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Anno 116 - N. 25
20 giugno 1980 - L. 300
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Gruppo bis/70
ARCHIVIO TAVOLA VALDESE
10066 TORRE PELLICE
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
9 puntE
di vista
Un paese che sente di star perdendo la vecchia identità e di
non averne trovata una nuova.
Così ha definito la nostra situazione uno dei migliori giornalisti italiani, Eugenio Scalfari, su
« la Repubblica » il mattino delle elezioni. E il voto delT8-9 giugno, con i suoi spostamenti percentuali minimi, mi sembra abbia dato pienamente ragione alla
sua diagnosi. Sostanzialmente
siamo un paese tutto quanto « in
mezzo al guado », ancora incerto se rischiare un deciso passo
avanti e non disposto a fare un
deluso o timoroso passo indietro. In questa situazione, che il
voto non ha modificato nella sostanza, mi pare esistano due
fatti di una certa novità e di
segno completamente oppósto.
Il primo è il forte aumento
di non-voti, siano essi l’astensione dal voto, la scheda bianca o
quella nulla. È certo difficile interpretare questi non-voti, che
non sono riconducibili ad una
sola motivazione, e tuttavia una
gran parte dì essi è innegabilmente una espressione di
sfiducia che sottolinea più che
mai lo stato di incertezza, di indecisione, di insofferenza, di inquietudine di un paese aUa ricerca di una nuova identità non ancora trovata.
All’estremo opposto mi pare di
identificare un’altra « novità ». È
la valanga di preferenze raccolte
da alcuni sindaci di grandi città; Novelli a Torino (record assoluto), Topioli a Milano, Valenzi a Napoli. Se il non-voto è in
gran parte voto di sfiducia, il voto complessivo, plebiscitario, ad
alcuni sindaci mi pare un voto
per lo meno di volontà di fiducia. Anche qui è molto diffìcile
interpretare e classificare queste
preferenze. Successo personale?
Personificazione di un partito?
Immagine visibile di un nuovo
stile politico-amministrativo? Novelli dopo le elezioni si è preoccupato di identificare la sua persona con la lista di cui è esponente. Ciò non toglie che votando in massa alcuni sindaci di sinistra (non tutti: ne sa qualcosa
Zangheri di Bologna) molti cittadini abbiano espresso la volontà
di una fiducia, identificando in
alcune persone dei modelli di un
tipo nuovo di amministrazione
^he. ovviamente non può essere
limitato a determinate persone
ma che da queste può essere
espresso.
Quale di queste due tendenze
si rafforzerà nel futuro? Sarà la
tendenza del non-voto che stabilizzerà la sfiducia e la porterà
a livelli europei di spoliticizzazìone? O sarà la tendenza ad allargare e a radicare la fiducia
in un modo nuovo di amministrare, partecipando così all’estensione di questa linea che non è
monopolio di alcun partito della sinistra, che ha a che fare non
con un’ubbidienza di partito, ma
con una determinazione etica?
Anche se questa alternativa
non riassume certo la vasta
gamma dei possibili sviluppi futuri, personalmente spero che il
nostro impegno sia volto a radicalizzare la fiducia anziché la
sfiducia.^ Fiducia non astratta e
velleitaria, ma orientata verso
chi neU’amministrazione pubblica sa orientarsi — pur con gli
inevitabili limiti — verso i bisogni più profondi della nostra
società che Eugenio Scalfari indica con una semplice frase
« noi non abbiamo bisogno dì
avere di più, ma di dare di più
in modi nuovi ».
Franco Giampiccoli
UNA DISCUSSIONE IN MARGINE ALLA RELAZIONE ANNUA DELLE NOSTRE ATTIVITÀ’
Contro le false alternative
Discutere cJi ottimismo o pessimismo a proposito della chiesa può essere alternativa da vivere
con speranza: vivere un radicalismo evangelico capace di incidere sulla nostra vita personale
Pessimisti o ottimisti? L’alternativa, che torna da qualche
tempo a circolare fra noi, è equivoca. Lo è anche e soprattutto
quando è applicata ad una chiesa cristiana.
Pensiamo per esempio alla recente decisione degli elettori svizzeri. La maggioranza ha respinto un progetto federale di separazione fra chiesa e stato. Qualcuno può dedurne che l’affetto
per la chiesa, la concretezza di
un legame fra la popolazione e
le comunità, hanno trovato una
espressione positiva con i benefìci finanziari, che la chiesa
trae per la sua esistenza giornaliera, senza logorarsi nella fatica della ricerca delle contribuzioni volontarie, sempre condizionate dal soggettivismo individuale. Interpretazione positiva:
un popolo cristiano sostiene le
istituzioni cristiane. C’è di che
essere ottimisti.
L’esame statistico delle elezioni elvetiche consente di osservare che, nelle zone, nelle quali
Alessandro Vinet sostenne nel
secolo scorso la tesi della separazione, la percentuale dei votanti a favore del progetto è stata abbastanza alta: Ginevra, Losanna, Neuchâtel. Le antiche domande del teologo Vinet Qa chiesa ha bisogno dello stato? Lo stato può fare a meno dell’aiuto
della chiesa?) hanno avuto un’eco
in molti credenti, convincendoli
per la separazione. E’ una consolazione valida.
La Chiesa, supporto
della conservazione
Vittoria o sconfitta? Forse è
meglio domandarsi se la ragione che spinge credenti e non credenti ad ancorare la chiesa ad
un sistema, fortemente legato alle autorità statali, non stia nel
l’apprezzamento della chiesa come supporto della conservazione
culturale, economica e nazionale
(in questo caso: cantonale). Non
si sa mai: la chiesa potrebbe diventare profetica! La sua predicazione urterebbe la neutralità o
la politica della nazione, la chiesa potrebbe incominciare ad alzare la voce sugli armamenti,
sulla situazione dei lavoratori
Nel III Distretto
Il presidente pastore Davide Cielo mentre legge il rapporto
della Commissione esecutiva alla Conferenza del III distretto
(Italia centrale). Il servizio a p. 2.
DALLA PREDICAZIONE ALLA CONFERENZA DEL III DISTRETTO
Gesù e i segni del Regno
Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?...
(Matt. 11: 2-6)
I.
Chi pone questa domanda a
Gesù non è un incredulo né uno
che non conosce Gesù, ma Giovanni Battista, il precursore del
Cristo.
Come mai allora Giovanni Battista pone mediante i suoi discepoli questa domanda , a Gesù?
Il dubbio di Giovanni nasce da
un contrasto ideologico, di linea:
mentre Giovanni Battista pensa
ad un Messia potente che si afferma ed impone il suo Regno
con la forza e col segno del giudizio, Gesù invece si presenta
coi segni dell’abbassamento, dell umiltà e della mansuetudine.
Così Giovanni teme di essersi
sbagliato, che forse il Messia atteso non sia Gesù di Nazaret e
che forse bisogna aspettarne un
altro.
Ci riconosciamo nell'atteggiamento di Giovanni Battista. Anche noi, spesso, ci troviamo nel
suo stato di incertezza di fronte
a Cristo ed alla sua opera nel
mondo dopo duemila anni: dove sono, ci chiediamo, i frutti
della presenza della fede e della
civiltà cristiana della predicazione dell'Evangelo? Dov’è la presenza, l'opera di Cristo oggi nel
mondo cristiano? Dove sono i segni della sua venuta, della sua
presenza, del Regno di Dio?
Quanto durerà ancora questa si
tuazione di disordine, di sofferenza universale, di gemito della
creazione, di violenze, di guerre,
di ingiustizie, di sfruttamento degli umili, di disprezzo dei poveri,
dell'uomo, della vita? Perché ancora le calamità naturali che producono immani tragedie, immense sofferenze? Perché tutto questo? Come Giovanni Battista, noi
vorremmo la soluzione immediata e radicale, l’intervento diretto
di Dio in Cristo, la piena e gloriosa manifestazione del suo Regno e del suo giudizio; e non vedendo tutto questo siamo anche
noi presi dal dubbio: Gesù è veramente il Cristo? Il Regno di
Dio è venuto con Lui, o ci siamo
forse ingannati?
Questo è il momento del nostro dubbio e della nostra tentazione: il momento in cui cioè
non vediamo più, non crediamo
più, non speriamo più decisamente in Gesù di Nazaret; è il
momento in cui noi, il mondo
cristiano, la Chiesa, siamo tentati di guardare ad altri Messia,
ad altri salvatori, ad altri cosiddetti uomini della Provvidenza,
ad altri maestri di verità, di pace e di felicità universali, ad altri eventi della storia. Q ancora
è il momento in cui crediamo di
doverci sostituire all'evento risolutore del Cristo stabilendo noi,
con le nostre forze, il Regno di
Dio.
II.
La risposta di Gesù a Giovanni
Battista non è diretta; essa rimanda alle sue opere ed alla sua
predicazione: «Andate a riferire.
Egli dice, quello che udite e vedete... ». Gesù, cioè, non dà delle
prove, delle dimostrazioni della
sua qualità di messia, ma qui
come in altre occasioni dà delle
semplici indicazioni, i segni della
presenza e dell’opera messianica
secondo l'indicazione di Isaia:
«.../ ciechi ricuperano la vista e
gli zoppi camminano; i lebbrosi
sono mondati e i sordi odono; i
ritorti risuscitano e l'Evangelo è
annunziato ai poveri... ». Con queste parole vuole dire che Egli è
il Messia, l’atteso, colui che doveva venire, i segni che egli dà
sono le sue opere di amore, di
liberazione, di vita e di gioia del
Regno di Dio.
Ancora oggi questi sono i segni, le risposte che sono date a
noi e che noi possiamo e dobbiamo dare agli altri; si tratta
di poca cosa, di piccoli segni, e
tuttavia essi dicono che il Regno
di grazia, di liberazione e di amore è in qualche modo già presente ed operante nel nostro mondo.
In questo senso siamo chiamati
a valutare questi piccoli segni, a
non disprezzarli perché sono i
segni della presenza del regno
di Dio che viene, segni e non prove o evidenze; segni che vanno
accettati, decifrati e compresi
Ernesto Naso
{continua a pag. 10)
stranieri, sulle sperequazioni
economiche. In tempi di insoddisfazione delle generazioni giovanili o della secolarizzazione
crescente, la chiesa può invece
servire come elemento moralizzatore, senza rivoluzioni, come
sostegno di medie certezze, come istituzione consolatoria.
Si deve allora parlare di un
trionfo delle bandiere ecclesiastiche o di un trionfo dell’Evangelo? L’esempio della Svizzera
non è che uno dei tanti esempi
di soluzioni, che altrove, come
in Italia, vengono auspicate in
modo analogo. Anche astraendo
dai vantaggi economici della operazione per la chiesa, quanti cittadini in Italia vedono nella conservazione del Concordato un
elemento importante per non
riaprire le controversie clericali
ed anticlericali, per contenere
entro preordinati argini l’eventualità di un profetismo alla Milani, alla Buonaiuti, alla Franzoni. Una chiesa « concordata » dà
meno noia ai suoi aderenti ed
ai suoi avversari. E le generazioni possono continuare a contenere la loro formazione religiosa
entro le norme della chiesa maggioritaria! Non inutile antidoto
verso la irrequietezza dei giovani e le ideologie variabili e distruttive!
L’alternativa ottimismo-pessimismo trova la sua risposta soltanto se concerne la fedeltà o la
infedeltà della chiesa, come popolo di Dio, verso la Parola di
Dio. Una chiesa minoritaria anche senza Concordato può ispirarsi ad un clima concordatario,
stabilendo le condizioni valide a
farla sopravvivere nel silenzio o
in una modesta mediocrità. Una
piccola chiesa non disturbata,
che non disturba nessuno, può
anche essere fatta di comunità
tranquille ricche di spiritualità.
E una comunità, silenziosa sostenitrice dello status quo e sereno sostegno della restaurazione, ma ben ordinata nei suoi regolamenti, può dare anche una
qualche consolazione.
Di fronte al rischio di « un’alternativa da balocco », due recenti libri pubblicati dalla Claudiana possono essere istruttivi
circa il modello di comunità.
Pesantezza della
Controriforma
Il primo è la biografia di Aonio Paleario morto sul rogo nel
1570. Il tempo della Controriforma fu un tempo di pesantezza;
non basta il barocco a mascherare la decadenza. Ora dove è
la comunità che conforta l’itinerario faticoso di un testimone
dell’Evangelo come il Paleario?
Non è una comunità visibile, sia
pur di minoranza, vigile e sicura, ma è una disseminazione, è
una diaspora di famiglie che,
nonostante il nicodemismo di
moda, si esprimono con il dissenso; con la meditazione delle
Sacre Scritture e, quando l’atmosfera diventa insopportabile, con
l’esilio verso terre dove sperano
trovare un campo meno avverso
alla predicazione dell’Evangelo.
Se questa gente si fosse baloccata con l’alternativa pessimismo-ottimismo avrebbe avuto il
tempo di baloccarsi, ma non di
vivere una testimonianza.
Cario Gay
(continua a pag. 3)
2
20 giugno 1980
ECUMENE: CONFERENZA DEL III DISTRETTO
Uscire per allargare gli orizzonti
Un dibattito sereno e approfondito, concentrato sui problemi essenziali, al quale hanno
partecipato quasi tutti i deputati: evangelizzazione; compiti nuovi ai quali sono chiamati i nostri Istituti di assistenza e di
educazione, nonché le nostre
opere di carattere sociale, in un
contesto di degradazione spirituale e culturale; richiesta al Sinodo di rafforzare i compiti istituzionali dei circuiti e delle conferenze distrettuali, dove, meglio che in qualunque altro organismo, si possono esprimere le
esigenze e gli orientamenti delle
nostre comunità. Questo il carattere della Conferenza del III distretto, accolta nell’ospitale e
simpatica Casa di Ecumene, così egregiamente diretta da Sergio Aquilante.
Forse è difficile pensare a una
diversità ambientale geografica,
economica e culturale come è
quella delle nostre comunità
sparse nel Lazio, Toscana e Abruzzi, da Firenze a Campobasso, da Roma a Villa San Sebastiano. Eppure dalle relazioni
dei deputati, sia dei piccoli centri che delle 'capitali della cultura italiana, sul tema della evangelizzazione negli anni ’80, è venuto fuori un quadro assai simile: ignoranza dei principi della
fede evangelica, pregiudizi incredibili, indifferenza verso la ricerca sincera della verità evangelica, paura della responsabilità
personale in campo religioso. A
questa constatazione di una realtà storica e culturale, che ha la
sua matrice nella Controriforma
e nella sconfìtta delle correnti
laiche del Risorgimento, nonché
nel disinteresse della sinistra
italiana a un’educazione “laica”
del nostro popolo, ha fatto da
preludio la commossa e incisiva
predicazione del pastore Ernesto
Naso sul dubbio di Giovanni Battista in carcere nei riguardi di
Gesù: «Sei tu colui che ha da
venire o ne aspetteremo noi un
altro? ».
Di fronte all’offensiva trionfalistica del papato, mentre le nostre comunità si assottigliano
per l’emigrazione, i matrimoni
misti, la scomparsa dei vecchi,
si insinua fra di noi il dubbio:
« E’ questo l’Evangelo della promessa o ne aspetteremo noi un
altro? ».
Ma la conferenza unanime con
il suo fervore d’iniziative, d’impegno, di forme nuove di testirnonianza cristiana e di solidarietà umana (vedi l’importante
progetto per i tossicodipendenti
presentato dal prof. Marco Ricca
a nome della commissione ad
referendum), di correzione degli
errori commessi, ha risposto a
questà domanda con le parole
di Pietro a Gesù: « Signore, a
chi ce ne andremmo noi? Tu hai
parole di vita eterna e noi abbiamo creduto ed abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di
Dio » (Giov. 7; 67-69).
Salvatore Caponetto
La conferenza del III Distretto, che ha svolto i suoi lavori il
31 maggio e I^ giugno presso
l’accogliente centro comunitario
di Ecumene (Velletri), con la
partecipazione di una cinquantina tra pastori e laici, ha imperniato le due giornate di lavoro
su temi diversi ai quali sono intervenuti in molti con ampie e
sentite discussioni sotto la serena e tranquilla presidenza del
prof. S. Caponetto.
L’assemblea si è anche rallegrata e rassicurata con la presenza del moderatore che è stato spesso stimolato a rispondere
e chiarire i molteplici problemi
comunitari; alcuni dei quali dell’anno passato, ad esemplo la necessità di un pastore a tempo
pieno per il basso Lazio; ed altri recenti come quello dell’improvviso trasferimento del pastore Noffke da Livorno a Pramollo,
che dovrà interrompere un programma di consolidamento ed
espansione al quale aveva dato
inizio qualche tempo addietro.
Antimilitarismo
I lavori sono iniziati con una
animata discussione sul convegno sull’antimilitarismo, disertato dai più, ma abbastanza riuscito, che si è conclusa con il seguente o.d.g.:
La conferenza del III Distretto si
rallegra per il convegno di Ecumene
del 29-30 marzo suH'antimiflitai'ismo e
il disarmo; chiede alla CED di portare a
conoscenza delle chiese II materiale
prodotto in tale occasione; suggerisce
alle chiese del distretto dì istituire dei
gruppi di lavoro permanenti che, in
collegamento con la EGEI e i nostri
mezzi di stampa, diano attuazione sul
piano locale all’atto 30 del sinodo 78
sull’antimilitarismo e la non violenza.
Scadenze
Un altro argomento che ha dato ampia’possibilità di esprimere le proprie idee alla maggior
parte di intervenuti è stato quello delle date delle scadenze e del
sinodo. I pareri sono stati tanti
ma nessuno utilizzabile in pratica:
La conferenza del IH Distretto, constatato anche quest’anno, dopo una
ampia discussiohe, il disagio in -cui le
chiese e le opere si sono venute a
trovare per la rapida successione delle
scadenze delle reheioni delle chiese,
delle assemblee di Circuito e delle conferenze Distrettuali, (cfr. anche RO 4
art. 11) chiede al sinodo di affrontare
tale problema, tenendo particolarmente presente l’utilità di: 1) snellire le
procedure di chiusura dell’anno ecclesiastico; 2) stabilire un calendario di
scadenze e tempi meno ravvicinati.
Lavoro femminile
Quest’anno è stato caratterizzato dalla integrazione delle unioni femminili valdesi e metodiste;
che pur conservando le attività
tradizionali hanno mostrato quasi dovunque Tintenzione di rinnovare il proprio impegno evangelistico in termini e modi più
vicini alle esigenze e alle situazioni di questo momento storico
caratterizzandosi come gruppi di
studio, di riflessione biblico-teologico-sociale.
V. Sonelli ha parlato delle iniziative intraprese dal gruppo P.
D.E.I. che la conferenza appoggia con un o.d.g.:
La conferenza del III Distretto prendendo atto dell’iniziativa del gruppo F.
D.E.I. di Firenze contro le gravi mutilazioni sessuali (clitorectomia e infibulazione a cui sono sottoposte milioni
di donne nel mondo;
afferma II prevalere del diritto all’integrità fisica e psichica della persona
umana sui costumi sociali e culturali;
e chiede alle chiese di appoggiare
le iniziative, i movimenti e le organizzazioni che operano contro tali atti di
violenza.
La conferenza del 111 Distretto preso
atto dell’integrazione delle unioni femminili valdesi e dei gruppi femminili
metodisti, si rallegra di questo passo
compiuto e riconosce nel lavoro delle
unioni, gruppi locali e FFVM, un valido
contributo all’opera di testimonianza e
di evangelizzazione negli ambienti in
cui sono chiamati ad operare.
Evanc;eÌizzazione
e opere
SuH’evangelizzazione si è di
scusso abbondantemente. Molte
le esperienze raccontate, imanime l’uscire fuori, scendere in
piazza. S. Aquilante afferma che
di Dio non c’è bisogno di parlarne vicino all’altare, G. Sciclone
azzarda l’ipotesi che bisogna inventare nuove comunità, il moderatore ritiene di estrema validità la visita pastorale e la necessità di ima gamma di impegni nei quali scegliere a seconda
dei doni e L. Naso conclude il
resoconto della sua esperienza di
Pisa con una citazione del Libro
degli Atti: « E il Signore aggiungeva quelli che aveva chiamato ».
Interessanti le relazioni sulla
situazione delle opere e degli istituti che hanno evidenziato l’importanza che ha l’educatore sull’educando.
Il Gignoro si avvia al completamento deH’infermeria perché
l’ammalato, afferma il dott. Ricca, deve essere curato nella stessa struttura e dalle stesse persone con le quali vive.
Al Gould prima e al Ferretti
poi ci sono stati radicali cambiamenti, infatti gli ospiti ora sono
giovani con particolari problemi
giovanili.
Il problema di avere del personale qualificato fa correre il
rischio di professionalizzare
troppo U lavoro perché non si
deve dimenticare l’impegno diaconale del volontariato.
La conferenza del III Distretto dopo
9ver ampiamente discusso la situazione dei nostri istituti di assistenza ha
preso nuovamente conoscenza dell’urgenza e gravità del problema del personale, in ordine alla qualificazione professionale, connotazione vocazionale e
inquadramento ecclesiastico, chiede al
sinodo di affrontare tale problema, stimolando l’attenzione delle chiese in vista di una soluzione ordinata di tutta
la questione dei ministeri diaconali.
M. Ricca riferendo con la sua
consueta chiarezza sul tema delle tossicomanie, afferma che il
problema è enorme, investe tutte
le nostre comunità e se oggi non
è numericamente rilevante lo sarà fra qualche anno; le comunità devono essere sensibilizzate.
I problemi delle tossicodipendenze sono: la prevenzione che
non esiste; la cura farmacologica
solo di grande urgenza; e la ria
bilitazione per la quale manca
ogni programma.
La commissione ritiene che
l’unico aiuto può venire dalla
istituzione delie comunità di lavoro senza l’uso di medicine,
queste esistono già nel nord Europa e la possibilità di successo
dipende dal loro grado di autogestione.
Su questo programma occorrerà da parte delle comunità uno
sforzo di adesione e di incoraggiamento perché è un’occasione
per essere presenti come protestanti; non possiamo limitarci
al problema dei malati e dei morenti.
Nelle nostre comunità bisogna
allargare gli orizzonti.
Il moderatore per il settore
giovanile raccomanda alla futura
commissione esecutiva la preparazione di una discussione sulla
questione delle organizzazioni
giovanili.
Il bollo
Un ultimo o.d.g. sul tema della « tassa sulla coscienza ».
La conferenza del III Distretto venuta a conoscenza delle interpretazioni diramate dal Ministero delle Finanze
in tema di norme sulla dispensa dalle
lezioni di religione nelle scuole secondarie di 2" grado in rapporto alla legge
sul bollo, per cui la dichiarazione che
non si desidera ricevere l’istruzione religiosa cattolica nelle dette scuole dovrebbe essere fatta dagli interessati
in carta da bollo, dichiara che si tratta di una interpretazione inaccettabile,
in quanto qualifica la dispensa come
concessione governativa e non come
diritto garantito dalla legge e dalla
Costituzione [RD 28.2.1930 n. 289 art.
23; costituzione art. 2, 19, 21);
invita le famiglie delie chiese e i
giovani della F.G.EjI. a prendere posizione possibilmente e ad adoprarsi affinché tutti gli interessati chiedano la
dispensa dalle lezioni di religione secondo le attuali leggi, rifiutando di sottostare aH’imposizione della domanda
su carta bollata.
Le elezioni
Commissione Esecutiva Distrettuale: Pres. D. Cielo; vice
pres. R. Fulvio; altri membri:
D. Aquilante, G. Sciclone, M.
Ricca.
Commissione d’esame sull’operato della CED: Pres. A. Lento;
membri: Rocca, Palmieri, Manocchio.
Deputato dalla conferenza al
sinodo: C. Claudi.
Claudia Claudi
PISA
Iniziativa evangelistica
Già nel passato la Chiesa di
Pisa si è presentata alla cittadinanza con esposizioni del libro
evangelico (Claudiana) durante
festivals cittadini ai quali era
stata invitata a partecipare. Quest’anno la nostra chiesa continuando in questa linea di lavoro
ha avuto una manifestazione
evangelica più varia e più ricca:
una campagna evangelistica. Col
concorso delle chiese del Circuito toscano si è concertato un
DALLE CHIESE
Un incontro Torino-Intra
VERBANIA INTRA — Questo
anno la nostra Scuola domenicale ha voluto chiudere i battenti
in modo superlativo: ci hanno
aiutato egregiamente a farlo circa 180 tra ragazzi, monitori, genitori e... nonni delle chiese evangeliche di Torino. È stata una
giornata indimenticabile, quella
del 18 maggio, per la piccola comunità intrese.
Il culto al mattino è stato presieduto dai ragazzi delle Scuole
domenicali di Torino e Inrta,
con alcune parole di un pastore
torinese e la direttrice locale,
tanti bei cori cantati dai ragazzi
e anche, grazie agli efiBcienti cartelloni, dalla comunità. Questi
ragazzi ci hanno testimoniato
con le preghiere scritte da loro,
le letture ed i canti che, sia nella
grande metropoli opprimente e
dispersiva, come nella cittadina
quiete e serena (anche se in apparenza!) siamo chiamati, con
la forza che ci viene dal perdono
di Cristo, a testimoniare di Lui
quale unica speranza di salvezza
per la nostra umanità.
Poi, guidati dai fratelli del
luogo, siamo saliti sulle alture
circostanti Intra e, davanti ad
un meraviglioso scenario naturale, abbiamo consumato il nostro
pranzo al sacco in letizia, cercando di fare la conoscenza gli uni
degli altri. Dopo il pranzo e le
profìcue conversazioni, gli intelligenti, nonché sgobboni, monitori torinesi hanno coinvolto, p>er
circa 2 ore gli oltre 100 scatenati
ragazzi di ogni età in numerosi
avvincenti giochi. Coloro che non
potevano partecipare a queste
gare di abilità e di forza, forse
per Tesser nati troppo presto, si cimentavano nel canto corale o nella visita alle isole del
Lago Maggiore.
Al momento di separarci, giunto troppo in fretta, c’era in tucti
noi il desiderio di rivederci molto presto per godere ancora la
gioia che ci piervade nello stare
insieme. « Cerea, neh! ».
piano di lavoro così articolato :
a) esposizione del libro evangelico, della nostra stampa in genere e di pannelli sui quali erano scritte varie nostre proposizioni evangeliche; b) due conferenze pubbliche; c) predicazione pubblica in una piazza della
città.
L’esposizione del libro evangelico ha avuto per cosi dire due
momenti: il primo che ha avuto
luogo per quindici giorni circa
(11-24 aprile) nei nostri locali;
si è voluto in questo modo fare
anche un esperimento per conoscere la reazione delle persone
in maggior parte studenti che
passano per la via della nostra
chiesa per raggiungere le varie
sedi universitarie, e le possibilità di incontro e di contatto che
danno i nostri locali sociali. Dobbiamo riconoscere che questo
primo esperimento non ha fatto
registrare né attenzione né partecipazione degna di rilievo. E
questo forse per il fatto che i
nostri locali allo stato attuale
non sono adatti a manifestazioni di questo genere (le porte non
danno sulla strada, ecc.). A questo esperimento ne è seguito un
altro in pieno centro cittadino
(Logge di Banchi) nei giorni
27-30 aprile con tenda, roulotte e
materia,le più ricco: striscioni,
pannelli ecc. In questa occasione abbiamo avuto il valido aiuto
della Chiesa dei Fratelli di Pisa
che ci ha prestato per i quattro
giorni della mostra una grande
tenda, e quello di un fratello
della Comunità che ha messo a
nostra disposizione una roulotte per consentire ai nostri giovani particolarmente impegnati
nella mostra di pernottare sul
posto. Tutto questo lavoro ha
richiesto una lunga preparazione e un certo impegno da parte
della comunità e in particolare
del gruppo giovanile di lavoro
ma ha anche registrato discreti
risultati: si è avuta infatti questa
volta una buona affluenza di persone, di amici, di curiosi: tanti
sono entrati nelia grande tenda
per guardare con attenzione e
per curiosare fra i nostri libri,
giornali, riviste, per leggere i
pannelli, per ricevere volantini,
per avere qualche spiegazione,
per discutere e a volte anche
per... polemizzare. Tutto sommato possiamo dire che questo
è stato un momento positivo della nostra manifestazione, anche
se è vero che noi ci aspettavamo,
naturalmente, maggiore interesse per i problemi della fede; abbiamo avvertito in tanti nostri
visitatori il peso di un certo anticlericalismo, e della secolarizzazione. Comunque tutto sommato si è trattato di un lavoro
valido, perché ci ha dato la possibilità di un contatto, di una
testimonianza alTesterno delle
nostre mura ecclesiastiche.
A questa prima fase del nostro lavoro han fatto seguito due
conferenze pubbliche che hanno
avuto luogo nella sede della Biblioteca comunale della città; il
tema della prima conferenza tenuta dal prof. p. Ricca è stato :
« Ecumenismo e papato » mentre quello della seconda svolta
dalTon. V. Spini è stato : « Chiese, Stato e Costituzione ».
Le due conferenze, annunciate alla cittadinanza con manifesti, volantini, inviti personali e
annunzi sul giornale, per l’attualità dei temi hanno registrato
un vivo interesse e una buona
presenza di amici, di simpatizzanti, di fratelli di altre comunità e di giovani, i quali han dato un valido e vivace contributo
alla discussione che è seguita.
Un altro dato da segnalare : per
l’occasione i nostri giovani era
no presenti coi libri della Claudiana.
A chiusura di tutta la nostra
manifestazione è stata tenuta
una predicazione, in una piazza
centrale della città, dal pastore
A. Sonelli. A questa ultima manifestazione evangelistica erano
presenti e numerosi non solo i
fratelli di Pisa e delle comunità
del nostro Circuito ma anche
tanti altri fratelli di altre denominazioni, per i quali Tessere
presenti non significava «fare
numero» ma partecipare con la
preghiera, con il canto dei nostri inni, al nostro sforzo di testimonianza. In questo senso è
stata molto valida la predicazione per il suo taglio indovinato
di attualità e di aderenza alla
realtà che viviamo senza per
questo scadere in termini puramente terreni: essa come ci è
stato dato di osservare ha attirato la viva attenzione di molti
passanti che si sono fermati per
ascoltare. Certamente è stato
questo il momento più significativo della nostra manifestazione.
Per concludere, si è trattato
di una grossa fatica, certo, ma
di una fatica che ci ha dato molta gioia; non abbiamo presentato noi stessi, la nostra storia,
i nostri valori, non abbiamo fatto della cultura, della polemica
o dimostrazione di forza, ma abbiamo cercato di annunziare Cristo nostro Signore con timore e
tremore, nella coscienza della
nostra povertà e della nostra debolezza.
Il dato positivo della nostra
fatica è stato il contatto con persone che altrimenti non avremmo incontrato, il coinvolgimento della comunità e l’unione delle varie chiese della zona. Al momento non possiamo parlare di
frutti, anche se è vero che li
aspettiamo; i frutti non li produciamo noi ma il Signore, il
solo che « aggiunge alla sua chiesa coloro i quali sono sulla via
della salvezza». Noi abbiamo seminato e siamo chiamati ancora
a seminare.
M. Barsotti - E. Naso
3
20 giugno 1980
SI E’ SVOLTO A LUINO IL 19 MAGGIO SCORSO
ROVERETO
Sinodo Luterano
Rinnovata la convenzione con la Chiesa Evangelica in Germania - La Chiesa Luterana in
Italia conta 13 comunità, 10 pastori e settemila membri di chiesa
Il 19 maggio si è svolto a Luino il sinodo della « Chiesa Evangelica Luterana in Italia».
Quest’anno scadeva il mandato dei tre membri laici del nostro « Concistoro » che è l’organo esecutivo ed amministrativo
della nostra chiesa ; ne fanno
parte il decano (pastore Christoph Meyer) ed il vicedecano
(pastore Joachim Mietz) eletti
per cinque anni e tre laici eletti
per tre anni, che ricoprono le
cariche di presidente e vicepresidente del sinodo e la carica di
tesoriere della chiesa.
Come presidente del sinodo è
stato riconfermato all’unanimita
Dieter Stoehr, sinodale della comunità di Genova. Il nuovo vicepresidente è una donna, la Signora Hanna Franzoi di Venezia, il nuovo tesoriere è Ferdinando Albi di Bolzano.
Chi sono i sinodali? Ognuna
delle nostre 13 comunità viene
rappresentata al sinodo da una
0 da due persone: le comunità
con più di 200 membri elettori
hanno diritto ad avere due sinodali. Anche il mandato dei sinodali si rinnova ogni tre anni. Per
1 sinodali che partecipano al sinodo per la prima volta si svolge una breve cerimonia di consacrazione e di impegno: il presidente o il decano rivolge al sinodale questa domanda : « Vuoi
accettare la carica di sinodale
con i compiti e gli impegni che
essa comporta e collaborare alla pace di cui (3esù ci ha dato
l’esempio? » La risposta è : « Sì,
con l’aiuto di Dio ».
Ospiti graditi del sinodo sono
stati fra gli altri l’Oberkirchenrat Kremkau deirUflìcio esteri
della Chiesa Evangelica in Germania, ben noto negli ambienti
valdesi, il Moderatore Giorgio
Bouchard e il pastore Guido Coluccì. Il Moderatore ha auspicato una più intensa collaborazione fra le nostre chiese e contatti
più stretti fra la Tavola Valdese
e il Concistoro.
Fra i punti salienti del sinodo
è da menzionare anche un dibattito sulla preghiera durante
il quale i sinodali hanno dato
testimonianze di fede di profonda intensità spirituale.
Contro le false
alternative
{segue da pag. 1)
Fiero e vivo
anticonformismo
L’altro libro è l’antologia sui
Quaccheri. Siamo nella seconda
metà del ’600, il protestantesimo
sembra abbastanza consolidato
da garantire alla chiesa una pace relativa. Ma ecco sorgere una
protesta: sono uomini e donne
che si tolgono il cappello soltanto davanti a Dio e rifiutano il
conformismo della falsa sicurtà
religiosa, sociale, politica. I Quaccheri rifiuteranno la violenza,
l’uso delle armi tanto da essere
additati come dei rivoluzionari,
che sconvolgono l’establishment.
Il loro culto diverrà un culto silenzioso fatto solo di ascolto delle Scritture da loro molto ben
conosciute e di colloquio con
Dio, sola guida della loro vita
e della loro preghiera.
Aonio Paleario e i Quaccheri
avrebbero il diritto di domandarci se il nostro discutere di ottimismo o pessimismo sulle comunità evangeliche odierne o
sulla chiesa nel suo insieme non
costituisca un comodo alibi per
le nostre coscienze evitando la
sola alternativa da vivere con
speranza: prendere delle decisioni molto concrete di vivere un
radicalismo evangelico capace di
incidere anzitutto sulla nostra vita personale in primo luogo, vivendone altresì le conseguenze
ed i riflessi nella vita pubblica
nei tempi buoni e nei tempi cattivi. « Chi bada al vento non seminerà; chi guarda alle nuvole,
non mieterà» (Eccl. 11: 4).
Carlo Gay
L’argomento centrale del sinodo è stato senza dubbio il rinnovo della convenzione fra la
Chiesa Evangelica in Germania
e la Chiesa Luterana in Italia.
Mediante questa convenzione la
Chiesa in Germania mette a disposizione della nostra chiesa,
per un periodo non superiore a
12 anni, pastori per la cura d’anime delle nostre dieci comunità
in cui prevale l’uso della lingua
tedesca. Vengono inoltre garantiti aiuti finanziari per il lavoro
sociale e scolastico delle tre comunità luterane italiane sul Golfo di Napoli che già da anni svolgono la loro attività principalmente in due scuole materne ed
elementari a S. Maria la Bruna
ed a Torre Annunziata.
Le varie comunità della C.E.L.I. sono assai diverse le une
dalle altre e ciascuna di esse rivela una propria fisionomia particolare. Da un lato abbiamo la
grande comunità di Milano che
partecipa del relativo benessere
dell’Italia settentrionale, in netto
contrasto con le comunità sul
Golfo di Napoli, dove c’è maggiore disoccupazione. Dall’altro
lato la comunità di Roma condizionata dal carattere cosmopolita della città, per cui molti
suoi membri fanno parte di isti
tuti e di organizzazioni internazionali, la comunità di Roma
trova per così dire il suo opposto nella comunità di Trieste, dove l’elemento italiano e quello
germanico si esprimono in maniera equivalente nella vita comumtaria. E se la Comunità di
Ispra-Varese, il cui gruppo di
lingua tedesca viene curato da
un nostro pastore, vuole essere
un « esperimento ecumenico »
nella convivenza di più gruppi
linguistici e confessionali, a Bolzano ci troviamo di fronte ad un
gruppo etnico ben definito, la
cui compattezza viene mitigata
dalla presenza di fratelli italiani
che fanno parte della comunità
con pieno diritto. Le comunità
numericamente più piccole, come Genova, Firenze, Venezia e
Napoli, sono forse internamente
più equilibrate, ma comprendono un ampio territorio di diaspora: p. es. il pastore di Napoli deve curare i membri di chiesa che vivono in Calabria e in
Sicilia.
Possiamo quindi dire che la
nostra Chiesa riunisca in sé una
notevole molteplicità di persone
provenienti, per quanto riguarda la nazionalità da quasi ogni
nazione europea. Ma una Chiesa che, con 13 comunità e 10 pastori non supera il numero di
7.000 anime, non può che parlare con modestia della propria
attività. Il principale impegno è
quello di annunciare il messaggio della grazia salvifica di Gesù
Cristo per tutti gli uomini. Per
cui al primo posto vi è lo sforzo della chiesa di raccogliere i
luterani che vivono isolati nel
nostro paese e di curarli spiritualmente.
Paolo Lucchesi
Convegno ecumenico
¡echi dal mondo cristiano!
a cura di ANTONIO ADAMO
Il culto di Maria
ostacola il dialogo
ecumenico
(nev) - Il dialogo fra la chiesa
di Roma e il Consiglio ecumOTlco delle chiese è diventato in
questi ultimi armi sempre più
diffìcile, probabilmente anche a
causa del maggior peso che il
cattolicesimo ha dato al culto di
Maria. Il vescovo luterano delrOldenburg, Hans Heinrich
Harms, ha affermato: « È grave
che Maria in quanto ’’madre della chiesa” venga sempre più assimilata allo Spirito Santo: come è dimostrato anche dal fatto che Giovanni Paolo II abbia
dedicato ufficialmente a Maria,
per la Croazia e la Polonia, la
seconda festa di Pentecoste ».
Harms ha ancora osservato
che la devozione mariana è profondamente radicata nella pietà
cattolica e che già Paolo VI nel
1964, contro l’opinione prevalente del Concilio, aveva proclamato Maria « madre delia chiesa »
ponendo così le basi per un rafforzamento della mariologia.
Polonia: i cattolici
occupano altre chiese
protestanti
(nev) - Il pastore polacco Frantis^k Duda nel corso di una sua
visita nella RFT ha denunciato
una nuova ondata di « occupaziom » arbitrarie di chiese luterane
da parte dei cattolici, con il tacito appoggio dello stato; la zona
dei Masuri è quella maggiormente colpita. Le occupazioni non
avvengano solo là dove le chiese sono usate saltuariamente per
la partenza di gran parte dei
luterani, ma si segnalano occupazioni anche dove il culto ha
luogo regolarmente. Così a Gawrzajka gli occupanti, non potendo
ottenere le chiavi, hanno cambiato la serratura; a Spychowo
una folla di cattolici guidati dal
prete ha invaso la chiesa durante il culto e non è più uscita. In
segno di protesta la chiesa luterana si è ritirata dalla commissione mista con i cattolici.
Secondo il pastore Duda questo clima antiecumenico ed in
tollerante è stato creato dall’elezione di un papa polacco e dalla
sua recente visita in Polonia.
Bolivia: a proposito
deirassassinio di
padre Luigi Espinal
(S.N.O.P.) - Il 22 marzo scorso
è stato ritrovato il corpo di padre Luigi Espinal, gesuita. Il cadavere aveva dei segni evidenti
della tortura cui Luigi Espinal è
stato sottoposto prima di essere
ucciso. Egli era un prete giornalista, professore di Università e
critico cinematografico. In questi
ultimi anni si era distinto per la
sua partecipazione, nel gennaio
del 1978, allo sciopero della fame
che condusse alla cacciata del
dittatore Banzer e per aver accettato di dirigere il settimanale
di sinistra « Aqui ».
Questo prete viveva in una comunità di gesuiti ed era conosciuto per la sua onestà intellettuale e morale. Il suo assassinio,
non rivendicato, è il prodotto di
gruppi para-militari legati agli
elementi più reazionari dell’esercito. Si tratta chiaramente di un
omicidio politico che non fa che
aggravare la situazione politica
già esasperata. La notizia della
morte di Espinal ha suscitato
una viva emozione nel paese. La
Compagnia di Gesù della Bolivia
ha reagito con delle forti proteste e l’arcivescovo di La Paz ha
scomunicato gli istigatori di
questo crimine.
Prossima
pubblicazione di
un Commentario
africano della Bibbia
(BIP/SNOP) - I lavori di redazione del primo commentario
africano della Bibbia sono già a
buon punto; l’anno prossimo è
prevista la pubblicazione del primo volume.
Il decano della Facoltà di Teologia deirUnìversità della Sierra
Leone ha affermato che la Conferenza Africana degli Istituti di
Teologia (CATI), in occasione
della sua ultima assemblea generale, ha aderito al progetto di
commentario biblico africano.
Domenica 4 maggio si è svolto
a Rovereto, in collaborazione con
il Centro Culturale « Clesio-Rosmini », il 6“ Convegno interregionale del S.A.E. - Segretariato Attività Ecumeniche.
Al Convegno hanno partecipato, calandosi nella realtà comunitaria roveretana, gruppi ecumenici di tutto il Tri veneto. Il
tema era di grande impegno e
attualità: « Ecumenismo ed evangelizzazione ».
La giornata ha avuto inizio con
un momento cultuale in cui si è
inserita la meditazione biblica
del dott. Emidio Sfredda. La meditazione, dopo una chiara esegesi di alcuni passi neotestamentari (Luca 9: 57-60 - Efesini 1),
invitava a cogliere i segni dei
tempi in una ricerca di unità
che non deve profilarsi soltanto
come un evento del futuro ma
del presente, in cui sono coinvolti tutti i figli di Dio.
È seguita la relazione di don
Silvio Franch, delegato vescovile
per l’ecumenismo e direttore del
Centro « Clesio-Rosmini ». La sua
relazione, arricchita da una vasta e puntuale documentazione
tratta da testi conciliari e postconciliari, è stata un invito a
trapiantare nel cuore dei credenti le indicazioni del Concilio Vaticano II
Successivamente il pastore
evangelico di Bologna Paolo
Sbafa, rifacendosi ad alcime incisive affermazioni del past. Paolo Ricca (vecchio amico del
S.A.E.) e ad un documento
espresso dalla comimità evangelica di Bologna, ha posto alla
base del suo messaggio l’esigenza di evangelizzare: critici nei
confronti delle istituzioni cristiane e del potere autoritario
che spesso ne deriva, dobbiamo
proporre come imica alternativa
all’autoritarismo e all’integrismo
l’Evangelo di Cristo, in una quotidiana confessione di peccato
e di fede.
In ambedue le relazioni, benché di taglio diverso, è emerso
con forza il problema della promozione umana come necessaria
scelta ecumenica.
Il Convegno ha avuto ampia
risonanza su tutta la stampa locale. L’ecumenismo a Rovereto
è già un vissuto autentico: nel
Convegno del 4 maggio è stato
compiuto un ulteriore passo avanti. La presenza del S.A.E.,
« punta di diamante dell’ecumenismo italiano », ha costituito
uno stimolo cui gli amici roveretani hanno risposto con la
consueta sensibilità.
F. S. P.
Il protestantesimo nella stampa italiana
Religione alienante
Su II Ponte del 30 aprile Armando Borrelli pubblica un lungo studio « Sui rapporti tra comunismo e mondo cattolico », in
cui riassume i movimenti culturali che hanno modificato la concezione marxista della religione
come « oppio del popolo », fino
ad arrivare alla proposta politica del «compromesso storico».
Si comincia da Ernest Bloch, che
per primo rileva come nelle religioni cristiane siano conviventi
due aspetti diversi: quello teocratico impersonato nella storia
dalle Chiese istituzionali che è
alienante e quindi « oppio del
popolo»; e quello profetico la
cui funzione nella storia è invece
decisamente liberatoria. Ma, ricorda il Borrelli, «lo stesso
Marx, parlando del protestantesimo, diceva che esso aveva avuto una importanza rivoluzionaria » perché « Lutero... aveva
spezzato la fede nell’autorità, restaurando l’autorità della Fede;
aveva trasformato i preti in laici, trasformando i laici in preti,
aveva liberato l’uomo dalla religiosità esteriore, facendo della
religiosità l’interiorità dell’uomo». E, come aggiunge il Borrelli, « tanto maggiore è l’alienazione quanto maggiore è il pote
re della Chiesa e tanto maggiore è questo potere quanto più la
funzione di intermediazione della Chiesa diventa indispensabile
nei rapporti tra l’uomo e la divinità». Il Borrelli non manca
di rilevare nelle sue conclusioni
come, nello svolgimento della
formula del « compromesso storico», il P.C.I. non abbia avuto
ben chiaro il fatto che la D.C.,
e la chiesa cattolica istituzionale, rappresentano pur sempre
l’aspetto « alienante » della religione cristiana, ma stupisce che
non approfondisca il suo discorso, finendo così con l'essere lui
stèsso vittima di quella « cultura
cattolica» che nella prima parte
del suo scritto è analizzata e criticata con concretezza.
* 41 «
Il Secolo XIX del 17 maggio
dà notizia di una lettera inviata
dalle Comunità Evangeliche della Spezia a Breznev e Carter per
chiedere loro iniziative fruttifere
di pace. Per la cronaca, l’Ambasciata Americana a Roma ha risposto con una lettera, informando di aver inoltrato il documento a Washington « perché
vengano presi i provvedimenti
del caso ». Magari fosse vero !
Niso De Michelis
FIRENZE
del CARES
per i tossicomani
Su!l’importante tema della tossicodipendenza che è stato affrontato anche dalla Conferenza del III distretto (vedi p. 2 di
questo numero) una recente Assemblea di Casa Cares, tenuta
il 12.4.’80 a Villa Ai Graffi, Reggello (Firenze), ha approvato all’unanimità la seguente mozione:
« L'Assemblea dell’Associazione
Cares, udita la relazione del prof.
Marco Ricca, riconosce la necessità e l’urgenza di essere presenti, come evangelici, nel campo
della riabilitazione e del recupero sociale dei tossicodipendenti.
Si dichiara pertanto, in linea
di massima, favorevole ad esaminare con attenzione un progetto operativo che esponga, in
modo sufficientemente dettagliato, l'attività che il Cares, con la
sua proprietà e con la sua struttura associativa, potrebbe svolgere.
L’Associazione ritiene che nell'elaborazione del progetto si
debba tener conto delle seguen
ti condizioni di fondo:
a) coerentemente con i principi ispiratori del Cares, nell'attività svolta dovrà essere riconoscibile il carattere di testimonianza cristiana di amore per gli
altri;
b) il gruppo di lavoro presente nella Casa dovrà ricercare,
per quanto possibile, il coinvolgimento e la collaborazione delle comunità evangeliche della
zona;
c) il personale stabile della
Casa dovrà provenire da comunità evangeliche ».
Alla luce di tale mozione, la
Associazione Cares si rivolge a
tutti gli evangelici richiedendo la
comunione nella preghiera per
la realizzazione di quest’opera,
ed invita tutti coloro che sarebbero disposti ad una collaborazione fattiva a rivolgersi, specificando la propria qualificazione
professionale, alla signora Tina
Rubboli, 50066 Reggello (Firenze), telef. (055 ) 868207.
4
20 giugno 1980
LA VOCAZIONE AL PASTORATO
Maturità : e poi ?
di Paolo Ricca
I CARISMI NELLA STORIA DEL PROTESTANTESIMO
Chi verrà quest’autiuino in Facoltà di teologia? Quattro studenti di 4° anno, terminati i loro
studi a Roma, partono per l'anno di studi all’estero. Chi prenderà il loro posto? Abbiamo letto recentemente su questo giornale che in Germania ci sono
troppi studenti in teologia. In
Italia non è così. L’anno prossimo gli studenti italiani del 2°,
3° e 4° anno della nostra Facoltà saranno in tutto undici (tre al
4° anno, quattro al 3” e quattro
al 2°). Ci saranno poi 7 o 8 studenti stranieri (le domande per
l’anno prossimo sono molto numerose). Ma quanti saranno gli
studenti italiani di I” anno? Per
restare « in media » dovremmo
avere quest’autunno tre o quattro nuove iscrizioni di giovani
che iniziano. Ci saranno?
Questa domanda non va solo
rivolta ai giovani ma anche alle
chiese. Val la pena precisare da
dove vengono gli undici studenti
italiani sopra menzionati: due
provengono da comxmità pentecostali, uno è battista, cinque
provengono da famiglie pastorali
(4 valdesi e 1 metodista), uno è
diventato evangelico nell’ambiente della chiesa dei Fratelli (anche
se ora è valdese), un altro, pure
valdese, proviene dal cattoliceSe si prescinde dai cinque
figli di pastori, un solo studente
può essere considerato espressione di una comunità valdese
o metodista. È molto poco. Noi
siamo felici che giovani di diverse chiese evangeliche e di diversa, provenienza spirituale studino nella nostra Facoltà. Ma ci
sembra di dover constatare, in
questi anm, una certa tendenza
alla sterilità nelle nostre chiese,
che esprimono tutto sommato
poche persone disponibili per il
rninistero pastorale. Gli studenti ci so:^ ma .solo in parte (forse in piccola parte) possono essere considerati « figli » — come si usa dire — delle nostre comunità. Questo non è un male
per il pastorato, anzi può anche
essere un bene. Ma non è un
buon sintomo per le nostre comunità. (Per quanto concerne i
figli di pastori, si può naturalmente discutere se la loro decisione sia maturata più nell’ambito della loro famiglia o in quello comunitario; in generale si
può supporre che il contesto familiare sia più determinante di
quello comunitario che pure ha
indubbiamente il suo peso).
Ma torniamo alla Facoltà, al
vuoto lasciato dagli studenti che,
terminato il quadriennio romano,
partono, e alla necessità o meglio alla speranza di nuove iscrizioni. Ce ne saranno? È ancora
presto per saperlo (i vari esami
di maturità classica, tecnica,
scientifica, magistrale, ecc. devono ancora aver luogo) ma non
è troppo presto per pensarci.
I doni dello Spirito Santo
Le manifestazioni dello Spirito sono ormai chiuse nella storia del cristianesimo primitivo o sono ancora possibilità per la chiesa di oggi?
Speriamo che qualcuno ci stia
pensando. Speriamo che qualcuno ne stia parlando, in famiglia,
nella comunità, con un amico,
con Dio stesso. Con queste righe
non vorremmo interferire. Tanto
meno vogliamo rivolgere « appelli» altisonanti, che rischiano
sempre di scivolare nel retorico
o nel patetico. Desideriamo piuttosto segnalare due fatti che, per
la loro concretezza, possono contribuire a indurre qualcuno a
venire in Facoltà (e non solo
pensare di venire e poi, forse
cambiare idea).
1) Il primo è questo: c’è
molto lavoro da fare e ce n’è
sempre di più. Il lavoro cresce
inolto più del nostro numero. C’è
bisogno di più uomini per far
fronte a tutti gli impegni. In
tutta la nostra lunga storia non
ci sono, forse, mai state offerte
tante possibilità di annuncio e
testimonianza evangelica come
oggi. Abbiamo più spazi che uomini per occuparli. Sotto questo
profilo, sono anni propizi quelli
che stiamo vivendo. Qui e ora bisogna essere tempestivi. Sarebbe
un atto di imperdonabile leggerezza lasciar passare questi anni senza cogliere le numerose
e belle occasioni che ci offrono.
Vedendo dunque le molte porte
aperte per l’Evangelo, che ieri
erano chiuse, ci sentiamo incocnggiati a invitare qualche giovane a venire in Facoltà. Ma anche se tutte le porte fossero
chiuse, li inviteremmo lo stesso.
Le porte aperte sono solò un incentivo, non il vero motivo.
2) Il vero motivo è l’Evangelo. È la perla preziosa della
umanità. Non un accessorio più
o meno superfluo, ma la verità
prima e ultima di ogni uomo e
di tutti gli uomini. Non c’è nulla
di più bello al mondo che portare l’Evangelo agli altri. Non
c’è nulla di più bello al mondo
che ricevere l’Evangelo. Perché
dunque non dedicarsi a quest’opera? Qui sorge la domanda sulla vocazione. C’è chi rinuncia a
venire in Facoltà perché 'pensa
di non avere la vocazione —
forse perché non ha sentito
qualche voce interiore o non ha
fatto qualche esperienza insolita. (3ra, avere la vocazione non
significa provare sensazioni particolari ma sentire — un po’ come l’apostolo Paolo — che «necessità me ne è imposta »:
l’Evangelo diventa necessario e
non più facoltativo; non è più
solo una possibilità ma una necessità. Questa necessità, all’inizio forse appena avvertita, diventa semnre più impellente man
mano che si avanza nella conoscenza dell’Evangelo.
Ci sono, nelle nostre chiese,
alcuni giovani che sentono la
necessità deH’Evangelo? Se, come pensiamo, ci sono, li invitiamo a venire in Facoltà.
Questo articolo conclude lo studio iniziato nel n. 21 del 23
maggio su « I doni dello Spirito Santo » nel N.T.
Nel primo articolo abbiamo
cercato di precisare la natura dei
« doni dello Spirito Santo sulla
base del Nuovo Testamento. Ora
possiamo chiederci se essi, e in
genere le « manifestazioni » dello
Spirito Santo di cui parla il Nuovo Testamento, siano ancora per
la chiesa di oggi. Alcuni, infatti,
le ritengono chiuse ormai nella
storia delle comunità cristiane
primitive e nelle pagine del Nuovo Testamento.
Incertezza
Se ci rivolgiamo ai Riformatori del XVI secolo, scopriamo al
riguardo un atteggiamento incerto. Lutero, per esempio, in occasione di una grave malattia di
Melantone, nel 1540, pregò con
intensità per la sua guarigione,
ed espresse poi la sua gioia per
la vittoria della preghiera sulla
morte. Ammalatosi gravemente
al ritorno da Smalcalda, ancora
Lutero, quando fu liberato dal
male dopo che i suoi amici avevano ripetutamente pregato per
lui, scrisse: « Impariamo da
questo esempio a pregare e ad
aspettare l'aiuto del cielo ». Egli
criticava duramente la Chiesa
cattolica per avere ridotto l'unzione dei malati ad unzione dei
morenti contro la pratica delle
comunità apostoliche, ma non
pensò di restaurare quella pratica. Calvino affermava: « La grazia della guarigione dei malati
non è più data; come anche gli
altri miracoli che il Signore ha
voluto avvenissero per un periodo di tempo al fine di rendere
ammirabile la nuova predicazione deU'Evangelo » (.Commentario
su Giacomo’ 5: Í4-Í5). Ë ancora:
« E' noto che i doni dello Spirito
Santo, che erano allora conferiti
rnediante l'imposizione delle mani, sono cessati qualche tempo
dopo nel mondo » (La vraie façon
de réformer l’Eglise). Questa
convinzione così espressa da Calvino, si era andata affermando
gradualmente nella Chiesa, soprattutto a partire dal XII secolo; ma la tendenza alla conclusione negativa circa la sopravvivenza dei « doni » dello Spirito è
già rintracciabile in Gregorio
Magno (590-604) che nel suo scritto su Giobbe dice: « I prodigi
dei carismi sono come ritirati
dalla Santa Chiesa: la profezia
non risplende più, la grazia delle guarigioni è tolta... la provvidenza non sopprime totalmente
queste manifestazioni, ma non
le fa più comparire apertamente
e correntemente come nei tempi
primitivi ».
Alla convinzione summenzionata occorre aggiungere la diffi
TRIBUNA LIBERA
Un certo pluralismo
<r Non è di nostra competenza né
rientra nei compiti delle chiese di Gesù. condurre e vincere le battaglie politiche e quelle per un nuovo meccanismo di produzione ».
Forse sono più di 3337 i valdesi ed
i metodisti che hanno apprezzato que.sta affermazione fatta dal past. Aquilante. nel sermone di apertura dell’ultimo sinodo.
Essi hanno avuto ulteriore motivo
di compiacersi per questa dichiarazione del prof. Paolo Ricca : « Evangelizzare è il mestiere della Chiesa ».
Dopo Beckwith, e dopo i vari Geymonat, Meille e Prochet, non si trattava certo di una novità, ma provenendo da chi, qualche anno prima
aveva perentoriamente sentenziato che
la Chiesa deve convertirsi alla politica
per non cadere nel disimpegno, sembrava assumere un significato partico-.
lare. Senonché i lettori de « La Luce »
hanno ricevuto col n. 50, del 14 dicembre u.s. (compreso in un allegato
dedicato all’evangelizzazione) uno
scritto del Ricca, da cui si rileva che
egli è sempre del parere che la Chiesa deve fare politica (non dice se
soltanto come secondo mestiere).
Dice testualmente il prof. Ricca :
« È chiaro che la Chiesa non è un oartito e che. al suo interno, un certo
pluralismo è non solo inevitabile ma
va salvaguardato ».
Nessun dubbio suU’ovvietà della prima parte di questo assunto, a meno
che non ci sia qualcuno che voglia
spingere la politicizzazione tanto avanti da trasformare la Chiesa in un partito che scenda in campo, alleluiando, col candelabro dalle sette stelle,
frammisto allo « scudo crociato », a
« falce e martello », alla « rosa » ed
al « garofano ».
L’espressione «un certo pluralismo»
appare invece alquanto ambigua e apparirà chiara soltanto a coloro che
sono in dimestichezza con quella « parte della dirigenza della Chiesa che si
è spostata un po’ o molto a sinistra ».
In merito si può osservare che gran
parte della Chiesa valdese è contraria
a qualsiasi forma di politica di parti
to aU’interno della Chiesa perché allineata al parere del pastore Aquilante, sopra citato, con l’opinione manifestata al riguardo da Karl Barth (La
Luce -3.1.’69) e con la tesi sempre
sostenuta, in Italia, da protestanti e
laici nei confronti della Chiesa Mater
et Magistra.
Del resto è probabile che il pluralismo programmato da Paolo Ricca si
debba intendere limitato ai diversi
Gesù politici che ci sono stati presentati in questi ultimi anni, dai nostri
giornali e dalla teletrasmissione « Protestantesimo », cioè : il comunista, il
socialista, quello di Dario Fo e di Lidia Menapace, e, ultimo, almeno in
ordine di tempo, il Gesù, ispiratore di
terrorismo (La Luce, 7 marzo ’80 J-J. Peyronel, redattore).
Non si vede quale vantaggio possa
avere la Chiesa da un dibattito al suo
interno tra queste formazioni politiche; il Gesù dei Vangeli ci ha trasmesso un messaggio spirituale ed un comandamento d’amore che non trovano
rispondenza in nessun partito politico.
denza suscitata, già nei Riformatori e poi nelle Chiese della Riforma, dagli eccessi e dalle degenerazioni che spesso si sono avuti presso i gruppi e i movimenti
più diversi, i Radicali e gli Anabattisti apocalittici al tempo di
Lutero e Calvino, i Dissidenti e
gruppi particolari di Battisti millenaristi in Inghilterra, al tempo
di Cromwell, i superstiti degli
Ugonotti delle Cevenne, agli inizi
del '700, ecc. Di fronte a certi
gruppi « pentecostali » di oggi si
rinnova la diffidenza di allora e
si rinsalda la convinzione che i
« doni » e le « manifestazioni »
dello Spirito Santo siano un fatto del passato.
Continuità
E invece la storia della Riforma e del Protestantesimo offre
la conferma più piena della continuità di quella esperienza nella
storia della Chiesa. Infatti, accanto ai « profeti » delle Cevenne
(in Francia, verso la fine del '600)
abbiamo i profeti del Pietismo
scandinavo sotto Carlo XII (16971718), specialmente in Svezia con
Tollstadius; i predicatori del
« Grande risveglio » americano
con J. Edwards in particolare
(dal 1727), gli evangelizzatori metodisti, G. Whitefield e J. Wesley (dal 1739), quelli del 1800
am.ericano (Burke, Finney, Moody) e inglese (specialmente Spurgeon). e delle Missioni protestanti (dal 1792); e, infine, le schiere
di predicatori ed evangelizzatori
del nostro secolo — e in tutti
costoro il « carisma » della « profezia » o dell'evangelizzazione o
dell'insegnamento (vedi I Corinzi
12) si è espresso con manifestazioni dello Spirito Santo nelle
anali si ritrova tutta la potenza
di quelle del Nuovo Testamento.
Dal tempo della Riforma compaiono anche con notevole frequenza, nei tempi e negli ambienti più diversi, e non solo nei
gruppi e nei movimenti di tipo
radicale, ma anche, e in misura
ben maggiore, in seno alle Chiese storiche della Riforma, i carismi di guarigione. Il celebre biblista Bengel, appartenente al
pietismo luterano, testimonia
della guarigione di una giovane
di quella chiesa nel 1644, e aggiunge: « Ancora oggi la fede
mantiene in ogni fedele una potenza miracolosa nascosta... all'inizio i miracoli sono stati l'appoggio della fede, mentre oggi sono l'oggetto che la fede ottiene ».
Nell'ambito della Chiesa Anglicana, non dobbiamo dimenticare le
guarigioni operate da George Fox
(intorno al 1650), l'iniziatore del
« I non pochi evangelici italiani
che hanno lavorato e lavorano politicamente in vista di una società socialista prossima ventura » non devono
svolgere la loro attività nella Chiesa
ma nelle sedi dei loro partiti, testimoniando la fede cristiana che li ispira,
mostrandosi alieni da ogni compromesso e da ogni frode e denunciando
coraggiosamente i raggiri, gli intrallazzi, le ruberie e soprattutto gli inganni menzogneri, che proprio in seno ai partiti abbondano.
Quanto danno apporterebbe alla
Chiesa Valdese una totale marxificazione è dimostrato da due luttuosi avvenimenti di questi ultimi mesi; essa
ha perso due dei suoi membri più
eminenti, degnamente commemorati
su questo giornale: si dà il caso che
entrambi, accanto al loro forte impegno al servizio della comunità, abbiano svolto una cospicua attività politica, ispirata da dottrine ben lontane
da quella di Marx.
Renato Paschetto
Il prof. Paolo Ricca risponderà, se
lo riterrà opportuno, per ciò che lo riguarda. Per parte nostra, come redazione, ripetiamo riguardo all’articolo
citato di J.J. Peyronel quanto già altre
volte affermato: non e distorcendo il
pensiero altrui che si fa avanzare il
proprio né tantomeno la ricerca della
verità.
movimento dei Quaccheri, il Quale era convinto che i doni dello
Spirito Santo e particolarmente
quelli di guarigione non erano
cessati con l'età apostolica. E'
considerato l'iniziatore di tutti i
movimenti protestanti che hanno cercato di ricondurre la Chiesa ai doni dello Spirito Santo.
La storia di John Wesley è ricca
di esperienze di guarigioni per
mezzo della preghiera; di lui lo
storico Léonard (III, 1, 181) dice
che «insisteva sullo Spirito Santo e i suoi doni, particolarmente
sulla guarigione per mezzo della
fede ».
In seno alle Chiese luterane e
riformate sono stati particolarmente ricchi di manifestazioni
carismatiche, soprattutto nel
campo delle guarigioni, i ministeri del pastore J. Christophe
Blumhardt a Bad Boll in Germania (dal 1847) e di Dorotea Trudel e di Samuel Zeller in Svizzera (dal 1852). In America sono
interessanti le figure e i ministeri di guarigione del medico Charles Cullis di Boston, nell'ambiente della Chiesa Episcopale (Anglicana d'America) e del pastore presbiteriano A. B. Simpson
di New York, nella seconda metà dell'800. Da allora tutta una
schiera di pastori e laici, uomini e donne, si sono dedicati al
ministero di guarigione mediante la preghiera sia in « case
di guarigione » sia muovendosi
da un luogo all'altro, mentre si
sviluppavano, soprattutto in Inghilterra, presso la Chiesa Anglicana, le Guilds of Healing, ossia
le associazioni per la guarigione
mediante la preghiera.
Le ricerche storiche permettono di collegare il sorgere e lo
svilupparsi dei movimenti di tipo « pentecostale » dei nostri
tempi con le svariate, complesse
ed estese esperienze « pneumatiche » di tutte le chiese nate dalla Riforma, dal XVI secolo ad
oggi, sia in Europa e in America,
sia nei campi missionari.
Ricerca dei doni e
necessaria prudenza
Non solamente, quindi, i movimenti pentecostali del nostro
■ternpo, ma anche le esperienze
carismatiche delle ■ generazioni
che ci hanno preceduti in tutti i
campi del Protestantesimo, dovrebbero costituire un richiamo
per le nostre comunità di oggi a
una seria e intensa ricerca del
« dono » dello Spirito Santo. La
via è quella semplice e sicura
della fede e della preghiera: Atti
2: 28-39; Galati 3: 2; 13-14; Luca
11: 13; Atti 1: 14 e 2: 1; senza
aspettarsi esperienze o manifestazioni straordinarie e sensazionali, preoccupandosi del « frutto » dello Spirito (Galati 5: 22) e
particolarmente dell'amore (Agape: Romani 5: Sei Corinzi 13!),
e, fra i « carismi » cercando ouelli più utili alla edificazione della
comunità dei credenti, ossia
quelli di « profezia » (esortazione, predicazione: I Corinzi
14: 1-4).
Allo stesso tempo, però, le
preoccupazioni dei grandi leaders
protestanti il cui ministero è stato ricco della potenza dello Spirito (da Lutero a Blumhardt, da
Wesley al Sadu Sundar Sin«') dovrebbero essere un fraterno richiamo — fondato su quello autorevole dell'apostolo Paolo — peri
« pentecostali » di oggi ad esercitare una seria necessaria sorveglianza critica nei riguardi dei
« fenomeni » che appaiono come
suscitati dallo Spirito Santo; ad
evitare « metodi » individuali e
collettivi di ricerca dei carismi
che portino in sé il rischio di
suggestioni, di « forzature psicologiche », di spinte all'imitazione
più o meno cosciente di certi atteggiamenti e di certe azioni più
facilmente imitabili; ad esercitare una forte prudenza tanto nell'annunziare iniziative nel campo
delle guarigioni quanto nel proclamare risultati non accertati
con sicurezza.
Enrico Paschetto
5
20 giugno 1980
___________ETICA CRISTIANA E SOCIETÀ’ OCCIDENTALE
Un modello in trasformazione
Tramonto della famiglia. Crisi
della coppia. Da qualche anno
questi problemi sono sempre
più dibattuti, su giornali e riviste, in inchieste radio-televisive,
in studi e ricerche psicologiche
e sociologiche, segno che il problema è reale ed ha ormai investito in modo rilevante anche il
nostro paese. Del resto non è un
caso che la recente assemblea
generale della Conferenza Episcopale Italiana sia stata dedicata, durante cinque giorni, ai
problemi della famiglia, e ciò in
vista del Sinodo mondiale dei
vescovi che si terrà a Roma in
autunno e che avrà appunto per
tema : « I compiti della famiglia
cristiana nella società contemporanea ». Il problema, dunque,
esiste. Si tratta di vedere quali
ne sono le proporzioni, le cause,
e se siamo in presenza di un fenomeno in fase ascendente o discendente.
Alcuni dati
statistici
Intanto, le statistiche parlano
chiaro: negli ultimi 10-15 anni,
c’è stato un calo incontestabile
dei matrimoni, sia religiosi che
civili, e un aumento fortissimo
delle separazioni. Il quoziente di
nuzialità (numero dei matrimoni per ogni 1.000 abitanti), che
era del 7,4 nel 1975 è passato a
5,3 nel 1978 e a 4,2 nel primo semestre 1979. Contemporaneamente si assiste ad una crescita dei
matrimoni civili rispetto a quelli religiosi: se nel 1967, i matrimoni civili rappresentavano solo
ri,2 per cento del totale, nel 1977
sono il 10,5 per cento e, nei primi 10 mesi del ’79, raggiungono
111.2 per cento. Le separazioni
che nel ’67 erano il 3,68 per cento del totale dei matrimoni celebrati durante l’anno, diventano
il 10,5 per cento nel 1978. E’ interessante notare che le richieste
di divorzio, invece, sono diminuite: dopo il boom del 1971, immediatamente successivo alla approvazione della legge sul divorzio (31,75 per cento di domande), c’è stato un calo notevole:
5,07 per cento nel ’72, 3,43 per
cento nel ’73,
A questi dati fa riscontro una
caduta vertiginosa del tasso di
natalità: un milione e 40 mila
nascite nel ’64, 700.000 nel ’78 e
670.000 nel ’79, mentre l’aborto
(legale) ha raggiunto 200.000 imità nel primo semestre 1979. In
quanto all’aborto clandestino, si
suppone che continui ad aggirarsi sulle 300.000 unità annue.
L’Italia è, pertanto, un paese
che sta invecchiando: questo risulta chiaramente dal « Rapporto sulla popolazione in Italia »,
preparato dal Comitato nazionale per i problemi della popolazione, pubblicato alla fine dello
scorso mese. Nel secolo scorso,
gli ultrasessantacinquenni rappresentavano il 4-5% di tutta la
popolazione, oggi ne rappresentano il 13,1% e la tendenza va
crescendo.
Questi pochi dati sono sufficienti a darci un’idea dei profondi cambiamenti sociali sopravvenuti in Italia negli ultimi 10-15
anni. Al centro del discorso si
trova la crisi delTistituzione-base
sulla quale si regge la società:
la famiglia.
I motivi della crisi
I motivi di tale crisi sono molteplici ma, a grandi linee, possiamo provare a individuare i principali. Il primo scossone è dato
sicuramente dal boom economi
na nasce con una prima rottura di rapporti familiari: nell’appartamento (non più la casa) rimangono solo più padre, madre
e figli.
Immediatamente dopo, avviene un altro fenomeno determinante : l’assunzione sempre più
massiccia di donne lavoratrici.
Da casalinga (funzione tradizionale) la donna diventa casalingalavoratrice. Questo fenomeno ha
almeno due conseguenze fondamentali: a) l’assunzione, da parte dello Stato, di funzioni finora
riservate alla donna casalinga
(servizi sociali e assistenziali,
asili nido, scuole materne, ecc...)
che subentrano progressivamente alle funzioni assistenziali ed
educative tipiche della famiglia;
b) col suo lavoro, la donna acquista l’autonomia economica e
riprende possesso della sua indipendenza e della sua soggettività. Il suo tradizionale ruolo
subalterno entra in crisi.
La spinta femminista
Da questi mutamenti collettivi
economico-sociali nasce e si sviluppa prepotentemente, negli ultimi 10 anni, il movimento femminista che, partendo dalla riappropriazione di sé da parte della donna, rimette radicalmente
in questione, quindi in crisi.
pero (o riscoperta) dell’istituto
familiare, anche se non ufficializzato dal matrimonio.
In ogni caso, la famiglia di
questo fine secolo è e sarà diversa dal modello classico al quale eravamo abituati e al quale il
documento finale dell’Assemblea
della GEI sembra voler ricondurre le famiglie italiane. E non
è detto che la nuova famiglia
co dei primi anni ’60' che ha segnato il passaggio dell’Italia da
paese agricolo a paese industriale, col contemporaneo inurbamento di larghe masse di popolazione. Il salto, così brusco, dalla civiltà contadina basata su
una struttura familiare di tipo,
patriarcale, alla civiltà industria-'
le fondata sulla famiglia monocellulare ha, nel giro di pochi
anni, cambiato profondamente il
volto — e soprattutto il ruolo —
della famiglia. La famiglia urba
Due indagini
• INCIDENZE E INTERFERENZE TRA
PRATICA RELIGIOSA E VITA SESSUALE
Da un’indagine condotta dal prof. Lorenzo Macario della Pontificia Università Salesiana, presso 815 giovani, maschi e femmine, abitanti in tre diverse città: Roma, Bergamo e Crotone; un po’ diversi per età: 19-20 anni quelli di
Roma e Bergamo, 16-18 quelli di Crotone; in maggioranza
studenti. (Dati tratti da ADISTA).
Sulla « rottura » col « sistema dei
valori tradizionali educativi »
La considerano Necessaria Consigllab. Dannosa Inammiss
Praticanti abituali 9% 34%, 23% 18%
Praticanti saltuari 13%, 52% 12% 9%
Non praticanti 16% 63%, 5% 8%
Non cattolici 34%, 68% 3% 6%
Sull’uso degli anticoncezionali
Favorevoli Non favorevoli
Praticanti abituali 37% 31%
Praticanti saltuari 42%
Non praticanti 52%
Non cattolici 62% 9%,
• UN’INDAGINE DEMOSKOPEA-PANORAMA
La famiglia che preferiamo
Nel sesso deve essere
ammesso tutto ciò che
fa piacere
Una coppia senza figli
non può mai essere completamente felice
La cosa più importante
è salvaguardare la rispettabilità della propria famiglia
Quando ci si sposa, è
per sempre
Sarebbe bene che i genitori anziani vivessero
con i loro figli
Approvo le donne che
rinunciano ad avere figli
in nome della loro realizzazione personale
E ^ CO ÎÜ O (D
o ìl c ^ co ^ ■o f -f C o 05
c ° E o w o co o rs CD o Ü § ^ O « s Gì G3
O T3 < ^ O - Û- -O Oi D_ *T3 O “O z s O 1—
32,9 27,5 22,5 16,0 1,0 100
24,0 24,3 24,5 26,8 0,4 100
42,0 34,9 15,2 7,5 0,4 100
44,0 24,5 16,9 14,0 0,6 100
29,5 31,2 23,6 15,3 0,4 100
10,8 15,6 29,9 42,6 1,1 100
l’istituto familiare tradizionale,
oggettivamente basato sulla sottomissione della moglie al marito e sulla sua subalternità economica, sociale, culturale. Si arriva cosi, ad uno svuotamento
progressivo dei ruoli e dei presupposti sui quali era costruita
la famiglia. Questi mutamenti —
oggettivi — dei rapporti sociali
e produttivi hanno ben presto
un risvolto soggettivo che si verifica nella crisi della coppia,
cioè di due soggetti, ormai pari,
messi a confronto. L’uomo, atavicamente abituato ad esercitare
in modo esclusivo la sua autorità, nella famiglia e nella società, si trova disorientato ed insicuro, costretto suo malgrado a
prendere atto di un cambiamento dei ruoli che appare irreversibile.
Questa drastica rimessa in
questione del « potere maschilista» e la conseguente affermazione del soggetto-donna non potevano non scuotere le basi del
matrimonio, se non nell’essenza,
per lo meno nei suoi aspetti formali e giuridici. Se il matrimonio e la famiglia sono soltanto
istituzioni le cui funzioni sociali hanno perso significato, perché sposarsi, perché legarsi con
un contratto che rischia di alienare la libertà dell’uomo e della
donna? L’unica motivazione per
stare insieme rimane allora quella affettiva ma, siccome i sentimenti sono mutevoli — specie in
una società come la nostra in
cui si deve cambiare, in cui il
nuovo è sempre meglio del vecchio — al posto del matrimonio,
si sceglie la convivenza, che è un
modo (alternativo?) di valorizzare la coppia salvaguardando
la libertà di ognuno.
E’ significativo notare che la
generazione più colpita dalla crisi della coppia è proprio quella
del ’68 (la fascia compresa tra
i 30 e i 40 anni), quella cioè che
ha dissacrato radicalmente ogni
istituzione ma che, essendo stata politicamente sconfitta, ha pagato — spesso duramente — lo
scacco della sua intensa ma breve stagione utopica.
Sono state allora tentate varie
alternative alla famiglia e alla
coppia : la « coppia aperta », la
comune, la convivenza, la scelta
della solitudine, ma il bilancio
di tali sperimentazioni non sembra essere particolarmente positivo, e i moltissimi fallimenti
verificatisi non sono stati certo
meno traumatici di quelli familiari. Qui forse sta il motivo per
cui, da qualche tempo, sembra
delinearsi un ritorno alla vita di
coppia stabile ed un certo recu
che già esiste di fatto in numero sempre più crescente, in Italia come in tutti i paesi sviluppati, sia peggiore deil’altra. Può
anche essere più autentica e più
libera.
Prospettiva cristiana
Rimane però il problema del
rapporto tra fede e matrimonio,
di un modo cristiano di vivere
il matrimonio. Quando due persone scelgono, responsabilmente, di vivere insieme, si impegnano in un progetto di vita che non
può non coinvolgerli profondamente entrambi. Quest’impegno
costituisce un patto che non può
essere considerato con leggerezza. Non perché tale patto sia sacro e indissolubile di per sé (concezione cattolica del matrimonio )
ma perché è basato sulla relazione tra due esseri, due soggetti
ugualmente liberi che, essendo
coscienti dei limiti della propria
individualità, decidono di vivere
la loro storia in un confronto
permanente e durevole l’uno con
l’altro. Questa dimensione della
alterità, molto ben messa in evidenza da Eric Fuchs nel suo libro « Le désir et la tendresse »,
costituisce al tempo stesso il limite della mia libertà — positivo
perché nessuno è né può illudersi di essere fine a se stesso — e
la distanza necessaria a stabilire
una relazione costruttiva, anche
essa non-.fine a-se stessa ma
iscritta in un progetto che dia
senso all’esistenza.
Jean-Jacques Feyronel
Legge positiva
Riportiamo alcune parti di un’intervista a Eric Fuchs, direttore
del Centre protestant d’études di Ginevra, autore del libro «Le désir et la tendresse », di prossima pubblicazione in edizione italiana
presso La Claudiana. L’intervista è stata pubblicata sul settimanale
« La Vie protestante », n. 30, 31 agosto 1979.
— Attualmente si nota una
disaffezione dei giovani nei confronti del matrimonio civile e religioso. Cosa significa?
— Esiste, nei giovani, un’enorme domanda nel campo affettivo: la coppia appare come un
luogo di protezione nei confronti
della società. Ciò che viene messo in questione sono le forme
contrattuali e giuridiche del matrimonio. Si ha paura di tutto
ciò che crea un legame esteriore.
La gente vive in coppia altrettanto o più di prima; ma rende ufficiale questa relazione solo quando è sicura della sua qualità...
Il matrimonio ratifica una realtà che è destinata a durare: non
sono sicuro che non ci sia in
questo una grande saggezza...
Ma c’è anche un lato negativo:
questa generazione non è più
capace di comprendere il valore
costruttivo di un impegno che lega due persone. Del resto è lo
stesso nella Chiesa e nella vita
politica. C’è una specie di incapacità a pensare la « legge » come positiva; la si sente soltanto
limitativa, oppressiva.
— La legge... dei costumi?
— E anche la legge di Dio.
La legge è strutturante, positiva,
essa ci costruisce, certo limitandoci. Ma il sogno della « illimitatezza », della pura spontaneità
è, credo, un sogno mortale nel
quale molta gente trova più angoscia che gioia. Quando si parla di « fedeltà » la gente intende
« oppressione », limitazione del
suo desiderio. Perciò la Chiesa
si trova in grande difficoltà.
— I controlli sociali sono soprattutto di natura economica?
— Non solo. L’aspetto economico raggiunge ogni campo, anche la cultura e la morale. In
certo qual modo, il modello del
capitalismo finanziario influenza
il nostro modo di vivere. Quando
uno dice: « Non voglio impegnarmi, mi lego a qualcuno solo se
mi frutta qualcosa (il famoso
’’épanouissement”) », egli ha lo
stesso atteggiamento di collii che
dice: « Io metto il mio denaro
laddove frutta ». Il desiderio sessuale diventa una specie di simbolo della potenza del denaro, e
quando non è più redditizio, lo
si ritira.
— Qual è lo scopo della sessualità, del matrimonio: una felicità durevole e sicura, un po’ di
stile borghese, oppure la gioia,
il piacere, nello spirito di maggio ’68?
— Dipende molto dal sentimento personale! Ma qual è la vocazione fondamentale dell’uomo e
della donna secondo Dio? Ciò che
mi ha colpito è il fatto che la sessualità era, nell’uomo, la traccia,
l’indizio di una alterità (di qualche cosa che è altro). Non siamo a noi stessi il nostro proprio
compimento. L’essere umano,
creato uomo e donna, è un essere di relazione, e l’alterità è tale che non la può mai colmare.
La sentiamo un po’ come una
disgrazia perché sogniamo sempre di immortalità, di pienezza,
di fusione...; la Bibbia dice: No!
È proprio questo limite, sentito
come minaccia o povertà, che si
rivela strutturante.
6
20 giugno 1980
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
DIBATTITO SU c< PRA DEL TORNO NON DEVE CADERE
»
PEROSA ARGENTINA
Le danze FuiTìetti O libro di StOriO? Collettivo
dsi nonni dei disegno e fedeltà storica s’intrecciano in un libro che
forse leggiamo troppo in fretta: ne parliamo con Roberto Eynard
biblico
In questi ultimi tempi abbiamo avuto modo di assistere ad
una riproposta, da parte di alcune scuole, di danze, canti, scorci di vita, appartenenti alla cultura popolare e alla vita delle
nostre valli.
Che cosa ha fatto nascere tutto questo?
Il 2" ciclo della scuola elementare di Pomaretto (due classi a
tempo pieno e una ad orario normale) ha portato avanti un lavoro di interclasse. 5 gruppi e un
insegnante ciascuno hanno studiato argomenti come: il ciclo
della vite, il ciclo del pane, gli
attrezzi agricoli, le case, le leggende e i modi di dire.
Dopo aver intervistato persone, esaminato lavori, cercato
canti e leggende, i bambini hanno pensato di condensare il loro
lavoro in alcune scenette, rappresentate alla festa di fine
d’anno.
E’ apparso un vero e- proprio
scorcio di vita che purtroppo
sta scomparendo dalle nostre
vallate: la dura vita dei contadini di Frali che scendono diverse volte all’anno a Pomaretto per
accudire alle loro vigne dei Ramie; il ricatto del vecchio « barbo » che si fa portare il letame
nei campi dalle ragazze, in cambio dell’aia per ballare; il vecchio nonno che sa fare i cestini e tenta di trasmettere la sua
arte ai nipotini; il lavoro per fare il pane; le vecchie case di
montagna che stanno diventando la seconda casa della gente
di città. Al termine dell’ultima
scena, nell’aia conquistata, i
bambini si slanciano con entusiasmo nella danza di alcune
« cúrente », che strappano l’ap, plauso dei presenti.
Mi pare che tutto questo lavoro abbia destato molto l’interesse dei bambini e li abbia avvicinati ad un mondo che ha ancora
tanto da insegnarci. Si è rivalutato il ruolo degli anziani, ponendoli al centro di una trasmissione di valori culturali e umani; e questo è di fondamentale
importanza per l’educazione di
un bambino, allevato in una società dove la televisione primeggia come veicolo d’informazione.
Anche alla festa di fine d’anno
della Scuola Latina, il pubblico
di genitori ed amici ha avuto modo di applaudire alcune « cúrente », ballate in modo abbastanza
corretto dai ragazzi della II e
della III. Inoltre sono state presentate due danze che non si
ballano quasi più: la « spusino »
e la « bureo ».
Che cosa si può ricavare da
questa esperienza?
Mi pare estremamente importante per una comunità scolastica, cercare di inserirsi sempre
meglio nell’ambiente in cui opera, attraverso questo lavoro di
ricerca e di riproposta di una
piccola parte di quella cultura
(non certo con la C maiuscola)
della nostra gente. Questo lavoro è nato proprio come ricerca,
con la collaborazione di suonatori, per l’aspetto musicale e di
persone abili nel ballo, disposte
non solo a dare una dimostrazione pratica, ma anche a seguire i ragazzi nei passi.
In alcune valli vicine, si sta
facendo qualcosa di simile, nell’ambito della scuola elementare; abbiamo avuto scambi di
esperienze. Ci auguriamo che
questo non sia « nostalgia dei
tempi passati », ma veramente
un recupero del nostro patrimonio musicale.
P. R. Ribet
■ Hanno collahorato a questo
numero: Delia Beri - Ethel
Bonnet - Giovanni Conte Franco Davite - Ermanno
Genre - Pietro Lo Brano Adriano Longo - Rosetta
Mannelli - Luigi Marchetti Edi Morini - Marco Ricca Florestana Sfredda Piccoli Franco Taglierò - Enzo Tron Ivana Costabel - Dino Gardiol.
« Siccome è a fumetti lo si
considera solo un libro per ragazzi, ma è qualcosa di più...
Lo comperano persino gli stranieri oppure gente estranea al
mondo evangelico. L’idea del libro piace — afferma Claudio
Taccia della Libreria Claudiana
di Torre Pellice — e pensiamo
che potrà avere ancora successo
nei prossimi mesi ». Non solo
piace ma fa anche discutere: fumetto 0 storia illustrata? Di
« Pradeltorno non deve cadere »,
il libro-grafico di Umberto Stagnare, se n’è parlato anche sere
fa nel corso di un pubblico dibattito a Torre Pellice organizzato dalla Società di Studi Vaidesi. Tra gli intervenuti, il prof.
Roberto Eynard, Direttore Didattico, a cui abbiamo richiesto
alcune impressioni sul libro.
— «Pradeltorno non deve cadere », un libro che continua ad
avere successo: lei come valuta
questa storia valdese a fumetti?
Io parlerei subito di libro
più che di fumetto, perché « Pradeltorno non deve cadere» è effettivamente un libro e non dev’essere confuso, a nessun titolo, con i giornali a fumetti che
conosciamo (ma è vero che l’adulto conosce veramente i fumetti?) e ¡che i ragazzi leggono.
Il fumetto classico obbedisce ad
alcune regole che nel nostro libro non sono seguite. Una di
esse consiste nell’« esasperare »
il personaggio, nel senso di sottolinearne o esagerarne le caratteristiche fisiche, psicologiche,
morali, arrivando talvolta alla
caricatura. I fumetti creano dei
«tipi»: il lettore, vedendo la fisionomia grafica, sa già quale carattere può attribuire al «tipo»:
buono, cattivo, fortunato, avaro,
malvagio, ecc. Un altro tratto del
fumetto, oltre alla tipizzazione,
è la semplificazione; a differenza della fotografia (e in una certa qual misura del fotoromanzo), il fumetto elimina tutti quei
particolari che potrebbero distrarre e che, comunque, non
servirebbero a meglio definire il
personaggio o la vicenda. I fumetti molto disegnati o molto’
pieni non sono i più riusciti...
Ma nel nostro libro i particolari e i dettagli grafici abbondano.
Infatti il libro di Stagnaro
non rispetta queste regole, preferisce la ricerca storica su ritratti dell’epoca per evitare defor
Crisi
airindesit
Cosa succede all’Indesit? Nei
giorni scorsi l’azienda ha convocato a Roma i sindacalisti della
FLM e ha reso noto la richiesta
di cassa integrazione per 6.000 dipendenti con inizio alla fine del
mese.
Queste misure, che colpiscono
gli stabilimenti del sud e quelli
di None e Orbassano, sono rese
necessarie — secondo .l’azienda
— dalla mancanza di materiali.
Infatti l’Indesit si è vista ritirare
i crediti da parte di alcune banche per cui non ha più pagato
i propri fornitori e questi non
hanno più inviato i materiali necessari. Inoltre esistono grosse
difficoltà di mercato per la produzione di cucine e televisori.
I sindacati giudicano con preoccupazione la situazione, che interessa l’occupazione nel pinerolese, e pensano che la richiesta
di cassa integrazione preceda
una richiesta di un migliaio di
licenziamenti. Si chiedono inoltre se sia esatta la notizia di un
ritiro del credito da parte delle
banche e giudicano negativamente gli investimenti che l’Indesit
sta facendo nel Centro-America
per la costruzione di nuovi stabilimenti.
Sono in corso assemblee e
scioperi dei lavoratori negli stabilimenti di None e Orbassano.
mazioni o interpretazioni gratuite. Il contenuto presentato è
una storia vera e non fittizia,
una storia documentata e non
invenzione, una storia con personaggi in carne ed ossa e non
con figure « eterne » che si ripetono tali e quali all’inizio di
ogni avventura e che non invecchiano mai. Nel libro, la storia
rimane storig,- Il fumetto, qui,
è un pretesto grafico, non intacca
la struttura e i contenuti della
storia. Per queste ragioni, mi
sembra più corretto parlare di
un libro di storia scritto con la
tecnica dei fumetti, che non di
un periodo di storia valdese a
fumetti.
— Ritiene che questo libro e
in generale il linguaggio dei fumetti possano acquistare diritto
di cittadinanza anche nelle aule
Scolastiche?
— Tenendo conto di quanto
detto sul fumetto non solo come
tecnica grafica esterna ma anche
come forma e contenuto della
storia (esistono interi trattati
sull’argomento, e ogni anno a
Lucca si svolgono mostre, convegni e tavole rotonde), direi che
oggi non possiamo negare la
massitìeià-presenza dei fumetti
fra i ragazzi, così come sarebbe
assurdo negare l’incidenza della
TV o della pubblicità. Si tratta
di realtà di fatto di cui dobbiamo prendere atto. Le w agenzie
educative » che agiscono sui ragazzi (famiglia, scuola, gruppi,
ecc.), più che negarli, devono
assumersi il non facile compito
di trasferirli su un piano pedagogico funzionale. E le esperienze in proposito non mancano.
Sappiamo, per esempio, come
i fumetti, raccontando una vicenda costituita da fatti concatenati fra di loro, sviluppino il senso del tempo che, in ragazzi di
scuola elementare, non sempre
è acquisito e chiaro. Quando un
ragazzo legge un’avventura a fumetti segue anche con gli occhi
la successione delle vignette e
degli eventi e ne capisce la concatenazione. Ecco, il ricorso alla
tecnica del fumetto può servire
a stimolare e a rafforzare la nozione di tempo che è, poi, la
base per la comprensione della
storia vera.
Si tratta di una modalità per
usare in positivo il sistema dei
fumetti; ma gli esempi potrebbero continuare sul piano dello
sviluppo della creatività, della
analisi, ecc.
Il fumetto è un linguaggio e,
come tale, va conosciuto e padroneggiato per poterlo utilizzare secondo gli obiettivi che ci
proponiamo. Prima di tutto, occorrerebbe che gli insegnanti si
avvicinassero al fumetto con curiosità, per scoprirne la meccanica ed i contenuti; forse, riuscirebbero a comprendere alcuni atteggiamenti dei ragazzi, alcuni
« valori » e forme di linguaggio
che, diversamente, rimangono
loro estranei, indecifrabili. Poi,
dovrebbero provare a creare dei
fumetti, per individuarne le difficoltà e i vantaggi, sempre da
un punto di vista educativo e
didattico. A questo punto, possiamo parlare di diritto di cittadinanza del fumetto anche nel
la scuola: come strumento in
mano agli adulti e ai bambini,
e non come frutto proibito che
per ciò stesso diventa allettante.
— linguaggio
fumettistico rischi di favorire
una certa superficialità nel lettore?
— Se ci riferiamo a «Pradeltorno non deve cadere », certamente no. Il linguaggio grafico
usato è elaborato, richiede attenzione, preparazione, spirito di
osservazione, una certa cultura
di base, storica e non solo storica. Si tratta di un libro che i
ragazzi (dalla scuola media in
poi, a mio parere) possono leggere ma non da soli: per gustarne
e valorizzarne appieno il messaggio, è necessario che almeno
un adulto guidi il giovane con
domande, riferimenti, stimoli di
ricerca: studio di architetture, di
costumi, di ambienti esterni ed
interni, di suppellettili, di armi
e via di seguito. In questo senso, si tratta di un libro utilissimo per le ricerche guidate dei
ragazzi più che di un libro per
la lettura singola; il giovane lettore deve capire che non si trova di fronte alla classica storia a
fumetti, ma ad un libro vero e
proprio, fatto di immagini. Si
può dire, allora, che è superficiale la lettura non guidata, affidata
alla sola visione delle figure (ma,
si può parlare di comprensione
del testo?) e può diventare sviente. Come tutti i sussidi, anche
questo libro pregevole ha un valore pedagogico se usato in un
certo modo e con una certa
preparazione.
Nel lavoro di Stagnaro, il linguaggio fumettistico propriamente detto è secondario e, come si
osservava, è un pretesto che non
intacca i valori contenutistici e
non trasforma la storia in fumetto. In generale, invece, il fumetto può indurre ad una certa
superficialità, ma allora, per
avere una risposta più precisa e
circostanziata, dovremmo domandarci perché è nato il fumetto, verso quali obiettivi punta, chi sono i veri destinatari
quali rapporti ha con il cinema
e la televisione, ecc., senza dimenticare di procedere ad alcune classificazioni all’interno della
grande categoria dei fumetti: il
filone poliziesco, il filone fantas^ntificO’ il filone a sfondo sentimentale e così via. E non sarebbe ne mutile né fuori luoao
che 1 adulto — genitore, inse
sca ~ approfondi
sca questi temi di attualità e verifichi nuove forme di comunifw i'^.^.lPendentemente dalluso e dall interesse per «Pradeltorno non deve cadere ».
a cura di
Giuseppe Platone
Società di
Studi valdesi
Il viaggio organizzato per il
Waldensertag di fine settembre
a Walldorf è quasi completo, restano solo 7 posti disponibili.
Chi è interessato si rivolga ad
Osvaldo Coìsson, tei. 91.897.
Martedì 10 giugno si è concluso il ciclo primaverile di incontri del Collettivo biblico interconfessionale di Penosa Argentina. Tema del ciclo « Il libro degli Atti ». Il metodo di lavoro
comunitario, l’occasione di confronto che lascia spazio alla propria esperienza e sensibilità pure in un quadro di riferimento
teologico preciso sono parsi gli
ingredienti importanti di questa
esperienza.
E’ già stata fissata la data della ripresa: domenica 31 agosto
ore 20,30, Sala Lombardini, per
una riunione preliminare programmatica e martedì 23 settembre sempre alle ore 20,30
per gli studi regolari. In quella
occasione verrà discussa la proposta di studiare il libro del Deuteronomio e verranno presi gli
accordi pratici per venire incontro alle esigenze di coloro che
intendono partecipare.
A. L.
Convegno
FGEI-Valli
Sabato 28 e domenica 29
giugno avrà luogo a Chiotti, nella sala della chiesa
valdese, un convegno organizzato dalla F^ei-Valli sul
tema :
« La speranza ».
Il convegno avrà inizio
sabato 28, alle ore 16, con
un’introduzione di Franco
Barbero. Riprenderà domenica mattina alle ore 10,
con la partecipazione al
culto insieme alla comunità di Chiotti. Termine dei
lavori alle ore 18.
Chi desidera pernottare
® Chiotti è pregato di portarsi il sacco a pelo. Cena
di gabato e pranzo di domenica al sacco (con un
piatto caldo).
Tutti i gruppi FGEI e
gruppi giovanili delle Valli sono cordialmente invitati.
La Giunta Fgei-Valli
ogni e domani
• La Comunità Montana Val Pellice
organizza un campo di lavoro per ragazzi tra i 16 e 18 anni in alta Val Pellice dal 1° al 10 agosto.
Il campo si propone di ripristinare
strutture per gli alpeggi (sentieri, sorgenti, centraline elettriche, recinti par
il bestiame).
Le iscrizioni si ricevono presso la
sede della Comunità Montana Val Pellice - Piazza Muston 3 - Torre Pellice
tei. 0121-932262/91514.
La stessa Comunità organizza per i
ragazzi tra 13 e 15 anni due campeggi montani e uno al mare.
• Giovedì 19 giugno alle ore 21, il
prof. Giorgio Bert dell'Università di Torino, parlerà sul tema . La preparazione
alla terza età ».
Giovedì 26 giugno alle ore 21, l’avv.
Ettore Bert parlerà sul tema « Il diritto di famìglia: rapporto genitori-figli,
figli-genitori, il testamento ».
L iniziativa è delia Comunità Montana Val Pellice. Le conferenze avranno
luogo presso il Salone Comunale (viale
Rimembranza 9) di Torre Pellice.
• Dal 20 al 29 giugno nei locali della ex Caserma Fenulli a Pinerolo si svolgerà il Festival deil’Unltà organizzatodal PCI.
Ogni sera spettacoli, stands e Tavola calda.
7
20 giugno 1980
CRONACA DELLE VALLI
RISULTATI ELETTORALI
« E adesso cosa succederà? » è la domanda che si
fanno in molti guardando
i risultati elettorali dei comuni delle valli. I commenti vanno al perché della vittoria della lista moderata a Frali, a Ferrerò ed a
Inverso Finasca: paesi questi dove alle elezioni politiche e regionali la sinistra
ottiene la stragrande maggioranza dei consensi.
Alcuni individuano alcune cause: per Frali e Ferrerò queste dovrebbero risiedere in alcuni errori di
conduzione amministrativa,
nella mancanza di partecipazione della popolazione
alle decisioni importanti,
quali il piano regolatore
(visto dai più come restrittivo dei diritti dei singoli),
nella capacità dei moderati
di diffondere e raccogliere
il malcontento di molti. Rimane il fatto che le speranze di cambiamento del ' 75
sono andate deluse.
La vita in montagna è
sempre più difficile per chi
resta tutto l’anno ed i turisti del week-end anziché
agevolarla la rendono più
difficile. Le leggi regionali
che si sono fatte in questi
anni hanno colpito giustamente la speculazione nelle grandi città, ma mal si
adattano alle esigenze del
montanaro che ha necessità di tempi brevi e procedure semplificate per fare
in fretta i lavori necessari
alla sua vita. Inoltre alcune leggi non sono conosciute perché l’informazione è rimasta a livello
degli addetti ai lavori.
Così la sinistra « perde »
due comuni, e forse la
giunta di questi comuni sarà composta da — come
dicono qui — « democristiani ».
E le Comunità Montane?
Le cose sono chiare solo
per la Comunità della Val
Fellice dove la sinistra anche se perde alcuni seggi è
sicura di poterla continuare a gestire.
In vai Chisone e Germanasca invece, determinante
sarà la posizione degli « indipendenti » eletti nelle
molte liste. DC e le sinistre
si fronteggiano con pressappoco pari forze, gli indipendenti sono dunque
l’ago della bilancia. A meno che i socialisti che in
queste due valli hanno avuto un buon successo, (rompendo l'unità della sinistra
a Framollo e San Germano
presentando liste proprie)
non scelgano la politica nazionale e si crei anche qui
un « centro-sinistra ». gg
Terminiamo con i risultati elettorali relativi ai comuni di Pinerolo e di Piossasco la pubblicazione dei
nominativi degli eletti.
PINEROLO
PCI 5.696 (23,9%) seggi
10; DP 988 (4,2) 1; PSI
2.640 (11) 5; PSDI 1.171
(4,9) 2; PRI 1.047 ( 4,4) 1;
DC 9.153 (38,5) 17; PLI
2.014 (8,5) 3; MSI 634 (2,7)
1; GID 457 (1,9) nessun
seggio.
PCI: Barbero Alberto,
Ayassot Giovanni, Buffa
Alessandro, Scali Giuseppe, Nerozzi Giuseppe, Di
Dio Domenico, Chiaraviglio
Margherita, Losano Giovanni, Santiano Ivan, Beux
Livia in Gaidou.
MSI: Bolero Claudio.
PRI: Narcisi Michele.
PSDI: Penoglio Arman
PIOSSASCO
Elezioni provinciali
Collegio Collegio Collegio
Pinerolo Cavour Perosa
P.C.I. 6.079 3584 4920
Piémont 173 168 258
P.L.I. 1944 1.256 900
L.C.R. 85 84 73
P.S.I. 3.203 3.298 5.736
P.S.D.I. 1.427 1.783 1.017
M.S.I. 832 317 366
P.R.I. 991 607 533
D.C. 9.478 7.726 6.482
PCI: 2.700 (28%), seggi 7;
Sinistra indip. 1.194 (12,7),
seggi 3; Indipendenti 847
(6,7), seggi 1; PSI 980 (10,1)
seggi 2; PSDI 738 (7,6),
seggi 1; Indip. social. 300
(3,1), nessun seggio; Piossasco 80, 406 (4,2), seggi
1; MSI 216 (2,2), nessun
seggio; DC 1.893 (19,6), seggi 5.
Sono stati eletti (in base al sistema elettorale):
per il collegio di Pinerolo: Aurelio Bernardi (DC)
per il collegio di Cavour: Celeste Martina (DC); Giorgio
Cotta Morandini (PSDI); Piercarlo Longo (PSD
per il collegio di Per osa: Eugenio Maccari (PSI).
Eletti - PCI: Leonardo
Badioli, Salvatore Cammarata, Ezio Marchisio, Franco Cucchiarati, Bruno Bemetti. Paolo Malaspina, Michele Bulfaro. DC: Battine,
Boursier, Ghibaudo, Rolando, Cicchelli, Gamba. Sinistra ind.: Martinatto, Andruetto, Montaldo. Indip.:
Cavaglià. Piossasco 80:
Rufhratto. PSDI: Piatti.
VISITA A GUARDIA PIEMONTESE
Un canto degli occitani dei sud
Sono stato a Guardia Fiemontese. Dai ragazzi delle scuole elementari ho sentito cantare questa canzone. Impressionato e commosso,
me «e sono fatto dare il testo e la
trascrizione che rendo noti, attraverso le pagine dell’Eco-Luce, a tutti i valdesi.
Conosciamo i fatti accaduti in
questo paese negli anni 1560-61. Da
allora a tutt’oggi nessun valdese ha
mai abitato qui, né altrove, nei luoghi della nostra storia in Calabria.
Solo la lingua è rimasta, e qualche
cognome, a testimoniare il legame
non del tutto infranto. C’è, in paese, chi ricorda questa storia, di barbarie e di sangue, come un mito
nella nebbia del tempo, sfumato e
indecifrabile. C’è chi la rifiuta, come ^ leggenda ingigantita dalle fantasie e dalle paure ataviche. E c’è
chi — come noi — la ricollega, questa storia di Guardia Fiemontese,
alla repressione per motivi di fede,
pur variamente giustificata.
Il paese è un agglomerato di case, su uno spuntone di roccia, quasi a picco sul mare, un mare calmo,
profondo, azzurrissimo. Non vedi
dove finisce, questo mare, come non
vedi dove comincia il cielo, trasparente e caldo, che ti avvolge e sovrasta. A pochi metri dalla spiaggia affiora uno scoglio, piccolo e
appuntito, il Garroch. La Forta del
Sangue, il Convento dei frati domenicani, le rovine del Castello sul cucuzzolo, sono le tracce tuttora visibili del passato.
Circa 20 anni fa, un gruppo musicale di giovani guardioli chiese una
canzone. L’insegnante Gai (« non
calabrese, non valdese », come lui
stesso dice di sé, eppure palesemente innamorato di Guardia e qui residente da lunghi anni) interpretò
i sentimenti della gente e compose
questo testo, subito musicato e cantato. Nessun merito da parte dei
valdesi. Al nostro arrivare a Guardia — non sono stato il primo, in
questi anni — la canzone già era
cantata. Adesso ne abbiamo anche
la corretta trascrizione, ad opera
della giovane esperta di lingua occitana Silvana Frimavera, nativa di
Guardia, e che sta approntando la
grammatica e il vocabolario della
stessa lingua guardiola.
Ringrazio vivamente l’insegnante
Gai e la signorina Frimavera. Grazie anche, per il canto, all’insegnante Bitonti e a tutti i ragazzi di Guardia Fiemontese.
Giulio Vicentini
Tallen di la peire
Guardando dallo scoglio
testo: Marcello Eros Gai
trascrizione in lingua guardiola (occitana): Silvana Primavera
Talien di la pèire da Garroch
la si veje lé shtele a dhùjre
i sune bianch e tramolune pure
e u pàjé a ’ncurun’n a mocch.
La Gàrdie è suje
u cíele a shfiure
e de sé suje
vien la dhune inargiùnte lu màre.
Di la simm da coss' u cashteddhe
mé ricorde l’antica tua shtoria,
e u pajé a se pien dé grolle
eh’ i Valdè si vane fare esheit beddhe.
La si iàuss u ciele,
a dumìni u màre
a dhüje u suleghlie
cure u suleghlie a sé tumbe dina a màre.
Di la Port da Sangh a cumùnt
p’ li vineddhe tu camminànte
la si iàve p’ li vije té passànte
di la shtràge da sangh u laménte.
U ricord tu tene
de témp trémente,
cure l’antica tua giùnte
i véniene tutt cànt massacrè.
La tramuntana e u duorn d’amadore,
u cularette u pinaghlie e u foddile
beddhe cuszùje e di ior i sune ghli fili
eh’ ’nciànte pùre ghli ven d’ difore.
O Gàrdie noshtra,
nóu ti amene,
e pùre sé parteng tuttavije
dina a core té teneng.
Guardando dallo scoglio di Garroch
si vedono le stelle brillare,
sono bianche e tremano pure,
sembra incoronino il paese.
Guardia è qui,
sfiora il cielo,
e di qui sopra
vediamo la luna inargentare il mare.
Vedendo la cima della punta del castello
ricordo l’antica tua storia,
il paese così pieno di gloria
che i Valdesi fecero così bello.
Il cielo sì alza su noi
domina il mare
brilla il sole
quando il sole si tuffa nel mare.
Dalla Porta del Sangue al convento
per le viuzze camminando
si sente, per le viuzze passando,
della strage del sangue il lamento.
Il ricordo hai in te
del tempo tremendo,
quando l’antica tua gente
veniva tutta quanta massacrata.
La tramontana e il costume d’amadoro,
il colletto, il pinaglio e il grembiule,
belli cuciti e d’oro sono i fili
che incantano pure chi viene da fuori.
O Guardia nostra,
noi ti amiamo,
e pure se partiamo
sempre nel cuore noi t’abbiamo.
CINEMA
Gli ‘indipendenti’ ago deiia biiancia
“La cicaia’’
do, Peretti Pietro Antonio.
PLI: Chiaraviglio Nicolao, Manassero Franco, Cirri Tullio.
PSI: Richiardone Adriano, Albinolo Vittorio, Arione Bruno, Dalmasso Carlo,
Rivò Pietro.
DP: Gardiol Giorgio.
DC: Camusso Francesco,
Manduca Nello, Mercol
Renzo, Chiabrando Mauro,
Trombotto Livio, Ponsat
Alberto, Massimino Pier
Luigi, Gaietto Silvana, Camurati Gino, Piarulli Edoardo, Bono Livio, Santiano
Franco, Bussolin Pia Leonilda in Scaffìdi, Rolando
Luciano, Chiabrando Riccardo, Nicola Giovanni, Seri Elzio.
Questo film del regista
Lattuada, realistico e amaro, ci racconta una storia
che pare tratta dalla cronaca nera e fa pensare.
Wilma, cantante fallita,
sbarca il lunario prostituendosi finché Ulisse, barista di mezza età, le propone di diventare sua moglie e cambiar vita. Wilma
acconsente e si stabilisce
nel locale del marito piena di buoni propositi; porta con sé l’unica amica sincera che abbia mai avuto,
una giovane soprannominata Cicala. Tutto procede bene: Wilma e Ulisse si
amano, gli affari prosperano, il passato non è che
un ricordo. A questo punto entra in scena Saveria,
figlia deH’ex-cantante, appena uscita dal collegio. Tra
le due donne vi è una sorda ostilità che non tarda
a manifestarsi: Wilma ha
messo la figlia al centro
delle sue speranze, l’ha fatta studiare, Tha sognata
diversa da lei, compita, signorina, la ritrova invece
bellissima, scaltra, piena
di voglia di vivere e di corteggiatori e ciò le è insopportabile. Da un lato ha
paura che Saveria ricalchi
le sue orme, dall’altro è
triste perché paragona se
stessa, ormai sfiorita, alla
ragazza che ha ancora un
futuro davanti. Saveria,
dal canto suo, negli anni
trascorsi in collegio ha accumulato rancore contro la
madre e decide di contrastarla con ogni mezzo,
giungendo persino ad insidiare Ulisse. Nell’atmosfera impastata d’odio che
ormai regna. Cicala è la
sola a conservarsi pulita:
capisce il dolore di Wilma,
la rabbia di Saveria, lo
sbigottimento di Ulisse e
tenta invano di ricomporre
la famiglia dei suoi amici.
Ma la fine è ugualmente
tragica: Wilma si suicida
e anche sua figlia muore
poco dopo.
Gli sipunti di riflessione
non mancano: il film affronta il problema della
prostituzione, quello del
rapporto genitori e figli,
senza mai diventare barboso. Alcune cose colpiscono: tutti i personaggi
hanno a portata di mano
la felicità ma non se ne
curano e preferiscono logorarsi in estenuanti schermaglie; a Wilma e a Saveria, piene di inquietudini
e di problemi, fanno contorno uomini passivi e deboli che assistono senza fare una piega alla loro lotta, limitandosi a usarle
come oggetti sessuali; l’intera vicenda è strettamente « privata », la tragedia
si consuma tra le mura domestiche senza che alcuno
dei protagonisti cerchi aiuto all’esterno, i vicini e i
clienti del bar sono consapevoli di quello che sta maturando ma non si interessano più di tanto. L’unica
nota positiva è costituita
dall’amicizia che lega Wilma e la Cicala, sentimento che non verrà mai meno.
Bravissime le attrici Virna
Lisi e Clio Goldsmith (rispettivamente Wilma e Saveria).
Proiettato recentemente
a Pinerolo, questo film verrà presto riproposto da
qualche cinematografo della Val Chisone; lo consigliamo a un pubblico adulto e preparato.
E. M.
Calvino, Arminio, Wesley
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CRONACA DELLE VALLI
20 giugno 1980
DAL VALDISMO MEDIEVALE ALLA RIFORMA - 1
VAL GERMANASCA
Un aspirante barba confessa...
L edizione del processo di P. Griot, nuova fonte storica sul Valdismo del '500
Intorno agli anni 1530, in
Provenza, — racconta nel
suo bel libro Gabriel Audisio ' — un venerando barba valdese ultrasessantenne, Ludovico il vecchio
(detto «il gran Ludovico»),
durante una delle sue consuete visite alle comunità,
nota un giovane « forestiero » che gli ispira immediata simpatia: un « barbiere-chirurgo » originario
di Pattemouche (Pragelato) nell’alta Val Chisone,
allora parte del Delflnato
francese. Si chiama Pietro
Griot, può avere circa 25
anni ed è stato fino a
poco prima .«muletier»,
cioè conduttore di muli.
Durante una sua sosta
a Cabrières d’Avignone, nei
domìni del Papa, il vecchio
barba lo manda a chiamare e gli propone di unirsi
a lui come predicatore sotto prova. Ma il giovane si
schermisce: « Cosa vuole
che faccia? Non sono colto,
so a mala pena leggere... ».
Ma il barba insiste; «Vedrai, imparerai a poco a poco... ». E così Pietro accetta ed incomincia a far pratica leggendo brani del
Nuovo Testamento in « lingua materna brianzonese »
alle piccole comunità visitate.
Apprendistato
Giunto l’inverno, Ludovico gli consiglia di proseguire lo studio della Bibbia
nella « scuola » di Murs
(Vaucluse), sotto la guida
di barba Giovanni Serre,
detto « lo zoppo di Murs ».
Qui Pietro incontra una
singolare figura di ex-domenicano, convertito alla
Riforma, Antonio Guérin,
detto «il magliaro di Avignone », da cui apprende
i primi rudimenti della
nuova teologia riformata:
la « giustificazióne per fede », il « servo arbitrio »,
la «predestinazione» ecc.
Dopo un inverno di
studio e due estati di pratica, il nostro aspirante
barba partecipa alla grande assemblea di Chanforan (settembre 1532), in
cui, oltre a tutti i barba,
sono convocati anche i capi-famiglia, data la grande
importanza delle deliberazioni. Per continuare il suo
tirocinio (che durava 4 o
5 anni) gli viene assegnato come compagno un barba più anziano di lui di
soli 5 anni, un certo Johannet di Embrun, di cui Griot
ha ben poca stima. Avrebbe preferito im compagno
più istruito e più abile ad
insegnare. La delusione lo
spinge a riesaminare l’eventualità di riprendere il
suo mestiere, ma per il
momento segue il compagno lungo la valle della Durance, fino a Lourmarin.
Arresto
e processo
Giungono qui verso la
fine di ottobre del 1532 e
alloggiano in una casa di
campagna ritenuta sicura.
Ma una notte, in assenza
del compagno, le guardie
deirinquisizione irrompono e lo scoprono, nascosto
nella « retraite ». Per sua
sfortuna, durante la perquisizione, trovapo alcune
opere a stampa di Lutero
e « altri libri eretici ». Il
giovane dichiara di essere
un barbiere-chirurgo e nega disperatamente che i libri gli appartengano, ma
viene condotto nelle carceri del Vescovado di Apt e
inquisito dal domenicano
Giovanni da Roma, ben notò per la sua crudeltà, per
cui sarà addirittura processato.
Il nostro malcapitato
tenta dapprima la negativa,
ma la consumata abilità
La città di Apt in cui
P. Griot fu processato.
del frate lo costringerà
molto presto a confessare.
Una diaspora
di vastità
insospettabile
Richiesto di precisare in
quali località è particolarmente diffusa la « setta valdese », Griot risponde che
essa « regna principalmente in Calabria e in Puglia;
là si predica quasi pubblicamente. Pertanto i predicatori che sono inviati in
quelle località portano con
sé gran quantità di denaro
ogni anno alla loro assemblea ». Aggiunge poi che
« la suddetta setta regna in
Provenza, in Borgogna e
nel Delfinato, come a
Freyssinières e in qualche
altra località del suddetto
Delfinato ». Dimentica le
valli italiane forse perché
al di fuori della zona di
competenza deU’inquisitore.
La presenza valdese in
Provenza si delìnea così in
tutta la sua ampiezza:
Griot nomina oltre una
trentina di città e villaggi
nel Contado Venassino (Avignonese), sulle colline
del Lubéron, nella valle di
Coulon (Apt) e sull’altopiano di Vaucluse: un triangolo di circa 50 km. di lato
che ha i suoi vertici a
Lourmarin, Avignone e
Forcalquier. La pacifica popolazione valdese — in
gran parte emigrata dal
Delfinato e dal Piemonte
nel corso del secolo XV —
vi svolge attività agricola ^
Solo 13 anni dopo, nel 1545,
le armate congiunte del barone Maynier d’Oppède e
del Papa vi cancelleranno
ogni traccia di Valdismo
con uno spaventoso massacro che commuoverà
l’Europa protestante.
Nonostante le divisioni
politiche, il mondo valdese alpino, nel 1532, è ancora un tutto unico, anche se
amministrativamente distinto in 4 zone: 3 francesi
e una italiana.
Le 3 zone francesi sono;
la Provenza, il Delflnato
di qua dai monti d’Embrunese con le valli Argentières, Freyssinières, Vallouise, del Guil ecc.) e il Delflnato di là dai monti (alta
vai Chisone o Pragelato e
Val di Susa). La zona italiana comprende le attuali
Valli valdesi, la valle dell’Ubaye o di Barcellonetta
— soggette ai Savoia — e
l’alta valle del Po (Paesana) nel Marchesato dì Saluzzo.
La ’congrégation’
L’assemblea annuale dei
barba («congrégation»)
sembra si tenesse un po’ a
turno nelle varie zone
(Laus, vai Chisone, 1526;
MértndoI, Provenza, nel
1530; Chanforan, Angrogna,
nel 1532; Frali, nel 1533,
ecc.), ma più spesso in
Piemonte, forse per la minore pressione delle autorità e la maggiore comodità di accesso dal Sud Italia. '
L’assemblea era retta da
4 « gouvérneurs » (imo per
zona). Griot ne ricorda i
nomi; Ludovico, Stefano,
Daniele e Luca. Grazie all’elenco dei barba fornito
dal Miolo è possibile identificarli: Ludovico è il venerando barba di' Provenza
che abbiamo già incontrato
e che finirà imprigionato
a Grenoble; Stefano è molto probabilmente « Stephano Laurenzo di Val San
Martino» per la zona italiana; Daniele è Daniel de
Valence, per il Delfinato
di qua dai monti, uno dei
due barba che — come vedremo — saranno inviati in
Boemia dagli oppositori
alle decisioni di Chanforan; e infine Luca di Fenestrelle per le alte Valli del
Chisone e di Susa.
I loro compiti essenziali
sono: raccogliere le offerte
ricevute da ogni barba, ripartirle fra i poveri delle
comunità e fra i barba
reinviati in missione, a loro piena discrezione; infine assegnare i barba alle
varie zone, inviandoli in
coppia: un anziano e un
giovane.
L’assemblea esamina i
problemi locali e ascolta le
relazioni dei predicatori.
In particolare il « giovane »
deve informare sul comportamento del suo compagno anziano: 1) ha insegnato bene al popolo, ovvero ha forse predicato a
favore della chiesa romana? 2) Come ha amministrato il denaro ricevuto
dal popolo? 3) È vissuto
castamente, o ha comunque dato scandalo al popolo? 4) È stato sempre
diligente e d’esempio al
popolo? ecc.
Se emergono motivi di
rimprovero, il barba viene
ripreso e, nei casi gravi,
punito con l’invìo per un
dato periodo in una « casa », ovvero privato della
predicazione. Tuttavia —
come precisa il barba Morel nella sua « relazione »
ai Riformatori — « prima
di separarci dal summenzionato consiglio, tutti
chiediamo vicendevolmente perdono dei nostri falli ».
I barba
al lavoro
« Questi predicatori —
dice l’inquisitore Giovanni
da Roma — camminano
per il mondo sotto le modeste spoglie di semplici
lavoratori: operai, comrnercianti, calzolai, artigiani, medici, mercanti di spezie, barbieri-chirurghi eccetera ». Sempre in coppia,
giungono a destinazione di
notte, preferiscono le case
isolate, conoscono in ogni
località una casa sicura in
‘ GABRIEL AUDISIO, Le barbe et l'inquisiteur. Procès du
barbe vaudois Pierre Griot par
l’inquisiteur Jean de Roma (Apt,
1532), Aix-en-Provence, EdisurI,
1979, La «relazione» di Morel
è stata edita da V. Vinay, Le
Confessioni di fede dei Valdesi
riformati, Torino, Claudiana, '75.
^ Fra i nomi di famiglia ricordati non sono pochi quelli a noi
ben noti: Baridon, GardioI, Mallan. Odio, Pellenc, Roux, Serre ecc.
ortt>A
Oppède, il feudo del barone
Maynier d’Oppède che distrusse le colonie valdesi
nel 1545.
Notizie utili
Concorsi pubblici
Sono indetti, con scadenza il 7 luglio 1980, pubblici
concorsi a: o . i
1 posto di Agronomo
Wtolo di stutìo: Laurea in Scienze Agrarie (oppure
Diploma di Geometra o di Perito (o Tecnico) Agrario o almeno 5 anni di servizio in posti presso Cornimità Montane o altri Enti Locali per i quali sia
richiesto tale titolo di studio);
— età da 18 a 35 anni;
— stipendio annuo lordo iniziale: 3.204.000 oltre a 13“
mensilità e indennità integrativa speciale.
3 posti di Applicato addetto ai servizi sociaii sui territorio
— titolo di studio: licenza media inferiore; \
— età da 18 a 35 anni; ^
— stipendio annuo lordo iniziale: L. 2.556.000 oltre a 13“
mensilità e indennità integrativa speciale.
Per informazioni rivolgersi alla segreteria della Comunità Montana Val Pellice (piazza Muston 3) 10066
Torre Pellice - Tel. (0121) 91.514 - 91.386.
Tempo pieno
cui una camera con camino è tenuta a loro disposizione. Alcune di queste case hanno pure una stanza
segreta per le riunioni, abilmente occultata o sotterranea; in essa trovano,
di solito, l’essenziale di
una modesta « biblioteca »
in cui non manca mai una
Bibbia o Nuovo Testamento in lingua parlata. Il rischio di portare con sé questi libri sarebbe stato infatti gravissimo.
Appena giunti in una località, si sparge con prudenza la voce: « les oncles
sont venus! » (sono arrivati i barbai). Si riunisce
così la comunità clandestina (non più di 20 persone
per volta), ma uno sta di
guardia per avvertire se
arriva qualche estraneo.
Momento centrale del
culto è la lettura della
Bibbia e la predicazione
seguita dalla preghiera.
Stranamente Griot non accenna alla confessione, che
pure era praticata con impegno e costanza; di quando in quando si celebrava
l’eucaristia.
I barba raccoglievano
offerte in natura (alimenti, abiti ecc.) o in denaro
e — come dice Morel —
fanno a loro volta « diversi lavori manuali per compiacere il popolo ed evitare l’ozio ». La loro vita è
ritmata dalla preghiera
(Padre nostro, innanzitutto) in ginocchio, ad ore
fisse, circa un quarto d’ora
per volta.
Abitualmente non si fermano più di dieci giorni
nelle località importanti e
riprendono poi instancabilmente il cammino itinerante di villaggio in villaggio
fra mille pericoli.
(segue)
Carlo Papini
Dopo alcune riunioni con
gli insegnanti e con la direttrice didattica di Villar
Perosa, i genitori dei bambini che frequentano le
scuole di Perrero e Chiotti
hanno dato il loro consenso ad un progetto di sperimentazione che prevede il
tempo pieno, cioè una settimana di quaranta ore,
invece delle ventiquattro
normali.
Se non vi saranno contrattempi, la sperimentazione inizierà con il prossimo anno scolastico. Il
programma sarà il solito
delle classi a tempo pieno,
unica variante il numero
ridotto degli insegnanti, tre
invece di quattro per ogni
scuola.
Finora il tempo pieno
era concesso con grande
difficoltà nelle scuole pluriclassi con pochi alunni, ma
ora lo spopolamento e
il calo delle nascite stanno
causando la chiusura di
un numero sempre crescente di scuole e il conseguente accentramento dei
bambini nei centri maggiori determina una diversa
organizzazione dell’attività
scolastica. Necessariamente i bambini che abitano
nei villaggi più lontani devono essere trasportati e
devono anche trovare a
scuola la possibilità di uscire da un inevitabile iso
lamento trascorrendo la
giornata intera con i compagni. Dopo i trasporti,
quindi, la refezione si rende indispensabile per consentire di stare a scuola
mattino e pomeriggio. Così si possono anche svolgere attività che sono sovente trascurate con un orario
normale.
In ultimo, ma anche questo conta, si garantisce ancora per qualche tempo la
occupazione agli insegnanti
che altrimenti dovrebbero
andarsene dalla valle perché rimasti senza scuola.
I genitori hanno capito le
motivazioni della richiesta
di sperimentazione, ma
hanno insistito sulllimportanza di garantire un Trasporto efficiente anche durante i mesi invernali. Questo vuol dire sgombero regolare della neve, attrezzatura dei mezzi di trasporto con catene e gomme
chiodate, partenza e ritorno ad ore ragionevoli. Per
il Comune di Perrero sarà
certo una spesa non indifferente far correre su e giù
tanti mezzi, perciò si è anche presa in considerazione la proposta di unificare
gli orari con la scuola media per avere un solo trasporto per ogni villaggio
con un notevole risparmio
complessivo.
L. V.
OPINIONI
Certezze di fede
Mi riferisco all’articolo « Maggiore fiducia » pubblicato sull'Eco-Luce n. 21 del 23 maggio
scorso, che si richiama ad una
analisi di Bruna Peyrot su « Gioventù Evangelica » n. 61.
La lettura di tale analisi lascia intravvedere il senso di delusione che scaturisce quando
ci si rende conto che, dopo aver
lottato per una causa che ritenevamo giusta, la nostra lotta
non ha dato i risultati che attendevamo: nel nostro caso, il
rinnovamento della chiesa.
Mi sono chiesta io pure: come
generazione anziana cosa possiamo fare per quella più giovane?
A pagina 28 di G.E. 61, l'analisi dice: ” ...qualcuno potrebbe
dire che su questo punto potremmo intenderci con le comunità, ma dobbiamo ricordarci che
noi ne parliamo volendo mantenere un preciso impegno politico e non solo in vista di una
morale personale ».
La frase deve o dovrebbe costringere noi anziani a testimoniare ai giovani che Dio ci ha
dato una dottrina che troviamo
sempre più solida, sempre più
vera a misura che l'approfondiamo. Dobbiamo testimoniare
la certezza della fede.
Se, dopo anni di impegno socio-politico nella chiesa, leggiamo a pagina 28 di G.E. 61:
« ...d’altra parte la FGEI stessa
non è riuscita, ed è una sconfitta bruciante, a creare ambiti
comunitari che, poi, come si
diceva, si sarebbero estesi ad
anello, coinvolgendo altri, senza confini fra il dentro o il fuori delle comunità tradizionali » e
se le nostre cptnunità (impoverite dall'indifferenza' degli.,.uhi e
dall'abbandono degli altri) fion
manifestano o manifestano solo
in piccolissima parte un rinnovamento, ciò significa che —
alla fonte — c’è un problema
di fede che non abbiamo risol- '
to.
Le autorità della nostra chiesa devono testimoniare cosa
vuol dire l'apostolo Paolo quando
sintetizza ■> mi proposi di non
saper altro fra voi fuorché Gesù Cristo e Lui crocifisso » (1'
Cor. 2: 2) e cosa vuol dire lo
stesso apostolo nella sua lettera
a Timoteo (2 Tim. 3: 3) « ...verrà il tempo in cui non sopporteranno la sana dottrina ». Quale
è la sana dottrina?
Purtroppo in questo campo gli
stessi nostri pastori hanno delle divergenze e questo non aiuta a chiarire.
Il Sinodo si avvicina e, normalmente, nei Sinodi ci si sofferma di più sulle comunità al
momento della discussione delle finanze. È certamente importante ma non è l'essenziale.
Esprimiamo il desiderio che il
Sinodo abbia a prendere a cuore
il problema delle « Certezze di
fede » e della « Sana dottrina »
a cui abbiamo accennato. Sarà
veramente un grande aiuto.
Nelly Rostan
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GIUSEPPE GRIVA
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LUSERNA S. GIOVANNI
9
20 giugno 1980
CRONACA DELLE VALLI
Ai catecumeni
di Pineroio
Cari ragazzi, l’altra sera ci siamo trovati insieme, voi, i vostri
genitori e noi membri del concistoro, a riflettere sul significato del passo che vi preparavate
a compiere nel giorno di Pentecoste.
Voi ci avete detto perché chiedevate di entrare a far parte della chiesa valdese di Pineroio e
noi abbiamo cercato di rispondervi, non come adulti ormai
"arrivati”, ma come persone simili a voi, in ricerca, desiderose
di camminare insieme sulla via
indicata dalla Parola di Dio,
nonostante i momenti di scoraggiamento e di dubbio.
Però, in un momento così bello. com’eravamo seri, quasi tragici (come succede spesso anche
quando celebriamo la Cena del
Signore, e un estraneo potrebbe
invece credere di essere capitato nel bel mezzo di un funerale)!
Certo, vi abbiamo parlato con
affetto, ma non abbiamo saputo,
o almeno io personalmente sento
di non aver saputo comunicarvi la gioia della mia fede, di non
essere stata capace di « render
ragione della speranza che è in
me » di non avervi dimostrato,
con le mie parole e con tutto il
mio atteggiamento, che esperienza luminosa sia essere chiamati
a seguire il Maestro. Vi dia Egli
stesso la gioia di sperimentarlo,
nei nzomenli difficili come in
quelli felici.
Con affetto fraterno
Marcella Gay
RODORETTO
Cari Rodorini, all’inizio dei lavori per il rifacimento del soffitto del nostro Tempio, una ventina di giorni fa, ho creduto opportuno scrivere quattro righe
da pubblicare sull’Eco delle Valli. Lo scopo era di fare il punto
sulla situazione, con un invito
alla collaborazione. Penso che
ancora una volta la posta non
abbia funzionato alla perfezione,
perché l’articoletto mio non è
apparso sul giornale.
Oggi è il 15 giugno, ci riprovo
con la speranza di avere maggiore fortuna.
Il lavoro prosegue con soddisfazione ; la piccola équipe degli ...anta (come ho osato chiamare i nostri amici) ha saputo
fare dei prodigi. Qualcim altro
meno ...antenne ci ha dato man
forte. Anche dall’esterno arriva
qualche prezioso aiuto, più che
mai necessario perché il materiale, lo sapete, costa.
Ecco l’elenco degli offerenti;
Tron Roberto L. 50.000; Tron Valdo
20.000; Tron Liliana 30.000; Tron Attilio
e fam. 100.000; Tron Alma, in mem. del
Marito Pascal Augusto 20.000; Genre
Elvira, In mem. del Marito Talmon Enrico 50.000; Genre Aido e Pinuccia 50
mila; Breuza Carlo 30.000; Tron Elvio
5,000; Raima Sergio 50.000; Tron Aldo
20.000; Colletta (Culto del 1° giugno)
17.150.
Questo elenco senz’altro si allungherà perché i Rodorini (leggi Fountanin, Servélhin, ecc.)
che si ritengono tali e che quindi hanno un posticino per il loro
Tempio, non mancheranno di
dimostrarlo.
SAN SECONDO
Giovedì, 12 giugno ha avuto
luogo il funerale di Francesco.
Griglio, di anni 76, deceduto nella sua abitazione, ai Prima, dopo lunga malattia e sofferenze.
Il past. Marco Ayassot ha recato il messaggio della Resurrezione alle molte persone convenute per porgere l’ultimo saluto
al nostro Fratello.
Rinnoviamo alla famiglia la
solidarietà della Comimità ed
un ringraziamento al past. Ayassot che ha sostituito Franco Davite, assente per le sedute della
CEvAA.
UNIONI FEMMINILI
ANGROGNA
Incontro a Coazze
POMARETTO
Sabato 14 u-s. è stato benedetto il matrimonio di Tron Jolanda e Riggi Alfonso. Che lo
Spirito del Signore sia sempre
presente in questo nuovo focolare ed accompagni e piddi costantemente questi sposi.
Agli sposi gli auguri sinceri
della comunità.
• Il concistoro è convocato per
sabato sera 21 p.v. alle ore 20.30
nei locali della Sala Lombardini.
Domenica 8 giugno più di 40
partecipanti hanno accolto l’invito dell’Unione Femminilé a visitare la piccola comunità di Coazze. Malgrado la pioggia insistente, è stata una giornata di gioiosa comunione fraterna. L’Unione
Femminile non ha voluto soltanto concludere la sua attività invernale con una gita turistica,
ma offrire l'opportunità di un
incontro fra credenti in Cristo.
Erano presenti anche alcimi rappresentanti della comunità evangelica di Piossasco, di recentissima costituzione.
Al culto del mattino, nel bel
tempietto gremito, il pastore Artus, prendendo come spunto il
racconto di Luca 10 e le esortazioni di I Giovanni 4, pose l’accento sull’esigenza dell’evangelizzazione di fronte alla crisi conternporanea che investe tanti settori della convivenza umana; decadimento di valori, egoismo individualistico, sete di potere, di
danaro ecc. Solo l’amore di Cristo ci indica la via che ci può
liberare dalla paura, dalla complicità del silenzio, rendendoci
capaci di essere in questo mondo dei segni del Regno che viene.
Al termine del culto l’assemblea si è sciolta, per ritrovarsi
compatta il pomeriggio ed avere
l'opportunità di contatti più diretti e personali.
Dopo una breve introduzione
del pastore la parola è stata data
alla decano della comunità di
Coazze, la novantatreenne sig.ra
Rosa-Brusin-Boero. Con mente lu
cida e voce ferma essa ha rievocato per noi gli inizi dell’opera
evangelica in quella cittadina di
cui è stata personale testimone.
Furono inizi diffìcili e si dovettero superare non pochi ostacoli
creati dall’ostilità dell’ambiente.
Del tutto diverso, dopo cento
anni, l’inizio dell’opera evangelica in Piossasco, prima diaspora
della comunità di Pineroio, quindi raggrappamento di evangelici
residenti in quella località. Il pastore Artus ha sottolineato il
fatto che la testimonianza evangelica è non solo interdenominazionale ma anche interconfessionale; il primo locale per le riunioni è stato messo a disposizione dalla chiesa cattolica con autentico spirito ecumenico.
Alcuni inni eseguiti da una corale improvvisata ed il canto di
un gruppetto di giovanissimi, sulle ben note parole di MjL. King,
hanno espresso il nostro impegno di fede e la speranza in un
mondo finalmente liberato dalla
paura e dall’odio fratricida.
Una pesca movimentata ha vivacizzato gli ultimi istanti. Prima di separarci, un breve culto
di ringraziamento, il canto dell’inno 267 dell’Innario e l’invito
ai fratelli della diaspora a ricambiare la visita.
Ringraziamo i fratelli di Coazze per l’ospitalità cordiale e fraterna e l’équipe dell’Unione Femminile per l’ottima organizzazione della giornata.
D. B.
TORRE PELLICE
L’Assemblea di Chiesa di domenica 15 ha discusso la Relazione Annua ed ha udito la relazione dei deputati alla Conferenza Distrettuale. Malgrado lo
scarso numero di presenti il dibattito è stato animato e vivace,
ma molte proposte ed appunti
andranno ripresi in autunno in
sede di programmazione dell’attività della nostra comunità.
Tuttavia è necessario rilevare
la interessante proposta che alcuni membri di chiesa hanno
fatto al Concistoro di riprendere
in modo più concreto il discorso
deirevangelizzazione. Si formerà
quindi un comitato che avrà la
funzione di lanciare e coordinare iniziative di evangelizzazione.
Tutti i membri di chiesa che
hanno interesse, a questo problema si ritroveranno sabato 28
giugno alle ore 21 alla Sala Unionista.
• Si sono uniti in matrimonio
nel tempio del Ciabas Gaglietto
Rodolfo e Michelin Lausarot
Elda, e nel tempio dei Coppieri
Berton Fulvio e Ribotta Fernanda. Alle due nuove famìglie, che
risiederanno a Bordighera e a
Villar Penice rispettivamente, la
comunità esprime gli auguri più
fraterni di una vita benedetta
dal Signore.
PRAMOLLO
• Domenica 8 giugno, nonostante la nebbia e la pioggia, sono saliti in mezzo a noi i bambini delle Scuole Domenicali di
Pineroio e S. Secondo, accompagnati dai loro monitori e pastori. Nel corso del culto da loro
tenuto ci hanno illustrato il programma svolto durante l’anno.
E’ stata una buona testimonianza e per questo li ringraziamo di
cuore. Tutti noi adulti dovremmo imparare a fare altrettanto;
avere il coraggio e la forza di
parlare di Cristo in qualunque
luogo ci troviamo ed in qualunque occasione.
• Sabato 14 giugno si sono
svolti i funerali di Augusto Costantin (Bosi), deceduto improvvisamente all’età di 63 anni, dopo un breve periodo di ricovero
in ospedale. Ai familiari colpiti
dal dolore esprimiamo le fraterne e sincere condoglianze della
comunità.
Ringraziamo il pastore Micol
che ancora una volta si è reso
disponibile per presiedere il funerale e il fratello Rovara per
il messaggio recatoci nel corso
del culto di domenica 15.
La predicazione del culto di
domenica 22 ci sarà rivolta dal
pastore P. Marauda che vogliamo ringraziare fin d’ora.
Consapevoli dell’utilità e della
validità di conoscere i luoghi
storici valdesi, le scuole domenicali di Angrogna hanno terminato la loro attività, con una gita alla Balziglia, domenica 8 giugno.
Malgrado la pioggia la partecipazione è stata buona. In mattinata, nel piccolo museo storico della Balziglia, la monitrice
E. Bonnet ha presentato con vivacità gli avvenimenti avvenuti
in quella località, illustrando soprattutto il famoso assedio del
maggio 1690.
Scesi in seguito ai Reynaudo
nella accogliente sala, gentilmente scaldata per l’occasione, il
pastore Platone ha tenuto un
breve culto sul salmo 100; « Mandate gridi di gioia all’Etemo, o
abitanti di tutta la terra! Servite
l’Eterno con gioia, venite al suo
cospetto con canti! » ed i bambini hanno cantato alcuni inni.
Al pomeriggio vi sono stati giochi vari.
Pioveva, il cielo era grigio, ma
la giornata è stata bella e buona
ugualmente perché vissuta nello
spirito della comunione fraterna,
sotto lo sguardo di Dio.
ROR A’
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Villa Olanda a Telecupole
Giovedì, sera, 18 c. m. alle ore
20.10, la televisione libera di Telecupole, nella rubrica «Spazio
40 », trasmetterà un servizio su
Villa Olanda.
Alle riprese di interni ed esterni seguirà un’intervista con i russi che ancora sono ospiti dell’istituto.
Una replica della trasmissione
andrà pure in onda domenica
sera, 22 c.m. alle ore 22.
• Nello scorso numero del
giornale, per un errore di trascrizione, nella cronaca dei necrologi è stato scritto il nome
Foumier invece di Ferrier.
Ce ne scusiamo con i familiari
della sorella scomparsa.
SAN GERMANO
Sabato 31 maggio, la corale ha
presentato aUa Comunità il suo
recente viaggio in terra napoletana attraverso un programma
di canti e diapositive, che il pubblico presente ha mostrato di
apprezzare.
La sera successiva, 1“ giugno,
i coralisti si sono incontrati con
la corale di Luserna S. Giovanni per un’agape fraterna e per
assistere alla proiezione di un
film realizzato dal sig. Gardiol
che ringraziamo vivamente. Insieme abbiamo rivissuto quelle
giornate partenopee con gioia.
In quell’occasione siamo stati
lieti di aver avuto con noi il pastore Umberto Bert e la sua signora.
Due simpatiche serate alla cui
riuscita hanno collaborato tutti
i coralisti; un buon auspicio per
il prossimo annoi
• Il pastore ha partecipato,
nei giorni 31 maggio - 2 giugno,
al 131” landes fest del Gustav
Adolf Werk del Baden a Ispringen, presso Pforzheim, dove ha
rappresentato il Comitato del
Collegio assieme al sig. Predino
Poet. Come sempre l’accoglienza è stata assai fraterna. Si è anche avuta l’occasione di visitare
Schonenberg e la casa di Henri
Arnaud, piena di molteplici segni della cura amorevole con cui
si serba il contatto vivo col passato e col presente della Chiesa
Valdese. Ringraziamo il pastore
A. Ribet che ha tenuto il culto
di domenica 1° giugno ed il pastore Teofìlo Pons che ha presieduto il funerale del fratello
Antonio Manetto, deceduto alla
Casa di Riposo. Alla sua famiglia va il nostro pensiero fraterno.
• Ricordiamo che domenica
22 giugno, durante il culto, avrà
luogo la relazione sui lavori dèlia Conferenza distrettuale di
Prali.
Culti al l’aperto
Considerato l’esito positivo degli scorsi anni in cui si è notato
una buona partecipazione anche
di membri -delle comunità della
valle, proponiamo questo calendario dei culti estivi per i mesi
luglio-agosto-settembre, in località Parco montano (si arriva
con la macchina), con inizio alle
ore 10.30.
Luglio; domenica 13; domenica
27 (bazar della comunità - con
la partecipazione dei trombettieri e di una corale del circuito).
Agosto; domenica 10 e 24.
Settembre; domenica 7.
Per chi non conoscesse il posto ricordiamo che offre spazi
notevoli di prati e boschi, con
tavoli e panche per consumare
il pic-nic e, soprattutto, un magnifico panorama.
Presso il Parco montano è in
funzione un piccolo bar per chi
lo desidera.
In caso di cattivo tempo i culti si terranno regolarmente nel
tempio alla stessa ora.
DONI ULIVETO
Cólombo Balsamo L. 1.000; Gii amici
di Silvio, in memoria di Cerrato Vola
113.000; Paschetto Caterina, in memoria dei suoi cari 10.000; Gruppo 3* Media Scuola Dom. Pineroio 44.000; Gruppo 2“ Media id. Id. 47.500; Gruppo 1"
Media id. id. 70.000; Gruppo 1“ Media
id. Id. 81.000; Ditta Annovati 200.000;
Lusso Gino 20.000; Stella e Michele
Bongiovanni 25.000; Scuola elementare
di Pineroio 75.200; Federazione femminile Valdese di Bologna 680.000; Martini Etisia 50.000; Istituto Bancario San
Paolo di Torino 100.000; Evelina Pons
6.000; Claudia Arese, ricordando i suoi
nonni 10.000; Maianot Ernestina 2.500;
Rosa e Ferruccio Maianot 11.000; Scuola Domenicale di Pomaretto 120.000;
Grazie a tutti!
(continua)
AVVISI ECONOMICI
Per esigenze di fatturazione chi invia
un annuncio (economico, mortuario,
ecc.) è pregato di indicare il n. di codice fiscale personale, della chiesa,
dell’azienda, a cui la fattura va intestata.
rRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta : Sala Giulio, via Belfiore, 83 Nichelino, tei. (011) 62.70.463.
LUSERNA SAN GIOVANNI - Affittasi alloggetto con giardino, vicinanze
stazione. Telefonare al 90.227.
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panoramica Torre Pellice. Telefono
0121/3437 Pineroio.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Irene Rivoir Ved. Bertin
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che con
scritti e parole di conforto si sono
uniti a loro in questo triste momento.
Un ringraziamento particolare alla
signora Bruna Pons per la sua amorevole prestazióne, e a tutti i vicini di
casa.
Luserna S .Giov., 13 giugno 1980.
« Chi riconosce il Figlio di Dio
e crede in Lui avrà la vita eterna ed Io lo risusciterò nell’ultimo giorno ».
(Giovanni 6: 40).
La moglie, figlie, genero, nipoti, familiari del caro congiunto
Francesco Griglio
profondamwte commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di affetto tributata al loro caro, ringraziano di cuore tutte le persone, parenti,
amici, vicini di casa, che con fiori,
scritti, parole di conforto, opere di bene hatmo partecipato al loro grande
dolore.
Un grazie particolare al dott. Griffa, ai pastori Davite e Ayassot, al Sig.
Sergio Fornerone per l’aiuto morale e
materiale prestato nella triste circostanza.
S. Secondo, 12 giugno 1980.
« Insegnaci dunque a così contare i nostri giorni che acquistiamo un cuor savio ».
(Salmo 90: 12).
La mamma ed i familiari tutti del
compianto
Pierino Ribet
riconoscenti, nell’impossibilità di farlo
singolarmente esprimono la più viva e
profonda gratitudine a tutti coloro che
con la loro presenza, parole di sollievo
sono stati particolarmente vicini nella
triste circostanza.
Un ringraziamento particolare va a
tutti gli amici, vicini di casa, compagni di lavoro della Meccanica di Villar Perosa, al personale medico e paramedico dell’ospedale di Pomaretto,
alla Banda Musicale e alla Pro Loco di
Pomaretto; al Pastore Renato Coisson,
al dr. Teodoro Peyrot.
Pomaretto, 29 maggio 1980.
Le famiglie Long-Biasi e Manetto
sentitamente ringraziano tutti coloro
che personalmente o con scritti hanno
preso parte al loro dolore per la seomparsa del caro
Antonio Manetto
Particolarmente ringraziano : la Direzione ed il personale della Casa di
Riposo di S. Germano Chisone, i Pastori Pons e Genre per le nobili parole di consolazione, il dottor Bertolino
per le eure prestate e tutti i compagni
del P.S.I. per il ricordo e l’omaggio
floreale.
S. Germano Chisone, 31 maggio ’80.
1 figli e i congiunti di
Eline Tourn Quattrini
ringraziano quanti hanno voluto essere loro vicini nel lutto, rendendo cosi un commosso, aifettuoso omaggio
alla memoria della loro Cara.
Perrero, 10 giugno 1980.
COMUNITÀ' MONTANA VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva - festiva
■— dal sabato ore 14 al lunedì ore 8
— dalle ore 14 della vigìlia del giorno festivo Infrasettimanale alle ore 8
del giorno successivo presso l'OSPEDALE MAURIZIANO - Luserna San
Giovanni - TEL. 90884
— nella notte del giorni feriali, dalle
ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso
l'OSPEDALE VALDESE - Torre Pellice TEL. 932433.
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
DOMENICA 22 GIUGNO
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON
— Via Repubblica, 25 - Tel. 31328.
DOMENICA 22 GIUGNO
Luserna San Giovanni ; FARMACIA
VASARIO - Via Roma 7 . Tel. 909031
CHIUSURE INFRASETTIMANALI
A Torre Pellice : martedì chiusa la
farmacìa Muston, giovedì chiusa la
farmacia Internazionale.
A Luserna S. Giovanni : mercoledì
chiusa la farmacia Preti, giovedì
chiusa la farmacia Vasarìo.
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90118 - 91273
DOMENICA 22 GIUGNO
PEYRONEL - Tel. 90355
o tei. 91288 - Vergnano "Noccioleto"
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S. G.: Tel. 90884 - 90205
COMUNITÀ' MONTANA
VAL CHISONE - 6ERMANASCA
GUARDIA MEDICA
— dal sabato ore 14 al lunedi ore 8
__ dalle ore 14 della vigìlia de!
giorni festivi alle ore 8 dei giorni successivi a! festivi
— le notti dalle ore 20 alle 8.
Il recapito del servizio è presso la
CROCE VERDE di Perosa Argentina
— Tel. 81.000.
FARMACIE DI TURNO
DOMENICA 22 GIUGNO
FARMACIA CASOLATI, Perosa Arg.
AUTOAMBULANZA
Croce Verde di Porte - Tel. 74197
Croce Verde di Perosa - Tel. 81000
10
10.
20 giugno 1980
__UNA PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE DELL’ALRl
Religione facoltativa?
Consonanza con la nostra intesa: oneri a carico delle chiese. Dissonanza: si continuerebbe a legare la religione, pur facoltativa, alla scuola
______180 DELEGATI PER 4000 SOCI
Amnesty :
congresso nazionale
L’Associazione per la libertà
religiosa in Italia (ALRI), in una
breve, piacevole pubblicazione ^
ha diffuso una relazione approvata dal suo Consiglio direttivo nello scorso febbraio a conclusione
della quale viene avanzata la seguente proposta di legge:
« Art. 1. La scuola pubblica di
ogni ordine e grado, nell’accogliere tutti i contenuti di esperienza, morali, affettivi e ambientali di cui l'alunno sia portatore, deve favorire lo svolgersi e
l’espriniersi della sua personalità
e contribuire alla formazione di
un costume di reciproca comprensione e di rispetto fra soggetti di differenti posizioni in matCTia religiosa, siano essi credenti o non credenti ».
« Art. 2. Nei locali delle scuole
pubbliche di ogni ordine e grado
su domanda degli alunni aventi
l’età prescritta o altrimenti dei
loro genitori o tutori, saranno liberamente organizzate dalla Chiesa cattolica e da Chiese di altra
confessione religiosa, lezioni facoltative di religione, al di fuori
dai programmi e dall’orario scolastico. I relativi oneri finanziari
saranno a carico di ciascuna
Chiesa ».
La proposta è in sé interessante poiché tende ad impostare su
basi nuove tutto il nrogramma
deirinsegnamento religioso nelle
scuole pubbliche. Di detta proposta si discuterà in ambienti diversi e non è detto che non si arrivi anche a discuterne in Parlamento. Per quanto è a mia conoscenza sembrerebbe che deputati dei partiti radicale e liberale
abbiano accolto una tale proposta con interesse.
Pregi...
Il pregio di un tale progetto è
indubbiamente quello di superare in radice la questione dell’esonero che di per sé, sino ad ora,
non ha risolto — come è noto —
il problema di tale insegnamento
per coloro che non lo desiderano. Il lato debole però è quello
relativo alla possibilità di rivoluzionare completamente l’insegnamento della religione previsto
dal Concordato, con una legge
unilaterale dello Stato in modo
autonomo rispetto alla operazione bilaterale in corso per la revisione del Concordato del 1929.
Certamente genitori ed insegnanti del « Gruppo per la scuola laica », agiscono coerentemente con i loro programmi nel promuovere un’iniziativa tendente a
coinvolgere partiti, sindacati e
movimenti vari di pensiero e di
azione per cercar di condurre in
porto l’operazione predetta mediante una raccolta di firme (50
Comitato di Redazione; Franco Becchino, Dino Ciesch, Roberta Colonna Romano, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay, Marco
Pasquet, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Ornella SbafFi, Liliana Viglielmo.
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« La Luce »: Autor. Tribunale di
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«L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960,
Cooperatlya Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
mila) necessaria per presentare
in Parlamento un progetto di
legge di iniziativa popolare. Ed
è anche significativo che una tale iniziativa abbia raccolto immediate adesioni dai gruppi e
movimenti i più diversi a Torino
dove da ultimo si sono verificati
cosi impensabili boicottaggi delle dichiarazioni di esonero dalle
lezioni di religione da parte di
presidi di vari istituti scolastici.
Sorprende tuttavia leggere che
tra le altre adesioni vi sarebbe
anche quella della « Chiesa valdese », (Stampa Sera: 26.V.’80).
Infatti non vedo chi, o quale
organo, possa impegnare in questa, come in qualsiasi altra sede, la « Chiesa valdese » sul piano inerente i rapporti con la società civile e politica, quando
neppure la Tavola — l’unico organo legittimato a rappresentare le chiese valdesi e metodiste
su tale terreno — espone mai la
« Chiesa valdese » impegnando
direttamente solo se stessa ove
il caso lo richieda. Deve quindi
essersi trattato di un equivoco
giornalistico
Ma quello che mi preme di
porre in evidenza è che proprio
sul piano delle Chiese valdesi e
metodiste la proposta in questione mi lascia molto perplesso.
...e difetti
Infatti leggo nella succitata
pubblicazione che la proposta si
ispirerebbe alla linea seguita nell’intesa (gli articoli 9 e 10) circa
l’impostazione data al problema
deirinsegnamento della religione.
Cosa si vuole con dette norme?
Si vuole che nelle scuole pubbliche non si insegni religione; che
lezioni del genere non si rinvengano né negli orari né fuori orario in nessun modo nei locali
scolastici. La religione non si insegna. la fede si testimonia, anche se è vero che v’è una preparazione culturale in vista della
fede che le Chiese debbono offrire e che viene vissuta nelle
famiglie. Ma appunto secondo lo
spirito ed il dettato dell’intesa
tra Tavola e Repubblica tale
istruzione spetta solo alle famiglie ed alle Chiese. Non mi sembra pertanto che si possa far
rientrare dalla finestra quello
che si vuol far uscire dalla porta. L’art. 10 dell’intesa non mi
sembra che possa essere portato
a sostegno della proposta in esame. Detto articolo vuol significare che le nostre chiese sono disponibili; e tale diritto deve esser loro riconosciuto. Ma disoonibili, non per fare nelle scuole,
anche fuori orario e senza compenso, un corso di religione per
chi lo volesse (per questo vi sono
già la scuola domenicale ed il catechismo che si svolgono nei locali ecclesiastici), ma per rispondere ad eventuali istanze della
scolaresca o delle famiglie e degli organi scolastici « in ordine
allo studio del fatto religioso e
delle sue implicazioni ». Non si
tratta quindi di corsi, ma di dibattiti; non di lezioni tendenti ad
illustrare la posizione confessionale di una data Chiesa, ma di
prospettare, certamente dal nostro punto di vista e di fede, come deve essere affrontato il fatto religioso che coesiste nel quadro delle attenzioni a cui la società civile si volge. Si tratta di
dare una mano, di aiutare i giovani che se ne interessano ad impostare convenientemente il problema della incidenza della fede, o di impostare in termini di
fede ciò di cui sentono parlare
attorno ai temi di religione, per
far sì che tale incidenza non sia
svilita in un gioco di convenienze, e non vissuta nei suoi dati essenziali.
Mi sembra che dai proponimenti insorti ed espressi dalla
norma dell’intesa, la citata proposta tragga conseguenze che
vanno assai oltre la loro portata.
Un grosso rischio
V’è poi un grosso rischio che
in ogni modo occorre evitare. V’è
in proposito il precedente delle
mezze ore di religione travasate
dall’ Opera balilla alla scuola
quando la prima fu sciolta. Ora
10 penso che bisogna evitare che
questi corsi fuori orario per chi
11 vuole, si vengano di fatto ad
aggiungere ai corsi cosiddetti obbligatori. Così facendo si avrebbero due preti in cattedra anziché uno come ora avviene. Bisognerebbe che fosse chiaro (e la
proposta attuale non lo è) che
viene abolito tutto quello che v’è
ora in tema di religione nelle
scuole e che vi si sostituisce soltanto un corso fuori orario e facoltativo che viene promosso senza spese per lo Stato, solo per
coloro che lo vogliono, allestito
in ordine al credo di qualunque
confessione religiosa. Si tratterebbe allora solo di uso dei locali scolastici, e la cosa potrebbe
essere valutata. Ma osservo che
se nel paese vi fossero le maggioranze necessarie per varare
una tale proposta allora tanto
varrebbe la pena di prendere delibere più coerenti e radicali abolendo l’insegnamento della religione nelle scuole, attuando per
tutti quello che si dice negli articoli 9 e 10 dell’intesa.
Pertanto se si dovesse pervenire alla raccolta delle firme per
varare la proposta nelle forme
di un progetto di legge di iniziativa popolare, non potrei aderirvi.
Giorgio Peyrot
^ Luigi Rodelli : Proposta di riforma della legislazione scolastica in materia di religione. ALRI, Milano, 1980,
p. 16, L. 1.000.
^ Cosi è stato in effetti. Non la
« Chiesa valdese », ma il Concistoro
deUa Chiesa valdese diede la sua adesione. E non alla proposta di legge —
che a quel tempo non era nota —
ma ad una manifestasione pubblica
contro Linsegnamento della religione
cattolica nella scuola pubblica che ebbe luogo a Torino nel febbraio di quest’anno. Questa confusione è stata fatta presente a Stampa Sera. (N.d,R.).
Il 25, 26 e 27 aprile si è svolta
a Piesole (Firenze) l’Assemblea
Annuale di Amnesty International. Prevista dallo statuto, consiste nell’incontro di tutti i soci
della sezione italiana dell’Organizzazione, che si ritrovano per
fare un bilancio dell’attività
svolta e per stabilire le linee di
azione per l’anno seguente.
I soci italiani, circa 4000, erano presenti con 180 delegati, più
alcuni « soci singoli » e rappresentavano 34 gruppi, i nuclei operativi del lavoro di Amnesty, a
loro volta riuniti in 12 circoscrizioni. Oltre a questi erano presenti due inviati del Segretariato
Generale di Londra, Derek Roebuck, direttore del dipartimento
delle ricerche, e Gerry O’Connell,
direttore del settore deH’organizzazione. Era presente anche Margherita Boniver, ex-presidente
della sezione italiana di Amnesty ed ora dimissionaria dall’esecutivo internazionale per incompatibilità con la sua elezione al
Senato della Repubblica.
I lavori dell’Assemblea si sono
svolti suddivisi in tre gruppi, a
cui è poi seguita una riunione
plenaria per la votazione delle
mozioni emerse nei gruppi di
lavoro e per le elezioni. Infatti
l’Assemblea ha proceduto, a norma di statuto, all’elezione del
Consiglio, dei Revisori dei Conti
e dei Probiviri. Il Consiglio neoeletto ha poi a sua volta designato i membri del Comitato giuridico, dell’esecutivo nazionale e
il Presidente: a questa carica è
stato riconfermato il torinese Cesare Pogliano.
Le commissioni di lavoro avevano per argomento: le tecniche
del lavoro di Amnesty, l’organizzazione e le finanze.
Le tecniche sono sempre argomento di discussione, dato che
Amnesty ha, sì, alcuni suoi metodi di lavoro, (come la « adozione » dei prigionieri di coscienza di altri paesi da parte dei
gruppi, o la richiesta ai governi
di applicare quelle leggi di cui
sembrano dimenticarsi di fronte agli oppositori politici d alle
minoranze), ma questi metodi
richiedono sempre nuovi aggiornamenti, di fronte alle sempre
nuove violazioni dei Diritti Uma
ni che si verificano nel mondo.
In questa nostra « civiltà », infatti, assistiamo non solo a crescenti violazioni dei Diritti Umani in
termini quantitativi, ma anche
qualitativi, nel senso che la fantasia degli uomini sembra essere
usata per scopi distruttivi anziché creativi: ad Amnesty risultano sempre nuovi modi di violazione dei diritti fondamentali, a
cui chi lavora per la difesa di
questi diritti deve porre rimedio.
Ed è così che spesso ci si trova
bloccati dai limiti imposti dallo
Statuto deU’Organizzazione, limiti che se, a volte, possono parere restrittivi, sono d’altronde necessari perché il lavoro di Amnesty International possa essere
svolto con il pragmatismo e la
concretezza di impegno che contraddistinguono Amnesty dalle
altre organizzazioni che lavorano
per la difesa dei Diritti Umani.
Il dibattito suH’organizzazione riguarda soprattutto la suddivisione regionale e il mantenimento di un equilibrio tra le cosiddette circoscrizioni « forti »
(quelle del nord, ricche — relativamente! — in persone e mezzi)
e quelle « deboli », del sud. Oltre
a questo c’è un’altra serie di problemi riguardanti le finanze: oltre all’approvazione del bilancio, consuntivo e preventivo, si
è proceduto all’analisi del problema del finanziamento, gravoso
come ogni anno. Si avverte la
necessità di far conoscere Amnesty anche al grande pubblico,
come già avviene in altri paesi,
e per raggiungere questo fine si
sta cercando di coinvolgere maggiormente gli organi di informazione che, finora, hanno dimostrato scarsa attenzione alle attività italiane di Amnesty International. Al crescente numero di
persone che in tutto il mondo
subiscono vessazioni, ingiustizie
e soprusi perché non hanno la
forza di far valere i loro diritti,
è infatti necessario che portino
aiuto coloro che hanno il privilegio di godere di una vita agiata e non in continuo pericolo:
da questo privilegio deriva infatti il dovere di adoperarsi per
diminuire almeno un poco le sofferenze degli altri.
DanieUe Jouvenal
e i segni del Regno
(segue da pag. 1 )
nella fede e dalla fede, il solo
mezzo che può farci comprendere il mistero della grandezza di
Cristo.
Certo la risposta di Gesù sarebbe molto più convincente se
essa invece di rimandarci ai segni dell’amore e della predicazione dell'Evangelo ai poveri ci
avesse rimandati ai grandi fatti
della storia, ai grandi rivolgimenti socio-politici. La continua
tentazione della chiesa è stata e
rimane sempre quella di abolire
la dimensione della fede per seguire la via dell'evidenza, della
gloria, della potenza.
La chiesa deve stare attenta a
questo pericolo perché ne va della sua esistenza: rischia di essere non più serva di Cristo ma di
altri signori.
La chiesa deve ricordare sempre che la via seguita da Cristo
non è stata quella della potenza
e della gloria che abbaglia e trascina le masse ma quella dell’abbassamento, della umiltà, del sacrificio della croce. Per arrivare
al Regno di Dio non ci sono scorciatoie: il Regno di Dio non è
una conquista, U frutto della capacità o della buona volontà
umana, ma è il dono di Dio che
si può solo ricevere nella fede,
nella speranza in Cristo e nell’amore verso i fratelli.
C’è da dire piuttosto che in
Cristo la Chiesa, se è fedele, deve sapere produrre i segni di
amore e di liberazione in Cristo,
e annunziare l’Evangelo ai poveri. In altre parole la Chiesa
che ha accettato Cristo come suo
Signore deve produrre i segni di
liberazione, di speranza, di gioia
e di vita del Regno che viene,
deve impegnarsi perché già fin
da ora, nell’attesa della manife
stazione del Regno, «i ciechi ricuperino la vista, gli zoppi camrninino, i lebbrosi siano mondati, i sordi odano, i morti risuscitino e l'Evangelo sia annunziato
ai poveri ».
Questo la chiesa deve farlo: è
suo dovere, è suo specifico compito. Ma non può e non deve credere di potere andare oltre: andare oltre significa precorrere i
tempi che Dio solo conosce; significa abbandonare la via della
fede, dell'attesa del servizio, per
darsi alla visione, ai sogni; confondere le nostre realizzazioni
umane col Regno di Dio che
è oltre, che è altro.
III.
La risposta di Gesù sarà apparsa a Giovanni Battista con ogni
probabilità non soddisfacente:
essa avrà fatto aumentare forse
le sue perplessità e i suoi dubbi.
Gesù sa tutto questo e tuttavia
non abolisce questa possibilità
di scandalo, non canibia la sua
di azione. La possibilità
dello scandalo dunque rimane.
Rimane la possibilità di attendere, cercare altri messia rimane e rimarrà fino alla fine della
stona e della chiesa.
Per questo Gesù dice ai discepoli di Giovanni Battista e anche a noi: « beato colui che non
si sarà scandalizzato di me ».
In altri termini Gesù dichiara
beato colui che sa accettare con
fede gli attuali umili segni della
sua signoria, chi in questo tempo di attesa della manifestazione del Regno, non si scandalizza
della sua umiltà, del suo abbassamento, della sua croce.
Si, è beato chi in questo tempo di incertezza, di oscurità, di
smqrrimenti non disprezza i modesti segni del regno che viene.
chi non disprezza e non rigetta e
non baratta la sua fede per le
cosiddette certezze logiche degli
uomini o per la grandezza degli
avvenimenti storici. Beato chi in
questo tempo di oscurità, di violenza, di riflusso, di sfiducia, di
disperazione, di disprezzo della
vita e di morte riceve la grazia
di stare fermo nella fede del suo
Signore; chi in questo tempo di
angoscia, di incertezza e di ricerche di sicurezze fasulle sa
aprirsi alla speranza e all’amore di Dio, sa fare dono della sua
esistenza alla causa del Cristo e
del suo Regno.
Ernesto Naso
________________IMOLA
Sciopero contro
il giuramento
Sta rischiando la vita Sandro
Galli, un insegnante di educazione tecnica nelle medie, che da un
mese si nutre di thè e acqua zuccherata. Lo sciopero della fame
a oltranza è conseguenza di una
vicenda iniziata nel ’74, quando
Galli rifiutò una prima volta di
prestare il giuramento richiesto
agli insegnanti. Licenziato in seguito a questo rifiuto, fu riassunto, riammesso successivamente in ruolo e di nuovo posto davanti all’obbligo del giuramento
alia fine del ’79.
Galli, che è rnilitante anarchico, rifiuta il giuramento come
« atto religioso, derivante dal misticismo fascista che ancora condiziona parte delle istituzioni
dello stato », riferisce il Manifesto, osservando anche che in nessun paese del mondo è richiesto
un giuramento da parte degli insegnanti. Galli è seguito dalla solidarietà di molti gruppi e dal
silenzio di molti giornali.