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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE; VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino ElifO 1 14
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord '
Anno IX - numero 15-12 aprile 2002
■ BIBBIA E ATTUALITÀH
LA FEDE
E LA FIDUCIA
«Troverà la fede sulla terra?»
Luca 18, 8
A quale fede si riferisce Gesù? Nella parabola si mettono a confronto due «fedi»; quella della donna
e quella del giudice. La fede della
donna si ostina per ottenere giustizia. La donna insiste perché sa che le
sarà resa giustizia. 11 suo è un atteggiamento esistenziale, una testarda
decisione, un’insistenza agonica. La
sua fede potrebbe essere definita con
una parola: «fiducia». Il giudice ingiusto rappresenta la giustizia ma
non è la giustizia; la giustizia è Dio,
perciò la vedova si abbandona nelle
mani di Dio perché sa che alla fine la
giustizia sarà ristabilita, la sua fede è
fiducia nella struttura giusta dell’universo di cui Dio è garanzia. La
giustizia trionferà nonostante l’ingiustizia del giudice iniquo.
■f A «fede» del giudice non è fede
liin Dio. Questo era il problema
deda scolastica medioevale: la fede
era richiesta sull’autorità del magistero e sulle formule promulgate; era
fiducia nella capacità umana della
ragione; era fiducia, diceva Lutero,
nell’uomo. Quest’atteggiamento negava in realtà la fede. La nostra fede
è troppo spesso la fede del giudice, la
fede che non ha come oggetto Dio
ma le nostre capacità, le nostre istituzioni, i nostri dogmi, cerimonie,
consuetudini, convinzioni. La fede
che è fiducia abbandonata in Dio
mette in crisi la «fede» umana del
giudice, lo costringe ad agire come
se temesse Dio e rispettasse la giustizia. La «fede» che rinasce nel nostro
tempo somiglia troppo alla fede del
giudice. Sembra venire da una tendenza neoscolastica della fede, non è
fede fiduciosa, ma fede strumentale
per raggiungere uno scopo mondano: il benessere del corpo e l’equilibrio (pace) del cuore, la sistemazione del «destino eterno», preservare
un identità religiosa o culturale specifica. È fede che non è fede, non è
abbandono, lotta, insistenza, vita ma
scegliere fra le diverse possibilità in
t^ampo. Molti nostri atteggiamenti
somigliano troppo alla «fede» morta
<lnl giudice.
plDUCIA è la definizione della
consistenza della fede, in che cosa consiste la fede? La fede consiste
nell attesa. Che cosa attendiamo? Atfendiamo appunto il «ritorno del Figlio deU’uomo». Sappiamo che la
nostra vita è un’attesa. La vita della
donna consisteva nell’attendere la
8'ustizia. Noi attendiamo il compimento della nostra fede «quando il
b'gnore e Salvatore ritornerà». La
nostra fede investe tutta la sua capadi speranza e di fiducia in questo
ntorno. costante; noi crediamo che il
"ignore non solo ritornerà alla fine
cl tempo, ma crediamo anche che
''ritorna» costantemente. Egli è presente ora in mezzo a noi. La con.seSUenza di questa fede è una vita trasformata nell’attesa continuata in
otto quello che il Signore può fare e
® 'n noi e attraverso di noi; che egli
eambia, rigenera la nostra esistenza,
^ne 1 attesa è percorso vitale, identifieuzioné con Cristo per incontrarlo e
perché lo incontri appunto; la nostra
ue è che egli ci riconosca e ci usi
■"'sericordia.
Martin Ibarra
Lettera delle chiese evangeliche italiane sulla situazione in Medio Oriente
Per la pace e la sicurezza
La lettera «ai fratelli e alle sorelle delle chiese evangeliche» è stata sottoscritta dalla
Fcei, dal valdesi, metodisti, battisti e luterani. Annunciata una missione ecumenica
Ai fratelli e alle sorelle
delle chiese evangeliche italiane
«Lm. terra diventerà un giardino, e
il giardino una foresta, e in essi regneranno la giustizia e il diritto. Poiché ognuno farà qual che è giusto, vi
sarà pace e sicurezza per sempre»
Isaia 32,15-17
Oggi in Medio Oriente non c’è giustizia, non c’è pace, non c’è sicurezza. La visione biblica di Isaia è calpestata e inattuale, cosi come sono distrutte le speranze degli israeliani e
dei palestinesi.
Nel «giardino» mediorientale oggi
risuonano soprattutto il fragore delle
esplosioni terroristiche e gli spari dei
mezzi militari; ogni giorno muoiono
civili del tutto innocenti, uomini e
donne sopravvivono barricati nelle
Libertà religiosa
Riconfermata
la Commissione
È stata riconfermata dal governo la
Commissione consultiva per la libertà religiosa, già nominata dal governo Prodi, che assolve a funzioni di
studio e proposta per le questioni che
riguardano l’attuazione dei principi
della Costituzione e delle leggi in materia di libertà di religione e coscienza. Della Commissione fa parte anche
il prof. Gianni Long, presidente della
Federazione delle chiese evangeliche
in Italia. «La riconferma di questa
Commissione - commenta Long -, e
anche la recente approvazione al
Consiglio dei ministri del disegno di
legge in materia di libertà di religione
e di coscienza, sono segnali positivi,
che fanno sperare vivamente in una
ripresa della “stagione” della stipula
di Intese fra la Repubblica italiana e
le singole confessioni religiose», (nev)
loro case, altri muoiono per la mancanza di soccorsi adeguati e tempestivi; migliaia di bambini sono costretti nelle mura domestiche, mentre vedono distrutte alcune delle loro
scuole. In questa situazione non c’è
sicurezza per Israele, non ci sono i
diritti per i palestinesi; ci sono solo
vittime, dolore e disperazione.
Tutto questo ci ferisce come cristiani e ci chiama a confessare il nostro peccato, a pregare con più fede,
a testimoniare della pace di Cristo
con maggiore impegno e determinazione.
Per questo ci rivolgiamo a voi oggi:
perché nelle varie comunità evangeliche si preghi per la «pace a Gerusalemme», come dice il salmista invocando «sicurezza per chi ti ama, pace
entro le tue mura, prosperità nei tuoi
Presente Ciampi
Nuovo libro
di Giorgio Spini
Il 12 aprile, alla Facoltà valdese di
teologia di Roma, alla presenza del
Presidente della Repubblica, Carlo
Azeglio Ciampi, viene presentato il
libro dello storico Giorgio Spini su
«Italia liberale e protestanti». 11 nuovo lavoro di Spini, una ricerca sugli
evangelici in Italia dal 1870 al 1922, è
il seguito del noto «Risorgimento e
protestanti» pubblicato nel 1956 e
più volte aggiornato. La presentazione vede gli interventi di Massimo
Salvadori, Pietro Scoppola, Rosario
Villari, Paolo Ricca e dello stesso Spini. Presiede l’incontro il decano della
Facoltà valdese, Ermanno Genre. «I
protestanti italiani - scrive l’autore erano una minoranza infima: ma si
sentirono un’avanguardia di civiltà a
cui l’avvenire avrebbe ben dato ragione un giorno». (nev)
lECO DELLE VALLII
Val Chkone: filiera del legno
di DAVIDE ROSSO
palazzi» (Salmo 122). Noi sappiamo
che oggi a Gerusalemme abitano
israeliani e palestinesi, ebrei, cristiani
e musulmani; a Gerusalemme come
nei territori che la circondano.
Vi chiediamo anche di confessare
al Signore il nostro peccato, per non
aver saputo essere «facitori di pace»,
per non aver saputo cogliere i segni
del fallimento di un processo di pace
che pure aveva destato tante speranze, per non aver fatto tutto quello
che era possibile per aiutare le parti
in conflitto a trovare le ragioni comuni per proseguire sulla strada del
negoziato e della trattativa.
Insieme a voi, infine, vogliamo rinnovare il nostro sostegno a tutte le
iniziative che, guardando sia alle sof
Segue a pag. 7
Valli valdesi
L'tcAlcol day»
nel Pinerolese
Anche nel Pinerolese è previsto, per
il 19 aprile prossimo, l’«Alcol day»,
giornata nazionale di sensibilizzazione pensata per informare la società
sul fenomeno e sui rischi del bere. La
giornata, che localmente è promossa
dalla Asl 10, dal Servizio tossicodipendenze e dagli enti locali, viene a
svolgersi dopo una lunga serie di iniziative attivate da tempo: vi sono
gruppi di intervento a livello locale,
che promuovono interventi verso chi
è affetto dal problema, ma anche indagini a tappeto, i cui risultati per
certi versi sono allarmanti (per esempio è preoccupante la diffusione
dell’alcol fra i più giovani); non mancano corsi di approfondimento per
operatori sociali e forze dell’ordine.
A pag. Il
L'EUTANASIA
IN OLANDA
L’Olanda è l’unico paese europeo ad
aver sino a oggi approvato una legge a
favore dell’eutanasia: 46 voti a favore,
28 contrari, questi i dati aritmetici della votazione parlamentare che ha definitivamente accolto la legge. Olanda
fuori dall’Europa? C’è chi lo pensa e lo
scrive, sostenendo che questa legge è
disumana e anticristiana. Il cardinale
Tonini ha affermato che essa infligge
«una ferita gravissima all’umanesimo
europeo, poiché viene toccato il principio dell’intangibilità della vita umana,
alla base della civiltà cristiana occidentale». Vorrei tanto poter dare ragione
al cardinale, ma è la storia a contraddirlo, le sue sono parole che rivelano le
buone intenzioni di un cristiano del
XXI secolo che, un po’ distratto, cancella d’un sol colpo un passato cristiano
(di cattolici e protestanti) non proprio
brillante in tema di intangibilità della
vita umana. Il principio di intangibilità
della vita umana va assunto globalmente e non «usato» quando si tratta
di embrione, di aborto e di eutanasia.
Soprattutto, mi sembra importante che
su questo come su altri grandi temi che
toccano la vita di tutti i cittadini, anche
la Chiesa cattolica riconosca il terreno
della laicità come il terreno privilegiato
su cui portare avanti un discorso che è
di tutti, nell’interesse di tutti e non
pensare per sé e da sé illudendosi poi di
parlare a nome di tutti. Un tempo era
possibile, oggi non lo è più. In Olanda i
cristiani lo hanno capito da molto tempo e le chiese partecipano criticamente
e democraticamente al processo culturale in atto, distanziandosi anche dalle
decisioni del governo, ma senza ritenere di potere o di dovere imporre il loro
punto di vista al paese.
La nuova legge olandese riconosce il
diritto di una persona a richiedere al
proprio medico di famiglia un aiuto a
morire senza che il medico sia perseguito penalmente, a patto che rispetti
una serie di criteri molto precisi. Innanzitutto il medico di famiglia, che
conosce bene la persona, deve ricevere
una richiesta spontanea e motivata da
parte del paziente; in secondo luogo
deve verificare che la richiesta nasca
da sofferenze insopportabili e senza
possibilità d) miglioramenti. Il medico
è tenuto a dare al paziente tutte le
informazioni del caso ed essere convinto, insieme al paziente, che non vi
sono alternative; infine il medico di famiglia deve richiedere il parere di un
altro medico. Soltanto al termine di
questo processo il medico è autorizzato a praticare l’eutanasia o assistere il
paziente al suicidio, con l’obbligo di
notifica del caso in oggetto e la cui legittimità sarà esaminata da un’apposita commissione. In altre parole, la
nuova legge olandese entrata in vigore
in questi giorni non concede alcun
spazio a un’eutanasia facile.
Insomma, il problema non è l’Olanda, il problema lo abbiamo in casa e
abbiamo enormi difficoltà ad affrontarlo in modo pacato e costruttivo perché siamo ancora vittime di una falsa
contrapposizione tra cattolici e laici. E
noi protestanti dove ci situiamo? Certamente anche fra di noi esistono posizioni diverse, ed è normale che sia
così. Credo però che sia possibile, come minoranza, svolgere un ruolo positivo, situandoci senza esitazioni sul
terreno della laicità e rivendicando al
tempo stesso e senza esitazioni la nostra cultura cristiana protestante, che
ha anch’essa punti forti e punti deboli.
Ermanno Genre
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 12
APRILE25
«^Pgni persona sia
sottomessa alle
autorità superiori;
perché non vi è
autorità se non da
Dio; e le autorità
che esistono, sono
stabilite da Dio.
^Perciò chi resiste
all’autorità si
oppone all’ordine
di Dio; quelli che
vi si oppongono
si attireranno
addosso una
condanna; ^infatti
i magistrati non
sono da temere
per le opere
buone, ma per
le cattive. Tu, non
vuoi temere
l’autorità? Fa’
il bene e avrai la
sua approvazione,
^perché il
magistrato è un
ministro di Dio
per il tuo bene;
ma se fai il male,
temi, perché egli
non porta la
spada invano;
infatti è un
ministro di Dio
per infliggere una
giusta punizione
a chi fa il male.
^Perciò è
necessario stare
sottomessi, non
soltanto per
timore della
punizione, ma
anche per motivo
di coscienza.
anche per
questa ragione
che voi pagate
le imposte, perché
essi, che sono
costantemente
dediti a questa
funzione, sono
ministri di Dio.
^Rendete
a ciascuno quel
che gli è dovuto:
l’imposta a chi è
dovuta l’imposta,
la tassa a chi
la tassa; il timore
a chi il timore;
l’onore a chi
l’onore.
^Non abbiate
altro debito con
nessuno, se non
di amarvi
gli uni gli altri;
perché chi ama
il prossimo
ha adempiuto
la legge»
(Romani 13,1-8)
I CREDENTI DI FRONTE ALLE AUTORITÀ
Il culto, l'onore e il servizio si devono soltanto a Dio dal quale dipendono le
autorità che pertanto hanno bisogno dello continua preghiera dei credenti
ULRICH ECKERT
Romani 13, 1-7 è un testo discusso, strumentalizzato e
contestato. Ha alimentato la
«dottrina dei due regni» e dei
«due modi di regnare di Cristo»
di stampo luterano. Pare estraneo all’esortazione cristiana,
senza alcun cenno a Gesù. Paolo
lo rivolge alla comunità romana
che aveva già esortato, parlando
del quotidiano «culto ragionevole» dicendo (12, 1): «Non conformatevi agli schemi di questo
mondo!» (12, 2a). Il testo va interpretato nell’insieme di 12, 113,14, per comprendere meglio il
radicamento deH’«esortazione
alla sottomissione».
sua dignità e la sua potenza da
Dio (Gv. 19,11). Questa ottica attinge ampiamente alle convinzioni ebraiche (ad esempio Ger.
27, 6; Dan. 2,21;Prv. 24,21).
L'opposizione all'autorità
è contro Dio
Il potere politico: servitore
con un mandato divino
Anticonformisti o sottomessi?
PAOLO parte dal concetto
che esistono e devono esistere autorità superiori nelle società: allora non vi erano governanti o magistrati cristiani. Si fa
riferimento unilateralmente ai
doveri civici di persone cristiane
considerate suddite, sottomesse,
dipendenti quindi dalle «autorità
superiori», mentre si tralascia
quasi ogni riferimento agli obblighi di queste ultime. Questo si
deve all’intenzione di Paolo di
indicare comportamenti consoni
alla novità della fede nel Risorto,
del servizio d’amore a Dio, e della speranza nel Regno che «è vicino» (13, 11-14). Le «autorità
superiori» non sono «angeli»
(così 1 Co. 15, 24; Ef. 1, 21; Co. 2,
10; 15); bensì autorità statali
concrete dell’impero romano di
allora. Questo stato concreto
con i suoi poteri (ad esempio
tasse, imposte, magistrati), ha la
Preghiamo
Ti rendiamo grazie, Dio onnipotente, caro Padre celeste, che ci hai creati e chiamati alla comunione: alla comunione eterna con te, alla comunione della fede,
dell’amore e della speranza, e alla comunione politica
nei nostri stati umani. Raccomandiamo a te tutti e tutte e
quelli che portano responsabilità politica in qualità di
governanti: dona loro intelligenza, giusta misura e fantasia, affinché facciano il possibile a favore nostro. Fa’ crescere giustizia, pace e libertà in mezzo a noi e in mezzo
agli stati di questo mondo. Fa’ anche sì che ciascuno e
ciascuna di noi si prenda la propria responsabilità politica, affinché viviamo e agiamo con coscienza, affinché ci
impegniamo con coscienza a favore del nostro stato e resistiamo con coscienza a qualsiasi sfigufazione del suo
mandato. Questo ti preghiamo per Gesù Cristo, nostro
Signore. Amen.
Eberhard Jungel
(traduzione dal tedesco di Ulrich Eckert)
Nel testo greco, «essere sottomessi» (w. 1-5), «stabilite» (v. 1), «opporsi» (v. 2), e «ordine» (v. 2) hanno una radice comune che ruota attorno alla parola «ordine-ordinare». Si possono tradurre anche con «subordinare», «ordinate», «andare contro ordine» e «ordinazione». Esistono due grandi filoni interpretativi che tanto hanno influenzato il ragionamento e l’atteggiamento cristiani nei confronti di
più diverse forme di autorità: a)
per «ordine» si intende qualcosa di istituito con la creazione,
di irremovibile, di invariabile.
Cioè: Dio ha stabilito le autorità
come istituzione legittimata in
quest’ordine; b) «ordine» significa «mandato», vale a dire: Dio
ha dato alle autorità la mansione di garantire l’ordine, di punire i cattivi, di lodare i buoni, di
reggere la convivenza civile.
Il contesto 12, 1-2 e 13, 8-14 dà
più credito alla-seconda tesi.
Non si può affermare che lo stato sia un’istituzione primordiale
della creazione. Inoltre, chi crede in Cristo appartiene già ora
alla «città ventura» (Eb. 13, 14).
Sta però di fatto che lo stato, per
mandato di Dio e quindi con la
conseguente sottomissione da
parte dei cristiani e cristiane,
svolge mansioni che lo rendono
perfino «ministro», dipendente,
«servitore» di Dio (Ro. 13,4-6). E
ciò è riferito al suo diritto di
portare la spada con effetti su
vita e morte di sudditi «cattivi»,
e al diritto di riscuotere le tasse.
Per la comunità di Roma (ma
non solo) doveva essere quindi
chiaro che le autorità fanno parte del mondo creato da Dio, e
vanno rispettati in quanto servitori di Dio a causa della dignità
e dell’importanza del loro mandato per la convivenza e per
l’ordine (cfr. testo simile in 1
Pie. 2, 13-17). In quest’ottica.
Paolo afferma che i credenti
fanno cosa gradita a Dio onorando le autorità e sottomettendosi a loro, facendo responsabilmente e secondo coscienza il
bene in mezzo all’età presente.
Chi fa il contrario, si «attira addosso una condanna» (v. 2).
La parola greca per «punizione» significa anche «ira».
Questo ricorda l’inizio della lettera ai Romani (1,18) quando
parla dell’ira di Dio «contro empietà e ingiustizia degli uomini
che soffocano la verità con l’ingiustizia». Nel nostro contesto,
inoltre. Paolo esorta la comunità
a rinunciare alle vendette lasciando l’ira a Dio soltanto (12,
19s.). In qualche modo, i detentori del potere sono partecipi
dell’azione di disapprovazione e
di vendetta normalmente riservate a Dio. L’apostolo dice tutto
ciò di uno stato autoritario e
spesso ingiusto sotto il quale egli
stesso e il suo Signore hanno
sofferto (ad esempio Gv. 19, 2
Co. 11, 25ss.), contro cui però
entrambi non si sono opposti.
Richiede quindi la leale accettazione del sistema di potere anziché la fuga in un contrastato, in
un’oasi cristiana incontaminata.
E, semmai, bisogna benedire coloro che fanno del male, che perseguitano (Ro. 12, 14; Mt. 5, 44).
Elogio di chi fa il bene
con coscienza
comunque alcun motivo per
una caccia alla (vana)gloria (12,
16), ma è solo giusta conseguenza dell’impegno dei credenti per
il «bene della città» (Ger. 29,11).
Proprio per questo Paolo richiama alla «coscienza» (v. 4) che
più della paura della punizione
deve motivare l’impegno civico
di chi crede in Cristo.
Rispetto per lo stato
ma adorazione solo a Dio
La ragione di esistere dello
stato e delle autorità sta proprio nell’encomio per chi agisce
bene ed evita il male. Il potere è
stato conferito da Dio con questo mandato, cioè che venissero
compiute e garantite le azioni
buone e punite quelle cattive.
Paolo adopera qui gli stessi aggettivi generici, comuni anche
nell’etica greca, romana e giudaica, che raccomanda ai membri di chiesa per i rapporti interpersonali e intracomunitari (12,
9; 17-21; 13, 10). Per lui, quindi,
dietro «buono» e «cattivo» sta il
concetto dell’agape, dell’amore
concreto, in virtù del quale il’
credente stima, aiuta, serve il
prossimo. Anche resistenza delle autorità è giustificata da Dio
soprattutto nella misura in cui
effettivamente la convivenza sociale sia caratterizzata dal bene,
dal servizio per il prossimo. In
quest’ottica si comprende anche l’importanza delle tasse, del
rispetto che non per forza è riferito a una persona concreta
quanto invece alla mansione di
garanzia della civile convivenza
che ella è chiamata a svolgere.
L’elogio che la comunità potrà
ottenere dalle autorità non dà
PAOLO descrive la realtà statale senza entusiasmo; la dichiara una realtà in cui sono
chiamati a vivere coscientemente coloro che come inseriti nel
corpo di Cristo sono diventati
eredi del nuovo mondo (Ro. 8,
17). Ovviamente bisogna dire
che, per loro, le autorità superiori non sono e non possono essere
divinità, non vanno mai rispettate di per sé, non hanno mai il diritto di richiedere adorazione,
ubbidienza totale. 11 culto, l’onore e il servizio si devono soltanto
a Dio (Ro. 12, 1) da cui dipendono le autorità, che pertanto hanno bisogno della continua preghiera (1 Tim. 2, 2). Il rispetto
che possono esigere le autorità è
a ciò subordinato (cfr. At. 5, 29,
Me. 12,17, anche Mt. 6, 24).
La resistenza cristiana attiva
alle autorità fa parte di un vero e
sincero rispetto per le funzioni
che uno stato deve svolgere proprio a favore di chi non solo
l’abita ma chi lo compone, ancor di più quando prendiamo in
considerazione le costituzioni di
tanti stati cosiddetti moderni.
Tale resistenza può solo mirare
all’ottenimento di autorità che
veramente tutelino la dignità del
prossimo, puniscano chi fa del
male, e non richiedano per sé
stesse idolatria e sacrifici.
Note
omiletiche
I àj
(»I
Il debito deiramore
La buona condotta e il sincero e rispettoso impegno nella società sono frutto della libertà della fede (Ro. 8, 1; Pie. 2,
15s.) che si attua neÌFagape in
senso lato, anche al di fuori della comunità cristiana (Ro. 13,
8ss.). Il V. 8 adopera infatti la
stessa parola usata per i «doveri»
di imposte, tassa, timore e onore
(v. 7); l’amore è il vero «debito»
che i credenti e le credenti hanno con qualsiasi prossimo, anche se in forme e in strutture di
potere ben diverse tra di loro.
(Seconda di una serie
di quattro meditazioni)
Le affermazioni di
lo vanno viste nel co,4
sto del «debito dell'pe» che le comunità
stiane hanno con
simo. Altrimenti si risrii
di sviluppare una
già dello stato» chett
pe volte, nella storiai
chiese, ha legittl,,,
uno spinto di unilate,,
sudditanza promosso*
che dagli stessi «ve,tj,
delle chiese e inculcati
«popolo cristiano: '
attualizzare con cose#
za il brano bisognate,
conto dei mutamenti'
venuti nei sistemi po
co-sociali, specialme,
dove, almeno sulla ca,
esistono delle democ,
zie. Lì i cittadini/esoi
parte integrante, pij
meno attiva e coinvoli
del sistema politico-statj
le. Troviamo, inoltre,,;
stiani/e in ruoli di
rità statale.
L'impegno dei credei
e delle comunità cristi^
nei confronti e all'intem
dello stato deve essetj
Può configurarsi in tniji
diversi, più o menodji
ci» ma non può presti,,
dere dalla testimoniam
per Dio, che è
della vita e detieneij«|:
potere di cui rendei,
modo mirato partecipeli
autorità terrene. Etai
meno può fare a me»
della variegata ptaai'
dell'amore fattivo.
Bibbia, tale amore coirò
de innanzitutto coni'»
pegno occasionalei»
ché strutturale a favoj
delle persone più d
e sfruttate le cui ci
zioni si devono spesso;
desinteresse delle aulì
rità e al clientelismoè
più forti, anche negllstd
cosiddetti democratici.
Il testo dà, infine,!
pulsi per una resiste«'
allo stato il quale usi:
dì continuo vuoti dii
moria riguardo la propi
provvisorietà e il prop)
mandato di garanzia!
diritti di chi lo abita.1
comunità cristiana noi ■
chiamata a un ossequ«
rispetto verso i potei
cosa che andrebbe asi ;
pito dei diritti e della; j
gnità dei cosiddetti^ |
mi». Resistere signifid* 'f
anche disubbidire allei
dicazioni del v. 6 in(|#i
to è semplicemente!!
mano, ad esempio, in|<
gare i soldi riscossi dal)
polo per costruire#
armi biologiche, sedie
lettriche, eccetera. Qi* •
«agape politica» baj
costi: sofferenze e lini j.
zioni. Ma non mirerai
all'abolizione delle
rità bensì all'ottenima
di autorità che, pori i
tutte le limitazioni al '
ne, abbiano cura della i
vile convivenza airf
gna del bene per tutti.
Per
approfondii [
VE
- Giuseppe Bari
Le lettere di Paolo. W
2: Capitoll^J
to nell'Italia che cait^.
Claudiana, Tonno,
- A.A.V.V., La
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fronte allo stato,
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Boria, Roma, 1980;
- Dietrich Bonhoe t
Sequela, Queriniani '
scia, 1997; ,
- C. E. B. Granfi«“
lettera di Paolo ai
(Voi.
Claudiana, Tonno, ^
Sergio Rostagnol’ ,
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svastica. Il messagi»
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per il nostro tempii
men 1934-1984),
na, Torino, 1984; >
- A.A.V.V., Chiesm
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ruolo del protestaci^ ■
/•!-.. Trii-inO. >
tutto pp. 35-51,
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Testamento» di SerS
stagno); , . \
- A.A.V.V., Mode ,
politica e protestali^ |
Claudiana, Torino,
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Fede e Spiritualità
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f^jelSolmo 42 viene descritta questa particolare situazione di depressione spirituale. Ma dal
lofnento e dall'abbattimento può rinascere la speranza In Dio che riapre un varco alla vita
Quando anche la musica
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ANNA MAFFEI
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scritte antisémite, quando si bmeiano moschee e sinagoghe e si assediano chiese, quando la ragionevolezza
sparisce per far spazio all’esasperazione e alla violenza
rabbiosa, quando tutte le
porte per possibili vie d’uscita appaiono bloccate, come
non cadere in crisi? Come
non sentirsi profondamente
depressi? Come non sentire
lo spirito abbattersi e la fede
vacillare? «Dov’è il tuo Dio?»,
ecco la domanda beffarda
che si fa spazio in noi. Dov’è
quel Dio mille volte invocato,
tanto spesso cercato? Dov’è
nelle case diroccate, nelle
macerie della dignità negata?
Nei volti induriti dall’odio,
nei corpi degli uccisi, nelle
fosse comuni?
Sono i demoni liberati dall’odio umano quelli che riescono a rovesciare le domande nella nostra mente e a scagliarle come frecce appuntite
contro Dio. Non più dov’è il
fratello che ha ucciso il fratello, ma dov’è Dio che pure ha
messo al mondo l’uno e l’altro. Non più dove sono io
proprio qui e oggi nella situazione che sto vivendo, ma
dov’è Dio che pure so avermi
a suo tempo salvato e liberato. La depressione spirituale
annebbia la vista e confonde
le responsabilità, allontana
Dio dal nostro orizzonte e distoice le sue parole capovolgendole nel loro contrario.
Non più «Io sarò con voi tutti
i giorni», ma «Io vi lascio soli», non più «ama il tuo nemico», ma «odialo», non più
«Padre perdona loro», ma
«Maledici loro».
Da dove viene la depressione spirituale? Ci può essere
un’innata tendenza in noi
all’eccessiva introspezione,
alla recriminazione, a far
emergere il negativo .di tutte
le situazioni. Oppure questa
tendenza si è sviluppata man
mano da esperienze negative
stratificate e mai elaborate a
fondo. Altre volte è la grande
sensibilità che porta a «sentire» ogni situazione come fosse propria, e ogni dolore, anche altrui, come se passasse
attraverso il nostro corpo, la
nostra anima. Oppure la con
dizione di depressione è prodotta da qualche cambiamento radicale, che ha interessato la nostra esistenza, al
quale non eravamo preparati, o più semplicemente da
una malattia invalidante che
ci impedisce di fare le cose
che facevamo prima, o dallo
stress provocato da condizioni di vita difficili o da relazioni interpersonali in crisi. A
volte è difficile capire le ragioni e distinguere le cause
dagli effetti. Meno capiamo e
più siamo ansiosi, più siamo
ansiosi e più ci sembra che le
cose ci sfuggano di mano, più
le cose ci sfuggono di mano,
più ci sentiamo impotenti,
stretti all’angolo, soli, senza
vie d’uscita e senza nessuno
che possa aiutarci.
C’è un salmo in particolare
che descrive questa condizione. È il salmo 42 (e anche il
salmo 43 che ne rappresenta
una continuazione). «Le mie
lacrime son diventate il mio
cibo giorno e notte mentre
mi dicono continuamente:
“Dov’è il tuo Dio’’», è uno dei
passaggi più drammatici. E
ancora: «Dirò a Dio, mio difensore: “Perché mi hai dimenticato? Perché devo andare vestito a lutto per l’oppressione del nemico? Le mie
ossa sono trafitte...’’». Abbattimento, pianto, dolore fisico,
smarrimento, atteggiamento
e abbigliamento funereo, solitudine, senso di abbandono, oppressive presenze nemiche sono alcuni degli elementi della profonda depres
sione. Insieme all’angosciosa
onnipresente domanda:
«Dov’è il tuo Dio?».
Il salmo non ci dà molte
notizie sulle cause di tale abbattimento, tranne una: la
lontananza dal tempio e dalla
terra amata che rende il rimpianto dei tempi passati ancora più bruciante. Ma il salmo, anche questo salmo, è
parola umana ma anche parola di Dio. È la parola di un
credente o di una credente
depressi che si fa per noi parola di Dio. Per tre volte la
persona prende coraggio e
parla a se stessa dicendo:
«Perché ti abbatti qnima mia?
Perché ti agiti in me? Spera in
Dio, perché lo celebrerò ancora; Egli è il mio Salvatore e
il mio Dio». È il credente che
prende coscienza di sé e non
si limita ad ascoltare da se
stesso il lamento di morte
che si sprigiona dal suo animo abbattuto, ma prende la
parola e apre un dialogo basato sulla sua esperienza precedente di Dio come Salvatore. In realtà la parola che in
traduzione indica «Salvatore»
è più precisamente «sedvezza
del mio volto». Se il volto di
Dio risplende di nuovo sul
credente, anche il volto del
credente «si salverà», dal suo
volto cioè potrà trasparire di
nuovo ciò che era perso: la
forza e la gioia della vita. Anche se non sei capace oggi di
lodarlo, ci riuscirai domani;
«Spera in Dio: perché lo celebrerò ancora». E questa speranza apre un varco alla vita.
La persona al centro della pratica della medicina
Abbiamo tratto i tre brani che seguono dal libro «Medicina e
spiritualità. Un rapporto antico e moderno per la cura della
persona» (Edizioni Camilliane, Torino, 1998), volume a cura di
Giuseppe Cinà, ordinario di antropologia teologica al Camillianum. Il primo è contenuto nell’intervento sul tema «La psicologia e il ritorno della domanda religiosa nel mondo della salute»
(pp. 19-20), a firma di Luciano Sandrin, professore di psicologia
4 pastorale, il secondo è estratto dal capitolo che porta lo stesso
nome del libro, «Medicina e spiritualità» (pp. 138-139) di Leonardo Antico, medico geriatra al Policlinico Gemelli di Roma. Il
terzo infine è di Ermanno Geme, professore di teologia pratica
alla Facoltà valdese nel capitolo dedicato a «La Parola che salva
nella teologia evangelica (pp. 106-107).
Voglia di interezza
In realtà, il ritorno di una
dimensione spirituale e religiosa in stretto collegamento
con la malattia e la salute è
un dato di fatto. E non si può
semplicemente collegarlo
all’abilità di qualche predicatore nello «sfruttare» il desiderio di salute (come del lavoro, del matrimonio e di
buoni guadagni) da parte di
tante persone in cerca di fortuna. Anche se i casi in tal
senso non mancano. (...)
Qualcosa di più profondo è
^a base di questa domanda
di spiritualità, di questa ricerca religiosa che si esprime
jtcl campo della salute e del® malattia. I progressi della
JUedicina sono sotto gli occhi
dt tutti. Eppure la risposta
*^ne essa può dare spesso
upn risponde alla domanda
tu cura che va oltre la dimenatone corporea e tocca i vissuti, le relazioni e la sete di
tàscendenza. C’è il desiderio
’ una cura che tenga in
Jfuggior considerazione tut® lu persona, di un approc^'tt alla salute e alla guarigioe in cui la dimensione spirittule giochi un ruolo di priJJu piano. Aumentano, spenelle società più ricche, le
malattie croniche. E in que® i modi tradizionali di far
®tapia (farmacologica e chiJ^fgica), pur tecnologica®nte più avanzati, hanno
on poche difficoltà nel diustrarsi efficaci. Special
mente i pazienti che soffrono
di malattie croniche non si
sentono presi in seria considerazione e non si sentono
adeguatamente curati.
Una particolare caratteristica (e un conseguente vissuto)
accomuna la nostra società
nel suo insieme e il mondo
sanitario (e di conseguenza
chi è nella malattia e nella
sofferenza): un senso di frantumazione. Con la frase molto
espressiva di «mondo in frantumi» Solzenicyn ha definito
il nostro mondo attuale. Di
prestazioni sanitarie all’interno di un «quadro strutturalmente frantumato» parla anche una psiconcologa (Thele
Rolando in «Psicoloncologia.
Nuove tendenze nell’assistenza del malato di cancro» Il
mulino, Bologna, 1998).
Il ritorno di una dimensione spirituale (più o meno religiosa) in chi si sente a vario
titolo come «in frantumi»
può rispondere quindi a un
«bisogno di interezza» (wholeness), a un desiderio di
sentirsi considerato e trattato come persona tutta intera.
E non poterlo essere senza la
propria «anima», senza la
possibilità di collegarsi non
solo con un Tu trascendente
ma anche con un qualcosa
che è nel profondo di noi
stessi e reclama attenzione.
C’è un ritorno dell’anima,
anche se non è sempre di
quella che nei nostri ambienti «teologici» siamo abituati a trattare.
Titoli come «Il libro dell’anima», «Cura dell’anima»,
«Alla ricerca dell’anima», ci
parlano di questa sete di dimensioni unificanti, perché
rispondenti alle domande
che stanno alla radice della
nostra identità di persone. Il
concetto di anima, in questi
scritti, però più che a una lettura biblico-teologica a cui
siamo abituati, è debitore di
un approccio più variegato, e
in molti autori risente dell’influsso di Jung. «Dopo diversi
anni di letture e riflessioni
sull’argomento - scrive Thomas Moore, autore di libri come «Cura dell’anima» e «Amici dell’anima» -, sono arrivato
a credere che l’anima sia real
mente molto più ampia di
quanto tendiamo a pensare.
Essa include non solo il più
alto o trascendente livello di
consapevolezza, il regno di
quello che tradizionalmente
chiamiamo spirito, ma anche
quello cui potremmo riferirci
come il più basso livello di
consapevolezza: l’anima nell’esperienza ordinaria, l’anima nella vita quotidiana. (...)
Quel che io intendo parlando
di questo livello più basso è il
valore del vivere giorno per
giorno prestando attenzione
a qualità essenziali della vita
quotidiana come la bellezza,
l’intimità, la comunità, l’immaginazione».
Luciano Sandrin
Depressione e globalità della persona
L’attenzione medica deve ad eventi «stressanti» (negati
necessariamente essere per la
globalitq della persona, nella
sua unità indivisibile di corpo,
mente e spirito, di cui si cerca
l’armonia interiore e anche
con l’ambiente e col trascendente. Una condizione di malattia che ci sembra esemplificare fortemente questa globalità, è la depressione, malattia
del tono dell’umore (cioè della mente). La depressione è in
realtà malattia dell’essere e
dell’esistere con ripercussioni
sul corpo. Nella depressione
sono state documentate modificazioni biochimiche a carico del cervello (...). Se noi ci
fermiamo a questo dato biochimico (atteggiamento riduzionistico) siamo sicuri di curare la depressione solo con
farmaci che possono modificare quella situazione biochimica (psicofarmaci). Notiamo
però che avvengono delle ricadute. È solo l’integrazione
fra farmaci, psicoterapia e comunque appoggio psicologico e cura spirituale che può
portare alla guarigione.
La gerarchia dei valori e
quindi il significato che si dà
ELISA BAGLIO
Descrivere io stato depressivo è una cosa che
fa molto male perché forse
nessun altro male è così distruttivo della personalità e
dei rapporti con i familiari,
gli amici, i colleghi e, soprattutto per se stessi, e ricordarli
fa molto male. In genere inizia in un modo subdolo, si
insinua come un serpente e
prende possesso di te. All’improvviso ti rendi conto che
non canti più. Niente ti fa ridere, la musica ti opprime,
Wagner ti schiaccia, il ritmo
ossessivo della musica moderna ti fa saltare i nervi. È
così che in casa c’è il silenzio
e man mano l’allegria diventa
un ricordo. Eri dolcissima? Ti
ritrovi sgarbata e hai scatti
improvvisi. Eri comunicativa
e disponibile? Ora sei un
istrice, chiusa in te stessa e
indifferente a tutto. E la stanchezza, Dio che stanchezza
perpetua! E il tuo coraggio?
D’improvviso ti senti ansiosa... di niente! Nulla ti minaccia, ma il tuo cuore batte
forte e scomposto, il diaframma è un busto di ferro che ti
schiaccia, le ginocchia si piegano, e ti trovi accasciata
per terra, tremante ma senza
lacrime. Nessuno può fare
niente per te e, del resto, stai
rendendo la vita difficile a
tutti. Senti la presenza di tanti nemici ma sei tu sola la nemica di te stessa. Purtroppo cominci a diventare autolesionista: a studiare il mez
zo migliore per scomparire,
dare un taglio e via da questo
sporco mondo!
No, non è facile farlo. Ti afferri i capelli tra le mani e li
tiri forte gridando; basta! ed
eccoti sbracata sulla poltrona
come una marionetta senza
fili, la testa vuota, lo sguardo
perso lontano. Poi senti, finalmente, dei bimbi che ridono, altri che tirano calci al
pallone. Ti accorgi che sul
fuoco bolle qualcosa e, Dio
mio, che fatica alzarsi per
controllare... Dopo mesi è il
primo sintomo di «presenza»
nella vita. Quante volte si entra e si esce da questa crisi,
ma accade che ogni volta
quella tirata di capelli ti tiri
fuori un po’ più a lungo e
quel «basta» ti libera in un
modo più soddisfacente.
Ti accorgi del cielo azzurro,
che dopo il buio torna la luce
e che se non riesci a dormire
puoi ascoltare i rumori ovattati della notte, puoi cercare,
se lo smog lo permette, qualche stella che ti faccia silenziosa compagnia. Stai un po’
ritrovando te stessa. Chi non
ha vissuto questi momenti
distruttivi non sa cosa sia la
vera sofferenza, la vera impotenza, la solitudine dell’anima, ma una sola cosa aiuta a
venirne fuori: il coraggio, che
però sia accoppiato a tanta
pazienza e umiltà. Il coraggio
di tendere le mani e afferrare
quelle di chi ti vuole bene.
Domani? È un altro giorno.
Bisogna vivere il presente
sempre vigilando.
vi) potrà essere modificato
positivamente per cui le stesse condizioni traumatiche
non saranno più negative per
la stessa persona. (...) Del resto la stessa «pillola della felicità» non tiene conto che la
felicità è anche soggettiva: abbiamo incontrato in Molise
molti anziani disabili ed economicamente carenti che dicevano «sto bene», mentre in
altri luoghi la salute e le buone condizioni economiche
non davano felicità. Ancora
una volta il mondo dei valori
ha un forte peso. In realtà gli
psicofarmaci possono attutire
il disturbo emotivo (evento
utile per consentire al paziente di comunicare), ma anche
«addormentare» la sua consapevolezza, le sue capacità di
critica e di giudizio e di astrazioni, e conseguentemente
continuare a negare a quella
persona depressa, anche se il
suo umore sarà migliore, la
possibilità di uscire dal tunnel
della malattia verso una vita
più saggia e più forte, una spiritualità sanata.
Leonardo Antico
Il cammino di una
La guarigione fisica e la
salvezza-pienezza di vita,
che nella prospettiva del
Nuovo Testamento sono
sempre in interrelazione, sono talvolta conflittuali. Infatti si può essere salvati, si può
cioè accogliere la parola di
Dio che salva senza che questa parola compia al tempo
stesso il miracolo della guarigione. Gesù non ha guarito
tutti i malati che ha incontrato ma a tutti, indistintamente, malati e sani, ha offerto la parola di vita: a tutti
ha aperto la via della fede.
Come è noto i Vangeli ci
trasmettono una lunga serie
di azioni terapeutiche di Gesù; guarigioni di ogni tipo,
daH’esorcismo alla risurrezione. Ma parallelamente a questa intensa attività terapeutica, Gesù rimprovera duramente le città circostanti il lago di Galilea di non capire ciò
che sta succedendo in mezzo
a loro (Matteo 11, 2-6; Luca
10, 13-15). Nei sinottici troviamo dodici diversi racconti
di guarigioni e soltanto in sette di questi vi è un esplicito
richiamo alla fede (...). Que
splrltualltà ritrovata
sta relazione fede-guarigione costituisce una novità assoluta nell’ambito della cultura dell’epoca, sia in ambito
ebraico che pagano. Come
interpretare questa realtà
contraddittoria? (...) Quale
relazione tra guarigione e dimensione della salvezza?
Per cercare una risposta
convincente è necessario entrare nella dinamica di queste narrazioni. I racconti dei
vangeli ci dicono con grande
chiarezza che il miracolo di
guarigione non crea la fede
di per sé, né la presuppone,
ma può aprirsi ad un cammino di fede. In altre parole
la parola che guarisce e che
salva non si impone all’evidenza degli occhi ma cerca
un riconoscimento interiore.
Il racconto di guarigione dei
dieci lebbrosi (Luca 17,
11 ss.) lo dice in modo estremamente chiaro: la parola
che guarisce e che salva cerca il ringraziamento, apre alla gratitudine. Gratitudine: il
cammino di una spiritualità
ritrovata.
Ermanno Geme
4
PAG. 4 RIFORMA
- E
VENERDÌ 12 APRILE 200}
È rimpegno prioritario degli ospedali gestiti dalla Chiesa evangelica del Camerún
La lotta contro il flagello dell'Aids
A colloquio con il dr. Mbongo, primario dell'ospedole evangelico di Foumban, e con il dottor
Agassi, inviato dalla Cevaa. Dal '92 la chiesa collabora con lo stato nella lotta alla pandemia
FRANCO TAGLIERÒ
A Foumban, sede del Sinodo della Chiesa evangelica del Camerún (Eec), si trova uno degli ospedali storici
del sistema sanitario della
chiesa. Da pochi mesi vi lavora un primario camerunese,
il dottor Mbongo, formatosi a
Mosca alcuni anni fa grazie a
una borsa di studio, coadiuvato da un medico togolese,
il dottor Agassi, inviato dalla
Cevaa. Entrambi, come gran
parte del personale infermieristico, sono stati scelti dalla
direzione non solo per le
qualità professionali ma anche per il chiaro senso evangelico della loro vocazione.
L'ospedale di Foumban
Il primario mi mostra i vari
reparti e mi enumera i bisogni, elencandoli per priorità.
L’ospedale non ha un rifornimento idrico regolare: si trova su una collina a la rete
dell’acquedotto pubblico, desueta e comunque carente
nelle stagioni secche, riesce a
far giungere l’acqua solo la
notte, tra Luna e le tre. Durante il giorno sono le autoambulanze a recarsi a una
fontana di distribuzione idrica per rifornire l’ospedale: sarebbe dunque necessario un
serbatoio. Poi servirebbe una
serie di strumenti tecnici più
moderni, materassi nuovi, bisognerebbe tinteggiare le
stanze per migliorare l’igiene.
Ci sono 120 letti, se ne potrebbero far stare anche 200.
Bisognerebbe poter offrire al
personale medico e infermieristico una forma di aggiornamento, ma i costi sono scoraggianti. Prendo nota e penso che qualcosa si può fare...
La collaborazione
con lo stato
Poi incontro il dottor Agassi. Con lui ho un colloquio
meno segnato dalle esigenze
di bilancio: mi parla del suo
interesse e del suo impegno
per la lotta contro l’Aids, che
si aggiunge all’incarico di
chirurgo per il quale è stato
scelto. La Chiesa evangelica
del Camerún fin dal 1992 si è
aperta a una collaborazione
con lo stato per la lotta contro l’Aids. Con l’allargarsi della ricerca e del censimento si
Uno scorcio dell’ospedale evangelico di Njissé
è arrivati al seguente andamento statistico:
- esercizio 1998-1999: su
3.130 test, 543 erano positivi
(17,35%);
- esercizio 1999-2000: su
3.396 test, 606 erano positivi
(17,85%);
- esercizio 2000-2001: su
4.213 test, ben 876 erano positivi (20,80%).
Questi dati hanno messo in
moto l’azione della chiesa e
dei suoi ospedali. Negli anni
2001-2003 è previsto un piano dispiegato a vari livelli
(cura e prevenzione) che ha
come obiettivo la riduzione
del 40% dei casi di trasmissione per via sessuale del virùs. Tra gli ultimi sedici pazienti ricoverati nel reparto
di medicina dell’ospedale di
Njissé ben sei erano sieropositivi. 11 dottore mi dice cbe in
realtà non esiste una strategia vera e propria, si fa quel
che si può: sarebbe necessario preparare un piano insieme agli altri due ospedali della città, quello musulmano
e quello pubblico, entrambi
in difficoltà, ma ognuno va avanti per conto suo. Con gli
ospedali evangelici ci si incontra, e infatti ancora una
volta il Sinodo del 2002 ha dichiarato che la lotta contro
l’Aids è impegno primario nel
lavoro di evangelizzazione.
L'azione dell'ospedale
Chiedo al dottor Agassi che
cosa si faccia effettivamente.
Mi risponde che innanzitutto
si prendono in carico gli ammalati che accettano il ricovero; l’ospedalizzazione, per
molti, è un lusso. Anche se il
costo del letto non è molto
elevato (circa due euro al
giorno per una brandina e un
materasso, la biancheria viene portata da casa mentre i
pasti sono preparati dai familiari che utilizzano le cucine a
disposizione qua e là negli
spazi tra un reparto e l’altro)
sono le analisi e le medicine
che rappresentano una spesa
spesso insostenibile per le famiglie. D’altra parte è proprio
sul margine concesso dalla
vendita dei farmaci che la gestione dell’ospedale conta per
non indebitarsi troppo; e poi
ci sono molti che pensano
che l’Aids non esista, che si
muore perché si è colpiti da
un maleficio, perché... bisogna morire. E a cosa serve andare all’ospedale, pagare, per
sentirsi dire che si è malati?
Capisco che la lotta contro
l’Aids passa attraverso la sensibilizzazione capillare, attra
verso l’informazione, attraverso il paziente colloquio
con i più giovani, con i bambini delle scuole elementari,
con le coppie coraggiose che
cercano aiuto e si fanno portavoce per allargare i contatti. 11 dottor Agassi viene chiamato; talvolta quasi di nascosto, ad andare nelle case per
parlare alle coppie, ai giovani, alle donne: è un segno che
qualcosa si muove, ma bisogna fare di più, si deve fare di
più. E spesso in queste visite
il dottore scopre i sintomi del
male: attualmente segue cinque ammalati esterni, tre
donne e due uomini, che vogliono comprensibilmente
tener nascosto il loro male. In
percentuale le donne sieropositive sono più numerose
degli uomini: esse stanno in
casa, i loro uomini vanno in
giro, per lavoro, o semplicemente per cercare qualcosa
da mangiare, stanno talvolta
lontano da casa per molti
giorni, hanno occasionali
rapporti sessuali (la prostituzione in città è un fenomeno
diffuso) e poi tornano e trasmettono il virus, preso chissà dove e chissà da chi... Le
donne: ancora una volta l’anello debole di una società
che ha bisogno di crescere.
Nata una coalizione ecumenica di 16 chiese che appoggia la risoluzione dell'Onu
stati Uniti: «Le chiese per la pace in Medio Oriente»
Diverse chiese e gruppi religiosi degli Stati Uniti approvano la risoluzione del (Consiglio di sicurezza dell’Onu che
preconizza la creazione di
uno stato palestinese. Questa
coalizione ecumenica di 16
membri, chiamata «Le chiese
per la pace in Medio Oriente»,
sottolinea che la risoluzione
redatta dagli Usa rappresenta
un passo avanti verso la soluzione del conflitto israelo-palestinese ma ammonisce che
la risoluzione sarebbe vana
senza pressioni internazionali
per la ripresa di negoziati di
pace. In un comunicato pubblicato il 14 marzo scorso dalla coalizione, Dennis Frado,
direttore deH’ufficio luterano
all’Onu, ha dichiarato che la
risoluzione «fa opera di pioniere» e interviene in «un momento critico per tutti i popoli
della regione».
Secondo i membri della
coalizione la risoluzione delle
Nazioni Unite dovrebbe porre fine alla violenza, riunire
di nuovo gli israeliani e i palestinesi attorno al tavolo dei
negoziati e porre fine all’oc
cupazione israeliana dei territori. «C’è un bisogno disperato di porre fine alla violenza da ambo le parti - ha dichiarato James Matlack, direttore dell’Ufficio di Washington della Commissione
umanitaria della Società degli
amici (quaccheri) -. 11 modo
più rapido e più sicuro per
farlo è che Israele si impegni
a porre fine all’occupazione
della Cisgiordania, di Gaza e
di Gerusalemme Est».
ne israeliana e una lettera
energica inviata da Clifton
Kirkpatrick, segretario della
Assemblea generale della
Chiesa presbiteriana Usa, al
primo ministro israeliano
Ariel Sharon. Queste due
chiese sono membro della
coalizione per la pace in Medio Oriente.
La lettera inviata
a Ariel Sharon
Le dichiarazioni
delle chiese
Questo messaggio di sostegno alla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu è
l’ultimo di una serie di dichiarazioni adottate in questi
ultimi mesi da vari responsabili di chiesa Usa che chiedono una ripresa dei negoziati
e la fine dell’occupazione dei
territori palestinesi da parte
di Israele. Fra le dichiarazioni figurano quella del Comitato «Chiesa e società» della
Chiesa metodista unita che
chiede la fine dell’occupazio
Riunito dal 14 al 17 marzo
scorso a Herndon, in Virginia, il Consiglio della Chiesa
metodista unita ha reso nota
una dichiarazione nella quale
si sottolinea che «Israele troverà la pace e la sicurezza
mettendo fine all’occupazione illegale dei territori palestinesi e arabi» e che «la sicurezza, la pace e la stabilità
economica palestinesi si trovano all’interno di confini sicuri in una società civile e democratica». Nella sua lettera
dell’11 marzo, Clifton Kirkpatrick chiede ad Ariel Sharon
di porre fine agli «attacchi
spietati» contro civili palesti
Emerge dai dati del censimento 2000
nesi. «Mentre non chiudiamo
gli occhi sugli atti di violenza
di certi estremisti palestinesi
- scrive - siamo costernati
nel vedere che Israele, per
reazione, continua a punire
l’intera popolazione palestinese e i suoi leader che sono
stati partner del Suo governo
nel processo di pace. Ora. da
un anno e mezzo, l’esercito
israeliano continua a lanciare
attacchi spietati contro istituzioni e contro la popolazione
civile, tra cui membri di comunità di rifugiati». Kirkpatrick parla anche dell’occupazione da parte di Israele di
servizi sociali e sanitari luterani (la scuola e il centro di
cura Dar al Kalima di Betlemme) che è diventata un motivo di preoccupazione per la
comunità ecumenica. «Questo tipo di operazioni militari
secondo cui scuole, ospedali,
ambulanze e personale sanitario vengono attaccati, è una
violazione del diritto internazionale, ed è diventato odioso anche a molti membri
dell’esercito israeliano», afferma la lettera. (eni)
In aumento gli svizzeri
che abbandonano la chiesa
PAOLO TOGNINA
STANDO ai dati provvisori
del censimento federale
del 2000, pubblicati il 29
marzo scorso dall’Ufficio federale di statistica, il 12% della popolazione svizzera non
aderisce a nessuna comunità
religiosa. Dai risultati emerge
che l’evoluzione del numero
di fedeli non è legato alla crescita della popolazione. Negli
ultimi dieci anni infatti, a
fronte di un aumento del
5,9% del numero di abitanti,
è cresciuto anche il tasso delle persone senza confessione:
in Svizzera esse rappresentano ora il 12%, contro il 7,4%
del 1990. Particolarmente
colpite dal fenomeno sono le
comunità religiose di Basilea
città: il 35% della popolazione si dichiara senza confessione. In 25 anni la Chiesa
protestante del cantone ha
perso più della metà dei fedeli, mentre quella cattolica
ne ha persi un terzo.
La comunità protestante,
per lungo tempo la più numerosa in Svizzera, ha registrato
una forte erosione: il numero
di fedeli rispetto alla popolazione è passato dal 56,3% del
1950 al 37% del 2000. La popolazione delle parrocchie
cattoliche, che nel 1950 attiravano il 41,6% della popolazione, ha subito negli scorsi decenni una forte crescita grazie
soprattutto all’arrivo negli
Anni Sessanta e Settanta di
comunità di immigrati italiani, spagnoli e portoghesi,
paesi dove il cattolicesimo è
fortemente radicato. Ma negli
ultimi vent’anni anche la
Chiesa cattolica svizzera subisce una marcata perdita di
membri. Se nel 1990 essa
contava il 46% del totale della
popolazione nel 2000 la percentuale è scesa al 44%.
Per Alfred Dubach, direttore dell’Istituto svizzero di sociologia pastorale di San Gallo, l’aumento delle uscite dalla Chiesa si spiega con l’allentamento dei legami sociali. «La società è dominata dalla relazione costo-utilità». La
decisione di lasciare la Chiesa, secondo l’esperto, è soprattutto motivata da ragioni
materiali: spesso viene infatti
menzionata l’intenzione di
risparmiare il denaro dell’imposta di culto. «Dietro a questa motivazione vi è però sovente molto di più», ha ag
V0JER'
giunto. Per queste persone la
chiesa di fatto è scesa molto
sulla scala dei valori.
Il profilo di chi abbandona
ogni confessione è conosciuto: si tratta per lo più di gente
che vive in città, vanta una
buona formazione scolastica
e lavora nei settori della comunicazione o delle arti, ha
indicato Dubach. Lo stile di
vita cittadino, dominato dall’anonimato e dalla mobilità
non si concilia infatti molto
bene con la vita di comunità,
Malgrado queste defezioni, il
90% dei neonati vengono
battezzati: «I genitori vogliono che i figli abbiano un’ancora di salvezza», sottolinea
Dubacb. Se però venisse lasciata la scelta ai ragazzi,
molti di loro deciderebbero
di lasciare la chiesa. La maggior parte delle uscite avvengono quando la persona è tra
i 20 e i 35 anni di età.
Tra le principali motivazioni per restare in seno alla
chiesa, vi è quello di avere un
funerale «decente», ha sottolineato Dubach. Forte peso
hanno anche le attività assistenziali delle parrocchie,
che sostengono anche chi
non beneficia più degli aiuti
dello stato. Le chiese hanno
anche perso il loro monopolio e si trovano a dover fai
fronte alla concorrenza: «Si
fanno largo molti altri prodotti, legati ad esempio all’esoterismo», ha indicato
l’esperto. Secondo Dubach,
per trattenere i fedeli le chiese non devono più fare loro la
morale ma «devono piuttosto
occuparsi delle necessità dei
singoli individui e aiutarli ad
“aiutarsi” da soli».
Sono in corso di realizzazione studi per vedere seie
persone che lasciano la chiesa abbiano davvero perso la
fede religiosa o se cercano altrove per dare un senso alla
propria vita, dice Hubert
Knoblauch, della Facoltà evangelica di teologia della
Università di Zurigo, che aggiunge: «Vi è persino chi cerca un significato nella figura
di Elvis Presley». Secondo
Knoblauch, quello delle defezioni dei fedeli è un fenomeno innescatosi circa 200 anni
or sono: l’emorragia è inizia^
ta con l’affermarsi degli stati
nazionali all’indomani della
Rivoluzione francese e si è
accentuata alla fine della
guerra fredda.
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' II vicesegretario del Cec a Gerusalemme
Solidarietà ecumenica
alle comunità di fede
Il vicesegretario del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), l’ortodosso Georges
Lemopoulos, si trova dal 2
aprile a Gerusalemme per
esprimere la solidarietà ecumenica internazionale alle
comunità di fede durante
questi giorni tragici per tutto
il Medio Oriente. Insieme a
Salpy Eskidjian, dell’équipe
per le relazioni internazionali del Cec, Lemopoulos non
ha rinunciato al viaggio in
Palestina e intende raggiungere alcune fra le zone più
colpite dal conflitto.
Di fronte alla terribile escalation di violenza il Consiglio
ecumenico delle chiese intende intensificare il proprio
impegno nella regione: la visita del vicesegretario del
Cec è anche finalizzata a porre le basi per la prima delegazione del Programma ecumenico di accompagnamento, che si recherà in Palestina
e Israele a giugno. Fin dall’inizio della seconda Intifada,
spiegano i membri della delegazione, il Cec ha accolti'
pagnato le chiese e le coniU'
nità locali cercando di alle'
viare le sofferenze della pi>'
polazione palestinese.
Il Programma ecumeniec
di accompagnamento, cheW
la funzione di monitorare
denunciare le situazioni “
violazione dei diritti umariii
una delle forme di questo ii"'
pegno. «Oggi siamo
larmente preoccupati per
terribile offensiva sferrata ^
Israele - afferma Eskidjian ''
la più violenta operazion
militare dal 1982. Credian|“
fermamente che i cristiani
tutto il mondo abbiano I e
bligo morale di alzare la vo
contro tutta questa soffere
za. Andiamo a Gerusalemm
per esprimere la solidari^et
la preghiera di tutta la fa
glia ecumenica nel ùipr*
che si sta mobilitando, iù*
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rompere il silenzio crinipìr^
della violenza».
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j 12 aprile 2002
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
V La Claudiana ripubblica gli scritti di Piero Jahier dei primi anni del Novecento
«Ragazzo» e «Il paese morale»
fautore, che emerse a livello di notorietà nell'ambiente culturale italiano, polemizzò anche
duramente con la sua cultura valdese di origine pur sentendovisi profondamente legato
fli BERTO CORSANI
P
peri
lERO Jahier è stato una di
quelle figure di frontiera
il mondo protestante, e
oér quello valdese in particoLe, che emersero a livello di
^tórietà nell’aiubiente culturale italiano restando al
tempo stesso marginali, per
jon dire eretiche, all’interno
della «trihù» evangelica e valligiana. I suoi scritti alternano pagine di polemica viscere con l’amhiente d’origine,
sulla natura, sulla società e
sulla soggettività delle persoue- sulla rigidezza dei costu0Ì e la vacuità di certe aspilazioni intellettuali e sociali;
svolte mettono in ridicolo la
vita di fede del popolo valdese, ma altre pagine mostrano
un legame indissolubile con
la propria terra e la propria
provenienza. Come dire che
¡risentimento e il sentimento di rivalsa verso un mondo
thè pareva non avere corrisposto alle attese del «ragazto» è dettato più dall’amore
(percepito come tradito) che
dal distacco.
È questa, con tutta probabilità, la lettura che deve fare
la critica valdese, ed è così
che emerge dalla ripubblicalione di Ragazzo*, a cui sono
aggregati, con la cura e l’introduzione di Antonio Di
Grado, alcuni scritti comparsi doè sulla rivista La voce a
cavallo fra gli Anni 10 e 20 e
aventi come oggetto proprio
l’amMente valdese e la diffusione del pensiero riformato
e delprotestantesimo in ItaI lia. Scritti, dunque, che si riI volgono a un «pubblico alto», e per questo forse tanto
più sconvolgenti, a tratti irritanti nel loro demolire il «piccolo mondo» valligiano al
quale, par di leggere fra le righe di Jahier, l’emancipazione del 1848 avrebbe come
montato la testa.
E tuttavia proprio tra i «pez
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ccorn
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iani io
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lentioe
irietà e
1 fatti!'
nondo
, insiem, P<"
iev0
zi» vociani affiorano, magari
in espressione più lirica che
argomentata, più dal cuore
che dall’ideologia, gli slanci
per la propria terra, l’affezione per quel luogo di famiglia
a cui, dopcf essere stato inurbato e avere subito il fascino
di una socialità dai confini
più estesi, tornava d’estate,
con tutto il peso e addosso gli
occhi altrui in seguito alla
morte del padre: un’affezione
che lo portava, tra le critiche,
a cogliere quel che v’era di
essenziale in quelle terre, che
ne hanno fatto un unicum.
Per esempio, ne «Il paese
morale»; «Ti saluto paese a
una sola strada innominata,
a una sola bottega, ma che
hai sempre una scuola e accanto una seconda scuola
che è la chiesa» (p. 180). O
ancora, poche righe avanti:
«Ecco il vegliardo ciré mi
muove incontro e non mi
chiede se mi son fatto quella
posizione che non mi farò
mai, ma qual è la mia posizione di fronte all’Eterno».
Il saggio introduttivo di
Antonio Di Grado, docente
di Letteratura italiana alla
Università di Catania, inserisce Jahier nell’atmosfera letteraria del tempo; eppure,
citando vari scrittori che si
nutrirono del pensiero puritano (da Hawthorne a Faulkner, con la mediazione di
Elio Vittorini e della sua antologia Americana, censurata dal fascismo), il suo discorso risulta, ma non è poi
una sorpresa, soprattutto
teologico; sono pagine che
ridanno allo scrittore quella
voce a cui Jahier stesso scelse di rinunciare nel secondo
dopoguerra, svalutando al
cospetto della fede la pratica
dello scrivere, che troppo si
era prezzolata, venendo a
patti con l’ossequio e l’encomio. Una teologìa che vive
del riverente silenzio di fronte a Dio, proprio degli antenati, ma che vive nelle persone fisiche: che, come ben
dice la postfazione di Giorgio Bouchard «non si limita
al livello dei simboli» (p.
199). Di simboli ne abbiamo
fin troppi, e vacui quanto
mai; qui si misura invece
l’utilità per noi di leggere o
rileggere quelle pagine.
L’approccio letterario può
essere la mediazione necessaria per avvicinare Jahier
alle generazioni siiccessive alla sua, che con facilità
sono portate a deragliare sulle asperità della sua prosa o a
soccombere all’apparente intransigenza del carattere e alla sferzante autocritica. Si
scoprirà invece con facilità
che i giudizi più severi dell’autore verso la sua chiesa e
la sua gente sono rivolti al
modo acquiescente con cui
cedeva, a tratti, al costume
imperante in una più ampia
società, disposta ad accettare
il valdese come fatto etnico o
curiosità storica (ma stiamo
parlando solo del passato?), e
per nulla indine a seguirne gli
imperativi della fede.
Per questo, in un momento
in cui il nostro paese si interroga con angoscia (e almeno
si interroga, è già qualcosa)
sul senso dei rapporti fra ge
nitori e figli, fra generazioni,
sul senso dello studio, giova
tenersi care due affermazioni
di Jahier: «Questa gente semplice e dura mantiene altissimo il sentimento della famiglia fondata sulla piena corrispondenza di sentimenti tra i
genitori ed i figli...» (p. 139);
«La scuola anzitutto. Nostro
primo libro di lettura era stato
il Vangelo, nostro classico la
Bibbia; fatti inesistenti nella
storia dello spirito umano per
la scuola secondaria italiana».
Di nuovo; stiamo parlando
davvero di un testo del 1912?
(•) Piero Jahier: Ragazzo. Il
paese morale. A c. di Antonio Di
Grado, postfazione di Giorgio
Bouchard. Torino, Claudiana,
2002, pp. 210.
Piero Jahier in un quadro di proprietà della famiglia
Piero Jahier in altre pubblicazioni
Per non lasciarsi disarmare dal rancore dell’autore, o
da ciò che sembra tale, conviene tenere in considerazione la penetrazione che non
solo all’epoca ma anche in
tempi recenti i suoi scritti
hanno avuto nelTambiente
letterario. Due almeno sono
le importanti opere antologiche in cui compare di recente il suo nome, entrambe legate alla prima guerra mondiale. L’antologia di poeti
italiani nel conflitto curata
da Andrea Cortellessa' ne
ospita sette composizioni,
dislocate in alcune delle sezioni tematiche (l’attesa della guerra, la «guerra-comunione», la «guerra-riflessione», la «guerra-lutto» e la
guerra ricordata).
Spiccano, tra queste pagine, i versi che vedono nella
guerra l’estremizzazione della vita di privazioni, di fatica
quotidiana, ritmata dalle stagioni, vita di grano e farina,
di pane e polenta, fra desiderio di tornare a casa e com
pianti per i propri sottoposti.
Scrive Jahier in una poesia
intitolata Dichiarazione e
uscita nel 1916, poi inserita
in Con me e con gli alpini e
ancora nella raccolta di Einaudi P. Jahier, Poesie in versi
e in prosa (a cura di Paolo
Briganti, 1981): «Altri morirà
per le aquile e per le bandiere/ ma io per questo popolo
rassegnato/ popolo che viveva nel giusto e nel giusto
muore senza sapere». Viene
spontaneo, a leggere questi e
altri versi, l’accostamento
con il soldatino che chiede al
Sergente nella neve: «...ghe rivarem a baita?».
E infatti è proprio Mario
Rigoni Stern a inserire Jahier
nella massiccia opera sulle
testimonianze di soldati al
fronte^' agli scritti di letterati
come Musil e Gadda, Stuparich e Lussu, si alternano i resoconti «tecnici» o semplice
mente umani di quelli che
c’erano. Jahier vi compare
con la successione di scritti
«Perché vinceremo» pubblicati su LAstico-giornale delle
trincee nelTaprile-maggio
1918. E anche qui è emblematica una frase; «Il soldato è
l’uomo che ha più vinto la
carne e le sue miserie: la fame, la sete, la pigrizia, la fatica». Non c’è eroismo in questo. Caso mai la consapevolezza di un destino comune
ai militi e a queVRagazzo di
cui scriveva pochi anni prima
della guerra, (a.c.)
(1) A. Cortellessa (a c. di); «Le
notti chiare erano tutte un’alba».
Antologia dei poeti italiani nella
Prima guerra mondiale. Milano,
B. Mondadori, 1998, pp. 514.
(2) M. Rigoni Stern (a c. di):
1915-1918 La guerra sugli Altipiani. Testimonianze ili soldati
al fronte. Prefazione di Carlo
Azeglio Ciampi. Vicenza, Neri
Pozza, 2000, pp. XrV-661.
fe Conferenza organizzata dalle attività femminili della Chiesa metodista di Padova
Le ricadute dell'idea di Dio patriarcale
. paolo T. ANCELERI
La validità di un incontro
consiste nel saper stimola riflessione personale,
scllecitando una revisione
toi propri punti di vista,
spesso vincolati a pregiudizi,
questo il commento positivo
^presso da molti dei presenconferenza sul tema
oi là del Dio patriarcale»
cnuta a Padova dalla pastora
, Tomassone il 19 marf^aeirambito dell’attività
uiminile della Chiesa meto«a, conversazione opporri''®®onte inserita nella ser>. Radicata al rapporto di
T con l'idolatria.
facile accorgersi che l’im(, del Dio patriarcale,
k. .®®80ataci dal mondo etante
oflalità rappresentative
ji-®.*?ore di Dio: un’immaslm , ^^fciea, un idolo, un
ulacro costruito dall’uo■ tratta di una visione
abbonamenti
'%no
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*°stenitore
euro 5,00
euro 10,00
euro 10,00
®uti sul conto corrente
Postai,
RADIO», via Firenze
^661 1000 intestato
2:00184 RoU
legata al pregiudizio di una
superiorità maschile, ereditata daH’ambiente in cui quel
tipo di divinità è cresciuto.
Nel racconto biblico, a Èva è
stata addossata la responsabilità dell’introduzione del
peccato nel mondo; nel Corano, al contrario, il primo
peccatore è Adamo: l’antifemminismo, nella spiritualità musulmana, entra dunque per altre vie. Da noi si
consolida in base al racconto
scritturale e in questo modo
il peccato acquista un significato teologico: sì che alcune
femministe non hanno esitato a incitare le donne a mostrare l’orgoglio del peccato,
come forma di resistenza alla
tradizione avversa alle donne
e ai loro diritti.
L’antifemminismo è punto
di partenza per altre discriminazioni: tra vecchi e giovani,
bambini e adulti, ricchi e poveri, schiavi e liberi, conterranei e stranieri. Dio va pertanto indicato anche con attributi femminili in nome della
non discriminazione, e non è
questione di poco peso. È necessario un rovesciamento
nella terminologia abituale,
togliendo a Dio le tradizionali
e ingiuste connotazioni patriarcali. È noto che in alcuni
casi di stupro le donne vittime hanno concepito una tale
intolleranza nei confronti
della figura maschile da rifiutare persino l’accenno alla figura del Cristo salvatore, in
quanto appartenente al genere maschile. E quando nel
Medioevo nacque il movimento valdese, molte donne
si dedicarono alla predicazione e furono di conseguenza
condannate per stregoneria:
la donna che osava ribellarsi
all’autorità del maschio non
poteva che essere in rapporto
cori il demonio. '
Un altro aspetto ha contribuito alla discriminazione
femminile: il dualismo, la
netta separazione di corpo e
anima, spirito e materia. È
noto che Cristo ha sempre
esercitato la sua funzione salvifica e risanatrice sull’anima
e sul corpo, intesi come unità
inscindibile: «I tuoi peccati ti
sono rimessi: alzati e cammina» (Marco 2, 9); «Voi vi adirate contro di me perché in
giorno di sabato ho guarito
un uomo tutto intero» (Giovanni 7, 21). Per influsso
delTellenismo si accentuò la
rottura e al corpo si attribuì
un peso sempre maggiore
(Romani 7, 21). Nel caso della
donna, il corpo femminile finì
con l’essere considerato ostacolo insormontabile alla fruizione della piena libertà e
della perfezione, aspetti privilegiati riservati alla mascolinità. In base a questo principio cattolici e ortodossi ancora oggi vietano alle donne le
funzioni sacerdotali.
Anche il dualismo luce-tenebre sta al fondo della discriminazione. Si trascura
una larga parte della Bibbia
in cui si afferma che Di è presente anche nell’ombra e nelle tenebre: nel disagio, nella
condizione umbratile del sofferente e del morente. Racconta una scrittrice afroamericana che da bambina amava nascondersi nelTombra e
nelle tenebre perché più vicine al colore della sua pelle,
esperienza che noi non siamo
in grado di fare. Purtroppo la
nostra concezione religiosa è
legata a una pregiudiziale
universalistica, e non ci domandiamo che cosa provino
o pensino gli altri, i diversi.
Imponiamo il nostro modello
di vita e di pensiero al resto
del mondo con l’atteggiamento prepotente e aggressivo tipico del maschilismo.
Il dibattito seguente è stato
ampio e interessante, mentre
è in crescita (raddoppiato) il
numero dei presenti: importante il tema affrontato. Esistono pure gli altri, a cui spesso pensiamo con un fondo di
ostilità, dimenticando che rifiutarli significa in sostanza
rifiutare noi stessi: se per noi
gli altri sono i diversi, a nostra
volta lo siamo noi per loro. A
chi è differente da noi abbiamo il dovere di offrire amoreagape, cioè accoglienza, riconoscimento e inclusione (I
Corinzi 13). Invece purtroppo
siamo disposti ad adeguarci
al comportamento corrente,
che impone l’esclusione e la
discriminazione.
LIBRI
Stati Uniti
Dopo le «Torri»
Come è cambiata l’America dopo le stragi delle torri gemelle dell’11 settembre 2001? Come, soprattutto, è cambiata
la percezione che l’America ha di se stessa? Come è cambiata la percezione che gli americani hanno delle mille «razze» e
culture con cui vengono in contatto? Sono
fra le domande cui cerca di rispondere
Alessandro Portelli, studioso di storia degli Usa ma soprattutto di letteratura nordamericana [America, dopo. Donzelli,
2002, pp. XIII-165, euro 10,85). Scopo del
libro è andare oltre lo stereotipo che abbiamo in Europa, che tende a pensare
l’America come luogo di categorie astratte
invece che di cittadini in carne e ossa.
Stati Uniti
Immaginario
■fx
Che cosa lega la Lettera scarlatta di Hawthorne ai classici
del western come Ombre rossel È possibile rintracciare una
linea comune che percorre l’immaginario collettivo degli
Stati Uniti in due secoli abbondanti di produzione letteraria, artistica e di pensiero? È questa la sfida che accetta di
”1 t>uon grado Francesco Dragosel, studioso
IRr ^ di lingua e letteratura inglese e americana
(|Hp I con Lo squalo e il grattacielo. Miti e fanta
smi dell'immaginario americano (Il Mulino, 2002, pp. 278, euro 12,50), non mancando di trovare gli antecedenti illustri
per il suo discorso in quei classici della
letteratura (per citarne uno su tutti: Moby
Dick) che tanto sono imbevuti di Bibbia e
di pensiero protestante.
TELEVISIONE BWHlMMitlW
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
j domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 10 del lunedì successivo. Domenica 14 aprile,
ore 24 circa, andrà in onda: «Ora di Religione», anteprima del
film di Bellocchio con intervista aH'autore; «Italia liberale e
protestanti», un'incontro con l'autore Giorgio Spini; alla presentazione del libro sarà presente il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. La replica sarà trasmessa lunedì
22 aprile alle ore 24 e lunedì 29 aprile alle 10 circa.
6
PAG. 6 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 12 aprile
Un convegno a Torino ha messo in luce l'importanza degli archivi storici
Storie di donne da non dimenticare
La memoria conservata negli archivi pubblici e privati e in quelli delle associazioni e chiese
mostrano delle tracce, più o meno evidenti, del pensiero e dell'attività di molte donne
SANDRA PASQUET
PATRIZIA edotto, iniziando gli interventi, ha presentato l’archivio che Piera
Zumaglino, fondatrice della
Rivista delle Donne, ha raccolto fino alla data della sua
morte (1994) e lasciato ad «altre donne costituite in associazione: è l’archivio del movimento femminista torinese,
intreccio fra storia personale
e storia del femminismo. Nel
periodo di massima espansione del movimento, in cui il
femminismo aveva una forte
carica di rottura nei confronti
delle istituzioni, Piera Zumaglino fonda un gruppo che
raccoglie testimonianze orali,
interviste, ecc. Si assume il
ruolo di raccogliere i documenti diventando una sorta
di depositaria {Iella memoria
collettiva, preoccupata che
non ci sia incontro fra gruppo storico e nuovo che avanza. Nel materiale raccolto ci
sono lettere, manifesti, diari,
bozze di articoli, studi, tesi di
laurea. I documenti a carattere personale non sono per
nuUa separati da quelli a carattere politico. La prospettiva oggi è di mettere tutto
questo materiale d’archivio
in «rete» con altri archivi.
Renata Yedid Levi ha parlato dell’archivio delTUdi (la
Unione donne italiane). La
sigla compare fra le donne
antifasciste in esilio a Parigi.
È la prima associazione femminista di massa (e non più
d’élite) in Italia, e ha finalità
precise: la difesa degli interessi delle donne nella sfera
lavorativa, la valorizzazione e
la partecipazione delle donne
Il 9 marzo, nella sala conferenze dell’Archivio di Stato di Torino si è svolto il Convegno su (Archivi in dialogo - Storie di donne
da non dimenticare». La presidente della Fdei, Doriana Giudici,
ha sottolineato in apertura come il momento che stiamo vivendo, con violenza diffusa, sia epocale. Proprio per questo è importante rafforzare la nostra identità attraverso la memoria degli
archivi, anche quelli di associazioni non confessionali. Sembra
che per secoli le donne siano innominate, non abbiano parlato,
non abbiano lasciato tracce: questo silenzio è una forma di violenza. Le donne devono intraprendere un nuovo percorso, a ritroso, per trovare le flebili tracce di altre donne. Giudici ha ricordato le donne tedesche che protestarono pubblicamente contro
l’imprigionamento dei mariti o amici ebrei durante il nazismo e
che ne ottennero dopo una settimana la liberazione: fino al 1992
questa storia era sconosciuta. Bisogna raccogliere le storie e valorizzare quanto le donne fanno nella quotidianità.
alla ricostruzione materiale e
morale del Paese dopo la seconda guerra mondiale. Le
associate erano fortemente
politicizzate, e le cattoliche
ne usciranno nel 1948, quando l’unità del Gin si sfalda.
L’Udi si riconosce allora nel
Pei, anche se permane un
certo grado di indipendenza.
L’emancipazione femminile
è vista come uno strumento,
non come un fine e l’associazione si impegna in attività
concrete (ricostruzione del
paese, raccolta di aiuti alimentari in caso di alluvioni e
terremoti e per orfani, assistenza all’infanzia in colonie,
lotta per la pace, lotta contro
il pericolo di una terza guerra
mondiale) ma anche nella difesa dei diritti delle donne (le
prime a essere estromesse
dai luoghi di lavoro dopo
aver svolto le funzioni degli
uomini nel periodo bellico).
Si richiedeva parità nella formazione nell’accesso alla
carriera, tutela della salute,
tutela delle lavoratrici madri,
asili nido, assistenza all’infanzia. Nell’archivio dell’Udi
troviamo corrispondenza,
documenti sull’attività dei
vari circoli, piani di lavoro.
Paola De Ferrari ha parlato
della «Rete Lilith», che negli
Anni 80 nasce come necessità
di creare collegamenti fra archivi diversi, fra tanti luoghi
sulla memoria delle donne,
eredità e nello stesso tempo
innovazióne da parte di persone che facevano parte del movimento del femminismo. È
un modo di creare relazioni,
mantenendo nello stesso tempo la propria autonomia. All’epoca c’è un interesse sul linguaggio, sulla pretesa neutralità della lingua: spesso il soggetto femminile scompare per
lasciare il posto al modello
maschile. Non si può allora lasciare memoria delle donne
senza ridefinire i linguaggi delle varie discipline. Con la creazione della rete Lilith si sono
avuti nuovi strumenti, si segnano dei percorsi che facilitano l’accesso a determinati testi. Gli archivi della rete Lilith
sono privati, ma si vuole interloquire anche con quelli degli
enti pubblici. Abbiamo archivi
Anche i protestanti nell'Archivio di Stato torinese
niANCESCA BARBANO
La mattina dello stesso
giorno è stata organizzata
una visita guidata all’Archivio
di Stato di Torino, ospitato
nel palazzo costruito su progetto dell’architetto Juvarra
nella prima metà del Settecento per custodire il patrimonio documentario dello
stato sabaudo. Maria Gattullo, coniugando la sua sensibilità di donna e di sorella di
fede alla profonda e appassionata conoscenza di archivista, ha tessuto un percorso
affascinante. Recentemente
restaurato. Palazzo Juvarra
costituisce uno dei più antichi esempi del mondo occidentale di edificio progettato
fin dalTorigine a uso di archivio. Quivi venivano conservati i documenti costitutivi del
potere (concessioni e riconoscimenti imperiali e papali,
trattati politici e militari) e
quelli propri della dinastia
regnante, i testi legislativi, i
verbali dei processi e i resoconti dell’attività delle corti
di giustizia, i conti dell’amministrazione e le relazioni
militari, le carte topografiche
per gli usi militari e civili. Accanto ai documenti troviamo
i libri, conservati nella Biblioteca antica, indispensabile
fonte di nozioni per il sovrano e i suoi ministri ma anche
preziosa raccolta di antichi
codici miniati e di rare edizioni a stampa.
La prima impressione è stata di meraviglia per la funzionalità degli ambienti e l’accurata progettazione degli spazi
e degli arredi, in cui è ben
presente anche la cura per la
salvaguardia delle carte, ma
già nella costruzione la funzione di isolare il palazzo dai
possibili incendi di edifici
contigui e di limitare comun
que i danni venne tenuta presente: lo testimoniano gli
spessi muri maestri tagliafuoco che suddividono verticalmente il palazzo e i robusti
solai, destinati a rendere difficile la ripercussione ai piani
inferiori di eventuali crolli del
tetto. Non a caso quindi, nel
1936, l’incendio e il crollo
dell’adiacente Teatro Regio
causarono solo limitati danni
al patrimonio dell’archivio.
Ben più gravi per l’integrità
dei documenti custoditi si sono rivelate le manomissioni e
le sottrazioni, come quelle
verificatesi in occasione dei
rivolgimenti politici seguiti
alla Rivoluzione francese ma
anche quelle dovute a scarsa
sensibilità o a malintese operazioni di riordino.
Sono state esposte per noi
sui tavoli dei saloni dell’Archivio, quella mattina, le minuziose relazioni contenute
nei Rotoli di Castellania del
XIV e del XVI secolo, nelle
quali si rintracciano altre storie di donne, terribili a volte
per la violenza che vi traspare
così come sempre inquietanti
appaiono i resoconti dei processi per stregoneria, di cui
molte furono involontarie
protagoniste. Ancora, nel sistema di classificazione adottato neH’800 sotto la stessa
categoria (n. 28: «Eretici»),
stanno le Carte e i documenti
che riguardano i valdesi: insieme a documenti più antichi ci sono state mostrate gli
originali delle Lettere Patenti
di Carlo Alberto (febbraio
1848), vicino al te.sto originale
dello Statuto, sempre dello
stesso anno, ma l’emozione
più forte è venuta sfogliando
le pagine della Storia dei vaidesi del Léger, con le immagini delle violenze perpetrate
nei confronti della popolazione delle Valli, dove «bruciava
no le donne dentro i forni che
usavano per cuocere il pane».
Altre carte, tratte dagli archivi ecclesiastici (incamerati
con il resto del patrimonio
man mano che venivano soppressi i ordini religiosi) suscitano emozioni diverse, come
il testamento, proveniente
dalla Certosa di Pesio, in cui
Riconda «prò rimedio anima
sua» dedica il figlio Odino alla Chiesa «affinché abbia di
che mangiare e vestire (!)».
Sempre da un archivio ecclesiastico proviene l’antico Rotolo dei morti in cui si annuncia la morte nel 1129 dì Rosone, Abate di San Giusto di Susa. Era infatti consuetudine, a
partire daH’VIII secolo nel
mondo anglosassone e poi
successivamente anche nel
continente, di costituire delle
confraternite di preghiera tra
comunità religiose e singoli
laici oppure tra diverse comunità religiose. Alla morte
di un confratello, laico o religioso, abate o semplice monaco i membri della comunità predisponevano un rotolo di pergamena, composto
di più pezzi, cuciti tra loro
che avrebbero dovuto raccogliere le preghiere per il dehinto. Il rotolo così confezionato e arrotolato intorno a
un’anima di legno veniva affidato a un «rolligero» che,
una volta partito dal suo monastero, visitava le varie comunità religiose. 11 rotolo che
abbiamo visto, unico esemplare sinora reperito in area
subalpina, testimonia il tragitto da Susa, attraverso il
Monginevro, la valle della
Durance, la Provenza, fino a
Santiago di Compostela e il
ritorno, attraverso Narbonne,
Tolosa, Cluny e ancora il
Monginevro.
Con l’affermazione degli
stati moderni l’attenzione si
Temto ttallstno
CARLO ALBERTO
BE 01 SAR0EÖNÄ, DI CIRRO E DI GEBOSALEMME
ÖIH'.A m SäVÖIA, UI (»föRiVA, .Wci'., wz.
PRISGtPIS m »GC:! mì.
disseminati su tutto il territorio: è importante raggrupparli
a patto però non depauperarli
di un luogo di memoria, di
non smembrarli. Le donne di
oggi sono le interpreti di queste donne del passato e devono essere il più esplicite possibile su di sé, propri per rispetto verso di loro.
Ha concluso il convegno
Bruna Peyrot, che ha messo
l’accento sul fatto che gli interventi precedenti siano stati
di persone che partecipano
direttamente ai vari percorsi:
questo «farsi rete» è una caratteristica delle donne. «Se ci
mettiamo in rete - ha detto scopriamo che il problema di
un archivio è quello comune
ad altri archivi, che la categoria di lettura fondamentale è
la soggettività e nella ricerca
ci si deve esplicitare». Con le
donne, creative, le tradizionali classificazioni saltano, la
scrittura delle donne «non ha
dei punti», si rivaluta il quotidiano. Dopo l’il settembre,
dopo il senso di distruzione
che incombe su di noi, bisognerà studiare che cosa è
cambiato nella scrittura. Le
donne non possono dimenticare le loro «storie di guerra»:
ogni generazione le ha avute,
che ha abbia partecipato direttamente, attraverso il racconto dei familiari, o simbolicamente (a esempio per la
guerra del Vietnam). «Questa
idea della guerra che ha ognuna di noi - ha proseguito
Peyrot - va elaborata per non
impedirci di costruire la pace.
La storia della pace non è ancora stata scritta, bisogna costruire una rete della memoria in questo senso».
Prmimtài ia mmAimAne h fedeiti ti i ititm isiulmenli itile pefitltimn
Valdm, i Halli Satiri Preéiasmtri himm gmétUmmle e em mmmei fromiiaiaii
i« {»rte » mtiimtii Us leggi ike mHmimlt riHrkgtmm le Um mpitìg,
tìnlt. E Ed etem, segmnéme. le tmeóe, Miam cuMoiitle « gm' Smlii teing ■
mmgre pii sii^k fuellilemni, «iwrttafo fingmiili e leigheiitgeme dilla mmrvst),
ielle leggi medniim. (Ini jtti, tàe, tmmii i molivi io agi pelle reelmmi emee etti, ‘
tuggeviléi pti fompiem il miem a hm già niellali,^ A
elmo 0 km graie rimlnli « /orli ¡mrieeipi <U ÌM«t t imtaggi mueìlkìiili am U
mmim geimati Mia mitra ìegklatiimt.
Bpfaréifer bfeeimtì.ii Kivlm eerla ecivaea, Hegia mlarilA, malo U fanr^
iti Cméglm, aitiama oritmto ei ariimim» pmie teglie::
t VaUeii sm mmmd a gatere il lutti i iinta dvili « palUm iis' NiiSiFi
« freqitenUtre kmu^ éimlm e fmn delie IJnivmità, ed h i gradi aecadm^i
liaik del kro alle mmk da eml
BemgMma e&Ut&rie alte frmali, ehe mmdiamii m Orniti ^
alla (ìamam da' CtmUg al tìattlrplk geaemU «il ti a. ■ ehimifm
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Garertìtì, e eht Hlk mpre eimtipate neìk THfefgra/k rMleg si preetì fede camr attorie
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Il testo italiano delle (.ettere Patenti
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sposta dalle antiche vie, percorse dai pellegrini, ai viaggi,
finalizzati alla raccolta di
informazioni e di conoscenze. La rilevazione del territorio attraverso la cartografia,
per ragioni di amministrazione ma anche militari acquista
un impressionante rigore: i
cartografi diventano professionisti, spesso legati direttamente al sovrano da un rapporto fiduciario. Il patrimonio delle carte topografiche
conservate nell'Archivio di
Torino è vario, bellissimo e
ricco di suggestioni. In qualche caso, il cartografo si è addirittura rappresentato nella
carta come figura girata di
spalle, nella stessa direzione
dello sguardo che scruta l’immagine, inserito dunque egli
stesso nel paesaggio, con il
proprio punto di vista.
Quest’immagine, così inconsueta, è stata raccolta ed
è ritornata nel corso del convegno del pomeriggio nella
descrizione del modo in cui
ci si pone fronte a un archivio
che conserva testimonianze e
documenti: le categorie della
lettura sono importanti come
la lettura stessa. Non è indifferente la nostra collocazione
rispetto all’oggetto che interroghiamo, che vogliamo conoscere: la soggettività per, mea la relazione e chi studia
in definitiva coinvolge in primo luogo se stesso nell’oggetto del proprio studio. In
tal modo anche la donna che
interroga le memorie e i documenti per cercare le tracce
della vita e del pensiero di
quelle che l’hanno preceduta
non si pone fuori o sulla cornice, ma entra la soggettività
del suo particolare sguardo
nel paesaggio che interroga
così come il cartografo che si
è rappresentato nel territorio
da lui stesso disegnato.
L'Archivio delle donne
nel patrimonio della Tavola
Bone
pie che
{judicl
Gabriella Ballesio ha parlato dell’archivio della Tavola
valdese, che risale alla fine
del 1600: è l’archivio di una
istituzione, quindi amministrativo. A questo nucleo di
base si aggiungeranno nella
seconda metà dell’Ottocento
i documenti del Comitato di
evangelizzazione, e nel XX
secolo gli archivi dell’Opcemi
e dell’Ucebi. Sezione a parte
è l’archivio della Società di
studi valdesi, composto da
archivi familiari. È stato inaugurato due anni fa anche
l’Archivio delle donne, intitolato a Miriam Castiglione.
L’idea era quella di collegarlo
alle fonti che già c’erano con
l’obiettivo di dare dei quadri
di ricerca e la finalità di raccogliere tutto ciò che rimane
presso famiglie, chiese. Unioni femminili. Negli archivi
della Tavola ci sono cospicui
fondi riguardanti le donne
(insegnanti, mogli di pastore,
«donne bibliche»). Ci sono
fonti tradizionali (a esempio
lettere e relazioni alla Tavola
e al Comitato di evangelizzazione) sovente concernenti
un lungo numero di anni.
Questi documenti ci per
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mettono di capire come vivai niella
vano queste donne:
erano le giovani
che partivano dalle Valli nati
per zone remote del Sud lalia ritrovandosi a fare le epe«
ratrici sociali in realtà spesifeioiil tei
ostili, non preparate a questi azioni r
presenza delle donne. Inque- ino in p
sti ambienti le scuole evan[
fiche erano spesso percepiAani.
come alternative laiche pei
figli di anarchici, socialisfiietàMi
ecc. Era l’occasione per q#iiai!iri
■’ ste donne, provenienti dafcllospit
miglie con altro orientanieitipillui
to, di interrogarsi. Negliat-1
chivi di Torre Pellice ci sub -larec
molti «fondi» di fotografie!
cui la donna appare mollisi
mo. A esempio le
mandavano le loro foto alft^
mitato di evangelizzazioJì
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che ne compose un poswi ¡["Jl
elevata tiratura. Altra foutt
più nascosta, per scoprirei
storia delle donne è que® SPA
degli stati civili, che perme#
di ricostruire genealogie* 'Wnis
femminile. Lo scopo dell't’ ■^rdin;
chivio delle donne, in colli •a n,
gamento con le fonti degli* ® 3ll)
tri archivi, è quello di un di’
logo fra le persone di o®*
quelle di ieri.
Wazi(
»id’Ita
Centro Sociale Evangelico
«La Casetta»
Via G. Gentile 106 - 70126 Bari • ccp 23543705
Quota di adesione annua 16 euro. Per le chiese e gli enti 2® ****'
Presidente: pastore Isaia Saliani
Tel./fax 080-56185«9 • celi. 3687772188
e-mail: isalsaliaiil@libero.it
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^icazi
7
,j ,2 aprile 2002
Vita Delle Chiese
Lettera a A. Gii Robles, alto funzionario per i diritti unnani del Consiglio d'Europa
Appello per i diritti dei profughi
:0a scritta dal segretario generale della Commissione delle chiese europee per i migranti
ijfictiicsta del Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche italiane
PAG. 7 RIFORMA
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[¡27marzo il Srm della Fcei
Lciato un appello sulla
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hdei diritti umani fonentali' sbarcano a centi1 sulle coste italiane) ad
Zi organismi ecumenici
azionali tra cui la Compone delle chiese per i miin Europa (Cerne).
«ì«?i fiche giorno dopo Doris
‘J slik segretario generale
1 tenie ha inviato una letfl»» ' \éhlvaro Gii Robles, alto
^ ‘ donarlo per i diritti uma
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•Ij ¡sèurgo), che riportiamo
Ì fiho.
y fiaiosig. Gii Robles,
I immissione delle chiese
- Emigranti in Europa (Cci| è stata allertata dal suo
ibro italiano, il Servizio
e migranti della Fe;ione delle chiese evan;he in Italia, per la grave
ione che riguarda i boat
lische arrivano in Italia.
Jjiudichiamo la situazione
Boseria e pertanto desidei/Ob’ questa questio
“ wl(| jlvostra attenzione.
Ijunurgente appello, il
me» ideila Fcei ha scritto: “La
e: moltii nazione dei boat people
plùmate isso le coste italiane sta
'allinat mahaticamente peggioranSudlti- iDaunlatoc’è uncrescene le opS' raimeio di sbarchi in conia spesupiii terribili. Dall’altro le
izionirappresentano, al
;. Inque (no in parte, un grande ri;evan^' kio pei il rispetto dei diritti
lercepiB nam.
ichep(i;Dobbiamo dire che la soocia]is|:ietà italiana mostra un alto
pei qipelloiltresponsabilità civile
Iti daiifOspitalità. Questo può
ntaiMitl*® ^lustrato dai seguenti
e ci soni
igraiieii
■larecente ricerca fatta
Un profugo curdo sbarcato in Italia
dalle istituzioni, che studiano
l’opinione pubblica, mostra
che gli italiani sono i più favorevoli in Europa verso il
migranti e crediamo che le
istituzioni europee dovrebbero occuparsi della questione (ci sono anche molte voci
negative, ma la maggioranza
è positiva, secondo questa
pubblicazione);
- la popolazione dell’Italia
del Sud continua ad essere
molto accogliente verso un
grande numero di richiedenti
asilo che arrivano sulle coste;
- la polizia e il personale di
frontiera che lavorano diret
tamente in questi luoghi’ affrontano la situazione e in
genere fanno un buon lavoro;
- il presidente della Repubblica ha invitato la società e i
politici a guardare la situazione dal punto di vista della
difesa dei diritti umani, e a
non dimenticare mai l’aspetto umanitario.
Dall’altro lato il nostro governo e la maggioranza del
Parlamento reagiscono in un
modo veramente pericoloso;
- le forze politiche più
estremiste insistono che il fenomeno va combattuto con
tutti i mezzi, azioni militari.
deportazioni di massa ecc.
Essi continuamente si esprimono con toni razzisti e demagogici;
- il governo sembra lasciarsi prendere dal panico, ma
non ha altre risposte che le
misure di polizia come l’espulsione, praticamente nessun accesso alle procedure
d’asilo, ai diritti umani, nessuna o poche possibilità giurisdizionali, così come l’appello
in caso di decisioni negative.
La proposta di legge molto
restrittiva (luglio 2001) non
sarà affrontata dal Parlamento con un procedimento di
emergenza. Il governo ha nominato uno speciale “Commissario”, per affrontare la situazione, che avrà incredibili
possibilità di azione; il governo ha deciso già che le forze
militari devono impedire l’arrivo di ondate di rifugiati
presso le nostre frontiere”.
Questo appello del 21 marzo 2002 è stato l’ultimo di
una serie lanciati a partire dal
gennaio di quest’anno. Tra le
altre questioni sorte c’era il
fatto che i boat people sono
stati espulsi collettivamente
senza aver avuto un giusto
accesso all’informazione o
alle giuste procedure per fare
richiesta di asilo. La notizia
del rifiuto era loro data soltanto sull’autobus diretto
all’aeroporto, non lasciando
alcuna possibilità di chiedere
una consulenza legale. Noi
apprezzeremmo molto se il
vostro ufficio potesse approfondire questa situazione
così grave. Noi, naturalmente, siamo pronti a fornire ulteriori informazioni, e i nostri
partner italiani condivideranno volentieri ulteriori informazioni dettagliate».
Era stato a suo tempo un segno di civiltà e solidarietà espresso dal nostro paese
rso la chiusura progressiva del Programma di asilo
maesti
)to alto'
izazioii
posta
ra font
opriti
è quei gjjWANCO SCHIAVOWE
permetti
alogiell 'ministero delTlnterno,
] delW »Minatore del Pna (Pro
in colli ®>ma nazionale asilo) inI degli* ®iall’Acnur (Alto Comli uni' *®ato delle Nazioni Unidi ogjif ’''.irifugiati) e all’Anci
"¡oiazione nazionale corialtalia), ha diramato
iKti forili una circolare
«etti territorialmente
Iti dal programma,
iando di procedere
Pfluale riduzione dei
,„*®®oglienza, per arri““•afine del 2002 a una
70% degli atr,‘200 posti disponibili,
tlodo il governo anbuona sostanza la
Programma stesso
boi ha dato il via allone del primo emnstema pubblicò di
per rifugiati e ri
chiedenti asilo sorto in Italia.
Il provvedimento è presentato come decisione «tecnica»
derivante dalla mancanza di
fondi che non permetterebbe, al momento attuale, la
prosecuzione degli interventi
per lo stesso numero di beneficiari attuali fino alla fine
dell’anno. In realtà la decisione, presa aH’improwiso
dal ministero delTlnterno, è
di natura politica poiché, da
più parti, si sta da tempo lavorando su altre ipotesi che
permetterebbero invece al
programma di non chiudere.
Il Programma nazionale
asilo ha permesso di realizzare in pochi mesi 63 progetti di accoglienza decentrata,
attraverso il coinvolgimento
di oltre 100 amministrazioni
comunali in tutta Italia che
hanno operato in sinergia
con le organizzazioni di tute
——^ ttf(
noi
26 en**
OSPEDALE EVANGELICO
internazionale
Salita Superiore San Rocchino 31 A
16122 Genova - tei. 010-5522301
che è indetto concorso pubblico per titoli ed esaper l'assunzione a tempo indeterminato di:
1 Dirigente Medico (ex 1- livello)
rapporto di lavoro esclusivo
i^isciplina Chirurgia Generale
bli
’^azione .sul bollettino ufficiale n. 8 del 20.2.2002
^rione sulla gazzetta Ufficiale n. 22 del 19 marzo 2002
Scadenza: 18 aprile 2002
la dei rifugiati, con il volontariato e con le associazioni di
stranieri.
L’avvio del Programma nazionale asilo' è stato un importante segnale di civiltà
del nostro paese e ha rappresentato, in assenza di una
legge organica in materia di
diritto d’asilo, una risposta
alla necessità di fornire una
accoglienza e un graduale inserimento sociale a persone
giunte in Italia in fuga da
persecuzioni, guerre e violazioni di diritti umani. Sotto
questo profilo il programma
è stato, ed è tuttora, in primo
luogo una risposta politica
prima ancora che umanitaria; esso rappresenta infatti
un possibile modello di intervento che si basa sui principi dell’accoglienza decentrata, sul coinvolgimento attivo dei rifugiati, sulla concezione stessa dall’accoglienza
come sistema complessivo di
protezione della persona e di
tutela dei suoi diritti (e non
come generico atto di carità
o di solidarietà). Un intervento che si muove alTinterno di una logica pubblica,
chiamandfo a partecipare alla
sua costruzione amministrazioni centrali dello stato, enti
locali, associazioni del privato sociale, associazioni di
stranieri.
È del tutto paradossale che,
nonostante gli evidenti risultati positivi del programma,
di fronte a una situazione caratterizzata anche in queste
settimane da un forte aumento del flusso dei rifugiati
verso l’Italia, invece di porsi
l’obiettivo del rafforzamento
del programma stesso, il go
verno decida di porre fine al
primo sistema di accoglienza
realizzato nel nostro paese.
La progressiva chiusura del
Pna blocca o limita al massimo, fin da ora, ogni ipotesi di
nuovi ingressi nei centri territoriali della rete. Ciò significa
che nei prossimi mesi migliaia di rifugiati saranno abbandonati a se stessi sulle
pubbliche piazze delle città
italiane, privi di ogni assistenza, creando una situazione di
grave disagio sociale e di insicurezza sotto il profilo delTordine pubblico. Risulta difficile non ravvisare nel mancato sostegno al Pna la volontà di anticipare quanto disposto dal disegno di legge
Bossi-Fini: il trattenimento in
centri di detenzione di persone in fuga dal pericolo di vita
e dalla violazione dei diritti.
Nei prossimi giorni, subito dopo la pausa pasquale,
verrà chiesto a tutte le amministrazioni locali delle città
coinvolte da questa irresponsabile decisione, a tutte le associazioni italiane, ai parlamentari, alle associazioni di
stranieri, ai Social Forum,
agli esponenti del mondo
della cultura una mobilitazione straordinaria affinché
la chiusura del programma
venga evitata e la ricchezza
delTesperienza finora realizzata non finisca nel nulla riportando l’Italia a quella sorta di «buco nero» che il nostro paese ha sempre purtroppo rappresentato in Europa per ciò che riguarda il
rispetto del diritto d’asilo.
* respotuabile nazionale del
Servizio immigrazione e asilo del
Consorzio italiano di solidarietà
---------^-------■-------------------!
Per la pace e la sicurezza
ferenze degli israeliani che a
quelle dei palestinesi, cercheranno di fermare le armi
e rilanciare la strategia del
dialogo. Pensiamo alle risoluzioni delle Nazioni Unite,
ai passi mossi dalla diplomazia internazionale e in particolare dall’Unione europea,
alle iniziative di base tese a
costruire rapporti di solidarietà con comunità di fede e
popoli che, tutti, vivono giorni di eccezionale sofferenza
fisica, morale e spirituale.
Pensiamo anche al sostegno,
morale e finanziario, alle forze di pace che si esprimono
sia in campo israeliano che
palestinese e alla partecipazione a iniziative di dialogo
interreligioso orientate alla
convivenza, alla giustizia e
alla riconciliazione.
La stampa evangelica ed
ecumenica, riviste di dialogo
interreligioso, la rete delle
nostre relazioni internazionali saranno strumenti preziosi a servizio delle nostre
comunità per condividere
informazioni, approfondire
Tanalisi su quello che sta accadendo, cercare vie di dialogo e di confronto tra chi, anche in Italia e anche all’interno delle nostre comunità,
esprime valutazioni differenti
su quello che sta accadendo.
Le comunità evangeliche
siano vigili sentinelle per riconoscere e denunciare tanto
gli atteggiamenti anti-semiti
(le sinagoghe stanno già bruciando in Europa) che quelli
anti-islamici.
Preghiera, confessione di
peccato, testimonianza attiva
per la pace. Queste sono le
strade che le nostre chiese
sono chiamate a percorrere
in questi giorni così difficili.
Ben consapevoli della modestia delle nostre forze, siamo
tuttavia convinti di dover fare
tutto quello che possiamo
per contribuire a ridare una
speranza a due popoli e una
terra che per tante ragioni a
noi sono così vicini.
Per parte nostra intendiamo realizzare una missione
ecumenica di pace tesa a
esprimere solidarietà alle vittime israeliane e palestinesi
di questa orrenda stagione di
violenze; a sostenere le forze
attivamente impegnate per la
pace sia in Israele che nei
Territori palestinesi; a invocare un immediato e completo cessate il fuoco che fermi
al tempo stesso le azioni terroristiche e gli interventi militari; a sollecitare il governo
israeliano a rispettare le risoluzioni delTOnu che prevedono un immediato ritiro dai
Territori; a sollecitare l’Autorità nazionale palestinese a
compiere gesti concreti e
pubblicamente verificabili di
lotta al terrorismo e di ferma
denuncia di chi lo giustifica,
sia in Medio Oriente come
nel resto del mondo; a esprimere la nostra fraterna solidarietà in Cristo alla minoranza cristiana che vive in
Israele e nei Territori palestinesi; a promuovere iniziative
educative, culturali e interreligiose che favoriscano il reciproco riconoscimento tra i
popoli in conflitto, l’incontro
e il dialogo tra le diverse comunità di fede.
A tutti voi, nello spirito della benedizione della Pentecoste che ci chiama a testimoniare la nostra fede in Cristo
Signore della pace, vi salutiamo fraternamente.
Gianni Long
presidente della Federazione
delle chiese evangeliche
in Italia
Gianni Gente
moderatore
della Tavola valdese
Valdo Benecchi
presidente dell’Opera per
le Chiese metodiste in Italia
Aldo Casonato
presidente dell’Unione
cristiana evangelica
battista d’Italia
JUrgen Astfalk
decano della Chiesa
evangelica luterana in Italia
Roma 4 aprile 2002
Le chiese cristiane di Reggio Calabria
No al commercio di armi
Il Consiglio delle chiese
cristiane di Reggio Calabria,
nella sua seduta del 18 marzo, vivendo in pieno ciò che
è espresso nel suo statuto («Il
Consiglio locale delle chiese
cristiane di Reggio Calabria
riunisce chiese che confessano Gesù Cristo come Signore
e Salvatore secondo le Scritture e per questo cercano di
adempiere alla comune vocazione per la pace e la riconciliazione») ha largamente affrontato una questione
di etica molto urgente: la
proposta della revisione della legge 185.
Questa legge, che ben 7 anni fa è stata approvata dal
Parlamento, soprattutto perché molte associazioni e movimenti per la pace erano riusciti a convincere ¡I legislatore di imporre un controllo efficace ail’esportazione di armi made in Italy, oggi rischia
di essere praticamente annullata. Il nuovo disegno di
legge prevede controlli meno
severi e quindi un’esportazione più facile delle armi e
della morte made in Italy.
Questo per salvaguardare posti di lavoro che altrimenti
andrebbero persi.
Il Consiglio delle chiese
cristiane di Reggio Calabria
prende largamente le distanze da questa logica di morte,
di un’economia gestita con i
paraocchi, senza le prospettive e le visioni larghe di cui
invece avrebbe bisogno. Gesù dice: amate i vostri nemici
e con ciò ci invita a rivedere
tutti i principi della nostra vita privata e sociale e anche
della nostra politica. Amare i
nemici significa che alla base
delTEvangelo di Gesù Cristo
non c’è più nessun muro di
separazione. Anche quello
più forte e consistente fra
amico e nemico, perché amando i nemici essi diventano amici. Sembra che Gesù
chieda tanto, ma chi vive
pienamente la nuova visione
evangelica non crea nuove
mura, non semina separazione e morte ma ha una visione inclusiva che non divide il
mondo in categorie ma vede
la sua unità nella diversità
culturale, sociale ecc.
L’esportazione di armi segue quindi una logica estranea alTEvangelo di vita, cementa divisioni e inimicizie e
porta avanti la legge della
violenza e della morte. Perciò
il Consiglio delle chiese cristiane di Reggio Calabria
prende le distanze dal disegno di legge e invita il Parlamento a non votarla.
Per il Consiglio delle chiese
cristiane di Reggio Calabria
il presidente, Jens Sielmann,
e i membri del Consiglio;
Chiesa cattolica, Chiesa cristiana avventista del 7° giorno, Chiesa cristiana evangelica battista, Chiesa cristiana
«Gesù Cristo è il Signore»,
Chiesa evangelica della riconciliazione «Comunità Risveglio», Chiesa evangelica
valdese, Chiesa ortodossa
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiesi
VENERDÌ 12 APRII
Sottoscrizione per i lavori di manutenzione straordinaria
La Casa femminile di Torino
La messa in sicurezza degli impianti ha richiesto un notevole esborso
Da trentanni la struttura offre un servizio di ospitalità per studentesse
GIUSEPPE PLATONE
Nell’autunno scorso il
Comitato-della Casa femminile valdese di Torino (un
ostello che ospita 22 studentesse) di fronte alla necessità
improrogabile di trasformare
il proprio impianto elettrico,
adeguandolo alle normative,
e di fare ulteriori interventi di
sicurezza e di risistemazione
dell’alloggio, aveva promosso
una sottoscrizione per reperire al più presto i fondi necessari. La cifra da raccogliere (prima di tutto tra le famiglie delle «ostelline», cioè tra
chi negli ultimi trent’anni ha
goduto della struttura negli
anni importanti della formazione universitaria) era di 40
milioni di lire.
Da notare che la retta praticata non ha mai permesso
degli accantonamenti finanziari significativi perché sin
dalla sua nascita, trent’anni
fa, la struttura ha sempre
praticato rette più che abbordabili da ogni tasca. Rette
che sono mediamente al di
sotto del 30% rispetto quelle
del mercato torinese. Questi
nostri costi contenuti sono
praticabili grazie al fatto che
l’intera struttura è gestita
(Tunica nel gruppo delle opere facenti parte della Commissione sinodale per la diaconia-Csd) interamente su
base volontaria attraverso un
Comitato designato dal Concistoro valdese di Torino e
nominato dalla Csd.
Ci aspettavamo una risposta generosa, che in qualche
modo rispondesse ai vantaggi
Foto di gruppo per le ospiti dell’Ostello
economici goduti nel passato. Una risposta in effetti c’è
stata, e qui vogliamo ridire, a
chi ci ha aiutato, il nostro sincero grazie. La sottoscrizione
ha sinora fruttato 7 milioni di
lire. Abbiamo raggiunto il
17% dell’intero importo. La
strada per arrivare ai 40 milioni è tuttavia ancora lunga,
nel frattempo i lavori più urgenti sono stati comunque
realizzati (in particolare l’impianto elettrico certificato a
norma). Contiamo quindi ancora su un supplemento di
generosità nei confronti di
un’opera che, secondo le studentesse ospiti, «rimane una
delle poche strutture della
nostra chiesa destinate ai
giovani e che permette un
esperienza comunitaria pre
ziosa proprio negli anni chiave della propria formazione
professionale».
Chiudiamo questa nota con
la speranza che ci aiuterete a
mantenere questa struttura
abbordabile anche per chi ha
poche possibilità economiche, per cui vi ricordiamo il
nostro conto corrente postale
sul quale può essere versata
la vostra offerta.
Un'esperienza interessante con missionari battisti Usa
L'evangelizzazione con le marionette
in quattro località italiane
Le offerte e i doni personali
(che possono essere defiscalizzati, facendone richiesta e inviando i dati personali e il codice fiscale, oppure conservando la ricevuta del ccp)
vanno trasmessi utilizzando
il conto corrente postale n.
12637153 intestato a: CsdCasa femminile valdese, via
San Pio V15,10125 Torino.
La Chiesa battista di Whitesburg in Alabama è una
comunità molto numerosa
anche per gli standard americani: ha 7.000 membri e si
serve di oltre 7 ministri a
tempo pieno. Fra le sue attività permanenti coordina
gruppi di persone che a turno, ogni mese, visitano comunità e paesi in tutto il
mondo per un tipo di missione evangelistica molto
particolare. Per una settimana (dal 24 al 29 marzo), col
supporto organizzativo di
Dudley e Janet Graves, missionari per l’international
Mission Board in comunione con l’Unione battista,
hanno animato serate evangelistiche anche qui in Italia,
a Viterbo, Civita Castellana,
Napoli e Roma. Una semplicissima attrezzatura: pochi
tubi e qualche tendina per
un teatrino di marionette,
un piccolo apparato per T
amplificazione, uno stereo,
qualche cartello e semplici
oggetti di scena (cappelli,
mantelline e cose così).
In pochi minuti in qualsiasi angolo attrezzano un agile
teatro di strada che faccia da
sfondo alla comunicazione
del Vangelo. Il messaggio è
semplice: il Signore è venuto
a salvare l’umanità dal peccato, lo ha fatto sconfiggendo le forze del male che imperversano e schiavizzano
esseri umani in molte maniere, ha operato per grazia
morendo sulla croce; per
questo, se credi col tuo cuore nel Signore Gesù e nel suo
amore, sei salvo, sfuggi all’
inferno e ricevi la vita eterna.
Noi non siamo più abituati a
portare per strada il Vangelo
e la schematicità di una comunicazione come la loro ci
sconcerta alquanto perché
non la troviamo rispondente
a una realtà anche spirituale
sempre più complessa e difficile da decifrare. Eppure
l’essenzialità, la semplicità
espressa da queste forme comunicative, il mimo, le marionette, il richiamo a versetti biblici chiave, gli appelli
alla fede ci fanno riflettere.
Per prima cosa sul fatto
che il messaggio è proposto
da gente semplice e di tutte
le età: nel gruppo c’erano
persone dai 16 ai 75 anni e
tutti avevano un compito nel
gruppo. Sul fatto che vi è
espressa una spinta verso la
gente del mondo a proporre
un messaggio che si ritiene
universale e essenziale per la
propria vita, sul fatto che
tutti devono essere messi in
grado di capire di che cosa si
tratta, anche la gente meno
acculturata, sul fatto che la
chiesa è tale se conserva e
coltiva una dimensione missionaria: e per la nostra riflessione non è poco. Nell’angolo di una strada del
centro di Napoli visitato dal
gruppo la sera del 28 marzo,
giovedì santo, molti si fermavano, particolarmente
i bambini con i papà e le
mamme, altri scrollavano la
testa e andavano via sorridendo, molti altri sostavano
un po’ più a lungo incuriositi, alcuni si fermavano e domandavano, è capitato anche che qualcuno si commuovesse lì, davanti a tutti.
Nonostante fossimo a fine
marzo soffiava un vento gelido ma noi eravamo lì e non
per fare shopping. Abbiamo
Dudley Graves
distribuito quasi milieu
tini che dicevano che<
discarica della storiai
una pietra di scartotl
stata scelta da Dio come
teriale per un edificioi ■
vo» e che «Dio recupera
che tutte le altre piettes
tate» perché nel suocm
non c’è mai un carteloi
sonale al completo», 111
ro infatti è ancora tantoi
operai ancora pochi.
Ora il gruppo è partiti :
arriverà a giorni un alttii i
insieme al pastore Dicil
massian, sua moglie«
tro membro deliaci partiranno per il Kos«
tanto in tanto poi, diti i
Tanno, con i mimi elei
rionette, parte aneti
gruppo di medici di iji
stessa chiesa dell’Alati
con il compito di orgai
per il tempo della lotoi
un ambulatorio mobl|
bisogni del corpo olIref.ì
quelli dello spirito. (a|
IL TUO
Al VALDESI, SPESO AL
PER SOSTENERE
CHI HA BISOGNI
La nostra è una piccola Chiesa, ma scegliendo di dare I otto
per mille della denuncia dei redditi alla Chiesa Valdese,
scegli
di aiutare tutti, senza distinzione di razza, di religione, di
Perché le nostre comunità si dedicano ad azioni di soli
in Italia e all’estero (gestione di ospedali e scuole, promozio|*
di attività sociali e culturali) e ad aiutare le persone in diffico
come gli anziani, i poveri e i bambini del Terzo Mondo
Non un euro del tuo contributo verrà speso per il sosten
dei nostri pastori o per costruire chiese, e te lo dimostreref'ti
Firma sulla tua denuncia dei redditi per destinare
l’otto per mille alla Chiesa Evangelica Valdese
(Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi):
servirà per aiutare tutti.
itaitif
"Pubblicheremo il rendiconto dei fondi ricevuti su
media nazionali e sul nostro sito.
Per informazioni:
tei. 064815903
email: 8xmille@chiesavaldese.org
www.chiesavaldese.org
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venerdì 12 aprile 2002
Vita
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PAG. 9 RIFORMA
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Domenica comunitaria ben riuscita nella chiesa valdese di Siena
Una festa giovanile multietnica
Il culto, presieduto da due predicatori locali e celebrato in più lingue, la colletta, destinata
al Banso Baptist Hospital nel Camerún, e un'agape hanno rinsaldato i legami fraterni
EUGENIO STRETTI
Gli studi biblici sono in
genere la nota dolente
della vita comunitaria; per
motivi di orario o altro non
consentono alla maggior parte dei membri di una comunità evangelica di parteciparvi. A Siena quest’anno, accanto al tradizionale appuntamento del nutrito gruppo
giovanile multietnico, si è
provato a presentare il lavoro
biblico del gruppo per così
dire più «anziano».
Gabriella Rustici e Franco
Pavone, apprezzati predicatori locali, si sono cimentati,
domenica 17 marzo, con il libro dei Giudici al cap. 5: accanto alla bella figura del
giudice Debora (= ape), si è
cercato di comprendere la figura di Jael (cap. 4): «benedetta fra le donne che stanno
sotto le tende» (5, 24-27).
Queste donne, ha osservato
Gabriella Rustici nella predicazione, sono combattute,
come del resto lo siamo noi,
tra l’esigenza della giustizia e
le modalità per conseguirla:
certi comportamenti violenti
come il piolo da tenda conficcato nella bocca di Sisera
potrebbero essere riparatori
di atti vissuti in silenzio di
oppressione sessuale ed economica.
Siena, piazza dei Campo
La giornata di festa con
agape comunitaria del gruppo giovanile si è svolta domenica 24 marzo. Il culto,
celebrato in più lingue, con
stupendi assolo di un corista
coreano, ha avuto come centro i capitoli 6 e 12 dell’Epistola ai Romani. Il battesimo
cristiano e l’esortazione paolina a presentare i propri corpi in «sacrifìcio ■vivente, santo, accettevole a Dio come
culto spirituale» (12, 1-2) so
no stati un’ottima occasione
per ricordare alla comunità
l’attualità del sacerdozio di
tutti i credenti. La colletta,
come lo scorso anno, è stata
devoluta al «Banso Baptist
Hospital» della provincia anglofona del Nord-Ovest del
Camerún. Per l’occasione
abbiamo avuto la gioia di rivedere Sabine Chick, specializzata in pediatria a Siena,
animatrice per alcuni anni
insieme a Pamela, Amanda e
Martin del gruppo camerunese. Sabine ci ha presentato
il lavoro del Banso Baptist
Hospital, dotato di 2Q0 letti e
di soli cinque medici. Per
l’occasione è stato ricordato
che mentre in Italia il 15% dei
ricoveri ai pronto soccorso è
dovuto a intossicazione da
medicinali, nel Sud del mondo si muore ancora per mancanza di antibiotici.
La recente morte di Hans
Georg Gadamer (1900-2002),
filosofo di origine luterana,
autore di Verità e metodo
(1960, trad. it. a cura di G.
Vattimo, Bompiani, 1972-99),
uomo di dialogo e in ricerca,
è stata brevemente ricordata
come apporto protestante alla filosofia del Novecento. La
sua importanza, anche in
rapporto con teologi e filosofi
africani, consiste nella sua
valutazione dell’evento storico unico e singolare della nascita e morte di Gesù Cristo:
«Soltanto con il cristianesimo
diventa chiara la non ripetibilità dell’essere umano, come suo proprio tratto essenziale (...) l’atto di redenzione
dà un nuovo senso alla storia
umana. Essa è la decisione
definitiva per o contro Dio.
L’uomo .rientra nella storia
della salvezza determinata
dall’unico atto di redenzione» [Verità e metodo, p. 36).
i Evangelici delle chiese di Firenze
Cena biblica di Pasqua
DUNIAIWACHERINI BACONI
Giovedì 28 marzo, nei locali della Chiesa battista,
battisti, metodisti e valdesi si
sono incontrati in una festa
organizzata in occasione della Pasqua, presenti anche
tanti amici e simpatizzanti
L’antico teatro dell’«Accademia dei Solleciti», oggi locale
di culto dei battisti fiorentini,
si è vestito a festa: il rigore
della grande croce e del pulpito ben si sposavano con i
fiori di pesco e i tanti tavoli
intorno, dove sedevano circa
100 persone felici di condividere con il pasto un momento di speranza.
I segnaposto sui tavoli portavano versetti tratti dalle lettere di Paolo e con sorridenti
gattini disegnati accompagnavano le uova colorate fra i
piatti; tutto parlava di accoglienza, ospitalità nel nome
di Gesù. Ognuno lo ha sentito, giovani, anziani, bambini,
di qualunque chiesa o paese
ognuno si è sentito al posto
giusto, così abbiamo cantato,
con l’aiuto di Anna Crabb,
abbiamo ascoltato canti peruviani e di Santo Domingo,
abbiamo sentito la testimonianza di un momento di fede vissuto in Germania nel
mondo dell’informatica e infine ci è stata offerta la lettura
del Manuale del guerriero
della luce di Paulo Coelho.
Un grazie di cuore va dunque al «gruppo della solidarietà» che ha organizzato la
festa il cui ricavato, detratte
le spese, servirà per l’assistenza. Affido la conclusione
al versetto del mio segnaposto, tratto da I Corinzi 13, 13:
«Or dunque tre cose rimangono: fede, speranza e amore; ma la più grande di esse è
l’amore».
Collegio valdese
Torre Pellice
Il Liceo valdese intende
aggiornare la graduatoria
interna degli aspiranti a incarichi e supplenze per l’insegnamento di Lingua e letteratura tedesca.
Pertanto procederà a colloqui individuali con gli
aspiranti in possesso di titolo di studio specifico che
avranno presentato domanda, o confermato e aggiornato quella presentata nel passato, entro il 15
alaggio 2002. Le domande possono essere inviate anche per e-mail, insieme al c. v. che vale come autocertificazione.
1 titoli culturali e didattici saranno valutati secondo
i parametri stabili dal Miur, la commissione del ComiLato utilizzerà altri 500 punti. Successivamente, agli
interessati sarà comunicata la posizione in graduatoria.
Piceo valdese
via Beckwith 1, 10066 Torre Pellice (To)
Tel (+39) 0121-91260, Fax (+39) 0121-932272
C'Riail collegio@tpellice.it
Convegno giovanile a Monteforte
I percorsi di giustizia
tracciati da Dio per noi
MARTA D'AURIA
I nostri bisogni e le nostre
aspettative coincidono con
i percorsi di giustizia che Dio
traccia per noi? La radicalità
della parola di Dio è rapportabile alle attuali dinamiche
politiche e sociali per quel
che riguarda l’economia e la
finanza? Su queste domande
si sono interrogati i partecipanti al Campo formazione
Sud organizzato dalla Federazione giovanile evangelica
italiana (Fgei) che si è svolto
dal 22 al 24 marzo scorso
presso il Villaggio evangelico
a Monteforte Irpino (Av).
Nonostante il freddo e l’abbondante nevicata, del tutto
inaspettata in questo periodo, i lavori proposti sono stati seguiti con interesse e partecipazione dai quaranta giovani provenienti dalla Sicilia,
Puglia, Basilicata e Campania. Una presenza numerosa
che rappresenta un incoraggiamento e un motivo di speranza per l’attività della Fgei
che in questi ultimi anni, soprattutto al Sud, registrava
una difficoltà di collegare insieme le diverse realtà giovanili presenti sul territorio.
Al mattino abato Massimo
Aprile, pastore battista e coordinatore del Dipartimento
di teologia dell’Ucebi, ha illustrato come la giustizia, dalle
prime pagine della Bibbia in
cui è narrata la liberazione
del popolo di Israele fatto
schiavo in Egitto fino alla
missione di Gesù, sia un tema
TRASLOCHI
preventivi a richiesta
trasporti per
qualsiasi destinazione
attrezzatura con autoscala
operante all’esterno fino
a 43 metri
SALA TRASLOCHI
Via Belfiore 83 - Nichelino
Telefono 011 -6270463
Telefono e fax 011 -6809298
fondamentale che attraversa
tutte le Scritture. Interessante
il passaggio dalla riflessione
hihlica al ricordo dell’esperienza vissuta dagli uomini e
le donne che hanno animato
il movimento afroamericano,
guidato dal pastore M. L.
King, e che hanno agito e
messo in gioco la propria vita
a partire da una situazione di
profonda ingiustizia razziale
e di sincero desiderio del rispetto dei diritti umani.
Nella seconda parte della
mattinata divisi in gruppi i
giovani hanno riflettuto, con
l’aiuto di alcune tecniche di
animazione biblica, sulla parabola dei lavoratori delle diverse ore (Matteo 20, 1-16). A
volte possiamo scoprirci impreparati ad essere di fronte
ad un Dio «troppo» buono
che non agisce secondo calcoli che devono far quadrare i
conti, ma che ai meriti risponde con la grazia e alla
giustizia formale con la misericordia. Nel pomeriggio, invece, un articolato gioco di
ruolo ha coinvolto tutti a riflettere sulle dinamiche economiche, politiche e sociali
che, nelle relazioni tra paesi
ricchi e poveri, generano situazioni di grande ingiustizia.
Ogni momento è stato
scandito dalla musica e dalla
gioia di cantare e danzare insieme. La presenza di un
gruppo strumentale di giovani napoletani ha arricchito
l’esecuzione di canti provenienti dalla nuova innologia
dell’ecumene internazionale.
La consapevolezza che la giustizia degli ultimi, degli oppressi, dei perseguitati si realizza soprattutto attraverso
l’impegno che ciascuno saprà donare in termini di tempo, intelletto, denaro, ha reso
il momento del culto conclusivo un’occasione di comunione nella quale ciascuno
ha riconosciuto l’importante
compito che è affidato ai figli
e alle figlie di Dio.
AGENDA
12 aprile
CHIAVARI — Alle ore 20,45, nel Salone di casa Marchesani
(corso Millo) si tiene una tavola rotonda sulla «Charta oecumenica» dal titolo «Ecumenismo: nuove frontiere». Modera
il past. Franco Scaramuccia, partecipano la pastora Gianna
Sciclone e don Antonio Balletto.
COMO — Alle ore 20,30, alla chiesa valdese, convegno sul
tema «Fui straniero... e mi accoglieste», a cui partecipano
Anne-Marie Dupré, Monica Molteni e Salvatore Briante.
12-14 aprile
ORVIETO — A partire dalle ore 15,30 di venerdì 12, nel Salone dei Quattrocento di Palazzo del Popolo, si tiene il convegno dell’associazione Biblia sul tema «La preghiera e la Bibbia». Per informazioni telefonare allo 055-8825055.
13 aprile
FIRENZE— Alle ore 9, nei locali della chiesa dei Fratelli (via
della Vigna vecchia), è convocata l’assemblea annuale della
Missione evangelica contro la lebbra.
TORINO — Alle 16, nel salone valdese di corso Vittorio
Emanuele II23, per il corso di base di ecumenismo sul tema
«Il mistero di Dio», Franco Ardusso, Maurizio Abbà e Giorgio Vasilescu parlano su «il Padre».
TORINO — Alle 9,15, nell’Aula magna del Rettorato (via
Verdi 8), si tiene un convegno sul tema «ragione con passione. Balducci e Turoldo, profeti ieri e oggi», con testimonianze di Umberto Allegretti, Beppina Balducci, Enzo Bianchi,
Raniero La Valle, Wilma Occhipinti Gozzini, Paolo Ricca,
Rodolfo Venditti. Conduce Enrico Peyretti.
15 aprile
MILANO — Alle 18, al Sae (piazza San Fedele 4), per il ciclo
di incontri sulla «Charta cecumenica», Simone Morandini
parla sul tema «Stili di vita e responsabilità per il creato».
BARI — Alle 20, nella chiesa parrocchiale Mater Ecclesiae
(piazza Mater Ecclesiae), il past. Francesco Carri conduce un
incontro ecumenico di preghiera e il prof. Francesco Megli
commenta la «Charta cecumenica».
TORINO — A partire dalle 9, al Circolo della stampa (c. Stati
Uniti 27), il Comitato torinese per la laicità della scuola organizza un convegno sul tema «Ci sarà ancora la pubblica
istruzione? Il sistema scolastico tra unitarietà, articolazione
e frammentazione». Intervengono Carlo Ottino, Domenico
Siamone, Giovanni Cimbalo, Paolo Chiappe, Adriana Luciano, Cesare Pianciola, Marco Chiauzza, Rosanna Ciappa.
16 aprile
PADOVA — Alle 16, nella chiesa metodista (corso Milano
6), Marino Lorenzetto parla sul tema «Noi e gli altri: l’altro
mercato, il commercio equo e solidale», per iniziativa del
Gmppo di attività femminile.
18 aprile
TORINO —Alle 17,45, nella Casa valdese di corso Vittorio
Emanuele II 23, per i corso di formazione «La fede disarmi la
prepotenza dei mercati». Predo Olivero e Jean-Jacques Peyronel parlano sul tema «Diaconia e frammentazione del legame sociale: chiesa e società civile».
19 aprile
TRIESTE —Alle 17,30, nella basilica di S. Silvestro (piazza
San Silvestro), il Centro culturale «Albert Schweitzer»,
nell’ambito del ciclo su «Laicità dello stato e religioni: le
nuove conflittualità», organizza una conferenza dibattito sul
tema «Laicità in discussione oggi: una ripresa clericale?», relatore Giulio Ercolessi.
CINISELLO BALSAMO — Alle 21, nella sala del Centro «J.
Lombardini» (v. Monte Grappa 62/b), per il ciclo di incontri
sui personaggi storici, il past. Antonio Adamo parla su «Albert Schweitzer: da musicista a medico nel Terzo Mondo».
20 aprile
ROMA — Alle ore 20,30, nella chiesa valdese di piazza Cavour, si tiene un concerto in ricordo di Sara Jay, a un anno
dalla sua uccisione, dal titplo «Per dire no alla violenza sui
minori» per l’organizzazione dell’Associazione internazionale per la difesa della libertà religiosa. Si esibiscono la corale della Chiesa awentista di Bologna (direttore Alberto
Martelli, al pianoforte Ruth Ventola), la corale «Voce della
speranza» (direttore Park Sung Kyu, al pianoforte Kim Eun
Young) e il soprano Kim Hee Jung. Ingresso libero.
AAWERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
CRONACHE DALLE CHIESE
MASSELLO — Nei giorni di Pasqua la nostra chiesa ha vissuto momenti di particolare intensità. La sera del venerdì
santo, 29 marzo, hanno confessato la loro fede Erik Tron
e Silvia Tron. Silvia è stata battezzata, mentre Erik ha
confermato il suo battesimo ricevuto da bambino. A Pasqua sono stati battezzati Alberto e Anna Tron, figli di Gino e Daniela Strepparava. I genitori, nonché tutta la comunità, si sono assunti l’impegno di testimoniare ai due
bambini l’Evangelo della salvezza e di educarli nella fede
cristiana. Nelle due occasioni sono stati anche inaugurati
i nuovi impianti di illuminazione e amplificazione.
• Alla gioia di tutti questi eventi si è aggiunto anche un
momento di lutto per la morte di Casimiro Gaydou che,
all’età di 89 anni, è tornato alla casa del Padre celeste.
Per la pubblicità su
tei. 011-655278
fax 011-657542
10
PAG. 10 RIFORAM
Commenti
VENERDh 2 APRILE 2002
iaggi»iasiigiiiiii8—i
GENITORI
E FIGLI
ANNA MAFFEI
Lo riportava perfino il prestigioso quotidiano «Herald Tribune» in un angolino di prima pagina il caso tutto italiano di un
trentaduenne avvocato napoletano che si è visto riconoscere
dalla Corte di Cassazione un assegno di mantenimento di 750
euro da parte del padre. Il caso
ha fatto scalpore per il fatto che
si parli, per una persona di quell’età, che ha acquisito anche una
laurea, di «obbligo di mantenimento» da parte del padre fino a
che il giovane non trovi un lavoro adeguato alle sue aspirazioni.
Che noi italiani abbiamo l’abitudine di restare in famiglia il più
possibile fino ad avvenuta sistemazione (che og- __________
gi può verificarsi
anche molto tardi) non mi sembra una cosa di
per sé negativa,
naturalmente
nella misura in
cui non si crei
dipendenza psicologica associata magari a pigrizia. Eppure il
sancire con una sentenza questa
tendenza ha giustamente destato
molte perplessità. È anche vero
che in molti paesi c’è una legislazione più precisa che prescrive il
sostentamento da parte dei genitori fino alla magiare età, mentre per la legge italiana si parla
di raggiungimento dell’autosufficienza, cosa che lascia molta discrezionalità ai giudici, come
questo caso dimostra.
Quando, per saperne di più,
ho cercato di raggiungere telefonicamente il fi-atello del giovane
in questione mi sono sentita un
po’ in difficoltà. Che diritto avevo di invadere la vita privata di
qualcuno che non conosco? Eppure, come commentare un fatto
di cronaca e di costume come
questo, senza prima controllare
la notizia? Così, consapevole del
rischio di essere (giustamente)
mandata a quel paese, ho chiamato e, avendo dall’altra parte
trovato gentilezza e generosa disponibilità, ho indagato.
«Il fatto è perfino banale - mi
ha detto Vincenzo Andreoli,
medico, fratello maggiore di
Marco, il trentaduenne in questione -, personalmente conosco molti casi simili, di giovani
che vivono anche fino a quarant’anni e oltre a casa dei genitori. E la laurea neanche la prendono decisi a vivere, chissà fino
a quando, a spese dei loro genitori. Mio fratello no, ha studiato,
si è laureato, è oggi (non da molto) avvocato. Cerca la sua stra
Un caso di cronaca
conferma la
permanente difficoltà
di comunicazione
fra generazioni
da». Dunque perché ha bisogno
dell’assegno di suo padre? «Io
credo che sia una questione
portata avanti più dagli interessi contrapposti degli avvocati,
che su questa causa di separazione giudiziale hanno lucrato
non poco, che da parte dei miei
genitori». Eppure suo padre ha
scritto perfino un libro riportando sotto forma di storia fantastica la vicenda giudiziaria
della sua separazione da sua
madre. «Sì, è stata la sua maniera, ironica, da napoletano, di
denunciare che cosa si può arrivare a decretare per legge in una
banale causa di separazione.
Perfino sulla spartizione delle
parti comuni della casa si pos_________ sono fare e subire
colossali sciocchezze. Il fatto è
che nelle separazioni si tira fuori la parte pesiere di se stesso. E
non parlo della
violenza. Quella
non c’è assolutamente stata nel
caso dei miei genitori. Parlo dell’attaccarsi alle questioni di principio e della non disponibilità a
venirsi incontro. Il caso dei miei
genitori è stato vissuto senza
particolari eccessi, mi riferisco a
molti altri casi nei quali, per ripicca si sono creati enormi dolori e ingiustizie: come quella di
impedire a uno dei due coniugi
di vedere i propri figli, a esempio. Tornando al caso nostro c’è
stato tutto l’interesse a portare il
caso fino al livello di Cassazione». Ma perché non mettersi
d’accordo così, parlandosi, bonariamente? «Mio padre e mio
frateUo non si parlano da anni».
Qui sta il punto: ci sono una
madre e un padre che si separano. Ci sono le ripicche e le questioni di principio. Ci sono gli
avvocati di parte. C’è poi un giudizio, magari del tutto opinabile, che sancisce che un padre de. ve mantenere un figlio anche oltre i trent’anni. Ma ci sono soprattutto, e forse prima di tutto,
un padre e un fi^io che hanno
smesso di parlarsi. Da anni. Mi
viene da pensare che fino a
quando ci sarà un assegno da
consegnare e da ricevere ci sarà
almeno un legame fra loro. Oppure no, al contrario: forse solo
quando questo tipo di legame
sarà finalmente reciso, come è
giusto che avvenga fra uomini
adulti, ne potrà rinascere un altro, non basato su una vittoria o
su una sconfitta giudiziaria, ma
sulla volontà di persone che si
cercano e infine, perché non augurarlo, si ritrovano.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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DIRETTuHE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Roslan, Federica Tourn.
COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avemino Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami. Pasquale lacobino, .Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nini, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetio, Giuseppe Platone, Giovanna Pons, Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco, Marco Roslan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è II nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre 1999).
Il numero 14 del 5 aprile 2002 è stato spedito dall’Ulficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 3 aprile 2002.
2001
Associato alla
Unione stampa
periodica Italiana
Lo sciopero generale del 16 aprile e il dibattito sul lavoro
«lo, lavoratrice non tutelata...»
Sono sempre più numerosi i lavori «atipici», precari se non sommersi
Ma anche i dipendenti nelle piccole Imprese si sentono poco tutelati
FEDERICA TOURN
SEMBRA confermato: lo
sciopero generale contro
lo stralcio dell’articolo 18 si
farà il 16 aprile. «Devo aderire?», mi ha chiesto un amico,
trentenne, lavoratore dipendente regolarmente assunto
in una grande azienda e ben
retribuito. «Ci mancherebbe
^tro», gli ho risposto io. Se lo
sciopero non lo fanno quelli
come lui, gli unici direttamente toccati da una possibile riforma dell’articolo in
questione e, questione per
nulla secondaria, che possono davvero avvalersi del diritto di sciopero senza conseguenze, chi lo farà?
È un momento di forte tensione sociale, nel mondo del
lavoro dilagano il precario e il
sommerso e la solidarietà fra i
lavoratori mi sembra indispensabile; eppure non è argomento così scontato, sovente non va oltre il mugugno
contro il superiore o il datore
di lavoro. Anche i più tutelati
sono spesso restii a prendere
posizione: lo sciopero generale? Prima si controlla se qualcun altro dei colleghi lo fa... il
mio amico voleva prendere
un giorno di permesso, per il
16 aprile, poi forse, alla fine,
farà questo gesto eversivo e
aderirà allo sciopero e basta
(tenendo ben nascosta la sua
intenzione di iscriversi alla
Cgil come singolo).
Al di sotto
dei 15 dipendenti
Rimanendo sempre in ambito impiegatizio ho buttato
lì ad un’amica, anche lei assunta in una piccola casa editrice che non supera i 15 dipendenti, se lei e le sue colleghe andranno a lavorare il 16
e mi ha risposto con il sorriso
ironico di chi ascolta una storiella divertente anche se ormai un po’ usurata. Sospetto
anzi che ritenga tutta la faccenda dello scontro tra sindacati e governo una perdita
di tempo; lei lavora per pagare affitto, cibo e innumerevoli
rate di elettrodomestici e gli
scioperi, le manifestazioni e
le lotte sindacali sono in fondo beghe intellettuali per chi
può permettersele. Intanto
per compiacere un datore di
lavoro che ha ben imparato
che cos’è il mobbing, ogni
giorno (e qualche festivo) si
ferma insieme alle colleghe
per due o tre ore oltre l’orario
a fare straordinari, ben più
del massimo consentito dalla
legge e quindi prontamente
convertiti in premi in busta
paga alla fine dell’anno: così
non c’è bisogno di assumere
altri impiegati e il costo del
lavoro scende... non è flessibilità anche questa?
CI siamo lasciati 15 giorni
fa ascoltando il gridio del
Salmo 122; «Pregate per la
pace di Gerusalemme». E
questo grido, questa invocazione, è tanto più valida oggi. È chiaro che con l’espressione «Gerusalemme» non si
intende soltanto quella città
ma tutto ciò che essa rappresenta in questo specifico
momento. A Gerusalemme
ha sede il governo israeliano,
guidato dal primo ministro
Sharon, un falco intransigente che vedrebbe con piacere sparire dalla terra tutti i
palestinesi. Non per nulla, a
ogni atto terroristico palestinese si scatena da parte israeliana una ritorsione esagerata, con fucilazioni di individui sospetti e devastazioni di interi quartieri.
Eppure Sharon non dovrebbe dimenticare i tempi
Condizione «posbindacale»
Anche io lavoravo lì (non
come dipendente, non ci sono mai arrivata: ero e sono
una «co-co-co», una a contratto di collaborazione coordinata e continuativa, una
dei tanti cbe in teoria possono gestire in tutta autonomia
le mansioni loro affidate dal
committente e che in realtà
hanno un orario per niente
opinabile, nessuna tutela e
nessun diritto: guai ad ammalarsi) ma non ci sono riinasta a lungo proprio perché non avevo intenzione di
rimanere oltre le quattro ore
pattuite (per circa 48.000 lire lorde al giorno in tutto),
sono stata licenziata al telefono da un giorno all’àltro,
senza alcun preavviso.
Oggi lavoro a metà tempo
in un’altra casa editrice (sempre con un contratto «co-coco») e posso dire che la mia
fortuna, nella mia condizione
«post-sindacale», è di avere
un datore di lavoro più umano, paternalista, che se mi
ammalo per pochi giorni non
sta a fare sottrazioni e mi paga lo stesso (non più di una
settimana, però, non esageriamo!), e se devo andare a
fare una visita medica sbuffa
un po’ ma sopporta, e adesso
cbe aspetto un bambino non
ba intenzione di licenziarmi... addirittura mi ha detto
che mi «verrà incontro» permettendomi di lavorare per
lui anche durante i cinque
mesi di astensione obbligatoria. Naturalmente è di sinistra ed esecra il governo Berlusconi... però quando, durante una banale conversazione, si è toccato il tema dei
diritti dei lavoratori (per esempio quelli che lui paga
ogni mese), si è inalberato sostenendo che non c’è motivo
di parlare di diritti quando un
rapporto è basato sulla fiducia come il nostro...
Meno male che lo stato mi
viene in soccorso: dopo 11
anni di contributi, con il mio
agile e postmoderno contratto «co-co-co» quanto mi spetta, per esempio, per la tutela
della maternità? Più o meno
600.000 lire, 300 euro in tutto
(e sottolineo in tutto): «assegno-parto», lo chiama l’Inps,
quasi fosse un premio per la
scolaretta che ha passato una
difficile prova e non un sostegno dovuto da una società solidale alla madre e al bambino. Facile sarebbe a questo
punto polemizzare sulle parole di Ciampi che di recente,
ultimo fra tanti, si è lamentato della crescita zero: credo
che per lui, come per tutti, sia
evidente che con queste garanzie le donne (sempre più
in crescita fra i «co-co-co» e
sempre meno pagate rispetto
agli uomini) non avranno
certo più bambini, o se succederà, saranno ancora una
volta costrette a rinunciare
all’indipendenza economica
con tutte le prevedibili conseguenze sul piano della parità
fra i sessi (e sulla crescita della società tutta) che possiamo
immaginare.
Una palude
di diritti negati
Io il 16 aprile aderirò allo
sciopero generale, perché sono convinta che la battaglia
sull’articolo 18 sia oggi anche
una battaglia di civiltà. Sostengo Cofferati e le proposte
della Cgil sul lavoro, anche e
soprattutto sul lavoro atipico,
che è una palude di diritti negati, e spero vivamente che
tutti si prendano a cuore questo sciopero, operai e impiegati, dipendenti e parasubordinati, chi ha fatto i girotondi
e chi li ha giudicati inefficaci:
padri e figli e madri e figlie, al
di là della propria condizione
lavorativa, anche nelle chiese.
Non perdiamo questa occasione di essere solidali sul tema dei diritti, perché nel lavoro sono questi che contano, la fiducia è un lusso.
PIERO bensì
(neppure tanto lontani) in
cui gli ebrei, non ancora riconosciuti come Stato, combattevano tramite le loro organizzazioni terroristiche Hirgun e Stero, che facevano saltare in aria interi alberghi occupati dagli inglesi (i quali
avevano il protettorato della
zona) e tutti i capi palestinesi
che riuscivano a raggiungere.
Israele è nato in buona misura da una guerra dominata
dal terrorismo. Pretendere di
chiudere Arafat e i suoi palestinesi nei loro territori senza
acqua, senza cibo, senza luce
è andare contro la storia; né
ci si può aspettare che Arafat,
praticamente agli arresti domiciliari, sia in grado di fermare i kamikaze.
L’unica soluzione è che
l’Onu riconosca lo Stato palestinese come nazione indipendente e che l’Europa unita (particolarmente interessata a quella pace) organizzi
SUI GIORNALI
Calvino e rischi infarto
Una rivista specialistica
riporta nel suo numero del
dicembre 2001 un articolo
di titolo curioso: «Calvinismo e prevenzione». E giacché la testata si occupa di
prevenzione dell’infarto il
testo dell’articolo firmato
dal direttore. Franco Fontanini, affronta il legame fra
stili di vita negli Stati Uniti e
i rischi per questa patologia. «La cultura e l’etica Usa
- dice l’articolo con una
certa banalità - imposte alla
società industrializzata, sono sempre state ispirate, nel
bene e nel male, al calvinismo, il quale tende a dividere l’umanità in due schiere,
quella degli eletti e quella
dei dannati. 1 primi sono
ricchi, belli, sani, giovanili, i
secondi poveri, brutti, spesso ammalati, precocemente
invecchiati». Ma l’autore,
contrapponendo una stagione (fino agli Anni 70 del
900) «visiva» (in cui bisognava ostentare il proprio
successo e la propria ricchezza) a un’altra successiva, basata sui valori estetici,
in cui più che altro contava
la prestanza fisica e il bell’aspetto. Infatti «quando
una persona mette su pancia, se si trascura, se si lascia invecchiare, se fuma, se
mangia più del dovuto è
inaffidabile. L’efficientismo
statunitense, in tutti i campi, ha profonde radici nella
cultura calvinista». La riprova scientifica? «Dalla mentalità calvinista è probabilmente nata anche la campagna dei cardiologi nordamericani rivolta a prevenire
le malattie cardiovascolari»... e via discorrendo.
il Giornale
I volti di Schweitzer
Le anticipazioni in libreria redatte da Giuseppe
Bernardi (26 marzo) segnalano alcuni libri delle edizioni San Paolo, fra cui alcune «prediche» di Albert
Schweitzer (le virgolette
fanno parte del testo dell’articolo, anche se il termine predica dovrebbe essere
noto ai più). Si cita il suo
strano destino in Italia:
«Conosciuto soprattutto
come Premio Nobel per la
pace, medico missionario e
interprete di Bacb, è stato
trascurato come teologo e
filosofo. Nei testi ora pubblicati [La melodia del rispetto), il suo principio etico, muovendo dalla critica
al positivismo ottocentesco
e attraverso l’irrazionalismo novecentesco, approdava al principio di indivisibilità tra cultura, conoscenza e coscienza morale».
Dettaglio non menzionato:
era un teologo protestante.
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una forza pacifica di interposizione. Soltanto così potremo evitare che l’attuale conflitto si trasformi in una deflagrazione che coinvolgerà
un’infinità di problemi; dal
rifornimento petrolifero a
quello idrico, dal posto di lavoro alle università per i giO"
vani. Molti di noi ricordano
che cos’era la vita nei gio’’*’!
seguenti i bombardarrienti
delle nostre città. Pensiamo
che in Palestina si vive cos
ogni giorno. «Una cosa desidero - ha detto una mamma
intervistata -: poter uscire un
giorno di casa senza il tiinore
di ricevere, o io o i figli’ un
proiettile di fucile».
(Rubrica «Un fatto,
mento» della trasmissione di R
diouno «Culto evangelico» rutf
dalla Federazione delle
evangeliche in Italia andato
onda domenica 7 aprile)
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Il 12 APRILE 2002
PAG. Il RIFORMA
: Pinerolo: un reperto del XVII secolo
Il cippo restaurato
Sarà collocato nell’àiòlà di via Giolitti a Pinerolo, il cippo militare del XVII secolo recuperato e restaurato per volontà dell’amministrazione comunale, del Lions Club del Pinerolese e del
Centro studi e museo d’arte preistorica di Pinerolo. Il cippo,
coevo della poderosa fortezza reale francese del XVII secolo, in
origine era situato nei pressi delia Porta di Torino che si apriva
nel perimetro delle fortificazioni, tra i bastioni di Créquy e di
Montmorency, aprendo la via verso la capitale del régno e indicava la distanza tra Pinerolo e Torino in 15 miglia piemontesi.
La cerimonia di «ricollocamento» si terrà sabato 13 aprile, alle
17, alla presenza di un picchetto d’onore di Dragoni del Piemonte impersonati dal gruppo storico «Pietro Micca» di Torino.
Un convegno a Pinerolo il 14 aprile
Chiesa e territorio
Dopo un ampio giro d’orizzonte compiuto dai tre circuiti delle Valli le chiese valdesi del I distretto si incontreranno, domenica 14 aprile alle 14,30 nel locali della chiesa di Pinerolo per un
convegno che avrà per tema «Chiesa e territorio». La riflessione,
che era stata sollecitata in maniera forte dall’ultima assemblea
distrettuale, prenderà le mosse come ovvio dalle relazioni che i
tre circuiti hanno preparato in vista del convegno nel corso di
questi mesi e che sono la sintesi di quanto emerso nel confronto alTinterno delle chiese su chiesa e turismo (1° circuito), chiesa e politica (2° circuito), chiesa e ambiente (3° circuito). Quello
di domenica insomma vuole essere un momento di confronto e
di discussione ma anche una riflessione sul futuro.
Riforma
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Fondato nel 1848 I
g; Il 19 aprile giornata nazionale di sensibilizzazione su un problema culturale e sociale
Ititti i pericoli del «pianeta alcol»
Le indagini condotte a livello locale indicano nei giovani una considerevole fetta di consumatori
il sostanze alcoliche: occorre promuovere l'educazione alla salute nei loro luoghi di aggregazione
DAVIDE ROSSO
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CHE l’alcolismo sia un
problema diffuso e
spesso sottovalutato e
cosa ormai detta e probabilmente risaputa. Basta
però dare uno sguardo ai
dati dell’Eurispes relativi
alla situazione in Italia
nel’99per rendersi realmente conto di quale sia
la realtà di cui si sta parlando. Nel ’99 sono stati
consumati in Italia circa
47milioni di ettolitri di
a/coi, tra vino e superalcolici, cioè in media 87 litri di alcol a testa. 11 consumo pro capite nella popolazione superiore ai 14
anni è stimato intorno ai
IÖ5 litri a testa. 11 bere vino poi incide anche considerevolmente sulle finanze domestiche con
una spesa mensile stimata intorno alle 35.000 di
1ÌK per nucleo famiglialo. Questo per quel che
nsuarda le medie nazionali ma anche nel Pine¡tee non si scherza in
'diconsumi di alcol
asoprattutto sulla diffuSjnne dell’alcolismo ananenelle fasce più giova® della popolazione. Soprattutto l’alcol non è vi®purtroppo come un
Pancoloper la salute.
Sull’intera questione
^olismo il 19 aprile è
ri P^^roossa dalla Soatà Italiana di alcologia
Puma giornata italiana
> prevenzione dei rifi dei problemi conssr all’uso di bevande
Ì«l>che, l’Alcol day, e
he nel Pinerolese sot P‘^®'^*stl momenti in- •
fativi e convegni sul
(si veda il riquadro
J^^otto). Alle Valli l’i£i'va,che siponel’osensibilizzare
i£one pubblica e gli
Fl^faton al fatto chel’al
col è un fattore di rischio,
è promossa dall’Asl 10, in
particolare dal Sert e dal
Gruppo di promozione e
educazione alla salute
del Comune di Pinerolo,
dalla Comunità montana
vai Pollice e dai Gruppi di
lavoro sull’alcolismo
(Già) del Pinerolese e
della vai Pellice.
Il lavoro dei Già
Al di là dell’Alcol day,
nel Pinerolese sull’alcolismo si sta lavorando da
anni anche sotto la spinta
dei eia, cioè dei gruppi di
coordinamento operativo
degli interventi a favore
degli alcolisti, che rappresentano molti dei servizi
e delle unità operative
territoriali e ospedaliere
interessate e le associazioni del privato.
Tra gli obiettivi che si
pongono i eia vi è innanzitutto il contenimento
H>Ì?'^TIVE pubbliche in occasione della
giornata italiana sulla prevenzione DEI PROBLEMI ALCOLCORRELATI
19 APRILE: ore 14,30, sala convegni Regioseminario di studio dal titolo «I giovani e
(iJqI'prevenzione», il seminario è rivolto in paririsegnanti, agli educatori e agli operatori
20 APRILE: ore 8,30, all’auditorium del liM, Curie: «Non beviamoci il cervello».
)o» «Jack Frusciante è uscito dal grup
da testimonianze e da un dibattito con gli
Iris scuole superiori pinerolesi.
lellj ^^rà anche disponibile, nelle biblioteche
lerigfjj, hice, materiale informativo sull'alcolismo,
«p (jj aprile ai mercati di Torre Pellice e di Luserna
lattai«associazioni dei Club degli alcolisti in
iriain ® degli Alcolisti anonimi distribuiranno ma
'<l!!ÌÌormativo.
deH’incidenza del fenomeno alcolismo, e poi
l’approfondimento delle
conoscenze epidemiologiche, lo studio delle
strategie di intervento
con attenzione alla prevenzione e la messa in
rete degli interventi operativi dei servizi. Vi sono
poi gli interventi e le ricerche sul campo come
quella condotta recentemente in sei aziende del
Pinerolese. «I dati emersi
dalla ricerca suH’incidenza dei problemi alcolcorrelati - ci dice Rossella
Sappé, coordinatrice del
eia vai Pellice - si avvicinano molto alle stime
dell’Istituto superiore di
sanità che valutano che il
20% della popolazione
abbia dei problemi di alcolcorrelati e il 15% abbia sviluppato un rapporto di dipendenza con
i’alcol. La ricerca ha inoltre confermato la presenza di comportamenti
a rischio fra i giovani lavoratori. Per facilitare
l’intervento preventivo è
stato prodotto un opuscolo informativo “Alcol
e lavoro” che è stato distribuito durante gli incontri di sensibilizzazione tenuti nelle aziende».
Tra gli interventi portati avanti dai Già pinerolesi vi sono anche
quelli di sensibilizzazione con corsi rivolti alle
forze dell’ordine, agli
operatori socio-assistenziali e al personale infermieristico. «In particola
re - spiega Renato Caletto, coordinatore del Già
del Pinerolese - il corso
di sensibilizzazione che
abbiamo attivato, rivolto
a tutto il personale infermieristico dell’Azienda
sanitaria, ha avuto una
forte adesione degli operatori ed è tuttora in corso. L’obiettivo è di migliorare l’integrazione fra
l’ospedale e il Servizio di
alcologia, parte del Sert e
per favorire l’accesso al
trattamento dei pazienti
con problemi alcolcorrelati. All’ospedale di Pinerolo è anche attivo da alcuni anni un consultorio
alcologico, gestito dal
Sert e da alcuni volontari
delle associazioni, che
svolge attività di accoglienza e counseling».
L'«Alcol day»
Veniamo ora alla giornata del 19 aprile. Sul
territorio delle Valli come tema della giornata è
stato scelto «Alcol e giovani». «Questo perché dicono al Già - i dati indicano un maggior accostamento rispetto al passato dei giovani all’alcol
e uno sviluppo di modelli di consumo ad alto rischio come l’ubriachezza
degli adolescenti, il consumo concomitante di
alcol e altre sostanze psicoattive. In Italia del resto il 15% dei ragazzi fra i
15 e i 19 anni ha assunto
l’abitudine dell’ubriachezza di fine settimana
e molti bevono per rin
forzare gli effetti di altre
sostanze. I giovani inoltre consumano alcolici
perché sembrano facilitare le relazioni sociali».
Ma i giovani sono più
vulnerabili degli adulti
all’alcol? «Lo sono - spiega ancora la Sappé - ai
danni psichici, emotivi e
sociali causati dal proprio consumo di alcol o
da quello di altre persone. Esistono dei chiari legami fra l’eccessivo consumo di alcol, la violenza, i comportamenti sessuali a rischio, gli incidenti stradali; anche per
questo è molto importante una sensibilizzazione dei giovani sugli effetti dell’alcol».
Quali azioni concrete
sono perseguibili? «Bisogna continuare l’elaborazione di programmi di
promozione della salute
riguardanti i problemi alcolcorrelati in contesti
quali le scuole e i luoghi
di aggregazione giovanile. 1 programmi devono
coinvolgere attivamente i
giovani e va richiesta la
partecipazione dei genitori, degli insegnanti e dei
responsabili delle organizzazioni giovanili. Occorre creare situazioni
che incoraggino e favoriscano della alternative alla cultura del bere. Un
passo essenziale è il miglioramento della comprensione delle conseguenze nocive del consumo di alcol sull’individuo, famiglia e società».
ICONTRAPPUNTOI
IL LAVORO
E LE CHIESE
TUUIO rAMSE
II16 aprile Tltalia si ferma. L’Italia che lavora e
produce è chiamata a uno
sciopero contro la modifica
dell’articolo 18 della legge
300 del 1970, normalmente
chiamata Statuto dei lavoratori. Non voglio entrare
in merito alla questione:
tanto, se non troppo, si è
detto un po’ ovunque. Ma
in ogni caso
non possiamo
come credenti esimerci dal
riflettere sul
senso che diamo alla luce
dell’Evangelo a
questo particolare momento. Il vecchio
principio della
nobiltà del lavoro è in qualche modo passato di moda e il nostro rapporto con esso si è sempre
più legato a un contratto di
tipo economico e organizzativo. Quindi il lavoro non
viene più percepito come
un diritto ma come un dovere: in un mondo dominato dalle lotterie e dai quiz
televisivi chi lavora viene
visto come lo sgobbone, e il
furbo è quello che fa lavorare gli altri, magari andando
a godersi la vita in qualche
luogo di villeggiatura.
Nell’ottica del credente,
non possiamo non chiederci quale sia il nostro ruolo
anche come datori di lavoro: le nostre chiese, infatti,
hanno creato delle strutture
che, con l’intento di assistere, educare, curare, si sono
trasformate in grandi macchine datrici di lavoro. Pensiamo aUe Valli dove cinque
strutture per anziani, una
per l’handicap, una comunità per minori, una scuola,
due ospedali, una foresteria, costituiscono una delle
più grande aziende del Pinerolese. Qual è quindi la
posizione delle chiese di
fronte a questo particolare
momento storico? Siamo i
padroni o ragioniamo nell’ottica della difesa del posto di lavoro?
La questione è più complessa di quanto sembri: il
nostro lavoro, o meglio, il
lavoro che normalmente
chiamiamo diaconia strutturata non può essere staccato dalle leggi di questo
mondo e questo si è visto,
alle Valli, come in tutto il
mondo valdese italiano, negli ultimi due anni che hanno portato, seppur con
molte difficoltà, all’istituzione di un contratto collettivo nazionale per le nostre opere; questo documento rappresenta un im
Le strutture
diaconali valdesi
di fronte allo
sciopero generale
del 16 aprile
portante passo avanti nei
coordinamento tra le nostre strutture, ma ne regola
sempre più nei dettagli il
funzionamento, anche perché dalla sua interpretazione discenderanno regole
maggiormente rigide di un
tempo. Le chiese quindi sono chiamate a esercitare
anche e soprattutto il loro
ruolo di padrone, in un’
ottica di rispetto per il
personale
impiegato ma
anche nella
pretesa che
questo a sua
volta osservi
attentamente
il lavoro che.
gli è affidato
e lo esegua al meglio.
Attenzione al trattamento dei lavoratori, quindi,
ma anche alla corretta esecuzione del lavoro. Ma tutto questo non solamente
per il motivato capriccio di
osservare e adeguarci alle
regole di questo mondo,
ma perché in nessun modo
le chiese possono prescindere dallo scopo che si sono prefisse: accogliere, nel
modo più diversificato, anziani e malati, visitatori
e studenti, disabili e minori tenendo conto che, nel
mondo in cui stiamo vivendo, occorre prestare la
massima attenzione alle risorse umane ed economiche che abbiamo per occuparci al meglio del destinatario della nostra diaconia.
Quindi lo sciopero del 16
aprile va visto anche e soprattutto in quest’ottica:
una testimonianza dalla
quale non possiamo tirarci
ftiori per un lavoro che torni a essere nobile: diritto
per gli operatori, ma risorsa che gli stessi devono
mettere a frutto, nella società civile, per i nostri
ospiti, chiunque siano oggi
e chiunque saranno in futuro. Aderire allo sciopero
può quindi essere un imperativo per costruire una società civile maggiormente
responsabilizzata e questo
può iniziare da noi, impiegati nelle nostre strutture,
non certo paralizzando la
nostra diaconia con un’assenza dal posto di lavoro
ma, per esempio, con il destinare volontariamente
una giornata del nostro stipendio a qualche associazione che si occupa di
mantenere la pace nel nostro sciagurato mondo e
che non potrà mai permettersi U lusso di uno sciopero di alcun genere.
12
PAC. 12 RIFORMA
IL MERCATINO OGNI SABATO — La richiesta è arrivata dagli stessi produttori e dai commercianti
promotori deU’iniziativa e l’amministrazione di
Luserna San Giovanni, con il vicesindaco Paolo
Gardiol, ha dato l’ok. Così, dopo il successo del
primo appuntamento di sabato 6 aprile (nella foto), il mercatino di artigiani e produttori locali
nella rinnovata piazza XVII Febbraio ai Bellonatti si replica tutte le settimane.
OPERE CONNESSE, ADDIO? — Grande preoccupazione e disappunto anche nel Pinerolese per la
decisione del governo di destinare 62 dei 72 milioni di euro destinati alle opere connesse alle
Olimpiadi per la realizzazione dei villaggi olimpici; gli altri 10 milioni verranno utilizzati per i progetti di infrastrutture, come ad esempio la sistemazione della rete idrica, che saranno realizzati
in un secondo tempo. «Questa decisione è la conseguenza di un metodo inaccettabile - commentano Giorgio Merlo ed Elvio Passone, parlamentari pinerolesi dell’Ulivo si sta programmando
la crescita di un territorio con risorse virtuali. Per
ottemperare agli interventi già programmati, e
sbandierati trionfalmente dalla Regione Piemonte, le prossime Finanziarie dovrebbero contenere
impegni per oltre 800 miliardi di lire».
LIBERTÀ DI INFORMAZIONE — L’Ulivo pinerolese
organizza un convegno su «libertà di informazione per garantire il pluralismo» lunedì 15 aprile, alle 21, al centro sociale di via Lequio. Intervengono Fon. Giorgio Merlo ed il caporedattore
del tg3 Santo Della Volpe.
PORTO ALEGRE; SE NE PARLA A PRACATINAT —
Due giornate sui temi delle globalizzazione e
della democrazia partecipata di cui si è dibattuto
al recente forum di Porto Aiegre. Se ne parlerà su
proposta della presidente della Provincia, Bresso, a Pracatinat il 13 e 14 aprile a partire dalle 15
di sabato. In mattinata sulle stesse tematiche incontro con gli studenti al liceo Curie di Pinerolo.
ALPINI E PROTEZIONE CIVILE — È una proposta
dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci): inserire l’Associazione nazionale alpini (Ana)
nel Comitato regionale di protezione civile. Secondo l’Anci, l’Ana è «una risorsa importantissima quale supporto alle necessità di protezione
civile, come testimoniano le recenti catastrofi
che si sono abbattute sulla nostra Regione».
POST-ALLUVIONE: MUTUI PER 258 MILIONI DI
EURO — Il ministro deH’Interno. Scajola, ba annunciato alla Regione di aver firmato l’ordinanza
che ripartisce le risorse della Finanziaria per i lavori di ricostruzione e difesa idrogeologica. Il
Piemonte potrà contrarre mutui a carico dello
stato per 258 milioni di euro che serviranno a
erogare ai privati un ulteriore acconto per la ripresa delle attività produttive.
STUDENTI A STRASBURGO, UNO DA PINEROLO —
C’è anche un giovane di Pinerolo fra i 40 studenti
che parteciperanno dal 16 al 18 aprile a un viaggio premio a Strasburgo nell’ambito dell’iniziativa «Euroscuola», una giornata al Parlamento europeo durante la quale una delegazione di ragazzi
da tutta Europa potrà presentare proposte nor
I mative simulando una normale seduta dell’as
^ semblea. I 40 giovani piemontesi sono stati scelti
al termine del concorso «Diventiamo cittadini europei», bandito dal consiglio regionale; lo studente pinerolese è Marco Carcioffo del Liceo «Curie».
MORTO A LUSERNA DON BESSONE, PARROCCO A
PERRERO PER OLTRE 50 ANNI — All’età di 92
anni, ha concluso la sua esistenza terrena don Severino Bessone, parroco a Perrero per oltre 50 anni. Appassionato della montagna ed esperto alpinista, aveva pubblicato con il prof. Felice Bordino
una guida del Monviso e inoltre un libro di storia
locale intitolato «Val S. Martino». Durante la Resistenza aveva dato un valido aiuto ai gruppi partigiani, nascondendo i ricercati nella sua canonica.
La beidana, rivista di cultura
e storia nelle valli valdesi
e il Centro culturale valdese
invitano alla
gita a Barcellonette (vai Ubaye, Francia)
«valdesi a Barcellonette: storia o leggenda?»
Domenica 5 maggio 2002
ore 7: partenza in autobus da Torre Pellice, davanti
al Centro culturale (con fermate a richiesta)
ore 10,30: visita al Forte Tournoux
ore 13: pranzo libero
ore 14,30: visita al Musée de la Vallèe e incontro
con l'associazione Saben^a de la Valeja
ore 17: partenza
20-20,30: arrivo a Torre Pellice
Adesioni entro il 22 aprile (0121-932179).
Costo a persona: 19 euro.
E Eco Delle Yalli "Iàldesi
venerdì 12 aprile 21
Il progetto presentato in un convegno a Pracatinat
Bosco e territorio
La filiera del legno risponderebbe tra l'altro all'esigenza
di valorizzare un patrimonio e di creare posti di lavoro
DAVIDE ROSSO
CREARE una filiera del
legno che miri allo
sviluppo e al mantenimento del territorio sfruttando le risorse presenti
anche attraverso nuove
tecnologie. Questa in
estrema sintesi l’idea che
sta alla base del progetto
preparato dal Comune di
Usseaux, dalla Provincia,
dalla Comunità montana
valli Chisone e Germanasca e dal Consorzio Pracàtinat dal titolo «Bosco e
territorio» presentato sabato 6 aprile a Pracatinat.
Un progetto ambizioso
che dovrebbe prendere il
via a settembre quando
in località Fraisse a Usseaux vi sarà la prima
manifestazione internazionale con esposizione
di macchine e attrezzature per i lavori nel bosco.
«Il progetto "Bosco e territorio” - ha detto il presidente della Comunità
montana, Roberto Prinzio, nel corso del seminario di presentazione del
progetto - vuole valorizzare la risorsa bosco ma
anche avviare una formazione professionale di
qualità per ottenere una
ricaduta anche in termini occupazionali». Sulla
stessa lunghezza d’onda
anche il sindaco di Us
seaux, Adriano Sgarbanti,
promotore del progetto
che vede nella iniziativa
un modo di far fronte allo
spopolamento e al degrado dei comuni montani.
«Nel Comune di Usseaux
- dice Sgarbanti - vi sono
circa 6 milioni di alberi.
L’idea è quella di rivalutare una ricchezza invertendo magari la tendenza
allo spopolamento portando occupazione anche
con l’utilizzo di tecniche
nuove di coltivazione ed
esbosco».
In effetti, come è stato
spiegato anche dal dottore in Scienze forestali
Paolo Clapier nel corso
del seminario, il bosco in
vai Chisone copre circa il
50% del territorio e la
creazione di una filiera
produttiva che miri a una
sua rivalutazione può
avere risvolti utili anche
a fini turistici e per la
protezione idrogeologica. «Il problema - ha però aggiunto Clapier - dal
punto di vista economico è che la lavorazione va
fatta sul posto e non lasciata alle segherie di
pianura; per questo occorrono tecnologie adeguate e serve personale
specializzato è quindi
formazione». Per parte
sua Marco Bellion, assessore alla Montagna della
Provincia, ha sottolineato l’importanza del progetto e la disponibilità
della Provincia a diventare, così come dimostra
per altro il finanziamento delle prime iniziative
già in cantiere, sostegno
alla comunità locale.
.. : Legge sulLofferta turistica
Solo pochi progetti
saranno finanziati
Non ci sarà pioggia di
quattrini. L’esito delle
istruttorie della Regione
Piemonte sulle domande
presentate un anno fa in
base alla legge 18 (sostegno all’offerta turistica) è
stato reso noto da poco e
il Pinerolese nel suo complesso non porta a casa
molto. Sarà anche vero
che neppure a livello di
presentazione di progetti
il territorio ha brillato ma
nelle graduatorie i nostri
paesi sono pochini.
A seconda delle realtà
territoriali si sono differenziati i progetti; da Pinerolo sono arrivate proposte per alberghi (uno
nuovo. Hotel Caprilli più
l’ampliamento della Villa
San Maurizio e dell’Hotel
Cavalieri, a cui si aggiunge un analogo progetto a
San Secondo). Nelle valli
si è puntato su agriturismi e Bed& brekfast, non
e per una casa per ferie, '
Villar Perosa, e ancora^
B&BaCumiana.in^
comunque una fetta
sai ridotta degli oltre«
milioni di euro a dispoi IEMAN
zione. Carenza di proJ f
tazione e di propos(j
Scarsa coerenza fra! Bamèn
aspettative e le ideei
sviluppo del Pinerolese
le linee dettate dalla itài
gione. Su questi quesjj levoli P
sarebbe bene interrogai
si, al di là di qualunqj
sogno legato alle OliitPaP® _
piadi, tanto più che«
giro di poche settimana, / ii.
si riapriranno i tennii ^
per la presentazione del
le richieste sui fondi di
siom, specie peravef
2002. Perdere altre occi**®
sbagliato i progettio®,
¡oli
compilazione di semplid
formulari, sarebbe davvero delittuoso.
sempre con successo.
Non sono infatti nemmeno stati inseriti in graduatoria due B&B ad Angrogna e uno a Bricherasio. Disco rosso anche
per i progetti della Csd,
di Villa Elisa a Torre Pellice e di Agape. Finanziati invece alcuni agriturismi; nuovi, ad Angrogna
e Bricherasio, o ampliamenti, a Rorà. Fondi in
arrivo anche per la riqualificazione del «Principi
di Piemonte» a Sestriere
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Una mozione a Inverso Rinasca
Salvare gli ospedali
Una mozione-appello
per la «salvaguardia degli
ospedali valdesi» è stata
approvata giovedì 4 aprile dal Consiglio comunale
di Inverso Pinasca. La
mozione, che è stata approvata all’unanimità così come un’altro documento che esprime preoccupazione per le conseguenze per i Comuni,
anche in termini economici, dell’applicazione
della legge Sirchia sulla
Sanità, intende ricordare
alla Regione la situazione
di preoccupazione della
popolazione per le notizie «concernenti gli ospedali valdesi e in particolare relative alla situazione
finanziaria deficitaria. Tale situazione - dice ancora la mozione - pare assurda e inspiegabile a
fronte di prestazioni sanitarie di elevato livello e a
fronte dell’apprezzamento dell’utenza».
Il Consiglio quindi, facendo propria la mozione
preparata dalla Conferenza dei siedaci delle Comunità montane valli
Chisone e Germanasca e
Pellice, si è espresso a favore della «salvaguardia
gli ospedali valdesi nelle
loro funzioni e attività al
servizio delle popolazioni
valligiano del Pinerolese»
e parallelamente auspica
il potenziamento della rete socio-sanitaria pubblica e il suo adeguamento
alle crescenti esigenze.
«Una mozione necessaria - ha detto il sindaco, Andrea Coucourde in questo momento di tagli alla Sanità. Le preoccupazioni infatti non
possono non andare anche agli ospedali per i
quali sembra mancare un
vero interlocutore in Regione». Coucourde ha poi
rilanciato l’idea di un incontro pubblico suH’inte
ra questione della Sanità
da tenere entro aprile,
esteso a tutti i sindaci e a
tutti i cittadini delle Valli.
Preoccupazione il Consiglio ha anche espresso riguardo alla proposta del
ministro Moratti di riforma della scuola che potrebbe creare «seri problemi sia di tipo logistico
(mancanza di aule con i
Comuni impossibilitati
all’ampliamento a causa
della mancanza di fondi)
sia per la crescita probabile di costi da parte comunale nella gestione del
servizio di mensa. «La direzione intrapresa dal
governo - ha commentato duramente Coucourde
- sembra essere quella di
applicare una sorta di federalismo alla rovescia
con il risultato di ottenere semplicemente un aumento dei costi a carico
dei Comuni, minandone
la stessa esistenza». (d.r.)
Fa discutere la tassa regionale sui medicinali
Ticket sì, ticket no, ticket cornei
liedeieai
lUeistam
mt
MASSIMO GNONE
IICKET sì o ticket no?
Il dibattito è aperto.
La Regione vara la nuova
tassa sui medicinali e subito arrivano le prime
reazioni. Soprattutto di
malumore. C’è chi sostiene che due euro (ridotti
a uno per le malattie croniche e invalidanti) da
sborsare per ogni confezione siano troppi e la
squadra di Enzo Ghigo si
trincera dietro il tentativo
di contenere l’alto consumo di medicine e la complessiva operazione di risanamento della sanità
piemontese, in cronica
assenza di risorse.
Ma che cosa ne pensa
la gente, le persone che,
spesso dopo una lunga
attesa dal medico di base,
si trovano a dover pagare
un contributo da molti ritenuto eccessivamente
esoso? E i farmacisti? «Per
'■m’
Ï ijieiftierol
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: :: e; Èri si
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«o.|áen(
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Mi
noi è negativo qualsiasi
tipo di ticket - ci dicono
da dietro il bancone della
farmacia Antica Muston
di Torre Pellice - e la gente è scocciata soprattutto
perché c’è stata una cattiva informazione da parte
di televisione e giornali.
Molti clienti si presentano credendo di essere dispensati dal pagamento
del ticket, perché sono
anziani o con un reddito
basso, e invece questo ti
ÍUI
Dal 1° maggio ticket sull'abuso del Pronto soccorso
Si pagano le «visite improprie»
La giunta regionale ha introdotto il
pagamento del ticket su alcuni medicinali da subito e dal 1” maggio sulle «visite improprie» al pronto soccorso.
Due gli obiettivi dichiarati dalla Regione: contenere il consumo delle medicine e aumentare le risorse a disposizione della sanità piemontese.
Ma ecco i particolari dell’iniziativa.
Dal 4 aprile si pagano 2 euro per ogni
confezione di farmaco prescritta fino a
un massimo di 4 euro. Si paga invece la
quota fissa di 1 euro a pezzo, fino ad un
massimo di 4 euro per ricetta invece
per i farmaci pluriprescrivibili fino a un
massimo di 6 pezzi per ricetta. Il ticket
è di 1 euro per ogni preparazione prescritta, fino a un massimo di 2 euro per
ricetta, per i farmaci analgesici oppiacei utilizzati nella terapia del dolore severo, per i quali è consentita la prescrizione in una sola ricetta per una terapia
massima di 30 giorni. Pagano anche 1
euro a farmaco prescritto, fino a un
massimo di 3 euro per ricetta, le persone alle quali è stato riconosciuto il diritto all’esenzione per malattie croniche e
invalidanti. Sono esclusi dal pagamento del ticket infine: i grandi invalidi del
lavoro, gli invalidi civili al 100%, i ciechi, i sordomuti, i pensionati di guerra
titolari di pensione vitalizia, i detenuti e
gli internati, i danneggiati da vaccinazione obbligatoria, trasfusioni, somministrazioni di emoderivati.
Per quanto riguarda il pronto soccorso dal 1" maggio cbi vi si recherà per
una prestazione che sia classificata come curabile in forma ambulatoriale
dovrà pagare 30 euro, 50 euro se 1’«accesso improprio» comporta anche «accertamenti diagnostici o interventi di
carattere terapeutico». Le prestazioni
rimarranno gratuite negli altri casi.
po di esenzione non»
ste». Dando un’occW
alla lista si scopred
soltanto poche categ®
di persone, essenziq
mente gli invalidi, hai
diritto alla deroga:!
sono previste esenzill
né in base al reddito^
per l’età. «La gented
riabituarsi - commeni
no ancora alla Anti|
Muston - e questa vo
non è facile, tantoP nacQjjjj
che i nuovi criteH
esenzione sono diffi®
rispetto ai vecchi W*
sui medicinali: ieri®
signora anziana ci ha» «,
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garlo». Inoltre, affet®’ te ^
alla Muston, «qui in ^ «e p3
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ché ne ha bisogno», rpid
Usciamo dalla fn® halle |
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13
Ìli^tfSDÌ 12 APRILE 2002
E Eco Delle "\àlli ^ldesi
PAG. 13 RIFORMA
Difficoltà per le località non allacciate a fognature
Il problema scarichi
io ¡legione Piemonte non ha ancora individuato i criteri
mcS?’ seguire per l'applicazione del decreto del 1999
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;bbel! tonte del 5 novembre
™'lLribadisce la necesdi autorizzare glf scakientro il 13 giugno
EilDlgs 152/99, deinda alle Regioni (comlideO’art. 27), «per gli
installazioci isolati che scaitfflo acque domestiii;|dentiflcare «siste*^“ividuali 0 altri sileiB^ubblici o privati
1 (...) indicando i
Jliiade^amento».
OiiBon risulta che la
ejone Piemonte abbia
ito questi sistemi
neirattuale fase i Colimi, nel'incertezza delipplicazione della legge,
- ìaimo provvedendo a
hiedete ai privati cittadili le istanze per arrivare
allapievista autorizzazio, Comuni anche
¡|,tBillÌierolese hanno in_|Éo ai singoli cittadini la
Bdiilistica per l’otteni) dell’autorizzaziot|t;Éri sindaci hanno
Bplicemente affisso
[tiianifesti che pur inndo delle scadenze
pio meno «diretti» di
Httera personale, alInonlianno fatto nulla.
elle torri
Ma la preoccupazione dei
cittadini è alta; fra l’altro
in molti Comuni a ricevere la modulistica sono solo quanti qualche anno fa
diligentemente avevano
effettuato la prevista «notifica di scarico»; gli altri
sono restati (e continuano a restare) nell’ombra.
La materia risulta assai
complessa viste le specifiche situazioni delle aree
montane: ammontano
infatti, nel solo Pinerolese, ad alcune migliaia i
casi di case sparse non allacciate, né allacciabili alla rete fognaria. In più in
molti casi si tratta di abitazioni utilizzate in modo
assolutamente saltuario
(per usi agricoli piuttosto
che ricreativo) e nella sostanza dotate di sistemi
di scarico molto rudimentali. Per molte di dette situazioni si è inoltre in
assenza di strade di collegamento se non di puri e
semplici sentieri e dunque nell’impossibilità di
realizzare qualsivoglia
opera. Resta dunque evidente come in numero
comunque rilevante di
casi la realizzazione di un
sistema di depurazione
locale risulterebbe eccessivamente oneroso, talvolta impossibile, quasi
mai realizzabile nei tempi
dettati (13 giugno 2002);
gli stessi professionisti
delle nostre valli sono
sommersi di richieste di
consulenze: le relazioni e
i documenti che vengono
richiesti dai Comuni sono
fuori dalla portata di un
comune cittadino.
Inoltre l’applicazione
del Dlsg 152/99 trova un
altro momento di forte
criticità dove (e questi
casi sono abbastanza frequenti nella nostra zona)
in presenza di case sparse ma abitate continuativamente, sono in fase
avanzata di progettazione quando non già prossime alla realizzazione
grazie al concorso economico determinante
degli stessi privati, tratti
di fognatura periferiche.
Come chiedere oggi che
entro il 13 giugno quei
cittadini che investiranno entro i prossimi 12
mesi alcune migliaia di
euro per una fognatura
nuova avviino procedure
autorizzative certamente
onerose e fra poco tempo inutili? Da più parti (Comunità montane,
sindaci) sono state avanzate istanze tese a considerare, nelle sedi opportune, un’effettiva diversificazione delle situazioni
(residenzialità o meno,
numero di vani esistenti
ecc?), oltre ovviamente
alla indispensabile richiesta di proroga.
Cai-Uget, sezione Valpellice
Il nuovo presidente
è Mario Merlo
MASSIMO GNONE
CAMBIO al vertice alla sezione Valpellice del Cai-Uget. Dopo
quattro anni e un doppio
mandato (quindi non più
rieleggibile) Bepi Pividori
lascia la carica di presidente a Bario Merlo, di
Bricherasio, eletto nell’
assemblea dei soci del 27
marzo e che aveva già ricoperto lo stesso ruolo
prima di lui. «È un passaggio sotto il segno della continuità - commenta Merlo - sono stato
presidente dal 1993 al
1998 e non ho mai abbandonato il Consiglio».
Quando gli chiediamo
qual è il ricordo più bello
degli ultimi quattro anni,
Bepi Pividori non ha dubbi: «Sono stato molto felice - dice - di aver fatto
conoscere alla sezione la
mia terra, il Friuli, organizzando una visita nel
1999». Ma soprattutto l’ex
presidente non dimentica
gli importanti risultati ottenuti, due su tutti la conclusione dei lavori al rifugio Granerò e la ristrutturazione del rifugio Barbara Lowrie. Il problema
più grande? «La scarsa
partecipazione dei soci dice Pividori -: sui circa
850 della sezione Valpellice si impegnano regolarmente al massimo una
trentina di persone. Questo non è un problema
soltanto nostro, infatti è
comune a molte associazioni presenti sul'territorio». E il problema si trasforma in un augurio fatto al nuovo presidente.
«Vorrei che Bario riuscisse a coinvolgere molta
più gente nella sezione dice - per far conoscere le
bellezze della montagna».
Bario Merlo ricorda le
difficoltà economiche del
passato, soprattutto durante la ristrutturazione
dei rifugi. «Tutto il gruppo ha lavorato sodo per
recuperare i buchi nel bilancio», spiega Merlo. Tra
i momenti più belli dell’esperienza airinterno
del Cai, il presidente cita
la «Cammino Italia», una
iniziativa che ha coinvolto la sezione nel 1998 e ha
visto la visita della delegazione guidata dal vicepresidente nazionale Teresio Valsesia. Per il futuro il sogno nel cassetto è
molto concreto: «Mi piacerebbe - dice Merlo che riuscissimo a comunicare strettamente con
le scuole, con delle iniziative al loro interno».
Incontri dell'Auser a Luserna
I diritti dei cittadini
«I diritti dei cittadini», è il tema di due incontri organizzati dalTAuser vai Pellice in collaborazione con
il Comune di Luserna San Giovanni. Gli incontri si
svolgono nella saletta d’arte di via Ex deportati e internati e si propongono di avvicinare ai cittadini
quelle normative spesso introdotte negli ultimi anni
che vengono vissute come pesante burocrazia e invece possono essere utili strumenti dei cittadini. Agli incontri partecipano il difensore civico, il comandante
dei vigili, rappresentanti del comando dei carabinieri
che risponderanno alle domande dei cittadini. Prossimo incontro giovedì 18 aprile alle 15.
NELLE CHIESE VALDESI
I DISTRETTO — Domenica 14 aprile, nella chiesa
valdese di Pinerolo, alle 14,30, incontro sul tema
«Chiese e territorio».
1“ CIRCUITO — Martedì 16 aprile, alle 20,30 ad
Angrogna, studio biblico di circuito su Geremia, a
cura del past. Vito Gardiol.
ANGROGNA— Nei giorni 12, 13 e 14 aprile visita
della comunità francese di Vojoucourt (Pays de
Montbéliard), ospitato nelle famiglie della comunità. La sera di sabato 13 aprile verrà offerto un concerto delle corali nel tempio del Serre. Domenica 14
il culto al capoluogo sarà in lingua francese e sarà
presieduto dal pastore Joël Dautheville. Riunioni
quartierali, alle 20,45, con proiezione di diapositive
sulla Chiesa evangelica nel Camerún: lunedì 15 a
Prassuit, giovedì 18 al Martel.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali: giovedì 11 aprile alle 14,30 a Bricherasio, martedì
16 alle 20,30 ai Gonin, mercoledì 17 alle 20,30 ai
Peyrot, giovedì 18 alle 20,30 a Pondo San Giovanni,
venerdì 19 alle 16,30 agli Airali, alle 20,30 a Boer
Priorato. Domenica 14, alle ore 14,30, incontro dell’Unione femminile.
MASSELLO — Mercoledì 17 aprile, riunione al
Roberso, alle 14; venerdì 19 a Reynaud, alle 20,30.
PERRERO-MANIGLIA — Mercoledì 17 aprile, alle
20,30, riunione quartierale a Perrero.
PINEROLO — Sabato 13 aprile, alle 17, nella sala
del tempio, incontro per quanti parteciperanno alla
gita comunitaria in Francia e a Barcellona. Domenica 14, alle 10, culto con assemblea di chiesa, all’odg.
«La globalizzazione». Giovedì 18, incontro dell’Unione femminile con Marcella Gay.
POMARETTO — Riunioni quartierali: giovedì 11
aprile all’Inverso Paiola, mercoledì 17 a Pomaretto.
Venerdì 12 studio biblico. Venerdì 19 aprile culto al
Centro anziani.
PRATI — Riunioni quartierali: martedì 16 aprile,
alle 20,30, a Ghigo, mercoledì 17, alle 20, a Malzat.
PRAMOLLO — Giovedì 11 aprile, alle 20, riunione
quartierale ai Bocchiardi.
RORÀ — Giovedì 11 aprile, riunione quartierale
alle Fucine. Sabato 13, alle 21, al tempio, concerto
della corale valdese di Bobbio-Villar Pellice.
SAN SECONDO — Al termine del culto di domenica 14 aprile, elezione dei deputati alla Conferenza
distrettuale e al Sinodo. Domenica 21, alle 16, nella
sala, Giorgio Tourn parlerà su «La santa cena e il
pensiero dei riformatori». Martedì 16, alle 21, studio
biblico sulTEcclesiaste (incontro conclusivo).
TORRE PELLICE — Riunione quartierale mercoledì 17 aprile, alle 20,30 ai Bouissa. Domenica 21 assemblea di chiesa sulla globalizzazione.
VILLAR PELLICE — Giovedì 11 aprile, alle 20,30,
studio biblico. Domenica 14 culto in francese; culto
serale alle 20,30. Incontro dell’Unione femminile
domenica 14 aprile.
VILLAR PEROSA — Domenica 14 aprile, assemblea di chiesa per l’elezione dei deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo. Lunedì 15 incontro
mensile dell’Unione femminile, alle 14,30.
VILLASECCA — Venerdì 12 aprile, aUe 20, riunione quartierale a Villasecca.
Gli insegnanti di una scuola paritaria sul progetto del governo
iumerosi dubbi sulla riforma Moratti
le non si
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pcateso! ,®®?^distato:intut’ssenzia anni la nostra
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gnanti, che non siano
guidati da pregiudizi di
parte, non può essere che
arricchente e costruttivo.
Non siamo mai stati un
«diplomificio», non intendiamo esserlo ora, né
ci piace l’idea che all’esterno ci possano considerare tali. Vogliamo difendere la nostra professionalità: abbiamo gli
stessi titoli (laurea e abilitazione) degli insegnanti
della scuola pubblica, e
nella maggior parte dei
casi abbiamo anche una
lunga esperienza professionale alle spalle, anche
come continuità didattica
all’interno della medesima scuola. In secondo
luogo, riteniamo opportuno esprimere alcune
considerazioni sulla riforma della scuola, di cui
tanto si sta dibattendo.
Vorremmo che questa
riforma fosse il risultato
di un processo di consultazione realmente democratico, che tenga conto
di tutte le componenti
interessate. Siamo perplessi circa la delega al
governo, in quanto la
funzione legislativa spetta al Parlamento, ma soprattutto siamo contrari
a una delega di un’ampiezza tale da essere un
contenitore vuoto da riempire a piacimento. La
riforma della scuola è un
argomento di importanza notevole: si tratta di
investire sul futuro della
nostra società, sulla formazione, sui cittadini di
domani. Proprio per
questo la riforma della
scuola non deve avere un
colore politico, ma deve
essere il risultato di una
fitta collaborazione tra
maggioranza e opposizione. Vorremmo una
scuola in cui le famiglie e
gli studenti possano liberamente scegliere, sulla
base delle proprie convinzioni e delle proprie
aspettative, quale studio
intraprendere, e dove il
diritto all’istruzione non
sia subordinato alle condizioni economiche e sociali delle famiglie. Vorremmo una scuola laica
in cui sia garantita la libertà di credo di ciascuno e dove venga garantita una cultura religiosa
ampia, aperta alle prospettive mondiali e indispensabile in una società
multiculturale dove il
confronto è doveroso per
la civile convivenza.
Infine, riteniamo fondamentale che ogni scuola possa operare nell’ottica della più ampia autonomia per garantire a
famiglie e allievi la scelta
sulla base di offerte formative diverse. La scuola deH’autonomia è una
scuola che è costretta a
pensarsi e a ripensarsi
per venire incontro a
quelle che sono le esigenze della società, ed è una
scuola fortemente legata
all’ambiente in cui opera.
Solo in quest’ottica possiamo immaginare una
scuola viva, che sia una
reale possibilità di crescita per i nostri ragazzi.
Gli insegnanti del Liceo
valdese di Torre Pellice
Lettera dei dipendenti dell'Asilo di San Giovanni
Lo sciopero come solidarietà
Siamo i dipendenti dell’Asilo valdese di Luserna
San Giovanni, riuniti in
assemblea per discutere
in merito allo sciopero
generale nazionale proclamato dalle organizzazioni sindacali per il
prossimo 16 aprile. Condividiamo con convinzione le motivazioni dello
sciopero, perché siamo
fortemente preoccupati
per l’attacco sferrato da
governo e padronato ai
diritti fondamentali dei
lavoratori e delle lavoratrici. I diritti non sono
riformabili a ogni stagione; possono soltanto, e
devono, essere migliorati,
potenziati, estesi.
In particolare, noi non
possiamo permettere
che passi la modifica dell’art. 18 dello Statuto dei
diritti dei lavoratori, perché il ricatto del licenziamento distrugge la dignità della persona che
lavora, che si vedrebbe
costretta a tacere e subire, a evitare la sindacallzzazione e ogni iniziativa sgradita al padrone.
Inaccettabile! Come sono inaccettabili le misure
tendenti ad aumentare la
precarizzazione e a ridurre le tutele salariali,
previdenziali e fiscali.
Già oggi stiamo pagando
duramente, con tagli all’organico e carichi di la
voro più pesanti, le difficoltà finanziarie in cui si
dibattono le aziende che
erogano servizi sociali.
La diminuzione delle entrate fiscali, a causa della riduzione delle aliquote a carico dei redditi alti e delle «finanziarie di
guerra», sarebbe un ulteriore duro colpo al diritto
delle persone più deboli
ad avere servizi economicamente accessibili e
di qualità.
Quindi, pur non potendo tutti e tutte partecipare attivamente allo
sciopero del 16 aprile, riconfermiamo la nostra
convinta adesione alle
motivazioni dello stesso;
dichiariamo il nostro
netto dissenso nei confronti del costante aumento del bilancio del
ministro della Difesa:
perché siamo contrari alla guerra come mezzo di
soluzione dei conflitti internazionali, perché ogni
centesimo dato alTesercito è tolto ai servizi sociali, alla scuola, alla sanità: dichiariamo la nostra preoccupazione per
le misure, già in atto, che
riducono la qualità del
nostro servizio alle persone anziane e appesantiscono l’organizzazione
del nostro lavoro; invitiamo la Chiesa valdese, in
tutte le sue articolazioni.
a farsi carico di questi
problemi non solo in termini di bilanci da far
quadrare, ma anche di
dignità da salvaguardare
sia per chi opera sia per
chi usufruisce dei nostri
servizi; decidiamo di partecipare allo sciopero generale devolvendo una
cifra pari a quattro ore di
lavoro a favore dell’organizzazione internazionale di solidarietà Emergency, firmando un’apposita delega. Mentre
per chi opera in servizi
non indispensabili indichiamo l’astensione dal
lavoro per l’intera durata
del turno.
I dipendenti delTAsilo
valdese di Luserna
San Giovanni
14
PAC. 14 RIFORMA
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VENERDÌ 12 API
SPORT
PALLAVOLO
Altro risultato positivo per le ragazze della Cerutti Technosquare,
in un incontro il cui esito ha molta
importanza in vista della partita
contro la Cogne Acciai Carrefour.
Sabato le pinerolesi hanno superato (serie C, girone B, 22® giornata) il Carol’s Volley per 3-0 con
parziali di 25-21,25-19,25-18.
La Carol’s Volley gioca una buona partita dimostrando grinta e
combattività: forza l’attacco e il
servizio soprattutto nel primo parziale conquistando punti sulla ricezione delle pinerolesi ma commettendo anche numerosi errori.
La Cerutti non perde la calma e
con una buona ricezione ed un
muro efficace mantiene la superiorità negli ultimi due set, combattendo comunque punto su punto.
Formazione rimaneggiata per le
padrone di casa: Elena Gennero in
regia, Federica Tosello opposta,
Federica Rosso libero. Elisa Mauro
e Oriana Arduino in banda, Concetta Miceli e Francesca Brunel al
centro; assente Manila Romano a
causa di un problema muscolare,
in panchina Stefania Arondello
appena guarita da un’influenza.
Continua così la scalata solitaria
della classifica per le pinerolesi,
attualmente a quota 57, con 5
punti di vantaggio sulla Sisa Villar
Perosa Volley e un ottimo curriculum con cui avanzare la pretesa di
accesso ai play-off.
Ventiduesima giornata anche
per la C maschile con il Volley Pinerolo opposto al Dronero. Vince
la Volley Pinerolo che dimostra di
non avere nessuna intenzione di
abbandonare la meta play-off: 3 a
1 (25-22, 21-25, 25-18, 25-20) contro rinoxcar Dronero, squadra al
quartultimo posto con un livello
poco elevato di gioco, contro cui
non è sempre facile dare il meglio
senza adagiarsi al ritmo di gioco
avversario. Bene nel primo parziale, poi una momentanea perdita di
lucidità fa scivolare via il secondo
set; negli ultimi due i padroni di
casa rientrano in carreggiata e si
aggiudicano rincontro. «Continuiamo a credere fortemente nell’accesso ai play-off - commenta
Davide Scali, mister della Volley
Pinerolo -: se vinceremo i prossimi
incontri l’accesso alla fase finale è
matematico».
La squadra pinerolese si trova al
quarto posto con 54 punti, a due
lunghezze soltanto dalla Bbc Pianfei Morozzo; le squadre che si giocano il passaggio ai play-off sono
la Nuncas Polimatica Chieri, che
conduce il campionato, la Palmar
San Paolo, il Morozzo e la Volley
Pinerolo; esclusa con tutta probabilità l’Atlante Savigliano dopo la
sconfitta contro la Palmar.
Nell’under 15 maschile, fasi provinciali il 3S Pinerolo è stato battuto dal Savigliano per 3-0 (21-25,2125, 11-25) «Il Savigliano si era classificato al secondo posto nella provincia di Cuneo, noi al quarto in
quella di Torino. Nei primi due
parziali sul 21 pari abbiamo commesso errori in ricezione che potevamo evitare, nel complesso sono
soddisfatto della squadra», commenta l’allenatore Marco Gardiol.
In prima divisione femminile, girone B il 3S Luserna ha superato il
Galup Pinerolo per 3-0 (parziali:
25-18, 25-7, 25-19). Con questa vittoria la formazione lusernese conquista altri tre punti importantissimi per non essere esclusa dalla lotta per l’accesso alla fase dei playoff. La squadra di Pinerolo ha comunque dimostrato grinta e determinazione, in un incontro che aveva grande importanza per allontanarsi di qualche lunghezza dalla
zona retrocessione. Buona la prestazione di Susanna Donzino.
Venerdì prossimo il 3S Luserna
affronterà fuori casa la formazione del Beinasco: questo incontro
è estremamente importante, e in
caso di vittoria delle ariete di Luserna San Giovanni i play-off sarebbero quasi sicuri.
CALCIO
Il Pinerolo vola verso la promozione in serie D. Mancata l’anno
scorso dopo aver chiuso al comando il girone di andata a causa
di un ritorno disastroso, quest’anno i biancoblù stanno andando
alla grande. Due sole sconfitte e
15 vittorie: l’ultima è arrivata domenica contro il Chieri; chiuso il
primo tempo in vantaggio, il Pinerolo è stato raggiunto a 5’ dalla
fine ma è stato capace di riallungare un minuto dopo. Il 2-1 consente alla squadra allenata da Cristiano di portarsi a +10, inseguito
da un terzetto (Libarne, Orbassano e Fossanese), a cui non resterà
altro che lottare per il secondo
posto a meno di clamorosi scivoloni del Pinerolo, poco prevedibili
anche alla luce del calendario che
non prevede per il Pinerolo scontri di particolare difficoltà. Domenica i biancoblù saranno in trasferta sul campo della Cheraschese, penultima in classifica senza
più ambizioni.
TENNISTAVOLO
Tredicesima edizione dei campionati pinerolesi di tennis tavolo
nello scorso fine settimana nell’ampio e funzionale palazzetto
dello sport di Pinasca. Protagonisti i pongisti della Polisportiva
Valpellice che hanno trionfato in
quasi tutte le categorie. Nell’under 15 cinque valpellicesi ai primi
cinque posti; nell’ordine: Paolo
Geuna, Matteo Pontet, Alessandro Cogno, Luca Chioni e Davide
Malan. Fra gli Amatori Erick Belloni 1° davanti a Paolo Geuna; in
doppio Geuna e Pontet hanno
battuto Belloni e Pallavicini. Nel
singolo nc ha vinto Mario Prats
davanti a Percivati; nel doppio nc
Costabel-Felizia hanno battuto
Prats-Coppo. Nelle categorie Assoluto, Davide Gay ha superato
Sergio Ghiri nel singolo e nel doppio Gay-Girardon hanno battuto
Malano-Ghirardotti.
Pomaretto: il Concistoro ricorda
Viola Lageard Rostan
Nel corso della sua seduta del 22 marzo scorso,
il Concistoro di Pomaretto
ha inteso ricordare la figura di Viola Lageard Rostan, da poco scomparsa,
con le parole che seguono.
SERGIO RIBET
NELL’ASSEMBLEA di
chiesa del 25 settembre 1966 venivano eletti
alcuni nuovi anziani nel
Concistoro di Pomaretto;
tra di loro, per la prima
volta nella storia di questa chiesa, due donne: Lina Ribet Chambon e Viola Lageard Rostan.
Viola Lageard era da
poco rientrata nel Concistoro (6 maggio 2001),
con il compito specifico
di occuparsi delia vasta
diaspora dell’alta vai
Chisone; una zona che
conosceva molto bene e
che le era particolarmente cara (persone, villaggi,
strade) fin dai tempi della Resistenza. Uno dei ricordi di Viola che certamente ci accompagnerà
è legato a un incontro a
Chasteiran (Bourset) il 30
settembre del 2001, tra
tedeschi originari della
vai Chisone e italiani, tra
cattolici e protestanti,
per un momento di preghiera ecumenica. L’occasione fu in parte sciupata: a livello ufficiale
mancò la volontà di dire
esplicitamente i motivi
dell’esilio valdese e di
sottolineare l’importanza
di un incontro italo-tedesco a poco più di cinquant’anni da altri incontri, di morti, di incendi, di guerra.
Negli incontri formali
solo un cenno da parte di
Ugo Piton, storico e ricercatore locale, e una
bella e coraggiosa predicazione evangelica del
pastore Bruno Bellion.
Negli incontri informali
Viola seppe, anzi ha sempre saputo essere nei
tempi e nei luoghi giusti.
Ogni lutto, ogni persona che ci lascia crea un
vuoto incolmabile. Viola
lascia molti vuoti, nella
sua famiglia, nella chiesa
e nella più ampia comunità civile in cui si è impegnata generosamente,
coraggiosamente, con
semplicità e intelligenza;
una testimonianza sobria ma piena di verità e
di poesia sulla persona di
Viola è quella che leggiamo in Tempi di guerra.
Diario partigiano in vai
Chisone e Germanasca, il
diario del marito Gino
Rostan (pubblicato nel
marzo 2001, a quassi due
anni dalla sua morte). Ne
citiamo una frase, tra le
più significative: «Prima
che mi allontanassi [Viola] mi chiese quando mi
sarei deciso a salire in
montagna». In circostanze meno drammatiche,
ma altrettanto decisive,
forse molti di noi hanno
ascoltato parole analoghe di Viola: «Quando ti
impegnerai personalmente? Quando darai il
tuo contributo?».
Non era un ordine, né
un rimprovero. Era dire a
voce alta quel che la nostra stessa coscienza ci
diceva, era tirare le file di
un ragionamento già fatto ma non compiuto, era
un appello alla coerenza.
Non possiamo ignorare il
posto vuoto di Viola nel
nostro Concistoro, questa sera, ma ringraziamo
Dio per quanto ci ha dato
attraverso i tanti doni che
lei ha speso per gli altri.
Seguirà la Fiera di primavera
Tuttocarne a Cavour
Si apre domenica 14
aprile a Cavour la terza
edizione della «Settimana della carne», un’iniziativa di Comune e Coldiretti, con la collaborazione di Apa e associazio-'
ni locali. Cavour è il paese della provincia di Torino che conta il maggior
numero di capi di razza
bovina piemontese (ben
8.600 in 183 allevamenti).
Domenica 14 si inizia
alle 9 con l’apertura dei
negozi e l’oasi dei prodotti tipici. Alle 10 l’inaugurazione con il gemellaggio con il Comune di Pragelato, l’apertura della
rassegna bovina e del
borsino commerciale.
Sempre alle 10 è previsto
il via al «Salotto campagna amica della Coldiretti», dove il consumatore
potrà incontrare esperti
di cucina, personaggi dello spettacolo e giornalisti,
degustando prodotti tipici e vini della provincia.
Saranno aperte anche le
mostre «Lavoro e religiosità contadina» (Museo
arte sacra), l’esposizione
fotografica «La piemontese» (chiesa di Santa Croce) e la collettiva di quadri e sculture «L’uso delle
diverse tecniche artistiche» (piazza Sforzini). Al
Gerbido di piazza Solferino alle 11,30 degustazioni
di carne bovina locale a
cura dell’Ana. Nel pomeriggio la passeggiata rurale per le vie del paese con
i «Danzatori di Bram». Da
lunedì al sabato ancora
visita nelle cascine per le
scuole elementari di Torino, gare di bocce, serate danzanti e di teatro
piemontese e comico.
Lunedì 15, alle 21, al Palasport convegno dal titolo: «La filiera della carne: tracciabilità, sicurezza alimentare e qualità».
Venerdì 19 concerto rock
dal vivo e domenica 21
infine la «Settimana» si
conclude con la Fiera di
primavera.
Una serata il 13 aprile a Pinasca
Occitani di Francia
APPUN1AMENTI
Dopo la pausa legata alla Pasqua, ritorna in vai Chisone il Cantavalli; sabato 13 aprile, alle ore 21,15 a Pinasca, nella Pista coperta comunale si esibisce il gruppo «La fabrique» (musiche occitane di Auvergne e Languedoc). Al concerto segue, come in molte .serate della
rassegna, il ballo. 11 gruppo è composto da tre giovani
musicisti che operano all’interno del linguaggio musicale di Auvergne e Languedoc, rivitalizzandolo con la
loro sensibilità musicale: le svisature del violino di
François Breugnot, la cadenza dinamica impressa
dall’organetto di Cyril Roche, il gioco intricato delle
percussioni e la musicalità dei testi in lingua occitana
di Laurent Cavaliè. Un sound pulito e compatto, una
macchina da concerto collaudata, dall’andamento sicuro e regolare, come quello della ruota dentata che
compare simbolicamente sulla copertina del loro ultimo Cd: «Acide folklorique et produits dérivés».
12 aprile, venerdì
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 20,45, Claudio
Ciancio, filosofo, parlerà su «Fine della cristianità e
identità del cristiano».
PINEROLO: Alle 21, nella sala concerti Tajo, nella
chiesa di San Giuseppe, concerto con Angelica Buzzolan e Diego Mingolla, recital musicale e pianistico
tra songs e Broadway.
PINEROLO: Nell’aula magna della Sumi, alle 20,45,
incontro su «La famiglia si apre al mondo», esperienze di volontariato.p cooperazione: testimonianze delle associazioni «Amici di don Bosco», «Senza confini»
e «Volontari oratorio di San Domenico».
PINEROLO: Nello spazio espositivo «En plein air»,
stradale Baudenasca 118, fino al 31 maggio «In viaggio/De viaje», mostra di giovani provenienti da diversi paesi e territori artistici. Inaugurazione alle 18.
13 aprile, sabato
RORÀ: Alle ore 21, al tempio, serata di canti con la
corale locale e quella di Villar-Bobbio Pellice.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella sala d’arte del
municipio la Leche league Italia organizza, ore 10, un
incontro su «I benefici dell’allattamento materno».
17 aprile, mercoledì
POMARETTO: Dalle 14,30 alle 16,30, corso di decoupage all’Eicolo Grande.
18 aprile, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella biblioteca della
Casa valdese, concerto con Chiara Garneri, violino, e
Bruno Baudissone, pianoforte: «Un violino al cinema».
19 aprile, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 20,45, nella biblioteca della
Casa valdese, per il gruppo di studi vai Lucerna, il
prof Giorgio Rochat parlerà sul tema «I caduti di Kos».
PINEROLO: Nella sala convegni della Regione Piemonte, via S. Giuseppe 39, seminario di studio e tavola rotonda sulla prevenzione dei problemi alcolcorrelati «I giovani e l’alcol: la prevenzione?», dalle 14,30.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nella saletta
d’arte incontro con Massimo Tosco su «Parliamo
d’arte», proiezione di diapositive.
PINEROLO: Alle 21, neH’auditorium di corso Piave,
incontro su «Gerusalemme divisa e lacerata» con il
giornalista Luigi Sandri.
VILLAR PELLICE: Alle 21, nella sala polivalente, incontro su «Il ritorno del gipeto sulle Alpi», proiezione
di diapositive.
PINEROLO: Nella sala da concerti Italo Tajo, alle
21, concerto del duo pianistico a 4 mani. Isabella
Ponso e Claudia Rostagno, musiche di Beethoven,
Mozart, Rossini.
20 aprile, sabato
PINEROLO: All’auditorium del liceo scientifico di
via dei Rochis, proiezione del film «Jack Frusciante è
uscito dal gruppo» e dibattito su «Non beviamoci il
cervello», dalle 8,30.
SAN SECONDO: Alle 21, nella sala della chiesa valdese, il Gruppo teatro Angrogna presenta «La bicicletta di Yang».
BRICHERASIO — Alle 21, nella chiesa di Santa Maria, l’istituto Gorelli organizza un concerto dei suoi
gruppi giovanili a favore dei bambini di Cernobil.
Partecipano il coro di voci bianche «La nota fiorita» e
l’orchestra «Harmonia Ensemble».
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Le fortezze militari come bene storico da tutelare
parte 1
pando
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cipato
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chiesa
mentre
di idee
Exilies e Fenestrelle per i turi
«Il Piemonte delle fortezze» è il titolo
di un progetto recentemente presentato dair«Associazione vai Susa e valli
pinerolesi - Olimpiadi invernali 2006»
che intende promuovere il territorio
delle valli in preparazione delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 evidenziando gli aspetti storici e paesaggistici
della zona. Lo sviluppo del progetto,
che è stato presentato recentemente a
Torino, si articola su due anni; nel
2002 si lavorerà sui forti italiani di Exilles e Fenestrelle e quello francese di
Briançon, mentre l’anno successivo
sarà la volta dei forti di Vinadio e Bard
in Valle d’Aosta.
Le iniziative in programma per quest’anno prevedono un convegno internazionale, a cui parteciperanno studio
si di Francia, Scozia e Svizzera,£
svolgerà a Susa e a Pinerolo 11^5
maggio. «I forti militari - dicono!
presentanti dell’associazione-cjj
scono un bene storico da »
fondo: il convegno internaziow
darà la possibilità di farlo». Allo
superiori, alle associazioni e
tori turistici delle valli Susa et
rolese prossimamente verrà disP
un cd-rom con un filmato sullo
alpine e un libro di carattere di
vo. «Per gli studenti della scuo^
zona - spiegano ancora aH,d*® ]
ne - saranno anche orgànizza ,
didattiche guidate alle
perché siano prima di tutto i ^
conoscere e far conoscere il tot
cui si svolgono le Olimpiadi»
11 nuovo osservatorio sulla collina di San CM
Salto di qualità per gli astrofi
C’è la giusta dose di orgoglio nelle
parole di Giovanni Peyrot, presidente
dell’Associazione astrofili Urania,
mentre ci mostra lo splendido centro
astronomico vai Pellice. La festa inaugurale di domenica 7 aprile è appena
terminata e i visitatori si stanno allontanando dalla località Bric del Colletto
a Luserna San Giovanni, dopo aver
ascoltato il sapiente intervento di Piero
Bianucci, giornalista scientifico de «La
Stampa» e del suo settimanale «Tuttoscienze». All’incontro hanno partecipato anche alcuni amministratori della
valle (presenti i sindaci di Luserna e
Torre Pellice) e i parlamentari locali
Lucio Malan e Giorgio Merlo.
Il successo è di tutta * sa
con i suoi 110 soci, che
anni di attività, vede
impegno nella splendida co j
collina di San Giovanni. ^
sono stati vani se nel 2001,
da Giovanni Peyrot, “l’9**jjvisi* 2
raccolto circa un miglia'^ . ' '
soprattutto bambini e rag ^
scuole. Telescopi,
ne, il celebre Pendolo di Fu j
ai
tenna parabolica per la ricerca
li di intelligenze extraterres
teca e la sala conferenze ^^
delle attrattive di quello C“ ^ jj
un importantissimo pjii,
to per gli appassionati astr
15
Pagina Dei Lettori
PAG. 15 RIFORMA
Con Eduardo Falla siamo
esciuti insieme nella Chiesa
,etodista; figli di questa chie,, M abbiamo frequentato insie' Al>n ¡L la scuola domenicale e, da
orello.|4 ragazzi, abbiamo frequentato
• 800707 rasieme il catechismo; siamo
3het-pv Li scelti insieme dal nostro
• 322723 Signore Gesù Cristo a far parg dei membri di chiesa nel
iorno in cui insieme siamo
iti confermati. Abbiamo fatparte insieme dei Consiglio
chiesa per diversi anni.
Desidero ricordare, tra le
tante, due caratteristiche spe5che di Eduardo; la sua dilonibilità, la sua puntualità
ai culto. Si è contraddistinto
Ito ha' 1 proprio per la sua disponibiiveril n ’ là a lavorare per la sua chie, 21 K t a- ondare a rappresentar
Peli’ b a ricoprire incarichi vari, a
ohnai'”! 'portare la sua testimonianza
to 13 pel lavoro in favore degli im^
ica 14,011
»&co;s
ELLICE,
Bligrati extracomunitari. È
ito, infatti, uno dei fondatoe operatori dei Centro inLa sorgente»
SS =.
re 21 operante in città. Arri
Hi ili!: ’ 'vava prima degli altri in chie™ "sicuramente trai primi,
tiKUSA- Decapando un posto in prima
mapropi ; già, là dove, domenica 10
marzo, il Signore l’ha chiama
16 e 18,1 (
abato.
unedì 15,
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-e 21,15,1
bien; sá
5, Hardk
, ore W'i
di, main
to e lui, come sempre, pronto
„puntuale alla chiamata l’ha
voluto seguire, nonostante mi
fossi prodigato e la moglie
Maria Grazia lo chiamasse,
affinché ci desse un segno di
accenno, ma lui niente, è andato™ in silenzio, con la sua
semplicità, sordo al richiamo
Il pili i dinoiumani.
Noi non possiamo capire i
disegni di Dio, non possiamo
comprendere i suoi progetti.
Eduardo non poteva mancare all’appuntamento supremo. Noi terreni non possiamo darci che una spiegazione, che è quella che, per Dio,
319,30,ii : Eduardo aveva già svolto il
dom.osi suo lavoro con senso di relunedì,4 sponsabilità, aveva dato il
edì otell suo impegno, aveva dedicato
parte della sua vita partecipando al disegno di Dio coirne un operaio che ha partecipato al costruendo Regno,
iproprio nel suo luogo, in
chiesa, Dio l’ha chiamato
mentre dava il suo contributo
'liidee alla luce della Parola.
Ho perso un amico, ho perso un fratello, ho perso la
psona con la quale conprimariamente le
achine.
icità
1-655211
jtelaie
I ^rontavn pi
:ufi!
idee per la chiesa. Mi rimane,
comunque, il ricordo del suo
sorriso, della sua gaiezza e allegrezza, del suo impegno
profondo, della tua lotta per
gli ideali di credente in Gesù
Cristo. Dio ha voluto preparare, per accoglierlo, una
strada colorata; questa immagine scaturita da un bambino, mio figlio Francesco,
desidero ancora dedicarla da
parte sua. Ai familiari diciamo che dobbiamo andare
avanti e continuare a lavorare per realizzare insieme le
cose che ci legavano a Eduardo. Egli sa di aver lasciato
una figlia saggia, pronta, matura a camminare anche senza suo papà, perché Eduardo
il suo lavoro l’ha svolto bene.
Giuseppe Zisa - Scicli
Una persona
disponibile
Persona affabile, accogliente, socievole, aperta e disponibile, sempre pronto a ogni
richiesta di aiuto e collaborazione verso tutti e solidale
nelle più delicate situazioni,
come quelle degli immigrati,
Eduardo Falla aveva collaborato con l’associazione «La
sorgente» e ne ha condiviso i
valori della solidarietà e interculturalità, mostrandosi
pronto anche in particolari circostanze di sofferenza e
bisogno personale e familiare. Era abbastanza vicino al
gruppo dei Focolarini, alle cui
riunioni spesso partecipava
insieme a Maria Grazia. Uomo di autentica fede vissuta e
alimentata da sincera e cristiana speranza, sempre disposto a ogni richiesta di servizio da parte della sua chiesa,.concretizzava in quest’ultima e vi esprimeva la propria
sentita cultura evangelica.
Nella sua puntuale fedeltà all’attività lavorativa di ragioniere e segretario di uno
studio legale, con spontanea
gentilezza e gradevole accoglienza verso tutte le persone
che a lui si rivolgevano, con
la libera fiducia che riscuoteva. Molto ben conosciuto,
stimato e apprezzato nei vari
ambienti di riferimento per le
pratiche da espletare; tribunali e studi legali anche in altre province (Siracusa, Catania, Palermo, ecc.).
Sono convinto che Eduardo
non si sarebbe potuto pensa
Questa è la vera questione in gioco del caso di don Franco Barbero
Può e deve la chiesa definire i confini deU'ortodossia?
EMANUELE FIUME
HO letto con attenzione i resoconti
della nostra stampa sul caso Barbero-Debernardi, ma non intendo
esprimere un giudizio diretto. Voglio
solo augurarmi che il vescovo di Pinerolo (che conosco e stimo) e il simpatico prete border line trovino un accomodamento delle loro rispettive posizioni. La questione del singolo prete o
del gruppetto di fedeli emarginato per
le sue posizioni è cosa nota, e purtroppo ricorrente all’interno della Chiesa
cattolica. Non fu solo Buonaiuti a soffrire dell’atteggiamento di chiusura,
ma anche preti non sospettabili di simpatie filoprotestanti come padre Pio e
■addirittura don Gianni Baget Bozzo,
all’epoca tenuto d’occhio dal conservatore cardinale Siri, oggi consigliere del
presidente del Consiglio.
Discuto con chi pensa e simpatizzo
con chi soffre, ma la battaglia di Barbero e delle comunità di base non è la nostra battaglia. Un percorso ecclesiale
dal basso non è di per sé indice di
evangelicità, come del resto non lo è
quello dall’alto. Ma oggi le comunità di
base sono un’élite, non rappresentano
nemmeno la Chiesa cattolica dal basso. Questa è rappresentata dalle migliaia di partecipanti alle preghiere seguite da momenti estatici in cui un uomo dell’alto Mantovano afferma di vedere e ascoltare la Madonna, nonostante la durissima (e sacrosanta) posizione contraria del vescovo di Manto
va. Il fatto che don Barbero si ponga il
problema di come confessare la fede
cristiana nel tempo presente non mi
pare che sia una specificità di rilievo,
in quanto questo è il problema bruciante di tutti i cristiani d’Occidente,
dall’Opus Dei ai pentecostali. Ciò che
conosco e apprezzo di don Barbero è
l’attenzione a problemi di attualità della vita delle chiese, problemi scomodi
che in questo momento non toccano
solo il tasto dell’omosessualità in generale, ma quello molto più delicato (e
più interno al cattolicesimo) della sessualità del clero.
Il problema che soggiace a questo dibattito non è, in fondo, la collocazione
del confine dogmatico (ortodossia), ma
la sua stessa legittimità. È tra i compiti,
anche dolorosi, di una comunità cristiana definire i confini tra la cristologia
e la gnosi, tra il largo canone biblico
della chiesa e il ristretto e potato canone di Marcione, tra il soli Deo gloria e lo
Heil Hitlerl II cristianesimo, anche
quello protestante, si è preso questa responsabilità, qualche volta anche a costo di dolorosi errori, tra i quali quattro
secoli di separazione in casa tra luterani e riformati. Il cattolicesimo moderno
è essenzialmente «ùitegralista» nel senso che, procedendo mediante l’abbraccio di posizioni opposte, tende a riassumere e appunto a integrare in sé tutte le tendenze, tutte le linee e tutte le
aspirazioni. C’è posto per Josemaria
Escrivà, fondatore deiropus Dei, quanto per madre Teresa di Calcutta, per il
cardinale Stepinac, collaborazionista
con i fascisti croati, quanto per monsignor Romero. C’è posto per la Bibbia,
per il tribunale rotale, per le statue che
piangono sangue. Tutte queste cose sono «cattolicesimo», e nessuna lo è in
modo esclusivo, senza l’altra.
Per preservare questa enorme tolleranza c’è bisogno di una gerarchia, di
un vertice (il papato) che negli ultimi
cinque secoli non ha fatto altro che
rafforzare il proprio potere. Il motto latino Roma locata, causa finita è, paradossalmente, indice di questa tolleranza integralista, perché ciascuno può
avere una linea propria almeno finché
non cade una sentenza dall’alto. Il protestantesimo è caratteristicamente ortodosso, nel senso che ha il coraggio
non soltanto di discutere liberamente,
ma anche, altrettanto liberamente, di
affermare e di negare. Sia i SI (aOa giustificazione per fede, alla pace e alla
giustizia), sia i No (alle indulgenze e alle mine antiuomo) che pronunciamo
sono limite, sono confine, sono ortodossia. Ed è grazie a questo coraggio
dell’ortodossia che possiamo vivere
senza magistero e senza papa.
Apprezzo il richiamo di Maria Bonafede a una maggiore dose di riflessione,
di amore, di studio e di elaborazione.
Talora ho l’impressione che tutto questo sia considerato dalle chiese e dai pastori come un lussuoso optional. Mi auguro di cuore che molte chiese e molti
pastori accolgano questo invito e trovino tempo, energia e mezzi per attuarlo.
re diversamente, essendosi
formato in una solida e stabile
dimensione familiare con genitori come sono Bartolo Falla
e Stella Perini; persone semplici, modeste, sagge e laboriose che hanno saputo testimoniare nella vita quotidiana
il loro impegno di fede. Ci colpiscono il dignitoso, grande
dolore e cordoglio di Maria
Grazia, sua sposa, la profonda
soffusa sofferenza della giovanissima sua figlia Noemi, pupilla dei suoi occhi.
Il cordoglio per la perdita
di Eduardo è stato intensamente vissuto anche dalle
sue sorelle, dal fratello Stefano e dai parenti tutti. Alle
esequie, celebrate nella locale chiesa metodista, a cui
hanno partecipato tutta la
comunità e un gran numero
di amici e conoscenti, gli sono state tributate degne e affettuose onoranze.
Arcangelo Pino - Scicli
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14. Prime in Ajaccio
16. Così fu chiamato Giacobbe
19. Rivoluzionari al tempo
di Gesù
21. Un figlio di Adamo
22. Filamenti del micelio dei
funghi
23. L’inno 239 del nuovo Innario dice che Gesù
portò quelle nostre
25. Prefisso per orecchio
26. Città del Belgio
27. Negazione
28. Famosa marca di penne
a sfera
29. Prefisso per vino
31. Gatti
32. Inventò il sassofono
33. Ne ebbero i patriarchi e
i profeti
Verticali
1. Famosa quella di Àbramo
2. Andar in breve
3. Lago... francese
4. Relativi a Simon Pietro o
a Paolo di Tarso
5. Quello di Gesù ci ha dato la salvezza
6. Sfidò i profeti di Baal
7. Simbolo del centimetro
8. Sigla di Caserta
12. Piccolo corso d’acqua
13. La patì anche Gesù sulla
croce
15. Giudice di Israele
17. Spiegazione critica di
un testo biblico
18. Arnese adoperato dal
calzolaio
20. Un nome del musicista
Delibes
24. Simbolo del ferro
28. Lo si chiede a teatro... o
a tavola
30. Anna cantante
31. Nota musicale
Ci sono anche
trasmissioni
da apprezzare
Il giorno di venerdì santo
(29 marzo), il «Maurizio Costanzo show» è stato totalmente dedicato alla grave epidemia di Aids, all’uso terapeutico della cannabis per
malati con seri problemi come cancro, anoressia, convulsioni e Aids. Una buona trasmissione, ritrasmessa lunedì
1“ aprile su Canale 5 in mattinata, che ha saputo mostrare
la via crucis odierna di quanti,
colpiti da malattie ancora irreversibili, debbono continuamente lottare per il diritto
alla propria dignità di persone
e di cittadini. Nel caso specifico di Luca, Maurizio Costanzo
è riuscito a mettersi in contatto telefonico con il presidente
della Regione Lombardia,
Formigoni, perché si attivasse
onde far ottenere, oltre all’attuale pensione di invalidità
già percepita in misura di 215
euro (420.000 lire), ánche rassegno di accompagnamento,
perché Luca è soggetto a improvvisi svenimenti, assegno
che era stato a lui persino
sconsigliato di chiedere.
È ovvio che il calvario di
questo fratello malato di Aids,
dopo questo intervento avrà
una soluzione positiva, ma la
domanda è; e quelli che non
arrivano al «Maurizio Costanzo show»? Qui al comitato «Il
sostegno» abbiamo Paolo, che
ha chiesto la pensione di invalidità nel settembre 2000, è
stato visitato e dichiarato inabile al 100% in data 26 marzo
2001. Forse si riuscirà a vedere qualche soldo da settembre
in poi, e come a lui toccherà a
molti altri malati di Aids, cancro, ecc., mentre per un’ammalata è intervenuta la magistratura per ordinare alla Asl
di pagare la dose giornaliera
i Guerre
e antisemitismo
Si può essere pro o contro
le operazioni del governo di
Israele nei confronti del popolo palestinese, ma chi è
contro non per questo è un
antisemita. Può anche essere
uno che ha sempre difeso gli
ebrei dalle persecuzioni moderne, e il loro nome per le
persecuzioni storiche. Le operazioni attuali di quel governo, sotto la guida del generale
Sharon, con l’accanimento
che lo distingue, può far rinascere rapidamente un antisemitismo latente in un numero
vasto di persone. Persino in
chi faceva una chiara distinzione fra antisemitismo e avversione alle aspirazioni egemoniche dello Stato di Israele.
Il primo ministro Sharon,
con il suo accanimento antipalestinese, sarà la causa del
nuovo antisemitismo che
farà crescere nei musulmani,
arabi e non; farà crescere il
terrorismo antisraeliano, e
potrà perfino raddoppiare la
spinta al terrorismo antiamericano, che verrà giustificato,
dai suoi mandanti e sostenitori, per l’appoggio statunitense al governo Sharon. C’è
da temere che, se il governo
americano non farà nulla per
fermare la mano del governo
Sharon, insieme all’Unione
europea e al resto del mondo
raziocinante, una guerra di
proporzioni imprevedibili
possa scoppiare fra Israele e i
paesi islamici, recando con
sé altri paesi e distruggendo
parte dei «luoghi santi» degli
ebrei, dei cristiani e dei musulmani. I pacifisti israeliani
possono avere un compito
storico se sapranno, insieme
a pacifisti d’altra origine, far
pesare il loro rifiuto della violenza e dell’ingiustizia.
Davide Melodia - Ghiffa
Fede valdese?
Su Riforma del 29 marzo, a
pag. 5, c’è la cronaca di un
convegno sull’Occitania in
Calabria, dove nell’introduzione in corsivo si parla di
«contadini e artigiani di fede
valdese». Tra di noi ci capiamo benissimo se diciamo fede valdese, o battista, o metodista e così via, intendendo
che coltiviamo la nostra fede
in ambiti denominazionali
differenziati, ognuno con le
sue liturgie, propri regolamenti interni, tradizioni ecclesiastiche diverse, ecc. ma
dato che in Italia si continua a
scrivere di valdesi, protestanti, cristiani, come fossero entità distinte, sui nostri giornali
non sarebbe meglio scrivere
semplicemente «fede cristiana»? Altrimenti rischiamo di
sentirci riproporre la vecchia
e sempre nuova domanda:
valdesi, battisti, metodisti (o
altro), sono anche cristiani?
Renzo Turinetto - Torino
di cannabis che (lo si è scoperto proprio in questa trasmissione) già l’attuale legislazione consente per uso terapeutico.
Giorni prima, Raitre ha dedicato lo spazio «Primo piano» a un frate camilliano che
opera tra in una missione i
lebbrosi in Africa, con annessa casa per malati di Aids, che
così si è espresso (e nelle cui
parole chi scrive cerca di riconoscersi); non chiedo né nazionalità né etnia, né religione: per me sono solo creature
di Dio in difficoltà e non voglio nemmeno che mi ringrazino. Sono io che ringrazio loro di poter servire Gesù Cristo
nei loro corpi sofferenti.
Giovanni L. Giudici - Mestre
■ PARTECIPAZIONI ■
RINGRAZIAMENTO
«O Signore, tu sei stato per noi
un rifugio, di età in età.
insegnaci dunque a contare
i nostri giorni, affinché
acquistiamo un cuore savio»
Salmo 90
È mancata all’affetto dei suoi
cari
Elena Sappé
di anni 90
Lo annunciano Mercedes, Ivonne e Franco con le rispettive
famiglie.
Si ringraziano il dr. Danilo Mourglia, il direttore e tutto il personale del Rifugio Re Carlo Alberto
per le amorevoli cure e il calore
umano dimostrato, il pastore Ennio Del Priore, la corale valdese
di Torre Pellice e il direttivo Ana
di Torre Pellice.
Torre Peliice, 30 marzo 2002
Ceri, Peri, Peter e Veronica
Flankey si uniscono al dolore dei
familiari per il decesso della loro
carissima
Elena
che per lunghi anni è stata per loro una guida e un punto di riferimento e di affetto nella loro vita.
Torre Peilice, 30 marzo 2002
RINGRAZIAMENTO
Le figlie e I familiari tutti della
cara
llda Costantino
ved. Paschetto
commossi e riconoscenti, ringraziano quanti hanno voluto dimostrare il loro affetto nella triste circostanza con scritti, presenza, offerte e parole di conforto.
Un ringraziamento particolare
alla sig.ra Franca, al dott. Bevacqua e al pastore Pasquet.
Torre Peilice, 11 aprile 2002
16
PAG. 16 RIFORMA
üSiijiMI—liîli
Intervista ad alcuni protagonisti del senninario interreligioso svoltosi a Porto Aiegre
Quale spiritualità per un nuovo mondo possibile?
SIMONE LANZA
- Perché il seminario interreligioso a Porto Aiegre II?
Francisco Silva (pastore
anglicano di Porto Alègre,
coordinatore del seminario
interreligioso contro la violenza): «11 seminario è importante perché rappresenta una
unione di interessi di chiesa
cristiana, e di religioni, istituzioni ecumeniche varie, università. Si è pensato di offrire
al Mundial Social Forum una
testimonianza intorno al tema della pace, spinti poi an=
che dall’esperienza dell’anno
passato e dagli avvenimenti a
New York prima e in Afghanistan poi. Non siamo qui per
discutere le nostre particolarità teologiche o dottrinali ma
vogliamo partire dalle differenti visioni per cercare piani
e azioni congiunte per la soppressione della violenza».
Contro l'esclusione
delle persone
- Diverse persone credono
che ci troviamo di fronte alla
possibilità reale della distruzione totale o parziale del
pianeta, con genocidi; credono che il neoliberismo stia
conducendo una guerra contro l’umanità. Secondo lei,
quale sono gli apporti che le
diverse religioni possono dare
alla spiritualità di questo movimento?
«Il primo contributo è teologico: non si può accettare
nessun modello politico o
economico che escluda persone, che aggredisca l’ambiente, che disconosca la dignità della persona umana.
Finché i modelli economici
nutrono vittime le parole delle religioni devono essere
profetiche, di scontro e di
sensibilizzazione. Questo
modello è distruttivo, perché
le élite non stanno distruggendo solo i poveri ma se
stesse. Dobbiamo unire forze, unirci contro le proposte
disumane, ingiuste e discriminatorie».
- Quali sono i valori che si
possono riscontrare nelle varie
religioni, in particolare guardando ai processi educativi?
«La religione ha il compito
principale que|lo di aiutare le
persone a percepirsi come
persone che portano in sé dignità, che hanno diritto alla libertà, alla sicurezza e a una
cultura umanizzante, ai beni
necessari per vivere degnamente. Dobbiamo risvegliare
la coscienza di rispetto per la
vita; altro aspetto è il rispetto
per la verità: il sistema si basa
sulla menzogna e i mezzi di
comunicazione spesso sono i
produttori della falsità che ingabbiano le persone; dobbiamo stabilire la verità, iniziando dal livello interpersonale;
verità e giustizia, non solo legale, ma distributiva, devono
far rispettare le persone nei
loro diritti, indipendentemente dalla classe, dal colore e
dalla religione; altro valore è
la cura della creazione: occor
re non lasciare che il guadagno economico distrugga
l’ambiente, impossessandosi
delle risorse economiche.
Questi valori sono fondamentali nelle religioni, e questo
processo ha bisogno di una
strategia pedagogica, capace
di affrontare i mezzi di comunicazione di massa in modo
che anche essi possano diventare mezzi di informazione,
cosa che finora non sono».
Per un'altra etica sociale
- Un nuovo mondo è possi
bile, un incontro di persone da
diverse parti del mondo, di diverse spiritualità e religioni,
tutti ci troviamo di fronte alla
globo-colonizzazione: l’umanità è di fronte alla possibilità
della sua distruzione, quali
sono i valori spirituali discussi
a Porto Aiegre?
Francois Houtart (direttore
del Forum mondiale delle alternative, dirige attualmente
il centro Tricontinental di
Bruxelles, ha pubblicato nu
merosi saggi su marxismo e
teologie della liberazione).
«Certamente questa dimensione è fondamentale,
presente in diversi laboratori.
Personalmente vedo due
grandi sfide per chi porta tradizioni spirituali: la riscoperta del simbolo e l’elaborazione di un’altra etica sociale. 11
simbolo è fondamentale per
incantare nuovamente il
mondo, disincantato dal capitalismo e dai suoi crolli culturali. Nel riscoprire i grandi
valori come la simbiosi tra
natura e esseri umani e la solidarietà tra esseri umani, al
di là dell’individualismo del
capitalismo, le grandi tradizioni spirituali e quelle dei
popoli indigeni si sono incontrate. Un problema per le
grandi religioni, e per il cristianesimo in particolare, è
che abbiamo ridotto i simboli
a fatti materiali e abbiamo
perso il valore e la forza del
simbolo. Nel cristianesimo
tuttavia ci sono tanti valori
simbolici che sono stati sminuiti. Oggi bisogna dare importanza alla forza del simbolo, con cui gli esseri umani
ritrovano il senso della loro
esistenza e ritrovano il legame con il sacro: questo-sforzo
renderebbe credibili i valori
che si vogliono trasmettere, e
che il Vangelo stesso ha voluto trasmettere. 11 secondo
aspetto è l’etica sociale. Le
religioni oggi condannano gli
effetti e gli abusi del sistema
capitalistico. È una critica radicale, nel cristianesimo, come nel buddismo, come nell’islamismo. Tutte condannano il capitalismo selvaggio
e Giovanni Paolo li è chiaro:
ma non lo si condanna nel
suo meccanismo fondamentale e così si finisce per rendere servizio alla riproduzione del capitalismo stesso perché nessun sistema può continuare a riprodursi con eccessi e abusi.
Bisogna abbracciare un’etica sociale che vada a fondo
nei problemi, che vada alla
causa, che vada alla radice,
che prevenga e che orienti
verso un’etica di postcapitalismo, verso qualcos’altro che
possa rimpiazzare la logica
della massimizzazione,del
profitto. Un’etica sociale che
consideri i bisogni veri degli
esseri umani, che non crei disuguaglianze enormi, concentrando poche ricchezze in
poche mani, che non nutra
genocidi. Fino a quando non
si arriverà a criticare la logica
capitalistica e a proporre altre logiche in un’etica sociale
non si potrà rispondere ai bisogni fondamentali, posti al
Forum sociale mondiale».
(2 - continua)
Secondo il presidente della Conferenza episcopale del Perù
I capi guerriglieri non sono più terroristi
Al presidente della Conferenza episcopale del Perù
sembra impossibile che i leader dei movimenti di guerriglia, oggi detenuti, siano implicati nell’attentato dinamitardo perpetrato a Lima poco
prima dell’arrivo del presidente americano George Bush. Nel corso di una trasmissione alla radio peruviana, il
vescovo Luis Bambarén ha
dichiarato di avere incontrato 6 leader di guerriglie in un
carcere di alta sicurezza il 20
marzo scorso, la notte stessa
dell’attentato, e ritiene «impossibile» che essi abbiano
ordinato l’attentato: «Hanno
volto le spalle al terrorismo»,
ha detto.
Nove persone sono state
uccise e una trentina ferite in
quell’attentato avvenuto non
lontano dall’Ambasciata Usa
a Lima. L’attentato, che non
ha impedito la visita di Bush,
ha ridestato i cupi ricordi degli Anni 80 e deìfinizio degli
Anni 90 e della guerra civile
durante la quale oltre 30.000
persone sono morte negli
Ä Conferenza internazionale a L'Aia
Eliminare il lavoro infantile
Una conferenza per l’eliminazione del lavoro infantile,
sponsorizzata dal governo olandese e daU’Organizzazione internazionale per il lavoro, ha avuto grande supporto dalla comunità internazionale. La conferenza è stata organizzata per
rafforzare l’attuazione della convenzione 182: la proibizione e
l’azione immediata per l’eliminazione delle peggiori forme di
lavoro infantile. Tenutasi dal 25 al 27 febbraio scorso a L’Aia,
in Olanda, ha riunito oltre 300 esperti e rappresentanti da oltre
50 paesi. Secondo l’Organizzazione internazionale per il lavoro
attualmente ci sono circa 250 milioni di bambini tra i 5 e i 14
anni che lavorano in paesi in via di sviluppo: 120 milioni lavorano a tempo pieno e 130 a tempo parziale. 11 61% di questo
totale, circa 153 milioni, sono in Asia, il 32%, circa 80 milioni,
sono in Africa e il 7%, circa 17,5 milioni, sono in America teatina. Il lavoro infantile esiste anche in molti paesi industrializzati e sta emergendo nei paesi est europei ed est asiatici che
stanno passando a un’economia di mercato. (bia/ann)
scontri tra le guerriglie e i
militari. Finora nessuna organizzazione ha rivendicato
l’attentato ma alcuni sospettano il «Sendero luminoso»,
principale gruppo ribelle del
paese. Secondo un recente
rapporto del dipartimento di
Stato Usa, nel 2001 «Sendero
luminoso» ha compiuto 103
attacchi, causando la morte
di 31 persone.
Il vescovo Bambarén ha incontrato i leader di «Sendero
luminoso» e del Movimento
rivoluzionario «Tupac Amaru» (Mrta), l’altro grande movimento di guerriglia del
Perù. Era andato al carcere in
seguito al suo intervento durante lo sciopero della fame
intrapreso da oltre 600 guerriglieri detenuti in tutto il
paese per ottenere miglio- ri
condizioni di detenzione. Il
vescovo ha svolto un ruolo di
mediatore durante questo
sciopero della fame che si
è concluso a metà marzo, e
i leader dei movimenti di
guerriglia gli avevano scritto
per proporgli un incontro.
Recatosi al carcere il 20 marzo scorso, il vescovo ha detto
di aver dato una Bibbia a
ognuno dei leader e che l’incontro si era conclùso verso
mezzanotte. Da parte loro, i
leader gli hanno chiesto di
concedere loro il perdono
per gli attacchi compiuti contro la Chiesa cattolica. Durante la guerra civile infatti,
«Sendero luminoso» in particolare se la prendeva con i
collaboratori della Chiesa
cattolica e con gli evangelici
nel corso degli attacchi compiuti nelle zone rurali.
«Oggi Abimael Guzman (di
«Sendero luminoso») e Victor
Polay [del Mrta] rigettano il
terrorismo. Essi dicono che la
lotta armata era un errore e
una aberrazione, il che mi
porta a credere che essi non
sono implicati nell’attentato
- ha detto il vescovo -, È impossibile che la morte di nove
innocenti sia il risultato di
istruzioni date dalle stesse
persone che mi stavano parlando delle loro nuove convinzioni fumando una sigaretta». Bambarén afferma che
oggi i leader riconoscono
l’autorità della Commissione di verità e riconciliazione
messa in piedi per fare luce
sui circa 30.000 morti di questi ultimi vent’anni. Del resto
«Abimael Guzman e Victor
Polay desiderano testimoniare di front alla Commissione»,
ha precisato il vescovo, (eni)
venerdì 12 APRILE 2002
1 Kek: Commissione Chiesa e società
Interrogativi sugli alimenti
geneticamente modificati
Quali sono gli interrogativi
sollevati dagli alimenti geneticamente modificati (ogm)?
Fin dall’inizio degli Anni 90 le
chiese europee ci stanno riflettendo. Un rapporto (in inglese sul sito www.kek. cec.
org) su «l’alimentazione geneticamente modificata», raccomandato nel gennaio scorso
dal Comitato esecutivo della
Commissione «Chiesa e società» della Conferenza delle
chiese europee (Kek), cerca di
individuare i punti di consenso generale nonché gli aspetti
sui quali vi sono divergenze
nelle chiese. Il rapporto è stato redatto d^l gruppo di lavoro su bioetica e biotecnologie
della Commissione «Chiesa e
società», che comprende specialisti in medicina, genetica,
biochimica, teologia, etica e
diritto. Fin dall’inizio, il documento evita la facile demonizzazione della biotecnologia moderna: «Proponiamo
una teologia della creazione
che cerca l’equilibrio tra un
intervento umano ammissibile e la necessaria limitazione imposta dalla preoccupazione per l’essere umano e
per gli altri aspetti dell’ordine
creato da Dio - si legge In
questo contesto, non condividiamo l’idea che la modificazione genetica sia inaccettabile in se stessa in quanto
sarebbe più "contraria alla
natura” che non l’allevamento a base di selezione. Anziché tracciare una linea tra i
due, preferiremmo porre dei
limiti etici all’interno di ogni
campo. Mentre non vediamo
motivi di un’opposizione di
principio alla modificazione
genetica, non approviamo
l’accettazione acritica di tutti
i suoi aspetti».
Per questo il rapporto sottolinea alcuni caratteri problematici degli ogm, come:
- le possibili minacce per la
biodiversità: «Le applicazioni
degli ogm dovrebbero essere
sviluppate solo se offrono
vantaggi umani ed ecologici
significativi. Conviene evitare
applicazioni che rischiano
piuttosto di portare alla disseminazione di geni o di minacciare la biodiversità»;
- la questione di un’etichettatura trasparente dei prodotti geneticamente modificati:
«L’evidente indifferenza nei
confronti delle preoccupazioni del pubblico, di cui hanno
dato prova imprese multinazionali e la Commissione europea nell’autorizzare la com
mercializzazione sul mercato
europeo di prodotti alimentari geneticamente modificati
indifferenziati senza etichettatura, non dovrebbe più verificarsi. Una condizione preliminare essenziale all’accettazione da parte del pubblico
è l’etichettatura di qualsiasi
prodotto alimentare derivato
dagli ogm dal punto di vista
del processo di fabbricazione,
e non solo dal punto di vista
del contenuto misurabile. Salutiamo le recenti proposte
della Commissione europea a
questo proposito, nonché per
quanto riguarda la segregazione e la tracciabilità»;
- l’ambiguità dell’aspetto
commerciale: «Nonostante
grandiose pretese morali circa i vantaggi umani ed ecologici, le tecnologie che utilizzano raccolti geneticamente
modificati mirano soprattutto ad accrescere i profitti delle imprese di produzione alimentare»;
- il rischio di aumento deUa
dipendenza dei paesi del ter
zo mondo: «I raccolti geneti
camente modificati sono su
scettibili di procurare benefì
ci ai paesi in via di sviluppo
ma condividiamo la preoccupazione di molti cristiani di
fronte alla potenza di impre
se multinazionali che impon
gono le loro tecnologie a contadini vulnerabili del Sud. Gli
sviluppi degli ogm dovrebbero essere portati avanti solo a
patto che rappresentino realmente la soluzione ottimale,
in un contesto che permetta
ai contadini di accedere a
mezzi di esistenza duraturi e
ai poveri di nutrirsi con i propri mezzi»; *
- il bisogno di un riorientamento radicale della ricerca
sugli ogm; «Se noi dobbiamo
prendere sul serio gli argomenti della Comunità europea riguardo agli ogm come
essendo un mezzo di giungere
a “nutrire il mondo”, è necessario riorientare radicalmente
le priorità della ricerca sugli
ogm, dirigere le competenze
verso la ricerca di reali soluzioni al problema della fame
nei paesi in via di sviluppoQuesta questione di “nutrirei!
mondo” fa parte di una sfida
molto più ampia di giustizia
globale, il che rafforza la necessità per la Comunità europea di svolgere un ruolo più
importante sulla scena mondiale, per stabilire regole eque
e chiare tendenti ad aiutare i
poveri a nutrirsi da sé», (bipì
Inaugurato a Parigi il Consiglio interreligioso europeo
«Costruire un'Europa armoniosa e coesa»
Rappresentanti delle religioni cristiana, ebraica e musulmana hanno istituito un
Consiglio interreligioso in vista di promuovere la pace e la
collaborazione tra le comunità religiose. L’obiettivo di
questo nuovo Consiglio di responsabili religiosi europei è
di cooperare con i responsabili politici in un continente
che sta diventando sempre di
più multireligioso e multiculturale. «Vogliamo costruire
un’Europa armoniosa e coesa
e assicurare che tutte le religioni esercitino un’influenza
appropriata», ha sottolineato
lehangir Sarosh, membro del
Comitato esecutivo del Consiglio, facendo notare che questo ultimo è «il primo organo
consultivo del genere».
Il Consiglio conterà trenta
membri rappresentanti stati
europei, ivi compresa la Comunità di stati indipendenti
(Csi) e la Turchia. Ma esso
non intende sostituire altre
organizzazioni ecumeniche
come la Conferenza delle
chiese europee (Kek). «Non
abbiamo nessuna intenzione
di creare un gruppo-quadro
separato - ha fatto notare
lehangir Sarosh, zoroastriano
e copresidente della «Rete interreligiosa della Gran Bretagna», che si è espresso dopo la
seduta inaugurale del Consiglio, a Parigi, il 12 marzo scorso Sarà molto importante
lavorare in tandem con i consigli esistenti, focalizzandoci
essenzialmente sulla pace».
Il Consiglio fa parte della
«Conferenza sulla religione e
sulla pace» (Wcrp), un’organizzazione multireligiosa internazionale con sede a New
York, operante a livello nazionale, regionale e internazionale in oltre 40 paesi. Il Consiglio fornirà uno «strumento
appropriato» di dialogo con
l’Unione europea e una piattaforma per le «dichiarazioni
facenti autorità» dei rappresentanti di differenti religioni,
ha spiegato Sarosh. Il nuovo
Consiglio, ha aggiunto, manterrà anche legami con la Kek,
con la «Commissione de ®
conferenze episcopali della
Comunità europea» (Coniece)
e altri organismi religiosi.
I copresidenti del Consigli“
sono il vescovo luterano tH
Oslo, Gunnar Staalsett, il
rabbino francese Samuel'
René Sirat, e l’alto responsabile musulmano della
Erzegovina, Mustafa Cede,
altri membri del Gomita
esecutivo del Consiglio son
lehangir Sarosh, il cardina
cattolico romano del Belgi“’
Godfried Danneels, e il ®®.‘:
sanila
tropolita Cirillo, jg[|a
delle relazioni estere
Chiesa ortodossa russa
Regala
un abbonai
a
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