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ANNO LXXIV
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Torre PelHce, S Febbrile 1943-XXI
N. 6
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kisruardate alla rocci onde foste tagliati
(Isaia Li : 1)
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Italia e Impero
Estero
ABBONAMENTI
. . Anno L. 20 — Semestre L. 10
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AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE :
Via Carlo Alberto, 1 bis — TORRE PELLICE
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
Cent. 40 la copia
CALEB
Il mio servo Caleh, siccome
è stato anivmto da un altro spirito..., lo introdurrò nel paese
nel quale è andato...
Num. 14: 24.
Dei seicentcmiila Israeliti usciti d’Egitto pochissimi, forse due soli, entrarono nel paese di Canaan: Giosuè e Caleb.
E perchè Caleb e non gli altri?
Perchè « il mio servo Caleb è stato animato da un altro spirito».
Dopo lungo e faticoso errare nel deserto gli Israeliti avevano raggiunto la
frontiera della terra promessa e prima
di avventurarsi in Canaan domandarono a Mosè di mandare dodici spie « a
vedere che popolo abiti il paese: se buono o cattivo, e come siano le città, se siano degli accampamenti o dei luoghi fortificati, e come sia il terreno, se grasso
0 magro, se vi siano alberi o no ».
Tale domanda proveniva esclusivamente da incredulità. L’Eterno che aveva tratto Israele dall’Egitto con mano
potente gli aveva promesBo il dono d’una « terra ove scorre il latte e. il miele».
E pertanto che bisogno c’era di esplorare il passe e cercare tante informazioni?
Che bisogno se Israele avesse creduto
alla parola del Signore?
Tuttavia Dio permise l’invio di dodici esploratori fra i quali Caleb e Giosuè. Il risultato della loro missione non
fu rnolto' incoraggiante; essi riferirono
che il paese era sì meravigliosamente
fecondo, e un gigantesco grappolo d’uva confermò la loro dichiarazione, ma
aggiunsero: « il popolo che abita il paese è potente, le città sono fortificate e
grandissime e vi abbiamo anche veduto
appetto ai quali ci pareva di
essere locuste. Noi non siamo capaci di
salire contro questo popolo, perchè è
più forte di noi ».
Tanto pessimismo aumentò i timori
degli Israeliti, i quali, dimentichi delle
promesse e delle liberazioni dell’Eterno, s’abbandonaronQ alla disperazione
e mormorarono contro Mosè e contro
Aaronne e si dissero l’uno l’altro: « Nominiamoci un capo e torniamo in Egitto ! »
Ma Caleb, di fronte alla viltà dei suoi
compagni, fu animato da un altro spirito.
Spirito di coraggio, per cui calmò il
popolo e disse: « Saliamo pure e conquistiamo il paese, poiché possiamo benissimo soggiogarlo». Caleb era un eroe.
Le imprese difficili lo seducevano;
quando tutti indietreggiavano, «avanti»
gridò, alla conquista di Canaan. E
quando si spartì la terra promessa volle
una montagna perchè bisognava ancora
conquistarla. Rifiutava la vita facile, i
problemi semplici, le vie battute dalla
maggioranza. Non seguiva la linea della
minor resistenza. Le ardue imprese lo
trovavano sempre pronto; era sempre
fautore dei piani più arditi e primo ad
accingersi alia loro esecuzione.
Spirito di fede neU’Etemo che libera
chi si confida in lui. Il coraggio di Caleb non era tanto fiducia nella sua abilità, nella sua forza, nella sua buona
stella quanto fede neiraiuto del Signore, Per le esperienze fatte Caleb sape
va quali liberazioni l’Eterno -aveva concesso ad Israele. Aveva vinto la resistenza di Faraone e ne aveva distrutto
la cavalleria. Nel deserto aveva dato
Taoqua e la manna e la vittoria sugli
Amalechiti. Sempre TEterno era stato il
difensore del suo popolo. E perciò Caleb non esita a muovere all’attacco di
nemici numerosi ed agguerriti. Ha fede
nell’aiuto del Signore che sarà dato nelTavvenire come nel passato a quanti
credono e lottano nel nome di Dio.
Caleb fu animato da un altro spirito.
E noi?
Il nostro modo di pensare, di vedere
le cose e gli uomini, di parlare, di distrarci, di agire trae la sua origine dallo spirito del mondo o da un altro spirito?
« Non vi coniformate a questo secolo
dichiara rapostolo, perchè la sua teoria
è la sua pratica della vita sono malvage, perchè l’amicizia del mondo è inimicizia contro Dio». Malgrado ogni desiderio d’ottimismo il mondo è e rimane malvagio.
Conosciamo le dottrine, gli usi e i costumi del nostro tempo che ci distoglie
costan!tem,ente clalla fède, che ci offre
tutte le seduzioni, facilita tutti gh sviamenti, scusa tutte le colpe.
Conosciamo i nostri cuori così sensibili e così deboli davanti ai richiami
del mondo, richiami che condanniamo
nel momento stesso in cui forse cediamo
alla loro ingannevole attrattiva. E perchè
il mondo è malvagio, il mondo del quale non siamo ma nel quale dobbiamo
pur vivere finché piace al Signore, perciò dobbiamo opporci al mondo e non
conformarci ad esso ed essere animati
da un altro spirito.
Da uno spirito di mansuetudine, in
contrasto allo spirito di violenza, da uno spirito d’xxmiltà e di servizio che si
opponga allo spirito di Sifruttamento, di
orgoglio e di dominazione, da uno .spirito di fede ih opposizione allo spirito di
incredulità e di indifferenza.
. Animati da un altro spirito, daiìo spirito di Caleb, noi pure, potremo seguire
appieno il Signore, appieno e non parzialmente, non ad intermittenza, ap'pieno, con gioia, con entusiasmo trovando
al seguito di Dio ostacoli, si, ma superabili, orientamenti non sempre chiarì, alla nostra intelligenza ma tutti diretti al
porto celeste ove l’aninta troverà la piena felicità nella comunione totale con
l’Eterno e con i redenti.
Le benedizioni che Dio ci concede in
questa vita sono numerose e preziose,
ma rimangono pur; sempre limitate e
parziali, sono soltanto il segno e il pe»gno delle benedizioni che ci aspettano
nella Canaan, celeste.
Qui siamo anche noi erranti e doloranti come Israele nel deserto, come lui
godiamo non del possesso ma della promessa di Canaan. Ma l’autore della promessa e anche il suo esecutore e possiamo perciò vivere serenamente nell’attesa fiduciosa della «città che ha i veri
fondamenti e il cui architetto e costruttore è Dio ». Alh. R.
1596 - I missionari gesuiti, inviati in
Val Luserna, trovano un autorevole appòggio alla loro opera fra i Valdesi, in
un editto firmato a Torino dal duca Carlo Emanuele, secondo il quale liiene
proibito a qualsiasi Valdese, sotto la
minaccia di gravissime pene, di distogliere o di disturbare in qual^woigflfja
modo quelli fra t valligiani della pretesa religione riformata che andranno ad
ascoltare le prediche dei Treverendi pa• r. ,b.
Genova* Via Assarotti...
Ancora una volta il 2 febbraio 1854,
Giuseppe Malan, Deputato di Bricherasio e membro della Tavola si trovava
seduto dinanzi al tavolo da lavoro di
Cavour. I due uomini erano concitati e
parlavano forte; anzi il Malan, in una
lettera, ricorda che ad un certo momento Cavour divenne furente battendo del pugno sul tavolo. Si era di nuovo di fronte ad una di quelle diffìcol-tà politiche amministrative che caratterizzano assai spesso i tempi di transizione. Tra il vecchio ed il nuovo sono
quasi sempre inevitabili gli attriti.
In questo caso il nuovo era rappresentato dal Malan che, in base alle leggi di libertà religiosa da alcuni anni attuata, aveva comperato per il culto valdese una vecchia Chiesa di Genova, la
Chiesa della Gran Madre di Dio, da anni non più in uso, passata al Demanio
che al momento attuale anzi l’aveva affittata ad un deposito di biacca. La posizione non era delle più felici, situata
così in una strada di importanza molto
sfondarla, sotto al ponte di Carignano,
ma poiché per il momento, non si poteva sperare di trovare di meglio e poiché
urgeva una casa alla promettente opera Valdese di Genova il Malan ed il pastore di Genova, Paolo Geymonat, erano stati veramente lieti di aver potuto
concludere il contratto.
Di contro il vecchio era rappresentato dal partito clericale, l’arcivescovo
Charvaz, già vescovo per lunghi armi a
Pinerolo e quindi buona conoscenza dei
Valdesi, in prima linea che si agita alla notizia dell’acquisto e rumoreggia
presso alle Autorità di Torino. Finché
la Chiesa era un deposito di biacca non
vi era scandalo, ma esso è gravissimo
ed intollerabile nel momento in cui la
Chiesa ritorna al culto cristiano, ma per
uso Valdese.
E Oavour chiamato ad intervenire in
causa, per ragioni politiche superiori,
per timore di difficoltà che il partito
clericale avrebbe potuto suscitare al
mantenimento deU’ordine. pubblico, si
vede costretto a chiedere al Malan di
rinunciare al suo diritto promettendo il
suo personale aiuto nella ricerca di una
migliore soluzione.
Alila fine Malan cede: se fossero stati
in gioco dei principi di fede certo nulla
lo avrebbe smosso, ma nel caso presente nulla di veramente spirituale è in
gioco e per amor di pace, per dimostrar
la buona volontà che anima la Chiesa
Valdese verso il Governo egli accetta
di rivendere la Chiesa della Gran Madre dì attesa di una soluzione
soddisfacènte del problema del tempio
Valdese in Genova. Pur troppo non
tutti vedono le cose con la stessa larghezza del Malian e della Tavola subito
interamente solidale con lui e la rinuncia viene interpretata come segno di debolezza. Una penosa^ scissione travaglia
le Chiese di Torino e dì Genova: il De
Santis ed il Mazzarella si dimettono da
pastori valdesi; il De Santis ritornerà
alcuni anni più tardi e sarà anche professore alla iiostra Scuola Teologica; il
Mazzarella diventerà poi giudice, e professore universitario a Genova e Deputato al Pariam.ento.
E un altro sito, molto migliore si trovò infatti per costruire il tempio. Si
compera infatti in San Bartolomeo degli Armeni, nella attuale Via Assarotti,
un appezzamento di terreno di proprietà del deiputato Radice e messo in vendita. E anche Cavour si ricordò della
sua promessa e quando a due riprese
l’Ufficio d’Arte, per partito preso, respinge il progetto di tempio preparato
dall’architetto Bonomi basta un biglietto di Malan a Cavour perchè immediatamente le cose prendano il ritm,o normale appianandosi ogni difficoltà artificiosamente creata; e l’architetto Gabetti può compiere senza altri indugi la
costruzione.
Nel 1858 tutto è finito, il 14 ottobre,
sebbene sia un giovedì, con gran concorso di pubblico, presenti parecchi
consoli di Genova, tutti i Membri della
Tavola, non pòchi Pastori, viene ufficialmente inaugurato il tempio. Particolari interessanti: si canta l’attuale
inno 12 « A te tre volte santo », del nostro Innario, che il Nicolini compose per
l’occasione; e mentre la colletta in L.
106,40, in segno di solidarietà niazionale viene versata ai sinistrati da una inondiazione in Savona, il giornale di Genova, Il Cattolico, esce quel giorno, per
l’occasione., listato in nero. Certo è il
lutto per l’illusione di poter impedire la
costruzione di un tempio Valdese che
quel giorno sfuma e per sempre.
Nel 1906, ai tempi del pastore Rostan, tutto l’edificio vien trasformato e
il tempio rinnovato e migliorato.
Lo rivisitai ancora alcune settimane
fa il nostro tempio di Via Assiarotti. Ma
come lo trovai diverso. Non più lindo,
pulito, lucidato come sempre: tutto era
pieno di frantumi di vetri e calcinacci,
alcune panche rotte dalla caduta di
stucchi del soffitto, le finestre scomparse, le porte divelte e sconquassate.
Eppure fedele alla sua missione, anche
in quelle pietose condizioni il nostro
tempio voleva compiere comunque ancora un’opera di bene verso infortunati:
accatastati parecchi banchi in un angolo, degli operai trasportavano quivi i
mobili che si stavano sgombrando da
un palazzo vicino in fiamme.
E lo contemplai a lungo con mestizia
il nostra tempio. Mesto, ma al tempo
stesso sereno e riconoscente a Dio. Se
Egli vorrà i danni che sono facilmente
riparabili non tarderanno ad esserlo, e
di nuovo lindo pulito e lucidato, il tempio riaprirà le sue porte ai credenti di
Genova assetati della Parola di Dio; anzi essi saranno più numerosi di prima
poiché, certo, nella rude prova, anche
la fede della Chiesa si sarà ritemigrata.
A. Ribet.
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II 28 gennaio, alla testa dell© propne txuppe, in combattimento, sul frante
russo è gloriosamente caduto il nostro correligionario
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GSNCRALi: DI BRIGATA
Alcune settimane or sono avevamo
avuto la gioia di annunaaire la saia promozione a generale, ad invocavamo su
di luì, nella sua carica di così grande
responsabilità, capo di Stato maggiore
del 18° Corpo d’armata, le benedizioni
dell Eterno. Ma le vie di Dio ancora una
volta ci hanno aperto orizzonti che non
volevamo vedere, hanno condotto il nostro fratello più in alto, ad un ministero
al quale egli era, noi possiamo affermarlo, serenamente pronto.
Brillante e fediele la sua attività di
ufficiale italiano; traiscinatore dei suoi
soldati, cui parla con Tesempio. Nato
nel 1891 a Maniglia, compie i suoi studi
secondari a Torre Pellice nel Collegio
Valdese. L’amore della montagna lo
unisce nella Vita e nella morte ai suoi
alpini. Nel 1910 è combattente in Tripolitania; nella grande guerra è ufficiale del 3° alpini, B.ne Piherolo; nel
1935 è Capo di Stato maggiore della VI
Divisione C.C. N.N.; poi ha la stessa carica con la leggendaria Divisione Julia.
Passato al Corpo di Stato maggiore, al
26» Corpo d’armata, capo di Stato maggiore, Griulio Martinat sul fronte grecoalbanese è insignito dell’Ordine miUtare
di Savoia che consacra il suo valore, già
segnato da 5 medaglie e consacrato da
3 ferite di guerra. Poi il fronte russo lo
vede combattere fra i suoi alpini
Figura che aveva acquistato il suo, rilievo spiccato, che proveniva da un’altissima concezione della vita, da una religiosa valutazione dei valori eterni dello ^irito: Chiesa e Patria. Egli ha amato la sua Patria, pronto aU’estremo sacrificio della sua esistenza, appunto
perchè egli era un credente che sentiva la realtà della Chiesa, della sua
Chiesa Valdese, alla quale egli aveva
consacrato tanta e simpatica attività di
figlio riconoscente nel fraterno affetto
che lo legava alla gioventù Valdese; di
studioso, appassionato ricercatore di antiche memorie, di cultore della Storia
Valdese cui ha dato saggi non dimenticati sulla figura di Arnaud,
Alla madre venerata, alla consorte, ai
figU giovanetti, a tutti i famigliari, diciamo la nostra parola di cristiana simpatìa. Oir.
Quello che Egli è stato per i suoi soldati, lo dice wn amico nostro, U maggioTe C. Gav del quale riportiamo una commossa testimonianza:
« Una dura prova colpisce la famiglia
degli Alpini Valdesi che vedevano in
lui un superiore amato, pieno di comprensione, un amico sicuro, un fratello
d’armi cordiale.
La notizia della sua morte ci trova
turbati ed angosciati. Vorremmo poter
strare ancora, ma sentiamo che è finito, che Egli ci ha veramente lasciati
per rispondere, Lui così pronto al dovere, alla suprema chiamata, per raggiimgere la pace e la vittoria definitiva che
egli auspicava per il 1943.
Nel rileggere un ultimo suo messaggio, come sempre cordiale ed amichevole, rivivo le varie fasi della nostra
amicizia cominciata al Collegio di Torre Pellice.
Fin d’allora si rivelava il suo caratteregioviale e franco, vivace e contenuto, lieto ed austero, quel carattere serio
e sereno che imponeva il rispetto e suscitava la simpatia.
Ripenso al compagno di studi, pieno
di vita, al collega nella «Pra del Tomo»,
ricco di fede e desideroso di portare un
contributo alla causa del Vangelo. E la
sua testimonianza fedele e vivente non
vejui© mai meno: in tutti gli ambienti
dove visse si dimostrò negli atti e nella
parole, austero discendente dei Valdesi
di vecchia tempra. Valgano a questo
proposito le parole con cui un colonnello, ex collega suo, me ne parlava pochi
anni fa: « Con Martinat guai scherzare
sull’amore, guai davanti a lui, parlare di
ragazze con leggerezza, di avventure
galanti,.. » E tale sua serietà, quella
morale intransigente la mantenne integra attraverso la brillante carriera militare ch’egli aveva abbracciata con l’entusiasmo della sua natura ardente, con
una consacrazione totale al servizio della Patria, dopo là campagna di Libia.
Dopo la Grande Guerra, lo rividi a Napoli m,entre seguiva i corsi aU’Istituto
Orientale e dove si laureò; e ritrovai il
suo sorriso sereno e cordiale; anche lì,
con slancio fraterno, mi coadiuvò nella
direzione della « Casa degli Studenti »
di cui era ospite apprezzato e benvoluto
da tutti.
Poi Ja vita lo portò lontano in missione diplomatica, richiese da lui nuove
prove di valore in Africa, dove si guadagnò nuova decorazione al valore, e ci
riawicinò ancora a Milano nel 1940, al
frente greco nel 1941.
E dopo non l’ho rivisto più.
I suoi scritti soltanto dovevano manteneir desta la fedele amicizia, quegli
scritti in cui traspariva sempre la sere-,
fiducia che lo sorresse attraverso ü
compimento dei più difficili doveri, dei
gravi sacrifici, quale :a separazione dalla,
sua figliola cosi teneramente amata e
di cui dava notizie con fierezza, con affetto profondo, senza lasciarsi abbattere
dallà dura lontananza da essa.
E mentre porgo alla, vedova ed agli
oifani, alla famiglia tutta, la testimonianza più sentita del dolore profondo
che noi Alpini Valdesi condividiamo
con essi, desidero ardentemente che la
memoria di quel padre amorevole, di
quel cittadino esemplare, di quel soldato fedele, di quel cristiano vivente
possa essere d’esempio e di guida ai
suoi figliuoli; che la durissima prova susciti in loro il desiderio di seguirne le
tracce, di vivere una vita degna di lui.
Noi tutti, soldati Valdesi, presentiamo riverenti le armi dinanzi a quegli
che il Signore ha chiamato nella Sua
Gloria. Cesare Gay.
Non vi è più alcuna speranza di veder
tornare fra noi
SoMopic«!»«» slluvis_________
dato disperso nell’azione di Malta del
luglio 1941. Una lettera del Comandante del suo Mas, prigioniero degli Inglesi, dà alla famìglia la triste notìzia della
sua morte avvenuta nella rada di Malta mentr’egli con indomito valore e al
di là del suo dovere partecipava a quella rischiosa missione.
La parrocchia di San Gemano ha
Is
perso un gióvane buono e serio e la f«-^
•; miglia un valido sostegno materiale e
morale. ^
Che il P^re Celeste conceda ai cuori
afflitti la forza di sopportare con spirito cristiano questa separazione che è
solo per. un tempo, poiché noi crediamo
nella vita eterna ! Che la sua figura sia
d esempio a tutta la gioventù valdese !
Offerte per il Collegio
Come è noto ai nostri lettori, raggravarsi della situazione finanziaria della
nostra Chiesa, ha fatto sorgere molteplici problemi che la Tavola ha dovuto
risolvere r^lVamtì.to delle deliberazioni
dell uJtitmo Sinodo, il quale ha creduto
doveroso di avere fiducia nelle liberalità delle singole Chiese. Nei riguardi del
Collegio la Tavola, pur non ritenendo
opportuno lanciare un appello speciale,
ha nominato net suo seno una commissione, affidandole l’incarico di mantenere desto l’interesse e l’amore per il
nostro Ginnasio-Liceo e Scuola Mediti.
E questo è stato silenziosamente fatto,
per cui siamo lieti di pubblicare oggi
questa lista, cu. vanno aggiunti alcuni
doni promessi ma non ancora versati e
di dare la lieta notizia che, per l’esercizio in corso, ogni preoccupazione d’indole finanziaria .è scomparsa. Ringraziamo qui vivamente i generosi donator., i fedeli amici che ancora una volta
hanno risposto all’appello prò Collegio,
dimostrando, con tanta sollecitudine,
udire la loro fattiva simpatia.
La Commissione.
Angrogna: Concisitori Angrogna Capoluogo e Serre, 275.
Basilea: Calvino Giovanna, 100.
Bergamo: Ing. Comm, Emilio Eynard,
300 - Eynard Gian Carlo e Malvina, 300.
Berna: Gay dr. Arturo, 25.
Bobbio Pelile: Charbonnier Davide, 5
Bricherasio: Pons Maria, 5.
Cerignola: Francesco Scarano, in memoria di Scarano Giandonato, 200.
Cerno; In m,moria M. R. P., doti. St.
Rcwchi,-200 - Id. Id., Lilia Malacrida
Rocchi, 100 - Malan Noelie, 2000 Unione Giovanile 1000.
Firenze: Greppi Giampiccoli Nella,
62^0 - Neumainn Ing. Giorgio, 30 Strachan Liliana, ved. Giuffrida, 25.
Genova: Bruischettini Roland Hilda,
10000 - Decker Ing. Manfredo, 500.
Grezzano: Dapples Elvira, 500.
Ivrea: Olivetti Ing. Adriano, 3000.
LìMserrm San Giovanni: Benech Ernesto
100 - Costabel Prof, Gino, 200 - Roman Emilia, 100 Un Valdese, 5000.
Milano: Ex allievo riconoscente, 20000
- Giampiccoli Adolfo, 1000 - Giampiccoli Adolfo, rendita annua, 600 Gay Giampiccoli Lily, rendita annua,
301,25 - Giampiccoli Guglielmo, Rendita annua 301,25 - Rollier Erico,
10000 _ Rollier A. Mario, 10000 - Rollier Guido, 10000.
Napoli: Bruschettini M., 1000.
Palermo: Giampiccoli Neri , Pastore,
rendita annua, 301,25.
Pinerolo: Balma Prof. A., in memoria,
100 - Btalmas Stefano e Signora, 15 Roland Carlo, 500.
Pomaretto: Bazzotta Pietro. 20.
Rodoretto: Breuza Luigi ed Elena, in
memoria di Maria e Maddalena Tron,
50.
Roma: Bounous Prof. Amilda, 200© N. -N., 1000 - Vezzosi famiglia, 100.
San Germano Chisone: Balmas Giovanni e Signora, 11 - Bouchard Giovanni
e Signora, in occasione della consa|:raziotie al S. Ministearo del figlio
Gustavo, 100.
Torino: Balmas Cesarina, 10 - Deodato
Luigi e Signora, 25 - Jahier Comm.
Gino, 100 - Maggiore Rag. Comm.
Giorgio, 1000 - Malan Prof. Arnaldo, - 1000 - Malan Prof. Guido, 200
- Ostorero Emilio, 1500 - Pellegrini
Fernando, 10000 - Pellegrini Coxom.
Ing. Massimo, 5000. - Rivoiro Pelle
' grini Cleante, 2500 - Tricomi Prof.
; ri. F. 1230 - Turin Marta, 100. ’ '
Torre Pellice; Balmas Cesarina, 10 Qiordano Emma, 75 Giordano Smma, 60 - In memoria di Giovanni e
Rosa Pons Karrer, 100 - In memoria
di Augusto Bachi, 2000 - Lombardinì
Jacopo, 40,60-- L. H., 200 - M. D. B.,
in memoria di L. P. B., 50 - Famiglia
E. Micbelin Lausarot, 200 - N, N.,
lOOOO - Pasohetto dott. Enrico, 100 Ricordando con gratitudine, 2500 Pasquet Fed.erico, 500 - Peyrot Renato e L., 50 - Peracchione Maria, 100 Rivoir Prof. Mario, 200 - Servettaz
Sofia, 2500 - Riconoscente ai Signore, 5.
Vallecrosia: Billour Federico, 100..
Venezia: Senatore D. Giordano, 1000.
Viliar Pellice: Coniugi Paolo e Lina
Geymonat, in memoria dei figli, 50.
Zurigo: Società femminile, 100.
Anonimo: In memoria del diletto padre, 100.
Totale 78 offerte per L. 131.190,35.
▼AVAVATATAVAVAVATATATATATATTVA
Ho letto sull’« Osservatore Romano »
del 2 dicembre questa frase, che vorrebbe liquidare in un batter d’occhio le
chiese protestanti; « come c’è un Dio,
come c’è un Cristo, cosi c’è una Chiesa.
Una, non due, nè duecento. Due o più
chiese vorrebbero rappresentare due o
più corpi di Cristo; il che è assurdo.
Non si dà un capo con due corpi, come
non si dà un corpo con due teste ».
Nient’altro. Coin questo fuoco d’artificio, sembra, il protestantesimo è liquidato.
Ma vediame: un capo con due corpi?
E chi l’ha detto ? Siamo al solito equivoco tra chiesa visibile e chiesa-corpo
mistico. Nessun protestante ignora che
Ila chiesa-corpo mistico è una, e che a
questa importa appartenere, assai più
che alle denominazioni visibili è provvisorie; ma pochi, pochissimi cattolici
riconoscono onestamente che sarebbe
ormai tempo di distinguere fra gli errori della chiesa visibile e l’indefettibilità della chiesa- corpo mistico.
Dunque, semmai: non un capo con
due corpi, ma un capo con un corpo
fornito di diversa membra.
Un corpo con due teste ? Un'abnormità fisiologica, un assurdo religioso.
Per questa ragione i protestanti non accettano la dottrina dei due capi; uno in
cielo (Dio) e l’altro in terra, sia pure il
suo vicario. E appartenendo al corpo che
è uno, vogliono un capo che sia uno anche lui: Iddio solo, e basta.
Scrive in qualche posto Igino Giordani; « Si vuole che in media rampolli
(del protestantesimo) una sètta la settimana ».
C’è da scommettere, tanto il rilievo è
serio, che Igino v’è stato trascinato da
un’analogia fonica! Ma, a proposito di
serietà, c’è ancora qualcuno che lo
prende sul serio, questo Cesare Cantò
i'n sessantaquattresimo?
Ottimamente, e con spirito veramente cristiano, scrive Galileo Venturini su
r« Osservatore Romano » del 28 XI, intorno aUa unità della Chiesa. V’ha soltanto un punto, che non ci è possibile
condividere - proprio in vista delTauspkatissima (da ambo le parti) unità.
Ed è laddove egli prospetta una specie
di « sistema raddoppiato di tre rotaie »
che stanno alla base del cattolicismo, e
ne fortificano l’unità. Queste tre rotaie
abbinate sono: ragione e buon senso,
Bibbia e Vangelo, Chiesa e papa. Le riferiamo nello stesso codine dato loro dal
Venturini.
Abbiamo un forte dubbiò che l’amore
per il « sistema » abbia preso, la roano
al valente articolislja. Anzitutto, vorremmo chiedergli che necessità vi ha di
distinguere tra « Bibbia » e « Vangelo?*
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Lo| sdoppiamento non si comprende: o’
la Bibbia è, come dev’esserg ^inteso
quel vocabolo, ' tutta la Scrittura, e il
Vangelo ne è una,parte; o al vocabolo
stesso l’autore dà, chissà perchè, l’accezione di «Antico Testamento»; e in quest« caso, non sappiamo, se l’Antico Testamento, che è profezia di Cristo, non
conduce al Vangelo, di quale mai Antico Testamento egli intende parlare?
Non è chiaro.
- Quanto al binomio ragione e buon
se«Bo, che vien fatto precedere gli altri
due, era cte allettarselo! Nel pensiero
teologico cattolico, la ragione è dea.
nazionale la'dimostrazione dell’esistenza di Dio, ragionevole la fede (anche
troppo), razionalissimo il dogma. Il cattolicismo ha saputo, nella sua dottrina c
nella sua prassi, compiere il grande miracolo: razionalizzare l’ir razionabile: lo
spirito. Un bellissimo risultato, indubbiamente: ma èra la follia paolina, la
paazia della croce altrettanto razionale?
la ragione e la filosofia del mondo pagano non furono dall’Apostolo consideiBlie come altrettanta spazzatura? E
quanto al buon senso, oh, allora, che
delusione! Perchè - quale mai sarà la
bontà di un senso che è buono alla stregua del giudizio umano? Stefano, Giacomo apostolo, Pietro e Paolo morirono
foipse col nome di Cristo sulle labbra
per chiamare gli uomini alla scuola del
buon senso? O nel Vangelo il buon senso non è, piuttosto, quello di Pilato,
quello di Simone fariseo, quello dei lapidatori dell’adultera, quello de; diffidenti discepoli del Battista?
Buon senso e Varigelo, un acc >ppiarnento assurdo, un sanguinoso insulto
al Fondatore del Cristianesimo. Chè
TEvangelo è, ancora una volta, follia,
rijmegamento disinteressato di sé stessi; è un buttarsi allo sbaraglio coìitro il
buon senso umano, a tempo e fuor di
tempo;'è un perdersi per ritrovarsi, in
cui la ragione serva, chiede umilmente
di intuire ciò che la fede, e il senso della fede soltanto, hanno già contemplato in un fulgore davvero trionfante.
La terza rotaia abbinata: Chiesa e papa. Basta rilevare che sarebbe indubbiamente stato più evangelico leggere:
Chiesa e Cristo - o meglio ancora: Cri:->io e Chiesa. Ma tant’è, Gesù è il p-2renne fanciullo cullato nelle braccia di
sua mladre, al quale non può certo essere affidata su questa terra la responsabilità della Chiesa...
Dal 18 al 26 gennaio prossimo decorrerà, com’è d’uso, Tottava cattolica
di preghiere per l’unità della Chiesa, o
meglio: per la riunione dei dissidenti
alla vera chiesa.
Apprezzabilissimo movimento è codesto. I protestanti lo seguano con le loro preghiere. Sarà lecito, però, con
lutto il rispetto che si deve alle cose
.sante, formulare un interrogativo fondato su un’ipotesi? Un’ipotesi, se vo.giiamo, assurda; ma viene suggerita da
quella figura retorica che si chiama
petizione di principio », che vien fatto
d) leggere sulla stampa cattolica ógni
volta che si fa cenno deU'uJiità della
chiesa. L’ipotesi e rinterrogativo sono
questi:
I
Ci si parla di unione di dissidenti alla
vera chiesa. Ma se per avventura la
chiesa cattolica non fosse la vera chie•sa (e badate; che sia la vera chiesa, esso
sola Ce lo dice, usando l’anzidetta petizione di principio, la quale appunto
suppone per dimostrato ciò che è ancora da dimostnare), se la chiesa cattolica non fosse la vera chiesa, che significato avrebbero mai l’ottava dì preghiere e gli appelli (questi ed altri) ai
diasidenti in vista dell’unione? Non dovrebbero considerarsi come il più sottile e tormentoso inganno offerto, dal
Tentatore, proprio a quella chiesa, per
farle credere di essere - come il Fariseo della parabola - la sola giusta, la soda in regola con Dio, la sola perfetta?
La mera fojntmilazione - aia pure, con
un periodo ipotetico di terzo grado! -^di
questa possibilità basta per autorizzare
la ragione (la ragione!) a preferire, alla
prosopopea del giusto e di chi si presume tale, l’atteggiamento del Pubblicano
penitente. " Fioretto.
Chiediamo scwsa al nostro collaboratore del ritardo notevole con cui pubbliochiama il suo articolo; ma 'la sua corrispondenza ha subito un impreveduto
ritardo, per crii essa ci giunse quando
già l’ottava di preghiera per l’Unità del, la Chiesa era avvenuta. Essa però non
perde nulla della sua attualità, ed acquista anzi un valore speciale 'alla luce dei
risultati di questa ottava. Qià la stampa efflttc^ficoi ne ha ampiamente parlotto,
e ci pMce accennare brevemente qui a
tre articoli che Carlo Lovera 'di Castiglione ha scritto alla vigilia dell’ottava
stessa, per il quotidiano cattolico L’Italia.
E’ noto come la posizione di C. Lovera et: Castiglione sia squisitamente irenica, ispirata da ’'una profonda comprensione della responsabilità della Chiesa,
e dalla evangelica volontà di non considerare la separazione tra cattolici ed acattolici «statica». Perciò il suo attegg.a,mento è tanto più sintomatico.
L’egregio pubblicista cattolico prende
le mosse in un primo articolo da un’acuta indagine della situazione attuxile
della Chiesa, anzi delle varie chiese di
fronte al mondo, alla marea materialista
ed atea che _ osserva egli - ha ‘trovato
terreno propizio in certi paesi. Di fronte a questi pencoli, è sorta, automaticamente, la necessità di un fronte unico
sul terreno dell’azione pratica. Di questa il Lovera parla in tono simpatico ed
elogiativo in un secondo articolo, nel
quale dà cenno delle origini e dello sviluvvo del moù.mento ecumenico fra le
Chiese protestanti per accennare poi a
quella comunità di sollecitudine e di amore, a quella ansietà di testimonianza
al Cristo che supera le separazioni e le
opposizioni, che si concreta in qualche
cosa di vivo e di reale, che ad eventi
pacificati lascierà gran traccia e darà
frutti positivi.
E’ possibile fin d’ora prevedere quello che potrà essere, domarti, questo
« qualcosa di vivo e di reale ? »
Secondo il Lovera, si. E questa possibilità egli la vede nei ritorno liturgico,
nel rifiorire di riti e pratiche liturgiche che in non poche chiese protestanti
sembrano riaffermarsi, e sembrano dare
qualche autorità alla sua conclusione:
« così dopo tanti anni, dopo aver cercato di girare intorno alle difficoltà, la
forza stessa delle cose, l’assenza stessa
dei riti riportano i nostri fratelli al punto di partenza: partenza e meta hanno
un nome solo: Roma ».
Cioè, anche per.gli spiriti più larghi,
più aperti a comprensione della Chiesa
Cattolica, il grande travaglio ecumenico detta cristianità evangeLca non ha
alcun significato, non può averne alcuno, in quanto manchi la volontà del ritorno, sic et simpliciter, nell'ovile di
Santa Romana Chiesa. La posizione dei
fedeli della Chiesa di Roma non appare cioè molto dùisimile da quella ufficiale della Chiesa stessa: aspettare il ritorno del figliùol prodigo, con il presupposto che la Chiesa di Roma non è una
Chiesa, ma la Chiesa, la quale sola ha
«la legittimità delle ordinazioni e di
tutto il culto eucaristico ».
Nell’ottava d. preghiera quindi si è
pregato per l’unità della Chiesa, non
per l’unione delle Chiese. L’unione delle Òhiese presupporrebbe una base di
parità, e questo la Chiesa di Roma non
Vha ancora mai ammesso, per quanto ci
risùtta.
Ma « la Provvidenza dispone e lavora, malgrado i tempi e gli uomini».
A questi però un compito crediamo
spetti nell’ora in etti più chiaro sembra
risuonare Vappéllo all’unità: una più recisa rinunzia a/menu a certa polemica
astiosa che sembra, rimasta sulle posizioni di un clericaleaimo ed anticlerica
lesimo di miimiera, arretrati di’un mez-,
^ zo secolo, che aveva per pretesto la re-.'
ligione e per sfonóLo la setta politica; un
1 più reale sforzo di comprensione e di
ì rispetto per la rielaborazione delle fonti
1 cristologiche ed ecclesiologiche in uistc
i di una sempre maggior fedeltà all’E. f vangelo del nostro Sigtiore. Cl,
Opere nostre
uc. « Eh ! sicuro, av&te un bel dire, ma la
i- tradizione è una forza. Il progresso è
' una bella cosa; ma il saper rimanere fedéli alle tradizioni dei padri è ancora
più bello... ».
Rinunziamo a riferire le testuali parole, poiché la cosa non sarebbe di grande interesse o di grande vantaggio. B*
"una delle dsctissioni accademiche, più
o meno bene impostate, che sì possono
prolungare con grande diletto, accanto
al fuoco, quando fuori nevica. '.
E nói non vogliamo inserirci in un
dibattito di Questo genere, poiché, sul
piano filosòfico esso ci porterebbe troppo lovitano, e sul terreno pratico non
servirebbe a nulla.
Però, ci è capitato una volta di udire
'Un brav’uomo, esclamare:
« Certo, se io avessi potuto esser sicuro che le cose stavano proprio così, che
il rendimento era proprio quello, io
avrei cambiato sistema. Io non sono pai
un testardo, ma rispetto la tradizione,
finché non mi devo convincere coi fatti... » - *
Ed allora ài siamo detto:
« Non bisogna stancarci di ripetere le
Cose più ovvie, e che si credono arcinote.. Ci può essere sempre qualcuno che
ignora come stanno le cose e che domani Si lamenterà ».
Ci può essere, per esempio, qualcuno
che non sappia che c’è, annesso all’Ospedale Valdese di Torre Pellice un Reparto Maternità.
Un dubbio assurdo, obietterà qualcuno.
« E non sapete che nell’anno 1941 le
puerpere accolte furono ben 73, e nell’anno 1942 ben 68 ? Quelle cifre vi
sembrano poco, in confronto alla popo
lazione delle nostre parrocchie ?
Che queste cifre siano poco o molto,
che un problema demografico delle nostre famiglie Valdesi esista o no, io non
10 so; e non credo neanche che sia qui
11 caso di domandarci se, dal punto di
vista numerico, le famiglie Valdesi sono
degne eredi delle belle famiglie dei
tempi passati; e non credo neppure che
sarebbe, in certe parrocchie, molto pvactvole di fare un bilancio tra le nascite
e le morti.
Tutto questo, ripeto, io non lo so.
Ma so una cosa: che ho il diritto di
avere qualche dubbio.
Come mai, su 73 puerpere accolte nel
1941 i tre quarti appartengono a parrocchie del fondo Valle: 35 a Torre Pellice,
15 a Lusema Som Giovanni, 12 a VUlar
Pellice ?
Il caso ? Non sembra, poiché nel 1942,
se cambiamo i dati ,non cambia la proporzione. Sùi puerpere accolte, 34 sono d/j Torre Pellice, 14 di Lusema San
Giovanni, 6 di VUlar Pellice.
Il caso ? Indubbiamente no, ma logico
concatenamento di fatti.
A Torre Pellice, infatti, a Lusema San
Giovanni, a VUlar Pellice, si ha l’occasione di conoscere più fadllmente, de
visu, l’attività di questo benemerito reparto di Maiternità. Si sa prima di tutto
che esso esiste, e sopratutto sì sa come
esso funziona. Si sa che esso evoca un
piccolo regno a sé, luminoso, sereno, accogliente; un piccolo reqtno dove tutti
sono ugualmenite avvolti, dalla stessa
atmosifera di amore preveggente e preveniente; un piccolo regno di pace dove
il figlioletto della giovane sposa dejla
parrocchia di alito montagna dorme i
suoi sogni sereni accanto al figlioletto
della giovane madre che pur ieri faticava nella sala polverosa di una fàbbrica.
'iiM
Un bel quadro, un quadro vero sopratutto; un quadro luminoso, che le parole non stanno rendere; un quadro fedele •
insomma, tranne in un dettaglio; e questo dettaglio è il cruccio déUa'direàione, ,,
del presidente instancabile. ■.. *
Ecco, perchè, le giovani spose delle
parrocchie di alta montagna sono quasi
tfftalmente assenti ?. . ; ’
'i,-.. . r. . ■
Eppure è per loro, specialmente per
loro che è sorto questo accogliente nido,
il quote, senza tante parole inutili, vale
più di molte "lezioni di puericultura, di
dotte e stucchevoli conferenze di igiqap
Ciò non ostante, ripetiamolo, certune
delle nostre parrocchie sono sistematicamente assenti dalle tabelle del Reparto Maternità.
Ragioni economiche ?
La vita in alta montagna è dura, il
denaro circola meno facilmente, tutto
ciò che esce dalla consuetudiine sembra
del lusso; bisogna faticare giorni e giorni, portar gerle su gerle per strappare
all’aspro fianco del monte un campicello avaro di frutti; bisogna camminare
molti kilometri giù per sentieri rocciosi, (o sono letti dii ruscelli?) per vie
d’auttmno fa/ngose, d’inverno ingombre
di neve, divenute torrenti in primavera,
deposito di densa pólvere in estate, prima di giungere al fondo valle; e il danaro che si ricava allora è prezioso, e
fletto quello che non serve, che non fa
dimenticare la fatica ed i kilometn, è
inutile, è lusso.
Che si abbia diritto ad una casa luminosa, ad un balcone fiorito, ecco, questo diritto che è poi. anche un privilegio,
la giovane ^osa della parrocchia di aU
ta montagna che conosce il valore della,
fatica di ogni ora, lo considera forse come un lusso?
I vecchi hanno tirato su tutta la fomiglia, senza tante cose belle, i figli continueranno, e così si va avanti... senza il
Repartò Maternità.
Eppure esso non è un lusso.
E’, sì, una cosa bella, ma è anche una
cosa buona, utile, necessaria: è una mano tesa per sostenere lungo il cammino
faticoso.
E questa mano non è calcolatrice: è
generosa, aperta; in essa pulsano i battiti di un cuore che sa le difficoltà della
vita, e che vuol dare, praticamente, con
un aitato tangibile, un’ospitalità che si
manifesta vivente manifestazione di amore cristiano. Spigolatore.
CRONflCfl V/ILDESE
MASSELLO
E’ giunta la notizia da Aix - en - Provence che è colà deceduta, il 27 dicembre, ultimo scorso, in età di 34 anni Olga Micol, vedova Caussy, originaria dì
Massello (Grangedidier). Vogliamo esprimere alla madre. Clementina Tron,
vedova Micol. al fratello Emanuele ed
a tutti i congiunti la nostra viva partecipazione al loro dolore,
— E’ deceduto, inoltre, il 13 gennaio,
alì’ospedale di Pomaretto a 61 anno d’età e dopo breve malattia, MeyUe Pietro, del Caimpoforano (Salza). La sua
dipartenza così inattesta lascia un gran
vuoto nel suo natio paesello. A colei che
gli fu degna compagna, a tutti i famigliari è assicurata la nostra affettuosa
simpatia nel loro grave lutto.
PERRERO-MANIGLIA
La settimana, 11-17 gennaio è stata
consacrata alla causa dell© missioni.
Tutti i quartieri sono stati visitati dai
membri della Pra del Torno. Anche i
due culti della domenica 17 sono stati
dedicati all© Missioni.
Ringraziamo àinceramente i giovani
Canal Felice e Ribet Roberto che hanno
faticato tutta la settimana, ma il risultato ottenuto, superiore di molto a quello degli scorsi anni, li deve incoraggiare
a perseverare nell’Opera del Signore.
—■ Domenica 31 gennaio, neU’asseaablèa di cùdesa tenuta a Perrero, so«*
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itati confermati nella loro carica i se,, gùenti anziani: Poet Gmlio (Grangette),
'Gerire Àbramo (S. Martino), Pons Luigi (Bai^a e Lorenzo), Ghigo Alessandro
(Ferrerò), Pons Pietro (Bessè), e Bourwus Luigi (Crosetto).
Dalla stessa a^m'blea di Chiesa sono stati nominati revisori dei conti per
l’anno in corso i sigg. Canal Oreste e
Pons Enrico Rotscild.
— La nostra Parrocchia è in lutto.
Domenica 31 gennaio si spargeva fulminea la tragica notizia che il Generale
Giulio Mari.nat era deceduto il 26 dello
scorso mese, combattendo sul fronte
russo. Egli era stato promosso generale
il 16 dicembre'u. s. ed ora la sua vita e
la sua carriera è stata stroncata nel fervore del combattimento. E’ una grave
perdita non solo per la nostra parrocchia ma per tutta la chiesa valdese che
guardava a lui con orgoglio quasi fosse
il simbolo delle virtù eroiche dei nostri
Padri.
A coloro che ne piangono la dipartenza vadano le nostre più sincere condoglianze: alla veneranda madre ottuagenaria, alla signora Martinat con i suoi
tre figli, alle sorelle, al fratello e a tutti
i parenti'.
POMARETTO
Sabato, 30 gennaio, si sono uniti in
matrimonio Barai Luigi di Federico e di
Ribet Valentina con Rihet Alina di Enrico e di Ribet Enrichetta, ambedue del
Paure di Pomaretto.
Rinnoviamo loro i nostri più fervidi
auguri.
TORINO
La settimana scorsa, oltre le consuete
visite pastorali a Torino, abbiamo visitato le famiglie torinesi attualmente residenti a Pinerolo, Piscina e Pieve di
Scalenghe. Ovunque i brevi istanti trascorsi nella meditazione e nella preghiera ci hanno dato di sperimentare la dolcezza della comunione fraterna in Cristo.
—La riunione fraterna per le famiglie stabilite nella Valle, del Pellice avrà luogo domenica 14 febbraio alle ore
15,30 nella Casa Valdiese di Lusema
San Giovanni.
Rivolgiamo a tutte^le famiglie della
Comunità l’invito di rendere viventi,
con La loro partecipazione e con la loro
preghiera, queste riunioni familiari.
— Il culto di celebrazione del 95° Anniversario dell’Emancipazione Valdese
avrà luogo, a Dio piacendo, la domenica 21 febbraio alle ore 10.30 nella Chiesa
di Corso Principe Oddone, 7.
— Nel corso delle ultime settimane
un numero considerevole di fratelli e
sorelle della nostra Comunità è stato
accolto nei vari Istituti delle nostre .V^lH: per molti l’intervento solidale della
Chiesa è stato veramente provvidenziale e vogliamo rivolgere qui un sentito
ringraziamento alla Commissione degli
Istituti Ospedalieri Valdesi, e, per essa,
al suo Presidente Avv. Stellano Peyrot
per la viva comprensione delle esigenze
del momento manifestata a nostro riguardo.
Per molti fratelli la nostra Diaconia
provvede a versare la retta mensile al. l’Istituto; rivolgiamo pértanto a tutti i
membri della nostra Comunità l’invito
a sostenere con le loro offerte, questa
particolare opera di assistenza, che si
rivela più che mai necessaria e doverosa nei tempi ardui che attraversiamo e che la Chiesa deve compiere ogni
giorno, animata da quella carità di Cristo che ci costringe ed operare per i|
bene dei fratelli,
— Il 1° febbraio si spegneva all’Ospedale di Torre Pellice la nostra sorella
Eugenia Patragnone nata Ponziano. Gli
ultimi anni della sua esistenza sono stati oscurati dalla sofferenza, che ella ha
sopportato con fiduciosa sottomissione
alla volontà del Signore.
I funerali sono stati celebrati a Torre
Pellice il 2 febbraio. Rivolgiamo al marito un pensiero di fraterna simpatia.
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- pag. 188 5^___
A. Benezech: Les phénomènes psychiques et l’Au-delà - Paris 1912 - 16°
- pag. 294 7____
Frank Thomas: Fictions ou réalités ?
Genève, 1903 - 16° pag. 334 7,—
Charles Secrétan: Discours laiques - Paris, 1877 - 16° pag. 360 7,__
Mohnari: Reiipicm _ Paris - 16° - pag
370 r_
T
Louis Desgrand: De l’infhience des religions sur le développement des peuples - Paris, 1884 - pag. 270 5._'
Richardson Philipps: Exaucements remarquables de la prière - Toulouse,
1881 - pag, 462 lo,_
RICHIESTE:
Revue du Christianisme social, i num,eri
seguenti; 1920: 8-9; 1921: 10; 1922:
2-7-8; 1933: 2; 1935: 7; 1937: settembre-dicembre.
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Per tutto quanto concerne i detti Istituti preghiera di RIVOLGERSI DIRETTAMENTE alla sede di tal Amministrazione: Oirfanotrafio Femminile,
Via Angrogna, 12 - Torre Pellice - telefono 37.
L’ufficio è aperto tutti i giorni feriali,
al mattino e nel pomeriggio.
Ivi pure il Presidente riceve il martedì, giovedì e sabato dalle ore 17.30 alle
19.
Per la Comm. Istituti Osp. Valdesi
Il Presidente:
Avv. Stefano Peyrot.
Indiriizi di Chiese Valdesi
I DISTRETTO:
‘ Angrogna — Pastore : Arnaldo Comba,
j Angrogna (Serre) — Pastore Edoardo
Aime.
Bobbio Pellice
Ricca.
Pastore : Alberto
Pastore : Lo
Luserna San Giovanni
renzo Rivoira.
Massello — Pastore : Enrico Tron.
Ferrerò — Pastore : Oreste Peyronel
Pinerolo — Pastore : Luigi Marauda.
Pomaretto — Pastore : Guido Mathieu
Proli — Pastore: Arnaldo Geme.
Pramollo — Pastore : Paolo Marauda
Prarostino — Pastore : Umberto Bert
Riclaretto — Pastore : Alfredo JanaveI
Rodoretto — Pastore : Arnaldo Gem e
Rorà — Pastore : Enrico Geymet.
San Germano Chisone — Pastore : Gustavo Bertin.
Torre Pellice — Pastore : Giulio Tron.
Torino — Chiese: Corso Vittorio Emanuele. 23 e Corso Principe Oddone, ^
- Pastori Elio Eynard e Roberto Comba: Via Berthollet, 36.
vaiar Pellice — Pastore : Roberto Jahier.
II DISTRETTO:
Abbazia: « Chiesa di Cristo ». Culto alle 16 - Pastore C. Gay. da Fiume.
Aosta: Chiesa; 11, Via Croce di Città Pastore: V. Subilia, Via XXIII marzo
n. 1.
Bergamo: Chiesa: Viale Vittorio Emanuele, 4 - Pastore: M. Moreschini,
Viale Vittorio Emanuele, 52.
Biella: Chiesa: Piazza F\micolare
Culto: la I, III, V domenica del mese
(tìa Ivrea).
Brescia: Chiesa: Via dei Mille, 4 - Pastore; D. Fomeron (ivi).
Carema: Da Ivrea: seconda domenica.
Como; Chiesa; Via Rusconi, 9 - Pastore: Carlo Lupo, Via T. Grossi, 17.
Coazze: Chiesa Valdese.
Cormaiore: Chiesa Valdese: Pastore
Vittorio Subilia.
Felonica Po: Chiesa Valdese - Pastore
Lami Coisson.
Fiume: Chiesa Valdese - 6 e 8 Via Pascoli (culto ore 10) - Pastore C. Gay,
Salita F. Colombo, 8.
Ivrea: Chiesa Valdese: Corso Botta, 5
- Pastore A. Vinay, Casa Bavera,
Via Cascinette.
Milano: Chiesa: Piazza Missori, 3 - Pastore Enrico Tron - Via Euripide, 9
Mantova: Chiesa: Via Bacchio, 5 (da
Felonica).
Piedicavallo: Chiesa: Via Carlo Alberto - Culto prima domenica del mese
(da Ivrea).
S. Lucia di Quistello: Chiesa Valdese
(da Felonica Po).
Susa: Chiesa; Via Umberto I (da Torino).
Tramonti di Sopra: Chiesa Valdese (da
Venezia).
Tneste: Chiesa: Via S. Maria Maggiore
- Pastore Guglielmo Del Pesco,-Piazza Libertà, 6.
Torrazza Piemonte: Chiesa Valdese (da
Ivrea) terza domenica.
Verona: Chiesa: Via Duomo (da Brescia). .
Viering: Chiesa Valdese (da Aosta).
Venezia: Chiesa: Palazzo Cavagnis S. Maria Formosa - Pastore E. Ayassot (ivi).
Ili DISTRETTO;
Barga: Chiesa Valdese (da Pisa).
Borrello: Chiesa Valdese (da Carunchio).
Bordighera: Chiesa Evangelica - Via
Vittorio Veneto, 25 - Culti: 2 e 4 domenica - Pastore Davide Pons - Piani di Vailecrosia.
Campobasso: Chiesa Valdese; Pastore
P. V. Panasela.
Carunchio: Chiesa Valdese - Evangelista S. Scuderi.
Firenze Chiesa: Via dei Serragli, 51 nay (ivi).
Pastore Emilio Cor-sani (ivi) - Chiesa: Via Manzoni, 21 - Pastore T. Vi
Forano Sabino (Rieti) - Chiesa Valdese
- Pastore Enrico Pascal.
Genova: Chiesa; Via Assarotti - Pastore: Francesco Peyronel - Via Curiato ne, 2.
La Maddalena: Chiesa Valdese (da
Roma).
Livorno: Chiesa Valdese - Via G. Verdi
3 - Pastore A. Ribet (ivi).
Lucca: Chiesa; Via G. Tassi, 18 (da Pisa).
Pescolanciano: Chiesa Valdese (da Ca
runchio).
Piombino: Chiesa Valdese (da Livorno).
Pastore Attilio Arias - Via A, Vespucci, 11.
Rii Marina: Chiesa Valdese (da Livorno).
Roma: Chiesa: Via IV Novembre, 107 Pastore A. Sbaffi - Chieisa: Piazza
Cavour: Pastore P. Bosio, Via Marianna Dionigi, 57.
Salle: Chiesa Valdese (da San Giacomo).
Sampierdarena: Chiesa; Via A. Cantore, 16 - Pastore: Alfonso Alessio,
Via Milano, 8 F. - Genova.
San Giacomo degli Schiavoni: Chiesa
Valdese: Pastore P. V. Panasela (ivi).
Sanremo: Chiesa Valdese - Via Roma,
8 - Pastore G. Bonnet, (ivi).
Schiavi d’Abruzzo: Chiesa Valdese (da
Carunchio).
Siena; Chiesa Valdese (da Firenze).
'I