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ribilot^'ìa Vaiolosa
(Torino) nihtCZ ,
DELLE VALLI VALDESI
Quindicina! e
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e iatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anne LXXXIV - Nam. 26
Una copia L. 2S
ABBONAMENTI
i
Ec^: L. 700 per i'ìntermo i Eeo m La Lmem: L. 1200 per rinterno | SpeJiz. pestale II Grappe
L. 1200 per l'estere
La 1800 per l'estere | Caasbie d'iiidltrÌBse Lire 40»-^
TORRE PELLICE, 17 Dicembre 1954
AKasin. ClaaJiana Terre Pclliec - C.C.P. 2-17557
la profezìa dì Simeone
E Simeone disse : Ecco, questo
bambino è posto a caduta e a rialzamento di molti in Israele ed è
destinato ad essere un segno di
contraddizione, affinchè i pensieri
di molti cuori siano rivelati.
Evangelo di Luca 2: 34-35.
In. queste parole del vegliardo Simeone c’è un tono di gravità e di
solennità che contrasta con la gioia
del Natale, piena di luce e di speranza.
Ma il contrasto è solo apparente;
pertiliè tutti noi sappiamo che la gioia di Natale rimane la gioia di un
giorno che passa senza lasciar traccia
di sè, se non è vissuta nella fede in
Gesù Cristo davanti al quale bisogna
che « i petiss-eri di molti cuori siano
rit i'ìnti ».
Nel popolo d’Israele, Gesù Cristo
è slato un « segno di contraddizione»: nacque in un’umile stalla da
un’umile madre, eppure in Lui la
Parola di Dio s’era fatta carne per
abitare in mezzo a noi; mostrò la
sua grandezza e la sua regalità con
le opere del servizio e del sacrifizio
redentore; chiamò beati i poveri in
ispirito, i mansueti, gli oppressi ed
i ¡icrseguitati, i puri di cuore, gli o])eratori di pace.
Ma, davanti a quel « segno di contraddizione », i suoi contemporanei
dovettero decidersi, come di fronte
ad-jma-invitarle alternativa ! o per
Lui o contro di Lui. Gli Scribi, i
Farisei, Erode, Pilato, i sacerdoti del
tenijtio, il giovane ricco, furono costretti a rivelare la loro ipocrisia, la
malvagità, l’assenza di un impegno
d’amore e di fede con Lui. Altri, invece. come i discepoli o Simeone e
Maria di Betania, Nicodemo, Zaccheo, il cieco di Gerico, udirono la
chiamata di Gesù Cristo e credettero
in Lui,
Il bambino di Betleem era stato
posto « a caduta e a rialzamento di
molti in Israele » e divenne un « segno di contraddizione, affinchè i pensieri di molti cuori fossero rivelati ».
!(■ *
La storia si ripete ancora oggi, dopo venti secoli, non più nei ristretti
confini della Giudea o della Palestina. ma nel vasto mondo e anche nella Chiesa. Fino alla consumazione
dei secoli, il bambino di Betleem
che gli angeli annunziarono come
motivo di « grande allegrezza », rimane sulle vie di questa terra. E’ ancora (c segno di contraddizione » ed
anche di a opposizione ». Non possiamo fare a meno di Lui per il nostro « rialzamento » per la nostra salvezza; ma è sicuro che camminiamo
verso la nostra rovina e la nostra
« caduta » se ci allontaniamo da Lui,
se crediamo di sussistere senza di
Lui.
Milioni di uomini hanno sentito
che la gioia del Natale dev’essere la
gioia della fede nell’amore di Dio
manifestato in Cristo; hanno compreso che « Iddio riconciliava con sè
il mondo in Cristo non imputando
agli uomini i loro falli » ed hanno
creduto nell’« Aurora dall’alto » che
ci ha visitati « per risplendere su
quelli che giacciono in tenebre ed
ombra di morte, per guidare i nostri
passi verso la via della pace ».
Molti altri, pur avendo veduto e
udito, sono rimasti insensibili e hanno manifestato la loro avversione,
come i Giudei del tempo di Gesù.
Festeggiano ancora oggi il Natale,
ma non conoscono la vera gioia del
Natale: umile, serena, riconoscente
a Dio. S’affaticano a costruire la vita con le loro mani e con le loro pietre; dimenticano ciò che dice la
Scrittura: « Ecco, io pongo in Sion
una pietra angolare, eletta, prezio
sa; e chiunque crede in lui non sarà
confuso ». Ma per gl’increduli, « la
pietra che gli edificatori hanno riprovata è quella ch’è divenuta la
pietra angolare, e una' pietra d’inciampo e un sasso d’intoppo ».
« « «
L’alternativa permane ancora oggli. L’umanità è posta ogni giorno a
confronto con Cristo, ogni giorno la
luce di Cristo e la gioia del Natale
possono allietare il cuore degli uomini mortali.
Ma l’incontro con Cristo non è
sempre desiderato: nella vita individuale come in quella comunitaria.
Ci si può astenere da qualsiasi impegno con Cristo per non dover riconoscere in Lui colui che « è stato
posto a caduta e a rialzamento di
molti »; si cerca di evitare di dover
prendere posizione per Cristo all’infuori delle grandi occasioni, come
per esempio a Natale. Molti cristiani
cantano « pace in terra » pensando
prima di tutto alla loro pace, ma
fanno un ampio giro attorno al Cristo, e, malgrado le apparenze, essi
edificano la loro vita sulle sabbie
mobili invece che sulla pietra angolare che è stata scelta da Dio.
L’alternativa non è soltanto fra
Cristo e Marx, fra il Cristianesimo ed
il comuniSmo, fra il mondo occidentale e quello orientale. £’ anche fra
Cristo e Mammona, fra Cristo ed il
mondo, fra Cristo ed un cristianesimo paganeggiante e superstizioso,
fra Cristo e me stesso con il mio peccalo.
La gioia di Natale e la benedizione di Natale sono ancora per chi si
orienta verso il fanciullo di Betleem,
umilmente disposto a riconoscerlo ed
a credere in Lui. Cristo è veramente apparso e nulla potrà mai impedire che Egli sia venuto « affinchè
chiunque crede in Lui nOn perisca
ma abbia vita eterna ».
Gli uomini possono agitarsi ancora di più, possono fare e strafare;
ma dovranno riconoscere che è Lui,
Gesù, che « salverà U suo popolo dai
loro peccati ». s
Coloro i quali sanno discernere,
per la grazia di Dio, l’Emmanuele,
cioè « Dio con noi » in Colui che è
« segno di contraddizione », possono
ben rallegrarsi a Natale ed ogni altro giorno della vita, fino a quando
potranno dire, ancora per la grazia
di Dio, con il vegliardo Simeone:
« Ora, o mio Signore, tu ktsci andare in pace il tuo servo, secondi la tua
parola; poiché gli occhi'miei han veduto la tua allegrezza ».
Ermanno Rostan.
B A LOCO HI
Sfogliando uno dei soliti giornali
a rotocalco, ho meditato a lungo sopra una delle tante illustrazioni di
Natale.
Il babbo e la mamma — ancora
giovani — hanno preparato un magnifico Albero carico di doni d’ogni
sorta e stanno aprendo scatole e pacchi per far vedere al marmocchio i
meravigliosi tesori accumulati tutto
all’intornÒ, per Lui. C’è ogni cosa:
basta scegliere il giocattolo più bello, l’involto più grosso...
Ma il bimbo non ci bada ! Per un
poco è rimasto a guardare, poi si è
distratto. Seduto sul tappeto ha incominciato a baloccarsi. Quanto si
diverte! Come ride! Un mondo intero si spalanca davanti a lui, un
mondo immaginario dove si sfrena
la sua fantasia, dov’egli si sente supremamente felice.
Perchè non lo attirano i burattini di legno, i trenini automatici, i
dolciumi variopinti, non l’interessano le stelle, dorate, le candeline accese, le ghirlande d’argento. Sapete
che cosa supremamente gli piace 2Souo le scatole — le scatole d’ogni
grandezza vuote e sonore — sparse
tutto all’intorno — dov’erano contenuti i regali...
BUON NiATALEl
Il saluto tradizionale del 25 dicembre, vi arriva, con L’Eco, con un
leggero anticipo, quest’anno; purtroppo la situazione finanziaria e la
grave crisi in cui si dibatte la nostra
Chiesa non ci permettono ancora di
ritornare alla normalità, di ridiventare settimanale. E così ” Buon .Natale ” con una settimana di anticipo.
Buon Natale, senza ” numero di
Natale ”, osserverà il lettore rispettoso delle tradizioni; dov’è infatti la
novella di Natale ”? E dove il pio
racconto che presenti un qualche miracoloso evento atto ad edificare piccoli e grandi? E perchè la ” pagina
della famiglia ” proprio in questo
numero natalizio? E perchè l’articolo sul Museo Valdese proprio in
questo numero? Perchè, nella gior
Siida i secoli
Nello scorso numero, a proposito
di una pubblicazione, ci domandavamo se essa dovesse, come la tradizionale rondine annunziare una grigia primavera. Siamo lieti di riconoscere che le nostre supposizioni erano errate, perchè la Claudiana ci ha
fatto trovare sul tavolo della redazione una gradita sorpresa: un numero unico in rotocalco consacrato
alla presentazione della Bibbia: Un
libro che sfida i secoli. Il miglior elogic che si possa fare è che, prima
ancora che la Stampa ne abbia parlato, ben 7.000 copie sono già state
distribuite.
Un numero unico, di 16 pagine, in
cui il testo è accompagnato da un
commento fotografico di indiscutibile efficacia.
Il record delle grandi tirature battuto!
Sempre attuale!
Una carica di dinamite!
Testimonianze di oggi!
Ascoltiamolo!
Tempra i caratteri!
Alcuni titoli suggestivi di articoli
vivaci, che si fanno leggere: una indovinata presentazione della Bibbia:
una dimostrazione eloquente che si
può parlare seriamente del Libro dei
libri con un linguaggio che sia acces.
sihile anche all’uomo della strada,
anche al buon Valdese che, a forza
di ripetere, parlando della Bibbia:
« i libri sacri », ha finito, inconsciamente col ripetere, senza ironia, la
frase del poeta ad altro argomento
rivolta: « Sacrés ils som, car personne n’y touche ».
Se questo opuscolo entrerà, come
ci auguriamo, in tutte le famiglie
valdesi, siamo convinti che esso darà
un valido contributo alla « campagna per un ritorno alla Bibbia ».
Ci rallegriamo col direttore della
Claudiana per la tenacia con cui egli
è riuscito a portare in porto questa
edizione che è il frutto di molti sforzi, che ci auguriamo coronati da un
meritato successo: il ritorno alla Bibbia. lector.
Per poter vedere chiaramente l’universale Spirito della Verità, dobbiamo essere capaci di amare le più
umili creature come noi stessi.
Gandhi.
nata sacra alla gioia cristiana, articoli e pagine che presentano problemi così gravi e così dolorosi che vorremmo, almeno un giorno, poter dimenticare?
Ecco, amico lettore, questi tuoi
” perchè ” sono stati anche i nostri
” perchè ”; ma ci è sembrato che
non avessimo il diritto di non ” dtuarli ” proprio nella luce di Natale,
perchè, oggi più che mai siamo esposti alla tentazione di considerare la
” festa di Natale ” come ” una festa ” ” e che bella festa! Un’evasione dalla dura realtà quotidiana.
Realtà quotidiana che si presenta
proprio per noi, oggi, sotto due aspettiti particolarmente urgemi; i problemi del lavoro (disoccupazione, licenziamento, ecc.) con le lóro ripercussioni sulla compagine familiare;
i problemi dello spirito (angoscia dei
figliuoli prodighi e incomprensione
dei fratelli maggiori chiusi nel farisaismo della loro formalistica pietà) con le loro ripercussioni sulla vita della Chiesa.
Perciò, in questo numero di Natale, parliamo del lavoro e della donna, e del dramma spirituale di un
grande scrittore.
Perciò ripetiamo ” buon Natale ” !
Chè se qualche dubbio rimanesse
in qualche lettore, ci permetteremmo di suggerirgli di considerare con
spirito critico il calendario:' dopo
Natale, ecco: Santo Stefano! Stefano: il diacono, il primo martire!
E non è concidenza casuale in que.sto accostamento! Lo osservava già
Schleiermacher ; la luce di Natale
trova la sua più legittima interpretazione nel martirio di Stefano.
« Ed essi (i farisei, i puri) lo condussero fuori della città e lo lapidarono ».
Lo lapidarono, perchè egli aveva
osato proclamare che U Messia era
venuto ed era stato crocifisso.
Lo lapidarono perchè aveva affermato che Natale era diventata una
realtà di cui bisognava tener conto
inesoì abilmente.
« Ed essi lo lapidarono... mentre
egli invocava Dio dicendo: Signor
Gesù, ricevi il mio spirito... ».
Perciò, ripetiamo, ” buon Natale a.
E i genitori restano lì a guardare
— un po’ dubbiosi, un po’ avviliti
— dicendosi l’un l’altro:
— Ventimila lire di regali!... e lui
gioca con le scatole!
* * *
Il Padre nostro comune — e non
per Natale soltanto — ci ha colmati
di doni: doni meravigliosi. Ci ha regalato la vita fisica: le mani,.gli occhi e tutto il resto; la vita intellettuale che ci permette di ragionare,
di scoprire, d’intuire; la vita spirituale: la facoltà sublime di elevarci,
a poco a poco, al disopra di noi stessi. E tutta la Vita ci porta verso la
poesia, verso la bellezza. Possiamo
riempirci e satollarci con la gioia
misteriosa e ineffabile della musica
e dell’arte. Quando vogliamo, dove
vogliamo siamo in grado di sapere,
di conoscere qualche cosa di purissimo e di straordinario perchè viviamo costantemente in un’atmosfera
di prodigio...
Eppure — mediante le nostre azic^
ni, i nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre aspirazioni ■— ci accontentiamo di una esistenza insipida e mediocre. Diventiamo schiavi
del lavoro per procurarci una effimera e materialistica agiatezza; o ci
ingolfiamo nei piaceri volgari e nelle più insipide distrazioni, rimanendo sfiduciati e delusi; o corriamo
dì§t):o a sogni vacui e ad.<evanescenti
fantasmi che non diventano mai, nella
nostra vita, dei principi incrollabili,
concreti e reali. Non sappiamo CHI
sia il supremo dono di Natale — il
Cristo vivente di Dio;— e continui amo ad esaltare soltanto il Cristo crocifisso conservato dalle Chièse come
in una scatola vuota.
Spi tappeto a piè dell’Albero dove siamo seduti sono’ accumulati i
tesori più preziosi dell’umana esistenza. L^sando di quei tesori, noi
non sappiamo, non siamo capaci di
renderci felici. Abbiamo attirato verso di noi, abbiamo accumulato tutto
intorno a noi innumerevoli scatole
che non richiedono alctmo sforzo per
far molto rumore...
Con quelle ci balocchiamo, sì!
con delle scatole vuote..
...E il Padre attende — chissà fino a quando? — che acquistiamo,
finalmente, un po’ di saggezza.
Giovanni E. Meille.
CONCERTO
Domenica, 26 corr. nel Tempio di
Luserna S. Giovanni, alle ore 15,30
avrà luogo un concerto di musiche
del 700, con la collaborazione della
soprano, sig.na Lilian Bertin (New
York) e de^i orgaiiisti maestri Ferruccio Rivoir e Ferruccio Cor sani.
CAMPI
Ricordiamo che dal 27 dicembre
al 6 gennaio avranno luogo ad Agàpe
il Campo Giovanile ed il Campo Cadetti (di sky); direttori: Tullio Vinay e Paolo Frache.
Culti rudio
Il Consiglio Federale delle
Chiese Evangeliche d’Italia comunica:
Si porta a conoscenza degli Evangelici che la trasmissione del
Culto Evangelico nei giorni di
Natale e Capodanno sarà posticipata di un’ora. Essa avrà inizio
pertanto, e solo in quelle due ricorrenze, alle ore 8,30.
2
t
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
PER LE IBOSTRE FAN
Raccontare la Ribbìa
In seguito al precedente scritto
{Un Dio provvisorio: L’Eco • 30 lu~
glio 1954), mi è stato chiesto di dare indicazioni più precise sul modo
di presentare in modo definitivo ed
esatto ai bambini la Bibbia e la conoscenza di Dio.
Non mi jè possibile dare esempi
di racconti biblici già tradotti per
bambini, in quanto ogni bambino,
ogni gruppo deve essere esaminato
per conto proprio. La personalità
dei piccoli è troppo diversa e troppo
delicata perchè si possano presentare dei modelli ”di serie”, valevoli
^r tutti; daremo solamente alcune
indicazioni.
Osserviamo un bambino dai quattro ai sei anni — un po’ di più o di
meno a seconda dei casi, dello sviluppo e dell’ambiente, tenendo conto che gli ambienti cittadini producono un più rapido sviluppo di quelli di campagna e montagna —. Osserviamolo nei suoi giochi e nelle
sue varie attività.
In primo piano i genitori verso i
quali nutre una fiducia illimitata:
quello che ha detto il babbo, o la
mamma, sono affermazioni che non
si possono mettere in dubbio e che
troncano ogni discussione con i suoi
coetanei; anche la potenza di padre
e madre è praticamente illimitata.
Accanto ad essi: i parenti più stretti
e gli amici, gli altri bambini.
Come estensione questo mondo non
va oltre al recinto del cortile, all’uscio del vicino, al campo dove il bimbo è portato durante i lavori dei genitori. Ma, allora questo piccolo
mondo è conosciuto alla perfezione,
molto meglio di quanto noi immaginiamo: fiori ed animali, oggetti di
casa, arnesi di lavoro, tutto è conosciuto nei particolari più insignificanti. L’attenzione dei bimbi è molto viva ed un insetto che attraversi il
loro ” mondo ”, un fiore che vi sia
sbocciato, il mutare di umore di un
” grande ”, un oggetto messo in posto strano od una indisposizione del
gatto di casa, son tutte cose che difficilmente sfuggono loro.
Questa profondità di osservazione
ed una fantasia estremamente forte
— pensate ai giochi dei piccoli: questo è poi la casa, questo è poi lo
zucchero e così via — compensano
la ristrettezza dei loro orizzonti e
non li rende desiderosi di uscirne.
Anzi, nei primi anni, è inutile cercare di interessarli con qualche cosa
che non conoscano già o non rientri
nel loro mondo; anche negli anni
immediatamente seguenti le cose moito lontane, i paesi del tutto sconosciuti, non interessano ancora.
Ho saputo di una bambina che
aveva ascoltato il racconto della creazione alla Scuola Domenicale. Interrogata a casa di cosa avessero fatto,
rispose: ” la signorina ha parlato di
una cosa che c’è in cucina ”. Grande perplessità dei grandi che non capiscono. Risultò poi che la bimba ri.
cordava solo l’accenno alla creazione
dell’acqua e dei mari (questi ultimi
dimenticati perchè abitante in montagna) e tutto era ritornato al suo
mondo conosciuto: l’acqua del lavandino della cucina!
Un’altra caratteristica fondamentale è quella della estrema semplicità del pensiero e della mancanza di
una frontiera ben netta fra cose materiali e visibili e realtà invisibili.
Si tratta di qualche cosa di più che
l’immaginazione di cui abbiamo par.
lato: è una vera conformazione della
loro mente. Parlate ad un bambino
di angeli ed altre realtà di questo
genere che rappresentano per noi una
così grande difficoltà: per il bambino è tutto normale, si direbbe che
giochi con loro tutti i giorni! Non si
tratta qui di idealizzare questa età,
ma di riconoscere che si trova in una
relazione quasi degna del giardino
di Eden con le cose dello spirito.
Dicevo che non bisogna idealizzare e pensare che la somma di tutte
le virtù sia accumulata dai 4 ai 6 anni. Infatti a questa età i bambini sono sommamente egoisti! Ma come
non si tratta di una virtù morale, la
immediatezza di cui parlavamo prima, cosi anche questo egoismo tipico dell’infanzia, non ha ancora il ca
rattere peccaminoso del nostro. E’
per loro normale di trovarsi al centro del mondo intero e la loro preoccupata domanda, che ritorna tanto spesso: e io?... E a me?... è soprattutto il segno che hanno scoperto di vivere e di esistere a questo
mondo.
Se esaminate i vostri bimbi sulla
linea di queste indicazioni per vedere in quale misura il quadro descritto sopra è valido per essi, voi avrete
una indicazione, molto sommaria e
schematica, ma discretamente precisa delle questioni fondamentali e potrete trovare il modo migliore per
presentare loro Dio e la fede.
Pensate infatti: c’è nella Bibbia
un qualche fatto {ondamentale che
rientri nel mondo di questi piccoli?
Certo; Dio che è Padre di Gesù Cristo. Questo lo possono capire e di R
il suo amore per noi.
Questo ci permetterà di presentare il vero volto di Dio e non una divinità sdolcinata o tremenda e lontana dalla loro vita.
Occorre però tenere conto'di alcune osservazioni. ^
1. Il pensiero centrale del racconto deve essere comprensibile al bimbo e rientrare nel suo mondo, se no
non avremo raccontato nulla. Cercare argomenti che possa comprendere e non accontentarci di togliere
alcuni elementi difficili dal racconto.
2. La conclusione deve poter essere capita da loro.: se non ci possono
seguire fino al fondo non ci comprendono nulla. Quindi nulla di complicato come la parabola delle dieci vergini, il racconto della adultera, e
tanti altri.
3. Non deve essere troppo impressionante per l’animo del fanciullo
che è molto sensibile. Evitare quindi racconti violenti di guerre e morti, vendette e demoni e cose del genere.
Certo occorre dire che la Bibbia,
con il suo realismo, non è un libro
per l’infanzia; è necessaria una scelta scrupolosa, ma ci sono dei racconti che si prestano assai bene e possono essere usati: il messaggio di Dio
” Padre ”, Gesù Cristo amico ed aiuto, i racconti della creazione.
Darò alcune indicazioni di racconti raccomandabili tratti dal manuale: Sontagsschule als Kindergottesdienst di E. Jung;
Avvento e Natale. Gesù benedice
i bambini; la chiamata di Pietro;
Zaccheo (” Ho da venire a casa
tua ”); il paralitico di Capemaum;
il centurione di Capemaum; racconti della Passione: Gesù deve soffrire,
morire, è risorto! La creazione: Dio
crea le piante, gli animali, gli uomini; la creazione rovinata; il peccato di Adamo ed Èva, la cacciata dall’Eden (per i più grandi). Molti racconti dei patriarchi: Abramo e Lot,
Àbramo salva Lot, il matrimonio di
Isacco, l’inganno di Giacobbe e le
sue conseguenze, ecc. F, Davite.
La donna ed il lavoro extracasalingo
Nell’ultima pagina dell’Eco delle
Valli Valdesi dedicata alle cc nostre
famiglie» (vedi Eco dell’8 ottobre u.
s.) è stato sollevato da D. Bert il pròblema del lavoro extra casalingo della madre, come fonte di guadagno,
specialmente nel caso in cui questo
venga a colmare le entrate familiari
giudicate insufficienti.
Mi pare cbe questo problema sia
di notevole importanza ed attualità,
anche nelle nostre Valli dove il lavoro extracasalingo della donna sta
prendendo sempre maggior sviluppo
ed attira, in modo speciale, molte
giovanette le quali non sono ancora
madri, è vero, ma sono forse destinate a diventarlo.
- In questo nostro secolo di meccanismi perfetti costruiti in serie si
corre il rischio di diventare noi pure un meccanismo che attenua il senso della nostra vocazione individuale.
Credo che il problema del lavoro
extracasalingo della donna in generale e della madre di famiglia in
modo speciale non sia di facile soluzione. Non si può dire con leggerezza; cc quella madre fa male a lavorare in officina o quell’altra fa bene
a rimanere a casa »; perchè, in fondo, ognuna deve scegliere per se stessa secondo le proprie condizioni di
famiglia e alla luce di. quella che ogni donna considera la sua vocazione individuale.
Nella maggior parte dei casi il lavoro extracasalingo è accettato dalia
donna come una fonte di guadagno.
Una donna che porta a casa un salario o uno stipendio aiuta, indubbiamente, a risolvere il problema del
bilancio familiare. Quando in una
famiglia il denaro non dev’essere
troppo misurato, c’è anche (ma non
sempre!) una certa distensione di
spirito che fa del bene.
Però, nel nostro tempo in cui il
denaro tende ad essere la misura di
ogni cosa, anche la donna, la madre
che guadagna rischia di essere giudicata e valutata in base al denaro;
anzi, lei stessa purtroppo talora si
valuta in quanto guadagna e reca in
casa del denaro. E’ tm pericolo da
cui ci si deve guardare. Ci sono al
contrario ancora molte madri che
non sono valutabili in base al denaro guadagnato, ma che rappresentano esse stesse tm tesoro per la casa
ove Dio le ha poste come spose, madri e nonne. Se anche il fattore economico è importante nella vita familiare, bisogna vegliare affinchè esso
non diventi dominante, e tanto più
là dove non v’è alcuna ragione che
esso debba diventar tale. Malgrado
tutte le difficoltà esistenti, una famiglia cristiana non deve perder di vista il fatto che Dio rimane il Signore anche del fattore economico nella nostra vita; invitandoci a ripetere
« Dacci oggi il nostro pane quotidiano » Egli si fa garante di una promessa che si compie e che deve stimolarci a mettere ogni giorno la nostra fiducia in Lui.
Il lavoro che la donna (specialmente la sposa o la madre) assume
fuori di casa rappresenta molte volte una dura necessità. Penso a
tante donne delle nostre Valli che,
per raggiungere l’officina, debbono
affrontare ogni giorno un lungo e disagiato cammino, nelle ore fredde
del mattino invernale o nella tarda
sera, o viaggiare nelle tramvie e negli autobus varie ore della settimana
in un’atmosfera morale non sempre
buona: donne le quali accettano, pur
con una certa sofferenza, di dover
lasciare la casa ed i figli, e vanno incontro alla stanchezza delle membra
e dei nervi, adattandosi all’ambiente in cui bisogna vivere. Senza parlare di quelle donne che, per causa
di un lutto, devono assumersi da sole il grave compi.to del sostentamento della propria famiglia.
Ma ci sono anche altre donne la
cui presenza a casa, presso il marito
ed i figli, forse anche presso i vecchi
genitori, sarebbe di grande utilità se
soltanto ne avessero ancora il desiderio o se si rendessero conto che la
vita casalinga non è solo caratterizzata dalla fatica e dalla monotonia.
In fondo, il lavoro della madre di
famiglia può essere estremamente in
/ GENITORI CI SCRIVONO...
(B. S.) Potrebbe indicarmi un mezzo per rendere più quieto il mia bambino di cinque anni? Vivo con mia
suocera e, pur amando molto ambedue il nostro piccolo, devo spesso riconoscere, con amarezza, che quella
sua rumorosa agitazione è fonte di
malumore, stanchezza ed incomprensione fra di noi.
Possiamo classificare l’irrequietezza di cui ci parla fra i difetti esasperanti dei bimbi, esattamente come il
suo opposto (la lentezza). Ma è giusto anzitutto riconoscere che, per
provocare l’esasperazione delle persone grandi, non è necessario che il
bimbo abbia veramente un difetto.
Il solo fatto che non ha lo stesso ritmo di vita può già indisporle, per
poco che siano stanche o di cattivo
umore. L’adulto, capace di camminare a lungo senza stancarsi, non sopporterebbe di giocare e correre tutto
il giorno come fanno i bambini. Questi, d’altra parte, si faimo trascinare
e si dichiarano stanchi non appena
si vedono costretti a camminare in
compagnia dei grandi.
Generalmente troviamo insopportabile tutto quello che, essendo in
opposizione ai nostri gusti e al nostro temperamento, ci disturba e ci
dà noia. Non saranno dunque i più
pericolosi dal punto di vista morale
quei difetti esasperanti dei nostri
bimbi, anche se sono quelli che at
tirano sul loro capo un numero maggiore di sgridate, scappellotti e punizioni.
Si nota maggiormente l’irrequietezza infantile quando la famiglia è
costretta a vivere in uno spazio limitato. Molti bimbi che nou danno noia
alcuna nel periodo delle vacanze in
campagna, diventano insopportabili
non appena si ritrovano fra le pareti
troppo anguste di un appartamento
cittadino.
Ma poiché non è possibile dare ai
nostri piccoli tutto lo spazio di cui
avrebbero bisogno e non è neppure
giusto togliere alle persone anziane
la tranquillità indispensabile, toccherà proprio ai genitori cercare la via
di mezzo affinchè i due ritmi di vita,
così opposti l’imo all’altro, non cozzino in modo da rompere l’armonia
familiare. Molte scene verrebbero evitate se, al posto degli incessanti
aspri richiami poco efficaci (« non
puoi star fermo?» «come sei noioso!»
ecc.) in un benevolo spirito di sopportazione, ma con la fermezza necessaria ad arginare lo spirito di invadenza infantile si cercasse di orientare l’esuberanza del bimbo verso attività meno rumorose eppure altrettanto piacevoli.
Bisogna tuttavìa distinguere tra la
irrequietezza normale e quella di cui
il bimbo si serve per spirito di opposizione all’ambiente in cui vive e
che è sintomo di un malessere molto
più grave e complesso. Se ha avuto
una volta l’impressione che i grandi
se l’intendono molto bene insieme e
non desiderano averlo nei piedi, e
se Tesser stato scartato, forse con una
mossa impaziente e brutale, ha ferito il suo piccolo cuore, iu moltissimi casi vedremo il bambino diventare un terribile e noioso guastafeste.
Sarà bene allora dare nuovamente al
piccolo l’impressione che non è un
intruso, per esempio rispondendo
prontamente alle sue domande, tanto più se queste hanno carattere di
urgenza. Ricordo una madre che, assorta in una piacevole conversazione,
rispose per mezz’ora di seguito: « sì
caro, aspetta solo un momentino» all’insistente domanda del suo piccolo
che, rientrato da scuola, reclamava
la sua merenda. Una bimba, se vedeva i grandi assorti in conversazione, sentiva il bisogno di buttarsi nelle braccia della mamma per chiederle; « Vuoi bene a Marinella? » Avutane risposta affermativa, si staccava giuliva per andare a giocare in
un’altra stanza.
Oscuri sentimenti di abbandono,
forse di gelosia, possono essere la
causa di una irrequietezza eccessiva,
ma saranno dissipati da uno spirito
di amore paziente.
Inviate le vostre domande a: Redazione della Pagina della famiglia
presso sig.ra D. Bert, S. Germano
Chisone (Torino).
teressante quando essa riesca a curare non solo materialmente coloro che
le sono affidati, ma si adoperi a seguirli con cuore vigile ed affettuoso.
La donna che rimane in casa non
ha necessariamente un orizzonie chiuso davanti a sè; la sua mente può
svilupparsi e la sua personalità può
affermarsi anche se ogni mattimi si
ritrova davanti lo stesso compito, esatlamente come l’operaio si ritrova
davanti lo stesso telaio meccanico,
la dattilografa la stessa macchina da
scrivere e la commessa, in un negozio, lo stesso banco di vendita; senza
contare che nella casa la madre assume il proprio lavoro non soitanto
con le mani o con la mente, ma anche col cuore. Quando la madre non
deve assentarsi troppo dalla casa,
può anche occuparsi con maggior cu.
ra del focolare domestico, dove ci si
ristora fisicamente e moralmente, dove non ci si sente estranei l’uno di
fronte all’altro, come accade purtroppo in tante case dove ci si incontra soltanto più pochi istanti al giorno frettolosamente. Ci sono oggi delle famiglie che non sono più tali,
che .anzi si sfasciano a poco a poco
lasciando un senso di amarezza negli
animi; i motivi sono diversi, ma talvolta ciò è anche dovuto al fatto che,
senza che esistano gravi necessità economiche, la donna non desidera
più rimanere nell’atmosfera appartata della casa e non è più disposta
a rinunziare a qualche comodità o
qualche lusso pur di salvare, nella
sua famiglia, altri beni di ben altro
valore.
Infine, il lavoro extracasalingo
della madre o della sposa ha le sue
ripercussioni anche nel più vasto
campo sociale della occupazione, della mano d’opera e dei contratti di
lavoro; problema cui non faccio che
accennare, perchè esso interessa molti altri aspetti della vita economica
e sociale.
Il maggior impiego della donna
nel campo industriale è dovuto, in
genere a contratti di lavoro meno
impegnativi dal punto di vista finanziario; ma esso incide anche sulla
disoccupazione degli uomini. E’ un
problema non facile da risolvere,
questo; ma non ci si può nascondere
il fatto che, per quella ragione, molti uomini sono disoccupati; qualche
volta si tratta di padri di famiglia
con figli a carico. Il problema, perciò, ci interessa non soltanto da un
punto di vista sociale, ma anche da
un punto di vista cristiano.
Sarebbe interessante conoscere,
per mezzo di un’altra pagina dedicata alla famiglia, i pensieri e le valutazioni di una madre di famiglia
che passa buona parte della giornata fuori di casa, in un lavoro di fabbrica, di ufficio o di insegnamento.
Un confronto dei diversi punti di vi
sta può essere utile alla migliore,
fraterna comprensione di un proble
ma che ci interessa tutte, noi donne,
e che dobbiamo considerare con spirito di fede e di carità cristiana.
Elsa Rostan.
3
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
— I
Con Piero Jahier nelle “ Valli „ della pià antica “ protesta „
Un museo del Ualdismn
(Vedi numero precedente)
L’ambiente che, nel Museo, più richiama e commuove è quello detto la
sala della fede. Si entra — quasi d’improvviso — in un ambiente povero e
austeramente sacro; la ricostruzione è
pittoresca, alquanto spettacolare pur
nella nobile semplicità di un antico
tempio alpestre. Molti mobili ed oggetti sono autentici, ritrovati dall’ottimo regista Paschetto. Il pulpito, dieci
banchi e la colonnetta con la cassetta
delle elemosine provengono, infatti,
dalla chiesetta di Villasecca e risalgono al 1702, anno nel quale venne ricostruita per iniziativa del pastore Davide Léger. Sul leggìo del pulpito è
aperta una Bibbia del 1764. Ai lati della cattedra di abete, si leggono i nomi
dei Pastori e dei Barbi morti suppliziati tra il 1332 e il 1686 per dovere di
coscienza e per la difesa della loro
Fede. In un angolo, forse per richiamare l’attenzione dei visitatori su un
raro esemplare della Bibbia in francese pubblicata dopo il Sinodo di
Cianforan dal riformatore Olivetano,
in una discreta penombra, è stato ordinato una specie di reliquiario nel
quale, tra gli altri oggetti, si notano un
anello forse appartenuto a Giovanni
Calvino, una bottiglia ed ima coppa
per la Santa Cena : oggetti, questi, che
hanno una disadorna liturgica bellezza
da leggenda.
In così quieto ambiente, il prof.
Pons. appassionato rettore del Museo,
Paolo Paschetto e Piero Jahier nel
giorno della nostra visita intrattenevano l’ospite cattolico facendo una esegetica comparazione sulla ribellione di
Valdo e sulla obbedienza di San Francesco d’Assisi. Argomentazioni gravi.
Rilievi filosofici e teologici informati
a rispetto, anzi a venerazione. Molti
visit.itori si fermavano ad ascoltare le
argomentazioni dell’ignoto e canuto
signore in maglietta grigio-azzurra :
essi vie ignoravano — certissimamente
— il nome e le opere. D dissertatore
era Piero Jahier tornato, per un breve
soggiorno nel piccolo mondo antico
della sua desolata nostalgia alle care
montagne « sedute terribilmente, nere
contro il cielo orientale, ognuna solitaria, con a fianco il suo laghetto di
colostro ».
Ascoltando Jahier pensavamo che,
pur nella crisi religiosa e politica di
questi tormentati anni del dopoguerra, la cultura è più che un mezzo per
assicurarsi una posizione professionale
redditizia una necessità delle anime
affamate di verità e di pace.
E anche quassù, al confine con la
Francia, questo piccolo popolo bilingue, che, nel nome dell’Iddio vivente,
ha formato una trincea contro l’indifferenza. l’ateismo e il materialismo,
sente sempre più urgente il bisogno di
più alte speculazioni filosofiche e teologiche, l’ansia della meditazione e
della preghiera. Pure tra i contadini,
i cavatori di granito, di talco e di grafite, gli artigiani, gli operai e i piccoli
mercanti non sono pochi quassù gli
studiosi di Dante e coloro che, dopo
una giornata di fatiche nelle officine e
nelle stalle leggono e commentano i
libri dell’Antica e della Nuova Testimonianza. Graffita col punteruolo incandescente su una trave del basso
soffitto di una stalla di Bobbio Pellice
si leggevano, ancora or sono una decina di anni queste parole : « Il timore
dell’Eterno è il principio della scienza: gli stolti disprezzano la sapienza
e l’istruzione ».
E’ augurabile, anche su un piano nazionale, una scrupolosa documentazione delle antiche, recenti ed attuali attività letterarie, storiche, scientifiche
ed artistiche degli appartenenti a questa umile ma, insieme, dignitosamente
altera minoranza religiosa e culturale,
per poterne controllare, colle attività,
anche le passività, per mettere in evidenza le origini e le molte, varie inspirazioni e influenze straniere. Dopo il
generale risveglio religioso degli italiani di fede cattolica si manifesta anche quassù, d’anno in anno, sempre
più diffuso, il risveglio culturale. Il
valdismo che nelle due guerre ha dato
aH’esercito regolare ed alle formazioni partigiane migliaia di bravi combattenti come si gloria di un magnanimo condottiero, il generale Giulio
Martinat caduto sul fronte russo, deve essere orgoglioso di annoverare,
tra i suoi figli migliori pure se è un figliuolo prodigo e — forse — perduto,
il grande scrittore Piero Jahier; Jahier è forse lo scrittore italiano vivente meno letterato, staccato com’è dai
modismi retorici deU’ultimo cinquantennio.
"Autore di soli tre libri, smilzi ma
sostanziosi, e di una centuria di articoli pubblicati sulla inobliabile « Voce », con « Risultanze sulla vita di Gino Bianchi », « Ragazzo » e « Con me
e con gli alpini », questo discendente
di Pastori si è imposto a tre generazioni. Egli è l’unico nostro scrittore
che rifiuta le facili gonfiezze retoriche
di stile e di pensiero. Denuncia, come
nessun altro, l’avversione alla frase
fatta e sonora. E confessa la desola
zione rassegnata della sua anima, la
tragedia della sua famiglia per la morte del padre il quale ha voluto espiare
un peccato capitale restituendo la vita
a Dio, dopo aver pregato nel recinto
del cimitero.
Questo dolorosissimo e spietato
scrittore che da oltre un trentennio
non scrive, e, se scrive, non pubblica,
non risparmia veementi requisitorie a
noi, suoi contemporanei, ma specialmente alla sua gente valdese che vorrebbe più valdese, più intransigente e
più fiera. Da lustri egli che da tanti
anni forse non entra nelle chiese del
suo battesimo e della sua incoercibile
predilezione per le profezie e per le
parabole, perchè lo annoiano i sermoni dei Pastori che, « rigidi nella toga
nera, fanno cadere sulle assemblee genuflesse l’invocazione sicura: "Notre
aide est au nom de Dieu” » è uno degli ultimi autentici valdesi. Jahier, se
volesse, potrebbe parlare dal pergamo
di qualche tempio senza altare e senza immagini, quassù, presso le grandi
montagne di Dio come da una cattedra universitaria.
Or sono più di quarant’anni Piero
Jahier in una pagina si era confessato :
« Portiamo fedelmente il lutto alla religione: non ci siamo risposati come
un uomo pel bisogno del desinare e
del letto. Non nominiamo Dio invano,
non abbiamo nulla da spartire con
questa generazione di bestemmiatori.
Forse è vicino il giorno che gli atei
saranno trovati i soli credenti ».
Con così terrificante dichiarazione
quest’uomo rimasto valdese in tutto,
nel sangue, nel genio, nella tormentata coscienza e nell’arte si condanna e
condanna le genti di tutte le razze, di
tutte le fedi e di tutte le disperazioni
perchè, come lui, non accettano umilmente le Beatitudini annunciate dal
Salvatore. Pesa sulla sua anima la divina invettiva : « Sepolcri imbiarìcati,
progenie di vipere! ». Il triste Piero
Jahier vorrebbe essere un giustiziere
senza pietà. Non c’è riuscito quando
era giovane: non ci riesce ora che è
arrivato alla sommità della saggezza.
Resistono nel suo cuore di montanaro la misericordia e l’indulgenza. Con
misericordiosa pietà nel libro « Con
me e con gli Alpini » Jahier giudica
tutti bravi e buoni i suoi soldati, anche
i mascalzoni, anche i vigliacchi, anche
i pavidi. Giudica i suoi soldati tutti
intelligenti e belli, anche gli ottusi e
malformati, anche — per esempio —
il prediletto Somacal Luigi, il più candido cretino del Battaglione. Così Jahier s’è crocifisso sul legno delle sue
sofferenze e delle sue esperienze. Pure
oggi! come aUora, € vorrebbe rifiutare
il passato, le idee del passatoi ma le
idee morte sono con Im, vivono in lui
come una protezione ».
Ci siamo sentiti vicini alla rassegnata disperazione dello scrittore che forse ha in dispetto anche Parte, mentre
parlava di tanta storia e di tante vicende. Apparentemente distratto e distaccato da tutto e da tutti. Jahier fissava gli occhi voraci suUe fotografie
dei ventidue templi valdesi edificati
nelle Valli fra il ISSS e il 1SS6, due
o tre volte devastati o distrutti, ma
sempre ricostruiti. Distrutti per odio.
Ricostruiti per amore. L’impavido
scrittore fra quelle rozze panche d’abete sotto la cattedra disadorna, probabilmente era tornato — coi ricordi
— a Susa, alla « piccola città addormentata » dove suo padre era stato
mandato per annunziare l’eresia ad
ima popolazione cattolica, guardinga e
diffidente. Piuttosto che le abitudini
metodicamente provinciali dei maggiorenti valsusini e le birichinate dei
condiscepoli, Jahier certamente rievocava — osservando la cattedra e gli
scanni degli anziani — le vespertine
escursioni missionarie fino alle baite
del Moncenisio e della Novalesa. E
gli saranno tornate negli occhi, nelle
orecchie e nel cuore la voce grave e
la massiccia persona del padre, la faccia pallida della mesta sorella, lo sguardo accorato della madre che sapeva
tutto e che sopportava tutto, sacrificandosi per il benessere dei figli che
allevava con tenerissima severità "perchè una famiglia povera con sei figli è
soprattutto un’amministrazione ».
Le plurisecolari vicende della gente valdese: quelle di una piccola famiglia isolata dalle altre famiglie perchè di un’altra e avversata religione
devono essere tornate, tormentose e,
tuttavia, ineffabili nelle ricordanze di
un uomo che giudica il dolore non come l’espiazione ma come la Grazia.
Anche il piccolo Museo della Protesta può diventare un confessionale.
Amen. Emilio Zanzi.
Doni per l’Eco Me Valli
Siamo vivamente grati ai lettori che, in
aggiunta alTabbonamento, hanno voluto ag.
giungere un’offerta per il deficit del giornale:
Angela Dreher (800); Grill Arturo (650);
Edouard Jaquet (100); N. N. (400); Valente
Bianca (650); Mantelli Giovanni (400);
Bianca Valente Castellano (2.500); Vinay
Arturo (400); Pirazzini Clelia (875); Guar.
nera Francesco, in memoria (400); Bracco
Pietro (150); Bellion Leo (150); Mendola
Francese (150); Pons Virginia (400); Arbuffo Domenico (100); Clot Desiderata (50)
Pons Giovanni (50); Billonr Enrico (400);
Poet Aldo (50); Dorina Jean Gay e mamma
Inghilterra in mem. del Pastore Enrico
Tron (2.000).
ORFANOTROnO FEMMINILE
Doni in Memoria
Unioni delle Madri di S. Secondo, in
mem. di Beitea Martinat Ilda L. 1.500; In
mem. del Padre, Fomeron Dino e Angiolina 1.000; Sorelle Job Scotta, io mem. dei
loro Cari 1.500; Rivoira Luigi, in mem.
della moglie Sttffanino Maria 1.400; Garro
Beniamino e fam. in mem. dei «noi Cari
750; in mem. di Ada Arias Jahier, Gino e
Gio-gina Jahier 25.000; Niny e Aitnro Cocorda, in mem della zia Maria Mazzolini
4.000; Adina Gamba, in mem. degli zii Eiena e Emilio Pascpiet 3.000; Rico~dando il
Papà nel 1 ann.rio, Ines Hugon 5.000; William May, fiori in mem. di Paolo Marginn.
ti 5.000; J. P. P. in mem. di Anna Bonnet
Elbing 1.000; in mem. di Paolo Marginnti
20.000; Fam. Sappei, in mem. del caro Estinto 3.650-; N. Ñ. alla cara mem. di Emma Leidhenser e Emilio Gardiol, nel 2 anniversario dipartenza 500; Bertalot Gina e
Ida, in mem. loro cari 1.500; Durand Cesarina e Aldo in mem. della Sorella e Zia
500; Serafino Luigi, in mem. del figlio Adolfo e genero Franco Faldella 2.000; Rostagno Levi, ricordando la Mamma 3.000;.
Codino Lidia, in mem. del nipote Emilio
500; Gardiol Ma-gherita, in mem. del Marito 500; Paschetto Giulia, nel 6 ann rio
dipartenza della Mamma 500; Ricca Roberto, in mem. di Jalla Davide 500; L’Unione
dei Simound, in mem. degli Unionisti Scom.
parsi 3.000; Vola Adolfo e Ida, in mem.
di Ada 2.000; Fiori in mem. di Durando
Carolina ved. Gay, la famiglia 10.000; Gli
inquilini della casa 3.250; Fam. Pasquet,
in mem. di c< Parvus » 20.000; In mem. del
marito Paschetto Enrico, la vedova 1.000;
In mem. del Comm. Federico Margaria, la
ved. Susanna Richard 1.000; Tomasini Adelina. in mem. della cugina Anna Helfaing
Bonnet 1.000; Lina Ambrosio, in mem.
del Marito e nipote Ettore Alberto 1.000;
In mem. di Italia Farina, Giovanni Voegelin 1.000; En souvenir du Past. Jahier e
signora Augusta Jahier, Marie Aime Cougn
500; Fornerone Pattini Angiolina, in mem.
della figlia Letizia e del figlioccio Dante
1000; Romano Dante, nel 2 ann.rio della
dipartenza di Franco 1.000; In mem. di
Elda Codino, l’amica Mimma Novena 2.500;
Nel X ann.rio morte del fratello Adolfo,
Serafino Ettore 1.500; In mem. del babbo
Daniele Chauvie e del fratello ' Augusto,
D. e G. Chauvie Foresti 1.000; ChauvieForesti, in mem. del nonno Paolo Chauvie
2.500; In mem. di Arnoulet Luigi, le Insegnanti di Villar Pellice 3.000; In mem. di
Emma Malan Rivoir, Emma Rivoir e fam.
5.000; In mem. di Jalla Rinaldo e Gönnet
Giacomo, Ricca Elena 500; N. N. M. in
mem. del prof. Arnaldo Malan 5.000; N. N.
in mem. di Renato Rostan 1.000;'Sig.ra Rutelli Geyniet Deborah in mem. suo marito
Comm. Emanuele Rutelli 2.000.
La Commissione degli Istituti Ospitalieri
riconoscente, ringrazia tutti coloro che hanuo contribuito in favore di questo Istituto
e ricorda che i doni si ricevono, con gratitudine, anche mediante versamento sul
c. c. p. 2-27051 intestato agli Istituti Ospitalieri Valdesi.
TEMPIO DEL CIABAS
-Ore 15
Domenica 19 Dicembre, Culto d’Avvento (francese).
Domenica 26, Dicembre, Culto Natalizio con S. Cena (italiano).
Domenica 2 Gennaio, Culto di Capodanno (francese).
03 BREVE SOMMARIO DI STORIA VALDESE
Prima di parlare dell’adesione dei
Valdesi alla Riforma, dobbiamo accennare ancora a due aspetti importanti ed interessanti del Valdismo
medievale: la sua diffusione attraverso varie regioni dell’Europa, cioè
la diaspora, e la sua produzione letteraria, ossia le opere in prosa e in
poesia che derivarono dalle dottrine dell’eresia valdese.
Già accennammo a suo tempo alla
diffusione dei Valdesi in tutta l’Europa subito dopo la protesta di Valdo: si riscontrano infatti nuclei di
eretici di tal nome e qualche volta
confusi con i Patari in Francia, Sviz.
zera, Germania, Austria, in Boemia
soprattutto ed in Italia. Essi si fusero poi, se non erano stati distrutti
prima, con i riformati del’SOO, perdendo il loro nome originario; anche in Italia, tranne i gruppi Piemonte e Calabro, anche gli altri nuclei valdesi sparirono lentamente,
quasi senza lasciar traccia di sè. Nella Valle del Po, alle sue origini, nel
territorio allora appartenente al Marchesato di Saluzzo, il grosso nucleo
Valdese fu perseguitato con violenza
al principio del ’500: la sua storia
merita d’essere brevemente ricordata.
I Valdesi si erano stanziati sulla
riva destra del torrente, specialmente a Praviglielmo e Bietonè: avevano
quivi chiese organizzate e poterono
vivere tranquillamente, finché la bigotta Margherita di Foix non decise
di snidarli; essa comprò a tal uopo i
diritti che Vescovo ed inquisitori avevano sui beni degli eretici, cioè i
due terzi, e per evitare la resistenza
La diaspora - La letteratura
dei feudatari locali, che non avevano
nessun interesse a turbare la pace
dei loro sudditi, li esentò anche del
terzo di spese dovute nella repressione degli eretici, garantendo anzi il
terzo dei proventi delle confische. Co.
sì, nel novembre del 1509, fu prodamato dall’inquisitore Ricciardino,
sulla piazza di Paesana, che gli eretici valdesi dovessero presentarsi a
fare penitenza: siccome nessuno si
fece vivo, duecento soldati furono
inviati a perquisire le case e a condurre gli abitanti a Saluzzo. Questi
però, senza attendere il peggio, si
erano rifugiati a Barge, territorio
del Duca di Savoia, e solo cinque di
essi, catturati, furono condannati al
rogo. Poterono fortunatamente evadere, ma la rabbia dell’inquisizione
si riversò su altri prigionieri e determinò la distruzione del tempio di
Praviglielmo.
Intanto, i poveri perseguitati avevano riparato in Val Pellice, presso
i fratelli in fede; ma nel 1512 ritornarono alle loro terre, e dopo varie
vicende poterono riprenderne il possesso, pagando una forte somma di
denaro. Fino al 1633 le chiese valdesi della Valle del Po furono poi lasciate tranquille.
Quanto a quelli del Pragelato, tutti Valdesi, non v’è che da ricordare
la visita fatta in quella valle daU’Ar
civescovo di Torino, Claudio di Seyssel, nel 1517. Il prelato riconosce le
virtù morali e civili di quelle popolazioni, in mezzo a cui la sua missione non ottenne peraltro alcun esito: eretici erano ed eretici volevano
rimanere, proprio nell’anno in cui
Lutero iniziava a Vittemberga la sua
grande lotta contro Roma: « hanno
infatti più acume che i cattolici e
non credono che all’Evangelo... ».
« * *
Il secondo aspetto notevole della
protesta valdese è la produzione letteraria che ne è stato il frutto. In
tempi in cui la stampa non esisteva
ed i manoscritti erano preziosi, i Valdesi ebbero il merito di tradurre la
Bibbia e di scrivere dei trattati di
edificazione nella lingua più accessibile al popolo, cioè nel dialetto locale. Il dialetto allora praticato nelle Valli era simile a quello odierno,
un franco-provenzale, che oggi si potrebbe considerare solamente letterario, perchè non più parlato nè al
di qua nè al di là delle Alpi.
Oggi i manoscritti venerabili, perchè hanno qualche centinaio di anni,
che recano le traduzioni dell’Antico
o del Nuovo Testamento, giacciono
nelle biblioteche di Parigi, di Grenoble, di Cambridge, di Zurigo e altrove, e sono state esaminate atten
tamente dagli studiosi; essi hanno anche ammesso che i volgarizzamenti
valdesi delle Sacre Scritture, oggi
persi, possano aver servito a Lutero
per la sua famosa traduzione della
Bibbia, o ai primi traduttori in italiano.
Accanto alle traduzioni bibliche,
ignoti autori valdesi ci hanno lasciato dei poemi, o meglio delle composizioni poetiche, di natura moraleggiante. Anche questi manoscritti, in
copie diverse, sono oggi dispersi in
varie biblioteche d’Europa; i tre
gruppi principali si trovano alla Biblioteca di Ginevra, dove pervennero per mano del Moderatore Léger,
che li aveva consegnati a quei fratelli in fede, perchè li conservassero (e
li conservano tuttora!), a Dublino,
dove furono portati dall’arcivescovo
Ussher, noto umanista, e che sono gli
stessi documenti che avevano servito
alla storico valdese Perrin, e infine
a Cambridge, dove li portò dopo le
Pasque Piemontesi, l’inviato di
Cromwell, sir Samuel Morland, venuto nelle VaUi e a Torino per recare l’aiuto diplomatico e finanziario
del Protettore.
Questi scritti poetici, in versi di
struttura diversa, sono sette; dai titoli seguenti: Il disprezzo del mondo, Il Padre Eterno. L’Evangelo dalle quattro semenze. Il nuovo confor
to, Il nuovo sermone. La barca e La
Nobla Leiezon. Il più famoso di tutti
è quest’ultimo, in 479 versi alessandrini, anche perchè sulla data della
sua nascita, sorse a suo tempo una
grossa quistione: in uno dei manoscritti si leggeva infatti che erano
passati 1.100 anni dal tempo di Cristo e questo significava addirittura
che l’opera era anteriore a Valdo, e
in altri si leggeva invece che ne erano
passatil.400. Quando la cosa fu studiata più da vicino, ci si accorse che
qualcuno aveva corretto il manoscritto con la data più antica, e che quindi l’opera doveva porsi verso la fine
del Medio Evo o ai primi del ’500.
Ciò non toglie al poemetto nulla del
suo valore sostanziale, e in esso l’autore impartisce ai lettori la et lezione » che il mondo malvagio ha da
essere punito e che i giusti riceveranno il premio, in un giudizio di Dio
che ha da essere imminente.
Il bagaglio spirituale dei poemi
Valdesi non è nè ricco nè profondo,
ma ha una base sicura e semplice,
quella della Bibbia! Su di essa infatti si basano tutti quanti e dimostrano ancora una volta che essa fu per
i Valdesi del Medio Evo la sola base
della vita ecclesiastica e religiosa, in
contrasto con la tradizione e il dogma della Chiesa di Roma. Contro
questa stava per levarsi il vento della Riforma: vedremo l’atteggiamento dei Valdesi nei riguardi di coloro
he andavano riscoprendo un mondo
che essi già da oltre tre secoli avevano scoperto: qpuello della Scrittura.
Augusto Armand Hugon,
4
4 —
J
L’ECO DILLE VALLI VALDESI
La voce delle Comunità
Angrogna (Capoluogo)
Mercoledì 1 dicembre, nel corso
della nostra riunione nel quartiere
dei Jourdanssè stata presentata al
Battesimo la bambina Bertalot Suzy
Maria di Paolo e Lucia (Baussan).
Li Signore circondi ed accompagni
con la Sua grazia la bambina ed i
genitori.
Domenica 12 dicembre nel corso
del nostro Culto ha avuto luogo, l’insediamento del nuovo Anziano del
quartiere del Martel, il nostro fratello Chiavia Firmino, eletto alla unanimità dalla Assemblea di Chiesa
del 28 novembre.
n Signore lo accompagni e lo gui•di sempre col Suo Spirito nell’adempimento del suo ministero.
e. a.
Villar Pellice
Quattro lutti dolorosi hanno rattristato la nostra Parrocchia nel corso delle ultime settimane.
In un primo tempo è giunta dalla
Francia la notizia della dipartenza
repentina di Madeleine Janavel in
Bertò residente a Grasse. Le sue sorelle che appartengono alla nostra
comunità ne sono state molto rattristate e la chiesa le ha circondate con
affettuosa simpatia.
Il giorno 20 novembre è deceduto in Torre Pellice in casa di una sorella che lo aveva albergato per curarlo, Cougn Daniele di anni 48, di
Rocca Roussa, dopo una lunga malattia che lo aveva consunto a poco a
poco. I funerali svolti a Torre Pellice ed al Villar, ai quali partecipò
pure il pastore Roberto Jahier, riescirono uno commovente dimostrazione di simpatia alla vedova ed ai figli ancora in giovane età nonché ai
suoi fratelli. L’assemblea prese atto
della dolorosa situazione di una famiglia che sarà costretta forse a disseminarsi perchè mancano possibilità di lavoro pel figlio maggiore, il
solo in grado di lavorare.
Il 24 novembre, con inizio alTospedale di Torre Pellice e conclusione al Villar, ebbe luogo il funerale
di Roux Daniele di anni 57 del Ciarmis, deceduto in seguito ad un incidente stradale mentre si recava al la.
vero. Il vivo affetto che lo univa ai
suoi familiari e la zelante attività dei
suoi figliuoli nelle varie attività delChiesa nonché la buona fama che godeva tra i conoscenti, commossero
tutta la comunità e attirarono attorno alla sua bara uno stuolo numeroso
di amici e fratelli in fede che mostrarono la loro fervida solidarietà.
Il 27 novembre tornammo al cimitero per accompagnarvi le spoglie
mortali di Geymet Davide del Ciarmis di anni 77. Anche qui corteo numeroso che esprime nel volto di tutti i suoi partecipanti un deferente
rispetto. Era un vegliardo e lo aveva
spento una lenta paralisi progressi
va, ma nelle sue sofferenze aveva da
to un tale spettacolo di fede e di sot
tomissione alla volontà divina da la
sciar credere quasi che non soffrisse,
Non vuol forse così quella «Roccia»
dalla quale siamo stati tagliati?
Il 30 novembre eccoci di nuovo diretti verso il Campo del Riposo.
Trattasi questa volta di Charbonnier
Jacques di anni 81 del Teynaud. Un
male violento lo portò via in tre giorni ed egli se ne rese conto fin dall’inizio con una serenità che meravigliò gli astanti. Sotto il suo guanciale, quando dalla sua dimora solitaria
lo portarono al Centro, venne trovata la sua vecchia Bibbia ed in essa
tutti intesero il motivo del plebiscito di stima che gli venne reso ai suoi
funerali e della forza eccezionale che
mostrò attraverso alla dolorosa agonia. Nel tempio un assolo cantò il
suo inno prediletto: « lei pleurer et
souffrir » e tutta l’assemblea : « O
beati su nel cielo », mentre dal pulpito si lanciava un appello alla comunità perchè da ora innanzi questi
nostri vecchi preziosi siano maggior,
mente circondati dalla attenzione e
dalle cure della Chiesa riconoscente
per la bella testimonianza di fede
che spesso essi ci sanno dare.
Alle care famiglie in lutto delle
quali spesso abbiamo condiviso le lacrime torni l’espressione della nostra
simpatia e ai cari Dipartiti vada il
nostro fraterno arrivederci lassù, nel.
la presenza di Dio e nella luce radio,
sa della Patria Celeste.
Sabato pomeriggio 11 dicembre,
nel tempio nostro, si sono uniti in
matrimonio Chauvie Giovanni e Peyronel Adriana; una classe di catechismo ha dato loro il suo augurio col
canto di un inno.
Lo sposo al quale diamo un cordiale benvenuto, proviene da Bobbio
Pellice ed è iscritto ad un corso di
catechismo in vista della sua ammissione alla Chiesa nella prossima Settimana Santa.
Iddio benedica questo nuovo focolare della nostra comunità.
PERSONALIA
Nous avons appris avec une vive
douleur le départ pour la patrie céleste de Monsieur Roger Ftuhmann,
à Moudon (Vaud). Il avait dirigé
pendant deux ans l’Ecole Vaudoise
d’agriculture des Monnet (Luserna
San Giovanni). A l’âge de 35 ans il
a été subitement enlevé à l’affection
de sa compagne et de ses deux enfants; il laisse le souvenir d’un homme intègre et d’un travailleur intelligent qui avait su se faire appré
cier et aimer parmi nous. A la famille nous exprimons toute notre
sympathie chrétienne.
* * *
A Milano è deceduto il signor Luigi Eynard, originario di Torre PelÎice, frateUo del compianto console
Eynard. I funerali, presieduti dal pa.
store dott. Alberto Ribet sono stati
una solenne testimonianza della stima che circondava il nostro fratello
nel suo campo di lavoro. Red.
LIBRI PER MTALE
Edina Rostain Ribet:
La leggenda dell’albero di Natale
Il regale più prezioso
Ballata natalizia
C’è una voce nella mia Valle
Luigi Santini:
La brocca di Gefunne
Virgilio Sommani:
Ninurta
Diversi ;
Il pellegrino di Natale
Paolo Bosio;
Un seminatore racconta
Carlo Scheldon:
Che farebbe Gesù?
Jone Carlon:
I sette figli di Anacleto Buffetti
Nelly Donini Buffa;
Coserello
A. Lefeuvre;
Bottoncino
Selma Longo:
La zia di tutti
Hélène Kocher:
Cammina con gioia
Penna nera:
Le vacanze di Mezzalira
La caverna del sasso nero
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BORSE DI STUDIO W. JERVIS
Errata corrige
Nel bando di due borse « Jervis » pubblicato 15 giorni fa, si prega di voler rettificare la data del bando stesso e leggere
24 novembre 1954, anziché 14 ottobre.
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Domini il mondo, sfida i secoli ; nn libro
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Questo Numero unico non deve mancare in nessuna famiglia. Tutti cooperino alla
sua diffusione ordinandone diverse copie.
Per più copie i’opnscolo viene ceduto a
sole L. 35 la copia, oltre le spese postali.
Si prega di prendere nota ebe il numero
telefonico della Claudiana è 9422 (anziché
9244 come é stato stampato sul calendario
Valli nostre).
Ordinazioni alla Libreria Claudiana
Torre PeUice c.c.p. 2-17557.
IN MEMORIA
Fleurs en memoùe de M.me Caroline
Gay-Durando :
Les enfants: Orfanotrofio Femminile L.
10.000; Casa delle Diaconesse 10.000; Poveri Parrocchia Valdese 10.000. Gli inquilini; Orfanotrofio Valdese 3.250; Ricovero
S. Giuseppe 3.250.
In Memoria del Past. Enrico Tron, la
Famiglia L. 10.000 in favore del Rifugio
Re Carlo Alberto e dell’Ospedale Valdese
di Torre Pellice In memoria del Sig.
Carlo Melile, deceduto presso l’Asilo dei
Vecchi di S. Germano, la Famiglia L. 20.000
in favore dell’istituto predetto.
Direzione e Redazione; Past. Ermanno Rostan - Via dei Mille 1 - Pinerolo - Tel. 2009
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di
Pinerolo, con decreto del 27-X1-1950,
Tip. ¡subalpina s.p.a. Torre Pellice (Torino)
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bimbo maschio circa 2 anni possibilmente orfano. Pregasi segnalare casi che potrebbero interessare al giornale.
CERCASI persona mezza età per assistenza
invalida presso famiglia evangelica a Ivrea. Rivolgersi presso il pastore Jahier,
Luserna San Giovanni.
I.O.V. — CERCASI sig.ra o sig.na 30-35.ne
disposta a lavorare presso malati del Rifugio Carlo Alberto. Per informazioni
scrivere alla Direttrice (Luserna S. Giovanni) o all’Ufficioi della C.I.O.V. in Tor.
re Pellice.
All’alba del 6 dicembre è mancato
GUIDO RQSTAN
dì anni 47
La annunciano: l’infermiera Nelly Chanforan; la sorella Alice Nisbet; il fratello
Alberto ed i parenti tutti.
« E Gesù sgridò i venti ed il mare
e si fece gran bonaccia ».
(Matteo 8: 26.)
Il fratello ed i nipoti della compianta
Geymet S. Giuseppina
esprimono la loro riconoscenza a tutte le
persone che sono state di conforto durante
la sua lunga infermità ed in special modo
al Pastore Sig. Bertinatti, al Dr. Gardiol,
alla sig.na A. Prochet ed alla Direzione
del Rifugio Carlo Alberto.
Torre Pellice, 30 Novembre 1954.
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