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Anno 118 - n. 46
12 novembre 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
A VICO EQUENSE LA VI ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE DELLE CHIESE EVANGELICHE
Una spinta propulsiva
La Federazione esce rafforzata da un’Assemblea che è stata la più efficace e produttiva dell’ultimo decennio, ha varato il nuovo Servizio di Azione Sociale e ha accolto due nuovi membri
I « desaparecidos » ( gli scomparsi) sono, in Argentina ed Uruguay, circa 30.000. Sono oppositori politici, loro familiari, anche
bambini, prelevati dalla polizia,
dalle forze armate, o da organizzazioni paramilitari, detenuti e
in molti casi assassinati in un
luogo segreto.
Scopo di questa operazione del
regime militare è quello di ottenere informazioni, estorcere confessioni, incutere terrore tra i
possibili oppositori al regime dittatoriale.
Molti di loro sono considerati
« rehénes » ( ostaggi ) cioè veri e
propri prigionieri politici la cui
vita dipende dal eomportamento
dei loro compagni che vivono nella clandestinità organizzando la
opposizione nel paese.
Da cinque-sei anni tutto questo
era conosciuto; lo denunciavano
organizzazioni internazionali come Amnesty, e l’associazione dei
giuristi internazionali; la stessa
Italia aveva inviato delegazioni
di sindacalisti, di uomini politici
in quei due paesi per aecertare
la veridicità di queste denunce,
l’associazione delle madri dei ’’desaparecidos” aveva consegnato al
presidente Pertini circostanziate
denunce su questa situazione, e
lo stesso presidente del Consiglio,
Spadolini aveva firmato un appello internazionale pubblicato sul
quotidiano argentino « Il Clarin »
per conoscere la sorte di alcuni
desaparecidos.
Perché allora c’è voluto la pubblicazione di una lista di 297 borni di Italiani desaparecidos prima di un intervento ufficiale del
nostro governo?
C’erano già prima tutti i presupposti giuridici per investire
della cosa le organizzazioni internazionali; esistevano denunce
circostanziate, la possibilità del
ricorso da parte delle autorità
italiane a¡ tribunali argentini e
uruguayani pef 1’« babeas corpus ».
Una prima risposta la possiamo trovare nei fatto che durante tutto questo periodo l’Italia
ha mantenuto buoni rapporti
commerciali con l’Argentina cui
ha continuato a fornire armi,
grazie anche ai buoni uffici della
Loggia P 2. All’epoca della crisi
delle Falklands-Malvine la sinistra italiana ha premuto per un
atteggiamento di sostegno all’Argentina identificando in quella
guerra un momento di lotta antimperialista, dimenticandosi forse che le « Malvine sono argentine, e i desaparecidos anche », come gridavano nella Plaza de
Mayo le loro madri.
Oggi la campagna di stampa
sui « desaparecidos » può apparire tardiva (la si fa nel momento
in cui si scoprono i cimiteri),
ma può anche servire a cambiare
il nostro atteggiamento rispetto
al diritto di asilo che l’Italia dovrebbe accordare in forza dell’articolo IO della Costituzione
agli oppositori politici argentini
e uruguayani e che non viene riconosciuto, preferendo il governo
italiano rispettare un accordo bilaterale. Sui desaparecidos non
c’è solo lo sdegno per l’atteggiamento della nostra Ambasciata
ma anche per quanto qui in Italia no,n facciamo per i loro familiari.
Giorgio Gardiol
In uno dei gruppi di studio
che discutevano le linee future
dell'intervento della Federazione
nelle zone terremotate, il pastore Bruno Rostagno è intervenuto accostando due testi biblici:
la moltiplicazione dei pani, con
l’invito di Gesù all’impossibile
(che egli realizza poi per i discepoli) « date lor voi da mangiare », e la parabola in cui Gesù
invita ad un responsabile realismo chi, volendo costruire una
torre, è chiamato a sedere e calcolare la spesa per vedere « se
ha da poterla finire ». Non c’è alcuna conciliazione logica tra questi due testi, ha affermato Rostagno, eppure dobbiamo tenerli presenti tutti e due nella prospettiva del nostro lavoro.
Una tensione feconda
Questa osservazione mi sembra riassumere bene lo spirito
che ha animato questa VI Assemblea della FCEI. Da una parte
essa è stata posta di fronte al1’« impossibile » di un intervento
nelle zone terremotate che non si
è limitato a gestire i soverchianti aiuti finanziari giunti dall’interno e dall’estero in un piano
di ricostruzioni ma, al di là di
questo, ha inteso iniziare la costruzione di un intervento nel
« sociale » basato sulla parteci
pazione della gente del Sud; dall’altra ha bevuto fare i conti con
le forze limitate delle nostre
chiese e Opere quanto a mezzi —
dato il programma a lungo lunghissimo termine — ma anche e
soprattutto a uomini. Da una
parte l’affascinante prospettiva
di impegnarci a fotìdo in progetti che il pastore Sergio Aquilante, neU’aggiornamento ■ che ha
fatto della sua relazione programmatica tenuta l’anno scorso al Convegno di Vico Equense
sul terremoto, ha indicato come
« pezzi di un mondo nuovo catapultati in questo nostro vecchio mondo »; dall altra i conti
preoccupanti con l’impreparazione, l’inadeguatezza, i condizionamenti derivanti daH’emergenza
che ha determinato scelte e modalità di intervento non sempre
ponderate e opportune.
Ma questa tensione tra due
aspetti diversi e ugualmente importanti della nostra realtà evangelica non ha carati erizzato solo
la discussione sui progetti di
Monteforte, SenercHia, Ruvo del
Monte, ecc., bensì l’intera Assemblea. Essa si esprime anche
nelle due predicazioni che hanno aperto e concluso l’Assemblea; l’una, che riportiamo in
questa pagina, centrata sull’« ottimismo evangelico » dato dalla
percezione della nostra vocazione; ¡’altra, che pubblicheremo
Mentre parla il pastore Sergio Aquilante siedono al tavolo della
presidenza (da sinistra) Salvatore Rapisarda, Maria Shaffi Girardet
. e Valdo Benecchi.
nel prossimo numero, dedicata
ad una analisi impietosa eppur
appassionata della tentazione come fatto costitutivo della nostra
realtà di credenti. Non si tratta
però, si badi, di luce e ombra,
di positivo e negativo, bensì di
due aspetti complementari di
una stessa spinta propulsiva che
GIUDICI 6: 7-16
Vocazione, segno della grazia
« Va’ con cotesta tua forza, e
dian; non sono io che ti mando?
La situazione descritta nel libro dei Giudici in generale, e di
riflesso nel brano da cui è tratto
il nostro lesto, è una situazione
di grave crisi e di grave sbandamento per molli versi simile alla nostra. Nel contesto di una
crisi economica dovuta alle razzie dei Madianiti, di episodi di
violenza intestina, di perdita di
identità segnata da un dilagare
dell'idolatria, di caduta degli
ideali nella sfiducia circa la possibilità di uscire da tale situazione, Dio sembra lontano. Vicina è l'angoscia che spira da queste pagine, la disperazione della
gente che non reagisce più e si
limita a vivere alla giornata.
Dio, su questo orizzónte senza
luce, sembra al crepuscolo.
Eppure, allora come oggi, la
predicazione non manca. Il testo parla di un profeta sconosciuto che ripete una ferma confessione della fede e sa indicare
con chiarezza il peccato del suo
tempo. La tristezza del tempo
presente non cancella il fatto
che Dio ha operalo la liberazione dalla servitù, ha donato una
terra e la legge e cioè uno spaz.io in cui sia possibile vivere la
salva Israele dalla mano di Ma
». (Giudici 6; 14)
libertà ricevuta nella solidarietà
e nella responsabilità verso il
fratello. La fede confessata è
quindi molto più fede in un Dio
che agisce, piuttosto che fede in
un Dio che si limita ad essere.
La tristezza del tempo presente,
afferma il profeta sconosciuto,
è dunque conseguenza dell'idolatria, dell'incapacità di vivere
la libertà nella .solidarietà e nella responsabilità; non per nulla
l'idolo è un dio statico che non
agisce e non è in grado di cambiare le cose.
In questa atmosfera di rassegnazione e di sconfitta nella quale risuona sola ed isolata la voce del profeta scoiiosciuto, Dio
incontra Gedeone c afferma di
essere con lui. Dio non è al crepuscolo: Egli è con l'uomo non
come l'idolo che è statico e mulo, bens'i come il Dio che parla
e agisce.
Ma la fede di Gedeone è debole: come quella di tutti glt altri
non è assolutamente consonante
con quella del profeta sconosciuto. Nell'incontro con Dio Gedeone non confessa la fede come U
profeta e non sa confessare neppure il peccato. La liberazione,
la terra e la legge, se pur non
sono state soltanto un'illusione,
sono un fatto del passato, definitivamente concluso. Oggi Dio
è lontano, assente, non è con
l'uomo, e i perché di tutto questo non hanno risposta.
Ma nonostante l’atteggiamento di Gedeone, la grazia di Dio
giunge inaspettata, improvvisa e
travolgente, nella forma della
vocazione: Va’ con cotesta tua
forza, e salva Israele dalla mano
di Madian; non son io che ti
mando?
Anche in presenza della vocazione che manifesta la grazia di
Dio Gedeone recalcitra. Questa
grazia di Dio egli non la vede,
l'evidenza indica anzi il contrario: « il mio migliaio è il più povero di Manasse, e io .sono il più
piccolo della casa di mio padre». Il progetto di Dio gli appare tropp/o ambiz.ioso, come
un'utopia irrealizzabile e quello
di Gedeone è quindi un .sostanziale rifiuto della vocazione: «con
che salverò io Israele? »,
Ma nonostante la mancanza di
fede e il rifiuto della vocazione,
la grazia di Dio che si manifesta
nella vocazione agisce irresisti
Franco Becchino
(continua a pag. 2)
abbiamo riconosciuto con gratitudine come dono del Signore.
Notevoli passi avanti
Che l’Assemblea abbia lavorato mossa da una spinta propulsiva mi pare chiaro dal suo svolgimento e dai suoi contenuti.
Diretta con dolcezza e fermezza
da Maria Sbaffi Girardet — coadiuvata dai vice presidenti Salvatore Rapisarda e Valdo Benecchi, dai due segretari ^(troppo
pochi, poveretti!) Silvia Chiarenzi e Corrado Fiotta e dagli assessori Mirella Scorsonelli e Antonio Mucciardi — la VI Assemblea è stala se non la migliore
in senso assoluto, per lo meno
la più efficace e produttiva dell’ultimo decennio. Se a Bologna
(1973) vi è stata la contrazione
segnalata dal ritiro degli Apostolici e un certo velleitarismo nelle prospettive; se a Bari (1976) si
è respirata aria di disorientamento, di confusione e di disarmo di alcuni settori, .se a Torre
Pel lice (1979) vi è stato un certo
riassestamento ma in tono minore, quest’anno a Vico Equense
si è andati decisamente avanti.
Il lavoro centrale è stato impostato molto opportunamente
in una doppia serie di gruppi di
lavoro. La prima interamente
dedicata al terremoto: valutazione dell’intervenm; testimonianza evangelica nell’impegno
sociale; costituzione del Servizio di Azione Sociale (SAS). La
seconda dedicata all’esame dei
\ari servizi: Servizio studi, Servizio istruzione educazione, Servizio stampa radio televisione,
Servizio migranti.
Ne è risultato da una parte,
per ciò che concerne l’intervento nelle zone terremotate, un
approfondimento, soprattutto organizzativo, di quanto già impostato nei due precedenti conve
Franco Giampiccolì
(continua a pag. 12)
2
2 fede e cultura
12 novembre 1982
UNA PUBBLICAZIONE DELLA CLAUDIANA
TRA I LIBRI
Il movimento di Gesù Rughe più tollerabili
Il messaggio evangelico di Gesù dimostra la sua efficacia in un momento in cui i nostri rapporti sociali si fanno sempre più fragili
Gerd Theissen, docente di Nuovo Testamento presso TUniversità di Bonn, uno tra i più promettenti teologi della nuova generazione tedesca, è autore di un libro in cui analizza la primitiva
comunità cristiana secondo la
sua angolatura sociologica « Gesù ed il suo movimento », vengono cosi inquadrati dal Theissen
non solo nella loro funzione di
annuncio del regno di Dio che irrompe nel mondo, ma soprattutto
nei suoi rapporti con la società
giudaico-palestinese. Per fare ciò
l’autore distingue tra analisi dei
ruoli, analisi dei fattori ed analisi
della funzione. L’analisi dei ruoli
serve per indagare i modelli tipici di comportamento della società, quella dei fattori diretti ed
indiretti invece scruta i motivi
che hanno portato il movimento
di Gesù ad una certa risonanza
nella società di allora, ed infine
Tanalisi delle funzioni spiega come la religione possa arrivare a
risolvere i problemi fondamentali di una società.
Dice il Theissen: « La religione
può essere cemento sociale ed
impulso innovatore, può intimidire gli uomini e renderli conformisti, ma può anche incoraggiare un’autonomia d’azione. Tutte
queste funzioni sono riscontrabili anche nel cristianesimo primitivo. Tuttavia è innegabile che la
funzione innovatrice della religione si manifesta raramente con la
stessa evidenza con cui si è manifestata in questo caso ».
I ruoli
Nella prima parte del testo
vengono analizzati i ruoli, cioè
i comportamenti sociali del movimento di Gesù. Tre ruoli sono
citati come esempio: quello dei
carismatici itineranti ed i loro
simpatizzanti all’interno della comunità, e quello del Rivelatore.
I primi due ruoli costituivano la
base sociale e materiale del movimento, e per la loro esistenza
legittimavano se stessi in base al
riferimento al Rivelatore trascendente, il quale rispondeva alle loro aspettative con dei comandamenti etici e religiosi.
Nella seconda parte l’autore
analizza l’influenza della società
sul movimento di Gesù. É distinta in quattro fattori: 1> socioeconomici costituiti dall’organizzazione del lavoro e dalla distribuzione dei suoi prodotti tra
classi produttrici e classi che ne
godono i profitti; 2) socio-ecologici costituiti dalla correlazione
tra uomo e natura, cioè dai rapporti tra città e campagna e vie
di comunicazione di un paese;
3) socio-politici comprendenti
tutte le strutture di potere esistenti in Palestina; 4) socio-culturali che comprendono i valori,
le norme e le tradizioni che conferiscono autoconsiderazione e
identità ad un gruppo. Per il movimento di Gesù il rapporto tra
la realtà sociale ed i fenomeni
spirituali non va, secondo il
Theissen, semplicemente inteso
come condizionamento causale,
ma anche come rapporto tra situazione e risposta. Questa è forse la novità maggiore espressa
dall’autore, poiché in un certo
senso abbatte, con tale affermazione, il naturale conflitto tra società e movimento cristiano, il
quale non solo subisce ’’spinte”
esterne, ma finisce per condizionare, con le proprie scelte, la
realtà sociale.
Nella terza parte del libro vengono analizzati gli effetti del movimento di Gesù all’interno della
struttura sociale. Il risultato per
il Theissen è stato la crisi radicale della società giudaico-pale
stinese, dalla quale è scaturita la
risposta elaborata dal movimento di Cristo. Tracce permanenti
di tale cambiamento furono le
attività della comunità tendenti,
tramite il ravvedimento, a mutare tutti i rapporti interpersonali.
Invece di essere ’’aggredito” dalla
società, fu proprio il movimento
di Gesù ad ’’aggredire” con Tagàpe più completa la realtà quotidiana. Il risultato fu un capovolgimento di tutti i valori. La visione di amore e riconciliazione
era in questo modo non solo realizzabile, ma offriva un contributo costruttivo alla vita associata.
Un valido aiuto
Senza dubbio il libro di Theissen costituisce un valido aiuto
a chi non ha mai analizzato a
fondo il problema dei rapporti
tra comunità cristiana e società. Certe sue affermazioni, in certi punti comunque forzate, ci
sembrano degne di studio più
approfondito, poiché sarebbe cosa utile riuscire ad avere maggiori dettagli sulla vita del movimento di Gesù.
Per concludere, oltre a raccomandare il libro, riportiamo la
conclusione illuminante dell’autore: « Tuttavia può darsi che
l’ideale morale dell’amore per il
nemico, della rinuncia al potere,
della' nonviolenza e della libertà
dal possesso dei beni, dimostri
la propria efficacia anche per la
« quotidianità », in un momento in cui i nostri rapporti sociali si fanno sempre più fragili ».
Timoteo Nori
^ Gerd Thei.ssen, Gesù e il suo movimento - analisi sociologica della comunità cristiana primitiva. Claudiana, Torino 1979, pp. 187, L. 3.900.
Martedì 26 ottobre, alle 20.30,
sulla Rete 1 TV, è cominciato un
nuovo ciclo teatrale dal titolo
allettante: « Sentimento di Donna ». Si tratta di sei ritratti di
donne, ovvero di psicologie femminili.
L’inizio con «Casa di Bambola»,
è stato un omaggio a Henrik Ibsen, il grande drammaturgo norvegese (1828-1906) che affrontò i
problemi tipici dell’età moderna:
conflitti sociali e familiari. Mettendo a nudo ogni forma dj ipocrisia e portando alla ribalta la
vita quotidiana con le sue crisi
morali, Ibsen ritrae nella commedia la figura di una donnabambola passata dalle braccia
del padre a quelle del marito.
Proprio nell’intento di aiutare il
suo compagno, ella rompe involontariamente l’apparente armonia coniugale e, in quel preciso
momento, prende coscienza della
sua posizione di oggetto decorativo, che ella rifiuta subito. Per
trovare finalmente il suo equilibrio, dovrà cominciare con un
confronto con se stessa. Per ritrovare, forse, la giusta collocazione in seno alla famiglia, per
sapere quanto veramente vale,
dovrà « ricominciare tutto da sola ».
L’opera, scritta nel 1879, conserva ancora tutta la sua validità. La riprova mi è stata fornita
per caso. Proprio in questi giorni, sto leggendo un libro di Franca Rome ', insegnante, giornalista, psicoioga e studiosa della
condizione femminile. Quanto vi
è scritto in una delle prime pagine, sembra il commento al
dramma -di Ibsen: « Tante di
queste donne che, spinte da una
sorta di femminismo intuitivo,
non hanno resistito e se ne sono
andate, hanno subito una delle
vicende più dure della condizione femminile di questo secolo.
...la condanna, l’incomprensione,
il rifiuto venivano da parte della
famiglia di origine: specie in certi contesti borghesi, dove la ’’forma” aveva un valore simile alla
’’sostanza” »,
La vocazione, segno della grazia
( segue da pag. 1 )
bile: « Perché io sarò teco, tu
sconfiggerai i Madianiti ». La grazia di Dio, l’intervento di Dio a
favore dell’uomo, l’incontro di
Dio con l’uomo si mànifestano
nella vocazione.. Se Dio interviene, perciò stesso manda. E ciò
nonostante la poca fede ed il rifiuto dell’uomo.
La vocazione interviene dunque prima della conversione. All’uomo questo non piace. Noi preferiremmo che la conversione,
che sentiamo come cosa nostra,
dell’uomo, venisse prima. Abbiamo a cuore di poter dire: ho
scello, ho deciso, mi sono mosso. Ma la parola biblica ci dice
che le cose non stanno così. Ed
anche la nostra esperienza ce lo
dice, se sappiamo comprendere
ciò che ci accade. Guardiamo al
nostro intervento e al nostro impegno nelle zone terremotate:
per renderne conto, non dobbiamo forse dire che è Dio che ci
ha preso per mano e ci ha condotto ben al di là delle nostre
scelte e delle nostre decisioni?
Certo, dopo la vocazione Gedeone ad un certo punto si ravvede, cambia la sua mentalità,
abbatte l’idolo (per quanto per
timore osi farlo .solo nottetempo). Ma noi non possiamo fondarci sulla conversione nel nostro operare. Il dato da cui partire, che è ad un tempo certezza
di poter arrivare, è la vocazione
irresistibile di Dio. « Conducetevi in modo degno della vocazio
ne che vi è stata rivolta », dice
giustamente l’autore dell’Epistola agli Efesini (4: 1): il nostro
agire, e quindi anche la nostra
etica, non possono che essere
determinati dalla nostra vocazione e la nostra unica speranza, ciò che ci sostiene e ci dà
forza e coraggio in vista del fine
verso cui tendiamo, é soltanto
la nostra vocazione.
In ultima analisi, fondarci .sulla vocazione e non sulla conversione vuole dire fondarci in Dio
e non nell’uomo. Il Dio che fa
grazia e manda è un Dio che
agisce e non si arrende davanti
alle situazioni più tragiche e difficili. L’uomo invece si arrende
e balte in ritirata, è incapace di
costruire il nuovo.
Dobbiamo riconoscere che impostare in questo modo l’aspetto più profondo del nostro rapporto con Dio può condurre a
pensare che la capacità dell’uomo, la sua volontà, il .suo impegno, in-una parola, le sue forze,
non contino nulla. Una svalutazione, dunque, del piano sul quale si muove la nostra umanità,
nella concretezza di ogni giorno? un ribaltare su Dio la nostra responsabilità? un negare
l’uomo in un senso che non è secondo la parola biblica? Ai contrario: nella vocazione rivolta a
Gedeone questi viene mandato
« con la sua forza ». E appunto
questa è sempre la <> politica » di
Dio che chiama e manda.
Gedeone dice che questa forza
non c’è, il suo giudizio è realistico; e in una prospettiva ristret
ta all’orizzonte dell’uomo questa
forza non c’è neppure per noi.
Se pensiamo al nostro popolo
evangelico in Italia non possiamo che ripetere con Gedeone:
« Il mio migliaio è il più povero
di Manasse e io sono il più piccolo della casa di mio padre ».
Eppure questa forza esiste.
C’era per Gedeone, che quando
si muove riesce a raccogliere
gente per l’impresa che gli è stata affidata, e c’è per noi, popólo
evangelico italiano. Il Paese stesso la riconosce quando ci considera non più una minoranza bensì una componente della nostra
società. Occorre dunque prendere consapevolezza del nostro essere componente di questa nostra Italia, prendere coscienza
della nostra forza: senza sopravalutazioni, sogni di gloria, forzature; ma anche senza pessimismi, autolesionismi, sottovalutazioni paralizzanti. Occorre
farlo con equilibrio, con serietà
protestante. E poi occorrono coraggio, impegno e fantasia per
spendere questa nostra forza
mettendola veramente a disposizione di Dio: come i cinque pani e i due pe.sci della moltiplicazione dei pani.
La vocazione di Dio, che manifesta la sua grazia, implica sempre un progetto. Per Gedeone .si
trattava di salvare Israele dalla
mano di Madian. E per noi? Io
credo che Dio nella .sua vocazione ci dica oggi: salva questo Paese dal malgoverno, dalla corruZ.ione, dalla violenza degli arroganti e degli sfruttatori, dall’in
differenza, dall’ingiustizia e dalla disuguaglianza, e dagli altri
cento mali che l'affliggono. Non
possiamo non essere spaventati
dall’ambizione di un tale progetto. Eppure la vocazione di Dio
ci immerge sempre in progetti
dall’ampio orizzonte. Testimoniare l’Evangelo nella trasformazione del Sud è un progetto che fa
tremare. Eppure dicevamo prima che abbiamo sperimentato
che è Dio che ci ha condotti qui,
non le nostre decisioni e le nostre scelte. E questo significa allora che la vocazione di Dio si
esprime anche qui in un progetto di salvezza: salva questa gente del Sud dalla stretta della sfiducia, della delega, della rassegnazione, dell’esclusione dalla
partecipazione, della violenza della mafia e della camorra...
Utopia? E se le nostre chiese
fossero proprio la .schiera dei
300 di Gedeone che batterono i
Madianiti? Qui viene veramente
in gioco la fede ne! Dio di Àbramo, di Isacco e di Giacobbe, nel
Dio di Gesù Cristo che fa grazia
e manda, con la nostra forza, dicendo: sono io che ti mando.
Unnica nostra speranze è In
questo essere mandati da Dio.
Al progetto che a sta dinanzi
noi non possiamo dunque rispondere che con l’ottimismo della
fede, che non è lo .sciocco ottimismo degli illusi, ma è l’atteggiamento di coloro che si affidano unicamente alla loro vocazione, sapendo in chi hanno credulo.
Franco Becchino
Questo argomento, tuttavia, costituisce soltanto un capitolo dell’opera della Romé. Il curioso titolo « Per una ruga in più » ( Problemi e speranze della donna matura) sembra dedicare il libro
ad una ristretta cerchia di donne: le cinquantenni, poco più, poco meno. Avere cinquant’anni è
un momento difficile, di trasformazione fisica e psicologica, che
il giudizio impietoso degli altri
rende ancora più diffìcile.
Le testimonianze di donne che
hanno superato questo momento e la forza dell’autrice riescono a dare un senso di appagamento e di fiducia. Non v’è capitolo in cui una donna non più
giovane non ritrovi un poco se
stessa. Il libro tocca molti, impensati argomenti ed esce dai limiti posti dal titolo; può interessare donne ancora giovani, uomini, parenti, medici: chiunque, insomma, abbia a che fare con delle cinquantenni. Un libro che aiuta a capire e che può essere chiarificatore per tutti, a cominciare
da figli e mariti.
L. J.
' Franca Rome, Per una ruga in
più. E. Rizzoli, 1982.
A colloquio
con I lettori
ACCUSE ALLA EGEI
Caro Direttore,
in merito all’articolo del fratello Aldo
Rostain apparso sulla Luce del 22 ottobre 1982 vorrei precisare che la EGEI
nel corso di quest'anno ha raccolto quasi seicento adesioni individuali (e non
due 0 trecento come si afferma) di giovani inseriti in oltre cinquanta gruppi.
La EGEI ha anche mantenuto contatti
stabili con giovani e gruppi non aderenti mettendo a disposizione persone e
strumenti di lavoro, organizzando campi, incontri e convegni molti dei quali
a carattere biblico e teologico; la necessità di intensificare la riflessione biblica e teologica, in particolare, ha condotto la EGEI e non da ieri a costituire
un'apposita commissione di lavoro attualmente coordinata dal past. Pasquet.
Coerentemente con questo impegno
per la “ formazione » la EGEI, talvolta
in piena collaborazione con Circuiti e
Distretti, sta conducendo un’analisi sullo stato attuale del Catechismo riconoscendo l'inadeguatezza della formula attuale.
Quanto all'accusa di » fare molto
chiasso » mi pare generica ed immotivata; se il fratello Rostain avesse avuto delle critiche di contenuto da muovere alle nostre più recenti iniziative
— dall'impegno per la pace, al convegno su diakonia e volontariato (si veda La Luce deH’8 ottobre) all'incontro
nazionale sull'ora di religione (cfr. La
Luce del 15 ottobre) avrebbe fatto meglio a circostanziarle. Ma ho l'impressione che il fratello Rostain non sia al
corrente di queste nostre iniziative né
delle altre che ci hanno impegnato ultimamente: ne sia prova l'affermazione generica e gratuita per cui i fratelli
e Je sorelle della EGEI si riunirebbero
« parlando e discutendo soprattutto di
politica ».
Esula da queste precisazioni una considerazione generale sull'intervento del
fratello Rostain ma mi sia concesso di
rigettare del tutto. Infine, una concezione della dinamica comunitaria che egli
sembra fondare su una necessaria e
quasi legittimata contrapposizione tra
« maggioranza e minoranza » aH’interno
delle strutture decisionali della nostra
chiesa. Questa concezione non può appartenere ad una comunità di credenti
che in umiltà ma anche con coraggio
e coerenza, cerca le vie della testimonianza dell'Evangelo nel nostro tempo.
Eraterni saluti
Paolo Naso, segr. naz. EGEI
3
12 novembre 1982
fede e cultura 3
UN CONTRIBUTO AL DIBATTITO IN CORSO
Begin, Israele, Ebrei e noi Cristiani
Reagendo ad una tetterà che attribuiva ad una schiacciante maggioranza in Israele la responsabilità della politica di
Begin ribaltando quindi sul popolo israeliano un giudizio di
razzismo criminale (con le illazioni che tale giudizio possono
portare nella lunga tradizione antisemita), un lettore ci invia
un suo scritto che pubblichiamo, malgrado la lunghezza, per
l'importanza che riveste nel dibattito attuale. Elia Boccara è
un Ebreo diventato recentemente evangelico, membro della
Chiesa valdese di Milano.
Oggi ci si dimentica spesso di
chiedersi come mai dopo quasi
trent’anni di governo laburista
Israele si è affidato ad un uomo
come Begin.
Ecco alcune, constatazioni che
dovrebbero invitare a riflettere
in modo più approfondito:
1) Begin ed i suoi seguaci,
alunni del nazionalista Jabotinski, non sono mai stati nella storia del Sionismo Ano all’Indipendenza che una frangia minoritaria e, dopo la proclamazione dello Stato d’Israele, essi sono stati
mantenuti per 28 anni ben lontani dalle redini del potere.
2) Fra le cause minori della
vittoria di strettissima misura
di Begin nelle due ultime elezioni si potrebbero elencare:
a) l’usura cui il potere es,ercitato ininterrottamente per tre
decenni ha sottoposto il partito
laburista israeliano (c’è stato anche qualche scandalo finanziario,
simile a quelli che emergono di
quando in quando nei vari stati
democratici occidentali);
b) il fatto che durante tutto
il periodo dell’Amministrazione
laburista l’OLP sia rimasta ben
ferma nei punti forldamentali
della sua carta costituzionale, la
quale prevede la cancellazione
pura e semplice dello Stato di
Israele e la creazione di un unico stato Arabo, rendendo così
impossibile qualsiasi contatto
negoziale tra le due parti e rafforzando la destra in Israele;
c) le azioni armate dei Palestinesi che non hanno avuto
come obiettivo l’esercito israeliano, ma che sono state quasi esclusivamente dirette contro civili inermi in Israele o in Europa
(ad esempio: sterminio della
squadra israeliana olimpionica a.
Monaco, bambini della scuola di
Maalot presi in ostaggio, attacco
a bambini Ebrei ad Anversa, cannoneggiamenti contro le popolazioni civili israeliane dei villaggi
Gioventù
evangelica
anno XXXll - n. 76/77 - ottobre 1982
editoriale: Acqua, droga e missili: temi obbligati di un movimento di massa contro la mafia, di Paolo Naso;
studio biblico: La verità vi farà liberi,
di Emidio Campi.
TEOLOGIA
Dietrich Bonhoeffer: ritratto politico di
un resistente, di Henri Mottu;
Bonhoeffer: profeta del dissenso cattolico, di Amilcare Giudici;
La confessione di fede è un itinerario,
di Yann Redalié.
DIBATTITO
Evangelo e società tecnologica: è possibile un dibattito?, di S. Brofferio;
Ancora sulla Facoltà di teologia, di
Arturo Cericola;
Per una teologia della pace, di Nino
Gullotta.
MATERIALI
Leggiamo la Bibbia oggi, di Paolo Ricca;
La lettura fondamentalista, di Eugenio
Stretti;
Una ricerca da proseguire, di Stefano
Woods;
Gangale: l'uomo che cl ha insegnato
ad amare la teologia, di Sergio Ribet; '
La famiglia che cambia, di Alfredo Berlendis.
gioventù evangelica, via Luigi Porro
Lambertenghi 28 - 20159 Milano - sottoscrizione 1983: annuale L. 8.000, estero L. 13.000, sostenitore L. 15.000 versamenti sul c.c,.p. 35917004.
del Libano settentrionale, attacco
a fedeli Ebrei nei loro luoghi di
culto in Europa) hanno contribuito a radicalizzare le posizioni
degli Israeliani nei confronti dei
Palestinesi, facilitando (come è
stato sostenuto dallo scrittore
progressista israeliano Amos OZ)
questo « transfert » psicanalitico;
il popolo ebraico, ed in particolare quello israeliano, ha visto
nei Palestinesi, e negli Arabi in
generale, coloro che nei loro confronti si presentavano come i degni successori dei Nazisti (ed il
paragone apparirà tanto meno
azzardato quanto più si ricorderà che la lotta palestinese contro
gli Ebrei nei 25 anni che hanno
preceduto l’Indipendenza è stata
dominata dalla figura del Muftì
di Gerusalemme Hadj Amin Hussein, grande amico di Hitler che
egli raggiuse a Berlino durante
l’ultima guerra mondiale, incoraggiandolo nella attuazione dello sterminio dell’intera popolazione ebraica di questa terra, e
sorreggendolo con la creazione
di formazioni di combattenti
Arabi che parteciparono su vari
fronti alle operazioni belliche con
la divisa della Wermacht).
d) il fatto che una delle cause d’indebolimento delle forze
della sinistra israeliana può anche essere individuata nell’ostilità dimostrata nei suoi confronti
(o per lo meno nello scarso sostegno assicuratole) dalla sinistra europea, in larga parte schierata su posizioni solidali con
quelle dell’OLP;
e) durante la prima legislatura Begin, quest’ultimo con la
firma degli accordi di Camp David (che gli procurava anche
la attribuzione del premio Nobel
per la pace) ed il successivo
sgombero da parte israeliana di
ogni parte di territorio egiziano
occupato, compresa la postazione
di Sharm-el-Sheik (che perfino i
laburisti consideravano vitale
per Israele), apparve agli occhi
di alcuni strati dell’elettorato
israeliano meno falco di quanto
si pensasse.
Un abile demagogo
3) Ma la causa principale del
successo di Begin sta^ nell’aver
saputo sfruttare demagógicamente la nuova situazione demogra
fica di Israele: la conquista recente della maggioranza numerica da parte della ben più prolifica popolazione ebraica proveniente dai paesi arabi. Quest’ultima è stata prevalentemente opera degli Ebrei dell’Europa centrale, educati alla scuola
del pensiero occidentale (dell’Illuminismo e del Romanticismo
ottocentesco, del Positivismo e
del Marxismo) ed animati da sinceri propositi democratici. Solo
durante gli anni ’50 Israele è stato il teatro di una massiccia immigrazione di profughi provenienti da paesi islamici, la cui
fisionomia profondamente diversa creava non poche difficoltà ai
pionieri, maggiormente dotati di
spirito pratico.
Si trattava quasi sempre, con
queste nuove ondate di rifugiati,
di gente costretta ad abbandonare tutto ciò che possedeva in paesi in cui viveva da tempi immemorabili e dove era stata trattata come paria e disprezzata dai
Musulmani, specie nei tempi più
recenti. Arrivavano quindi carichi di risentimenco nei confronti
degli Arabi, ma anche scarsamente preparati ai compiti che im
poneva la frenetica edificazione
di una nazione agricola ed indù
striale avanzata intrapresa dagli
Ebrei occidentali. Primitivi come
erano, vivevano di una cultura
millenaria che li rendeva più vicini alla mentalità ed ai costumi
dei tempi biblici che non a quelli della civiltà tecnologica moderna. Di origine spesso nomade
ed appartenenti ai medesimi
gruppi etnici degli Arabi dei paesi donde provenivano, la Democrazia socialista instaurata dai
mitteleuropei apparve loro come
uno strumento di dominio da
parte di coloro che detenevano
le leve del potere, uno strumento che faceva dì loro, gli umili
ed i diseredati, i veri emarginati
della situazione. Anche la maggiore disponibilità al compromesso dei laburisti circa la soluzione del problema palestinese appariva ai loro occhi come un
pericolo mortale. La loro cultura
in fondo non li aveva preparati
ai bizantinismi del metodo parlamentare. Semplici e con idee
molto semplici attendevano che
un personaggio carismatico, secondo una tradizione cara a tutti
gli orientali, sapesse usare quel
linguaggio elementare che gli intellettuali dei vari movimenti socialisti, anche a volerlo, non avrebbero saputo ritrovare.
Begin, uomo dalla personalità
indubbiamente complessa (sulla
quale non poco deve aver pesato lo sterminio dell’intera sua
famiglia ad opera dei nazisti),
odiato in Israele da tutto il set
tore « illuminato » dell’opinione
pubblica, è una persona dotata
di una grande comunicativa, di
una notevole capacità recitativa
e di un sesto senso che gli suggerisce le parole più atte a toccare il cuore degli strati più umili del suo popolo. Per cui lui,
l’Ebreo europeo eternamente
sconfitto quando si era rivolto
agli Ebrei europei, trovava una
platea che non avrebbe mai sognato e che le sue parole riabilitavano, suscitando quelle emozioni primordiali che da sempre
muovono l’animo delle folle.
Questo principalmente c’è
nelle passate vittorie di Begin,
ottenute, ripetiamolo, di strettissima misura.
Gli Ebrei fratelli
di Gesù e nostri
Prendere coscienza di tutto ciò
è fondamentale per noi evangelici se non vogliamo giungere ad
una concezione manichea della
situazione mediorientale in cui
gli Israeliani occupino inevitabilmente il posto dei Malvagi.
Gli Israeliani son la parte del
popolo ebraico che per la terza
volta nella storia ha raggiunto
la Terra Promessa ed in quanto
tali essi godono (essi, ma non
indiscriminatamente tutti i loro
governi né tutti i loro atti) della solidarietà quasi unanime degli Ebrei del resto del mondo.
Se, secondo Paolo, le promesse
fatte dal Signore al popolo d’Israele sono irrevocabili (Rom.
11: 29) per cui il suo posto al
Banchetto del Signore è già imbandito e lo attende, e per cui
anche coloro che arriveranno alla dodicesima ora saranno retribuiti come gli operai della prima ora (Mattteo 20: 1 16), questo
popolo si trova già sotto l’annuncio della grazia, una grazia che
Iddiio solo sa quando debba rivelarsi, ma che già ci viene predetta come illimitata ( « Tutto
Israele sarà salvato.. » Rom. 11:
26).
Come Paolo dobbiamo imparare a considerare gli Ebrei come
nostri fratelli: essi sono i fratelli di Gesù di Nazareth, mandato
«« per le pecore smarrite della
Casa d’Israele» (Matteo 15: 24),
e quindi Gesù è l’anello infrangibile della catena che unisce Ebrei
e Cristiani, anche se molti Ebrei
dei nostri giorni non hanno ancora riconosciuto in Lui il Liberatore che tutt’ora attendono
(Rom. 11: 26-27) ed anche se molti cristiani dimenticano di vedere
in Lui non solò il Cristo trionfante, ma anche l’Ebreo che amava il suo popolo ed era ricambiato da quest’ultimo.
Non possiamo non immaginare
che, seduto alla destra del Padre, Gesù estenda ancora il Suo
braccio protettore sulla Sua gen
te, quel braccio che dopo la Croceflssione si è offerto indistintamente a salvezza di tutti gli uomini e non possiamo non ricordare che anche il gruppo limitato di coloro che vollero la Sua
morte è stato da Lui in anticipo
perdonato (« Padre, perdona loro, perché non sanno quello che
fanno» Luca 23: 34).
Un perdono
difficile
Come cristiani, secondo quanto viene ribadito dal Documento
sull’Ecumenismo approvato dal
Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste, (3; 3) abbiamo molto da
farci perdonare dagli Ebrei. E
non dobbiamo pensare che una
semplice dichiarazione, scritta
dai nostri rappresentanti, sia sufficiente per scaricare la nostra
coscienza: essa deve entrare nell’animo di ognuno di noi e tramutarsi in profondo pentimento, un
pentimento che ci dia la forza
di andare verso il fratello Ebreo
con umile richiesta di perdono,
pur sapendo che questo perdono non sarà cosa facile ottenerlo.
Nell’incontro e nel dialogo, che
ci permettano di conoscere la
gravità delle ferite che secoli di
cosiddetta missione cristiana
hanno inferto nell’animo dei nostri fratelli, dovremo ricuperare
una fiducia perduta per due millenni: soltanto nell’ambito di
questa fiducia, nata dalla nostra
autocritica e da un rinnovamento profondo del nostro atteggiamento, che si manifesti attraverso la preghiera ed attraverso at
ti significativi e continuati che
Ci coinvolgano tutti, potremo immaginare possibile quel « rapporto » auspicato dalla frase finale
del punto 3.3 del suddetto Documento sull’Ecumenismo. E solo
nel quadro di questo rapporto
rinnovato potremo pensare possibile tra le nostre due Comunità
anche la critica ed il fraterno
rimprovero. In caso contrario,
dinanzi ai nostri rilievi, non è
difficile immaginare che anche un
Ebreo che li condivida pensi che
noi, proprio perché siamo noi,
abbiamo perduto un’occasione
per tacere.
Elia Boccara
RICHIESTO UN AUTORITRATTO DEL ’38
Scroppo agli
Emozionato e
commosso, mentre mi mostra la
lettera del Soprintendente dei beni
artistici e storici
della Provincia di
Firenze e Pistoia,
continua a ripetere di non poterci
credere. Filippo
Scroppo ha ricevuto l’invito ad
inviare il proprio
autoritrattó, che
riproduciamo a
fianco, per partecipare alla mostra
« Autoritratti de)
Novecento » alla
Galleria degli Uffizi. E’ per lui il
più alto riconoscimento: come egli
stesso dice, « una
specie di Nobel
della pittura ».
Il quadro che
Scroppo ha offerto in dono allo
Stato italiano in
risposta alla lettera è un dininto
57 X 74 del 1938
olio su cartone («a auel tempo
— ricorda — non avevo i soldi
per comprare tele, e nello scantinato delViifficio in cui lavoravo
recuperavo dei cartoni su cui dipingevo »). Successivamente intelato, il dipinto è stato esposto a
Torre Pellice nel 1977, a Torino
nella mostra « Torino tra le due
guerre » del 1978 e ancora a Torino nel 1979 nell’antologia che
la Regione Piemonte gli ha dedicato al Piccolo Regio.
Filippo Scroppo giunge a questo altissimo traguardo dopo una
lunga attività che lo ha portato,
ad una vasta notorietà in Italia e
all’estero. Nato a Riesi nel 1910
da famiglia valdese, è stato attratto fin da gioventù dalle arti
figurative e dai problemi dello
spirito. Dopo essersi laureato in
lettere, si iscrisse alla Facoltà
valdese di teologia ma poco dopo dovette interrompere gli studi
a causa della guerra. Dopo il
1945 decise di dedicarsi solo alla
pittura e dal 1934 risiede in Piemonte.
Della sua vasta attività ricor
diamo in particolare l’organizza-1
zione annuale della Mostra d’Arte Contemporanea da lui curata
dal 1949 a Torre Pellice nella stagione estiva e tra le esposizioni
più significative, oltre a quella
ricordata del Piccolo Regio di
Torino, quelle all’estero: Neuchâtel, con pre.sentazione di Italo Calvino, Museo Rath di Ginevra con Paola Levi Montalcini,
The Arts Club of Washington
l’anno scorso.
Filippo Scroppo tiene molto alla sua appartenenza alla Chiesa
valdese. Nel catalogo della sua
personale del 1978 ha voluto inserire la fotocopia della lettera
con cui veniva accettata la sua
iscrizione àlla Facoltà valdese di
teologia. Da allora ha la.sciato la
teologia ma non la fede od è
quindi un esemplare di una specie molto rara: quella del pittore protestante. Tanto più ci rallegriamo con lui per la sua opera e per il particolarissimo riconoscimento che ha conseguito.
F. G.
4
4 vita delle chiese
12 novembre 1982
ALLE VALLI VALDESI
Nuovi membri di chiesa
TORRE PELLICE — Un grup
po di Catecumeni, che hanno seguito un corso di catechismo
per adulti saranno ammessi in
chiesa domenica 14 durante il
culto. Al culto farà seguito una
Assemblea di Chiesa nella quale
verrà data ampia relazione sugli
stabili. In particolare dovrà essere presa una decisione circa
l’utilizzo della scuola di Santa
Margherita. La comunità è invitata a circondare di affetto i
nuovi membri di chiesa nel corso di un pranzo comunitario,
che avrà luogo alla Foresteria.
La Commissione Ricevimenti
prega gli interessati di iscriversi
presso Laura Eynard Reinaudo
e Marco Gnone, versando la
quota stabilita in L. 6.000.
• Giovedì 11 alle ore 15 si riunirà in casa Bernoulli in viale
Dante la Società Missionaria,
gruppo dei Coppieri.
• Alla venerabile età di 96 anni è deceduta la sorella Nancy
Malan ved. Giordan. Si sono
svolti anche i funerali del fratello Aldo Pellegrin, di anni 72.
La comunità esprime la sua solidarietà fraterna alle famiglie
nel lutto.
• I vecchi unionisti dei Coppieri desiderosi di incontrarsi
per una cena in comune il giorno 4 dicembre alla Foresteria
alle ore 19.30, si prenotino entro
il 30 novembre presso: Silvio
Martinat, tei. 91.333; Renato Vigna, tei. 932.098 e Attilio Pasquet,
tei. 91.745.
In vista del
15 agosto
PRAMOLLO — Sabato 9 ottobre, nel tempio di Ruata, il pastore A. Genre ha unito in matrimonio Marco Rochon e Gloria Peretti. Anche a questa coppia di sposi la comunità esprime gli auguri più sinceri.
• In assenza del nostro pastore il culto di domenica 10 ottobre è stato presieduto dal fratello Attilio Fornerone che ringraziamo di cuore per il suo
messaggio chiaro ed incisivo.
Quella stessa domenica sono
iniziati i corsi di scuola domenicale: ai bambini ed alle loro monitrici e monitori auguriamo un
buon lavoro, ricco e soddisfacente.
• Durante il culto di domenica 17 ottobre sono stati presentati al battesimo i bimbi Denise
di Edina e Renato Long (originari dei Ribatti e residenti a
S. Germano) e Simone di Mar
cella e Ettore Long (abitanti ai
Pellenchi). Chiediamo al Signore di vegliare su questi bambini e SUI loro genitori e di aiutarli a crescere in statura ed in
grazia.
• Nel corso dell’assemblea di
chiesa di domenica 24 ottobre la
delegata al Sinodo ha presentato alla comunità (per la verità
scarsamente rappresentata ! ) una
relazione dei principali argomenti dibattuti e delle decisioni
prese in merito. Si è poi deciso
di nominare un comitato che,
affiancato dal Concistoro, si occuperà di organizzare la giornata del prossimo 15 agosto, in vista del tradizionale incontro delle chiese valdesi.
Con l’inizio di novembre inizieranno pure le riunioni quartierali, che verranno programmate e annunciate di volta in
volta.
• Dopo i culti di domenica 31
ottobre, presieduto da Roberto
Vicino, che ringraziamo per la
sua disponibilità, e del 7 novembre con S. Cena, i culti
avranno luogo nuovamente nella saletta del presbiterio, per
evitare di sprecare troppa legna
per scaldare il tempio, troppo
grande per le persone che partecipano ai culti domenicali.
• La corale ha ripreso la sua
attività sabato 6 novembre alle
ore 20; speriamo di poter contare su voci nuove che vogliano
aggiungersi.
• Nel corso dell’estate, il 25
luglio, si sono svolti i funerali
di Giovanni Plavan, originario
di Pomeano e deceduto all’età
di 84 anni ai Balmas, dove si era
trasferito da tempo. A tutti i familiari vogliamo esprimere le
condoglianze e la solidarietà cristiana della comunità.
Nozze d’oro
VILLASECCA — E’ stato significativo e gioioso, in occasione delle loro nozze d’oro, vedere
Giovanna Villielm e Alberto
Clot circondati da tutti i figli e
nipoti nel culto di domenica 10
ottobre.
I « festeggiati » hanno voluto
esprimere così la propria riconoscenza al Signore che ha benedetto e guidato la loro vita
matrimoniale in tutti i 50 anni
vissuti insieme.
Ai coniugi Villielm-Clot vada
l’augurio di una vita vissuta ancora insieme sotto la guida del
Signore.
• Maria Luigia Tron, ved. Ro
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(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
stan, si è « addormentata » nel
Signore all’età di 88 anni.
La potenza dell’Evangelo della resurrezione risuoni ancora
nella mente e nel cuore dei familiari e della comunità rinnovando la nostra speranza cristiana
in Gesù Cristo, il Signore della
vita.
• Secondo le indicazioni emerse nell’Assemblea di chiesa del
17 ottobre, è stata fissata una
riunione nella sala dei Chiotti
per venerdì 12 novembre, ore 20.
Si discuterà sull’argomento approvato dal Sinodo ’82 ; « Diritti
dei malati e dei morenti » con
particolare riferimento ai nostri
Ospedali ed Istituti.
• Ricordiamo che il Concistoro è convocato per sabato 13 novembre, ore 20.
Agape fraterna
ANGROGNA — Più di ottanta persone hanno partecipato all’agape di domenica scorsa cui
è seguito un dibattito vivace su
programmi e problemi della
Scuola Domenicale. Sabato 13 alle ore 14.30 i bambini sono convocati al capoluogo per la prova di canto.
• Domenica 14 al culto gli inni saranno accompagnati dai
trombettieri valdesi guidati da
Renato Ribet. E’ rivolto particolare invito a partecipare agli
ex trombettieri di Angrogna ed
ai giovani interessati a questo
strumento.
• L’Unione Femminiie si incontra domenica 14 alle 14.30 nella scuoletta del Serre.
• Nelle riunioni di quartiere
stiamo presentando il documento sull’ecumenismc approvato
dal Sinodo ; prossimi incontri
(tutti alle ore 20) sono: lunedì,
Baussan; martedì, Jourdan;
mercoledì,, Prassuit-Vernet ; giovedì, Buona Notte.
Assemblea di chiesa
per la rielezione
del pastore
PRAROSTINO — Domenica
14 novembre alle ore 10,30 si terrà l’assemblea di chiesa per la
rielezione del pastore. Il culto e
l’assemblea saranno presieduti
dal presidente della Commissione Esecutiva Distrettuale, past.
Bruno Rostagno.
Comunicato FFVM
La Federazione Femminile Evangelica
Valdese e Metodista comunica alle cassiere dei gruppi femminili metodisti e
delle unoni femminili valdesi ed alle
altre sorelle interessate che il numero
di conto corrente postale è il seguente
11819107 (e non 21286109 come erroneamente scritto nella circolare dell'ottobre ’82). ed è intestato a Graziella
Fornerone, via Stefano Fer 35, 10064
Pinerolo (Torino).
Calendario
III CIRCUITO
Decisa la pubblicazione
della «Lucerna»
FERRERÒ — Alla ripresa delle attività, Tassemblea del III
circuito, riunita a Perrero il 25
ottobre, si è dedicata a riprendere varie iniziative che, per un
motivo o per l’altro, erano state
abbandonate.
Prima fra tutte, la riedizione
della « Lucerna », il bollettino
delle chiese della vai Germanasca, che era stato soppresso al
sorgere della circolare con le notizie di tutto il distretto. Sepolta
anche quest’ultima, Pomaretto e
Villasecca avevano sentito la necessità di diffondere le informazioni legate all’attività ecclesiastica, riesumando i foglietti ciclostilati. A questo punto, rilevato che le notizie spicciole sono quasi indispensabili per tenere al corrente i membri di chiesa sulle varie attività, i partecipanti all’assemblea hanno approvato la nuova edizione della « Lucerna », che non dovrà sostituirsi alle cronache deile chiese dell’Eco-Luce, ma contenere soltanto l’informazione minima
Un altro rilancio, che si spera coronato da successo, è stato
deciso per il campo giovani a
Vallecrosia, ripetuto per due anni e poi sospeso. 3i sono esami
nati i problemi che nascono dalla differenza di età dei partecipanti e dalla difficoltà di dosare
in modo piacevole gli studi e il
divertimento. Si è deciso perciò
di scegliere ragazzi di una fascia
di età molto limitata (14-17 anni,
all’incirca) chiedendo per i più
giovani alcuni posti nel campo
cadetti che ha normalmente poche iscrizioni. La costituzione di
un gruppo di ragazzi di una stessa zona dovrebbe favorire la partecipazione.
Si è rifatto anche vivo il gruppo « Pace », che per un po’ di
tempo si era interessato alla
questione dell’antimilitarismo e
del disarmo. Data l’attualità di
questi temi, si è ritenuto utile
un collegamento cor il Comitato di coordinamento pinerolese
per la pace ed il disarmo, in vista di una ripresa dell’informazicne tra la gente.
L’assemblea ha accettato inoltre la proposta di un piccolo
gruppo che in valle si è dedicato allo studio del problema della droga, di poter avere degli incontri su questo tema, per discutere e ricevere informazioni.
L. V.
« Per un regalo di classe »
da
Elia Bruno
Vasto assortimento di
CRISTALLERIA E PORCELLANE
TORRE PELLICE - Vìa Repubblica, 4 - Tel. 91.642
Giovedì 11 e venerdì 12 nov.
n INCONTRO SULLA
LAICITÀ'
PINEROLO — La comunità cristiana
di base di Corso Torino organizza due
incontri su « La laicità; cosa signiuca
e che cosa comporta» giovedì 11 e
venerdì 12 novembre a Pinerolo, nei
locali del Seminario Diocesano in Via
Trieste.
Ecco il programma: giovedì alle ore
20.45: relazioni introduttive di Amos
Pignatelli, Elvio Fossano e Vittorio torero; venerdì alle ore 20.45: relazioni
introduttive di Adriana Zarri e Franco
Giampiccoli.
Segue dibattito. Gli incontri sono
aperti.
Sabato 13 novembre
n TELEPINEROLO
CANALE 56
Alle ore 19 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l'Evangelo •
(a cura di Marco Ayassot, Franco Davite e Attilio Fornerone).
Domenica 14 novembre
a RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 • 93700
Alle ore 12.45: Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi del II Circuito.
□ ASSEMBLEA
PRIMO CIRCUTO
LUSERNA SAN GIOVANNI — Presso
il centro d'incontro dell'Asilo Valdese
diS. Giovanni si terrà l'assemblea del
r Circuito. All'ordine del giorno le iniziative invernali.
n ASSEMBLEA
SECONDO CIRCUITO
PRAROSTINO — L’Assemblea del 2“
Circuito è convocata alle ore 14.30
con il seguente ordine del giorno:
1) Compiti Circuito e Consiglio Circuito;
2) Incontri catecumeni, problema giovanile;
3) Relazione Mostra Artigianato dì Pinerolo;
4) Documenti suH'Ecumenismo;
5) Droga;
6) Comunicazioni e varie.
Lunedì 15 novembre
TORRE PELLICE — Il prossimo incontro pastorale del r Distretto avrà luogo alla Casa Unionista con inizio alle
ore 9 col seguente programma:
Riflessione Biblica: I Tess. 2: 1-12:
— Schede di catechismo: piano generale, metodo, linguaggio;
— Questioni organizzative.
Il pranzo avrà luogo a Villa Olanda
alle ore 12.
Sabato 20 novembre
□ COMITATO COLLEGIO
E SCUOLA LATINA
POMARETTO — Alel ore 15 nei locali
della Scuola Latina si terrà una riunione
per discutere il futuro della scuola. Tutti sono invitati.
Domenica 5 dicembre
□ CONVEGNO
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
PINEROLO — Con inizio alle ore 16
presso i locali dell'ex Convitto Valdese (Via dei Mille 1 - Il piano) si terrà
il convegno dei collaboratori del nostro
giornale. Il programma prevede l'illustrazione di programmi editoriali per
l’83. la suddivisione dei comoiti redazionali, la cena in comune (offerta dall'AlP).
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PINEROLO
5
12 novembre 1982
vita delle chiese 5
ASSEMBLEA DELL’8° CIRCUITO
Riaggregazione per
le chiese - diaspora
eletto a Parma è composto da
Danilo Venturi, sovrintendente;
Antonio Adamo, Adriana Fiorini,
Leonardo Casorio e Ada D’Ari,
membri.
È certo che il nostro affannarci
può avere senso soltanto se il
Signore illumina le nostre menti e guida i nostri passi.
Antonio Adamo
FORANO SABINO
Insediato un pastore
“straordinario,,
Domenica 17 ottobre ha avuto
luogo a Parma, presso i locali
della Chiesa metodista, l’Assemblea deirvill circuito.
Dalla lettura delle relazioni
programmatiche delle Chiese è
emersa la volontà di dare ampio
spazio all’informazione sulle delibere sinodali, diffondendo i documenti più significativi: Ecumenismo, Diritti dei malati e dei
morenti. Pace e disarmo, ecc. Ma
le nostre Chiese sono particolarmente impegnate nell’opera di riaggregazione interna, soprattutto
in riferimento alla loro condizione di Chiese-diaspora. È molto
sentita l’esigenza di fornire ai
predicatori la possibilità di approfondire la loro preparazione
ed il loro aggiornamento, sempre
in collegamento con gli strumenti offerti dall’Unione Predicatori Locali. Anche per i monitori
l’Assemblea si è posta il problema della preparazione; certo, la
rivista « La Scuola Domenicale »
è uno strumento prezioso, ma è
necessario avere anche dei momenti di dialogo e di confronto
con altri fratelli e sorelle impegnati nella Scuola Domenicale;
da queste considerazioni è nata
la decisione di organizzare un
convegno di monitori la terza domenica di novembre.
Tutte le Chiese del circuito sono quest’anno impegnate a sostenere le attività della Chiesa
di Rimini, rimasta senza condut
SANTA SEVERA
La Facoltà
in ritiro
Quest’anno per la prima volta
le aule della Facoltà sono rimaste vuote il lunedì successivo all’inaugurazione. Dopo la prolusione tenuta sabato 24 ottobre
dal prof. Miegge e il culto di apertura tenuto domenica 25 dal
pastore Michele Sinigaglia, nel
pomeriggio della stessa domenica professori e studenti si sono
infatti trasferiti al Centro giovanile di S. Severa per un incontro
informale allo scopo di approfondire la conoscenza reciproca e
permettere ai nuovi iscritti di inserirsi facilmente nella vita della
Facoltà.
Durante questo incontro sono
stati affrontati alcuni problerni
inerenti lo studio in Facoltà e il
lavoro pastorale, prendendo lo
spunto da un filmato dal titolo
« Il lucignolo fumante » che trattava dell’esperienza vissuta da un
pastore in una comunità irpina.
Durante questa discussione si è
anche cercato di individuare il
motivo per cui alcune chiese attraversano un periodo di crisi
che potrebbe portarle alla graduale ed inesorabile scomparsa.
Uno dei principali problemi emersi dalla discussione riguardava i « mezzi » che la Facoltà fornisce o dovrebbe fornire per poter fronteggiare questa drammatica realtà.
L’incontro ha anche permesso
di programmare la vita in comune in Facoltà durante l’anno.
Vi sono state proposte che, se
attuate, potrebbero colmare alcune delle lacune ancora esistenti in Facoltà. Naturalmente questo incontro non aveva la pretesa di risolvere tutti i problemi,
ma ha consentito di tracciare
una via da seguire durante i cinque anni di studio in Facoltà e
rendere più chiaro il senso del
lavoro che affrontiamo ed affronteremo in futuro.
D. M.
tore, dopo la partenza di Aldo
Varese, che l’Assemblea ha ringraziato per il servizio svolto.
Nel corso del dibattito alcuni
fratelli hanno ricordato che occorre una maggiore chiarezza
nel dialogo ecumenico, soprattutto quando ci si trova di fronte a casi — sempre più frequenti — di matrimoni interconfessionali, in cui la parte evangelica
oggettivamente è spesso in condizioni di svantaggio. La crisi di
alcune nostre piccole Scuole Domenicali dipende in parte dalla
situazione creata dai matrimoni
interconfessionali. Occorre l’impegno delle Chiese in tutti i settori dell’Istruzione biblica e della cura d’anime, affinché il problema dei matrimoni interconfessionali non diventi un fatto privato, ma investa tutta la comunità, soprattutto a livello di catechesi.
La FGEI Emilia Romagna è
impegnata nel nostro circuito in
una lodevole attività di riaggregazione dei nostri giovani, spesso
in difficoltà per l’isolamento in
cui vivono. I giovani fratelli della
FGEI hanno bisogno della solidarietà di tutte le nostre Chiese
per poter condurre con più efficacia la loro azione di testimonianza e di cura d’anime. Molti
pregiudizi debbono cadere e qualche Comunità deve imparare ad
uscire dall’isolamento, non sempre causato da difficoltà di comunicazioni.
La FGEI ha informato l’Assemblea di aver iniziato uno studio
sul problema medio-orientale,
con particolare attenzione ai rapporti israelo-palestinesi.
Il Consiglio è stato incaricato
dall’Assemblea di sondare le comunità del circuito, in vista di
un intervento presso le Regioni
Emilia-Romagna e Lombardia sul
problema del gravissimo ritardo
con cui procede l’approvazione
delle Intese.
Il nuovo Consiglio di circuito
Questa rubrica è aperta per annunci
di iniziative evangeiiche iocaii voite ail’esterno o riguardanti più chiese in
una zona. Per i ritardi postali, gli annunci vanno fatti pervenire in redazione con anticipo sulia data indicata.
ASSEMBLEE DI CIRCUITO
TERNI — Domenica 14 novembre,
presso ia iocaie Chiesa metodista, via
della Vittoria 10, alle ore 9.30 avrà luogo l'Assemblea dell'XI circuito (LazioUmbria). Dopo il culto presieduto dal
past. Scuderi e il pranzo al sacco i
lavori proseguiranno nel pomeriggio fino alle 17.30.
LIVORNO — Domenica 14 novembre,
presso la Chiesa di Largo dei Valdesi
alle ore 9.30 si terrà l'Assemblea del
X circuito (Toscana). Al centro dei lavori il documento suH'ecumenismo. Dopo il culto che sarà presieduto dal
prof. G. Spini e il pranzo in comune,
i lavori proseguiranno per terminare
alle 18 circa.
ESSER CHIESA DI CRISTO
S. FEDELE INTELV1 (Como) — Il
20-21 novembre a partire dalle ore 17
di sabato si terrà al Centro « P. Andreetti » un convegno sul tema « Coscienza e responsabilità di essere chiesa di Cristo» che sarà introdotto dal
prof. U. Gastaldi. Dopo la serata e
mattina della domenica dedicate alla
discussione del tema, il convegno si
concluderà col culto (ore 11.30) e il
pranzo (12.30).
ECCLESIOLOGIA
PISTOIA — Il 20-21 novembre la
FGEI Toscana si unisce alla locale
Chiesa battista per partecipare ad un
incontro sul tema dell'ecclesiologia
presentato dal past. Paolo Spanu del
Dipartimento teologico deH'UCEBI. L'incontro inizia alle 18 di sabato e prosegue domenica mattina; culto ore 10.30;
agàpe ore 13.
Domenica 31 ottobre la Chiesa di Forano ha vissuto una giornata di particolare intensità spirituale e di comunione fraterna,
in occasione di due particolari
eventi: la visita della corale valdese di Torre Pelhce e l’insediamento nel nuovo pastore, il fratello Roberto Romussi. Roberto
Romussi, credente animato da
spirito evangelistico e con provata esperienza di predicatore
locale a Cuneo ed in altre località, aveva offerto la propria disponibilità a pieno tempo al servizio della Chiesa valdese lasciando un lavoro sicuro ed una buona posizione economica. La Tavola gli ha rivolto vocazione assumendolo a pieno tempo per
l’esercizio straordinario delle
funzioni proprie del ministero
pastorale e lo ha assegnato alla
Chiesa di Forano.
Alle 10,30 tutta la comunità
con una compattezza che non si
verificava da anni, gremiva il
tempio che i lavori di restauro,
come si era espresso un amico
foranese cattolico, facevano apparire « come nuove ». La liturgia di insediamento, adattata per
la circostanza, è stata l’occasione per l’assunzione di impegni
e per delle promesse di vera consacrazione al servizio del Signore nella Chiesa di Forano e nella
Chiesa valdese. Particolarmente
commovente e solenne il momento in cui, alla domanda di confermare gli impegni e le promesse di cui si era data lettura pubblica dopo Tesortazione-istruzione alla comunità, il nuovo pastore, volgendosi verso la comunità disse: « Fratelli, tutto questo io lo dichiaro e lo prometto
dinanzi a Dio ed a tutti voi ».
Durante la predicazione sul testo Atti 20: 28 il sovrintendente
ha ricordato alla comunità che
il ministero pastorale è un ministero collegiale che secondo la
confessione di fede della nostra
CORRISPONDENZE
I giovani offrono l’aperitivo
MILANO — Domenica 24 ottobre i ragazzi del secondo gruppo di catechismo della chiesa
valdese hanno invitato i partecipanti al culto a fermarsi nella
sala, a fine culto, per un « aperivo » da loro offerto
Con questo gesto, i ragazzi
hanno espresso il loro desiderio
di non voler essere senza gli altri, come una ’comunità di ragazzi’ a fianco alla ’comunità dei
grandi’, facendo anche intendere
che essi pure non possono essere comunità stando da soli: è
stato un invito a incontrarsi per
conoscersi e riconoscersi.
La risposta massiccia della comunità (almeno l’SOTo dei partecipanti al culto; si faceva letteralmente la coda per passare nella sala) è un segno molto positivo : i membri della nostra chiesa hanno dimostrato che c’è davvero il desiderio di stare un po’
insieme, conoscersi, parlarsi,
rompendo quel dogma dell’incomunicabilità che pareva intoc
cabile: dopo il culto, subito a
casa dopo un breve saluto.
Questa iniziativa dei ragazzi ci
ha fatto capire che si può sviluppare la fantasia e produrre
fatti — anche così, molto semplici e spontanei — per portare
avanti quel discorso sul ’fare comunità’ di cui da tempo si parla. Il tempo si riesce a trovarlo
e a offrirlo.
Così, con ’piccole’ cose, si pos
sono fare anche ’grandi’ discorsi (e forse senza nemmeno accorgersi di farli).
Ripresa autunnale
VENEZIA-MESTRE — L’assemblea per la ripresa dell’anno
ecclesiastico si è svolta domenica 17 ottobre di pomeriggio, preceduta da un’agape « al sacco »
alla quale hanno partecipato parecchi membri di chiesa di Venezia e Mestre.
Propri della ripresa gli argomenti: è stata data una sintesi
del programma di lavoro per
quest’anno, abbastanza pesante
dato che prevede due corsi di
Scuola Domenicale, un corso di
precatechismo, vari gruppi di
catechismo, due gruppi di studio
a Venezia, uno a Mestre, uno al
Lido, uno a Treviso, oltre a incontri regolari di studio con i cattolici. Fra gli argomenti in programma nei vari gruppi di studio, l’Antico Testamento, Lutero,
i documenti di Lima elaborati da
« Fede e costituzione » del CEC.
Per la Scuola Domenicale viene
seguito il programma del Servizio Istruzione ed Educazione delle chiese evangeliche; nel corso
di precatechismo viene studiata
la storia dei valdesi sul libro
di Giorgio Tourn.
Un argomento sul quale si è
discusso a lungo è stato quello
delle finanze; è stato ripetuto l’invito rivolto dalla Tavola a contribuire con il 2-3% del proprio reddito, e si è inoltre notato che,
benché siano sempre soddisfatte
le richieste della Tavola, lo sforzo finanziario viene sostenuto da
una parte della comunità, mentre
un’altra parte contribuisce poco.
Si è proposto di informare maggiormente tutti i membri di chiesa delle necessità che si poligono, notando tuttavia che in genere l’interesse finanziario è un effetto dell’interesse per la vita
della comunità.
È stata inoltre aperta una sottoscrizione per l’acquisto di un
nuovo organo per la chiesa di
Venezia, dato che il vecchio strumento è inutilizzabile e non è
possibile' ripararlo.
È stata inoltre data relazione
della Conferenza distrettuale, di
vari argomenti trattati al Sinodo
( benché « La Luce » ne abbia
parlato dettagliatamente) e della recente assemblea di circuito.
Chiesa (art. 31) e la disciplina
generale (art. 23) è esercitato dal
consiglio pastorale, né alcun alministero pastorale, né alcun altro ministero nella Chiesa valdese constituisce uno « status »
diverso da quello proprio del sacerdozio universale dei credenti.
Su questa base il predicatore ha
fatto comprendere alla comunità
che il « pascere il gregge di Dio »,
anche se è compito specifico del
pastore a pieno tempo consacrato a tale servizio, non significa
delega da parte della comunità
delle proprie responsabilità di
essere con il pastore, a pieno diritto e ciascuno secondo i doni
ricevuti dal Signore, responsabile di tutta la vita e la testimoniainza della chiesa.
Dopo l’insediamento il pastore Romussi ha predicato su I Corinzi 12 con sensibilità pastorale, toccando alcuni problemi interni della vita della chiesa foranese. Egli ha puntualizzato
che la chiesa, come corpo del Signore Gesù Cristo, non può sopportare né Tesclusione di alcuno dei suoi membri della propria vita, perché sarebbe una
mutilazione del corpo, né il prevalere di alcuno sugli altri.
Un grazie di cuore alla corale
valdese di Torre Pellice, da alcuni giorni ospite della chiesa
di Forano, che non solo ha dato
un sonoro e valido aiuto al canto comunitario, ma ha eseguito
dei cori sostituendo egregiamente l’organo. Dopo una ricca agape fraterna in cui è stato possibile scambiare brevi indirizzi di
saluto e dire quelle pochissime
frasi che nascondevano ed esprimevano allo stesso ternpo i sentimenti di affetto che già legano
la comunità al fratello Romussi,
il pomeriggio si è concluso con
un concerto della corale di Torre nel tempio di Forano.
, Giovanni Scuderi
SCIGLI
Incontro di
solidarietà
Martedì 26 ottobre 1982 si è realizzato un incontro di riflessione e di preghiera tra la locale
Chiesa metodista e la Chiesa cattolica rappresentata dalle varie
parrocchie per esprimere solidarietà alle Comunità israelitiche
italiane per l’attentato da esse
subito e per esprimere deplorazione per questo latto e per le
stragi di Sabra c Chatila. L’incontro si è delineate in un alternarsi di canti accompagnati da
chitarre e letture bibliche, con
brevi rillcssioni e due particolari interventi, uno oel prot. Mario Occhipinti, cattolico, di richiamo alla giustizia, alia pace e alla
libertà dei popoli oppressi, l’altro tracciante un profilo storico
suU’anlisemitismo nei 20 secoli
di storia del Cristianesimo, presentato da Arcangelo Pino, pastore della Chiesa metodista di
Scicli.
P. A.
ABBONATI ATTENZIONE!
Raccomandiamo vivamente a tutti i lettori che rinnovano l’abbonamento di farlo a nome dello stesso intestatario,
salvo esplicita variazione (cancellare X sostituendo con Y).
Inoltre chi comunica un cambio di indirizzo è vivamente pregato di trascrivere anche il vecchio. Queste piccole regole
elementari ci eviteranno rompicapi ed errori. Grazie!
6
6 obiettivo aperto
12 novembre; 12 nove
VICO EQUENSE, 29 OTTOBRE-1° NOVEMBRE 1982: VI ASSEMBLEA DB FEDE
TESTIMONIANZA EVANGELIQNI
Cambio della guardia
Desidero esprimere all’Assemblea la mia personale gratitudine, e quella del
Consiglio appena nominato, per la fiducia accordata con
questa elezione. Siamo consapevoli delle responsabilità che ci
avete affidato ed anche delle difficoltà che incontreremo in questo cammino. Tuttavia siamo anche consapevoli del fatto che questa Assemblea ha dato al nuovo
Consiglio indicazioni estremamente precise per il cammino
che dovrà percorrere ed in particolare mi rallegro fortemente
per il fatto che l’Assemblea ha
voluto cosi dare alla Federazione un nuovo impulso. Noi faremo tutto ciò che è nelle nostre
possibilità e nelle nostre capacità, ma al di là di questo contiamo sul sostegno vostro e delle
chiese che rappresentate affinché la Federazione possa svolgere la funzione unitaria di cui più
volte abbiamo parlato, possa
compiere il proprio mandato in
modo rispondente alla volontà
dell’Assemblea affinché tutto ciò
che facciamo possa essere una
testimonianza all’Evangelo di Gesù Cristo.
Permettetemi ora di esprimere
una parola di gratitudine profonda al Consiglio uscente e in particolare al pastore Piero Bensi
che ha guidato la Federazione in
questi ultimi sei anni. Sono stati
anni difficili, nei quali talvolta
abbiamo persino temuto per la
sorte della Federazione. E se abbiamo potuto realizzare questa
Assemblea, che ha riaffermato
pienamente il ruolo della Federazione, è anche per il lavoro del
Consiglio e per l’entusiasmo e la
volontà del pastore Bensi che
non soltanto ha guidato con pazienza il Consiglio, ma ha lavorato personalmente con grande
fatica per ciò che riguarda l’intervento nelle zone terremotate,
percorrendo innumerevoli volte
la via Firenze-Roma e Roma-Napoli e dintorni. Egli ha posto una
pietra miliare nella vita della nostra Federazione.
Vorrei anche ringraziare il Seggio che ci ha guidati in questa
Assemblea permettendoci di lavorare con ordine. Riascoltando
gli atti, penso che tutti noi ci
siamo resi conto di quale immensa mole di lavoro abbiamo svolto: lo abbiamo potuto fare grazie
alla guida del Seggio.
Ringrazio anche i revisori che
hanno compiuto con attenzione il
loro lavoro pur con le difficoltà
che questa funzione comporta. E
infine vorrei ringraziare lo staff
della Federazione, perché se in
questi giorni abbiamo potuto avere in mano una documentazione precisa che ci ha permesso di
affrontare a fondo i problemi è
anche perché alcune persone in
modo non evidente hanno lavorato intensissimamente per un lungo periodo per fornirci di ogni
cosa necessaria e per organizzare la nostra vita in questi giorni.
Aurelio Sbaffl
([ndirizz.o del neo-presidente
all’Assemblea, nella foto insieme
al presidente uscente Piero Bensi in una pensa dei lavori).
Dagli atti
NUOVO CONSIGLIO
Presidente: Aurelio Sbaffi.
Valdesi: Giorgio Bouchard, Giorgio Gardiol. Franca Long Mazzarella, Bruno Tron.
Metodisti: Piero Trotta, Bruno Loraschi.
Battisti: Bruno Colombu. Antonio di Pierre, Gioele Fuligno.
Luterani: Gottfried Hoffmann.
Esercito della Salvezza: Antonio Longo.
Chiese Libere: Domenico Maselli.
FDEI: Dina Eroli.
FGEI: Eugenio Bernardini.
speranza e la nostra comune vocazione,
rilanciando il cammino avviato al Congresso evangelico del 1%5.
COMUNITÀ’ DI BASE
L'Assemblea raccomanda al Consiglio
delia Federazione di avviare con le comunità di base degli incontri in vista di un
dialogo fraterno.
CONVEGNO CNT
EVANGELISMO
L’Assemblea, ritenendo compito primario della Federazione la ricerca di una maggiore intesa tra tutti gli evangelici italiani,
invita il Consiglio della Federazione ad intensificare i contatti con le denominazioni
evangeliche affinché trovi espressione più
concreta la nostra comunione di fede, di
L'Assemblea, informata del fatto che è in
preparazione un incontro tra membri delle
chiese valdesi e metodiste e la redazione
di Com-Nuovi Tempi circa l'avvenire del
settimanale e la partecipazione degli evangelici alia sua vita e al suo lavoro, in.
vita il Consiglio a prendere accordi con
la Tavola valdese affinché questa convegno
possa essere aperto alla più ampia partecipazione di evangelici delle varie chiese.
La mozione finale delFAssemble
L’Assemblea riconosce che l’impegno nelle zone
colpite dal terremoto ha portato la PCEI ad una nuova riflessione e ad una nuova comprensione dei suoi
propri compiti.
Il terremoto del 1980 non faceva che evidenziare
problemi preesistenti e renderli più drammatici. Non
nasceva da questo momento la questione meridionale, né le chiese evangeliche in Italia iniziavano allora
la propria azione nel Sud e la loro riflessione sul significato di una presenza evangelica nel paese.
Ma alcune caratteristiche proprie a questo momento e a questo intervento imprimono alle chiese evangeliche in Italia un profondo mutamento di rotta,
una vera e propria « conversione ».
Innanzitutto è per la prima volta che diverse chiese evangeliche italiane si trovano impegnate insieme
in un progetto rilevante di intervento in campo sociale, con una profonda determinazione ma anche con
i limiti oggettivi ad una gestione che supera le forze
del protestantesimo italiano.
In secondo luogo è evidente che momenti di ricostruzione, non solo materiale, del paese, avvengono
in un quadro preoccupante. Crisi economica, incertezza politica, responsabilità delle classi dirigenti del
paese — che hanno voluto un tipo di sviluppo distorto, rendendo sempre più dipendente il mezzogiorno —,
sviluppo dei fenomeni mafiosi (e camorristi, e simili): tutti questi aspetti rendono il quadro della rico struzione particolarmente- arduo, anche se non man
cano segni di speranza.
Questi segni di speranza sono rappresentati da
vecchie e nuove capacità di resistenza all’ingiustizia,
dall’azione di forze politiche e sociali impegnate nel
cambiamento, anche su fronti quali quelli della pace
o della lotta contro i fenomeni mafiosi, che coinvolgono nuovi soggetti e nuove volontà di assunzione di
responsabilità da parte delle masse. La presenza di
chiese e opere evangeliche nel Sud, intende esprimersi in modo non staccato dal contesto, ma pienamente
inserito nel processo di trasformazione socialemezzogiorno, in collaborazione con queste fora
Gli interventi sociali della PCEI, non diversi ;
da quelli di molte altre forze, potranno divenit
segno di speranza evangelica se sapranno operar,,
sieme alle persone cui sono diretti, al fine di uit
mune ricerca di verità e giustizia, con e tra la pof
zione, in un tentativo di testimonianza autentica
Per la reale comprensione della questione mer:
naie, come.momento centrale per lo sviluppo dii.
il paese molto cammino dovrà essere percorso a:dalle chiese. La FCEI può contribuire a questo sia,
i suoi strumenti tradizionali, sia con quelli nuovi;
il Consiglio metterà a punto secondo il mandato.
l’Assemblea: il Servizio di Azione Sociale, e il Ser,;
Migranti.
Lo Statuto stesso, che nella sua nuova stesut
sprime la volontà di un più organico collegame
tra i servizi che, la FCEI mette a disposizione è
chiese, e le chiese stesse, tende a renderne più et
ce l’azione.
Un nuovo apporto sarà dato dalla più piena pi
cipazione al lavoro federativo da parte della Ctó
Apostolica Italiana, che entra a far parte della K
e dell’Esercito della Salvezza, che ne diviene menu
effettivo.
L’Assemblea ha confermato la volontà unitati
seno al protestantesimo italiano, l’apertura versoi
te le altre denominazioni evangeliche, un vivo intei
se alla ricerca ecumenica in corso nel paese, ed
fermenti evangelici che animano ambienti e gn[
quali quelli rappresentati dalle Comunità Cristiani
Base.
L’Assemblea delinea una prospettiva per il futi
che si configura come un realismo pieno di sperai
che non si nasconde né le difficoltà, né la potenzai
la vocazione, cui chiama il Signore della chiesa e
mondo.
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L’Assdibattiti
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L’Asse
Se
LA VOCE DEI DELEG/
Apprezzamento e fi
Al termine dei lavori deH'Assemhlea, abbiamo chiesto ad alcuni delegati di diverse denominazioni il
loro parere sull’operato e sulle prospettive della Federazione. Le loro
risposte sono nell’insieme incoraggianti e testimoniano, da un lato, di
una profonda convinzione dell’ivotesi federativa, dall’altro di una sostanziale fiducia nei fratelli impegnati nel Consiglio e nei vari servizi della Federazione.
Una prima domanda s’imponeva:
dare una valutazione sulla risposta
data dalla Federazione all’evento
del terremoto in Irpinia:
Enrico Charbonnier (valdese) ritiene che « data la situazione e la
drammaticità dell’evento, la Federazione si è mossa in modo positivo
soprattutto per l’unitarietà fra le denominazioni nel programmare e
realizzare gli interventi, ma in modo carente riguardo l’informazione
alle chiese aderenti sull’evoluzione
degli interventi, anche se parecchio
è stato detto (la carenza di disponibilità di operatori ne è forse un sintomo) ».
Giovanni Carrari (metodista) valuta molto positivamente l'operato
della Federazione: « Si è impegnata
con coraggio, affrontando elei problemi più grandi di lei. Al coordinamento dei primi interventi, ha
fatto subito seguito un piano di
ricostruzione nel .senso di ’’costruzione” (e non semplicemente ”ri”)
nel sociale, senza timori e senza
compromissioni in un terreno non
solo squassato dal terremoto, ma
inquinato dalla compromissoria c
soffocante cultura cattolica ».
Per Pierina Mannucci (battista),
la Federazione ha agito « prima con
coraggio, dopo con slancio e onestà
di intenti, sapendo superare una situazione critica con una visione che
solo dei protestanti potevano avere ».
Mario Berutti (valdese) giudica
« corretta l’analisi politica del Me
ridionc oggi, fatta dalla Federazio
ne. Tale analisi, accompagnata da
una grande generosità di chiese e
agenzie, specie estere, ha permesso alla Federazione di mettere
in piedi un intervento di grandi dimensioni, forse eccessivo per le nostre forze da un punto di vista umano ».
Per Arcangelo Pino (metodista),
« il terremoto è stato un’improvvisa
calamità che ha certamente catapultato la FCEI nell’intervento immediato, ma ha poi rallentato l’impegno, non della FCEI, ma delle chiese e di privati per l’opera non solo
della ricostruzione materiale, ma
nella sollecitudine - di ricomposizione sociale nel senso di dare speranza alla popolazione colpita ».
Pietro Spanu (battista) ritiene che
« l’operato della Federazione non
possa essere giudicato che positivo,
in particolar modo per quanto riguarda la tempestività degli interventi soprattutto se si tiene conto
della relativa esiguità delle forze
a disposizione ».
Una seconda domanda, al termine
di questa intensa Assemblea, riguardava le questioni prioritarie che
avrebbe' dovuto affrontare il nuovo
Consiglio della FCEI:
Per Mirella Scorsonelli (metodista) la priorità va « al funzionamento dei centri sociali nelle zone
terremotate come veicolo di trasformazione della forma mentis in primo luogo delle nostre comunità e
della popolazione con la quale si
viene a contatto ».
Paolo Fabbri (valdese) indica i
seguenti punti: « 1) Prospettive dell’azione sociale (SAS) nelle zone terremotate. 2) Definizione di una linea
degli interventi pubblici: scelta dei
temi su cui concentrare gli interventi. 3) Elaborazione di un nrogramma minimo per favorire l’evangelizzazione. 4) Spiegare al gros.so
pubblico chi sono i protestanti nei
termini più elementari (es. credono
in Cristo). 5) Servizio Migrazione ».
Per Giuseppe Mollica (battista), si
tratta di « saper amministrare e po
tenziare il ’’patrimonio” di tt
monianza unitaria soprattutto'
so il Meridione e gli emargini
Mario Berutti ritiene « assol
mente prioritario il reperimenti
personale professionalmente q<
Acato ed evangelicamente motH
La Federazione deve vegliare al
mettere in moto una macchini
intervento sempre più grossa f
fatto ingestibile. La solidarietà <|
chiese e la disponibilità alla cJ
borazione dovranno essere noni
si fatte, ma una realtà ».
Inpne, come vedono, i nostri'
tervistati, il lavoro della FCB
prospettiva?
Giovanni Carrari pensa che j
si troverà tra la spinta "escati
gica”, tra l’entusiasmo della "ij
tiplicazione dei pani” e la neces(
di mettersi a tavolino per vederi
possiamo ’’costruire la torre”
za dover interrompere a metà il
stro lavoro — il che sarebbe
mente dannoso. Un equilibrio
ficile ma entusiasmante: è un I
ro al quale il Consiglio dovrà '
mare tutte le chiese, tutti
denti. Nord e Sud, federati e
federati”: un banco di prova í
capacità di tradurre in concre'
nostri bei "sermoni” ».
Per Pierina Mannucci « Fall*
mento della Federazione (adesj
effettiva dell’Esercito della
za) fa ben sperare verso una P'I'I
fida e concreta unione degli evaj
lici italiani ed una maggiore e
incisiva testimonianza ».
Paolo Fabbri pensa che « ocdj
insistere sul lavoro intrapreso ■
za però dimenticare che — pur ^
do coi piedi saldamente ancoj
per terra — occorre guardar?^
che al futuro con fiducia nell’'*'
vento di Dio. Bisogna aprire |
cautela una nuova frontiera à'
voro nella testimonianza. Tale '|
tiera potrebbe es.sere il lavoro*
migrazione ».
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Linee per l’azione futura
L'Assemblea, a conclusione del
dibattito sull’intervento della Federazione nelle zone terremotate, approva l'operato del Consiglio e del
Comitato Terremoto e rivolge un
vivo ringraziamento alle chiese ed
alle organizzazioni evangeliche italiane ed estere per la solidarietà, la
generosità e l’impegno che hanno
manifestato in questo intervento.
L’Assemblea ritiene che l’azione
del Consiglio e la partecipazione solidale delle predette chiese ed organizzazioni abbia consentito un’opera efficace a favore delle popolazioni
colpite ed abbia avviato una testimonianza unitaria del nostro protestantesimo nel disegno per trasformare, con il Mezzogiorno, tutto
il Paese, testimonianza che sembra
avere ormai i caratteri della irreversibilità e dell’impegno prioritario, giacché, mutando il Mezzogiorno muta il modo di essere dello Stato Italiano, essendo la questione meridionale in realtà una questione
nazionale.
L’Assemblea indica al Consiglio
per l’azione futura le seguenti linee
direttive:
1) Tintervento deve essere proseguito con un’ottica non restrittiva,
che tenga conto della riflessione e
della elaborazione compiute nei due
convegni promossi dal Consiglio ad
Ecumene e a Vico Equense, ma anche dimensionata alle nostre reali
possibilità; il giudizio sufte possibilità deve però tener conto delle potenzialità non ancora dispiegate
delle nostre chiese, con fiducia in
Dio che chiama e manda e manifesta così la sua grazia.
2) l’intervento deve essere pertanto proseguito come attuazione
dell’impegno prioritario di testimonianza di cui si è detto e dovrà essere graduato dal Consiglio in relazione, oltre che alle nostre reali possibilità, alle effettive esigenze delle
popolazioni tra cui avviene ed alla
solidarietà del mondo protestante;
3) Tintervento «nell’economico»
(ad es.; promozione di cooperative)
è da approvarsi e si deve anche ac
cettare la previsione di un congruo
periodo di tempo in cui l’iniziativa
debba essere assistita; tuttavia Tintervento di questo tipo deve raggiungere una gestione autonoma ed
avere una validità economica e sociale, condizione per lo sviluppo della cooperazione e per il miglioramento del tenore di vita; ove ciò
si dimostri non raggiungibile, Tintervento deve essere concluso;
4) è necessario approfondire la
riflessione sul problema del rapporto fra il nostro intervento e quello
del settore pubblico nelle opere realizzate, e ciò nel quadro del rapporto chiesa-società e del dibattito, in
corso nelle nostre chiese, sul nostro
essere « componente » oppure « minoranza »;
5) su di un piano più generale è
necessaria una nostra attiva partecipazione a quella che ormai si profila come la « battaglia » per la ricostruzione delle zone terremotate,
per la quale la mobilitazione nel Paese non sembra as.solutamente sufficiente.
IL DOCUMENTO COSTITUTIVO DEL NUOVO SERVIZIO
Servizio di Azione Sociaie
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L’Assemblea a conclusione del dibattito della costituzione del Servizio di Azione Sociale (SAS) approva
la nroposta del Consiglio e la relativa relazione. La VI Assemblea della
FCEI istituisce pertanto il Servizio
di Azione Sociale (SAS) con la seguente configurazione.
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1) Stimolo, attraverso convegni o
documenti di studio, della rifiessione sulla situazione italiana in vista
della testimonianza e dell’impegno
sociale delle nostre chiese, con particolare riferimento al meridione.
2) Impostazione dell’intervento
nelle zone terremotate non come assistenza caritativa bensì, nello stretto legame tra questo intervento, le
chiese e la predicazione delTEvangelo, come risposta alla chiamata
di Gesù a portare frutto.
3) Coinvolgimento di tutti coloro
che operano nei centri di intervento
e delle comunità evangeliche meridionali nell’azione del SAS e partecipazione delle popolazioni interessate alla gestione dei centri medesimi.
4) Coordinamento e sostegno delle strutture sociali già poste in essere dalTintervento nelle zone terremotate; organizzazione di momenti di confronto, campi di lavoro, eceetera.
5) Assistenza del personale operante nei vari centri, dipendente o
Volontario, e cura della preparaziot'e del medesimo.
6) Informazione sui vari centri
Presso le chiese italiane ed estere.
1) Sviluppo dei contatti necessari
istituzioni pubbliche o private
^regioni, comuni, cooperative, organizzazioni sociali, culturali, politiche, ecc.), utili per l’ulteriore prosecuzione delle iniziative in atto.
8) Predisposizione di piani di iniervento per eventuali situazioni di
emergenza dovute a calamità naturali.
l^recìsazioni
n) Il reclutamento e la formazione del personale da impiegare nei
Centri dovranno essere orientati innanzitutto verso i luoghi nei quali
avviene Tintervento e verso le comunità evangeliche del sud.
b) L’alternativa fra la preferenza
da dare al personale evangelicamente motivato ovvero a quello già qualificato, ove non possa essere risolta con la presenza di entrambi i requisiti, va risolta, in riferimento agli specifici compiti cui la persóna
debba essere addetta.
c) L’alternativa fra assunzione
alle dirette dipendenze della Federazione e inserimento nei ruoli delle chiese membro, con contemporanea messa a disposizione della Federazione per il servizio nei centri
di intervento, va risolta di volta in
volta a seconda delle situazioni, caso per caso, essendo ambedue le soluzioni egualmente valide. Nel primo caso è tuttavia necessario che
le chiese si prospettino la necessità
di ricevere nei propri ruoli parte
delle persone che cessino il servizio
presso i centri per un normale avvicendamento, adattando o predisponendo adeguate strutture diaconali.
d) Occorrerà curare adeguatamente la presentazione nelle chiese
locali di queste nuove esigenze di
testimonianza e di servizio nel sud
d’Italia in vista del sorgere di vocazioni per un tale lavoro; il SAS dovrà perciò informare le chiese locali delle esigenze dei centri e delle
conseguenti richieste di personale.
e) Per quel che attiene al volontariato il SAS dovrà porsi come centro di organizzazione di volontari
per interventi di emergenza; per gli
interventi in atto dovrà promuovere la cooperazione di volontari soprattutto sul piano locale; per un
servizio volontario pur sempre temporaneo, ma di durata apprezzabile,
il SAS dovrà comunque curare una
sufficiente qualificazione.
Organizzazione
Il SAS si articola in un Comitato
Generale, in un Comitato esecutivo
e in una Segreteria composta da uno
o più responsabili.
A) Composizione del Comitato Generale:
— la Segreteria nominata dal Consiglio della FCEI;
— Il Presidente della FCEI;
— due membri del Consiglio no
minati dallo stesso;
— un componente designato da ciascuno degli esecutivi delle chiese
membro;
— un rappresentante designato da
ciascuna delle agenzie estere che
sostengono i programmi dei centri;
— un rappresentante per ognuno
dei gruppi operativi locali del
SAS che verranno costituiti;
— il tesoriere della FCEI.
I compiti del Comitato Generale
sono:
a) elaborare, di intesa col Consiglio
della FCEI, la politica generale
degli interventi;
b) proporre al Consiglio della FCEI
le linee operative del Servizio;
c) esaminare i preventivi finanziari ed i bilanci consuntivi degli
interventi;
d) designare i quattro membri che,
insieme alla Segreteria del Servizio, compongono il Comitato
Esecutivo.
II Comitato Generale si riunisce
almeno due volte all’anno.
B) Composizione del Comitato Esecutivo:
La Segreteria del Servizio e quattro membri designati dal Comitato
Generale. Alle riunioni del Comitato EsecuVivo partecipano, con voce consultiva, i responsabili dei
gruppi operativi locali direttamente interessati agli argomenti posti
alTordine del giorno.
Il Comitato Esecutivo si riunisce
periodicamente per:
a) coordinare gli interventi;
b) predisporre i piani finanziari;
c) curare l’amministrazione dei vari interventi;
d) predisporre le indagini e gli atti necessari per l’assunzione o
Tutilizzo del personale dei vari
centri e determinarne le mansioni;
e) predisporre i piani per la formazione del personale destinato
ai vari centri;
f) organizzare incontri periodici col
personale e con i comitati dei vari centri;
g) fungere da collegamento col Comitato Generale e predisporre le
relazioni per il Consiglio della
FCEI;
h) preparare le riunioni del Comitato Generale. ^
Riunione plenaria nel salone dell’Hòtel Oriente di Vico Equense che ha
ospitato la VI Assemblea della Federazione.
INDICAZIONI PROGRAMMATICHE
I Servizi
STUDI
La VI Assemblea della FCEI, riunita a
Vico Equense IT 29 oStobre-1“ novembre,
dopo aver discusso l’operato del Servizio
Studi, ha preso atto dell'esperienza fatta
negli ultimi tre anni, e constatato che
l'attuale fase del lavoro federativo non
consente un reale potenziamento di questo Servizio, propone che il Consiglio:
a) nomini dei membri del Servizio che
siano geograficamente vicini ed effettivamente disponibili alla collaborazione;
b) sostenga la continuazione della rivista Diakonia, precisandone i contenuti e
promuovendone la diffusione;
c) dia mandato al Servizio di realizzare convegni rispondenti all’approfondimento ,
di tematiche attuali o urgenti, in relazione
alla testimonianza evangelica in Italia, proseguendo anche nelle esperienze fatte con
l'organizzazione dei convegni realizzati in
comune con altre chiese evangeliche.
STAMPA RADIO
E TELEVISIONE
L'Assemblea invita il Consiglio
a) a formulare un progetto per utilizzare nel modo migliore il Servizio Pubblico radiofonico, come strumento per la
predicazione, l'informazione ed il contatto
diretto con gli ascoltatori e d'altra parte
per sostenere coloro che operano in sede
locale nell'emittenza privata;
b) a presentare tale progetto complessivo alle Chiese membro indicando le necessità di uomini mezzi e risorse per la
sua realizzazione;
c) ad informare l'opinione pubblica
evangelica, organizzando tra l'altro convegni di studio che affrontino il problema
della comunicazione anche sotto il profilo
teologico.
L'Asse:nblea invita il Consiglio ad elaborare d'intesa con le Chiese membro, un
piano per la formazione di operatori nei
mezzi di comunicazione di massa.
ISTRUZIONE
EDUCAZIONE
L'Assemblea, ascoltate la relazione del
SIE, le osservazioni del Consiglio FCEI, e
dei revisori e tenuto presente il dibattito
del gruppo di studio, ribadisce l'importanza del SIE ed esprime riconoscenza per il
lavoro fin qui svolto. Ritiene che il lavoro
futuro del Servizio debba articolarsi secondo i seguenti indirizzi;
a] attuare il mandato ricevuto dall'Assemblea di Torre Pellice relativo al lavoro
con i ragazzi dai 12 ai 17 anni;
b] fornire materiale adeguato per singoli e/o gruppi residenti in zona di diaspora;
c] favorire i collegamenti tra esperienze locali nel campo educativo.
in considerazione del lavoro svolto e
delle nuove esigenze espresse l’Assemblea
ritiene opportuno;
a) dotare il SIE di una persona teologicamente qualificata a pieno tempo;
b) raccomandare al Consiglio FCEI di
invitare la Facoltà di Teologia, il Dipartimento teologico dell'UOEBI e la Commissione
Permanente agli Studi ad inserire nei loro programmi di formazione ai diversi ministeri, corsi relativi alla psicopedagogia
dell'età evolutiva ed invita le chiese a curare l'aggiornamento dei catechisti attuali
a tale riguardo;
c) richiamare l'attenzione delle chiese
sul dibattito in corso relativo all’insegnamento della religione nelle scuole.
MIGRANTI
L’Assemblea, constatato il rinnovato interesse per le comunità per il problema
della migrazione, invita il Consiglio a ricostituire il Servizio Migranti. Tale Servizio. articolato in due sezioni (una in Italia
e una all'estero) dovrà operare nella linea
indicata dal Comitato delle Chiese per i
lavoratori migranti (CETMl) nel documento adottato nella sua assemblea del 7-14
maggio 1982 in Grecia. In particolare dovrà avere le seguenti priorità:
a) sensibilizzare le comunità ai problemi dei migranti ed essère struttura di
coordinamento per le iniziative da esse
prese;
b) stabilire contatti e collaborare con
gli organismi ecclesiastici, sociali e politici che già operano in questo campo;
c) curare i collegamenti con il CETMl
e gli altri enti ecclesiastici europei operanti in tale settore.
Inoltre il Servizio attraverso consultazioni con gruppi di migranti, dovrà formulare
un preciso programma di azione. Tale programma dovrà essere verificato entro il
1983 da un apposito convegno.
L'Assemblea allo scopo di evitare le negative esperienze del passato invita il Consiglio a tenere conto delle necessità di
tempo e di mezzi finanziari per lo sviluppo di tale Servizio.
C) Compiti della Segreteria sono:
a) presiedere le riunioni del Comitato Generale e di quello Esecutivo;
b) garantire l’esecuzione dei manda, ti del Comitato Generale e del
Comitato Esecutivo;
c) rappresentare la FCEI negli atti
relativi alTintervento;
d) partecipare alle riunioni del Consiglio della FCEI ogni qualvolta
richiesta per riferire sulle attività del Servizio;
e) curare i rapporti col personale
e con i comitati dei centri.
8
8 ecumenismo
12 novembre 1982
INGHILTERRA
DIBATTITO SUL DOCUMENTO SINODALE
Gioventù metodista: Ecumenismo politico?
convegno europeo
Dal 2 all'8 ottobre si è svolto a
Londra presso il National Children's Home il Consiglio Europeo dei giovani Metodisti. Quest’anno ha partecipato un rappresentante Metodista della Federazione Giovanile Evangelica
Italiana dopo sette anni in cui
nessun giovane evangelico italiano interveniva, poiché si era
scelto di interrompere i contatti
per problemi finanziari e di disponibilità personali. La decisione di riallacciare questi rapporti
è stata presa durante il VI Congresso FGEI che si è svolto ad
Adelfia nel 1981, ed è rimasta
in una mozione che mette in luce l’importanza che questi incontri hanno « sia come occasione
per praticare la solidarietà fraterna con movimenti ed organizzazioni di giovani evangelici in
Europa, sia come momento di
confronto con realtà diverse 'dalla nostra dalle quali abbiamo ricevuto idee e stimoli interessanti ». (cfr. Mozione sui rapporti
ecumenici internazionali, pubblicato sul n. 70/71 di Gioventù
Evangelica).
Questo Consiglio Europeo si
riunisce annualmente all’inizio
dell’autunno ed è organizzato
volta per volta dai paesi che
hanno maggiori disponibilità finanziarie tra quelli che vi partecipano.
A Londra erano presenti 45'
persone in rappresentanza di circa 50.000 giovani metodisti di tredici paesi; Svezia, Norvegia, Danimarca, Germania Democratica, Germania Fedei?ale, Svizzera,
Francia, Austria, Jugoslavia, Portogallo, Irlanda, Italia e Gran
Bretagna. E’ una realtà estremamente variegata di Paesi molto
diversi fra loro con problemi ed
organizzazioni differenti, cosa
che da un lato provoca alcuni
problemi di comunicazione, dall’altro rappresenta anche la maggior ricchezza che possa offrire
un incontro come questo.
I partecipanti, invitati in proporzione alla quantità di giovani
da essi rappresentati, sono stati
divisi in gruppi di esperti di questioni giovanili, delegati dei moviménti giovanili, presidenti delle
varie commissioni. L’età media
dei partecipanti è abbastanza alta per un Consiglio di giovani,
fatto questo certamente non positivo, ma che può essere spiegato con gli enormi problemi organizzativi che si debbono affrontare per coordinare un numero
così alto di giovani e dalla importanza che viene data alla presenza di alcuni operatori, siano
essi pastori o laici, che si interessano particolarmente dei problemi dei giovani evangelici.
II lavoro si divide in due momenti,. uno rappresentato dall’Assemblea plenaria dove vengono discussi problemi finanziari
e dove vengono prese decisioni
di vario genere, l’altro costituito
dal lavoro nelle varie commissioni, momento più coinvolgente e
di reale dibattito.
Le commissioni sono suddivise
in: lavoro sui bambini; evangelizzazione; chiesa e società; servizio sociale; organizzazione di
visite e conferenze internazionali.
La discussione nelle commissioni si è soffermata particolarmente, su alcune tematiche che
sono risultate di maggiore interesse ed attualità:
1) l’evangelizzazione in riferimento ad alcune problematiche giovanili, legate principalmente alla mancanza di spazi di
discussione e di aggregazione nel
periodo successivo al catechismo; 2) i problemi della pace
e della disoccupazione come momento qualificante della testimonianza e dell’impegno della chiesa nella società.
Per cercare di approfondire
queste tematiche si è deciso di
organizzare in un prossimo futuro due seminari ai quali parteciperanno uno o più rappresentanti dei vari paesi.
Ogni anno, inoltre, vengono organizzati scambi di visite fra
gruppi di giovani di più paesi per
conoscere meglio le realtà delle
chiese metodiste in Europa.
La sempre maggior importanza di incontri internazionali di
dibattito e di riflessione come
questo può essere ravvisata, oltre che nell’attualità dei problemi affrontati, anche nell’esigenza che le realtà giovanili hanno
di conoscersi e confrontarsi.
Credo che valga la pena, infine,
sottolineare come fatto estremamente positivo, il notevole contributo finanziario di questo Consiglio, esclusivamente finalizzato
al lavoro dei giovani metodisti
europei, che ha permesso la realizzazione di questo incontro e
che permetterà in futuro, la preparazione di altri incontri.
Paola Benecchi
TRtVENETO
XIII Convegno
dei Gruppi
Ecumenici
Il XIII Convegno avrà luogo
a Mestre, domenica 14 novembre
presso la Casa Cardinale Urbani, Via Castellana 16/A.
Il Convegno, che avrà inizio
alle ore 9.30, svolgerà il seguente Ordine del giorno :
1 ) Meditazione biblica ( Matteo, cap. 10/40) — dr. Frithjof
Roch, teologo luterano.
2) Introduzione all’esame del
Documento BATTESIMO - EUCARESTIA - MINISTERI della
Commissione « Fede, e Costituzione » del Consiglio Ecumenico delle Chiese, riunito a Lima.
Don Luigi Sartori, Presidente
dei teologi cattolici italiani.
Teodoro Fanlo Y Cortes, pastore valdese.
Proseguiamo il dibattito intorno al « Documenti sull'Ecumenismo ». Chiunque interviene è libero di esprimere il suo
giudizio ma è anche tenuto a rispettare il testo in esame senza
forzarlo a dire ciò che non dice.
Nel finale del punto 2.2 del
Documento sull’ Ecumenismo è
scritto che il Movimento ed il
Consiglio Ecumenico si propongono l’unico obiettivo dell’unità
nel rinnovamento e lo perseguono da molti decenni lungo il confronto e il dialogo teologico in
vista di un futuro consenso di fede e dell’impegno e del servizio
cristiano in campo sociale e politico.
Vogliamo bene sperare che si
giunga, sì, al- confronto e al dialogo teologico ma che non si arrivi mai a quel tale futuro consenso nell’impegno in campo sociale e (soprattutto) politico. In
quanto, se si può ammettere il
campo sociale sul piano di tutto
ciò che concerne tutti gli aspetti della carità cristiana morale e
materiale, non è però accettabile
quello politico per i seguenti
chiari motivi;
1) La chiesa non può assumere alcun atteggiamento di
fronte a fatti ed avvenimenti o
ideologie che intaccano la libertà
di pensiero e di azione dei propri membri i quali hanno il sacro diritto di non trovarsi forzatamente irreggimentati o strumentalizzati da gruppi di potere
sia pure espressi da maggioranze, ma non per questo autorizzati ad una qualsiasi forma di
dittatura.
2) La politica presume lotte,
contrasti, violenza, prepotenza,
odio, rancori, vendette ecc. che
non sono ammissibili dove debbono regnare sovrani la fede, la
speranza, la carità, l’amore per
il prossimo e per i nemici. Seguire un qualsiasi indirizzo politico
(specie in Italia) significa rendersi complici dei misfatti latenti di
tutte le ideologie del mondo.
3) Ogni membro di chiesa
quando è entrato a farne parte
non ha preso, ovviamente, nessun impegno sociale o politico
ma soltanto quello di essere fedele alle Leggi e alla Parola di
Dio, nonché di adoprarsi per la
vita della chiesa stessa e segnatamente per la sua missione
evangelica.
4) Ogni membro di chiesa
deve essere libero di occuparsi o
meno personalmente di politica
rendendosi responsabile dei suoi
pensieri e delle sue azioni davanti alle autorità costituite e soprattutto nel cospetto di Dio.
5) Le questioni sociali e sindacali, la cosiddetta utopistica
« giustizia sociale » (che non esiste in nessuna parte del mondo)
le eterne vertenze e conflitti fra
capitale e lavoro, gli avvenimenti socio-politici degli stati ecc.
non sono fatti ed argomenti nei
quali si deve intromettere la
chiesa come ente (data anche la
sua minuscola e trascurata vocetta) poiché vi sono già gli enti
predisposti come i potenti sindacati, i numerosi partiti politici,
le Commissioni Interne, il Parlamento, il Governo, le Federazioni e Confederazioni di ogni calibro e colore. Senza contare che
la vocetta della nostra chiesa si
perde nel nulla anche perché è
una trombetta protestante di
fronte alla colossale orchestra
cattolica nella quale si ritrovano tutti.
6) C’è tanto ma tanto bisogno di portare il popolo italiano
a Cristo; è questa la nostra missione, il nostro vero, urgente e
grosso impegno verso il quale
dobbiamo tendere tutte quante
le nostre energie e tutti i nostri
mezzi.
* * *
Scorrendo il resto del documento si incontrano altri accenni alla ammissione della politica nella chiesa specie al capitolo 2.2.2.
in cui è detto: « Noi riteniamo
che l’impegno politico-sociale...
faccia parte integrante della vocazione cristiana ed ecumenica
della chiesa anche e proprio
quando comporta delle scelte rischiose e quindi controverse...; risvegliando la coscienza della loro
responsabilità politico-sociale alla luce dell'evangelo » ecc.
Anche qui si risponde che non
esiste « politica alla luce dell’evangelo » perché Cristo non ha
mai avuto propositi di riforma
politica (come scrive e spiega
chiaramente Oscar Cullmann nel
suo indiscutibile opuscolo). E
non si può parlare di « tempi »
senza negare la divinità e la eternità; della Parola e delle Leggi di
Dio.
Vi sarebbero altri punti da rilevare, ad esempio in 6.9 dove si
ammette che l’etica protestante
è « fondamentalmente un’ etica
della libertà nella responsabilità » e quindi ciò avvalora le tesi da noi sostenute.
Per il resto il documento è accettabile in quanto abbastanza
esauriente specialmente laddove
riferisce sui rapporti tra cattolicesimo e protestantesimo nonché nel capitolo finale che tratta
dell’obiettivo ecumenico concludendo che « lo Spirito soffia
dove vuole e l’Evangelo non è
incatenato ».
Ferruccio Giovannini
Ad ogni costo
Mentre stavo leggendo il Documento sull’ Ecumenismo, un
amico mi ha bruscamente apostrofato; « Ma perdi ancora il
tuo tempo con quelle scemenze? ». A parte il fatto che il tempo l’ho perso volentieri, quel richiamo mi ha indotto a una considerazione; d’accordo in linea
di massima su quanto espresso dal Sinodo, trovo che al do
ANIMATORI TEOLOGICI DELLA CEvAA
A quale vita siamo chiamati?
TORRE PELLICE — Circa 35
partecipanti, provenienti in gran
parte dalla Francia, dalla Svizzera francese e dall’Italia, sono
convenuti dal 18 al 24 ottobre a
Torre Pellice per un incontro di
animazione teologica organizzato dalla CEvAA. Alcuni membri
dell’équipe permanente guidati
dal segretario teologico, il pastore Arhetefe Nomenyo, togolese, e alcuni invitati dai paesi latini di Europa — tra cui un sacerdote cattolico proveniente dalla Corsica ed un pastore della
chiesa evangelica . del Belgio ■—
ci hanno accompagnato nella
nostra ricerca. TI tema dell'incontro, nato in seguito ad una riflessione sorta in paesi extraeuropei
sul nostro rapporto con i morti,
era: « Di quali morti siamo minacciati. quali progetti di vita ci
sono proposti e a quale vita siamo chiamati? ».
Bisogna dire subito che il confronto, a cui partecipava per la
prima volta un numero tanto
grande di « animatori teologici »,
è stato all’inizio piuttosto difficile. Modi diversi di affrontare i
temi, non solo fra africani ed
europei ma all’interno delle varie delegazioni nazionali europee,
metodi di comunicazione diversi,
riflessione teologica a cui parte
cipavano membri di chiese che
hanno aderito al Consiglio Ecumenico delle chiese e membri di
chiese a struttura congresiazionalista e con un fino di lettura biblica nifi «fondamentalista», perfino il modo ste.s'so di affi'ontare
il problema ecumenico così diverso da nersona a persona; si
potrebbe continuare ad enumerare le difficoltà di partenza: aggiungerei soltanto che la lingua
del convegno, il francese, non
era la lingua materna che per
una parte dei presenti, anche se
da tutti era conosciuta c parlata.
Questa difficoltà di partenza,
affrontata con il massimo di serietà da parte di lutti, ha però
permesso una discussione molto
utile. Dopo una prima giornata,
nella quale si è cercalo di vedere
quali sono le minacce di morte
nei contesti socio-economico-culturali francese, svizzero ed italiano, si è continuato il cammino presentando i progetti di vita
in ognuno dei paesi. (Quali sono
le proposte — positive o negative — che ci fa la nostra società?). A partire da questa serie di
comunicazioni, che erano continuamente confrontate in lavoro
di gruppo con una riflessione biblica sui primi capitoli dcll’evangelo di Matteo, si è cercato di
preparare una serie di progetti
comunitari (che dovevano essere
presentati sotto forma di sketch
pubblicitari alla radio e alla televisione, di volantini, di opuscoli,
di trasmissioni radio o televisive, di manifesti, ecc.). Questa ricerca di contenuti e di metodi di
trasmissione ha creato man mano che si andava avanti un affiatamento in alcuni casi notevole
e certo un arricchimento per
lutti i partecipanti. Ma nello ste.sso tempo il lavoro che ancora c’è
da fare, per riflettere insieme (e
non rinchiuderci nel nostro angolino senza tener conto di quel
che succede nel mondo ecumenico), per cercare buone forme
di comunicazione, per approfondire la ricerca biblica, è sembralo grande a tutti. Vuol dire che
ci sarà molto lavoro da fare, e
partendo ne eravamo tutti ben
coscienti.
L’ultimo giorno dell’incontro i
vari convenuti si sono dispersi In
varie località del Piemonte (nelle Valli ed a Torino), predicando
un po’ dappertutto cd incontrando buon numero di comunità locali; al ritorno a Torre Pellice,
un culto conclusivo, nell’accogliente foresteria, ci ha permesso
di salutarci come si conviene.
Eugenio Rivoir
cumento manca una precisazione che io considero « punto di
partenza » essenziale. Questa:
Ecumenismo — fra Chiese Cristiane e non — ad ogni costo.
Perché mai, mi domando, tutti
coloro che credono « in qualcos’altro » non dovrebbero tentare di superare ogni dannata divisione e protendersi totalmente
verso la fratellanza universale?
E come si potrebbe sperare in
un totale mutamento dei rapporti, se i credenti per primi non
dessero l’esempio? Certo, considerando il momento che viviamo
dove Regno e Mondo, come Spirito e Materia, sono sempre più
pericolosamente confusi — l'impresa è immane. Disperata. (Forse come unica speranza sta la
croce). Ma occorre affrontarla;
buttarcisi dentro però senza essere nello spirito della premessa,
alla quale ho fatto cenno e a.ssente nel Documento, a me par
che sia un combattimento del
tutto inutile.
« Posso aver fallalo »; ma se
questa mia opinione l’avessi rinchiusa in un cassetto, mi sarebbe rimasto il dubbio che il mio
amico, forse luti i torti poteva
anche non averli...
Ma voglio ora concludere con
le stesse parole del Documento:
« 7.2 Lo spirilo soffia dove vuole
e l’Evangelo non è incatenato:
esso è realmente all’opera in tutte le confessioni (ed anche fuori) ».
Parole nelle quali io penso che
questo mio breve scritto possa,
almeno in parte, trovare conforto. Ezio Pinardi
« La politica comunemente è
defiiìita come “l’arte del possibile”. La politica dell'Evangelo, la
politica dell’agàpe, è invece "l’arte delVimpossibile", perché essa
non è azione nostra, ina azione
del Signore della storia al quale
è possibile quel che a noi non è.
Ed egli nella sua grazia ha .scelto
di servirsi di noi e di chi Egli
vuole, come suoi strumenti ».
(Tullio Vinay)
9
12 novembre- 1982
cronaca delle Valli 9
PER IL CO.RE.CO. DI PINEROLO
Elena e
la scuola
Eletta, 11 anni, di Pinerolo, è
una bambina autistica. Dopo lunghi anni di scuola materna dovuti al suo handicap psichico,
quest’anno finalntente è stata ammessa nella prima classe della
scuola elementare di Via Serena.
I genitori (membri della comunità valdese di Pinerolo) sono
contenti che la figlia abbia raggiunto questo nuovo traguardo,
anche se con molto ritardo. La
loro iniziale apprensione si è
progressivamente dissipata vedendo che la bambina si sta inserendo bene nella classe. Anche
l'insegnante e i genitori degli altri bambini sembrano soddisfatti
dell'inserimento, il che è di buon
augurio, considerata l’estrema
delicatezza di ogni inserimento
di handicappati in classi normali.
Perciò, è con una certa meraviglia che, dopo un mese dall'inizio della scuola, i genitori si
vedono recapitare una lettera riservata del direttore didattico del
■ IV Circolo che decreta il trasferimento di Elena nell’altra Prima,
a tempo pieno. Nulla da eccepire
dal punto di vista delle leggi scolastiche: la classe dove si trova
Elena conta 26 allievi mentre
quella a tempo pieno ne conta
solo 19. Ora, la legge stabilisce
che l’inserimento degli handicappali non può avvenire in classi
con più di 20 alunni. Decisione
logica, dunque, a norma di le°'oe,
ma per lo meno un po’ tardiva...
I genitori, che °ià avevano
espresso al direttore le loro perplessità rispetto ad un eventuale
spostamento della figlia, non si
lasciano convincere, anche 'perché sono contrari al tempo pieno. Decidono quindi di non mandare più Elena a scuola finché il
direttore non sarà tornato sulla
sua decisione. Chiedono un appuntamento al Provveditore,
scendono a Torino, ma dopo lunga attesa il Provveditore non si
fa trovare. Due giorni dopo, ottenuto un secondo appuntamento, si recano nuovamente a Torino, ma dopo una nuova inutile
anticamera tornano a Pinerolo a
mani vuote. Intanto la bambina
continua a rimanere a casa.
Giunge allora un’altra lettera
del direttore che convoca i genitori per venerdì 29 ottobre
presso il centro di riabilitazione
degli handicappati di via Marra,
per chiarire la questione. Il direttore spiega la sua decisione.
La doti. Ragazzo ritiene^ che lo
spostamento di Elena in altra
classe non pone problema. I genitori di Elena però rimangono
del parere che la bambina debba
stare nella classe in cui ha già
co}ninciato ad ambientarsi. Il
che sarebbe possibile solo a due
condizioni: avere un nosto-classe
in più nel Circolo onde poter
sdoppiare la classe oppure convincere 6 genitori di spostare i
loro figli nella classe a tempo pieno. A meno che tutti i genitori
siano d’accordo, malgrado la legge, di mantenere la situazione
così com'era. Intanto il direttore
fa una nuova proposta: riprendere Elena, ma in iin’aiila da
sola, con una maestra d’appoggio, e ciò finché il Provveditore
non avrà preso una decisione.
I genitori di Elena non mollano e sono sempre più decisi a far
valere le loro ragioni. Chi ha ragione, chi ha torto? Dipende dal
punto di vista in cui si considera
il problema. Una cosa è certa
però: urge trovare una soluzione,
e in un caso come questo ci sembra che la soluzione migliore sia
quella che si pone dalla patte dt
Elena. E’ davvero così difficile.
Jean-Jacques Peyronel
Il patois fa problema
Bocciata una delibera riguardante cartelli turistici in patois
POMARETTO — Con una seduta di tre ore, Analmente in regola col numero legale sia in
prima che in seconda convocazione, il Consiglio della Comunità Montana Valli Chisone e
Germanasca è riuscito a liquidare l’ordine del giorno arretrato
di vari mesi e a non portarsi residui nella nuova sede. La seduta del 5 novembre scorso è stata infatti con ogni probabilità
l’ultima tenuta nel Municipio di
Pomarettp, dal quale sono già
stati rimossi gli uffici. Il Consiglio ha approvato la nuova destinazione a Porosa Argentina,
che diventa la sede legale di tutti gli atti della Comunità.
Senza particolare rilievo la discussione dell’ordine del giorno,
con una ventina di ratiAche di
delibere della giunta. Un momento di dibattito si è avuto
quando sono state presentate le
carte geologiche a colori relative ai Comuni della bassa e media vai Chisone, dove erano se
gnate le aree ediAcabili in vario
grado, da inserire nel Piano regolatore generale intercomunale.
Dopo l’esposizione del geologo
prof. Maurino, alcuni interventi
hanno deplorato che l’adozione
di uno strumento urbanistico così complesso e forse superAuo
per i piccoli comuni, si risolvesse in un danno per chi in questi
ultimi anni si era visto riAutare
il permesso di ediAcare, con la
conseguente diminuzione del potere di acquisto dei propri risparmi.
Tra le altre decisioni di normale amministrazione, il contributo di 2 milioni e mezzo agli
uffici turistici di Frali e Pragelato e di un milione a quello di
Penestrelle e la proposta di incaricare il veterinario Perrot di
uno studio sulla convenienza
economica deH’allestimento di
un centro cooperativo per allevare vitelli da ingrasso. InAne
una nota curiosa: il Co.re.co. ha
bocciato una deiibera riguar
PSI DI TORRE PELLICE
Le autonomie locali
Nell’ambito di un programma
di attività che prevedono per i
prossimi mesi : incontri, dibattiti, conferenze ed una tavola rotonda sui problemi dell’artigianato, si è svolto domenica 24 ottobre alle ore 9, presso la Sala
Operaia di Torre Pellice, un seminario sulla riforma degli Enti
Locali, organizzato dalla sezione P.S.I.
Si è discusso in particolare il
disegno di legge approvato dal
Consiglio dei Ministri nella seduta dell’8 luglio 1982 : « Ordinamento delle automie locali », sul
quale ha svolto un’ampia relazione l’assessore al decentra
• Hanno collaborato a questo
numero: Pino Arcangelo, Roberta Colonna Romano, Ivana Costabel, Guido Colucci,
Lidia Jahier, Dino Magri, Luciano Panerò, Roberto Peyrot, Aldo Rutigliano, Franco
Taglierò, Cipriano Tourn.
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dante cartelli turistici di benvenuto nelle nostre valli espresso
in patois nella parte superiore
e in italiano nella parte inferiore. Per salvaguardare l’onore
della lingua nazionale, la scritta
in italiano dovrà essere posta in
alto e quella in dialetto in basso. A tanto giunge la solerzia dei
comitati di controllo !
L. V.
VAL PELLICE
mento del Comune di Torino,
Carla Spagnuolo, mentre ha successivamente presieduto il dibattito con funzione di moderatore
l’assessore alla cultura della
Provincia Piercarlo Longo. Sono poi intervenuti con domande
e osservazioni il Sindaco di Torre Pellice Giovanni Stefanetto,
il segretario della sezione Luciano Panero, ed altri presenti, tra
cui il Sig. Gobelin e la Prof. Frida Malan.
Con questa iniziativa, i socialisti si sono proposti di veriAcare la possibilità di migliorare
la gestione degli Enti Locali e
di stabilire qual è il grado ottimale di decentramento dei poteri dello Stato. Essi hanno concordato, in linea di massima,
sulla validità del disegno di legge in discussione, il quale ha recepito in larga misura quelle che
sono le posizioni del partito in
proposito già da lungo tempo, se
si eccettuano alcune modiAche
di dettaglio delle quali si faranno portatori in sede di discussione parlamentare.
P. L.
Lavori di
arginatura
TORRE PELLICE — Sono sta
ti consegnati dal Magistrato per
il Po di Parma i lavori di arginatura delle sponde del torrente Pellice e delle sponde del torrente Angrogna alla sua conAuenza con il Pellice.
Si ricorda che tali lavori, resisi necessari in seguito ai danni causati dall’alluvione del maggio 1977, erano stati oggetto di
innumerevoli solleciti da parte
sia del Comune di Torre Pellice
che della Comunità Montana ;
solo in occasione dell’incontro
avuto a Parma l’il marzo scorso, presenti il Presidente della
Comunità Montana, i Sindaci di
Torre Pellice e Luserna e il Presidente del Comprensorio di Piiierolo, il Dr. Cammarata del
Magistrato per il Po, aveva dato assicurazione di una sollecita esecuzione dei lavori e della
immediata predisposizione dei
relativi progetti da parte della
Sezione di Moncaiieri. Essendo
ora avvenuta l’erogazione dei Ananziamenti relativi, i lavori
possono Analmente avere inizio.
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Attività di Pedologia — L'attività è
ripresa da qualche giorno sul territorio
del Distretto di Luserna S. Giovanni
(Comuni di Luserna S. Giovanni, Lusernetta e Rorà), mentre avrà inizio da
novembre per il- Distretto di Bricherasio (Comuni di Bricherasio e Bibiana] ;
l’attività sarà in particolare rivolta agli
anziani.
Gli orari saranno i seguenti; Bibiana:
1“ e 3“ lunedì di ogni mese ore 9-12;
Bricherasio 2“ e 4“ lunedì ore 9-12; Luserna S. G.: Airali martedì ore 14-18,
S. Giovanni mercoledì ore 14-18, Luserna giovedì ore 14-18; Lusernetta 1“ venerdì dì ogni mese ore 15-18; Rorà 2°
venerdì di ogni mese ore 14-17.
Per usufruire delle prestazioni della
pedicure, Sig.ra Celestina Beltramone,
è necessario prenotarsi, a seconda dei
Comuni, presso i Centri di Incontro di
Luserna S. Giovanni e Bibiana, presso
il Consultorio di Bricherasio, l’ambulatorio di Lusernetta ed il Comune di
Rorà.
Si ricorda inoltre che analogo servizio
viene svolto negli altri Comuni con il
seguente orario: Torre Pellice e Angrogna: ogni venerdì pomeriggio ore 14-19
a Torre Pellice; Villar e Bobbio Pellice;
2” e 4” lunedì di ogni mese ore 14-19.
La prenotazione deve essere effettuata presso il Centro di Incontro dì Torre
Pellice o presso i Comuni di Villar Pellice, Bobbio Pellice, Angrogna o tramite le visìtatrici domiciliari,
Nell'ambito delle attività dei Centri
d'incontro, si sono organizzati dei corsi
di ginnastica nei Comuni di Luserna,
Torre Pellice e Bibiana. Ogni corso sarà tenuto da operatori appositamente
preparati, durerà circa 6 mesi e mezzo
con una frequenza bisettimanale; gli incontri avranno la durata di un’ora ciascuno.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a:
Luserna S. Giovanni - Centro d’incontro
- Via Tegas tei. 90789 tutti i giorni
dalle 10 alle 12 escluso il mercoledì.
Torre Pellice - Centro d'incontro - P.za
Municipio tei. 91383, lunedì e'martedì
dalle 10 alle 12; giovedì e venerdì
dalle 8,30 alle 12.30.
Bibiana - Centro d'incontro - via Roma
lunedì dalle 9 alle 12 da martedì a
venerdì dalle 15 alle 18.
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10
10 cronaca delle Valli
12 novembre 1982
DIBATTITO SULLA RIFORMA SANITARIA - LA SALUTE MENTALE
Dobbiamo riaprire i manicomi?
Pubblichiamo volentieri questo
intervento di due medici, operatori del servizio per la salute
mentale nell'USL 43 (Val Penice), perché al di là della sua natura polemica nei confronti di
uno scritto apparso su un altro
giornale solleva problemi su cui
il nostro giornale intende ritornare. (g.g.)
Con vivo interesse abbiamo letto suH’Eco del Chisone del 28 ottobre 1982 un articolo contro la
Legge 180 che molti, comprese le
autrici del suddetto articolo, si
ostinano ancora a considerare
una Legge a sé stante e non, come di fatto è, una parte integrante della Legge di Riforma Sanitaria n. 833, uscita in anticipo, sul
testo complessivo, sotto forma
di stralcio per le note (almeno
così credevamo) vicende legate
al Referendum promosso dal Partito Radicale che chiedeva la
chiusura «ex abrupto» dei manicomi; questa precisazione ci permette di smentire la prima delle
gravi inesattezze in cui sono incautamente incorse le due autrici: la Legge stralcio n. 180 è stata elaborata da una Commissione
formata da rappresentanti di tutte le principali' forze politiche
italiane con rapporto tecnico di
diversi psichiatri, alcuni dei quali
non certo «sospettabili» del «reato» di antipsichiatria.
A proposito di quest’ultima
l’articolo riporta una citazione
presa da un testo del prof. Gio
vanni Jervis, di cui peraltro le
autrici dimostrano di ignorare o
di non aver affatto compreso il
pensiero, che dovrebbe dimostrare, secondo loro, come lo stesso
Jervis, Basaglia e quanti come
noi del resto si riconoscono attualmente nelle posizioni di Psichiatria Democratica abbiano voluto negare la malattia mentale.
Ancora una volta ci tocca
smentirle (vedi tra l’altro Basaglia « Scritti » voi. II, p. 334) * facendo loro notare che riportare
il disturbo psichico nel suo contesto sociale (famiglia, scuola,
lavoro, ecc.) non significa affatto
negare resistenza della malattia
mentale, ma semmai vuol dire
criticare a fondo i due modelli
dominanti: quello biologico, fondato sulla osservazione e descrizioni di sintomi presentati da individui segregati nelle istituzioni
manicomiali e allontanati quindi
dal loro ambiente di vita e da
qualsiasi rapporto significativo.
Le risposte che questo modello
fornisce sono esclusivamente farmacologiche o peggio ancora basate su trattamenti estremamente più violenti (terapie di shock,
contenzione chimica fìsica, medicalizzazione dei problemi della
vita ecc.) il cui valore scientifico,
per citare l’espressione usata da
un noto ricercatore del C.N.R.
Giorgio Bignani, è lo stesso del
pugno dato al televisore che funziona male.
Il secondo modello dominante
è quello psicologico che esaurisce nel solo ambito dell’analisi
delle dinamiche profonde del singolo o, quando va bene, dei rapporti interpersonali, il suo campo di ricerca astraendo dai determinanti sociali del disagio e
rifiutando peraltro la gestione
delle situazioni di crisi.
Per un modello
globale di intervento
A questo punto data la scarsezza dello spazio disponibile dobbiamo necessariamente limitarci
a rimandare le due Dott.sse in
questione ed altri eventualmente
interessati, alla ricca letteratura
esistente in materia, nonché alle
varie esperienze in atto, in grado
di fornire elementi di conoscenza
su un modello realmente globale di approccio all’individuo sofferente, che ne prenda in considerazione anche l’aspetto biologico
e psicodinamico, ma che non incorra nella gravissima omissione
di dimenticare il contesto in cui
la sofferenza nasce, si sviluppa e
si manifesta.
È in tale modello di interpreta
zione che noi ci riconosciamo essendo esso l’unico che permette
una globalità, indispensabile anche nella risposta da offrire a
chi soffre, che secondo l’articolo
citato dovrebbe invece limitarsi
a lenire il sintomo.
In questo sta il senso dello
spostamento sul territorio degli
operatori impegnati a lavorare
per la salute anche e non solo
psichica dei cittadini, superando
le istituzioni segreganti e tra queste anche le case di cura neuropsichiatriche private, e a questo
proposito ci permettiamo di far
notare come non faccia stupire
che da parte di persone che hanno scelto di lavorare in istituzio, ni private, che sulla sofferenza
della gente hanno sempre speculato, si cerchi di buttare fango
su quello che tra mille difficoltà
(assenza di strutture, tagli finanziari sulla sanità, carenza di personale, ambiguità dei progetti di
formazione degli operatori ecc.)
in molte situazioni in Piemonte e
altrove in Italia si cerca di fare
perché avvenga un cambiamento reale nella qualità della vita
delle persone e quindi della loro
salute.
La proposta che con ineffabile
mancanza di pudore ci sembra
emerga daU’articolo è il raddoppio delle rette nelle cliniche private ed il convenzionamento del
100‘'/o dei posti letto, il che praticamente equivarrebbe a regalare
un’altra enorme fetta del bilancio sanitario al settore privato
che nelle sue varie espressioni
già ne incamera attualmente il
50%, per averne in cambio dei
« benefici » per rimediare ai quali
quotidianamente il nostro servizio, come altri, deve impegnare
buona ^parte delle sue energie.
Ribadendo la più ampia disponibilità a confrontarci seriamente punto per punto sul modello
P
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da noi scelto e sulla sua applicazione concreta, che è anche urta
continua revisione critica di
quanto già fatto, che ci permettiamo di opporre alle ambigue
certezze delle due autrici, vogliamo per il momento concludere
con questa considerazione: la
Legge di Riforma Sanitaria e
quindi anche la 180 non sono state emanate per risolvere i problemi della scienza medica o psichiatrica, ma i problemi della
salute delle persone, questo sarà
certamente meno difficile se si
avrà il coraggio di mettere in
' crisi i vecchi modelli medici che
non sono purtroppo nati per lo
stesso scopo, cercando realmente
una nuova professionalità dell’operatore sanitario.
Care « Colleghe », sarebbe ora
di andare almeno un po’ oltre
krepelin (1800) e di rispettare
chi ha scelto le difficoltà di operare a tempo pieno nel Servizio
Pubblico per stare dalla parte
della gente, rinunciando tra l’altro alle gratificazioni economiche
che il privato offre.
Giovanni Rissone
Emanuele Fontana
‘ «Questo non significa — e lo ripetiamo — che non esiste la malattia mentale e non esiste la devianza: cioè che
non esiste il diverso come fenorrteno
umano e che la trasformazione dell’assetto sociale sia sufficiente a cancellarlo. Il problema sta proprio nell’incorporazione di questo concetto: la necessità di cancellare il diverso come se
la vita non lo contenesse e quindi la
necessità di eliminare tutto ciò che può
incrinare la falsa contraddittorietà di
questa facciata tersa e pulita, dove tutto andrebbe bene se non ci fossero le
pecore nere ».
DIBATTITO
Per una verifica critica
Sul tema del lavoro coi ragazzi nell'ex Convitto maschile di
Torre Pellice, riceviamo questa
ulteriore precisazione, la pubblichiamo avvertendo che cinsideriamo chiuso il dibattito, (g.g.)
Quanto scritto sul numero del
15 ottobre dal gruppo degli exassistenti del Convitto maschile
di Torre in merito al mio articolo, merita una breve replica.
Ho pensato, non senza qualche
timore, che a dieci anni di db
stanza fosse doverosa una verifica sincera e critica su cosa fosse il convitto; il tono della lettera mi conferma resistenza di notevoli resistenze a un dibattito
sulla realtà come era e non come
ci sarebbe piaciuto che fosse. Il
mio scritto intendeva mettere
sotto accusa il sistema assistenziale italiano fino a metà anni 70,
che attraverso gli enti di assistenza emarginava l’infanzia dentro
gli istituti smembrando la famiglia « deviante ». Al di là delle volontà personali, il convitto era
una tessera di questo mosaico;
non averne avuto chiara coscienza e non aver saputo trasformarsi di pari passo col modificarsi
del sistema assistenziale (abolì
zione degli enti e passaggio di
competenze ai comuni) peraltro
non ancora concluso, mi pare uno dei motivi reali di crisi della
istituzione convitto.
L’organizzazione del lavoro degli assistenti, che è vero avevano
anche ’’pause di riflessione” e riunioni di gruppo, è altra roba dall’essere in grado di fornire un
intervento qualificato e finalizzato a preparare un futuro preciso.
In questo senso riconfermo, senza presunzione ma con umiltà, la
incapacità mia e dei miei colleghi di fornire risposte che andassero al di là della buona volontà e del buon senso e quindi la
nostra assenza di professionalità.
Problema reso più grave da un
trattamento economico e normativo pressoché inesistente, cosa
d’altra parte comune alla stragrande maggioranza delle opere
valdesi all’epoca, e ormai superata da nuovi orientamenti sinodali.
Quanto ai contributi previdenziali, i miei colleghi confermano
con noncuranza e precisione, che
il convitto evadeva le leggi dello
Stato. Datori di lavoro sono stati condannati per molto meno.
Almeno il sottoscritto ha voluto
coscientemente parlarne un mese
dopo che fosse decorso il termine di 10 anni dalla cessazione del
rapporto di lavoro, quando ormai tutto fosse caduto in prescrizione.
Sergio Catania
USL 42 - VALLI
CHISONE-GERMANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 14 NOVEMBRE 1982
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BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Tel. 81261.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 43 - VAL PELLIGE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90B84 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 14 NOVEMBRE 1982
Luserna S. Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Via F, Blancio 4 - Luserna Alta - Tel. 90223.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.288.
USL 44 ■ PINEROLESE
CDistretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22564.
11
12 novembre 1982
cronaca delle Valli 11
A PROPOSITO DELL’« ISRAELE DELLE ALPI »
Le professioni dei Valdesi
Avevo notato anch’io, a proposito dell’epiteto che- nel XIX secolo ha contraddistinto le popolazioni Valdesi delle valli del Pinerolese, l’inesattezza dei « chiarimenti » (si fa per dire) dati a
Magna Linota su questo giornale (rettificati nel numero del 15
ottobre u.s.) da un lettore male
informato, o dimentichevole a
proposito dell’« Israele delle Alpi ». Ottimamente, ed esaurientemente, ritengo, ha fatto quindi Gustavo Alberto Comba (a cui
da queste righe invio un caldo
ringra'ziamento per la sua preziosa collaborazione alla rubrica
di « Racconti popolari » che io
vado programmando da diverso
tempo alla Radio Uomini Nuovi
operante nel Varesotto), a scrivere tutto quanto era in proposito necessario. Né posso credere che proprio tutti i Valdesi
(tranne l’amico dottor Comba)
abbiano dimenticato il nome di
Alessio Muston, di cui, se ben ricordo, si fregia anche una via
della cittadina di Torre Pellice...
In mezzo all’odierno rinverdire
di scoperte — più o meno opportune scoperte — su questo o su
quell’aspetto del Valdismo preriformato, o riformato (?), o
postriformato, non sarebbe doveroso ricordare questi nostri
padri che, come Alessio Muston,
Emilio Comba, Teofilo Gay, Augusto Jahier, Giovanni Jalla, hanno dato il via alla moderna storioarafia valdese?
« Juifs des Alpes »
Lo scopo delle presenti righe
non è, quindi, di... lamentarmi,
ma di presentare un aspetto della questione, appena sollevato
dal dottor Comba, che giustamente — egli dice — non sembra avere finora occupato molto spazio in quella che chiamerei la « sociologia valdese ». Il
dottor Comba, riferendosi ad
altro epiteto — per la verità assai meno felice, e dico questo
senza ombra di antisemitismo! —
di « Juifs des Alpes » (ebrei delle Alpi) che Antoine Monastier
appiccicò ai nostri (e suoi) padri, osserva infatti che i Valdesi
(come del resto tutti i discendenti spirituali di Calvino) si distinsero nella professione di
« banchieri »: è la famosa « etica del risparmio », o, come disse il Weber, 1’« ascesi capitalistica ».
Il colportore valdese
D’accordo, e d’accordo pure
che, da tempi immemorabili,
tutti i gruppi religiosi autonomi
si sono distinti per qualche attività « mondana » specifica, che
da\'a poi loro, fra l’altro, un
mezzo di sussistenza. Non penso
natuialmente ai cristiani di Roma antica, costituitisi, per ragioni di incolumità, in comunità di
« fossorcs » (o becchini); né penso soltanto ai monaci certosini,
che fabbricano tuttora a Chartres ed altrove, l’aromatico liquore conosciuto sotto il nome
di « chartreuse »; ma penso ai
tessitori delle numerose sètte religiose dell’Alto Medio Evo, e
perché no?, al famoso colportore valdese, una specie di vendi
torc ambulante che, sul più bello, alla nobile castellana in atto
di comperar da quell’uomo qualche perlina, qualche collana, forse qualche fronzolo da inserire
fra le sue bionde ciocche di capelli, sul più bello, dico, dopo
essersi guardato attorno perché
nessuno lo spii, sottovoce prosegue: « Io ci avrei una perla ancora più bella di tutte queste
che, credetemi, sono pur sempre cianfrusaglie: qualche cosa
che è ancora più splendente di
questi frammenti di vetro; che
reca una felicità assai più duratura di quanto non possa darvi
una collana qualsiasi... ». E alla
donna stupefatta, il colportore
mostra un libro: la Bibbia.
Professione, quella del colportore valdese, che apparve un
giorno perfino sulle lontane strade della Calabria. Ma torniamo
al nostro argomento.
Camerieri, istitutrici,
banchieri
Proprio in quell’epoca, a cavallo dei due ultimi secoli, che
fu l’epoca di Alessio Muston, di
Antonio Monastier, di Emilio
Comba, i Valdesi erano già noti,
soprattutto fuori dalle Valli, per
certe loro professioni tipiche. Ne
ho scritto molti anni fa qualche
cosetta su questo stesso giornale (Eco delle Valli, 5 aprile 1946,
« La professione tipica dei Vaidesi »). Oggi, senza ripetermi, farei soltanto una enumerazione:
a) la professione di cameriere d’albergo. I Valdesi erano graditi negli stabilimenti turistici
della Costa Azzurra (Francia)
anzitutto per la loro educazione,
ma anche perché parlavano bene il francese;
b) le giovani valdesine in cerca di lavoro partivano, all’inizio
del secolo, per servire nelle case
dei benestanti, talora molto lontano dalle Valli (delle più... agguerrite, alcune diventarono dame di compagnia dei familiari
del monarca italiano). Sulla rivista femminile delle Unioni Cristiane delle Giovani (UCDG) che,
vedi caso, portava il nome significativo di « Ali », le si chiamavano le « rondinelle », in patois
le « ràndóline ». Ch' scriverà le
vicende, la storia, e magari il
romanzo di una t'ondinella valdese?;
c) altre giovani, più provvedute di conoscenze, partirono
per lontani paesi d’Europa, fino
in Inghilterra e Scozia e in Svezia, per fare le istitutrici nelle
famiglie, dove giovinetti e giovinette desideravano apprendere
il francese (oggi sostituito dall’inglese). Così partirono dalle
Valli Maddalena Rivoire, sorella
del pastore Enrico Rivoire; e
Ketty Peyrot, da Luserna San
Giovanni. Quest’ultima insegnò
il francese in una famiglia olandese, in cui c’erano diversi giovani. Uno di essi sarebbe stato
per 50 anni Rettore della Scuola
Inferiore dell’Aja: ma prima,
aveva avuto il tempo di innamorarsi della Valdesina « séngianina » e di sposarsela...;
(1) si è parlato dei Valdesi
« banchieri ». Banchieri Valdesi,
ce n’erano a Torino; e certamente, si può star sicuri che non sa
rebbe loro capitato qualcuno di
quei grossi guai che da Stavinski a Sindona e a Calvi sono capitati altrove... Di « grandi » banchieri, poi, ne va ricordato almeno uno, non valdese di sangue, ma pei professione religiosa, che fu membro per lunghi
anni della Chiesa Valdese di Roma, via IV novembre, ed anche
componente dei suo Consiglio, e
per di più membro del Consiglio
della nostra Facoltà di Teologia!
Il commendato!- Niccolò Introna era uno dei vicedirettori della Banca d’Italia; un Valdese!
Ne vedemmo il volto intelligente, gli occhi sereni, ne ascoltammo le parole pacate, forbite, suasive, in diverse sessioni sinodali.
Ecco, di questi uomini dobbiamo andar giustamente fieri;
Avvocati, architetti,
orefici
e) altre professioni ancora,
certamente, sono state il banco
di prova di moltissimi fra i nostri fratelli. Sarebbe difficile, forse impossibile, enumerare tutte
le professioni da loro scelte, od
accettate, da quella del sarto a
quella dell’orefice, dall’avvocato
alTarchitetto... Ricordiamo, ad
ogni modo che ciascuno, nel suo
ordine, si è distinto, e tuttora si
distingue, come per esempio nell’industria del cioccolato; ricordiamo quegli autentici luminari
della medicina e della chirurgia
(la dinastia dei Malan è nella
mente di tutti, per tre generazioni almeno). Per non dimenticare quegli altri che si dedicarono alTinsegnamento ed alla
cultura: un Giovanni Turin, troppo presto emigrato nel Nuovo
Mondo per sfuggire alla dittatura, un Emilio Tron sen., per la
lingua e la letteratura francese
(anch’egli storico). A questo punto, però, dovrei fare il nome di
qualche notissimo docente universitario dei nostri tempi, in
scienze naturali o in storia... Non
posso non dire che il sottoscritto, che vive all’estero, nel Canton Ticino, vede in questi giorni le librerie letteralmente invase dai libri di storia di uno dei
nostri più cari amici e fratelli.
Indovinate un po’, lettori!
Ma la 'mia enumerazione delle
« professioni tipiche », o no, dei
Valdesi mi porta troppo lontano. E allora, preferisco chiudere. Chiedo perdono delle omissioni (ne avrò commesse anch’io...). E ringrazio dell’ospitalità.
Teodoro Balma
IL FUTURO DEI COMUNI
TORRE PELLICE — Il PCI del comprensorio pinerolese organizza per sabato 13 novembre alle ore 15, nel salone comunale di viale Rimembranza 9
un dibattito sui tema « Quale ruolo dei
comuni? quali servizi per i cittadini? ».
Intervengono il sen. Antonio Berti e
Luigi Massa.
CINEFORUM VALPELLICE
TORRE PELLICE — L'ARCI - Circolo
» Sergio Toja » organizza presso il salone comunale di Viale Rimembranza 9
un ciclo di film sulla condizione femminile. I prossimi appuntamenti sono:
1° ciclo: La condizione femminile
Venerdì 12 novembre: Angi Vera
Venerdì 19 novembre: Adele H
Venerdì 26 novembre: La mia brillante
RINGRAZIAMENTO
...E fattosi sera Gesù disse:
« Passiamo alValtra riva »
(Ev. di Marco cap. 4, v. 35)
Le famiglie Bertalmio e Bessone ringraziano riconoscenti tutti coloro che
con affettuosa solidarietà hanno partecipato, in un qualsiasi modo, al loro
dolore per la dipartita di
Amedeo Bertalmio
Cavaliere di Viti. Veneto
Anziano RIV-SKF - di anni 86
Un ringraziamento particolare al pastore Giovanni Conte, alla famiglia
Gaydou, a Marcella, al sig. Luigi Gabrieli, ai condomini de « I Tigli )), al
Gruppo Anziani RIV-SKF, alle Sezioni
ex Combattenti e Reduci di S. Germano - Pramollo e Villar Porosa, alla Sezione Alpini di San Germano - Pramollo e alla Soc. Agricola Operaia di Mutuo Soccorso di Villar Perosa.
Eventuali offerte in memoria all’Associazione « Amici delFAsilo dei Vecchi di San Germano Chisone ».
San Germano Chisone. 2 nov. 1982
RINGRAZIAMENTO
« ...non è il soggiorno dei morti
che possa lodarti, non è Id morte che ti possa celebrare... Il vivente , è quel che ti loda... y>
(Is. 38: 18-19)
I familiari di
Maria Luigia Tron
ved. Rostan
ringraziano quanti in modi e circostanze diverse hanno espresso la propria comunione di fede o di speranza
cristiana per la morte di « magno Vigío » avvenuta il 23 ottobre 1982.
Un personale ringraziamento vada al
dott. Vivalda al past. Rutigliano, alle
signore Lina Long ed Enrichetta Clot
per aver saputo circondare d’affetto e
dedizione sia magno Vigió, sia i familiari.
Villasecca, ottobre 1982
Confort - Caso
TV color - HI-FI - Elettrodomestici qualità
Articoli da regalo - Liste sposi
Assistenza tecnica
Piazza L. Barbieri, 27 (portici)
10064 PINEROLO
Telef. 22061
RINGRAZIAMENTO
La moglie ed i familiari tutti del
compianto
Pietro Clot
commossi e riconoscenti, nella impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che con la presenza,
scritti e parole di conforto hanno partecipato al loro grande dolore.
Un grazie a tutto il personale infermieristico dell’ospedale di Pomaretto
ed in particolare alla signora Rosanna Ferrerò.
Pomaretto, 4 novembre 1982
Gesù dice: « Io vivo e voi pure
vivrete »
(Giov. 14: 19)
Ci ha lasciati nel dolore, in tragico
incidente stradale
Patrizia Diamanti Cottardi
di anni 20
Sorretti dalla fede nel Signore risorto lo comunicano i genitori Sara e
Sauro, i fratelli Giovanni e Cesarino
e tutti i familiari.
Per chi desidera ricordarla con offerte si indica Amnesty International
per aiutare le mamme che piangono ì
loro figli.
Albissola, 4 novembre 1982
La moglie Jeanne Andre, i figli Clement (Argentina) e Anglesine, il cognato, le cognate, i nipoti, i pronipoti
ed i parenti tutti partecipano con dolore la dipartita del loro caro
Renato Beux
di anni 78
avvenuta in Francia il 31 ottobre 1982.
RINGRAZIAMENTO
« UEterno è buono verso tutti »
(Salmo 145. v. 9).
Ricorre l’anniversario della dipartita di
Lìsette PauMne Rivoire
ved. Masi
I congiunti ringraziano ancora di
cuore tutti coloro che le sono stati prodighi di affetto fraterno, di aiuto, di
cure e che hanno partecipato al loro
dolore. Ringraziano in modo particolare le Chiese di New York, di Valdese e i loro Pastori; le signore Catherine Rivoire-Cole, Catherine Dalmas e
sorelle. Louise Gaydou-Guigou di Valdese U.S.A.
Angrogna. 3 novembre 1982.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del caro
Stefano Gönnet
commossa e riconoscente per la grande dimostrazione di stima e di affetto,
ringrazia tutte le persone che hanno
preso parte al suo dolore.
In modo particolare ringrazia il pastore Pasquet, il dott. Ghirardi. i dottori e tutto il personale infermieristico
del reparto neurologico dell’Ospedale
Civile di Pinerolo. gli operai e la direzione degli stabilimenti « Mìcrotecnica » e (f Manifattura Abiti » dì Luserna San Giovanni.
Bobbio Pellice. 8 novembre 1982
RINGRAZIAMENTO
(( Il suo sole è tramontato mentre era giorno ancora »
(Geremia 15: 9)
La moglia. il figlio, i genitori e parenti lutti del compianto
Walter Martina
anni 26
commossi e riconoscenti per la grande
dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro caro. nelFimpossibìlità
dì farlo singolarmente, sentitamente
ringraziano tutti coloro che con scritti,
fiorì, parole di conforto, opere dì ì>enc
e la partecipazione al funerole presero
parte al loro grande dolore.
Ror(ì. 8 novembre 1982
TESSUTI
CONFEZIONI
ARREDAMENTO
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Via Duca degli Abruzzi, 2 ■ PINEROLO (To) - (Telef. 0121/22671)
ASSICURAZIONI
AGENZIA GENERALE DI TORRE PELLICE
di ARNALDO PROCHET
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12
12 uomo e società
12 novembre 1982
COSTRUIRE LA PACE
«Svuotiamo gli arsenali»
Come, Presidente?
Fra le iniziative del Movimento Nonviolento
contro la politica di riarmo nazionale e mondiale
vi è stata la raccolta di fondi dedotti da quella parte di tasse riservate agli armamenti (obiezione fiscale) con il successivo reinoltro al presidente Pertini affinché li destinasse a scopi pacifici: egli però
ha respinto detta somma (oltre L. 13 milioni). Di
conseguenza il Movimento ha inviato al Presidente
una lettera aperta che pubblichiamo qui sotto nelle sue parti essenziali.
Coll'occasione informiamo i lettori interessati
che il Movimento Nonviolento, in occasione del
XII Congresso tenutosi ai primi di ottobre a Genova, ha deciso di proseguire questa campagna contribuendo alla preparazione di un convegno sull’obiezione fiscale da tenersi entro l'anno; alla revisione
della « Guida all’obiezione fiscale » ed alla costituzione di una commissione giuridica per i problemi
relativi. Ricordiamo che il suddetto Movimento dispone di uña rivista mensile: « Azione Nonviolenta » il cui costo è di L. 10.000 annue minime da
versare su c.c.p. n. 10250363 intestato a Azione
Nonviolenta c.p. 21, 37052 Casaleone (VR).
r. p.
« Signor Presidente,
Al versamento fattoLe della
somma derivante dall’obiezione
fiscale alle spese militari di alcune centinaia di cittadini italiani
—in pratica attuazione del suo
ripetuto appello « Svuotiamo gli
arsenali, riempiamo i granai » —
Ella ci ha fatto così rispondere
dal Suo segretario generale; « Si
assicura che il Presidente della
Repubblica ha preso visione della lettera ed ha disposto che venisse restituita la somma inviata. L’iniziativa da voi intrapresa
è infatti contraria alla legge, e,
come tale, non può in alcun modo essere avallata dal Capo dello
Stato, quali che siano le sue finalità ».
Come noi, Ella ben sa che la
legge non è un assoluto; ad essa sovrasta la coscienza, a cui la
legge deve eminentemente servire. E proprio Ella ci ha dato di
ciò lezione luminosa, integra testimonianza, non essendosi la
Sua coscienza arrestata dinanzi alla legge dello Stato fascista,
seguita dalla pressoché totalità
degli altri cittadini. E quando
Ella appassionatamente ricorda
ogni volta che può quel Suo agire "illegale” di allora in nome di
un più alto diritto, è per indicarlo quale degno e doveroso atteggiamento a valere pure nell’oggi.
In qualunque regime, anche democratico. Perché è infatti di evidenza logica che qualsiasi legge,
affatto giusta al suo sorgere, arriva poi a risultare inadeguata e
ingiusta in circostanze mutate.
Un indubbio Paese democratico, quale gli Stati Uniti, manteneva la discriminazione razziale
dei cittadini negri, così vergo.gnosa e intollerabile che il loro
leader M.L. King li ha animati
al diritto-dovere dell’infrazione
alla legge, cosa tanto meritevole
e legittima da essergliene venuto
il più alto riconoscimento dell’opinione pubblica internazionale civile e democratica che lo ha
acclamato Premio Nobel. E potremmo continuare con altri esempi.
Oggi ci troviamo
in stato di necessità
Ma è la stessa legge democratica che ammette la propria effrazione quando ci si trovi in
stato di necessità. Ora, sono gli
stessi governanti in coro, è Ella
stessa, signor Presidente, che insiste a dirci che oggi c’è, incombente per tutti, una necessità sovrana; quella di fronteggiare la
minaccia della guerra. Una minaccia che viene da diversi Stati,
tutti impegnati nella corsa al
riarmo, disposti tutti all’eventualità di una guerra che nel migliore dei casi comporterà la morte
di centinaia di milioni di esseri
umani ed altri orrori senza nome.
Siamo certi che Lei, nella Sua
coscienza di uomo e di semplice
cittadino, consente con quanto
veniamo dicendo. Siamo d’altro
canto consapevoli del Suo dilem
ma, della contraddizione in cui
Ella si trova nella Sua veste di
Presidente della Repubblica. In
questa veste. Ella dice, non può
avallare una iniziativa contraria
alla legge. Eppure avremmo molte osservazioni da avanzare in
contrario. Accenniamo soltanto
al precedente dell’obiezione di
coscienza al servizio militare che
dopo un pertinace penoso non
"avallo” da parte dello Stato,
sempre in nome della legge, ha
finito per trovare il suo debito
riconoscimento anche giuridico.
Consideriamo la questione di
sostanza; "Svuotiamo gli arsenali, riempiamo i granai". Ma come? Quando? Secondo noi questo disarmo va fatto incondizionatamente, qui e subito; milioni
di uomini e di donne hanno manifestato per le strade; non provvedendovi i governi, sta ai cittadini di farlo e il disagio, la colpa
per la legge infranta non va ad
essi imputata ma ai governi che
non adeguano la legge a quella
primaria necessità.
Ella non consente al nostro
criterio. Poiché non vogliamo
aver la presunzione di essere assolutamente nella verità, poiché
la questione è supremamente decisiva, drammaticamente urgente (Ella dice che Le angustia talora il sonno, la notte), sinceramente Le chiediamo; vuole Lei
allora indicarci la vera via, dirci
come pensa Lei che dobbiamo diversamente provvedere a
svuotare gli arsenali?”. Se non
qui, a casa nostra, dove solo possiamo intervenire, reiterando invece che sta agli altri di farlo per
primi?... Continuare a rincorrere
la politica del disarmo multilaterale che già ci ha regalato, insieme con non poche altre di piccola
e media taglia, due guerre mondiali, e che in procinto di una
terza nutre indefessa il riarmo
come un cancro?
"Svuotiamo gli arsenali" ed è
nel corso della Sua stessa Presidenza che vediamo il nostro Paese votare bilanci — ahimè! da
Lei controfirmati — che sempre
più li stipano; del 34 per cento è
stato quest’anno l’aumento delle
nostre spese militari; è orribile
a dirsi, siamo i primi della classe nell’installare i nuovi missili,
come si sta facendo a Comiso.
Insistiamo allora doverosamente a chiederLe in tutto rispetto; Come? Quando? Come intende Lei attuare il Suo motto? Che
dobbiamo fare noi singoli cittadini, per assecondarlo?
E’ una risposta vitalmente interessante, non solo noi interlocutori, ma l’intero popolo italiano; contiamo che non ce la farà
mancare, nella diritta chiarezza
che La onora ».
Movimento Nonviolento
« C’era una volta... una giovane donna, bella e allegra. Era
una buona e coscienziosa giornalista che lavorava per il giornale "La Nazione" del Guatemala.
Due anni fa questa donna è
stata sequestrata nel pieno centro della capitale e nessuno ha
più saputo nulla di lei. Alcuni
mesi fa è stata ritrovata in una
"prigione”, negli scantinati della
residenza personale dell’ex ministro della "gobernacion”, Donaldo Alvarez Ruiz. La sua "cella” consisteva in un buco di
un metro quadrato, senza luce
né ventilazione.
Irma Flaquer, questa giornalista, aveva vissuto durante tutto
questo tempo in condizioni disumane. Ha perso la vista, la parola, ha dimenticato tutto di
se stessa e della sua esistenza
vegetativa, trasformata in una
vecchia, un "angelo rinsecchito”
come l’ha definita ur amico giornalista.
”Ci rimane la nostra voce” diceva un poeta. Qui anche questa
affermazione è contraddetta, perche a Irma è stato tolto e distrutto il pensiero, la voce e tutto il suo essere.
A noi giornalisti del mondo intero, ci rimane, come consolazione, il dovere di non dimenticare il suo esempio. Ci rimane
ancora la voce, la parola e la solidarietà per denunciare... "Irma,
abbiamo perso una battaglia
contro le dittature e le ingiusti
zie, ma
guerra!”
non
».
Spinta propulsiva
GUATEMALA
Le han tolto anche la voce
abbiamo perso la
Alberto Diaz Rueda
30/7/1982
(Dal giornale «La Vanguardia»
di Barcellona)
(segue da pag. 1)
gni di Ecumene e Vico Equense
(1981), che è sfociato nella costituzione del SAS; dall’altra,
per ciò che riguarda gli altri servizi, una maggiore calibratura
dei vari settori, con l’indicazione della necessità di potenziamento in alcuni di essi e la ricostituzione del Servizio migranti
su cui grava il difficile compito
di risalire ia china di precedenti fallimenti.
Dal punto di vista strutturale
l’Assemblea ha compiuto un faticosissimo e lungo lavoro di revisione dello statuto sulla base
dei progetto predisposto dal
Consiglio. Questo lavoro ha rubalo del tempo ad un esame del
lavoro dei servizi che avrebbe
potuto essere più esteso. Ma valeva la pena, proprio nel contesto di questa Assemblea, ridefinire le strutture. Non si è trattato semplicemente di burocrazia giuridica, anche se le procedure aggravate di una revisione
costituzionale hanno messo a
dura prova la resistenza di tutti
e la pazienza di alcuni. Ne è risultato — al termine di un lavoro in cui l’Assemblea ha mostrato un suo preciso orientamento — up nuovo statuto migliorato sotto tre punti di vista.
In primo luogo si è smantellata anche sotto il profilo statutario ogni velleità di configurare
la Federazione come una specie
di super-chiesa riconducendola
più coerentemente al suo ruolo
programmatico di servizio offerto alle chiese con un migliore raccordo tra la FCEI e le chiese membro.
In secondo luogo si è tradotta
anche nei termini statutari quella maggiore apertura nei confronti delle chiese e dei movimenti evangelici in Italia che
non fanno parte della Federazione.
In terzo luogo si è provveduto ad una generale messa a punto che conferisce alla Federazione una fisionomia più precisa.
Non a caso, in questo quadro
positivo si inserisce un certo potenziamento della Federazione
con due nuove adesioni. Sono
state accolte con gioia le domande di ammissione quali
membri effettivi della Chiesa Apostolica Italiana di Firenze-Prato e dell’Esercito della Salvezza
(fin qui membro aderente e quindi con un peso minore nella Federazione).
Limiti e prospettive
Certo non mancano gli elementi negativi e i limiti della FCEI
che l’Assemblea ha messo in luce. A 15 anni dalla costituzione
della Federazione permane in
tutti un’acuta autoconsapevolezza denominazionale intesa in
senso negativo. Una comune
L'Assemblea della FCEI di fronte ai
drammatici problemi posti dai conflitti
armati appena conclusisi o ancora In
corso, ribadendo nel quadro della profonda crisi dell'attuale ordine internazionale, il messaggio di pace e di giustizia contenuto neli'Evangelo
a) riconosce, nonostante l'impegno
per la pace espresso da settori sempre
più ampi di credenti, che quel messaggio non è predicato a sufficienza
dalle chiese attraverso segni ed esperienze concreti;
b) riafferma la responsabilità delie
chiese nel promuovere e diffondere una
cultura di pace mediante la predicazione, la formazione delle nuove generazioni e la partecipazione al movimento
sorto nel nostro paese per il disarmo
e contro l’installazione della base missilistica di Comiso:
c) ritiene che si debba approfondire la riflessione biblica e teologica su
questi temi, mantenendo costante attenzione alle implicazioni etiche e politiche che questo impegno comporta in
riferimento, tra l'altro, all'obiezione di
identità evangelica appare solo
a sprazzi, talvolta solo come un
barlume e quasi sempre prevale
una identità denominazionale —
soprattutto tra valdesi, metodisti e battisti — non esente da
contrapposizioni e talvolta da
calcoli e sospetti. D’altra parte
il dibattito relativo all’ingresso
dell’Esercito della Salvezza ha
messo in luce la visione che della Federazione si ha dall’esterno;
un blocco BMV (battisti, metodisti, valdesi) che lascerebbe ben
poco spazio ad altre realtà evangeliche italiane.
Riuscirà la Federazione, partendo dalla spinta ricevuta a VL
co Equense a fare dei concreti
passi avanti a questo riguardo?
Certo per il superamento di questi aspetti negativi potrebbe essere decisivo da una parte rapporto diretto di altri evangelici
italiani e dall’altra il contributo
delle comunità di base che evangeliche sono di contenuto e non
di denominazione. Ma è realisticamente pensabile uno sviluppo
di questo genere nei quadro dell’attuale Federazione, pur resa
più disponibile e aperta nella
nuova struttura statutaria? Non
pochi dubbi permangono a questo proposito e il pastore Domenico Maselli, in un intervento
che ha avuto una notevole incidenza, ha pro.spettato la necessità di ripartire da zero con un
3° congresso evangelico, senza
che questo sia suonato squalifica del lavoro fin qui svolto, bensì come condizione per sbloccare la situazione attuale in vista
di un tipo di collegamento più
ampio e meno rigido deil’evangelismo italiano.
Quale sia il futuro della Federazione non sta certo a noi di
prevedere. Un fatto mi sembra
certo; che qualunque sia la via
che ci è preparata dal Signore,
dobbiamo dimostrare nei fatti
di essere disponibili nella libertà, nel rispetto e amore per l’altro, nell’attaccamento all’Evangelo piuttosto che alle strutture,
e possiamo sperare di saperla
discernere nella fiducia che il Signore ci aiuterà a percepire sempre meglio la nostra vocazione e
a lottare sempre più lucidamente contro le nostre tentazioni.
Per questo è indispensabile che
i risultati belli e incoraggianti di
Vico Equense siano portati avanti non solo dal nuovo Consiglio
e dall’insieme delle strutture federative, ma anche dall’impegno
convinto delle nostre chiese.
Franco Giampiccoli
Per una cultura della pace
coscienza al servizio militare, alla riconversione dell'industria bellica, alla
smilitarizzazione del territorio.
COLLETTA POLONIA
L'Assemblea preso atto che la colletta a favore della Polonia non ha dato
i risultati sperati, invita il Consiglio a
rilanciarla presso le chiese come segno di solidarietà concreta con il popolo polacco.
ITALSIDER ■ BAGNOLI
L’Assemblea esprime solidarietà con
le lotte degli operai « italsider - Bagnoli », a difesa del posto di lavoro in un
momento particolarmente difficile per la
città di Napoli e di tutto il Meridione,
sottolineando il contributo politico, sociale e civile, dato dagli operai delritalsider per lo sviluppo, la democrazia
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