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?er la iSettimeiiraa di
Uìi segreto di Ibuoimsì riuscita
La Chiesa cristiana era riei suoi primi anni dì esigenza, quando le collette regolari e straordinarie
jà si presentarono come <una necessità, per far fronde alle, tangibili realtà inerenti alla vita.
fNon si può leggere senza emozione certi episodi
e al riguardo s’incontrano qua é là nelle pagine
[egli scritti apostolici. Uno di questi ci è narrato
ei primi versetti del capitolo ottavo della 2“ lettera
i Pacalo ai Corinti. - Era sorta la necessità di socrrere i credenti della Chiesa in Gerusalemme, caduti in povertà. - Vien rivolto un appello alile Chicche già s’erano formate altrove, affinchè provveno a quanto fa bisogno, come espressione, di frairnità cristiana e di gratitudine verso la prima
f^'^hiesa che si era costituita, e dalla quale, secondo
ordine del Signore,, si era hradiato il Vangelo net
t.jnondo.
E’ vero che coloro che conoscevano come si erano
jolte le cose, avrebbero potuto dire: - Quei di Ge
isalemme si sono lanciati in un esperimento di
vita sociale non bene organizzato^’ e che non poteva non sfociare in un impoverimento generale.
■'Quel che è accaduto è colpa loro. In una critica cosi ci_ poteva essere una buona dose di
verità: eppure che delicatezza! Nessuna critica
è fatta. Nell’ora della situazione' difficile, non si
vuole togliere grazia all’aiuto da porgere, nè attristare maggiormente chi si trova nel bisogno.
Il brano di lettera che abbiamo indicato ci fa sapere che anche le Chiese della Macedonia erano passate per molte afflizioni (v. 2) e che si trovavano ih
profonda povertà (v. 2). Mentre l’apostolo Paolo insisterà, in altre località, perchè le Chiese compiano
opera dì larga liberalità, dando prova della schiettezza del loro amore (v. 8). non ha creduto opportuno
d’invitare le Chiese della Macedonia a partecipare
alla colletta. Ma che succede? Queste, avendolo sa, ^piutq, /s’attristano d’esseme, escluse e domandano
con molte istanze la grazia di contribuire a questa
sovvenzione (v. 4).
Quale fu il risultato? Ce lo dice il v. 2: hanno abbandonato nella ricchezza della loro liberalitàr-Ma di
questo inaspettato bel risultato, l’apostolo Paolo ci
rivela un segreto. E’ il segreto che ha prodotto il miracolo della generosità, anche in coloro che avevano
buone ragioni per essere parchi nel contribuire. Ecco
il segreto: Ma prima si sono dati loro stessi al Si^
gnore fv. 5). Che cosa significa? Non s’erano già dati
al Signore nel giorno della loro conversione? Sì,
certo. Eppure quante volte per scuoterci o dalle nostre apatie o dalle misurate consuetudirii, e compiere
con vivido amore quel che bisogna, ci è necessario
anzitutto una rinnovata comacrazióne al Signore.
Passa la Settimana di Rinuv,zia di quest’anno vedere, per grazia di Dio, in tutte le nostre Chiese un
palpito di vita riconsacrata al Signore. In quanto al
resto verrà da sè, e ne daremo insieme gloria a Dio.
Virgilio Sommani.
La Tavola Valdese ha stabilito che la
•Settimana di Rinunzia di quest’anno
decorra dalla domenica 15 febbraio alla
tómenic^^H^Jp^aig, yvcluaa.- .....
l E' settimana di rendimento di grazie
^er l’emancipazione dei Valdesi concespsa il 17 febbraio 1848.
^ E’ la settimana in memoria dei Val;4esi che nelTandare dei secoli seppero
grinunziare alla vita facile, ai beni, alla
levita, pur di serbare la loro fede cristia
|aa secondo la prassi della Chiesa primi^va (Atti 4: 12; 2: 42).
In quanto alle collette ed alla sotto|«crizione, che siamo soliti fare in que^
à,sta occasione, « Dia ciascuno secondo
^che ha deliberato in cuor suo; non di
$mala voglia, nè per forza, perchè Dio
|ama un donatore allegro » (2 Cor. 9: 7).
h
Le vicende dell’attuale periodo belli
|co mi hanno quasi subitamente traspor[tato assai lontano dai luoghi dove, nel
^qorso di circa sedici mesi, ho svolto la
&
lia attività di Cappellano tra i nostri
militari Valdesi. In tutto questo tempo
m’è stato dato di fare molte esperienze,
^r liete or tristi, di cui serbo il ricordo
lierchè, contemplandole da lontano coirne spesso mi accade di fare oggi, debbo riconoscere che esse mi hanno inserignato ad amare i miei fratelli nel Si[.gnore, coll’avere fede, pazienza, umiltà
|criatiana e mi hanno dato molte volte
il’occasionie, nelle circostanze più diven|ve e più inattese, di parlare dell’amo•re di Dio e dei preziosi valori che l’Epangelo racchiude. Talché se, attraverso queste esperienze. Iddio si sarà servito della mano sia pur debole d^un
[uomo per compiere l’opera Sua nei cuori, non avrò che da renderne grazie, ripetendo col Salmista: «Non a noi, o
Eterno, non a noi, ma al tuo nome dà
glorig, per la tua benignità e per la tua
fedeltà!» (Sai. 115: 1).
Ai primi di geimaio ho lasciato la mia
«ede ordinam pqr seguire i repati;i che
mi erano affidati per quanto concerne
l’assistenza religiosa ai militari Valdesi.
Era una grigia e fredda domenica mattina e le vie erano ancora deseïte quando mi dirigevo verso la tradotta che
“.m’aviebbe poi trasportato, con un viaggio di circa 48 ore, al porto d’imbarco.
Molti pensieri affollarono in quelle prime ore la mia mente, sollevando quel
senso di tristezza che s’accompagna ge-.
nera! mente ad ogni separazione da tutto
ciò che vi è caro.
Sulle banchine del porto, straordinariamente popolata, incominciai a scoprire alcuni volti di giovani, soldati valdesi, più volte incontrati nel
corso delle mie peregrinazioni da un
reparto all’altro. Poche ore dopo, sulle
navi ancorate a poca distanza l’una dal
coli e di sacrifici di quanti, nel’attuale
guerra, combattono sul mare ed ai qualiVvorrà ^g.iicordare questa dichiarazione del Salmista chè^BÌGPde fiducia
e coraggio: « Dio è per noi un rifugio'€Ì
riha forM,'im^à^ó'seihpfe-pfbritXf’héMepdistrette; perciò noi nion temeremo,
quando le acque del mare muggissero e
schiumassero,.. » (Sai. 46: 1-3).
Giunto a riva, ho proseguito il mìo
viaggo dopo alcuni giorni di sosta.
■ Durante lina marcia di trasferimento
di J.50 kilometri effettuato da parecchi
reparti attraverso ad un paesaggio roccioso e quasi deserto ho incontrato vari
ufficiali e militari Valdesi, ad alcuni dei
quali ho potuto stringere fraternamente
la mano; ho visto, tra gli altri, il ten.
.Gustavo Vinay al comando della sua
batteria, il cap. magg. Vincon Eli, l’ar
PaltEa, s’udivano i canti della montagna, canti che generazioni di alpini e di
artiglieri alpini hanno cantato su tutti
i fronti, in tutte le ore. Ultimato il carico e calata la notte, ho rivolto il pensiero ai nostri monti, troppo lontani per
esser- veramente contemplati nella loro
realtà ed ho atteso la partenza,
Mentre, silenziosamente, il convoglio
proseguiva la sua mareià tra le acque,
ho pensato con simpatia all’esistenza
piena di insidie, di incertezze, di peri
tigli ere Godino Aldo, poi più avanti, in
testa ai reparti salmerie ì sott. Tenenti
Vola Renato e Costantino Ide„ gli alpini Tron Luigi e Pascal Augusto. Il
freddo era intenso, ma gli alpini procedevano con costanza e coraggio; e con
ugual coraggio essi hanno affrontato ùna temperatura che, la notte scorsaj qui
dove mi trovo, è scesa a 25 gradi sotto
aero!
Per molte ragioni non mi è ancora
stato possibile entrare in contattò con i
vari reparti, in qualità di Cappellano
Militare Valdese; le distanze sono notevoli, le difficoltà anche. La prima domenica dopo la mia partenza ho celebrato
il culto soltanto con il mio attendente;
a «ette gioriu.-di distanza, però, ho a-„
vuto la "giòia di riunire nella mia stan-,
zetta un piccolo gruppo di militari vaidesi per offrire il nostro culto a Dio;
erano con me gli alpini Coucourde Ernesto e Ilario, Andreone Amato, Tommasìni Rodolfo, Malan Renato, Rostain
Rino. , '
Ed ora, prima di chiudere questa,
prima, schematica relazione del mio
viaggio verso un nuovo campo di lavoro, desidero ricordare alcune cose imtanti ai Pastori, alle famiglie Valdesi
ed ai militari i quali ricevono il ^ornale:
1 - I militari Valdesi, la cui Posta
Militare reca il numero 200, sono quelli
dei quali mi occuperò d’ora innanzi più
direttamente. Potrò io stesso tenermi al
corrente del loro esatto indirizzo.
2 - Finché contìnuo ad essere il solo
Cappellano Valdese per le nostre truppe, ad eccezione del Ten. Cielo per TAfrica Settentrionale, desidero avere io
stesso davanti agli occhi una visione
per quanto possibile completa della situazione dèi militari Valdesi sparsi nel
territorio metropolitano e sui vari fronti di combattimento. E’ bene che sia
così: prima di tutto per svolgere, sia
pure in misura più ristretta, una (jualcbe opera di assistenza religiosa, poi
per organizzare e controllare l’invio del
giornale, infine per avere a disposizio-^
ne di dati che possono essere necessari
a me ed alle Autorità della nostra chiesa.
Perciò i Pastori delle Valli e le famiglie continuino a mandare direttamente
a me l’indirizzo dei militari valdesi (non
dimenticando di segnalare al Cappellano per r Africa Settentrionale quei nomi i che lo ccwicernono) e si sforzino di
aggiornare qtmnto più è possibile tali
indirizzi senza aspettare dei mesi o degli anni.
Ripeto: è necessario che sio così, per
ora almmo, se Si vuole che Topera di
2
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yaco BWULM TALU TjmDSB
assistenza non di un piccolo gruppo di
Valdesi, ma di centinaia di Valdesi sotto le armi si compia con urta certa normalità. .
3-1 militari Valdesi ì quali ricevono
l'Eco delle Valli lo facciano sempre sapere al Cappellano, poiché dal Cappellano la Casa Editrice riceve gli indirizzi. Prossimamente trasmetterò alla Tipografia una lista completa ed aggiornata.
4 - A tutti i militari Valdesi con i
quali varie volte, nei mesi scorsi, ho
meditato la Parola di Dio e che ora sono
lontani da me, mando il mio saluto affettuoso con l’augurio ch’essi possano
trovare ned Nuovo Testamento che ho
loro distribuito la Parola che edifica,
che rianima, che consola. Non dimentichino essi, che prima dì ogni altra cosa,
Dio è necessario ogni giorno e che ogni
giorno la nostra preghiera deve salire a
Lui.
5 - Prima della mia partenza e grazie alla collaborazione di alcune Signóre
della Chiesa di Torino ho potuto spedire una quarantina di pacchi, alami dei
quali so che sono giunti bene a destina
zione, anche sul fronte russo. Un alpino,
dal Peloponneso, così mi scrive: « Ho ricevuto ieri sera il vostro pacco e*mi ha
fatto un gran piacere di vedere che,
benché lontani dalle nostre valli, ci sono sempre dèlie care persone che pensano a noi. Ringraziate da parte mia le
gentili signore che mi hanno confezionato il pacco e dite loro che sono infinitamente riconoscente. Mi giunge "pure
sempre puntualmente il nostro Eco
esso è per noi un filo invisibile che ci
lega alle nostre care Valli. Quello di cui
più sentiamo la mancanza sono i culti.
Se avete l’occasione di stare con
i nostri correligionari Valdesi sotto
le armi, dite loro che sono ben fortume
di avere un Cappellano in mezzo a
per confortarli con la Parola di Dio..:f
Queste parole servono a voi tutti, oa«
ri soldati Valdesi, di ammonimento, i
Dovunque siate, più o meno esposti
pericolo, più o meno lontani da caató
più o meno isolati, fissate lo sguardo àr
alto, abbiate forza e coraggio, ponetf'
la vostra fede è rimettete la vostra vita
in Dio. ' ^
In Lui è la nostra, la vostra salvezza;™
perciò siate forti, non temete, Dio v’aiu-i
terà! .
Capitano Ermanno Rostan
Cappellano Militare Valdese ■
Lia Pagina della Gioventù Valdese
Af «ostri baldi Alpini
dovunque essi si trovino va il nostro fraterno pensiero e il nostro caldo saluto
Essi non sono spiritualmente soli perchè
li accompagna, il loro Cappellano Cap.
Ermanno Rostan che già conoscono e amano. La regolare assistenza religiosa sarà per essi di gran ^conforto, ma, siamo
certi che ogni nostro segno di simpatia
giungerà loro molto gradito.
Vi assicuriamo, cari Alpini, che in
tutte le nostre Unioni si prega per voi
con fervore, in attesa del glorioso giorno del vostro definitivo ritorno.
Che il braccio potente dell’Eterno sia
sempre steso su di voi , sui vostri Ufficiali e sul vostro Cappellano, per guardarvi da ogni male e da ogni perìcolo !
Presentiamo anche in supplicazione a
Dio tutti gli altri militari valdesi di tutte le armi e in modo particolare i combattenti dell’Africa Settentrionale col
loro Cappellano Ten. Davide Cielo e
quelli del fronte russo, e, prima, di tutn*ésmdóre 'è'^>dîítà(fírì'’^zî i md-cdonierLi
Dall’Eco delle Valli Valdesi che spero vi giunga regolarmente, avrete appreso della CAMPAGNA D’APPELLO
che si sta svolgendo in tutte le parrocchie, in questo periodo da Capodanno a
Pasqua. Nelle piccole scuole di qua,rtiere e nelle grandi sale e nei templi, uditori numerosi e attenti son messi di
fronte ai problemi vitali delle anime e
della Chiesa, problemi che possono trovare la loro soluzione soltanto in un
rinnovamento spirituale, in un risveglio.
L’Evangelo deve tornare ad esser «la
regola della, nostra fede e della nostra
condotta » come dice il Catechismo che
avete studiato; il culto domenicale deve
nuovamente chiamare a raccolta la totalità dei parrocchiani, il tenore di vita
dei vecchi, dei padri e delle madri e
dei giovani deve nuovamente suscitare
il rispetto e l’ammirazione di chi guarda a noi.
Alle Valli abbiamo il sentimento che
quest’opera sia incompleta se voi non
vi portate il vostro contributo.
Siete una massa di più di 500 giovani,
dispersi è vero in regioni lontane e vicine, ma tutti figli della stessa. Madre
che è la nostra Chiesa diletta. E perciò un legame profondo vi unisce gli uni agli altri e a, noi tutti. Ed
io non posso credere che voi dimentichiate la Madre comune, anzi, le vostre
testimonianze mettono in luce il vostro
attaccamento alla chiesa, al culto, alla
Parola Eterna.
Voi che siete esposti al pericolo e
toccate con mano quant’è fragile l’esistenzg, umana, misurate tutta la grandezza, dell’annunzio evangelico della
salvezza delle anime e tutta l’importanza dell’opera che la Chiesa compie per
preparare le anime per il Regno di Dio.
Voi potete colle vostre preghiere, colla vostra pietà personale, coll’esempio
di una vita moralmente sana, col vostro
dedicai
■»o«ia»i Soldais
atteggiamento onesto e generoso nei
giorni tranquilli e nei momenti gravi,
portare il vostro contributo al rinnovamento interno ed esterno della Chiesa,
e potete al tempo stesso prevararvi nel
travaglio del tempo di guerra ai compiti che vi aspettano domani, al vostro ritorno.
Cari Soldati,
Fra pochi giorni celebreremo il 17
febbraio, la data fatidica della Emancipazione concessaci per volontà di Dio
dal Re Carlo Alberto.
Non accenderemo sui nostri « bric »
i tradizionali fuochi di gioia. Ma in ogni cuore valdese, sotto Tabito borghese 0 Funiforme militare, alle valli, nelle
città, nel deserto, sulle distese candide
di neve, sui mari e nel cielo, il fuoco
sacro della fede dei Padri, sotto il soffio potente dello Spìrito, si riaccent^
rà vivido dalle ce’" ; ^ ,,
-uen ancora calde e
-la luce sfolgorante che monderà
ì’anima nostra e formerà intorno alla
diletta Madre, la Chiesa Valdese, una
aureola gloriosa! L’aureola deU’antico
martirio e della fedeltà presente!
Per la gioventù valdese delle Valli:
Gustavo Bertin, pastore.
Lettera aperta a od mariDaio
Mio caro R.,
E’ poco più di un mese che sei partito e già abbiamo ricevuto parecchie
> tue lettere e cartoline che ci son giunte
graditissime, come ben puoi immaginare.
I giovani ti hanno scritto delle belle
feste dì Natale e di fine d’anno e delle
attività unionistiche che procedono bene, nonostante il vuoto nelle nostre file
lasciato da te e da S. R. il quale porta
fieramente da alcuni giorni il cappello
dalla penna nera.
Vorrei scriverti anch’io a lungo. Ma
come fare? Me ne manca assolutamente
il tempo, tanto più che devo preparare
un articolo per i soldati da pubblicarsi
nella Pagina della Gioventù. Se gli altri militari non protestano ti rispondo a
mezzo del giornale, prendendo così come si suol dire, due piccioni con una
fava.
Debbo anzitutto dirti la mia gioia nel
vedere dai tuoi scritti che le buone
parole che molti hanno avuto per te alla
tua partenza, e gli « ottimi consigli »
del tuo Pastore hanno influito in bene
sul tuo morale e son stati « un balsamo
per il tuo animo ».
Tu scrivi: « Mai come al momento di
lasciarvi ho capito quanto mi amavate!»
Hai pronunciato la grande, la santa
parola: amore! Il legame che ci unisce
noi, giovani valdesi, è l’amore fraterno.
Per esso sentiamo di formare tutti una
sola famiglia e perciò portiamo i pesi gli
uni degli altri, soffriamo con chi soffre
e ci rallegriamo con chi è nella gioia.
Tu hai sentito che la Chiesa, l’Unione,
il Pastore ti amano. Oh! possa questo
fraterno affetto diventare sempre più
grande e più puro sì da riscaldare tutti
i cuori • indifferenti e farli palpitare di
fede e di riconoscenza a Dio!
Le notizie della tua vita militare ci
hanno molto divertiti. Il sapere che fra
le reclute e gli anziani vi è molto cameratismo, tanto che questi vanno a
gara a farvi lo zaino', ha consolato i
giovani vicini alla leva.
E così hai trovato a X una chiesa evangelica e sei potuto andare al culto
serale; ne sei stato soddisfatto e speri di
continuare a frequentarlo.
Hai fatto bene al avvertire subito il
tuo capo che sei Valdese e di chiedergli
l’esenzione dal frequentare la Messa.
Mi dici d’aver anche avuto col tuo supe. riore una lunga conversazione nella
quale lo hai informato dei principi della nostra fede. E’ naturale che in seguito al tuo atteggiamento franco tu ti
sia cattivata la simpatia dei tuoi compagni che ti rispettano, come tu fai
verso di loro.
Io non riesco a capire come un giovane valdese che è stato istruito nella verità evangelica ed ha f^tto alla sua Confermazione solenne promess'g^d’ggger fedele sino all^njorte,-possa nascondere “
C7iiz:^ 11T.
SIJP. <'-'*>2»*’
Gianavello, il leone di Rorà, al Marchese di Pianezza che gl’intimava « alla messa entro ventriquattr’ore o alla
morte » rispose: « Mille volte meglio la
morte piuttosto che la messa ».
Infatti, l’assistere ad una funzione
che è contraria alla nostra fede (Gesù
ha istituito la Santa Cena), a meno che
non si tratti di servizio comandato, ma
solo per evitare noie e non dover rispondere a domande di superiori e di
commilitoni, è viltà bella e buona. E
tale sentimento non dovrebbe mai albergare nel petto di un soldato valdese.
Che direbbe di costoro il generale
Perrucchetti? Quegli che fondò le Compagnie Alpine ed espresse sulla nostra
gente il lusinghiero giudizio: « Nelle
vallate fra il Monviso e il Tabor brilla
da secoli glorioso il nome dei Valdesi,
discesi da antichissime genti, affermatesi fieramente fra le Alpi. Costanti nella religione serbata con la evangelica
semplicità dei tempi cristiani, fedeli ai
loro legittimi Principi,, essi furono irremovibili ogni volta che la Chiesa di
Roma o gli stessi Principi da quella incitati, minacciarono la libertà della~loro
coscienza ».
E poiché ci sono, continuo a strigliare
a dovere i pusillanimi e gli erranti, non
pili sul capitolo della Messa ma su quello della Bestemmia. Si dice che vi siano
qua e là dei soldati valdesi che bestemmiano. Non ci credo e ciò che tu mi
scrivi mi conferma che la bestemmia
non può e non deve uscire da bocca valdese.
« Ieri un mio camera,ta è stata punito per bestemmiare; questo ha dato
10 spunto ad un nostro superiore per
farci una requisitoria veramente interessante. Questo capo ha poi elogiato
diversi di noi per non averci mai sentito
proferire una semplice imprecazione:
fra questi c’ero io e uon potete immaginare la mia soddisfazione ». E la tua
soddisfazione é anche la mia.
Non sfuggo alla tentazione di citare
11 simpatico episodio che ci hai raccontato: « Giorni fa passeggiavo lungo la
banchina canticchiando a bassa voce
l’inno di Natale: « Notte benigna, notte
tranquilla... », quando, passando vicino
ad alcuni marinai tedeschi mi sentii
chiamare in italiano: marinaio. Accorsi
vicino a loro stupito e mi sentii dire una semplice parola: Gruber (è il nome
dell’autore di quel bellissimo inno); capii a volo la situazione e attaccai discorso aiutandomi con quelle poche parole di tedesco che sapevo. In seguito.
seppi che era un protestante e trascorèi.:
un paio d’ore con lui ». Caso veramente.
simpatico di fraternità d’armi italo-ger-^
manica!
Mio caro R., vedo che la lettera s’ai-^
lunga oltre misura e non ho fatto altro^
che citare le cose scritte da te, ma tui
hai ben ragione di desiderare ch’io ti 5
mandi un messaggio e ti dica qualcose.
Condenso tutto ciò che ti vorrei dire
in due sole parole: Slii forte!
So che sei ben piantato e che sopporterai benissimo i disagi della vita militare, che quando sarai imbarcato no»
patirai di vertigini nè di mal di mare e
non tremerai di fronte alle onde infuriate e alle navi nemiche. So che sei
anche forte nel tuo cuore e, chissà
quante volte da quando sei lontano dalla casa e dalla chiesa hai dovuto fare
appello alle tue energie morali! Ma,
sta attento, il tentatore è più forte delle. 'tua forzai Egli incomincia col seminare nel cuore lo scoraggiamento, 1«
tristezza, la noia, risveglia poi nella
mente idee e Visioni malsane, rende
prepotenti gli appetiti della carne »,
dopo di aver indebolito la resistenza iit- B
teriore sferra con qualche preciso allettamento il suo attacco decisivo. Il giovane Valdese che cede una volta è come
una città assediata che non ha sapute
difendersi a tempo ed ha permesso al
nemico di smantellarle la cìnta delle
fortificazioni; la resistenza in quelle
condizioni è molto difficile, se non impossibile. ^
Non ti fidare perciò di te stesso, della'
tua forza morale, ma dispera di te ste»so per porre ogni tua fiducia in « Colui
che compie la sua forza nella nostra debolezza », nel Signore Gesù, il nostro
Buon Pastore che ci guida e ci difende,'il nostro Amico Supremo che non ci abbandona, il Consolatore che nei momenti di sconforto e di tristezza dà al nostro
cuore, l’Evangelo e nell’opera costante"
del suo Spirito, la vera forza.
A te e a tutti i giovani valdesi di tutte
le armi il fervido augurio che il tempo
della vita militare segni per voi un progresso nella via della santificazione, onde possiate giungere alla piena maturità della fede e alla statura dei figliuoli di Dio, e al vostro ritorno possiate
efficacemente contribuire alla edifica-,
zione della nostra Chiesa diletta. ’
Scusami se non t’ho scritto personalmente e se ho citato brani delle tue lettere. T’assicuro che non lo farò più.
Scrivimi dunque liberamente aprendomi il tuo cuore quando ne senti il bisogno, e quando non vuoi che legga
qualcosa all’Unione mettilo fra parentesi quadra.
Tutta la gioventù della chiesa, inten*
ta alla preparazione del 17 febbraio, tì
saluta con grande affetto.
Che l’Eterno ti benedica nella tua anima, e guardi anche il tuo corpo da ogni malattia e da ogni pericolo affinchè
ci sia concessa la gioia di riabbracciarti
sano e salvo al termine della grande
prova.
Fraternamente
il tuo Pastore.
k¥Mk UN APPELLO Al COSCRITTI
perch’essi diano ai festeggiamenti tra-^
dizionali un carattere più serio. Esser
uomini non significa abbrutirsi e degradarsi. Esser uomini significa esser padroni di sé stessi e delle proprie passioni, ed avere nella vita uno scopo elo*
vato. I
3
V
' ;■• “ '■’ ■ ' -'■ Î-É
L’ECO DSLUi TALLI TALDX5I
1
OiSCO DI STRUT
Sul fianco diel monte un bosco vetusto
è tutto annientato.
Nè ralbero annoso, nè il giovane arbusto
è stato salvato.
Che strazio, che squarci nei poveri tronchi,
spezzati, scheggiati!
Che informe groviglio di rami, di monchi
arbxisti atterrati!
Il bosco sapeva il colpo di scure,
10 squasso del vento,
ii gelo che schianta ed apre fessure,
11 tuono violento;
jMa un simile strazio, oh no non sapeva:
la guerra furente!
Le angoscie di un tempo, che immense
gli sembrano un niente.
Oh i giorni di prima, i giorni sì belli
di pace fiorita,
•llor che nel bosco cantavan gli uccelli
i canti di vita !
Venian dal villaggio (anch’esso in rovina)
i bimbi per giuoco;
vetuvan gli adulti a far la fascina
per l’utile fuoco.
credeva
Che cosa non dava il bosco al villaggio ?
I fiori di viole,...
la trave del tetto... e l’olio di faggio...
castagne e nocciole...
Tutto. Ma un giorno il bosco fu solo.
Saliva cól vento
su, su dal villaggio, un grido di duolo,
d’immenso sgomento.
« La guerra, la guerra ! » E gli uomini armati
partirono. Dove ?...
Le donne, i bambini, i vecchi affannati
fuggirono. Dove ?...
Il bosco tendeva i rami e guardava
quell’onda di gente;
finché della folla confusa, che andava,non vide più niente.
Silenzio nel bosco. Ma quando fu notte,
un urlo selvaggio
s’intese; e furon le tenebre rotte
da fiamme al villaggio.
E il bosco fu tutto un’aspra battaglia;
che immane fragore !
Che;grida strazianti fra il fuoco a mitraglia.
Sul fianco del monte im bosco vetusto
è tutto annientato;
nè l’albero annoso, nè il giovane arbusto
è stato salvato.
Per sempre così ? Oh Ao, sulla morte
che sembra infinita,
creata da Dio, sublime, più forte,
s’afferma la vìtaT
Le ceppe dei tronchi, gli arbusti spezzati
han gemme novelle,
che aspettano il sole dai raggi dorati
F>er farsi più belle.
E il sole verrà: chè H duol che affratella
fa sorgere in cuore
speranze dì un’era più buona, più bella,
dì un’era d’amore.
Virgilio Sommarli
che tragiche ore !
Ai nostri soldati dedichiamo quest’umana è ispirata poesia del Moderatore Signor Virgilio Sommani, quand’egli in qualità d’uffixnale era combattente in
òerbia nell’ultima grande guerra.Dsà volumetto Guardando attorno - Tip. Bruno Coppini - Firenze, 1932-X.
----------- Ô CS«»ninaÌ<»
di T
Già da tempo si parlava di un convegno indetto dal Gruppo Valli della Federazione delle Unioni Valdesi, sotto,
gli auspici dell’Alleanza Giovanile Evangelica che avrebbe dovuto avvenire
a Torino, e finalmente si è effettuato
il giorno dell’Epifania.
Il convegno s’è aperto alle ore 15 nella grande sala Valdese di Via Pio V,
che in poco tempo è stata gremita di
giovani ^lla Chiesa Battista della Val
Susa e di Torino^ dei Fratelli di Torino
e delle Chiese Valdesi delle Valli e della città stessa.
Ha presieduto il convegno: il capo
gruppo delle Valli, sig. Gustavo Bertin
e hanno parlato i sigg. Roberto Comba
ed Enrico Paschetto.
Si è aperta la seduta con un cantico
^ una preghiera, indi il sig. G. Bertin
ha letto alcuiu passi sul Nuovo Testamento nell’epìstola ai Romani, soffermandosi in particolar modo sul seguente versetto del Salmo di Davide, n..l33:
Ecco quant’è buono q quant’è piacevole
che fratelli dimorino assieme! Poiché
quivi l’Eterno ha ordinato che sia la benedizione e la vita in eterno. Fermando la nostra attenzione su tale passo ci
ha fatto comprendere la grande importanza di questi raduni che tendono a
rendere sempre piu’ saldi i vincoli fraterni.
Ognuno di noi deve rimanere fermo
nei suoi principi e nei suoi ideali, non
solo, ma deve difenderli; tutti dobbiamo unanimi lottare contro la cristianizzazione della vita, contro l’immoralità
e contro il dubbio, che non dovrebbero
trovare posto nelFanimo di un giovane
evangelico degno di tale nome.
Anche se per poco tempo staremo insieme, continua il pastore, un legame
fraterno deve tenerci uniti. Rivolge infine un fervido ringraziamento a Dio
per il grande privilegio che ci ha dato di
trovarci ancora una volta tutti assieme
ed invoca la bertedizione del Signore su
tutta la gioventù’ evangelica e sulla nostra Patria.
Dopo aver cantato un inno, abbiamo
il piacere di udire il pastore Roberto
Gomba, il quale tratta l’argomento L’azione Evangelica. L’oratore comincia
col presentarci la grandezza deU’azione
evangelica in Italia, che si manifestacon Topera delle nostre chiese e la testimonianza di ogni credente. La Chiesa-Cattolica la considera uno spargimento di zizzanie. Noi evangelici rispondiamo con S. Pietro: « Bisogna ubbidire a
Dio anziché agli uomini ». Dobbi.amo
cercare il regno di Dio prima di ogni altra cosa e non scossarci dal fondamento
sicuro dell’Evangelo come gli Apostoli
l’hanno vìssuto e predicato. Ma i periti non vengono solo dal di fuori: ve
ne sono di interni. Li vogliamo esaminare con franchezza. Prima ’i tutto non
bisogna confondere «azione evangelica»
con attivismo, credere che detta azione
di possa appieno sviluppare accumulando le nostre attività, e vedere quindi l’azione Evangelica come un’opera delle
mostre mani, un’opera creata da noi.
No, dobbiamo ricordarci che non è
opera nostra, ma di Dio, che ogni nostra
attività per raggiungere il suo alto ideale, va posta sotto la sovranità di
Cristo.
■ Un altro pericolo a cui spesso andiamo incontro può essere il sentimentalismo pietista, contro cui pressiamo aver
pronta difesa con una visione più alta
della nostra fede: visione, che non è
soltanto un sentimento del nostro cuore, ma un atto della sovranità di Dio;
nostro unico e grande desiderio deve essere la piena conoscenza della volontà
suprema.
Vi è ancora un terzo pericolo che è
quello del settarismo: cioè confondere
l’opera propria con l’opera dello Spirito
e vedere i doni spirituali solo nella
propria ecclesiola ad esclusione degli
altri gruppi di credenti. Non sta a noi
di giudicare tali cose,' ma è nostro dovere di apprezzare i doni spirituali che
Iddio ha dato agli uni e agli altri e rimediare a questo pericolo con una fede
illuminata, una forte impostazione di
pensiero e vasti orizzonti di fratellanza
evangelica. Ci esorta infine ad essere
forti e sicuri nella nostra testimonianza
per l’azione Evangelica nel mondo, chè,
se abbiamo ricevuto dei doni spirituali
da Dio, abbiamo altresì il dovere di manifestarli agli altri.
Prende quindi la parola il pastore sig.
Enrico Paschetto il quale dimostra che
l’Azione evangelica, è azione evangelica
se è azione dello Spirito.
1 - Se uno non ha lo Spirito di Cristo
egli non è di Lui (Rom. 8: 9) e perciò la
sua è solo azione della carne.
Prima dì tutto il credente deve scoprire in sè la presenza e l’azione dello
Spirito, poi deve scoprire ed attendere
in sè la vocazione dello Spirito, e infine
deve sottomettersi al dono dello Spirito
per l’azione cristiana.
Bisogna guardarsi da un’azione che
sia uno sforzo nostro, un dovere, una
risoluzione nostra, un copiare le azioni
passate dello Spirito, quali la Riforma,
il pietismo, il revivalismo, cercando di
^ ripetere le fasi di quei movimenti, secondo un piano e un metodo prefìssati,
in base alle esperienze dei credenti che
ci hanno preceduti.
Questo è un costringere lo Spirito alla nostra iniziativa e al nostro metodo,
cioè un assurdo poiché lo Spirito soffia
dove vuole, quando vuole, come vuole.
2 - ¿ie l’azione nostra è azione dello
Spirito, essa è azione per mezzo della
Scrittura, poiché lo strumento dello
Spìrito è la Scrittura: nell’individuo,
nella chiesa e nel mondo. Colui che ha
scoperto in sè la presenza dello Spirito
non potrà non essere portato dallo stesso Spìrito alla Scrittura, e aprendola
per ascoltare la voce creatrice di Dio
non potrà non subire l’azione dello Spirito in sè, ad edificazione e santificazione, fondamento essenziale per ogni azione evangelica.
L’azione morale, l’azione culturale sia
pure religiosa, l’azione sociale della
Chiesa non sono l’azione evangelica, la
quale è tale solo se è l’azione dello Spirito e quindi della Parola. Da questa
azione potranno scaturire effetti morali,
culturali, sociali, religiosi, ecc., non lievi e non vani allora.
3 - L’azione evangelica come azione
dello Spirito e quirMi della Parola di
Dio è azione universale poiché « V’è un
corpo unico ed un unico Spirito, come
pure siete stati chiamati ad un’unica
speranza, quella della vostra vocazione:
v’è un solo Signore, una sola fede, un
solo battesimo, un Dio unico e padre di
tutti, che è sopra tutti, fra tutti e in
tutti » (Efes. 4: 4-6).
Azione universale; cioè, prima di tutto, azione di tutta la chiesa e non di una parte della chiesa o di una classe o
casta o di una denominazione più che
un’altra. Azione universale perchè non
si può nè si deve limitare a qualche zona, a qualche campo, ma andare a tutti, senza distinzioni nè prevenzioni.
E se pure, e così sarà, lo Spirito affiderà ad ogni individuo e ad ogni chiesa
un limitato campo d’azione ed una particolare missione, essi non possono e
noTi. devono: isolarsi dagli altri individui e chiese che hanno altri campi e altri compiti dallo Spirito, ma riconoscersi coRaboratoiri gli uni ¡degli altri e
comportarsi in conseguenza nello spirito e nella pratica; chiudersi nel loro
campo e nella loro missione particolare
non vedendo altro interesse, altra preoccupazione, ma guardare alla realtà
gloriosa deU’azione ìfitera di Dio nella
chiesa e per la ^Chiesa ed interessarsi a
pregare e gioine e soffrire ' per tutti
quelli che lo Spirito muove in tale azione e insieme con loro; difendersi contro
eventuali invadenze e interferenze nella loro azione da parte dì altri individui e chiese, ma essere pronti a rallegrarsi che Cristo sia comunque annunziato, nel loro campo, purché Cristo
sia annunziato e non venga una setta
ad annunziare se stessa.
Azione universale, che cioè non perda
mai di vista lo scopo, la mèta di se stessa’ il Regno di Dio, il compimento del
suo proposito eterno di benedizione per
tutti, la città celeste e la nuova creazione, Iddio tutto e in tutti.
Dopo questi discorsi che sono stati
seguiti con vivo interesse dall’assemblea giovanile e che hanno svolto completamente l’argomento, ciascuno si
raccoglie in silenzio ed alcuni fedeli innalzano a Dio una preghiera spontanea
e sincera. Non si è certamente dimenti-'
cato dì pensar ai nostri soldati lontani,
che speriamo vedere tornare sani e salvi in mezzo a noi. Il Presidente ha dato
lettura di un vibrante messaggio del
Moderatore della Chiesa Valdese, sig.
Virgilio Sommani.
Avremmo voluto salutare il Cappellano Cap. Ermanno Rostan ed udire un
suo messaggio ma egli ha dovuto lasciare il Convegno proprio quando il Presidente stava per dargli la parola.
Ij Convegno ha avuto termine con una buona preghiera del pirof- Baridon,
quindi ci siamo separati serbando nel
cuore la gioia di questo raduno fraterno, come sempre l’abbiamo sentita nei
nostri Convegni estivi, animati tutti
dallo stesso ideale e dalla stessa fede.
I. L.
CRON/ÌC/I VALDESE
CONVEGNO GENERALE
delle UNIONISTE del Gruppo Valli
S. Germano Chisone - 15 marzo
BOBBIO PELLICE
Come già annunziato dalla Circolare,
avremo il vivo piacere di udire alcuni
messaggi d’appello rivolti dal pastore
Roberto Jahier alla nostra Comunità.
Ecco il programma dei culti: martedì,
10 febbraio: Romana; mercoledì, 11:
Cairus; giovedì 12: Campi; sabato 13:
Podio.
La domenica 14 il pastore Jahier,
presiederà alle ore 11 il culto principale
e alle ore 14 uin convegno di tutta la
gioventù della parrocchia, nella Sala
Unionista. Fin d’ora domandiamo al Signore di preparare i nostri cuori a rice^^
vere il suo messaggio.
Giovedì 29 u. s. il pastore Ernesto
Ayassot ha vivamente interessato la nostra Chiesa sull’opera che egli svolge a
Venezia. Lo ringraziamo ancora di cuore della sua apprezzatissima visita.
Il culto del 1° febbraio è stato presieduto dal sovrintendente pastore Roberto Nisbet. Gli rinnoviamo ì nostri
ringraziamenti per la sua ottima collaborazione.
L’emancipazione sarà commemorata
martedì 17 febbraio con il culto alle ora
11, con la festa dei bambini alle ore
14 e con una serata organizzata dai giovani aUe ore 20,30.
— Dobbiamo registrare tre nuovi lutti: dopo alcune settimane dal decesso è
stato rinvenuto alla sua abitazione il
cadavere di Giovanna Peyrot, di 68
anni. All’età di 44 anni si è spento, in
seguito ad intervento chirurgico Giovanni Garnier del Serre. Dopo lunga
malattia si è addormentata nel Signore
Rosina Bertinat. Aveva 49 anni. Era
stata per molto tempo al servizio di Sua
Maestà la Regina Imperatrice e della
principessa Giovanna.
A tutti gli afflitti imploriamo le consolazioni del Signore. R.
POMARBTTO
Sabato 17 gennaio è deceduta all«
Gravere di Perosa dopo violenta malattia
PONS SUSANNA .FANNY
in età di 51 anni. In assenza del Pastore
il servizio funebre è ■•tato pre-siedutet
dal pastore Alfredo Janavel cui la famiglia espritn.=> ¡.a sua neon'scenza
Venerdì 30 gennaio riprendivamo la
via del cimitero per accompagnarvi lai
spoglia mordale di
GIRARDI MARIA
fu Giovanni, originaria di Susa e da
qualche tempo ricoverata all’Asilo di
S Germano, deceduta al nostro Ospedale dopo breve infermità per cui erasll
reso necessario un intervento chirurgico, in età di 83 anni.
A tutti coloro che queste dipartenze
lasciano nel lutto esprimiamo la nostra
viva simpatia cristiana.
—Settimana di appello. La settimana
di appello ha avuto luogo nella nostra
Parrocchia dal 25 gennaio u. s. al 1*
febbraio corr. favorita da un tempo abbastanza clemente data la stagione. Dopo il culto dì preparazione della domenica 25 gennaio, il lunedì sera un gran
numero di fedeli si è riunito nel tempio per udire il messaggio del nostro«
Moderatore la cui visita ha lasciato
più grato ricordo in quanti hanno avuto!
'tì.^bene di udirlo. Successivamente nu-
4
' . merose assemblee si sono riunite nelle
"■varie scuolé . quartierali in occasione
della visita del pastorei di^ Rorà sig.
Geymet, il quale ^ altrui ha presieduto
il culto della domenica mattina con celebrazione della \Santa Cena e una riunione di giovani nel pomeriggio.
Nel" mentre" ringraziamo i visitatori
per gli apprezzati messaggi, formuliamo
raugurio che la buona semenza sparsa
e i vibranti appelli lanciati durante.^
quella settimanja-abbiano a portare dei
frutti alla gloria "del Signore.
' — Ospedale. Anche i 25" degenti all’ospedale di Pomaretto hanno avuto la
gradita visita del Moderatore il quale si
è intrattenuto, al capezzale di ognuno ed
ha avuto per tutti parole di conforto e
di speranza. Lh direzione e gli amrnalatt sono grati per questa attenzione ed
esprimono viva riconoscenza. ^
— Orfanòtrafio. La famiglia era rac
colta attorno ai tavoli di studio quando
il Moderatore la sorprese con la sua
visita. Per i'più piccini come per i piu’
grandi Egli ebbe parole di incoraggiameijto e di ’sprone ad una diligenza
sempre maggiore nello studio e ad una
sempre migliore condotta dentro e
fuori. ^,
— La doménica 18 gennaio ii culto
del mattino nel tempio è stato presieduto dal sig. Jacopo Lombardini cui
esprimiamo il nostro ringraziamento.
PRAMOLLO
li Signore ha chiamato ad una vita
superiore il bambino
' • RENATO COS'TABEL
tMicialet) di appena 3 mesi;
ENRICO BOSIO
tPreinas) che dopo una lunga prova da
Ipi sopportata con rassegnazione e ii4ucia esemplari, si è addormentato nel
Signore all’età di 71 anni;
BEUX CATERINA nata LONG
(Sappiat), di anni 63, che, dopo fulminea malattia, è entrata nel riposo celeste^ ^a fascia un soave ricordo nella
sua numerosa famiglia.
Pinnanzi alle tombe aperte abbiamo
avuto occasione di ripetere ancora le
espressioni di Jede trionfante nell'immórtalità che Dio ci concede per mezzo
dé! nostro Salvatore Gesù Cristo.
Ai ìiiimeròsi parenti ed amici afflìtti
da queste dipartenze ripetiamo con S.
Paolo; « Lo'stesso S^nor nostro Gesù’
Cristo e Iddio nostro padre che ci ha amati e ci ha dato per la sua grazia una
consolazione eterna e una buona speranza, consoli i vostri cuori... » (2
Tess. 2: 17).
La nostra comunità, in occasione
della settimana di appello, ha ricevuto
la visita di due pastori di Chiese sorelle: i sigg. Alfredo Janavel e Guido
Mathieu, i quali hanno presieduto riuxübhi in vari quartieri della Parrocchia
e \m culto solenne nel tempio, con celebrazione della S. Cena.
Domandiamo al Signore di rendere
durevoli le impressioni che i nostri
membri di Chiesa hanno potuto provare durante il periodo preparatorio di
questa campagna, in cui furono rivolti
appelli al ravvedimento, e durante la
Settimana conclusiva della campagi^a
stessa.
TORRE PELLICE
Il culto di domenica prossima, 8 febbraio, alle ore 10.30, avrà luogo nel
tempio dei Coppieri.
— La campagna di appello, che si è
venuta svolgendo da parecchie settimane ha avuto la sua fase conclusiva dal
25 gennaio al 1° febbraio. Nei culti domenicali e nelle riunioni quartierali durate! mesi di novembre, dicembre e
' gennaio sono stati meditati argomenti
attinenti al risveglio delle anime. Per
la fase culminante abbiamo potuto assicurarci la collaborazione di pastori e
laici: il culto di domenica, 25 gennaio,
è stato presieduto.^ capodistretto, pastore R. Nisbet; le riunioiii nei quartieri
di Chabriols, Tagliaretto, Coppieri, Ravadera. Simondi, Villa rispettivamente
dai signori I. Lombardini, A. e G. Com
ba, È, Martíunti, R. Nisbet, E. Aya®sot
pastore di Venezia. La riunione degli
Appiatti dal pastore locale. Siamo riconpsoenti ai cari fratèlli che ci hanno
datò il valido concorso della loro esperienza spirituale. Il loro messaggio non
è cadutp nel vuoto, ne. siamo certi, poiché sàppiamp che dappertutto è stato
apprezzato p>erchè sentito.
Sabato 31 gennaio, nelle ore serali,
un insolito gran numero di giovani e
gipvanette riempiva totalmientè la sala
deir.^iÌo Infantile, venuti d.a tutti i
quartieri per udire il messaggio del noirtrp'Moderatore, il quale , non solo .seppe
avvine^ rattenzione del pul?felÌco, ma
^ " toccare" il cuore degli uditori con le sue
parole calde di affetto p>atemo, *
Domeiuca, 1° febbraio, il- tempio di
" Villa si riempiva all’ora del culto, presieduto pure dal sig. Moderatore, da un
uditorio attento e raccolto. , Í ‘ ‘
La parola del predicatore, frutto di
una ricca esperienza e di una pietà proV- fonda, fu di quelle che parlano all’intelletto ed all’anima e che lasciano unà
impressione, che si incide profondamen.. .irte, in chiunque « ha orecchi per udire ».
- Al nostro Moderatore rinnoviamo l’espressione della sentita latitudine del* la comunità.
Terminata la campagna, si tratta ora
di mantenere acceso il fuoco dello Spirito, di intensificare la vita religiosa,
di vivere più fedelmente il cristianesimo di Cristo.
Ma questo'versetto non ci parla sol
-.tapto della sapienza di Dio, ma sopra
RORA’
Giorni di lutto. Nel giro di pochi giorni le porte del nostro piccolo cimitero
si sono aperte due volte dinanzi a due
lunghi cortei.
Un bimbo, un vegliardo, due lutti che
hanno fatto versare tante lacrime e
commosso tutta la chiesa.
BOERO ROLL ITALO-GERMANO
di sei mesi.
Il Signore lo aveva dato ed i genitori
ed i fratelli gli avevano dato il posto
più bello nella loro casa e nei loro cuori.
Egli lo ha richiamato a sè il 28 gennaio
u. s., per farne un cittadino del Regno
dei Cieli, quando ancora non avevano
finito di rallegrarsi per la sua venuta.
Abbiamo piegato il capo dinanzi ad una
volontà che solo più tardi saremo in
grado di comprendere. Nell’attesa, benediciamo il Signore per aver concesso,
per qualche mese almeno, la presenza
fra noi di un cittadine) del suo Regno.
DURAND ENRICO (Fontana).
in età di anni 65.
Il Signore lo ha richiamato a sè il 29
gennaio u. s. dopo unà breve, violenta
malattia sopportata con una forza ed
uno spirito di sottomissione veramente
notevoli. Varie famiglie prendono il lutto per la sua dipartenza. Un corteo numeroso di parenti, amici e fratelli in
fede, accompagnò il giorno seguente la
spoglia mortale aH’èstrema dimora e
disse alle famiglie afflitte e psirticolarmente al figlio Enrico che rimane solo
nella casa vuota, le parole della più viva e commossa simpatia.
Per 11 culto di famiglia
Lunedi Paura non è nella carità,
9 Febbr. anzi la compiuta carità caccia fuori la paura conciossiachè la paura
abbia pena, e chi temè non è compiuto
nella carità.
La paura.del giudizio dì Dio è forse
molto più grande e molto più comune
negli uomini di quello che non sem'bri a prima vista. Gli uomini non ne
parlano e non ne vogliono parlare, perchè, hanno, paura di quel giudizio.
Il mondo corre per la sua via e cerca di stordirsi in mille modi per non
correre il rischio di sentire qualche voce che gli rammenta che vi sarà un
giorno di giudizio.
Dio è un giusto giudice, ma Dio è sopra tutto amore. Leggi, fratello, e rileggi ancora questo capitolo della lettura
di Giovanni, meditalo: Dio è amore;
« Dio ha amato noi e ha mandato il suo
Figliuolo per essere la propiziazione per
i nostri peccati» (Ap. 4: 10). Non senti
fratello che Dio ti ricopre del suo amo. re infinitp? E non senti nascere in te il
desiderio dì contraccambiare il suo amore, di amare tutti gli uomini perchè tutti siamo figli dì un Dio di amore ?
Se tu sentì questo in te allora Tu
puoi guardare con occhio sereno il futuro Giudizio, allora tu senti quanto è vera la parola dell’apostolo « Nell’amore
non c’è paura, anzi ,1’amore perfetto
caccia la paura pierchè la paura implica
apprensione di castigo ».
Martedì Dio fin dal principio vi ha
10 Febbr. eletti a Salveza mediante la
santificazione nello spirito e la fede nella verità. 2 Tess. 2: 13.
Talvolta il sentimento della nostra
fralezza, della nostra nullità, del nostro
peccato, della nostra inerzia spirituale
ci assale e invade il nostre cuore e ci
sentiamo scoraggiati nelle nostre lotte.
Rifugiamoci allóra nella sapienza e nelhamore di Dio che si manifesta nelr«eleggerci a salvezza». Nella sua sapienza infinita ci ha eletti sin dal principio. A queste jyarole fanno eco quest’altrq Ptwe di S. Paolo agli Efesini.
« Dio ci ha eletti in Cristo, fin dalla fondfoponp mpx^o ».
.tpitb del suo grande amore: e l’oggetità di questa suo grande amore siamo
nongstante che siamo peccatori, an
appunto perchè siamo peccatori. Dio
:ei salva ! Poteva Iddio fare qualcosa
“idi più grande, di più meraviglioso per
A. » .. • rt ■ ^
ttVOi ?
^ Dio ci elegge a salvezza anzitutto mefdiante la santificaizione nello spirito. Dio
. .^compie. Lui ciò'che a causa della nostra
i’debolezza non possiamo comoiere: Dio
f'stesso ci santifica, ci separa dal mondo
“e ci mette a parte per il suo eterno serlvizio. .
a Inoltre, ci dice S. Paolo, ci elegge a
’ salvezza mediante la fede nella verità.
»«IfeirEvangielo di S. Giovanni Gesù dice:
10 sono la verità ». Si fortifichi dun' qup la nostra fede in Colui che ha dato
3;'Se stesso per noi, per compiere la no,”Stra salvezza alla quale Dio ci ha eletti.
àiMecoledl Benché non si sia lasciato
Febbr. senza testimonianza, faceni>'do del bene, dandoci dal cielo piogge e
^t^giOni fruttifere, ed empiendo i cuori
nòstri di cibo e letizia. Atti 14: 17.
i'S'Il pas.so della S. Scrittura che abbiamo letto ci annunzia e ci ricorda che
Dio,® il creatore di tutte le cose: del
cieio, della terra, del mare, di tutto ciò
che è in essi-. Tutti sanno che Dio è il
creatore di tutte le cose, ma troppo spesso questa conoscenza è un fatto esclusivamente intellettuale, una cognizione
del tutto'astratta che noi abbiamo intorno a Dio. Il passo che meditiamo oggi
ci riporta sU un piano più reale: Dio
quale creatore di tutte le cose ci benefica continuamente. L’uomo del mondo
reputa i doni di Dio: le piogge, le stagioni fruttifere il cibo quotidiano, come
altrettante cose che gli sono dovute.
Non cosi i figliuoli di Dio: essi sanno
che tutte queste cose sono altrettanti
doni di Dio, doni che Dio largisce ogni
giorno, ogni ora, doni che sofio una testimonianza continua del Suo amore in' finito verso di noi. Rivolgiamoci dunque a Dio con un sentimento profondo
di riconoscenza e di gratitudine e s’innalzi dal nostro cuore un canto di ringraziamento per tutti i doni che egli ci
largisce ogni giorno con mano benefica.
Giovedì Io ilo manifestato il tuo no
12 Febbr. me agli uomini che tu
m’hai dati dal mondo ; erano tuoi e tu
me U hai dati : ed essi hanno osservato
la tua Parola. Giovanm 17: 6,
Gesù è al termine det suo ministero
terrestre e, prostrato in quella preghiera che è stata chiamata « la preghiera
sacerdotale» dice al Padre suo: «ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu
mi hai dato dal monda ».
11 nome di Dio che Gesù ha manifestato agli uomini è quello di Padre, nel
suo più ampio significato. Non solo padre del suo popolo, com’era per l’Antico
Israele, ma padre di ogni creatura umana che geme sotto il peso del peccato.
Manifestandoci il nome di Dio Gesù
Cristo ci rivela che Dio è pieno di compassioni e di amore per noi, che Egli
ci perdona, che, nonostante che abbiamo errato lungi dalla casa paterna,
egli ci tratta ancora come dei figli.
Quegli uomini a cui Gesù ha rivelato
il nome di Dio, sono gli uomini che Dio
stesso gli ha dato, gli uomini che nella
sua infinita esperienza ed amore Dio ha
chiamati ed eletti per farli partecipi dei
doni suoi imperituri.
« Essi hanno osservato la tua Parola ».
L’atteggiamento nostro/ di fronte all’opera redentrice di Gesù che ci rivela il
nome di Dio quale Padre dev’essere
quello di figlioli ubbidienti, che osservano la sua Parola.
Venerdì p Gesù prese a dire; J dieci
13 Febbr. fion sono egli stati nettati?
E dove sono i nove ? Luca 17: 17.
Quando leggiamo il ràcconto della'"
guarigione dei dieci" lebbrosi proviamo
un’ senso di sdegno verso i nove che nóp
ritoinarono a Gesù sentiamo la profonda amarezza nelle parole di Gesù:
« e i nove altri dove sono ? »
Quante volte noi siamo sofferenti come dei lebbrosi ! Talvolta sono le preoccupazioni che non ci danno pace, che di
giorno e di nqtte ci rodono; talvolta
sono le difficoltà della vita materiale
che non ci danno pace, talvolta sono
dei problemi angosciosi che ci fanno
soffrire, e tante tante altre cose possono renderci simili a dei poveri lebbrosi
che hanno bisogno di essere sanati. E
noi chiediamo aiuto al Signoria. Ma
quanti di noi andiamo a Gesù per ringraziarlo e periodarlo?...
Fratelli Valdesi, noi abbiamo una
grande responsabilità, perchè abbiamo
Dio e il suo amore per noi fino dalla nostra infanzia, perchè abbiamo le possibilità di nutrirci della Parola di Dio
ogni giorno. Ebbene noi non dobbiamo
es.sere come quea lebbrosi che una volta guariti: si dimenticarono di Dio, torniamo ogni giorno a Dio per ringraziarlo e per lodarlo.
Sabato Rendendo grazie con alle14 Febbr. grezza al Padre che vi ha
messo in grado di partecipare alla sorte
dei santi nella luce. Egli ci ha riscossi
dalla potestà delle tenebre e ci ha trasportati nèl regno del suo amato Figliolo. Colossiesi 1: 12-13.
Sempre, quando consideriamo le benedizioni del Signore che, numerose
scendono ogni giorno su di noi dovremmo innalzare ,a Dio il nostro cantico di
riconoscenza. Ma c’è. un motivo per il
quale dobbianio in un modo particolare
ringraziare Iddio: è il motivo che ci ricorda l’apostolo Paolo in questi versetti Dio ci « ha messi in grado di partecipare, alla sorte dei Santi, nella Luce»; in altre parole perchè Dio ci ha
salvati !
Dio fa partecipare alla « sorte dei
santi nella luce » proprio noi, che lungi
dal raggiungere la santità, lo offendiamo continuamente col nostro peccato,
vivendo nelle tenebre ! Quale riconoscenza !
E quest’opera così meravigliosa Dio
la compie per ognuno di noi in due
tempi:
1) Ci riscatta dalla potestà delle tenebre: il nostro peccato ci ha messi in uno
stato , di servitù a Satana che regna nel "
mondo delle tenebre. Se Dio, nel suo
amore infinito non ci fosse venuto incontro, dimoreremmo per sempre soggiogati dalla potenza delle tenebre e
Tanima nostra perduta per sempre.
2) Ci trasporta nel regno del suo amato Figliolo ! Dio compie fino in fondo
l’opera della nostra salvezza. Se ci abbàndonasse una volta riscattati dal dominio di Satana, noi ricadrenimo dinuoyo nelle tenebre: ma Egli ci aiuta cL
spinge, ci innalza, poco a poco, nelle
sfere sempre più alte del Cielo, lassù
dove saremo eternamente, con Dio, nél
regno del suo amato Figliuolo !
« A Lui gloria, gloria, gloria ! »
I. C. 93
Franco Sommani, Cipriano Tourn.
Il 26 gennaio è spirata a Cannes
(Francia.)
TURIN CAROLINA
VFO. BSSTIB
I figli Enrico e Linette colia rispet
tive famiglie ed i parenti, ne danno il
doloroso annuncio.
Torre Pellice, 31 gennàio 1942-XX.
ITIOTOni
ITIARELLI
E1 < LE MAh ELT/ 1 C. S. A. * MILANO
•CO' so VENEZIA, 1«
Pr«f. Owo CosTAWu., dtrettore responsi.hitt
ARTI ORAPICliP « L’AMBA '
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