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ECO
DELLE muí VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
S e 11 i m a D a I e
della Chiesa Valdese
Anno XCIV - Num. 19
Una copia Lire 40
ABBONAMENTI
{Eco: L. 2.000 per rinterno
L. 2.800 per l’estero
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TORRE PEUJCE. 8 Maggio 1964
Ammìtì- Cleudisiui Tofre Pellic© - C.C.P. 2-17557
INDECISI
Luca 9: 61-62
Questo discepolo offre un interessante esempio di quella spontaneità mista a calcolo, di quello slancio frenato dall’indecisione die
incontriamo tanto spesso nella vita nostra ed altrui.
Convinto della necessità di seguire Gesù si impegna personalmente a farlo e questa convinzione è così forte, genuina, spontanea
che offre la sua vita a Gesù; ma appena ha compiuto quel gesto si
ferma e ci pensa.
Deve essere sottolineato, perchè di grande importanza, il fatto
che il nostro personaggio chiama Gesù: Signore. Egli sa che non è
un maestro ricco di sapienza e di buoni insegnamenti, ma pensa, giustamente, che è il Signore della sua vita; è convinto che per vivere
degnamente, per essere uomo davvero bisogna mettere la propria
vita al servizio del Signore. Sa tutto questo, ma permane indeciso.
Definendolo indeciso non si vuol dire che quel discepolo non
sappia cosa deve fare, lo sa molto bene, ma è indeciso perchè decide
di andare ma poi si ferma; permettimi prima... dice a Giesù, prima
di partire deve fare ancora qualcosa. E’ questo semplice gesto di indecisione che lo qualifica.
A considerare le cose con serenità ci si accorge che la sua domanda è legittima ed insignificante in sè stessa, non è certo un impedimento per la sua fede; ciò che Gesù vede, però, ed a cui vuole porre
subito rimedio, è ciò che sta dietro la domanda: è quella tentazione
di fermarsi sulla via della fede e guardare indietro.
In questo senso il discepolo rappresenta ognuno di noi e tutta
ia chiesa nel suo insieme e la parola di Gesù sembra molto ph'i urgente per noi che per lui, che dopo tutto voleva solo salutare i suoi.
Cosa significa invece per noi quella fermata o quelle fermate
sulla via della fede? Significano infiacchimento, debolezza, stanchezza ed in fondo nostalgia del passato, della tranquillità, di una vita
vissuta per noi e non per Dio.
Sappiamo di dover andare col Signore passo passo verso la croce,
con animo umile e sereno, senza faciloneria ma con decisione, sappiamo molto bene queste cose e siamo anche convinti di doverle e volerle fare, ma come il discepolo ci fermiamo, per poco, è vero, solo
un attimo, ma questo basta, quest’attimo è indice della nostra indecisione interiore.
Siamo costantemente tentati di guardare indietro, verso le cose
che ci circondano e che abbiamo lasciate per seguire Gesù verso il
mondo, verso la tranquillità d’animo o gli interessi che regnano attorno a noi.
Indietro non sono solo le cose del passato ma tutto quello che
fa parte della vita di un uomo che non ha sentito la vocazione di Gesìi.
Guardare indietro significa : guardare all’esempio di quelli che non
sono con Cristo.
Molti di noi mettono la mano all’aratro ma il campo da arare
ci spaventa: troppo vasto, troppo rischioso, troppo impegnativo.
E’ forse soltanto per questa nostra indecisione che il Regno di
Dio ci sembra tanto lontano e la voce dello Spirito tanto debole, perchè i nostri occhi sono rivolti indietro, a destra, a sinistra ma non
alla missione che ci sta dinnanzi. Non essendo consacrati al nostro
avvenire di discepoli non siamo degni del Regno che ci è promesso.
Giorgio Tourn
Se è quella di Dio...
La Parola non è mai vana
La Parola (col P maiuscolo) non
può mal cadere ned vtioto, non può
mai essere predicata invano. Si legge
in Isaia (55; 10-11) che « come la pioggia cade... e non litoma in cielo, ma
adacqua la terra... così è della Parola che esce dalla mia bocca; non ritorna a me vmoto, ma compie l’opera
per la quale io la mando... ». Qui è
Dio che parla ; quindi « la mia parola» è la parola dì Dio. Ma Dio, dopo
aver rivelato « summo modo » la sua
parola nella persona del suo figlio
Gesù Cristo venuto in carne, la ha
ora affidata alla Chiesa, affinchè prosi^gua, sino alla fine dei tempi, la predicazione iniziata dai suo Signore.
Non si può quindi dubitare dell’utilità, anzi della necessità di seguitare
a predicare la Parola, come è stata
predicata, in tutti i secoli, dalla Chiesa. Sappiamo che essa cade su quattro tipi di suolo (Matteo 13: 3-8, 18-23).
La differenza dei risultati delia predicazione dipende dalla differenza fra
i diversi tipi di ambienti — potremmo dire di cuori — sui quaii cade; e
potrebbe darsi che, nelle diverse epoche della storia, l’uno o l’altro di questi tipi sia più o meno esteso; ma noi
possiamo diffltàlmente saperlo, e del
resto non oi riguarda sapere dove
08.de il seme. L’imi»rtante è che nella nostra predicazLone sia sparso il
vero seme del Seminatore celeste. Qui
è certamente la piima causa delle differenze di risultato: siamo noi sicuri
di predicare, sempre e dovunque, la
vera, la genuina piarola di Dio? Purtroppo la nostra qualità umana, la no.
stra natura carnale influisce ancora,
qui ed ora, anche sul nostro modo di
predicare; eid il Maligno è sempre alTepera non solo^ per portar via la parola che cade sulla strada, ma anche
per impedirci di attingere ai serbatoi
della pura manna e di spargerla intorno a noi senza corromperla. Se
quindi oggi Topera delia predicazione
non pare più efficace, non bisogna at
VN APPELLO IN
DEL PROCESSO
FAVORE DEGLI IMPUTATI
■RI PONI A”
Alle Chiese
del Sud
Riformate
Africa
Forse non liuti sanno che si sta attualmente celebrando a Pretoria, capitale dell Unione
sudafricana, il processo ’’Rivonia" contro un gruppo di leaders sudafricani impegnati nella
lotta contro l'apartheid. Su parecchi di questi imputati incombe purtroppo la minaccia molto
diretta, della pena caf*.'aIo^ per delitto contro lo Stato (1 quale Stato?). Il Consiglio Foderale
delle Chiese Evangeliche d’Italia ha inviato alíe varie chiese riformate che operano nell Uiiione sudafricana — e che non sempre hanno mostrato di essere evangelicamente sensibili a
questo problema — la lettera di appello che riproduciamo qui sotto.
Illlltllllllllllllllllillllllll
Cari Prateili,
« Grazia a voi e pace da Dio nostro
Padre e dal Signore Gesù Cristo » (1
Cor. 1.: 3).
Come Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d’Italia noi ci permettiamo, nello spirito di fraternità e di
carità che ci unisce in Cristo Gesù,
di esprimervi la nostra viva sollecitudine e la nostra profonda ansietà per
la sorte che può essere riservata ai
leaders Sud Africani attualmente sotto giudizio, a Pretoria, nel processo
« Rivonia ».
Noi non ci nascondiamo la complessità del problema razziale e le pratiche giustificazioni deH’apartheid in
varie parti del mondo e soprattutto
IL 25 E 26 APRILE AD AGAPE
Il “miracolo economico,, alle Valli
Il convegno primaverile del Gruppo Valli della F U V
Sabato 25 e domenica 26 aprile ha avuto
luogo l'ormai tradizionale e ben riuscito
convegno dì primavera dei giovani delle Valli per studiare gli effetti, positivi e negativi,
del cosiddetto miracolo economico alle Valli.
Un discreto gruppo, affiatato e un po scalmanato. di circa cento giovani, è salito ad
Agape in questi due giorni. Mancavano, è
vero, alcune Unioni, ma nel complesso si
può dire che questi incontri incontrano sempre maggiormente il favore dei nostri giovani e questo ci pare un segno rallegrante, anche se ci rendiamo ben conto che questo favore non è sempre dovuto solo aU'interesse
per i problemi che vi si discutono. I due
precedenti convegni al Castagneto di Villar
Pellice, avevano studiato problemi di interesse molto ampio : la posizione dei credenti
di fronte ai successi della scienza e della
tecnica, e di fronte agli armamenti nucleari.
Quello di quest'anno, come si vede, si è portato ad un livello più immediato e più accessibile: ma non per questo ci è sembrato
che fosse più facile trovare una soluzione ai
problemi che vi sono connessi.
l.'argomento, introdotto dagli studi dei
pastori Franco Davitc e Sergio Rostagno,
che hanno rispettivamente fatto una diagno
si dei diversi aspetti del miracolo economico
alle Valli : abbandono delle terre; difficoltà
delle comunicazioni, per esempio fra Torino
e Torre Pellice, che costringe i Torresi che
lavorano a Torino a stare via da casa anche
15 o 16 ore al giorno; doppio lavoro, da par
te di quelli che dopo aver fatto una « giornata )) in miniera, non certo troppo salutare, ne fanno un’altra a ca.'a per continuare
a tenere un certo numero di capi di bestiame e alcuni campi; impiego non sempre intelligente del denaro, speso più che in rapporto airutilità degli oggetti acquistati, in
base alla réciame che si fa di certi articoli
ed alle mode del momenio; e quella del «rovescio della medaglia », da un punto di vista
umano e cristiano : mentre un tempo si predicava di fare bene il proprio lavoro, oggi
non esiste più un lavoro personale, perchè
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 10 MAGGIO
Pastore Franco Scopocasa
DOMENICA 17 MAGGIO
Pastore Franco Scopacasa
(Chiesa Metodista di Gorizia)
quando uno entra in fabbrica fa il lavoro
del padrone come lo vuole lui, e non è più
responsabile di ciò che fa, perchè è inserito
in una catena in un modo che non è stato
scelto da lui. Eppure il prendere la propria
responsabilità resta un’esigenza profonda del
credente, anche se non ha il modo di esercitarla, perchè non gli sono dati i mezzi per
rispondere a lutto quello che gli è propinato
sia sotto forma di ordini, come nel lavoro,
sia sotto forma di programmi televisivi o di
pubblicità. Ora la nostra responsabilità non
è solo verso il presente, ma anche verso il
futuro ' una responsabilità che investe lutti
i campi della vita e non solo il settore della fabbrica; una responsabilità che va presa in gruppo e non può essere presa singolarmente. In nuesto quadro, forse anc.lie la
struttura delle nostre chiese, nata in un ambiente di tipo agricolo, tion è più adeguata
alla missione della Chiesa stessa, oggi che
questo ambiente si sta trasformando.
Le discu.ssioni nei gruppi hanno rivelato
Io stesso desiderio di rinnovameirto, senza,
però, riuscire a chiarire direzioni precise in
cui debba essere rivolto. Per 'juesto a qualcuno sono sembrate un po' deludenti. Segno
che di convegni di questo genere ce n’è bisogno ancora.
TJn vivo ringraziamento alba comunità di
Agape, agli oratori ed a quelli che hanno
organizzato la riuscitissimi serata ricreativa
e... arrivederci a quest’estate alla Vaccera!
c. t.
nel vostro Paese, ma noi siamo convinti — come certamente lo siete anche voi — che ogni discriminazione
fondata sulla razza, sul colore o sulla
origine etnica è contraria alla volontà di Dio ed incompatibile con TEvangelo e con il messaggio tii amore e di
riconciliazione che trova la sua piena attuazicne in Cristo Gesù.
Noi riteniamo fermamente ohe la
Ghiera abbia il dovere di assumere co
raggiosamente le proprie responsabilità di fronte ad ogni foirma di male,
di ingiustizia e di discriminazione e
che essa debba testimoniare fedelmente — se occorre percorrendo alla luce
della Croce la via del sacrificio e della
rinuncia — a favore della giustizia,
della eguaglianza e della dignità di
ogni creatura umana.
Come fratelli in Cristo, noi vi supplichiamo dunque a voler fare quanto
è in voi perchè la drammatica situazione razziale nel vostro Paese sia superata e vinta alla luce dell’Evangelo.
E noi esprimiamo la viva speranza ohe
anche la vostra Chiesa vorrà unirsi a
quanti, nella attuale tensione, si sforzano di portare la loro cristiana te
stimcnlanza perchè il processo « Rivonia» non si risolva in un giudizio
degradante per lo spirito e Tandma
umana e non crei, col sacrificio di al
tre vite umane, una ancor più difficile
coesistenza fra i cittadini neri ed i
cittadini bianchi del vostro Paese.
Vi assicuriamo delle nostre preghiere per Voi e per il vostro popolo.
« La grazia del Signore Gesù sia con
voi. L’amor nostro è con voi tutti in
Cristo Gesù» (1 Cor. 16 : 23-24).
Pastore Mario Sbafiì
Presidente del Consiglio Federale
delle CJhiese Evangeliche d’Italia
tribuime la colpa alla Chiesa come
istituzione, ma piuttosto alla debolezza dei predicatori; nè, oambdando le
forme nella Chiesa, o addirittura sopprimendo la Chiesa, possiamo sperare di veder migliorare il seme. Quello
che dobbiamo rinnovare, sempre e dovunque, sono i nostri cuori, i nostri
occhi, le nostre orecchie, per rendeili sempre più adatti a ricevere lo Spirito ed a farlo agire intorno a noi.
Questo non vuol dire che non possiamo adattare sempre meglio gli strumenti di cui disponiamo aJl’opera per
la quale sono stati creati; ma quest’opera non può cambiare forma;
sempre e dovunque dobbiamo, anzitutto, predicare la parola del Signore, E chi può sapere con chiarezza
quale sia, nei diversi cuori, l’effetto
della predicazione? Se anche un’anima sola, dopo un culto, ne esca fortificata, ammonita, edificata non è questo già un buon risultato? Forse che
l’opera del Signore si misura secondo
il successo rivelato dalle statistiche,
come quella dei divi o degli industriali? Che sappiamo noi dei risultati ottenuti nei secoli da una parola predicata ogigl?
Non direi quindi ohe sia venuto il
momento di tacere: se mai, è venuto
il momento di gridare più forte che
mai. Bisogna però tener presente che
ci sono diversi modi di predicare, e
che non si predica soltanto a parole:
forse oggi sarebbe, almeno in un primo tempo, più compresa una parola
di salvezza predloaita coi fatti. Del re
sto questa esigenza è sempre stata tenuta presente dalla Chiesa dei primi
tempi, quella che non aveva ancora
perduto il suo primo amore. Allora
c’era armonia fra predicazione e frutti di amore verso Dio e verso gli uomini, al punto che molti credenti erano pronti a dare con gioia persino la
vita. Oggi non diamo più molta ragione al mondo di dire : « vedete come si
amano » ; per questo, forse, la predicazione della Chiesa può sembrare vana.
Che fare dunque? Credo che ci sia
una cosa sola da fare, da parte di tutti, predicatori ed ascoltatori : tomaie
al primo amore. Tornare, prima di
tutto, ad amare veramente il nostro
Padre celeste con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra viltà e con tutta
la nostra forza; amare e comprendere il nostro Sienore Gesù Cristo nella sua opera di salvatore e di intercessore: amare e credere nello Spirito
Santo che ci dà. qui ed ora, tutte le
cose del Cristo. Quando avremo fatto
questo, certamente la predicazione
prenderà maggior forza, tanta che non
ci s^à più luogo a dubitare della sua
u’ilitè : e c°rtarr>'-nte la Chipsa crmpirà in mezzo qi mondo anche quell’opera umile e silenziosa che pure è
necessaria, sapirà stare in mezzo agli
uomini artiche ascoltandoli, saprà essere Insomima veramente sale, luce e
lievito.
Ma, per fare e per essere tutto questo, certamente dobbiamo a fatti, e
non a parole, pren^re la croce del Signore e andar dietro a lui, ed a luì
solo. L. de Nicola
Crisi a Costantinopoli
A proposito della orisi cipriota e della
difficoltà in cui viene a trovarsi con ¡1 governo turco il patriarca « ecumenico » di
Cc-stantinoipoli, il Consiglio erumenico deilo Chiese ha in-viato al governo di Ankara
il seguente teiegranuna:
”A nome del Consiglio ecumenico delle
Chiese, che rappresenta Chiese del mondo
intero e di cui il patriarcato ecumenico c
membro fin ¿talla costituzione del Consiglio
stesso, domandiamo con insistenza al governo turco di tener conto della situazione
del patriarcato ecumenico nel mondo ecclesiastico alla luce dei principi della libertà
religiosa generalmente ammessi, e di assicurargli la possibilità di adempiere le sue
funzioni”. F. C. Fry
presidente Comitato centrale C.E.C.
IF. A. Visser't Hooft
segretario generale C.E.C.
Commissione
Canto Sacro
Da questa settimana è in funzione
l’archivio della Comm. Conto Sacro,
raccolto in vista di un sempre più valido appoggio ai lavoro delle corali.
L’archivio conta oltre trecento brani e verrà man mano ampliato, se i
direttori delle coralli vorranno gentilmente inviare ad uno dei membri della commissione una copia di tutti i
cori eseguiti anno per anno. Liarchivio si divide in tre sezioni: 1) Inni
salmi e corali, ripartiti secondo fi calendario liturpco. 2) cori sacri, ripartiti secondo il medesimo criterio. 3)
canti, profani e popolari, ripartiti per
lingua e per stile.
Ad ogni cartella delle varie sezioni
è accluso il relativo elenco; ne sarà
inviata copia ciclostilata a tutte le
corali, durante il periodo estivo.
L’archivio può essere gratuitamente consultato a Torre Pellice presso
la Biblioteca ITaldese, che gentilmente lo ospita, nei giorni in essa funzione normalmente (lunedi e giovedì
dalle 16 alle 18).
La Commissione
del Canto Sacro
2
pag. 2
8 maggio 1964 — N. 19 8
Incont¡’o ferri;mirtUeyúuíclese, Bnrgio Verezzi (Savona)
'^ 30 maggio - giugno 1964
UNA PREDICAZIONE
per il nostro tempo
Perchè un campo sulla predicazione? Non è un argomento da teologi?
Ecco: ciò che abbiamo vivamente sperato nel formulare il tema del eampo è
proprio che non vi sembrasse tale: che questo tema apparisse cioè a tutte quante come qualcosa di « proprio », qualcosa che personalmente ci riguarda una per una e
tutte insieme, qualcosa come il problema del pane quotidiano, o delle nostre attività
di tutti i giorni, o dei nostri rapporti familiari ed extra-familiari; perchè la predicazione, la spiegazione della Parola di Dio non è un messaggio astratto ma concreto,
un messaggio diretto verso tutti questi interrogativi, l’interrogativo del pane e del
lavoro, l'interrogativo degli affetti e dei sentimenti, il grande interrogativo della nostra condizione umana negli aspetti che per ognuna di noi sono i più personali.
Non per nulla la Parola si è fatta carne: la sua perennità, la sua potenza immutata nel corso dei secoli sta proprio in questa continua umile incarnazione nella
nostra umanità, nel suo essere sempre disponibile ed offerta ai nostri problemi e ai
nostri dolori, nel suo donarsi come luce alle nostre speranze.
Se abbiamo parlato di predicazione « per il nostro tempo » è appunto perchè
desideriamo aiutarci l’un l’altra, attraverso un fraterno scambio di idee ed esperienze, a maturare la nostra sensibilità di ascolto a questa Parola perenne cosi come oggi
ci è rivolta, a prender coscienza di ciò che questo ascolto implica per la nostra attuale testimonianza, a ricercare gli strumenti più adatti perchè la predicazione divenga realmente per noi una realtà di vita insostituibile.
Perchè allora dare uno sguardo alla predicazione del passato, come
indica il piano di studi del nostro campo?
Voremmo che lo studio del pastore Franco Giampiccoli e la lettura dei brevissimi
sermoni che lo illustreranno apparisse a tutte non come una vuota esercitazione di
letteratura religiosa, ma come la via più diretta per raggiungere lo scopo che ci siamo proposte : infatti è soltanto attraverso il confronto delle diverse posizioni che si
possono chiarire le idee e formulare con limpidezza il proprio pensiero.
Attraverso lo studio e le discussioni ci renderemo conto di molte cose che ora
forse ci sfuggono, comprenderemo meglio le nostre stesse reazioni, le nostre valutazioni, i nostri, giudizi di fronte alle diverse forme in cui ci è dato di udire la predicazione della Parola di Dio.
Siamo fermamente convinte che tutto questo sarà molto utile per noi, come per
le comunità in cui viviamo e serviamo, per gli stessi pastori e predicatori e per la
testimonianza che siamo chiamate a dare intorno a noi.
Non temete dunque che vogliamo realizzare un campo di « cultura » : desideriamo invece che sia un campo vitale, che non perda mai di vista quella semplicità
e quella concretezza di cui il Signore stesso ci è stato maestro.
Programma
Sabato sera 30 maggio — Arrivi, cena, presentazioni.
Domenica 31 maggio — mattino: culto presieduto dal pastore Franco Giampiccoli.
Pomeriggio : studio presentato dal pastore Franco Giampiccoli su « Il sentimento dell’uomo, la ragione dell’uomo, la Parola di Dio : tre punti di
partenza per la predicazione ».
Lunedì 1° giugno — mattino : discussione a gruppi su : « I sentimenti dell’uomo,
esame di una predica pietista ».
Pomeriggio: discussione a gruppi su «La ragione dell’uomo: esame di
una predica liberale ».
Martedì 2 giugno — mattino : discussione a gruppi su : « La Parola di Dio : esame di
una predica barthiana ». Discussione generale e conclusione. Pomeriggio
partenze.
Le serate avranno un programma vario. E’ stato lasciato del tempo libero nel
programma perchè si possa fraternizzare ed anche godere delle bellezze della natura;
se desiderata sarà organizzata una gita nell’entroterra o sulla costa.
Norme pratiche
L’incontro si terrà presso la Casa valdese di Borgio Verezzi nei locali gentilmente
rnessi a disposizione della FFV dal Concistoro valdese di Torino.
Essendo i posti limitati ad una trentina, quando sarà raggiunto tale numero le
iscrizioni saranno chiuse. Iscriversi perciò un po presto presso Evelina Pons - via
Cialdini, 34 - Torino. Per il soggiorno sarà richiesta una offerta giornaliera di L.
800. Quelle che non potessero partecipare a tutto l’incontro sono pregate di segnalarlo all’atto della iscrizione, come pure quelle che volessero ancora pernottare sul posto la sera di martedì per evitare gli ingorghi stradali e ferroviari del ritorno.
Per il Comitato Nazionale
* le responsabili dell’incontro
Rita Gay e Evelina Pons
Notiziario motodiota
La comunità locale ed il « circuito »
Pensiamo che ad lettori, di questo
giornale potranno interessate alcune
brevi notizie riguardanti l’organizzazione delle csomunità e dei circuiti in
uso nella chiesa metodista; notìzie
che potranno, inoltre, facilitare la
comprensione di due dati di confronto portati a conoscenza dal precedente notiziario metodista.
I dati in questione sono i seguentinumero delle comunità metodiste 1
numero di quelle valdesi 1,8 e economii, predicatori e reSponsahili laici
metodisti 1, diaconi e anziani valdesi 2.
Un gruppo di metodisti può diventare comunità e come tale comparire
nell’apposito elenco ufflcdale se è formato da un minimo di trenta membri in piena relazione, se possiede la
capacità di sopperire alle proprie spe■=6 locali e versare un contributo al
fondo ministerio, e se istituisce un
consiglio di chiesa.
Abbiamo usato U verbo istituire anziché eleggere perchè i nostri consigli
■li chiesa sono formati oltre che dai
Pastori in attività di servizio, sottoprova o emeriti, oltre che dagli evangelisti in attività di servizio, sottoprova o emeriti, anche da altri membri di
diritto e precisamente predicatori laici, capigruppi o capiclassi, direttore
di scuola domenicale, presidente di attività giovanile, presidenite di attività
femminile purché tutti residenti in
luogo; infine ne fanno parte anche i
niembri eletti dall’assemblea di chiesa, un eletto ogni trenta membri fino
a raggiungere il numero massimo di
otto eletti anche ge i membri di chiesa superano le 240 unità,
E’ una sembianza di centrismo democratico. Il lato positivo di questo
sistema è duplice ed è rappiresentato
s’a dalla presenza di un gruppo numeroso di membri imipegnatì in attività non di caratteire amministirativo
(capi classe, predicatori laici, responsabili di attività varie) per i quali
vale la norma « durerai finché lavorerai », come dalla valorizzazione della
esperienza degli «impegnati».
Fratelli o sorelle che partecipano di
diritto al loro consiglio di chiesa da
30 o 40 anni. Pastori ed Evangelisti emeriti che danno l’apporto dell’esperienza sviluppata dalla loro lunga e
cristiana fatica, sono necessari, diremmo indispensabili, nella conduzione delie comunità metodiste dove generalmente il Pastore cambia sovente di destinazione_^nche se non ha più
il caràttere itlnerahte di un tempo e
dove, comunque, il Pastore è periodicamente assente dovendo generalmente curare più comunità non sempre
vicine fra loro. I membri eletti da,lla
assemblea di chiesa hanno normalmente incarichi amministrativi e durano in carica non più di cinque anni.
Un gruppo di comunità il più possibile geograficamente vicine fra loro
fermano un circuito metodista. Per illustrare la nostra organizzazione ai lettori certamente usi ad avere a ohe fare
con una diversa infrastruttura ecclesiastica cd p-srmettiamo esemplifioare.
Dei sette drcuiti ned quali è suddivisa la Chiesa Metodista d’Italia scegliamo quello che raggruppa le comunità situate nella parte di mezzo dell’Italia settentrionale perchè è da noi
meglio conosciuto.
Le comunità che lo compongono sono le sobtoelencate e le cifre poste fra
parentesi indicano i rispettivi membri in piena relazione: Cremona (52),
Intra (64), Luino (31), Milano, corso
Oaribaldi (131), Milano, via C. Correnti (255), Novara (52), Omegna (32).
Piacenza (63). Vercelli (59), Vintebhio (84). Risultano facenti parte dello stesso circuito i seguenti gruppi dotati di apposito locale di culto: Domodossola (12), Para Novarese (10),
Sondrio (15) e questi altri gruppi
sprovvisti di un proprio locale di riunione: Casale Monferrato (7) e Pianceri-Valsesia (11) senza tener conto di
una ventina di località con la presenza in luogo di una o due famiglie metodiste oppure di isolati.
Quindi vi sono in questo circuito 10
comunità e 5 gruppi, in più gli isolati.
Il culto si celebra regolarmente ogni
domenica in dieci località e ogni due
settimane in quindici; inoltre hanno
luogo settimanalmente studi biblici,
riunioni giovanili, di attività femminile, di scuola domenicale, di catechismo', riunioni quartierali o di classe, in più luoghi, compresa la perite
ria milanese, ecc. ecc.
Gli « operai » a pieno tempo all’opera in questo circuito erano fino a
qualche settimiana fa 4. Ora ai 4 si è
aggiunto il Bev. Trewin di provenienza austrailiana. I 5 sono coadiuvati
nel loro lavoro ridiventato (per grazia di Dio-, aggiungiamo noi) itinerante limitatamente all’ambito del circuito. da un centinaio di cristiani impegnati compresi due Pastori in emeritazione e una decina fra esortatori
e piredicatori laici. Questi ultimi sull’esempio' dei loro Pastori si irraggiano a turno o^gni domenica, seguendo
un piano trimiestrale di predicazione
del quale sono tutti preventivamente
infoirmati. e raggiungono le dieci o
quindici località del Circuito.
Le comunità metodiste risultano
formate da relativamente piccoli, vien
voglia di dire, esigui raggruppamenti
di fratelli. Ma cosi deve essere e non
solo perchè ra.ppiresent'a la esplicita
volontà di Wesley, ma perchè una
organizzazione ecclesiastica ha il compito di facilitare il formarsi di cristia
ni impegnati (non come fine ma come mezzo) giacché con Dio si collabora anche mediante il lavoro e l’impegno di tutti i talenti ricevuti e perchè l’organizzazione ecclesiastica deve
aiut'are il sorgere e il dilagare dei mlnisteri laici; la più adatta per raggiungere questi scopi è sicuramente
una organizzazione nucleare o cellulare. Dueoento anni prima che questo
sistema fosse utilizzato dalle organizzazioni non religiose di popolo, il meto'dismo' l’aveva già indicato e sopratutto attuato con successo ; le sue
« cellule » si chiamavano e si chiama
Esperienze dei passato rievocate a Na poti
L’opera di evangelizzazione in Italia
GìoveeR 9 aprile, nella Chiesa svizzera
di via Carlo Poerio, ha avuto luogo la terva delle conferenze organizzate dal Consiglio dei Pastori di Napoli in vista del Congresso evangelico italiano. Ha parlato il
past. Giorgio Bouchard, sul tema: L’opera
di evangelizzazione in Dalia. E.snerienze
del passa'to.
Il Proleislañíesimo italiano si è formato
in tre ondate auccessive, dataliili rispettì
vaniente: 1. agli anni del Ristorgimento, 2.
agli ultimi decenni del.XIX e ai primi del
XX secolo, 3. all’ul imo dopoguerra.
Il primo di questi tre periodi, fra l’emancipazione valdese e la treccia di Porta Pia,
è stato il più favorevole a-ll’azione deRe
Chiese battista, metodista e valdese, alle
quali .si presentarono possibilità di operare
mai mù offertesi in seguito.
Il Bic'orgimeinto era in chiara opposizione al Papa e alla Curia romana, mentre
alle nazioni prolestanti, largamente ricon&sciiUite nazioni « superiori », guardavano
con favore sia la borghesia iUumina.ta (Gran
Bretagna e Stati Uniti), sia le classi colte e
conEervatrici (Prussia).
In questo periodo, di generale risveglio
iiiissionario protestante a favore delle terre pagane e anche di quelle cattoliche, contribuirono alla diffusione del Protestante
simo in Italia, direttamente: battisti e metodisti americani e inglesi; indirettamente:
amici esteri delle Chiese italiane (per es. :
Beckwith), che appoggiarono lo slancio evan.
gelistieo dei valdesi dopo Fottenuta emancipazione •
Il rinnovamento dell’economia piemontese (Cavour) aveva messo in crisi i contadini valdesi. Alcun; emigrarono nell’America del Sud. Altri solo che avessero fatto
seguire alle cose il loro andatnento naturale, avrebbero potuto lasciarsi « centrifu
gare .i, come accadde degli ebrei, allargandosi più che espandendosi, e contentandosi di mettere e di tenere in piedi qualche
rhiese'ta qua e là. Ma non .se ne contentarono: .tnzi, si slanciare no con zèlo in una
I pera missionaria.
Accanto all’opera evangelizzatrice dei
tnissionair; di lingua inglese e dei valdesi,
vi fn in Italia un movimento evangelistico
(I spontaneo », le cui traccie sono da ricercarsi :
a) nel gruipno fendalo dal Guicciardini a
Firenze (base della futura Chiesa dei
Fratelliì,
hi fra i patrioti meridionali, venuti in
contatto con l’Evangelo nel loro esilio
a Torino o all’estero; ed un buon numere di garibaldini. Ira cui il padre
di Alessandro Gavazzi,
cl in un certo numerò di sacerdoti cattòlici (fra cui Luigi De Sanctiis), che
passarono al Protestantesimo, anche se
per ragioni nen sempre chiare, e vi
svolsero, non senza ecceaionii, un laviro proficuo per la causa dell’Evangelo.
Tutti questi protestanti avevano in comune un grande amore per l’Italia. Non
erano nazionalisti, erano patriottici. Essi
volevano convertire all’Evangelo un popolo che amavano profondamente. V’era forse in esso uno spirito marcatamente anticattolico, ma va rilevato anicbe che seppero
portare una parola veramente liberatrice
dalle varie superstizioni e che si rivolsero
non solo alle città (i valdesi, ispirati dall’iidea di estendere in tutta Italia il popoloChiesa, sali modello delle nazioni protestanti), ma anche alle campagne (i fratelli,
la cui idea di fondo era che, avendo la chiesa apostatato, gli eletti dovessero radunarsi
ed attendere il Regno).
Il secondo periodo vide da parte degli
evangelizzatori :
al Un uso molto intelligente della stampa (larghissima produzione di opusco
li e opere di divulgazione, diffuse talvolta in decine di migliaia di esemplari),
hj Una notevole azione sociale (evange
lizzazione fatta con le opere e non solo con le parole, con istituzione di vari ent: e soprattutto di scuole. Da notare che molte chiese sono sopravvisstile solo là dove si accompagnavano
ad opere sociali),
e) Una valida presenza culturale (v. la
persona e ropera di Luzzi, la rivista
Bilychnis, ©oc.).
L’opera s; compì fra una dura reazione
cattolica e una crescente cstilità e indifferenza della cultura italiana, che si mantiene costante da Croce a Moravia.
Quale eredità cj bau lasciato questi due
periodi? i
Da una natte, una tele abbastanza fitta
di Comunità vive, provate sia dalle emigra
zioni s<ia dal trentennio 1915-1945, In cu
il protestantesimo era bandito come « stra
riero ».
Dall’altra, le conseguenze negative d
un’evangelizzazione fatta in chiave neo-co
stantiniana, col sogno di fare de'll’Italia
una seconda Prussia, proprio mentre cade
va il mito doliti < iviltà cristiana e della qua
si perfezione delle nazioni protestanti.
Altri fattori negativi: il forte orienta
mento anticatolico (così presente ancor
oggi), e il tipo di morale predicato, tale da
ridurre la « testimonianza » evangelica ad
un mero ideale borghese e fare dei protestanti degli individui tali da eccellere nella condotta morale, nell’operosità, nelFonestà nel lavoro, si da raccogliere il plauso
della società anziché esser per essa un segno di contraddizione (si ricordi che gli
Apostoli non suseitavauo ammirazione ma
contrasto).
E fattore più negativo di tutti, la divisione del Protestante.slmo italiano, che operava già allora in concorrenza anziché in
collaborazione, prestando così il fianco alla
critica cattolica: siete (Jivisi anche fra di
voi.
Il terzo periodo è stato nettamente appannaggio di vari movimenti come l’Bserl'ito della Salvezza, l’A.M.E.L, la Chiesa
de! Fratelli c soprattutto la Chiesa pentcci stale, mentre le Chiese « vecchie » sembrano orientarsi a voler diventare la Chiesa
ànglicana d’Italia.
Dobbiamo oggi rivedete i metodi delrevangelizzazione, e rivolgere la nostra testimonianza a due categorie di persone che
troppo a lungo abbiamo trascurato: il proletariato indo.striale e la classe inteHetiuale acattolica. Non dobbiamo farci hloccaire
in quest’opera da una falsa concezione del
Movimento Ecumenico; per esempio, dalra'’n'!icare il prin'-ipio « ruius regio, eius
religio n credendo di contribuire al suo
consolidamento.
11 coniipito nostro oggi è di predicare, e
non lauto jier distruggere la supertizlone
quanto per suscitare la fede neH’Evangelo.
T nuovi convertiti (della borghesia intellettuale di .sinistra e delle classi operaiel,
vengono ora da soli nelle nostre chiese.
Noi ci limitiamo a vederli arrivare. Ma
dobbiamo invece noi provocare questo movimento cui oggi ci contentiamo di assistere.
La ragione della nostra testimonianza
non è nell’opera compiuta nel passalo, poiché non siamo continuatori di tradizioni
ecclesiastiche, e non è neppure in un interesse sociologico. Essa risiede neU’ordiue
di Dio, che ci costituisce debitori dell’EvangpJo ai giudei e ai greci di oS'gL «gli itomini mitizzati dall’umanesimo non cristiano e dal materialismo.
Non siamo chiamali a diffondere un’asscciazione culturale, ma a proclamare
l’Evangelo. E questa proclamazione, proprio se vogliamo imparare dall’esperienza
del passalo, non deve essere parola, ma servizio. L’Evangelo fa breccia non dove viene
detto, ma dove è incarnato e vissuto. S.R.
no classi, i suoi « attivistó » capiclasse, esortatori, predicatori laici ed ecor orm, le sue « sezioni » società o comunità, le sue « federazioni » circuiti.
Risulta inoltre da quanto sopraesposto che con 4 Pastori e 15 luoghi di
culto la proporzione delle chiese e
gruppi risitati, cioè che non hanno
un Pastore in luogo, è in questo circuito di oltre il 70 per cento, mentre
tutti i membri dei quindici raggruppamenti sono, solo numericamente
parlando, nemmeno la metà di una
vostra grande co'miunità, ad esempio
Torino oppure Torre Pellice.
Ogni circuito ha un capo circuito
n'OminatO' dalla ses.sione pastorale della conferenza annuale. In ogni circuito viene costituito un consiglio formato dai Pastori ed Evangelisti in
servizio, sotto prova o in emeritazione, dai predicatori laici, dai capi
gruppi, dai direttori delle scuole domenicali, dai presidenti dei gruppi,
giovanili, dai presidenti delle attività
femminili, dagli economi per le spese locali, per il fondo mdinisterio e per
la beneficenza di ogni singola comunità, purché tutti operanti e dimoiiantì nell’area del circuito, in più da
un delegato per O'gni comunità eletto
dal rispettivo' consiglio di chiesa.
Appare in maniera inoontrovertibile che i membri eletti, notate, non
dalle assemblee ma dal consigli di
chiesa sono una infima minoranza,
mentre i membri di diritto sono la
stragrande mag^oranza.
A livello circuitale non si deve più
parlare di oentralismo democratico
ma di organizzazione aristocratica.
Utile ? Necessaria ? Indispensabile ?
Se la cosa NON è del tutto priva di
interesse, in un prossimo notiziario
completeremo le infoirmazioni su questo importantàssimo, per noi, orga.nismo stirutturale che è il circuito metodista.
IN BREVE
— Porgiamo un fraterno e caloroso
.saluto alla delegazione valdese che
farà parte della Terza Cònferenza
annuale della Ohiiesa M'etodista d’Ita
Ha con l’augurio ohe la loro presenza
in mezzo a noi ci sia di incoraggiantiento a piroseiguire sulla via da Dio
ohiarame'nte additataci : realizzare
una valida e operante integrazione
Valdese Metodista, per ora.
— La chiesa metodista di Napoli
celebra in questi giorni il centenario
deil’iniizio della sua" azione religiosa.
Ci .sono pervenuti i programmi dello
manifestazioni che i fratelli napoletani intendono svolgere e ce ne rallegriamo vivamente giacché ci appaiono iS'pirati dall’impegnativa affermazione paoiina: guai a me se non
evangelizzo. Siamo sicuri che i fratelli valdesi di Napoli parteciperanno con uguale gioia e pari entusiasmo all’impegno dei metodisti in questa particolarissinM. circostanza.
— I due consigli di chiesa delle due
comunità metodiste milanesi hanno
votato in ordine del giorno che impegna il loro Pastore ad insistere « a
tempo p fuori tempo » presso i Pastori delle altre comunità evangeliche
della città e quindi in maniera particolare presso quella, valdese, perchè
abbia luogo finalmente anche a Milano come già avviene da lungo tempo
in altre città italiane, la celebrazio
ne di un culto di Santa Cena co'n la
partecipazione di quainti si onorano
del nome di cristiani evangelici.
— La nostra minuscola Chiesa Me
tod'iS'ta d’Italia sta sempre più estendendo coi suo fraterno' spirito di collaborazione antipro'vinciale del quale
è per ora ancora sufficientemente da
Dio dotata, contatti verso altre organizzazioni ecclesiastiche, oltre quelli
f'ià saldamente esistenti con la conferenza metodista britannica, svizzera per non parlare della vostra chiesa. Infatti un Pastore della conferenza
metodista austraiiaina, come già sapete, è a'il’opera in connessicne con la
ncistra conferenza e ci auguriamo di
veder presto, attraverso eventuali
scambi di « operai », giungere presso
di noi un Pastore di comunità di lingua italia'na dalla Chiesa Unita del
Canadá.
Saremo inoltre presenti al vostro Sinodo, alla Conferenza Metodista Britannica, alla conferenza per la pace
di PrH'ga, alla conferenza europea di
Nyborg.
— Abbiamo letto con estremo interesse Farticolo apparso su l’Eco-Luce
del 10 aprile c. a. a Anna del Pastore
e FTof. Vittorio Subilla e ci raLlegriamo che si può essere chiari e fermi,
persino un po’ duri ed essere nel contempo lontanissimi dallo spirito di
Dordrecht ; non si tratta più di fare
la fine di un Harmensen e di un Grotius e tanto meno quefia di un Barnevelt, ma di incontrarci con l’intento di ubbidire al .Signore che ci vuole
tutti UNO, discutere per risolvere.
Sia lode al Signore. Però noi metodisti di. base non conosciamo l’atto dichiarativo del 1894 e lo vorremmo proprio leggere. E’ chiedere troppo all’estensore del notiziario valdese sfU
Voce Metodista, il fratello Guido Colucci, di inserirlo nei suoi articoli e,
se no'n fosse compoS'to da troppe parole, in maniera integrale?
Un vostro fratello metodista
3
8 maggio 1964 — N. 19
pa«. J
fiali discussa in un convegno femminile a MESSINA
a^Trieste La lettura nella vita della donna
Salvatore e Elda Ricciardi fra i pastori Neri
Giampiccoli e Franco F. Scopacasa. Cordiali misuri di vita ¡elice e sereno servizio!
Possiamo finalmente annunciare
che mercoledi, 29 aprile Elda Deibell)
e Salvatore Ricciardi hanno detto «st»
al pastore-uffìdale dello stato civile
che ha domandato loro se volevano
essere rispettivamente moglie e marito. Tutti hanno sentito e non c’è più
niente da fare. Sembra che l’hbbiano
voluto loro. Oltre alla tricomunità
(meto-valdo-elvetica) erano rappresentati anche i luterani In tutto più di
settanta, tra cui cinque c sei pastori
(per uno non abbiamo potuto stabili
re con precisione lo stinto laicale) e
due cand. theol. oltre lo sposo, che
già in due periodi è stato qui in sostituzione. Appunto in queste occasioni
ha riscosso simpatia umana e consensi ma non tanti da nerdonarqli di
averne portata via un’altra, alla comunità e alla mamma. Il culto, tenuto dal pastcre Neri Giampiccoli, ed il
rito celebrato dal pastore Franco F.
Scopacasa. hanno avuto luogo non
alla « scatinatelila » (ossia nella basilica di S. Silvestro, forzatamente ch’usa per restauri) ma alla «Scala» (dei
Giganti) (cihissa. metodista). Dopo la
cerimonia ha avuto luogo un simpatico rinfresco nei locali della comunità
di scala dei Giganti, attigui alla ohie
S3,
Il noistro pensiero va, oltre che agli
sposi, alla mamma e aiUa comunità
del Vomero, alla quale ci rivolgiamo
affinchè voglia far si che i primi passi della sig-ra Ricciardi verso il nuovo
compito le siano più agevoli possibile.
Ringraziamo perdhè li vediamo già a
far di isì con il capo. E. S.
Anche quest'anno a Messiila abbiamo
avuto il privilegio d'ospitare il 19 Marzo
u. s. il convegno deirUnioiie Femminile del
V e del VI Distietto.
Il tema « L’influenza della lettura nella
nostra vita quotidiana », proposto dalla Federazione, è stato discusso con molto impegno. La Sig.ra Carmen Ceteroni inizia con
una breve meditazione’ seguita dalla Sig.na
Vitale di Catania che in maniera succinta
tratta l’argomento in tutti i suoi punti:
1) Vita e lettura: 2) La lettura di svago;
3) La lettura di cultura; 4) Lettura e fede.
Dopo dì che sì formano i gruppi per discutere i quattro questionari. Alla discussione
a gruppi segue la discussione generale: l'una
e l’ailtra sono seguite da caloroso interesse.
Le conclusioni a cui si giunge circa le
domande póste dal primo questionario « Vita
e lettura » si possono così riassumere :
La lettura deve trovare il suo giusto posto
nella vita quotidiana; essa deve essere selezionata anche se non può essere scrupolosamente programmata dati gli imprevisti della vita di ogni giorno. In rapporto alla personale cultura è necessario che ogni donna
trovi il momento della distensione nella lettura alfine di non lasciarsi troppo prendere
dalla esigenza esclusivista del menage.
Il secondo questionario « T.a lettura di
svago » ci suggerisce i seguenti pensieri :
Concordi nel cercare un riposo intellettuale e dell’animo nella lettura la donna deve anche cercare lo stile, 1 esposizione, la
chiarezza. I rotocalchi, le riviste femminili
in circolazione soddisfano solo la curiosità e
non la cultura. Ci sono delle buone riviste
sul mercato ma non hanno la capacità di
risolvere i vari problemi. Esse servono solo
a dare uno sguardo panoramico della vita
sociale, politica ecc. ma non soddisfano. La
lettura diventa distensiva quando può soddisfare le esigenze del nostro stato d’animo.
Per quanto riguarda il terzo questionario
« La lettura di cultura » si è d’accordo nel
dire :
Che tutti i problemi ci debbono interessarp ppr dare la nostra testimonianza evangelica in ogni campo. Ci si può approfondire :n determinato argomento a seconda
della propria personalità. Le letture compendiale, selezionate danno una conoscenza molto sommaria dei vari problemi, cioè superficiale e qualche volta deleteria. La scelta della lettura è sempre condizionata, a volte è
l’autore che ci spinge, a volte la curiosità,
un film, una recensione.
Per quanto riguarda rultimo argomento
« Lettura e fede ». argomento più sentito,
si è rilevato :
Che la quasi totalità delk nostre donne
inseriscono nella loro vita quotidiana la let
tura .serale della Bibbia con commento o
meno. Dio ci parla anche attraverso la lettura della Sua Parola. Si rileva inoltre che
è bene accompagnare la lettura con dei commentari semplici tipo « Manuel biblique » o
con meditazioni che possono darci del materiale per dare la nostra testimonianza a
gente estranea. La nostra stampa non riscuote parere molto favorevole e per stampa
si vuole parlare de « La Luce », che spesso
viene acquistata solo quando il numero è interessante, a volte per seguirne alcuni argomenti specifici ecc. Anche se non del tutto
opportuno è fatto qualche rilievo circa la
stampa per i fanciulli che in linea di massima è considerata insoddisfacente.
Il convegno ha avuto un esito felice anche se non tutte le Unioni dei due distretti
sono state rappresentate. Le partecipanti
erano circa quaranta tutte del VI Distretto;
Palermo, Catania, Pachino, Trapani, Marsala, Reggio Calabria, Messina. Messaggi augurali sono pervenuti da Bari e Cerignola.
Siamo grate al Signore per questa opportunità preziosa che ci ha dato; 1 eco del benefico e costruttivo incontro è ancora rimasta nel cuore di molte fra noi. Un caldo ringraziamento vada a tutte le convenute e all’Unione Femminile di Messina che con
accorta sensibilità ha saputo creare un’atmosfera 'li fraterna simpatia. Santina Briante
iiiiiiiiimiiiMimiiiiiilii'iliiliiiii <
In ricordo di Concetta Frollo
...Egli mi guida lungo le acque chete...
(Salmo 23)
Domenica 5 aprile è deceduta nella sua
abitazione al Vomere all’età di 89 anni l’insegnante Signorina Concetta Frollo.
Nata da famiglia cattolica, in tenera età
apprese i primi elementi nell’ambito della
Scuola Evangelica di Cappella Vecchia ed i
principi cui l’opera di questa si ispirava
esercitarono una cosi profonda influenza sulranimio suo da indurla ad abbraeciare la
fede evanigéli-ca, malgrado le ostilità dei
familiari che la costrinsero ad abbandonare
la casa paterna ed a chiedere ospitalità presso parenti. Ben presto senti- profonda nello
spirito suo la vocazione didattica tanto che
giunta sulla soglia della giovinezza entrò a
far parte del corpo insegnante divenendo in
breve la direttrice di quella Scuola che l'aveva annoverata tra le sue allieve più degne.
La sua opera disinteressata e generosa
svolta con profonde spirito cristiano suscitò
ampi consensi.
Successivamente, sempre animata da una
grande volontà di operare per il bene altrui, fondò una scuola in Piazza dei Mar
tiri per accogliere ragazzi appartenenti a famiglie socialmente più elevate e che diresse
fino a quando potè averne la disponibilità
dei locali.
Nel 1922 fondò la Dimora Familiare al
Vomero con il concorso finanziario di benemerite sostenitrici, per accogliere studentesse provenienti da ogni parte d Italia e
per dar loro la possibilità di studiare in un
ambiente sereno pervaso da sentimenti cristiani. — Tale attività durò fino al 1936
epoca in cui la Signorina Frollo assumeva
la Direzione della Casa Unionista in Napoli
al Corso Umberto 1 per conto della U.C.D.G.
— Anche dal 1922 la Signorina Frollo,
sempre per conto della U.C.D.G., diresse la
Casa Estiva di Bacoli ove svolse opera altamente benefica.
Continuò a dirigere la Casa Unionista di
Napoli benché la Casa fosse ubicata in zona
pericolosa per i bombardamenti durante l’ultima guerra.
Nel 1943 a seguito di un bombardamento
la Casa fu colpita e la Signorina Frollo fu
costretta a ritirarsi in Bacoli dove riprendeva fra le ostilità e le avversità dell’ambiente
Tinsegnaraento fondato sulla Parola di Dio.
Per lunghi anni fu monitrice della Scuola Domenicale della Chiesa Cristiana del
Vomero e dopo la morte del Pastore Gaio
Gay (giugno 1940) divenne membro della
Chiesa Valdese di Napoli.
Negli ultimi anni, quando la sua salute
incominciò a declinare, con grande rincrescimento, costretta ad abbandonare il lavoro,
si ritirò presso il nipote al Vomero dando
ancora prove di sacrificio od esempio di amore e di serenità in famiglia e verso tutti coloro che le furono vicino.
Le sue elette doti di mente e di cuore furono da Lei sempre poste a profitto della educazione e del bene per il prossimo e condusse
modesta esistenza lontana da qualunque interesse mondano.
Ali-ultima sua dimora nel Cimitero Britannico, rhanno accompagnata il Pastore
Davide Cielo, una rappresentanza di bambini della Scuola Evangelica di Cappella Vecchia con il Comitato della Scuola e la Direttrice, parenti e fratelli delle Comunità Evangeliche di Napoli.
Michele Andreozzi
CODYegDO
evangelico
del Trìveneto
li tradizionale incontro dei giovani a Pordenone si è trasformato in convegno per tutti
e quest'anno ha avuto luogo a Marghera il
25 aprile. Tema: «VOCAZIONE E DONI
DELLE CHIESE».
Culto di apertura (pastore Spanu su I Corinzi 12) adatto a predisporre al tema in
parola. Benvenuto ai partecipanti del pastore locale Vianello.
Il presidente preposto, pastore Vetta, dopo
breve menzione della procedura dei lavori e
presentazione dei partecipanti dà senz’altro
la parola ai relatori, che si susseguono nell'ordine già stabilito: past. Scopacasa (metodisti), past. Bertalot (valdesi), past. Coacci
(battisti).
Alla ripresa dei lavori vengono poste domande ai relatori, tra cui interessanti e soprattutto le uniche pertinenti al tema quelle della sig.na Micol di Mantova. I relatori
rispondono soddisfacendo, a quanto sembra,
gli interroganti. La discussione, che è finita
nei termini di tempo previsti, è stata riassunta dal presidente. I presenti accolgono
la benedizione del pastore (decano del Triveneto) Carsaniga.
Il convegno è .stato preparato e sentito
dalla comunità locale alla quale deve andare
il nostro grazie e un elogio per essere riuscita a organizzarsi e a modernizzare tutti i
locali, in maniera da aver potuto offrire l’indispensabile e molto di più, compreso il buon
tè con pasticcini.
In linea di massima, a mio avviso, la discussione non è stata centrata nel tema oppure (come mi è stato ipotizzato da qualcuno) il tema non è stato presentato con lo
sfondo previsto o quantomeno implicitamente supposto (mi hanno detto che avrebbe
dovuto essere in vista del congresso e in funzione di quello che certuni pensano essere il
motivo principale del congresso stesso e cioè
l'unità (?) delle chiese).
Ccanunque il tema non è stato sufficientemente svolto anche per la solita mancanza
di tempo.
In certi spunti degli interroganti, accolti
tali e quali dai relatori senza alcuna rettifica, sembrava esserci confusione tra il concetto e il termine stesso, che tale concetto
avrebbe dovuto esprimere. Le relazioni stesse
hanno presentato un po’ come eventuali don
quelle che sono le caratteristiche o caratte
rizzazionì delle chiese, a parte l’uso del ter
mine « chiese » al posto di « Chiesa » oppu
re al posto del termine cc denominazioni »
Ma allora sì può parlare di « doni delle
der.ominazìonì »? E. S.
I LETTORI CI SCRIVONO
Senìiìtà [non precoce]?
Caro Conte,
Firenze, 27-4-1964
al tentato linciaggio della prima
letterina sui rapporti valdo-metodisti
ha risposto, nel numero di dicembre
di <( Tempo Presente », la rivista di
L Silone, un altro tentativo di linciaggio perpetrato, questa volta, da
un laico acristiano contro ì Valdesi
col V maiuscolo. La nostra stampa
non ne ha parlato : peccato, chè una
parte dei lettori avrebbe meglio capito
quali impressioni poteva avere suscitato nei fratelli metodisti certa epistolografia valdese. Queste dispute
valdo-metodiste sanno tanto di fine
Ottocento, e mi sembrano sottolineare
una sorta di chiusura provocata da
senilità (non precoce!) del Valdismo.
Mi spiego : l'unione delle due Chiese,
oggi, più che un traguardo potrebbe
essere una esperienza-pilota, l’avvìo ad
un processo di totale rinnovamento
del Protestantesimo italiano.
Credo che esista un evangelismo
nostrano che va dai valdesi ai pentecostali, comprendendo metodisti,
battisti dei due rami e varie sètte
che faranno cagnara fin tanto che
dureranno i ’missionari’ esteri. Dobbiamo ricercare il volto di questo
evangelismo, dargli un assetto; coordinarlo : solo un’opera di pazienza e di
umiltà si addice al nostro tempo. E
invece ci isoliamo come signori blasonati (e decaduti), fieri di una tradizione che non è nemmeno teologica. ma tutta carne e sangue, nutrita
di miti piò che di storia. Quando rifletto su questa nostra Chiesa così
piccola e pur così ricca di doni, dotata d’una straordinaria gamma di
possibilità, capace di sintesi così ampie... e poi osservo come — per non
saper morire, per non voler cedere
un'unghia del suo orgoglio — essa
si relega e si isola in una solitudine
pesante, futile, mi sento male.
La nostra è una generazione di
spietati giustizieri : quel che non serve è accantonato, fuori del giro; le
Istituzioni cristallizzate vanno al museo: i miti sono sbertucciati e derisi;
quanto agli avi, si preferisce rifarci
dalla scimmia piuttosto che dal nonno garibaldino o dal trisavolo purosangue; la tradizione è bagaglio inutile per chi vuole inoltrarsi spedito
verso il domani. A ragione o a torto,
oggi si sente cosi, anche nelle comunità. Teniamone conto! In questo contrasto fra il vecchio e il nuovo, io
credo ancora nel vecchio, ma quando
morire come il seme, quando ha
tanta consapevolezza della forza che
porta in sè da non avere paura, da
non farsi furbo e avido. Lasciamo ad
altri, lasciamo al mondo, le manovre
tattiche, le capziosità ed i ripicchi,
per testimoniare insieme, per riconoscere insieme — gomito a gomito,
quali fratelli egualmente amati dal
Signore — la fisionomia di questa
unica diaspora evangelica che è il
Protestantesimo italiano.
Ringraziando tutti coloro che hanno partecipato al dibattito epistolare,
saluto fraternamente. L. Santini
Caro Santini^
sei sicuro di non passare accanto
al problema, con la tua semplice accusa, rabbiosamente sofferta, di seny
ìità, precoce o non? ti pare proprio
che possa, ad esempio, essere definita
così la posizione che ha espresso, in
modo così aperto, Vittorio Subilia? Sei
sicuro di non contrapporre solo un
mito. Vevangelismo italiano, a quello
che per te sembra essere oggi solo un
mito, la tradizione riformala valdese?
se per molti questa è più "'carne e
sangue"' che soda teologia e fede vissuta, non perde il suo valore intrinseco per ìT fatto che siamo dei cattivi riformati. L'evangelismo italiano?
Sono pronto ad ammettere con te l informe esistenza di quella che tu chia
mi l'^( unica diaspora evangelica ». Ma
essa si raccoglie, attualmente, sotto il
mimmo (mollo minimo) común denominatore di un assai generico e formale richiamo comune alla Bibbia
(dal più gretto bibBcismo al liberalesimo razionalista e spiritualista), accoppiato a un sospettoso relativismo
teologico: salvo che fra i pentecostali,
manca pure, largamente, oggi, una
passione evangelizzatrice reale, profonda. Quasi ogni chiesa o gruppo,
per altro, conosce ora un reale travaglio interno, una ancora oscura ma
forte volontà di rinnovamento. Voglia
il Signore che ci porti davvero più
vic‘*ii gli uni agli altri: sono però
fermamente convinto che l unione sarà frutto del rinnovamento, non viceversa. E non esito a dire — anzitutto contro me stesso e la mia Chiesa qaaVe attualmente per molti riguardi — che tale rinnovamento non
potrà operarsi se non lungo le linee
fondamentali (non in schemi chiusi)
tracciate dai Riformatori. LTtalia cattolica, agnostica e in larga misura
pure "evangelica'' ha rifiutato o schi- di
voto da sempre il messaggio della Ri- ! gr
forma. Forse qualcosa si sta muovendo, nel nostro evangelismo (a parte
la comprensibile xenofobia verso certi
"missionari ). Ci vuole pazienza e
umiltà, hai ragione, e tenacia: senza
cedere a un garibaldinismo da anni
sessanta, che non ci porterebbe avanti,
ma indietro, mi pare. Fraternamente,
nell'accoratezza e nella speranza,
Gino Conte
Rinunziare al nome ?
Torre Pellice, 2-5-’64
Nel trattare l’eventualità dell’unione Metodista-Valdese, non di rado
vediamo affermala l’opportunità od
addiirittura la necessità che per raggiungere l’auispicaJa unione la Chiesa Valdese rinunzi al suo nome.
Non si tratta di una quistio-ne di
secondaria importanza. Aoimati come siamo da sincero affetto per i fratelli Metodisti, ci sia consentito di
esprimere modestamente la perplessità che desta in molli Valdesi la
r ichiesta di tale rinunzia.
Potremmo dire vari motivi ohe
giustificano la nostra perplessità. Ne
.-rfiditiamo qui uno solo. Il nome
Valdese riassume tutta la nostra storia fatta di tante vicende spesso j
drammatiche come tutti sanno attraverso i secoli (vero è che il nome ^
V’aldese ha subito anticamente varie ^
modificazioni, come l’ha dimostrato |
recente un nostro Professore con
grande erudizione). Ora non si può
leggere la storia valdese senza provare la certezza assoluta che in essa
s. manifestò il volere di Dio e la
Sua mano protettrice fece sì che la
Sua volontà g’ademipisse. Ed invero,
più volle si manifestò l’intervento
divino, clic operò un vero miracolo.
Storia che stupì gli esperti dii cose
militari. Ad esempio, come fu possibile il glorioso Rimpatrio? 11 rim
Campioni della fede no, testimoni sì
Torino, 28 aprile 1964
Ritengo mio dovere inviare al Past.
Gino Conte qualche parola chianficatoiice in merito alla lettera da me
inviala al giornale in risposta al commienito eh egli faceva circa Jo sciopero dei diipraidenti statali, pubblicato
sul n. del 10 aprile u. s. Per prima
cosa mi devo scusare per il tono ed
anche per il contenuto d^a lettiera,
ma .soprattutto P« 1« condizione.
Dico sùbito, non certo a mia dilesa,
di aver iscritto d’impeto e doim una
frettolosa lettura dd testo con il quale polemizzavo; aggiungo di aver ge
neralizzato talmnte il vocabolo « accodami » ebe ora, rileggendo il tutto, mi accorgo che quella lettCTa era
più indicate per altri giornali. Di
conseguenza il Pastore Conte può essere certo die le Sue opinioni non
sono per nulla offuscate dal sospetto
di essere « reazionarie » (anzi, se mi
si permette una espressione seberzo
sa ma non troppo, direi che non mi
stupirebbe una eventuale vertenza sin.
dacale dei Pastori nei confronti ddle loro chiese).
Detto questo, ritengo di dover confermare, con libertà e molto fraternamente, che rafferraazdone di sciopero « polìtico » è una contraddizio ne in termini in quanto lo stato di
agitazione sindacale viene prodamato a ragion veduta, vale a dire dopo
a volte snervanti trattative. Faccio
un esempio pratico : io die scrivo
sono dipendente comunale di ruolo
con sed anni di servizio, sono un
àempliqe bidello-custode, la Fiduciaria della scuola nella quale mi
trovo è insegnante, statele, di ruolo
con venti anni di servizio, ebbene,
la tredicesiima mensilità di questa jignora è stata di circa 15.000 lire mferiore alla mia. Per formulare un
giudizio non è certo il caso di essere dei laùréali in economia. La dif
ferenza dello stipendio iniziale tra un
biddlo dipendente statale e i miei
rolleghii dipendenti municipali è d>
lire 29.000 (35.000 i primi, 64.000 i
secondi). Sciopero imlitico ?
Condivido pienamente i timori che
il Pastore Conte esprime verso quei
fratelli i quali, forse in modo trogipo
spregiudìeato, si sono buttati ndla
miischia delle miserie umane, ma essendo uno di loro, ritengo di poter
affermare a nome di lutti, che nessuno di noi si considera un campione della fede, ma ebe proprio per
questo ci sarebbe dì grande conforto il sapere che qualcuno ci comprende e soprattutto prega per noi,
cncbe ge non condivide il nostro concetto di testimonianza.
Fraternamente
Luigi Gomorra, membro corrente socialiste Direttivo Sindacale CGIL dipendenti comunali di Torino.
pianto Generale Giulio Martinat (me.
daglia d’Oro) disse e scrisse che per
i suddetti esperti quella grande vicenda non si poteva spiegare: era un
mitstero... E noi crediamo che non
fu di valore (per quanto reale) tattico e strategico dei nostri che rese
possibile il Rimpatrio, bensì la loro
fede nel Dio che li ispirava, proteggeva e guidava. Come non fu col
girare attorno a Gerico che Giosuè
potè vincere l’ardua ballagiia, ma
la sua ubbidienza ad un ordine che
poteva parere strano, tua al quale il
gran condottiero ubbidì fiducioso in
Dio. E non fu ¡1 suon delle trombe
che fece cadere le mura di Gerico,
bensì la mano di Dio (Giosuè VI,
r.firci XI, 39).
Ma con quale scopo Dio protesse
e benedisse sempre il popolo d’israeie e gli fece riportare tente vittorie?
Perchè Israele facesse conoscere alle genti il Nome dell’Eterno.
Orbene, noi sentiamo una grande
analogia fra la nostra storia e quella
ùeli’lsraele antico. Tant’è, molte voi.
te il popolo Valdese è stato chiamato « l’Israele delle Alpi ». Perchè
Dio iwotesse e benedisse i nostri padri in viete di un fine analogo a
quello proposto all’Israele antico.
Era la vocazione ad evangelizzare
l’Italia. Altri verniero poi in Italia
per io stesso fine. Ma per tanti secoli, ed oggi ancora, l’Israele delle
Alpi ha la sua ragion d’essere. Deve
testimoniare, evangelizzare.
Nessun vanto da parte nostra. Anzii, uniiiliazione', perchè siamo costretti ad ammettere una distiinzioné
fra la Chiesa veramente Valdese, con.
scia della sua missione, e un Popolo
Valdese che ha dimenticato il compilò da Dio affidatoci. Non oi perdiamo d’animo. Il nucleo dei Valdesi
fedeli esiste ancora. Al di là dell’ora
difficile che tutte le Cliiese Cristiane
stanno attraversando, la nostra fede
guarda innanzi, guarda in alto. Un
popolo apiritualmente rinnovato rialzerà il suo vessillo : « Lux lueet in
tenebris ».
Conservatorismo? Tradizionalismo?
Campanilismo? — No. Ma certezza
che non invano Dio ha protetto, tante volte ha liberato e benedetto la
Chiesa Valdese, in vista del grande
fine verso il quale teniamo fisso lo
sguardo. Non si parli di « eticltetla ».
11 nome Valdese per noi vale molto
di più di una « eticlietta ». Esso ci
litliiama ad un dovere preciso voluto da Dio. D’altronde, ritengo die
’Evanigeliismo in Italia non avrebbe
nulla da guadagnare con lo sparire
dd nome Valdese.
Che cosa ci serba l’awenire? Non lo sappiamo. Ma se più tardi
la nostra Chiesa si sentisse in dovere
di rinunziare al proprio nome, la
decisione non potrebbe essre presa
da un certo numero di dirigenti eclesdastici, ma tutta quanta la Chiea dovrebbe essere consultata con
grande cura.
I fratelli Metodisti cerehino di
compirenderci. D’altronde, mi pare
che il Prof. Subilia abbia lagione av.
vertendo che bisognerebbe ricominciar da capo, se si vuole raggiungere
una unione che sia un eiifieio saldo, duraturo, non simile à certi edifici che incominciano a crollare prima di essere terminati.
Cerchino di comprenderlo i nostri
cari giovani. Io comprendo la loro
impazienza. Ancà’io, come loro, sono stanco di tante lungaggini, di ordini del giorno sinodali conditi da
molto sentimentailiismo. Ma ci vuol
pazienza. L’unione, se vrarà, verrà —cerne è stato detto — quando e nel
modo che Dio vorrà. Intanto, avvi
tiniamoci spiritualmente. Si svilup
pi quello che di pratico s’è già ini
ziato. Camminiamo fiancò a fianco
Aiutiamoci reciprocamente. Parliamo
ci sempre più chiaramente con lin
guaggio sempre fraterno. Ci animi
sempre lo Spirito di Dio.
Giovanni Bertinatti
Sulla predicazione
Abbiamo ricevuto parécchie lettere
— alcune assai lunghe — sul problema posto due settimane or sono da
due articoli di prima pagina: uno di
Giorgio Girardet ("Super market,
piano III, in fondo") e uno redazionale ("La parola e l'atto"); in seguito G. Girardet ha ulteriormente chiarito il suo pensiero, e interviene in
questo num. Lino De Nicola, Il problema è quello della predicazione. Per
la cronica ristrettezza di spazio ^ non
possiamo pubblicare oggi questé lettere (a titolo d'informazione facciamo presente che l'intera seconda pagina di questo numero era già pronta
e impaginata la scorsa settimana e,
oltre a vario altro materiale, ha dovuto essere rinviata in blocco); né forse potremo pubblicarle integralmente
sul n. prossimo; ci ripromettiamo comunque di trarre da ogni intervento
il nocciolo essenziale, e ringraziamo
tutti i lettori che ci scrivono e ci scriveranno.
4
I»g- 4
8 maggio 1964 — N. 19
vita dell'agricoltore
per ragazzi prodnrre pin carne
RENE’ GUILLOT: Griska e l’orso Bemixirad ■ Majrzooco - Collana «I
premiati del mondo » - Premio « Infanzia del mondo» ■ L. 1.500 - 9-13
anni.
Quando la notte artica piomba su!
glande nord siberiano, gli uomini della tundra amano raccogliersi nelle capanne intorno al fuoco che rosseggia
sulle pietre e raccontarsi la straordinaria storia di Griska, il coraggioso
fanciullo diventato amico degli orsi
neri.
Avventura? Vita vissuta? Fiaba?
Leggeaada? Storia di animali? Tutto
questo cercano i ragazzi a tutto questo trovano, raocoovtato molto bene,
illustrato molto bene nel litoo dell’autore francese che, come risulta dialla collana ohe lo ospita, raggiunge un
livello veramente alto.
Quando il coraggio diventa bontà,
quando l’avventura non è gesto irrazionale, ma atto vissuto nella coscienza di compiere rm dovere, quando il
« fantastico » così necessario all’infanzia, età in evoluzione, non è impastato di fantasticherie vuote e serve a
trasferire i pdocoii in una atmosfera
lontana e affascinante e appassionante, e tuttavia reale e più umana e più
calda deli’atmosfera piccolo-borghese
che in genere sono abituati a respirare, allora mi sembra che il libro risponda a compito utile e dia quello che gli chiediamo di dare anche da
un punto di vista morale. E questo
libro lo dà.
Grisba, la sua inseparabile amica
Jakù, il loro « fratellino » orso (un delizioso cucciolo nero di orso che Griska ha trovato doiK> una caccia organizzata dagli uomini del suo villaggio) sono i protagonisti del libro, creature vive coin cui i ragazzi non potranno non identifloarsi. Essi vivono
una vita intensa e felice fra le nevi
siberiane e si stabilisce tra loro la
grande e salda amicizia. Deiramioizda
questo libro è im messaggio.
Val la pena che i vostri ragazzi lo
abbiano nella loro bibJloteoa e resterà nel loro cuore come una fresca esperienza di vita.
SCOTT O’ DELL ; L’isola dei delfìni
blu - Bempoirad - Marzocco - Collana
« I premiati del mondo », « Newberry Meda! », « German Juvenlle Book
Prize », « Lista d’onore Andersen » L. 1.5(W - 9-13 anni.
L’Isola dei Delfìni blu è un’isola persa nei Pacifico : su di essa vive una tribù di selvaggi costretti, ad un dato
momento, a lasciarla. Per una serie
di peripezìe una ragazza della tribù.
Karana, che dicono realmente esistita, è costretta a rimanere suU’isola e a
vivervi completamente sola, lottando
contro le fiere e contro gli elementi
delia natura.
Malgrado questo intreccio cosi, avventuroso, la luce del libro ci viene
dalla serendità di Karana. Perchè è
primitiva? Perchè non ha complessi?
Non so, ma è notevole quanto sappia
affrontare e accettare la vita ardua
che le si presenta, senza mal ribellaisi. La vita le piace, nella stupenda cornice naturale che la circonda, la vita
le sembra importante e vuoie viverla
A tratti, il ilibro deU’autore americano mi ha ricordato i racconti della
creazione : per Adamo ed Èva la creazione doveva essere deliziosa quanto
per Karana la sua isola. Il peccato
ha introdotto per Adamo come per
Karana quel dolore e quello sconvolgimento del mare e della terra ohe
potrebbe «seppellirci per sempre se
Colui che fa tremare il mondo fosse
veramente adirato con noi». Ma per
Karana come per noi, « sopra ogni desolazione .giunge benefico dal mare un
venito fresco ohe odora di alghe».
Berta Subilia
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribonaie di Pinerolo
n. 175. 8-7-1960
Tip. Subalpina a.p.a. - Torre Pellice (To'
Gli assegni famigliari ai coltivatori diretti?
I problemi deH^agricc/ltiiira <»ono, si può
dire, all’ordine del giiomo in tutti gli Stati del mondo, almeno per un duplice motivo: procacciare gli alimendi aill^ popolazione ed afitsicurare aigli aig-ricoltorì dei ricavi tali da consentire loro di contimiarc
una professione cosi preziosa per la coUetCoività.
In Italia le vicende agricole non gono
tanto più gi*avd che altrove (ovunque gli
agricoltori si Lamentano ed anche Kruscev
ammetite grosse diisfuzioni nella produzione sovietìioa) ; ma, in questo momento, la
situazione prasenita da noi aspetti di singolare acutezza. Il rapido svilupjM) indù
striale ha offerto nuovi posti di lavoro, piu
sicuro, meno faticoso e maggiormente retribuito, cosicché molti contadini hanno lascdaito i campi per la fabbrica. Oli accresciuti guadagni hanno nnigliorato H tenore
di vka, in generale si mangia meglio che
in passalo, cioè si consuma assai di niù,
specie di carni e foirmaggi.
Senonchè al i-eponiino aumento dei consumi non ha potuto far risieontro un pari
aumento della produzione la quale è invece progressivamente risultata inferic-re al
faibbisogno. Per colmare la differenza sd so
no dovuti accrescere di molto gli acquisti
all’estero e tra i generi maggiormente im
portati figurano appunto la carne ed i formaggi. Non avendo però potuto aumentare
di pari passo le nostre esportazioni, ne è
fatalmente conseguito un forte deficit della
bsìanoia coimmeroiale, come, in sostanza avv'iene nelle famiglie che spendono di più
di quanto introitano: non si vende man
cano ì quattrini per comperare.
Questo stato di cose preoccupa il Gover
no il quale ha bensì ottenuto un notevole
prestito dagli Staiti ma poiché poi
Msosna pagarlo, restano spiegali i pressanti apipelJi governativi agli agricoltori per
uno sforzo produttivo nel settore zootecnico (hovini e pollame) onde diminuire, se
non annullare, le importazioni dali’estero.
Tra rallro va tenuto, conto altresì che l’aumento del consumo carneo si veiifica pure
nei Paesi già largamente esiporlatcri (così la
stessa Argentina) { quali vanno ora restringendo le vendile sia di partii macellate che
di animali vivi, laiobé sorge preoccupaziionc anche per il reperimento e l’alto prezzo
dei vitelli da ingrasso*
Con ciò non è detto che incomba un raziionamento deilla hitstecoa, ma innegabilmente le prospettiive non sono brillanti.
pierò : è facile aumentare ¡1 numero del
capi in stalla o comunque elevare la resa
di quelli esistenti? Se gli aUevatcri della
più favorita pianura | irrigua avanizano serie riserve in proposito (deficienza di mano d’opera, alto costo dei mangimi, inadeguato prezzo del prodotto), die diranno
quelli della coMiina asciutta e della montagna? Il disHorso è lungo e complesso,
non lo Sii può dì certo esaurire in questa
ncia meramente informativa. Esortiamo tuttavia coloro che Iranno interesse all’argomento a richiedere agli Ispettorati Agrari
ed ai Forestali | rotkigli tecnici che essi
seno m grado di fornire.
Altro argomento: pare che faccia strada
la pro-posta d| legge tendente a concedere
gli a.ssegni famirliarì aj coltivatori diresti.
Aion è molto e non è imminente, ma può
essere un comforto per ehi è rimasto fedele
alla terra. Emiro
BOBBIO PELLICE
— Sabato 25 aprile, organizzata dalla nosira Unióme Giovanile, ha avuto liuogo la
ormai tradizionale gita annuale nd coreo
della quale abbiamo visitato Cervinia, Aosta, Cormayeur, Entreves col magniifico scenario della catena del Bianco e rimbocco
del traf-3ro. Tempo splenidido; ottima la
giornata seppure fa;ticosa, ©d ottimo lo spirito regnante tra i 42 partocdpanti alla, gita,
lieti di incontrare a Cervinia alcuni Bob-bdesi (iPieUro e Luciano Gounet del Courtilei e Bruno Puy del Giastel) venuti ad
inco-ntrared là da Ginevra e rimasti con noi
tutta la giornata. Un vivo grazie agli organizzatori ed al direttore di gita.
— Donienica 26 aprile la nostra comunità ha ricevuto la molto gradita visita di
una trentina (]i mamme delle Union; di
.‘ingrogna guidale dalle signore Taccia e
CiostBibell. Le mamme baimo partecipato
compatte ad nostro culto rendendo, con le
loro voci, più nutrito il nostro canto; poi
hanno comsumato jl loro pranzo al sacco
nella nostra sala Unionista dove ]e mamme
di Bobbio avevano preparato loro una sostanziosa rniineatra, dolci, caffè; nel pomeriggio, dopr una rapida visita ai locai; delle nostre attività ecclesiastiche, esse si sono
recate con le ma-ttrme di Bobbio a Sibaud
dove sono state date loro notizie sul monumento stesso e sulla nostra parrocchia.
Una tazza di thè ci ha riuniti nuovamente
lutti nella sala Unionista dove abbiamo
udito i messaggi d®H® signore Taccia e Costabel e del Pastore locale; poi, verso le
18,15, la partenza. Ringraziamo vivamente
le mamme d; Angrogna per questa loro visita favorita da un tempo magnifico e diciamo loro di cuore un « arrivederci a presto » sperando che i contatti tra le nostra
Union; si inteusifiebino per ravvenire. Ed
un grazie sincero diciamo pure a quelle
sorelle dell’Undone delle mamme di Bobbio che hanno prestato volonterosamente
la loro opera per confezionare la minestra,
i dolci, il caffè per 1© nostre ospiti ed il
tliè per le Unioni riunite.
— Lunedì 27 apri'le ha avuto luogo il
servizio funebre del nostro fratello Charbonnier Davide fu Paolo deceduto improí
visamente alila borgata Perlà il giorno 25
aprile. Egli avrebbe finito tra una ventina
di giorni 93 anni; era il decano della nostra Comunità. Da qualcbe gioirno sì sentiva leggermente indisposto; ma nulla lasciava presagire la sua dipartenza. Era amato e stimato da noi tutti e con la sua compagna, tuttora vivente e più anziana di lui
di circa due mesi, accoglieva sempre con
riconoscenza olii ai recava da loro per visitarli. Egli ha avuto ;1 tempo, sentendosi
morire, d; dire alla sua compagna: « Me
ne vado; vieni presto a raggiungermi »; poi
è spirato. Alla moglie, ai figli, alile figlie,
ai nipoti, pronipoti e parenti tutti ridiciamo la nostra viva e fraterna simpatia cristiana domandando al Signore di essere con
loro e di consolarli ¡n quest’ora di lutto.
— Venerdì l» maggio ha avuto luogo il
servizio funebre del nostro fratello MicheUn Stefano fu Paolo abitante alla frazione
Laus, deceduto improvvisamente alla età di
anni 77 il giorno 29 aprile presso una delle figlie a Bobbio centro. Anche per lui,
quella che sembrava una semplice, leggera
indisposizione, si è improvvisamente risolta in un collasso cardiaco che ne ha segnato la fine. Egl; lascia tra noi il ricordo di
un uomo affabile e buono di cui sincero è
in tutti il rimpianto. Al figlio, alle figlie,
a; familiari ed ai parenti tutti la nostra
viva simpatia cristiana invocando su loro
tutti le consolazione del Padre. e. n.
CORATO
Convitto Maschile Valdese
TORRE PELLICE
LE ISTALLAZIONI: una piscina coperta (13x6 m.) per l’estate e l’inverno, tennis, campo di foot ball, palla a volo e palla canestro, ottima posizione di mezza montagna. Sci con impianti di risalita.
ESTA'TE’^ dal 1®^ luglio al 31 agosto si accettano ragazzi dagli otto ai
quindici anni per vacanze organizzate; possibilità di studio in vista
degli esami di riparazione (massimo due materie).
INVERNO: le iscrizioni per elementari, scuole medie, scuole professionali e ginnasio-liceo sono aperte.
RETTE: per le finalità del Convitto che si rivolge soprattutto al pubblico evangefeo, le rette sonp molto modeste in rapporto alle attrezzature sportive messe liberamente a disposizione dei ragazzi senza supplementi.
BORSE DI STUDIO: sono^ messe in palio alcune borse di studio (metà
retta) per alunni particolarrneiife meritevoli di modeste condizioni
economiche,
INFORM.AZIONI: scrivere al*Convitto Valdese TORRE PELLICE (TO).
— Domenica 15 marzo è stato celebrato
il matTÌimoniio di Diiaaparra Vito e Leo Grt;zia. I nostri rallegramenti ed auguri agli
sposi ed alla famiglia Diasparra, ; cui -ooniponentii sono membri della Comunità.
— Domenica 12 aprile l’intera comunità
ha partecipato al raatrimondo di leva Rosa
c Cardile Gaspare della Comunità Valdese
d; Palermo. Erano amile presenti, venuti
da Palermo, la madre, parenti ed amici
dello aposo. La nostra gioia è Stata accompagnata dal rimpianto di dovere perdere,
nella -noislra cara Rosa, -la dirigente del Cenuro Sociale, la nionìtirice, la sorella e la
consigliera di tutte le nostre ragazze. Ci è
di conforto il sapere die nella vivente comunità di Palermo ella porterà il suo wrezioso 'Contributo. Nel rinigraziarla .per quanto in questi banni ha fatto a Coralo, e nella
speranza che il Signore oi aiuterà a riempirò il grande vuoto da lei lasciato, auguriamo a lei ed al suo sposo mclte benedizioni da parte del Signore. E. CO.
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a persone tranquille ed ordinate.
Rivolgersi al giornale.
TOBRE PELLICE
Il 25 aprile scorso nel tempio valdese
di Torre Priiice ¡1 pastore Ayassol di Torino ha unito in matrimo'n'io i gievaui Vera
Paschetto e Guido CMin. .41 termine della
parte ufficiale, civile e religiosa, del rito,
il Pastore .4yassot ha voluto dare a'icuni
utili consigli ai giovami sposi, che egli ha
ccnost-iuto sin da quando erano bambini,
die possiamo così sintetizzare : Ricordatevi
— egli ha (Jet’to — la serenità regnerà sempre nella vostra casa, nella buona come nella avversa sorte, se avrete Fede, Fedeltà.
Fiducia l’uno verso raltro e soprattutto in
Dio. Ha iireso parte alla cerimonia la Corale di Torre, dèlia quale la sposa è meni,
bro (oltre die figlia del suo presidente!,
con un inno di cireoetanza. Terminaita la
funzione gl; sposi hanno offerto, alla Fo
resteria, un ricco rinfresco ad una settantina tra parenti ed amici. Molto bello il discorso ;n francese pronunciato dal signor
Adolfo Jouve all’indirizzo degli sposi per
augurar loro tanta felicità in una lunga vita
ccniiigale vissuta sotto lo sguardo di Dio,
nel suo timore. „
PRAMOLLO
Diamo il benvenuto a Ire piccoli clie
ul .imamente sono venuti ad accrescere la
iamiglia della noistra chiesa: Sanpè Ivana
di Oreste e di Anita Jahier; Travers Clandia di Giovanni e di Angela Leontina Lon''Peyronel Rodolfo di Enzo e di Mirella
Jahier. Vivi rallegramenti ai genitori ed
auguri di ogni benedizione a queste famiglie ed ai neonati, [ulti primogeniti di questi focoiiari.
Lunedì 27 aprile un gran numero di
parenti, amici e conoscenti ha acconipagna
to al cimitero della Ruata le spoglie mortali da! fratello Beux Eli (Busi) di anni 76,
deeedulo improvvisamente airOspedale Agnell; di Pinerolo, dove era stato ricoverato d’urgenza nel pomeriggio di sabato 25
ciprille. Alla vedova, ai figli, a unti i familiari visitati dal lutto rinnoviamo l’esioressione della nostra simpatia cristiana ed in
vochiamo su di loro le consolazioni della
fede e della speranza nel nostro Signoi-e
Gesù Cristo, risurrezione e vita per chiuiique crede.
— Domenica 17 Maggio, p. v., tutti
i Pramollini vicini e lontani e tutti
gli Amici di Pramollo che amano fare
la loro passeggiata pomeridiana, sono
invitati a voler salire alla Ruata ed a
ritrovarsi alle ore 15 nel nostro tempio : la Corale della chiesa di San Gerniano Chisone darà un concerto, U cui
incasso a-ndrà a beneficio dei restauri
del nostro locale di culto. Confidiamo
in una vostra numerosa partecipazione e siamo certi che apprezzerete (e
esecuzioni della Corale delia nostra
chiesa consorella e che non rimpiangerete le ore trascorse a Pramollo.
La vedova ed i figli, pirofondamente
commossi per la dimostrazione di simpatia ricevuta in oiccaisione deH’improwisa scomparsa del loro caro
Eli Beux
nella impossibilità di farlo peirsonalmente, ringraziiano tutti coloro che
con scritti o di presenza hanno preso
parte al loro grande dolore. In modo
particolare ringraziano l’Associazione
ex Ccmbatteintd di San Germano Chisone, la signora Adele Jahier ed i vicini di casa.
Pramollo (Bosi), 27 aprile 1964
Grave sciagura ha troncato la vita
d'i
Luigia Bounous
in Peyronel
La famiglia, commossa dalle marnfestazioni di simpatia ricevute in questa occasioine, ringrazia quanti hanno preso parte al suo lutto e in modo
particolare coloro che l’hanno socco-isa nei suoi ultimi istanti,
Riclaretto, 28 aprile 1964
PRAROSTINO
— RicO'rdìamo alla Comunità che
domenica prossima IR maggio, alle ore
10, dopo un breve culto liturgico, avremo FAssemblea di Chiesa. All’ordine
del giorno: Relazione del Concistoro,
nomina delegati alla Conferenza Distrettuale e al Sinodo e revisori dei
conti, vacanza della Parrocchia e varie. Rivolgiamo un caldo invito affinchè si intervenga numerosi.
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dalie 14,30 alle 19
Venerdì: dalle 8,30 alle 12
dalle 14,30 alle 19
Sabato : dalle 14,30 alle 19
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