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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Fast. TACCIA Alberto
10060 ANGROGNA
Settimanale
della'Chiesa Valdese
Anno 99 - N t in. 35
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TORRE PELLICE 5 Settembre 1969
;wi ciadiana Torre Pellice - C.CT*. 2-1755't
La realtà dei fatti || senSO dì UH SinOdO
e la verità dello Spirito
di PAOLO RICCA
Giornate vissute in clima di Fortissima tensione spirituale, quelle sinodali, nel conditto fra un modo spirituale e un modo politico di vivere la vita della Chiesa
.Molti sono i delegati che al termine
dell’ultimo Sinodo rientrano nelle loro
sedi con una sensazione di perplessità
o di inquietudine. Il tempo della confusione, in cui viviamo da alcuni decenni, non sembra finito, dice sostanzialmente G. Conte sulTultimo numero
dei nostro giornale, il dibattito si muove ancora in questo clima, come vi si
muoveva la relazione della Tavola e
quella della Commissione d’esame. E
« \uovi Tempi », consacrando ampio
spazio nel suo ultimo numero al dibattito sinodale, denuncia una analoga insoddisfazione: in sostanza non si
sono affrontati i problemi di fondo,
ci si è attenuti ad una prassi di com
р. omessi.
Si parla così di rinnovato senso di
d orientamento in tutti per la man
с. ua chiarificazione delle questioni ulti! le, si sottolinea che un problema
se: ¡Oliale come quello del Collegio valdese, opera singola e di azione ristretti: nell’ambito di tutto l’evangelismo
italiano, ha polarizzato il dibattito per
n ile ore, impedendo di guardare olti i confini ristretti del nostro ambe nte.
rormalmente, a livello di sensazioni queste valutazioni corrispondono
ai hi realtà dei fatti: le cose sono quelle che sono, i fatti sono quelli che tutti sanno e vedono, e pochi sono i frateili che possano dire di avere ricavato dalle giornate di Torre Pellice una
parola di vigoroso incoraggiamento,
una linea di azione precisa, un sostanziale rinnovamento della loro vocazione e del loro servizio. Ma è giusto leggere cosi gli avvenimenti? È giusto non
saperli leggere altrimenti che così?
Parlando in questi termini non si continua forse a girare in tondo, dietro
alie nostre idee ed alle nostre fantasie,
ai nostri sogni ed ai nostri rimpianti
come un gatto che insegne la sua co
Nelle pagine interne
È primi resoconti sui lavori sinodali
da.‘ Si aspetta che dai vertici del dibai i ilo nasca una soluzione, che una
sciliita di parole o uno scritto, giunto
da qualche parte, illumini la nostra
via, tracci le linee di sviluppo per il
nostro avvenire, ci si aspetta ancora
che sinodi facciano camminare la
Chiesa, muovano decisioni e scelte, si
aspetta non si sa cosa, in un clima di
tensione, di esasperato anelito, quasi i
segni della presenza di Dio fossero
sempre folgorazioni spirituali illuminazioni improvvise.
Questo modo di leggere la storia della Chiesa, che si vuole lucido e critico,
attento e controllato, è sostanzialmente sterile. Non aiuta nessuno, non edifica nulla, non insegna a penetrare più
profondamente nella realtà, non lascia
dietro a sé altro che scoraggiamento
e tristezza, non fa che accrescere rimpianti e delusioni. Non abbiamo bisogno di scambiarci le nostre delusioni
e le nostre perplessità, i nostri motivi
di sfiducia e le nostre critiche! Troppi
sono quelli che assumono questo ministerio del colportaggio negativo, fra
noi. Abbiamo bisogno di saper guardare la verità, non la realtà; e la verità è quello che Dio fa e vede. Rimestare la nostra delusione corrisponde
forse alle realtà dei fatti non alla verità dello Spirito.
Perciò questo tipo di considerazioni
non è solo sterile ma anche falso. Legge solo in superficie, è incapace di penetrare nel fondo delle cose, non sa
fare il passo della fede, cercando di
ascoltare la voce del Signore. Ma
ascoltandola laddove realmente risuona, non laddove noi giudichiamo debba risuonare, cercare il Cristo e la sua
presenza dove si manifesta, non dove
noi stabiliamo debba essere. I testi
classici della Riforma, che insistentemente si sono ancora una volta citati
nella seduta delTultimo Corpo Pastorale, dicono che la parola di Dio risuona dove e quando piace a Dio. Siamo
noi capaci di ascoltarla liberandoci dai
nostri schemi e rinunciando a tracciarle la strada? Perché di questo si
tratta anche nel nostro Sinodo.
Si può affermare, sotto questo profilo, che le giornate di Torre Pellice
sono state di una eccezionale importanza, e sono state vissute con una ca
rica spirituale di eccezionale intensità.
L’assemblea ha vissuto i dibattiti in
un clima di fortissima tensione interiore, molto più intensa che in assemblee agitate, polemiche, battagliere.
Questa tensione nasceva non dal contrasto delle idee e posizioni diverse,
dal conflitto tra conservatori e innovatori, favorevoli al mantenimento del
Collegio o alla sua chiusura, valdesi
delle Valli e del resto d’Italia, giovani
0 men giovani, campagnoli e cittadini,
ma dal conflitto tra due modi di vivere la vita della Chiesa: un modo politico ed un modo spirituale.
Il vero, profondo, sostanziale conflitto era tra queste due mentalità: una
mentalità di fede e di preghiera da un
lato, una mentalità del mondo dall’altra, il conflitto tra l’uomo vecchio e
l’uomo nuovo, come diceva l’apostolo,
tra la nostra natura umana e la nostra vocazione, tra il nostro pensare
con umiltà e preghiera ed il nostro
fare politica. In sostanza il conflitto
tra l’assemblea della comunità di Gesù
ed il piccolo parlamento del mondo
valdese.
Quando usiamo il termine politica
subito il pensiero corre ai partiti, alle
diverse posizioni che abbiamo nel
campo della lotta elettorale: gli uni
schierati a destra, gli altri a sinistra,
subito si pensa al conflitto tra liberali
e socialisti. Questa non è la politica
di cui stiamo ora parlando, la politicamentalità del vecchio uomo, che corrode le nostre assemblee ed i nostri
dibattiti. La minaccia della politica
nella Chiesa non nasce dal fatto che
uno vota in un modo e l’altro in un
altro, bensì dal fatto che il nostro modo di ragionare, di vedere le cose ed i
fratelli è viziato dalla mentalità del
mondo, che in mancanza di meglio definiamo politica. Come membri di partiti, abbiamo già la nostra linea fissa,
1 nostri programmi, i nostri compagni
e i nostri avversari, partecipiamo a
scontri di correnti, facciamo compromessi, subiamo ed esercitiamo pressioni, corrompiamo l’avversario, abbiamo dei capi che parlano e dei gregari
che votano, diciamo certe cose pensando a chi le ascolta. Ed anche i più
lineari, i puri, gli indipendenti partecipano allo stesso gioco accreditando
posizioni o screditando uomini.
Questo fa sì che le nostre assemblee
siano quello che sono: faziose e violente, spiritualmente sterili, con tanti
delusi, stanchi, rattristati. Anche le nostre assemblee sinodali, anche il nostro sinodo 1969. Come ogni parlamento, anche il nostro sinodo ha perciò le
sue vittime: persone rigettate ai margini della comunità e del dibattito per
un qualche errore commesso, per un
intervento non allineato, per prese di
posizioni inattuali; ha i suoi solitari;
quelli che non hanno amici, che non
sono nel giro, che se ne stanno a vedere, a cui si può dire: vota così o cosà; ha i suoi rassegnati: persone che
non hanno potuto seguire perché impreparate, gettate per motivi banali
in un confronto di cui non sapevano
nulla, incapaci di seguire e capire i
temi, le discussioni, ridotte ad essere
solo spettatori e non protagonisti della vicenda; con i suoi leaders, i suoi
centri di potere e di influenza, le sue
battaglie. Anche l’ultima sessione sinodale è stata parlamentare in questo
senso, ha espresso la vita sotterranea
del nostro piccolo mondo valdese, valligiano e cittadino; ma è stata diversa
sotto un aspetto, un aspetto determinante: ci siamo accorti di essere vittime e protagonisti di questa vicenda
parlamentare, ci siamo accorti di essere uomini vecchi, corrotti dal politico ed incapaci di vivere pienamente
la vita della Chiesa di Cristo.
Chi in un modo chi nell’altro abbiamo sentito questo contrasto interiore,
questa intima tensione tra ciò che siamo, facciamo, diciamo e ciò che la fede in Cristo ci chiama a fare, dire, pensare. Sotto il contrasto delle nostre
idee partigiane, delle nostre tesi preconcette, delle nostre speranze, abbiamo sentito il contrasto interiore in noi
stessi tra vivere secondo il mondo e
vivere secondo la grazia, vivere nel
mondo o vivere nella Chiesa.
Questa percezione non ha fatto certo oggetto di ordini del giorno, non è
stata consegnata in documenti ufficiali, non risulta dagli atti, ma si trarrebbero delle conclusioni del tutto errate
se la si dimenticasse. Si rischierebbe
ancora una volta di leggere la storia
della Chiesa con occhi umani ed esclusivamente umani, se si dimenticasse
che la presenza del Signore è manifesta in questi brevi momenti, in questi
impercettibili fremiti, in questi fugaci
silenzi.
La piccola politica parlamentare può
sembrare ad alcuni preponderante;
quantitativamente lo è stata, con il suo
bagaglio di compromessi, di mercati,
di pressioni, di delusioni, di sfiducie,
di maneggi; ma qualitativamente ci
sembra assai più significativa la presenza invisibile che è emersa qua e là,
la vocazione che tutti hanno sentito,
anche se pochi l’hanno creduta, vocazione ad essere dei credenti liberi nella Chiesa. Ed in questa vocazione era
implicito l’appello a cercare una nuova via, a camminare avanti con un
nuovo spirito, a lottare più contro noi
stessi che contro quelli dell’altra fazione, a credere la possibile realizzazione delle cose che rfon sappiamo fare noi, ma che Cristo può fare in noi.
Politicamente delusi forse, ma spiritualmente inquietati, tali dovremmo
essere se vogliamo alzare lo sguardo
oltre i nostri banchi di delegati in
ascolto della vocaziqne che ci viene rivolta in quest'ora.
Certo a guardare le cose a distanza,
sembra che non resti altro che l’umano, il politico, Tcsteriore: Tavola, Collegio, radio e stampa, votazioni ed un
generico programma di sviluppo, a
guardare le cose; “oà la realtà che si
muoveva dietro e '^otto questo, nell’animo nostro, era più grande e di
maggior peso. A quella realtà non si
può che credere perché o si crede allo Spirito o si è morti nelle proprie
posizioni e nella propria sufficienza.
Giorgio Tourn
Qual’è il significato del Sinodo valdese 1969, conclusosi a Torre Pellice il
29 agosto scorso? Qual’è stata la sua
logica interna? Quali indicazioni si
possono trarre dai risultati conseguiti? Doveva essere, almeno nei voti di
molti, il Sinodo della chiarezza. Lo è
stato? O non è stato invece, tutto sommato, il Sinodo deH’ambiguità? Ekico
alcuni degli interrogativi che si pongono ripensando alle 5 intense giornate
sinodali vissute quest’anno. Senza pretendere di esaurire la questione, cercheremo di indicare alcune linee di interpretazione.
Si sapeva che in questo Sinodo due
gruppi, o correnti, presenti oggi nella
nostra Chiesa, si sarebbero affrontati
e scontrati. Si sapeva anche che il pomo (occasionale) della discordia sarebbe stato il Collegio di Torre Pellice,
di cui gli uni volevano il mantenimento, gli altri la chiusura (limitata, per i
più, al ginnasio-liceo). Lo scontro c’è
stato, ma contrariamente alle previsioni non si è risolto con la disfatta delTuna o deH’altra parte. L’ordine del
giorno conclusivo sul Collegio stabilisce che quest’ultimo continua a vivere,
ma viene scorporato dalle opere gestite dalla Tavola per conto del Sinodo e
quindi della Chiesa, e viene affidato a
un comitato di valdesi particolarmente interessati a questo Istituto e tuttora convinti della sua validità. Il Collegio cioè non è più un’opera della Chiesa Valdese in quanto tale ma diventa,
o si accinge a diventare, un ente autonomo nell’ambito della Chiesa Valdese.
È anche previsto un certo appoggio
finanziario perché non si vuole che
motivi esclusivamente economici diventino decisivi per questa come per
altre opere.
Come valutare questa soluzione del
problema, che ha raccolto l’adesione
di una forte maggioranza sinodale? Si
è trattato, come qualcuno ha detto, di
un « compromesso »? O si è trattato
invece di un « patto fraterno », come
qualcun altro ha suggerito? Ciascuna
Ruolino di marcia
Secondo quesle linee programmaliche la ChieValdese è invitala a procedere in futuro
sa
Il Sinodo, dopo aver discusso la situazione generale della Chiesa,
avverte viva l’esigenza di un rinnovamento della sua vita e della sua
testimonianza ;
riaffermando che l’unica forza e l’unica guida di ogni servizio e di
ogni testimonianza della Chiesa è la viva proclamazione del Vangelo di
(3esù Cristo, secondo la quale noi siamo morti con il Signore nel battesimo per risorgere a vita nuova ed essere non più strumento d’iniquità
ma strumento di giustizia di Dio in mezzo al popolo (Romani 6); e come
comunità, che partecipa a im unico pane e a un unico calice alla mensa
del Signore, siamo un sol corpo, per cui se un membro soffre, tutte le
membra soffrono con lui (I Corinzi 11, 12),
invita la Chiesa a orientare la propria ricerca in base alle seguenti
linee di fondo;
— ripensamento delle strutture parrocchiali, da una parte in vista di
una accentuazione della responsabilità comunitaria, e dall’altra parte in vista dello sviluppo di forme di attività ecclesiastica capaci di
raggiungere l’intero popolo evangelico delle nostre chiese;
— necessità di dare un nuovo impulso e chiaro orientamento agli sforzi che si vanno facendo per ricostruire una organica forma di vita
nelle comunità evangeliche delle Valli Valdesi;
— riconoscimento della validità di lavoro dei gruppi aventi una specifica vocazione di servizio che sia espressione coerente della testimonianza cristiana;
— approfondimento del lavoro di preparazione teologica dei membri della Chiesa, come riconoscimento della molteplicità dei doni e dei
ministeri ;
— appoggio alla elaborazione e alla promozione degli strumenti di testimonianza di massa (stampa, casa editrice e librerie, radio e televisione);
— rinnovamento dei nostri programmi di istruzione e di assistenza, non
solo per aggiornarli alle necessità del momento, ma anche e soprattutto per realizzare attraverso ad essi una piena compartecipazione
alla vita dei fratelli, nella solidarietà di tutta la Chiesa;
— sviluppo della riflessione sul ministerio pastorale, riconoscendo la
possibilità di ministeri differenziati secondo i doni dello Spirito;
— presa di coscienza delle nostre responsabilità di fronte al mondo e
della necessità di una piena coerenza evangelica di fronte ai problemi cruciali del nostro tempo;
— piena partecipazione di tutte le chiese valdesi al lavoro della Federazione evangelica italiana;
— orientamento critico, ma non pregiudizialmente negativo nei confronti del movimento ecumenico;
— approfondimento dello studio e dell’incontro con i gruppi cattolici
che esprimono una maggiore capacità di rinnovamento ;
— necessità di conferire un carattere di sobrietà alla vita amministrativa della Chiesa, stabilendo una prassi finanziaria rigorosa e ridimensionando il nostro patrimonio edilizio in base a criteri di stretta funzionalità.
Il Sinodo invita perciò la Tavola e le chiese a rivedere la loro vita
spirituale e amministrativa in base a queste linee e a segnalare al prossimo Sinodo i problemi che emergeranno e i risultati che verranno raggiunti nel corso dell’anno.
delle due interpretazioni è possibile:
la prima è una valutazione In chiave
di mera politica ecclesiastica; la seconda è una valutazione in termini di
solidarietà tra fratelli, che viene affermata anche nel dissenso. Propendiamo, per parte nostra, per la seconda
interpretazione, pur rendendoci ben
conto del fatto che questo «patto fraterno » non riguarda le posizioni di
principio, che non erano conciliabili,
ma riguarda l’atteggiamento da assumere verso il fratello da cui si dissente.
SulTandamento dei lavori sinodali
proponiamo un paio di considerazioni.
Anzitutto va rilevato il forte senso di
responsabilità dimostrato dal settore
favorevole alla chiusura del ^nnasiollceo (o addirittura del Collegio), e in
particolare dalla Commissione ad referendum, incaricata dal Sinodo scorso di studiare l’intera questione dell’istruzione alle Valli. La Commissione
(che — sia detto per inciso — ha lavorato assai bene, anche se la sua analisi e le sue proposte potevano non essere condivise da qualcuno o da molti), pur senza modificare il suo parere
favorevole alla chiusura del Collegio,
ha ritirato gli ordini del giorno relativi, sbloccando cosi, una situazione che
sembrava ormai non lasciar adito che
a una soluzione di forza.
Ma proprio questa soluzione di
forza, in un senso o nell’altro, si è
voluta evitare. Qualcuno, come al solito, avrà interpretato il ritiro degli ordini del giorno da parte della Commissione sull’Istruzione come una ritirata strategica dettata — chissà —
dalla paura di non farcela, oppure come un imperdonabile cedimento, un
atto di debolezza. A parer nostro, invece, si è trattato di un atto di responsabilità che si iscrive fra 1 momenti più
belli del Sinodo — che di momenti belli ne ha conosciuti pochi. L’assemblea
sinodale era praticamente divisa a metà sulla questione del Collegio. Nessuna delle due parti ha tentato di imporre, con ùn voto, la propria posizione all’altra. Nessuna delle due parti
ha tentato di sconfiggere i fratelli dell’opposta fazione. Non ci si è messi,
cioè, su un piano di rapporti di forza,
nella consapevolezza che una battaglia di idee non la si risolve con un
voto sinodale strappato coi denti, come sarebbe stato — in un senso o nell’altro — quello sul Collegio. Così,, se
al Sinodo di quest’anno non si è avuto
l’auspicato chiarimento sul piano delle
idee, si è però avuta, a parer nostro,
una schiarita sul piano della fraternità, anche se essa è stata, in qualche
momento, gravemente offuscata (ad
esempio da un pesante e, secondo noi,
largamente ingiustificato intervento
contro la Commissione ad referendum). Il futuro ci dirà se questa schiarita è stata solo tattica, opportunistica, diplomatica, e quindi spiritualmente insignificante e sterile, oppure se
quei momenti di fraternità che, in
mezzo a tante tensioni, abbiamo vissuto sono stati capiti nel loro significato profondo e porteranno qualche
frutto negli anni che vengono.
Detto questo, si impone una seconda
considerazione. Non è secondo noi un
buon sintomo che il problema del Collegio, certo importante ma —a parer
di molti — non decisivo né ]^r l’avvenire delle Valli né per la Chiesa, abbia monopolizzato per oltre due giorni l’attenzione e i lavori deH’assemblea sinodale. Vero è che il Collegio
costituiva una occasione di confronto,
tra posizioni diverse e talvolta antitetiche, oggi presenti nella Chiesa. Ma
questo confronto, in Sinodo, è avvenuto solo a tratti, e i problemi di fondo,
a cominciare da quello dell’istruzione
come attività della Chiesa, sono tuttora sul tappeto, in attesa di chiari
menti e soluzioni. Su tali problemi di
fondo c’è oggi nella nostra Chiesa (come in molte altre) una divisione degli
spiriti, che continua a sussistere anche dopo il Sinodo. Questa divisione
non va coperta né accantonata né
scavalcata: dev’essere anzitutto compresa come il giudizio di Dio sulla
nostra Chiesa e poi portata nella preghiera e nella ricerca, da parte di tutti, di quella autenticità evangelica,
nelle parole e nelle opere, di cui sentiamo COSÌ! viva l’esigenza. Il problema
dell’unità e della divisione della Chiesa e nella Chiesa, che non potrà, a
lungo andare, essere eluso, ha i suoi
poli in queste due verità evangeliche;
la prima è che Cristo divide, come egli
stesso dice : « Pensate voi ch’io sia venuto a metter pace in terra? No, vi
dico; ma piuttosto divisione» (Luca 12: 51). Non bisogna mai dimenticarlo, per evitare che una qualunque
(continua a pag. 6)
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pag. 2
N. 35 — 5 settembre 1989
Echi smodali - Echi sinodali - Echi smodali - Echi smodali - Echi smodali
Scelte che stentano a chiarirsi
e a motivarsi evangelicamente
La nota fondamentale e caratteristica del rapporto che la Tavola ha presentato quest’anno al Sinodo Valdese
era quella delTimporsi di una scelta.
Partendo dall’analisi della situazione venuta a presentarsi fra noi, essa
viene così caratterizzata: « Da un lato
si insiste su una severa riflessione teologica riformata, sul mantenimento
delle istituzioni ricevute nelle quali
soltanto ci si riconosce, si pongono interrogativi critici e riserve sullo sviluppo del dialogo ecumenico fra le
chiese evangeliche in Italia, si rifiuta
di impegnare le comunità in una presenza sul piano della critica politica e
ideile lotte sociali; dall'altro si ricerca
un rinnovamento delle strutture, una
loro maggiore elasticità nei confronti
della missione della chiesa, una riflessione teologica aperta, un più ampio
concetto dei ministeri, un cammino
più deciso sul piano ecumenico interno, una precisazione delle responsabilità politiche e sociali del cristiano e
della comunità ». Si riconosce che
« questa contrapposizione così descritta sommariamente è senza dubbio un
po’ grossolana e non rende giustizia a
tutte le sfumature che esistono e ai
motivi di fondo che determinano singole prese di posizione ». Ma, a mio avviso, tale ripartizione e contrapposizione davvero troppo generica, cala arbitrariamente nello schema di moda
conservazione - innovazione posizioni
che sono assai diversificate se non in
certe manifestazioni, certo nei motivi
di fondo. Così facendo la Tavola pare
rifarsi a considerazioni di tipo psicologico o sociologico piuttosto che teologico: pare, cioè, tener presente lo
(indubbio) « clima di sospettosità e di
intolleranza » e la tensione fra « mantenimento » o « rinnovamento » che la
chiesa condivide, oggi in una misura
particolarmente intensa, con ogni forma di vita associata; ma4enza cercare
di risalire alla originale matrice biblica e teologica che le varie posizioni
hanno o meno, con maggiore o minore passione e chiarezza. E questo mi
pare abbia impedito alla Tavola di
dire una parola autorevole, di dare
un orientamento decisamente chiarificatore. Non che si voglia troppo pretendere dalla Tavola, la quale è
essenzialmente un organo esecutivo;
ma quando essa si prefigge il lodevole
compito di dare indicazioni chiarificatrici, di richiamare a determinate scelte, si ha forse diritto di chiedere che
Tanalisi sia più approfondita e più
fondata; altrimenti tutto il resto del
discorso ci scapita in lucidità e in autorità.
La Tavola proseguiva notando che
« ha cercato di mantenere in questi
anni una posizione di equidistanza;
ma ormai le posizioni si vanno radicalizzando sempre di più e una scelta si
impone. L’equidistanza e la mediazione tra così opposte tendenze non riescono più a sussistere senza equivoci
e si rivelano in ultima analisi inoperanti. Perciò cercheremo di precisare
alcune linee, senza teorizzare, ma riferendoci a problemi sui quali è possibile operare concretamente. B necessaria però una premessa, affinché
quanto siamo venuti dicendo non sia
interpretato in chiave ideologica. ”Mi
proposi di non sapere altro fra voi,
fuorché Gesù Cristo e Lui crocifisso”,
afferma l’apostolo Paolo (1 Cor. 2: 2).
Questa deve essere la motivazione fondamentale di ogni nostra opzione. Poiché confessiamo la fede in quel Signore e a Lui solo dobbiamo obbedienza,
certe scelte si impongono oggi per coerenza e fedeltà. Certo possiamo sbagliare ed essere confusi nella nostra
insipienza; possiamo illuderci di essere mossi dallo Spirito del Signore
mentre siamo determinati soltanto
dalle nostre idee. Ma se siamo convinti, in presenza del Signore, della necessità dì certe scelte, sarebbe da parte nostra colpevole non adottarle o limitarle con sapienti compromessi per
non scontentare nessuno ».
Seguiva quindi una sorta di ’programma di lavoro’ — sarebbe del tutto improprio, nel fondo e nelle inten,zioni, parlare di ’programma di governo’! — che è stato sostanzialmente ripreso dalla Commissione d’esame; anche questa affermava, infatti, Timporsi
della « esigenza della scelta » ed esprimeva gratitudine alla Tavola per
averla posta di fronte all’attenzione e
alla coscienza del Sinodo: « Questo
invito a operare delle scelte precise ci viene dopo alcuni anni di attente riflessioni sulle condizioni generali della nostra testimonianza e non
dovrebbe essere eluso dal Sinodo. Certo rimangono validi i precedenti inviti
a ’vivere nel dissemo’, cioè ad esercitare la disciplina fraterna dell’ascolto
reciproco, senza prevenzioni e squalifiche, ma oggi s’impone alla nostra
Chiesa un’esigenza di chiarezza, pur
nel riconoscimento della più ampia libertà d’iniziativa ».
La Commissione d’esame riprendeva dunque in una bozza di ordine del
giorno il ’programma’ della Tavola,
che, discusso in due sedute sinodali,
ha condotto al voto, a forte maggioranza, del documento che pubblichiamo in prima pagina. Come nota giustamente Paolo Ricca, il ’cappello’ teologico, che avrebbe dovuto costituire
la spina dorsale del programma, oltre
a essere poco incisivo e centrato, risulta posticcio; mentre il resto del documento ha il valore non indifferente
di stimolo contro l’immobilismo che
pesa sulle nostre comunità.
Sia però lecito notare che per diversi dei punti programmatici è assai improprio parlare di ’scelte’: non ci troviamo infatti di fronte ad alternative,
ma tutt’al più di fronte ad accentuazioni di linee già presenti e operanti
fra noi. D’altro lato proprio il fatto
che la stragrande maggioranza ha votato il documento suddetto, malgrado
il palese sussistere di forti dissensi
fra noi, mi pare provare che si è trattato di una ’scelta’ sinodale assai relativa. Forse perché l’alternativa vera,
di fondo, non era quella indicata? Mi
pare che anche Giorgio Tourn, nel nostro ’fondo’ di questa settimana, avanza tale interrogativo.
E allora, saprà la nostra Chiesa
tutta riconoscere le sollecitazioni dello Spirito e vedere per quale via il Signore ci chiama a camminare con allegrezza e coraggio, per Lui? Sapremo
riconoscere quali sono le risposte che
dobbiamo dare oggi alla grande scelta — Télection éternelle de Dieu, diceva Calvino — di cui siamo non soggetto ma oggetto? Sapremo renderci
conto' che, come ai tempi di Elia, zoppichiamo dai due lati e teniamo i piedi in molte staffe, perché amiamo (un
po’) Dio, ma seducenti e convincenti
sono i baal vecchi e nuovi e ci troviamo oggi come allora alle prese con la
tentazione del sincretismo? Non è questa la vera, ultima « scelta »: da chiarire fino in fondo con profonda umiliazione e, una volta chiarita, da prendere con un atto di decisione che punta tutto sulla luce e sulla forza dello
Spirito Santo?
G. C.
La Tavola
Valdese
È stata interamente riconfermata (indichiamo fra parentesi la
“anzianità" nella Tavola dei vari
membri): past. Neri Giampiccoli,
moderatore (1965); past. Achille
Deodato, vicemoderatore (1965);
pastori Enrico Corsani (1968),
Pierluigi Jalla (1963), Alberto Ribet (1968), prof. Giorgio Peyronel
(1963), dr. Aldo Ribet (1965).
La votazione sinodale ha confermato che oltre un quarto dei
membri del Sinodo avanzano, come lo scorso anno, riserve o addirittura dissensi sull'orientamento
della Tavola attuale: si tratta di
un fatto inevitabile, nella situazione odierna e in un tempo di “scelte”; anzi data tale situazione, si
può oggettivamente parlare di una
concordia o almeno di una convergenza superiori al prevedibile, e il
valutare tale convergenza è in fondo il nodo interpretativo dell’ultimo Sinodo, sul quale anche in
questo numero pubblichiamo varie valutazioni.
Nel prossimo numero continueremo a riferire sullo svolgimento dei
lavori sinodali e sui loro risultati,
cercando di puntualizzare gli elementi di maggior rilievo red.
Avreno i ' pastori dei giovani''
Una nuova struttura: aiuterà a comporre o approfondirà i contrasti nelle nostre comunità? - L’età ha
forse rilevanza teologica nella chiesa?
Una seduta di grande importanza
(ed è grave che abbia segnato una delle punte più basse di partecipazione)
è stata quella di lunedì sera, nella quale si è discusso del problema giovanile.
Com’è noto, e come abbiamo a suo
tempo ampiamente riferito, subito
dopo la costituzione della Federazione
giovanile evangelica italiana (FGEI)
nell’aprile scorso, il Congresso FUV
riunitosi anch’esso a Ecumene, immediatamente dopo il Congresso GEI, decideva di svolgere opera di propaganda nelle UGV affinché entrassero a far
parte della FGEf. La Tavola Valdese,
esaminata la situazione, si è dichiarata « in linea di massima favorevole al
confluire della FUV nel nuovo organismo giovanile ecumenico » (incorag
giata del resto in questo dalla maggioranza del Sinodo dello scorso anno); e
la Commissione d’esame notava:
« Consentiamo con questo giudizio e
ci auguriamo che il Sinodo conceda a
questa nuova iniziativa lo spazio di
cui ha bisogno per svilupparsi efficacemente. Vorremmo solo aggiungere
un’osservazione: mentre la FGEI può
rispondere assai bene alle esigenze di
lavoro giovanile a livello regionale e
nazionale, rimane scoperto un settore
decisivo dell’attività giovanile, quello
locale. Non facciamoci illusioni: i nostri gruppi giovanili non sopravviveranno a lungo nella loro forma attuale; per ridare slancio alla vita giovanile locale sia per quanto riguarda il tradizionale — e necessario — lavoro di
formazione, sia per lo sviluppo di
gruppi di servizio e di impegno, occorre un capillare lavoro pastorale a cui
iiiiiuiiioiMiMimiiniriiiiiiiiiiiKiiimiimiiimiiii
IN MERITO ALLA PROGETTATA RIFORMA DEL CODICE PENALE
Abolire il reato di vilipendio religioso
Un documento sinodale che vuol essere strumento di chiarificazione aU’interno delle comunità evangeliche,
bloccando la tendenza all’equiparazione dei culti acattolici ai privilegi cattolici, e nella nazione, quale
tappa verso la scomparsa dal nostro Codice Penale del reato di vilipendio ideologico come di ogni
altra forma di reato di opinione - La Federazione Evangelica invitata a promuovere un referendum
In vista della progettata revisione del Codice penale, in merito alla questione del reato
di vilipendio alla religione, Aldo Ribet espone
il problema notando che la Tavola e contraria
alla ventilata estensione della tutela contro il
vilipendio, anche alle altre religioni; occorre
piuttosto che scompaia dal Codice il reato
stesso di vilipendio ideologico. Il relatore propone un ampio ordine del giorno, che a^ronta
la questione nella sua complessità e che vuol
essere uno strumento sia di chiarificazione alVinterno stesso delle nostre chiese evangeliche,
sia di testimonianza e di chiarificazione alVesterno. Dopo breve dibattito il testo delVo.d.g. viene votato alVunanimità dal Sinodo
in questi termini:
Il Sinodo Valdese, nella sua sessione delTagosto 1969, presa conoscenza del disegno di
legge n. 351, presentato al Senato il 19 novembre 1968 dalTalIora Ministro di Grazia e
Giustizia, on. Gonella, per la riforma del Codice penale vigente,
premesso che allo scopo di apportare al detto vigente Codice « innovazioni intese ad adeguarlo ai precetti della Costituzione e alla rinnovata coscienza giuridica nazionale » anche
nella parte attinente ai reati in tema di religione, la progettata riforma prevede :
a) Tabolizione della discriminazione introdotta con il vigente art. 406, parificando Pentita delle pene per i reati previsti dagli articoli 403, 404, 405, indipendentemente dalla
confessione religiosa contro cui siano commessi (art. 77);
ò) il mantenimento del reato di vilipendio
ideologico stabilito dalPattuale art. 402 a tutela della religione dello Stato, estendendolo
con identità di pena nei riguardi delle altre
confessioni religiose (art. 77);
c) Tìntroduzìone di una nuova figura di
reato a carico di « chiunque istiga alPodio
contro singoli o collettività )i, tra Taltro, « sulla base di differenza di religione », integrando
in tal senso il disposto del vigente art. 415
(art. 78);
considerando che, pur nel lodevole intento
di ristabilire una parificazione nella tutela penale nel settore religioso che superi ogni
odiosa discriminazione fra fedi religiose diverse, si mantengono tuttavia inalterate nella
loro configurazione le ipotesi delittuose previste nel Codice del 1930, e la struttura stessa
del titolo IV del libro II che prevede « delitti
contro il sentimento religioso »;
che, quindi, il modo prescelto per attuare
la progettata equiparazione delle diverse fedi
religiose dinanzi alla legge penale, mediante
la parificazione delle pene e Testen-sione dei
reati di vilipendio, più che ad adeguare il Codice penale vìgente ai prìncipi costituzionali,
appare piuttosto diretto a cambiare qualcosa
perché lutto resti come prima circa la tutela
della religione a mezzo delle leggi penali:
rileva:
1) che. rinnovatasi la coscienza giurìdica
del paese nel clima politico stabilito dalla Co
stituzione repubblicana, sì rende necessario,
anche in questo specifico settore, procedere a
una radicale riforma nel senso di sopprimere
nella tutela penale qualsiasi riferimento al
tt sentimento religioso » come tale, in quanto
ogni fede religiosa, e in specie la cristiana, assicura il rispetto della propria dignità e si afferma con Tesempio di vita e di costume dei
credenti, senza dover far ricorso alla legge
penale dello Stato, non essendo pertinente allo Stato la cura religionis et ecclesiae nei
confronti di una o più confessioni, né a queste
competendo di richiedere Tausilio del braccio secolare per Taffermazione o la difesa della fede;
2) che in modo particolare non solo
Testensione, ma lo stesso mantenimento dell’ipotesi del vilipendio in tema di religione si
presenta inopportuno, poiché, quale reato di
opinione, esso è in contrasto con lo spirito e
con il dettato delle norme contenute negli
artt. 19 e 21 della Costituzione;
3) che il concetto di vilipendio infatti, in
sé vago e impreciso in ogni sua possibile configurazione, si è prestato e si presta tuttora ad
essere iniquo strumento per coartare e reprimere la libera espressione del pensiero e l’esercizio del diritto di critica anche in campo religioso; in quanto per via della sua elasticità
detto concetto offre spazio esteso e abnorme a
ELEZIONI
Fra i membri del Consiglio della Facoltà di Teologia (oltre a
quelli ex officiò), Paolo Ricca e
Franco Dupré.
Fra i membri della C.I.O.V.,
Guido Botturi e Ettore Serafino ;
membro onorario : Lila Eynard
Baridon.
La Commissione d’esame sull’operato della Tavola e della Facoltà di Teologia: Gino Conte,
Salvatore Ricciardi, Ettore Serafino e Sergio Gay (suppl. : Marco Ayassot, Alfredo Sonelli,
Franco Ferretti, Daniele Rochat).
La Commissione d’esame sull’operato della C.I.O.V.: Gustavo Bouchard, Renato Coisson,
Giovanni Peyrot, Louise Rochat
(suppl.: Franco Davite, Lorenzo
Rivoira, Eline Quattrini, Giovanni Mourglia).
Il Comitato per il Collegio (che
ha suddiviso nel proprio seno le
responsabilità): Guido Ribet,
presidente; Loris Bein, vicepresidente; Dante Gardiol, tesoriere; Bruno Bellion, segretario;
Franco Sappé, vicesegretario.
giudizi personali e discrezionali da parte dei
magistrati, come hanno dimostrato anche in
questi ultimi anni varie sentenze le cui motivazioni non possono non essere censurate sotto il profilo del rispetto e della tutela dovuti
alle manifestazioni del pensiero sul fondamento delle libertà costituzionalmente protette.
Il Sinodo 'Valdese quindi,
richiamandosi alle istanze già da tempo inoltrate dal Consiglio Federale delle Chiese evangeliche d’Italia circa i precedenti progetti di
riforma delle succitate norme del Codice penale del 1930, e in particolare all’esposto inoltrato il 23-XII-1948 alla Commissione ministeriale per la revisione del Codice penale, e
alle note inviate al Ministro di Grazia e Giustizia il 21-1-1951 e il 25-XI-1959; ed
ispirandosi al criterio della eguaglianza nei
reati e nelle pene senza alcuna discriminazione
confessionale, in riferimento all’eguale libertà
assicurata a tutte le confessioni religiose
dalTart. 8 della Costituzione,
richiede:
1) che venga abrogato l’art. 402 del vigente Codice penale e cosi soppresso ogni reato di vilipendio ideologico in tema di religione,
come avvio verso l'abolizione totale di tale
figura di reato di opinione in qualsiasi altro
campo;
2) che anziché ipotizzare « delitti contro
il sentimento religioso », nella progettata riforma vengano stabilite norme penali protettive delle !i libertà costituzionali in tema di
religione » con diretto riferimento al dettato
dell’art. 19 della Costituzione, ripristinandosi
lo schema strutturale previsto in proposito dal
Codice penale del 1889;
3) che, oltre al reato di offese mediante
violenza o minacce contro le manifestazioni di
una fede religiosa da parte di singoli o di
gruppi, e a quello di « turbamento ed impedimento di funzione religiosa », quanto .alla tutela delle persone e delle cose attinenti al
culto siano previste .solo le i[)Otesi delittuose
delle offese mediante ingiurie o diffamazione,
o ri.spcttivamente mediante guasti o danneggiamenti; e.sscndo tali reati, fuori da ogni richiamo aU’incerta figura del vilipendio, <li
per se sufficienti a tutelare penalmente la libertà e i diritti delle persone nell’espletamento delle loro attività religiose;
4) che le suddette azioni, nel campo delle
manifestazioni religio.se, siano perseguibili solo
a querela di parte.
¡nohre « il Sinodo invita la Tavola Valde.se
a presentare alla Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia l’opportunità che, oltre a
dar corso a tutti i po.ssibili interventi » affinché le richieste esposte in questo documento
sinodale o vengano accolte in sede parlamentare e di governo, venga promosso in proposito un progetto di legge di iniziativa popolare ai sensi dell’art. 71 della Costituzione ».
alcuni dedichino il meglio delle loro
energie. Ci riferiamo alla necessità di
esperimentare finalmente su larga scala quel progetto di ’pastori dei giovani’ che era già stato indicato dal Sinodo scorso (A.S. 1968, art. 20), ma che
non ha ancora trovato una vera e propria attuazione ».
Ecco tracciate le due linee della discussione di tale seduta, riprese del
resto in apertura dal segretario FUV,
Franco Giampiccoli. Discussione animata, tempo troppo breve (di anno in
anno si auspica — e si rimanda —■
maggior tempo per discutere a fondo
il problema; intanto però si evita di
discuterlo davvero a fondo).
Crisi delle unioni (chi può dubitarne?): crisi delle comunità. La partecipazione di settori giovanili alla vita
di sempre più numerose comunità è
maggiore che in passato e per molti
aspetti rallegrante, come pure il loro
muoversi secondo determinate linee di
impegno e di servizio, per gruppi; se
certi settori «adulti» (?) guardano
con sospetto e reticenza a tale partecipazione, per lo più vi è al teiTipo
stesso attesa e speranza, da un lato, e
inquietudine dall’altro.
Sui rapporti FUV-FGEI, è stato chiaro a tutti, pensiamo, che non era una
questione di strutture, ma di conte;ititi. Così qualcuno ha domandato se
l’adesione della FUV alla FGEI significava l’allinearsi sulle posizioni di certi documenti del Congresso di Ecurnene che chiamano senza riserve alla
lotta di classe; qualcuno ha lamen! ¡o
che spesso in campo giovanile si a; iste a una scelta ideologica e poli tea
chiusa e preconcetta; la risposta che
tentava di interpretare la scelta ma • .• ista di tanti giovani (della nostra borghesia, e spesso non piccola!) come
riflesso del terribile deterioramerho
della classe borghese e dei suoi ideon,
eludeva in parte la questione riduccndola a contrapposizione di semplici
opzioni politiche. Certo, molti dei p? oblemi avanzati dai giovani — è stam
detto — sono non solo reali, ma ve.:,
palpitanti e la tragedia del nostro f ccolo, e del nostro Sinodo, è Tincapacità di parlarci e ascoltarci senza cal ■■
legarci a vicenda, a priori; ma è >i‘sponsabilità della chiesa andare ìpcontro ai giovani sforzandosi di dar
loro un contenuto spirituale che colmi
la delusione drammatica di cui pro
prio i più appassionati e impegnati s aranno prima o poi preda, di fronte ü
deteriorarsi e sfaldarsi delle loro generose speranze e illusioni.
Viene quindi posto in discussione e
votazione (per divisione, cioè per pararagrafi) un o.d.g. presentato dalla
Commissione d’esame. Passa con facilità (61 favorevoli, 4 contrari) la pririia
parte — con la quale la Chiesa valdese accetta sostanzialmente che i suoi
giovani d’ora innanzi rispondano (ncin
nel senso di un tribunale, ma del'a
naturale assemblea fraterna) non piii
direttamente al Sinodo, ma al Congresso della GEI — mentre un po’ più
controversa è risultata la votazione
della seconda parte, quella relativa all’istituzione dei « pastori dei giovani »
(51 favorevoli, 13 contrari, 6 astenuti).
Il Sinodo, preso atto delle decisioni del Congresso FUV,
— le approva;
— invita la Tavola a attuare U)
esperimento dei « pastori per i
giovani » in modo da giungere
presto a una ricostruzione del
lavoro giovanile su nuove basi.
Quale sarà la figura di questi pastori — che prevedibilmente vedremo in
funzione fra poche settimane? — quali
i loro rapporti con le comunità locali? Perché poi vi è necessità di questo
ministero speciale, se ci si dice che i
giovani sono inseriti nella chiesa? E
soprattutto, è giusto, proprio nella situazione attuale con le sue tensioni c
incomprensioni, sancire in questo modo all’interno delle comunità una distinzione fra giovani e « anziani », la
quale non ha teologicamente alcuna
ragion d’essere né giustificazione, sulla base dell'Antico e del Nuovo Testamento? Forse non tutti se ne sono resi conto, ma si è creata una struttuia
che reca in sé la potenzialità di non
sanare ma anzi approfondire i contrasti e le tensioni; molto dipenderà dalla saggezza della Tavola nella destinazione dei responsabili di questa struttura. Agli altri pastori resteranno sempre ammalati c funerali.
G. C.
DONI ECO-LUCE
Eli Coslabcl, Svizzera L. 550; Roberto Blcynat, Villar Pcrosa 1.000: Gay, Pinerolo 5.000;
N.N. Chiesa Presbiteriana Beckwìth. Montreal
5.710: Costantino Vitaletti. Roma 500; Anna
Bonjour Sanremo 500: Ernestina Ayassot, Roma *500.
Gr
( continua)
3
pag.
N. 35 — 5 settembre 1969
ad agape
Le Chiese protestanti d’Irianda
e la questione dei cattolici dell’Ulster II ttHm Einp - Afrn, qatfaMO
Non si può dire che le vicende dell’Irlanda
del Nord siano passate sotto silenzio, sulla
stampa italiana, da un po’ di mesi a questa
parte: non che la situazione non lo giustifichi,
ma un tantino di compiacenza per quel che
l'anno questi protestanti la si avverte, e cosi
l'insistenza sul contrasto religioso, che se è all'origine del dissenso attuale, non ne costituisce il contenuto odierno; si può piuttosto notare — e lo ha fatto giustamente Raniero La
Valle su a La Stampa », in un articolo mollo hello — il fatto penoso della scarsa presa
che il messaggio evangelico ha su popolazioni in preda alla volontà di potere.
La situazione è ormai nota : l’Ulster (l’angolo nord-orientale dell’Irlanda) raggruppa le
sei province rimaste legate al Regno Unito,
sia pure con una larga autonomia (male usato), dopo che nel 1922 si costitui la repubblica indipendente (Stato confessionale cattolico)
d'Irlanda, l’Eire. Secolare è la tensione che
oppone i due gruppi politico-religiosi; la re)>ubblica indipendente si staccò dopo una lunga guerriglia, mentre al nord si concentrò la
popolazione protestante. Dal punto di vista
confessionale la popolazione dell’Ulster è cosi ripartita: 29% presbiteriani, 24% .anglicani, 5% melodisti, 35% cattolici.
Fino ad oggi, però, la forte minoranza
cattolica è de facto, in parte pure de jure,
piivata di molti diritti clviR, mentre le
« Logge d'Orange » — raggruppamenti
’'¡jrotestanti” più politici che religiosi —
dettano praticamente legge. Singolare a dir
poco è, ad esempio, il sistema elettorale: attualmente hanno diritto al voto soltanto i
proprietari di abitazioni e i maggiori affitliiari, come pure i datori di lavoro, i quali
oltengono voti supplementari a seconda del
rniinero e dell’entità delle loro aziende. In
virtù di questa legge elettorale, 57 dei 68
consigli municipali e di contea sono in mano
ai protestanti. A Londonderry, la seconda
città dell’Ulster, la maggioranza cattolica è
in minoranza a livello di autorità, e le autorità danno la priorità ai protestanti nell’assegnare gli alloggi. Ancora nelle recenti elezioni del 24 febbraio u. s. la situazione è risultata confermata, con grave scacco del premier protestante Terence 0’ Neill (rieletto
d; giustezza nella sua circoscrizione, vincendo di poco l’avversario lan Paisley), che sperava di veder calare la forza politica dell’ala
oltranzista del Partito unionista e avviare
quindi le riforme liberali auspicate da lui
e dalla sua ala.
Ce n’è in abbondanza per spiegare il fermento crescente e i disordini di cui siamo
stati umiliati spettatori. Crediamo che sia però
giusto sfumare in modo maggiore la valutazione corrente sui protestanti d’Irlanda (del
Nord), che non possono assolutamente essere
confusi con le posizioni di lan Paisley e dei
suoi fanatici sostenitori. La vera Chiesa presbiteriana d’Irlanda ha più volte chiarito di
non avere nulla a che vedere con il Paisley
e la sua <c Chiesa presbiteriana libera », che
di fatto costituisce un’infima minoranza, e
ha dichiarato che « il Paisley ci ha derubati
del nostro buon nome ». A primavera la direzione della Chiesa presbiteriana d’Irlanda ha
pubblicato una dichiarazione ufficiale nella
quale prende decisamente posizione, ma al
tempo stesso cerca di analizzare le radici del
conflitto attuale, in un modo più sfumato di
quanto avvenga in generale. Certo, questa dichiarazione è preeedente all’ultima ondata di
violenze, ma ci pare che valga la pena di farla
conoseere e la riprendiamo, in larghi estratti,
dal « Service de presse reformé ».
na dichiarazione presbiteriana
rutti ; eiUadini che hanno il senso delle
li ! ( responsabilità sono profondamente turbi ! 1 dagli avvenimenti prodottisi recentemente nell’Irlanda del Nord. In mezzo al disordi'ie delle rivendicazioni e controrivendicazieni, adottiamo la seguente dichiarazione
ri'olla ai nostri membri e affinché serva di
le iimonianza al di fuori deUa nostra chiesa.
FIIUTTI AMARI
in ciò che è avvenuto raccogliamo i frutti
di I sospetto c della paura, della mancanza
di collaborazione, di conflitti d’interesse e
deilo spirito di parte. Gli avvenimenti recenti non hanno fatto che mettere a nudo
III virulenza di antagonismi e di rancori laIruli. Coloro che speravano di realizzare una
pace precaria preservando !,o statu quo o migliorando progressivamente i rapporti fra i
vari settori della popolazione, senza scuotere seriamente il quadro costituito, non sembrano avere preso coscienza delle passioni che
si sono scatenate in situazioni alle quali si
erano abituati, senza metterle in questione.
Benché la nostra Assemblea generale e la
nostra Chiesa si siano più volte pronunciate su problemi di giustizia sociale e si siano
sfrozate di agire con lealtà nei confronti dei
nostri concittadini, dobbiamo confessare di
non averlo fatto con sufficiente zelo, che non
iamo stati animati abbastanza dal senso del; urgenza del compito che incombeva su noi,
c!ii il nostro esame di coscienza è stato superficiale e che abbiamo mancalo di spirilo
dj sacrificio.
Ìm dichiarazione analizza quindi la
la portata delle manilestazioni e delle reazioni che hanno provocato. Il modo con
cui sono stati trattati coloro che protestavano contro ciò che stimavano falso, costituisce « un tradimento grave dei principi protestanti e presbiteriani della liIjcrtà civica e religiosa e del rispetto delle coscienze ». Il testo prosegue :
RELIGIONE E POLITICA
In Irlanda — a nord come a sud —, come in altri paesi, si possono constatare molte imperfezioni, molte ingiustizie, reali piaghe; anche molte calamità che non sono oggetto delle proteste delle folle. Nessuna Chiesa che vuol restare fedele alla testimonianza
dei profeti della Bibbia, nessuna Chiesa che
vuol essere fedele alla testimonianza degli
evangelisti e degli apostoli può passare sotto
sileuz'o questi mali.
A questo riguardo pensiamo che sia male
che un gruppo o un partito politico recluti
i suoi membri, in teoria o nella pratica,
esclusivamente in una Chiesa o in un gruppo di Chiese o che sia controllato da una
gerarchia o da un ordine religioso e sottoposto al veto di questo. Invitiamo tutti i partiti ad arruolare nelle loro file rappresentanti di tutti i settori della popolazione; al
tempo stesso chiamiamo un numero maggiore di membri della nostra Chiesa a impegnarsi più decisamente nella politica locale e nazionale. Così facendo essi obbediranno alla loro coscienza; nel perseguire i
loro ideali sociali e politici, agiranno in nome della comprensione e dell’etica cristiana
nella vita pubblica, nei confronti di coloro
con i quali potranno trovarsi in disaccordo.
La realtà tragica è che, nel nostro paese,
i gruppi socio-politici e i gruppi religiosi
coincidono, il che ha reso più difficile il compito dei cristiani chiamati a eserc'tare un
giudizio indipendente. Ingiustizie sociali e
dissensi sul piano della vita pubblica sono
stati così facilmente sepolti sotto considerazioni d’ordine settario. Abbiamo ereditato da!
jìassato un fatto penoso : il settore cattolico
della popolazione conta in una proporzione
molto troppo alta persone poste in basso alla
scala sociale ed economicamente deboli. Questa situazione ha servito da trampolino a interessi personali, a paure e risentimenti, e
ne è derivata una mancanza di fiducia lar
gamente diffusa e Len radicata, che si manifesta in settori importanti deUa società,
soprattutto sul piano del governo locale e
nelle sfere di cui c responsabile il governo
locale: ingaggio di funzionari, politica degli alloggi, istruzione pubblica. Questa mancauza di fiducia rappresenta una piaga di
cui tutta la comunità soffre, e cosi va considerata.
Per creare la fiducia là dove manca, notiamo che il governo deU’Irlanda del Nord
ha proposto certe misure di riforma. Resta
da vedere fino a che punto esse porteranno
frutto, nelle circostanze attuali. Soltanto sforzi reiterati e una fiducia instancabile, non
poche proposte, permetteranno di realizzare
la giustizia sociale e di stabUire relazioni
armoniose fra i vari settori della popolazione.
Ed è un’esigenza molto più pressante di quel
che si pensasse sinora. Sottolineiamo tale urgenza per i membri della nostra Chiesa. Dei
cristiani che parlano senza agire insnltano
al tempo stesso Dio e l’uomo. Ci vogliono
degli atti!
Pur riconoscendo che una situazione cosi
dolorosa rivela gravi mancanze da parte nostra, come Chiesa e come popolo cristiano,
pensiamo che la colpa non ricada su noi soltanto. Sappiamo pure che riconoscendo pubblicamente la nostra parte di responsabilità
nella situazione attuale, è possibile che feriamo e offendiamo qualcuno dei membri
sinceri della nostra Chiesa. Saremmo felici
se altri — in particolare i rappresentanti della comunità cattolico-romana — facessero
anch’essi una dichiarazione pubblica sincera
che rivelasse la medesima preoccupazione per
le ingiustizie e le paure, la sfiducia e la mancanza di rispetto, contro cui cozzano molti
dei nostri membri.
L’IRLANDA
A NORD E A SUD
Cogliamo ora i frutti deUa mancanza di
coUaborazione e del rifiuto costante, da parte del governo e dello Stato nell’Irlanda del
Nord, di riconoscere la realtà della situazione. Gli eroi dei due Stati irlandesi sono stati
uomini e donne pronti a resistere anche con
le armi a chi cercasse di imporre loro una
forma di governo inaccettabile. Sia per retaggio, sia per inimicizia, siamo deUo stesso
sangue. Ci pare che i partiti tradizionali della Repubblica non hanno ancora compreso
— e ancor meno confessato — in quale misura la politica che conducono ha contribuito a creare la triste situazione in cui si trova
oggi l’Irlanda del Nord. Nessuno di noi irlandesi ha il diritto di comportarsi in modo
farisaico né di ccicare delle scuse!
Benché si possa ermstatare che certi membri della nostra Chiesa sono stati vittime di
ingiustizie, forse soprattutto a livello deUe
amministrazioni locali, teniamo a rendere
omaggio al modo cor. cui le autorità della
Repubblica si sono sforzate, nel quadro della loro politica e dei loro obiettivi sociali, di
trattare in modo equo e anche generoso i
membri della minoranza protestante. Non
possiamo tuttavia trascurare il fatto che nel
corso degli ultimi cinquant’anni il numero
dei presbiteriani e dei protestanti in generale residenti nella Repubblica dell’Eire si è
più che dimezzato; e cosi pure neU’Irlanda
del Nord il loro numero è calato nelle regioni a maggioranza nazionalista e cattolicoromana; tale tendenza prosegue. (Molto raro
il caso inverso). Pur tenendo conto di altri
fattori, ecco una cifra che parla abbastanza
chiaro sulla situazione e che spiega molte
delle reazioni dei membri deUa nostra Chiesa; chiediamo a coloro che ci leggono di
prendere questa situazione assai più sul serio e di considerarla con simpatia assai maggiore di com'è avvenuto siiiora.
Preghiamo perché tutti i nostri concittadini si impegnino nel ministero della riconciliazione di Cristo e vivano di questa fede.
J. H. Withers, moderatore
A. J. IFeir, segretario
della Chiesa presbiteriana in Irlanda
Ho potuto partecipare quest'estate
al campo Europa-Africa di Agape e ho
potuto compiere così un’esperienza che
ritengo molto piacevole, per le persone interessanti che ho incontrato, ed
estremamente formativo per quello
che ho sentito e discusso. Il fine di
questo campo era, infatti, quello di
precisare e specificare la posizione e
il grado di impegno di ogni partecipante, rispetto a certi conflitti e a certe condizioni di sfruttamento non ignorabili oggigiorno. Mario Miegge, nella
introduzione agli studi, dopo aver messo in relazione la « corsa » alla Luna e
la lotta degli operai FIAT, ha riconfermato che la linea di lavoro del campo
stava nella ricerca ed in una certa critica dei rapporti economici e politici
tra Europa e Africa; solo che, invece
di ascoltare molte « campane » sull’argomento, come si era fatto nel campo
scorso, (col pericolo di una scarsa ’’risonanza”) si sarebbe cercato di stabilire, in base a discussioni tra i campisti, se vi erano realmente le condizioni per l’esistenza di questa ’’risonanza”, vale a dire un impegno politico
pratico.
E cioè se nell’impegno pratico nelle
varie lotte alla università, in fabbrica,
ecc., o anche nel non-impegno, si era
tenuto conto della nostra posizione
"globale”, ovvero del nostro tacito consenso, quali borghesi più o meno benestanti, allo sfruttamento del Terzo
Mondo.
È stato quindi molto interessante il
confronto tra africani (alla ricerca di
un futuro e preciso inserimento nel
difficile contesto dei loro paesi), e tedeschi (reduci daH’esperienza delrSDS) e italiani (impegnati alle lotte
FIAT o no), e infine francesi, il cui
’’maggio” porta ancora avanti punti di
riferimento.
Personalmente credo che i contatti
avuti, e il metodo quasi socratico con
cui abbiamo acquisito una coscienza
di classe (non senza però aver .indagato sulla realtà della divisione della società in classi), siano stati positivi.
Lo studio biblico invece mi ha lasciata un po’ meno soddisfatta e un
poco più perplessa (ma forse era questo il risultato più opinabile nelle coscienze cristiane).
Jean-Lin Vidil, che anche quest’anno ha preparato lo studio, tenendo
conto del gran numero di atei e indifferenti presenti al campo, ha impostato il suo discorso in termini assai anticonformisti per le orecchie cristiane,
ma anche piuttosto guardinghi per le
attente orecchie atee. Colpita, nel corso dello studio, dalla parola « investimento » (su un certo numero di sicurezze) usata per parlare della fede, e
abituata all’immutabile linguaggio delle nostre chiese, mi sono chiesta se
per caso non ci si stava facendo condizionare dalla gran presenza degli
atei e non si cercasse di raggiungerli
per vie un po’ traverse, a costo di minimizzare alcuni contenuti fondamentali. D’altro canto so bene quanto sia
utile alle nostre chiese, tanto ben « inserite » e istituzionalizzate, la trincea
di certi atteggiamenti e di certi linguaggi, per non dover porre angosciose domande a se stesse. Ho avuto
quindi l’impressione che si siano ripresentati i termini di un problema ancora insoluto per noi cristiani, quello
cioè del nostro essere nel mondo, come soggetti ed oggetti nella storia della società.
Valentina Comba
ioDe dei troiiibettieri evan|eliei del Haden
II gruppo dei Trombettieri che, diretto
dal M.o Stober, visita ogni autunno le Valli,
giungerà sabato 6 settembre e svolgerà tra
1 altro il seguente programma :
Domenica 7 : partecipazione al cullo nel
tempio di Bobbio Pellice — Martedì 9 : culto serale (ore 21) nel tempio di Pomaretto
(past. B. Bellìon) — Giovedì 11 (ore 21):
manifestazione evangelistica a Vercelli —
Venerdì 12: testimonianza sui mercati di
Torre Pellice e di S. Giovanni; la sera (ore
21): proiezione di un film a Bobbio Pellice
— Sabato 13 (ore 21) riimione nel tempio di
Prarostino (past. Gust. Bouohard) — Domenica 14: culto (ore 10,30) nel tempio di C.so
Vittorio a Torino.
E. G.
SAN SECONDO
Matrimonio. — Il 4 agosto è stato celebrato il matrimonio d] Castagno Aldo (Barge) e Coniba Llvietta (San Germano Chisone). II Signore accompagni con le Sue benedizioni questi cari sposi.
Battesimi. — Nel mese di agosto sono stati battezzati: Santiano Tiziano di Ermanno
e di Rostagno Franca e Gardiol Roberto di
Ferruccio e di Pagetto Jole.
Domandiamo al Signore di accompagnare
con le Sue benedizioni questi bimbi e di
aiutare i genitori ed i padrini ad essere fedeli alle promesse fatte in quelPoccasione.
Funerali. — Giovedì 14 agosto sono state
deposte nel cimitero di San Secondo le spogl e mortali di Long Adelfina di anni 79,
deceduta al Ponte San Martino dove conviveva con la figlia; lunedì 25 agosto una numerosa folla ha reso gli onori funebri a Gay
Fanny ved. Avondetto. spentasi nella sua ca
sa di Mlradolo all’età di anni 86. La fede in
Dio ha aiutato la nostra sorella a sormontare le prove incontrate durante la sua lunga
g'ornata terrena. '
Ai figli ed ai parenti rinnoviamo Tespress'one della nostra sincera simpatia cristiana.
Visite fraterne. — Nel corso di questi ultimi due mesi abbiamo avuto la gioia di
ascoltare il messaggio cristiano rivoltoci dai
pastori: Enrico Tron, Roberto Jahier, Alfredo Janavel e Davide Cielo e dal prof. Emanuele Tron. A tutti diciamo ancora il nostro
grazie s’ncero.
Isemiuui alla Scuola Latioa
dì PiiDiiiretlo
Dal 1° al 25 settembre sono aperte le iscrizioni alla I, alla II e alla III classe. Le domande in carta semplice, firmate dall’alunno e controfirmate dal padre, possono essere
inv ale anche per posta.
La direzione
HluDni nelle Scuole Medie statali
dì Villar Porosa
I genitori degli alunni valdesi di Pramollo, S. Germano Chisone, Porosa e dintorni,
che si iscrivono alle scuole anzidetto, sono
pregati di notificare la loro confessione valdese al fine di essere raggruppati in due delle quattro sezioni esistenti, facilitando così
rinsegnamento religioso.
Enrico Geymet
I LETTORI CI (E Sl> SCRIVONO
Sfumature
di parzialità?
Torre Pellice, 30 settembre
Caro direttore,
Nel resoconto del Sinodo, pubblicato
su la « La Luce-Eco delle Valli » del
29 corr. c detto che « in qualche monienlo è parso a qualcuno di riscontrare nelValleggiamenlo della presidenza qualche sfiunalura di parzialità, nel
modo più che nei fatti, ecc. ».
Se al lircsidente del Sinodo fosse stalo rivolto l’appunto dì essere slato maldestro nel suo compito, potrei anche
accettarlo con umiltà, perché ammetto
che non era facile dirigere unnssemhlea dì duecento persone, di cui non
tutti ascoltavano i continui richiami al
rispetto delle norme regolamentari.
Ma l’appunto di parzialità mi ha stupito, perché il resoconto dato dal periodico riguardava solo l'inìzio dei lavori. Dopo il culto del lunedì mattina,
abbiamo udito per due ore la lettura
della controrelazione, cui ha seguito il
ricordo dei nostri defunti. Quindi si è
inizialo il dibattito sui problemi generali, durante i quali non ho fatto che
dare la parola a chi la chiedeva.
A meno che Tìmpressione sgradevole riportata dal direttore di « Eco-Luce » fosse dovuta al fatto che alla presidenza del Sinodo sia stato eletto un
uomo che ha speso quarant’anni al
servìzio della Chiesa e quindi non appartiene alla generazione del biberon.
Ma se da questo innegabile fatto si
dovesse concludere con un appunto di
parzialità sarebbe fare un processo alle
intenzioni. Mi troverei nella impossibilità di .scagionarmi e il dialogo sarebbe una volta dì più interrotto.
Tuttavia il Sinodo al quale, a fine
dei lavori, ho chiesto .se avesse avuto
rimpressione che la presidenza fosse
stata parziale, è stato unanime ed esplicito nel rispondere negativamente. Siccome però il cortese Alto sinodale di
apprezzamento per i lavori del Seggio
rimane sepolto negli archìvi, mi sono
permesso di scriverle questa rettìfica,
perché k La Luce-Eco » è letta da migliaia di persone che hanno avuto
un’jmpressione diversa.
E poiché in Sinodo, a causa dell’ufficìo impostomi, non ho potuto neppure una volta esprimere il mio parere,
mi .sia ora consentilo di rievocare due
ormai lontani ricordi.
Proprio venticinque anni or sono, il
Sinodo Valdese non si potè riunire, a
causa degli eventi bellici. In quei giorni le Valli erano seminale di incendi,
dì lutti, dì terrore. Il giorno in cui
il Sinodo avrebbe dovuto cominciare, il
4 settembre 1944, un pubblico abbastanza numeroso si riunì nell’aula sinodale. Presiedeva il Pastore Giovanni
Bonnet e parlarono i Pastori Carlo Lupo ed Edoardo Aime. In quel mentre,
tutt'inlorno alla Casa Valdese cominciò
una sparatoria così intensa che talora
si aveva difficoltà a udire gli oratori.
Erano gli italiani che sparavano contro
altri italiani. Uscendo, la gente si af
frettò a raggiungere le proprie case
per le vie deserte domandandosi che
cosa sarebbe successo di loro e della
Chiesa.
Quando la guerra finì, alle Valli
venne Tullio Vìnay. Egli pensò di rivolgere ai giovani, nati e cresciuti in un
clima dì odio (che ora si chiama (c contestazione »), un appello alla riconciliazione nel nome di Cristo. Si sa come la
risposta venne spontanea da giovani dì
lutto il mondo. Essi vennero a Frali e
sorse Agape come espressione di una
verità di cui sono profondamente convinto, e cioè che l’Evangelo ci pone al
di sopra di ogni divisione politica e che
nella Chiesa non ci possono essere né
frontiere né parlili. Almeno così ho
interpretato il primo capitolo della
1® Corìnzi. È per questo che le mura
di Agape testimoniano di una delle pagine più belle nella storia della nostra
Chiesa.
Però Tullio Vinay non era presente
n questo Sinodo.
Se Io spirito di Agape di vent’anni
fa ci animasse ancora, forse alcuni non
avrebbero avuto Pimpressione che il
presidente del Sinodo sia stato parziale, perché questa impressione è il
sintomo di un male ben più grave del
piccolo, e in fondo insignificante episodio personale.
II Sinodo ha saggiamente operato nello sforzo di un compromesso fra oppo.ste tensioni. Ma le tensioni rimangono,
perché hanno origine da modi diversi
di interpretare il significato della
Chiesa.
Quello che ci rimane da sperare, come speriamo, è che lo Spirito di Dio
risponda all’angosciosa invocazione dì
molli umili credenti : Sentinella, a che
punto è la notte?
Cordialmente
Il Presidente del Sinodo
Roberto Nisbet
Due ottiche
suli’Ulster
Un lettore, da Torino:
Signor direttore,
nel n. 33-34, del 29 u. s., ho letto
quanto il Sig. Peyrot ha scritto in merito alle lotte religiose che dilaniano
rirlanda. Le notizie da esso pubblicate sarebbero di provenienza francese.
A me risulterebbe che il Generale francese De Gaullc, messo a godere del meritato riposo, anziché riposarsi e fare
opera pacificatrice, come fece per
esempio l’anno passato nel Canadà,
pensò di fare un viaggetto in Irlanda
ove si trattenne per alcuni giorni e
subito se ne videro gli effetti! Io le
notizie non le ho dalla Francia, ma le
ritengo attendibili lo stesso. Parrebbe
che quando l’Inghilterra sparti l’Irlanda in due tronconi, e ciò per evitare il
peggio, i cattolici, come numero, fossero circa la metà di quanto sono oggi.
Dato che la parte meridionale deU’Isola viveva in grande miseria, le popola
zioni disoccupate cominciarono ad infiltrarsi nella zona unita alla Gran
Bretagna. La quale aveva dato vita a
molte industrie e creato un tenore di
vita più decoroso. Intanto la minoranza cattolica, dietro consigli dei propri
direttori spirituali incrementò la campagna demografica. Difatti le coppie
cattoliche vantano in Irlanda primati
da fare invidia ai cinesi. Con questo
sistema, dato che il numero è potenza,
come diceva il « duce », la popolazione
aumenta alla svelta. E da minoranza
si passa a maggioranza con tutte le sue
prerogative. Ma se il numero è potenza,
le bocche da sfamare portano alla impotenza .ed alla miseria. Ed allora si
reclama a gran voce contro quelli che
avendo pochi figli stanno meglio. 1
protestanti vogliono sfilare in corteo?
Nelle vie dove gli abitanti sono in
maggioranza di religione cattolica non
si passa, o se si passa, si ricevono sassate in testa. II Pastore che difende i
Protestanti non vive certamente da
cristiano, altrimenti quando riceve un
sasso in faccia, offrirebbe l’altra gota!
I Valdesi un tempo, per sfuggire aUo
sterminio, andarono in volontario esilio in Svizzera. I cattolici Irlandesi, se
corressero il pericolo di essere sterminati, andrebbero certamente in Francia o in Spagna a beneficiare degli aiuti di quella brava gente! Invece non si
muovono dall’Irlanda e ciò vuol dire
che il pericolo non è molto grave. I
giornali hanno detto che fra i difensori
delle baricate cattoliche, militasse anche qualche Francese e qualche Spagnolo; si parla anche di volontari pro
I venienti da altra nazione... ma è meglio lasciar correre!
Distinti saluti
Guglielmo Sellari
Una lettrice, da Londra:
Sarebbe interessante sapere quale è
la posizione di una chiesa di minoranza, (quella Valdese, ad esempio) di
di fronte ad una maggioranza protestante come quella presbiteriana di Scozia nella Provincia di Ulster. (L’Ulster
si trova nel nord est dell’Irlanda del
Nord). Questo, con speciale riferimento ai diritti civili (delle minoranze cattoliche in tale zona). Per « diritti civili » è inteso principalmente quanto
segue: diritto di voto nelle elezioni
generali ed in quelle municipali, diritto alla piena occupazione, ad una equa
allocazione di case popolari. Diritto, insomma, « ad un migliore tenore di viI ta, libero da paure e da intimidazioni ».
(I cattolici della provincia di Ulster
non hanno diritto di voto alle Municipali perché nullatenenti o quasi).
Bernardelte Devlin, di 22 anni, il
più giovane membro di Parlamento a
Westminster, che fino a pochi giorni
fa si trovava alle barricale in Bogside
neirUlster, ha dichiaralo nel corso di
una conferenza stampa tenuta a New
York, che occorrono 417.000 lire sterline, pari ad un milione di dollari, per
aiutare ì senza tetto dell’Irlanda del
Nord. Questo è stato riportato nel
quotidiano laburista a The Sun » in
data 22 u. s.
Liliana Munzi
4
5 settembre 1969 — N. 35
p&g. o
Echi sinodali - Echi sinodali - Echi sinodali - Echi sinodali - Echi sinodali
,usi comum&ìù a morte e foggito>
Il Collegio Veldeso cooiiooo il soo seniido
Frutto di un compromesso o di un patto fra le diverse opinioni, è offerta al nostro
istituto la possibilità di dimostrare la propria vitalità evangelica - Mon più opera
della Chiesa Valdese in quanto tale, ma ente autonomo nell’ambito della Chiesa
Chi ha seguito sulla nostra stampa
il dibattito a proposito dei nostri Istituti d'istruzione secondaria alle Valli,
determinato dalla pubblicazione della
Relazione della Commissione ad referendum designata dal Seggio del Sinodo 1968 e poi del « parere » della Tavola in proposito (parere cui la Commissione d’esame si è associata, con
qualche riserva sul progettato Centro
culturale di Torre Pellice), dibattito
che si è ripercosso nella maggior parte delle assemblee di chiesa e nelle
conferenze distrettuali — non ha trovato nel dibattito sinodale elementi nuovi, né c’era da aspettarseli, in fondo.
In altri termini, le posizioni erano ormai notevolmente fissate, su due fronti in opposizione, con in mezzo un largo settore di persone non molto orientate, segno forse di un certo disinteresse, ma soprattutto del fatto che le
opposte posizioni ben definite non avevano saputo (o potuto) chiarirsi fino
in fondo e con quell’autorità spirituale che si impone; è affiorata, da entrambe le parti, una profonda carenza
di riferimento teologico e si è abbondato, quindi, di « buon senso », ovviamente di colore diverso a seconda dei
casi.
Questo, per dire che la questione
non è risolta, ma solo rimandata, anche se quasi due giornate di lavori sinodali sono state dedicate a questo
problema — e molti lo hanno lamentato; a mio avviso, giustamente se si
considerano i risultati, ma a torto se
si considera che questo non era un
problema isolato, ma rappresentava il
coagulo, il punto di riferimento nel
confronto — e talvolta lo scontro —
fra le varie posizioni, confronto che in
altri Sinodi potrà avvenire su altri temi « particolari » (stampa, mezzi di
comunicazione di massa, « presenza al
mondo », ecc.).
Ma veniamo alla cronaca di queste
giornate, ora accese ora stracche. Il
dibattito è aperto dal presidente della
Commissione ad referendum, Claudio
Tron, che condensa brevemente la relazione menzionata e nota che dal dibattito la Commissione ha tratto motivo di rivedere soltanto la sua posizione relativa alla Scuola Latina di
Pomaretto, che continua a suo avviso
ad avere significato e vitalità.
Non si è usciti, mi pare, dalla confusione determinata dal fatto che il
problema dei nostri Istituti era visto
o in modo troppo limitato e localizzato, o in modo troppo generale. I problemi di fondo dell’esistenza o meno
di una pedagogia evangelica, e soprattutto della responsabilità o meno della chiesa nel campo dell’istruzione non
sono stati affrontati che a strattoni,
in modo parziale. Poche le voci chiare,
nette, o per l’assoluta laicità della
scuola, o per l’annuncio esplicito di
Cristo nelle nostre scuole. Si è contrapposto scuola confessante a scuola confessionale, quasi dovessimo avere timore di una confessionalità protestante che sarà sempre diversa, essenzialmente, da un confessionalismo
di tipo cattolico. Si è ricordato che la
precedente Commissione « permanente » (?) per l’istruzione secondaria aveva parlato — al deserto — di scuola « vocazionale », capace cioè di suscitare vocazioni al servizio sia in
campo « laico » che ecclesiastico. Ovviamente si è insistito, con ragione,
sulla testimonianza cristiana che gli
insegnanti evangelici sono chiamati a
portare nelle scuole di Stato, ma senza convincere chi non comprende
perché non ci debba essere — per un
numero sempre limitato fra i nostri
numerosi insegnanti evangelici italiani
— quest’altra possibilità di un servizio più raccolto, di gruppo, nei nostri
Istituti. Si è naturalmente parlato dei
Convitti, con tutta la tematica connessa della scuola a pieno tempo, scuolafamiglia ecc.: qui la nostra Chiesa deve certo riconoscere un forte ritardo
(specie per ciò che riguarda Pinerolo,
ove urge l’ampliamento di quel Convitto), ma anche qui non è stato spiegato in che senso si tratterebbe di linee di azione alternative. Senza dubbio si troverebbero (e si troveranno)
amici e sostenitori in Italia e all’estero che permettano il lancio iniziale di
queste opere che saranno poi sostanzialmente in grado di mantenersi, finanziariamente. Ed ecco il problema
finanziario — il deficit pesante di questa voce del bilancio — che non può
essere in sé una ragione di chiusura
e liquidazione, ma dev’essere ben visto
per ciò che è: riflesso immediato ed
eloquente di un largo e lungo disinteresse delle chiese verso la testimonianza di questi istituti; occorre infatti riconoscere onestamente che la crisi
finanziaria ha finalmente scosso molti,
e li ha condotti a riflettere, con risultati diversi, anche opposti, su tutto
questo problema: sicché si può dire
che la sferzata, anche violenta, è stata
comunque feconda ed era profondamente necessaria. Qualche accenno
polemico alla « scuola classista » (il liceo classico), qualche botta e risposta
a colpi di statistiche variamente lette
(se la percentuale di studenti di estrazione contadina e operaia è senz’altro
una modesta minoranza, si tratta però
di una minoranza superiore alla media nazionale in quel tipo di scuola);
previsioni diverse sul futuro della nostra zona (i fondovalle), sempre più
spopolata secondo gli uni, forse futura cintura di Torino secondo altri. Sul
finire della discussione, in un momento psicologicamente discutibile e con
un tono spesso urtante, il prof. Valdo
Vinay ha fatto un lungo intervento attaccando i presupposti ideologici dai
quali partiva, a suo avviso, la Commis-'ione ad referendum nella sua relazione. Questo intervento ha suscitato vivaci reazioni, com’era da attendersi.
Tuttavia, notata una certa scorrettezza di forma, e senza che si voglia darsi alla caccia alle streghe (com’è stato
detto) o a processi per eresia, le notazioni del Vinay mi paiono degne di
riflessione, applicate a questo docuniento inquadrato in tutta una linea
di pensiero e di azione presente e operante fra noi: quella che ripropone in
termini marxisti la vecchia, generosa
(umanamente parlando) deviazione illuminista tutta centrata sull’uomo, misura di tutte le cose; il discorso sarebbe però stato più completo, anzi più
giusto e quindi più accettabile se avesse contemporaneamente messo in luce altre forme di illuminismo umanistico, da un certo laicismo non assente nei nostri ambienti e nei nostri istituti in particolare, all’umanesimo grossolano della società del benessere cui
anche i non-marxisti (e, non di rado,
pure i marxisti) sacrificano volentieri.
In tal modo il discorso che aveva, a
parere mio e di altri, una validità di
fondo sostanziale, mettendo il dito su
una piaga effettivamente aperta, non
si è elévato a discorso profetico, ma è
rimasto discorso di parte; è stato veramente peccato, perché in quel momento si è sfiorato il cuore di tutta ,
la questione.
A un certo punto, si è avvertito chiaramente che continuando a discutere
si girava in tondo. Si erano via via
presentati una serie di ordini del giorno: quattro della Commissione ad referendum (1. chiusura immediata del
Ginnasio-Liceo di Torre Pellice; 2. chiusura graduale della Media di 'Torre P.;
3. mantenimento e potenziamento della Scuola Latina di Pomaretto, scuola
a pieno tempo; 4. riordino delle Biblioteche di 'Torre P.), uno della Commissione d’esame (sostanzialmente.
Collegio dalle responsabilità della Tavola e del Sinodo), uno
degli « Amici del Collegio » (che riprendeva, ma spiritualmente indebolito, l’ordine del giorno della Conferenza del I Distretto), e infine uno
della Tavola (che appoggiava il « parere » espresso nel documento della
Tavola e le dava mandato di attuarlo: chiusura del Ginnasio-Liceo, mantenimento delle Medie, lancio di un
Centro culturale valdese a Torre Pellice).
Si è voluta evitare una prova di forza fra le correnti, con l’incognita nei
'poco orientati’. Qui entriamo ovviamente nel campo — minato — delle
valutazioni personali. In prima pagina
si dà una valutazione sostanzialmente
positiva del ritiro, da parte della Commissione ad referendum, dei suoi primi due o.d.g.; la mia è un poco meno
generosa, essendo chiaro che la chiusura delle Medie non sarebbe comunque passata, ed essendoci sempre di
riserva, in fine di serie, To.d.g. della
Tavola. Si deve comunque dare atto
alla Commissione di non aver voluto
la prova di forza c di non aver impegnato tempo del Sinodo, per ragioni di
prestigio, né fatto salire la temperatura in vista del dibattito successivo.
In seguito, si è chiesto alla Commissione d’esame e agli « Amici del Collegio » di cercare di armonizzare le loro proposte di o.d.g., lasciando in alternativa soltanto le parti inconciliabili (essenzialmente, la questione di
chi avrebbe la responsabilità del Ginnasio-Liceo, e il problema del tandem
Collegio-Convitto di Torre P.). L’elaborazione di questo documento quasi comune ha richiesto varie ore di lavoro
paziente e molta capacità di comprensione e di fiducia reciproca. Dopo un
supplemento di discussione, che verteva essenzialmente sul tandem Collegio-Convitto (i sostenitori del Collegio
avevano accettato il fatto che la Tavola fosse liberata dalla responsabilità del Ginnasio-Liceo, affidata a un
Comitato locale), è stato infine votato
il seguente o.d.g. (106 favorevoli, 30
contrari, 4 astenuti).
L’Istituto affidato
a un Comitato locale
Il Sinodo
riafferma la responsabilità della
Chiesa nel campo dell’istruzione e la
necessità di un suo impegno in questo settore;
riconosce negli istituti d’istruzione
degli strumenti validi di testimonianza resa alTEvangelo e di servizio reso
al prossimo, in una linea di autonomia spirituale e di deciso impegno
vocazionale;
ravvisa negli istituti d’istruzione delle Valli Valdesi delle opere offerte non
solo alle popolazioni locali, ma a tutto il popolo evangelico nel nostro
paese;
tenendo conto della rinascita di interesse in molte chiese per tali istituti
e d’altra parte della difficoltà per la
Tavola di sostenere l’onere inerente
alla vita e allo sviluppo degli istituti
stessi,
considerando inoltre la fisionomia
di ente autonomo propria del Collegio
Valdese,
esonera la Tavola dalla responsabilità della conduzione e della gestione
del Collegio Valdese (Liceo-ginnasio e
scuola media di Torre Pellice) a partire dal 30 settembre 1969;
delibera di affidare tale responsabilità a un comitato di nomina sinodale, composto di cinque membri scelti
tra coloro che per spirito vocazionale,
disponibilità di tempo e di residenza
offrano garanzia di assolvere il mandato. Del Comitato non possono far
parte i dipendenti della Tavola negli
istituti affidatigli né 1 membri della
Tavola stessa. Il Comitato ha funzioni
operative ed esecutive nell’ambito della gestione affidatagli e risponde del
suo operato alla Tavola; esso è rappresentato in Sinodo, con voce consultiva, dal suo presidente o da un suo
sostituto. Il Comitato ha inoltre i seguenti compiti:
a) studiare e attuare ogni possibile iniziativa atta a ridare agli istituti la loro funzione formativa, a potenziarli e a modernizzarli, prevedendone le eventuali trasformazioni o
adattamenti;
b) ridare agli istituti quella funzione di stimolo che hanno avuto in
ogni tempo nel campo culturale e spirituale delle Valli e della Chiesa tutta;
c) . assicurare il reclutamento di
un qualificato corpo di docenti operante su di un piano vocazionale, e il
massimo incremento degli alunni;
d) programmare e realizzare un
piano economico e finanziario e di attività culturali che permetta di raggiungere entro il termine massimo di
un quinquennio l’autosufficienza degli
istituti affidatigli in gestione;
e) concordare con la Tavola e presentare al prossimo Sinodo un progetto di ristrutturazione del Convitto
e delTOrfanotrofio di Torre Pellice,
che garantisca un’ampia possibilità di
accoglienza per gli allievi del ginnasioliceo, in un istituto da affidarsi in gestione al comitato stesso.
Il Sinodo invita quindi la Tavola a
stipulare con il Comitato tutti gli accordi necessari per addivenire a una
completa chiarezza di rapporti giuridici e morali.
Il Comitato assumerà le responsabilità morali e finanziarie connesse
con la gestione del Collegio Valdese a
partire dal 1® ottobre 1969.
Gli impegni della Tavola sono i seguenti:
a) mettere a disposizione del Comitato gli stabili attualmente usati
dal Collegio, le attrezzature scolastiche site in detti stabili, nonché le case
e i locali attualmente a disposizione
degli insegnanti iscritti nei ruoli della
Tavola, mentre gli oneri fiscali resteranno a carico del Comitato;
b) assegnare al Comitato il 75%
dei doni provenienti dall’estero e destinati globalmente agli istituti d’istruzione secondaria;
c) corrispondere la pensione ai
professori emeriti.
Gli insegnanti attualmente iscritti
nei ruoli della Tavola, i quali chiedano di continuare a prestare la loro
opera nel Collegio, rimarranno nel
ruoli, ma riceveranno ogni loro retribuzione (ivi comprese le assicurazioni
sociali) direttamente dal Comitato.
Il personale non iscritto nei ruoli
Il Sinodo in breve
Nel corso della sessione ordinaria 1969, i membri del Sinodo valdese sono stati 170 con voce deliberativa e 15 con voce consultiva.
* 4:
I culti mattutini, nel corso del Sinodo, sono stati tenuti dai pastori
Davide Cielo, Gino Manzieri (della delegazione metodista), Renzo Bertalot e Giovanni Conte; il culto finale di S. Cena è stato presieduto dal
past. Roberto Nisbet e dai Moderatori Neri GiampiccoU e Delmo Rostan.
* * *
Fra le Commissioni ad referendum, quest’anno la parte del leone
è spettata alla Commissione sull’istruzione secondaria. È proceduto di un
poco il lavoro sinodale di revisione della Costituzione Unitaria: alcimi
articoli sono stati discussi e votati, in prima o in seconda votazione, e
rimandati al Sinodo della sezione rioplatense; assai utile è stata la presenza del Moderador de la Mesa Vaidense, il past. Delmo Rostan; la
Commissione di studio è stata confermata (per la sez. italiana Neri
GiampiccoU, Sergio Bianconi, Giorgio Peyrot, Alberto Ribet; per la
sez. rioplatense Delmo Rostan, Hector Berger, Wilfrido Artus). Viceversa
quest’anno ancora non hanno potuto riferire la Commissione di studio
sul matrimonio e quella sulla confermazione: sono state riconfermate
(rispettivamente: Aldo Comba, Alfredo Sonelli, Aldo Sbafili; Andrea Ribet, Silvio Ceteroni, Gustavo Bouchard e il segretario PUV), mentre alle
chiese è stato reiterato l’invito di studiare al più presto i due temi e di
riferirne entro il marzo 1970 alla rispettiva Commissione, la quale presenterà al Sinodo prossimo un riassunto delle prese di posizione.
4« H« *
È stato esaminato il progetto di Statuto del Centro Diaconale
Evangelico di Palermo e la Tavola è stata invitata « a ripresentarlo al
prossimo Sinodo tenendo conto dei principi del nostro ordinamento ecclesiastico emersi nella discussione sinodale ».
H: 4: 4:
È stata approvata la Convenzione fra la Tavola Valdese, il Concistoro della Chiesa Valdese di Torino e il Church Committee della Comunita protestante interdencminazionale di lingua inglese di Torino;
questa, sia pure con uno statuto particolare, è ora intimamente unita
alla Chiesa Valdese.
4: 4: 4<
La prossima sessione sinodale europea, per la quale viene prorogato
il regolamento approvato e posto in provvisoria esecuzione con decisione
della sessione 1968, si aprirà a Dio piacendo Domenica 23 agosto 1970, a
Torre Pellice (secondo le decisioni prese al Sinodo congiunto metodistavaldese tenutosi a Roma lo scorso maggio si tratterà, per alcune sedute,
di una sessione congiunta metodista-valdese); predicatore d’ufficio sarà
il past. Franco Sommani, supplente il past. Enrico Corsani.
della Tavola verrà liquidato di ogni
sua spettanza a tutto il 30 settembre 1969.
Il Comitato provvederà direttamente alle assunzioni e alle retribuzioni
necessarie.
Il Sinodo invita tutte le chiese a versare per i fini del Comitato un contributo pari al 10% di quello versato al
la cassa culto.
Il Sinodo affida alla Tavola, d'intesa con il Comitato, l’elaborazione di
uno statuto che assicuri al Collegio,
in base ai principi sopra indicati, un
regirne di autonomia nell’ambito del1 ordinamento giuridico valdese.
Questo documento può essere considerato — come qualcuno ha detto —
un « patto fraterno », per cui si dà a
fratelli che si stimano la possibilità di
condurre innanzi un'opera nella quale
credono, anche se altri non vi credono più. Questa realtà spirituale è stata indubbiamente presente, e ne va
dato atto alle due parti in gioco e in
modo speciale ai presentatori dei due
o.d.g. alternativi, per il loro sforzo di
mediazione. Si tratta però pur sempre, nel fondo, di un compromesso; e
di un compromesso che, a ben guardare le cose, avvantaggia assai più una
parte che l’altra. Infatti la parte che
non crede più alla validità del Ginnasio-Liceo si limita a lasciar fare e sostanzialmente non cede nulla: l’istituto secondario, soggetto alla tutela della Tavola e del Sinodo, è di fatto sganciato dalla responsabilità della Chiesa
Valdese in quanto tale e affidato —
come altri istituti, questi però assai
più ’liberi’ — ai suoi « amici » in Italia e all’estero; certe sfumature di fraterna cordialità non mutano la realtà
anche se la ingentiliscono. Il Comitato, che è stato poi nominato a fine Sinodo (un ibrido, però: un Comitato
di nomina sinodale, che non risponde
al Sinodo — come ad es. la CIOV —
bensì alla Tavola; che ne pensano i
nostri cultori di diritto ecclesiastico?),
sa dunque che, dopo un periodo iniziale, dovrà contare sulle proprie forze. (Confidiamo che la sferzata di questi anni e in particolare di questi ultimi mesi abbia davvero suscitato
energie di ogni genere capaci di ridare vitalità all’istituto; e se così sarà,
anche gli oppositori — se ne può essere sicuri — non se ne dorranno di
certo.
Vi è però un’ultima riflessione che
desidero notare qui, a titolo strettamente personale, e che mi fa pendere
per l’ipotesi del compromesso. Nel corso del resto del Sinodo si è sentita
nell’aria, più o meno palpabile, questa
nota; una parte ha ceduto (?) sul Collegio, l’altra sia altrettanto elastica e
cedevole su altri punti (stampa periodica, radio-tv, votazioni); qualcuno è
giunto a parlare, crudamente, di
« mercato delle vacche ». Voglio far la
sua parte al sentimento, di cui non mi
permetto di contestare la sincerità. Devo però dire con rincrescimento che
non mi sento di condividere senza riserve le valutazioni che nella prima
pagina di questo numero vengono date di questa formale ’riconciliazione’,
con tutte le sue ambiguità e i suoi sottintesi.
Gino Conte
Scuola Latina :
• pieno tempo
Il Sinodo, valutando l’importanza
della Scuola Latina di Pomaretto per
la popolazione della Valle, dell’evangelizzazione e dell’emigrazione, e
riconoscendo l’interesse delle proposte della Tavola per un rinnovamento
dell’istituto,
dà mandato alla stessa di realizzare
il suo programma di scuola a pieno
tempo.
Verso la ristrutturazione
del centro culturale valdese
a Torre Pellice
Il Sinodo incarica la Tavola di nominare una ristretta commissione, in
cui siano rappresentati la Facoltà di
Teologia, la Società di Studi Valdesi e
la Biblioteca di Torre Pellice, con il
compito di studiare la completa ristrutturazione della Biblioteca valdese
di Torre Pellice, degli archivi della Tavola di interesse storico, dei musei di
storia valdese c in genere di quanto
abbia attinenza con la storia e la tradizione valdese;
impegna questa Commissione a presentare al prossimo Sinodo un piano
dettagliato di lavoro.
«Casa Gay»
Sono aperte le iscrizioni ai
corsi della Scuola Convitto « Casa Gay » di Torre Pellice. Sono
ammesse ragazze che abbiano
compiuto il 14" anno di età. Lo
scopo dei corsi, impartiti da insegnanti qualificati, tende al raggiungimento dei titoli di cuoca,
guardarobiera, taglio e assistente all’infanzia, approvati dal
Consorzio Prov. per l’Istruzione
Tecnica. Lo studio è affiancato
da attività pratiche. La Scuola
offre un ambiente raccolto e familiare il cui scopo principale è
di contribuire ad una più completa formazione morale e spirituale della personalità delle allieve. Informazioni e iscrizioni
presso la Direttrice Sig.na Irene
Cesan, « Casa Gay », Via Volta,
n. 2 - 10066 Torre Pellice; telefono 91.386.
5
5 settembre 1969 — N. 35
pag. IF
POMARETTO
Il rilancio della Scuola Materna
UN PROFETA INCOMPRESO
Nel 1908 il missionario Weitzàcker,
noto come primo missionario valdese,
ricordato dal De Amicis nel suo libro
« Alle porte d'Italia », inaugurava a
Pomaretto la Scuola Materna con un
atto di fede e di intuito profetico:
c'era la folla e le autorità per l’inaugurazione d’una Scuola modello per
quel tempo, anche sotto il profilo dell'edilizia; la comunità di allora non
capì il valore di quell'opera e preferì
badare ai suoi interessi, costruire le
proprie case anziché compiere un sacrifìcio di amore per i bambini; dopo
pochissimi anni la Scuola Materna
chiuse i suoi battenti con qualche lacrimuccia di poco costo. Qualche anno
dopo era il turno delle Scuole Beckwith.
Nove anni or sono si riapriva la stessa Scuola, nello stesso edificio, sorretti dalla fede nel Signore, dal ricordo
del gesto del Weitzàcker, dalla comprensione di alcune persone. Nel primo armo: cinque alunni con l’insegnaiue Marta Baret; successivamente
il ninnerò aumentava con le insegnanti Alita Codino, Erica Malan e poi col
gnij/no di laioro: Elsa Bouchard per
l’insvgnamento, assieme a Alice Reynauti Emida Balma, Anita Long. Quest’anno alla titolare della Scuola, munita di diploma, s'aggiunge Ines Marchen che ha conseguito il titolo, lavon ido e studiando, consentendoci di
spei n e con fiducia per l’avvenire.
LA NUOVA EDIZIONE
Qn sfanno il numero degli alunni
s’a\ I icinava alla quarantina, mentre
lo S; azio dell'antico edificio era ormai
trop o angusto: la Commissione compost; da Ines Pons, Lina Chambón,
Clai Rostan in collegamento con il
men l 'i o della commissione edilizia Attilio ’ons decideva l’ampliamento, raddop¡ ando l'edificio.
Là legge sull’urbanistica ci imponeva I rapida attuazione: il progetto,
pres.iitato dal geometra Elio Giaiero
e generosamente offerto, consentiva di
proc dere nell'esecuzione. I lavori erano 1 dziati prima del settembre prescrii o dalla legge e la sala nuova dove\a essere già pronta per l’apertura,
men re l’alloggio sarà ultimato appena possibile. Poiché i lavori sono in
cor,<;o, la commissione riteneva utile
l’imoianto di riscaldamento centrale,
che consenta risparmio di tempo e
maggiore valorizzazione di tutto l’edificio con i due alloggi.
URGONO TRE MILIONI
Il costo totale deH’ampliamento era
calcolato, ivi compreso il riscaldamento e l’alloggio, in lire otto milioni salvo imprevisti: lo sforzo era indubbiamente enorme per una comunità già
impegnata per soddisfare alle richieste della Tavola, ai restauri del tempio
previsti in otto milioni, di cui cinque
interamente versati.
La comunità ed amici affezionati ci
hanno consentito di raccogliere sino
ad ora tre milioni, mentre ne rimangono ancora cinque, di cui tre debbono essere trovati entro settembre.
L'appello che abbiamo lanciato nella comunità ha raccolto un mezzo milione mentre ne occorrono ancora due
e mezzo per terminare la sala e il riscaldamento. Non desideriamo ricorrere a prestiti, ma vorremmo lanciare
un caldo appello ai nostri amici lettori, a quanti hanno a cuore le Scuole
Materne, nella fiducia che il nostro
S.Q.S. sia raccolto in modo che entro
breve tempo i conti previsti tornino a
quadrare con le generose offerte che
ci perverranno.
SCUOLA - FAMIGLIA
A mezzo della Scuola Materna cerchiamo di avviare un dialogo con le
famiglie; purtroppo l’idea che la Scuola da sola si sostituisca ai genitori è
abbastanza diffusa ed è un comodo
alibi per molti. All’inizio di questo anno v'orremmo ricordare alcune riflessioni tratte da un libro: « Dialogo con
le Madri » di Bettelheim.
Noi genitori vogliamo che i nostri
figli prendano delle decisioni, ma desideriamo che ci piacciano; vogliamo
lo sviluppo della loro personalità, nel
clima della libertà, ma preferiamo che
i loro obiettivi siano i nostri; vogliamo interferire nel mondo dei bambini
e non permettiamo che interferiscano
nel nostro; per loro non abbiamo mai
abbastanza, tempo: meno frequenza ai
bar od alle bettole, meno impegni alla
pesca o caccia, e più tempo per i figli;
tutta la nostra tensione nervosa si trasmette ai nostri bambini e poi ci lamentiamo quando sono malati di
nervi.
Le nostre paure, depressioni, agitazioni varie si trasmettono, perciò ur
ge trovare una via per guarire i genitori anziché curarne le conseguenze
nei figli, con pericoloso uso di medicinali; per avere una macchina o una
televisione ed altre cosette del genere,
si fanno dei sacrifici mentre per creare un ambiente più sereno, letture costruttive non si spende un soldo. L’uso
e l’abitudine di far trangugiare ad
ogni pie’ sospinto caramelle, gelati,
caffè, talvolta vino e liquori è segno
di totale incapacità all’educazione.
In riferimento ai problemi sessuali,
mancando la comunicazione tra genitori e figli, manca anche questo discorso estremamente importante, per
cui le conseguenze sono amare per gli
uni e gli altri.
Il figlio è ormai un idolo: sbaciucchiamenti, estesi obbligatoriamente fino al terzo grado di parentela, fenomeni di mammismo, affetti morbosi,
comportano reazioni di tipo erotico
che si manifestano in una sessualità
prematura e dannosa.
Non appena i figli si ribellano ad un
certo protezionismo gli aggettivi che i
genitori appioppano ai bambini sono
esattamente aU’opposto delle parole
sdolcinate con cui hanno iniziato il
dialogo sin dalla tenera infanzia:
«brutto, svergognalo, mascalzone» e
via di questo passo, generalizzando
anziché esaminare l'atto compiuto, vederne la vera causa e trovarne il rimedio più efficace. La vera personalità
del bambino si foiina in un clima di
serenità, di fiducia unita ad una disciplina interiore ed esteriore quando
c’è un ambiente spirituale sano, quando Cristo entra nella vita del bambino a mezzo d’una sana pietà evangelica, testimoniata dai genitori.
Perciò chi non ha un minuto di tempo da consacrare ai bambini per la
In pieno svolgimento i lavori di ampliamento della Scuola Materna di Pomaretto; nella
foto in basso, un gruppo di piccoli alunni.
preghiera o per un discorso evangelico o per interessarsi ai piccoli o grandi problemi alla luce della Parola di
Dio, non sarà capace di formare la vera personalità del bambino.
Il tempo in cui possiamo stare con
i nostri figlioli anche se breve è im
tempo di grazia: consentiamo loro di
aprirsi, di aver fiducia, di raccontare le
loro cosette, iniziamoli al modo di
trattare con i compagni, a non essere
egoisti, vanitosi, ma a capire la sofferenza degli altri, la fame degli altri, la
disoccupazione degli altri, la solitudine degli altri ed allora la nostra semenza non sarà stata vana.
Gustavo Bouchard
Nel corso dell’estate abbiamo avuto la collaborazione domenicale di Franco Calvetti,
S'gnora Ruth Tourn, Rernso Turinetto, paat.
André di Ginevra. Ringraziamo i nostri amici per la loro opera di edificazione deUa comunità dei credenti.
iiJlulUilHiiiiiniMliHmiliillliill
luitiiimiHiniiiiiiimmmmiiiimiitimiiiiiiiiimniiiiiiiiiiiiimiiiiii
VILLAR PELLICE
Quando la sua g'ornata terrena sembrava
appena incominciata. ì' Signore ha richiamato a sé Negrin Da ide, di Stefano, delrinverso-Buffa. Aveva appena compiuto i
suoi 15 anni ed era i, ao dei nostri catecumeni di secondo anno. La notizia della sua
improvvisa scomparsa tia impressionato ed
ha rattristato tutti. I s voi compagni di catechismo hanno tenuto a dimostrargli il loro
affetto intervenendo compatti al suo accompagnamento funebre.
Alla sua famiglia, già provata da altri dolorosi lutti nel corso di questi ultimi anni,
diciamo ancora tutto il nostro affetto e la
nostra simpatia.
Ha pure concluso la sua giornata terrena
Lautaret Davide, di anni 78, di Prafré. Da
molti anni egli era costretto ad una vita di
completa inattività e non usciva quasi più
dalla sua casa. Egli aveva accettato e portava con coraggio e con la forza che dà la fede
la sua prova. Quanti lo hanno conosciuto ricorderanno la serenità, la calma, la pace e la
fiducia che trasparivano dal suo viso buono.
Chi andava a fargli visita non poteva non
ritornarsene anche lui più sereno e più forte.
Ai suoi familiari, ed in modo speciale alla
sua compagna, esprimiamo ancora le nostre
più sincere condoglianze c la nostra cristiana solidarietà.
Sono stati presentati al S. Battesimo: Giorgio, di Pietro e Monique Anna Pastore (Subiasco-Torino); Claudio, di Sergio e Clementina Ayassot (Vigna); Nives Maria, di Umberto e Iride Geymonat (Ciarmis); Claudia,
di Alberto e Ernestina Berton (Inverso); Riccardo, di Rinaldo e Giovanna Barolin (Bessé); Loris, di Rinaldo e Laura Garnier (RuàMeynet); Kit, di Stefano e Celina Berton
iMiiiiiiiiminiiimimiiirmmiiiimiMi
Un campo di lavoro giovanile in Val d’Angrogna
I.iinudì 25 agosto \ giovani inglesi del
caui{'o (li lavoro sono r entrali alle loro case
dopo aver trascorso tra di noi una quindicina (li giorni. Lo scopo del campo era duplice, Da una parte compiere gratuitamente un
certo la\oro manuale consistente, secondo un
progello scelto e approvato dal Cons-iglio Comunale. neirinìziare l'allargamento e la parziale si.siemazione della strada che dalla frazione Carlcvà conduce al Serre, passando
dalla (ihcNsa della Tana e Chanforan: e dalI altra parte stabilire un certo contatto con il
pae.s;' e la popolazione. 11 lavoro sulla strada
cos.ddelta « delle tane » è stato facilitalo dal
I intervento di una draga, lasciando ai giovani inglesi le opere di livellamento, sistetna/ione delle scarpate, scavo di cunette, posa
di tulli di attraversamento, ecc. Sotto la guida del s!g. Silvio Berlin, Sindaco di Angro
i giovani hanno fatto quello che hanno
P<(tuio .«sopperendo con la buona volontà alia
¡niperizia: si trattava infatti di .studenti.
II lavoro avrebbe potuto essere molto più
pfodiiiiixo materialmente c moralmente, se,
come era stato a lungo richesto, qualehe
§ù)\ane di Angrogna si fosse loro adiancato
anche solo per una giornata. Il quasi totale
disinteresse dei giovani di Angrogna al progfamma di collaborazione che era stato a
suo tempo imi cato. è stato la cau-sa dclTinsiiccesso morale del campo. Ringraziamo tu!tavia vivamente i pochissimi che hanno dato
*11 forme diverse la loro collaborazione.
Proprio nei giorni precedenti Larrivo del
I^ainpo inglese, la comunità è stata colpita
da due gravissimi lutti. Il 5 agosto decedeva, dopo una dolorosa malattìa. Adolfo Co
stant'n. di 7.S anni, dei Ragg'o, a circa un
anno di distanza dalla morte della sorella
con cui viveva. Ora la casa dei Raggio rimane vuota, aggiungendosi alle moltissime case
vuote della nostra valle. Alla sorella Evelina
Pons e alla sua famiglia rinnoviamo la nostra fraterna simpatia.
Profonda impressione ha causato la tragica morte di Albertino Pons della Revellcra,
di anni 24, deceduto in seguito a un incidente stradale, non lontano da Pinerolo, il 6
agosto. Una grandissima fo-lla dì parenti,
ain'ei e colleghi ha eircondato jl feretro, test inoiiiando alla famìgli in lutto la profonda simpatia e solidarietà di tutti.
L'annuneio delTEvangelo in quella circostanza è stato da un lato parola dì consolazione c certezza di fede nella grazia c nella
resurrezione in Cr'sto e dell'altro, specialmente per i gìovan', parola di serio richiamo e di monito. Rinnoviamo all« famiglia
così duramente provala Tesprcssione della
nostra vìva e fraterna solidarietà nel dolore
e nella .speranza.
Ma come avviene in una famìglia, auche
nella vita della Comunità, alle note tristi sì
alternano le liete. Tra queste ricordiamo: il
matrimonio di Ivana Giordan dei Jourdan
con Aldo Riera dei Boeri di L. S. G. che ha
avuto luogo a! Ciahas il 2.S agosto. Ai giovanissimi sposi che si stabiliscono a Torre
Pellics va il nostro vìvo augurio di una vita
serena nella comunione con il Signofe.
Ricordiamo pure il battesimo di Elena
Bertol di Silvio e Alida Chìavia e quello di
Luca Davide Simond di Osvaldo e Wanda
Chìavia. avvenuti a Pradeltorno il 17 agosto.
Il Signore benedica questi bimbi e aiuti i
genitori a tener fede alle promesse assunte
davanti a Dio.
In questi ultimi tempi sono avvenute alcune nascite che hanno rallegrato le rispettive famiglie : Mara di Leo e Ada Coisson del
Baussan, nata il 18 magg o; Donatella di
Bruno e Giovanna Rivoira delle Sonagliene,
nata il 19 luglio; e infine Catherine di Rolierlo e Renata Chìavia, nata in Svizzera il
23 luglio. Alle bimbe e ai loro genitori i nostri più vivi rallegramenti.
Nel mese di agosto ha pure avuto luogo
il Bazar, organizzato dalLUiiìonc Femminile.
La partecipazione non è .stata grandissima,
specie di Angrognini, ì risultati sono stali
discreti. Ringraziamo vivamente tutti quanti hanno collahorato per la buona riuscita
della manifestazione.
L'il agosto abbiamo avuto la gioia di accogliere un gruppo di fratelli metodisti della Casa estiva di San Marzano Oliveto. Ci
rallegriamo dì questo incontro che auspichiamo possa ripetersi per un maggior reciproco
aiTratellamcnto.
In questo periodo estivo alcuni Pastori ci
hanno annunciato TEvangelo: Bruno Roslagno. Emilio Ganz, Giorgio Bouchard. Li ringraziamo vivamente. La domenica 31 agosto,
ci siamo rallegrati in modo particolare nell'udire il messaggio del Past. Renato Bertin
di Angrogna. A lui e alla moglie Jeannette
rinnoviamo jl nostro fraterno saluto e Paugurio più fervido per Panno di lavoro che
sta loro dinanzi nella nuova Comunità di
Marsiarge nel Sud della Francia.
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Abbiamo celebrato il servizio funebre di
Grill Adele Enrichetta ved. Tron ed inviamo ai famBiari la nostra fraterna parola di
simpatia.
Abbiamo battezzato Coucourde Piero di
Nino e Richiardone Graziella in occasione
del culto del Pastore André della cui chiesa
è membro, pur appartenendo sempre alla sua
chiesa d’origine sotto molti aspetti. Che il
Signore benedica Piero perché trovi nella sua
casa la Luce di Cristo.
I nostri rallegramenti ed auguri a Marisa
Griot per aver conseguito con 110 e lode il
dottorato in lettere a Torino sostenendo la
tesi suirii^egnamento nelle Scuole delle Valli. Parimenti esprimiamo il nostro plauso a
Ines Marchetti per il titolo di insegnante nel*
la scuola materna ed a Rita Previati ed Eliana Bouchard per il titolo dì insegnanti elementari.
(Teynaud); Lorena^ di Umberto e Maddalena
Gönnet (Garin).
Il Signore accompagni con la sua grazia
questi agnelli della sua greggia, insieme ai
loro genitori, padrini e madrine.
Sono giunti a rallegrare il loro focolare
domestico: Carlo Domenico, di Bruno e Anna Maria Domenica Morglia (Centro); Monique, di Germano e Elda Davit (Teynaud);
Renato, di Alberto e Elena Charbonnier
(Chìaus); Eros Gino, di Rinaldo e Laura
Garnier (Ruà-Meynet).
Diamo loro il nostro più cordiale saluto
dì benvenuto e presentiamo le nostre felicitazioni ai loro genitori.
La Comunità esprime il suo ringraziamento al Pastore Alberto Ricca per il culto
da lui presieduto la domenica 31 aogsto e
per il messaggio della Parola del Signore
che le è stato portato.
Durante il periodo estivo alcuni gruppi di
giovani e meno giovani provenienti dalla
Germania, specialmente dal Baden, hanno
soggiornato presso la nostra casa per ferie
Miramonti. Stanno ora per partire i nostri
ultimi ospiti.
Esprimiamo a questi fratelli e sorelle la
nostra riconoscenza per la loro visita e per
l’affetto dimostratoci ed inviamo loro da lontano il nostro fraterno saluto, insieme all’augurio di ogni benedizione nel Signore.
AVVISI ECONOMICI
ISTITUTI OSPEDAIIEBI VALDESI
La CIOV cerca persona idonea alla
quale affidare la direzione delTOrfanotrofio Valdese di Torre Pellice. Riv<^
gersi all’Ufficio, in Via Caduti per Ha
Libertà, 6 a Torre Pellice (Tel. 91536).
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Avondetto e Don grate
per il tributo di affetto dato in occasione della dipartita della loro cara
Fannj Gaj
ved. Avondetto
nella impossibilità di farlo personalmente porgono il loro sentito e commosso ringraziamento a tutti coloro
che hanno preso parte al loro dolore.
Un grazie particolare al Doti. Ros
Sebastiano, al Pastore Genre e ai vicini di casa.
Miradolo, 25 agosto 1969.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia della compianta
Adele Enrichetta Grill
ved. Tron
ringrazia coloro che hanno preso parte al suo dolore, in particolare il personale delTOspedale, e il Dott. Peyrot.
Pomaretto, 20 agosto 1969.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Pons e Balmas, profondamente commosse per la dimostrazione di affetto tributata alla loro cara
Mamma
Luigia Travers
ved. Eynard
ringraziano tutte le persone che di
presenza, con fiori e con scritti parteciparono al loro grande dolore. Rivolgono un sentito ringraziamento al Pastore Signor G. Rogo e al Dott. Pellizzare.
Luserna S. Giovanni, 5 settembre 1969
RINGRAZIAMENTO
La moglie e i nipoti del compianto
Davide Lautaret
ex combattente
guerre Libia 1913 e ’15-18
ringraziano tutte le per.sone che sono
state loro vicino nel grande dolore.
Un ringraziamento al Past. Micol, al
Dott. Coucourde per le lunghe cure, ai
cari amici ex combattenti che con le
loro visite sono stati di gran conforto
al caro estinto.
Villar Pellice, 5 settembre 1969
« Io ho lungamente e pazientemente aspettato l’Eterno ed
egli ha ascoltato il mio grido »
(Salmo 40)
6
pag. 6
N. 35 — 5 settembre 196^
Notiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
IL MESSAGGIO
DEL COMITATO CENTRALE
DEL C.E.C.
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
IRLANDESE DELLE CHIESE
Canterbury (soepi) - Il Comitato centrale
del CEC, riunito a Canterbury, ha inviato al
pastore Gallagher, presidente del Consiglio
irlandese delle chiese, il seguente telegramma ;
« Il Comitato centrale del CEC invia a voi
ed a tutti i nostri amici a capo delle chiese
deirirlanda del nord, Vassicurazione delle proprie preghiere. Dividiamo il vostro profondo
rincrescimento che la tragica tensione del
Nord Irlanda non abbia trovato la sua soluzione nel nome di Gesù Cristo ma che, al contrario, si abusi del Suo nome per perpetuare
uniìigiustizia manifesta e tentare di sovvertire
l'ordine pubblico con la violenza. Il primate
anglicano di tutta VIrlanda, rientrato d’urgenza nel suo paese vi assicurerà che la comunità ecumenica è con voi in questa lotta
per il diritto e la riconciliazione e condivide
la vostra pena per le sofferenze delle vittime
di quegli avvenimenti ».
CONFLITTO FRA LA DIREZIONE
DI UNA CHIESA EVANGELICA
ED IL
CONSOLATO GENERALE GRECO
Darmstad (soepi) - Un aperto conflitto si è
manifestato fra il consolato generale greco a
Francoforte e la direzione della Chiesa evangelica di Hesse-Nassau. Il console generale ha
rimproverato alla direzione della chiesa di
Darmstad di orientarsi « sempre più verso il
comuniSmo ».
La direzione della chiesa era intervenuta
per oltre 60 lavoratori immigrati greci viventi in Germania, cui le autorità greche avevano ritirato il passaporto. Il console generale
ha considerato questa presa di posizione come
una ingerenza negli affari greci. « La Grecia
non è uno stato africano e non ha da ricevere da nessuno delle lezioni di democrazia e di
patriottismo » scrive il console. La direzione
della chiesa ha fatto notare, nella sua risposta, che il linguaggio adottato dal diplomatico
parla da sé stesso: a Noi lo conosciamo bene e
risale ad un’epoca di cui noi, tedeschi, dobbiamo ricordarci con vergogna e parecchi dei
vostri compatrioti con una giustificata amarezza ».
La causa del suddetto conflitto, come risulta anche da testimonianze giurate, è data dal
fatto che cittadini greci che lavorano nella
repubblica federale tedesca sono sempre più
soggetti a rappresaglie da parte delle autorità
greche a causa delle loro opinioni politiche.
La direzione della chiesa era intervenuta chiedendo al console generale di revocare tutte le
misure che limitavano il diritto fondamentale della libertà della persona e di restituire i
passaporti illegalmente ritirati. Il console ha
risposto dicendo in una lettera; « La vostra
opinione ci è perfettamente indifferente », indirizzando inoltre aspri rimproveri alla chiesa
per essersi occupata dei lavoratori greci. Ha
inoltre aggiunto che nei foyers ecclesiastici di
ricezione, destinati ai greci, sarebbero stati
messi, come responsabili, dei « notori comunisti anarchici ».
Si è tenuta a Canterbury la sessione annuale del Comitato centrale del CEC
iiimiiiiimiii’iiimiimtiiiiiiii
Il senso
del Sinodo
( segue da pag. 1 )
« ragion di Chiesa » prevalga sulle ragioni dell’Evangelo e che si sacrifichi
l’integrità del messaggio per non compromettere l’unità della Chiesa. L’altra verità è che Cristo non è diviso,
come afferma categoricamente l’apostolo Paolo, polemizzando con i vari
«partiti» della Chiesa di Corinto (cfr.
I Corinzi 1: 13). Non bisogna mai dimenticarlo, per evitare che non sia
l’Evangelo a dividerci, ma la nostra
carne, la nostra umanità irrimediabilmente compromessa e condizionata
dal « presente secolo », le nostre idee
che così spesso non provengono dall’Evangelo ma da altrove.
• ♦ «
A parte la questione del Collegio,
il Sinodo di quest’anno ha preso alcune decisioni di un certo rilievo. Almeno due meritano di essere segnalate. La prima riguarda la Casa Editrice
Claudiana: il Sinodo ha approvato un
ordine del giorno inteso a potenziare
questa importante attività della Chiesa, che negli ultimi anni ha acquistato
slancio e incisività. La seconda riguarda le linee di fondo lungo le quali
si dovrà muovere la Chiesa negli anni
che vengono: un ordine del giorno in
proposito, votato a larga maggioranza,
raccoglie le proposte fatte dalla Tavola al Sinodo e le raccomanda alle
Chiese. Si tratta di una specie di documento programmatico, non privo di
difetti (manca di organicità, anzitutto, e in secondo luogo è approssimativo nelle sue premesse teologiche),
ma che ha diversi pregi, primo fra tutti quello di escludere posizioni di immobilismo. Il che non è poco.
Paolo Ricca
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
jy al 12 al 23 agosto si è tenuta a
Canterbury, nell' Università
del Kent, la sessione annuale del
Comitato centrale del Consiglio
ecumenico delle Chiese. I bollettini del Servizio-stampa del CEC (il
soepiJ hanno dato e continuano a
dare larga eco di questi lavori, che
paiono avere quest'anno un'ampiezza particolare di problematica,
di contrasti, di programmi. Cominciamo a pubblicare alcuni estratti
di questi bollettini, particolarmente centrati su alcuni dei temi scottanti della vita internazionale odierna. Nei prossimi numeri continueremo ad offrire ai nostri lettori l'eco di questa importante riunione annua nella quale si fa il
punto non soltanto sulla situazione del CEC, ma si vede veramente
la vita della Chiesa inserita nella
trama della storia contemporanea.
Dedicheremo attenzione particolare ai problemi più strettamente
teologici i quali, se sono stati una
volta ancora un po' messi in ombra dall'urgere delle grandi questioni mondiali dell'ora, non sono
però stati assenti a Canterbury.
red.
Il lavoro della CCAI, la conunlsslooe delle chiese
gli affari internazionali
per
Canterbury (soepi) - La CCAI ha presentato la sua relazione al Comitato
centrale del Cec a mezzo del prof.
Scheuner, di Bonn.
Ne rileveremo i punti più « caldi » e
le relative discussioni suscitate:
1) Medio Oriente - Il documento,
che verrà ulteriormente discusso in
sede di sottocommissione, afferma che
l’indipendenza politica e l’integrità territoriale di tutte le nazioni di questa
zona debbono essere rispettate. Inoltre, la CCAI sottolinea la necessità di
una comprensione più profonda della
situazione psicologica delle nazioni arabe. Essa ritiene che, coll’appoggio accordato alla creazione dello stato di
Israele, le grandi potenze abbiano commesso un’ingiustizia nei riguardi degli
abitanti della Palestina.
Nella discussione, il prof. Mehl ha
chiesto che la CCAI organizzi il più sovente possibile dei colloqui che uniscano a faccia a faccia arabi ed ebrei.
Egli ha dichiarato d’altronde di ritenere che il termine « ingiustizia » (delle grandi potenze verso i palestinesi)
rischia di provocare delle reazioni molto vivaci, che impediranno in modo
sensibile il dialogo. Quanto al pastore
La questione del razzismo
Canterbury (soepi) - In relazione a questo
pavé problema, per la prima volta la tensione
è salita in seno all’Assemblea del Comitato
centrale del CEC.
Un primo colloquio su questo tema (ne demmo notizia a suo tempo) era in precedenza
stato organizzato in maggio a Notting Hill
(Londra) e questa sessione era stata interrotta
parecchie volte da manifestazioni sia dai razzisti d’estrema destra che dal movimento <c Potere Negro ». Già allora era stato posto .ih evidenza che i paesi evoluti deirOccidente, e
quelli che vengono chiamati i paesi cristiani,
hanno acquisito le loro ricchezze mediante secoli di sfruttamento dei paesi giunti recentemente all’indipendenza ed in via di sviluppo. Di conseguenza, le chiese ed i suoi :memhri attivamente implicati in questo sfruttamento — concludeva il rapporto — hanno
l’ohbligo morale di restituire una parte di
queste risorse materiali.
SuUa base di quel rapporto è stato ora redatto un programma ecumenico per l’eliminazione del razzismo, destinato alle chiese membri del CEC. Questo programma si estende
nel tempo per 5 anni e comprende particolarmente : la creazione di équipes di inchiesta
sulle regioni toccate dal razzismo; studio dei
mezzi utilizzabili dalle chiese per difendere i
diritti delle vittime del razzismo; la revisione
dei programmi, bilanci e strutture del CEC
per favorire la giustizia razziale. Il programma è stato presentato dal pastore Blake, segretario del CEC ed ha suscitato parecchi interventi.
Dei numerosi oratori iscritti, di cui 10 « di
colore », parecchi hanno approvato il programma, pur dispiacendosi, a volte, che esso sia
meno radicale di quello di Notting Hill.
Il prof. Mehl di Strasburgo ha .sottolineato
il carattere irrazionale del razzismo e la sua
dimensione demoniaca. Il pastore Nyemb, del
Camerún, ha insistito sul fatto che il razzismo
è un « peccato » che esige dunque prima di
tutto una conversione dei cristiani che confessano Gesù Cristo come salvatore, « questo
ebreo morto sulla croce, vittima anch’egli del
razzismo »(?).
Il pastore Chandran, della Chiesa dell’India
del Sud, ha dichiarato che occorre trasformare
le strutture economiche e politiche, onde ristabilire la giustizia razziale. Anche altri interventi hanno ribadito questo principio.
Il pastore J. Rossel di Basilea, ha detto che
nessuno è « innocente » di fronte alla questione razziale : « Siamo razzisti al livello stesso
dei nostri metodi di investimento e delle nostre pratiche commerciali ».
I membri del comitato hanno poi appreso,
dalla bocca di un delegato della Chiesa ortodossa russa, che non esiste razzismo nell’Europa orientale, « perché l’ingiustizia .economica
e sociale che ne è la causa, non esiste nei nostri paesi» (n. d. tj ci pare che questa dichiarazione sappia un po’ troppo di costantinianesimo!).
II decano Spivey, negro americano e padre
Verghese, dell’India, hanno deprecato che gli
obbiettivi del programma siano assai più timidi delle conclusioni della relazione di Londra e hanno chiesto che nella discussione del
sottocomitato sia possibile andare più in là di
quanto è stato proposto.
I delegati hanno d’altronde appreso dal vescovo negro americano Nichols che il Comitato esecutivo aveva approvato solo con 11 voti
contro 7 il programma quinquennale.
Occorre quindi attendere le decisioni del
sottocomitato ad hoc, che si riunirà nei prossimi giorni, per sapere la sorte definitiva di
questo programma.
Lo sviluppo; problema umaoitario o politico?
Canterbury (soepi) — « Quando si
prende in considerazione la formidabile sfida lanciata dallo sviluppo, la
risposta delle chiese e del Cec è ben
poca cosa. Il problema rimane e le sue
dimensioni sono spaventose » ha didichiarato il segretario del gruppo di
lavoro del Cec sullo sviluppo, I. Itty,
indiano, ai 120 membri del Comitato
centrale riuniti a Canterbury.
In un circostanziato rapporto sulle
varie attività del Cec a favore dello
sviluppo, che sono una risposta alle
raccomandazioni di Upsala, Itty ha
precisato che « l'aumento quantitativo
dell'aiuto allo sviluppo non è in sé
stesso una soluzione ai problemi del
sottosviluppo: noi ammettiamo che
questi progetti non rappresentano che
un aspetto del nostro impegno ».
Il Cec ha urgente bisogno di coordinare e di raggruppare i suoi sforzi in
vista dello sviluppo, armonizzando i
tentativi diversi e talvolta divergenti
delle divisioni e dei dipartimenti per
costituire un sistema più efficace, basato sulla reciprocità — ha soggiunto.
Egli ha pertanto chiesto che il Comitato centrale autorizzi il Comitato
esecutivo a creare un Comitato per lo
Sviluppo, a definire il suo mandato ed
a nominare i membri di questo Comitato. La questione verrà studiata e la
relativa decisione verrà presa successivamente in seduta plenaria.
Il pastore Visser’t Hooft, già segretario del Cec e presidente onorario del
Consiglio, ha chiesto con forza — nella discussione che ne è seguita — che
le somme versate dalle chiese per lo
sviluppo siano inviate alle organizzazioni « profane ». « Poiché affermiamo
di prendere il mondo sul serio, noi dovremmo chiedere a quelle organizzazioni internazionali che potremmo scegliere, di proporci un certo numero di
iniziative che le chiese potrebbero finanziare », ha soggiunto.
J. Miguez-Bonino, argentino, si è di
chiarato d’accordo col predetto suggerimento, ma ha soggiunto che in
certi casi il mandare dei fondi delle
chiese a delle organizzazioni internazionali non farebbe altro che rafforzare delle strutture che attualmente sono di ostacolo allo sviluppo.
Nel rispondere all’affermazione secondo cui il Cec dovrebbe chiaramente definire che cos’è lo sviluppo, egli
ha poi ricordato che gli stessi esperti
non sono d’accordo dato che vi sono
delle differenze ideologiche molto profonde. « Può darsi che il Cec sia indotto ad accettare diverse concezioni dello sviluppo e di conseguenza a finanziare dei progetti che non partono tutti dallo stesso presupposto ideologico ».
Un delegato coreano, W. Yong Kang,
ha dichiarato per conto suo che dovrebbero essere gli stessi paesi sottosviluppati a decidere quali progetti
debbano essere sostenuti. Egli ha proposto che ci si occupi dei progetti di
sviluppo a livello nazionale, e non a livello internazionale.
D. Johnson, delegato americano di
26 anni, ha affermato che se le chiese
dei paesi industrializzati non premeranno sui governi per metter fine a
quelle politiche economiche che impediscono lo sviluppo, gli sforzi del Cec
non serviranno a nulla. Per esemplificare la sua affermazione, egli ha detto
che l’80% dei fondi versati dal governo degli Stati Uniti all’America latina
debbono venir spesi per l’acquisto di
merci americane.
Alcuni delegati hanno chiesto che
non sia la Divisione di mutua assistenza del Cec a diventare l’organizzazidhe
per lo sviluppo, ma che si studi seriamente la ristrutturazione di questa Divisione.
Al termine della seduta, un delegato
ha commentato; « In fondo, nessuno
ha avuto il coraggio di affrontare il vero problema dello sviluppo, che è un
problema politico ».
Nyemb, del Camerún, egli ha chiesto
che, in vista delle prossime sessioni del
Comitato centrale, i rappresentanti
dei paesi in conflitto vengano invitati.
2) Nigeria - Nel mese di luglio il
direttore della CCAI, M. Niilus, si è
recato in Nigeria per studiare sul luogo i relativi problemi. Secondo la relazione, uno degli elementi della tragedia di questa guerra civile è che perfino l’aiuto portato agli affamati con
intenzioni puramente umanitarie viene a volte considerato come una presa
di posizione in questa lotta accanita.
Bisogna dunque rendersi conto che in
una lotta civile come quella, ogni aiuto avrà delle conseguenze politiche.
Non v’è stata discussione su questo
punto, tranne l’intervento del pastore
Luwum deirUganda il quale ha espresso il suo rincrescimento che non si
parli anche dei problemi del Sudan
quando si menziona l’Africa.
3) Vietnam - Da molto tempo il Cec
ha chiesto al governo degli Stati Uniti
una riduzione delle operazioni militari ed una diminuzione delle sue truppe.
Oggi, non si può che insistere, presso
tutte le parti che siedono al tavolo dei
negoziati, affinché esse compiano un
sincero sforzo di conciliazione. L’attenzione delle chiese cristiane deve ora
rivolgersi verso i soccorsi che dovranno essere intensificati in un vasto programma di aiuti alla ricostruzione,
non appena il conflitto avrà avuto termine.
Nella discussione il filippino Faune
ha chiesto che la CCAI eserciti pressioni sui governi capitalisti affinché
venga ristabilito un certo equilibrio
economico in Vietnam. Il pastore Bokeleale ha insistito a che non si attenda la fine delle ostilità per iniziare un
programma di aiuti e di ricostruzione.
4) Rhodesia - Il Comitato esecutivo
della CCAI ha presentato al Comitato
centrale un progetto di risoluzione la
quale espone chiaramente il fatto che
la nuova costituzione della Rhodesia
deve essere considerata come il puro
e semplice perpetuarsi di uno stato di
umana ingiustizia che la coscienza cristiana deve respingere.
Il pastore rhodesiano Wood, in un
intervento, molto applaudito, ha trovato assai triste che le sanzioni appfi.
cate nei riguardi di quel paese siano
solo economiche e che non si siano trovati pure altri mezzi di azione. Infatti — egli ha soggiunto — le sanzioni economiche non fanno che rinforzare la posizione d’apartheid della minoranza bianca. D’altra parte queste
sanzioni, che rallentano in una certa
misura l’espansione economica del paese, provocano subito disoccupazione in
seno alla popolazione negra.
5) Cuba - La CCAI esprime l’augurio
di un cambiamento di atteggiamento
necessario nella politica degli Stati
Uniti nei riguardi di Cuba, richiedendo la fine delle restrizioni apportate
al commercio ed il ristabilimento delle relazioni diplomatiche fra i due
paesi.
Il pastore Smith, uno dei 6 presidenti del Cec, ha espresso la speranza che il Comitato centrale sarà fermo su questo punto.
6) Irlanda - È stato preparato un
documento di fondo sulla situazione
in Irlanda per i membri del Comitato centrale, che hanno inviato un telegramma al presidente del Consiglio
irlandese delle chiese. Vi sono pure
stati due incontri, a Canterbury, con
l’arcivescovo di Dublino che è poi partito d’urgenza per Belfast.
La relazione della CCAI deve passare ancora in sottocommissione prima
che le relative risoluzioni vei..gano
portate all’attenzione deU’assemblea
per la loro adozione. Il prof. BerXhof,.
olandese, ha infine raccomandato ai
membri del Comitato centrale di parlare energicamente al mondo ed alle chiese, oppure di rimanere irìlenziosi.
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
A UN ANNO
DALL’OCCUPAZIONE DI PRAGA
« Il 18 aprile, succedendo a Dubeek,
Husak disse: "La politica iniziata nel gennaio 1968 resta, anche per l’avvenire, la base
della nostra politica (...). Il cambiamento è
inevitabile, ma concerne soltanto i metodi
d'applicazione E il generale Svoboda, lo
stesso giorno: "Il nome del compagno Dubeek resterà per sempre unito, nel nostro spirito, al concetto della politica del gennaio del
Partito Comunista Cecoslovacco. Durante l’esercizio delle sue funzioni, egli ha acquisito
una grande popolarità e s’è guadagnata la fiducia della nostra opinione pubblica”.
Quanto cammino e stato percorso in quattro mesi! (...). Il 19 agosto, lo stesso Husak
diceva, dello stesso Dubeek, che questi portava
una larga responsabilità dell’intervento sovietico. E il 29 agosto, celebrando il 25° anniversario dell’insurrezione slovacca, lo stesso Husak
ha per la prima volta molto chiaramente giustificata l’invasione, qualificandola "un atto
per nulla ostile”, anzi "un aiuto allo Stato ed
al popolo cecoslovacchi”. Dubeek era al suo
fianco: le orecchie devono avergli fischiato,
ma certamente non più delle accuse molto precise che gli vengono fatte ripetutamente perfino in quegli stessi ambienti che gli erano
favorevoli Vanno scorso, addirittura da parte
di coloro che furono suoi compagni di prigionia dopo l’intervento.
I metodi hanno dunque cambiato, e molto
cambiato dal giorno in cui Husak divenne il
primo segretario del P.C.! A tal punto, che
il fondamento della politica del Presidium
ne risulta completamente modificato. A Praga tutto è nuovo, o meglio tutto ricomincia
come nei tempi peggiori (...). Husak ha dimostrato delle brillantissime qualità, alla scadenza del 21 agosto, creando, nel miglior stile staliniano, una psicosi: erano stati i teppisti, gli antisocialisti, gli antisovietici a creder giunta la volta buona! Ma ecco che il vigile partito aveva schiacciata la contro-rivoluzione, con l’aiuto di brave ed oneste persone. Conclusione evidente: a parte uno sparuto gruppo di estremisti, i Cechi e gli Slovacchi sostengono la nuova direzione. E ciò permette all’inviato speciale del Cremlino, il Signor Mazourov, di dire che milioni di cittadini hanno capito da che parte è la verità, e
da che altra parte è invece la menzogna.
Quest’evoluzione ha degli aspetti da incubo (...) ». Come si spiega? « Non è facile rispondere. L’atteggiamento di Husak puh spiegarsi, altrettanto bene, sia con elementi soggettivi che con elementi oggettivi.
In primo luogo può essere che l’uomo ami
una cosa sopra tutte le altre: il potere. Ma in
secondo luogo, essendo un comunista slovacco,
cioè avendo vissuto in condizioni storiche nelle quali le idee comuniste avevano meno presa sulla popolazione che in Boemia-Moravia,
può darsi che egli sia rimasto più rigido, più
freddo, più autoritario nel suo comportamento.
Quell’uomo stesso che, raro fra gli accusati
degli anni cinquanta, aveva rifiutato ogni
confessione sotto la tortura, pronuncia oggi la
sua requisitoria di riabilitazione dichiarando
il proprio attaccamento all’Unione Sovietica.
Sì: alla stessa nazione responsabile di quanto
gli era capitato!
Questo slovacco, nemico d’ogni sentimento
buono o cattivo, ha attribuito a sé stesso una
missione: quella di spostare il peso polìtico
della Repubblica sulla frazione lasciata fino
ad oggi in disparte. E i sovietici non si sono
sbagliati: coloro che una volta erano stati
condannati per nazionalismo borghese (Husak
e Novomesky), sono oggi i beniamini di Mosca. E Mosca li premia con l’Ordine di Lenin.
Fra Husak e gli uomini che egli progressivamente elimina, v’è una differenza profonda
e che determina il corso degli avvenin enti.
Dubeek non credeim più ai dogmi infallibili
del marxismo-leninismo. Husak invece non ha
mai perso la fede. Egli detesta gli eretici. Il
peggio deve ancora venire ».
(Da un articolo di François Lamigraf
sulla (( Gazette de Lausanne » del
30-31 agosto 1969).
Meditando su tali considerazioni, abbiamo
provato (lo confessiamo) un senso di profonda angoscia e quasi di smarrimento, per
quanto può misteriosamente accadere nell’animo umano.
FANATISMO POLITICO
I militanti della "tendenza rivoluzionaria del partito comunista francese”, che
pubblica il giornale "Il Comunista”, proclamano "la propria totale solidarietà coi popoli
arabi” e "si ergono contro la decisione del
governo romeno, d’elevare la sua rappresentanza diplomatica in Israele al livello d’ambasciata”. Tale decisione rivelerebbe, secondo
loro, "quanto è grande oggi, in Romania, la
pressione dell’imperialismo e del sionismo >»•
(Da « Le Monde » del 28-8-1969)
Dice proprio così : « La propria totale solidarietà ». Questo è troppo!
NOVITÀ’
CLAUDIANA
THOMAS VAN DEN END
Paolo Geymonat e il movimento
evangelico in ItaUa
nella seconda metà
del XIX secolo
p. 354, L. 3.800
Collana della
Facoltà Valdese di Teologia, 9
A. M. HUNTER
Il dibattito
sul Vangelo di Giovanni
pp. 220, L. 1.300
(«P.B.T.», 5)
Le nuove scoperte ed 1 nuovi
orientamenti della critica biblica sul Vangelo di Giovanni
Ampia bibliografia
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