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Anno 112 — N. 22
6 giugno 1975 — L. 150
Soedizione In abbonamento postale
1 Gruppo /70
biblioteca valdese
10066 torre PEIL ICE
dette valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Votare non per salvaré interessi
ma per rinnovare il paese
* ' ì ■'Ì 1 ' i“
Come al referendum si tratta di dire no all’Italia di oggi per l’Italia di domani - Votare
senza idolatrie ma con scelte coerenti
ne deiraborto. della copertura parlamen*
tare data dai deputati OC al fascista Saccucci per iinpedirne rincriminazione.
Sempre, all’approssimarsi delle scadenze elettorali, il clima della società italiana si fa particolarmente acceso, un po’
come la febbre che sale, a poco a poco,
sino al giorno delle elezioni per poi diminuire progressivamente nelle settimane
che seguono. La vita politica e di conseguenza il dibattito, la riflessione, la ricerca, si fanno in quei giorni intensi, quasi
concitati per poi ripiombare nel disinteresse generale, nel piccolo cabotaggio fino
alla prossima campagna elettorale. Eccetto quelli che dichiaratamente si disinteressano del problema politico, anche
nelle comunità evangehche accade lo stesso; anche per noi evangelici, come per
tutti i nostri concittadini, le prossime elezioni rappresentano un momento di ripensamento, di verifica, di sensibilizzazione politica; non sembrerà dunque strano
che il nostro giornale abbia affrontato,
ed affronti questi temi, in concomitanza
con le prossime elezioni.
SCELTA PERSONALE
Vorremmo a qu^ta riguardo fare alcune brevi osservazioni molto personali
ma speriamo non inutili. La prima riguarda il carattere personale delle nostre
scelte politiche. Per tradizione e costume
siamo abituati da probstanti a separare
nettamente la Chiesa dallo Stato e perciò
a respingere qualsiasi ingerenza, influenza, o indicazione della cniesa iti materia
politica. Abbiamo sempre denuhciatò come teologicamente errata e spiritualmente fallimentare l’atteggiamento di molti
sacerdoti cattolici, e di larghi strati dell’episcopato, che non hanno esitato a legare le coscienze dei credenti italiani al
voto per il partito democristiano. La
scelta del partito o del candidato a cui
dare voto è sempre stata per noi scelta
personale, responsabilità del singolo credente. Questa impostazione non ci sembra debba essere modificata nel presente.
Una scelta personale non va però identificata con una scelta privata e tanto tneno segreta. Il segreto dell’urna è un mito,
un’idea che va combattuta; non vi è nulla di segreto nella nostra vita di credenti
che non possa essere motivato, discusso,
verificato. Ci si vergogna forse di scelte
fatte in altri campi? E’ il caso di parlare
del proprio voto come si parlerebbe di
una avventura da nascondere? Perche
non potrebbero i credenti incontrarsi per
discutere insieme le proprie scelte pm*"
tiche, per confrontare le proprie posizioni, per. dire apertamerlte l’uno all altro
quello che ritengofio doversi fare m questo campo? Un’assemblea di chiesa m
vista delle elezioni? Perché no? « Non
siamo mica una sezione di partito! » dira
qualcuno. Appunto per questo. Le sezioni
dei partiti non hanno da confrontarsi su
quel problema sanno già per quale partito votare; al massimo si scanneranno
per le preferenze.
NEL CONTINGENTE
Il voto è personale ma non è assoluto.
Questo è il secondo punto da chiarire.
Come credenti fondati’ sull’eyangelo non
abbiamo rilasciato una cambiale in bianco a nessuno, perciò possiamo discuterne
perché il votare non è scegliere l’assoluto
ma solo il contingente. Scegliere nella situazione in cui ci si trova a vivere ciò
che risulta essere più opportuno. Non
credo certo sia possibile votare oggi la lista del PDUP e nella prossima consultazione elettorale la lista del MSI, cambiare secondo gli umori e le convenienze,
ma il voto è questione di opportunità storica non di fede. Non è l’adesione alla
verità ma un piccolo, infinitesimo segno
perché la vita della nazione assuma una
collocazione piuttosto che un’altra.
Bisogna "demitizzarei ii vote • isolitic^,
valutarlo per quello che è : non un atto
capitale ma una piccola indicazione. Noli
è più nella cabina elettorale oggi che M
costruisce la realtà politica della nazione,
la vera vita politica, la maturazione de|^
le responsabilità, non avviene sulle schar
de delle elezioni ma nella realtà quotidiana nelle associazioni, quartieri, sindacati, scuole. ' ^
Un voto è perciò contingente, legato
all’Italia di oggi non a quella di ieri o a
qualche simbolo politico. Le elezioni sono nel 1975 non nel 1948 o nel 1990. E’
la situazione di oggi che fa il voto. E
oggi è il tempo della legge sull’ordine
pubblico i cui limiti sono stati denunciati da tante parte, dalla circolare Gui ai
segretari comunali, per bloccare l’iniziativa del referendum sulla depenalizzazio
COERENZA
Certo, ed a questo il terzo elemento, la
votazione politica deve essere comunque
una scelta di coerenza con la propria posizióne di fede. E’ la mia visione dell’evangelo che mi conduce a fare oggi,
nella contingenza del presente, una scelta piuttosto che un’altra. Non penso un
cristiano possa ragionare come quel signore incontrato l’altro giorno al bar che,
dopo avermi dipinto a fosche tinte la situazione della gioventù moderna fannullona e materialista, diceva « io voto DC
non perché ne sia convinto, anzi mi stanno sullo stomaco, ma per dare addosso
a quegli altri ».
Una posizione di questo genere è irresponsabile ed immatura, senza basi; un
credente deve poter dire che la visione
dell’evangelo in cui crede, il riferimento
a Gesù Cristo in cui spera, lo conduce a
vptare ' iii ,qwes^ rqqde
q^È’aitip. '
In fóndo il contestò iri'ciìi Si mù'ove oggi la nostra vita politica nazionale non è
molto diverso da quello che era un anno
fa, al momento del referendum sul divorzio. L’Italia che abbiamo, quella degli scandali insabbiati, delle tasse evase,
del fascismo strisciante, del sottogoverno
e dell’inganno non l’abbiamo fatta noi
l’ha fatta il partito al governo comprando appoggi ed imponendo ricatti. Voteremo non p>er fare il Regno di Dio né
per salvare la chiesa ma guardando all’Italia di domani. E di quest’Italia possiamo ritengo parlare liberamente insieme visto che, anche dopo le elezioni, lavoreremo a costruirla con la predicazione del Vangelo.
Giorgio Tourn
RHODESIA
Rischiano i'impiccagione
tre leaders! africani
IN QUESTO NUMERO
■ Scheda Biblica
■ Una fede da reinventare :
recensiorre
■ Protestanti a Cuba
■ Conferenza del 1“ distretto
■ Riforma carceraria
■ Intervista al Sindaco di
Porte
Il governo di lan Smith ha lanciati)
una nuova ondata di arresti per timore
di una ripresa di attività dei movimenti
di liberazione sul suo territorio. Tre le»i ders africàni sono stati arrestati in bafc
alle norme « per il mantenimento dell’cqdine e della legge » che comminano ^
pena di morte a chiunque sia in contato con i combattenti per la libertà.
Questi tre arrestati: Moven Mahachi,
John Matusa e Morris Nyacumbo sorto
attualmente detenuti nelle carceri di Utìtali sotto l’accusa di aver fornito aiuto
ai movimenti di liberazione e rischiaito
pertanto la condanna per impiccagioiì.
Matusa e Nyacumbo sono membri mfluenti dell’African National Oouncil cQe
lotta, sotto la guida del vescovo Abèl
Muzorewa, per ottenere una adegua|a
rappresentanza delle popolazioni africane
in Rodesia.
Moven Mahachi ha alle spalle una lunga attività di militanza sociale nel distretto di Nyafaru, dove organizzò su un
vasto territorio una comunità di cui facevano parte sia neri che bianchi. L’intenzione era di porre cosi, le basi per uno
sviluppo organico del popolò Tangwena
nella cui zòna operava la comunità. Nel
19(65 il governo rodpsiano espulse qùestq
popolazione dal Suo territorio confiscando ed incendiando i’Spioi beni e ricacciai
dolo così, nelle tnontagne. I Tangwena
opposero una resistenza non violenta sotto la guida e con l’aiuto di Mahachi; il
governo ordinò allora la chiusura dellè
Scuole di Nyafaru considerate pericolóse
per il loro contributo alla presa di coscienza delle popolazioni indigene. Mahachi arrestato il 5 aprile non 'ba più
avuto nessun contatto con i suoi dal momento deU’arfesto. « Non siafe in pena
per me, sono in una situazione inevitàbile dati gli avvenimenti attuali. Se questa ò la volontà di Dio sarò impiccato
ma non è il caso di preoccuparsi per me,
mantenete il contatto con quelli di Nyafaru » così ha scritto di recente ad un
amico in Svizzera. Da queste dichiarazioni emerge chiaramente quale è oggi
la situazione del paese ma anche la lucidità e la forza morale di questi uomini
a cui spetta senza dubbio di diritto essere i leaders della Rodesia di domani.
Prigionieri
della
speranza
romani 8: 25
« Ma se speriamo quel che non
vediamo, noi l’aspettiamo con pazienza » scrive l'apostolo Paolo.
Per sperare, siamo abituati a intravedere, almeno in lontananza,
un evento che fa in qualche modo già parte del nostro orizzonte
umano e spirituale.
Invece Paolo dice chiaramente
che « non vediamo ». Egli sembra
alludere a ciò che oggi si definisce volentieri col termine di frustrazione.
La vita, cioè, non sembra avere
il significato che pure dovrebbe
avere. Nel nostro mondo in cui ci
preoccupiamo di sviluppo, di ecologia, di qualità della vita, constatiamo sempre più chiaramente
che anche la creazione « geme ed
è in travaglio » assieme a noi ed a
causa nostra. Nel nostro mondo
scientifico e tecnologico sono proprio gli scienziati ed i tecnici a
farci parte delle loro profonde
, perplessità. ^
Di fronte àt^esto senso di frustrazione gli uni, convinti di essere comunque coinvolti in c{uesto
stato di cose, si lasciano andare
alla deriva, cercando pur sempre
un posto al sole.
Gli altri, i « rivoluzionari », cercano un mondo nuovo nel quale
regni l’uomo, manifestando la sua
capacità di creare qualcosa di valido e duraturo, nel quadro di una
ben contabilizzata giustizia, in
mancanza di amore.
Inutile dire che né l’una soluzione né l’altra danno una vera
speranza all’uomo.
Quale allora la posizione del
credente? Se « non vediamo » la
condizione nuova nella quale pure siamo stati introdotti in Cristo, lapostolo ci chiama, come abbiamo visto, a « sperare quello
che non vediamo ». Potremmo
esprimere questo con le parole di
Lutero: « San Paolo, col suo acuto occhio àpostolico, ha dunque
visto la cara santa croce in tutte
le creature ». Cioè il Signore ci ha
reso consapevoli che solo la sua
opera per un mondo e per degli
uornini prigionieri delle loro frustrazioni e del loro peccato può
renderci e rendere tutta la creazione «prigioniera della speran
Zà'»'. . ,
In un certo senso non siamo attualmente chiamati a sperare di
avere qualcosa di più del mondo
in, cui, viviamo (anche se questo
non significa accettarlo tale e
quale), ma possiamo vivervi liberati dal paralizzante senso di vanità e di insicurezza che conosciamo troppo bene.
Perciò, lasciamola parlare, questa speranza, lasciamo che lo Spirito di Dio ci dia la forza e la pazienza di sperare attivamente il
suo Regno. Giovanni Conte
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a colloquio
con I lettori
La lettera dello studente in teologia
che pubblichiamo qui appresso ci sembra meritevole di attenzione; non solo
perché manifesta sentimenti di riconoscenza e comprensione, rari al giorno
d'oggi,, ma perché ripropone il problema
della vocazione. Quanti sono i credenti
che con la loro testimonianza hanno condotto giovani alla fede ed al ministero
pastorale? In realtà per molti pastori sono spesso incontri con fratelli molto semplici o parole di umili credenti a risultare determinanti per la nascita di una vocazione.
Il 23 maggio il Signore richiamava a sé Vittorina Ugolini, che molti abbiamo conosciuto
profondamente ed amato per la’' sua vita consacrata, nell’umiltà del servizio, in modo totale al
Signore ed a chiunque nel suo nome si rivolgeva a lei.
Da oltre 15 anni in Torre Pellice, la signorina Ugolini è stata una luce accesa dal Signore
per quanti ebbero bisogno di una parola che li
portasse alla fede, di una presenza che creasse
quella comunione che non tutti sanno dare, di
una mano pronta a soccorrerli nelle difficoltà
materiali, di una voce che sapesse formulare in
preghiera quanto non si riusciva ad e^rimere.
Chi, con me, bussò più volte alla sua porta, ed
è alla signorina Ugolini che io devo l’avermi
condotto da una profonda crisi alla fede, intuisce
quanto di vero e di inesprimibile c’è in questa
mia semplice testimonianza.
Nel cammino che Iddio le aveva tracciato,
seppe procedere spesso nella solitudine e talvolta tra l’incomprensione dei più, ma nella gioiosa certezza che tutto, dall’esaudimento delle sue
preghiere, ai doni che riceveva per assistere i
poveri, e persino alla sofferenza fisica che in
questi ultimi anni l’ha profondamente provata
fino alla morte, le proveniva dal Signore, ed aveva pertanto per lei il carattere d’una presenza
Divina che l’accompagnava quotidianamente, anche nelle più piccole cose.
Anche per lei Iddio certamente ha detto « Io
conosco la tua tribolazione e la tua povertà... ma
pur sei ricco », ed era la certezza di questa conoscenza di Dio che le ha permesso d’essere fedele fino alla morte.
Ormai la signorina Ugolini riposa nel Signore,
in attesa di ricevere la corona della vita, nel mo
mento finale in cui i figliuoli di Dio saranno
manifestati in gloria (Apocalisse 2: 8-10).
Voglia Iddio che il posto lasciato vuoto dalla
nostra cara sorella, sia presto ricoperto dal servizio di altri umili credenti consacrati.
Nella sua vita di sofferenze, non volle sapere
altra cosa che Cristo, vivere interamente per Lui,
testimoniare continuamente di Lui; che il Signore ci accordi una così grande fede.
« Ora come sempre Cristo sarà magnificato nel
mio corpo, sia con la vita, sia con la morte. Poiché per me il vivere è Cristo, e il morire guadagno » (Filippesi 1: 20-21). Davide Abate
Di altre lettere daremo cenno nel prossimo numero scusandoci con i lettori per
il rinvio.
Il Direttore
RAI-TV
Giovedì 12 giugno
DIETRICH BONHOEFFER — Ricorre quest’anno il trentesimo anniversario della morte di
Dietrich Bonhoeffer. Aldo Comba, in studio, aiutato da filmati di repertorio, e con la collaborazione del pastore Paolo Ricca, illustrerà l’opera
di Bonhoeffer, mettendone in rilievo la straordinaria vivezza ed attualità, soffermandosi in particolare su quelle intuizioni che fanno, ancora
oggi, uno dei teologi più interessanti ed attuali.
Giovedì 19 giugno
LA COMUNITÀ’ DI S. GIOVANNI LIPIONI — S. Giovanni Lipioni: un piccolo paese al
confine tra l’Abruzzo ed il Molise; 500 abitanti
obe combattono quotidianamente contro i problemi di una agricoltura montana e l’emigrazione. In questo paese da circa 15 anni, vive ed
opera una comunità evangelica, della quale è pastore una donna, Gianna Sciclone, l’unica in attività nel nostro paese. « Protestantesimo » illustra gli sforzi che questa comunità valdese conduce e le iniziative nate per interessamento o
diretta iniziativa della comunità evangelica, una
cooperativa agricola ed un doposcuola, che raccoglie quotidianamente oltre 40 bambini, tanto
evangelici quanto cattolici.
Giovedì 26 giugno
NUMERO INFORMATIVO — Con questo
numero, « Protestantesimo » conclude il suo terzo ciclo di trasmissioni. Congedandosi dai suoi
telespettatori, la rubrica farà un panorama degli avvenimenti che hanno caratterizzato in questi ultimi giorni il mondo evangelico italiano ed
internazionale ed informerà il proprio pubblico
sugli appuntamenti estivi: incontri, convegni di
studio, assemblee che si succederanno da luglio
a settembre.
Una fede da reinventare
Il libro che la Claudiana pubblica con
il titolo « Una fede da reinventare » sotto un certo profilo ci sconcerta e ci disturba. È scritto infatti da alcune comunità di base cattoliche, ed è con una certa invidia che leggiamo pagine scritte da
altri e che avremmo dovuto scrivere noi;
pagine evangeliche scritte a partire da
un contesto cattolico, per le quali avremmo dovuto e potuto essere più pronti,
forse più capaci, e che ci troviamo a dover leggere come un dono che ci viene
rivolto.
E d’altra parte fa bene leggere qualcosa di simile, nel nostro ambiente, dove
ancora più o meno tutti, valdesi delle
valli e metodisti del risveglio, ecumenici
della prima ora e antipapisti di sempre,
protestanti liberali o credenti marxisti,
non riusciamo a superare il complesso
di inferiorità e superiorità insieme che
ci fa ritenere sempre che non possa venir nulla di buono da Roma. La prima
comprensione che dovremo trarre da
questa lettura è che grano e zizzania non
sono ancora da scegliere, fino alla mietitura, e comunque non nascono a priori
in campi separati.
Certo il testo è scritto da cattolici, non
dovremo dimenticarcene; sarebbe ipocrita dare una patente di protestantesimo
non richiesta, e sarebbe sbagliato non riconoscere valori profondamente cattolici
nel testo: ad esempio in un interesse
concentrato sulla chiesa assai più di
quanto potrebbe sembrare ad una lettura affrettata, un amore per la chiesa che
in fondo salva assai più di quanto sia necessario della chiesa come oggi la vediamo (anche se si respira il forte desiderio
di una chiesa diversa).
Ma, con un cattolicesimo quale quello
che si intravede dietro alle pagine di questo libro, il dialogo parte da altri terreni
rispetto a quelli in cui ci eravamo pigramente attardati; sembra di ritornare alla
libertà pretridentina, quando cattolicesimo non era sinonimo di Controriforma.
E allora resterà necessario talvolta dissentire, ma si potrà capire; resterà necessario essere polemici, ma sarà possibile
riconoscere dei comuni luoghi di partenza; si potrà ancora chiedere conversioni,
ma non lo si potrà più fare con la pretesa di partire dalla nostra giustizia per
chiederlo.
11 contenuto del libro può essere riassunto in tre direzioni di marcia. La prima, una ricerca di essere chiesa svolta su
terreno cattolico, e quindi in presenza di
una chiesa che nonostante tutto ha dimensioni di popolo. Un correttivo utile
alle nostre visioni ancora spesso di aristocrazie piuttosto che di minoranze, necessarie per poter prendere o riprendere
a parlare al nopolo (anche se i nostri fratelli cattolici dovranno da noi imparare
— lo diciamo con tutta modestia — ad essere di nuovo minoranza: perché non tutto il popolo crede, o crede ancora).
La seconda direzione è quella di una
rilettura di Bonhoeffer. Anche questa avviene in campo cattolico, e se ne deve tener conto, perché temi come quelli del
prezzo della grazia, o della maturità del
mondo, avranno significati diversi in terreni confessionali diversi: resta comunque una lettura intelligente, viva, teologicamente solida, certamente partita da
persone con profonda consapevolezza di
fede ma passate al vaglio di un confronto comunitario.
La terza direzione è quella biblica vera
e propria; riletture di Giovanni e di Luca, dei Salmi e di Paolo, fatte nel piopolo
e per il popolo. E su questo in modo particolare che dobbiamo consigliare alle
nostre comuriilà, ai nostri gruppi giovanili, ai nostri catecumeni, una lettura attenta ed ecumenica di questo libro, per
lasciarci insegnare cose che abbiamo dimenticato, Pier riprendere la gioia di una
lettura biblica non rituale, per capire che
non è necessario perdere la nostra umanità per leggere la Parola di Dio.
Sergio Ribet
Comunità cristiana di Mirafiori Nord e
PiossAsco, Una fede da reinventare.
Strategia delle comunità di base nella
lotta per il socialismo. Claudiana, 1975.
L. 1.800.
P. S. - Mentre spediamo ci giunge
la recensione di V. Morero sull’« Eco
del Chisone ». Egli consiglia ai « fratelli separati » di avere « la bontà di
pubblicare un po’ di guerriglia contro sinodi, pastori, istituzioni, predicazioni e
parrocchie valdesi, cosi come ospitano la
guerriglia cattolica ». L’idea è buona, forse sarà utile prenderla in considerazione.
Ma l’impressione è che questo testo ci sia
già: è il libro Una chiesa in analisi, di
G. Tourn. Certo non è il libro di un estremista; ma neppure il libro recensito ci
sembra essere il testo di un estremista,
a meno che l’evangelo non sia sovversivo.
SCHEDA BIBLICA
Vita, morte, risurrezione
2 - L'uomo, socondo l'Antico Tostamonto
Dopo le considerazioni generali fatte nel numero scorso: 1) per gli ebrei
l’uomo è un tutto, inscindibile in parti distinte; 2) il pensiero ebraico è sintetico, per cui la parte tende a esprimere il tutto e vi è quindi una certa
intercambiabilità fra i vari aspetti della stessa realtà; la vera umanità dell’uomo appare nel suo vivere dinanzi
a Dio e accanto al prossimo. Esaminiamo ora alcuni concetti particolari,
e anzitutto « anima » (tra parentesi,
se vi chiedessero di definire l’anima,
che direste?).
UN>« ANIMA»
CHE NON E’ L’ANIMA
« Jahve Iddio formò l'uomo (adam)
dalla polvere della terra {adamah), gli
soffiò nelle radici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente » (Gen.
2: 7). L’uomo non ha dunque un’anima ma è un’anima. Attenti, qui le parole hanno quindi un significato diverso da quello che diamo loro di solito.
Il termine nefesh, che ricorre ben 755
volte nell’A.T., ha una grande ricchezza di significati. Vuol dire gola: così
in Is. 5: 15 leggiamo ad es. che « il
soggiorno dei morti ha spalancato la
nefesh » e nel salmo di Giona (2: 6) il
profeta dice: « le acque mi hanno attorniato fino aU’anima » (ma si dovrebbe tradurre: gola). Secondo la ricordata grande norma dei pensiero
’sintetico’, il termine viene anche a significare sia il respiro, la respirazione
( « gli empi non avranno altra speranza che esalar l’anima », la nefesh: spirare, insomma, Giobbe 11: 20), sia l’anelito, il desiderio: questo può essere
fisico (v. Deut. 12: 15 e 20, dove la
espressione « a tuo piacimento », riferita al mangiar carne, suona in ebraico « secondo la tua nefesh », la tua fame), passionale (Gen. 34: 2-3: « Si
chem, veduta Dina, la rapì e la violentò. E l’anima sua, la sua nefesh si appaissionò per Dina e parlò al suo cuore»), spirituale (Sai. 42: 1: «Come la
cerva agogna i rivi d’acque, così la
mia nefesh agogna te, o Dio »; il resto de! salmo rivela per altro quanto
sia realistico e poco mistico quest’anelito al Dio vivente).
In quest’ultimo passo risulta come
nefesh sia anche e soprattutto la persona viva; e quando il salmista si autointerpella « anima mia », parla non a
una parte ’spirituale’ di sé, ma a se
stesso; e quando dice « l’anima mia »
è come se dicesse « io »: io agogno a
Dio, io sono abbattuto, io spero in Dio.
L’uomo è dunque un’anima cioè un
essere vivente (Gen. 2: 7), che condivide con gli altri esseri viventi funzioni e necessità vitali come la respirazione, il nutrimento. Insomma nell’A. T. è corrente un uso di cui resta
qualche traccia anche nel nostro linguaggio quando diciamo, ad. es., che
la tale località conta quel dato numero di anime (si pensi al noto romanzo di Gogol, « Le anime morte »); cfr.
Gen. 14: 12 16: 27 etc. Nefesh non è
dunque l’anima ma la creatura umana
in quanto essere vivente visto in particolare dal punto di vista della sua
fragilità, della sua condizione di bisogno, di dipendenza. A sottolineare
maggiormente la singolare materialità
di quest’« anima », ricordiamo che secondo Deut. 12: 13 « il sangue è l’anima », la nefesh, cioè qui evidentemente la vita: ma anche qui non la vita
come principio generale, ma la vita
specifica di queirindividuo, di quella
persona viva.
Ma allora com’è stato possibile che
nefesh sia stata quasi sempre tradotta « anima » nelle nostre lingue? Grosso modo, il processo può forse essere
condensato così: i traduttori dell'A.T.
in greco, i cosidetti Settanta, constatato che in alcuni casi nefesh poteva
pure indicare la sede di emozioni psichiche (Es. 23: 9; Sai. 42 etc.), probabilmente già toccati essi stessi dalia
trionfante cultura greca, hanno ritenuto di tradurre il vocabolo con psyché e così hanno fatto anche in tutti
gli altri casi (non applicando, cioè,
quel principio di equivalenza dinamica che è divenuto oggi uno di quelli
essenziali nel lavoro di traduzione, biblica in particolare). Ora, psyché, almeno a quell’epoca (III sec. a. C.),
aveva ormai subito l’impronta decisiva e definitiva del pensiero platonico
e indicava l’anima, immateriale scin
tilla divisa rinchiusa nel corpo e destinata a esserne liberata. Questa visione greca si è dunque riflessa, attraverso l’uso del vocabolo psyché, sulla
concezione veterotestamentaria dell’uomo, deformandola profondamente;
questa deformazione è giunta fino a
noi attraverso la traduzione latina, la
Vulgata di Girolamo (eppure originariamente il termine « anima » riecheggiava l’idea di animazione, di essere
animato).
Nell’A. T., dunque, la realtà umana
generalmente espressa con « animai »
nelle nostre traduzioni, lungi dall’essere l’elemento spirituale superiore (tanto meno divino e immortale!) contrapposto al corpo corruttibile, è l’uomo
in quanto essere vivente, vulnerabile,
animato ma fragile e bisognoso, col suo
corpo e il suo sangue, in quanto viyon», sono anch’essi « anima », nefesh.
E tutti vivono del soffio di Dio, della
sua volontà creatrice.
LA CARNE DEBOLE
L’uomo è presentato pure spesso come « carne », basar. Il vocabolo, che
può indicare anche la carne morta,
commestibile, come già nefesh può riferirsi sia all’uomo sia agli ammali.
Parlando della carne dell’uomo, o dell’uomo come « carne » FA. T. vuole
certo sottolinearne la corporeità: ma
(come nel caso di nefesh) non vuole
indicare una parte dell’uomo , bensì
l’uomo sotto un aspetto particolare,
quello fìsico. L’espressione qol-basar,
« ogni carne », indica la collettività:
tribù, popolo o umanità intera; dicendo che ogni carne vedrà la gloria di
Jahve (Is. 40: 5) si afferma che tutti
gli uomini la vedranno e con i loro
occhi. Anche in basar vi è una marcata nota di debolezza, sia fisica (« ogni
carne è come l’erba » Is. 40: 6) sia soprattutto morale (Deut. 5: 26; si pensi
poi a « carne » nel Nuovo ’Testamento, specie in Paolo). L’uomo è carne
cioè è effimero e peccatore, di fronte
allo Spirito vivente e santo del suo
Creatore (Is. 31: 3).
« SPIRITO »:
DIO VIVE E
CI FA VIVERE
Mentre non si parla quasi mai della nefesh di Dio e mai della sua basar,
si parla assai più spesso dello spirito
(ruach) di Dio che di quello dell’uomo. La cosa fa riflettere. Ruach significa originariamente vento, soffio, fiato, la pronuncia stessa è espressiva.
Riferito a Dio ne esprime la realtà intrinsecamente viva e vivificante (Gen.
1:2). Nell’inno al Dio creatore costituito dal Salmo 104 leggiamo: « Tu ritiri il loro fiato ed essi muoiono e tornano nella loro polvere. Tu mandi il
tuo spirito, essi sono creati » (v. 29-30).
Dio non ci comunica una parte di sé;
se mai viene da pensare alla rianimazione bocca a bocca: la sua potenza
vivificante ci fa vivere. Come egli vive, così noi viviamo, ma unicamente
di vita riflessa. Non si rimane però a
questo puro livello vitalistico, sebbene esso resti sempre presente; lo Spirito di Dio non è il suo puro vigore
vitale: secondo Is. 11: 2 s. esso è la
sapienza, la potenza, l’autorità sovrana di Jahve, la sua presenza operante
(promessa al messia). Riferito all’uomo, per lo più il termine ruach non
deve esser tradotto con « spirito », ma
appunto con potenza, vigore, energia,
volontà. È, in ogni caso, il termine
che esprime più intensamente la comunicazione fra l’uomo e Dio. Io sono
spirito, o ha uno spirito, non nel senso che una parte di me è ’spirituale’
bensì che il Dio vivente mi fa vivere.
Se nefesh e soprattutto basar sottolineano che sono creatura, ruach sottolinea che sono creatura sua e che il
Dio vivente non solo mi fa vivere ma
vuol comunicare con me in tutti gli
aspetti della mia umanità e riscattarla (Salmo 51: 10-12).
Gino Conte
Nota : si può approfondire il discorso appena accennato, leggendo le voci relative nel
Dizionario biblico (Feltrinellì-CIaudianaì. nel
Vocabulaire biblique (Delachaux et Nicstlé)
e due saggi di estremo interesse: L’homme
dans l'Ancien Testament di G. Pidoux (Delachaux et Nirstci e il recentissimo .Anthropologie de l’Ancien Testament di H.-W
Wolff (Labor et Fides), cui ho attinto.
3
Essere protestanti a Cuba
Il cammino delle chiese evangeliche cubane- Superata positivamente la crisi pastorale,
economica e teologica - Testimonianza del Vescovo della chiesa metodista di Panama
echi
dal mondo cristiano
« La Rivoluzione è un processo irreversibile che ha trasforihato le strutture
della società cubana e dato origine ad
una nuova società più umana e più giusta (...). Questa società proletaria che
pone l’accento sul lavoro creativo, l’educazione e la salute pubblica, sull’uomo
nuovo e la giustizia sociale, offre ai cristiani la possibilità di partecipare pienamente all’immenso sforzo di edificazione
del socialismo (...). Ci dichiariamo fedeli
alla Rivoluzione cubana e ci impesnamo
a partecipare attivamente alla costruzione di questa nuova società ».
Sono alcune affermazioni significative
che troviamo in una dichiarazione del
Consiglio delle Chiese Evangeliche di Cuba, fatta nel novembre del ’73, e che danno un po’ la misura del cammino percorso dalle Chiese in questi ultimi quindici
anni, da quando cioè il governo rivoluzionario prese il potere a Cuba.
Sorge evidentemente subito il dubbio,
nel leggere tali dichiarazioni, che si tratti
di un doveroso atto d’omagafio, di una
ipocrita dichiarazione di fedeltà; e viene
spontaneo fare un accostamento con altre dichiarazioni, certo di segno contrario, rese poco tempo fa da un gruppo di
responsabili (si fa per dire!) di chiese
cilene. C’è dunque da domandarsi se ci
muoviamo nella medesin>a dimensione,
oppure se c’è qualcosa di diverso. Qual è
la situazione reale delle chiese cubane?
Una risposta a tale domandà potrebbe essere data solo dopo assensi resi conto di
persona di quella che è la jealtà. Però
può essere interessante, e speriamo anche utile, ascoltare la testimonianza di
Jacinto Qrdonez, vescovo della chiesa metodista di Panama, che ha visitato poco
tempo fa le chiese di Cuba ed ha inviato
al CEC un rapporto in proposito. Per Qrdonez quella dichiarazione è effettivamente il segno di un rispensamento della propria fede e di una presa di coscienza del
ruolo da svolgere in seno alla rivoluzione
socialista.
E una posizione nuova perché le maggiori chiese cubane si sono trovate in un
primo tempo letteralmente travolte dalla
rivoluzione del' ’59 ed hanno dovuto attraversare un lungo periodo di crisi, dal
quale sembrano uscire solo ora, dovuto a
molteplici fattori, che si possono per brevità ridurre essenzialmente a tre: pastorale, economico e teologico. Pastorale, anzkutto, perché al momento della rivoluzione molti pastori, magari compromessi col vecchio regime, o troppo legati agli
USA, o comunque incapaci di capire il
senso degli eventi, hanno preferito fuggire, abbandonando così le proprie chiese
al loro destino. Si è così creato improvvisamente un vuoto, che ha però provocato un salutare ricambio pastorale, con
elementi più giovani, e che ha sensibilizzato le comunità, facendo loro assumere
una maggiore responsabilità.
A livello economico in secondo luogo
perché le chiese hanno dovuto imparare
ad arrangiarsi da sole. Si pensi infatti
che, prima della rivoluzione, le chiese dipendevano per due terzi del loro bilancio
dagli aiuti che ricevevano dagli Stati Uniti. Improvvisamente questi aiuti sono venuti a cessare. Ma le chiese hanno sormontato da sole questa difficoltà. Riferendosi alla chiesa metodista Qrdonez dice che il suo bilancio è oggi in attivo e
che essa può così aiutare altre chiese
che si trovano ancora in difficoltà.
E infine, ma non per questo meno iniportante, a livello teologico. Le chiese dipendevano moho in questo campo dall’estero. Dal '59 in poi sono stati tagliati
i contatti. Cuba è stata isolata non solo
dal Nord America, ma anche dal Sud
America. Le comunità hanno così dovuto
imparare a far da sole teologia; questo
s.'rebbe forse poco grave, ma si deve pensare che gli strumenti adoperati fino a
quel momento e le riflessioni condotte
avanti non servivano più. Non si poteva
più affrontare la nuova realtà sociale con
una teologia, mettiamo, di tipo fondamentalista. La questione che si giocava
non era semplicemente quella di fare dei
sermoni scadenti, quanto piuttosto di ridurre la chiesa ad una specie di sètta,
isolandola dalla storia. E in questo carnpo mi pare che la chiesa cubana abbia
compiuto il suo sforzo maggiore.
A tale proposito Qrdonez, nel suo rapporto accenna al fatto che vi sono vari
credenti i quali hanno capito che « la
Cuba di oggi è il luogo nel quale Dio li
ha chiamati ad annunciare il regno nuovo di cui Cristo ha parlato ». « Come molte altre chiese dell’America latina, la chiesa cubana non aveva una idea molto chiara cìel rapporto tra fede ed ideologia. I
suoi fedeli andarono spesso fuori strada
quando furono incapaci di operare una distinzione tra la fede cristiana ed altre
ideologie. Prima della rivoluzione cioè
il messaggio proclamato si appoggiava
chiaramente su una certa ideologia. Quando una nuova ideologia comparve, essi
pensarono che la loro fede cristiana fosse
in pericolo. Non si resero subito conto che
un cambiamento ideologico non minacciava la chiesa, ma l’invitava anzi a riconsiderare il proprio atteggiamento nei
confronti della realtà, rivedendo posizioni
ormai superate, o riesaminando criticamente affermazioni che sembravano scontate ».
Tutto questo ha inevitabilmente provocato lacerazioni, divisioni, incomprensioni. « Ma ora queste divisioni profonde
stanno per essere riassorbite e, sebbene
esistano ancora posizioni ideologiche diverse, sembra però che la gente abbia irnparato ad ascoltarsi e ad accettarsi reciprocamente ».
Significativa mi sembra la dichiarazione di un pastore presbiteriano cubano;
« Prima della rivoluzione le nostre chiese
pregavano con fervore perché sparisse
l’ingiustizia, la povertà, fosse eliminata
la fame, la denutrizione, le malattie, e facevamo anche delle collette per acquistare vestiario e medicine. Ora che abbiamo
un governo che si sforza di porre fine a
queste piaghe sociali, siamo insoddisfatti ». Come a dire che le preghiere erano
state in una certa misura esaudite, ma i
credenti stentano a riconoscerlo!
E da parte del governo, qual è l’atteggiamento nei confronti delle chiese? Il
sistema cubano si definisce marxista-leninista, e come tale ha un orientamento
ateo." In un primo tempo, dovendo fare
i conti con l’opposizione da parte delle
chiese, ha avuto nei loro riguardi un atteggiamento negativo. Esse erano chiaramente uno degli ostacoli da superare per
il raggiungimento di una società socialista. Ma ora che molti hanno capito, il governo « aihmette che la trasformazione
di un popolo e la costruzione di una
nuova società possono conripiersi con la
partecipazione dei cristiani, che fanno
parte del popolo».
Questo a grandi linee il rapporto di Ordonez, sul quale certo alcuni fra noi nutriranno dubbi e perplessità e accuseranno di faziosità. Può pche darsi che la situazione reale sia più complessa e sfumata di quanto egli non riferisca. Pero mi
sembra innegabile che la rivoluzione ha
costretto le chiese ad imboccare una strada certo difficile e lunga, nella quale pero
l’Evangelo ritrova la sua dimensione pm
autentica e vera.
L. Deodato
(Le informazioni sono tratte dal n. 15 del Soepi).
RIFUGIATI CILENI IN SVIZZERA
Interwisla al pastore G. Biwoir
— Lei, pastore Rivoir, dirige il comitato
di aiuto ai Cileni. Può dirci perché prende tanto a cuore i Cileni che abitano lontani dalla nostra vita quotidiana?
— Ben volentieri. Penso che il mondo
sia oggi, con radio e televisione, diventato sempre più uno ed o^i persona sa e
deve interessarsi a tutti i popoli anche se
agli antipodi. La politica oramai è mondiale e ci si influenza gli uni gli altri. Se
mi sono interessato ai Cileni è'indipehdentemente dalla geografla: anima democratica, come vorrei sperare tutti gli svizzeri, ho sofferto perché una via di progressi sociali nella legalità fosse brutalmente chiusa con un colpo di stato che
ha fatto migliaia di vittime come testimoniano vescovi cattolici e protestanti e
movimenti unitari come la Amnesty. Come Cristiano sentivo il dovere di aiutare,
e non solo a parole, le vittime. Ho dovuto
constatare gli orrori delle torture su chi
abbiamo potuto aiutare.
__Come è stata fondata la Freiplatzak
tlon, come funziona, dove è la sede e in
quanti siete?
__ L’idea è stata lanciata dal sacerdote
cattolico Koch allora a Vogorno, ha avuto una vasta risonanza, nel Ticino centinaia di persone si son dichiarate disposte
a ricevere in casa un Cileno. Vi sono comitati locali ed un comitato nazionale che
presiedo, abbiamo un centro di formazione a Basilea, ci ritroviamo di tanto in
tanto per decidere sul da fare, collaborano persone di buona volontà, non diamo
nessun stipendio a nessuno.
_____ Chi vi da i mezzi finanziari necessari? La gente aiuta o non vi è interesse?
— Abbiamo avuto doni personali, risposte a collette, vendite, e nel Ticino il gran
Consiglio ci ha dato un sussidio (rinuncia a giornate di presenza dei deputati).
Alcione comunità ci han dato il loro aiuto. Siamo riconoscenti per le risposte ai
nostri appelli, e li continueremo fino a
quando vi saranno necessità di aiuto.
— Quali erano i vostri progetti, quanti
si sono realizzati e quanti pensate ancora realizzare?
_____Non avevamo come progetto che aiutare i casi più bisognosi che ci venivano
indicati, poco di fronte alle necessità, ma
siamo lieti di aver potuto far venire parecchi Cileni peresguitati, feriti, ed averli sistemati in Svizzera. Abbiamo voluto
completare l’opera col far venire le famiglie divise dalle violenze e persecuzioni
e continuiamo in questa azione. Un progetto ora ci.sta a cuore soprattutto; far
venire dei prigionieri politici che il Cile
espelle se si trova una nazione che li accolga. Fra di essi uno dei primi nomi è
quello di un pastore evangelico in prigione da mesi.
— Si dice che molti Cileni son comunisti e venuti in Svizzera vorrebbero cam
biare il nostro sistema democratico. È
vero o propaganda?
Son venuti comunisti, socialisti, gente
di ispirazione cristiana, extraparlamentari. Il buon samaritano non chiedeva ai
ferito a che partito apparteneva. Posso
assicurare che chi è venuto conserva le
proprie idee e ne ha il diritto ma non si
immischia nella politica Svizzera. Se vi
son cose da cambiare fra di noi, siamo
noi a doverle vedere, e siamo noi a dover lottare per una miglior depiocrazia.
__ Quanti Cileni sono orà nel nostro
paese, quanti aspettano il visto, come ho
sentito dire, a Milano e desiderano entrare in Svizzera?
— Non tutti i Cileni che son venuti in
Svizzera son venuti invitati da noi: anche il governo, direttamente, ne ha fatti
venire circa 250. Non sono certo qualche
centinaio di persone in tutto, invitati dal
governo o da noi, che modificano la situazione elvetica. A Milano ve ne sono ancora una trentina che speriamo poter far
venire prossimamente.
— Quelli che sono arrivati si inseriscono bene fra di noi o vi sono difficoltà
specialmente nel trovar lavoro?
— Si inseriscono, naturalmente con necessità di capirci, come tutti gli altri stranieri che vengon fra di noi. Hanno in
gran parte trovato lavoro, per quanto
patiscano, come del resto tutti, della situazione attuale. Possiam esser soddisfatti della situazione.
— Può dirci quale professione hanno
esercitato i rifugiati?
— Vi son stati dei professori, maestri,
impiegati ed operai. Qui hanno cambiato
di professione facendo il lavoro che veniva loro offerto.
—Non crede che la situazione nel Cile
migliori, che il terrorismo sia stato passeggero, e che la situazione economica
migliori anche per la relativa sicurezza
sociale nel Cile?
— Vorrei che non vi fossero più torture, purtroppo non è così; in quanto alla
situazione economica è sempre più disastrosa, e per testimonianze dirette e per
rapporti internazionali: chi vuol vederlo
lo vede. In quanto a sicurezza nel Cile,
non vi abito, ma ricordo che vi era ordine a Berlino col nazismo ma anche le
camere a gas.
— Fino a quando deve continuare la
sua attività e del suo movimento e cosa
desidera dai lettori?
— Io penso che si debba continuare
fino a quando vi siano necessità. Oggi ve
ne sono ancora tante. Perciò abbiamo inviato a tutte le parrocchie di ogni confessione uh app)elk> che le unisco. Ognurio
ed ogni chiesa deve prendere la propria
responsabilità.
(da « Vita Evangelica », maggio ’75)
l'sbona (ansa) — Coordinate col tema
« Liberazione attraverso l’evangelo », si
sono svolte nel santuario della Madonna
di Fatima, le cerimonie religiose commemorative del 58" anniversario delle appa• rizioni ai tre pastorelli della Cova da
Irla. Le cerimonie sono state presiedute
dall’arcivescovo di Vienna, cardinale Koenig, e ad esse hanno assistito numerosi
prelati.
Strasburgo (bip) — È deceduto all’età
di 89 a.ini il prof. Jean-Daniel Benoit, per
lunghi anni prof, di teologia pratica presso la Facoltà di Teologia di Strasburgo.
Oltre ai problemi specifici della sua disciplina ; la cura d’anime, la liturgia, la
predicazione, si era consacrato allo studio di Calvino; a lui si deve la pubblicazione di una edizione critica dell’Institution chrétienne di Calvino che resta tuttora strumento fondamentale di studio
in quel campo.
M:mtbelllard (bip) — Il sinodo della
chiesa evangelica luterana della regione
di Montbéliard, la maggior concentrazione di luterani in Francia, ha preso posizione contro l’insediamento di una base
di missili « Plutone », nell’autunno prossimo, nella regione di Belfort. Le parrocchie sono invitate a raccogliere firme
contro l’armamento atomico, a partecipare a tutte le manifestazioni indette nella zona contro il progetto ed alla marcia
della pace prevista per il 22 giugno.
Ginevra (La Suisse, 30 maggio) — Nel
corso di una cerimonia svoltasi nei locali del Consiglio Ecumenico delle Chiese, il presidente della Confederazione svizzera Pierre Gräber ha consegnato al past.
Visser’t Hooft il premio « Agostino Bea ».
Il premio, conferito dalla Fondazione Humanum, rappesentata in quella cerimonia dal suo presidente A. Vanistendael,
ha come scopo di promuovere «l’unità
dell’umanità nella libertà ». Il suo conferimento all’ex segretario del CEC, ora
presidente onorario, è un attestato reso
alla sua attività di uomo ecumenico impegnato durante molti anni nell’opera di
unità delle chiese.
L’opera del Dr. Visser’t Hooft è stata
illustrata dal cardinale Willebrands a cui
il premiato ha risposto sottolineando che
il suo ruolo nella creazione del Consiglio
Ecumenico è modesto; si è trattato a suo
parere di un lavoro di équipe a cui hanno lavorato molti uomini.
Nel pomeriggio il presidente della Fondazione Humanum ha tenuto una conferenza stampa per illustrare gli scopi della fondazione e la sera si è avuto una conferenza sulla figura e l’opera del card.
Bea.
ùmeticCL
Rio de Janeiro (ansa) — Il congresso
nazionale ha respinto a maggioranza l’emendamento costituzionale che ammetteva il divorzio in Brasile.
L’arcivescovo di Rio ha espresso il suo
compiacimento per «il buon senso dei
parlamentari e lo spirito cristiano del
popolo brasiliano » e per il fatto che « la
straordinaria campagna pubblicitaria in
favore del divorzio non è stata capace di
sovvertire i veri valori della famiglia ».
Da parte governativa non è stato fatto
alcun commento ; il presidente Ernesto
Geisel aveva già dichiarato che ogni parlamentare era libero di votare secondo
la propria coscienza.
U.S.A. (Le Monde, 23 maggio) — Una
recente inchiesta dell’Istituto Gallup ha
rilevato che sette americani su 10 pensano òhe la religione stia perdendo la sua
influenza sociale; 20 anni fa la stessa inchiesta aveva rilevato che il 95®/o degli
americani èra religioso. A questa situazione fa contrasto invece il successo crescente dei libri religiosi. Negli ultimi tre
anni l’industria libraria in generale ha
avuto uno sviluppo del 9,4% ma quella
della letteratura religiosa del 22%. Se alcuni anni or sono si considerava bestseller un titolo venduto a 10.000 copie oggi il 10% dei libri religiosi supera le 75.000
copie. I motivi? Da un lato gli autori si
rivolgono al pubblico con uno stile più
personale, concreto, discorsivo e dall’altra i temi trattati sono più spesso vicini
ai problemi sociali della nostra generazione.
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LUSERNA S. GIOVANNI 1-2 GIUGNO
Echi della Conferenza del I Distretto
Ospite della comunità di Luserna San Giovanni, la Conferenza Distrettuale
ha avuto luogo nei giorni di domenica e lunedì, 1 e 2 giugno.
Il tempo un po’ minaccioso ed un po’ soleggiato ha seguito parallelamente
i lavori della Conferenza che ha avuto anch’essa i suoi alti e bassi nelle varie
discussioni.
Dopo il culto di Santa Cena, presieduto dal pastore Giovanni Conte, pastori e deputati si sono riuniti nei locali della Sala Àlbarin, sede della Conferenza.
Il Seggio è risultato così composto: Giovanni Conte, presidente; Paolo Gardiol,
vicepresidente; Elvio Peyronel e Silvana Marchetti, segretari.
I lavori di discussione sulla relazione della Commissione Distrettuale hanno avuto inizio alle ore 14,30 e sono proseguiti fino alle ore 19 per riprendere
lì giorno dopo.
I pasti sono stari ottimamente preparati dalla équipe del Direttore dell’Asilo dei Vecchi sig. Livio Gobello e serviti da alcune signore della comunità che
ringraziamo per la loro gentilezza.
Ehirante gli intervalli del pomeriggio i partecipanti hanno, potuto visitare
la nuova costruzione dell’Asilo dei Vecchi dove è stata loro offerta la tradizionale tazza di tè con un contorno abbondante di pasticcini. ’
Gratto ospite è stato il pastore di Gap, rappresentante della regione Rhone,
H quale ha portato i saluti della sua comunità ed ha auspicato maggiori legami
nel futuro e più frequenti contatti con le comunità d’oltr’alpe.
Al tornine dei lavori la conferenza ha proceduto all’elezione della commissione Distrettuale che è stata riconfermata nei suoi membri : Giorgio Tourn
presidente; Giovanni Ponto, vicepresidente; Marco Avassot, segretario; Claudio
J ron, Valdo Fornerone membri.
ringraziamento alla Comunità di San Giovanni per la fraterna
ospitalità. ■
Ampliare l’Ospedale di
Torre Pellice, perché e come
L’attenzione della conferenza, al momento di esaminare l’opera della Commissione per gli Istituti Ospitalieri
(CIOV) è stata quasi interamente assorbita, come era anche logico prevedere,
dal progetto di ampliamento dell’ospedale di Torre Pellice. La CIOV ha illustrato la situazione che verrà a determinarsi al momento della classificazione del
nostro istituto in ospedale di zona per
lungodegenti e convalescenti. È indispem
sabile che il numero dei posti letto venga
aumentato, il che è di difficile attuazione
nella attuale sede e richiederebbe in ogni
caso una soluzione nuova per il reparto
di psicogeriatria. Da un progetto dell’arch. Claudio Decker, illustrato alla
conferenza, è anche stato possibile vedere
come si presenterebbe il nuovo complesso.'
È stato ribadito che l’ospedale così
ampliato non ha in alcun modo intenzione di porsi in concorrenza con le altre
strutture sanitarie presenti in valle, ma
ha l’intenzione di offrire alla popolazione
' un servizio in stretto contatto con gli
Gli uomini contano più che le strutture
Le chiese valdesi alle Valli sono entrate
m una fase delicata della loro vita- evitiamo di dire « di crisi » per non ricorrere ad una parola già troppo abusata e
che lascia solo una sensazione di males^re senza stimolare al rinnovamento
piciamo dunque momento delicato. I sintomi? C è anzitutto il contesto socio- politico delle vallate pinerolesi in cui si
colloca la nostra presenza valdese; in fase tìi progressiva depressione, con perdita di jmsti lavoro, emigrazione, pendolarismo da una parte e dall’altra immigrazione turistico weekendista con relativo
insediamento edilizio. La vecchia abitazione rurale, dove è stata vissuta per secoli una realtà umana e che ha fornito la
lavoro ed una esistenza si
chiude e SI costruisce il condominio, la
villetta, il prefabbricato.
.economica è altresì, crisi culturale e di riflesso religiosa, è tutto il moneto di una minoranza che viene dissolto
in una massa amorfa e disinteressata.
Questi fatti e queste analisi sono tutt altro che nuovi, già da parechi anni si
vanno proponendo all’attenzione dei valdesi; quest’anno un fatto nuovo è però
sopraggiunto a rendere più acuto il probpma ; la difficoltà a sostituire i pastori
che SI ritirano dal servizio. Il fatto non
e di per Sié fondamentale, ha ricordato la
Comm. Distr. nella sua relazione, ma dew inquadrar« nel contesto più generale.
E Chiaro però che si impone la necessità
di « affrontare i nuovi compiti rinunciando da una parte ai nostri individualismi,
egoismi, partiti presi, ricercando una coesione comune... impegnandosi tutti in una
nuova visione della chiesa... assumendo
nuove responsabilità, utilizzando in modo più sistematico gli strumenti disponibili... ». ^
In questo spirito sono state indicate
tre linee di ricerca su cui dovrebbe orientarsi il lavoro del Distretto : formazione
delle nuove generazioni di credenti, impegno nella cura d’anima, confronto con il
cattolicesimo locale.
Le prime due di queste tre linee hanno fatto oggetto di un ampio dibattito
che ha rivolto l’urgenza di una revisione
dei nostri schenu di attività, la necessità
di una ricerca nuova, della forniazione
dei laici, dell’invenzione di nuove esperiènze. Il catechismo e l’istruzione religiosa saranno posti come temi di riflessione
nei prossimi mesi ; cosa diciamo ai nostri
Agli? Come li avviamo alla fede? Di che
strumenti disponiamo?
Anche il tema della cura d’anime è
stato uno dei temi dibattuti. Cura d’anime significa contatto con i credenti, aiuto reciproco per trovare una vocazione e
un servizio efficiente; non può essere solo
la visita del pastore in funzione di puro
egoismo religioso; lo scopo della cura
d’anime è l’edificazione di una comunità
di fratelli. Molto resta ancora da fare perché questo concetto sia accettato e vissuto da tutti.
Occuparsi meno delle attività e più degli uomini questo potrebbe essere in sin
tesi l’orientamento che è emerso dal dibattito. Anche il lavoro della commissione ministeri si è inserito in questa linea:
Seguire i predicatori laici, i catechisti i
monitori, aiutarli nel lavoro, collegarli
insieme, fornire strumenti e idee: questo
è il programma che sta dinnanzi a noi.
Un problema settoriale ma non secondario nella vita del Distretto è stata la
decisione di chiarire in mojdo definitivo
il rapporto' fra giornata dèi XVII febbraio e festività scolastica, tema su cui
occorrerà tornare.
La Conferenza Distrettuale, di fronte
alla difficile situazione generale in cui si
trovano le chiese, che si riflette anche
nella carenza di pastori, invita le comu
nità a tenerne conto nell'impostazione del
loro lavoro. In particolare chiede che le
energie pastorali siano concentrate sui
seguenti scopi:
— formazione evangelica delle nuove
generazioni;
'— impostazione di un confronto autentico col cattolicesimo pinerolese;
— cura d'anime in funzione della formazione di una coesione di vita cristiana dei credenti.
Invita altresì le chiese autonome a non
avvalersi in modo individualistico della
loro autonomia nei problemi relativi alla
permanenza o designazione dei pastori,
ma ad inserire il loro problema nel contesto delle esigenze generali dell'opera in
collaborazione con la Tavola e la Commissione Distrettuale.
I minori sono in casa nostra
L’argomento Minori è stato, come previsto, uno dei momenti centrali della
Conferenza. Se ne è parlato durante tutto l’anno, a livello di comunità, della nostra stampa, e la tematica sarà ripresa
nel prossimo sinodo. L’o.d.g. della comunità di Pomaretto (qui pubblicato la scorsa settimana) e la relazione del Centro
Diaconale sono stati ricevuti dalla Conferenza e passati alle comunità come materiale di ulteriore riflessione e approfondimento di un problema che sta diventando sempre più generale: quanti sono i casi di disadattamento e di emarginazione
presenti nelle nostre famiglie!
Nessuno ha messo in dubbio che la diaconia verso i minori sia un settore in cui
la chiesa deve impegnarsi: il centro del
dibattito è stato invece sulla necessità e
le modalità della testimonianza evangelica ai minori. Testimonianza che non può
essere delegata a quanti lavorano nei convitti ma che deve coinvolgere le chiese,
soprattutto là dove questi istituti sono
presenti.
I membri delle comunità non hanno la
funzione di carabinieri pronti a denunciare ogni aspetto di vita non conforme
al loro modello di famiglia, tanto più che
spesso l’ideale preposto altro non è che
quello borghese che non è certo molto
sensibile alla testimonianza evangelica.
II progetto di vita comunitaria tipo familiare che si sta cercando di vivere' nei
convitti è lungi dall’essere stato raggiunto, non si sono fatti che 1 primi passi; ma
è innegabile l’impegno e la volontà di ricerca da parte dei direttori dei rispettivi
convitti di dare, con il loro lavoro, una
reale testimonianza all’Evangelo, certo,
più con la vita, l’esempio, che con il tradizionale metodo dei versetti a memoria.
Si è notato anche, che molte critiche e
osservazioni rivolte ai convitti non hanno sempre centrato il vero problema, perché scarsa è ancora la conoscenza diretta
del lavoro che vi si svolge. Non è quindi
superfluo rivolgere ancora una volta l’in
vito a visitare i convitti, non per curiosare ma per collaborare con quanti sono
impegnati per "ricostruire” un’esistenza
che il ’’modello” della nostra società contribuisce a distruggere.
Qualcuno ha lamentato che nei convitti
lavori anche personale educativo di non
provata fede evangelica. Perché? Non è
forse ciò che accade a livello di tutti i
settori delle nostre opere, dal Collegio
agli Ospedali? E perché deve essere considerato un male?
Comunque, se qualcuno deve battersi il
petto non è innanzitutto chi lavora nei
convitti ma chi dal di fuori giustifica il
suo personale disimpegno.
Detto questo, è innegabile che il discorso sulla testimonianza evangelica debba
essere approfondito; ma anche qui la ricercà non va condotta isolatamente, deve
essere la ricerca della chiesa. Le formule
risolutrici che paiono accontentare tutti
sono spesso nient’altro che approssimazioni che nascondono una rinuncia ad una
ricerca autentica di fede.
Uno dei momenti più costruttivi del dibattito è stato forse l’ascolto di due lettere (da noi pubblicate sul n. 17) scritte al
Gould che aveva iniziato questa riflessione. Nella prima una anziana sorella
esprimeva la sua partecipazione interiore
al lavoro e alla riflessione evangelica in
atto nei convitti ed avanzava al tempo
stesso le sue preoccupazioni ner i rischi
di una testimonianza evangelica implicita.
Forse, per capire meglio le riflessioni
di questa sorella a cui tutti riconoscono
serenità nei giudizi, amore ed impegno
verso il prossimo, non è inutile ricordare
che all’indomani di un dibattito avvenuto
nella chiesa di Torre Pellice in cui alcuni
educatori dei convitti erano stati « inquisiti », questa umile credente che non aveva parlato, si recò presso il convitto con
la sua offerta per sostenere un lavoro difficile, spesso frainteso, certo non privo di
mancanze, ma svolto nello spirito di autentico amore per il prossimo.
enti locali. Da parte della Conferenza si
è sottolineata l’importanza che la CIOV
si faccia promotrice presso i comuni e la
comunità montana di incontri a livello
popolare per sensibilizzare la popolazione al problema della salute, in modo che
l’ospedale non si ponga solo come strumento per riparare i guasti, ma come
strumento per studiare le possibilità di
prevenzione, dopo aver individuato le
cause vicine e remote della malattia.
In teoria tutti i lettori del giornale residenti alle Valli valdesi dovrebbero essere già ben documentati sul problema,
visto che se ne è dibattuto in tutte le
chiese, in maniera più o meno estesa. Le
chiese invece che sono collocate fuori
dalle Valli verranno informate prossimamente dalla CIOV, in modo che possano
anch’esse esprimere il loro parere su questo progetto. Riteniamo infatti che anche queste chiese siano interessate in maniera diretta a questa iniziativa. Essa è
un servizio che la chiesa rende alla popolazione della Val Pellice e ogni forma di
servizio resa dalla chiesa, in qualunque
luogo, interessa tutta la chiesa che ne è
globalmente responsabile. Sarebbe assurdo pensare che Riesi non venga sentita
come responsabilità di tutta la chiesa,
sarebbe assurdo pensare che il Sinodo
non avesse nulla da dire di qualsiasi iniziativa che interessi in maniera particolare un aspetto territoriale limitato.
Qual tipo di servizio potrà effettivamente rendere l’ospedale a classificazione
avvenuta? Nel momento attuale in cui gli
ospedali italiani e tutta la gestione della
salute avviene nel modo caotico che ognuno conosce, con le responsabilità ben precise di una certa classe dirigente, poter
offrire un ospedale funzionante, che si
preoccupi non solo di curare, di rappezzare ciò che è rotto, ma di prevenire e
di inserirsi profondamente nel tessuto sociale, in stretta collaborazione con gli enti locali che, qualora non fossero sensibili al problema per proprio conto dovranno essere sollecitati in questa direzione finché si rendano conto dei loro
compiti e delle loro responsabilità, è certo uno stimolo a far in modo che tutte
le altre attrezzature sanitarie si adeguino. Nel momento in cui comunque in Val
Pellice non è prevedibile la creazione di
alcuna nuova struttura ospedaliera, peraltro assai richiesta dalla popolazione,
nel momento in cui anche le strutture
ospedaliere esistenti sono sovraccariche,
per cui un esame ambulatoriale può richiedere anche più di due mesi prima di
poter essere effettuato, la creazione di
un ospedale funzionante in modo diverso
si pone come un giusto e giustificato momento di surroga rispetto a ciò che lo
stato dovrebbe fare e non fa.
L’augurio è che a questo punto tutte le
chiese e in particolare quelle della Val
Pellice, insieme a tutta la popolazione locale, sappiano portare avanti il discorso
in modo da impostare una azione concreta ed efficace per ia creazione di un «servizio », con tutto il significato pregnante
che nelle chiese evangeliche si dà a quel
termine.
— La Conferenza Distrettuale invita la
CIOV a preparare una documentazione
informativa sul progetto di ampliamento
delTospedale di Torre Pellice da portare
e conoscenza di tutte le chiese entro il
mese di giugno, in vista del prossimo Sinodo.
— Invita la CIOV, a classificazione avvenuta, a promuovere , con i comuni e la
Comunità Montana Val Pellice, incontri
pubblici a livello di popolazione, perché
tutti siano coinvolti nei problemi della salute pubblica.
La Conferenza del 1“ Distretto, convinta
dell'importanza dell'assistenza sanitaria
svolta dall'ospedale valdese di Torre Pellice a favore di tutta la popolazione della
valle e della necessità che tale assistenza
sia garantita per il futuro, in previsione
dell'assistenza sanitaria ambulatoriale e
di medicina sociale, ritiene che l'ampliamento dell'ospedale valdese di Torre Pellice mediante l'utilizzazione dell'edificio
dell'ex convitto maschile valdese rappresenti una soluzione valida. Pertanto invita la Tavola Valdese e la CIOV a far partecipe la Regione Piemonte di tale proposta per ottenere l'autorizzazione all'ampliamento dell'ospedale.
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LA RIFORMA CARCERARIA
Milano
Se il detenuto lo ru^hìede
Mentre le carceri esplodono la nuova legge sonnecchia - Il carcerato non ha problemi
spirituali? - Battersi per una nuova impostazione del problema
Chi desidera rendersi conto di dove
possa giungere la lentezza legislativa nel
nostro paese non ha che da seguire l’iter
della progettata riforma carcéraria.
Bisogna risalire all’ormai lontano 1947
per trovare che viene nominata una commissione ministeriale per preparare un
progetto di riforma; la commissione lavora ma non approda a nulla di positivo: allora il Parlamento nomina una
commissione di indagine sulla condizione
dei detenuti e nel 1950 la relazione viene
depositata al Senato. Nel 1957 viene nominata una nuova commissione ministeriale e nel 1958 essa presenta al Ministero un progetto di riforma. Col decadere
della legislatura pure il progetto decade
senza essere stato studiato e nel 1960 il
Governo presenta al Parlamento un nuovo progetto di riforma che una volta ancora decade per mancato studio durante la legislatura.
Si nomina una commissione di Magistrati per rivedere, in vista della seguente legislatura, il progetto di riforma carceraria ed il governo approva nel 1965
il progetto cosi rielaborato. Ma null’altro accade e nel 1968 il Governo presenta al parlamento un nuovo testo rielaborato da una nuova commissione. Nel 1971
il Senato approva, modificandolo, il progetto che non diventa legge perché la Camera non fa in tempo a rivederlo prima
della fine della legislatura. Ritornato al
Senato che lo rivede ancora una volta, il
testo approvato nella sua nuova struttura passa all’esame della Camera che l’anno scorso lo ha approvato però dopo
averlo notevolmente modificato. Quindi
il testo ritorna una volta ancora al Senato che deve esprimersi sulle modifiche
votate alla Camera.
Lentezza non è sempre segno di ponderatezza; secondo certi studiosi del problema il testo primitivamente proposto
era abbastanza buono, le correzioni approvate dal Senato non sono state tutte
in un senso progressivo; lo sforzo revisionale della Camera si rivela essenzialmente neH’eliminare gli spunti che vogliono trasformare gli « Istituti di pena »
in « Istituti di rieducazione » tanto che
vi è una corrente di studiosi del problema che si augura che una volta ancora
la tentata revisione legislativa cada nel
nulla sperando che in una nuova legislatura si possa tentare un ritorno ài
progetto iniziale in modo da risolvere finalmente, almeno in parte, il grave problema della riforma carceraria.
Intanto nelle carceri le sommosse si
fanno sempre più numerose e violente e
un ex carcerato scrive, a proposito dei
manicomi criminali, ma queste parole si
possono, almeno in parte, applicare anche alle carceri comuni : « Degni davvero
di compassione siete voi, uomini liberi,
che permettete un sistema che dileggia,
offende, sevizia quanto di umano resta
in uomini che furono persone come voi ».
Libertà religiosa
Nel progetto attualmente allo studio
del Senato, è indubbiamente sentita l’infiuenza della Costituzione in materia di
libertà religiosa, infatti l’articolo 25 prescrive ; « I detenuti e gli internati hanno
libertà di professare la propria fede religiosa, di istruirsi in essa e di praticarne
il culto. Negli Istituti è assicurata la celebrazione del culto cattolico; a ciascun
Istituto è addetto almeno uh cappellano.
Gli appartenenti a religioni diverse dalla cattolica, hanno facoltà di ricevere su
loro richiesta, l’assistenza dei ministri
del proprio culto e di celebrarne i riti ».
Non possiamo che prendere atto di
questo evidente richiamo alle libertà costituzionali che garantiscono a tutti i
cittadini piena libertà di culto.
Dobbiamo però segnalare un particolare che ci lascia perplèssi: l’assistenza
agli acattolici è limitata, almeno nella
lettera della legge, all’iniziativa del carcerato acattolico. Questo mi pare essere
una disposizione limitativa ed in contrasto colla Costituzione che assicura che
« tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge ». Ora
mentre la Chiesa cattolica è autorizzata
a seguire i cattolici che sono in carcere,
anzi è assicurato per ogni Istituto ì’attivit^ di almeno un cappellano, alle Chiese acattoliche non è riconosciuto il diritto di iniziativa per seguire i proprii
adepti. Se forse non è più possibile modificare l’articolo, ci pare però necessario avere una norma esplicativa che tolga alla formula « su loro richiesta » ogni
carattere restrittivo che ci pare in contrasto colla Oostituzione.
Ci auguriamo cosi che le Chiese Evangeliche possano portare un reale contributo, alhieno per quanto le riguarda, per
trasformare gli «Istituti di pena» in
« Istituti di rieducazione ». E di questo il
paese ha oggi totalmente bisogno.
Alberto Ribet
ALLEANZA EVANGELICA ITALIANA
Valutazioni discordanti in sono
alla Chiosa Apostolica
Nelle carceri i reclusi di origine evangelica sono molto pochi, ma anche se ve
ne fosse uno solo si pone per noi il problema del rispetto della libertà religiosa
negli Istituti di pena.
L’attuale regolamento approvato poco
■dopo il Concordato e la legge sui culti
ammessi ha una,posizione, che,certo, si
pone in netto contrasto colle nostre norme costituzionali. Secondo dettò regolamento il carcerato che non fa iscrivere
la sua religione acattolica sul foglio matricolare all’entrata in catcere, viene registrato come cattolico è come tale è obbligato a seguire le pratiche religiose del
•culto cattolico. Anche per quanto riguarda l’accenno alla religione il foglio matricolare non può essere modificato se
non per autorizzazione del Ministero di
Grazia e Giustizia : di più il minore di
121 anni deve essere registrato nella religione in cui è nato, non importa se egli
sia sempre stato educato in altra religione e professi consapevolmente un altro
Gulto.
Gli acattolici, nell’ora delle funzioni
religiose rimangono chiusi in cella. Sono
ammessi; ogni volta che lo richiedano e
« che ciò sia possibile » a ricevere l’assistenza spirituale dei minj^tri del loro
culto.
Come abbiamo già riferito sulla « Luce » del 21.3.75, la Chiesa Apostolica in
Italia ha conseguito la sua autonomia dopo circa cinquant’anni di testimonianza
nel nostro paese.
In occasione del convegno nazionale ’75
(convegno che la Chiesa Apostolica organizza ogni anno per Pasqua a Grosseto),
il Presidente del Comitato Missionario inglese past. N. H. Thomas in rappresentanza del Consiglio Generale di Gr^n Bretagna sanzionava ufiRcialmeqte là concessióne dell’autonomia al ramo italiano della Chiesa Apostolica.
Negli stessi giorni, sempre a Grosseto,
si radunava il Consiglio Nazionale della
Chiesa suddetta, per la sua prima riunione dopo la ratifica dell’autonomia. Fatto il punto sulla situazione della presenza apostolica in Italia venivano prese alcune decisioni di carattere organizzativo,
implicanti anche trasferiménti di pastori e ristrutturazione di distretti, e si procedeva alla nomina dei nuovi membri dell’Esecutivo Nazionale, in sostituzione di
quelli decaduti per termine del mandato.
Il nuovo esecutivo, che resterà in carica
per quattro anni, risulta composto dai
pastori; lorwerth Howells, presidente;
Mario Affuso, segretario; Antonio Arrigucci, consigliere; Antonio Letizia, consigliere supplente.
Segnaliamo inoltre due prese di posizione del Consiglio Nazionale, così come
ci vengono fornite dall’Araldo Apostolico;
« In merito all’aborto, in vista degli sviluppi legislativi, dopo ampia ed approfondita discussione è stato ribadito alla
unanimità, anche se non si è ritenuto opportuno stilare per Ora Un documento
ufficiale, il nostro no ad ogni forma di
liberalizzazione ». .
« In merito alla “Chiesa del Silenzio
è stato raccomandato di sensibilizzare le
comunità a questa triste realtà, pregando ed aiutando, con saggia ed avveduta
liberalità, quanti, al di sopra delle ideologie e delle strumentalizzazioni di parte,
operano in verità e nei nome del Signore per la libertà di culto in tutte le nazioni ove è negata ».
Quella del 25/5 è stata una domenica
impegnativa per la chiesa valdese ; al
mattino si sono avute infatti le ammissioni in chiesa e nel pomeriggio, dopo
im’agape fraterna, l’assemblea di fine
d’anno.
La chiesa era affollata come per le
grandi occasioni, 16 ammissioni (12 catecumeni e 4 persone adulte) sono un fatto abbastanza eccezionale anche per xma
chiesa che ha, sulla carta, quasi ottocento membri. Il culto è stato guidato dal
past. Soggin ed ha visto gli interventi anche dei neoconfermati.
Dopo il culto si è avuta l’agape fraterna, organizzata dalla Lega Femminile nel
quadro della tradizionale « giornata di
primavera » allestita allo scopo di raccogliere fondi per gli istituti della chiesa.
Vi hanno partecipato circa 140 persone.
Nel pomeriggio l’assemblea: la chiesa
di Milano ha vissuto con intensità i fatti
che hanno sconvolto la città alla fine di
aprile e il consiglio di chiesa nella sua
relazione ricordava il problema della crisi della giustizia e poneva la domanda se
la comunità sia o no una chiesa in ascolto, una chiesa discepola della Parola del
suo Signore, oppure ima chiesa che presume di sapere, perché a suo ternpo tutti impararono al catechismo le formule
per accedere alla salvezza.
I due temi; quello finanziario e la ricerca di essere maggiormente comunità
hanno orientato la maggior parte degli
interventi, che si sono concretizzati in un
ordine del giorno che richiede ai delegati
alla conferenza distrettuale e ai deputati al Sinodo di farsi portatori della voce della comunità sul tema della giustizia oggi in Italia, in seno a queste assemblee.
stolico è comparso un interessante comunicato che ci pare opportuno trascrivere:
« Horeb » e l'Alleanza Evangelica Italiana. Il Consiglio nazionale della Chiesa
Apostolica in Italia, nella seduta ordinaria tenuta in Grosseto nei giorni 1 e 2
aprile 1975, venuto a conoscenza che un
periodico ha pubblicato alcune obiezioni
lesive sull’Alleanza Evangelica Italiana
come contenute in « Horeb » considerandolo « bollettino dellà Chiesà Apostolica
in Italia »;
CHIARISCE che « Horeb » non è altro che un foglietto contenente 1’« Eco di
vita comunitaria del distretto di Napoli »
e quindi riflètte soltanto il parére di quel
distretto;
RESPIÌslGE le dichiarazioni fatte da
tale foglietto relativamente aU’Alleanza
Evangelica Italiana dissociandosi completamente da esse;
precisa che nella seduta primaverile del 16-17 aprile 1974 il Consiglio Nazionale aveva dato ampia libertà a tutti
i suoi pastori ed anziani di aderire o meno all’Alleanza, secondo il loro desiderio;
SANCISCE, asserendo una volta per
sempre, che per nessun motivo i pareri
espressi in qualsiai numero di « Horeb »
o in qualunque altro foglietto di quel genere, pubblicato in qualsivoglia distretto, devono essere considerati la voce della Chiesa Apostolica in Italia;
CONFERMA che Vunico periodico
che rappresenta il parere del Consiglio
Nazionale della Chiesa Apostolica in Italia è « L’Araldo Apostolico ».
Hanno collaborato: Lamy Coisson
Dino Gardiol, Raimondo Geme, Lucilla Pellenco, Paolo Ribet, Eunenio
Stretti, Liliana Viglielmo.
L’Alleanza Evangèlica
Da fonte solitamente bene informata
abbiamo appreso che la costituenda « Alleanza Evangelica Italiana » (vedi « La
Luce» del 14.2.75) avrebbe riscosso scarsi consensi negli ambieti della Chiesa dei
Fratelli. Alcuni consigli ed Assemblee di
Chiesa si sono dichiarati contrari alla iniziativa, talora addirittura all unanimità,
tanto che è stato deciso di non affrontare
neppure il problema a livello nazionale
nel prossimo convegno dei fratelli rappresentanti le Assemblee in Italia che
avrà luogo a Poggio libertini dal 31 rnaggio al 2 giugno. Pare che sino ad oggi in
tutta Italia poco più di 70 persone abbiano aderito all’A.E.I. (ricordiamo che l’adesione deve essere personale e non vi
possono aderire comunità), per la maggior parte nazareni, con pochi pentecostali e fratelli.
Nel numero di maggio dell’Araldo Apo
Firenze
Il prossimo Convegno della FGEI toscana avrà luogo a Firenze nei locali della chiesa valdese di Via Manzoni il 22
giugno con il seguente programma; ore
Ì0.30 inizio con un breve culto e successiva presentazione del campo FGEI che si
terrà ad Agape dal 17 al 24 agosto prossimo sul tema ; « I Protestanti di fronte
alla crisi della chiesa e del mondo cattolico» (a cura del past. E. Genre).
Rei'pomeriggio, dopo l’agape fraterna,
riunione della giunta EGÈI toscana e dibàttito sulla proposta pistoiese di costituire un Collettivo teologico toscano.
Per l’agape prenotarsi presso Sara Caponetto entro il 18 giugno, telef. (955)
28.87.87.
Agape
Poiché siamo chiamati direttamente in
causa da questo comunicato singolare in
quanto il periodico che ha pubblicato le
« obiezioni lesive » è « La Luce » del 14.2.
1975 vorremmo farmotaiq copie non ci
siamo mai sognati di far appaiire il foglio « Horeb » come « bollettino della
Chiesa Apostolica in Italia ». Testualmente scrivevamo: « daH’ambiente apostolico
ci è pervenuto il bollettino “Horeb” del
distretto di Napoli della suddetta chiesa », chiesa di cui avevamo parlato poche righe più sopra.
Il comunicato cui facciamo riferimento ci ha però lasciato l’impressione che
si polemizzi con un periodico esterno alla Chiesa Apotolisca per colpire qualche
dissenso interno. Non sappiamo chi ci sia
dietro « Horeb », né il perché di tale
astio nei suoi confronti. Se « Horeb » come dice il bollettino ufficiale della Chiesa Apostolica « riflette soltanto il parere
di quel distretto » (Napoli) ci sembra che
comunque un parere di fratelli vada discusso e confutato fraternamente. A prescindere dal fatto che i fratelli del distretto di Napoli rappresentano circa un
quarto della Chiesa Apostolica in Italia,
(juesto atteggiamento, che ci pare poco
evangelico, alquanto intollerante, crea in
noi amarezza e disappunto perché ci ricorda altre intolleranze verso dissensi ecclesiastici di cui non vorremmo vedere
traccia nel mondo evangelico.
E. Paschetto
Giovedì 29 maggio si è svolto ad Agape il previsto incontro fra i monitori, organizzato dalla commissione ministeri del
I distretto. Ad una breve meditazione, è
seguita una relazione della signorina Erica Poèt sul ritardo mentale causato nel
bambino da carenze affettive ed ambientali. Dalla discussione che ne è sorta, sono emersi i problemi e le difficoltà che,
anche nell’ambito della scuola domenicale, si possono incontrare nel tentativo di
agevolare l’inserimento e la socializzazione di bambini difficili, spesso disinteressati ed emarginati dal gruppo.
La discussione è stata poi ampliata e
ciascuno ha avuto modo di confrontare
le proprie esperienze con quelle degli altri monitori. Comuni, sono risultati alcuni problemi, quali : la ricerca di una maggiore e più attiva collaborazione da parte dei genitori, l’uso e l’utilità dell’àttuale
materiale didattico a disposizione delle
scuole domenicali, la funzione e il significato del canto e la difficoltà nel reperire canti nuovi per i ragazzi. Si è inoltre
discusso deJhlRrospettiye per l’anno prossimo é, poiché il programma della rivista
del Consiglio Nazionale S. D., dedicherà
parecchie lezioni agli Atti degli Apostoli,
il pastore Giorgio Tourn ha delineato un
quadro della situazione culturale e religiosa del tempo, fornendo delle indicazioni interessanti sulla figura di Paolo.
Convinti della validità di questi incontri e auspicando una più larga partecipazione di monitori, si è deciso di avere
un nuovo incontro a settembre, per discutere in particolar modo intorno al
programma per l’anno prossimo.
L’incontro si è concluso con il reciproco impegno ad instaurare e a rendere più
vivi e stretti i contatti fra le varie scuole
domenicali.
Sapete rispondere alle false dottrine?
Desiderate essere più preparato
per servite Cristo nella Chiesa
e fuori?
scrivete alP
Istituto Biblico Ewangelico
À^ia Cimone 100 - 00141 Roma
per informazione riguardante i nostri corsi.
:èl
6
alle valli oggi
Per uno
alternativa
democratico
Il confronto elettorale del 15 giugno
assume giorno dopo giorno un carattere
sempre più di scontro politico, anche a
livello comunale. Da una parte la DC con
i suoi alleati PLI e PSDI e dall’altra le
sinistre, siano esse inserite nei tradizionali partiti PSI e PCI o no.
Nel clima politico attuale del pinerolese questo scontro giunge in un momen^
to in cui la DC è tutt’altro che scalzata
dalle sue tradizionali posizioni di potere.
Per contro manca ancora una forza delle sinistre unite capaci di rappresentare
un alternativa sufficientemente robusta
per sostituire nella prassi politica ed ammtntstraiiva là macchina di sottogoverno
democristiano che ha saputo integrare
nel suo ingranaggio in modo evidente almeno due forze politiche come i liberali
ed I socialdemocratici. È stato un po’ come l oliatore che lascia cadere ogni tanto
qualche goccia su una catena ormai lo~
gora e sporca ma che continua a girare
latito che le gocce d’olio la lubrificano.
Che queste due forze politiche siano
state di costante lubrificazione della catena di potere democristiano è cosa abbastanza evidente: sarebbe sufficiente rivedere i momenti di particolare crisi della
vita politica italiana per accorgersi che
quando la macchina s’è inceppata lo
sbocco è stato possibile grazie anche al
PLI e al PSDI.
E per questo la DC ha saputo essere
generosa, distribuendo i miliardi pagati
dai lavoratori e finiti nelle tasche di ministri vari: sono gli scandali (si fa per
dire) che di tanto in tanto si leggono sui
giornali ma che sono diventati così di
moda che chi ne è investito non ha nulla
da temere.
Questo non significa naturalmente che
da parte delle sinistre la parola onestà
sia sempre di casa: ma c’è pur sempre
una differenza fra chi ruba un melone e
chi ruba un’automobile, fra chi rubacchia
di tanto in tanto e chi fa del rubare un
sistema di amministrazione che dura da
trenta anni.
Lo scontro politico del 15 giugno quindi non è soltanto una lotta contro la DC
ma nello stesso tempo con le forze politiche che l’hanno favorita e sostenuta,
perché in questo favore e sostegno hanr
no trovato la loro parte, la loro sedia, la
loro fetta di potere che mai avrebbero
potuto ottenere se non in questa funzione di puntello alla DC.
È bene che questo discorso sia fatto
chiaramente anche nelle nostre valli che
troppo spesso si illudono di essere al di
fuori di questo mercato, che ancora si
illudono di avere un’autonomia rispetto
al potere democristiano, e dall’altra sanno di non poter esistere indipendentemente da esso.
Così anche le ’’libere valli del pinerolese” come le definiva tempo addietro
l’Eco del Chisone si sono sino ad oggi nutrite della libertà concessa dal potere DC
e sono state incapaci di costituire un’alternativa amministrativa e politica, pur
avendone le premesse storiche, geografiche, di lotta, spnrituali.
Giocando sul tasto del “non fare politica” le valli sono vissute nell’indifferenza
fino ad oggi, lasciando via libera all’ideologia liberale diffusa da “Il Pellice" che
contribuisce alta diseducazione politica
della valle e al sempre più. penetrante
“Eco del Chisone", il settimanale cattolico di Pinerolo, che non ha certamente
fino ad oggi favorito una formazione politica alternativa a quella democristiana.
In balia fra un integrismo democristia-.
no ed Un liberalismo anticlericale, da
mangiapreti (e che dal'preti si fa tranquillañieMe gabbare), il pinerolese ha
tentato, in questi trent’ànni di costruire
un’altèr,nativa politica, in mezzo a divisioni, arresti, ma che comunque ha posto le basi per un discorso' nuovo che un-'
cord non si è potuto’ esprimere a livello
politico.
Sarebbe pura ingénuità pensare che te
prossime consultazioni elettorali siano in
grado di inceppare definitivamente la
macchina democristiana con i vagoncini
che si trascina dietro; sarà comunque un
momento fondamentale per l’assetto economico e politico det prossimi anni in cui
i cittadini aspettano delle riforme che
non si possono più procrastinare. Le riforme ci saranno certamente: occorrerà
verificare se sarà ancora il potere DC a
concederle come a lui piace o se la voce
dei lavoratori potrà determinarle.
E. Gente
cronaca
INTERVISTA Al SINDACI DELLE VALLI - 9
PORTE : si cerca un modo nuovo
gestire la cosa pubblica
Intervistato il sindaco di Porte Rinaldo Bontempi, condidato del PCI alla Regione
una gestione comunale DC ad un orientamento popolare di sinistra
Da
— Il comune era una roccaforte della
Li.C. Come è avvenuto il passaggio aUa
sinistra?
— Forse è improprio parlare di un vero e proprio passaggio del potere comunale alla sinistra. Nonostante la caratterizzazione sociale molto definita in senso
operaio (oltre il 90% della popolazione)
la matrice cattolica tradizionale è tuttora
molto forte ed i voti politici lo dimostrano. Il fatto che la popolazione cinque anni fa abbia ritenuto di dare la fiducia ad
una lista chiaramente orientata a sinistra
dimostra semmai l’importanza di proporre programmi a respiro autenticamente unitario, partendo dai problemi della
gente (di tutta la gente) e basandosi sulla partecipazione della popolazione. Questo è stato fatto da noi cinque anni fa, e
c’è da credere, visti i risultati, che i cittadini abbiano apprezzato questo nuovo
modo di porci di fronte al giudizio della
gente, cercando sempre e continuamente
il rapporto diretto. Un altro fattore che
sicuramente ha influenzato positivamente l’opinione pubblica è stato l’impegno
che abbiamo subito dato, ed anche chiesto alla gente, inquanto ritengo che ormai fare l’amministratore sia strettamente legato ad un superamento della vecchia concezione un po’ immobilistica e
tranquilla, con cui molti un tempo si accingevano a fare il Sindaco o il consigliere. Per concludere, penso di poter dire
che le ragioni del nostro successo nel ’70
siano non tanto da ricercare in un mutamento di orientamento polititco, quanto
neH’esigenza della gente di avere anche
nel Comune e negli amministratori la
espressione di quel rinnovamento che
ognuno vive nella società; rinnovamento
appunto basato sulla ricerca del confronto sui problemi concreti, sul ruolo primario della partecipazione, suH’abbandono
degli steccati storici.
— Che cosa è cambiato nel sistema di
amministrare il comune?
— Non credo di esagerare dicendo che
LUSERNA SAN GIOVANNI
Scuola g tempo pieno
Con questo numero presentiamo ai lettori alcune parti della relazione sull'esperimento di scuola a tempo pieno nella
scuola elementare di S. Giovanni. Tali
parti comprenderanno: l’istituzione, l’organizzazione e le prospettive deH’esperimento. La relazione, curata dall’équipe
del pieno tempo, può essere prenotata
presso la Libreria Claudiana di Torre Pellice o direttamente presso la scuola di
S. Giovanni.
ISTITUZIONE DEL TEMPO PIENO
A S. GIOVANNI
Prima di analizzare i modi e i tempi in
cui nasce il tempo pieno a S. Giovanni,
ci sembra indispensabile fornire alcuni
dati sulla situazione socioeconomica della Val Pellice in generale e di S. Giovanni in particolare, che ci permettano di
comprendere in quale realtà si è inserita
la sperimentazione. Il quadro socio-economico della Val Pellice è condizionato
da diversi fattori: spopolamento dèlia
montagna, crisi dell’agricoltura anche nelle zone collinari, smailtellamento progressivo delle industrie locali, (accentuato
pendolarismo di operai ed impiegati, alta percentuale di donne, operai anziani,
giovanissimi tra le persone ancora occupate in Valle). Questo deterioramento della situazione sociale, culturale ed economica si è accentuato in seguito alla chiusura di alcune importanti fabbriche nel
'65, manifestandosi con una crisi dell'occupazione, un ritorno alTindividualismo
e all'isolamento di contadini, operai pendolari e conseguente debolezza anche sindacale di questi lavoratori emarginati. In
tale contesto l'interesse prevalente della
classe lavoratrice viene polarizzato sull'obiettivo della caccia al posto di lavoro, lasciando dietro di sé un vuoto politico-ideologico facilmente strumentalizzato da quanti, attraverso un atteggiamento paternalistico, mirano a mantenere
inalterati i concetti di « serietà professionale » e « indipendenza dalla politica »,
alimentando il clientelarismo, mito sulla
qualità e sul prestigio della Valle.
In questa situazione sì innesta la realtà della scuola di S. Giovanni. Riportiamo alcuni dati statistici riguardanti le
caratteristiche socio-econòmiche delle 94
famiglie direttamente interessate alla
sperimentazione, considerahdole un campione rappresentativo come punto di partenza per la nostra verifica.
Anno scolastico 1974-75: Alunni iscritti
n. 108. Famiglie relative 94.
Attività lavorativa dei padri. Dall'indagine risulta che su 94 padri, 53 sono ojperaì, di cui 39 p>endolari e sette operai contadini, 6 sono impiegati, 6 contadini, 4
cantonieri, 4 muratori, 4 impresari, 3 commercianti, mentre i rimanenti 14 sono
impiegati in attività varie.
Attività lavorativa delle madri. Su 94
madri, 60 sono casalinghe, 10 operaie, 6
collaboratrici domestiche, 5 contadine, 4
insegnanti, 4 commercianti, mentre le rimanenti 5 sono impiegate in attività varie.
Alla luce delle considerazioni fatte pre
cedentemente appare evidente come la
realtà socioeconomica di S. Giovanni rispecchi fedelmente in tutti i suoi aspetti
quella più vasta della Valle. Per quanto
riguarda la popolazione scolastica, dalla
apertura della scuola (1969) ad oggi, notiamo un progressivo aumento. Infatti i
bambini sono passati da 88 nel 1969-70 a
108 nel 1974-75. Questo fenomeno si spiega con un certo movimento dalla montagna e dalla collina verso 1 fondovalle (avvicinamento al posto di lavoro) che ha
provocato e provoca un notevole sviluppo edilizio della frazione. La scuola di
S. Giovanni è stata costruita per raccogliere tutti i bambini sparsi nelle varie
pluriclassi delle borgate della zona (Peyrot, Gonin ecc.) e quelli della frazione
stessa, dando loro la possibilità di usufruire di un edificio più funzionale e nello stesso tempo di potenziare le loro occasioni di socializzazione. Partendo dalla
parziale risposta all’esigenza di rinnovamento delle strutture e degli interventi
scolastici che emerge dalla legge 820, il
direttore ha verificato alTinizio dell’anno
1972 con gli insegnanti, la possibilità di
istituire a S. Giovanni il tempo pieno. La
analisi che ha portato il direttore alla
scelta del plesso è stata determinata dai
seguenti fattori: la presenza di due cicli
completi, un edificio che, malgrado le sue
carenze, è risultato il più funzionale dal
confronto con gli altri del Circolo, una
popolazione scolastica non troppo elevata e sufficientemente omogenea. Avendo
ricevuto una risposta affermativa all’istituzione del tempo pieno da partè dei docenti, il direttore avanza per Tanno scolastico '72-73 la richiesta di sperimentazione Non essendo stata accolta, la richiesta viene rinnovata per Tanno scolastico
1973-74. L’autorizzazione all’istituzione del
tempo pieno e l’assegnazione di 5 posti
che dovranno affiancare quelli già esistenti giungono il 16 settembre '73. Viene indetta un’assemblea il giorno 22 settembre '73 per spiegare la nuova impostazione scolastica ed affrontare insieme
i problemi. In queila sede si assumono
gli accordi per gli orari, i trasporti, la
refezione, le collaborazioni. Si stabilisce
tra l’altro, di mantenere i contatti fra
genitori ed insegnanti attraverso riunioni periodiche nel corso delle quali collaborare da ambedue le parti per la soluzione di problemi.
Le riunioni, fino alla costituzione degli
organi collegiali previsti dai decreti delegati, sono numerose e spesso molto dibattute. Per iniziativa di un gruppo di
genitori della classe 1' alTinizio del corrente anno scolastico sono state indette
delle assemblee, dalle quali sono scaturite: l’istituzione di una commissione mensa, l'organizzazione dei turni di sorveglianza in piscina (indispensabili soprattutto per aiutare i più piccoli a vestirsi
ed asciugarsi), richieste di incontro con
le insegnanti di classe allo scopo di conoscere contenuti e metodologie adottate, onde poter attuare una collaborazione
effettiva.
L'équipe del pieno tempo
è cambiato quasi tutto: alla vecchia vita
sfocata del Comune che sembra ravvivarsi solo in occasione delle elezioni, si è
cercato — pur tra molte intuibili difficoltà — di sostituire un metodo costante di
partecipazione di tutti alle decisioni, chiedendo alla gente di far davvero del Comune una cosa anche « sua ». Per fare
degli esempi, abbiamo informato periodicamente i cittadini con un notiziario trimestrale di tutto ciò che accadeva in Comune; abbiamo fatto una quindicina di
Consigli aperti su temi generali e spessoanche specifici (es. piano di fabbricazione); il Bilancio è sempre stato discusso
prima del Consiglio dalla popolazione in
assemblee pubbliche; le scelte importanti
hanno avuto sempre un momento di confronto preventivo con i cittadini interessati (territorialmente o settorialmente);
sono state costituite in tutti i settori
(scuola, lavoro, anziani, commercio, cultura) delle commissioni permanenti miste, con consiglieri e cittadini. Non credo
del resto che ci sia altra via per giustificare la sopravvivenza dei Comuni se non
facendone la cellula democratica elementare di tutto il tessuto istituzionale: per
questo è necessario fare del Comune il
nucleo di base della partecipazione. Se
questo abbia portato dei frutti? Credo
fermamente di sì, al punto che sono profondamente convinto che, comunque vadano le prossime elezioni, si è raggiunta
una crescita democratica tale che da essa
non si può più tornare indietro; per meglio dire, a questo punto è sì importante
per noi vincere le elezioni, ma lo è ancor
di più aver acquisito questo modo di vivere « pubblico » da cui nessuno può più
tornare indietro.
— Lei si presenta ancora?
— La risposta affermativa è implicita
nelle cose dette prima, in quanto ritengoche il mio contributo possa ancora servire a far avanzare questo processo di
crescita democratica. Naturalmente, mi
auguro che anche i cittadini di Porte la
pensino così.
— Pensa che la sinistra conserverà il
comune?
— Anche qui la risposta si ricollega a
quanto detto precedentemente: se tra la
gente è diffuso questo senso di rinovamento e di crescita come io penso, le condizioni per una riconferma esistono. Vorrei comunque aggiungere che il nostro
programma si basa principalmente su
una ricerca di confronto con tutti, tale
da far superare sui problemi e sui contenuti le residue ipoteche di schieramentopuro e semplice.
— Ci parli della scuola materna e del
Centro d’incontro per anziani.
— Molto in -breve, direi che questi sono
stati due settori in cui si è maggiormente indirizzato il nostro intervento. Ottenuta la scuola materna statale, si è proceduto assicurando un servizio completo di
refezione, e dotandola dei servizi indispensabili, di modo che la frequenza è
salita da 22 unità a circa 30.
Per gli anziani il centro d’incontro è il
primo risultato concreto di un lavoro in
profondità avviato da una Commissione
mista, in cui abbiamo ritrovato una spinta ed un entusiasmo che è stata la condizione prima per il buon esito del lavoro.
Anche qui, come si vede, la carta vincente è stata la straordinaria partecipazione
dei cittadini, per cui gli anziani hanno
cominciato davvero a non sentirsi più soli, ma hanno avuto attorno tutto un paese.
SCHEDA
Superficie: ha. 436.
Popolazione : Censimento 1861 :
ab. 912; 1911: ab. 711 (punta minima); 1961: ab. 913; al 1-1-1975:
ab. 1007.
Scuola statale; classi: 1; bambini 28.
Scuola elementare: classi: 5;
bambini 72.
Scuole Medie (a pinerolo): bambini -12.
Fryzioni: S. Martino, Malanaggio, Giai, Grangia» Saisa, Ponsoni.
Industrie: Martin con 90 operai;
Sccietc-, \'al Chisone .con 75 operai.
Nel Capoluogo funziona un Centro d’-’icontro per anziani di recente istituzione.
7
delle valli
silenzio...
Egregio Signor Direttore,
A proposito del «-vederci chiaro » come
chiede il sig. Luigi Rossi e dei « bastoni
nelle ruote » di cui parla il Presidente della SACE, che con questo mi mette chiaramente sulle spalle la responsabilità dei
guai della Cooperativa, poiché nessun altro sembra volere interloquire, mi consenta alcune precisazioni.
Anzitutto desidero confermare che lo
SCANDALO di cui ho parlato nell'intervista non riguarda il Presidente. Infatti nell’ultima assemblea egli ha dichiarato di
sentirsi competente come architetto, ma
non come amministratore, tantoché un
autorevole socio, il prof. Augusto Armand
Hugon gli ha chiesto come mai avesse
accettato la presidenza della SACE. Già
nel 1926, per contro, io ero amministratore delegato di una società affiliata a una
delle maggiori multinazionali del mondo,
essendo laureato in scienze economiche.
Penso modestamente di avere una certa
compentenza amministrativa; non ho rnai
preteso costruire grattacieli né pollai, e
non mi sorprendo né scandalizzo che i
suggerimenti di sana amministrazione da
me dati siano stati definiti « bastoni nelle ruote ». Così non sorprende che la SACE, società anonima, sia stata dichiarata
SENZA SCOPO DI LUCRO quando il suo
statuto prevede la distribuzione di dividendi. Questi in passato sono pure stati
distribuiti qualche volta come appare dai
bilanci; ma sono poi stati canalizzati diversamente per opportunità, come riconosce il presidente, e contro giustizia.
Mi dispiace peraltro che il Presidente
pensi che ce l’abbia con lui in quanto
cattolico. Come barbetto poco ortodosso
ho invece avuto qui a Torre Pellice e altrove, molti incontri cordiali in sede ecumenica con religiosi, religiose e laici cattolici. Piuttosto, essendo in tempi di elezioni, devo dire che dissento da lui per
la sua appartenenza al partito democristiano, il che d’altronde con la Cooperativa non c’entra se non per il fatto che,
conte egli ben dice, tutti vogliono proteggere i loro diritti (ma si tratta di diritti
o di soldi?) e per proteggere i soldi i soci (a suo tempo in larga maggioranza valdesi) hanno eletto un democristiano. Immagino si sperasse che poteva avere appoggi in alto loco. Mi scuso di esserne
scandalizzato, e di credere che non sia un
puro fatto locale dato che accade proprio
qui dove con riunioni sinodali o storiche
o con altre attività e atteggiamenti si vorrebbe salvare la cultura e lo spirito del
valdismo.
A questo punto, per non essere rimproverato di dire le cose dopo, desidero far
presente che, con la nullità della seduta
del 261^112 risultano annullale anche le
nomine del Consiglio d’amministrazione
avvenute in quella seduta; perciò dal momento della notifica della sentenza, il
Consiglio non ha più agito con veste legale. Né ha veste legale oggi il presidente e non può convocare alcuna nuova assemblea e presiederla senza che tale assemblea possa essere invalidata. La sola
cosa che può fare e che avrebbe dovuto
fare da tempo è di chiedere all’autorità
legalmente competente (in questo caso la
Prefettura) di convocare e presiedere una
assemblea per la nomina di un nuovo
consiglio e nuovi sindacò Questo nuovo
•Consiglio potrà allora far riesaminare i
bilanci e la situazione e decidere se chiùdere, vendere o continuare il che sarà
forse possibile se pioveranno i molti milioni di sussidi ventilati da qualcuno.
■Questa è l’unica via da seguire se si vuole che non venga annullata la prossima
assemblea convocata (gà fuori dei t^mini) dal presidente per approvare il bilancio delle scorso anno e sanare (!) la
situazione.
G. A. Comba
CIOV
Si rende noto che è vacante 1 posto di Infermiere generico. Le domande possono essere inviaté alla Commissione degli Istituti Ospitalieri
In Torre Pellice, Via Caduti per la Libertà n. 6
<Tel. 0121-91536).
E’ previsto per questo posto il seguente trattamento economico:
Retribuzione base annua L. 1.700.000 - Indennità speciale integrativa annua L. 580.800. Scatti biennali del 2,50%.
1“ cl. al compimento del i° anno di servizio
con un incremento del 10% della retribuzione
base;
2* cl. al compimento deU’8° anno di servizio
«on un incremento del 12,50%;
3“ cl. al compimento del 12° anno di servizio,
•con un incremento del 12,50%.
Il Presidente E. Aime
ANGROGNA Commissione Distrettuaie
Cooperativa del iatte
Sabato sera 24 maggio i soci della cooperativa di raccolta del latte di Angrogna hanno festeggiato il primo anno di
vita della loro società: nessun brindisi,
nessuna cena, nessun discorso, niente
fronzoli; soltanto un’ampia e dettagliata
relazione sull’anno trascorso e tante speranze per il futuro. Crediamo di fare cosa gradita ai lettori nel dare loro qualche notizia tratta dalla relazione.
La cooperativa ha attualmente 31 soci
sparsi nelle varie zone di Angrogna. Il
latte viene raccolto ogni mattina dal pulmino della società che parte dalla Clava,
passa a San Lorenzo, sale al Serre, scende alle Bruere, sale alle Sonagliette e ridiscende a Torre Pellice, dove il latte viene prelevato dal camion del Macello Cooperativo Pinerolese. Durante l’estate il
percorso si prolunga fino alla Vaccera
per raggiungere gli allevatori all’alpeggio.
L’inverno, cosi, temuto per i problemi di
sgombero della neve, è stato quest’anno
particolarmente clemente, permettendo
cosi, un regolare servizio di raccolta, disturbato soltanto dai frequenti guasti del
vecchio pulmino messo a disposizione
della società dal Comune di Angrogna.
Con l’andare del tempo, i soci si sono resi conto che non si poteva continuare il
servizio con un mezzo così costoso e pericoloso ed hanno deciso di comperare
un pulmino nuovo. Dato che il contributo da tempo promesso, deliberato e stanziato dalla Provincia a favore della società, non è ancora arrivato, non è stato
possibile affrontare la spesa in altro modo che con l’autotassazione dei soci, i
quali hanno dimostrato così, di saper
uscire dal campo dell’individualismó e di
aver capito quale deve essere lo spirito
di collaborazione in una cooperativa. Con
l’acquisto del nuovo pulmino, le spese si
sono automaticamente ridotte della metà, permettendo così in chiusura di bilancio un risultato soddisfacente e soprattutto una buona prospettiva per il
futuro.
Intanto la cooperativa non ha vissuto
per conto suo, ma ha stabilito contatti
con quelle di Bobbio, Lusema e Pinerolo
per una serie di progetti che la Comunità Montana sta portando avanti a. livello,
di valle per la realizzazione di strutture
e servizi a tutto vantaggio di produttori
e consumatori.
Per lo scambio di prodotti e forniture
agricole, la giovane cooperativa di Angrogna ha stabilito rapporti con quelle
dell’Alta Valpellice e di Chieri, realizzando subito quali vantaggi ci sono rispetto all’acquisto al minuto.
In occasione di un convegno promosso
dal Centro di Studi Europei per le Alpi
Occidentali tenutosi a Demonte in Valle
Stura, il presidente della società ed alcuni sostenitori che vi hanno partecipato,
si sono resi conto dell’importanza di uno
sviluppo razionale ed equilibrato della
agricoltura montana, finora sempre trascurata, perché troppo poco redditizia
per destare qualche interesse nei detentori delle leve del potere. Ora fase di
avanzato spopolamento e di progressivo
abbandono dell’agricoltura montana, tutti cominciano a capire che i problemi della montagna non sono di secondaria importanza neanche per chi ha creduto di
risolverli eludendoli. Parlarne ed affrontarli insieme è già senz’altro un passo
SERVIZIO MEDICO
f«stiVib"r notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLiCE LUSERNA S. GIOV. - LUSERNETTA - RORA'
0*1 7 «I 13 giugno
Do«. AVANZI LUIGI
Via Gramsci, 11 - Tel. 91236 - Torre Pellice
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Martedì IO giugno
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Torre Pellice: Tel. 90.118 e 91.273
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Torre Pellice: Tel. 91.365 - 91.300
Luserna San Giovanni : Tel. 90.084 - 90.085
avanti verso la soluzione.
Questo è quanto sembrano aver capito
i soci della cooperativa di Angrogna, che
regolarmente ogni mese si sono riuniti,
non solo per decidere insieme le piccole
cose relative al servizio di raccolta, ma
anche per studiare come ampliare il discorso cooperativistico nei vari settori
dell’agricoltura: dall’acquisto dei mezzi
meccanici alla vendita diretta dei prodotti locali, dallo sfruttamento dei pascoli
montani alla utilizzazione di centri di
informazione tecnica che abbiano superato i limiti dei singoli comuni per comprendere tutte le zone che hanno gli stessi problemi e le stesse caratteristiche.
Franca Golsson
Domenica ha avuto luogo, con buona
partecipazione di fratelli, il bazar organizzato dall’Unione Femminile al capoluogo. Abbiamo incontrato negli ultimi
giorni molti fratelli provenienti dall’Italia e dall’estero in visita alla vai d’Angrogna: giovedì 29 la comunità di Ivrea,
guidata dal past. Rostan a cui si erano
uniti alcuni fratelli di Aosta col past.
Peyrot, e la comunità di Cuneo, domenica quella di Nîmes guidata dal past.
Monod che ha presieduto anche il culto.
• Dal 24 giugno al 6 luglio avrà probabilmente luogo un campo di lavoro volontario di giovani per sistemare la strada
del Pissaiot, ne daremo ulteriori informazioni.
San Secondo
La lista contrassegnata da una vanga,
un’incudine, un libro e una spiga si presenta come lista n. 2 alle elezioni comunali. Nel programma diffuso fra la popolazione si legge che, in alternativa al modo di governare fin qui seguito, si vuole
« fare assumere alla popolazione im impegno costante di partecipazione alla discussione di ogni problema che si presenti, per realizzare veramente nell’Amministrazione la volontà popolare, creando in questo modo le premesse per un
ulteriore sviluppo della Democrazia nel
nostro paese, contribuendo ad una reale
lotta contro il fascismo, in qualunque
modo esso si presenti, comprese quelle
forme di gestione burocratica ed autoritaria del potere pubblico ».
I punti sui quali è richiesto l’impegno
della cittadinanza sono: urbanistica e lavori pubblici, scuola, servizi sociali, trasporti e viabilità, agricoltura, metanizzazione. Per realizzare il programma la lista n. 2 « si impegna a mantenere costanti contatti con la popolazione mediante
circolari periodiche e comitati di frazione per esaminare assieme le soluzioni
dei più importanti problemi ».
La lista è composta da: Gardiol Mauro, Moretti Alessandro, Bocco Maurilio,
Bonetto Pier Carlo, Coucourde Enrico,
Pornerone Valter, Gardiol Ernesto, Gardiol Gianni, Godino Paolo, Griglio Giulio, Marinetto Ennio, Romano Carlo Neri.
Il Colloquio pastorale avrà luogo lunedì 9 giugno al Castagneto di Villar Pellice.
ore 9.30 Culto.
ore 10 Valutazione degli o. d. g. della
Conferenza Distrettuale in riferimento al ministero pastorale.
ore 15 Prospettive di lavoro estivo e
programma per la ripresa.
La Commissione Distrettuale
Prarostino
Rorà
• Il pastore Bundschuh con un gruppo
di amici della Germania è giunto fin
quassù ed ha presieduto il culto domenicale: ringraziamo e siamo riconoscenti anche ai sigg. Rostagno, direttori di
Agape e al pastore R. Coisson di quanto
hanno fatto per il raduno a Prali delle
mamme di qui.
• Con rito civile e religioso sono stati
uniti in matrimonio nel tempio Liliana
Tourn di Ermanno e di Elvira con Walter Long di Prarostino dove gli sposi hanno fissato la loro residenza; rinnoviamo
loro fervidi auguri di benedizioni divine.
Pramollo
È stata presentata al battesimo Enrica
Travers di Giovanni e di Long Angela
(Ciotti): la grazia del Signore riposi su
questa bambina e sui suoi familiari.
La benedizione divina è stata invocata
sul matrimonio di: Jahier Vanda e Prot
Mauro (Pinasca) e di Bertalot Franca e
Rochon II vano (Inverso Pinasca); a questi sposi rinnoviamo l’augurio fraterno
che il Signore sia sempre l’ospite del loro focolare.
Abbiamo avuto l’annuale bazar organizzato dall’Unione Femminile con la collaborazione delle famiglie della chiesa e di
diversi amici; la nostra viva gratitudine
a tutti coloro che con doni e prestazione
di mano d’opera hanno contribuito in un
modo o nell’altro al buon risultato di
quest’attività, che ha superato ogni nostra previsione. .
La chiesa ringrazia sentitamente i giovani Costabel Ivana e Long Gianni, che
hanno presieduto il culto di domenica 1
giugno.
Bobbio Pellice
Domenica sera la nostra comunità ha
avuto un incontro fraterno con il gru^
po di fratelli provenienti da Nîmes, il
past. Monod ci ha fatto rivivere con le
sue diapositive gli incontri del colle della Croce di anni or sono.
Pinerolo
La lista col contrassegno della vanga,
l’incudine, il libro e la spiga che a S. Secondo è la n. 2, a Prarostino è la lista
n. 1. Anche qui il programma intende essere portato avanti « con continue verifiche ed incontri , per dibattere insieme i
problemi che interessano tutti e trovare
soluzioni che rispondano alle esigenze
della ixipolazione ».
Gli obiettivi toccano i punti seguenti;
agricoltura, scuola, piano di fabbricazione, lavori pubblici, servizi vari (raccolta
rifiuti, trasporti interurbani), servizi sociali (assistenza infermieristica per gli anziani e consulenza previdenziale), strutture sportive e per il tempo libero.
La lista è composta da: Monnet Enrico, Parise Franco, Mauro Mario, Rivoir
Giacomo, Paschetto Alessandro, Monnet
Gardiol Marina, Usseglio Viola Alessandro, Gardiol Franco, Fomeron Dino,
Avondetto Renzo, Fomerone Attilio, Plavan Valdo.
doni prò Uliveto
In occasione della nascita di Daniele: finn.
Trocello, Torino L. 5.008; in memoria dello zio
Armando Beux Gino e Wanda Long, Pramollo
iO.OOO; fam. Roecione, Pinerolo 2.000; in mem.
sig.na Sera : fam. Bera-Priotto, Pinerolo 23.000;
fam. ReveI, Pinerolo 10.000; sig.ra Malacrida
2.000; sig.ne Cornelio, Torre Pellice 30.000; in
memoria del mio earo marito Jean Berlin, Alberiina Bertin Bertalot 2.000; Martinat Luigi e Maria 1.000.
Sabato 7 giugno
alle ore 20.30
nella sala deUa chiesa valdese
in via dei MiUe
il past. Giorgio Girardet parlerà sul
tema : „ ^
CRISTIANI PER IL SOCIALISMO.
Tutti sono cordialmente invitati.
Ospedale di Pomarette
L. 50.000:
Boeehiardo-Amparore Teresa, Riva di Pinerolo.
L. 30.000;
Codino Erminia, Porosa Argentina; Talmon
Giovanni, id.
L. 25.000:
Barbero Adelaide, Pinerolo.
L. 20.000:
Long Edmondo e Letizia, Masselli di Pomaretto; Manavella Caterina, Pinerolo; Savoretti
Maria, Bibiana.
L. 12.000:
Peyrot Luigia, Trossieri; Boseolo Guido, Inverso Pinasca.
L 10.000:
Long Umberto, Inverso Pinasca; Charret Candida, Villaretto; Mathieu Mimi, Pomaretto; Pascal Aldo, Wilma, Marilena, Pomaretto, in mem.
di Frida Marcoz; Pascal-Tron Alma, Pomaretto,
riconoscente per la guarigione deUa sua piccola
Piera; famiglia Morello, Pomaretto; Mmiusan
Ida, Torre PeUice; Alice Pons-Bounous, S. Germano; Coucourde Lucia, Torino; Tron Guido ed
Erminia, Massello; Lilia ed Armando Mricbiori,
S. Germano; Giovanni Aglio, Travers; Gennarina Granerò, Bricherasio; Edmeuson Sandra,
Prali; Dema Bruno, Fenestrelle; Claudio e Milena Tron, Ferrerò; Aldo Breuza, Pomaretto; Paimero Francesco, Perosa; Rostan Elena, Abbadia;
Reynaud Alice, Pomaretto; Genre Emma, id.,
in memoria del fratello Armando; Jahier Vitale
e fam., id., in occasione nascita nipotina Stefania; Refourn-Poet Caterina, Cro-Faetto di Per-
8
8
uomo e società
BERSAGLI ALLA MODA
Per chi votare?
Fra pochi giorni andremo a votare:
sono chiamati alle urne circa 40 milioni
di persone, compresi due milioni e mezzo di giovani che voteranno per la prima volta. Si dovranno rinnovare 15 consigli regionali, 86 consigli provinciali e
6;548: e&nsigli comunali.
Elezioni amministrative, dunque, ma è
ampiamente scontato che questa consultazione elettorale riveste un eccezionale
interesse politico.
Non è compito di questo giornale e
tanto meno di questa rubrica dare delle
indicazioni ai lettori che, nel pluralismo
delle loro idee, avranno già fatto le proprie scelte. Vorremmo però fare un paio
di considerazioni. La democrazia cristiana, malgrado le sue trionfalistiche affermazioni ( « trent’anni di pace, trent’anni
di libertà»!) si sente parzialmente mancare il terreno sotto i piedi, dopo un terzo di secolo di egeiponia e di potere quasi assoluti q ben dosati attraverso ai
suoi alleati di turno. Questa sua sensazione è d’altronde giustificata, oltre che
da una gestione semi-fallimentare del potere, anche dal risultato del referendum
del maggio deÌFanho scorso, che la vide
nettarnente sconfitta. Ecco allora che arrivano le promesse (elettorali) deirultimo momento o alcuni provvedimenti che
cercano di tamponare, per lo più malamente, le falle che minacciano di fare
affondare la barca.
Se questo è vero, come è vero, la conseguenza è che l’elettorato deve essere
portato a votare per quei partiti che siano effettivamente in grado non solo di
contrastare il regime DC, ma anche di
proporre una reale alternativa. L’elettorato evangelico, proprio in occasione del
già citato referendum, ha chiaramente dimostrato la sua unanime volontà di opporsi alle pretese democristiane ed a
quelle più involute della classe politica.
Riteniamo che questa sia una nuova,
grande occasione di dire NO alla DC ed
ai suoi alleati.
Ed infine, ci pare di dover sottolineare
che. andando a votare, non dobbiamo solo farlo tenendo presenti i nostri interessi o le nostre personali convenienze. Se
vogliamo essere coerenti alla nostra sia
pur misera^ e poca fede, dobbiamo pensare a. dare mw voto per gli altri. Per coloro cioè che si trovano, per cento motivi, in una situazione di distretta, di oppressione, di ingiustizia. Basti pensare ai
(mini) pensionati, ai baraccati, ai disoccupati, ai vècchi, ai malati, ai minorati,
che da decenni aspettano una giusta sanatoria alla loro drammatica situazione.
E allora in cabina il nostro voto — se
penseremo a tutto questo — diventerà
più facile, più chiaro.
Divorzio
alla Vaticana
Da quando in Italia è stato riconfermato il divorzio che ha sancito la volontà
della maggioranza della popolazione di
darsi leggi civili, le cause di annullamento di matrimoni davanti al tribunale
della « Sacra Rota » sono diventate rapidissime. In precedenza invece, la particolare meticolosità di detto tribunale, e
la sua conseguente lunghezza, era proverbiale: essa aveva anche dato origine
al motto « ti pagherò alla Sacra Rota ».
In una parola, il tribunale della Chiesa
cattolica è sceso in piena « concorrenza »
col divorzio, mediante annullamenti rapidi, sicuri, e colle motivazioni più' diverse e fantasiose.
Comitato di Rodozieno: Bruno Bellion, Valdo Benecchi, Gustavo Bouchard, Niso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Rèyrot,
Paolo RIcèa, Giantpaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tuilio Viola,
pirfllorf: GIORGIO TOURN
DirRltorf rospynsob'lf : CONTE
Amminitlrazioae : Casa Valdese, 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli - La Luce - Torre Pellice
Abbonamenti: Italia annuo l. ÌS.OOO
semestrale L. 2.500
estero annuo L. 6.000
Una copia L. 100, arretrata L. 150
Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni: Prezzi per mm. di altezza, larghézza una col.; commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni 50; economici L. 100
per parola.
Reg. al Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Coop. Tipografica Subalpina - Torre Pellice
È quanto risulta da un’interessante inrhie»ta svolta da un diffuso settimanale
femminile tutt’altro che « contestatore »
e che. con una serie di esempi, fa il punto della (citiamo) « degenerazione alla
quale è giunta ormai la S.R. dopo che,
per vincere la concorrenza del divorzio,
ha accelerato la sua lenta burocrazia e ha
reso più facili le cause diffìcili ».
L’aspetto certamente più urtante di
questi annullamenti rotali è dato dal fatto che, mentre per chi divorzia civilmente, vi è l’obbligo del sostentamento del
coniuge più debole, nel primo caso gli
« annullati » diventano liberi del tutto e
qiiindi nulia devono all’ex coniuge, neppure un assegno mensile. Si potrà obiettare che, di norma, chi ricorre alla S.R.
non ha di queste preoccupazioni trattandosi in genere di gente facoltosa: sta di
fatto che, con pochi tratti di penna viene
annullato un « sacramento » che aveva
unito due persone.
Ma forse il caso più paradossale e ripugnante è quello che riguarda i figli. In
c^sj di qnnullaroento rotale essi sono considerati semplicemente « un elemento materiale ed accidentale che per nulla può
qqalificare la relazione fra le parti come
un vero matrimonio ». Per chi conosce il
latino trascriviamo la sentenza originale
perché non vorremmo essere accusati di
aver riportato una traduzione... di fantasia: « Idcirco proles ut elementum materiale ùtque accidentale in casu est habenda quod minime qualificare potest relationem inter partes ut verum matrimonium ».
La situazione è veramente assurda ed
ingiusta e costituisce uno dei tanti motivi per cui si rende necessaria l’abolizione
del Concordato. Infatti oggi, come ben si
sa, le sentenze rotali hanno anche efficacia civile ed impediscono ad uno Stato
la stessa applicazione delle proprie leggi
a tutela dei cittadini.
Roberto Peyroi
-5 II comunismo
Contro il comunismo ed i partiti che
tradizionalmente lo rappresentano tra noi
si tira oggi da destra, in difesa del principio della proprietà privata, dal centro a
difesa di valori di libertà non sempre rispettati, da sinistra, in nome di ima rivoluzione sempre promessa a mai eseguita, e i^rfino daH'interno nei conflitti a livello internazionale (Russia e Cina insegnano) e a livello locale (P.C.I. e Manifesto per fare un esempio). È un aspetto
che il comunismo ha in comune con la
’’borghesia” di cui parleremo altra volta.
Ma se è vero, come è vero, che questo
bersagio è il centro di tante opposte avversioni, vale forse la pena di guardarsi
nn poco più davvicino per tentare di capirne il perché. E ciò per tentare di capire posa intendono di colpire nel comunismo i diversi tiratori e quale potrebbe
essere il comportamento di noi cristiani.
Si tira inanzitutto contro il comunismo
come ideologia, cioè come ipotesi per realizzare nella prassi le teorie marxiste.
Ora, nella storia delle poche migliaia di
anni della umanità il problema dell’uomo,
e della convivenza sociale cui non può
sottrarsi, è stato affrontato in vari modi,
dei quali il comunismo è per ora l’ultimo.
Sembra a chi scrive che le posizione del
cristiano, tra l’Epistola ai Romani e
l’Apocalisse, non possa essere che di
autonomia. Il vero modo, per noi, di accostarci all'uomo ed ai , suoi problemi sociali è quello dalla « agape » della Epistola ai Corinti. Ed esso fa premio contro
tutti i tentativi passati e presenti, compreso quello del comunismo e del marxismo nella loro fredda presunzione « scientifica ». Ma un cristiano non può tirare
sul comunismo per difendere in luogo
dell’agape di Paolo una qualsiasi altra
teoria umana sociopolitica. Il suo atteggiamento non può che essere eguale anche
la settimana internazionale
a cura di tuilio viola
QUELLA GIUNGLA
DI NEW YORK
Con questo titolo e col sottotitolo
« La città è in pieno tracollo: Washington
non Vanita, le banche fuggono, nulla funziona più », Romano Giachetti ha pubblicato un articolo su 1’« Espresso » del 25.5.
1975, dal quale riportiamo quanto segue.
« La piu grande metropoli americana è
sull'orlo del disastro: il rifiuto del presidente Gerald Ford di accordare all’amministrazione municipale il prestito di un
miliardo e mezzo di dollari, chiesto come
misura d'emergenza dal sindaco Abraham
D. Bearne e dal governatore Hugh L. Carey, ha scatenato una violenta reazione
negli ambienti politici democratici della
città. Ford è stato accusato da Carey di
"non esser meglio di Nixon e della sua
banda di ladri". Bearne ha detto invece
che "New York è tagliata fuori dal resto
del paese” e ha chiamato a raccolta i
newyorkesi per "superare la catastrofe”.
Parlare di rovina imminente non è esagerato. Nemmeno la crisi della benzina
rappresentò una minaccia altrettanto seria per New York: se non altro, era condivisa da tutto il mondo industrializzato.
Ma questo collasso finanziario, che si teme possa davvero paralizzare la città, si
annuncia come il .simbolo più violento
dell'attuale crisi mondiale. Se ne vedono
già i primi segni. Mentre cresce la criminalità, diminuiscono gli effettivi della polizia. Si-fanno processi somrnari perché
le liste d'attesa sono interminabili e le
prigioni rigurgitano. Il numero dei pompieri è .stato dimezzato, mentre gl'incendi dolosi aumentano. Gli ospedali chiudono i battenti o, riducono il personale.. La
efficienza dei seryizt postali è diminuita
del 50 per pento, J lavori pubblici sono
praticamente fermi e i servizi d'igiene
stradale ridotti.
Intanto l'industria continua l’esodo da
New York già iniziato da anni. Le, attività contmerciali hanno avuto un calo del
40% (ma c’è chi parla addirittura del
65%). Le tasse aumentano e i pedaggi
stradali sono raddoppiati. Il costo della
metropoUìà'ft è. paikq rèrefìfen^ente e salirà ' ancóra.' Le hihiieteclie invece reggono, anche perché ricevono vari finanziamenti, rna sono state costrette a ridurre
il personale. Infine, scarseggiano gli addetti dei musei pubblici, e le scuole riducono gli orari. *
Tutto questo perché il municipio non
è più in grado di pagare. Come datore di
lavoro, è indebitato fino al collo. Come
organismo finanziario, tra i giganti di
Wall Street, sembra regger l'anima coi
denti e nessuno gli fa più credito. Per dare un'idea di quanto sia drammatica la
situazione, basterà dire che il presidente
Ford ha saputo suggerire due cose: l’uso
delle pensioni accantonate dai lavoratori
d''Ne.-v York e il ricorso alle banche commerciali ». A parte le banche, sempre prudentissime e perciò molto difficili a persuadere, si può dire della prima soluzione che essa « è chiaramente un palliativo:
i sindacati hanno già detto che potranno
dare al massimo cento milioni di dollari,
non uno di più. Il traguardo del pareggio è ancora lontano. Ad Albany, capitale
dello Stato di New York, dove Carey ha
preso il posto di Rockefeller (e dal quale nutre ambizioni presidenziali per il
1976), il Congresso repubblicano ha stretto la borsa. Il sindaco di New York Bearne. con gesto disperato, si prepara a offrire sul mercato altri 280 milioni di dollari in titoli. Ma chi li comprerà? ».
Sono certo impressionanti, queste notizie, ed anche verosimili. E tuttavia crediamo che le possibilità di previsione, in
cose del genere, anche da parte d’un osservatore esperto, intelligente ed acuto,
sirnci in ogni caso molto limitate. Ricordiamo infatti che, già molti anni fa, leggemmo articoli catastrofici sulle condizioni di Roma, con analoghe grida d'iillari
ime sugl’immensi dpbiti contratti dùL relativo comune... Non dunque per le* previsioni, in ogni caso rischiose, ma per le
constatazioni di fatto, l’articolo ha attirato il nostro interesse. '
LA STAMPA ISRAEJAANA ‘
IL MILITARISMO DEL GOVERNO !
' -Jr André Scémama, corrispondente dj
i« c Monde*»‘fe' iGferusalemìnét.’linfta'fna (v>
n. 9442 del 27-28.5.’75) che, neH’opinionè
»pubblica israeliana si‘levano voci dP seì
vera deplorazione contro « l'incursione
delle forze armate israeliane in t&tgUqriq
■fibanese (attacco al villaggio libanese di
'Aita-El-Chaab}, nella notte dal 24 al 25 c. »i
I La deplorazione è stata espressa ad es.
dal quotidiano « “Davar”, molto vicino al
partito laburista. L’editoriale di questo
organo dei .sindacati deplora che quell’incidente abbia avuto luogoproprio quando .l'esercito libanese si prepara per l'eventualità d’un grave scontro con le organizzazioni palestinesi che ndnaeciano il
suo paese.
I giornali dei partiti religiosi e del partito socialista MAPAM si domandano anch’essi se quell’operazione miUtarc,^ sia
stata opportuna, o "no, e giudicano insufficienti le ragioni invocate dal comando
militare ».
verso tutti gli altri tentativi umani di risolvere il problema: ciò vale contro le
antiche teocrazie (non tanto antiche del
resto se lo stato della Chiesa è finito
cent’anni fa ed il Vaticano è ancora quello che è e se Israele, come molti stati
arabi, sono ancora attaccati a questa
concezione); vale contro le idealistiche
repubbliche di Platone (rileggete le storie di Tucidide per vedere come si materializzavano nella pratica); vale contro
la legalistica concezione dei Romani (precursqri di un « law and order » di ben
chiaro significato), vale contro l’assoluto
immanentismo deH’illuminismo razionalistico, e via esemplificando. Tutti questi
modi di agire, ed il comunismo con loro,
non sono cristiani o anticristiani; possiamo scegliere tra di essi il terreno su cui
esercitare la nostra testimonianza, ma
essendp ben consci che essi sono tutti
una cosa diversa che si svolge su un altro piano, con la tipica caratteristica della loro validità limitata nel tempo che è
ben altra cosa della eternità del messaggio evangelico. Se vogliamo quindi divertirci a tirare su qualcosa che è sostanzialmente fuori dal nostro orizzonte,
tiriamo pure sul coniunismo, ma per le
stesse ragioni tiriamo anche su tutte le
altre forme di organizzazione sociale che
l’uomo ha proposto o propone.
Ma, si dice, la filosofia della prassi è tipica del comunismo ed è quindi corretto
tirargli addotto non per quello che dice,
ma per quello che fa. Ed è vero. Come
sarebbe analogamente corretto tirare addosso al cristianesimo, per il come i cristiani hanno saputo realizzare in duemila anni di storia i suoi comandamenti.
Ma anche qui, sul piano della prassi,
sembra ci sia una distinzione da fare. Negli ultimi cent’anni noi abbiamo conosciuto almeno due comuniSmi: quello che
avendo conquistato il potere, ha cercato
di tradurre in organizzazione sociale concreta i suoi principi, e quello che, non
avendo potuto conquistare il potere, ha
esercitato la'sua forza contro le strutture
esistenti, senza riuscire a demolirle, ma
mutandole talvolta, anche protondamente.
Sulle realizzazioni del primo non mi
dilungo: lo stalinismo, lo scarso rispetto
per la persona umana come tale, i fatti
dei 56 a Berlino e in Ungheria e quelli del
68 a Gdynia e Praga, le rivoluzioni culturali più o meno permanenti, con quanto
ne consegue per la vita dei piccoli individui, e via dicendo; la storia e la cronaca sono pieni di fatti che diminuiscono,
anche se non possono annullare, il rispetto dovuto a realizzazioni di indubbio valore. In sostanza abbiamo verificato una volta di più che anche le idee ritenute le più beile e le intenzioni le migliori, quando sono realizzate dalTuomo
contando sulle sole sue forze, ottengono
risultati di gran lunga lontani da quelli
desiderati.
La situazione sembra invece diversa
per il secondo tipo di comunismo. Senza
arrivare al paradosso di chi imputa alla
pressione comunista la trasformazione
del paleocapitalismo in neocapitalismo
(con la diffusione del benessere che non
sembra essere un aspetto totalmente negativo), è difficile contestare il concreto apporto che, operando da posizioni di
contrasto più o meno dialettico, il comunismo ha potuto dare allo sviluppo della
società moderna in tutti i paesi in cui ha
operato, il nostro compreso. Riflettiamo
un momento sulle realizzazioni che la
presenza di una forte opposizione comunista ha consentito nel nostro paese, e su
cosa avrebbero potuto essere i trent’anni
di regime democristiano (certo non cristiano) senza la concreta, attiva e spesso
efficace presenza di quella forte opposizione, copntnist^. E allora?
'tirate, anzi tiriamo, pure le nostre treccie sul comunismo ma cerchiamo dì capire perché e con quali motivqzjop^ >-Ip
tiriamo. Se per disgrazia ne restasseiuc^
ciso chi frenerebbe da noi, nel concreto,
la prevaricazione democristiana (con le
sue degenerazioni fasciste?).
Niso De Michelis
CIPRO
La Comunità europea offre un contributo consistente in 5.000 t. di cereali e
3C0 t. di «butter oil» a favore di persone bisognose dell’isola di Cipro. I viveri
necessari per i primi 4 mesi dell’anno
sono valutati in 9,3 milioni di dollari. Oggi i doni in natura raggiungono 6,6 milioni di dollari di cui 3,6 provengono dagli U.S.A.