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ANNO LXXVI
Torce Pellice. 115 Febbraio 1946
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Nulla sla più fom della vostra fedel
(Gi'anavello)
SETTIMANALE DELLA
ABBONAMENTO
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Italia : Annuale •
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Ogni cambiamento d’indirizzo costa Lire Cinque - La copia Lire i
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IL XVII
Le Lettere Patenti 9on le quali , il 17 febbraio 1848, Carlo Alberto ammise, i Val- '
desi a godere di tutti i diritti civili- e politici
dei suoi sudditi, .& frequentare le scuole
dentro e fuori delle Università ed a conseguire i: gradi accademici, suscitarono grande entusiasmo alle Valli dove echeggiarono
canti di gioia, si resero a Dio culti solenni,
si organizzarono matiifestazioni popolari,, inneggiando alla fratellanza e alla libertà.
Ma sé la libertà civile era stata concessa,
sia pure a denti stretti, che ne era della libertà religiosa? « Nulla è innovato, precisavafto le Lettere Patenti, quanto alTesercizio del culto dei Valdesi ed alle scuole da
essi dirette ».
Neanche lo Statuto promulgaTo i) 4„-ri&j|zo
sarà tale da rassicurare i V''aldesi. Infatti dichiarerà che (( la Rèligione Cattolica;^ Apostolica, Romana è la sola religione dello Stato. Gli altri culti ora esistenti sono tollerati
conformemente alle leggi». Dunque lo Statuto proclamava una religione di Stato, ossia il nrivilegio di uH:¿calto, e la tolleranza
dei culti acattolici esísíeíttti,-■ c'oè del Valdese e deH’Israelita. .ad esclusione degli altri
* culti acattolici il éìie implicava la negazione della libertà dei Culti, cioS'^ della libertà
religiosa.
La delusione dei Valdesi fu gran<^^^
Per loro buona fortuna, rartióolò* ’Zittivo dello Statuto ebbe applicazione progressivamente liberale ad opera specialmente del
Cavour che ir lotta contin,ua««ontre- leg's’atori, magistrati, amministratori retrogradi
riuscì ad allargare il concetto dì. tolleranza
fino ad includervi la sostanza della libertà
religiosa, che solennemente proclamò nella
formula- ((Libera Chiesa in libero Stato»;
La formula « ammessi » relativa ai culti
acattolici, nella legislazione del 1929 non
modifica sostanzialmente in-nulla la posìzione giuridica di questi di fronte allo Stato.
Ora noi affermiamo che la piena libertà
di coscienza è uno degli elementi essenziali
d’un ordine, internazionale migliore.
Affermiamo il diritto primordiale di'ogni
uòmo di adorare liberamente e di rifiutare
ogni forma di adorazione contraria alle sue
convinzioni.
Affermiamo il diritto che per il credente è
un dovere, di testimoniare pubblicamente
della propria fede, nella pienezza di una libertà riconosciuta e tutelata dalie leggi dello
Stato.
La libertà che possediamo in Cristo non
.•potrà' esserci nè data nè tolta da una auto*fita umana,, qualunque essa sia, ma quella
. stèssa libertà interiore vuole esprimersi .all’esterno ed esige per sè le condizioni che
le cortsentàno una piena manifestazione.
Se in unp Stato vi sono divèrse Chiese
di cui una raccolga la maggioranza dei cittadini e le altre soltanto una minoranza, le .minoranze devono godere delle stesse libertà
civili e religiose della Chiesa di maggioranza. Ma la prima cottdizione perchè questo
avvenga è là rinunzia dà parte dello Stato
della sua éónfessionalità. ^ Ogni culto viva
della pròpria fede, dei proprii mezzi e delle
proprie finalità, tutti ugualmente liberi, tutti
ugualmente protetti dallo Stato. E’ il principio della véra libertà religiosa, quale effettuarono gli Stati Uniti d’America, maestri di
rutti i popoli, in materia di libertà,
. E' il principio chp vagheggiarono, senza
averne peraltro potuto promtjovére la, completa applicazione, i nostri grandi liberali, dal
Cavour al Mancini, al Crispi,. allo ZanardelH, al Luzzattì, al Giolitti.
E’ il principio che desideriamo vedere attuato dalla Costituente alla quale chiediamo
di proclamare nella nuova Costituzione il diritto fondamentale alla libertà religiosa,
uguale per tutti i cittadini, e la separazione,
nel reciproco rispetto,. della Chiesa dallo
Stato. R;
Significato odierno
delia nostra festa
Dopo cinque annt,<, finalmente possiamo',)
celebrare nella; pace dei nostri focolari-ramata ricorrenza del XVII: i falò di gioia illumineranno ancora le nostre montagne e le
cerimonie tradizionali- ravviveranno nei nostri cuori i! grato avvenimento, col quale, 98
annida, ci veniva concessa da libertà reli|
giosà, Veramente la definizione comune « li *
bextà religiosa» è errata e fuori luogo; 1».
vera libertà religiosa non esistè neppure ogg’, '
ad un secolo di distanza, e se allora, in tem,*
pi di assolutismo monarchico e clericale, una
iegisiazione particolare per la minoranza va'dèse ed - israelita -poteva significare un avve nimento senza precedènti, oggi, dopo l’evoluzione immensa nel campo sociale e politicor il rileggere le patenti di Carlo Alberto
ai Valdesi ed il primo articolo dello Statuto,^
non. può,suggerirci, neppure lontanamente,ridea che quella fosse libertà religiosa. Po-.,
■teva allora sembrare (e lo fu Snche realmente) gran vittoria quella dei liberali piemontesi, quella del piccolo popolo Valdese che si
affacciava alle, porte dell’Italia e agli inizi
del Risorgimento : erano ancora i tempi in_
cui il Moderatore si recav-a -a Pinerplo a ri-,
verde Monsigtior Charyaz, -nuovo vescovo
della diocesi ; in cui una legislazione restrittiva e malvagia nei riguardi dei nostri padri
poteva da un momento aH’akro giustificare
la retressione armata,-;se.¿ tempi non fossero
stati diversi dà’’iÌkie secoli prima...
E’ vero .che, .se vogliamo essere obbie.tti\’i, J
da quel giorno la Chiesa Valdese, ed i protestanti in genere, nella penisola Italiana han-no goduto di una discreta libertà, di fatto almeno. se non di diritto; ma quante volte si
sono pure trovati alle prese con dei magistrati
retrivi ed attaccati alla lettera delle leggi.
La Conciliazione del 1929 creò una jiuova
situazione ; lé minoranze religiose furono allora considerate. « ammesse » ; il termine era
migliore del ((tollerati» del 1848, ma a ben
considerare le cose, il trattalo del governo
italiano con la Santa Sede fu un reale vantaggio per noi? Ci apportò forse qualche vantazzio. amplio la legislazione a nostro ..rig ard nessi no lo nega : ma in oontropa»'tito. quali vantaggi, non furono sanciti in
quel giorno per la Chiesa Cattolica, divenuta
P^c‘le r cónóscitìfl; 'rimessa in auge? .
Nel i943. la costituzione della famosa repubblica Sociale si occupava anche delle minoranze’religiose,- una^nuova gradazione, un
nuovo aggettivo : noi dovevamo essere « rispettati »! Tale ultima trovata, come ognuno
sa, non ebbe seguito, ed oggi, anno 1946,
noi siamo sempre ((ammessi».
•Parecchie voci si sono alzate già in Italia
a reclamare 1 istituzione dello stato laico, •
della piena libertà ed eguaglianza di fronte
alla-legge per tutti i cittadini, qualunque sia
la loro confasstone dr fede : non sappiamo
fino a quale punto queste voci incontreranno favore : -il problema religioso italiano è
sconosciuto alla ipaggipranza, e coloro che
invocano e lottano per lo stato laico, così agiscono in funznttv a principi politici, ignorandone tutti 1 presupposti religiosi.
Nel 1848 molti uomini illustri si agitarono
- per noi .e strapparono a Carlo Alberto la carta della tolleranza; oggi molti combattono
per la nostra causa, ma non ci conosoono o
ci trascurano : è questo un bene o un male?
E’ comunque necessario che ì Valdesi non
sì appoggino e non si fidino dell’azione altrui ; occorre invece che essi siano persuasi delTurgenza del'problema e che s’adoprino direttamente con ogni mezzo perchèi,la
futura Costituente affronti la situazione ed il
nuovo Statuto italiano sia consono ai tempi
che viviamo. ^ ' iti.
Per un paese democratico, il fatto che dei
cittadini non godano allo stesso modo delle
Ifiggi. non può essa-e altro che un insulto al
nome « democrazia » ed alla civiltà, e la lèg'ge non^è pife che tm privilegio dei più, se sancisce dellè diàiguaglianze. Speriamo che l’Bco
delle Valli si occupi della quistione,'i'di cui
queste righe non vogliono essere che wfia
generica premessa. Augusto HugoV.
.«botrr.
■NomiÁa '(di' PáM^fi
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nelle^anticMe' Parroccliiè Valdesi
Air,inizio,^deiranno l7og la parrocchia, yal-'
dese del -Villar era divenuta vacante. Il sito
pastore, Giacomo Leger, Faveva lasciata per
trasferirsi a Viliasecca, ovo era stato nominato a dirigere quella Chiesa,, jj^„aiuto del vecnerando suo padre Davide, il quale, maturo '
di anni,' di fatiche e di durjssiaie esperienze,
dopo aver superate con traiii|,i^ìlla bravura le
due -persecuzioni del 1655 ^ ^el 1686 e per
quattro anni l’aspra redusio^j-delj pastello
della Verrua, ormai declinava »lerso la fine.
Al Villar si aveva bisogno di ain nuovo pastore. Perciò, seguendo l’usaiua>S6colare, in
una delle prime domeniche di-'quell’anno. i
capi famiglia furono convocati lin .‘assemblea
nel Tempio, dopo il culto prjficlpaJe, sotto la
presidenza del primo anzianot e «dopo aver
proceduto all’elezione dei due dUegati per 11
prossimo Smo-io, si misero d’aciiofdo per la
designazione de! pastore’da presi^utarsi al Sin(idiO ste'so per la nomina. Fu scelto il giov.ane pastore Giacobbe • Bastia;''g^|tto recentemente fresco di studi dalla Sv"t*era, nelle
cui accademie teologiche i giovai valdesi
usavano allora prepararsi al sacro'ihiinistero.
La scelta fu soecjficata nel m^ndat^ che i de.. legati dovevano portare à? BiVtodí) Wèsso per
giustificarvi la pronria parlèctjiàziaiéV’Ìl f?inodo sÌTtetine auéiranfw kìia|^#ra“’ìl - {.(?'e
14 febbraio. Esso fra altro, ?8hfe»nò'se'm■pliocn-'i'inis.-con la nomira'regoliteli-Ir-dfiisl-'i*
gnaz’one della parrocchia. Cosi silfesprime
la sua del'bcrazione r Les ‘dépufés deifEfib'se
du Villar avani d'ertiandé aii rtym'gHse.
comn^ il conste p-ar son mandai, lè^minis- tf’re du Sienr jlacof^'"Bastie, ia Coi^agnie
Iciir a arcordP-’ieur demande et elle it'nommó le Sieur'C. Bàstie' son frère {CaSVBastia, suo fratello maggiore, pastore allV Torre) Dour le mpif'senht d‘la dite Egjiie,
représenler Vé’tendue des dei’oirs auxqtkls' sa
vocafion l'engase.
Cosi Giacobbe Bastia iniziò il suo ministero- I! quale, non doveva essere di malto
lunga durgta chè,* già il 25 marzo- 1725;%èr grave malattia.‘egli si spegneva nel prlàMterio stesso'del Villar, Perciò l’asseinijieamei *
capi famiglia, riunitasi con procetJimentd àiBlogo al precedente, nominati i dUc délejati
pel Sin'odo successivo, si accordarono {ièri &
designazione del nuovo pastore, da- prestarsi al Sino(10'’‘stesso, nella persona'di
.Appìa.‘ cTi’era fin qui pastore a Prartisèno e
gimento, che si ripetè nelle linee eâsenziaü
fino ai primi deceani-def. secolo XIX-; '3
’ Chaqué' Ministre,' 'dhùânt 'qae‘‘-d^altet au
Synode, dmt\ faite arresfê'r les'’iCnèfs'-'éëi
Pomme aprèg- le précité^ 'les' culvkñíf de" la
tonaë‘'Sw'Syftodé,"ù/ln';qu-as y ^depüiènt 'qui
bon lé&r yemMe/'èt &est le peuple qui'fait
lee-'dépui^S: Déis'îe' lettres d'envoy,' m ù
tmñdau»comme'ils Fappéllenï,"s'n^ 'se 'coûfentetlt'dè leWPasfetif {qui^ doit fairé place
et -'sonib ^dii- fentplé ■ pendant qu^^e preMiér '
Ancien ’ou' Ip Syndief^e’ dé-’la iCffmrfiunâiiiê -■
. recueille-''les‘S’uff’ràgéSPdà'^peïipHp pour''’à
qui le'regardé, ■et-ptilg te'fuppetleŸils'en âimrndent la dmfi'rmhtîm^au Synode, qui 'd’or-ir^
dinairCHa -tear ‘accordé?:. ' Dàhs 'le' maad^,
le^pPüple déclare "iônjours s'il 'tràtivé
queíhóse à'reaire’~âld'doctrine à à Yd cokversatioA (Îh‘Pu’s'fèar 'de sa famille. ' ^
qiielq[ue Eglise ne se"contente d'd son Pastear, -ëlle> dèrftande''Changement, en dbfnte
led‘ raisons, fàil Ho$nèlrè''celay qa'ellè dësiréimóir'-‘ert sé'place.' et 'le Synode en use
séîôif^^a pfnd'enre.C'dj
.'.J capi^^jamiglfà .^nque,,. rlunifî in asserpblea^, pr^&çdevano, liberamentp a designare
Jiuo^y^'ri^tore.^àceglien^ ne], ruoJo déi
lalussi ia’^designaziorie yeniva pqi
lornutùcl^ral Sínodo'ijer mezzo-'dei delega-»
coffifiticl^ral Sínodo'’per^
tî, e,. SoftOTfesfà' âTIa suaj^^óvazione per la
auiïdi}*x;fe1îÎiirivd.<’' '
Roccapiattà. Il èinOtlo''riunitosi quell’àrii^ *11
K3 novembre a Bobbio-,- ne approvò'seifr‘altro la nomina. Così è.infatti indicato ^eìl^
deliberazionò : L'Église dn Viltar ayaip.^éVi
vacante par la mòri t^e M]'r.Jdcob Bastie] ette,
a demandé par un mandat à la vénérablê’As-:
semblée’l'ç'ministère de M. Paul Appïa Cy
devant 'pasteur à Prarustin' ei à ttocheptcde. i
qui le leur a accordé. ' ' '■ . “
Abbiamo,'citato questi due esempi, presi
a caso fra I, moltissimijChe si ripeterono' di. Sinodo in .^oodq, per far risultare quali |óésero ngi gecioli X'VIl,e XVIÌI,i criteri e<} i
procedijneriti, per. la nòmina del pastore. Un
tale esame, ci pare particolarmente interessante ed utile^ in.'questo momento, in cui alcune
Chiese autónot"« , hanno provveduto,. attfaversq vàrie,avventure,.alla nomina dei rispettivi pastori^j3p$ci.tando vjvaci (liscusaòni non
ancora sopite. ' ' < .
La vacanza della parrocchia non era allora
imposta dalle dis{»sizioni d’un qualsiasi regolamento o da-, una qualsiasi autorità esterna,
Tavola.o Sinodo,- avveniva spiontaneamente,
come fatto della vita autonoiTia delia chiesa ; o
perchè il pastore si .trasferiva altrove. ,o perchè era depedatfo, o. perchè la .'parrocchia stessa intendeva congedarlo. In seguìtp a (tali circostanze, si provvedeva .senz’altro, alle necessaria sostituzione. r
I capirftfnitlìa ' si. riunivano. in.'^ assemblea
per la-designazione deGnuovo-pastore. Assemblee analoghe erano del resto regolarmente convocate prima d'ogni Sinodo. Lo storico
Léger, nella sua Histoire dei'-16169 <1, pi 207'l,
ne illustra con interessanti p«rtic<4ari lo svol
li Sinodo^ej-a .'riconosciute,;, come ' l’uniqa
autorità supcriore della Chièsa; npn la. tav(?!a,„la q.uale ailorg,.derivava da esso, ogni
sua.àmorità ed ^attività, e secondo le dispo.sizioni ricevute si limitava, a provvedere volta per volta, caso per casoe,.Quindi, il Sinodeì erg-l’unica autorità competente anche per
la. nomina dei,pastori. Quando ,una parrocchia 'particolarmente disagiata e pesante, come quella di Maniglia e Massello,, allora unite in una . sola chiesa, oppure piccola e remota, come quella di Rorà, rimaneva priva
di pastore nè fioteva. procurarselo,,'; perché
nessuno rie accettava spontaneamente la vocazione, era ,fi Sinodo che glie ne .forniva
uno. Trovo per. esemplo che, il Sinodo dei
Clos, il 4, -Ottobre 17.18^ ayant connu la né.cessité qii'U ye^avoit,' que l’Eglise'de Rnras
eut un .Afinis/rri^ elle lui a donné le Sieur
Bertin ^qui a cohsfriti de ' les servir. Ancora
un successivo Sinodo dei Ciò?,, il 23 ottobre 1736. 'a donné M- La?Seur .à VEglise-de
ManeiUe,et Macelo Ed ancora, jl Sinocjo della
Torre, jl 26.spttemhrq'.1713,„ne pouvant pas
peymeflre que VEglise -dii.^Pomaret. reste vacante,- a .ordoppé que M, Jahier .ira e-xereqr
son Ministère tjarmi eux,.ef celie "rpJèmC-ÉgUse est enjointe de Eagréer. ^
Ed era perciò il SiaOdo'fche doveva confermare anche -la designazione della parrocchia.
Osserva il Leger ; •Nülle- Eglise' quoy qtie
vacante;’'ne pent appeUer un'PasteUr si^ce
n^st par permistión du SvnOde, Osservo però
a Questo-proposito che il SinodO'. ’pttr tenendo ferma -la projiria necessaria autorità, ’ rispettava piènamente,'- anzi fàVoriv», i in via
normale, l'autonomia idelleb parròcchie,•; per
quanto' riguardava nomine -é trasferimenti dì
pastori, salvo ragioni silper-iort che si riferis«éro airordine* (generale ed alla' vita «piritnale della Chiesa. Lfopnione-'espressa dal
(teft. Giorgio Peytot nel suo interessante studio suirautonomitt.T delle comunità i valdesi,
fthe’F(( la voce’^dei rappresentanti delie comunità che portavano-in serio al Sinodo indesiderata delie Torò chièse, doveva esserci certamente determinante, inrtifateria dirdesignazione déi tnìAlstrr dì culto », è suffragata dalla costante immutabile prassi sinodale duran■4« >éHie secoli, j Come, il pastore era lasciato
lil^«fq,4!aecettBre o di rifiutare,una vocazione, Riposi alla parrocchia si riconosceva il dìrlriQ di scegliere o rifiutare liberamente il
{SAprio pastorev-, Caratteristico il caso della
pffirpechia d’Angrogpia nel 173r9,' Essa.aveva
afdue riprese designato cerne .^oprìo^ pasto
ref®ss»o .Jahìer, che dirigeva allora la, parro»elMa< di^PomàrettOi; egli-aveva persistito
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LtCO DELLE VALUÌVALDESI
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tei rifiuto, |>er qufuito si fosse ceretto di per•uaderlo.' Altri pastori proposti alU l^roe
ehit stessa dtd Sinodo erano stati rifiutati.
La deliberazione sinodale, riconóscendo cosi
■I pastore come alla parrocchia la medesimii
libertà di scelta, si chiude iilosoflcamente
éosl ! ¡1 a été \concì,a qu'Hs s'accomoderotH^
€vec qui Ü voudraient, en attendant une qa-r^
tre réspluthn jusques au prochain SynodeUna dichiarazione del Sinodo di Bobbio, del
7 ottobre 1760, dimostra poi inconfutabiimente quale fosse l’attitudme costante di ri*
^tto di tutta la Chiesa per l’autonomia delle parrocchie. U Sinodd precedente aveva
assegnato u- Maniglia e Massello il giovane
pastore Giovanni Carlo Bastia, il quale era
stato già scelto dalla parrocchia di Bobbio.
N’erano seguite delle proteste. 11 Sinodo,
prendendone atto, dichiarava: Quelques députés ayant représenté que la délibération du
dernier Synode était contraire à la possession oà les Eglises ont été de tout temps dé
se choisir, leurs Pasteurs, l'Assemblée déclare que par cette décision elle n'a entendu
porter aucune atteinte à leurs précédentes
libertés. r
E’ interessante esaminare a tale proposito
qn caso alquanto difficile, presentato al Sinodo del 1757, che dimostra quanto non sia
stato sempre agevole accordare l’interesse
della singMa parrocchia con quello generale
della Chiesa. Il Sinodo precedente, tenuto al
Ciabas il 24 settembre 1754, considerando
come la povera parrocchia di Maniglia e Massello si trovasse di nuovo senza conduttore,
v'aveva assegnato d’autorità il giovane Scipione Rosten, incoraggiandolo con un sussidio suppletivo. Ma nell'intervallo fra un Sinodo e l’altro la parrocchia di Pramollo, trovandosi sprovvista di pastoie, aveva designato per sfe lo stesso Rostan, il quale senz’altro
•’era trasforito colà, abbandonando Maniglia
e i suoi disagi. In occasione poi del nuovo
Sinodo, che si doveva tenere a S. Germano
il 15 novembre 1757, la parrocchia stessa
aveva' presentato regolarmente la propria de(Mgnazione per Ottenerne l'approvazione,^ cercando così di sanare l’irregolarità commessa. Il Sinodo, trovandosi in uria situazione
alquanto incerta ed ambigua, n'a la nècessilà da un lato d’affermare la propria autorità
e l’obbligo della disciplina e dellfordine, e
dall'altro l’esigenza dell’autonomia della parrocchia, che tutti sentivano come e^nziale,
non seppe o non potè prendere tOia decisione netta e recisa ; dopo una discussione che
possiamo immaginare complessa e vivace,
diede, come suol dirsi, un'colpo al cerchio
«d uno alla botte, con la seguente deliberazione che non è inutile riferire per intero :
Les Eglises n’ont pu voir qu’avec une peine
extrême que M. Rostan, placé dans celle de
ManeWe par lé Synode, l’ait abandonnée
sans y être autorisé, et que celle de Pramol, de la part de laquelle elles ¿attendaient
i toute autre chose, y ait doimé lieu par un
procédé aussi peu régulier que celui d’avoir
«Adressé une vocation au dit pasteur dans un
tems ou elle ne pouvait le posseder légitimement. Elles ne peuvent moins faire que de
censurer l’un et l’autre et de leur annoncer
très sérieusement que si pareille démarche de
leur part arrivait à l’avenir, elles prendront
des mesures des quelles ny l’un ny l’autre n’aUront sujet d’être sathfaits. Et à l’égard de la demande faite par la dite Eglise
pour obtenir la continuation du ministère du
Pasteur qu'elle a ainsi si illégitimement appelé, sans vouloir y prendre intérêt, elles
consentent de la laisser dans la possession
ou elle se trouve. Dopo avere così deplorato bensì l’abuso, ma riconosciuto il fatto
eompiuto dalla parrocchia autonoma, il Sinodo doveva provvedere alla derelitta parrocchia di Maniglia. Ora, trovandosi di fronte
alla richiesta dì Bobbio di avere come pastore il giovane Gian Carlo Bastia, esso, considerando la necessità che si provvedesse alle
parrocchie più disagiate che più soffrivano di
vacanze, deliberò di annullare la designazione di Bobbio e d'assegnare il Bastia a Massello. Questo attentato al diritto secolare dell’autonomia delle parrocchie diede luogo alle
proteste ed alia dichiarazione presa dal Sino’ do successivo, de! pieno riconoscimento dell’autonomia stessa, che già abbimno ricordatoQueste le situazioni e questi i fatti della/
Chiesa Valdese di due secoli fa. Ai quali/
potrebbero aggiungersi interessanti ed utiljf
considerazioni e commenti, non soltanto d/
carattere storico ma anche d’interesse àttui
le.' Li lasciamo ai nostri intelligenti lettorQuanto a iwi, ci sembra che i fatti parli^
con sufficiente eloquenza da soh
Attilio Jalla.ì
Doni TN MEMORIA DT SUOR RU<ìE7ÌA
per la Casa delle fìfnrnnesse : Coïsson Augusto e famigHn. Siima, !.. 100(V'- Maraida
Paolo e Signora, 100 - CateWna Gay qoxdiol, 100 - Lsiilhpuaer Gardlol Emma.
Tenissl Celina, 50 - Virgilio. Sommani, |
deratore, 10Ó0 - Petrai, signorine, 50 -> Paschetlo Ettore ed Èdmea, 70, - Sofia S^ettaz, 200 , Lidia'Meynler, 50 v Suor I^nla
Stallé, 50 - Tomaslni Carlo, 50 - Svi^onA
Giorgio RoTlet Artus, 50 - Suor Arcatlgela
Ferrara, 50 - Fnivio l>avit, 100. /
PASTORFDl VAL PRAfiElATO
#
L'opuscolo del XVII febbraio di quest’anno, preparato con grande amore e zelo dal
■pastore di iPomarettq, «ig. Guido Mathieu,
pone allWdine del giorno delle nostre comu-i^à la valle di Pragelato, con i^ieciale riferimento alle vicende .ftoriche, politiche e
guerresche, che, ]^èl ]FÌmo«trenteiinio del secolo XVIII, conduàsen alla completa estinzione della fede v|tRlesc in quella valle, dove
essa pure si era così - ittoriosamente affermata nei secoli preceder i, ancorché accanitamente e ripetutament combattuta dai dispotici, onnipossenti__gp/erni frandesi di quqi
secoli lontani.
Così l’smpia e belh valle alpina che avev%
in Italia accolto i prmi seguaci di Pietro Val- do. perseguitati, e tvlla quale si erano costituiti i primi nuclemaldesl cisalpini, la primogenita delle Valli Valdesi, che aveva scritto così belle paginem eroismo e di fede evangelica fu costretta/per le strane vicende politiche del tempo,/ad abbandonare la fede
avita; i suoi abitajti ad emigrare in massa, i
più in Germania/ in Svizzera in Olanda gli
altri, e le loro cée e le*1oro terre furono distribuite a genti di altra patria e di altra
fede. ■ ■ /
Ma nei secol/XVI e XVII, la Va! Pfagelato aveva avup una rigogliosa vita religiosa riformata e<vaveva dato alla Chiesa Valdese uomini rapffesentativi che non vanno da
noi dimenticai: perchè ai tempi loro essi
rappresentarojb defámente il loro pìccolo
popolo monta/aro, sia nel campo religioso,
come ministy della Parola, sia in quello civile e milita, come consoli, notari,. consiglieri della Tallé o capitani delle loro milizie.
Ed è apanto qualcilho di quegli insigni
pragelatesi /ostri correligionari che desiderarne breverffinte ricordare, esprimendo tutta
la nostra ripnoscenza a Dio per averli suscitati jn seri alle nostre chiese nei momenti
più critici/della loro dura e diuturna lotta
per r>;sistpza.
* • •
Merit^ertanto di essere ricordato il nome
di Aiichie Bourcet o Bourset (Borsetto anche), n^ivq di Usseaux. Figlio del cap. Pietro ,doi^ aver studiato all’estero, venne consacrato pastore nel 1648. Non sappiamo dove
esercito i primi anni del suo ministerio, ma
fu poi jsr alcuni anni pastore della Torre ove,
nel sefembre del 1677, egli dovette prestare
giuraipnto di fedeltà a S.A.R., a]^n|o perchè rito fuori degli stati ducali. Pochi anni
dopo.pel 1660, egli lasciò la Torre per recarsi A reggere la chiesa della natia Usseaux.
ove, n mezzo all’amore ed al rispetto dei suoi
parr^hiani, rimase fino al tragico 1685, l’anno ella Revoca deH’Editto di Nantes, che
poro la desolazione non solo in tutto il territofo francese ma ancora al di qua delle
Ala: e non nella vai Pragelato soltanto, allori sotto il dominio della Francia, ma. dì
rii*alzo, in tutte le chiese delle Valli.
L’anno seguente egli è esiliato con tutta
la^ua famiglia. Cinque anni dopo, lo troviaancora in Svizzera, vecchio e cieco, assisto da Berna e da Ginevra, mentre nel 1700
jii era già morto e la moglie, con tre figli
una nuora, si trovava a Berlino.
La sua capacità, la sua rettitudine e la sua
itorità lo fecero scegliere nel 1660 dal Sido regionale di Die, con un altro pragelaj/ese, il notaio Balcet, ed il pastore Granon,
quale membro e presidente della Commissjofne che doveva verificare ! conti dei sussidi
/stranieri destinati alle Valli dopo le tragiche
[vicende del 1655, e l’anno successivo egli
lesse il suo rapporto al sinodo di Veines (20V-166I), che fu piènamente favorevole all’operato di chi aveva dovuto occuparsi della
distribuzione dei sussidi, in particolar modo
del pastore Giovanni Léger, al quale faceva
pervenire, in data 15 agosto 1662, una dichiarazione, firmata da altri due pastori e da
undici anziani o consiglieri di Val Pragelato,
per attestargli la riconoscenza della Chiesa
per avere egli esercitato fedelmente il suo ministerio nélle Valli, (¡et aree un zète, coltra*
ge, constance et persévérance qu’aucune menace ou promesse n’a pa rompre ».
* • * '
Un al(ro pastore dì vai Pragelato del XVII
secolo degno di essere ricordato, fu Davide
ClémerU. originario di'Villaretto. ove nacque
nel 1645. A 18 arali era'già studente a Ginevra ove. nel 1676, al termine dei suoi studi teologici , venne eletto « Rettore dell’Oratorio teologico » di Ginevra, al posto di Giacomo Papon, il giovane che lo era stato l’anno precedente, pur esso di Pragelato.
Probabilmente fin dall’anno seguente egli
viene inviato pastore alla «ua valle natia, ove
lo troviamo nel 1685 ministro della Chiesa
del Villarettd'. Ma dopo l’anno fatale dovei- ^
te anch’egli emigrare in Svizzera nrima. in
Germania poi. ove nel 1687 fonda la colonia
valSese di Hof-Geismer, presso Cassel. nelrAssia, là servizio della quale egli rimane
fino alla fine dei suoi gionii, ed ove muore il
19 gennaio 1725.
Fu zelante e studioso ; in Germania pubblicò "un volume di a Sermonen ed egli trasmise questo suo amore allo studio ad uno dei
suoi figli, come lui chiamato Davide, che divenne un noto e colto bibliografo, e diede
alle stampe un’opera pregevole in 9 volumi,
dal titolo seguente : « Bibliothèque curieuse
historique et critique ou Catalogue raisoimé
des Uvres difficiles à trouvem, 1750-60.
• • • ■ Altro figlio illustre del Villaretto, ove. aveva avuto i natali nel 1638 probabilmente dal
pastore Giacomo, fu Tommaso Gaut(h)ier.
Nel Í668 egli era studente a Ginevra e fu
consacrato l’anno successivo dal sinodo dì Embrun. Fu quindi inviato pastore a Fenestrelle
ove diresse, per più dì quindici anni, quella
chiesa valdese, passando poi altri sedici anni
a,'Die, nel Dclfinato, a dirigervi la chiesa locale e dove diventò professore in quelli Accademia teologica.
Dopo la Revoca dell’Editto di Nantes, egli
riparò in Germania, ove continuò a mantenere abbinate le funzioni di pastore e di professore di teologia, nella città di Amburgo,
fino., all’anno della sua morte, avvenuta nel
4709.
Fra le diverse e dotte opere che scrisse, in
francese ed in latino, ricordiamo le due che
vennero composte durante il suo ministerio
alle Valli : pubblicata 1 a* prima « Tractatus
contra Faverotumn. verso il 1673. la seconda uscita anonima a Ginevra nel 1679.
dal titolo : a Réponse poar^les vdllées à Illumirk Faverot n : entrambe in risposta agli
attacchi mossi da questo gesuita che aveva
pubblicato conjtro i Valdesi due operé in firancese : « Le réveille motín n. nel 1670, e «La
colombe de Noén. nel le'ÌS.
•••
Personaggio cospicuo di vai Pragelato e
che ebbe una vita molto avventurosa fu Davide Jordan o Jourdan, nato a Fenestrelle dal
cap. Giovanni. Dopo aver compiuto gli stu
di teologici ai Ginevra, fu inviato pastore a
Casteldelfino, in vai Varaita, donde per la forzata chiusura della sua chiesa, si trasferisce a
.quella del Ronse. Ma dopo pochi mesi di servizio nella sua valle natia, la Revoca dell’Editto di Nantes lo sbalestrò, come tutti i suoi
colleghi in esilio. Si recò attraverso la Svtera, la Germania e l’Olanda, in Inghilterra
donde, nel 1687 cercò di raggiungere nuovamente l’Olanda: ma sul mare la sua nave
fu assalita da pirati algerini che se ne impadronirono, dirigendola, con tutti i passeggeri, ad Algeri. Quivi egli rimase loro prigioniero per quasi due anni e gli toccò una
serie di avventure per cui sfuggì, per un
vero miracolo, alla morte. Ma al principio del
1689 egli potè essere liberato da una nave
ing^lese che Io sbarcò a Livorno, donde poco
dopo potè proseguire, attraverso l’Etruria,
per Venezia e quindi, attraverso il Tirolo e
la Baviera, in Germania, ove vi incontrò il
Papon che aveva fondalo ad Eriangen un"
colonia di valdesi suoi compatrioti. Di lì egli
proseguì per TOlanda, giungendo ad Amsterdam il 4 giugno 168^ Non vi si trattenne a
lungo però e dalle coste olandesi si spinse
una seconda volta sino in Inghilterra da dove,
senza indugio, ritorna in Svizzera, verosimilmente per prendere parte alla ^»dizione di
Enrico Arnaud che, |q>proflttaiKio delle favorevoli circostanze politiche del momento, !>ra• mava rioccupare le sue Vali!.
Quando però giunse in Svizzera i Mille
di Arnàud erano già partiti ed egli partecipò
quindi a quella succe^va del Bourgeois, che
ebbe il doloroso esito che tutti sanno.
Ma aopena occupate le Valli e ricostituite le diiese dopo la dispersione degli anni
precedenti, Davide Jordan ritorna suna breccia e gli viene assegnata la Chieèa del Villar,
che egli serve con gelo giovanile did 1692
al 1698, anno In cui egli dovette, eon Arnaud ed altri cinque pastori nati fn térritorio allora sotto la Francia, riprendere la via
deU’esilto.
Si recò allora, coi suoi colleghi, in Germania. ove fu pastore di quelle colonie vaidesi dal 1699 al 1725. anno della sua emeritazione e della sua morte.
Con generosità che testimonia del suo vivo
amore per le Valli, morendo, egli legò 100,
scudi di Allemagna alla chiesa dei religionari
del Villar, l’ultima al di qua delle Alpi, in
cui egli aveva eseroitato il suo ministerio
pastorale.
Nel maggio del 1693 (8-18), egli aveva
sposato a Castasegna. nel Cantón dei Grigioni. dove forse i’aveva conosciuta tre anni
prima, durante il suo avventuroso viaggio di
ritorno dalla prigionia di Algeri. Anna Vulson de la Colombière, figlia del fu atv. Stefano. pastore della chiesa di St-Jean d’F.vanf'.
nel Delfinato. - x
Nessun pastore di Val Pragelato più di lui
ebbe una vita cosi movimentata, cosi pieña
di vicende, così ricca di bruschi spostamenti
da paese « paw, da stato a stato. Nessuno
meglio dì lui rispecchia con tanta evidenza I
tempi movimentati in cui-si svolse la sua
attività pastorale., durante il. triste periodò
che precede e segue immediatammite la Revoca dell Editto di Nantes, che óòstituisco/
forse la pagina più nera ed ingiusta della •
politica francese nei secoli passati.
(continua) t. G. Pons.
WingnEiiK de píeiie iuu
H lE III iiiK«ii
DUAU HUE DE IIDI
Quelles traces Pierre Valdo et ses disciples laissèrent-ils à Ly<m, après, l’expulsioa
du fondateur des « pauvres lyonnais » où
Vaudois?
Quoique le souvenir de Valdo ait dû être
long a s effacer complètement dans sa ville
natale où il avait eu des’ adeptes et des sympathies même parmi le clergé, la répression
avait été si prompte et si rigoureuse, et lé
surveillance était si sévère, qu’on ne peué
s attendre à en trouver de nombreuses traces,
Nous savons cependant, que les deux prétres qui avaient été les collaborateurs d«
Pierre Valdo dans la traduction des Saintes
Ecritures survécurent assçz longtemps à Valdo lui-même, sans être vexés par l’autorité
ecclésiastique • probablement parce qu’ilé
avaient, pour profiter longtemps des richesses qu’ils devaient à la générosité de Pferra
Valdo, _pour leur teavail, préféré abandonner, si jamais ils les avaient suivies, lès dootrines du novateur et suivre, tout en se lais*
sant vivre, celles de l’Eglise. Un immeuble même qui avait appartenu à Valdo et ensuite à Etienne d’Anse, un des deux collaborateurs directs de Pierre V?Ido et le traducteur en langue yulgaire de la Bible —
des Evangiles d’abord et ensuite d’autres livres devint depuis 1187. environ cinq
ans après l’expulsion de Valdo et de ses disciples du Lyonnais, propriété du Chapitré
de la Cathédrale de la ville; qui le oonser- “
va longtemps, au moins jusqu’en 1340; c’était,=. an four, situé près de la porte d’entrée
du" cloître du Chapitre.
L’autre « jeune prêtre » qui eut une pari
active à la traduction ou du moins à la transcription, en langue vulgaire de la Bible où
de certains livres de la Bible s’appelait Bernard Ydros. If'véctít ensuite drasla ville de '’
Lyon en grande réputation et dans un étal
riche et honorable. I! était, nous dit Etienne de Bourbon, ami des frères prédicateurs,
et fit avec son collègue, Etienne d’Anse, le
travail que Pierre Valdo lui avait demandé
de faire pour une somme d’argent qu’ils se
divisèrent entre eux, en récompense de leur
travail : de traduction, pour Etienne, d’écrivain ou de scribe, pour Bernard,
C’est ainsi que forent traduits non seulement les Evangiles, mais d’autres livres de le
Bible 8t des" passages choisis des ouvrages
des Pères de l’Eglise, ordonnés par titres
qu’on appelait sentences. Le traducteur eu!
plus tard un bénéfice de la part de l’Eglise
principale de Lyon et mourut de mort subite
en tombant du toit d’une maison qu’il se
faisait construire.
Un autre souvenir de Valdo qui fut gardé pendant quelques siècles dans sa ville
natale fut le surnom que reçut la rue qui
aurait été habitée par le riche marchand : le
surnom de « Rue Maudite » (ensuite Rue
Vendrant) qui nous permèt de mesurer le
terreur que les sévérités de l’Iiiquisition
avaient réussi à produire parmi la population lyonnaise au sujet de Valdo. Terreur
qu’on avait soin d’alimenter chaque année,
puisque vers la moitié du XV. me siècle
(1435) se conservait encore l’étrange habitude a la malédiction qui se donnait tous
les jeudi ou vendredi saints contre les pauperes de Lugâuno », les pauvres de Lyon.
Cérémonie qui cherchtif évidemment. I
maintenir et à renouveler chez les pieuses
gens de la ville une sainte horreur de la secte qui avait été si sévèrement condamnée par
l’Eglise de Rome.
Vers la fin du même siècle, on signale en- '
core le passage à Lyon de plusieurs « barbes
vaudois n venant y visiter, comme il faisaient
partout où ils avafent leurs groupes de fidèles,
leurs coreligionnaires, pour leur apporter des
encouragements, les raffermir dans la fol et
les instruire dans les vérités de leur doctrine.
Leur, rendez-vous avait Heu, paraît-ü. dans
le même quartier de la viHe où se trouvait
la «Rue Maudite», derrière l’Eglise de SfNîzier. dans le plus grand secret pour éviter les dangers de toute sorte auxquels ils’
s’exposaient, eux et leurs fidèles, si leur présence dans la ville de Valdo avait été connue
par les autorités religieuses.
Ensuite c’est le silence à peu près absolu
.sur le mouvement „vapdois qui avait eu son
origine dans fa ville trois cents ans auparavant et oui en avait été impîtoyablemem
chassé. Et les orem-'ers historiens de Lyon,
dès le XVl.m» siècle, ne consacrent aue qu**loues nages de leurs ouvrages aux évén»»ments se rapportant S Valdo. et leurs Infor-
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'^^ons $ont toujours peu sûres et de seconÏ"W tnain, sans aucun détail que l’intérêt loaurait pu Justifier. Etant du reste bons
ifijoliques, Jls s’accordent tous (se copiant
I uns les autres) à détester les Vaùdois
i^ls considèrent les précurseurs des Réfordu XVI.me siècle, et par lé même conlables, sans autre forme de procès.
liC’est ce que ne savent même plus faire
historiens du siècle suivant qui, partisans
la méthode de l’autruche, pensent qu’il
It de fermer les yeux pour éloigner le
iger et d’ignorer un fait pour le rendre
aistant : aussi ne font-ils plus même alluau marchand lyonnais fondateur de l’u[ique septe antérieure à la Réforme qui ait
;u à la guerre sans merci et toujours
uveléte qui lui fut faite par l’Eglise pour
rminer de la face de la terre,
n’est que dans ce dernier qùart de siè
cle que ies Autorités municipales de Lyon
ont voulu réparer à un injuste oubli et rappeler le souvenir de leur grand concitoyen
du Xll.rhe siècle, en donnanfle nom de «Rue
Valdo n à une rue de la ville qui l’avait vu
naître il y a à peu près huit cents ans et combattre sa grande bataille pour la régénéra^tion de ses concitoyens, d’abord, de ses semblables ensuite, .en leur indiquant l’Evangile
comme la seule autorité pour les guider yers
la perfection chrétienne et au salut annoncé
par le Christ. '
Puisse son nom rester longtemps gravé
dans la mémoire de nous tous et .'puissent
ses enseignements fondés sur les Saintes
Ecritures, Sur la Parole de Dieu, pénétrer
toujours plus dans nos coeurs, plus que jamais assoiffés de justice et de sainteté.
T. J. P.
L’EGLISE EN HONGRIE
'MU
profes^ur Laszlo Pap, secrétaire gé^ du Conseil national *des Eglises de
ie, de passage en Suisse,« a bien
donner un rtq>port sur k situation
lie des Eglises en Hongrie dont nous
18 les informations suivantes.
'Jia vie spirituelle des Eglises protestan— La mentalité et l’esprit n’ont pas
gé. Les paroisses sont plus nombreuqu’avant la guerre; elles font grande
iance à l’Eglise, dont elles attendent un
ouveau spirituel. Dans toutes ses décks officielles, l’Eglise a exprimé son reptir et souligné à maintes reprises la nélité d’une véritable pénitence.. Mais la
n n’a pas entendu la Parole de Dieu,
calamités qui se sont abattues sur elle
l’ont pas amenée à se convertir. Les miÎHtes de toutes sortes qui ^nt le sort de
jifeacun ont provoqué une sorte de léthark, qui affecte pasteurs et fidèles. CepenIdant, là où la Parole de Dieu est prêchée
¡^-tvec fermeté, un réveil se manifeste. Ce ne
I 'tj^ra pourtant que par une vaste campagne
• ;|^angélisation que ce réveil pénétrera l’Eentière.
iten qu’il soit difficile d’obtenir des rapdétaillés des différentes parties du
il faut constater que de nombreuses
'f^msses n’ont plus de pasteur; 30% d’eneux ont quitté leurs postes; dans ceri^s cas ils ont emmené avec eux toute k
isse. ailleurs ils sont partis seuls, ce
n’a pas manqué de porter un préjudice
,,, ». au prestige du clergé aux yeux de la
'fl^ktion.
^./Mission intérieure. — Les difficultés flaaitoières, l’absence de moyens de transes ÏWrt',. l’insécurité des voyages, ont beaii
i,‘ foup entravé le travail de k mission inté
Tieure. Ceux qui ont entrepris des tournées
' ’¿’évangélisation savent à quels périls , ils
J. ont échappé, grAce à k divine protection.
Maisons des diaconesses subsistent,
que la Maison des Diaconesses à Dejl^lÉfcen ait été totalement pillée. La plus
%T|ndc œuvre protestante de bienfaisance
Hongrie, qui compte 22 établissements
j/^j^pitaliers avec 678 lits, a également subi
pertes considérables à k suite de pilla
Si elle n’obtient pas une aide immé' ite, elle sera obligée de fermeiiises portes.
'Activités,de jeunesse. - - Il est, impossid’organjser de grandes réunions à caujSe de manque de moyens de transport, d’arliât, de vivres. Pourtant quelques réunions
fejte petits groupes ont donné d’heureux ré.'4^tats, L’activité parmi les collégiens et les
¿Indiants se ralentit. Outre l’aide matérieltjè qui lui est nécessaire, le pays aurait bede l’appui spirituel de chrétiens étran.|»f8 qui pourraient venir relever pendant
piques semaines les dirigeants surmenés
' mouvements « Solí Deo Gloria » et «Pro
isto )V.
En ce qui concerne h préparathn d^s fupasteurs la situation est très découra¿flante. Les traitements des professeurs de
ologie sont si bas qu’il faudrait une hausconsidérable pour obtenir le personnel
Soaliflé nécessaire. En outre, les étudiants
fn théologie sont si pauvres que k question
leurs études est subordonnée à celle, plus
■j^essante, de leur pain quotidien.
Rien de nouveau dans le système des
confessionnelles. Mais l’Eglise, ayant
ferdu tous ses biens, ne peut plus rien fai
pour ses écoles. Le gouvernement s’esr
iV^Chargé de leur entretien, sans pour cela altérer en rien le caractère religieux de ces
Institutions. ! Une tentative d'ingérence de
•l’Etat dans les affaires de l’Eglise a été imJaédiatement refioussée, La situation n’est
pourtant pas satisfaisante, car l’Etat peut à
jbüt moment retirer sa subvention.
La situation financière. — La situation
ncière de toutes les Eglises protestans de Hongrie est catastrophique. Non seu
lement leur capital a disparu dm fait de
l’inflation, mais il n’est même plus possible de payer un impôt ou d’établir un budget- L’Etat lui-même est obligé d’élever
chaque semaine le traitement des fonctibnnaires — ces salaires ne dépassent pourtant pas 4 ou 5 francs suisses par mois.
Les Eglises ne peuvent naturellement pas
en faire autant. La propriété foncière formait une part importante des revenus des
Eglises avant la guerre, mais une grande
partie des terres n’a pas pu être cultivée
l'année dernière et lesi Eglises n’ont pas
été indemnisées pour les milHons d’hectares que leur enlève k réforme agraire. Les
membres des Eglises donnent généreusement, mais l’inflation 6te"*presque toute leur
valeur à ces dons. Le gouvernement est
prêt à secourir les Eglises dans leur situation si précaire, mais ces dernières sont anxieuses d’éviter toute dépendances l’égard
de l’Etat. La seule solution serait une aide
fraternelle des Eglises étrangères, au moins
pendant les années 1946 et 1947.'•
L'Eglise et l'Etat. Les relations entre
le: gouvernement et les Eglises sont irréprochables: il n’y a non plus aucune raison de
se plaindre des partis politiques. Mais.cela ne
j doit pas dégager l’Eglise de son devoir d’élever la voix lorsque la situation l’exige.
Réformes. Dans toutes les Eglises on
désire certaines réformes. Des articles paraissant dans la presse, qui. demandent une
organisation démocratique de l’Eglise. Une
déclaration en ce sens, élaborée par un nombreux groupe de fidèles, a été envoyée aux
facultés de théologie et aux autorités ecclésiastiques supérieures. A Budapest un groupe de fervents ieunes pasteurs travaille dans
•le même sens. La préparation des laïques à
l’œuvre d’évangélisation s’organise.
Autres problèmes, Un grave problème
est celui des réfugiés et des prisonniers hongrois. 100 à 150.000 prisonniers hongrois
protestants se trouvent en Russie et il n’y a
aucun moyen d’entrer en contact avec eux.
Un autre problème est celui des paroisses
hongroises de Slovaquie, privées de leurs
bergers à k suite de l’expulsion des pasteurs
hongrois de Slovaquie.
(S.Œ.P.I.).
vitavdellâ
r
> -Sr
péwono trasferire i Pastori I
in questi ultimi tempi nelle parrocchie si
è molto discusso dèi nostri regolamenti, che
fanno 'obbligo a un Pastore di lasciare la sha
Chiesa dopo 14 anni ,a meno che le parroc. chic non lo trattengano mediante una proce' dura speciale.
Questa disposizione è relativamente recente, perchè risale a non oltre il Sinodo
dell’anno 1903. Fino a quell’epoca: un Pastore era nominato a data indeterminata, e infatfi abbiamo aviT'o in certe parrocchie dei ministeri lunghissimi, come quello del Pastore
Bartolomeo Gardibl a Bobbio, durato 42 anni, o di Alessandro Rostaing a Vilksecca
per 58 anni.
Ma nei 1903 la Commissione per la revisione dei Regolamenti, presieduta dal Pastore
Enrico Tron, allora Pastore al Villar,- introduceva un nuovo principio: dopo 14 anni
consecutivi di ministero in una Chiesa, un
Pastore deve sottostare a un trasferitnento.
Questa disposizione era però troppo radicale per non esigere qualche temperamento,
e difatti la-stessa commissione proponeva uh
articolo per cui,/se un Pastore, compiuti 14
anni di ministero, fosse desiderato dai due
terzi dei votanti e dalla maggioranza degli elettori„ avrebbe potuto continuare il suo ministero per altri 7 anni, e così di seguito di
7 in 7 anni per tutta la vita.
Quésta proposta non incontrò forte opposizione. Véro è ohe il Pastore Giacomo Weit, zecker rilevò che si veniva cosi -a trasferire
uii Pastore nel momento in cui meglio veniva
a conoscere k suà parrocchia, e il Pastore
Teofilo Gay si dolse dell’innovazione che
chiamò anti liberale. La proposta tuttavia veniva accettata, e con una aggravante rispetto
a quella della Commissione. Infatti il Sinodo stabilì che per rimanere nella sua parrocchia oltre i 14 anni, un Pastore avrebbe dovuto essere rieletto non dai due terzi, ma
dai quattro quinti dei votanti.
Oggh dopo le limitazioni, imposte dalle
contingenze di guerra, alle elezioni pastorali, le due tesi prò e contro il cambiamento
periodico dei Pastori si sono fatte più vivacemente sentire. L’inconveniente maggiore rilevato nell’attuale regolamento è che quando
là maggioranza di hna comunità non giunge a
raccogliere i quattro quinti dei voti a favore
del Pastore, essa deve sottostare alla designazione di una minoranza.
Esaminiamo quindi gli argoménti avanzati dall’una e dall’altra parte .
Si osserva anzitutto che più a lungo un
Pastore rimane in una parròcchia, più efficace diventa il suo ministero. Quale autorità viene ad acquistare presso una famiglia un Pastore che ha preso parte a tutti
i suol dolori e alle sue gioie ! Egli ha battezzato i bimbi, li ha isiruit! li ha ammessi
pe''a Chiesa !i ha spesati. Egle conosce tutti
ad uno ad uno ; è familiare con le particolari
difficoltà deH’ambiente, sa come innovare,,
ma con prudenza, senza offendere le tradizioni. Ma jsome pretendere ohe questo elemento, così essenziale nel ministero di un
Pastore, la fiducia, si rinnovi ogni pochi anni verso il nuovo venuto, ohe, già lo sap
1 lettori scrivono
Egr. Sig. Direttore,
approfitto nuovamente della sua ospitalità,
ed anzitutto debbo dichiarare che la mia at•tenzione si sofferma soltanto sul famoso « tutti dovrebbero» essere membri elettori, perchè ritengo questo un pio desiderio sul tipo
di « tutti dovrebbero essere cristiani », « tutti dovrebbero. contribuire secondo il valore
attuale della moneta» ecc. mentre invece lamia
attenzione si ferma su quella che è la realtà :
una minoranza soltanto si interessa all’andamento ed al governo della Chiesa. Perciò
ritengo che quello che dobbiamo fare è di
cercar di educare questa minoranza, cercar
di renderla maggioranza ma non farsi illusioni ohe possa diventare la totalità.
Il membtx) di Chiesa deve arrivare a capire che essere membro elettore è un dovere
prima ancora di essere un diritto, dovere che
porta con sè dei privilegi ma anche degli o^ ..neri,^ Il membro elettore deve senttré che egli partecipa direttamente ed effettivamente
al governo della sua Chiesa e che questa responsabilità richiede da parte sua un piccolo
sforzo ; per esempio il piccolo sforzo di fare
una firma in calce ad una domanda e di partecipare almeno una volta all’anno all’Assemblea; il sentire questo dovere soltanto
una volta ogni 14 anni quando c’è da eleggere
il Pastore è un assurdo che deve cessare.
Èra l’altro è cosa ingiusta che chi si ihteressa anné dopo anno alla sua Chiesa, che .si
interessa di eleggere i delegati, di esaminare
e discùtere l’opera del Concistoro, si ritrovi
alla pari con chi non ha m'ai mes.so piede in
una Assemblea e che spesso non è neppure
in grado per scarsa conoscenza delfa situazione, di emettere un giudizio che non sia avventato 0 frutto di solo partito preso.
E’ chiaro che per esercitare questo diritto
bisogna anche un pochino meritarselo?
In quanto a volere per forza che tutti siano membri elettori è per io meno una cosa
molto discutibile e per molte ragioni; il solo
risultato che si è ottenuto con quel sistema
è di avere delle lunghe liste di gente che
non si fa mai vedere salvo occasioni specialissime. Capisco gli inconvenienti verificatisi a San Giovanni e non salo 11 purtroppo,
ma anche apertamente li deploro ; e non mii
commuovono le recriminazioni nè mi impietosisce chi aU’ultimo momento si accorge
di non essere in regola e vanta un diritto che
non è stato capace di acquistarsi p di mantenersi facendo una domanda e sacrificando ben
due ore all’anno per andare all’Assemblea dì
Chiesa. Se un» non vuol essere un membro
elettore nessuno lo obbliga, nessuno pensa,
e questo sia ben chiaro, che egli sia per que- sto meno cristiano, ma sappia che non ha alcun diritto nel governo della sua Chiesa e
neppure nella scelta del Pastore che di tal
governo è solo un aspetto.
Sc^i non sia possibile giungere ad avere
Assemblee che interessino tutti e che siano
ben frequentate è un altro problema su cui ci
sarebbe forse anche qualcosa da dire.
Grazie deH’ospitalìtà accordata a questa seconda puntata. Cart.'o 'Pons.
Con la quale seconda puntata dichiariamo
chiuso il dibattito ormai lume^ìato nei suoi
vari aspetti. La qulstione potrà essere ripresa
■ in altrn sede. Red.
piamo, preste se ne andrà, per far posto a
una faccia nuvva. e un'nuovo Pastore, con
nuovi metodi a nuave vedute?
’ Bppoi, aggìqngono i fautori del non-cambiamento, considerate 51 lato economico dì
questi frequenti, cambiamenti : la Chiesa lamenta la mancanza di mezzi. Come giustificare allora le ingenti spese che impone it
trasferjn^ento di una intera famiglia da un
capo all’altro dell’Italia? Dimostriamo di fa^'
re delle economie nei traslochi, e la gente ri-.
spenderà con maggiore prontezza agli appelli della Chiesa. '
Come vedete, ci troviamo davanti a delle
ber ponderate considerazioni. Ma... ogni medaglia ha il suo rovescio ed ecco come rispondono i fautori dell’altra tesi.
Il ministero pastorale comprende una
gamma molto ampia di attività : predicazione, visite, ammioistrazione, organizzazione,
cura pastorale, scuole domenicali, unioni
giovanili. Un pastore non può certamente
tenere dietro, in modo adeguato a tutti questi aspetti del suo ministero. La sua indole,
le sue attitudini, lo porteranno a coltivare
specialmente qualcuno di essi, e a sorvolare
sugli altri. E’ quindi necessario che il ministero pastorale abbia una certa quale rotazione. in modo che le lacune di un Pa
store stono rimediate da altre partiçolarl
attituJini del suo successore.
Aggiungete che se è vero che il iPastore
esercita il suo ministero indistintam^te ver
so tutti, è Umano che intornb a lui si stringa
più vicina k parte* che, osiamo dire k parola, gli è più Simpatica. Molti altri, per uni
ragione o per l’altra, rimangono alla periferia. Anche questo inconveniente consiglierebbe un cambiamento non troppo dilazionato nel ministero pastorale.
Inoltre vi è da considerare la predicazione, questa parte essenziale del ministero évangelico Un Pastore riflette necessariamente nella sua predicazione la propria esperienza spirituale, le proprie tendenze teologiche, e, oon l’andar del tempo, perfino
lo stato intellettuale e spirituale della sua
comunità. Così la predicazione viene ad essere alquanto limitata, ed è necessario, per
redificazione della comunità, ohe la predicazione rispecchi, nel corso di una generazione, delle esperienze pastorali diverse.
Aggiungete ancora che 11 cambiamento
periodico è indispensabile anche per lo stesso Pastore. Il suo ministero diventa più ricco nel contatto con ambienti e mentalità diverse; il suo orizzonte si fa più largo e k
sua comprensione déiranima più profonda.
L’arricchimento dell’esperienza pastorale si
ripercuote poi in modo ' benefico nella vita
della chiesa.
I sostenitori di questa tesi non si preoccupano molto dell’obiezione che riguarda le
spese. Se i trasferimenti risultano per il bene della chiesa, essi dicono, le spese sono
giustificate, ed è dovere della Chiesa dì affrontarle anche con sacrifizio.
Infine vi è chi sostiene che non solo i
regolamenti devono prevedere l’avvicendamento pastorale, ma che non dovrebbe essere in nessun modo ammesso a un
pastore* di rimanere nella stessa parrocchia
oltre il 14.0 anno. Delicate ragioni psicologiche lo consiglierebbero. Infatti può accadere che una comunità, pur apprezatando il ministero del proprio pastore, ritenga che sia
utile un cambiamento. Ma in che imbarazzante dilemma essa ài troverà, se un gruppo di membri di- Chiesa o~il pastore medesimo, desiderano valersi della facoltà eccezionale accordata dai. regolamenti! Un rifiuto suonerebbe come un’offesa verso quei pastore che per tanti anni ha speso le sue migliori energie, e dimostra ora tanto attaccamento al suo gregge da non volersene più
separare! Ben venga dunque una disposizione categorica, per cui il termine massimo
non possa essere in nessun modo oltrepassato 1
Al lettore lasciamo la conclusione del dibattuto problema, paghi se lo avremo esattamente prospettato e se qualche lettore si
sentirà spinto a presentarg il proprio punto
di Vista. R, NtSBET
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^ Hon è imi «i luogo, di tsti^Éi^hj’tesJnpo,
di dare, a chi conosce il Hostfe“ Istituto e a
chi'non lo conosce, un breve cenno storico.
Nella Relazione defl’Orfaiiotrofio del 1933
ieggiamo queste «rote : «Nel 1871, subito
dopo la presa df'Roma Ì20 settembre 1870),
il^niiovo Governo lanciava un, appello a tutti i
volenterósi tendenti nella Capitale, per coo^pérare a favóre dell’infanzia bisognosa. Fra i
Ì' ifimO con prontezza ed amore, risposero al’ajìpello Mrs. Emily Bliss Gould e il dott.-nj^
. James Gould'aprendo un Asilo-Scuolg. Pu la
lenticella dalla quale doveva svilupparsi I’I-ì'.,
‘ stitutp Oould >>. « ,
Dopo oltre .cinquant’anni di vita romana,
nel 1922 la Tavola Valdese trasferì 1 Istituto
a Firenze, adibendo ad esso "gli ampi locali
deH’antico Palazzo Salviati, e qui esso,ha già,
vissuto fra alterne vicende ora prospere ed ora diffìcili altri ’ ventitré anni, continuando ad
accogliere ragazzi di'tutte le regioni d’Italia.
In questo momento abbiartio 28 ragazzi dai
5 ai ffì anni, che frequentano tutti le seno-le pubbliche. Altri due ragazzi attendiamo
nel corso di questo mese. .
.■'’«li Negli anni cruciali della guerra la vita dell’Istituto non fu certo facile: non pertanto,
sotto Ja direzione .del Pastore Corsani ,rae' diante l’aiuto,del Signore e l’interessamentodei buoni, esso riusef a superare la crisi. Nel
periodo di emergenza i nostri ragazzi furono
condótti a Gavinana. Non fu allora facile trovare quanto occorreva acquei ragazzi, tutti
nel , pieno sviluppo, della .loro fanciullezza e
della loro adolescenza. Gli sfòrzi compiuti
dai sigg. Fani e dalla signorina Gamporesi
sono stati riconosciuti non soltanto ^alla Tavola Valdese, ma anche.da altri;, ad essi è
-stato assegnato il premio « Bqntà » nella notte
di Natale.
Come vive il nostro Istituto?
r tempi in cui viviamo sono oìtremodo diffieffì ; prowédere à trenta ragazzi e , al
personale — non il suoerfluo ■—
è cosa ardua. Mg come i servi di Dio nel passato, in altr» momenti.diffìcili, non si sono
perduti d’animo,^ così ■ non si perde d’animo
l’attua'e Direttore, FgH sa che Tamore di Dio
non viene mài meno e quell’amore susciterà nel cuore dei « buòni ». amore e interessamento al nostro Istituto. Dice bene una frase
contenuta in una delle tante relazioni ; « L’Isf'tuto^ Gould non manda schede dj sottoscrizione, ma vive di oblazioni, spontanee che
riceve con gratitudine da quanti desiderano
concorrere a miest’o^ra di amore». E’
giusto. I ragazzi deH’Istituto Gould sono, un
po’ i figli di Quanti amano i! .Signore, di
quelli che bagno dei figliuoli e che sanno
quanto sia caro per un figliuolo àvere i baci,
le carezze, i consìgli del babbo e della mamma. I nostri ragazzi sotto privi di tutto
questo. *
Le offerte per il nostro caro Istituto saranno ricevute con gratitudine e rmonosconta dal nuoim Direttore che. fìduc’oso
nett’aiufo del Padre Celeste ha posto m»no
'Aratro sanendo di compiere, con le S’to
deboli forze; l’opera di Dm.
Pastore Seiffredo Cotucci.
Le offerte possono- essere trasmesse a mezzo vftglja ;^fecar;o o postale, o a mezzo del
C. C. Postale 5-14501, Firenze, intestato al
Past'cH'e Seiffredo Colncci - Via dei Serragli, 49. ,
Pro Valli
UFFICIO DI CONSULENZA VARIA
A partire dal 17 febbraio la Pro-Valli aprirà un ufficio di consulenza varia al quale
potranno rivolgersi tutti gli appartenenti a
Chiese Evangeliche i quali desiderino informazioni le quali richiedano, insieme con la
competenza tecnica o professionale il vaglio
di una coscienza pastorale, cristiana. Chi è
incerto suH’atteggiamento da prendere di
fronte ad una causa giudiziaria, chi vuolè un
¿ónsiglio’circa decisìrmi da prendere di fronte allá sua'lamigita) fti suo lavoro, al suo av'.venire; chi vuole*essere.'iinlórmato circa le
Vgrie pos^bìlità 4i mandare agli -studi ì suoi
tìgli chl^^ perplesso sui. criteri con i quali
redigere il sùo testamento... Chi vuole consigliarsi* e' confidarsi ed' esser sìcuto che le
cose sue restino’nel segreto più assoluto, ricorra' airUfficio Pro-Valli lineila' Gasa Valdese
di Torre Pellìce. il ,l.o ed il 3.o venerdì di
‘Ogni, mesó..alle ore., IQ,^ oppure ,al Presidente
della Commissione Prò-Valli, il Pastore di
Rorà, a vóce b i>eip iscrìtto. ’ ' ?
UFFICIO DI ASSISTENZA PÉR RONDl
nelijE. valdesi. : - ^ »
Verrà pute aperto prossimamente e ne daremo notizia in un prossimo numero del
giornale.
CCWWUÌ^CAtO , '
OìoVàiré trentenne della Chièsa Battista,
‘ racconnmdàto da un Pastore Valdess, cerca
oocupaaioae quajsiasi, anche lavoro tnaiuiale,
in località, montana delle Valli e domaoda co;
me i^penso soltanto il vitto e TaUoggìo.
MT ' lì I
IFiMMniaȫ
Dopo 8 anni'di permanenza a Firenze alla
direziono epirituale della nostra Congregazione e da quella,dell’Istituto Gould, il.Pastoie Emi4io «Ctorsam e* la sua gentlìe,signora, ci han'tto lasciati per altra sede .dà
destinarsi. ‘
Giunto fra- di boi il nuovo Co'nduttonS' della Chiesa che assume nel contempo la direzione dell'Istituto Gould, il Pastore Seiffredo
Colucci, assierne alla sua famiglia, e^i si è
subito rnes&o ài lavoro con gioia e entusiasmo..
Mentre riiiiioviaino al Pastore Corsani e
alla ..sua. Signora il nostro vivo ringróziamento e il nostro fraterno saluto per’il loro
lavoro, svoltosi per lungo tempo, negli anni
cruciali della guerra, in mezzo a non lievi
difficoltà, .vogliamo esprimere al Pastore
Colucci ed alla sua Signora l’espresisione
della nostra siumatia e promettere di lavorare con loro p'T il piogtesso dell'Evangelo.
I/P^nTrUTO GOULD funziona regolarmente anche se le difficoltà il’oiduié materiale (approvigionameuto, : eec.) intralcino
non poco il nostro lavoro.
Il nostri amici Alleati non ci abbandonano. Martedì gennaio alcuni di essi hanno olierto un tò ed ima cena ai tre Istituti
Evangelici della città (Istituto femminile Istitnlo Goinandi, T.sfituto Gould). Una mensa di oltre cinquanta coperti accoglieva gli
invitati festanti, e festeggianti.
Ai nostri amici il nostro vivo ringrazia.lue-i.o e 1 espressione, della
scenza. . ■ ■
nostra ricono
Rvmvàai
Domenica scorsa, % assenza, del l'astore
recatosi in missione « Pro Valli » insieine con
una ventina di giovani, nella Valle dell’Angrogna, il nostro Culto è stalo presiedutó dal
signor Beux direttore;dello Stabilimento Turati a Lucerna. Lo ringraziamo per 11-, suo
messaggio così efficace e del quale serbiamo
grato ricordo e ci‘auguriamo di goderle ancora della sua collaborazione.
^ La gioventù Rorenga svolge una attività
mtensa ed abbastanza regolare. La corale
diretta dal Maestro ■ Ferruccio RIvhì'rA che
sale espressamente da San Giova r ina \oi
ta- per séttimanà. ha jgià- studiato numerosi
inni. II gruppo filologico che si accogl e u
torno al Prof. Luigi Micoi ogn nato «eri
fa dei progrèssi sui quali desid- i ino per i
momento serbare un prudentè riserbo, netlo
studio della Lingua inglese. Alia domettìca
sera abbiamo spesso delle riunioni ricreative.
Abbiamo riesumato Tappareccmo cinemntograflco acquistato quasi venti anni or sono
dal Pastore Fuhrmann e grazie alla preziosa collaborazione del nostro Dott. Roberto
Meynet proiettiamo ottimi films ch’egli ci fa
pervenire da 'forino. Le lampadine per l’apparecchio,. oggi rarissime e preziose, ci sono state donate dall’anziano Roberto Morel.
Ed in mezzo alle nostre varie attività non
dimentichiamo di discutere argomenti di natura religiosa e morale che ci toccano da vicino. Riferiremo un’altra volta le nostre conchusioni sulla qiiistiqne del ballo e su quella
della partecipazione alla Sacra Mensa.
1««silicee
E’ stato amministrato il battesimo a Roberto Giordano di Ermarino e di Alma Sartirana. Invochiamo sui bimbo è sui suoi genitori le celesti benedizioni.
, — Dppo breve ’malattia ha lasciato questo
mondo la signora Giulia Long vedova di Amatò Guss (via Garibaldi), aH’età di 7.5 anni.
Esprimiamo alla famiglia in lutto la nostra viva simpatia cristiana.,
— Celebrazione religiosa del «17 febbraio »': alle ore 9 commemorazione per gli
alunni delle scuole; alle 10.30 per gli adulti.
~ I giornali religiosi svizzeri annunziano
Iq morte, avvenuta a Lniisanne.'del pastore
Carlo Magistrini, che esercitò il santo ministero durante recenti annf in Corsica. Lo
raenzionjaino qui perchè fif il pastore dei
soldati evangelici italiani durante il periodo
dell occupazione dell’isola e lasciò in essi un
caro ricordo riconoscente.
La celebrazione del XVII febbraio finalmente potrà essere fattavin piena libertà. Le
famiglie valdesi ed amiche sono quindi caldamente invitate ad esporre per quel giorno alle loro ca.se le bandiere tricolori.
Sappiamo poi che in tale occasione saranno accesi sui monti i tradizionali fuochi di
gioia, a cuiTa gioventù è pregata di portare
il proprio contributo. . .
T«»M4ra«»
Il 27 gennaio chiudeva la sua laboriosa
esistenza, nel suo 75” anno, il nostro fratello
Ing. Massimo Pellegrini. Egli lascia in tutti
noi il ricordo di un uomo retto, intento alla
sua attività considerata, secondo la più alta
tradizione protestante, come una missione
amaataci da Dio. Con ìjuesto senso puritano della vita, che ebbero le prime generazioni ^valdesi scese a Torino, e 'che il. nostro
fratello scomparso aveva custodito in sèi
Egli compì la fatica della sua lunga giornata « come servendo il Signore »
E tale servizio svolse nelle molteplici cariche della vita civile e nelle opere di assistenza», alle quali dedicava il suo,tempo, le
sqe doti, ma più ancora il suo cuore, la
sua Vigile premurai. ,
Lo ricorda e Lo rimpiange vivamente il
Hóstroi Mituio degli Artigianelli, che lo ebbe, nel Gonsiglìp di ainministrazlone per ,33
anmtoiCOtoe apprezzato.,Vice-Presidente per
27 .aAni.
Lo rimpiangono i colleghì del Consiglio,
che per così lunghi anni’ebbero agio di apprezzare la sua cortese, fraterna pollaborazione neirqpera comune. E, rimarrà nella
nostra Chieàa il ricordo *di questo benefattore ’ che prediligeva bénefìcaro ili silenzio,
schivo di ogni manifestazione esterióre ed
asysertore dell'evangelico . precetto « non sappia la tua sìpistra ciò che ha fatto la destra». E rimàrrà in noi il ricordo di quella
^e , che si era venuta affinando negli anni
della sofferenza, e dèlia quale egli era restio
a pattare, ma che si manifestava, ferma e
skttira, nelle conversazioni fraterne, avvivato da un’alta spiritualità e da una soda
cultura.
’ •Ï funerali, svoltisi ü 29 gennaio pel nostro
Tempio, ^no stati una grande manifestai
rione di iimpiayto, di gratitudine per la sua
memoria e di solidarietà per la famiglia. /
'Alla Sua eletta e buona Compagna, signora Margherita Pellegrin-Nperbel, che è stata
cosi valida collaboratrice e così premurosa
assistente del caro Scomparso, ripnoviamo
l’assicuiazione della viva parte che prendiamo al sub dolore. j
La famiglia del geom, Enrico Pons,” resi-"'
dente a Chiyasso, è stata colpita daila per-■
dita improvvisa di un caro bimbo »4maWo
Ulrico che il Signore ha rirhijinato a Sè in
età di otto anni dopo brevissima fulminante
malattia. ""
I,a Chiesa prende viva parte all’angoscia
drt familiari ed invoca le consolazioni dell’Eterno sui, cuori afflitti della mamma del
padre, della sorella. ’
« Lasciate i piccoli fanektUi venire a me ».
In modo subitaneo ha chiuso la sua giovane esistenza terrena Marco Corti appartenente, a lina taraiglia molto conosciuta nelrambiento infellettuale della città
In imo spirito di fraterna comprensione
diciamo agli afflitti il nostro cristiano incoraggiamento.
K’ deceduto in una casa ài salute della
citta il nostto fiatello Pons Giovanni Pietro
nativo <h Rodoretto
Espriminmo alla famiglia la nostra cristiana Simpatia - >
LIBRI
Le disselli de Dien, par S. De Dietrich —
Delachaux et Niestlé - Neuchâtel 4 fr. 75
suisse.s.
La Bibbia. e un libro umano e divino ad
un tempo. E’ un libro scritto da uomini lègatha nh’epoca, a Una'lingua, a circostanze
particolari, è un libro che ci presenta uomini di carne, e sangue, con i loro odi e i loro
amori, i loro .vizi e le loro passioni, è un
frailiniento di vita urriana. Mà attraverso
quella storia umana, un’altra storia si svòlge, la storia di cui Dìq è l’autore e che si
compia per .no.i, aen -noi e malgrado poi. E’
la storia di una salvezza che culmina nella
croce, il grande parado.sso della Bibbia e'dì
tutta la storta umana. Dalla Genesi all’Apocalisse tutto converge verso la croce e tutto
procède da essa. E’ (pianto S. De Diétrich, ,
mette in evidenza nel suo bèl libro, distri- ''
cpndo dalla massa talora confusa dei testi
lùblicì il filo conduttore che-li lega assieme
e.ne fa un tutto organico.
La Vierge Marie, par Charles Bnitsch - Delacbaux et Niestlé - Neuchâtel ~ 2 fr. 50
suisses. •
Pellegrinaggi, processioni, .rosari, .'litanie
in onore di Maria s’accrescono a ritmo accelerato nella. Chiesa, romana.. E’ vero che questa la una distinzione fra il culto di «latria»
reso al solo D’o unitario, il culto di « dulia »
rivolto ai santi é' il culto di « iperdulia » dovuto alto Vergine, ma, a prescindere dalle
legittimità di questa distinzione, la massa dei
fedeii tributa a Maria un vero e proprio culto, cadendo così in un atto di idolatria.
Il Brutsch introduce nel suo libro un pastore e un prete che in una serie di collogni
sereni e vivaci espongono questi II punto di
vista cattolico, quello il punto di vista biblico su Maria. Tutte le quistioni relative
alla Vergine e le conseguenze-che derivano
dalla mariolatria sono esposte e discusse coti
la competenza che il Brutsch possiede in
esegesi biblica e nella storia di dogmi e della
Chiesa.
Edifier VEglise, par Arnold Brémond De' lachaiix et Niestlé - Neuchâtel — 3 fr. 75
suisses.
AbbàiidonaTRlo un certo individualismo di
ispirazione extra-biblica,| il protestantesimo
prende- coscienza in misura , sempre maggiore della realtà della Chiesa, istituzione
divina e non semplice organizzazione cultuale umana. Questa sensibilità ecclesiastica il
Brérnond la -trasfonde in 15 studi densi di
pensiero biblico e di applicazioni pratiche. Vediamo così meditate, alla luce della Parola
di Dio, la fede, la preghiera, l’offorta, la
solidarietà, l’epurazione, l’unità, la speranza della Chiesa. Le meditazioni elevano l’anima,_^fortiiicano il pensiero e stimolano il jettore'" a «edificar la Chièsa», a costruire cipè
la comunità universale e fraterna di Gesn
Cristo. ”
La justice, de Dieu, par Gaston Dehix - explication de l’épître aux Romains — Delachaux. et Niestlé — 5 fr. 50 suisses.
In tutte le nostre biblioteche pastorali figurano il classico commentario all’epistola
ai Romani del Godei e l’ottimo Commentario
di E. Bosio. In qualcuna il Ròmerbrief di
Karl Barth. Manca però un commentario
semplice senza essere superficiale, di lettura
agevole senza pesantezza di apparato critico,
accessibile non solo ai teologi, ma al pubblico delle nostre Chiese. Il Delux si propone
di ovviare a qiièsta deflcenza. E ci riesce,
in una esposizione chiara, completa, fedele
al pensiero ardito, talvolta sconcertante, dell’Apostolo. H suo commento è un aiuto prezioso aH’intelligenza di quelTEpistola che
Lutero‘diefliiiva «jl libro capitale del N. Ta
il più pum'evangelo». ' ^ ^
La.puissainçe d'EUe, par Roger Rreuil
Delachaux èt Niestlé - Nenchàtel'- 3'fr.‘
SU!SSCS.“i'
Più ciie.d’nn commentarlo, si tratta d’ _
evocazione dei fatti memorabili ' della vif,
del profeta, con costanti e penetranti rifa
1 unenti alle situazioni delia nostra vita ai
tuale Le pagine dell’antico racconto biblico
sono poste in-singolare rilievo dall’analis
acuta del Breiiìl che fa rivivere ai nostri
chi Taustera figura di Elia e rii suo ter
che con il rio.stm hg tanta affinità.
^ ~Ì I' 1.1, - T
OFFERTE
PER OSPEDALI.
Chiesa di Villasecca, 450 - Pam Mansuiüp
400 - Ce.sarina Buffa, in mem. Gönnet (O/
di Torre Pellicci, 100 - S. e H HiirzelerA^.
spedale di Torre Pellice), 150 - Ada e
na Micol (-Osp. Fornai etto), 100 - In mem, V.’
e E Grraudj le sorelle, id. 200 ♦ In meih,
Micol, la moglie, 200 - In mem. Enrico Gató
N N. (Osp Pomaretto) 500. 4
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' Chiosa di Verona, 200 - Chiesa di Brescia^,
200 - Cbicsa di Roma,- via IV Novembri
5000 Cbicsu di Villasecca, 200 - Fam. Ma~‘suino, in mera. 200 - In mem. P Micol
lUQgìie, 100 - ln,mem. Viti, ed Enrico Girile sórelle, 100 - In mem. di Silvia Mansu'
Grill, nel primo ann. ; Grill C. Amede
farn, 150 - Grill Arturo e Mariiiccia, ' 15,
Chiesa di Felomca, 350 - Maria. Gandelli
in meni, marito, 30 PFR A‘=!TTO ITALIA.'
Tbip'i'a di Vilbasecca. 100 - Cbiesa di Fel
nica, 300 - Cluesa di Milano 2200 - Chiesa
Campohasso, 181 - Rina , e Lina T.ongo,-i
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Roma, via IV Noi-prabreT" 50ÒÒ - Chiesa
Vtllasecca. 100 - Chiesa di Felonica 350
Dott, tVinzeler, ‘>850 . s, e IL-Hurzcler, 1
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La .madiinà di ErmcRina Pons, Masselli
200 - R. .Gasparotto, .50 - Chiesa di Veroni
200 - Cbics.a dj Ri-csci i. 2.50 - Cbie.sa d' Ri
ma, vto TA' Nrnnmbre, 5000 . Marv Ross«»,
in mem. Elisa Mevnìer, 1000 - Anonimo rii®
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Comunità di Fiume-\bbnzia;. -»■-]
Colletta . culto 30 settembre, 1229 - N 'jö
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riea, 50 Raduno sorcile, 200 - DuirnuvicÉ
Pditb, 200 Fam. D« Fidiitz, 150 - Pnlmal
Stefano, 1,500.- Miert Paolo senior, lOQ/1.
Wiltsch Marsfberi;,a. 2000 - Dalla cassa rMfaT
comunità, 2200 - Firenze : N. N. 25 - CoiÄfr'^
Ulta-df Aosta, 500. ’’
CULTI l»Elt RJLmoi ,
Torino: ogni domenica dallo ore 14.15 altó
ore 14.4.5.
Mti.ino ogni durnenica dàlie me H 15 alÌ
me li.30.
Venezia.: ogni domenica dalle ore 14 30 ài
ore 14.45.
.4 ijRRNZE ;. ®gni dpmeiiica dalle ore 19 30.aJÌ''>
ore 19.50 (lunghezza onda m 281),
Roma; ogni domenica dalle ore 15 alì
ore 15,15.
Trieste: ogni domenica dalle ore 12
. ore 12..30, ’ .
C,u’.LrARt : ore 7.45 (alla domenica - quirtd
cíñale).
Domenica 17 febbraio, alle ore 14,15,
stagione Radio di Torino trasmetterà .'ui^
comme^morazione della emancipazione di
Valdesi. La corale della Chiesa di Torino caB,
terà il «Giuro di, Sibaud».
^ Alberto Riccjv; .Direttore
Autorizzazione N. P 356 .dell’A.P.B.
l-tNO Tipo Arti Grafíohe - Torre I’Ernte
Monsieur et Mudarne Emile Beneiui ä,ß
néve et familles^ (illiées, ont la donleur~,"i
faire part du décès .de Madame
LYDIE FINOCCHIETTI ■ BENECi
que Dieu a reprise à Lui à St-Jean, le 21
Vier 1946, ’ '
«Heureux ceux, qui meurent
Seigneur!». \y-ii
La famiglia del compianto
DAVIDE COISSON ;
ringrazia il dott. Quattrini, il pastore Aita*
i parenti, i vicini, gli Ufficiali di Stato M«jL,
giorfi’ c tutti coloro che hanno preso paìw^
al 'SUO dolore.
Angrogna, 11 febbraio 1946. *
LINEA F E R P IO VI ARIA
. rri lorre r ellice — Bricherasio Pinerolo - Torino
Torre Pellice P- 4.40 6.18 8.55 12.25 16.35
Bricherasio * a. 4.56 6.S3 9.10 12.41 16.50
“'7 ' ■ ■ ì ■ p. 5.12 6.35 . . 12.45 17.00
Torino p a. 6.40 8.15 — 14.20 18.25
Torino V- ■ 6.25 7.55 ■ 13,10
Bricherhslo a. —. ’ 8.06 0.19- 14.41 —
Torre Pellice P- 5.20 / 8.19 9.30 14.45 17.10
a. 5.35» 8.85 9.45 15.00 17.25
18.25
1§T41
18.48
20.30
18.30
20.00
20.02
S0.18
I
ranno
I viaggiatori in partenza da Torre Prilice alle ore 4.40
io a Bricheraslo sui treni provenienti Barge.
ed. alle ore 16.35 trariiordie-j
sito
t viaggiatori In partensa da Torino ajle 7,55 proseguiranno da Bricheraslo mi appo7
trtniOr.' , r' . . :C.- « ' ... '
Sono soppressi alla domenica'1 seguenti treni
" p. Torre Penice 12^— p. Torino 1S.:«J ,
m
iÜliË.