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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Prof.
ARUAHD HOGON ALGÜSTO
Oftoe nuore
TOBRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCII — Num. 15 1 ABBONAMENTI ( Eco: L. 1.300 per l’imerno u Eco » e « Presenza Evangelica » | Spediz. aU). postale - I Grappo 1 TORRE PELUCE — 13 Aprile 1962
Una copi a Lire 30 | \ L. 1.800 per Testerò interno L. 2.000 - estero L. 2.800 | Canaio d’indirizzo Lire SO 1 Ammin. Chudiana Torre Pellice - C.CJ*. 2-17557
aut
Le Palme
BEATI 1 MANSUETI
A noi pare che il cielo, non la
terra, sia dei mansueti. La terra è dei violenti che se la contendono,
dei conquistatori, dei dittatori; non
I importa che le loro teste o le loro fortune cadano, altri sempre ne rinascono a sostituirli, e quando non è la
violenza delle armi è la violenza delle idee, della propaganda, del denaro.
Così, sul piano delle piccole esistenze singole, la terra, il posto, U favore
sono del più forte, del più abile, del
meno scrupoloso. Ai mansueti, si può
; lasciare il cielo; magari gielo si ricor; da, anzi, a consolarli con una lecita e
santa droga...
Ma Gesù dice che i mansueti, beati, erederanno la terra, essi soltanto.
‘ Non è pietosa morfina che egli somministra alla « piccola gente » : Gesù
conosce bene le sconcertanti domande che sorgono, spesso, di fronte alla
« giustizia » del mondo e alla giustizia di Dio; proprio questa beatitudine. è la citazione letterale del v. 11
del Salmo 37, un salmo in cui viene
appunto aifrontato il problema della
giustizia di Dio, di fronte allo sconcertante spettacolo (quante volte torna. nei Salmi, questa domanda inquieta) della prosperità dei malvagi,
dei violenti; non si dà risposta teorica
sul perchè di questa situazione, ma :
« Sta in silenzio davanti aH’Eterno e
aspettalo... i malvagi saranno stermina'ti, ma quelli che-sperano nell’Eter- no possederanno la terra». E’ la grande promessa: non di un limitato «lieto fine», non della moraleggiante punizione del cattivo e premiazione del
buono (nella vita non c’è mai l’entusiasmante « arrivano i nostri », con i
« cattivi » sul terreno e gli altri trionfanti): no, non piccoli trionfi, piccole
rivalse vengono qui promesse, che
facciamo dei mansueti di prima degli
aspiranti violenti, bensì il rinnovamento del mondo sotto la mano creatrice di Dio : e in quel mondo avranno posto quanti nel mondo dei violenti hanno veramente creduto e atteso che Dio abbia Tultima parola.
Non c’è, quindi, divisione di terreni di caccia riservata; ai violenti la
terra, ai mansueti il cielo; si tratta
piuttosto di una divisione temporale;
la terra che ora i violenti si accaparrano e si contendono, nel giorno di
Dio sarà l’eredità dei mansueti.
E’ il rischio della fede, che Àbramo osò correre, mansueto e accondiscendente di fronte aH’affarismo
interessato di Lot: nell’un caso come
nell’altro, sembrò perdere la sua terra; ma confidava nella promessa dell’Eterno; «Ti darò, io, una terra».
Morì, Abramo, senza vederla veramente adempiuta, quella promessa,
senza potersi sentire veramente a casa in una sua terra. I suoi discendenti
potranno ripetersi, di generazione in
generazione; « Mio padre era un arameo errante... », mentre i violenti dell’occidente e deH’oriente, del settentrione e del mezzogiorno e anche dell’interno si contendevano, talvolta all’ultimo sangue, la terra. Ma Abramo
c la sua vera progenie attendevano,
per fede.
Non si tratta di virtù, ma di fede.
E’ vero solo fino ad un certo punto,
che la fortuna e la potenza dei violenti è effimera: quanti godono impuniti, per quelli che hanno pagato a
Norimberga, ad esempio, o che pagheranno a Gerusalemme! Gesù non
tniol certo dare una regola di buon
senso e dire ai suoi : abbiate paziennon può durare, la ruota girerà,
Verrà la vostra ora... quanti e quanti
Sono morti, muoiono e moriranno
Senza vedere « la loro ora »! senza
S-vere dàlia vita quel che come ogni
sltro avrebbero avuto diritto di attendere.
Può comprendere, credere questa
beatitudine solo chi faticosamente,
lentamente, spesso con dolore e con
incertezze, impara a tener conto del
tempo di Dio e lascia che Dio affondi nel suo cuore la certezza che la
terra è Sua, ed è il dono ohe nel suo
Regno egli fa a coloro che « sperano
in lui » e lo « aspettano ». Giustamente è stato scritto : « La cristianità
è piena di falsi dolci che non sono
altro che dei deboli. Di qui il discredito del termine (...) I veri dolci sono
temibili e temuti: c’è in loro qualcosa di invincibile. Non si può incitarli
nè alla rivolta nè all’amarezza. Non
si può metterli nel torto. Si può soltanto ucciderli. Perchè partecipano
della pazienzii di Dio » (S. De DiéIrich).
Manisuetudine : non dunque questione di carattere o di padronanza di sè, ma espressione della
fede e della speranza in Colui che è
solo Signore della terra e della vita
che vi si manifesta, dell’oggi e del futuro. Questa conoscenza perfetta —
perfetta ed unica comunione — del
Padre rese Gesù, come disse di sè un
giorno (Matt. 11: 29), «mansueto e
umile di cuore », capace di quella
ferma mansuetudine prima e durante
il processo e il supplizio, capace di rimettere in piena fiducia li suo spirilo,
j b sua vita nelle mani del Padre.
E co'sì, « mansueto, umile, montato
su un puledro d’asina » volle venire
fra i suoi nel solo estremo giorno in
cui accettò — quale segno — che fosse esteriormente riconosciuta in qualche modo la sua sovranità regale, re
venuto non per essere servito ma per
servire e dare la sua vita. Il mondo a
rovescio! « Voi sapete che i grandi
delle nazioni le signoreggiano... Ma
fra voi non ha da essere così... Io sono fra voi come colui che serve ».
Non stiamo descrivendo il carattere dell’uomo Gesù, stiamo proclamando la sua segreta coscienza messianica; e così non si descrive qui il
modello del virtuoso cristiano — che
non resiste al malvagio, che porge
l’altra guancia — ma si afferma la
sua fede e la sua speranza: nella prospettiva della Risurrezione e del Regno — questa terra rinnovata! — è
vero che essa sarà dei mansueti, perchè è di Cristo.
Sì, rallegrati. Sion, rallegrati, chiesa, rallegrali, credente, perchè
il tuo re viene a te! E’ mansueto, umile, senza scorte armate, senza pretese
e piange sulle tue debolezze, sulla tua
incredulità, su te che con la violenza,
con l’apatia o con la paura cooperi a
crocifiggerlo. Egli è il tuo Re, come è
il Signore del mondo: quando, malgrado tutto il dolore, l’ingiustizia, la
violenza, questa gioiosa certezza brucia dentro di le, allora tu credi pure
la promessa ; « Beati i mansueti, perchè essi erederanno la terra », e un riflesso della ferma, serena mansuetudine di Cristo brilla in te: poiché
Cristo è stato mansuljfo' anche con te
e per te — lui, il Signore! — vivi in
questa mansuetudine, e aspetta con
umile e fervida speranza quella che
sarà veramente « la tua ora », la Sua.
Gino Conte
ATTUALITÀ’ DA ROMA
Altri commenti protestanti
alle visite di cortesia in Vaticano
Illusioni e confusioni nella ricer>
ca di unità fra le chiese. In Cristo
Il Vk’e-Pre®iden,te del Consiglio Federale delle Cliiese Evangeliche Italiane e
Presidente della Chiesa Metodista Italiana, Rev. Dr. Mario Sballi, ha fatto alla
nostra agenzia la seguente dichiarazione:
« 11 suisseguirsi di ’’visite di cortesia” in
Valicano, anche se, ne siamo certi, non
signifìea in nessun modo, da parte dei
visitatori non cattolici, mi abdicare ai
principi della propria fede in vista di un
’’ritorno a Roma” può creare una pericolosa atmosfera che genera confusione e
dà luogo ad ottimistiche illazioni che non
rispecchiano la realtà di un dissidio il
quale mantiene intatti i suoi fondamentali presupposti nel campo della fede e
della interpretazione del messaggio evangelico. La mancanza di reciprocità, in
queste vi.slle, aocentiua poi l’impressione
di una Chiesa che attende e di Chiese
che fanno verso di essa i primi passi. E
potrebbero avvalorare il principio che se
un ’’ritorno a Roma” non è neppure da
prenderei in considerazione vi sia però
un ’’andare verso Roma” che trova sempre manifestazioni più vaste andie se soltanto di ’’cortesia”. Se può essere considerata ’’cortesia” andie il ricevere queste visite si tratta pur sempre di uu atteggiamento patemaldslico al quale le chiese cristiane non romane non dovrebbero
indulgere. Per noi l’unità è e non può
essere che in Cristo. E se Roma attende
il ’’ritorno dei fratelli separati” i ’’fratelli separati” allendono che Roma ritorni alla genuinità del Messaggio Evangelico e ponga di nuovo Cristo Gem come
unico fondamento della sua fede riconoscendo in Lui l’unico Signore della Chiesa e del Mondo e l’iunica Fonte di Verità ».
Il ’’The Penitecostal Evangel” nel suo
ultimo numero coitnmenta in senso sfavorevole le ’’visite di cortesia” al Papa.
« Un ca<po pro^teslante appresso aU’altro —
scrive il direttore del giornale — sta bussando alla porta del Papa... Gli ambienti
protestanti sono stati influenzati dal fatto
elle il ’’Jolly Pope” (il Papa gioviale) è
oggi awicinabile e che abbia voluto chiamare il Conoüio Vaticano con l’appellativo di ’’ecumenico” ».
Negli ambienti della Chiesa Presbiteriana si tiene a precisare a propoBÌto dì
questi sfavorevoli commenti che casi non
hanno motivo di essere in quanto si è
trattato nel caso del rev. Craig di una
"visita di cortesia” personale che ’’non
('ambia minimamente i principi e le basi
dottrinali dtdla Cliiesa Scozzese”. Si tratta solo di un gesto amichevole, foriero
di contatti più vicini tra la elùesa cattolica e quella presbiteriana, Interrogaito
da un nostro cronista, il pastore deUa
Chiesa Scozzese a Roma, lia detto : « Abbiamo avuto un incontro basato su amicizia e cordialità. Papa Giovanni XXIll
è un uomo molto buono, aUegro e soprattutto un uomo profondamente religioso che crede sinceramente all’unione
della Chiesa di Cristo ».
Da parte sua il Segretario Generale del
Consiglio Ecnmenico delle Chiese, Visser’t
Hooft, ha didiiarato pochi giorni fa (e
[Mtrte del testo è stalo riportato anclie
dalla Radio Vaticana) che « in nessuna
altra epoca si sono registrali così grandi
segni di interesse fraterno e rapporti tanto comprensivi tra i cattolici e le altre
Chiese » ed lia aggiunto die « un invito
ad inviare osservatori alla grande assise
della Chiesa cattolica verrelbbe accettato
con grande gioia dal Consiglio Ecumenico delle Chiese. Bisogna fare ogni sforzo
in favore deU’nnione dei cristiiaini, perchè si verifichi almeno nelle prossime
future generazioni ».
(Mondo Religioso)
‘^Atomici„ battono ^^antiatomici„ 537.387 a 286.858
99
Amici svizzeri, per me avete sbagliato
E’ di questi giorni la notizia che
relettorato svizzero ha respinto, con
una forte maggioranza, la proposta
di inserire nella Costituzione un articolo di questo tenore ; « La fabbricazione, l’importazione, il transito, il
deposito e l’uso delle armi atomiche
di qualsiasi natura, così come delle
loro parti integranti sono vietati sul
territorio della Confederazione ». Come si vede un simile articolo, se accettato, avrebbe eliminato una volta
per tutte la questione delTuso delle
armi atomiche. Si capisce perciò facilmente che, prima della votazione,
vi sia stato un lungo e talvolta teso
dibattito sulla stampa.
Naturalmente anche le chiese hanno agitato il problema. Il settimanale « La Vie Protestante » ha anche organizzato, nella persona del
suo redattore Jean-Marc Chappuis,
un pubblico dibattito a Neuchâtel
(certo non il solo che sia stato organizzato) per cercare di orientare la
massa degli elettori in un senso o
nell’altro. Già quattro anni fa le
chiese evangeliche avevano convocato una spedale assemblea della Federazione delle Chiese Svizzere per
esaminare il problema dell’armamento atomico. Allora non si era raggiunta l’unanimiiità; oggi, sembra
che molti non avessero affatto delle
idee ben chiare e che parecchi abbiano, in definitiva, votato paradossalmente la possibilità deH’armamento
atomico per placare la propria più o
meno consapevole paura atomica e
il radicato timore del comunismo.
Certo la Chiesa Cattolica aveva risolto le cose una volta per tutte impegnando, per bocca del vescovo di
Friburgo, tutti i suoi fedeli a votare
contro la mozione antiatomica Soluzione davvero troppo facile, raggiunta a prezzo della rinuncia della
effettiva e salutare responsabilità dell’elettore individuale.
Molti sono stati coloro che hanno
sostenuto la necessità di votare contro il progetto di articolo costituzionale nella convinzione che la Svizzera deve, certo, cercare la pace, « ma
senza viltà»... Si è detto: «Su questo punto la nostra principale salvaguardia è che qualsiasi potenza rinunci ad invadere il nostro suolo ». Si
aggiungeva, con un tono non poco
melodrammatico : « Oppure si assicura ai nostri soldati il mezzo effettivo per difendersi oppure si sopprime l’esercito.
Nè è mancato il ’colonel divisionnaire’ di turno che ha fatto un quadro molto ’allettante’ delle nuove armi atomiche di formato ridotto, più
efficaci di tutta una batteria di grossi calibri. Le persone più accorte si
sono dette con ragione che, dopo tutto, per avere un armamento atomico...
ci sarebbe voluto il permesso compiacente di chi queste armi già possiede! Altri infine hanno manifestato la loro perplessità di fronte ad una
rinuncia unilaterale aH’armamento
atomico. Meglio, secondo loro, inserirsi a tempo debito in un movimento di disarmo (almeno atomico) mondiale. Così Jean-Marc Chappuis che
afferma ; « Credo che il miglior servizio che possiamo rendere ai popoli della terra è di tenere questo discorso alle grandi potenze; siamo
pronti a rinunciare alle armi atomiche. Vi rinunceremo effettivamente
appena sarete disposti a prendere con
noi delle misure in questo senso ».
Naturalmente non tuitti erano di
questo parere e, tra i più chiari opposiitori di una politica atomica, sono
stati i « 438 ». Questa cifra indica altrettanti pastori svizzeri che hanno
firmato e portato a conoscenza della
popolazione una dichiarazione che
diceva, tra l’altro : « Le armi atomiche, di qualsiasi tipo, sono dei mezzi
di annientamento di massa; la loro
esistenza pone l’umanità in una situazione assolutamente nuova. Esse non
sono soltanto pericolose per la loro
potenza immediata di distruzione, ma
anche perchè il loro impiego porta
con sé, per le generazioni future, dei
danni biologici gravissimi. Queste
particolarità delle armi nucleari le
rendono improprie alla protezione del
paese, della vita e della libertà: nostro compito di cercare, in uno spirito di sacrificio reale, per quali vie e
con quali mezzi il nostro popolo...
può pur salvaguardando la sua neutralità, difendere validamente la sua
indipendenza e la sua libertà. Su questo punto siamo convinti che non siamo sottoposti alla semplice alternativa di una scelta tra rarmamento atomico e rasservimenito... Non possiamo credere che una salvezza qualsiasi possa riposare su queste armi ».
Abbiamo citato estesamente questo
testo perchè ci pare mettere bene in
evidenza alcune ragioni per le quali
si sarebbe dovuto votare a favore
della mozione antiatomica.
Il non averlo fatto è stato innanzitutto un errore militare. Ci pare
francamente strano che molti, troppi,
svizzeri non abbiano ancora realizza
to che mai la loro patria è stata risparmiate dall’invasione unicamente
per il loro esercito sempre lustro e
preparato. Non facciamo questione di
eroismo e di capacità belliche ma
semplicemente di proporzioni). Pensiamo ai pochi fragili biplani di cui
era dotata l’aviazione elvetica di allora! Non si può evidentemente confrontare, anche oggi, una potenza militare come quella degli S. U. o della
Russia con quella sia pure tecnicamente modernissima, di un piccolo
paese come la Svizzera. Questo rimane vero anche per l’armamento
atomico e in senso molto più vasto,
da un punto di vista militare è per
noi chiaro che sì tratta o tratterebbe
non solo di una spesa inutile ma pericolosa. Si può veramente lanciarsi
in spese ed in impegni esterni tutt’altro che indifferenti per rischiare di
liberare da un ipotetico invasore il
proprio paese, riducendolo però ad
un deserto (ed è questo che molti non
hanno ancora preso sul serio, è questo il vero problema!)? L’arma atomica di ’difesa’ si tramuta automaticamente in arma di offesa interna
con le tristi conseguenze biologiche
che sappiamo. E qui non c’è colonnello che tenga, c’è soltanto un « suicidio difensivo », non sapremmo come chiamarlo altrimenti. Quello che
è strano è che alcuni giornali, come
la Gazette de Lausanne (cit. da S. OE.
P. I.) abbiano potuto scrivere, riferendosi specialmente al « testo dei
438 »; «Oppure si può prevedere a
colpo sicuro che la situazione politica, lo stato della scienza e le necessità della strategia renderanno sempre
(continua in 2.a pag.)
2
pag.
N. 15 — 13 aprile 1962
NEI GIORNhd^LMlNANTI DELLA CRISI FRANCO-ALGERINA
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V
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In mlifione a Marsiglia
la città dei 6000 emigrati valdesi
Le conseguenze dell’isolamento in cui vivono nella grande città di mare i nostri fratelli
Il treno che mi portava a Marsiglia, la sera del 23 febbraio, aveva da
poco ultimato la sua corsa attraverso
le immense distese dei vigneti del Var
quando un signore, sulla settantina,
avvicinatosi al finestrino, m’invitò a
guardare come lui il cielo dicendomi:
« Regardez, Monsieur, comme le ciel
est rouge en direction de Marseille,
on dirait du sang... hélas ce ciel nous
dit que la guerre d’Algerie n’est pas
encore finie... Les hommes continue^
ront à verser leur sang et à mourir
pour une guerre insensée». Non risposi al mio interlocutore, perchè non
sapevo con chi avevo da fare ed anche perchè egli non mi sembrava aggiornato circa gli ultimi sviluppi sulle trattative franco-algerine che davano quasi per certo il «cessate il fuoco» per la domenica 25 febbraio.
Quel lembo di cielo arrossato dagli
ultimi raggi solari non mi diceva proprio nulla. Costituiva per me un fenomeno del tutto naturale e non poteva, certo, prefigurare la continuazione di una guerra « insensée » e
« sale » come la chimavano molti
francesi! Guerra che si protraeva ormai da quasi sette armi e mezzo, la
sciando una dolorosa scia di lutti e
di rovine. Ma per un po’ di tempo non
sono riuscito a sbarazzarmi della parola di quel signore : «ancora sangue».
Quanto sangue si è ancora versato
e si continua a versare non solo sulle
vie e sulle piazze di Algeri e di Orano,
ma anche di Parigi e di Marsiglia. In
questa città a poche centinaia di metri dall’albergo che mi ospitava una
carica al plastico ha distrutto un edificio e ucciso tre persone.
Finalmente il 24 marzo accanto alle numerose scritte OAS-Algerie Pran.
çaise e OAS-Assassdns ho- avuto la
gioia di leggere un manifesto che diceva testualmente : « Pour nos enfants, la paix en Algerie », e, prima di
partire, sul muro della stazione centrale era incollata una grande fotografia che rappresentava un bambino
francese ed un bambino arabo che
sorridendo si stringevano la mano.
Possa questa immagine tradursi ben
presto in realtà e possa tosto la guerra lasciare il posto alla pace ed alla
concordia di tutti i popoli.
Se ho incominciato col parlarvi degli ultimi sviluppi e della fine della
guerra d’Algeria, nonché delle sue ripercussioni in Francia, è stato semplicemente per inquadrarvi l’ambiente di inquietudine e di angoscia in cui
si è svolta la missione affidatami dal
nostro Moderatore.
Al mio arrivo a Marsiglia sono stato fraternamente accolto alla stazione dal Presidente dell’Undo-n Va,udoise. signor Henri Poet e dal signor
Emmanuel Pons. Il signor Poet, dopo
avermi gentilmente ospitato a casa
sua, mi ha accompagnato al Grand
Hôtel de la Préfecture dove ho soggiornato fino al giorno della mia partenza, il 25 marzo. Il giorno seguente
ho fatto visita al pastore Marchand,
Presidente del « Conseil Presbytéral »
delle chiese riformate di Marsiglia, il
quale, do-po avermi espresso la gioia
di accogliermi, mi ha informato che,
in accordo con lui, i suoi colleghi avevano stabilito- il programma di lavoro
che avrei dovuto svolgere durante la
mia permanenza nella loro città.
La celebrazione
dei 17 Febbraio
La domenica mattina, giorno della
celebrazione del XVII a Marsiglia mi
sono recato al grande tempio di rue
Grignan, dove aveva luogo la commemorazione della nostra emaricipazione. Grande è stata la mia gioia nel
trovarmi davanti ad una numerosa
assemblea, composta in gran parte da
persone che conoscevo. Un gruppo di
candide cuffie dava alla nostra Festa
un tono prettamente valdese. Airuscita ho avuto il piacere di stringere decine e decine di mani di fratelli e sorelle originari da tutte le parrocchie
delle Valli. A gruppi ci siamo poi recati nella grande sala deH’Union Vaudoise, dove aveva luogo la tradizionale agape fraterna, a cui haimo partecipato un centinaio di convitati. Non
mancava aU’appuntamento la signora
Raima, nata 93 anni or sono. (La cronaca di questa giornata è apparsa su!
n. 11 del nostro giornale).
Mi sia tuttavia concesso poter rinnovare a tutti gli attori, piccoli e
grandi, ed in modo particolare all’instancabile signora Poet, che è stata
l’animatrice di questo meraviglioso
pomeriggio, l’espressione della mia
profonda riconoscenza.
Fin d’ora rivolgiamo l’affettuoso
benvenuto ad im gruppo dell’Union
Vaudoise che sarà alle Valli in occasione delle Feste Pasquali..
Ho iniziato il mio lavoro di visite d
lunedì pomeriggio, 26 febbraio. Il signor Peyronel César aveva gentilmente messo a mia disposizione una sua
bella automobile, ma il grande traffi
co di Marsiglia e la insuflìcienza (almeno a parer mio) di segnali stradali mi hanno ben presto consigliato di
affidarmi alla perizia ed all’abilità di
autisti ohe conoscevano tutti i particolari delle arterie della grande città. I primi a ricevere la visita di un
pastore delle Valli sono stati i vecchi
e gli ammalati. Insieme ai sigg. Poet
e Peyronel ci siamo recati a Aubagne,
airOspice de la Bourbonne, dove abbiamo salutato tre' sorelle inferme,
una di Prali, l’altra di Maniglia e la
terza di Rie! aretto. All’asilo dei vecchi di Mont’Olivet abbiamo trovato
una anziana sorella della Balziglia
ed un fratello di Rodoretto. All’ospedale protestante di Marsiglia ho portato la parola di conforto e di speranza ad alcuni ammalati.
“Da iO mi non riceviamo
la visita di un Pastore,.
Con una lista di un centinaio di nomi di famiglie valdesi ho incominciato a visitare sistematicamente quasi
tutti i valdesi sparsi nella immensa
parrocchia del « Foyer f ratemel » : la
parrocchia curata per molti anni dal
rimpianto pastore Jacque Meyer. Que
sta parrocchia è disseminata in una
vasta zona chiamata la «zone rouge».
Nel corso delle mie numerose visite
a famiglif! in maggior parte non inserite nella vita della chiesa, sono stato quasi sempre accolto con visibile
piacere. .Solo- in una casa mi è stato
detto 1 « Quant à la religión nous
avons tout laissé tomber... car il y a
plus de dix ans que nous n’avons plus
eu la visite d’un pasteur». In un’altra casa, due vecchie signore di San
Germano mi hanno chiesto ; « Qui
c’est qui vous a donné notre adresse?... nous n’avons jamais plus vu un
pasteur ». Hoi pensato allora all’immen.so privilegio che hanno i nostri
bravi membri di chiesa delle Valli i
quali vedono sovente il loro pastore.
Sarebbe d’altra parte ingiusto criticare i sette pastori di Marsiglia che
sono oberati di lavoro e non possono
certamente dedicare molto tempo per
visitare sani ed ammalati. Non si può
comunque non essere presi da un senso di tristezza nel sapere che ammalati gravi hanno invano aspettato per
mesi ed anni la parola di conforto e
di incoraggiamento di un pastore.
Quando fatti del genere si sono verificati in famiglie dalla fede ferma,
nulla di grave è successo; ma là dove
i legami con la chiesa erano tenui,
la conseguenza è stata catastrofica.
Molte famiglie non solo hanno perso
il contatto con la chiesa, ma anche
con Dio ; e ciò non solo da parte degli
adulti, ma anche da parte delle giovani generazioni. Ho dovuto constatare con dolore che a causa di questa
mancanza di contatto con la chiesa,
diversi bambini non frequentano ne
la scuola domenicale nè il catechismo. I genitori, presi dal loro lavoro
e dalle loro preoccupazioni di carattere materiale, si disinteressano completamente della vita religiosa delle
loro creature che crescono senza guida, senza speranza, senza Dio. Ho visto dei bambini che, abbandonati a
se stessi, per trascorrere le ore libere
si sono uniti ai loro coetanei cattolici... e automaticamente, senza sforzo,
senza resistenza e senza lotta si sono
integrati nell’ambiente cattolico.
Le visite pastorali sono di primaria
importanza: questa è la lezione ohe
ho tratto dal giro di visite che ho fatto a più di cento famiglie valdesi,
trapiantate nella grande e corrotta
città di Marsiglia.
D’altra parte, ho avuto la grande
gioia di entrare in certi focolari profondamente cristiani, in cui arde la
fiamma della fede e della speranza
nel Cristo Signore della vita; ma deb
bo confessarvi che piuttosto rare sono state le famiglie che mi hanno dato una tale impressione. Sono quindi
da ritenersi giustificati i reiterati appelli che ogni anno risuonano al Sinodo, appelli intesi a convincere la
nostra Amministrazione della urgente necessità di inviare un pastore a
Marsiglia, almeno per alcuni mesi all’anno.
Ogni venerdì, mattina, alla pastorale, riferivo sul mio lavoro e su quanto vedevo ed udivo nel corso delle visite. I pastori di Marsiglia, pur riconoscendo la veracità dei fatti, mi
hanno informato che per loro le visite ai parrocchiani diventavano ima
cosa quasi praticamente impossibile,
e che se i pastori avevano difficoltà
di raggiungere i membri di chiesa,
questi sapevano dove trovare il pastore e il tempio. I pastori di Marsiglia, dopo avermi ringraziato per il
mio lavoro hanno auspicato che venga presto il giorno in cui un pastore
delle Valli possa lavorare accanto a
loro nella ricerca di quelle centinaia
di famiglie disseminate nella loro rnetropoli in vista di inserirle nella vita
della chiesa, alla .scia gloria di Dio.
Prima di chiudere questo breve e,
per forza maggiore, molto incompleto
rendiconto di visite, non posso fare a
meno di ricordarvi il culto tenuto a
Le Tholonet, in casa del signor Rivoir, domenica 4 marzo, davanti ad
una beila assemblea dove alle ore H
ho avuto la gioia di annunziare il
messaggio della pace e della riconciliazione. Dopo il lauto pranzo offerto
a tutti i convenuti (una trentina) sono partito per Zignac, dove ho tenuto una riunione davanti a 35 persone
e dove ho battezzato il piccolo Hugues
Paul di Berton Emile originario di
Villar Penice.
Domenica 11 marzo, accompagnato
dal signor Poet mi sono recato ad
Ejgalière (80 Km. da Marsiglia). Anche qui l’accoglienza fattaci dalla famiglia Coisson è stata più che fraterna. Al culto tenuto in casa di questo fratello, originario di Prarostino,
hanno pure partecipato alcune famiglie Peyronel di Riclaretto.
Nelle clcmeniche 18 e 25 marzo, ho
predicato rispettivamente nei templi
di Provence e di Menpenti. Nel primo
è stato amministrato' il sacramento
dei battesimo alla piccola Marie France, la CUI mamma viene da Rodoretto.
Alla fine dei culti molte strette di
mano, accompagnate da saluti affettuosi, da portare ai parenti ed amici
delle ’Valli.
Arnaldo Genre
(continuazione e fine al prossimo numero\
CULTO RADIO
Portiamo a conoscenza che venerdì 20 aprile ( Venerdì Santo ) verrà
trasmesso il culto evangelico alla solita ora.
per
Amici svizzeri
me avete sbagiiate
I
(segue da pag. 1)
inutile, per il nostro paese, l’acquisizione di armi nucleari... oppure nessuno può portarsi garante e, in questo caso, bisogna essere non soltanto
un cristiano convinto, ma un profeta... fornito di ordini precisi di Dio
per osare di dire al popolo: prendiamo il rischio di compiere un suicidio »!
Ma per noi la votazione ha mostrato che, in Svizzera, si è commesso anche un errore politico, l’errore
di credere alla possibilità di far parte
del club atomico. Ora, nessuno
pensa che le grandi potenze siano disposte a prestare molto più che un
ascolto cortese ai suggerimenti di
tutte le altre nazioni, di chi ritiene
di dover difendere un prestigio nazionale che non sta nel volersi porre
sullo stesso piano delle grandi potenze, ma che risiede da tempo in
tutt’altro campo.
E qui veniamo al vero punto. Crediamo che la Confederazione abbia
in quest’occasione rinunciato al ’prestigio’ che le spetta come terra di rifugio, come terra capace di suscitare
e di ricevere i più svariati e fruttuosi
movimenti di riconciliazione. La neutralità elvetica ha sempre avuto ai
nostri occhi, più che un sapore utilitaris'tico, un sa.pore di testimonianza
resa alla pace di Cristo. In quest’occasione non Sii è vista la possiibilità di
rinunciare, ancora una volta, a seguire randazzo generale. Libera da
patti più o meno utili e più o meno
restrittivi, la Svizzera avrebbe potuto
dire no a quella che 'il Prof. Bonnard
ha definito la « frenesia atomica ».
ma non l’ha fatto. Francamente ce ne
dispiace, come credenti, pur sapendo
che si potrebbe fare un lungo discor
so anche sull’Italia dalle molte servitù militari e politiche.
Magra consolazione: hanno votato
a favore della mozione antiatomica
i cantoni di (jinevra, 'Vaud, Neuchâtel e del Ticino. Ma il fatto rimane:
amici svizzeri, per me avete sbagliato. Certo si tratta di un parere non
richiesto, ma dato molto fraternamente. Giovanni Conte
COMUNICA TO
La Tavola Valdese proclama la vacanza delle chiese di Villar Pollice e
di Pramollo.
La nomina dei nuovi Pastori titolari dovrà farsi ai termini degli articoli 14-15-16-17-25 e 26 dei Rego^
lamenti Organici.
Ermanno Rostan
Moderatore della Tavola Valdese
Roma, 9 aprile 1962.
* Il ministero dell’Istruzione unglierese
ha pubblicato un decreto che istituisce
l’uso di riti comunisti in sostituzione delle
cerimonie cristiane del battesimo, della
confermazione, del matrimonio e della
sepoltura.
* A Rio de Janeiro un gruppo di cattolici
e protestanti, ministri e laici, si riuniscono mensilmente nella sede della Confederazione cattolica di Rio per discutere del
movimento ecumenico. Ogni riunione è
lonsacrata ad un tema particolare dcH’attualità ecumenica.
L’Ente protestante di soccorso al (.ongo
ha bisogno di lOO medici per un periodo
di .5 anni. Prima deH’indipendenza, il
paese contava 750 medici: oggi non ne
restano die 250 circa,
missionari protestanti.
60 dei quali
sono
IL CATECHISMO DI HEIDELBERG - V
#/
aglio crocifisso
- Perchè lo chiami “Signor noétro»?
- Perchè non con oro od argento, ma col suo prezioso
sangue egli ci ha redenti e riscattati, corpo e anima, dal
peccato e da ogni potere del diavolo, atfinché siamo suoi
è vero uomo. La passione di Gesù è il certificato della
sua vera umanità. Se è vero che « l’uomo, nato da donna,
vive pochi giorni e sazio d’affanni » (Giobbe 14; 1). Gesù fu quest’uomo. Mai egli ci è tanto vicino come quando
fa sua fino all’ultimo la condizione mortale dell’uomo.
Alla croce Gesù non ha più nulla di divino. Ma fin qui
non c’è Evangelo, non c’è neppure l’equivoca consolazione del « mal comune mezzo gaudio », perchè per ogni
uomo degno di questo nome mal comune non significa
mezzo gaudio ma doppia pena. L’Evangelo comincia
quando ci rendiamo conto che quel Gesù che soffre e
muore, non soffre e muore per colpa sua. Poiché la sofferenza e la morte sono « il salario del peccato » (Romani 6: 23), ma Gesù fu senza peccato. La passione che ha
patito e la morte di cui è morto non era la sua. Dobbiamo aggiungere che era la nostra? Sì, ma solo se questi
non è per noi una teoria ma un grido di giubilo, una
luce che risveglia l’anima, una sentenza liberatrice (ih
evangeli ci riferiscono la passione di Gesù in un moilo
molto sobrio, severo, senza commenti. Ci fan passare davanti quest’« uomo di dolore, familiare col patire » (Isaia
53: 3), in una scarna successione d’eventi. Non gli fanno
la réclame. Non c’è nulla da aggiungere alla croce.
Non con oro od argento... Cioè non in un modo che
noi possiamo imitare, non con i nostri metodi. Se fosse
con oro ed argento. Signore, ci salveremmo da noi, perchè non è l’oro e l’argento che ci manca. Se fosse con
oro ed argento, non crederemmo che tu ci hai salvati perchè non ne avevi di oro e di argento. Eri troppo povero.
Davvero, non con oro od argento.
Ma noi siamo abituati a valutare le cose secondo il
loro prezzo. Una cosa costa tanto, quindi vale tanto.
Quanto più costa, tanto più vale. Il tuo amore non oi
costa nulla, quindi non vale nulla: così ragiona in segreto il nostro cuore e per questo il tuo amore incontra
tanta indifferenza. Ma a te il tuo amore costa la croce.
E in realtà il prezzo che hai pagato supera le nostre misure e confonde i nostri calcoli. Non bastano più le cifre,
le somme, gli zeri. Non è con i numeri che lo possiamo
misurare. Non lo possiamo misurare. Non lo possiamo
misurare. Signore, perchè tu non l’hai misurato.
Poiché non ci salva con oro e argento, Gesù scaccia
i mercanti dal tempio. Non vuole aver nulla a che fare
con una religione che sia mercato. L’istinto da mercanti
si insinua, sottile, anche nei nostri rapporti con Dio.
Siamo sempre disposti a mercanteggiare, a far delle proposte a Dio, come il Diavolo le fece a Gesù, nel deserto.
Diciamo: A che cosa serve credere, se poi soffriamo
come gli altri, forse più degli altri. Oppure diciamo:
Perchè soffro, se non ho fatto nulla di male. E, senza
dirle, pensiamo molte cose.
L’Evangclo è che Dio non è un mercante e la sua grazia non è una merce in vendita. L’Evangelo è che l’amore di Dio è gratis e l’unica condizione per riceverlo è di
non aver niente. Se le nostre opere, le nostre preghiere,
persino la nostra fede sono intese a guadagnare qualcosa, se calcoliamo gli utili, non è il paradiso che guadagnarne ma la nostra condanna. Esser salvato per fede
non significa solo esser salvato senza le mie opere, ma
esser salvato senza di me, senza tutto ciò che è mio. La
salvezza non è conquista ma dono immeritato e immotivato (quindi, per la mentalità corrente, inaccettabile).
La salvezza è semplice, stupita adorazione.
Non con oro od argento, ma col suo sangue prezioso.
Il Catechismo di Heidelberg a questo punto riprende e
commenta il Credo : « pati sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto». «Patì»: questo solo verbo
riassume tutta 1’esistenza terrena di Gesù. Al limite, non
c’è altro da dire su Gesù se non che patì. « Mi proposi
di non saper altro tra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso » (Paolo ai Corinzi). Gesù soffre e muore perchè
Ci ha redenti e riscattati, corpo e anima, dal peccato
e da ogni potere del diavolo. Egli è al posto nostro sotto
i colpi della giustizia divina e al posto del Padre sotto i
colpi dell’iniquità deU’uomo. La croce racchiude il mistero della nostra iniquità, essa fiacca così il nostro ottimismo su noi stessi e sul mondo. La croce svela l’amore
a tutti i costi del Padre, essa sorprend.e così la nostra incredulità. Gesù, crocifisso dalla nostra incredulità, crocifigge la nostra incredulità, la esaurisce. Senza negare il
nostro « no », anzi accettandolo e subendolo, lo svuota
del suo contenuto. La croce, che doveva essere il muro
della definitiva separazione tra noi e Dio, diventa invece
la via tra noi e Dio, tra Dio e noi. Gesù in croce tiene
una mano nella mano del Padre e l’altra nella mia mano.
Ci tiene insieme.Tutto quello che si oppone a questa
unione è consumato dal fuoco deU’amore santo e purificatore di Dio. Dopo la croce, resta solo l’amore trionfante di Dio. L’inferno stesso — questo luogo e tempo
in cui non è più possibile conoscere la bontà di Dio, questo regno del nulla perchè la bontà di Dio è tutto — e
spogliato del suo potere d’attrazione e di distruzione,
poiché « se mi metto a giacere nel soggiorno dei morti,
eccoti quivi» (Salmo 139: 8). Se il Cristo in croce ci
tiene eternamente uniti al Padre, chi ci separerà ancora
dal Padre? Chi sradicherà la croce dal mondo? Chi ci
toglierà la speranza? Gli antichi cantavano: Salve, o
Croce, unica speranza! Paolo Ricca
3
13 aprile 1962 — N. 15
P»g- 3
La follia della guerra
^^Beati quelli che si adoperano alla pace^^
l>a guerra. In questi momenti terribili,
crìtici, ohe il mondo attraversa, nei quali
i popoli preparano la più grande e micidiale di tutte le guerre, contemplando in
¡spirito lo sterminio nei nuovi campi di
battaglia, cagionato dalla bomba atomica,
in cui migliaia e milioni di uomini troveranno ' la più terribile delle morti,- non
posso non rii ordare la parola di Cristo :
"Beali quelli che si adoperano alla pace*\
(Matt. 5-91, e non gridare forte: «Popoli
siete pazzi della più grande pazzia? Perchè insistete ancora a voler liberare il ladrone fuorilegge. Barabba, e a voler crocifiggere rumile, il mansueto che venne a
compiere la legge (Matt. 5: 17*, il Cristo
(Iella pace? Nelle guerre vi è sempre sperpero di vite, perdita assoluta di forze, di
tesori, di lavoro, e in ultimo anche chi
vince si trova mollo più debole, più povero dì prima. Prove chiare e precise ci
hanno detto e ci dicono ancora, che la
guerra è stata sempre un grande disastro
economico, anche pel vincitore Quando
penso che miliardi e miliardi si sono s^esi per una guarra infame, che rovinò e distrusse i risparmi nazionali di tanta povera
gente, che si sperperarono cosi malament ? brutalmente, non posso smettere di gridare: Popoli siete privi di senno, non ragionale, siete veramente pazzi!
Vi è citi dice che io faccio i conti senza
l’oste, non ragiono bene, o pure senza conclusione, perchè ammesso die la guerra di
conquista non rechi alcun vantaggio a dii
la fa, rimangono però in favore della guerra una gran quantità di altri motivi che
la giustificano. Le nazioni lottano per il
diritto, per la libertà, per la giustizia, per
i loro ideali morali, sociali, politici e religiosi. Vi è anche una scuola filosofica clic
incoraggia gli uomini alla lotta, perchè secondo essa, la lotta è una preziosa discì])lina per le nazioni, e la prova del valore
polìtico, fisico, intellettuale (run popolo:
r il fomlamenlale assioma delle leggi biologiche è la lolla per la vita, la sopravvivenza dd più forte. La guerra concludono,
ha una funzione storica l)enefica per il mi
glìoramento delle razze e per la sopravvivenza delle nazioni più forti. Tutte obiezioni speciose.
Tutti gli uomini hanno fallo, invocalo la
guerra, sempre nel sacro nome del diritto
c della civiltà. Sotto Tegida di questi nomi sacrosanti, hanno agito come se il diritto consentisse di massacrare migliaia e
milioni di innocenti, lastiando in salvo ì
responsabili: come se il progresso e la civiltà consentissero dì violare donne, tru(“idare bambini, u(‘cidere uomini, distruggere annientare- -oapolavori d’arte dì^
scienze è immense ricchezze.
La nostra lolla vera, onesta, è quella che
giornalmente e coscientemente sosteniamo
nei campì, nelle miniere, nelle fabbriche,
nei laboratori, e non quella dell’uomo contro l’uomo, che ci abbrutisce e ci accomuna coi briganti, coi ladri e gli assassini.
La lotta deU’umanità è quella die tante
centinaia e migliaia di coltivatori, artisti,
scienziati, poeti, antidii e moderni, hanno
fatto e fanno ancora per strappare all’Universo ì segreti che creano ai popoli il beìiessere morale, spirituale e materiale, non
(tuella che distrugge e imbestialisce: quella che unisce gli uomini nello sforzo su
premo per vincere gli ostacoli, non quella
(he li divide e li fa nemici. Ma i popoli
nel loro pazzo accecamento, nella loro sete
di sangue, non hanno as('oltato e non ascoltano la voce d’amore da secoli lanciata, e
violando la suprema legge divina dell’uni\crso, non hanno veduto che la guerra,
non hanno desideralo che la guerra, non
hanno sognalo die la guerra. Popoli pazzi,
è tempo che-voi rinsaviate. Le dolorose
esperienze per le quali le vostre pazzie vi
hanno condotto, vi aprano il cuore e la
mente e vi mostrino la vostra follia, Torrore della guerra ed il bene della pace. La
pace non è nè rossa, nè bianca, nè nera, nè
di alcun altro colore. Essa è una e indivisivibile. Essa è esattamente l’opposto della
guerra, la quale significa: odio, rovine, lutti, distruzioni, imprecazioni, e maledizioni, disintegrazione della vita materiale e
spirituale, il caos. Anche noi facciamo la
nostra scelta, prima die sia troppo tardi!
Giovanni L*Abbate
POSTÄ IN ARRIVO
Genuflessione • autorità
Sul quotidiano torinese La Stampa, nella rubrica « Specc-hio dei tempi », sì è
avuta lin'inlerefii^nte flìficussione in seguilo alla lettera di un credente cattolico,
die si chiedeva se la genufle^ione di fronte al vescovo fosse consona allo spìrito
cristiano. C’è stalo il massìccio intervento
di un sacerdote, che ha affermato die il
v'escovo è il rappreseiilanle dì Cristo, alter
Christus < questo tipo dì reviviscenza episcopale nel cattolicesimo pontificale ci lascia estremamente sconfortali). Fra le altre è stala puliblicala questa lettera del Pas ere R. Nisbel, della Chiesa Valdese di
Samplerdarena :
La polemu'a sulle genuflessioni è importante per<*hè riveia diversi concetti della
personalità umana. Vorrei indicare i molivi per cui ritengo che la genuflessione
non è compatibile con-la dignità umana:
li per il cristiano non c’è dignità più
alla die quella di essere figlioli di Dìo. Da
questo concetto deriva necessariamente
cpiello (leireguagliaiiza fondamentale di
tutti gli uomini secondo le parole di Ge
Problemi attuali della Chiesa
LE FAMI6LIE
e j guai della
In molle nostre città Tafiflusso di immigrali dalle campagne circostanti, o da altre regioni parlicolarmente dal mezzogiorno — porla anche alile nostre Chiese
dei fratelli o delle intere famiglie di fede
evangelica, ^otl vogliamo toccare oggi ì
problemi già ricordali altre volle Upnpolanieiiilo delle nostre comunità rurali; insufficiente segiialazionc degli spostamenti
da parte delle (onumiià di origine, cch.)
ina chiederci : ove, e con quali criteri,
(pieste famiglie immigrati“ cercano alloggio
in città?
CASA PROVVISORIA
Qualche volta ralloggio lia (arallere
provvisorio : questo avviene specialmente
quando manca am‘ora un lavoro sicuro e
continuativo e bisogna arrangiarsi in baracche, o ( aserineUe, o in una camera più
o meno mohiiliala d’un alloggio in coahilazione; oippure quando non si è avuto il
tempo di cercare dì meglio. E’ superfluo
sottolineare i diaaigi e i ^obleimi di questa 8Ìs^temazion»e.* Non si consiglierà mai
abbastaniza ('oloro specialmente che Iianno
dei bambini piccoli, di cercare di evitare
(|uesia provvisorietà anche a costo di temporanee separazioni.
Più serio ci sembra il caso delPabitazione definitiva, appunto perchè da essa
sarà condizionata in parte la vita di una
famiglia per un certo numero di anni.
Quale « strategia » si segue nel cercarla?
Cosa dovrebbe fare la famìglia evangelica?
CRITERI ECONOMICI
Probahilmenle il criterio più diffuso per
la scella di un alloggio è quello econo
musica
Una raccolta di cànoni
n
Canta con me
II
La signora Margherita Furst-Wulle. eli''
insegna musica sacra presso la Facoltà Val
(lese di Teologia di Roma, e che è già nota per aver curato la pubblicazione dei
« Canti della Riforma » (Ediz. Centro Evangelico di Cultura, Roma; L. 400, anche presso la Claudiana), ha ora curato la
Rlanij:», in simpatico formalo, di 20 canoni per la gioventù evangelica: (( CANTA
CON ME rì. Si tratta, più propriamente
già della seconda edizione, e li laccoinandiamo caldamente ai nostri giovani desiderosi di cantare. Alcuni di questi cauoni
sono la traduzione italiana di alcuni di
quelli pubblicati nella raccolta « Pleines
V’oix »; ma la maggioranza sono tratti, da
canzonieri o innari tedeschi. 11 volumetto
può essere richiesto alla Claudiana, al prezzo di L. 150 la copia.
S! * *
Sempre la Signora Fiirst-Wulle ci ricorda la Casa dei dischi <i Cantate »: si tratta di una Casa che incide e diffonde unicamente musica sacra evangelica, ed è proItabilmcnle l’unica al mondo cosi specializzata. « La qualità del materiale è oH'"
ma; le esecuzioni meravigliose, tanto dal
punto di vista artistico quanto da quello
evangelico, nel vero senso della parola.
Cori, solisti, strumentalisti sono tutti delrambiente evangelico, non solo, ma di
cantorie di chiese, di scuole di musica sacra, da cui escono non soltanto organisti,
direttori di coro, cantori ma anche coadiutori ecclesiastici. Le esecuzioni riflettono tutta questa impostazione di fede. Il
direttore artistico della ’’Cantate” è il pro*'Oimann, musicista di prima classe, di grande serietà evangelica, che dirige la Westpalische Kanlorei e la Kirchenmusikschule
di Herford (Westfaliah I dischi ’’Cantate”
superano, specialmente per la loro speciale interpretazione, quelli della ’’Archiv”
(Deutsche Grauiniophon Gescllschaftl s).
L'arcivescovo
e il cantante
La televisione inglese ha trasmesso un ilihatiito fra Tareìve^eovo di York e un cantante molto apprezzalo dai giovani, Adam
Faitlì, cui era stala rimproverala l’aliermazione (he tutta la vita è sessualità. Il giovane ha negato di aver fatto questa affermazione, e ha detto che ciò che è al centro
4cl1a vita dei giovani è Eamore. Ha
aggiunto elle se i giovani non vanno in
chiesa,, non vuol dire ehe non siano «reli
giosi .). Il solilo pagano divario fra « religione » e fede, die le chiese cosliuiile non
.‘tempre li aiutano a superare, perchè ancITessc, in forma « pia » — parallela alla
forma spregiudicata dei giovani — ne sono
malate.
IVIendeIssuhn r SchnbRrl
rI biindo (in cIiìrsr)
Qua e là, in Italia e alFestero, in molle
istruzioni episcopali cattoliche è stalo vieiato di suonare, in occasione di matrimoni
o di altre cerimonie ecclesiaslidie, la marcia nuziale dì Mendelssohn e FAve Maria
di Schubert. Anche nella Chiesa evangelica
di Baviera è stalo diffuso questo divieto, in
quanto questi « pezzi » sarebbero poco coni.ai'enli a quelle cerimonie; il Consiglio
della Chiesa di Baviera Ita anzi preparalo
nna lista completa dei « pezzi » musicali
da hamlire, ^ ricordato ai pastori e agli
organisti dì (‘sercilare la loro autorità in
questo campo.
EVANGELICHE
immigrazione
mici», nel suo duplice aspetto: del prezzo
di affitto c della comodità di ragigiungimeniio del posto di iavoro, possibilmente
evitando per questo una spesa. 11 secondo
aspetto è spesso dirimente, poi: ! è è possibile trovare una certa parità di prezzi
in punti diversi della città socialmente
simili. Prevale allora giiuslamenle lo sforzo di trovare in modo da evitare al capofamiglia o ai membri di esisa che lavorano, un eccessivo percorso per recarsi alla
loro allivilà, e specialmente, evitare la
sipe.sa del trasporlo. Quesila considerazione va tenuta presenlx“ al momemlo della
decisione di stabilirsi in ciuà, poicìiè le
spese di irasporto possono pesare in modo non indifferente sul bilancio dì una
famiglia.
ALTRI CRITERI NECESSARI
Ma vi sono anehe altire necessità da tenere pT-esenii, per es. dislama o meno
dalle SK'uole i‘he dovemmo frequentare i
bambini. 4o sposiSSlieTuto può e.sisere
faticoso per il lavoratore, esso può esserlo
amdie di più, a parità di spesa, per uno
scolaro, e la perdila di tempo sì traduce
sovente in ore rubale al sonno. Ambe se
per i più piccoli vi è ormai una scuola
elenientlare in ogni quartiere, può essere
signifiicalivo il fatto di poterla raggiungere da casa senza difficoltà (percorso troppo lungo, allraversamento dì corsi o strade di più intensa circolazione, piazze eoe.):
se la mamma può evitare di dovere accompagnare i bambini a scuola, vi è un
vantaggio per tutta la famìglia.
E qui si inserisce uu criterio particolare per le famiglie evangeliche: la vicinanza di un locale di cullo, o quanto meno la possibilità di andarci con un solo
mezzo di trasporto!
Osiamo pensare che spesso questo aspel
lo è dinienliicato da chi cerca casa in città: eppure resperienza dimoslra che specialmente per chi ha dei bambini, esso
è (li una grande importanza. A meno di
avere l’automobile, può divenlare un vero problema portare i bambini alla scuola domenicale o mandarli al catechismo,
per poco che abbiano da prendere due
tram! Per non parlare deEa spesa. Genitori! Cercando casa in città, pensate anche alla vita spirituale dei vosiià figliuoli!
E^^aminale i rioni clUadìni non troppo
lontani dalle chiese evangeliche! E dovendo andare in periferia, tenete conto
delle linee Irarnviarie! Amelie qui, a parità dì costi, è possibile trovare in modo
da favorire o da rendere assai diffìcile
la partecipazione alle attività ecclesìasl ielle.
In alcune grandi città, la chiesa ha cer»■alo di andare verso la periferia, con
rapertuira di sale: quanto sarebbe simpatico vedere aumentare il nuimero dì famiglie che sì s'abiliscono in quei dintorni!
In un’altra ci ila lombarda, è .stato il Consiglio di Chiesa a darsi da fare per trovar
casa in città a fratelli immigrati nei comuni subiiirbani, e portarli cosi più vicini alla chiesa. Ma in linea di masfiima
crediamo (4ie spelli ad ogni famiglia di
pensare anche a questo problema insieme
a quello della spesa e della distanza dal
lavoro e dalle scuole: alle chiese, e speci almemle a quella da cui si aUonlanano
i migranti, spella di raccomandare ad
ogni famiglia di non dimemlicarlo.
fì. Cor sani
sù: « Voi non vi fate chiamare ’Maestro’
perchè uno solo è il vostro Maestro, e voi
siete tulli fratelli» (Matteo 23: 8). E’
chiaro che queste parole escludono qualsiasi culto dell’autorità.
2i Rifiutando il c'ulto deH’autorità, si
dimostra di averne vero rispetto, in quanto gli uomini in carica vengono valutati
non per i galloni cuciti sulla manica o
per il copricapo che si mettono in lesta,
ma per quello che essi valgono, per la
loro personalità.
3* 11 cullo dell’autorità è generalmente
accompagnata da paura, da ipocrisìa, dal
desiderio di ingraziarsene i favorì, ed è
deleterio per la formazione morale di un
p( polo.
4) La norma del cristiano è quella indicala daU’apostolo Paolo: «Cristo ci ha affrancati affinchè fossimo lìberi: state dunque .saldi, e non vi lasciate di nuovo porre sotto il giogo della schiavitù » (Galati
5: Ij. In armonia con questo principio, il
cristiano ha un suo stile. Non assume atteggiamenti servili, mantiene una posizione eretta e cosi può guardare il prossimo
negli occhi.
5t E come il cristiano non ha « superiori fi davanti a¡ quali prosternarsi in un gesto che confina con l’adorazione, così il
cristiano non tollera di avere davanti a sè
degli « inferiori » in atteggiamento umilialo, perchè dimostrerebbe di non rispettarlo in quello che egli ha di più sacro: la
sua personalità. Roberto ^isbet
Un'offerta geptile
Un amico, dalla Scozia:
Sono un pa.store della Chiesa presbiteriana d’Australia, al servizio attualmente, per
due anni, nella Chiesa di Seoziia. Durante
un mio soggiorno iu Italia, ho incontrato
parecchi amici riformati, e diversi mi hanno parlato di parenti o amici in Australia
Ho constatato che parecchi hanno diffìcol
là, per la lingua o altri motivi, a reinserirsi nelle chiese equivalenti. Perciò, attraverso « La Luce », invilo quanti hanno parenti o amili in Australia di romunicarini nomi e indirizzi: cercherò di metterli in contatto con la locale comunità presbiteriana,
in cui potranno essere aiutati nella sistemazione in una terra die può essere mollo
cordiale. L’.Au.slralia è per il 70% u>n paese protestante, e la nostra Chiesa è ben radicala neir.du.s/ra/iqn way oj lije: e son sicuro che la vostra gente potrebbe presto
trovarvisi a casa.
Ree. John D. Ross
Pearce Instilute
Covali, Glasgow - Scolland
Testate cercansi...
Un lettore, da Palermo:
Leggo sul n. 3 del nostro settimanale:
« Testate di periodici... cercansi ». Propongo come testala:
LA CHIESA VALDESE
Settimanale Evangelico
L’Eco delle Valli - Lo Luce
oppure :
IL POPOLO VALDESE
Settimanale Evangelico
L’Eco delle Valli - La Luce
e a sinistra della testata, sistemare lo stemma valdese. Così facendo le testate dei due
periodici alle quali siamo formalmente vin
colati, permangono. Così ha fatto il quotidiano « La (Gazzetta del Mezzogiorno », che
al suo sorgere assorbì le testate dei due
quotidiani preseesistenti: «La Gazzetta di
Puglia II e « Corriere delle Puglie ».
Salvatore Terranova
Mano tela o cappio ?
Un lettore, da Torino:
Co^^pletamente inutile è l’artieolo « Oltre la barriera delle diffidenze » apparso
su L’Eao del Chisone del 17 marzo.
Bastano nove parole a svelare le vere
intenzioni di chi proclama di pregare tutti
i giorni per l’unità. Che sig;nìfica infatti
l’espressione « Eppure il Vangelo, è chiaro, è a senso unico... » se non che la chiesa cattolica intende 1’« unione » dei cristiani come un abbandono da parte degli
evangelici della loro fede (genuina^ ed un
ritorno puro e semplice all’autorità e dogmi della chiesa romana? E’ dunque la
chiesa romana die sceglierebbe il « senso »
unico, ad essa favorevole!
Se i cattolici vogliono porgere la mano
destra, facciano, tutti ne saranno lieti, ma
non tengano nella sinistra il cappio: la
mano sarà accettata sotto la Croce, non
sotto i « ... Padri, la Liturgia, e genuino
(M insegnamento della Chiesa».
E si vuole veramente agire in modo
che <( i nostri fratelli non si sentano sconcertali da certe espressioni.... cattoliche »,
è sufficiente eliminare queste « espressioni » che dividono evangelici e cattolici.
G. M. B.
Purtuttavia. ci rallegriamo sinceramene
te che articoli come quello citato siano
scritti e pubblicati. Chi ha scritto e chi ha
lette queste parole non potrà più tornare
alTastiosa polemica; ne noi dobbiamo restarci : ci spetta piuttosto di dire senza
stancarci nè impazientirci, con fraterna
ftanchezza. la nostra parola di testimonian^
za. Nessun "'cappio** potrà mai nulla conirò chi stringe una mano non per senti'
metuaìismo cieco ma nella .sereno fermezza della fede.
L'unico servizio
I n col¡>ortore, da Perugia:
A proposito della missione della Chiesa,
ci scrive alcune amare riflessioni; fra l’altro: Qu.ile umile eolportore, mi è venuto
¡'allo di osservare che non tutti i predicatori o (»ndutlori laici di Chiese evangelirhe
locali si rendono conto esatto che nelle zone nelle quali essi operano, vi è un importante servizio da rendere a Dio, l’unico
servizio di cui e’è particolarmente bisogno
r.ell’ora presente piena di incertezze e perieoU: la proelamazione dell’Eva-ngelo di
pace e di salvezza (...). Invece è cosa che
rattrista e sconforta dovere Oisservare l’impassibilità di certe Assemblee che restano
fredde e inattive di fronte al problema della dilagante cecità morale e spirituale nel
proprio territorio. Prendiamo ad esempio
l’Umbria: pur avendo rei suo seno la cittadella del poverello d’Assisi quale roccaforte del clero romano (v’è a sede della
Missione cattolica «Pro rivitate christiana»'
è nella grande maggioranza superstiziosa e
conformista__ « La fede viene dall’udire,
e l’udire si ha mediante la Parola di Dio n
(Rum. 10; 1).
Filippo Marozzelli
iiiimiiiiitiiliiiiiiiimn
libri
Un romanzo
storico su Pietro Vaido
Un albergu sul montR
dRglì Ulivi?
* Il Soepi annuncia che una compagnia
americana ])rogetla di costruire sul monte
degli ulivi, a Gerusalemme, un albergo di
lusso. Si immaginano le ondale di criliciie.
li turismo — e la sua industria — non rispettano nulla, e man mano che son messi
alla portala di un maggior numero di persone, svuotano tanti luoghi del loro più
l'irezioso e segreto valore, di solitudine, di
raccoglimento.
La figura del fondatore del movimento
valdese ha destato sempre in ogni tempo
l’interesse appassionato di molti studiosi o
scrittori, e le sue vicende o la sua figura
hanno già dato origine ad una copiosissima bibliografia in diverse lingue.
Ad essa viene ad aggiungersi oggi un
lavoro di Magda Martini {Pierre Valdo,
le pauvre de Lyon, l’épopée vaudoise, aver
Ulte préfnee de Georges Marchal, Genève,
Labor et Fides 1961, pp. 172, 16"), che vuol
essere una narrazione in forma popolare e
facile delle vicende di Valdo e dei suoi
primi seguaci.
Diremo prima di tutto che la scrittrice
ha accolto tutto quanto scritto e conosciuto finora sull’eretico senza porsi problemi
di natura critica: il Valdo che essa ri presenta è quello tradizionale, che già conoscevamo, e che in questi ultimi anni è stalo oggetto di studi e ricerclie, a cominciare da quelle del Gönnet riguardanti il suo
nome stesso. Cosi non si parla della confessione di fede cattolica attribuitagli da
padre Dondaine, nè si preoccupa l’autrice
di un eventuale confronto con S. Francesco o delle parentele ed affinità con altri
movimenti ereticali coevi, salvo qualche
pagina sulla crociata contro gli Albigesi.
Perciò Valdo è fatto morire in Boemia,
come vuole la tradizione, e lo si vede apparire in Aquilania, in Piccardia, nel Poi
lou, a Metz, secondo le leggende raccolte
sul suo conto.
Del resto, anche se l’interesse dello storico non è sempre rispettato, poco importa ai fini del libro, che vuole essere ed è
unicamente un romanzo, di cui il protagonista è Valdo, che si muove su uno sfondo di ambienti e di personaggi minori sapientemente presentali. Diremo die la figura che ne viene proiettata è quella di un
Valdo for.se leggermente diverso dalle biografie fin qui scritte: infatti la Martini ha
saputo meliere .thhastanza in rilievo, da un
1*10 l’umanità di Valdo nei suoi rapporti
con la famiglia, con i compagni, con le
autorità ecclesiastiche; e dall’altro, il senso profetico della sua missione, della sua
investitura dalPalto, la sua fedeltà alla
scelta che si era fallo.
Ne risulta la figura di un combattente
più che di un asceta, di un uomo d’azione più che di un dottrinario.
Il ricorso alla forma dialogata, come
espediente letterario, giova certamente a
vivificare certe pagine, che altrimenti sarebbero piuttosto pesanti : per quanto, ci
pare, alle volte i dialoghi facciano perdere
un po’ le proporzioni degli avvenimenti.
Un romanzo storico quindi, in cui l’autrice ha cercato (e vi è riuscita) di dare efficaceme.ite risalto alla vicenda non comune del londalore della eresia valdese; lavoro di cui le siamo grati e che è giu.sto
sia seguito dal successo che merita.
Augusto Armand Hugon
La Comunità Evangelica
di Bergamo
Sulla /Velie Ziìrcher Zeitung del 27-2-’62
viene recensita l’opera di Luigi Santini
(pubblicala dalla Claudiana): « La conmniià evangelica di Bergamo »; con un vivo apprezzamento per la vastissima e precisa informazione su cui quest’opera è costruita, è detto fra l'altro: « Nella storia
della comunità riformata di Bergamo compaiono tante personalità elvetiche, che
l’indagine e l’esposizione di Luigi Santini
si conqui.sla anche nel nostro paese la
grata partecipazione degli ambienti protestanti (...). 11 tema di storia della chieiSa si allarga con molteplici accenni all’apporto dato dagli .svizzeri all’inerejnen10 della nopolazione e alla vita econo-mii'a
e culturale della città, .salila mediante la
industria a grande fioritura ».
4
P»«- 4
N. IS — 13 aprile 1962
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
IVAPOLI (Chiesa del Vomere)
Come abbiamo avuto ooeasioue di dire
in una precedente corrispondenza, il Consiglio della Chiesa Cristiana del Vomere
si è arricchito di due nuovi membri; Onorato e lervolino. Questo provvedimento si
era reso necessario in seguito alla dipartita del Dr. Lino Gay, che era stato l’aniraatore del Consiglio stesso.
I primi sintomi del vivificarsi della comunità con spirito nuovo appaiono da alcuni indizi, primo fra tutti, quello del ministero del dare al Signore. Difatti, dalla
relazione annuale 1960-61, si rileva che la
« settimana di rinunzia » ha fruttato il doppio dell’anno precedente, mentre il totale
dei contributi personali è aumentato del
273%. Si tenga presente che tali indici lasciano bene sperare in quanto, pur essendo in un quartiere residenziale, i componenti della comunità del Vomere sono in
buona parte modesti impiegati, pensionati od operai, per cui il contributo, anche
se modesto, in molti casi assume le proporzioni di un vero sacrificio al Signore.
Si sta cercando di creare nella comunità
la coscienza della organizzazione ecclesiastica. Un lavoro che richiederà del tempo,
ma si ha fiducia che con l’aiuto del Signore, tutto sarà fatto in modo soddisfacente.
Qualche ostilità all’inquadramento secondo
i R. O. della Chiesa Valdese, è stata superala abbastanza agevolmente. Ad esempio,
è stata testé compilata, per la prima volta,
la lista dei membri elettori. Una assoluta
novità per molti, accettata con senso di responsabilità dai più, ma guardata con scetticismo da taluni.
II Consiglio, diretto saggiamente dal Pastore Cielo, si sta adoperando perchè il più
rapidamente possibile tutto si sistemi come prescritto, ai fini organizzativi, amministrativi ed ecclesiastici.
Ed ecco ora le attività della comunità:
Domenica, ore 9,30: culto (orario questo
che purtroppo non è spostabile ad ora
più comoda perchè il Pastore alle 11 ha
il culto in Via dei Cimbri ed alle 17,30
a Caivano).
Domenica, ore 10,30: Scuola Domenicale
(due classi) e Scuola Biblica. La Scuola
Domenicale è diretta egregicmente da vari decenni dalla sig.na Margherita Roessinger, della Chiesa Svizzera, ma assidua
frequentatrice della nostre comunità. La
classe dei bambini è curata dalla giovane
Italia Onorato, aspirante monitrice. La
Scuola Biblica è tenuta dal diacono lervolino.
Martedì, ore 20: riunione dell’unione giovanile. Essa è presieduta dall’universitario Paolo Olivieri. Sono stati finora trattati gli argomenti consigliati dai quaderni FUV, o-ltre a vari altri.
Giovedì, ore 18,30: Catechismo tenuto da!
Pastore.
Giovedì, ore 19,30: culto con spiegazione
del Vangelo.
La comunità del Vomere dà il suo cordiale benvenuto al dr. Eros Vicari, alla
sua gentile Signora ed ai suoi due figliuoli, recentemente trasferitisi da Parigi a Napoli. Il Dr. Vicari, funzionario solertissimo del Ministero degli Esteri e collaboratore apprezzatissimo de « La Luce », è stato destinato all’Ispettorato dell’Emigrazione di Napoli. La comunità del Vomere è
ben lieta di avere fra le sue file un vecchio
e convinto evangelico. F. J.
MASSEl
Nous avons eu dimanche la visite de
l’Union des Mères de la paroisse PeirrierManeille; rencontre fraternelle qui nous a
valu quelques heures de détente et de communion spirituelle. Une brève méditation
du paeteur Toum a ouvert le proigramme,
une causerie de Mad. Riivoira et beaucoup
de chant l’ont complété. Un merci fraternel aux soeurs du Perrier pour cette
belle journée.
Dimanche 15 séance du consistoire et
examen des catéchumènes de 4 année.
TORRE PEUICE
Sabato 14 aprile alle ore 21 nell’Aula Sinodale parlerà il Pastore E. M.
NGULA della Chiesa del Barotseland
(Rhodesia del Nord). E’ questa la prima volta che un pastore di quella
chiesa fondata allo Zambesi dalla Società delle Missioni dì Parigi, con la
collaborarione di parecchi Missionari
Valdetri, visita le nostre Valli,
Tutti sono cordialmente invitati a
venire a sentire il suo messaggio.
Alla porta saranno messi in vendita
libri sulle missioni, in francese e in
italiano, e bellissime cartoline.
talot Fanny ved. Costabel ed il Prof
Edoardo Longo personalità di rilievo nel
la nostra cittadina. Il Prof. Lougo ha in
segnalo per 50 anni nel nostro Collegio
Di lui parlerà prossiimamenle più ampia
mente il nostro giornale.
Infine ancora un lutto Che ha molto
rattristato ha colpito la famiglia Borno
Bruno dove è deceduta una bimba di 7
Domenica 8 Aprile l’-Aseemblea di Cliiesa ha rinominato il Pastore Franco Sommajii quale Pastore di Torre Pellice per
un secondo settennio.
Il periodo che intencorre fra il 17 Febbraio e il tempo di Pàsqua non ha avuto
manifestazioni particolari nella vita della
nostra Chiesa. Le attività si sono svolte
regolarmente, malgrado le molte malattie
che talvolta hanno tenuto a letto intere
famiglie.
E’ stato invece un periodo rattristato
da numerosi lutti, alcuni dei quali hanno
lasciato impressione profonda nella nostra comunità.
Nella famiglia del PaàMire Berlalot v’è
stato il grave lutto ^ un bimbo, Calvino,
di quattro anni, deceduto dopo non lunga malattia malgrado tutti i tentativi fatti
per salvarlo.
Improvvisamente è deceduto il^ Doti.
Antóndo Paltrinieri così conosciuto ed
apprezzalo a Torre Pellice. Egli lascia un
ricordo di operosità, di onestà e di profonda fraternità con coloro che per lunghi anni ha curato. La sua dipartenza è
certo una perdita notevole per Torre Pcllice.
Anche improwisameute è deceduto a
Torino Benecchio Adolfo a soli 36 anni.
Giovane buono e simx>alico amico di molli, la sua morte improvvisa ha addoloralo
molti.
In tarda età sono deceduti la Sig.ra Ber
t^ffissìone liste elettorali
Mnlna Esercenti ilomnierciali
Per il giorno 27 maggio 1962 sono stale indette le elezioni dei delegali all’Assemblea Provinciale della Ca.«sa Mutua
Esercenti Attività Commerciali.
Si comunica che, a norma dell’arl. 11
del D.P.R. 28 febbraio 1961 ii. 284. iter
la durata di dieci giorni a partire dal
giorno lO-IV-62, negli .Albi dei Comuni
ed in quelli della Cassa Mutua Provinciale di Torino (Via Sant’Anselmo 18)
saranno affisse le liste elettorali.
La mancata iscrizione nella lista elettorale impedisce l’esercizio del diritto del
volo.
Entro dieci giorni dalla data in cui è
stata effettuata l’afiBssione neH’albo comunale, l’interessalo può proporre ricorso
contro la mancata iscrizione nelle liste
elettorali al Commissario Straordinario
della Federazione Nazionale delle Casse
Mutua di Malattia per gli Ejsercenti Attività Commerciali, il quale decide, in via
definitiva, entro 20 giorni dalla data di
presentazione del ricorso stesso.
Direttore resp. : Gino Conte
Giovedì 12 Aprile alle ore 21.00 avrà
luogo nel tempio del centro un culto
di preparazione per la confermazione
dei Catecumeni del IV anno. Tutta
la Comunità è vivamente invitata ad
intervenirvi.
BOBBIO PELUCE
Sabato 7 corrente abbiamo avuto la gradila visita degli aiMori e delle attrici del
« Piccolo Teatro France,8co Lo Bue » del
Collegio di Torre Pellice, i quali hanno
interpretato con brio e vivacità la commedia di A. Debenedetli « Da giovedì a
giovedì ». Li ringraziamo anche a nome
del pubblico, accorso numeroso alla recita.
Domenica 8 corrente, nel corso del nostro culto, è stato posto il siegno del Patto
sul bimbo Dtwit Jean Claude di Franco e
Charbonnier Elena, residenti normalmente a Cliousdat (Drôme). La grazia del
Signore sia sempre col bambino e con i
suoi genitori.
Doanenica 8 corrente nel pomeriggio
abbiamo accompagnato alla sua ultima dimora terrena la spoglia mortale della nostra sorella Negrin Smanna nata Artus
deceduta al Podio inferiore a seguito di
un peggioramento delle sue già precarie
condizioni di salute, alla età di anni 71.
Al marito, ai familiari e parenti tutti ridiciamo l’espressione della nostra fraterna solidarietà e simpatia in quest’ora di
lutto, additando loro in Gesù Cristo Colui
che ha vinto la morte e ci consola in ogni
no.ilra afflizione.
Ricordiamo la riunione che avrà luogo
al centro venerdì sera 13 corrente alle
ore 20,30. Essa sarà presieduta dal mis
sionario signor Coisson e la colletta an
(Irà a favore delle missioni.
Doiineiiica 15 aprile avrà luogo nel cor
so del nostro culto la confermazione di
lo catecumeni. Pensiamo a loro con affet
lo e con speranza domandando a Dio di
ispirarli ora e sempre onde essi siano ve
raniente -per la loro Chiesa dei membri
fedeli, zelanti, gi-oiosì nel servire il Signore che ha dato se stesso per loro.
e. a.
■'iiiiiimwHMiiuiKHiniiiimixi
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
Al CORRISPONDENTI
Abbiamo ancora ricevuto diverse lettere
concernenti la questione del sesso e della
purezza; ringraziamo molto quanti hanno
voluto scriverci ed esprimerci il loro parere, soprattutto per le loro riserve; essi comprenderanno, però, che non possiamo continuare indefinitamente questo dibattito —
che forse non interessa a molti lettori —
c sebbene non pensiamo certo di aver detto
l’uliima parola, dobbiamo, almeno per ora,
chiudere questa discussione. Ancora ci permettiamo di raccomandare a tutti quelli
che ci scrivono la massima concisione, red.
RORÀ
_ Ricondiamo an-oora che il cnlte e la
riunione serale di domenica 15 aprile saranno presieduti dal Missionario Sig. Roberto CoVsson e dal pastore Ngnla.
Ci rallegriamo con Valdino Durand
che ha potuto essere dimesso daU’ospedale e col sig. Attilio Rivoira, anch’egli
raipidamente ristabilitosi dopo un piocolo
intervento chirurgico. Inviamo un pensiero aÌfetluoso a « Magna Lucilla » ancora riooverala al nostro ospedale di Torre Pellice.
P0MÄRETT0
— Recentemente abbia-mo celebrat-o il
servizio funebre di Carlo Marchetti de
('eduto dopo lunghi anni di infermità
Uno stuolo di amici e parenti ha preso
parte al servizio. Alla vedova, ai -parenl
ed in partico-lare al nostro anziano Mar
ehetti Luigi nipote dello siu-mpa-rso di
ciamo tutta la nostra simpatia.
— Ringraziamo di cuore il maestro
Franco Calvetiti per l’oMimo mijssaggio
dato all’Inverso la doanenica 8 u. s.
— Siamo grati alla filodrammatica di
Pinerolo per la bella serata offertaci la
sera deil’S aprile. A tutti gli attori un
grazie di cuore.
Il nostro Bazar ha avuto un vivo
successo grazie alla collaborazione sempre entusiasta delle mamme. A loro tutte
ed ai giovani ohe hanno collaboralo il
nostro grazie riconoscente.
— Domenica 8 aprile è stata battezzala
Massel Paola di Italo. Il Signore benedica la creatura che Egli ha donato nella
-sua grazia.
— Ricordiaiuo le prossime attività:
Domenica 15 aprile: ore 10.30 ricevimento dei catecumeni.
Lunedì 16 aprile; visita e cauto d’una
famosa corale tedesca, alle ore 20.30 nel
tempio.
Giovedì 19 aprile: alle ore 20.30 cullo
con Santa Cena.
I enerdi 20 aprile; alle ore 10 del mattino, -culto con Santa Cena all’Inverso
Clot.
Domenica di Pasqua; culto alle ore 10
con Santa Cena.
Attività dell’Istituto
Geumenico di Bossey
Diamo un breve riassunto del programma di attività dell’Istituto Ecumenico di
Bossey, Istituto che come è noto dipeode
direttamente dal Consiglio Ecumenico delle Chiese. Per ulteriori informazioni, o per
la partecipazione ai corsi indicati, rivolgerai al Pastore Carlo Gay, via Marianna
Dionigi 57, Roma
28 marzo - 4 aprile: consultazione sulla
« educazione secondaria e la sua importanza per la gioventù ».
16-29 aprile: Seminario di liturgia ortodossa.
11-14 maggio: Conferenza di industriali.
2-7 giugno: Conferenza sulla evangelizzazione.
14-29 giugno: Corso per Pastori sul tema: culto e vita quotidiana.
5-11 luglio: Conferenza sui servizi di assistenza sociale.
14-24 luglio: Corso per laici sul tema:
doni della grazia e vita quotidiana.
27 luglio - 14 agosto: Corso per studenti
in teologia sulle principali tendenze attualmente in corso nel cristianesimo.
20-25 agosto: Incontro tra la spiritualità
ortodossa e quella occidentale.
9-15 settembre: Incontro dei Pastori della Svizzera Francese.
18-22 settembre: Congresso di studi sulla
innologia.
1» ottobre 1962 - 15 febbraio 1963; undicesimo semestre del Centro universitario di
studi ecumenici, dedicalo alla questione del
Cullo e ai suoi aspetti spirituali, liturgici
e di incarnazione nella vita quotidiana.
VILLASECCÄ
— Sul finire della mattinata del 31 marzo, il Signore ha improvvisamente richiamato a Sè la nostra sorella Maddalena Barus ved. Peyronel del Trussan all’età di 93
anni. « Magno Madleno » era la decana
della nostra Comunità e ben conosciuta da
tutti per aver insegnato nelle nostre scuole oltre sessant’anni or sono e per la testimonianza della sua fede serenamente e
con perseveranza nel villaggio dove abitava, fino nei auoi ultimi giorni. L’Unione
delle Madri del Trussan la ricorda in modo particolare per le « complaintes » che
aveva l’abitudine di recitare durante le sedute e ohe creavano per un momento la
atmosfera commossa di tempi che sono
passati.
Un numeroso gruppo di fratelli e di amici ha accompagnato « Magno Madleno » alla sua ultima dimora terrena, domenica
lo aprile. Alla famiglia afflitta giunga ancora il pensiero solidale di tutti i fratelli.
— Sabato 24 marzo si sono uniti in matrimonio, nella Chiesa di Chiotti, Enrico
Peyronel del Peyroneo e Rina Peyronel
della Bourgio. Agli sposi, che si sono stabiliti nel loro quartiere, rinnoviamo ancora il nostro augurio di una vita serena
e benedetta dal Signore.
Solidarietà protestante
in terre d’olire mare
L’associazione « Amitiés Tiers-Monde »,
creata l’anno scorso da un gruppo di protesianli di lingua francese, già impegnati
profe.ssionalmente in paesi d’oltremare, ha
incaricato il suo segretario generale provvisorio, Pierre Bungener, di una missione
d’informazione che Io condurrà nel corso
di tre mesi in 13 paesi di lingua francese,
dall’Africa del Sud al Sahara. Lo scopo: informarsi sulla situazione dei protestanti viventi attualmente in questi paesi, creare
fra loro un legame che li aiuti a spezzare
l’isolamento in cui spesso si trovano, abitando in regioni in cui non c’è comunità
cristiana, e informarsi sulle possibilità di
presenza nel mondo e di testimonianza cristiana.
La famiglia Gay profondamente
commossa per le dimostrazioni di conforto e di affetto ricevute per la dipartenza della cara moglie e mamma
Jenny Gay
esprime la più sincera e affettuosa
gratitudine a tutte quelle gentili persone che con scritti o di presenza hanno profondamente lenito il loro dolore.
« U suo sole è tramontato
mentre era ancora giorno» (Geremia 15: 9)
Prarostino, 27 marzo 1962.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Michele Bouree
nell’impossibilità di farlo personalmente, ringrazia quanti presero parte al suo grande dolore, e in particolare i Pastori Luigi Marauda, Achille
Deodato, il Dott. Ross, i vicini di casa, la Direzione RIV, la Commissione
ne Interna ed i compagni di lavoro.
S. Secondo di Pinerolo, 29-3-1962.
I familiari del compianto
Stefano Gallian
ringraziano quanti hcituio preso parte al loro lutto: le Suore dell’Ospedale Valdese di Pomaretto e in particolar modo la sig.na Livia Beux e Nino Peyronel: 1 Pastori slgg. Bert e
Bouchard ed i medici sigg. Bettolino
e Peyrot.
San Germano Chisone, 2-4-1962
La famiglia del coimii>ianto
Prof. Edoardo Longo
1871-1962
Professore Elmerito
del Liceo V’aldese di Torre Pellice
spentosi serenamente il 4 aprile corrente, ringrazia sentitamente quanti
colla loro presenza o cogli scritti si
sono uniti al suo dolore.
Un ringraziamento particolare al
Moderatore e al Vice-Moderatore, al
pastori Giulio Tron, Sommani, Bertalot, Geymet, per le loro parole di
conforto, ai -pastori presentí, ai presidi, prof^sori emeriti e in servizio
ed agli studenti del Liceo.
Ringraziano ancora le Diaconesse,
Aline ed il personale tutto -della Casa
per le cure amorevoli, la Direttrice e
le Signore di Villa Elisa, il medico curante dott. De Bettini.
Torre Pellice, Casa delle Diacones,se
6 aprile 1962
La famiglia di
Giovanni Pietro Bernard
ringra.zia tutte le persone che sono
state vicine nella prova del caro scomparso soprattutto il Dr. Peyrot, l’Ospedale Valdese di Torino e Pomaretto
ed il Pastore Bouchard.
La famiglia della rimpianta
Fanny Bertalot
ved. Costabel
neH’impossibilità di farlo personalmente, sentitamente ringrazia tutte
le gentili persone ohe le sono state
vicino ed hanno manifestato il loro
affetto alla cara estinta. Un ringra
ziamen'jo particolare rivolge al Dot
lore Gardiol per le assidue prolunga
te cure, ai Pastori Franco Sommani e
Giulio Tron per le loro parole di con
forte e un grazie a tutti coloro che
hanno preso parte al suo dolore.
« Ed io do loro vita eterna,
e giammai in eterno non periranno, e niuno le rapirà di
man mia »
(Giovanni 10: 28)
Il mattino del 31 marzo, il Signore
ha richiamato a Sè, in modo inatteso
nel suo 93« anno di vita
Maria Maddalena Barus
ved. Peyronel
I familiari, profondamente commossi per le dimostrazioni di simipatia ricevute, esprimono la loro viva
riconoscenza a quanti hanno voluto
essere loro vicini in questa dolorosa
circostanza.
« Quelli che sono piantati nella
casa dell’Eterno... porteranno
ancora del frutto nella loro vecchiaia, saranno pieni di vigore
per annunziare che l’Eterno è
giusto» (Salmo 92)
E’ mancata all’affetto dei suoi cari AVVISI ECONOMICI
Pei'chè il ((Collegio viva»!
Esprimiamo la nostra viva riconoscenza
a tutti coloro che ci hanno fatto pervenire
il loro dono a favo-re dei nostri Istituti di
istruzione. Le somme che ci sono state
versate sono stale trasmesse a chi dì dovere, tempestivamente; e lo saranno anche
in avvenire quelle che gli amici del Collegio continueranno a versarci, seguendo
resempio dei primi sottoscrittori.
Ne pubblicheremo l’ammontare dei versamenti via via che ci perverranno, mettendo fra parentesi il numero degli anni
del preso impegno, i>er coloro che lo hanno fatto e ce l’hanno comunicalo.
Cominciamo con i 20 primi versamenti
ricevuti e, d’accordo con un certo numero
di sottoscrittori, i nominativi sono indicali con le sole iniziali ed il luogo di residenza.
Gruppo d’Ivrea, gen.le D. J. 15.000; dr.
G B-, Torino, SO.OOO (3 anni); cav. U.
R. P-, Torino, 200.000 (10 anni); avv. G.
C M-, Torre Pellice, 20.000; dr. E. G-,
Torre Pellice, 20.000 (5 anni); prof. G. C-,
Luserna S. Giovanni, 10.000 ( 3 anni); prof.
A, A. H., Torre P., 5.000 (3 anni); prof.
T. P-, Torre P-, 5.000 (3 anni); membri
comunità d’I-vrea, 10.000; sig.a R. B. A-,
Genova, 10.000; In memoria ing. A. Long,
Pinero-lo, 10.000; sig.a G. P. P., Bologna,
5.000; sig.a A. R., Milano, 5.000; sig. A.
R., Milano, 5.000; sig.a A. S. T., Milano,
5.000; dr. G. B-, Torino, 50.000 (2o v., 3
anni); sig.ra C. R. P., Torino, 300.000 (3
anni); prof. S. B., Milano, 10.000; cav.
U. R. P., Torino 300.000 (2® v., 10 anni).
Laura Deodato
Ne annunciano la dipartita i figli
Carlo, Erminio ed Olimpia; le nuore
Bianouocia, Federa e Rachele; i nipoti Elisa, Palmerino e Carlo; le sorelle
Angela, Rachele, Ida Odson, Giovanna, Luigi e Lecizio.
Il servizio religioso ha avuto luogo
a Genova nella cappella Evangelica
di Stagliene il 30 marzo 1962 alle ore
15,30. Per volontà dell’estinta la famiglia non prende il lutto.
S. Margherita Ligure, 29 marzo ’62.
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