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Anno 127 - n. 26
28 giugno 1991
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
AIDS
Il male
classista
La Conferenza internazionale
sull’AIDS di Firenze, fra gli altri, ha avuto il merito di riportare all’attenzione dei mezzi di
comunicazione di massa una patologia che ormai sembrava non
più capace di suscitare l’interesse dell’opinione pubblica. L’affievolirsi delle paure e delle passioni suscitate dalla «peste del
2000 », del resto, era più che giustificato, almeno in base alle
leggi dell’informazione, da almeno due dati di fatto: il primo
è la mancanza, da un po’ di tempo, di autentiche « notizie » (il
giorno in cui saranno disponibili un vaccino o un farmaco
realmente efficace si perde ancora nelle nebbie di un lontano
futuro); il secondo, la smentita
delle tragiche previsioni della
prima metà degli anni Ottanta,
che annunciavano la progressione geometrica delle infezioni da
HIV. In Europa e Nord America, infatti, l’incidenza della malattia è attualmente in diminuzione (in Italia, purtroppo, meno che altrove) in conseguenza
del diffondersi fra le popolazioni delle conoscenze sulle modalità di trasmissione del virus e
sui comportamenti « a rischio ».
Se dunque l’Occidente può tirare un sospiro di sollievo, dal
Terzo Mondo, e in particolare
dall’Africa — questo ci dice la
Conferenza di Firenze — giungono le notizie di un’avanzata
apparentemente inarrestabile
dell’HIV. L’epidemia, dunque,
ha — quanto e più delle grandi
epidemie dei secoli passati —
un carattere nettamente classista: risparmia il ricco per uccidere il povero. Sarebbe sciocco
stupirsene: in Uganda c’è un
medico ogni 23.000 persone (in
Italia uno ogni 212); in Africa
si muore per mancanza dì aspirina e antibiotici, figuriamoci
quali possono essere gli investimenti per promuovere la diffusione del preservativo.
Se dunque l’AIDS miete vittime nel Terzo Mondo senza che
si intravveda la possibilità di
porre fine allo sterminio, viene
da chiedersi cosa si potrebbe
fare per cambiare la situaziO'
ne. La prima risposta, owiamen
te, è che anche al Terzo Mon
do dovrebbe essere reso possi
bile uno sviluppo tale da COU'
sentire resistenza di servizi di
prevenzione e cura paragonabili
a quelli dei paesi ricchi.
Però, nell’attesa, che non sarà breve, di un tale riequilibrio
della ricchezza su scala planetaria, non si possono tacere le
gravissime responsabilità di chi
— come la Chiesa cattolica e,
ancor più, il papa attuale e i
suoi collaboratori — ha fatto di
una posizione oltranzista in materia di contraccezione quasi la
propria ragion d’essere.
La situazione relativamente
rassicurante della parte di mondo nella quale viviamo non deve trarci in inganno, né farci
cullare in false sicurezze: se anche non provassimo alcuna fraternità verso i popoli dei paesi
in « via di sviluppo », la loro
tragica condizione è una bomba che, esplodendo, finirà per
travolgere anche noi; e la disparità di fronte all’AIDS non è
che una faccia di un divario che
cresce, nell’economia e nella società, e che non potrà essere sostenuto per molto tempo ancora.
Paolo Fiorio
IL RUOLO DELLE CHIESE NEL SUD AFRICA DI OGGI
Un'opera di riconciliazione
Stanno cacJendo i pilastri dell’apartheid, ma la situazione è ancora penalizzante per la
popolazione nera - Le incognite per il futuro e il rischio quotidiano del bagno di sangue
« Io sono venuto perché abbiano vita e l’abbiano sovrabbondante » (Giov. 10: 10).
Questo scopo che il Signore pone come ragione della sua venuta
non può essere conseguito nel mìo
paese, nelle condizioni attuali, per
la ragione che vi sono circa un milione di senzatetto fra la popolazione di colore mentre vi sono migliaia di appartamenti disabitati
nelle zone in cui vivono i bianchi.
Inoltre centinaia di migliaia di
miei connazionali vivono in condizioni di miseria, ai limiti della
sopravvivenza. Proclamare in nome dell’Evangelo: ’’Non c’è qui
né giudeo né greco, né schiavo né
libero” in Sud Africa è praticamente proibito dalle leggi discriminatorie dell’apartheid. Purtroppo è doloroso notare che responsabili di questa situazione sono persone che leggono la Bibbia, ma
evidenternente non ne hanno affatto compreso lo spirito.
Questi alcuni punti significativi
del sermone pronunciato durante
il culto di domenica 26 maggio,
nella Chiesa battista di Ferrara,
dal pastore luterano sudafricano
Adolphus Mphephu, insegnante di
teologia contestuale nella Facoltà
interdenominazionale protestante.
Egli ha voluto però concluderlo
con una nota di speranza. Espri
n pastore Adolphus Mphephu
mende la sua soddisfazione perché
la comunità ferrarese si era precedentemente gemellata con due
chiese battista sudafricane, facendo pervenire a queste significativi
doni di fraterna solidarietà, invitava i suoi ascoltatori, in un tempo che si augurava il più prossimo possibile, a visitare un Sud
Africa dove libertà e parità di diritti saranno divenuti finalmente
una tangibile realtà e li esortava a
pregare il Signore perehé ciò possa presto avverarsi.
Il past. Mphephu, che è anche
membro dell’ African National
Congress, è venuto in Italia, accogliendo l’invito dell’Università
di Ferrara, per partecipare al seminario internazionale sullo « sviluppo ineguale ». Il seminario era organizzato in occasione del VI centenario dell’Ateneo ferrarese e ha
visto la partecipazione di numerosi studiosi e politici tra cui l’on.
Bettino Craxi, in qualità di rappresentante personale del Segretario
generale dell’ONU per i problemi
del debito.
Il past. Mphephu ha però voluto incontrare le chiese evangeliche
italiane per confrontare con esse
le speranze e le responsabilità dei
credenti nella costruzione del nuovo stato sudafricano. Così ha tenuto confereuze e dibattiti in tutta Italia (a Ferrara, a Cinisello, a
Milano, a Torino, ad Agape, a Roma e a Napoli) suscitando un vivo interesse sia per le notizie che
ha portato sia per la testimonianza
di fede che ha recato.
Noi l’abbiamo incontrato a Torino, in una pausa del suo viaggio
in Italia. « La cosa che più mi ha
colpito del vostro paese — ha esordito Mphephu — è il traffico. Do
li DUBBIO E LA FEDE
Il sonno di Giona e quello di Gesù
« Ma Giona si levò per fuggirsene a Tarsis, lungi
dal cospetto deU’Etemo ; ...era sceso nel fondo della
nave, s’era coricato, e dormiva profondamente»
(Giona 1: 3, 5).
« Or Gesù stava a poppa, dormendo sul guanciale » (Marco 4: 38).
Giona fugge, ma non sfugge a Dio. Giona sulla
nave dorme. Di che sonno dorme Giona? Del sonno
« del giusto » o del sonno agitato di chi si sente in
colpa ma che, comunque, non vuole essere svegliato? Di che sonno dorme Giona? I marinai, invece,
vegliano, eccome. Fanno il possibile per salvare la
nave, poi costringono Giona ad aprire gli occhi e a
prendersi le sue responsabilità. E’ una parabola
per la chiesa di tutti i tempi, per tutte le volte in
cui ha voluto, testardamente, tenere gli occhi chiusi, non vedere, non sentirsi responsabile... Tentazione prepotente nella società opulenta per i due
terzi della popolazione. Ma Giona è anche una parabola di speranza per la chiesa: Giona, svegliato
dai marinai, si assume le sue responsabilità, anche
a rischio della vita. C’è voluto tempo... ma Giona
ha finalmente capito. Finisce in mare, ma Dio non
lo lascerà affogare.
Molto tempo dopo accade qualcosa di simile,
ma non c'è un uomo che fugge dalla vocazione di
Dio, c’è invece un obbediente, un annunciatore e
facitore della Parola. Anche Gesù dorme in una
barca nella tempesta. Ma di che sonno dorme Gesù?
Del sonno irresponsabile e colpevole di Giona? No.
Gesù dorme del sonno « del giusto », del sonno di
chi, fiducioso, sa anche riposare una volta compiuto il suo dovere, il resto è nelle mani di Dio.
Ma ecco entrare in scena i discepoli. Che persone sono i discepoli? Gente comune, che pure segue un Maestro fuori dal comune. Sono credenti
incerti e timorosi, pronti, come noi, a gridare e recriminare (Me. 4: 38). Il grido, la delusione, lo sconforto dei discepoli è grande, grande quanto la loro
paura. Tanto da spingere Luca (8: 24) e Matteo (8:
25) ad attenuare le parole con cui chiamano in causa Gesù.
Gesù si sveglia e fa ciò che Giona non poteva
fare: « sgrida » l'acqua e il vento. Tutto si acquieta.
Così facendo Gesù si associa all’attività creatrice di
Dio (vedi Salmi 74: 13; 89: 9; 104: 9). Gesù, cioè, fa
ciò che è specifico di Dio fare. Poi si rivolge ai discepoli, fa i conti con la loro disperazione e sfiducia: dov'è la vostra fede? Vale solo per quando le
cose vanno bene? O è la fede di chi, in ogni circostanza, si affida solo a Dio? Che fede è la vostra?
E che fede è la nostra?
Il racconto evangelico termina con la domanda
dei discepoli su chi sia Gesù a cui anche gli elementi naturali obbediscono. Noi vorremmo chiudere questa riflessione con la domanda di Gesù.
Non perché Gesù pretenda gente che non dubiti
mai, un nucleo d’acciaio di fedelissimi che non si
ponga mai una domanda. E neppure perché Gesù voglia colpevolizzare la nostra debolezza naturale che
fa coabitare sempre la fede col dubbio... No. Da una
parte Gesù soffre per le continue manifestazioni di
sfiducia nei suoi confronti, dall’altra vuole incoraggiarci. Vuole che abbandoniamo l’eterna incertezza che ci fa dire di non essere mai pronti,
mai alValtezza, mai preparati... per fare il nostro mestiere di credenti. Il dubbio può anche
coabitare con la fede, ma non può essere la scusa
per sfuggire, per dimissionare dalla nostra unica e
specifica vocazione di annunciare Vevangelo della
liberaz.ione ad ogni creatura.
Eugenio Bernardini
vete avere un alto tenore di vita
se ogni auto circola con un solo
occupante. Spero che nel mio paese si riesca a regolare meglio la
politica dell’auto ».
Dall’auto alla politica industriale del nostro paese, ai rinnovati
scambi commerciali tra la CEE e
il Sud Africa la conversazione
scorre facilmente. « Non crediate
— continua Mphephu — che la
situazione in Sud Africa si sia
risolta. Aspettiamo ancora che alcuni pilastri dell’apartheid siano
abbattuti (l’incontro avveniva il 28
maggio, prima della decisione del
Parlamento sudafricano di abolire
alcune leggi fondamentali per
l’apartheid, ndr) e i neri del mio
paese non hanno ancora tutti i diritti. L’appoggio che le industrie
multinazionali danno al regime di
Pretoria continua a condizionare
questi provvedimenti. E’ perciò necessario continuare con le sanzioni contro il governo sudafricano ».
« Le sanzioni non colpiscono
tanto i lavoratori quanto le industrie ed i profitti di queste. Il nuovo stato dovrà non solo garantire
i diritti sindacali, ma anche offrire
un livello di salari che garantisca
la possibilità di vita decente. Per
questo è necessaria la solidarietà
dei lavoratori dei paesi sviluppati
come il vostro ».
I problemi dell’uscita dall’apartheid sono molto complessi e vanno
dalla necessità di riconciliazione
nazionale a quello della formazione culturale e professionale dei neri. Per anni i neri sono stati tenuti fuori dalle scuole, sia per
l’insufFicienza dei mezzi messi a
disposizione, sia per scelta politica dell’ANC che ha chiamato al
boicottaggio delle strutture scolastiche basate sull’apartheid. Su
questo insiste molto Mphephu:
« La scuola è il centro dell’iniziativa contro la cultura dell’apartheid. I neri non devono avere
semplicemente gli stessi diritti sulla carta, ma anche le stesse opportunità di studio e di formazione. Le chiese si mobilitano proprio
su questo terreno. Si sono creati
gemellaggi importanti tra le chiese
europee e le nostre proprio per
sostenere questo lavoro. Ricordo
ad esempio i gemellaggi delle chiese battiste italiane con quelle sudafricane, delle Unioni femminili
metodiste e valdesi con una scuola del mio paese; vi sono molte
possibilità in questo senso, basta
prendere contatto con il Consiglio
sudafricano delle chiese ».
E proprio le chiese stanno svolgendo un ruolo importante nell’opera di riconciliazione. « La violenza che è esplosa è il frutto di
una situazione di tensione politica
che riguarda il potere. C’è il rischio di un bagno di sangue. La
conferenza proposta dal governo
a cura di
Martino Barazzuoll
e Giorgio Gardiol
(continua a pag. 4)
2
ecumenismo
28 giugno 1991
BERLINO, 14-19 GIUGNO
I cristiani
e la libertà in Europa
Le forme della testimonianza: mass media, realtà ecclesiastiche e
ministeri specializzati - Fra strategia cattolica e secolarizzazione
Tutta l’Europa si avvia a diventare una società pluralista nella quale hanno diritto di cittadinanza fedi, opzioni politiche, etiche diverse. In questo contesto
quali sono le forme della testimonianza dei cristiani, ed in particolare quelle dei protestanti? Questo interrogativo ha riunito a Berlino una trentina di rappresentanti,
in gran parte laici, delle chiese che
hanno sottoscritto la Concordia di
Leuenberg.
La comunione dei riformati e
dei luterani, che la Concordia vede
come atto di obbedienza al Signore e come prospettiva missionaria,
è organizzata attorno alla comprensione teologica comune dell’Evangelo e non punta in primo
luogo a fusioni organiche tra le
chiese né ad uniformità strutturali e liturgiche. In altre parole la
comunione delle chiese è un percorso da compiere per servire TEvangelo in mezzo agli uomini e alle donne che incontriamo nella
quotidianità.
Un percorso che le chiese compiono innanzitutto ascoltando il
messaggio delTEvangelo e per questo, significativamente, l’incontro
si definiva come « settimana bibli
ca » ed ogni giornata si è aperta
con uno studio biblico su testi significativi per la testimonianza dei
credenti.
Così ci si è interrogati sul significato del « farsi servo a tutti per
guadagnarne il maggior numero »
(I Corinzi 9: 19-23), del « vi mando come pecore in mezzo ai lupi,
siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come colombe »
(Matteo 10: 1-42), e di « l’Eterno
m’ha dato una lingua esercitata
perché io sappia sostenere con la
parola lo stanco » (Isaia 50: 4-9).
Tutti testi, questi, che riguardano la nostra missione. Gli studi
biblici, condotti da pastori e pastore tedeschi, hanno avuto come
sfondo, nell’ attualizzazione, la
Germania recentemente riunificata, le sue speranze, le sue illusioni
e l’attuale disincanto degli abitanti dell’ex Repubblica democratica
tedesca.
Il farsi « servo di tutti » non è
« camaleontismo » indifferente ai
valori ma capacità di prendere sul
serio l’altro nella sua diversità, per
poter condividere pienamente con
lui TE vangelo.
Il discorso sulla missione dei discepoli, condotto a due voci con
INCONTRO A NAPOLI IL 6 LUGLIO
Kayrós, una sfida
per le chiese
«Un'esperienza nuova per essere chiesa profetica» - Quel tempo che si presenta con forza
« Kayrós: una sfida per l’Europa — una sfida per Napoli ». E’
il titolo che ci è sembrato opportuno dare al convegno in programma il 6 luglio prossimo al
Centro Emilio Nitti di Ponticelli.
Probabilmente i lettori ricorderanno che di Kayrós si è già
parlato Io scorso anno in occasione dell’assemblea che si tenne
in maggio a Monteforte.
Kayrós vuole essere "una esperienza nuova per essere chiesa
profetica, incarnazione della fede
nella realtà contemporanea”. Nel
movimento di Kayrós si riconoscono sorelle e fratelli di tutti
i continenti. In Europa il gruppo
promotore sta organizzando per
la Pentecoste del prossimo anno
un’assemblea a Strasburgo (sede
del Parlamento europeo) per
denunciare l’arroccamento dei
governi della CEE, i quali per
conservare ingiusti privilegi innalzano barriere dieci volte più
grandi di quello che fu il Muro
di Berlino e la Cortina di ferro,
allo scopo di difendersi dai quattro quinti dell’umanità condannati alla fame.
Kayrós è anche una sfida per
Napoli. Questa città appaltata
alla gestione della malavita da
quelle stesse forze politiche che
utilizzano la Comunità economica europea per arricchimenti illeciti. Questa città che per la sua
storia, la sua cultura, la sua posizione geografica può essere un
forte collegamento tra l’Europa
c gli altri popoli del Mediterraneo. Questa città che la Nato utilizza come suo arsenale per intimorire, minacciare e reprimere i
popoli del Mediterraneo e del Medio Qriente e distoglierli così dal
rivendicare una equa ripartizione
delle risorse ed il diritto alla vita.
L’assemblea che si terrà a Ponticelli il 6 luglio si prefigge lo
scopo di aggregare su queste tematiche le chiese evangeliche del
Napoletano e quei gruppi cattolici con i quali da anni si hanno
contatti e si lavora insieme. Ma
l’invito a partecipare è rivolto
anche ad altre associazioni, movimenti e raggruppamenti politici
con cui si condividono motivazioni e impegno.
L’assemblea è un primo momento di aggregazione e di riflessione; è importante definire in
questa sede anche un'ipotesi di
struttura organizzativa per dare
continuità al movimento di Kayrós a Napoli. Infatti è possibile
ipotizzare che questa può essere
un’occasione per realizzare una
sintesi tra le grandi tematichfe
dell’umanità (pace, giustizia, integrità della creazione), i gravi problemi di Napoli e l’attività quotidiana di solidarietà e di denuncia che non senza difficoltà ed incomprensioni si riesce a mettere
in piedi nelTarea partenopea.
Kayrós significa « Il tempo opportuno », « Il tempo che arriva
con forza »: è un’occasione da
non perdere per gli evangelici napoletani. Profezia e testimonianza
si sono sempre scontrate contro
la miseria del presente. Quanto
abbiamo davanti a noi, quanto
ci è richiesto, non è facile ma
è necessario.
Mimmo Guaragna
Echi dal mondo
cristiano
un’esegesi rigorosamente riformata
dal vescovo della Chiesa dell’Unione W. Hiiffmaier e con un’esegesi
femminista dalla pastora Marion
Gardei, non riguarda solo il metodo dell’evangelizzazione, ma soprattutto la radicalità del messaggio ( « non son venuto a metter pace, ma spada ») e l’esigenza di decidersi per il cammino della croce.
Un appello
ad ascoltare
L’appello ad ascoltare, a non
tirarsi indietro nonostante le difficoltà, a dire la parola che aiuta
è poi il compito dei credenti oggi.
Ed è questo che le chiese protestanti di Berlino Est stanno facendo. Lo abbiamo potuto constatare
partecipando al culto nella Sophien-Kirche, una chiesa evangelica nel cuore dell’ex quartiere ebraico di Berlino, a pochi passi
dalla sinagoga incendiata dai nazisti ed oggi finalmente in corso di
restauro. La giovane pastora 'Worlich, in un sermone sorretto da una
buona teologia politica, ha incitato i credenti riuniti a mettere
Dio al posto dell’uomo e del mercato nel governo della vita, perché soltanto così la vita diventa
missione cristiana, che trasforma i
cuori e i comportamenti degli uomini e delle donne.
Ad integrazione della riflessione
biblica l’incontro ha presentato alcuni altri temi di riflessione: la
testimonianza attraverso i mass
media, presentando un confronto
tra il caso italiano e quello tedesco; l’azione e la testimonianza
dei ministeri specializzati realizzati in Germania (servizio per i
disoccupati, pastori per i giovani,
cappellani di polizia) ed in Francia (azione tra gli alcolisti svolta
dalla Croix Bleue).
Interessanti sono poi state le
presentazioni delle realtà ecclesiastiche protestanti in alcuni paesi
europei: Lettonia, Romania, Polonia, Cecoslovacchia, Olanda,
Belgio, Danimarca, Galles oltre
che nei vari lànder tedeschi.
I partecipanti hanno sottolineato come la secolarizzazione metta
le chiese di fronte a condizioni
culturali che lo stesso protestantesimo ha contribuito a creare. In
questo contesto la Chiesa cattolica
romana tenta una ricristianizzazione centrata sulla chiesa e sulla sua
presenza organizzata nella società,
sia fornendo servizi che appoggiandosi sulle varie formazioni politiche democristiane. Molti sono
stati gli esempi fatti che portano ad
ipotizzare una vera e propria strategia cattolica in questo senso:
creazione di scuole, ospedali, asili
in diretta concorrenza con le strutture statali esistenti in tutti i paesi dell’Est europeo.
II tentativo protestante invece è
diverso: non sono la chiesa e le
sue istituzioni al centro della presenza, ma la ridefinizione teologica del messaggio evangelico in situazioni in cui il discorso di tipo
cristiano non è più il solo quadro
culturale di riferimento. In questo
contesto la testimonianza delTEvangelo passa attraverso molteplici espressioni collettive ed individuali.
Giorgio Gardiol
Scuola cristiana
URSS — La prima scuola cristiana in URSS, il « Liceo cristiano e culturale », sta per
aprirsi a Mosca; le lezioni inizieranno il 1“ settembre prossimo. Questo liceo, una delle prime scuole private in Unione Sovietica, è stato fondato dall’Unione cristiana democratica
di Russia. E’ finanziato dalla
Chiesa ortodossa russa, dalla
Chiesa armena e da comunità
avventiate e battiste.
Il programma comprenderà in
particolare corsi di economia, di
storia, di filosofia e di diritto.
La scuola sarà interconfessionale e l’insegnamento della religione verrà assicurato da professori di tutte le comunità religiose
che hanno lanciato il progetto.
L’educazione sarà impregnata di
principi cristiani.
Interrogati dopo aver superato Tesarne di ammissione, alcuni futuri studenti hanno dichiarato di voler seguire le lezioni
dell’unico liceo cristiano in
URSS solo per motivi religiosi.
« Qui ci sarà una comunità diversa, una comunità di credenti », ha affermato uno di questi.
(SOEPI)
Chi è ’’falascià”?
ADDIS ABEBA — Secondo un
rapporto pubblicato sul settimanale cattolico Tablet, circa
3.000 falascià convertiti al cristianesimo si erano radunati ad
Addis Abeba nella speranza di
far parte dell’operazione di soccorso ma l’agenzia ebraica, organizzatrice del trasporto aereo,
aveva deciso che gli ebrei convertiti al cristianesimo non avevano i requisiti per il ritorno
in Israele.
■ La Corte suprema israeliana
ha infatti decretato che un ebreo
convertito ad un’altra religione
perde il diritto alla cittadinanza israeliana. Ma il gran rabbino d’Israele, Mordechai Eliahu,
ha chiesto recentemente al primo ministro di autorizzare gli
etiopici convertiti a rientrare in
Israele, dove potrebbe aver luogo una riconversione all’ebraismo.
Sempre secondo il rapporto, la
discriminazione ha diviso alcune
famiglie falascià. In Israele vi
è una grande simpatia per questi emarginati, e il governo si
è detto disposto a riconsiderare
lo statuto di questi falascià convertiti. In genere i falascià sono
contadini e piccoli commercianti che vivono nelle regioni montane. Conformemente alla tradi
zione etiopica, i falascià (stranieri) sono stati portati via da
Israele dall’imperatore Menelik
I, discendente della regina di Saba e del re Salomone.
Altre fonti indicano che i falascià sono discendenti della tribù di Dan, una delle tribù perdute di Israele portate via da
un re assiro nelTVIII secolo prima di Cristo. I falascià osservano il sabato, praticano la circoncisione e seguono alcune regole alimentari dell’ebraismo. Il
primo contatto tra ebrei europei e falascià risale alla metà
del XIX secolo. Essi sono stati
riconosciuti come ebrei autorizzati a vivere in Israele meno di
vent’anni fa.
(SOEPI)
Verso la fortezza
EUROPA — La Convenzione di
Schengen — che prevede la soppressione graduale delle frontiere tra la Francia, la Germania,
il Belgio, i Paesi Bassi, il Lussemburgo e l’Italia — è stata
approvata il 4 giugno dalTAssemblea nazionale francese.
Alcuni salutano questa approvazione come un avvenimento
storico, paragonabile all’Atto
unico che fonda l’Europa unita,
mentre altri, vicini alle chiese
e ai migranti, vi vedono un passo verso l’erezione della « fortezza Europa » che si prepara
ad applicare misure unitarie per
frenare o addirittura fermare
l’arrivo di rifugiati.
Quando gli altri paesi firmatari della Convenzione di Schengen — dal nome della località
lussemburghese in cui hanno
avuto luogo i negoziati — Tavranno ratificata, il « sistema di informazione di Schengen » entrerà in vigore. Esso comprende
una schedatura che centralizza
le informazioni della polizia.
(SOEPI)
Il vescovo quechua
PERÙ’ — Nel paese da 102 anni, i metodisti peruviani hanno
eletto vescovo, per la prima volta, un pastore quechua.
Il nuovo vescovo, Fabio Mamani, eletto durante la XII Assemblea generale che si è svolta
daini al 16 aprile, ha dichiarato che la Chiesa metodista porterà avanti la propria missione
in favore della pace e della giustizia per coloro che sono vittime della fame, della disoccupazione, di malattie come il colera e la tubercolosi.
(SOEPI)
Rorà: un paese per tutte le stagioni
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APERTO LA DOMENICA
Tfel. 93.144 - RORA
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COLLE DI PIAMPRÀ - m. 11$0
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Tfcl. (0121) 93.101
Bar - Ristorante KOUIBA NEL PARCO MONIÀNO Servizio Ristorante su prenot. Iti. (0121) 93.139
A 8 km da Lusema S. G. si estende fino ai piedi del monte
Frioland. Centro della resistenza dei Valdesi guidati da
Giosuè Gianavello.
Gite consigliate: Monte Frioland - Comour - Rif Valanza
- Cave di pietra - Pianprà - Rocca Bera.
Da visitare il museo che contiene una interessante documentazione sulle vicende rorengbe del passato.
Nel Parco Montano vi sono un ristorante, un’area attrezzata per il campeggio ed un anello di fondo di 12 km.
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w
?8 giugno 1991
marta e maria
SANTA SEVERA, APRILE 1991
NELLA CULTURA OCCIDENTALE
La teologia femminista La differenza
Dal linguaggio biblico androcentrico
androcentrici: come si costruirà un «
derivano concetti teologici
ordine simbolico femminile? »
sessuale
Il «Villaggio della gioventù»
ha ospitato due incontri sulla teologia « al femminile ». Al primo
(12-14 aprile, « Incontro con la
teologia femminista ») si riferisce
questo articolo. Al secondo (15-16
aprile, « La nostra ricerca teologica e il pensiero della differenza », incontro per donne pastore
e diacone) fanno riferimento i
testi di Francesca Cozzi e Letizia
T omassone.
Il problema del linguaggio inclusivo per parlare di Dio e per
rivolgersi a Dio è uno degli
aspetti posti in essere dalla teologia femminista, ma non è il
solo. Infatti l’analisi del linguaggio porta con sé una serie di altre
valutazioni che implicano immagini, simboli e contenuti. Partiamo dalla Bibbia: nel Nuovo Testamento Gesù parla di Dio al
maschile per evidenziare l'idea
di paternità che gli compete; il
padre che perdona il figliol prodigo (Luca 15); il pastore che
cerca la pecora perduta (Luca
15); il contadino che semina
(Marco 4).
Nell’Antico Testamento le metafore impiegate per descrivere
Dio e la sua opera in Israele
sono immagini tratte dalle relazioni umane. L’ebreo non si rivolge direttamente a Dio chiamandolo Padre, ma usa molti nomi:
Jaweh, Adonai, Elohim, E1 Sabaoth. L’ebreo usa ugualmente
il termine madre o metafore
dell'amore materno per descrivere la cura sollecita di Dio per il
Suo popolo. Risulta interessante,
anche per uno studio approfondito delle tematiche teologiche
femministe, la messa a confronto
di due tendenze opposte nella
fonnulazione delle rispettive ipotesi, ma convergenti in una medesima tesi: l’una, delle teologhe
femministe postcristiane, che
operano in un ambito di ecofemminismo teologico; l'altra, delle
teologhe femministe cristiane,
che ricercano nell’ambito biblico
e sistematico.
Daphne Hampson, teologa
postfemminista inglese, pone l’accento sul problema cristianesimo e storia. Gesù Cristo appartiene alla storia: questa radice
del cristianesimo in una storia
e in una cultura sessiste trae origine dal fatto che Dio si è legato con quel particolare ambito
storico attraverso la figura storica di Gesù Cristo per cui quel
frammento diviene normativo
per ciò che è la verità. Partendo
da tali premesse, è lecito chiedersi se si può essere femministe e
cristiane senza contravvenire alle regole. Rosemary Radford
Reuther, americana, teologa femminista cattolica, sostiene un
concetto di pluralismo del cristianesimo contemporaneo.
Il cristianesimo non è una religione storica, esso è fatto di
persone vive cOn un presente e
un futuro, anche se è vero che
ha un passato decisamente patriarcale, quindi non paritario.
Se gli uomini hanno monopolizzato il formarsi della chiesa e
della cultura cristiana, hanno
però lottato per l’emancipazione
e la liberazione, anehe in una
società androcentrica.
Bisogna credere che la fede
profetica, la grande tradizione
della Bibbia, includano anche la
critica della religione. La teologia
cristiana per molti secoli si è
presentata come scienza oggettiva che discuteva sulla divinità
con l’ausilio della lettura biblica
da un lato e della filosofia dall’altro. In Europa c nel Nord
Pagina a cura di
Piera Egidi
America il pensiero femminista
è stato imperniato sulla necessità di salvaguardia dell’ambiente (ecofemminismo teologico),
movimento che teologicamente si
basa sulla corrente "Spiritualità
centrata nella creazione’’ e che ha
tra i suoi obiettivi "Giustizia,
pace e integrità del creato”. La
separazione tra categorìe teologiche della creazione e della redenzione ha introdotto nel cristianesimo il dualismo filosofico
greco tra natura e cultura, spirito^ e materia, sostanza e forma.
L’albero "pieno di vigore e verdeggiante” come, tra l’altro, la
teologia femminista è stata definita, nasce dal grido di dolore
e dal silenzio delle donne: poiché
le sue radici sono molteplici,
l’albero nasce da questa molteplicità e su di essa cresce e si
sviluppa. Spesso nella Bibbia si
legge che le povere, le derelitte
si rivolgono a Dio; egli non delude le loro speranze e ne difende i
diritti. L’incontro con Dio trasforma il grido di disperazione
in canto di esultanza.
Codice trinitario e
teologia femminista
Ma, accanto a questa innegabile certezza, sorge imperioso un
interrogativo: c’è un effettivo
rapporto tra codice trinitario e
teologia femminista? Analizzando la definizione di codice e di
modello, si pone la scelta tra due
possibilità: la parziale trasformazione di alcuni dati del codice in
un processo di graduale trasformazione e la sua conseguente
evoluzione, oppure lo smantellamento totale e la ricostituzione
di un nuovo codice, alternativo
al primo. Non è qui in discussione la Trinità come concetto,
dogmatico basilare, ma come
viene concepita secondo la teologia tradizionale.
Possiamo superare il concetto
di Dio Padre, operando un ripensamento dei modelli soltanto
maschili della nostra cultura, di
cui anche il cristianesimo è imbevuto. Non è importante definire
il sesso di Dio, né del Figlio,
emanazione del Padre, né dello
Spirito Santo, attraverso il quale Cristo si ricongiunge al Padre,
chiudendo il circolo perfetto
della Trinità. Il volto di Dio va
visto come Alleanza e la relazione
tra i sessi come prima analogia
di questa Alleanza. In una cultura androcentrica anche il linguaggio è androcentrico, esso disegna
e costruisce Tordine simbolico
del mondo.
Se il linguaggio biblico è androcentrico, anche i concetti teologici lo sono. Pertanto, per costmire un ordine simbolico femminile, bisogna lavorare sul concetto di identificazione, di riconoscimento di se stesse con Dio
c sui rapporti di alterità tra donne. La donna è legata al concetto di nascita carnale dell’umanità, ma non partecipa al processo
grandioso' della Creazione mentre Tuomo, nella sua ansia di
somigliare a Dio, pecca di orgoglio, pretendendo di essere associato all’idea universale del progetto creativo.
La vita dell’uomo ha un senso
perché delimitata dalla morte,
ma l’umanità si determina nell’esperienza duale dei due generi
sessuali. Se guardiamo indietro
alla nascita, vediamo la madre,
generata a sua volta da un’altra
madre fino a risalire alle origini
dell’umanità (una madre-tutte le
madri). Attraverso questa genealogia femminile impariamo a
dare valore ad una nostra capacità di creare il mondo.
Questi processi di ricerca teologica vanno anche inquadrati
in un ambito più specificatamente socio-politico della questione
femminile che ha visto i suoi
sviluppi più significativi proprio
nel nostro secolo. Ma l’analisi
di questa ’’rivoluzione” deve
essere sviluppata diversificandola nelle variegate situazioni
etnico-geografiche e socio-politiche del mondo (Nord, industrializzato e capitalizzato: Sud, arretrato, affamato, economicamente e politicamente dipendente).
Inoltre, alle soglie del 2000,
non ci si può limitare allo studio
e alTapprofondimento dei problemi nazionali ma bisogna porsi nell’ottica di una società multirazziale e multiculturale che
deve scegliere il "meglio” di cui
ogni società, in modo diverso ed
in settori diversi, è portatrice
per farne un programma di nuova organizzazione sociale nel
mondo. Il raggiungimento di questo obiettivo potrebbe accomunare le donne in ogni paese.
Elisabetta Würzburger Pagano
L’« assimilazione » ha reso possibile una certa
emancipazione cancellantdo però la specificità
Nel corso deH’aggiornamento
pastorale sulla teologia femminista svoltosi a S. Severa i giorni 15 e 16 aprile, la filosofa Adriana Cavarero ha tenuto una relazione sul pensiero della differenza sessuale. La Cavarero, docente all’Istituto di filosofìa dell’Università di Verona, fa parte della
comunità filosofica femminile
Diotima, che in questi anni ha
elaborato il pensiero della differenza sessuale ed ha prodotto alcuni libri. Nella sua relazione
Adriana Cavarero ha presentato
un itinerario del pensiero che
partendo dalla differenza, attraverso l’uguaglianza e l’emancipazione, conduce alla differenza
non più androcentrica.
Aristotele conosce la categoria
di differenza sessuale e distingue
gii uomini dalle donne « secondo
natura». Per Aristotele la politica è il luogo in cui si esprimono il logos (il linguaggio) ed il
pensiero umani, intesi come la
parola ed il pensiero dei cittadini maschi, adulti e liberi. L’ambito domestico è riservato a tutti
gli altri esseri umani : donne,
schiavi, bambini e adolescenti.
Il lavoro domestico e della produzione del cibo aflBdato ad altri
permette ai maschi adulti liberi
di occuparsi della politica (libero
aveva per i greci il significato di
disporre del proprio tempo, avere tempo libero). Questa distinzione « secondo natura » fonda
un ordine gerarchico che vede al
suo vertice il genere maschile
come la realizzazione massima
della natura umana. Le donne appartengono al genere umano come qualcosa di carente.
Aristotele ha ben presente la
differenza sessuale, ma non la
pensa come un differire originario degli umani secondo il sesso,
che richiede di essere pensato filosoficamente. La differenza delle
donne è pensata come una degradazione dell’essere umano, che è
maschio. Anche nella politica il
modello aristotelico è gerarchico.
Gli uomini adulti liberi sono
molti e differenti, mai uguali. A
seconda delle caratteristiche che
prevalgono si avranno forme di
governo diverse: se l’elemento
signoreggiante è la nobiltà, il
governo sarà un’aristocrazia, se
è una relativa povertà sarà una
NASCITA, FILIALITA’, PECCATO
Temi per una ricerca
La relazione di Adriana Cavarero ha suscitato fra noi molto
interesse, e nel pomeriggio abbiamo continuato a discutere sulle
piste di ricerca teologiche che ci
si aprono. Abbiamo anche deciso
di suddividerci in gruppi regionali per lavorare durante Tanno
su questi temi.
Il tema della nascita è al centro dell’attenzione. Nascita da
madre e nuova nascita dallo Spirito si contrappongono? Creazione e redenzione sono due realtà
successive, dove la seconda è di
qualità superiore alla prima?
<3uali sono le continuità e gli intrecci fra questi due piani? Dove e in che modo tocchiamo i
nodi di una teologia naturale?
Come viene usata la categoria
del « divino » nel pensiero della
differenza?
Nicodemo e la Samaritana hanno due reazioni diverse di fronte
al discorso di Gesù sulla nuova
nascita. Come possiamo riflettere in modo nuovo sulla centra
lità del nascere di Gesù, un nascere necessario alla novità dell’intervento di Dio?
Il tema della fìlialìta. Cavarero
ci ha parlato di « etica di figlia »
« parole di figlio », mettendo l’accento sul fatto che l’esperienza
di essere figlia o figlio non è negata a nessuno, è l’esperienza originaria di tutti. Quest’esperienza è anche quella che mette in
luce la originaria e concreta differenza sessuale.
Da un punto di vista biblico ci
sembra interessante indagare
con una seria esegesi. Tessere « figlio di Dio » di Gesù, le sue « parole di figlio », e cosa significa
che i/le credenti diventano fìgli/e
Dio in Gesù.
Questo tema porta con sé
un etica della relazione squilibrata: tutto quello che ho mi viene
dalla madre, ma ciò che lei è le
viene da sua madre, non da me.
Ci sembra interessante riflettere
sullo squilibrio di potere nella
relazione originaria con la madre
per parlare della relazione squilibrata e gratuita che abbiamo con
Dio.
Infine c’è il tema del peccato,
che si inserisce all’interno del discorso sullo squilibrio di potere
nella relazione con la madre. Infatti « il figlio nasce da madre,
differente da lei e privo del potere di generare. La figlia nasce
da madre, uguale a lei, e deve incontrare Tuomo per generare».
Non accettare questa realtà significa lasciar agire due atteggiamenti arroganti opposti: da un
lato l’arroganza maschile del possesso della donna, dall’altro l’arroganza femminile dell’autosufficienza, il «mito dell’amazzone».
Tocchiamo cosi due luoghi del
peccato determinati dal genere
sessuale, e in questo discorso
rientra il concetto del limite che
è relazione con Taltro/a, necessaria alla struttura dell’essere
umano.
Letizia Tomassone
democrazia (i «poveri» sono infatti la maggioranza, anche se qui
si intende chi può permettersi di
non lavorare), se è la virtù o Tintelligenza sarà una monarchia
(perché i virtuosi sono rarissimi).
Lo stato moderno nasce nel
1600, fino ad allora il modello politico era rimasto quello aristotelico di una gerarchia al cui interno gli individui sono molto
differenziati per nascita. Hotabes
e Locke dicono il nuovo: la natura non è un ordine armonioso
di elementi diversi con ruoli diversi, ma « secondo natura » gli
uomini sono tutti uguali, uguali
nel disordine totale. Gli uomini
infatti sono ugualmente lupi fra
di loro, ugualmente terrorizzati
dalla morte, ugualmente capaci
di uccidere altri uomini.
Il problema è allora quello di
riuscire a fondare un ordine politico in grado di dominare il disordine naturale. Ciò avviene attraverso un patto sociale; nella
società ciascuno vale uno, poiché
tutti sono uguali, ed il corpo politico si muove nel senso deciso
dalla maggioranza. Mentre nella
sfera domestica, che continua a
spettare alle donne, non c’è nessun cambiamento, la sfera politica è molto modificata e vede il
passaggio dalla gerarchia ad un
ordine di uguali.
L’affermazione che tutti gli uomini sono uguali è ambigua. In
origine si riferiva ai maschi,
adulti e liberi, già attori della vita politica. Ma se per « uomini »
si intende « essere umani » (nella
costruzione di un modello universale fondato sul modello maschile), la stessa affermazione
può essere letta nel senso che
tutti gli esseri umani sono uguali, uomini e donne.
In realtà con questa lettura
dell’uguaglianza si ottiene che le
donne sono uguali agli uomini.
Ciò vuol dire che se prima gli
uomini erano il paradigma delTumanità, ora questo paradigma
maschile è allargato alle donne,
« nonostante » siano donne. Mentre l’ordine domestico resta alle
donne, viene loro aperto l’ambito
politico ed economico nella misura in cui si comportano come
gli uomini e rendono invisibile la
loro differenza sessuale (basti come esempio osservare che in materia di giurisdizione del lavoro
non c’è un linguaggio specifico
per la maternità, che è assimilata alla malattia).
Questa assimilazione ha permesso l’emancipazione delle dònne ed ha prodotto dei vantaggi
innegabili quali l’accesso al sapere, al lavoro retribuito, alla politica. Ma ciò è avvenuto attraverso la cancellazione della propria specificità. Ora il predominio del maschio non è più palese
(come in Aristotele), e perciò è
difficilmente denunciabile, ma soprattutto è avvenuto attraverso
la massima interiorizzazione da
parte delle donne del modello
maschile.
Questa emancipazione perciò
non può essere il fine per cui lottare, ma solo uno strumento per
raggiungere il vero fine: lottare,
pensare e agire secondo la differenza sessuale per andare verso
un ordine simbolico che la traduca in azione e pensiero. Ciò vuol
dire, per le donne, creare insieme la pensabilità di tutto (che
finora è stato pensato secondo
l’ordine simbolico maschile). Per
gli uomini vorrà dire accettare la
decostruzione del loro sesso quale modello universale, cioè cominciare a pensare alla loro parzialità... ma questo dovranno farlo da soli.
Francesca Cozzi
4
vita delle chiese
COMMISSIONE DELLE CHIESE PER I RAPPORTI CON LO STATO
28 giugno 1991
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Richieste ai ministero Pace e giustizia
Non c’è solo il testo concordatario: vanno tenute presenti anche le
norme derivanti dalle Intese tra confessioni religiose e Repubblica
ro quale sia il contenuto delle
eventuali « attività didattiche e
formative », e se gli orari fissati
evitino quegli « effetti comunque
discriminanti » di cui parlano le
sopra citate leggi.
Lieti se Lei vorrà concederci
un incontro per illustrare questa nostra esigenza, La saluto
molto cordialmente.
Giorgio Bouchard
Pubblichiamo il testo della lettera che la Commissione delle
chiese evangeliche per i rapporti
con lo stato ha inviato al rninistro della Pubblica Istruzione,
in cui si chiede fra l’altro che i
"non awalentisi" possano esprimere la loro scelta in una data
che consenta loro di prender visione di tutte le possibili opzioni.
Al Ministro
della Pubblica Istruzione
On. Riccardo Misasi
On.le Signor Ministro,
le chiese evangeliche sono venute a conoscenza della circolare n. 122 del 9 maggio c.a. relativa all’esercizio del diritto di
scelta se avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento deila religione cattolica (nonché dei
suoi allegati) ed avendo ravvisato delle importanti lacune, mi
incaricano di presentarLe due richieste;
1) considerato che la materia non è regolata solo dall’art.
9.2 deH’Acccrdo di modificazione
del Concordato Lateranense, ma
anche dalle norme stabilite sulla base delle Intese stipulate
dalla Repubblica Italiana con varie confessioni religiose, chiediamo che venga reso ufficialmente noto a tutte le scuole il testo
dell’art. 9 della legge 449/1984,
dell’art. 11 della legge 516/1988
e dell’art. 8 della legge 517/1988.
Per ovvi motivi di competenza e di correttezza citiamo sole
le leggi relative a confessioni
.evangeliche, ma non ignoriamo
resistenza della legge 101/1989,
fondata sull’Intesa con l’Unione
delle Comunità Ebraiche.
2) Chiediamo inoltre che il
modulo B (per le scelte degli
alunni che non si avvalgono dell’insegnamento della religione
cattolica) possa essere consegnato dagli interessati nelle prime
settimane dopo l’inizio dell’anno
scolastico, quando cioè sia chia
I Calendario
Domenica 30 giugno
□ GIORNATA
DELL’ULIVETO
LUSERNA SAN GIOVANNI — Dalle
15, presso l'Uliveto, si svolge l’annuale pomeriggio di festa con giochi, spettacoli e... sorprese.
Inserzione
TEV
Comunicato
In occasione del 15° anniversario della fondazione del
movimento di Testimonianza
evangelica valdese, siamo invitati a riunirci a Luserna San
Giovanni, domenica 11 agosto,
partecipando al culto nel tempio alle ore 10.
Gli aderenti e simpatizzanti
saranno i benvenuti all’àgape
offerta nei locali della sala Albarin, gentilmente messi a disposizione. Per evidenti motivi di organizzazione è necessario che coloro che desiderano
partecipare si prenotino al più
presto e, comunque, non oltre
il 31 luglio, versando una quota di lire diecimila. In seguito,
chi vorrà fare un’offerta per
le spese sarà libero di farlo.
Le prenotazioni possono essere fatte mediante il nostro
c.c. postale n. 16552101 intestato a Graziella Perrin, o
presso la nostra sede di Torre Penice o presso le signore
Gardiol, Perrin, Itala Beux.
Alle 14, nei locali della stessa sala) Albarin inizierà l’Assemblea plenaria, da cui ci attendiamo delle indicazioni per
il proseguimento della nostra
testimonianza.
EGEI - SERVIZIO RIFUGIATI E MIGRANTI
Non uccidere
la speranza
Il Comitato del Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia ha preso in esame la situazione Ciccatasi con l’afflusso di
albanesi in Italia e con le decisioni assunte dalle autorità italiane allo scopo di bloccare questo afflusso^
Sebbene rimangano ancora
oscuri alcuni aspetti di questo
fenomeno e delle sue cause, il
Comitato ribadisce il suo giudizio negativo sulle concentrazioni
di profughi nei campi e negli
attendamenti e denuncia come
mistificante e dannosa certa
campagna dei media tesa a dare
un’immagine negativa degli albanesi. Gli innegabili episodi delittuosi, infatti, sono spesso causati dalle condizioni in cui quei
profughi sono stati spinti a lasciare il loro paese e a vivere nel
nostro.
Il Comitato sottolinea che
l’esperienza fatta dalle comunità
evangeliche, che si sono fatte carico di singoli e famiglie accogliendoli e solidarizzando nel
rispetto della dignità delle persone, è generalmente positiva e
sicuramente migliore di quella
degli accampamenti.
Se questo è stato possibile per
piccole chiese di minoranza, è
pensabile che anche i (Comuni
italiani, che ancora non hanno
offerto alcuna opportunità eli
accoglienza, potrebbero contribuire efficacemente alla collocazione almeno degli albanesi attualmente soggiornanti sul territorio nazionale.
II Comitato, pur apprezzando
gli sforzi del governo tesi a coinvolgere gli enti locali nel piano
di accoglienza, esprime le seguenti preoccupazioni:
— l’intervento volto a limitare gli ingressi illegali dovrebbe
comunque rispettare le convenzioni intemazionali e i diritti
umani. Esso dovrebbe, inoltre,
essere accompagnato da un’energica azione presso il governo di
Tirana, che colleghi le visite e
i contatti a programmi di interventi economici ben organizzati,
seguiti e controllati;
— l’azione del nostro governo
appare scoordinata dalle iniziative e dai contatti con il resto
dell’Europa. La solidarietà europea, su cui le nostre chiese hanno
potuto contare, testimonia dell’interesse diffuso in Europa per
questa crisi;
— infine, è evidente che il fenomeno delle zattere con tutto
il loro peso di sofferenza umana
è un segnale di esodo più
vasto, che non è destinato a finire tra breve ma ad aumentare
e a diversificarsi nelle forme più
varie. Forse è inevitabile che le
nostre navi riportino gli albanesi nella loro terra, ma non possiamo nasconderci tutti che questa tragica spola sta uccidendo
la speranza nel cuore degli albanesi, e non solo nel loro.
11 Comitato sottolinea una
volta ancora che occorre porre
mano con energia alla costruzione di un’Europa che, utilizzando
tutte le energie, tutte le conoscenze, tutto il potenziale economico, consenta di aprire alle
popolazioni disperate del mondo
almeno uno squarcio di speranza.
Paolo Spanu.
Servizio rifugiati e migranti
(segue da pag. 1)
che discrimina i "buoni” e i "cattivi” non ha alcuna possibilità di
riuscita. Solo l'invilo autorevole
delle chiese riuscirà a condurre
fuori dall'ipotesi sanguinosa il processo di ricostruzione del paese.
Per questo — conclude Mphephu
— abbiamo bisogno innanzitutto
delle vostre preghiere».
La situazione in Sud Africa, anche se sembra che il 30 giugno
non resterà in piedi nessun pilastro dell’apartheid, rimane al centro deH’attcnzione internazionale e
delle chiese in particolare. I prigionieri politici non sono stati ancora tutti liberati, gli esiliati non
sono ancora tutti rientrati, le differenze razziali stanno per diventare differenze sociali, la nuova
PRAMOLLO — Domenica 26
maggio si è tenuto rincontro
delle Scuole domenicali del II
circuito.
Il culto, a cui ha partecipato anche la comunità, è stato
preparato interamente dai bambini con l’aiuto delle monitrici
e dei monitori. La bellissima
giornata ha permesso di consumare il pranzo al sacco all’aperto e di partecipare ai giochi preparati, tutti centrati sui temi
« pace e giustizia ».
Alla conclusione della giornata ogni bambino ha lanciato un
palloncino colorato come augurio di pace.
L’incontro si è rivelato positivo nonostante il grande numero
di bambini partecipanti (circa
un centinaio) e qualche timore
iniziale per un’iniziativa interrotta da alcuni anni.
• Il bazar del 19 maggio ha
avuto un esito positivo, con un
buon incasso, e per questo ringraziamo innanzitutto l’Unione
femminile e anche tutti coloro
che, con lavoto e doni, hanno
collaborato; in modo particolare
il panettiere Blanc di Rue che
anche quest’anno ha messo a disposizione le sue attrezzature
per la preparazione e la cottura degli ottimi dolci.
• Domenica 2 giugno si è
svolta felicemente la gita della
comunità in Svizzera, con tappa
e pranzo a Frangine e visita ad
alcuni luoghi di interesse storico ed artistico di Ginevra, soprattutto la cattedrale di St.
Pierre. Un grazie agli amici che
ci hanno accompagnati.
• La comunità ringrazia di
cuore per la loro disponibilità
F. Siciliano, A. Garrone e F. Jones Vinti che hanno presieduto
i culti del 12 maggio e del 2
e 9 giugno.
• Tutta la comunità rinnova
la propria fraterna solidarietà
cristiana al fratello Ugo Zeni e
gli è vicino con la preghiera.
Un'opera di riconciliazione
Auguri!
Costituzione è ancora tutta da scrivere. «Continuate, per favore — si
congeda il past. Mphephu — a seguire la nostra vicenda, abbiamo
bisogno del vostro aiuto, della vostra solidarietà, della vostra critica. Dobbiamo evitare di commettere altri errori. Il nostro paese ha
portato per troppo tempo le conseguenze di un errore politico quale è stato l’apartheid, che purtroppo si basa su una valutazione
teologica sbagliata di alcune chiese riformate. La riprensione fraterna della comunione riformata è
servita per far capire l’errore. Oggi la vostra attenzione può servire
ad evitare nuovi errori ».
A cura di
Martino Barazzuoli
e Giorgio Gardiol
da Levi forse perché gli ricordava i pascoli verdeggianti e le
sergenti d’acque della Vaccera e
anche dell’Uruguay ove si era recato a lavorare per alcuni anni,
sempre come contadino e allevatore.
Alla moglie Annetta- e ai sei
figli esprimiamo tutto il nostro
affetto e la nostra solidarietà
cristiana nella comune speranza
nella risurrezione.
Relazione annua
PINEROLO — Durante l’ultima assemblea di chiesa è stata
discussa la relazione annua del
concistoro e la controrelazione
dell’apposita commissione. Ne è
uscito un quadro di una comunità abbastanza viva, pur se
emerge una certa stanchezza; si
discute molto, si fanno proposte
per nuove iniziative, ma si continua nella normale routine.
• Durante il culto di domenica 23 sono stati insediati tre
nuovi anziani nelle persone di
Mauro Gardiol, Bruno Genre e
Renaldo Poét; durante il culto
la pastora Erika Tomassone ha
espresso l’augurio che essi possano riuscire a dare nuovo impulso alla edificazione della comunità.
L’assemblea che aveva elette i
nuovi anziani aveva anche riconfermato per un altro quinquennio Nora Balmas Boccassini. Un
ringraziamento da parte di tutti
va anche alle sorelle Elsa Bertolè Rostan e Regina Montaldo
Costantino che hanno lasciato il
concistoro dopo anni di prezioso servizio.
• Per i giovani dalla prima
media al terzo anno di catechismo è organizzato un fine settimana (13-14 luglio) a Frali: chi
è interessato deve prenotarsi
presso i pastori.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 30 GIUGNO
ore 23.30 circa - RAIDUE
Replica;
LUNEDI’ 8 LUGLIO
ore 9 circa - RAIDUE
E CONTINUANO A
CHIAMARLE... SETTE
POMARETTO — Sabato 22
giugno è stata benedetta l’unione di Silvana Rostan e Mario
Giacomino; agli sposi rinnoviamo gli auguri di tutta la comunità.
I® Sempre sabato 22 si sono
svolti i funerali del fratello Eli
Peyronel deceduto all’età di 53
anni; alla famiglia nel dolore
giunga l’espressione della cristiana simpatia della comunità.
Gradita visita
ANGROGNA — Domenica 16
giugno la corale della chiesa valdese di Torino in visita in vai
d’Angrogna ha preso parte al
nostro culto e poi ha offerto alla comunità un bellissimo concerto che ha suscitato in tutti
i presenti ammirazione e riconoscenza. Si è trattato di un
bel momento di fraternità, che
speriamo abbia un seguito in
una nuova visita della corale di
Torino ad Angrogna e anche in
una visita a Torino della corale
della nostra chiesa.
• Nel pomeriggio di domenica 16 giugno si sono svolti nel
tempio del capoluogo i funerali
di Eli (Levi) Rivoira, mancato
due giorni prima nell’ospedale
di Torre Pellice, all’età di 85 anni, dopo una vita tutta dedicata al lavoro.
Il testo della predicazione tenuta dal pastore Marchetti è
stato il Salmo 23 (« L’Eterno è
il mio pastore »), molto amato
Cercasi
La CASA VALDESE di Roma — che è classificata come albergo a due stelle —
cerca una impiegata a tempo
pieno con le mansioni di
GOVERNANTE
in possesso dei requisiti propri della professione acquisiti
tramite la frequenza di corsi
di formazione o tramite adeguato periodo di lavoro.
Il trattamento e l’inquadramento proposti sono conformi al contratto collettivo nazionale di lavoro e comprendono l’alloggio in monolocale attrezzato.
Si richiede buona capacità
nella gestione del personale,
nella assistenza ai servizi di
mensa e di ospitalità e sarà
titolo preferenziale la conoscenza delle lingue.
La domanda, con i dati
anagrafici, il curriculum di
formazione e di lavoro, l’indicazione delle lingue conosciute o parlate, la decorrenza della disponibilità, dovrà
essere presentata manoscritta alla; Direzione della Casa
valdese - via Alessandro Farnese, 18 - 00192 Roma, entro il 31 agosto 1991.
Eventuali ulteriori informazioni possono essere richieste
per iscritto o telefonando direttamente al direttore (06321.82.22) lasciando un recapito per essere richiamati in
caso di sua assenza.
L’assunzione sarà fatta dal
Consiglio di amministrazione
dell’API - Casa valdese, al
quale spetta la decisione sulle domande pervenute.
Roma, 14 giugno 1991
Fer il consiglio delTAFI Casa valdese
arch. Paolo Landi, presidente
5
f
28 giugno 1991
vita delle chiese 5
/
LA SCOMPARSA DI UN AMICO DEI GIOVANI
XI CIRCUITO
Robert McCohnell
Un’opera infaticabile nel campo dell'accoglienza e dell’educazione
che si esplicò all’istituto ’’Comandi” e successivamente nel ’’Cares”
In Thailandia dove risiedeva,
T8 giugno 1991, è deceduto
Robert McConnell.
Dopo un periodo di missione in
Africa, McConnell venne in Italia
nel 1947 e fissò la sua prima dimora a Torino occupandosi in
particolare delle Assemblee dei
Fratelli del Piemonte.
Con il suo dinamismo, e giovandosi di una buona voce, riuscì in breve tempo a vivacizzare
i giovani delle Chiese dei Fratelli
piemontesi, facendo nascere anche legami d'affetto destinati a
durare per molti anni. Nei primi
anni Cinquanta si trasferì a
Pescara ed ebbe occasione di
notare le condizioni misere in
cui vivevano ancora i contadini
abruzzesi e particolarmente i
loro figli. Pensò perciò che l’Istituto Comandi, un orfanotrofio
evangelico a Firenze amministrato dalla Chiesa dei Fratelli e
uscito dalla guerra in condizioni
veramente difficili, potesse essere trasformato in una casa di
accoglienza che potesse ospitare
più di cento bambini abruzzesi
e del Sud.
Ricevuta l’investitura del Comitato, Bob McConnell pensò di
utilizzare gli amici piemontesi
per aiutare i piccoli abruzzesi.
Chiamò a sé molti esponenti delle assemblee piemontesi come
Dario Cipollina, il padre del pastore Platone, Carmelo Ruffa di
Canelli, Gioele Mongiovetto di
Piverone, Luigi Lenti, Pio Gay
di Torino, Sauro Gottardi, Febe
e Sara Giolitto, l’anziano Abele
Biginelli; unì a loro dei fiorentini come i Pult, l’anziano Morozzi,
la vedova Carmignani, la sorella
Cesarina Targeftti e presentò loro
un programma molto semplice:
offrire una famiglia ai piccoli
diseredati delle regioni meridionali d’Italia.
Egli dava l’esempio: avendo
una famiglia numerosa ed in continua crescita, (giunse fino a
sette figli) si proponeva di non
fare nessuna differenza tra i suoi
figli e questi bimbi.
Contemporaneamente propone
va ai suoi collaboratori di creare
un’autentica famiglia cristiana,
unita dall’amore di Dio in Cristo,
senM badare aH’origine denominazionale ma riconoscendosi
fratelli in Cristo.
La risposta dei fratelli settentrionali e fiorentini fu entusiastica. Nello stesso tempo si rivolgeva al vecchio pastore Virgilio
Sommani, già direttore del Comandi durante la prima guerra
mondiale, per consigli dettati
dalla sua esperienza.
Il fervore dell’opera di ricostruzione dello stabile si accompagnò alla ricerca di nuove tecniche educative ed alTaccoglienza
di tanti bambini, molti dei quali
ricoprono, oggi, delicati posti di
lavoro.
Nell’entusiasmo per l’abbandono delle barriere costituite dai
denominazionalismi, McConnell
ebbe un rapporto con il movimento cattolico dei Focolari, allora in espansione, e trovò alcune corrispondenze spirituali con
Chiara Lubich.
Nel Consiglio dell’ente morale
della Chiesa dei Fratelli, da cui
dipendeva il Comitato Comandi,
vi furono allora dei dubbi sull’entità delle spese da affrontare
per realizzare i piani del Comitato stesso e sulla validità di certi
legami ecumenici. Si giunse ad
una dolorosa separazione per cui
Bob e buona parte del Comitato,
con l’affidamento di molti bambini che non sapevano dove tornare, uscirono dal Comandi
creando una nuova struttura: il
Cares (Comitato assistenza ragazzi e studenti), a cui aderirono
molti dei vecchi membri del
Comitato Comandi, tra cui il sottoscritto; si aggiunsero poi i
fratelli Mauri e Gastaldi e la
sorella Nunzi.
Dopo un’accoglienza provvisoria offerta dal pastore Santini,
il Cares trovò sede prima in Villa
Favard sulla via Aretina e poi
nella villa Strozzi in via Pisana.
Non mancarono difficoltà, ma
la chiara visione di fede in Dio
e di amore paterno di Bob
McConnell, sorretta da una notevole personalità carismatica, guidò la Casa in modo da ottenere
tre risultati: la crescita di molti
giovani ora impegnati nel mondo
evangelico, la creazione di un
gruppo di amici italiani che si
incontravano spesso a Piverone
in bellissime agapi, lo sviluppo
di un nucleo di collaboratori
svizzeri ed americani (tra cui gli
attuali direttori Antoniette . e
Paul) che fece del Cares qualcosa di molto di più di un’opera
sociale. Lo si vide in occasione
dell’alluvione del ’66 a Firenze,
quando il piccolo poggio di via
Pisana raccolse le persone vicine
alla Casa in uno spirito di fraternità.
Nel 1967 Bob dovette tornare
negli Stati Uniti per questioni
personali, ma Tassociazione Cares
rimase come libera associazione
attorno al lavoro di assistenza
ai bambini. Come associazione
privata, quando anche da villa
Strozzi si dovette uscire perché
i nuovi proprietari volevano
riadattare la costruzione per farne una speculazione edilizia, il
Cares comprò la villa e casa
colonica Graffi a Reggello, per
continuarvi l’opera con la collaborazione di tutti gli amici ed
i consigli dello stesso Bob
McConnell. Perfino quando la
mutata situazione economica mosti'ò che non vi era più spazio per
continuare l’attività con bambini,
il Comitato non pensò a chiudere
Te.sperienza, ma solo a trovare
quale fosse la volontà di Dio per
la famiglia Cares.
Si giunse così all’intesa con la
Tavola valdese ed alla creazione
dell’attuale cenlro di accoglienza
per comunità, famiglie, singoli,
convegni, campeggi, ecc.
Così, mentre con profonda
commozione salutiamo un fratello che ci lascia un vuoto profondo, possiamo ringraziare il Signore che attraverso Bob ha aiutato
tante giovani vite a trovare una
strada ed ha dato a noi un fratello autentico ed una guida.
Domenico Maselli
Collaborazione BMV
Domenica 26 maggio 1991 l’Assemblea del XII circuito (Abruzzo e Molise) è stata ospitata dalla Chiesa valdese di Pescolanciano, un gruppo piccolo ma vivo
sulle montagne vicino a Isernia.
Si è trattato di una bella giornata comunitaria che ha rallegrato non soltanto le sorelle e
i fratelli di Pescolanciano, ma
anche tutti i partecipanti; in una
situazione di diaspora come quella in cui viviamo nel nostro circuito momenti di incontro come questo sono di importanza
vitale. Il calore con cui siamo
stati accolti e la bontà del pranzo che ci è stato offerto (a sorpresa) resteranno nella memoria di tutti.
Il culto di apertura, con predicazione sul racconto della
chiamata di Levi (Marco 2: 1317), è stato tenuto da Dario Carlone, predicatore locale della
Chiesa battista di Campobasso.
La presenza del fratello Carlone
non era dovuta semplicemente,
come era accaduto con altri fratelli e sorelle battiste alle precedenti assemblee di circuito, a
un invito che stesse ad indicare
gli ottimi rapporti di collaborazione vigenti tra le chiese battiste, metodiste e valdesi nel circuito. Dario Carlone è infatti, insieme alla cugina Gabriella Cimini, anche lei battista, responsabile della scuola domenicale
congiunta delle chiese battista e
valdese di Campobasso.
Il regolamento (RO. 5/art. 2,
punto 1 lettera c e punto 2 lettera c) prevede che i direttori
delle scuole domenicali delle
chiese valdesi e metodiste siano
membri ex officio dell’Assemblea
del circuito di appartenenza.
L’Assemblea ha accolto quindi
Dario Carlone non come ospite
ma come suo membro. Tuttavia,
mentre il regolamento prevede
la possibilità che i gruppi giovanili siano interdenominazionali, nulla si dice a proposito delle altre attività settoriali, come
la scuola domenicale. L’Assemblea ha quindi approvato un atto in cui si chiede agli organismi competenti di rivedere i regolamenti tenendo conto dei progressi in atto nella collaborazione territoriale tra chiese BMV.
Dopo il culto l’Assemblea ha
ascoltato le relazioni delle chiese e del Consiglio di circuito e
le ha discusse. L’attenzione si è
concentrata particolarmente sulla situazione della Chiesa metodista di Villa S. Sebastiano che
nel 1990-’91 si è trovata senza
pastore. Ci siamo rallegrati del
fatto che l’assenza del pastore,
anziché rappresentare un elemento di crisi per la chiesa, abbia rappresentato uno stimolo
verso una maggior responsabilizzazione di tutti i membri di
chiesa. Determinante è stato il
sostegno dell’XI circuito per la
predicazione domenicale A questo proposito l’Assemblea si è
espressa favorevolmente rispetto all ipotesi di legare la chiesa
di Villa S. Sebastiano all’XI circuito, anziché al XII, data la
sua collocazione geografica, molto più vicina al Lazio che alla
parte adriatica dell’Abruzzo e al
Molise. L’Assemblea si è infine
rallegrata che dal prossimo autunno la chiesa di Villa S. Sebastiano avrà un pastore e si
è espressa favorevolmente rispetto alla nomina del pastore
Thomas Elser proposta dalla Tavola.
I pastori Daniela Di Carlo e
Daniele Bouchard hanno informato l’Assemblea sulla Conferenza ecumenica di Pentecoste a cui
hanno partecipato nella settimana precedente (vedi numero del
31.5.’91). Il resoconto ha suscitato interesse e dibattito tra i
partecipanti.
L’Assemblea si è conclusa con
1 necessari adempimenti burocratici: l’approvazione del bilancio e reiezione del Consiglio di
circuito. Sono stati confermati
Enos Mannelli (sovrintendente),
Isolina Di Giorgio e Giovanni Caruso. La prossima Assemblea di
circuito è stata fissata a Palombaro, il 27 ottobre prossimo.
Daniele Bouchard
La regola d’oro
del predicatore
Una serie di incontri di approfondimento biblico e teologico per i predicatori locali
Parlare poco é affrettarsi subito a rimettersi in ascolto della
Parola di Dio. Sembra che Lutero
abbia fatto questa raccomandazione a se stesso e ad altri predi- >
catori. Lo ricordava il prof.
Ermanno Genre, chiudendo prima del periodo estivo la breve
ma ricca serie di incontri che il
Consiglio deirXP circuito ha organizzato per i predicatori locali ed aspiranti tali della zona.
Una quindicina tra predicatori e
pastori hanno partecipato a questi incontri, nei quali si è voluto
partire da alcuni aspetti molto
pratici: quali sono i sussidi
tecnici che facilitano lo studio
della Bibbia (dalle varie versioni
della Bibbia, alla chiave biblica,
ai commentari e così via), come
preparare un testo biblico in
vista della predicazione o in vista
di uno studio biblico o di un
confronto su argomenti biblici,
come dare il giusto spazio e
rilievo alle varie parti del culto,
come costruire una predicazione.
A questo lavoro hanno dato il
loro apprezzato contributo la
candidata Teodora Tosatti e i
pastori Franco Sommani, Piero
Suman, Ermanno Genre, ai quali
va la nostra riconoscenza. Sap
piamo di non aver risolto, con
questo, il problema del necessario sviluppo e della formazione
dei predicatori locali. Ci auguriamo tuttavia che, dato che alcuni
dei partecipanti hanno deciso di
continuare in autunno, si potranno incoraggiare anche altre sorelle ed altri fratelli a iniziare una
formazione ed un servizio in tale
direzione.
A questi incontri hanno partecipato, oltre ai predicatori locali
i futuri tali già impegnati nel
corso di diploma presso la nostra Facoltà di teologia. Va ancora citata la partecipazione di
alcuni predicatori e il contributo
di un pastore della Chiesa battista, cosa che ci ha molto rallegrati.
Ogni incontro è terminato con
una semplice agape, per permettere a chi doveva fare un viaggio
di ritorno relativamente lungo
di non dover rimandare la cena
a notte inoltrata. Intanto il fratello Giuseppe Sacco, della chiesa di piazza Cavour, è stato inserito nel ruolo dei predicatori locali, cosa di cui ci siamo sinceramente rallegrati.
Giovanni Conte
CORRISPONDENZE
Densa assemblea
PESCOLANCIANO: ASSEMBLEA DEL XII CIRCUITO
FIRENZE — L’assemblea di
chiesa del 18 maggio, a cui hanno preso parte circa 40 persone, aveva un ordine del giorno
fittissimo. L’esame della relazione annua del Concistoro ha toccato fra l’altro la catechesi e la
questione giovanile, il rilancio
del Centro evangelico di cultura, aspetto rilevante della nostra
presenza in città, e i rapporti
ecumenici fra gli evangelici e
con il cattolicesimo (a questo
proposito si è ribadita la distinzione fra rapporti con gruppi,
nel confronto e nella ricerca comune, e rapporti più ufficiali).
E’ seguita la discussione sull’otto per mille, nella quale le
varie posizioni si sono presentate « decise a non mutare ». Il
voto è stato netto: su 34 votanti sono stati 22 i favorevoli, 9
i contrari e 3 gli astenuti. E’
stato peraltro ribadito che il
« nostro » otto per mille sarebbe diverso da quello concordatario cattolico: accetteremmo solo le devoluzioni espresse e solo a scopi rigorosamente diaconali.
• Il fratello Marco Ricca è
stato eletto deputato al Sinodo.
• Il Centro evangelico di cultura ha proposto, il 4 maggio,
un dibattito sul tema «Matrimoni interconfessionali e il nuovo decreto della Conferenza episcopale italiana ». La relazione
introduttiva è stata svolta dal
pastore Alfredo Sonelli.
• Un altro incontro è avvenuto il 22 maggio, quando Salvatore Caponetto, Giorgio Spini
e Roberto Vivarelli hanno presentato il volume di Giorgio Rochat: « Regime fascista e chiese
evangeliche », alla presenza dell’autore.
Bazar
FIRENZE (via de’ Benci) —
L’il maggio è stato difficile entrare nel salone, tante persone
sono venute per ammirare i lavori presentati dalle sorelle dell’Unione femminile, per passare
qualche ora insieme e consuma
re il ricco buffet. Il ricavato è
stato destinato alle opere della
nostra chiesa.
• Il 19 maggio è stato un giorno di gioia per la Chiesa metodista. Daniela Castellino ha
fatto la sua confessione di fede
di fronte a una comunità più
che numerosa. I giovani hanno
partecipato attivamente alla liturgia per l’aspetto musicale. E’
seguita una bella àgape fraterna.
Pronunciamento
sull’otto per mille
PALERMO — Le chiese valdesi di Palermo via Spezio e Noce
e la Chiesa metodista di Palermo Noce hanno convocato per
il giorno 16 giugno 1991 una libera assemblea, al fine di valutare il contenuto della relazione della commissione sinodale
ad referendum sulla questione
deH’8 per mille e di esprimersi
in proposito.
A seguito di un’ampia discussione, caratterizzata da accenti
e toni diversi, l’assemblea ha ritenuto come positiva la prospettiva di rendere le nostre chiese
potenziali destinatarie delle scelte dei cittadini contribuenti e si
è augurata che il Sinodo 1991
deliberi di avviare le procedure
necessarie per la stipula della
relativa intesa. (Approvato con
1 voto contrario).
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6 prospettive bibliche
28 giugno 1991
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Geremia e Gesù: la forza della protesta
Non stupisce che la passione di Gesù sia stata messa in relazione con
il destino del profeta di Anatot. Pierre-E. Bonnard ha trovato non meno
di dieci Salmi che, secondo lui, sarebbero Salmi geremiani; cinque di
essi sarebbero stati pronunziati sulla
croce da Gesù e cinque altri sarebbero stati applicati a Gesù, il Cristo,
dalla comunità primitiva. Vi abbiamo alluso qua e là in questo libro.
In ogni caso, la menzione esplicita di
Geremia in Matteo 16: 14 deve attirare la nostra attenzione:
Giunti nella regione di Cesarea di
Filippo, Gesù interrogò i suoi discepoli: « Secondo gli uomini, chi è il
Figlio dell’uomo? ». Gli dissero: « Per
gli uni Giovanni Battista; per altri
Elia; per altri ancora Geremia o uno
dei profeti ».
Questa tradizione dei profeti sofferenti si trova d’altronde in certi
scritti ebraici intertestamentari, quali per esempio la Vita dei profeti e
l’Ascensione di Isaia; è una tradizione di cui si scoprono tracce in Matteo 23: 37 e, particolarmente, in
Ebrei 11: 37. Molto per tempo, dunque, Geremia, come anche Osea, sono
stati certamente utilizzati come modello per interpretare il destino di
Gesù, in quanto profeta, respinto dai
suoi, portato in giudizio, crocifisso e
risorto. Ritroviamo qui il profilo
completo del profeta assassinato, volto umano e già incarnato di Dio. Siamo colpevoli di aver ucciso il Giusto
poiché fin dall’inizio abbiamo continuamente respinto i profeti instancabilmente inviati da Dio (probabilmente l’attestazione più antica di
questo tema si trova in Nehemia
9: 16-30, che costituirà il modello
delle preghiere cristiane di confessione collettiva di peccato).
Il combattimento,
passione di Gesù
Tuttavia, per evitare di cadere nel
tranello del masochismo e della colpevolizzazione, un altro tema deve
essere contemporaneamente sottolineato: il concetto, cioè, che la vita,
e in particolare la prassi energica del
profeta, è il paradigma del combattimento-passione di Gesù. Infatti la
forza, il sentimento di essere giustificati ed accettati nonostante le imperfezioni, chiamati ad essere e ad affermarsi nonostante le « potenze » e i
« poteri », questo sentimento impedisce alla sofferenza di considerarsi
una specie di debolezza innocente e
vittimistica. Anche quando soffriamo
non siamo innocenti. Né innocenti né
colpevoli; soffriamo, senza dubbio,
ma vogliamo anche ritrovare la forza, il coraggio di vivere, l’essere. In
questo modo Geremia, il profeta forte, annunzierebbe non tanto la « sofferenza » di Gesù, quanto la potenza
che emana dalla sua azione e dalla
sua opera. Una tale tradizione, meno
conosciuta della prima, ma forse ancora più importante, collegherebbe
così Gesù con il profeta ebreo più
attraverso la forza e la potenza che
attraverso la debolezza e la fragilità.
Esaminiamo questo fatto più da vicino.
Nel giudaismo contemporaneo di
Gesù, in effetti, si aspettava non il ritorno di Geremia come precursore
del Messia, ma quello di Elia. Secondo questa tradizione. Geremia è il
tipo non del Messia sofferente, ma
dello spessore, della forza storica dei
Quello che pubblichiamo è l’ultimo capitolo del libro di Henry Mottu
«Geremia: una protesta contro la sofferenza», edito dalla Claudiana
nel febbraio 1990. Henry Mottu, ginevrino, ha insegnato per vari anni
all’« Union Theological Seminary » di New York. Attualmente è docente
di teologia pratica all’Università di Ginevra. Ha diretto il « Centro incontri di Cartigny », 1’« Atelier oecuménique de théologie » ed è responsabile del dipartimento per la formazione degli adulti della Chiesa di Ginevra. ( red.)
profeti come persone, intercessori ed
inviati che, nella loro esistenza concreta, hanno dimostrato la forza del
processo intentato dalla Parola di
Dio alle potenze di questo mondo. Si
metterà così in evidenza la nascita di
Geremia (il suo « cuore era puro di
peccato »), la sua opera profetica (secondo II Maccabei 2 egli salvò gli
utensili del Tempio nascondendoli in
una grotta), la sua morte per lapidazione, la sua fedele intercessione per
il popolo anche al di là della sua vita
terrena (secondo II Maccabei 15 egli,
pregando per Gerusalemme, è « l’amico dei suoi fratelli »), la sua opera
di demolitore d’idoli e, infine, la sua
presenza paragonabile ad una fortezza, dato che, finché egli abitava nella
città santa, questa non poteva essere
distrutta.
Questo è, d’altronde, il motivo per
cui il vero profeta deve rimanere in
mezzo al suo popolo, come aveva ben
capito Bonhoeffer negli Stati Uniti
quando, nel 1939, decideva bruscamente di ritornare in patria. Prima
di tornare egli lasciò una lettera a
Reinhold Niebuhr nella quale scriveva;
Devo vivere questo periodo difficile
della nostra storia nazionale con il
popolo cristiano di Germania. Non
avrei il diritto di partecipare alla ricostruzione della vita cristiana dopo
la guerra se non partecipassi alle prove di questo tempo con il mio popolo.
[...] In Germania i cristiani saranno
messi di fronte ad una terribile alternativa: o volere la disfatta della loro
nazione perché la civiltà cristiana
possa sopravvivere, oppure volere la
vittoria della loro nazione e per questo stesso fatto la distruzione della
nostra civiltà. So quale deve essere la
mia scelta; ma non posso farla nella
sicurezza.
Gesù è stato
assassinato
Se il profeta soffre, questo deriva
dal fatto che la sua vita è un atto di
redenzione. Il germe della salvezza in
vista dell’avvenire non risiede solo in
quel che ha detto, ma in quel che ha
fatto. La sua morte violenta non è
che la conclusione ultima della sua
azione. Del resto, come Rubem Alves
ha esposto nella sua teologia della liberazione e come i teologi neri non
hanno cessato di sottolineare, Gesù
non è morto nel suo letto, è stato assassinato. Ucciso e liquidato, non
semplicemente « morto »; linciato
dunque, come uno schiavo e non semplicemente morto come un « servo
sofferente » (designazione ambigua
che annunzia l’idea, secondo me falsa, di una salvezza non malgrado la
sofferenza, ma per mezzo di essa).
Nella morte di Gesù si tratta di un
omicidio e non di un semplice morire.
Tuttavia a questo proposito è significativo che Geremia 7: 11 sia
esplicitamente citato in Matteo 21: 13
(e in Marco 11: 17), nell’episodio dei
venditori cacciati dal Tempio: « E’
scritto: la mia casa è una casa di
preghiera; ma voi ne fate una caverna di banditi! ». Quanto a Giovanni
2: 17, cita il Salmo 69; 10: « Lo zelo
per la tua casa mi divorerà ». Il rapporto fra il profeta e Gesù è costituito dall’atto di trasgressione con il
quale hanno provocato le « potenze »; in particolare il fatto di aver
messo in berlina una Legge che era
degenerata diventando pretesto e non
più linea reale di condotta. Null’altro
che la conseguenza di questi atti ed
azioni dimostrative li condurrà immancabilmente alla morte violenta,
e questo fin dal principio (cfr. i primi capitoli del Vangelo di Marco che
culminano in 3: 6). Mi piace citare a
questo punto Suzanne de Dietrich
che, a questo proposito, dichiara:
L’onore di Dio è in gioco e vibra
nella voce del profeta la stessa collera che, sei secoli più tardi, indurrà
Gesù ad impugnare la frusta. Qui,
più che in qualunque altro momento.
Geremia si rivela precursore di Gesù
Cristo.
Nei contemporanei di Gesù vi era
dunque, all’inizio, qualcosa di simile
alla sensazione di trovarsi davanti allo stesso avvenimento, colpiti come
erano « da quella mescolanza di potenza e di sofferenza che proponeva
Gesù alla loro attenzione ».
La croce: forza della
testimonianza sconfitta
Ma non è tutto. Gesù non adempie
soltanto la parola dei profeti e i loro
atti significativi, compie anche e prima di tutto il loro destino. Così, un
testo come quello di Matteo 23, con
le invettive di Gesù contro gli scribi,
dimostra con la sua inaudita violenza che il destino di Gesù è deciso per
il fatto stesso del suo essere. Si erge
contro i « poteri ». Da quel momento,
il processo della Parola contro l’ingiustizia si trasformerà in passione
della Parola che, anche ridotta al silenzio, parlerà perfino nei dinieghi e
nel disprezzo degli avversari e degli
oltraggiatori. Il Cristo « incendiario »
che porta sulla terra non la pace, ma
la spada, firma senza dubbio la sua
condanna a morte, ma provoca anche vittoriosamente i principi di questo mondo (cfr I Cor. 2: 8). Potremmo allora interpretare la croce come
la forza della testimonianza sconfitta
e la risurrezione di Gesù, il Cristo,
come Vautorità di questa forza sulle
« potenze » e sulle « dominazioni »
messe a nudo. In ultima analisi la
sofferenza vince la disperazione poiché essa sola, in quanto testimonianza e protesta, attraversa il crogiolo
della realtà e trasforma il risentimento in collera, poi la collera in forza
d’amare.
Se si sono citati così spesso i Salmi nella tradizione sinottica e giovannea della Passione, non è stato soltanto per ridurre Gesù all’immagine
del Giusto sofferente (Sai. 22), ma anche e soprattutto per inserire il destino di Gesù in un tempo e in una storia che l’hanno preceduto, per rende
re al processo della Passione una intelligibilità senza la quale la Passione
stessa sarebbe rimasta nell’area opaca della colpevolezza o deH’ìncoerenza. Infatti, ai Salmi di lamento personale del giusto conviene anche aggiungere alcuni Salmi regali come il
Sai. 2 o il Sai. 110, molto presenti
nel racconto della Passione. In un
certo modo la sofferenza di Gesù è
stata una sofferenza regale e forse
questo è l’aspetto in cui egli è stato
più a fondo prefigurato da Geremia.
Infatti, la sofferenza del profeta di
Anatot è incomprensibile se non si
comprende che la forza d’Israele militarmente e politicamente sconfitto
è stata trasferita in lui. Geremia soffre perché, in realtà, sostituisce il re,
ed in lui, cioè nella tradizione profetica stessa, risiederà d’ora in poi l’autentica regalità d’Israele: la tua forza non risiederà più nei cavalli e nei
carri, ma solo nello Spirito del Signore.
Il lamento si trasforma
in protesta di fede
Agli uni i carri, agli altri i cavalli,
ma a noi il nome del Signore, del nostro Dio: è lui che invochiamo. Essi
piegano, cadono, ma noi, in piedi, noi
resistiamo (Sai. 20: 8-9).
Secondo la parola di Agostino, Cristo è così « questo meraviglioso cantore dei Salmi ». Salmi che ha ripetuto con la sua voce, incarnato nella
sua vita e che continua nel suo corpo.
La confessione e il riconoscimento,
il lamento del Giusto si trasformano
allora in forza; forza di testimonianza, in protesta di fede.
C’è ancora di più. Come indicavamo già al capitolo 5, è il concetto
stesso di « nuova Alleanza » che formerà l’armatura del sacramento della presenza di Cristo nel cuore stesso
del mondo, la Cena nella quale il suo
corpo ci è dato come presenza vivente e nutrimento eterno. A questo punto la prefigurazione non è più la persona del profeta in sé, m.a il Libro
stesso e il suo dinamismo interno come lettera e come promessa. La nuova « Alleanza » — e non « Testamento » — nel suo sangue (Me. 14: 24 e
Le. 22: 20 che dipende da I Cor. 11;
25) ci mostra che la Scrittura è compiuta nel corpo e nel sangue di Gesù,
il Cristo. Tutta la finalità dell’opera
di Gesù è così affermata in consonanza con la speranza stessa del profeta Geremia, profeta che soffre e che
annunzia la nuova e definitiva manifestazione di Dio nel cuore degli uomini. La nuova Alleanza diventa così
sinonimo di Regno di Dio il cui fine
ultimo non è giudicarci, ma liberarci.
« Beati coloro che sono invitati alla
festa delle nozze dell’ Agnello! »
(Apoc. 19: 9) — come dice l’invito
della liturgia della Cena. Infatti la
Parola di Gesù guarisce i corpi liberando le anime. A tutti quelli e quelle che si sentono « stanchi e oppressi » (Mt. 11: 28) Gesù annunzia il perdono guarendo le ferite. Qgni essere
umano può allora venire a confessare
la sua miseria (e non solo le sue colpe!) a colui nel quale si è manifestata
una tale forza di guarigione. In ultima analisi, questa forza è il legame
che unisce più profondamente il profeta di Anatot ed il Nazareno e che
obbliga perfino i demoni, oggi come
ieri, a confessare: Gesù è vincitore!
Henry Mottu
7
28 giugno 1991
obiettivo aperto
NELLA RUHR LA XXIV EDIZIONE DEL KIRCHENTAG
IMPRESSIONI
«Lo Spirito di Dio iibera per vivere»
Dalla rassegna tedesca un’immagine di chiese che sempre più si confrontano con diversi
mezzi per trasmettere la loro testimonianza - Dibattiti anche sull’Europa e il Terzo Mondo
Il prof. Paolo Ricca in visita allo
stiano »
La pioggia non ha scoraggiato
novantamila persone, in gran parte giovani, a partecipare al culto
conclusivo, nello stadio di Gelsenkirchen, del 24“ Kirchentag (giornata delle chiese) svoltosi dal 5
al 9 giugno, nella Ruhr, all’insegna del motto « Lo Spirito di Dio
libera per vivere » (che riecheggia il testo biblico di Isaia 61:
1-11).
Un culto ricco di danze, di musica, di canti. La breve predicazione del pastore Hempel di Dresda, che ha commentato la lettera ai Romani (8: 14-17): « ...voi
non avete ricevuto uno spirito di
servitù » diceva tra l’altro che « i
cristiani non sono sempre destinati ad essere delle vittime, non
sono sempre schiavi e succubi
delle vicende storiche. Il Signore
SI fa carico dei nostri pesi e ci
spinge a trasformare le situazioni
d'ingiustizia che umiliano la persona umana... » L’applauso immenso che è risuonato fragoroso
nello stadio ha sottolineato il
punto vero di questo Kirchentag
edizione 1991: ¡’avvenuta riunificazione tedesca. Anche Erhard
Eppler, presidente, nella parola
conclusiva che ha voluto essere
un invito a convertirsi « al Cristo
della storia » ha ricordato come
in questi ultimi mesi sono stati
considerati i cittadini dell’Est:
« Consumatori dei nostri beni,
clienti delle nostre banche e delle
società assicuratrici, elettori dei
nostri partiti, lettori della nostra
stampa... quando finiremo di considerare gli altri come oggetti
della nostra economia di cui possiamo disporre a nostro piacimento? ».
Poche parole ma chiare. Il culto conclusivo, come del resto lo
stesso Kirchentag con le sue tremila diverse iniziative (stand, dibattiti, mostre, studi biblici, balletti...) è sempre meno chiesa della Parola e sempre più parole,
musiche, arte e rappresentazioni
teatrali della chiesa. Sono i movimenti interni alle chiese ovvero
la base del protestantesimo che
si esprime in mille modi diversi.
Questa volta, rispetto ad altre
edizioni come l’ultima di Berlino
del 1989, l’organizzazione (per
quanto condotta con teutonica efficienza) non è riuscita a collegare in modo organico le tre città
della Ruhr (Essen, Bochum e
Dortmund) che ospitavano la manifestazione. Chi, dal « mercato
delle possibilità » localizzato ad
Essen (più di 500 stand su iniziative cristiane), voleva partecipare, per esempio allo studio biblico che Paolo Ricca ha tenuto giovedì 6 a Dortmund, tra treno e
metropolitana finiva col perdere
alcune ore soltanto per il viaggio.
Frammentato in tre città, il primo Kirchentag del dopomiuro
non è riuscito, salvo nel culto finale, a dare quella visione d’in
stand allestito dal « Servizio cridi Riesi.
sieme (i tedeschi la chiamano
Überlick) che avevamo colto
anni fa ad Hannover con i « lilaTiicher » (i fazzoletti viola della
pace) o nei dibattiti appassionati
di Berlino da parte di un protestantesimo che ha dato la spallata decisiva (stesso discorso vale per altri paesi dell’Est, per
esempio la Romania) nel buttar
giù la realizzazione più nefasta
dell’ex RDT.
Al dibattito, di fronte a 12 mila
persone, tra il ministro democristiano Wolfgang Schäuble e la socialdemocratica Herta DäublerGmelin, sull’urgenza di cambiare
la Costituzione (nata sulla divisione del 1949 e, per molti aspetti,
inadatta alla nuova situazione
riunificata) mancavano soltanto
le immagini. E potevano essere
quelle di un film riguardante una
coppia divorziata da quarant’anni; lui ricco ed arrogante e, di
ciamo, lei povera e sognatrice.
Dopo quarant’anni i due scoprono di amarsi ancora ma l’amore
non basta. Mancano quarant’anni
di vita insieme perché la cosa
funzioni. Non resta altro da fare
che guardare al futuro perché il
passato è pieno di fantasmi.
Donne cristiane
e musulmane
Ma in queste giornate non si
sono affrontati solo problemi di
carattere interno. Si è anche discusso di donne, e in modo particolare di donne cristiane e musulmane a confronto; di ecologia
e di razzismo. Molto frequentati
sono stati i « forum » sull’Europa e sul dopoguerra nel Golfo.
Importante anche la riflessione
sulla Russia di Gorbaciov, e mai
come questa volta sono stati presenti gli ortodossi il cui metropolita, Kyrill di Smolensk e Mosca,
ha chiesto all’Occidente di collaborare generosamente alla soluzione dei gravi problemi interm
all’economia dell’Unione Sovietica. Dai dati che ho raccolto nell’ufficio stampa (oltre mille giornalisti accreditati) emerge il fatto che la presenza internazionale,
particolarmente quella del Terzo
Mondo, è in aumento. Malgrado
le difficoltà di spostamento tra
una città e l’altra o per seguire
le varie manifestazioni non c’è
stato un calo di partecipazione.
Ufficialmente gli iscritti erano
104.000 di cui diecimila provenienti dall’ex RDT.
Hans-Joachim Ndlke, segretario
generale del Gustav Adolf Werk,
l’organizzazione evangelica di aiuti internazionali, ha trascorso
gran parte del suo tempo a lucidare, con tanto di sedile e banchetto, le scarpe ai visitatori: per
ogni lucidata, 5 marchi. Il primo
giorno, in poche ore, ha raccolto
insieme alla moglie 500 marchi.
Sono soldi che andranno ad un
programma di aiuto ai bambini
di strada a Buenos Aires. Il Kirchentag è anche questo: manifestare concretamente come la fede opera nella storia. In uno dei
67 culti di apertura, ad Essen sulla Kennedy-Platz, il Präses della
Chiesa evangelica della Renania
(3 milioni di membri), Peter
Beier, ha ricordato la necessità
dell’azione politica del cristiano;
gli ha fatto eco l’ex segretario generale del CEC, Philip Potter, che
ha lamentato il fatto che la società occidentale tende a rimuovere, anche spiritualmente, la
realtà di milioni di esseri umani
che vivono in una miseria mortale.
Le donne, quest’anno, sono state più numerose degli uomini
(54%). Il 38% dei partecipanti era
tra i 18 e i 29 anni. L’86% degli
iscritti si è dichiarato evangelico;
il 6% cattolico. Il prossimo Kirchentag si terrà, nel giugno del
1993, a Monaco di Baviera. Di
nuovo in una grande città dopo
r esperienza dispersiva nella
Ruhr. Speriamo che per quella
prossima occasione il nostro piccolo mondo valdese e metodista
possa essere presente come lo è
stato questa volta. In particolare con due interventi nel « forum» Europa, uno stand al «mercato delle possibilità » e il già citato studio biblico di Ricca. Due
gruppi di giovani, uno dalla Sicilia e uno da Torre Pellice, hanno preso parte a questa festa del
protestantesimo nella quale le
chiese si specchiano, spesso senza riconoscersi, in un gioco senza
fine.
Giuseppe Platone
Attenzione per iFgiovani
L’istituzione ecclesiastica è estremamente sensibile a un aspetto
di fatto fondamentale per la vita delle chiese - « A casa nostra »
Oltre alla delegazione ufficiale,
guidata da Giuseppe Platone con
uno stand su Riesi, al Kirchentag ha partecipato quest’anno im
gruppo di otto giovani delle comunità di Torre Pellice e Luserna S. Giovanni. Invitati dai
giovani evangelici della chiesa di
Dortmund, con i quali già da
alcuni anni si sono avviati numerosi contatti, abbiamo avuto
occasione di partecipare per la
prima volta a questa grande « festa della chiesa ». Altri hanno
confermato il proprio entusiasmo ed interesse per una manifestazione che da noi alle Valli ed in Italia non ha eguali.
Dei dieci giorni passati nella
zona della Ruhr, la metà sono
stati trascorsi al Ponyhof, una
casa di accoglienza tipo foresteria, insieme ai nostri amici tedeschi e ad un gruppo di giovani irlandesi di Corrymeela,
una comunità nell’Irlanda del
Nord dove sia cattolici che protestanti lavorano per la pace e
la riconciliazione in ima terra
dove i conflitti religiosi e sociali sono all’ordine del giorno.
E’ stato molto interessante per
tutti i partecipanti presentare e
conoscere le diverse realtà, quella nostra di minoranza protestante, quella loro di una comunità cristiana di riconciliazione, e anche un’occasione per
rendersi conto direttamente del
lavoro e dell’impegno dei giova
ni tedeschi nella loro chiesa e
della grande disponibilità finanziaria che ha suscitato in noi
imbarazzo ed anche un po’ d’invidia. Non sono mancati poi i
momenti più classici di svago
come giochi, canti, l’andare a
cavallo e le numerose visite (come l’interessante « visita alternativa » alla città di Dortmund
ripercorrendo i momenti ed i
luoghi più drammatici degli anni del nazismo).
E poi gli altri cinque giorni
vissuti intensamente nella città
del Kirchentag, con migliaia di
persone che affollavano strade,
stand, scuole, chiese. Momenti di
festa, riflessione e canto ci hanno sempre accompagnato. Nei
locali di una chiesa abbiamo presentato uno spettacolino con diapositive, canti e scenette sulla
storia valdese e sulle attività
giovanili alle Valli, seguito da
un pubblico attento anche se
non molto numeroso.
Abbiamo notato da parte dell’istituzione ecclesiastica un’attenzione ed un sostegno alle attività giovanili maggiori di quanto si riscontra nella nostra realtà (questo dovuto non solo ad
una disponibilità finanziaria più
rilevante, ma ad una precisa volontà), attenzione testimoniata
ad esempio da una migliore collaborazione ed intesa tra le varie componenti della comunità e
dalla presenza di un ufficio che
La vita
allo stand
Lo spazio in cui è stato inserito il nostro stand aveva come
tema generale "I tedeschi in Europa: ecumene e gemellaggi intemazionali". Questo vuol dire
che siamo stati simpaticamente
circondati da gruppi provenienti
da ogni parte del globo: Thailandia, Tanzania, Sud Africa, Indonesia, Romania, Cecoslovacchia
ecc. Nei momenti di pausa dal
lavoro abbiamo potuto avere
molti contatti interessanti visitando diversi stand.
Il nostro stand era accanto alla
grande mostra della Gustav
Adolf Werk, che sostiene anche
alcune nostre opere sociali in
Italia e in molte parti del mondo
intitolato "Waldenser in SizUien",
e presentava una documenta
UN DATO SIGNIFICATIVO
si occupa di stabilire e mantenere i contatti tra i giovani anche a livello internazionale.
Noi valdesi, abituati a vivere
in un contesto socio-culturale in
cui non ci riconosciamo (quello
cattolico, del papa che è tutti
i giorni in televisione, quello di
« Protestantesimo » a mezzanotte passata) ci siamo sentiti paradossalmente « a casa nostra »
in un paese straniero dove il
pensiero protestante è condiviso
da un gran numero di persone
e si esprime anche attraverso le
istituzioni statali e i mass media. Tra l’altro l’ecumenismo è
sentito come reale necessità da
ambo le parti (anche se è maggiore il rischio di perdere la
propria identità). Ci ha particolarmente colpito il clima di amicizia formatosi intorno a questa manifestazione: ognuno di
noi avpa l’opportunità di scambiare le proprie opinioni e le
proprie esperienze personali con
persone conosciute durante le
varie attività e poteva osservare come i suoi pensieri erano
condivisi.
L’atmosfera di felicità e fratellanza di questi giorni ci ha
permesso di stringere un profondo legame affettivo con i ragazzi sia irlandesi che tedeschi,
che speriamo si mantenga nel
tempo.
II gruppo
Una processione satirica sulla
cura d’anime ai militari.
zione soprattutto fotografica su
"La Noce" di Palermo, sul "Servizio cristiano” di Riesi, l’asilo
degli anziani di Vittoria, le scuole materne di Pachino e Scicli, a
cui hanno lavorato una decina di
persone provenienti dall’Italia.
Le giornate sono state di grande
impegno perché i visitatori erano particolarmente numerosi. Si
è trattato di persone che in genere avevano già avuto contatto
con il mondo evangelico italiano
o con qualcuno dei nostri centri (Agape, Casa Cares, Riesi)
o con la Facoltà valdese, e non
sono neppure mancate le persone che intendono fare un viaggio
in Italia per conoscere, tra le
altre cose, anche la realtà del
protestantesimo. Due membri del
nostro gruppo hanno partecipato al "forum” Europa: Giuseppe
Di Legami, studente universitario a Catania, ha parlato su
"Speranze e paure dei giovani di
fronte all’Europa’' e il pastore
Platone ha svolto un intervento
su "Culture in conflitto" (cattolicesimo e protestantesimo; Nord
e Sud in Italia; mentalità mafiosa e cultura democratica).
La famiglia Nölle di Dusseldorf, amica di vecchia data dei
valdesi, si è oltremodo attivata
per la buona riuscita di tutto il
lavoro.
Il bilancio di questa esperienza
a mio avviso è positivo; quasi
tutto il gruppo era per la prima
volta al Kirchentag. Occorre dire
che tre giorni sono troppo pochi
per afferrare il "mercato delle
possibilità" così ricco di materiali e di esperienze.
Lo stand, benché facessimo dei
turni di presenza, non ci ha permesso di partecipare pienamente
alle varie manifestazioni del
Kirchentag. E’ stato però un
punto d’incontro per tantissimi
amici e amiche ed è un’occasione
per offrire un’informazione aggiornata sulla realtà delle nostre
chiese. L'afflusso continuo, specialmente di giovani, ci fa credere che l’interesse per l’Italia
evangelica sia forte. Per noi
quindi è una grande responsabilità che, nell’Europa che si sta
costruendo, non può che aumentare.
Eliana Briante
8
8 fede e cultura
28 giugno 1991
FONDAMENTALISMO E FONDAMENTALISMI
Considerazioni
storiografiche
Occorr© msggior© chi3r©zz9 n©l d©finir© un 0r©3 V3st3 © composits,
di cui fors© S3ppi3mo 3ncor3 poco - C3r3tt©ri comuni © m©no comuni
Oggi si parla molto di "fondamentalismo”, specie in seguito
alla guerra del Golfo. Il pensiero
corre subito al fondamentalismo
islamico, ma ce ne sono altri,
come ha bene messo in evidenza
Enzo Pace (docente di sociologia
delle religioni nell'Università di
Padova) in un suo prezioso libretto; Il regime della verità. Il fondamentalismo religioso contemporaneo (Bologna, Il mulino,
1990, pp. 114).
Trattando successivamente dei
fondamentalismi in USA, nell’Islam, nel mondo ebraico, nel
Punjab coi Sikh, e in Italia con
’’Comimione e Liberazione", l’autore ne approfitta per rilevarne
anche i tratti comuni, ancorandosi alla pubblicistica più recente.
Ora, se si consulta l’Enciclopedia delle religioni (Garzanti,
1989, tratta dalla Knaurs grosser
Religions Führer, Monaco, 1986),
si constaterà che si accenna
solo al fondamentalismo islamico, distinguendolo tra altre tre
correnti del "neoislam” come i
secolaristi, i tradizionalisti e i
liberali.
Una rivista
monografica
Quanto al fondamentalismo
cristiano, siamo ora in possesso
di un interessante quaderno degli
"Studi di teologia’’ (rivista edita
a cura dell’Istituto di formazione
evangelica e documentazione di
Padova) dedicato espressamente
al tema Fondamentalisti ed evangelici (a. II, n. 2, II sem. 1990),
con sette studi sul fondamentalismo in genere e su quello nordamericano in particolare, seguiti
da nove Tesine su fondamentalismo e neofondamentalismo.
Tra questi vari contributi,
di cui quattro sono dovuti a teologi, pastori e anziani che hanno
compiuto i loro studi in USA o
in Inghilterra (John Oldfield,
Gianfranco Piccirillo, Paul Finch,
Jonathan Terino), segnalo quello
di Giuseppe Platone sul fenomeno dei televangelisti, quello del
teologo cattolico Luigi Sartori
che si chiede se esiste un fondamentalismo cattolico, ed infine
quello del direttore responsabile
della rivista, Pietro Bolognesi,
sul fondamento della fede evangelica.
Tutti questi studi erano stati
presentati alle "giornate teologiche" organizzate dal suddetto
Istituto (IFED) a Padova nel settembre 1989, ma manca in loro
un'esposizione della situazione in
Italia, dove pure esistono chiese
o movimenti che possono rientrare grosso modo nelle categorie
del fondamentalismo religioso.
Quali sono?
Ho sotto gli occhi due volumetti che, negli anni ’70 e ’80, hanno
tentato di dare un panorama
degli evangelici in Italia, uno di
Giorgio Bouchard e Renzo Turinetto (L’« altra chiesa » in Italia:
gli evangelici, Torino, Claudiana,
1976, pp. 140), l’altro di Axrrelio
Penna e Sergio Ronchi (Il protestantesimo: la sfida degli evangelici in Italia e nel mondo,
Milano, Feltrinelli, 1981, pp. 273),
ma nemmeno in essi c’è qualcosa
al riguardo, se si eccettua presso
Bouchard-Turinetto una grossa
distinzione tra chiese dentro là
Riforma (luterani, riformati, anglicani) e chiese sotto il segno
del Risveglio (metodisti, battisti,
"Fratelli", avventisti, pentecostali, di Cristo). Vi è un solo accenno al fondamentalismo, ma riferito tra parentesi, al "profondo
biblicismo” dei pentecostali (p.
86). Eppure si sa che, tra i principi che sono stati definiti "fondamentalisti" sin dalla fine del
secolo scorso, non c’è soltanto
l’accettazione piena della Parola
di Dio di cui si proclama l’inerranza, ma anche le ferme convinzioni della ■ divinità di Gesù
Cristo, della sua nascita verginale, della sua espiazione vicaria
sulla croce, della sua resurrezione fisica e del suo ritorno corporeo sulla terra alla fine dei tempi (cfr. i Cinque principi fondamentali espressi nel 1895 da un
Convegno biblico a Niagara Falls,
negli USA, nel quaderno su citato dell’IFED, pp. 133 e 159).
Fondamentista e
fondamentalista
A proposito del termine "fondamentalista", mi preme segnalare una (per me) jjertinente distinzione, che il past. Mario
Affuso di Prato fa nella rivista
Fedeltà da lui fondata e diretta
(n. 71, nov,-dic. 1990, p, 970 e
copertina), tra fondamentista
e fondamentalista. Premesso che
il primo termine "non si trova
nei dizionari", l’autore se ne rivendica la paternità per meglio
distinguere coloro che, nel testo
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Cristianesimo
al femminile
delle Sacre Scritture, si attengono solo alla parola-”segno” (i
fondamentalisti) da coloro che
invece vanno oltre il segno per
afferrarne, il "significato" (i fondamentisti, di cui l’apostolo Paolo
sarebbe il più cospicuo antesignano).
Sarà effettivamente così? Affiora nelle osservazioni di Mario
Affuso il grosso problema della
separazione esistente tuttora nel
nostro paese tra le varie chiese
evangeliche, di cui alcune non
fanno parte, per loro espressa
volontà, del Consiglio federale.
Il comune ritorno
alla verità
Premesso che il termine "fondamentalista” non è in sé ingiurioso, è bene domandarsi, come
fa Enzo Pace, se c’è qualche denominatore comune ai vari fondamentalismi da lui rievocati.
L’autore, fatta la debita distinzione ti'a due tipi di fondamentalismo (uno pacifico, l’altro aggressivo), rintraccia in tutt’e due
un fondo comune, che è il ritorno
alla radice della verità, cioè ad
una rivelazione contenuta in genere in un testo sacro e, accoppiata a questa esigenza primaria,
un acuto senso di elezione, che
si manifesta in una particolare
benedizione divina profusa su
chi si sente "eletto" anche nell’esercizio della propria professione mondana.
A tale riguardo, non v’è chi non
veda in ciò un curioso parallelismo con la ben nota concezione
di Weber secondo cui il capitalismo moderno sarebbe nato dal ■
calvinismo (cfr. Gianfranco Poggi, cattedratico di sociologia nell’Università di Ediipburgo, Calvinismo e spirito del capitalismo,
Bologna, Il mulino, 1984, pp. 154).
Accanto a questi due elementi
comuni ce ne sono altri, che possono variare a seconda dei contesti diversi in cui si manifestano, come per esempio Tesclusivismo di gruppo (la verità risiede
solo da una parte), l’accentuazione degli aspetti escatologici (il
millenarismo), il separatismo tra
stato e chiesa, la cosiddetta sindrome di accerchiamento (”U
bisogno di opporsi a qualcuno o
a qualcosa avvertiti come minacce all’integrità della propria
fede”. Pace, pp. 15 e 107) ecc.
Potrei terminare facendo mio
l’auspicio di Affuso, cioè auspicando, promuovendo e magari
producendo ”un aggancio ecumenico con le realtà ed i gruppi
fondamentalisti... che sono dopotutto di estrazione evangelico-protestante”. In altre parole, si può
prevedere una specie di "fronte
comune’’ che comprenda tutti
coloro che in Italia, fondamentalisti o no, riconoscono nella Parola di Dio la sola norma di fede e
di vita? L’impresa è difficile, ma
merita il tentativo di affrontarla,
fraternamente.
Giovanni Gönnet
La diffidenza protestante di
fronte alla rilettura di figure
storiche « religiose » non può
che cadere di fronte a questa
interessante ricerca '. Adriana
Valerio parte infatti con l’esplicito desiderio di lasciar cadere
l’agiografia che presenta queste
figure femminili come esempi
virtuosi per le dorme, per cercarne invece lo spessore della
vita concreta e gli inquieti percorsi di libertà, spesso anche
sfociati in persecuzioni e condanne da parte della grande
chiesa.
La sua ipotesi è che esista
nella storia una teologia fatta
dalle donne, che non è sorta in
questo secolo semplicemente
dietro le spinte di un femminismo culturale diffuso: al contrario questa teologia delle donne ha delle radici antiche e se
ne può tracciare quasi una continuità nei secoli.
A leggere Adriana Valerio vengono in evidenza tre caratteristiche di questa teologia:
a) una tradizione non patriarcale, nonostante il fatto che
le donne fossero comprese nella cultura androcentrica, tanto
che il loro pensiero spesso non
si staccava da quello maschile
neppure sui pregiudizi riguardanti l’interiorità della donna.
Eppure ci sono anche testi antichi che, ci mostrano come
queste donne avessero chiara la
coscienza di esistere contro il
silenzio degli uomini su di loro.
E di esistere di fronte a Dio;
b) e questa è la seconda caratteristica di questa teologia
delle donne: la libertà delle donne di fronte a Dio. In effetti
tutte le donne di cui parla Adriana Valerio rivendicano un rapporto diretto con Dio, che non
passa attraverso confessori o
gerarchie maschili, e dà loro un
forte sentimento di dignità della propria fede e della propria
esistenza;
c) infine il libro mette in
evidenza a più riprese un tema
che percorre le eresie e che si
contrappone alla dottrina cattolica di epoca scolastica del1’« imago Dei ». Quest’ultima sosteneva, appoggiandosi ad Aristotele, che solo l’uomo è pienamente essere umano, dunque
capace di portare il divino. L’autrice vuole farci riflettere invece sulla capacità analogica del
femminile di rappresentare Dio,,
e sul femminile di Dio.
La grande presenza femminile all’interno delle eresie medioevali ha spesso fatto discutere.
Una delle tesi classiche —
dell’epoca — è che le donne fossero più deboli e meno dotate
di strumenti, per cui era per
loro più facile cadere preda
delle eresie.
Valerio fa propria invece l’idea
che sia l’esigenza di libertà delle donne ad esprimersi in questi movimenti, e per questo la
presenza femminile esplicita e
parlante sembra al loro interno
così importante. E per questo
già nei primi secoli la presenza di donne è maggiore dove
maggiori sono gli spazi di libertà e l’annuncio dello Spirito.
Il tema della libertà femminile si accompagna nei secoli anche alla contestazione della separazione clero-laici. Infatti
spesso quella divisione viene
contestata dalle esperienze ministeriali delle donne. D’altra parte i movimenti ereticali nascono fra coloro che non hanno il
diritto di appartenere all’ordine
istituzionale della chiesa, dunque fra i laici. « Laici, dunque
donne », dice l’autrice ad un
certo punto.
Infine ancora un motivo per
delle donne protestanti di riflettere sugli apporti di questo li
taro: gli ultimi due capitoli riguardano l’uno una donna protestante, Marianne Weber, l’altro una di quelle donne considerate protagoniste del movimento riformato in Italia, Vittoria Colonna.
Proprio le caratteristiche che
di quest’ultima sono messe in
luce ne mostrano la forza « protestante ». E’ infatti il suo rapporto diretto con la Scrittura
che la segnala. Ed in questo
rapporto non mediato da interpretazioni gerarchiche e maschili Vittoria Colonna scopre con
autenticità la forza delle donne
che incontrano Cristo nei Van
geli. Nella loro fede riconosce
la capacità di esprimersi come
donna anche lei, come testimene di Dio in una chiesa e una
società che della sua voce di
donna non sapevano che fare.
Letizia Tomassone
' A. VALERIO, Cristianesimo al femminile, Napoli, D’Auria, 1990.
DIALOGO EBRAICO-CRISTIANO
I volti di Dio
Dal 1965 la Chiesa cattolica ha
iniziato a sviluppare una comprensione diversa e più aperta
delTebraismo, dalla dichiarazione
conciliare Nostra Aetate agli
Orientamenti per l’applicazione
della dichiarazione conciliare Nostra Aetate del 1974, ai Sussidi
per una corretta presentazione
degli ebrei e dell’ebraismo nella
predicazione e nella catechesi
della Chiesa cattolica del 1985.
Un lungo cammino che ha portato il suo frutto più appariscente con la visita del papa alla sinagoga di Roma nel 1986. Un cammino hon privo di ostacoli, come
dimostrano episodi grandi e piccoli che continuano ad accadere;
dalla questione del Carmelo di
Auschwitz, alle dichiarazioni poco rispettose di alti prelati, alla
sostanziale ghettizzazione dei
gruppi ecumenici con gli ebrei
a cui partecipa una piccola fascia
di cattolici illuminati e « specializzati ».
Ciò nonostante bisogna dare atto alla Chiesa cattolica del suo
sforzo di definire, di chiarire e di
divulgare, almeno sulla carta.
Sforzo che oggi può essere più
facilmente conosciuto grazie a
questo libro di Reinhard Neudecker\ gesuita, docente di letteratura rabbinica al Pontificio
Istituto biblico di Roma che, con
grande chiarezza e semplicità,
spiega origini e contenuti dei documenti citati, tutti riportati in
un’apposita appendice del libro.
Il volume è arricchito da una
breve esposizione deH’autore che
cerca di spiegare la comprensione
ebraica di Dio come di un « Dioche-cammina-con », di cui gli
ebrei « sempre hanno fatto l’esperienza e che oggi gli ebrei religiosi sperimentano come il Dio che
è pieno di amore per noi uomini,
che soffre con noi, che ha bisogno
di noi e che si rivela a noi in maniera sempre nuova e sorprendente, con mille volti, attingendo alla sua inesauribile pienezza » (p69).
Eugenio Bernardini
1 Reinhard Neudecker, / vari volli
del Dio unico. Cristiani ed ebrei in dialogo, Casale Monf., Marietti, 1990, pp141, L. 20.000.
9
28 giugno 1991
valli valdesi 9
PINEROLESE
ANGROGNA
La questione albanese sos per ¡ servizi
Prefettura, comuni, albergatori; si mette in moto fra molte incertezze la macchina dell’ospitalità - Come favorire l’integrazione?
In alcuni comuni del Pinerolese è scoppiata una vera e propria
fobia dell’albanese; saranno decine i profughi che verranno parcheggiati nelle valli nelle prossime settimane: questa è la voce
che ha preso sempre più consistenza fra la gente.
Mentre qualcuno già immaginava il sorgere di tendopoli vere
e proprie, abbiamo cercato di
capire quale fosse in realtà la
situazione, l’entità del fenomeno,
sentendo il sindaco di uno dei
Comuni che, secondo la Prefettura, dovrà ospitare degli albanesi.
« / Comuni — precisa il sindaco di Torre Pellice Marco
Armand Hugon — non sono stati direttamente interpellati dalla
Prefettura; questo era accaduto
tempo addietro quando si era
chiesto di verificare l’eventuale
disponibilità per l’accoglienza di
profughi ma allora, stante la situazione del Comune in cui già
si trovano molti immigrati, si
era risposto in modo negativo.
Ci sono poi stati contatti anche
con la Comunità montana ed in
quest’ultima fase gli interlocutori
scelti dalla Prefettura sono stati direttamente gli albergatori,
contattati tramite i carabinieri
per la distribuzione di un certo
numero di albanesi ».
Qual è stata la reazione degli
interessati e quanti sono, effettivamente, i profughi che verranno assegnati alla zona?
« Per quanto mi risulta dovrebbero essere 12 gli albanesi che
verranno distribuiti a Torre Pellice su quattro strutture ricettive; altri verranno assegnati ad
altri Comuni, comunque in misura minore proprio per il numero ridotto di alberghi. Inizialmente ci sono state forti perplessità rispetto all’operazione,
poi è subentrata una certa disponibilità alla collaborazione. Certo, lamentano molti albergatori,
la questione cade proprio nel
periodo in cui c’è la massima
richiesta di posti letto da parte
di un turismo che, tutto sommato, vive su una stagione assai
corta ».
Quali indicazioni sono state
date circa la durata delTospitalità?
« Secondo quanto affermato
dai carabinieri la presenza degli
albanesi dovrebbe concretizzarsi
dall’inizio di luglio, per due mesi.
Da parte nostra è stata avanzata
l’esigenza che questo numero
non venga aumentato successivamente per non far sorgere problemi di non facile soluzione.
Teniamo conto che da parte del
governo verranno versate 50.000
lire al giorno, alla struttura
ricettiva, per ogni albanese ospitato; per altro ai profughi non
verrà corrisposto nulla, se non
appunto garantito il letto e i
pasti ».
Quindi non è pi'cvisto nulla
per una possibile integrazione
o inserimento nel paese?
« Abbiamo avuto un primo incontro in Comunità montana,
anche con gli operatori del settore sociale, anzitutto per conoscere esattamente le dimptsioni
del problema. Devo aggiungere
che ci si trova in forte difficol
tà dal momento che non sappiamo assolutamente chi siano le
persone che verranno, se cioè si
tratti di giovani, di famiglie o
di anziani; in questa situazione
è dunque difficile organizzare
qualsiasi tipo di intervento.
Mi lascia particolarmente perplesso, in tutta questa operazione, un altro elemento: pare infatti assodato che se questi albanesi non troveranno da parte loro
una collocazione nel mondo del
lavoro, verranno rimpatriati. A
questo punto non capisco bene
a cosa miri questa ulteriore dispersione sul territorio nazionale, visto che sarà estremamente
difficile trovare occupazione per
queste persone. Forse ci si sarebbe dovuti comportare diversamente fin dall’arrivo della prima
ondata di pacifica invasione,
quando si era già evidenziata
l’impossibilità di accogliere tutti
questi profughi, viste anche le
garanzie di non ritorsione date
dai governanti di quel paese. Si
sarebbero evitate ulteriori ondate immigratorie a cui si è risposto con l’immediato reimbarco
per la terra di origine e questo
dilazionamento di una presenza
che per la sua entità non ha possibilità di soluzioni positive e di
inserimento nel mondo occupazionale ».
Fra quanti sono più direttamente coinvolti, dunque, vi sono
gli esercenti di strutture alberghiere; quattro albanesi andranno all’Hòtel di Pare, attualmente in fase di ristrutturazione, che
riaprirà fra poche settimane.
« E’ una classica soluzione all’italiana — dice il gestore Ezio Terrasi — in cui per dare una mano
a persone in difficoltà non si è
capaci di predisporre un minimo
di programmazione; si sono lasciati'gli albanesi a migliaia in
Puglia ed ora che la situazione
scoppia li si distribuisce in tutta
Italia senza preoccuparsi minimamente del loro inserimento. Certo ci daranno ( ma quando?) i soldi, ma allora avrei preferito un piano che comprendesse anche un inserimento lavorativo. A livello locale è chiaro che
non .si nega un posto letto, tuttavia questa soluzione finisce
per emarginarli ancora di più;
a noi albergatori l’occupazione
di camere, proprio nel solo periodo redditizio dal punto di vista
turistico, produrrà sicuramente
dei danni ».
Anche la Foresteria valdese
ospiterà degli albanesi. « La richiesta di dare la nostra disponibilità — dice il direttore Adriano
Lungo —- ci è arrivata improvvisamente e ci è stata chiesta la
risposta nel giro di poche ore.
La cosa che preoccupa è l’assenza di prospettive e di sbocchi
per queste persone; in passato
abbiamo già ospitato altri rifugiati, ma allora si era in presenza di un piano di inserimento
che ha effettivamente dato, grazie anche alla comunità locale,
i suoi positivi frutti ».
Piervaldo Rostan
Nel 1988 la spesa prò capite
del Comune di Angrogna per i
servizi socio-assistenziali era di
25.000 lire; Tanno scorso quel
dato era più che raddoppiato:
40 milioni di lire sul totale dell’anno, una spesa non più sostenibile per le casse di un comune piccolo e che pure presenta
una popolazione anziana e distribuita su un territorio assai vasto.
La scorsa settimana il consiglio comunale ha a lungo discusso del problema, cercando di individuare quali soluzioni possano evitare il salasso delle finanze comunali e nel contempo consentano di garantire il fumionamento dei servizi territoriali.
« Fin dal gennaio del 1989 —
precisa il sindaco di Angrogna,
Franca Coisson — avevamo capito che la situazione stava diventando critica; allora prendemmo
una deliberazione consiliare in
cui si faceva notare come si stesse raggiungendo il tetto di retta
cui il comune poteva far fronte.
Mentre Angrogna pagava già
allora 25.000 lire, altri comuni
erano sulle 13.000. Alla fine del
’90 ricevendo il rendiconto per
il 1989, ci siamo trovati di fronte
ad un vertiginoso aumento a cui
non possiamo far fronte ».
Da cosa deriva una così forte
differenza fra comuni della stessa USSL-Comunità montana?
« Ci sono alcuni dati oggettivi:
il Comune di Angrogna presenta
il reddito medio più basso di tutto il Pinerolese e questo si ripercuote sul tipo di assistenza che
viene fatta ai cittadini, anche sul
piano economico; abbiamo poi
diversi casi di integrazione rette
in istituti, abbiamo affidamenti
DIBATTITO A PINEROLO
Quale turismo per le valli?
Turismo, sport, tempo libero;
quale spazio e quale ruolo potranno ricoprire nel prossimo futuro?
Su questo tema, organizzato
dal Club Turati, si è svolto lunedì 17 giugno a Pinerolo un incontro vivace, anche se la partecipazione numerica era esigua,
con l’assessore regionale Daniele
Cantore.
In premessa bisogna dire che
nell’ambito della Regione Piemonte, al di fuori di alcune zone che sentono una vocazione
turistica (il bacino del Lago
Maggiore) o che dispongono di
finanziamenti privati ( Sestrières), si è sempre parlato di cifre irrisorie spese per il turismo se paragonate agli importi
devoluti per lo stesso settore
dalle Regioni a statuto speciale.
Valle d’Aosta o Trentino Alto
Adige. Ma il rapporto è sfavorevole anche nei confronti della
vicina Francia (pensiamo a tutta la zona di Briançon e del
Queyras) dove sono da tempo
operanti delle leggi precise a favore della montagna e del turismo con programmi di attuazione e relativi finanziamenti, mentre non esiste qualcosa di analogo sul nostro versante. Si è
quindi alTinterno di un panorama che non offre particolari
spunti per poter emergere ed i
paragoni sono presto fatti. Per
Tavv. Serafino, presidente della
Società dei 13 Laghi, « i francesi
sono pronti ad acquistare i nostri impianti di risalita che secondo la normativa vegente in
Italia sono da sostituire e poi
li utilizzano con una portata oraria che è quasi doppia di quella concessa da noi ».
Lo stesso dicasi per gli standard edilizi; in vai Pellice pochissime sono le costruzioni
d’epoca che hanno le cubature
richieste dai regolamenti vigenti per le nuove costruzioni. Al
contrario, non solo in Francia
ma anche nel resto d’Europa,
per le costruzioni d’epoca destinate ad un pubblico diverso dal
residente sono state concesse
delle deroghe, curando invece
maggiormente l’installazione di
attrezzature destinate alla sicurezza.
Secondo l’assessore Cantore si
dovrebbe andare alla realizzazione di un piano regolatore dello
sport dal quale partire per un
riequilibrio su tutto il territorio
regionale della localizzazione degli impianti sportivi (vi sono
JcL Centro CA1 Assistenza MOBILIFICIO
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Telefono (0121) 933300 ■ 933422
familiari, un servizio di visitatrice domiciliare, il foyer, un servizio essenziale quanto unico nella
valle ».
Quali soluzioni per ridurre il
peso sulle casse comunali?
« Sarebbe possibile pensare ad
un diverso riparto a livello di Comunità montana individuando
una spesa prò capite di valle ( oggi succede ad Angrogna di trovarsi in difficoltà ma domani potrebbe toccare ad altri) che sia espressione della solidarietà reciproca fra i comuni, o si va comunque ad una correzione dei
criteri che hanno fin qui determinato la suddivisione della spesa.
In questo senso si è espresso il
consiglio comunale di lunedì scorso ».
Esiste un rischio reale di riduzione dei servizi?
« Se dall’ente di valle non venissero prese in considerazione
le nostre richieste si dovrà andare sicuramente ad una riduzione
della spesa tagliando dove è ancora possibile sulle spese di gestione. Se ciò non dovesse bastare si potrebbe prevedere di avere
per esempio una riduzione dell’intervento della visitatrice domiciliare ».
Un segnale di sconfìtta di una
politica dei servizi a favore delle
popolazioni più svantaggiate, costruita giorno dopo giorno in
questi anni?
P. V. R.
attualmente zone con 3 o 4 piscine nel raggio di 20 chilometri, con gli immaginabili problemi economici e gestionali ed altre in cui l’impianto più vicino
è a 100 chilometri). Ma naturalmente, prosegue l’assessore, « oltre a migliorare il prodotto bisogna anche farlo conoscere »,
allora emerge la necessità di un
ruolo più incisivo delle APT
(Aziende di promozione turistica) benché, a pochi anni di distanza dal loro sorgere. Cantore stesso individui già in alcune dei grossi limiti in quanto rischiano di essere dei canali di
distribuzione a pioggia di denaro pubblico su un territorio che
sarà sempre disomogeneo in
quanto a valenza turistica. Anche in questo settore quindi la
legge dovrà essere rivista. Il
quadro è complesso e alTinterno di questo sono emersi anche
fenomeni che preoccupano. Nel
1990, contro un aumento del 6%
delle presenze nei confronti delT89; si sono avuti in Piemonte
30 esercizi alberghieri che hanno chiuso mentre la carenza di
posti letto viene valutata intorno alle 4.000 unità.
Che fare in questa altalena di
speranze e rallentamenti? Secondo Eugenio Maccari, uno degli interventi prioritari è quello
sulla viabilità nel Pinerolese; dopo di che si riterrebbe auspicabile la candidatura del bacino che va da Sestrières a Bardcnecchia per le Olimpiadi invernali. Per Arbinolo, attuale
presidente delTAPT di Pinerolo,
l’insieme dei musei della città e
quelli delle Valli giustificano un
turismo di tipo culturale che è
da incentivare; a questo dovrebbe far coronamento l’apertura
di una scuola di equitazione per
riprendere quelle tradizioni per
cui Pinerolo è ancora ricordata
anche al di fuori dei confini nazionali.
Adriano Longo
Apparecchiature
rubate alla CIOV
TORRE PELLICE — Gli uffici
della CIOV di via Beckwith sono stati visitati, durante la nette fra venerdì e sabato scorsi,
da ignoti ladri. Penetrati alTinterno dello stabile dopo aver
forzato una porta, i ladri hanno
asportato macchine da scrivere,
personal computer e altro materiale da ufficio per un valore approssimativo di circa 18 milioni
di lire.
Durante le indagini è stato
scoperto che alcuni mazzi di
chiavi degli uffici erano stati abbandonati nella non lontana
piazza Gianavello.
Concerto per
Amnesty
TORRE PELLICE — Il coro
« A. Gabrieli », di Bagnolo Piemonte, dirette dal m. Marco
Chiapperò, con il concorso all’organo del m. Mauro Barotto, offrirà un concerto in favore di
Amnesty International sabato 29
giugno, alle ore 20,45, nel tempio valdese a Torre Pellice. Elena Ravazzini Cersani rivolgerà
uq messaggio al pubblico presente.
Il concerto è organizzato dal
Gruppo Italia 90 vai Pellice di
Amnesty International.
Giornata per la
Palestina
TORRE PELLICE — Il collettivo « No pasaran » e l’associazione «Al-ard» (La terra) organizzano per sabato 29 giugno
una giornata di sensibilizzazione
sulla Palestina.
Alle 15, presso il CIAO di via
Volta, si svolgerà un incontro
dibattito con la partecipazione
di Vauro Senesi del giornale « Il
manifesto » e di Claudio Canal,
esperto in questioni mediorientali; alle 19 cena a base di piatti tipici palestinesi. Alle ore 21,
in piazza Muston, concerto rockblues con i « Flying on Delta ».
Tutti i proventi della giornata
verranno devoluti a sostegno di
progetti di cooperazione agricola in Palestina.
10
^0 valli valdesi
28 giugno 1991
ALLEVAMENTI PIEMONTESI
BOBBIO PELLICE
Calano i capi infetti
Altri stambecchi
Migliora la situazione per la tubercolosi bovina, anche se resta Si consolida l’insediamento intorno al Granealta la percentuale di allevamenti infetti - Brucellosi « sporadica » ro - A breve termine un dibattito sull'Oasi
Gli allevatori del Piemonte riceveranno altri 6 miliardi e 800
milioni di lire in cambio di un
ulteriore, consistente sforzo per
debellare definitivamente i focolai di infezione di tubercolosi
(TBC) e brucellosi (BEO dalle loro stalle.
La Giunta regionale ha infatti liquidato gli indennizzi previsti dalle norme vigenti per l’abbattimento di animali infetti.
Dopo anni difficili, nei quali
il Piemonte figurava fra le regioni italiane più colpite da tali
patologie, la situazione sta rapidamente migliorando e la prospettiva di un totale sradicamento delle infezioni in tempi accettabili e ormai realistica. Ovviamente il raggiungimento di
questo ambizioso obiettivo è oggi pensabile anche e soprattutto grazie ad un eccezionale adeguamento dei servizi veterinari
delle 63 USSL del Piemonte.
Qualche sintetico dato spiega i
fatti meglio delle parole, considerando che la disponibilità di
personale tecnico sufficiente sta
alla base del risanamento in
corso: è stato autorizzato dal
1987 il raddoppio dei veterinari
in organico nelle USSL, incrementato di ben 370 unità; ancora nel 1990 i veterinari addetti alle attività di profilassi e di
vigilanza sono poi aumentati di
ulteriori 56 unità, portando co
sì l’organico a 659. Un tale potenziamento senza precedenti ha
inoltre ridotto drasticamente il
ricorso a veterinari libero-professionisti che, prima del 1988,
erano ancora più di 50.
La tubercolosi bovina rimane
il problema sanitario di maggiore rilievo per la zootecnia regionale ma nell’ultimo periodo,
ed in particolare nel triennio
1988-1990, l’attività veterinaria in
questo settore è stata svolta
con puntualità e attenzione; il
lavoro nel 1990 appare quantitativamente e qualitativamente
buono. Tutti gli allevamenti da
riproduzione sono stati controllati nel corso dell’anno e gli accertamenti sono stati ripetuti in
un terzo dei casi, per consentire di spegnere più rapidamente i focolai, chiarire situazioni
diagnostiche dubbie, conferire la
qualifica sanitaria agli allevamenti, controllare animali destinati al commercio.
La percentuale di allevamenti
riconosciuti infetti nel corso
dell’anno rimane alta (11%), ma
fa registrare una discesa notevole rispetto al 1989 (16%). Così pure il numero di capi infetti, che è calato da 24.280 a 16.806,
pari al 2,5% dei soggetti controllati. Si tratta ancora di una
presenza grave dell’infezione,
che colpisce in media 5 bovini
SPETTACOLI TEATRALI
In scena «Il rinoceronte»
POMARETTO — Sabato 15 giugno, nel Teatro valdese di Pomaretto, il gruppo giovani ha messo in scena II rinoceronte di Eugène Innesco. Una favola, se vogliamo, in quanto si assiste alla progressiva umanizzazione dell’animale e alla parallela « rinocerontizzazione » della persona umana. Una vicenda che ha dell’assurdo, ma un
assurdo presentato a tinte così naturalmente verosimili che alla fine
si prova la stessa sensazione di quando si assiste un malato mentale,
che dopo un po’ porta a chiedersi se il malato è lui oppure la persona che lo assiste.
Uomo = rinoceronte : si tratta di una nobilitazione dell’animale,
con sensibilità paraecologica; oppure di una demistificazione della
presunzione umana? Anche questo viene lasciato alla libera interpretazione del pubblico. Il messaggio non sembra interessare Innesco. Il
suo testo porta avanti la vicenda in modo spesso pesante, anzi, sempre più pesante, per non dire pedante, anche qui in parallelo con
1 auinento del peso della figura dei rinoceronti. Seguire la recitazione
faticoso se la pesantezza del testo non è compensata
attori. Questo, a Pomaretto, si è verificato. Gra
Ta§aZZl,
Gruppo danese jalle valli
Nel quadro degli scambi avviati in questi ultimi anni con gruppi culturali europei, il Teatro Angrogna ospiterà nel prossimo mese
di luglio im gruppo danese, il Rogen Teater di Sporup.
Si tratte di un gruppo non professionista di recente costituzione,
Che SI esprime secondo i canoni mutuati dall’antica commedia dell’ar16 dando spazio soprattutto al mimo, al gasto, alla musica.
Il gruppo, guidato da Lars Hegndal, un regista di professione che
ha lavorato per alcuni mesi anche al Teatro Stabile di Torino, presenterà il suo spettacolo, oltre che a Torino e a Racconigi, anche ad
Angrogna (venerdì 5 luglio) e a Prarostino (sabato 6 luglio).
Verranno proposti due lavori : « La ballata di Smoke City », una
parodia con gli ingredienti tipici del Par West, e «Rivolta nel bosco»,
la storia continua della lotta tra oppressi e oppressori, rivissuta grottescamente attraverso i personaggi di im racconto tradizionale nordico. Le due serate inizieranno alle ore 21,30.
VISUS
di Luca Regoli & C.
OTTICA • Via Amaud, I
|Ì lOOM TORRE PBLLIC« (T«>
L'onico DI LUSERNA
di Federico Regoli S C.
\Vla Roma, ç
10M3 LUSERNA S. OIOVANNl (To)
in ogni allevamento infetto, molti se si considera che la media
dei capi allevati è di 22 per
azienda.
Un elemento di grande importanza nella valutazione degli effetti futuri degli sforzi compiuti in questi anni è l’elevata percentuale di capi infetti che risultano regolarmente abbattuti.
Nel 1990 si registrano ritardi negli abbattimenti solo in poche
USSL. Negli ultimi 5 anni su
106.328 capi infetti ne risultano
abbattuti 92.779, pari all’87%.
Un ulteriore elemento di ottimismo viene dal costante incremento del numero e della
percentuale di allevamenti con
la qualifica di ufficialmente indenne da tubercolosi, oggi pari
a 24.064 (81%); nel Pinerolese
la situazione è buona nelle USSL
42 e 43, peggiore nella 44.
Ancora intensificata appare
nel 1990 l’azione di controllo epidemiologico nei macelli; in 2.545
soggetti, sfuggiti alla diagnosi in
vita, sono state riscontrate lesioni anatomopatologiche riferibili alla tubercolosi.
Migliore la situazione per la
brucellosi. Ormai oltre il 90%
degli allevamenti ne è stato dichiarato indenne. In alcune province la malattia è assolutamente sporadica e quasi in tutte le
aree territoriali è contenuta al
di sotto del 5% degli allevamenti.
Pur circoscritta a relativamente poche aziende, la brucellosi presenta ancora una certa
capacità di diffusione intra-aziendale (con una media di 4 capi
infetti per allevamento) e le
reinfezioni concorrono a rendere difficili ulteriori miglioramenti.
P. V. R.
Il 5 giugno tre stupendi esemplari di stambecco, provenienti
dal Parco nazionale del Gran Paradiso, sono stati immessi nella
conca del Barbara, che fa parte
dell’Oasi faunistica del Barant
(alta vai Pellice). Questo « lancio », che segue a distanza di
tredici anni il primo, permette
quindi di consolidare notevolmente l’insediamento del gruppo
del Granerò che oggi conta poco meno di quaranta capi di particolare bellezza.
L’iniziativa, promossa dalTamministrazicne di Bobbio nell’ambito della valorizzazione dell’Oasi del Barant, è stata resa
possibile grazie alla preziosa collaborazione ed al fondamentale
aiuto di enti e persone che hanno seguito da vicino tutta l’operazione. La presenza dello stambecco nella nostra valle, oltre ad
arricchire la fauna pregiata delle nostre Alpi, è motivo di contemplazione da parte di quanti
amano la rhontagna.
Fra quanti si sono impegnati
per il miglioramento e la tutela del patrimonio faunìstico dell’alta valle Roby Janavel, a cui
va il grande merito di aver seguito la ripopolazione, ha registrato con grande compiacimento il prime parto gemellare avvenuto nel ’90: caso alquanto raro e possibile per lo più in presenza di nuovi insediamenti.
La consolidata presenza dello
stambecco, del camoscio,, dell’aquila (spiace in questo caso
che un nido sia ormai deserto
da anni per la troppo pressante attenzione di fotografi!) e di
numerose altre specie minori, e
i problemi derivanti dall’eccessivo numero di mufloni e soprattutto di cinghiali che arrecano
danni irreparabili alle colture
agricole e forestali, impongono
un confronto ampio sul futuro
TORRE PELLICE
Fondazione Enrico GardioI
Il dott. Enrico GardioI amava ricordare che al termine degli studi liceali al Collegio valdese si era avviato alla professione di medico, frequentando
1 Università di Torino, grazie alla borsa di studio Pellegrini,
istituita a favore di studenti vaidesi.
Divenne medico ed esercitò la
professione con capacità ed impegno per quasi cinquant’anni,
dedica.ndo molta della sua attività ai ricoverati del Rifugio Re
Carlo Alberto, dell’ospedale di
Torre Pellice e dell’ospedale di
Luserna. Dall’Ordine mauriziano
ebbe un prestigioso riconcscim^to e la medaglia d’oro.
Oltre ad essere valente medico, il dott. Enrico GardioI fu per
decenni l’animatore della sezione di 'Torre Pellice della Croce
Rossa italiana e presidente delia « Associazione amici del Collegio ».
La moglie, signora Ade Thei
ler, ha voluto onorare la sua memoria destinando una parte dei
propri beni alle iniziative che furono care al dott. Enrico GardioI: Croce Rossa e Collegio valdese.
Alcuni giorni or sono, con atte pubblico, è stata costituita la
« Fondazione dott. Enrico GardioI » fornita dalla presidente signora Ade Theiler di una dotazione iniziale che sin da ora assicura una rendita annua superiore a dodici milioni, destinata
a studenti delle valli che intendano proseguire gli studi universitari per divenire medici o per
esercitare altre professioni o
svolgere servizi nella pubblica
amministrazione (segretari comunali).
La presidente ha convocato il
consiglio direttivo della fondazione per stabilire criteri e modalità di erogazione delle borse
di studio che saranno rese note
tra breve.
ANTICHITÀ’-RESTAURO
Salvai Carlo
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via del Pino, 41 - tei. 0121/396568 - Pinerolo
dell’Oasi valutandone il valore
ambientale ed economico: su
questo tema l’amministrazione
comunale di Bobbio intende promuovere un pubblico dibattito
in tempi brevi.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma: venerdì 28, ore
21.15, sabato 29 e domenica 30, ore
20 e 22,10 <• Il portaborse ».
Mostre
PEROSA ARGENTINA — Sabato 29
giugno, alle ore 17,30, neH’ambito delle celebrazioni annuali del Colle del
Lys, presso il municipio, verrà inaugurata la mostra « Gli ospedali clandestini della Resistenza in Europa »;
saranno inoltre presentati la ristampa
del libro sul partigiano caduto Paolo
□iena ed il progetto di Parco internazionale della Resistenza e della pace.
Dibattiti
SAN GERMANO CHISONE — Venerdì 5 luglio, alle ore 20.30, presso la
sala consiliare, si svolgerà un incontro dibattito sul tema: « PDS: la nuova forza della democrazia »; interverranno l'on. Angela Migliasse e Alberto Barbero.
Segnalazioni
PINEROLO — La biblioteca comunale « Alliaudi » osserverà dal 1” luglio
al 31 agosto il seguente orario di apertura: distribuzione e prestito: ore 8-14
(dal lunedi al sabato); uffici: ore
8-12,30 e ore 14-17 (dal lunedì al sabato).
La biblioteca rimarrà inoltre chiusa
dal 15 al 18 agosto.
TORINO — Verrà Inaugurato il 5
luglio prossimo, sull'area della cascina Continassa, adiacente al nuovo stadio, il cantiere per l'edificazione del
» Palastampa », struttura destinata a
contenere fino a 10.500 persone ed
in grado di ospitare manifestazioni di
musica, spettacolo, cultura e sport.
Incontri
TORRE PELLICE — Per il ciclo di
incontri organizzati dal Centro culturale valdese sul tema: « La vai Pellice verso il 2000 », venerdì 28 giugno, alle ore 21, presso la Foresteria
valdese, si svolgerà un dibattito su:
« Tutela dell'ambiente e sviluppo »; interverranno R. Bontempi, C. Gottero.
C. Prieto, L. Rivalta.
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11
Z8 giugno 1991
lettere
11
LA TOPPA PEGGIO
DEL BUCO?
Caro Direttore.
non esiste il dovere morale e politico di votare sempre; se dovessi
scegliere fra due liste fasciste, per
esempio, potrei non andare a votare
ostentatamente. Perciò ho letto con
soddisfazione delle astensioni numerose nelle valli valdesi, dovute in tanta
quantità non al boicottaggio di Craxi
ed altri, ma ad uno sciopero spontaneo
di gente attenta che precedentemente aveva votato e quanto bene. Si arriva a punte del 20 e 30% di sì del
-corpo elettorale. Il fenomeno si estende alla vicina valle dei Po e ad altri
comuni di montagna. Non è solo valdese.
Entrambi i sistemi proposti erano
perversi. Il primo moltiplicando il potere di un elettore grazie al voto incrociato che faceva eleggere un candidato altrimenti meno votato, che si
era messo in cordata.
Per ovviare basterebbe depotenziare questi preferenziali dando loro un
valore frazionato: se dò due preferenziali ognuno vale per mezzo. Resta
l'utilità politica ed organizzativa della
cordata ma non quella ingiusta conseguenza che ne risultava. E i partiti
che sono, se non qualcosa di simile
alle cordate?
Temo che adesso la toppa sarà peggio dei bucò e si prospettano diversi
aspetti perversi. Sì rafforza l'autoritarismo con II centralismo di chi presenta le candidature. Come si organizzerà il voto per le donne e per
gli sfavoriti? Poi uno scenario: tutti
votano per un candidato di interesse
locale o speciale e chi porta un interesse generale non sarà votato da
quasi nessuno. Altro scenario: si presenta un Togliatti o un Parrì che prenderà la quasi totalità dei voti, e i
pochi restanti andranno a favorire chi
è riuscito a racimolarne pochissimi e
di più non ne avrebbe comunque ottenuti. Se una lista raggiunge 100 (o
100.000) voti e dieci posti avendo presentato venti candidati, se i voti sono equamente distribuiti passeranno i
dieci candidati della corrente A con
il 70% dei voti, nessuno della B con
il 30%. E anche questo non è giusto.
Tutto da sperimentare, ma mi pare che
i più abbiano votato all'ultimo referendum più col risentimento che col ragionamento.
Per diminuire i brogli bisogna adottare il voto elettronico, che semplifica anche le procedure. Collegio con
uno o pochi nomi per garantire la rappresentanza territoriale, ma con recupero integrale dei resti, li Parlamento deve riflettere per quanto possibile tutte le sfumature del popolo sovrano, l'unità si deve ricomporre nell'escutivo, anche se dì coalizione. Si
guardi un po' da vicino ai mitici paesi nordici.
Insistendo sul voto elettronico si
vuole che gli italiani sappiano scrivere un nome (magari in modo da farsi
identificare) ma non sappiano pigiare
un bottone...
Cari saluti.
Gustavo Malan, Torre Peilìce
LE A.D.I.
E L’8 PER MILLE
Caro Direttore,
ripetutamente, sul problema dell'8
per mille, le Assemblee di Dio in
Italia sono state citate in modo negativo ma questo fa parte di quella
libertà di opinione che gli evangelici
hanno sempre espresso.
Nel -numero 23 del 7 .giugno, a
pag. 4, riportando la cronaca della
discussione sul tema dell'S per mil
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore; Giorgio Gardioi
Vicedirettore; Luciano Deodato
Redattori; Alberto Corsani, Adriano
valdo Rostan.
Longo, Jean-Jacques Peyronel, Pier
Segreteria; Angelo Actis
Amministrazione; Mitzi Menusan
Revisione editoriale; Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione; Loris Bertot
Comitato editoriale; Paolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Franco Carri, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa NittI, Gino Conte,
Piera Egidi, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio RIbet,
Mirella Scorsonelli
Stampa; Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 - 10066 Torre
Pollice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoll
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Ricerche lavoro: gratuite. Se ripetute, dalla seconda L. 500 ogni parola
Finanziari, legali, sentenze: L. 800 ogni parola
Prezzi non comprensivi dell’IVA
ABBONAMENTI 1991
Italia Estero
Ordinario annuale L. 46,000 Ordinario annuale 80.000
Semestrale L. 25.000 Ordinarlo (via aerea) L. 140.000
Costo reale L. 70.000 Sostenitore L. 150.000
Sostenitore annuale L. 85.000 Semestrale L. 45.000
Da versare sul c.c.p. n. 20936100 Intestato a A.I.P. - via Pio V, 15 10125 Torino
FONDO DI SOLIDARIETÀ’; c.c.p. n . 11234101 Intestato a La Luce, via
Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del i Fondo; Merla Luisa Barbería, Renato Coisson, Ro
berte Peyrot
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino - c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione; Roberto Peyrot (presidente), Silvio ReveI
(vicepresidente). Paolo Gay, Marco Malan, Franco Rivoira (membri).
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 25/'91 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 20 giugno
e a quelli delle valli valdesi il 21 giugno 1991.
Hanno collaborato a questo numero: Elio Canale, Ivana Costabel, Paolo
Gay, Vera Long, Luigi Marchetti, Ruggero Marchetti, Franco Taglierò,
Claudio Tron.
le tenutasi a Pradeltorno, è scritto
però qualcosa che non corrisponde alla realtà; ecco la frase: « Il metodo
adottato (purtroppo anche dalle due
chiese evangeliche che attualmente
accedono all'8 per mille) per farsi
pubblicità, consistente nei sottolineare che si può amare ed aiutare chi
è nel bisogno senza pagare nulla, non
ci sembra affatto, in linea con l'Evangelo di Gesù Cristo il crocifisso ».
Tengo a precisare, senza alcuna intenzione di criticare altri, che le Assemblee di Dio in Italia non hanno
fatto pubblicità, tranne un dépliant informativo inviato ai propri membri di
chiesa e una copia alle chiese evangeliche in Italia, in quanto le nostre
chiese non hanno mai inteso fare concorrenza allo stato o ad altri ma soltanto utilizzare i fondi che inizieranno ad esser versati da giugno 1993
per quegli evangelici, in particolare nel
Terzo Mondo, che essendo minoranza
non avrebbero mai beneficiato degli
aiuti inviati da altri.
Questa precisazione, d'altra parte, è
evidente dalla percentuale inferiore di
scelte fatte a favore delle ■■ Assemblee di Dio in Italia », nonostante che
attualmente costituiscano la denominazione evangelica più numerosa d’Italia.
La ringrazio per lo spazio concessomi e la saluto cordialmente in Cristo.
Francesco Toppi, Roma
UN APPELLO
ALLA CEVAA
Tramite Laura Nisbet, inviata CEVAA
a Morija (Lesotho) come insegnante
di francese, attualmente in vacanza
a Torre Pellice, ci giunge notìzia di
un appello della Chiesa evangelica del
Lesotho che cerca urgentemente un
secondo insegnante di lingua francese per le scuole di livello superiore
a Morija.
La persona candidata, che deve essere provvista di laurea in lingue straniere, verrebbe assunta dalla CEVAA
con contratto a termine, e prenderebbe servizio già alla ripresa dei corsi, nel gennaio del 1992. Nel caso
in cui non sia possibile provvedere
Morija dì un nuovo insegnante la direzione potrebbe prendere la decisione di non iniziare i corsi scolastici.
Le persone interessate tengano tuttavia presente che la Chiesa valdese non ha una convenzione con i ministeri italiani competenti in materia
(Pubblica Istruzione, Esteri) e dunque
non è possibile fornire alcuna assicurazione sull'impiego al ritorno in Italia. Per questo il Comitato italiano
per la CEVAA confida che l'appello
possa essere raccolto o da uno/a gìovanissimo/a neolaureato/a in attesa di
entrare nelle graduatorie dei provveditorati, o da un/a giovanile insegnante neopensionato/a.
Per ulteriori informazioni ci si può
rivolgere a Laura Nisbet, tei. 0121/
91050 a Torre Pellice.
NO ALLA
POLITICA PARTITICA
Abbiamo letto sul giornale del
14.6.'91 la lettera di Orlando Furioso
di Torino intitolata « Per conoscere la
TEV ».
Desideriamo precisare che « l'orrore/
rifiuto per la politica » di cui parla II
lettore non è cosa esatta: noi rifiutiamo la politica partitica, spesso affiorata alla chiesa.
Abbiamo sempre sostenuto che la
chiesa è la casa di tutti e, in modo
particolare, è la casa in cui si dovrebbe trascendere da certo posizioni ideologiche individuali e dedicarsi allo studio e all'ascolto della Parola del Signore e alla preghiera, nel pieno rispetto delle eventuali posizioni politiche di partito dei fratelli, senza che
queste « spostino » la predicazione di
Cristo e Cristo crocifisso.
Cordialmente.
Testimonianza evangelica valdese,
Torre Pellice
FEDE DA PERSONA
A PERSONA
Dalla cronaca dell’inaugurazione
della Casa valdese di Rio Marina (n.
del 14.6) si vede bene quanto dense
di cose sono state le due giornate
inaugurali. Rio Marina è nella memoria della chiesa, che là ha condotto per oltre 130 anni un servìzio di
testimonianza evangelica. La scuola ■—
i cui locali adesso sono strutturati
nella nuova Casa — ebbe fino al 1926
parte importante nella vita della comunità del paese.
A differenza di quanto si legge nella cronaca dell’inaugurazione, all'origine della testimonianza a Rio Marina
abbiamo questi fatti. 1851: a Firenze
si formano nella clandestinità quelle
che saranno « chiesa valdese » e ■■ assemblea dei Fratelli ». 1853; la polizia
arresta i coniugi Madia!, due umili credenti, e il tribunale lì condanna al
carcere, poi all’esìlio. 1853: il capitano di un battello elbano — Giovanni
Cignoni — sul porto di Nizza incontra il Madiai, ascolta la sua testimonianza e riceve la Bibbia; il Cignoni
torna a Rio Marina e si forma un nucleo di assidui lettori della Bibbia.
1853-59: questa prima chiesa ha contatti con i valdesi a Nizza e si sviluppa nella clandestinità.
Più che una precisazione, questo
vuol essere un esempio di come è
stata praticata l'evangelizzazione, testimonianza di fede da persona a persona.
Luigi Santini, Firenze
IL FUTURO DI
VILLA OLANDA
Nel numero del 7 giugno scorso sono apparsi due interventi significativi
sul futuro di Villa Olanda: l’articolo
« La diaconia e gli anziani » di R. Peyrot e l'accorato appello « Che ne sarà
di noi? » di A. M. Carelli, una delle
ospiti della casa di riposo.
A nome di numerosi altri membri
della Chiesa valdese di Genova desidero sottolineare la particolare importanza che può assumere non solo per
i valdesi delle Valli, ma anche per
« evangelici » residenti in altre regioni una casa per anziani gestita per
« evangelici » in un ambiente « evangelico ». Basterà a tal proposito citare un dato significativo apparso nell’ultimo numero de ■■ Il Gignoro », casa di riposo per autosufficienti e non,
di Firenze. Duecento sono attualmente
le persone in lista di attesa! Un dato che da solo attesta la pressante
necessità di opere diaconali del genere.
Certo, è importante risolvere il problema finanziario: sottoponiamo pertanto ai membri del Sinodo che dovranno decidere del futuro di Villa
Olanda due considerazioni. Anzitutto è
chiaro ohe la cifra fin qui offerta non
potrà coprire le spese di ristrutturazione (specie tenendo presenti i continui aumenti dei costi) tuttavia, se
Verrà presa la decisione di mantenere in attività la casa, è certo che le
persone che hanno già dato contribuiranno ancora ed altre, psicologicamente stimolate a sostenere un’opera così necessaria, si aggiungeranno.
In secondo luogo, la retta degli ospiti potrebbe essere calcolata in modo
da coprire le spese di gestione, di
manutenzione e di ammortamento. In
questo campo molte sono le ipotesi
formulabili per non penalizzare o anche semplicemente umiliare i meno
abbienti.
Infine, una preghiera ispirata dal citato appello dell’ospite di Villa Olanda: venga presa dal Sinodo una decisione definitiva e se essa sarà coraggiosa e positiva, come fortemente
auspichiamo, sì abbia cura di organizzare ì lavori di ristrutturazione in modo da non allontanare gli attuali ospiti, specie quelli che non saprebbero
dove trasferirsi.
Mary Corsani, Sori
SONO UNA
RAGAZZA DANESE...
Sono una ragazza danese di 23 anni, credente, che vorrebbe conoscere
dei giovani cristiani italiani. I miei interessi sono il disegno, la lettura, remare, guardare partite di calcio e di
hockey su ghiaccio.
Tutte le lettere che arriveranno
avranno risposta.
Citte Jorgensen, St. Blichersgade 3,
DK - 7400 Herning (Danimarca).
Partecipazioni
personali
A Milano è nato Giovanni, di Paola Benecchi e John Hobbins.
RINGRAZIAMENTO
a Siate allegri nelVattesay pazienti neir afflizione, perseveranti nella preghiera »
(Rom. 12 : 12)
A sepoltura avvenuta, il marito, le
figlie, il figlio ed i nipoti annunciano la morte di
Elisa Decker in Peyrot
a parenti, amici, conoscenti e quanti
altri le hanno voluto bene.
Con il presente si ringraziano tutti
coloro che hanno voluto manifestare ai
familiari simpatia, comprensione ed affetto nella dolorosa circostanza.
Un ringraziamento particolare è rivolto ai medici ed al personale tutto
deirOspedale valdese ed ai pastori di
Torre e San Giovanni.
Torre Pellice, 12 giugno 1991.
Scusandosi per il refuso tipografico
comparso sul numero scorso redattori e
tipografi partecipano al lutto della famiglia Peyrot,
RINGRAZIAMENTO
« Dio stesso ti darà la ricompensa alla fine, quando i giusti risorgeranno »
(Luca 14: 14)
I familiari di
Fanny Long
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano quanti hanno voluto
unirsi a loro nel triste momento della
separazione dalla loro cara.
Un grazie particolare al pastore Paolo Ribet e signora, al medico curante
dott. Della Penna, alla signora Passone, ai vicini di casa e agli amici tutti.
Porte, 10 giugno 1991.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del caro
Eli Rivoira (Levi)
ringraziano quanti hanno preso parte
al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al personale dell’Ospedale valdese di Torre
Pellice.
Angrogna, 16 giugno 1991.
« Invocami nel giorno della distretta: io te ne trarrò fuori e tu
mi glorificherai »
(Salmo 50: 15)
n Signore ha richiamato a sé
Giuseppe Longo
’Lo annunciano, nella riconoscenza e
nella fede, la moglie Rita Revel, il figlio Giampaolo, i parenti e la comunità valdese di Ivrea.
Ivrea, 17 giugno 1991.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 30 GIUGNO 1991
San Germano Chisone; FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Ferrerò: FARMACIA VALLETTI - Via
Monte Nero. 27 - Tel. 848827.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 • VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 30 GIUGNO 1991
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Ambulanza :
CRI Torre Pelllce: Telefono 91.996
Croce Verde Bricheraslo; tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, «llctMtero: tei. 116.
12
12 villaggio globale
28 giugno 1991
TUTELA DELL’AMBIENTE IN AFRICA
Le donne ogni giorno in prima linea
L agricoltura vede le mansioni nettamente distinte fra i due sessi: gli uomini destinati alle coltivazioni per l’esportazione, le donne a quelle necessarie alla vita quotidiana - L’educazione allo sviluppo considerata una priorità
Questo articolo, che ha valore per il fatto stesso di essere stato
scritto da un africano, si colloca nella linea di attenzione per i pròblemi della povertà e del divario Nord-Sud,
Vorremmo che fosse interpretato con una certa attenzione là dove
parla di « sfruttamento delle risorse » e di degrado. Non siamo certamente noi, europei e industrializzati, a poter dare lezioni in giro
per il mondo; se nei nostri paesi è diffusa una certa sensibilità per
l emergenza ambientale (meglio tardi che mai), dobbiamo considerare che in altre regioni del mondo il problema primario è la pura
sopravvivenza.
La distruzione di foreste conseguente ad un certo spreco di energia per usi domestici, a cui l’articolo fa riferimento, è innanzitutto un
problema di « tecnologia », di « mezzi ». Per certi versi l’ecologia è possibile solo a chi vive al di sopra di una certa soglia. Serve, invece,
porsi il problema di una cooperazione allo sviluppo che trasferisca
tecnologie, applicabili realisticamente, in altri paesi e in grado di
garantire uno sfruttamento delle risorse naturali che non sia distruttivo, e che assicuri un certo livello di vita alle popolazioni più penalizzate. (A.C.)
Fin dalla giovinezza la donna
del Burundi viene considerata
in funzione del modo in ctd
sfrutta la natura. Più la donna
strappa a quest’ultima un massimo di prodotti necessari alla
sopravvivenza della famiglia, più
è considerata.
La tenacia nel lavoro dei campi, l’impegno nella raccolta del
legname e nella conquista di
nuove terre coltivabili costituiscono dei criteri essenziali per
essere richiesta in sposa.
Nel vicino Ruanda la dote è
più alta nel nord del paese, dove la partecipazione delle donne
alla produzione costituisce un
« valore aggiunto ».
Sono questi due esempi che
si ritrovano, con varie sfumature, un po’ dappertutto nell’Africa subsahariana. Essi attestano
il posto centrale della donna di
ambiente rurale nel processo
economico basato sullo sfruttamento della natura, e illustrano così il ruolo chiave di queste donne nella protezione dell’ambiente.
Per tradizione esisteva fra uomini e donne una divisione dei
« compiti » economici. Da qualche decennio, con l’esodo rurale che « drena » più uomini che
donne verso i centri urbani e
con lo sviluppo di attività industriali che richiedono una manodopera più maschile che femminile, le donne stanno diventando, in proporzione crescente,
maggioritarie nelle campagne
africane.
Nel Ruanda, secondo uno studio del ministero dell’Agricoltura che risale al 1986, le donne
rappresentavano più della metà
della manodopera agricola
(51,8% contro 48,2%).
Qui, come in altre parti dell’Africa, le colture più redditizie (caffè, tè, cacao...) restano
nella maggior parte dei casi appannaggio degli uomini, mentre
le donne si dedicano alla produzione di elementi base per
l’alimentazione familiare.
In un contesto rurale la sicpezza alimentare della famiglia
si fonda essenzialmente sulle
donne.
Lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali, portando
con sé diverse forme di aggres
AMNESTY INTERNATIONAL
Il caso Marocco
Terminerà in giugno una campagna speciale di Amnesty International sulle violazioni dei diritti umani in Marocco. « Dagli anni
’60 — spiega im documento diffuso daH’organizzazione — sono
state compiute pesanti ed estesè
violazioni dei diritti umani: imprigionamento di persone per
motivi d’opinione, tortura, processi non equi di prigionieri politici e ’’sparizioni” ». « Dal 1958 —
prosegue il testo — gli aderenti
ai partiti legali di opposizione
sono stati frequentemente processati e imprigionati per aver
espresso in modo pacifico la loro
opinione. Alcuni sono tuttora
in carcere ».
In particolare per questi detenuti è ampiamente diffusa la
pratica carceraria della ’’garde
à vue”. Tale tipo di detenzione
« permette alla polizia di trattenere sospettati per interrogarli,
senza renderne conto all’autorità
giudiziaria e senza permettere
l’accesso ai familiari e agli
avvocati. Praticamente, nei casi
politici, i limiti di tempo legali
per la detenzione a vista in genere non vengono rispettati ». E
ancora: «il fatto che la legge
marocchina permetta che un imputato sia condannato fino a
cinque anni di prigione soltanto
sulla ha.se di una confessione
non confermata contenuta in una
dichiarazione alla polizia sembra
invitare attivamente — forse
anche incitare — le forze di sicurezza a torturare o a maltrattare
i detenuti ».
Infatti nel testo di Amnesty
International si dà conto compiutamente e con testimonianze di
altre pratiche lesive dei diritti
umani. Oltre ai vari metodi di
tortura, nel documento si parla
dei processi che vengono celebrati secondo modalità non eque.
Non conformi, cioè, a quegli
standard intemazionalidente riconosciuti come inderogabili e
volti a tutelare i diritti degli imputati (diritto alla difesa, oscurità su alcune confessioni ottenute a quanto pare con la tortura).
Vengono riportati nel dettaglio
i casi singoli di alcuni prigionieri per motivi d’opinione, documentati attraverso testimonianze.
Il documento si chiude con una
serie di raccomandazioni che
l'organismo umanitario rivolge
al governo del Marocco, anche
se all'inizio del testo si denuncia
come esso abbia già in precedenza risposto in maniera irritata
ad altri appelli ricevuti proprio
da parte di Amnesty. Nel marzo
dell’anno scorso, anzi, il governo
avrebbe « diffidato l’organizzazione a fare ricerche nel paese »,
senza peraltro essersi fatto carico di far cessare gli abusi.
Le raccomandazioni prevedono
il rilascio immediato di tutti i
prigionieri per motivi d’opinione;
la necessità di chiarire tutti i casi
di "sparizione" in custodia, di
por fine alla tortura e ai maltrattamenti dei detenuti e alla detenzione in regime di "incommunicado"; la necessità, infine, di
« modificare radicalmente la legislazione attuale in conformità
con le norme internazionali per
i diritti umani» e quella di abolire la pena di morte.
sione all’ambiente, coinvolge
quindi, sempre di più, le donne.
Il degrado dell’ambiente stesso
e Tesaurimento delle risorse da
cui dipende uno sviluppo duraturo suscitano crescente inquietudine per politici e pianificatori del continente.
I rapporti di chi abita le campagne con la natura innescano
delle forme di degrado che si
chiamano: erosione, spoliazione,
distruzione delle foreste tramite
il fuoco e l’abbattimento, sconvolgimento degli equilibri degli
ecosistemi, perturbazioni delle
forniazioni idrografiche, desertificazione, alterazioni dovute ad
escrementi, invasione da parte
dei rifiuti.
Ma le preoccupazioni maggiori le suscita il consumo di energia. Seconde la Banca mondiale più del 90% della richiesta
per uso domestico è assicurata
dal legname nella quasi totalità
dei paesi africani. In Ruanda,
per esempio, ogni abitante ne
consuma 1,23 m^ all’anno.
L’esplosione demografica — il
tasso di crescita è spesso pari, quando non superiore al 3%
annuo —, l’assenza di una gestione razionale delle risorse na
turali, il ritmo di rimboschimento inferiore a quello del disboscamento sono stati ampia,mente sottolineati in un seminario svoltosi a Bujumbura (Burundi) lo scorso aprile, con rappresentanti di vari paesi centroafricani, e dedicato espressamente al ruolo delle donne nella protezione dell’ambiente.
Il ricorso ad altre fonti di
energia, come il gas metano, è
stato evocato come soluzione di
« ricambio ». Ma è stato dimostrato che le risorse finanziarie
dì chi utilizza legno per combustibile non permettono altra scelta. Non solo i prezzi dei combustibili lignei sono meno elevati, ma gli apparecchi per la
cottura basati sul legno sono
molto più accessibili per la maggioranza delle popolazioni. In
Senegai, Mauritania, ma soprattutto a Capo Verde, si assiste
alla diffusione in aumento del
gas butano. Nell’insieme, tuttavia, esso resta un combustibile
marginale.
Il seminario di Bujumbura ha
evidenziato che qualunque strategia di protezione dell’ambiente, per avere successo, deve avere come obiettivo principale le
donne rurali, il cui ruolo nella
definizione e nell’esecuzione delle politiche energetiche è stato
unanimemente riconosciuto.
Così in Camerún il nuovo piano per la protezione dell’ambiente, in questa linea, ha messo l’accento sulla riduzione dello sfruttamento delle foreste cercando di promuovere l’utilizzo
di focolari migliori, che favoriscano un minor spreco di energia nel corso della cottura dei
cibi.
In definitiva l’educazione in
materia di sviluppo è stata presentata come la priorità delle
priorità, soprattutto nei confronti delle donne rurali. L’obiettivo,
secondo il seminario, è quello
di favorire « la comprensione
dell’ambiente come risulta dal
l’interazione dei suoi aspetti biologici, fisici, sociali e culturali ».
Si tratta di tendere a una cultura ambientale che crei dei riflessi di protezione della natu
ra in tutti, suscitando nuovi valori favorevoli alla tutela e al
miglioramento della qualità dell’ambiente.
Diomansi Bombole
(UNESCO « Sources »)
CONSORZIO
PINEROLESE
ENERGIA
AMBIENTE
JVŒA
enei:gia-ambiente
AHUCimUAMBlENTe
Ciao,
sono solo uno
Djccola goccia
d'acqua, ma ci
siamo già visti un
sacco di volte!
[a strada che
faccio ogni giorno
3er arrivare fino a
e è un servizio del
CONSORZIO e
dell'ACEA!
Le mie radici
sono forti, la mia
chioma è bella e
folta perché gli
operatori ecdloqici
dd C0NS0R2Ì0
e dell'ACEA, col
servizio di
raccolta e
smammenta
rifiuti, lasciano il
mio ambiente
pulito!
Il CONSORZIO e
l'ACEA hanno
pensato anche a
me!
Con il servizio di
deourazione
delie acque
posso tornare a
saltare felice e
contento nell'acqua dei fiumi!
Il metano è
energia pulita!
La mia fiamma è
allegra, ti riscalda
e non inquino.
Tanti vantaggi:
pensaci,
anche questo è
un servizio del
CONSORZIOe
dell'ACEA!
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