi il fatto che in calce al testo concluso
sul piano tecnico non siano ancora apposte le firme che gli
conferiranno avallo in sede politica, e che la sua esecuzione
nell’ambito statale non sia stata
ancora promossa sul piano legislativo, non toglie nulla al nostro apporto diretto nella questione.
Noi abbiamo già ultimato il
nostro dovere di cittadini avendo eseguito quanto la norma costituzionale ci imponeva di fare :
l’intesa. E come credenti in Cristo Gesù abbiamo manifestato
nei modi dovuti quale intendiamo debba essere, sul punto della
politica ecclesiastica, rapporto
della nostra presenza nel paese.
Il testo dell’intesa debitamente
conclusa sta lì, a dimostrarlo, e
molti cominciano ad accorgersene ed a capirlo, tra cui gli on.li
interpellanti.
Altro non abbiamo da fare in
via diretta per risolvere quei
problemi di carattere essenzialmente politico, non della migliore qualità invero, che affannano
le menti della classe dirigente e
della burocrazia ministeriale italiane su questa faccenda.
Un suggerimento
Abbiamo però ancora un suggerimento da presentare agli
on.li interpellanti ed al Governo
se vorranno ascoltarci. Noi diciamo loro : se volete veramente
risolvere il problema, se anche
a voi la faccenda del prolungarsi della vigenza delle leggi retrive votate dal fascismo nel 1929-30
fa veramente schifo, come lo fa
a noi, allora assumete direttamente l’impegno, portandolo
avanti sino alla conclusione, di
abrogare la legge 24.6.1929 n. 1159
ed il relativo decreto esecutivo
del 28.2.1930, n. 289, sui « culti
ammessi ».
Farete così piazza pulita di
queste iniquità risanando il volto della nostra Repubblica.
Se tali leggi verranno sollecitamente abrogate, non vi sarà
nulla da temere ; neppure quel
vuoto giuridico che a volte turba la serenità di una burocrazia
ottusa. Se infatti è vero che il
diritto ha paura del vuoto, è altrettanto vero che, caduta una
legislazione liberticida come
quella sui « culti ammessi », lo
spazio lasciato libero verrà automaticamente e subito riempito dal pieno esercizio di quei diritti di libertà che le norme costituzionali riconoscono anche
agli evangelici. Nessun timore
del salto nel vuoto, poiché si otterrebbe finalmente il pieno ed
intiero rispetto delle norme costituzionali e dei diritti che esse
sanciscono, compreso quello di
cui al 3“ comma dell’art. 8. Dato
il voto formulato recentemente
dal Consiglio nazionale del suo
partito (riportato su questa stessa pagina) riterrei che l’attuale
Presidente del Consiglio non resterebbe indifferente ad una richiesta di abrogazione delle leggi in questione che, per ovvi motivi, non possono piacergli.
Ritengo che l’abrogazione di
dette leggi sia la soluzione che
oggi è possibile dare, circa il
problema deH’intesa. Del resto
Interpellanze
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei
ministri per conoscere:
1) se il Governo ha provveduto
a sostituire il compianto professor
Carlo Arturo Jemolo in seno alla
commissione governativa per la revisione del Concordato e le intese
con le confessioni acattoliche, presieduta dal senatore Gonella; se ha
fondamento la voce che tale sostituzione è stata disposta dal Presidente del Consiglio dei ministri Forlani, dopo la presentazione delle
dimissioni sue e del suo Governo, e
dunque in violazione dei limiti di
competenza del Governo dimissionario, in carica per il disbrigo degli
affari correnti; se il Governo in carica intende, nel caso tale voce corrisponda a verità, revocare tale decreto 0 sanarne l'efficacia;
2) per quali motivi il Governo
non ha ancora sottoposto al Parlamento, per la necessaria attuazione
legislativa, il testo delle intese intervenute, ai sensi dell'articolo 8
della Costituzione, con la Tavola valdese, nonostante gli impegni assunti anche in sede di dichiarazioni
programmatiche nel luglio 1981; per
quali motivi non si provvede alla
stipulazione delle intese di cui all'articolo 8 della Costituzione con le
comunità israelitiche italiane, che
pure da tempo la sollecitano;
3) se i ritardi e le inadempienze sopra ricordati si riconnettono all'inammissibile e incostituzionale
tentativo di alcune forze della maggioranza parlamentare di vincolare
in un unico « pacchetto » le intese di
cui all'articolo 8 della Costituzione
con la revisione del Concordato tra
Stato e Chiesa cattolica.
« Bassanini, Galante Garrone,
Baldelii, Boato, Melega, Rodotà, Galli Maria Luisa ».
(Camera, 9.2.82).
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei
ministri, per conoscere — premesso che:
sin dal 4 febbraio 1978 tra lo Stato
italiano e le chiese valdese e metodista è stata perfezionata, definita
e siglata un'intesa diretta alla regolamentazione dei relativi rapporti;
la mancata presentazione al Parlamento del relativo disegno di legge
di esecuzione costituisce una grave
ed inammissibile violazione dell'articolo 8 della Costituzione che prevede il ricorso allo strumento delle
« intese » per regolare i rapporti
tra lo Stato e le confessioni religiose diverse da quella cattolica e pertanto la materia appare, ancora oggi,
regolata dalla legislazione del 19291930, sui culti ammessi;
nelle dichiarazioni programmatiche
dei Presidenti del Consiglio succedutisi dal 1979 ad oggi si è sempre
riaffermata la volontà di pervenire
ad una conclusione della vicenda:
ripetute interrogazioni, interpellanze e mozioni (per esempio quella
Spini ed altri del 3 febbraio 1981,
quella Galante Garrone ed altri del
3 aprile 1981, quella Mammì ed altri del 15 aprile 1981, quella Spini
ed altri del 25 giugno 1980, quella
Codrignani ed altri del 27 agosto
1980, quella Spini ed altri dell'8
gennaio 1981) sono scandalosamente rimaste senza seguito —
le intenzioni del Governo in ordine alla conclusione dell'intesa tra lo
Stato italiano e la chiesa evangelica valdese e metodista al sensi dell'articolo 8 della Costituzione nonché
le ragioni dell'inspiegabile ritardo
nell'adempimento di un obbligo costituzionale.
« Teodori »
(Camera 10.2.82).
è quanto è esplicitamente previsto che debba avvenire secondo
il dettato dell’art. 1 del protocollo definitivo dell’intesa. Poi
non si dimentichi che il Sinodo
valdese e la Conferenza metodista quando nella sessione congiunta del 1973 rinnovarono alla
Tavola il mandato operativo per
l’intesa precisarono « che la abrogazione della legislazione sui
’culti ammessi’ costituisce una
condizione indispensabile per la
stipulazione contemporanea di
altre eventuali intese su singoli
punti che con l’abrogazione di
detta legislazione necessitassero
di nuova disciplina » (II/AS/
1973).
Ho l’impressione che caduta
quella deteriore legislazione non
sarebbe più cosi, urgente per noi
avanzare nuove richieste per il
varo dell’intesa. Potrebbe darsi
che la stessa burocrazia ministeriale, desiderosa di un qualche aggancio legislativo sulla
materia, sollecitasse essa stessa
l’entrata in vigore della legge
esecutiva dell’intesa, già pronta
da tempo.
Giorgio Peyrot
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