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INDICE DELLE MATERIE
?A»TÌ DOTTRINALE
Stndii Biblici —il diluvio......2, 85, 54
Il rinnegamento di Pietro............ 100
Dovere dell’ uomo di glorificare
Iddio .................................... 209
Preghiera ................................. 218
Il Natale.................................... 354
Giudicii dei pagani sui primi discepoli di Gesù Cristo .................. 6
Dell' insegnamento storio-religioso
nel collegio nazionale di Toiino... 33
Il Cristianesimo di V. Gioberti, giudicato da un cristiano evangelico. 61
La lAhertà CcUtolka e la Buona Novella ....................................... 70
L'Italia religiosa — impreBsioni e
giudizii di un sacerdote cattolicoromano ................................. 81
La Volgata................................. 89
L’inquisizione Spagnuola............... 114
L'insegnamento supremo del Vangelo....................................... 117
Dell’intercessione di Maria............ 125
Una Chiesa-Stato, uno Stato-Chiesa. 129
Origine delle indulgenze.............. 135
La settimana dopo Pasqua........... 138
Kome e la Bible .......................... 160
L'enciclica e l’allocuzione papale ... 193
Iddio dev’essere adorato in ispirito
e verità................................... 196
Una lettara del papa..................... 213
Seneca e Sant’Agostino................. 220
Se il propagare in Italia il puro cristianesimo pregiudichi agii interessi politici della nazione......... 226
Sacerdozio cattolico................... 229
Un nuovo dogma in fasce.............. 24J
Brevi riflessioni sul movimento italiano...................................... 24-5
La recente scomunica giudicata dalla
stampa italiana........................ 257
La messa..............................263, 294
La libertà di coscienza.................. 273
Due parole aM.'Apologista............... 289
L’ Episcopato Cattolico del secolo
XIX..................................... 305
Il potere temporale è egli necessario
alla religione?......................... 822
Religione e nazionalità................ 328
Risposta alla pastorale di Monsignor
Modesto vescovo d’Acqui............ 338
La rivelazione della natura............ 340
MISSIONI — EVANOELIZZAZIONB
SCUOLE DOMENICALI
Scrocconeria di nuovo genere................17
Scene della vita reale........................................20
Società di Damigelle Evangeliche,
per la protezione dell’infanzia povera............................................................................164
Una sepoltura evangelica in San
Mauro......................................................................167
Il risveglio religioso in Irlanda............233
Il Padre Chiniqy canadiano ..................299
Il servo fedele........................310, 325
Una visita ai nostri cari soldati............333
Un’invitazione alla preghiera..................359
Iddio fa crescere....................................................361
BIOOBAriA — ANEDDOTI
Necrologìa della Sig.a Fa\ier......... 105
Necrologìa del Signor Giovanni d’E-
3
spines....................... 346, 357, 374
li nuovo catechismo della Chiesa
Valdese.................................. 25
Festa deiremancipazione nelle Valli
Valdesi.................................... 49
A proposito della guerra............... 66
Kgoijsmo (apologo)...................... 67
Società di S. Francesco di Sales in
Francia.................................. 72
Concorso per un premio di 1, 200 fr. 98
Sinodo della Chiesa Valdese........... 145
Gli emigrati Valdesi nel sud dell’America ed il Eev. Pendleton........ 151
Festa annuale sui monti valdesi...... 248
Avvertimento alle mediocrità......... 279
La testa e la coda....................... 281
I gesuiti nella, Cina.................... 282
Felicitazioni della Buona Nomila sii
suoi lettori.................................. 370
BIBLIOGRAFIA
Le Plymoutisme en Italie — Lettre
au Comité étranger d’Evangelisation a Nice par L. Pilatte..........
96
Recueil de psaumes et cantiques à
l’usage de l’Eglise Vaudoise......
Catechisme de l’Eglise Vaudoise...... 27
Studii elementari della Parola di Dio
per Burnier: il Pentateuco e gli
Evangelii.............................. 272
n Padre Clemente ossia il Gesuita
confessore............................... 27
Istruzioni religiose tratte da una serie graduata di lezioni per piccoli
fanciulli................................. 30
Le Romagne, ovvero il potere temporale del papa per E. de Pressensé 33
CORRISPONDENZA DELLA BDONA NOVELLI
Voghera...................................
Nizza................................... 13, 4;
Alessandria................................
Firenze...................................... 4;
Torino....................................... ?■
Casale...................................... 7(
CRONACA DELLA QUINDICINA
Pag. 14, 29, 45, 62, 77, 91, 108, 127, 14:
159,173, 204, 221, 229, 254, 268, 28i
316, 348, 363, 378.
4
Akko vili - N. 1.
II SERIE
15 Gennajo 1869. >'
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
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Seguendo la verità nella carità. — Efes. VI. 15.
PREZZO DI associazione J le ASSOCIAZIONI SI RIOBTONO
Per lo Stato [ft-anoo a destinazione] .... £. 3 00 > In Toei.no airUffizio del Giornale, via del Principe
Per la Svizzera e Francia, Id........... „ 4 25 | Tommaso dietro il Tempio Valdese.
Per r Inghilterra, id................... „ 6 50 ( Nelle Pkovixoie presso tutti gli UffizJ postali per
Per la Germania id................... „ 5 60 ! mezzo di franco-boUi postali, che dovranno es
Non si ricevono associazioni per meno di un anno. ^ Bere inviati franco al Pirett. della B. Novella.
All’estero, a’ seguenti indirizzi : Parigi, dalla libreria C. Meymeis, me Kivoli ;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Novella.
SOMMAKIO
Anno Vili della B. Novella, avviso importantissimo. — Stndj biblici. Il diluvio — Giudicii del
Pagani sui primi discepoli di Gesù Cristo — Corrispondenza della B. Novella. Voghera. Nizza —
Cronaca della quindicina.
AIVÌVO Till DELLA BUOÌVA ì\OTEl.IiA
AVVISO IMPORTANTISSIMO
Con questo fascicolo la Buona Novella sta per principiare
l’amio ottavo di sua esistenza.
Se le promesse die ci furono fatte da parecclii nostri
amici saranno mantenute, come godiamo sperarlo, possiamo con fiducia, alla nostra volta, promettere ai lettori
un miglioramento notevole nella compilazione del nostro
periodico.
Puntualità maggiore che pel passato verrà praticata nella
pubblicazione e spedizione del giornale.
Le condizioni d’associazione rimangono le stesse che per
l’addietro, in quanto al prezzo.
In quanto al modo, gli associati delle Provincie fa-
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ranno cosa assai più comoda per essi e per noi, inviandoci
franco alla Direzione del giOTn&ÌQ, framo-bollipostali mvQCQ
di vaglia.
Gli amici Evangelizzazione italiana al progresso della
quale il nostro foglio è dedicato, darebbero prova dell’ interessamento che portano a quest’opera santa, cercando di
}5rocacciarci associati fra i loro conoscenti ed amici, e ci
facciamo lecito di pregare ognuno che lo possa, a darci quest’attestato della sua simpatia.
Mandiamo questo primo numero a tutti i nostri associati
indistintamente ; i seguenti non verranno più spediti che a
coloro i quali, col fatto di non aver respinto il primo, ci
avranno dichiarata la loro intenzione di associarsi pél 1859.
La Direzione.
STUDJ BIBLICI — IL DILUVIO
Ge.vesi, vi, vii, vili.
Fra le numerose tradizioni d’avvenimenti che lasciarono nella
memoria dei popoli una impressione profonda ed incancellabile, la
pili universalmente diffusa è, senza contrasto, quella di un diluvio
che ha sterminato la razza umana tutta, ad eccezione d’una sola
famiglia, salvata in una barca, in un’arca o vascello, e di cui i discendenti hanno ripopolata la teiTa. La si è ritrovata presso le tribìi
selvaggio deirAmerica egualmente che presso le popolazioni le più
civilizzate dell’Asia e dell’Europa, presso gli abitatori e d’isole e di
continenti, fra gli uni trasmessaci con pitture grossolane, presso altri
abbellita con tutti i colori della immaginazione la piii poetica, offrendo ovunque dei tratti comuni ed essenziali che le assegnano
un’origine pur comune.
Ma la semplice affermazione non basta, ed io mi trovo in obbligo
di ricordare almeno la sostanza delle principali tradizioni, per quanto
poco interessante possa essere questa parte del mio lavoro, e per me
stesso e per quelli che avranno la pazienza di leggerla.
Cominciando dall’America, i Samanei tribù selvaggia delle rive
dell’Orenoco, raccontano, che allorquando tutti gli nomini furono
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sommer«i in un gran diluvio, un’iionio ed uiia donna sfuggirono al
generale disastro, ritirandosi sovra un’alta montagna, ed avendo lanciato dietro loro, al di sopra delle lor teste, i frutti della palma, la
semente che racchiudevano questi frutti produsse degli uomini c
delle donne che ripopolarono la terra.
Gl’Iudiani del Perù narrano che nella notte dei tempi tutti gli
abitanti del paese furono distrutti, eccetto sei persone che furono gli
antenati di tutta la razza esistente.
Gli abitanti dell’isola di C’uba dicono che un vecchio, sapendo che
il diluvio doveva accadere, costrusse una grande nave nella quale
entrò lui, la sua famiglia e moltitudine di animali ; che mentre le
acque coprivano la terra egli mandò fuori im corvo, che subito non
tornò perchè trovava in abbondanza di che nutrirsi pei corpi morti,
ma poscia venne portando nel suo becco un ramo verde.
Gli abitanti dell’isola di Tahiti credono che, molto tempo addietro, il Dio supremo, irritato contro la terra, lancioUa nell’abisso
delle acque, ma che fortunatamente la loro isola se no staccò e salvossi così dalla generale distruzione.
Gli Indiani dei laghi dcU’America del nord raccontano che il
padre delle tribù loro, avvertito in sogno deU’avvicinarsi del diluvio,
costrusse un legno sul quale si ritrasse colla famiglia e con coppie di
tutti gli animali, lino a che il grande Sphito ebbe preparato per essi
novella terra.
La credenza al diluvio è sparsa nel vasto, impero cinese e nelle
]-egioni deU’Inilia. La tradizione degli Indiani, benché sfigurata per
i.stranee aggiunte, è rimarchevolissima. Un demonio avendo rubato
a Brama i sacri libri, tutta la razza umana si corruppe eccessivamente, ad eccezione di otto savii. Il dio Vishno apparve al principale
di essi sotto la forma di pesce, e gli annunziò che in sette giorni
tutte le creature che l’avevano offeso perirebbero in un diluvio, ma
ch’egli si sarebbe salvato in un naviglio. Poi gli ordinò di fare abbondanti provvigioni di cibo e di piante medicinali e d’entrare senza
tema nella nave miracolosa cogli altri sette savj, le loro mogli ed
una coppia di tutti gli animali. Il settimo giorno le acque dell’o.
ceano cominciarono a coprire la terra ed i savj uomini entrarono
nella barca che il loro dio avea preparata. Durante il diluvio Vishno^
che avea ripreso la forma di un gi-an pesce, protesse il naviglio legandolo attorno il suo corpo. La tradizione aggiunge che il maggior
di quei savj, molto tempo dopo, avendo troppo bevuto, {lerduta la
ragione si sdrajò tutto nudo nella sua tenda, che Charma, suo figlio,
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chiamò i suoi fratelli per farli testimoni della vergogna del padre,
ma che quelli più rispettosi di Charma, lo copersero delle vesti e lo
destarono. Quand’ebbe ricuperato l’uso dei sensi, sapendo bene ciò
ch’era awemito, maledisse Charma, dicendogli; Tu sarai il servo dei
servi.
La tradizione degli antichi Caldei, tal quale ci è stata conservata
in ua frammento del loro storico Beroso, è più rimarchevole ancora.
Ella rappresenta gli Tiomini antidiluviani come ima razza di giganti estremamente empj e depravati. Ma, dice Beroso, v’erano fra
questi giganti un uomo che temeva gli dèi e ch’era più savio e più
prudente di tutti gli altri. Il suo nome era Noè, abitava la Siria coi
suoi tre figli, Sem, Cam, Jafet e le mogli loro, Tadea, Pandora,
Noela e Noegla. Quest’uomo, prevedendo per la scienza che aveva
degli astri, l’imminente distruzione, cominciò settantotto anni prima
dell’innondazione a costruirsi una barca, ch’egli coperse come un’arca. Scorsi i 78 anni, l’oceano ed i laghi interni, come pure le riñere,
sgorgarono Tacque loro sulla terra e coprirono le montagne, in guisa
che tutta la razza umana ne fu sommersa, eccetto Noè e la sua famiglia che furono salvati nell’arca, la quale si fermò sulla sommità
della montagna dove si pretende che vi si trovino ancora dei resti.
Uno dei libri sacri degli antichi Parsi riporta, che la terra essendo
stata corrotta da Ai’imane, il principio maligno, il Dio supremo giudicò necessario di lavarla in un diluvio per purificarla di tutte le
sue sozzure. Ei fece diHique cadere la pioggia a goccie grosse come
la testa di un bue fino a che ogni malvagia creatura fosse distrutta.
Indi la pioggia cessò, e prima le montagne, poscia le pianure, apparvero di nuovo.
Le varie tradizioni della G-recia rimontano evidentemente ad un
solo e medesimo avvenimento che Luciano ricorda nel modo seguente :
La terra, dic’egli, è ora popolata dai discendenti di Deucalione.
I di lei primi abitatori erano uomini ñolenti, spergiuri, inospitali,
senza misericordia, furono dunque condannati alla distruzione. Accadde una violenta irruzione d’acque dagli abissi della terra, accompagnata da torrenti di pioggia, in guisa che le riviere ed il mare
straripai-ono fino a tanto che la terra ne fu coperta e che ogni carne
perì. Deucalione solo fu preservato per ripopolarla, e lo fu in questa
maniera: egli collocò la sua famiglia, i figli e le mogli loro, in una
grand’arca che avea apparecchiato e vi entrò egli stesso dopo di essi.
Nel medesimo tempo degli animali d’ogni specie, orsi, cavalli, leoni,
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serpenti, tutto ciò che avea vita sulla superficie della terra venne a
lui per coppia, li accolse nell’arca e non ehbe alcun male. Tale la
tradizione di Luciano.
Plutarco aggiunge che, il diluvio toccando la fine, Deucalione
mandò fuori una colomba, la quale ritornando presto a lui indicò
che le acque coprivano ancora la terra; ma che avendola, fatta uscii'e
una seconda volta, più non si vide.
Presso tutti i popoli cristiani d’ogni denominazione e, fino a un
certo punto, presso i Musulmani il racconto biblico fu naturalmente
sostituito alla tradizione.
Ma lasciando in disparte, pel momento, la narrazione di Mosè,che
pur è l’oggetto speciale di questo studio, io vorrei chiedere ad ogni
uomo che non sia accecato da pregiudizj, e che non sia fermo a
chiudere gli occhi alla luce, se il fatto di questa tradizione quasi
universale e, aggiungerò, che sembra rimonti a una data rmiforme,
non sia la prova la più irrefragabile della realtà di questo grande
evento, di questa spaventevole catastrofe, conosciuta sotto il nome
ili diluvio universale? Havvi forse altro fatto che si fondi sopra una
testimonianza così unanime e così comj)leta?
Lungo tempo la scienza umana è stata muta intorno a questa
grande questione, senza dubbio perchè i rami speciali della scienza
che soli potevano rischiararla non esistevano o non erano che nella
infanzia loro. Lungo tempo si pretese od anche si sperò che le scoperte della scienza ismentirebbero pienamente la narrazione biblica
e la collocherebbero tra le favole dell’antica Grecia o dell’antica
Roma. Oggidì la scienza ha parlato; ell’lia in prima ammesso la
possibilità di un diluvio, indi la sua probabilità e infino la sua
realtà. Ella giunge eziandio ad indicare con certezza i mezzi che
l’hanno prodotto, l’abbassarsi del suolo, il sorgere di catene di montagne. — Dice Beudand, che riassume le opinioni di più geologi
distinti, “ niente havvi di contrario alla ragione nella credenza ad
“ una grande irruzione d’acque sopra la terra, od una innondazione
“ generale, od un diluvio infine che si trova descritto non solo nella
“ Bibbia, ma eziandio profondamente scolpito nelle tradizioni di
“ tutti i popoli e, ciò ch’è rimarchevole, sotto una data quasi uni“ forme. Laonde, nell’atto che riconosciamo nel racconto di Mosè
“ delle circostanze straordinarie che indicano l’intervento sovranna“ turale della volontà divina per punire il genere umano, noi cre“ diamo da un lato la possibiltà materiale di quel terribile evento, e
“ troviamo dnll’altro gliocculti mezzi che poterono essere stati scelti,
9
“ cioè l'iunalzamento, l’abassamento, le oscillazioni che le acque hanno
“ potuto provare, le qimli cose servirono d’istrumento alla giustizia
“ divina.”
La testimonianza dei geologi è tanto meno sospetta in quanto che
hanno, generalmente parlando, una grandissima indipendenza in
faccia alla Bibbia, e qualche volta non sarebbero dispiacenti di sorprendere la Eivelazione in aperta contraddizione-coi risultamenti
bene provati dalla scienza. Ma se la narrazione che Mosè ci dà ai
capi 6, 7, 8, della Genesi è, nei suoi tratti essenziali, confermata nel
modo il più luminoso per le ti-adizioni dei popoli e le recenti scoperte
della scienza, tuttavia nei particolari ella ci oflre alcune difficoltà
che importa esaminare, ed è quanto mi propongo di fare in un pros’ simo articolo.
( Continua) P. L.
GIUDICII DEI PAGANI SUI PRIMI DISCEPOLI
DI GESÙ’ CRISTO
Ci piace togliere dal giornale Le Glirétien Belge i giudicii di alcuni autori paganici intorno ai primi seguaci deUa dottrina cristiana,
giacché li troviamo riuniti, e perchè in ogni caso è sempre bene ripetere in breve un fatto che è una prova luminosa della veracità e
della santità del Vangelo, offertaci dai nemici di esso in quei primi
tempi.
Celso, che scriveva verso la fine del ii secolo rimprovera i cristiani
del suo tempo di adorare come Dio un certo Gesù stato crocifìsso, e
d’insegnare che gli uomini più malvagj possono essei'e salvati credendo in lui, mentre considerano la fiducia nella propria virtù quale
impedimento alla salute. Tale dottrina è, dic’egli, tanto insensata che
non merita l’attenzione di un uomo saggio. In oltre quelli che la professano sono, la più parte, gente povera, disprezzabile e diprezzata.
Celso, filosofo ed uomo d’ingegno, si bm-la di loro e della lor fede.
Luciano, contemporaneo di Celso parla dei cristiani come di una
società di miserabili ed infelici. Secondo lui essi odiano il governo,
amano le cattive nuove e si rallegarno nelle pubbliche calamità. Alcuni passano dieci giorni interi senza mangiare, e delle intere notti
a cantare degl’inni.
Aristide il sofista, altro coutemi)oraneo di Celso, si sdegna contro
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certe persone che simili agli empj Giudei, non servono agli iddii, non
somigliano alla brava gente del suo tempo, sono destri nel turbare le
famiglie, non contribuiscono per le pubbliche feste, ma si tengono
in disparte come se fossero piii savij di tutti gli altri.
Porfirio, che morì verso il 304, chiama il Vangelo una barbara
temerità. Se Cristo, dic’egli, è il cammino della salvezza, della verità
e della vita, in guisa che quelli soli che credono in lui saranno salvati, che avverrà di coloro che vissero prima della sua v'enuta? La
pietà delle donne cristiane lo confondeva tanto più in (pianto che,
secondo le idee paganiche, gli affari di religione si tenevano }ier diffìcili e profondi trop^x) da poter essere trattati da altre persone all’infuori dei filosofi o degliniziati. Delle matrone e delle donne, dic’egli ingiustamente, compongono il senato dei cristiani e governano le
chiese loro: elle dispongono de’ pastori secondo il lor piacimento. Ei
pensa che son dessi che, pel disprezzo agViddii, attirano sul popolo
i pubblici flagelli. Come stupirsi, esclama, che la peste faccia strage
nella città da tanti anni, se Esculapio e gli altri dèi ne furono scacciati? giacché dopo che si onora Gesù nessuno è stato più lienedetto
dagl’iddii.
La fennezza nella fede di più cristiani in mezzo a condizioni le
più difficili era divenuta proverbiale. Porfirio pretende che un uomo
abbia un giorno consultato Apollo per sapere come dov'eva regolarsi
onde persuadere la di lui moglie a rinunciare al Cristianesimo e che
l’oracolo rispondesse — E forse più facile scrivere sull’acqua o volare
nell’aria che di ricondurla: lasciala dunque nella sua follìa cantare
con voce trista e languente il suo Dio morto, condannato da giudici
singolarmente saggi.
Epitetto ci rappresenta i Cristiani, ch’egli chiama Galilei, come indifferenti alle sofferenze; ma in luogo di vedere nella lor costanza
l’opera della grazia divina, ei dice ch’ella proviene dalla loro imbecillità o dell’abitudine di soffrire. I^a carità di essi era pur bene co, nosciuta, ed i lor nemici stessi, deridendoli, l’attestano. Il primo loro
legislatore, dice Luciano, ha posto nella mente di essi l’idea che eon
tutti fratelli. Dacché si sono separati da noi, perseverano a rigettare
gli dèi de’ Greci e ad adorare questo impostore che fu crocifisso: regolano i lor costumi e condotta dietro le di lui leggi: disprezzano
adunque tutti gl’iddii terrestri, e vivono in comune. Laonde se qualche furlw riesce ad insinuarsi nella lor società, non tarda ad arricchire, perchè é facile ad un uomo di simile tempra abusare di (¡uesto
popolo imbecille.
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Circa ai lor costumi, Pliuio,che ne aveva condannato Luon numero,
riconosce che s’impegnavano con giuramento a non commettere alcuna colpevole azione, e che non altro aveva trovato in loro che una
superstizione disapprovata ed eccessiva.
L’imperatore Antonino raccomandava a’ suoi sudditi pagani l’esempio della pietà dei Cristiani, della lor confidenza in Dio, zelo nel
culto e proibiva a quelli di molestarli sotto pretesto di religione. I
nemici loro s’accordano nel riconoscere che la condotta dei primi
Cristiani era di molto superiore a quella dei compatrioti pagani. Gli
uni ne disprezzavano la purezza come ima puerilità, altri per essere
una condanna della lor vita, e queUi che cercavano Dio vi scorgevano
l’impronto della verità; credevano a Gesù,eia fede in esso inspirava
de’ miracoli di santità e di carità ed erano salvati.
Così la luce si fece strada nelle tenebre; il regno di Dio non viene
con isplendore, ma viene; egK si forma priacipalmente nell’interno
degli uomini e si allarga conquistando sempre più nuovi cuori. Anche
oggidì abbiamo un paganesimo, abbiamo degli altari, degl’iddii uomini, dei sacerdoti che servono ad essi e che predicano gl’infortunij
pubblici derivare dalla poca o nessuna adorazione che a quelli si
presta: anche oggidì abbiamo dei così detti filosofi che appellano insensata la pietà cristiana, che si burlano del Vangelo e degli evangelici: abbiamo dei così detti teologi che pretendono essere gli affari
di religione di sola spettanza loro, perchè iniziati in quella e perchè
tengono le Sacre Scritture come troppo difficili e profonde da poter
essere lette e studiate da tutti. Infine, anche oggidì possono trovarsi
dei furbi che sotto sembiante religioso cerchino di approfittare della
pietà e dell’amore dei veri cristiani. Preghiamo Iddio che voglia col
suo Santo Spirito illuminare lo spirito umano affinchè tutti arrivino
alla conoscenza della verità ch’è nel Signor nostro Gesù Cristo.
CORRISPONDENZA DELLA B. NOVELLA
Voghera^ 28 dicembre 1858
Va campo che promette — La Libertà Cattolica — Tendenze liberali di quel periodico — Coraggio
ed onesti dei Bedattorl — Stato degli spiriti rimpetto alla questione religiosa : i rossi ed i neri.
Giunto in questa città da qualche settimana soltanto, non posso darvi
ragguagli che valgano sull’opera di evangelizzazione alla quale sono addetto.
Basti il costatare che bello è il campo in cui mi tocca lavorare, preparato
fino a un certo segno il terreno, e zeppo di promesse, essendo che v'incontro
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quel che in altri paesi non ebbi la consolazione d’incontrare, dei bisogni religiosi cioè, condizione di successo per chi evangelizza e dplce premio d’incoraggiamento per parte del Signore. Spero quindi comunicarvi di tanto in
tanto qualche edificante notizia. Per oggi vi parlerò d’una città vicina di
questa e sua metropoli diocesana, di Tortona, dove feci una gita quindici
giorni fa e più specialmente di alcuni articoli del nuovo clericale periodico
che in quella città si pubblica, la Libertà Cattolica, e nei quali trattando dei
rapporti della religione colla civiltà, cerca di giustificare lo scabroso suo titolo.
Conforme il suo programma lo annunciava ei cerca di formolare e propugna con zelo, delle divine ed umane cose la suprema unità. In questo suo
proponimento non posso che anmiirarlo. E valga il vero, egli ha pubblicati
articoli e professati principj ignoti fin qui ai difen.sori della religione in Italia
e specialmente al clero.
A toccare il suo scopo, egli ha indicati gli ostacoli che vi si oppongono e
per primo ostacolo accennò nel suo n° 6 (5 dicembre) la stampa clericale
“ ingolfata, com’ei dice, nell'iroso gare dei partiti politici e perciò letteralmente fuori della buona via. ”
— Persuaso che il Cattolicismo in Piemonte corre non lievi pericoli biasima quella parte del clero “ che invece di combattere direttamente le funeste dottrine crede che sia necessario ristabilire il dispotismo politico, intronizzare quell'idolo degradato, come se la croce perse non fosse abbastanza
gloriosa. ”
—Seguace del principio di tolleranza rispetta tutti i partiti; “ma cièche
l’offende e provoca, è quella menzogna che portano in fronte i fogli clericali,
che col pretesto di cattolicizzare, oppure armonizzare la civiltà colla religione,
travolgono il clero inesperto nella lotta dei partiti politici Quindi si sente
obbligato “ di declinare ogni solidarietà d’obbrobrio, e far sì che questo
abbia a ricadere solamente sopra quei tali che se lo procurano. ”
E conchiude “ che se pur troppo il Cattolicismo in Piemonte corre gravi
“ rischj, è primo dovere dell'Episcopato di far cessare quella vergognosa
“ipocrisia: titolo religioso, materie politiche; e senza impedire la libera
“ manifestazione delle opinioni, di non più permettere la continuazione di
“ questa spudorata menzogna e di anatemizzare que’ giornali che, sotto il
“ bugiardo titolo di religione, tengono impegnato il clero nelle frivole e ver“ gognose gare delle fazioni politiche ”.
Non occorre dire a chi s’indirizzino queste energiche protestazioni, e felicitiamo sinceramente il giornale Tortonese dell’aver osato, in mezzo all’universale silenzio dell’Episcopato piemontese, alzar coraggiosa la voce onde
reprimere sì spaventevoli abusi.
— Nel n° 8° (19 dicembre) passa il sullodato foglio ad indicare un’altro
scandalo, “e sono le sentenze dei magistrati in materie puramente religiose. ”
Queste sentenze, ch’cgli chiama “ uno scandalo legislativo ” sono, secondo
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lui contrarie sì alla natura della credenza, come alla sua manifestazione,
della qual credenza quantunque fosse incredulità, a Dio solo l’uomo deve
render conto. Dimostra poscia la loro inutilità, non reggendo il sistema terrorista, ed il puro timore duna pena temporale, umana, non potendo mai
essere principio di conversione. Infine svela le funestissime conseguenze di
tali legislative condanne, e sono l'ipocrisìa, l’ostinazione dei condannati, e
la confusione vieppiù crescente dei due poteri, religioso e civile. “ Una
legge, scrive egli, che volesse obbligare tutti i sudditi di uno Stato a manifestare la medesima credenza sarebbe immorale, perchè talvolta imporrebbe
l’ipocrisìa...... le pene laicali spingono aH'impcnitenza ed aH’ostinazione...
circondano dell aureola del martire quel medesimo che n’è colpito.... e rendono compiuta la confusione dei due poteri religioso e civile ”.
Quindi a nome della religione c della civiltà egli invoca “ la cessazione
di queste condanne e Vahoìizione di quegli articoli del codice penale che vi
si riferiscono ” Anche qui lodiamo il coraggio dei reddattori, e siamo felici
<li poter registrare sì nobili ed importanti dimostrazioni.
— Combattere da un lato l’usurpazione dello Stato in materie religioso,
gli è dichiararsi amico della separazione dei due poteri. E difatti framezzo
ai due sovi'accitati articoli ne troviamo un’altro fn° 7.12 dicembre) intitolato
reliyione e civiltà, nel quale, dopo reclamata la libertà, cioè ‘‘ la facoltà piena
od insindacabile in ogni individuo di esercitare tutti quanti i diritti, ohe gli
competono nella sua condizione, senza ledere i diritti altrui; ” dopo detto
che “ tale libertà la si vuole per tutti e cattolici e non cattolici e cristiani e
non cristiani e non solo per gl'individui ma anche per le istituzioni; ” dopo
legata tale libertà alla celeste sua sorella l’eguaglianza, descrive la lotta che
sempre fervette tra l’assurda religione e la vera, tra la barbarie e la civiltà e
che ferve tuttora tra la civiltà e la religione stessa “ ciascuna di esse credendo proprj i diritti che l’altra pretende per suoi. ”
Quindi bramerebbe la Libertà Cattolica “ che si giungesse a determinare
i limiti di quelle due potenze. ” Non credere già che tale delimitazione essa la
.scorga nel medio-evo, quell’ideale dei fogli armmiosi, nè nel sistema dei concordati. Dice invece schiettamente “ noi non alludiamo con ciò a concordati,
come si fecero sin qui, noi ne siamo nemici: perchè altro non sono che provisorie sanzioni di reciproche usiu-pazioni del potere civile nelle cose religiose e della religione nelle cose temporali. Noi vorremmo che, esaminata
senza passione la natura d’entrambe queste due figlie del cielo, si dicesse :
le tali materie alFuua, le tali altre all’altra, e che ognuna nelle rispettive
materie avesse piena libertà d’azione, e mezzi proprj...... cioè spirituali alla
religione, materiali aUa civiltà. ” Ci si perdoni questa lunga citazione, ma
era necessaria a far conoscere il pensiero del giornale non che il suo scopo.
— Tale pensiero .e scopo si riassume in una parola : Separazione dei duo
potori ! Questa separazione non la determina ancora¡^ ma il principio l<i
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c.sterna chiaro, assoluto. E intanto comincia a dire “ che non riconosce por
diritti della religione tutti quelli che ha esercitato fin qui, per la sola ragione
che li ha esercitati......e che i governanti della Chiesa cioè i capi del Clero
farebbero un’ottima e doverosa cosa, collo spogliarsi di buona voglia di tutto
ciò cho alla Chiesa non competo per natura ora che la civile società lo richiama a sè. ” E aggiunge questa rimarchevole confessione : “ Dalla tenacità ostinata (della Chiesa) nel conservare ciò che non è suo, trae oriijine la
ynerra accanita che ora le si muove da tutte le parti. Per voler conservare
ciò che le è estraneo, perd^ gran parte del sostanziale. ”
. . . Abbiamo lodato il coraggio dei redattori nel segnalare gli abusi.
Qui tributiamo encomio alla loro sincerità nel confessare il proprio male.
Da gran tempo si desiderava di sentire tali sinceri accenti di uomini imparziali, i quali proponendo allo spirito di partito, l’interesse dell’eterna verità
predicassero alla patria, quei fondamentali principj del Cristianesimo.—In
Tortona, il pubblico non la vede in quel modo; opposto in genere ad ogni
individuale positiva convinzione egli si divide in due campi, cho per essere
reciproci awersarj non sono l'un coll’altro senza affinità; vale a dire il partito ultra-montano, ed il partito ultra-liberale, amendue i quali agognano la
confusione della religione e della civiltà, il primo per soverchia superstizione
ed a profitto del clero, il secondo por assoluta incredulità ed a profitto,
come dicono, del popolo, Una persona del paese esperta della situazione mi
diceva: “Qui siamo tutti o neri o rossi, il che per la religione vuol dire:
“ siamo tutti o schiavi di Iloma o increduli. ”
— Questo è pur troppo lo stato morale del nostro paese, e tranne ben
poche eccezioni, dovunque puossi osservare, che ove non regna la schiavitù
del pensiero e la stupida annegazione della coscienza, là impera lo scetticismo universale, schiavo anche lui, non già della minorità pretina ma della
popolana maggioranza. Stato che all'influenza di Roma stessa dev’essere
attribuito, essendo la religiosa tirannìa madre legittima dell'incredulità. In
Tortona si è specialmente realizzata questa parola della Libertà Cattolica :
“ Dalla ostinata tenacità (della Chiesa) nel conservare ciò che non è suo,
trae l’origine la guerra accanita che ora le si muove da tutte le parti. ’’Influenza il cui contraccolpo lo risente la Chiesa stessa, onde non solo scema di
numero, ma s’affievolisce internamente e va mano mano alterandosi, come
pur lo dice il citato foglio: “ Per voler conservare ciò che le ò estraneo (la
(’hiesa) perdo gran parte del sostanziale. ” Un’altra volta favellerò di questa
doppia conseguenza del Cattolicismo. Oggi mi limiterò a dini che il nuovo
periodico Tortonese incontra nelle file dei due sovr’ accennati partiti più
che viva oppi)sizione.
Di marocchio lo vede l’alto clero, e la folla sua devotissima seguace;
(li mal'occhio, il partito liberale. Ajnendue le parti d’altronde non ne fanno
gran caso e pare cho vogliano seppellirlo nell'oblìo.TI giornale della provincia
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VOsserxxitore Tortonese si contentò di segrtalare l’assurdità del titolo di “ Libertà Cattolica,” la libertà ed il cattolicismo essendo a parer suo irreconciliabili nemici.
■—Noi pure li crediamo irreconciliabili; ma noi distinguiamo tra Cattolicismo e cristianesimo, quello umano, questo divino, quello fallibile e falsa
interpretazione di questo, quello nemico della libertà, questo suo fratello e
suo creatore.
— Ma se quel Cattolicismo lo si riforma, se lo si purga degli abusi d’ogni
sorta che lo intaccano, se lo si riedifica suHe basi della separazione dei due
poteri, della libertà e della spiritualità......perchè sarebbe egli sempre nemico della civiltà ?
Ha forse questa bisogno di schiacciar la coscienza per nobilitar l’uomo ?
No, se il Cattolicismo ritorna al Cristianesimo d’onde s’è scostato, egli sarà
della libertà e del progresso il più fermo sostegno e sviscerato amico. Non
voglio dir con questo che la Libertà Cattolica sia giunta a quel punto. È
sulla strada, ma s\il principio soltanto. Le rimane a far molti e gravi passi
prima di toccar la meta. Sarebbe d’uopo prima di tutto di riconoscere la
sovrana autorità della Rivelazione, principio fondamentale del Cristianesimo,
e di sottoporle l’umana tradizione. Ma questo noi farà. La Libertà Cattolica
è della scuola di Bossuet, e continua in Piemonte l'opera incominciata in
Francia da quell'esimio difensore deH’ecclesiastica libertà, e continuata dai
campioni della Chiesa gallicana, in opposizione agli abusi del partito ultramontano: Libertà ma Cattolica ! (1) 11 periodico Tortonese non vuol essere
protestante: si capisce...; ma convien dire altamente che s’egli non è protestante, non è neppur romano. Egli è cattolico ma non cattolico-romano. —
Come mai ? — Sentite: “ noi condanniamo la stampa armoniosa mescuglio
politico-religioso degno di anatema; Noi invochiamo la cessazione delle condanne legislative e l’abolizione degli appositi articoli del codice penale; Noi
siamo nemici dei concordati, e bramiamo la separazione dei due poteri reliposo e civile; in una parola: Noi vogliamo la libertà per tutti ! ” Sanno
forse di Roma queste dottrine? Nemici dell’usurpazione clericale in materia
politica, nemici dell’usurpazione civile in materia religiosa, nemici del Breviario-politico e del codice-religioso; nemici dei concordati, nemici della
confusione dei due poteri e della tirannìa Papo-cesareo e Cesareo-papista ! — Ma dunque siete nemici del Papato, che è l’incarnazione vivente
della Papo-cesaria e della Cesareo-papia, della confusione dei due poteri e
del concordato e di tutte le usurpazioni e tirannìe che voi condannate. Siete
(1) L'organo di quel partito in Francia ì’Observateur catholique non ha potuto reggere e sta per soccombere, se già non eoggiacque, sotto la violente opposizione ultra
montana. Temiamo che lo stesso accada alla Libertà Cattolica, come già al Vaticano
nato e morto in Tortona sul principio dello scorso 18.58.
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nemici del Cattolicismo-Romano il quale trova la sua base, la sua essenza
in queir adulterio del trono e dell’altare
....... di cui s’accorse il vangelista
Quando colei che siede sovra Tacque
Puttaneggiar co’ Regi a lui fu vista.
0. 0.
Un’Albero di Natale nella Chiesa di Nizza.
Nizza li 3 gennajo 1859.
Se, fra tutti i piaceri ch'è concesso ai pristiani di godere nel tempo del
loro soggiorno quaggiù, havvene uno più santo, più disinteressato, più
degli altri in armonia collo spirito del Vangelo, è sicuramente quello di
rendere felici i fanciulli. V’ha nei fanciulli un non so che di semplice, di
naturale che piace. Nuovi in questo mondo, non ne hanno, per così dire,
ricevuto l’impronta; ed in conseguenza ci presentano, benché in una piccolissima misura, un quadro di quel che sarebbe il cuore umano se il peccato
non esistesse. Sono umani, ma non sono che umani; non hanno ancora provato quel che il mondo possiede d’inumano; la loro generosa e confidente
natura non ha ancora acquistato quel sentimento di diffidenza che dà la
conoscenza del mondo, sentimento inumano che il peccato ci ha portato, ma
cho il Vangelo, col ristabilire la sincerità e la drittura, è destinato a distruggere.
Tali erano i pensieri che sorgevano nella nostra mente, venerdì 24 del
p. p. dicembre, mentre assistevamo ad una di quelle feste, rallegranti per
anime cristiane, che, di tempo in tempo, vengono a struggere il ghiaccio
natm-ale de’ cuori e ristringere i legami tra’ membri della chiesa di Gesù
Cristo.
Mercè gli sforzi generosi di parecchie signore cristiane, una splendida
festa era stata preparata ai fanciulli delle due scuole della nostra Chiesa.
Un magnifico Albero di Natale era stato inalzato nella sala della Scuola
della domenica. L’ albero, posto sopra un tavolo che occupava il fondo
della sala, era carico di noci indorate, di chicche, di confetti, il tutto
splendidamente illuminato da un’infinità di candelette di cera. Dai due
lati dell’albero trovavansi disposti una quantità di regali, veramente bellissimi, destinati ai fanciulli delle scuole ; e dietro a questa tavola, un’altra
più piccola, carica di provvisioni sostanziose insieme e piacevoli, testimoniava ancora della benevolenza delle signore che si erano interessate a procurare a’ fanciulli questa felice giornata. Alle quattro pomeridiane, gli
amici, invitati ad assistere alla festa, cominciano a riempiere la sala. Si
chiudono le imposte affinchè lo splendore delle candele maggiormente risalti
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e poi, ammessi i fanciulli, i quali si dispongono su due linee intorno alla
tavola, si passa all’illuminazione deU’albero. In un’istante le innumerevoli
candele che adornano i suoi rami splendono come altrettante stelle e le
noci indorate, riflettendo la luce all’infinito, trasformano l'albero intiero in
una piramide di lume. I fanciulli cantano un’inno di Natale; segue una
breve allocuzione del sig. pastore Pilatte nella quale, dopo qualche osservazione sull'utilità degli studj e sull'importanza sopra tutto grande della
Scuola della domenica, avverte i suoi giovani uditori ohe, benché questa
volta vi sieno regali por tutti, alla prossima festa non ve ne saranno se non
per coloro che avranno frequentato la Scuola della domenica con diligenza
e regolarit?i.
Dopo rallocuzione .si passa alla distribuzione dei regali; segue un'altro
cantico, una preghiera, e poi l'assemblea af disoioglie. L'indomani, giorno
di Natale, dopo il servizio nel tempio, fù proceduto allo spogliamento deU'albero.
Le noci indorate, i biscotti, tutto ciò, in somma, che era sull’albero fù, in
parte distribuito, in parte gittato alla rinfusa tra’ fanciulli i quali, lottando
allegramente insieme, si disputarono queste preziose spoglie opime, e la
festa si terminò collo smembramento del povero albero, i di cui rami
gettati per la sala, furono raccolti con premura da’ fanciulli e portati via in
memoria del loro Albero di Natale.
F. F. H.
CRONACA DELLA QUINDICINA
Mentre il Corriere de Saone et Loii-e ci riferisce, sotto la data del 3 corrente, che in quella Diocesi il rito della chiesa romana è stato sostituito al
rito della chiesa parigina, in Torino i Paolotti, nota congregazione gesuitica
tentano nuove sottoscrizioni a prò della propagazione della fede, di cui la
sede risiede in Lione. Il 3 ed il 5 del corrente, uno di loro si pre.sentò in via
Thesauro al num. 2 e bussò di porta in porta dimandando la sottoscrizione
d'un soldo per settimana, e non senza successo. I gesuiti, proseguendo il
loro sistema, e parsuasi che molti piccioli formano un grande, mai non si
posano, se non ottengono il loro oggetto.
In vista di tale perseveranza in Ingiiilteriia, essendo ridotto all’estrema
miseria il prete Boyle, quello che quattro o cinque anni fa chiamò presso
il magistrato del Regno unito il Cardinale "Wiseman, per abuso d’autorità,
i gesuiti finalmente lo costrinsero di ricorrere al Papa per essere ribenedetto
e riammesso all’escrcizio del suo ministero. Nè il suo ricorso fu vano, poiché
umiliandosi, e chiedendo perdono al Cardinale, diede motivo ai fogli clericali di rallegrarsi come d'una nuova ottenuta vittoria. Ma questo giubilo
non fu che di breve durata atteso le notizie provenienti dalla Svizzera, che
non sono troppo favorevoli allo pretcn.sioni romane presiso il governo di
quei cantoni. Un'altra occasione di giubilo avTebbe loro somministrato il
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Paroco (li Millesimo, S(ì ib.sse riuscito nel .suo iiuiuagiuato progetto. In oc
casione della fiera, detta della concezione, in quel paese trovavasi un venditore di Bibbie. Il paiToco predicò contro di lui, asserendo, che chiunque
avesse toccato ( uel libro .scomunicato dal Papa, sai'ebbe tosto caduto sotto
la podestà del Diavolo. Ma il popolo, che mercè la divina misericordia,
principia ormai ad illumiuarsi anche in Piemonte, ed a riconoscere, che la
Bibbia sola coutiene la parola di salvazione, si burlò di lui e della sua ignoranza; e'le sue parole furono sparse al vento. Da (juesto picciolo fatto dovrebbero tutti i parrochi apprendere, che le minacce di scomunica, e maledizione per parte loro non fanno più senso d'orrore nelle moltitudini; e che
se vorranno ottenere riverenza e Hommi.ssione, debbono cambiarle iu quelle
d'amore e carità su cui poggia la vera religione Cristiana.
Debbono però rattristarsi i Cristiani evangelici, che i sensi di amor(>
e carità non alberghino nemmeno nel seno di quei magistrati, che sono
posti alla guardia delle leggi in Piemonte, e Ù di cui officio è di vegliare che vengano bene osservate. Essi giudicando sempre so.tto l'influenza degli antichi pregiudizi, e come immorsi neUe più cupe tenebre del
medio evo, condannarono il sig. Pons, istitutore Valdese, che dava lezioni
I)rivatc in Aigueblanche, nella Tarentasia, a due cento franchi di multa,
mentre due suoi compagni nel medesimo tempo fiu’ono condaiiuati a cento
franchi ciascuno. E ciò perchè non ammettevano il nuovo dogma della
concoziono, le indulgenze ed altre nullità di simil genere. Tali pregiudizi
in opposiiione ai lumi del secolo XIX ed alle disposizioni stesse dello Statuto del regno sardo, non saranno mai annullati, finché uomini d'altra
scuola, e di viete aspirazioni, non saranno da speciale grazia celeste illuminati, ovvero rimossi dai loro impieghi.
Noi sappiamo che non cesseranno i martiri nella chiesa di Gesù Cristo,
fin che il numero loro non sarà compito. E nel tempo che volgiamo una
parola di conforto ai nostri fratelli perseguitati, gli esortiamo a rivolgere
gli sguardi al di (juà delle Alpi, dove abbiamo luogo a sperare che il nuovo
albore sorto ncUe nostre contrade, principia a farsi luce per rischiarai'e tutto
l'orizzonte. Col cuore pieno di riconoscenza verso il Datore d'ogni bene, osserviamo in Torino essere lo nostre raunanzc più numerose del solito; e la Sacra
Scrittura sparsa ormai por ogni dove va producendo per se ste.ssa benefici
efl'etti, poiché non è più rifuggita come una volta, e di essa principia a dilettarsi ancora la studiosa gioventù. Le nostra raunanze nelle provincie acquistano nuovo vigore, e l'evangelizzaz. in Courm.ìyeuk, ritornato essendo
l'Evangelista M. Curie, riempie il cuore di giubilo vedendola rinvigorita
con nuove e ben concepite speranze. Gli uditori si regolari che ii’regolai'i
sorpassano il centinajo, e le autorità sembrano ben disposte in loro favore.
Già una porzione del cimitero della comune fu concesso per uso della
piccola raunanza evangelica, e sperasi ottenere fra poco il registro'pure
dello stato civüc.
La divina Prow'idenza, che guida i nostri passi in questa nostra patria,
1 Italia non manca di favorire i nostri correligionari nell’altro Emisfero,
l’America, dove a Florida formarotto numerosa Colonia, i poveri ed indù
Btriosi coloni erano vessati in modo parlicolare dai preti di quelle contrade
e particolarmente da un gesuita per nome 3Iaiestà, che voleva loro impedire il culto verso Iddio, secondo i dettami della loro coscienza. Mandarono tosto una deputazione a Montevideo al Ilev. M. Pendleton, cappellano
inglese in quella città, reclamando la sua protezione. Questi ottenne subito
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dal ministero dull'interno uu ordine di tolleranza che spedito al giudice di
Florida, ebbe il desiderato effetto. In qualunque modo si presenti l’antico
avversario, sotto i benefici influssi della misericordia di Dio, noi abbiamo
la consolazione di vederlo vinto e fugato. L’Evangelio qual fiaccola ardentissima posta in alto, splende fra le dense tenebre dell’ignoranza e dell’errore. In prova di quest’asserto potremmo registrare una lettera d’un nostro
confratello, cbe seppe appena giunto, formare una piccola raunanza evangelica, dove in Italia maggiormente domina la volontà assoluta, piuttosto
che la legge; ma aspetteremo che i suoi progressi sieno di maggior conseguenza per darne maggior contezza, od intanto ei uniremo seco lui nella
preghiera dell’Altissimo, perchè si degni ajutarlo colla sua grazia, e prosperare i suoi passi. Ora più che mai ha di bisogno l’Italia delle preci dei
fedeli di Gesù Cristo, onde possa superare le sue difficoltà sì spirituali che
temporali. Satana a guisa di leone ruggente lo circuisce all’intorno per
divorare i suoi figli, o porli di nuovo tutti sotto il suo giogo. Si degni almeno il Signore di salvare questo nostro Piemonte dai mali della guerra,
se non vogliono vedere queste sì belle speranze della presente e futura
evangelizzazione disperse ed abbattute.
Fra tante cure, che porta seco la predicazione dell’Evangelio in Italia,
la Chiesa Valdese non trascm-a quella delle missioni straniere. Con lettera
del 16 deU’ultimo scorso dicembre, il ÌModeratore della stessa, fa nuove
pressanti sollecitazioni ai Pastori, perchè esortino le loro raunanzc evangeliche a contribuire del loro obolo in favore delle missioni nel sud dell’Africa. Queste missioni negli anni scorsi ebbero a sofir-ire i mali della guerra,
ed i tempj già eretti, e le case dei missionari furono devastate e distrutte.
Incombe ai fedeli d'ogni nazione, perchè son tutti fratelli in Gesù Cristo,
il dovere di concorrere almeno col danaro affinchè quelle stazioni siano ristabilite. Da esse parte la buona novella, che porta la conoscenza del vero
Dio e del suo Figliuolo Gesù Cristo, fra popoli barbari, feroci. E quei coraggiosi ministri, che a fronte di tanti pericoli, seppero formarsi un piccolo
gregge fra loro, meritano le simpatie d’ogni cristiano; e tanto più meritano
della Chiesa Valdese.
Finiremo questa cronica col riportare la notizia del Nizzardo del dieci
corrente. — Crediamo sapere positivamente, che sulle rimostranze di parecchi vescovi dello stato, la santa sede abbia imposto a D. Margotti di
cancellare Armonia l’epigrafe immorale, che portava in fronte.
Monito è stato pur fatto ad un vescovo, protettore àeWArmonia, perchè
in avvenire studiasse meglio le sue pastorali, affine di non inserirvi massime
scettiche come quella che la logica dell’errore è potente quanto quella della
verità. — Speriamo che questa notizia si avveri, perchè la pubblica morale
altamente off'esa otterrà qualche riparazione.
Domenico Grosso gerente.
IGEINO — Tipografia CLAUDIANA, diretta da K. Trombetta.