1
Epétt.
mislio-Qca Valióse
( Torino)
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DELLE VALLI VALDESI
Quindicinale
deila Chiesa Valdese
' Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali, avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anne LXXXIV — Nmn.
Una copia L. 2S
ABBONAMENTI
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TORRE PELLICE —........in l*tTT"
Eco; L. 700 per rinterno Eco • La Luce; L. 1200 per rinterno I Spedia. abb. paítale II Grappe o
L. 1200 per reitero | L. 18» per l’eitero | Cambio dWiriaao Lire 40.- | Ammin. Claudiana Torre Pdliee - C.C.P. 2-17M7
“...per me, proprio per me?,,
di F. Davite
” Parla a tutto il popolo del pae&e
e ai sacerdoti, e di’: quando avete
digiunato e fatto cordoglio il quinto ed il settimo mese durante questi
settant’anni, avete voi digiunato per
me, proprio per me? E quando mangiate e quando bevete, non siete voi
che mangiate, voi che bevete? Non
dovreste voi dare ascolto alle parole che l’Eterno degli eserciti ha proclamato per mezzo dm profeti di prima?... ’’fate giustizia fedelmente, e
mostrate l’uno per l’altro bontà e
com[)assione: non opprimete la vedova nè l’orfano, lo straniero, nè il
povero; e nessuno di voi macchini
del male contro il fratello nel suo
cuore”. Ma essi rifiutarono di fare
attenzione... ed avvenne che siccome egli chiamava, e quelli non davano ascolto, così quelli chiameranno e io non darò ascolto, dice l’Eterno degli eserciti » {Zaccaria 1 ; 4
Israele è il popolo in cui Dio manifesta più chiaramente la sua grazia, ma anche il suo giudtzio.
Per questo lo vediamo colpito, disperso, deportato, ridotto ad un ’’residuo”. Per settant’anni.
jlnche sulla Chiesa di Gesù Cristo il giudizio scende assieme alla
grazia e non è azzardato parlare oggi di un residuo. Anche per le nostre Commuta.
En ’’resto” che, oggi come allora, si presenta a Dio per rendergli
conto di quello che ha fatto per rimanergli fedele e domandargli che
cosa c’è da fare domani.
Dio risponde. Non ci sono delle
novità strabilianti; delle tecniche,
prima sconosciute, che avranno ragione delle difficoltà; dei segreti, finora non rivelati, che ci daranno la
vittoria in un baleno e ci riveleranno la formula della fedeltà a
Si tratta più semplicemente di riudire una vecchia parola, quella
’’dei profeti di prima”, la cui trascuranza ci ha ridotti nelle condizioni attuali.
Nulla di nuovo, nulla di speciale. Problemi che conosciamo già. Ma
che non abbiamo ancora, che non
abbiamo più risolto.
Ci siamo abituati ad esprimere p
realtà della nostra fede in termini
generali, universali e quindi astrat
ti: fede e incredulità, virtù e vizio
giustizia ed ingiustizia; poveri, bi
sognasi, afflitti; indifferenti o atei
E chi li conosce? Su ditemi: cos è
la virtù e chi sono i poveri? Dove
si trova la giustizia o l’ingiustizia?
Non sono domande senza risposta.
Certo. Ma i poveri e gli orfani, i
bisognosi e gli afflitti, li abbiamo
mai incontrati per strada, hanno
mai bussato alla nostra porta? Il loro volto lo conosciamo e sappiamo
quali sono le loro pene?
No. Es4 sono troppi e nella gran
massa svaniscono uno ad uno. Sono
diventati per noi ”un caso , un
’’problema”, una ’’pratica”. Hanno
perso il loro volto, e la loro angoscia
è diventata qualcosa che si può contare con una calcolatrice qualsiasi.
I problemi si possono risolvere e le
pratiche archiviare; ma la loro sofferenza e la loro dis.perazione non
mutano.
Ma Dio non parla in termini generici ed astratti. Parla al singolare: il povero, la vedova, lo straniero.
Uno, almeno uno, tu lo conosci,
e lo conosco anch’io.
Ma quando gli passiamo vicino restiamo indifferenti perchè è uno solo, forse non il più misero. E tioi
pensiamo in termini generali! ulla
povertà ed alla miseria!
Ma con lui, con quell’uno —■ quel
l’uno che ha un volto, un bisogno
ed una angoscia — tu ed io abbiamo giocato la nostra fedeltà a Dio,
resa sterile tutta la nostra fede!
No. La fede no! Essa è composta
di tante altre cose!
Certo, tante altre; che sono inutili quando questa è trascurata, perchè son rimaste vuote, senza senso.
Per questo non stupiamoci se noi
10 invochiamo e Dio ci lascia senza
risposta. Ne eravamo preavvisati.
Ma pure qualche cosa abbiamo
fatto, e qualche cosa facciamo. Le
nostre Chiese non sono rimaste deserte, le nostre opere non si son
chiuse, qualcuna nuova si è aperta
e, soprattutto, il nome di Cristiano,
11 nome di Valdese, per grazia di
Dio, non è scomparso dalla faccia
della terra. Qualcuno (forse molti,
Dio lo sa) è rimasto, la fiaccola non
è spenta.
Il solenne ammonimento dei ’’profeti di prima” non è ripetuto invano, può essere ancora raccolto.
Si tratta solo di non lasciarlo risuonare nel vuoto di anime che si
sentono ”a ¡tosto”, sufficienti di se
dinnanzi a uomini ed a Dio.
Si tratta di prendere la nostra responsabilità con tutto il suo peso,
non addolcire nulla, non .sciusarci e
non tirarci indietro di fronte al fra
tello che ha bisogno di noi nella nostra casa, nel nostro quartiere, sid
nostro lavoro. |
Allora ci potremdt di nuovo presentare davanti a G^lui che dice:
’’Eppoi venite e dis^Mamo assieme:
quando i vostri pece^Ui fossero come
lo scarlatto, diventeranno bianchi
come Ut neve” {Is. f-1: 18).
Allora Dio, attraverso la voce del
profeta, ci chiede ancora: ’’Quello
che voi avete fatto ^— voi Pastori e
voi Membri di Chiesa — l’avete fatto per me, proprio per me? ”
La nostra fedeltà: la fede e le opere, sono solo un iegno dell’amore
che abbiamo per Iw?
O altre ragioni ¿i hanno spinti e
l’abbiamo fatto per pmor di noi stessi: per essere da più degli altri, o
per sembrarlo; peÈ avere in mano
qualche cosa per difenderci nel giorno del Giudizio, pei conquistarci almeno in parte quel, Regno che non
si conquista con Ut 'nostra fede e le
nostre opere perchè ci è dato solo
dalla morte e dalld resurrezione di
Cristo. O forse, semplicemente, per
inerzia, perchè così si è sempre fatto, così ci hanno insegnato ed è molto più difficile e meno comodo rompere con una lunga tradizione di cristianesimo che rimaner cristiani come tutti gli altri?
Oppure lo abbiamo fatto disinteressatamente, per amor del Cristianesimo e del nostro nome di Vaidesi. Perchè non si possa mai dire
che i figli dei martiri che sono stati i nostri padri sono così e così, come o peggio degli^altri. Perchè il
nome della nostra Chiesa e delle nostre Valli continui a creare intorno
a sè rispetto ed ammirazione. E’
giusto. Per questa Chiesa, cosà com’è, con tutti i suoi difetti, spero
che sarei capace di dare la mia vita.
Ma questo, di fronte a Dio, serve
assolutamente a nulla. ’’Quand’io
dessi il mio corpo ad esser arso, se
non ho carità (se non lo faccio per
amor di Dio) ciò niente mi giova”.
Ricordate:?
” Per me, proprio per me? ” ci
chiede Dio attraverso questa voce
dell’ Antico Patto in cui sentiamo
profeticamente riecheggiare quella
con cui Gesù ristabilisce il Nuovo
Patto con Pietro: ’’Simon di Giovanni, mi ami tu?”.
Poiché di questo si tratta. Solo,
ma concretamente, di questo.
Se la nostra fedeltà non è un riflesso dell’amore con cui Dio ci ama
nella croce e nella resurrezione del
suo Figliuolo, se la nostra vita è
qualche cos’altro che un atto di riconoscenza foiosa e di amore per
Lui, non potremo mai amare il nostro fratello, non scorgeremo mai il
suo volto, rimarremo sempre estranei alle sue sofferenze e con questo
non avremo capito l’amore di Dio
per noi e la nostra salvezza non cesserà di rimanere una teoria pér diventare realtà.
Perciò Dio ci pone og^ questa domanda.
So che posso rispondere e so anche che cosa; ma. Signore, aiutami
Tu perchè questa risposta — Tu sai
ch’io t’amo — mi fa paura.
iiiiiUHUuuixmiUKuimnmii'ii
inimnimniiiiiittii'iiiiiiumumiiiiiiiinnuiiiiiuminiMHitimimmmmu’Hi
umuwmiwimutiiwniiiiumttiitMu.ni
Cifre che fanno rifletterà
Sono state pubblicate le perdite
umane complessive delle forze armate italiane nella seconda guerra mondiale; perdite finora accertate .dal
Ministero della Difesa.
La maggior parte delle perdite sono dell’Esercito (220.775 unità);
quelle della Marina sono di 28.335
unità e quelle dell’Aeronautica di
12.800 unità. Complessivamente le
perdite assommano a 261.910; questa
cifra comprende anche i dispersi:
125.011.
C’è di che riflettere sulla follia di
una guerra scatenata sotto lo stimolo
dell’orgoglio e della volontà di potenza. Perchè tutti quei morti e quei
dispersi? A quale risultato ci ha portati il loro sacrifizio? Come è stato
scritto, « noi siamo il popolo che,
dopo l’unità d’Italia, deteniamo il
record delle guerre: ne abbiamo fatta una ogni nove anni! » E poi ci lamentiamo della povertà e della miseria sociale del nostro popolo. Tragico destino il nostro; quello di dover così spesso prendere le armi, organizzare delle parate e delle manifestazioni patriottiche, perdere il senso delle proporzioni nelle ambiziose
FACOLTA’ DI TEOLOGIA
La Facoltà Valdese di Teologia, di Roma (via Pietro Cossa, 42) mette in vendita
i seguenti corsi in dispense:
V'ALDO VINAY - Teologia Pratica - Parte
Prima - Ecclesiologia - Omiletica - Catechetica. Pagg. 340 - L. 1.200.
E’ una « Teologia Pratica » che cerca di
valorizzare per la prassi attuale della Chiesa il rinnovamento teologico degli ultimi
trent’anni.
VALDO VLNAY' - Storia del Cristianesimo
(sec. XIX e XX) - Pagg. 527 - L. 1.500.
E’ un corso tenuto negli anni 1951-1953.
Tratta con eguale ampiezza la storia delle
Chiese evangeliche e della Chiesa Romana,
e, alquanto più succintamente, della Chiesa russa come pure delle altre ehiese orientali fino ai nostri giorni. Particolarmente
curata è la storia della teologia sia protestante che cattoRca.
mire di conquista, mentre in certe
zone d’Italia le condizioni sociali sono arretrate di molti secoli.
* 4t >N
Difatti, i risultati di una inchiesta
sulle condizioni dell’infanzia in Sardegna, dove il banditismo fa strage,
pubblicata da una fonte insospettabile, cioè dal bollettino della Federazione mondiale per l’igiene mentale, rivelano la seguente situazione:
Situazione educativa: su una jjopolazione di 1.099.000 abitanti, il 65
per cento dei ragazzi in età d’obbligo non frequenta la scuola. Il 15,31
per cento dei bambini che frequenta,
no la scuola è affetto da tracoma.
Nelle campagne l’insufficienza di edilizi scolastici è impressionante.
Situazione sociale: le condizioni
economiche e il livello sanitario deficienti nella maggior parte delle città e dei villaggi. Non meno di 117.973
persone iscritte nei registri di povertà. Molti bambini sono fisicamente
minorati. Ragazzi abbandonati e delinquenza minorile: in 75 parrocchie
vivono 982 ragazzi senza casa; 322
sono a carico della pubblica assisten
za; 649 completamente abbandonati
La situazione è di tre anni fa. Que
ste cifre sono poco note; i giornal
preferiscono occuparsi delle stelle ci
nematografiche o della politica dei
partiti. Ma, come scrive Filippo Sac
ehi, « chi si meraviglierà che in que
ste culture di ignoranza e di miseria,
tutti i cupi fermenti della violenza
e della vendetta trovino continuo incentivo e alimento? »
st * *
Dall’Italia, passiamo nell’America del Sud. Dal 1949 la persecuzione
contro i Protestanti in Columbia è
andata aumentando d’intensità. Rapporti dettagliati sono stati di volta
in volta inviati al Governo columbiano, alla stampa americana, all’O.
N- U., a delle personalità cattoliche
romane ed al Papa. Quando le conviene, la Chiesa romana sa essere la
« Chiesa del silenzio », cioè la Chie
sa che tace, invece di dire apertamente la verità sulla situazione religiosa in Columbia, al di qua della
cortina di ferro.
Risulta dai rapporti ufficiali che la
persecuzione cattolica contro gli evan
gelici ha colpito i pastori e le con
gregazioni, i beni ecclesiastici e pri
vati, i luoghi di culto e di missione
Vi sono Stati incendi, distruzioni, uc
cisioni, torture e violenze, per isti
gazione del clero e spesso anche del
le autorità municipali e di polizia.
Nell’agosto del 1953 la Federazio
ne Evangelica della Columbia ha
]>ubblicato le seguenti statistiche; 42
templi distrutti completamente, 31
luoghi di culto danneggiati, 110 scuole elementari protestanti chiuse (di
cui 54 per ordine del Governo), 51
evangelici uccisi per la loro fede, 28
dei quali assassinati dalla polizia.
Non per questo il numero degli evangelici è diminuito; anzi, dal 1948 si
è accresciuto del 51 per cento. Su
100.000 Protestanti, 60.000 columbiani e 750 stranieri assistono regolarmente ai culti settimanali. Altre
46 congregazioni sono sorte e vanno
sviluppandosi nel paese. La mancanza di libertà non è l’ostacolo definitivo alla penetrazione dell’Evangelo; la luce della verità, tosto o tardi,
mette in fuga le tenebre.
* * *
Negli Stati Uniti, il numero delle
persone che chiedono di essere iscritte regolarmente nelle chiese aumenta ogni anno. L’anno scorso ve ne
sono state 3.604.124; una iquota mai
raggiunta negli ultimi anni. Nel 1900,
il 35 per cento della popolazione si
qualificava come appartenente alle
Chiese. Nel 1910 e 1920 la percentuale è salita al 43 per cento, nel 1930 al
47 per cento, nel 1940 al 49 per cento, nel 1950 al 57 per cento.
L’aumento delle nascite, le campagne di evangelizzazione intraprese dalle Chiese, il bisogno di appoggio morale nei periodi di dura tensione internazionale o di sbandamen[continua in 3.a pagina).
C’è una voce...
che è bene ascoltare
Ho letto il libro di Edina Ribet
Rostain « C’è una voce neUa mia
Valle ».
Credevo che fosse una delle soRte
cose sciatte e banali che sovente si
sfornano in campo letterario, nell’mnbiente religioso, ed ho constatato :^vece che è tm lavoro sentito e sofferto con vero amore.
Ha un’impronta valdese, la più
schietta e la più vera, queUa di im
popolo per il quale la fede in Dró
Padre è sangue e vita.
E’ un libro saggio, di una dolce,
umile e forte saggezza femminile,
consapevole della forza e responsabilità concesse da Dio ad una donna,
sposa e madre.
Un libro antico, che non ricerca
letteraria modernità, che dice le antiche cose, le sole perenni, semplicemente.
Un libro di valore che passerà in
silenzio modesto anche nel nostro
piccolo mondo valdese, che trova naturale l’aria pura e l’acqua limpida
e non pensa sia necessaria ringraziarle.
« Un libro che insegna molte cose » diceva una ragazza di Valle Angrogna alla quale il libro era stato
dato in lettura. Giudizio più favorevole non può essere dato per un lavoro che tratta la vita del popolo e
che al popolo vuole servire.
immerso, per ragioni di studio, nél
mito titanico marxista, nèll angoscia
<esistenzialista, nella fangosità tormentata e disperata di un Moravia, Pavese o Silone, ho preso il libro della
Ribet e mi son trovato alle fonti della semplicità, che vede ancora la vita attraverso un cristallo trasparente,
che non deforma.
Un libro che non troverà certo
una eco nel campo letterario italiano, perchè dice cose vere e le dice
semplicemente, ed oggi la letteratura è vizio, vizio mentale, tormento
a vuoto, morbosità patologica, ed un
lavoro in cui si esprime: la fatica,
la nascita, la morte, la terra e l’amore, il bene ed il male, onorande Dio
non dice più nulla. E per fortuna,
diciamo noi. Perchè bisogna ebe le
cose si conservino pulite, senza compromessi.
In questo libro vi è una fede non
banale e falsa, ma sofferta, vi è un
amore non ipocrita ma consapevole,
forte e saggio, vi è un legame alla
terra che la libera e la onora. Vi è
un rispetto del silenzio e del lavoro
che non dice ma è, un onore delle
cose da nulla che le rivaluta come
fondamentali.
E’ un libro ebe fa dimenticare se
stesso e pensare con rispetto a cose
lontane, dimenticate, e pur cosi vicine, a delle cose semplicemente umane, perennemente vere e, per questo, recanti il suggello di Dio.
Mentre leggevo ero portato a pensare alle case valdesi, alle nostre donne ed ai nostri uomini che faticano
e soffrono in silenzio, e mi pareva
di sentire che veramente non vi è soltanto tristezza e fatica ed inganno
nel corso di questa vita, ma una benedizione, un cc si » profondo, che
non viene mai meno e che rivaluta
e libera ed illumina la vita.
Il « si » di Dio Padre.
E penso che rendere onore a questo « si » sia il compito vero dell’anima valdese.
Poiché questo libro afferma e chiarisce questo compito, con un linguaggio adeguato, è degno di riconoscenza.
C. Lupo
2
2 —
- V '•
L’ECO DELLE^ALU VALDESI
SCRIVONO ALL’ECO
Per le filodraeioiaticlie
n pastore G. Bertinatti, nell’Eco
delle Valli, ha risollevato l’annoso
problema delle recitazioni teatrali
del XVn febbraio.
Non si può onestamente gettare a
priori la prima pietra alle nostre filodrammaticbe di chiesa se, stanche
dell’orntài abusato genere storico,
non si sentono più di mettere in scena il solito drammone valdese (il
q[uale, oltretutto, esige una preparazione ed una messa in scena accuratissima, se non si vuol cadere nel ridicolo), ed invogliate d’altra parte
dal successo di lavori moderni, interessanti, agili, esse si orientano verso
un repertorio di scarsa religiosità, se
non addirittura profano, proprio per
la festa ch’è la più cara alle genti
valdesi.
Giustamente si può e si deve allora ripiegare — come osserva il Bertinatti — su lavori storico-religiosi « a
sfondo prettamente bibbeo ». Ma
quali lavori? 1 lavori che abbiamo
generalmente sottomano sono quasi
tutti di scarsa lena teatrale, più indicati per le feste dei cadetti che per
i a grandi » (sembra, per giudizio
comune, che talune vicende teatrabUissime offerte dalle sacre pagine
possano interessare soltanto i meno
di-quindici-anni).
Qualche rara eccezione (pensiamo
al lavoro di G. Rostain « Nella Tribù
di Giuda », al quale è arriso però im
successo minore che non al ben noto
«c Marchese di Pianezza » dello stesso) non fa... primavera.
Appunto per venire in qualche modo incontro a questa esigenza, che
in Svizzera, Germania, America, trova ormai pieno riconoscimento e adeguato materiale teatrale, mi sono
risolto ad iniziare una collana di lavori teatrali, dal titolo La Scena e la
Fede, con il proposito ambizioso di
lumeggiare quel che si potrebbe chiamare il particolare carisma, la vocazione specifica delle filodramnxstiebe delle nostre comunità evangeliche. Mi sia concesso, quindi, per incoraggiare i capocomici (più pomposamente, i registi), di esporre brevemente Il programma di pubblicazioni che conto di dar via via in pubblico, nella mia collana.
11 primo numero di essa, uscito il
4 novembre, è il ben noto lavoro
« Padrone dopo Dio », di Jan De
Hartog. Riconosco che non è un lavoro per tutte ' le filodrammatiche.
Ma si poteva iniziare la collana senza un lavoro che in qualche modo
fosse una garanzia dell’alto livello (e
perchè non anche dell’elevato carattere evangelistico) cui intendo mantenere la collana stessa? Mi è stato
chiesto, infatti,.se, nella collana, avrei pubblicato dei drammi di storia
valdese. Ho risposto: di regola, no.
Il che non significa certamente che
un secondo Govéan non debba farsi
vivo, proprio in questo tempo, per
esempio in seguito al bando di concorso per un lavoro teatrale, emanato dalla Libreria Claudiana (la quale però, a quanto mi consta, pubblicherà per contò proprio i lavori del
suo concorso).
Speravo di poter pubbbeare come
N. 2 la versione italiana di cc 11 est
minuil, Doctem Schweitzér » del
Cesbron. Purtroppo, sono giunto un
jpo’ tardi, e la versione (e relativa
autorizzazione) è già fatta, e sembra
che un editore italiano la stampi.
Comunque, poiché queste righe hanno carattere sopratutto informativo,
sono ben lieto di annunciare la cosa
alle filodrammatiche nostre; e di augurare al bellissimo lavoro del Cesbron un successo anche nei nostri
ambienti.
Viceversa, ho ottenuto l’autorizzazione per la versione italiana del
dramma di D. Atger, tratto dal celebre romanzo Piangi terra amata del
Paton, che verrà quanto prima messo a disposizione delle filodrammatiche. E, ugualmente, l’autorizzazioue del prof. Edmondo Pidoux, del
Ginnasio Classico di Losanna, per la
versione italiana di tutti i suoi lavori biblici.
Convien fermarsi un istante sui lavori del Pidoux. Essi mi sembrano
soddisfare pienamente le aspettative
delle nostre filodrammatiche. Scritti
in termini moderni, estremamente
attuali, portano sulla scena persone
e situazioni bibliche di grande teatralità. Il Pidoux, che ha già vinto
due concorsi per lavori teatrali ban
diti dalla Chiesa nazionale del Cantone di Vaud (uno di essi addirittura con un primo e un secondo posto
assoluto!), non è tuttavia pietista uè
biblicista ad oltranza. Si potrebbe
anzi dire che i ^oi personaggi biblici, più che reiqterpretati, sono da
lui visti sullo sfondo di una concezione moderna, cosi sociale che morale, della religiosità umana.
I lavori che Edmondo Pidoux ha
acconsentito a veder voltati in italiano sono i seguenti:
La storia di Qiona (titolo provvisorio), il suo miglior lavoro. E’ il
dramma del profeta renitente a Dio.
Necessita una certa messa in scena.
Senza procedere usuila falsariga dei
« misteri » medii^ali, è tuttavia, come osserva lo stesso Pidoux in un suo
scritto sul teatro religioso, il dramma dell’« intervento di Dio nel destino dell’uomo jit— e per ciò stesso
più vicino alle esigenze delle nostre
filodrammatiche, che non l’altra possibilità dello st^o teatro religioso,
ossia l’interventa diretto di Dio nella vicenda (si pensi a « Green Pastures », 1’« Uomo nato per essere Re »,
{continua in 3.a pagina)
FILODRAMMATICHE
Egregio Signor Direttore:
Ho letto con interesse l’articolo
del pastore G. Bertinatti: Le nostre
fdodrammatiche, nel n. 2 del Suo
pregiato giornale. Mentre mi rallegro del fatto che sia stato debitamente messa in rilievo l’importanza dell’attività dei nostri gruppi filodrammatici, e con competenza siano state
precisate le caratteristiche degli stessi, mi permetto di fare alcuni rilievi in merito all’attività stessa. Secondo il pastore Bertinatti l’istruzione
religiosa delle nuove generazioni essendo sempre più difficile ed incompleta, l’attività delle nostre filodrammatiche dovrebbe sempre più orientarsi nel senso di una collaborazione
alla istruzione religiosa, mediante
rappresentazioni d’argomento biblico.
Ideale nobilissimo! Ma dove sono
gli strumenti necessari per questo
scopò? Il pastore G. Bèffinàttf accenna alla produzione fraiicese e
svizzera, ma quanti di questi drammi sacri sono tradotti? E non dimen
NOTERELLA SULLO SPOPOLAMENTO
Dove vanno?
Abbiamo avuto recentemente una limga conversazione col nostro vecchio amico L. A. Vaimal, sempre più nero, sempre più sfiduciato perefiè
ha l’impressione che. chez nous, si parli molto, ma si concluda poco. Congressi, convegni, discorsi, progetti, promesse, poi tutto ritorna come prima; non si riesce neanche più a far funzionare regolarmente i comitati delle vane « gore », perchè tutti sono stanchi di dover lottare con l’egoismo
dei singoli utenti, pronti ad accampare ogni sorta di dintti, ma incapaci di
una manifestazione di solidarietà. Gli abbiamo fatto osservare che la colpa era anche un poco sua, poiché molto spesso si parla in modo generico,
senza riferimento a dati precisi; mentre quelli che questi dati conoscono,
stanno zitti. Questa osservazione ci ha attirato la seguente lettera :
Caro direttore,
ho spesso l’impressione che quando si parla di spopolamento delle alte Valli, la gente sorrida e dica (o pensi): Soliti discorsi! Ma dov’è che la
popolazione diminuisce? E poi, questo fenomeno interessa veramente la
Chiesa? Si tratta, nell’eventualità che esso si verifichi davvero, di un fenomeno sociale, che obbedisce a ferree leggi economiche, su cui la Chiesa
non ^uò nulla e che interessa la Chiesa stessa in modo molto relativo. Ho
preso pertanto la penna per chiarire qualche equivoco e porre una domanda, se il Direttore dell’Eco non troverà inutile una cosa e illegittima la seconda.
Per quanto si riferisce allo spopolamento, siamo d’accordo; bisogna
uscire dal vago ed ecco alcuni dati, precisi, che si riferiscono al Comune
di Bobbio Pellice ed in modo particolare alla Comba dei Carboneri; un
caso interessante perchè, in questo specifico caso. Comune e parrocchia
coincidono. Siccome non desidero appropriarmi delle penne del pavone,
premetto che questi dati ed alcune considerazioni tecniche ad essi inerenti, mi sono stati forniti da un amico della montagna, il signor A. G.
BOBBIO PELLICE - COMBA DEI CARBONIERI
Borgate e case sparse site fra 1.900 e 1.200 m. s. m.
Dati sulla popolazione relativi all’anno 1920 ed all’anno 1953.
19 2 0 19 5 3
Denominazione Famiglie Petaone nomini validi Fam. Peri. Uomini vat
Bosco di Berna 1 4 2
Arbaud 7 37 15 5 16 4
Lautaret 2 8 3 2 6 1
Giraudin 5 42 13 3 8 2
Pietra del Cento 1 4 2 — — —
Romana 2 6 2 1 4 1
Raymond 12 60 22 6 24 9
Reynaud — — — 1 5 1
Carboneri 9 42 14 4 18 3
Bertin 2 10 2 1 2 —
' TOTALE 41 223 75 23 83 21
Oh! le statìstiche! Chi non ha avuto qualche facezia su di esse? Eppure, esse dicono sempre qualche cosa. Per es., nel nostro caso, senza voler trarre arbitrarie illazioni, non si può chiuder gli occhi davanti ad alcuni fatti troppo eloquenti.
1") Il fatto nudo e crudo che nel 1920, in tutta la zona in esame, vivevano 41 famiglie contro le 23 di oggi.
2") Nel 1920, 41 famiglie avevano un totale di 223 componenti : una
media approssimativa per ogni nucleo familiare di 5 componenti; oggi sono 23 famiglie con un totale di 83 componenti : ulta media approssimativa
per ogni nucleo familiare di 3 componenti.
3") Il rapporto : nucleo familiare - uomini validi : nel 1920, una media approssimiitiva di 2 uomini validi per nucleo familiare; nel 1953 appena uno!
Osservazioni? Il lettore intelligente le trarrà da sè, poiché è evidente
in. 3) che andiamo verso un progressivo ed ineluttabile spopolamento della zona. Ed è altrettanto evidente (n. 2) che ii patrimonio familiare non basta più per perpiettere « il lusso » (? !) di una famiglia numerosa. Poiché il
patrimonio farniliare (il bosco) non è inesauribile, e l’emigrazione stagionale è diventata un mito, e non si riesce per carenza di interventi governativi e mancanza di spirito di solidarietà dei singoli a costituire delle cooperative, (si arriva perfino ad ignorare l’esistenza di una preziosa cooperativa agricola in Torre Pellice!), la gente se ne va.
Se, per quanto esposto fin ora, si può dire : Ma cosa c’entra la Chiesa
(e l'Eco!) in tutto questo, ora, per quel che segue, la Chiesa c’entra. Perchè la gente se ne va; ma dove va? Nel caso di Bobbio Pellice si può dire :
Vanno a Luserna San Giovanni; quindi non sorge alcun problema ecclesiastico. Così pare si possa dire anche a Pomaretto, dove il o centro » accoglie famiglie che abbandonano i quartieri alti. Ma... cifre alla mano: sappiamo esattamente dove vanno tutti quelli che se ne vanno?
Perchè purtroppo accade che, ogni tanto, qualche pastore ’’scopre”
una famiglia immigrata, che nessuno gli aveva segnalato, nella sua parrocchia. Ora finché questo si verifica nelle nostre Valli, pazienza. Ma quando
la gente se ne va « in città », la cosa è grave, perchè ci tocca sempre di assistere allo stésso penoso spettacolo: il prete rionale è sempre informato
prima del pastore; ed i bambini sono sempre circondati di particolare attenzione : vanno a scuola con insegnanti cattolici, con compagni cattolici e
dimenticano sèmpre di dire che sono valdesi; i genitori non hanno nessun
interesse particolare a distinguersi dalla massa; quindi niente Scuola Domenicale (è tanto lontana!) e niente catechismo. Ma questo è ancora un
altro discorso.
Che la gente parta dai nostri monti, è un fatto certo; dove va? Quali
sono i suoi rapporti con la Chiesa?
, L. A. Vaimal.
lichiamo che la traduzione non basta; la rappresentazione di tali drammi, anche privatamente, è sottoposta alla osservanza di determinate
norme; quanti di questi drammi sono in regola con le vigenti norme di
legge? Accade spesso che si danno
esortazioni savie ai giovani, ma poi,
all’atto pratico, ognuno si deve « arrangiare » come può!
Mi pare inoltre che la visione che
ha prospettato il pastore G. Bertinatti non tenga abbastanza conto anche di un’altra realtà: l’attività delle nostre filodrammatiche ha pure
una funzione ricreativa e culturale.
Una commedia divertente, una pagina di Goldoni rientrano anche, mi
pare, nell’attività delle nostre filodrammatiche. Divertente: c’è modo
di divertirsi e di divertire; e ritengo che quando una nostra filodrammatica recita una garbata commedia
moderna, .essa non viene meno alle
sue càrattèristi'èhe cosi felicemeiite
definite dal pastore Bertinatti, anzi,
essa dimostra, anche in questo campo, che ci si può divertire, senza cadere nel triviale o peggio.
Concordo pienamente col signor
Bertinatti sul carattere religioso del
XVII Febbraio, ma per quanto si riferisce alla produzione storico-religiosa, cui egli allude, essa è veramente molto scarsa e tutt’altro che
efficace. Quando penso a certi drammi di cosidetta storia valdese che anno dopo anno vengono coscienziosamente rispolverati per l’occasione,
mi viene in mente una frase di un
componimento di uno seolaro. Il tema era: Le bugie hanno le gambe
corte. E lui scrisse a conclusione:
« ...E allora mio padre mi fece una
specie di predica e mi mandò a letto dove mi addormentai subito ».
Oh! maravigliosa potenza di una
certa specie di prediche!
A rischio di scandalizzare qualche
lettore, mi domando se è proprio necessario che, per essere in armonia
col XVII febbraio, il dramma debba
essere storico-religioso, con il suo solito prete e il non meno solito inquisitore ecc. ecc. Qualcosa che faccia
riflettere: ecco quel che dovrebbe
bastare.
Un ultimo rilievo. E’ veramente
persuaso il pastore Bertinatti che
una « buona farsa, brillante e divertente » armonizzi perfettamente con
un « dramma valdese » e gli inni religiosi, nella stessa serata?
Nell’attesa di nuovi drammi e di
nuove traduzioni, da tutti auspicati,
incoraggiamo le nostre filodrammatiche a darci ancora altre felici interpretazioni.
Un dilettante
<muiiiinniinuiii)miiiiimtii!iiiiMtiniiiiii»>iiiimiii|imiiiiiM
miiiiitiimmiiMiimiMKiiii'
L’Evangelo non è nè l’ascetismo,
nè la mutilazione. Gesù non ha detto: « Quando sarai invitato ad un
banchetto, non ci andare ». Egli dice: « Non ti sedere al tavolo d’onore ».
* *
Il santo molto spesso sopprimerebbe volentieri tutto ciò che è inutile,
cominciando dalla bellezza. Eppure
Dio ha sparso fiori, profumi, colori
dovunque, anché in fondo al mare
ove »ono perfettamente inutili.
3
L’ECO DELLE TÀIU Yiâ^lSI
— S
UN VAUDOIS EN RUSSIE
L’émigration individuelle, chez
les Vandois, n’avait pas attendu les
lettres patentes de l’année 1848 pour
se manifester: soit en direction de
la France, de la Suisse, des PaysBas, et ailleurs encore. Depuis tous
les temps on peut dire que les jeunes qui le pouvaient n’hésitaient pas
à laisser leur pays surpeuplé,'leurs
montagnes stériles, la famille-prèsque toujours très nombreuse, pour
se rendre sporadiquement à l’étranger, s’ils y avaient trouvé un emploi, un travail, une occupation leur
laissant espérer une vie plus aisée,
plus facile, plus humaine.
Un intéressant exemple à ce propos nous est donné par un jeune
vaudois né dans le Presbytère de
Pramol, où son père était alors pasteur et père d’une nombreuse famille. Le jeune vaudois qui se rendit
en Russie vers la moitié du siècle
passé, s’appelait Charles Vinçon.
Son voyage
Parti de Gênes le 17 avril 1844,
il avait eu, jusqu’à Constantinople,
une traversée longue et mouvementée, à cause des tempêtes et des
vents contraires que le navire avait
rencontrés. Depuis cette ville, malgré que le trajet jusqu’à Odessa eût
été plus orageux encore, le jeune
voyageur avait été moins incommodé par le mal de mer et il avait pu
(c voir avec calme et confiance le
combat majestueux que se livraient
les vents et la mer », qui réduisirent
à mal parti le vaisseau sur lequel il
voyageait, puisque le navire arriva
à destination avec une seule voile.
« Je ne comprends pas, avait écrit
Ciiarles à son père, comment la plupart des marins sont impies ou n’ont
pas plus de religion que leurs vaisseaux; car rien n’est plus propre à
rappeler la divinité et sa puissance
que la vue de la mer agitée, le firmament sur nos têtes, à nos pieds
une mer sans fond et le tout sans
limites: quelles merveilles »!
A Odessa, les fonds du jeune homme baissaient avec une rapidité inquiétante et ü ne pouvait obtenir la
permission de faire un examen pour
obtenir son diplome d’instituteur
dans l’Europe russe. Un colonel lui
obtint cette permisión, comme une
grande faveur, et le morceau de papier lui fut délivré.
Muni de cette pièce « sine qua
non » et de 600 roubles que lui fit
compter son colonel en anticipation
de ses honoraires, Charles Vinçon
partit immédiatement pour le domicile de celui-ci, dans le gouvernemenl de Cherson, où il se trouve
depuis le I décembre 1844 comme
instituteur, pour enseigner le français et l’anglais: avec un appointemem de 1800 roubles, fourni de
tout, les habillements excepté.
Charles avait trouvé chez le colonel russe deux autres instituteurs:
un allemand et un russe. Mais cés
deux ensemble ne recevaient, pour
appointement, que la moitié de celui de Charles. C’était son anglais
qui lui avait valu la place qu’il occupait: car c’était la langue à la
mode en Russie.
Connaissances à Odessa
Dans une lettre écrite par M. Vinçon à M. Menoud, prof, de mathématique à Lausanne, pour le mettre
au courant de la situation de son
fils Charles, auquel s’intéressait
ticulièrement le professeur helvétique, nous rencontrons les noms de
quelques amis suisses que le jeune
Vinçon avait laissé à Odessa: parmi
lesquels M. Lobstein, « un pasteur
extrêmement pieux et zélé, qui m a
donné de bons conseils »; et la lettre ajoute de bien vouloir remercier
les personnes qui l’avaient recommandé. Parmi celles-ci, il y avait
M. et M.me Alexandre Vinet; et il
« parait que leurs lettres, adressée
au pasteur Lobstein une, à une princesse russe l’autre, ont été d’une
grande utilité à Charles qui, si le
Seigneur lui en fait la grâce, ne se
rendra pas indigne des bons offices
dont il a été l’objet ».
A Odessa, Charles Vinçon avait
été très bien reçu par les Suisses ^qui
s’y trouvaient alors. Il avait même
eu l’honneur d’être invité à dîner
chez un Mr. Shedocaver, personne
de grande considération, et chez
M.me la princesse Dolgoronki, à la
quelle il avait été présenté par une
-• lettre de M.me Vinet, de Lausanne.
En juillet 1848, Charles fut atteint par le choléra asiatique: il ne
succomba pas au terrible fléau et
put continuer son travail d’instituteur auprès du fils de son ancien
maître, dans 1’ entretemps général.
A la fin de l’année suivante, 1849,
il change cependant de famille et
eut un élève bien meilleur ique celui qu’il avait eu pendant quatre
ans, et avec une seule heure d’anglais par jour, comme leçon.
Malheureusement, nous ignorons
si le jeune Charles, après ces cinq
années de séjour en Russie, s’y arrêta encore pendant longtemps avant de rentrer dans sa patrie. La
correspondance de son père n’en
donne pas d’autres détails. Nous le
laisserons donc dans les régions méridionales de la Russie, en regrettant de ne pas en savoir davantage
sur son séjour et sur ses expériences
d’instituteur à 1’ étranger, et nous
terminerons cét article en jetant un
rapide coup d’oeil dans la famille
du pasteur de Pramol, dont il était
un des fils aînés.
La famille Vinçon
En 1844, le pasteur Jacques Vinçon, qui avait épousé une suisse, (il
ne faut pas l’oublier), avait sa nombreuse famille en partie dispersée
déjà: Louis, le premier-né, était en
Egypte depuis 1842; Charles en Russie; Fanny s’était elle-aussi rendue
à l’étranger, d’abord en Pologne et
ensuite en Russie; trois autres, c’està-dire Renée, Marie et David étaient
à la Tour, au Pensionnat et au Collège; les quatre plus jeunes restaient
à Pramol: deux garçons et deux filles: Louise, Henri, Daniel et Pauline.
Jacques Vinçon, qui avait été pasteur très apprécié et aimé à Pramol
pendant 33 années consécutives et
qui avait été pendant six ans membre de la Table, comme Modérateur Adjoint, avait trouvé de généreux. amis -anglais, qui , l’aidèrent
considérablement pour les études de
sa nombreuse famille. Ainsi Charles fut aidé d’une façon spéciale par
le Rév. Gilly et le général Beckwith,
les deux grands amis des Vaudois
du XIX siècle. David fut aidé dans
ses études, spécialement par le Rév.
Vesey, irlandais, et par le major
Greene qui continua, pendant de
nombreuses années (ainsi que sa fille) à maintenir aux études aussi Ma
rie, une des cinq filles de M. Vinçon.
Charles avait é^é en Angleterre
pour y étudier l’ai|i^ais et avait séjourné quelque tefiips à Durham,
chez Mr. Gilly lui4même: contre la
volonté duquel il é^it reparti et rentré à la maison pgtOTielle, le mois
de juillet 1841. Il f^ssa ensuite deux
années à la Tour ^ur y apprendre
le français et l’italfon, et ensuite se
rendit nouvellemeiA a Durham chez
un M. Johnson, arbres duquel il avait déjà séjourné |pendant un certain temps, pour y'Wrfectionner son
anglais qui devait Ipi permettre de
prendre son élan #our 1’ étranger
avec plus de convince et plus de
chance de bonne reussite.
K ' T. G. P.
......mil.. uin.M.iniimii.lo
(Von troppe lacriitte! diceva Platone. Badate che quelto capolavoro di
serenità ellenica, n^ diventi il motto del vostro egoismo pietista, il peggiore degli egoismi.
,FOI ET VIE Janvier-Février 1954).
Da notare in questo numero due
articoli di particolare interesse; Les
origines liturgiques du culte réforme
de langue française, di Bernard Morel. E’ uno studio accurato condotto
sul piano storico, che getta una luce
singolare sull’ordine generale del culto riformato e di particolare interesse per quanti cercano di partecipare
sempre più intimamente alla celerazione del culto stesso. Ci permettiamo di dare qpii le conclusioni di
questo studio: Notre culte réformé,
dans la mesure où:
1) il est l’héritier de la piété médiévale, est empreint d’une sévérité
dominée par la préoccupation du péché;
2) il a été influencé par la Rentassance, a pris un caractère assez intellectuel et abstrait;
3) il a renoncé au banquet eucaristique traditionnel, s’est dépouillé de
la joie exultante qui animait les assemblées de l’Eglise ancienne.
Nello stesso numero della stessa rivista Robert Will consacra uno studio, che potrà essere opportimamente
meditato da qiumti sentono la serietà della c sìtuation cultique du
protestantisme », al «c prestige de la
Mess0 »: un’analisi serena ed eqnìRbrata di un fenomeno che si avverte
anche in certe tendenze di rinnovamento e cosidetto arricchimento liturgico, in seno alla nostra Chiesa.
Novità
-■ Hélàtte Kocher
MAMMINA, MI AMI?
L. 350
Penna Nera
LE VACANZE DI MEZZAURA
L. 350
Edina Ribet
C’E’ UNA VOCE
NELLA MIA VALLE
L. 500
Imminente
Nelly Donini Buffa
COSERELLO
Premio Claudiana 1953
L. 350
Ordinazioni alla Libreria Claudiana
Torre Pollice (Torino)’
c.c.p. 2-17557
casa: VALDESE DELLE DIACONESSE
E’ risNfufo che prepara al minisleró di diaconessa le giovani desiderose di consacrare la loro vi fa al
servizio di Dio è del prossimo, come:
- Infermiere diplomale
- Personale di servizio negli Isliluli Evangelici:
- Direllrici di Isliluli per vecchi
- Direllrici di Orfanolrofl
- Assislenli di Chiesa
- Insegnanli elemenlari
La Casa delle diaconesse provvede anche a inviare alla Facolfà di
Teologia le giovani idonee agli sfu
di' di Pa'sló'fì* '
f
Richiedere Informazioni alla Casa
delle Diaconesse - Torre Pellice.
Giovane crisìiana! Questo e un appello per te, se nel tuo cuore arde il
desiderio di Una vita completa, luminosa
al servigio del tuo Signore Gesù Cristo!
inimiiimiiiiiiinininiiim[iminiiiniiiiiiininimmiiiuii)iiiiitiiiiiiiiiiiniiiiiii[iiiiiiiniiiiiriiniiiuniinuiiimmu'ti
Hi.iHtiiititiiiitmimiimHii
iiiitiiitmiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiuiiiiiiiniiiiiiiiii
Le Scuole Domenicali
Caro sig. Direttore,
ho letto su uno degli ultimi numeri de « L’Eco » un sunto di quanto si è detto sulle Scuole Domenicali alla Conferenza del II Distretto. La prego di pubblicare questa
<f rimostranza »... in tre punti:
1) Non è vero che non vi sia programma di lavoro; vi è, ed è stato
diffuso con circolare a stampa del
Past. Mario Sballi, segretario del C.
N.^Il programma prevede un periodo di cinque anni; ogni anno sarà
pubblicato un manuale per gli alunni (ed il primo è già uscito), un testo per i monitori (a partire dall’anno prossimo) ed una serie di foglietti (già in uso).
2) Circa le note esegetiche, è vero
che esse non sono molto abbondanti e nemmeno redatte in un linguaggio tecnico. Dobbiamo tener presente che vanno utilizzate da chiese rurali e spesso da monitori di scarsa
cultura, il che non è peccato. Inoltre, consideriamo come una vera iattura la moda del parlar difficile e
preferiamo il leggero fastidio di
qualche « doctor irrefragabilis » al
rischio di non esser compresi dai comuni mortali.
3) L’uso della autocritica ha assunto fra noi proporzioni tali da agire come minacciosa forza disgre
gatrice. Nulla va, e tutto è da rifare. Lei, signor direttore, li trova facilmente i collaboratori?... Io no!
Domando, mi raccomando, e ringrazio se ancora mi rispondono che non
possono. Tutti han da fare (altre cose), e chi fa qualcosa vuol dire che...
è un fannullone: addosso, allora! E
per finire questa forse non inutile
rimostranza: al suo paese, a Torre,
lo conoscono il materiale per le
Scuole Domenicali? oppure, trattandosi della capitale, son superiori?...
Termino ricordando che le mando la rivistina «. La Scuola Domenicale » perchè ne parli su l’Eco ; merita di più che le lagne di chi non
la conosce, merita un po’ di simpatia ed una mano di collaborazione.
¿on cordialità
L. Santini
Per le
Cifre che fanno riflettere
(Vedi pagina l.a)
li aH’interno, non sono fatti estranei
a questo avviamento verso le comunità religiose. Il fenomeno si verifica
tanto nel campo protestante quanto
in quello cattolico.
Secondo una recente statistica, il
numero delle persone iscritte nei registri di chiesa ammonta a 92.277.129.
1 Protestanti sono 54.229.953, i Cattolici romani 30,253.427, gli ortodossi 2.353.783. Nel complesso, i Protestanti rappresentano il 62 per cento
della cristianità negli Stati Uniti, senza contare i bambini; i cattolici romani il 35 per cento, le altre comunità il 3 per cento,
Sf * *
Nella Corea del Sud, durante tre
anni di guerra, un milione di civili
sono stati uccisi, 9 milioni persone
hanno dovuto essere, trasferite da un
luogo all’altro. Ci sono 300.000 vedove, 100.000 orfani, 500.000 focolari distrutti. La Chiesa evangelica ha
perso 500 pastori, 100 templi sono
stati distrutti. E non si conoscono le
statistiche delle perdite nella Corea
del Nord dove il Protestantesimo era
rappresentato specialmente dalle
Chiese Presbiteriane.
La guerra e le sofferenze non hanno spento la fede cristiana. Dovunque ci sono dei servizi religiosi, presso i rifugiati, i feriti, i prigionieri di
guerra. Su 233 orfanotrofi, il 70 per
cento sono amministrati da cristiani
e tutto il lavoro sociale è praticamente assunto da missioni e da fedeli.
L’Evangelo avanza nel mondo, ma
attraverso a quali lotte politiche, sociali, ecclesiastiche, che sono il segno del peccato umano! Più che mai
i cristiani di tutte le Chiese e di tutti
i popoR hanno bisogno di rientrare
in se stessi e di invocare, nei' loro
pensieri e nei loro atti, lo Spirito purificatore e vivificante del Cristo vero ed eterno.
«. r.
(Vedi pagina 2.a)
o, da noi; a certe pregevoli produzioni teatrali del dopoguerra,
L’Arca di giunco. Altro lavoro biblico. E’ la storia dell’abbandono
del piccolo Mosè alle acque del Nilo,
nel quadro della-sorda ribellione ebraica all’oppressione faraonica. Stile sostenuto, messa in scena facile. La
interpretazione singolare, data al gesto dei genitori del neonato, nascosto
alla furia omicida dei soldati del Re,
chiude il lavoro con un’ampia visione di umanità e di socialità, che il
Pidoux non ha trovato nelle scarne
pagine dell’Esodo, ma egli ha felicemente prospettato snUo sfondo del
popolo oppresso e umiliato.
Nicodemo. Di questo lavoro, che
l’autore sta ritoccando in questi
giorni per darne l’edizione definitiva, da cui prenderà le mosse la versione italiana, non occorre dire. E’
il dramma del Fariseo giunto a Gesù di notte, come è riferito in Giovanni ni.
Nè carne, nè sangue. Un atto solo.
E’ la storia deUa donna adultera perdonata da Gesù. Qui il Pidoux ha lavorato di fantasia. Ne è risultato un
lavoro che fa pensare alle opere di
Eschilo. Drammaticissimo, mostra
che il peccato ha, comunque, la sua
sanzione sulla terra (la donna muore, uccisa, nell’atto in cui si inserisce tra il marito e l’altro impegnati
in un mortale dissenso). Un fato cristiano? Forse.
Siamo grati al prof. Pidoux di aver acconsentito a che i suoi lavori
fossero voltati in italiano, per esser
rappresentati fra noi. E’ questo un
segno non esiguo di amicizia e di sti.
ma. Ne siano degne le nostre filodrammatiche! T. Balma
4
4 —
t*ECO DELLE VALLI VALDESI
Luserna S. Giovanni
Asilo ¿lei Vecchi. — Siamo grati agli amici che, in occasione delle feste di Natale e
Capodanno si sono ricordati dei nostri ricoverati, portando loro un affettuoso e molto apprezzato messaggio di solidarietà fraterna. Ricordiamo le visite della Missione
dei Fiori di Torre Pellice e di Torino; della sezione femminile dell’U.G.E. di Luserna San Giovanni, con una rappresentanza
delle cadette; anche il Giardino d’infanzia
di Luserna S. Giovanni ha portato un gioioso saluto ai nostri vecchietti. I canti, i messaggi, le poesie ed i doni di tutti questi amici non saranno cosi presto dimenticati.
L’Unione delle Madri della nostra parrocchia ha pure fatto una gradita visita, al cui
successo hanno anche contribuito le proiezioni quasi cinematografiche del pastore
R. Jahier. Il pastore G. Bertinatti ha presieduto un culto con celebrazione della Santa Cena il 26 dicembre.
La Direzione accusa ricevuta, con riconoscenza, dei seguenti doni;
Malanot Cesare L. 500 — Rivoira Luigi
500 — Benech Irene 600 — Fam. Faddeu
200 — Gaydou-Grill Paimira 200 — Poet
Giovanni 100 — Arnoulet Giuseppina 500
— Rouissa Giovanni 100 — Fam. Volpe 200
— Porcero Onorato 100 — Rostagno Alfredo 100 — Rostagno Edoardo 300 — N. N.
100 — Boulard Florentin 300 — Revel Ermanno 300 — Grand Luigi 400 — Rivoir
Maria e Giov. 500 — Vola Lina 500 — Allemandi Borthe 250 — Albarin Renato 200
—■ Fam. Malan 500 — Durand Fiocina 500
— Rostagno Paolo 250 — Doti. Pelizzaro
300 — Benech Gandini 300 — Fam. Danna
Ernesto 250 Bertin Rina 200 — Malanot
Gustavo 200 — Bounous Eugenio 1.000 ■—
Fam. Benech Giovanni 1.000 — Revel Giulio 2.000 — Legger Malvina 500 — Fam.
Gardiol 175 — Fam. Benech- Francesco 500
— Fam. Falcombello 100 — Mourglia Vittorio e Amelia 500 — Revel Stefano 500 —
Revel Samuele 150 — Tourn- Federico 200
— Ing. Vinay Guido 500 — Andreone Emma 200 — Richard Aldo e Bianca 700 —
Fam. Cangioli 400 — Frezet Giovanni 500
— Chiesa di Rorà 2.500 — Beux Rostan Irma 1.000 — Enrichetta e Lilìne Beux 1.000
— Alilo Roberto, in mem. dei cari genitori 1.000 — Alilo Roberto in mem. della
zia Costanza Fraschia 1.000 — G. Vaciago
2.000 — Malan Aline (per Natale) 5.000 —
Malan Aline, in mem. del suo caro Pietro
1.000 — Malan Daniele e Lina 500 *— Faririna Angelo ed Elma 2.000 — Bonnet Elena 1.000 — Malanot Maria 200 — Malan
Paolo 250 — Fam. Morel 200 — Fam. Grill
200 — Fam. Chauvie 200 — Fam. Odin 300
— Bounous Giorgetta 100 — Edy e Mafalda
300 — Rusco Giovanni 200 — Peyrot Emilia 400 — Olivè 50 — Stallè Samuele-Oreste 500 — Peyrot Franco e Roberto 200 —
StaUè Carlo (Ponte) 500 — Coì'sson Enzo
100 — Fam. Bertin 200 — Daniele e Bruna 200 :>— Charbonnier Elocidg. 100 —^ Fam.
Migliotti 200 — Bertin Lamy SO —Vola
Edmondo 200 — Albarin Arturo 250 — Revel Alberto 200 — Pons Irene 200 — Gay
Guido 200 — Fam. Fraschia-Mennier 500
— Andreon Enrico 500 — Parise Alfredo
200 — Martina Olga 100 — Malan Aldo 150
— Parise Alberto 1.000 — Rostagno Daniele 200 — Vottero Bounous Emma, in mem.
del marito 500 — Compagne di lavoro delle sorelle Bersandi in mem. del padre Bersandi Pietro 500 — Famiglie Bersandi-Giraudi e Buffa in mem. del loro caro papà
Bersandi Pietro 5.000.
La colletta dei doni in natura ha dato un
buon risultato; l’elenco dei donatori verrà
ptdiblicato nel rendiconto annuo.
rep.
Pomaretto
dere un giovane membro della nostra comunità, Maurino Enrico (Maurini di Pinasca), di anni 22, deceduto tragicamente
durante un’esercitazione a Udine dove prestava servizio militare. Egli stava per avere
il congedò e tornare a casa, ed è tornata
purtroppo solo la sua spòglia mòrtale che
giace óra nel cimiterò di Pinasca in attesa
del giòmò della Risurrezione.
A tutte queste famiglie provate dal lutto
ripetiamo l’espressione della nostra viva e
fraterna simpatia, ed invochiamo su di esse
le consolazioni del Signore.
Villasecca
Gli alberi di Natale organizzati dalle Insegnanti di Francese e di Bibbia nei diversi quartieri hanno rappresentato, nella settimana di Natale, una gioiosa parentesi
nella serie deUe riunioni quartierali che
ci riuniscono quindicinalmente nelle nove
scuolette della nostra Parrocchia per lo stu
dio e la meditazione di quel particolare
aspetto dell’Evangelo che ci viene presen
tato dalla nostra liturgia.
Gli abetini sono stati accesi neU’ordìne
Roccia, Bovile, Trussan, Albarea. La do
menica seguente nello storico tempio d
Villasecca la « festa » della Scuola Domeni
cale rimiiva i ragazzi da ogni dove con un
programma suo proprio e con le rappresen
tanze delle varie scuole di Bibbia e Fran
cese.
Molto lodevole è stato l’impegno dei
bimbi e notevoli le cure delle Insegnanti
nella preparazione di questi momenti di
gioia per piccoli e grandi. A tutti rinno
viamo il nostro ringraziamento.
Il Culto di Natale ha riunito la Comunità
in preghiera e lode intorno al mistero dell’amore di Dio e della « Parola fatta carne »
per noi. Occorre però che questo non ri
manga un giorno isolato nell’anno, ma che
ogni domenica ed ogni mattina siano per
noi Natale e Pasqua: accettazione della nostra salvezza nel nostro incontro col Figlio
di Dio.
Incoraggianti i culti di fine e di capo
d’anno. Ben riuscita la partecipazione della Corale.
Dopo il culto del 31 la gioventù si è riunita per aspettare assieme ed in letizia l’anno nuovo, facendo parecchi progetti di vario
genere e facendo subire un severo collaudo
al nuovo tavolo da ping-pong che ritorna
nel nostro locale dopo una assenza più che
decennale.
Il ripasso trimestrale della Scuola Domenicale ha messo in luce i vantaggi delle lezioni col flanellograf rispetto al metodo tradizionale: le domande collettive hanno avuto delle risposte veramente « corali » ed
anche i particolari dei racconti sono stati
ricordati benino. Avremmo solo bisogno
che non una, ma tre o quattro Scuole Domenicali potessero aprire i loro battenti nei
(piaetierì piò lontani perchè tutti ne potessero approfittare con regolarità.
La settimana del libro ha fruttato quasi il
triplo dell’anno passato.
Rodoretto
Battesimi. — E’ stato amministrato il
S. Battesimo a Rochon Ivano di Leone e di
Baret Irene (Vivian); Gallian Guido di Gustavo e di Amtma Rosa (Paleiset); Beux
Livio Michele di Remo e di Tron Giovanna (Inverso Pinasca); Micol Loredana di
Enrico e di Peyran Alba (Pomaretto).
Il Signore benedica questi bambini, ed
aiuti i loro familiari a mantenere fedelmente le promesse fatte davanti a Lui.
Matrimoni. — Sono stati celebrati i seguenti matrimoni: Long Arturo (Masselli)
con Gallian Olga Leontina (Paleiset); Pons
Aldo (Deirine) con Baret Ada (Faure); Micol Emilio (Pomaretto) con Rostagno Pierina (Fleccia).
Rinnoviamo a questi sposi i nostri vivissimi augmn di vera felicità che si ha sotto
10 sguardo e la guida di Dio.
Funerali. — Tra la fine di novembre ed
11 principio del nuovo anno vi sono stati
alcuni lutti nella Parrocchia: cinque volte
abbiamo preso la via del cimitero per accompagnarvi le spoglie mortali dei seguenti fratelli e sorelle nostri in fede:
Bernard Macldalena nata Bounous (Cartine di Pomaretto), di anni 82: conobbe nella sua vita telrena le ansietà e i dolori, ed
in questi ultimi mesi era paralizzata e sofferente; la morte è giunta come a liberarla
da tante prove.
Pure sofferente da parecchio tempo era il
nostro fratello Brunetto Augusto (Cascine
di Pinasca), di anni 78, deceduto pochi giorni or sono. Egli ha terminato la sua travagliata esistenza nella pace del Signore.
Dopo una vita interamente dedita alla famiglia ha terminato la sua giornata terrena
la nostra sorella Bernard Adele nata Pons
(Pomaretto), di anni 67. In questi ultimi
mesi il suo organismo fisico ormai logorato
era stato vinto dalla debolezza; ma essa sapeva che al di là della sua debolezza v’era
una forza che la sosteneva: la grazia del Si
Le mois de novembre particulièrement
beau permit à tous de rattraper le temps
perdu. Chacun s’empressa de rentrer sa
provision de bois pour l’hiver et l’on eu le
temps de prendre ses quartiers pour la mauvaise saison, tant l’automne fut magnifique.
Nos coeurs sont reconnaissants à Dieu pour
tant de bonté.
Comme d’habitude le premier dimanche
de novembre a marqué la reprise de nos
activités d’hiver. Un petit bulletin de paroisse est né et nous espérons qu’il pourra
assurer sa vie au sein de notre communauté. La semaine du livre a revêtu selon l’habitude son aspect particulier. Cette année
ce fut pendant les réunions de décembre que
les livres et publications de notre Claudiana
furent présentés à notre public. Son succès
a été satisfaisant. Du reste le directeur de
notre librairie Mr. le Pasteur Nisbet nous
a gratifié de sa présence avec un culte sur
la nécessité de la cultme chrétienne.
N’oublions pas notre gratitude envers le
pasteur De Robert et ses deux co-équipiers
qui nous ont laissé une profonde impression sur la nécessité d’évangéliser, suivant
ainsi l’ordre impératif du Christ. Les fêtes
de Noël, avec les quatre arbres des écoles
et le grand arbre de l’église, symbole de la
lumière, ont fait la joie de nos enfants.
Merci à notre corps enseignant pour tout
son dévouement, et aussi pour le trio qui
embellit notre culte de Noël par un choeur
fort bien exécuté.
Le samedi 26 et lundi 28 décembre nous
permirent d’avoir deux réunions sur la mission en Côte d’ivoire (A. O. F.). Nos amis
Mrs. Peter et Sprunger, candidats missionnaires présidèrent aussi le culte du 27 décembre. Non pensées et nos prières accompagnent ces jeunes dans le beau ministère
qui les attend.
Notre Consistoire a décidé de chanter en
italien le premier et le troisième dimanche
du mois. Que chacun se rappelle de prendre le psautier indiqué.
Villar Pellice
gnore.
Siamo stati profondamente colpiti dalla
improvvisa dipartenza d’un’altra sorella:
Bleynat Caterina ved. Lageard (Pomaretto), di anni 69. Persona di un’attività infaticabile, è stata rapita all’affetto dei suoi
cari senza dover passare attraverso a lunga
malattia o debolezza; ma salda in una fede
cristiana cosciente,, si sentiva pronta ad andare verso il Signore.
Ed abbiamo pure avuto il dolore di pcr
Durante il periodo natalizio il Signore ha
richiamato a sè alcuni nostri fratelli e sorelle.
Il 17 dicembre la sorella Caterina Gönnet in Geymet (Sarei) di anni 70, suocera
del fratello Roland, sindaco del Villar. Ai
funerali intervenne una vera folla di parenti ed amici e la Parola di Dio che aveva
confortato la Dipartita durante le sofferenze dell’ultima tappa, rivolse ancora ai convenuti i suoi appelli urgenti e solenni.
Il 23 dicembre il fratello Giuseppe Geymonat (Meynet) di anni 73, il quale durante le sofferenze di un’agonia durata vari
giorni, diede una ininterrotta e magnifica
testimonianza della sua fede. Era molto apprezzato e molto amato. L’accompagnamento funebre fu degno coronamento alla sua
carriera terrena.
11 21 gennaio, il fratello Pietro Nicolet
Geme di Maòssa, di anni 78, morto in solitudine come da molti anni viveva per sua
volontà. Al funerale, j fratelli del vicinato.
Ne abbiam tratto motivo per considerare i
doveri della comunità verso tanti fratelli
che a torto od a ragione vivono in solitudine come degli ereoaiti.
A Dio abbiamo domandato di concedere
le sue divine consolazioni là dove queste
dipartenze avevano recato il lutto e il pianto della separazione.
Le solennità. 11 tempo natalizio quest’anno è passato più veloce che mai. Attività
numerose e felici favorite dal fervore degli
spiriti e dalla clemenza del tempo. Impossibile passarle tutte in rassegna; sarà difficile anche a Vegliate, il bollettino parrocchiale, di riassumerlé adeguatamente. Riassumiamo tutto dicendo ch’è stato un tempo
veramente benedetto da Dio e di cui gli
serbiamo profonda riconoscenza.
Avvenimenti notevoli. 13 dicembre. La
nostra comunità riceve la visita dell’Ing. J.
G. Dollfus della soe. Crumière e membro
militante della Chiesa Riformata di Francia. Dopo un breve eolloquio nella sala del
Concistoro in cui il diacono St. Cairus offre all’ospite un distintivo valdese e il diac.
G. Baridou gli esprime i sentimenti del
Concistoro per quanto egli fa per la nostra
comunità, ha luogo il culto nel tempio e
vi partecipa pure attivamente l’Ospite che,
salito in pulpito pronunzia un fervido e
ascoltatissimo discorso.
Dopo il culto ha luogo un’agape dei responsabili nella Sale delle Attività e vi
partecipa pure il sig: Dollfus la cui fraterna
affabilità lascia in tutti i presenti una felice impressione. In Cristo Gesù siamo tutti
e siamo veramente fratelli! Particolarmente
care restano nel nostro cuore le nobili parole di apprezzamento e di affetto del sig.
Dollfus per la nostra Chiesa Valdese.
20 dicembre. Nel pomeriggio e nella Sala
delle Attività. Non trattasi di una cerimonia religiosa ma lo spirito è lo stesso. Presenti le autorità scolastiche, civili, religiose e di P. S., nonché un vasto stuolo di
insegnanti della Valle, viene effettuata la
consegna della medaglia d’oro alla insegnante sig.na Paolina Bonnet per i suoi 40 anni
di insegnamento. Rarlano successivamente
il Vice-Sindaco sig. Enrico Bouissa, la direttrice didattica di Torre Pellice sig.ra Ferrando, la sig.ra ins. Clementina Bouissa a
nome dei colleghi, fl m.o Paolo Frache a
nome degli ex alunni, il sac. D. Roll ed il
Pastore E. Geymet. A tutti risponde con
parola commossa e ricca di esperienza e di
affetto la festeggiata,, pronunziando una felice allocuzione. Quindi fiori, rinfreschi, paste, doni, strette di mano, parole di gratitudine a tutt’andare.
E tutto è stato volutamente contenuto nei
limiti più angusti possibili perchè questa
festa non ha voluto^ essere un commiato
all’amata e tanto ap^fezzata Insegnante che
tutti si augurano p«j^sa ancor continuare il
suo lavoro per mollo tempo. Se un giorno
si dovrà proprio prènder commiato per davvero, allora sarà un’altra cosa ed i Villaresi si alzeranno come un sol uomo per ringraziare la cara maestra che ha saputo fare
della sua scuola uno strumento per servire
il Signore ed i fratelli.
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Il 9 Novembre jii spegneva a Villasecca
Superiore, dopo uka infermità durata molti anni
Baret Severina ved. Tron
Ne danno l’annunzio il figlio Prof. Enrico; il figlio Levi è famiglia; la figlia Lidia
in Tron e famiglia.
« Entra, anima mia, nel riposo del
tuo Signore ».
Martedì 12 Genn. 1954 si svolsero i funerali, di
Rostan Francesco Emilio
deceduto a Torre Pellice.
La famiglia afflitta ringrazia tutti coloro
che presero parte al suo dolore.
Pomaretto, Masselli, li 12-1-54.
La famiglia di
Direzione e Redazione: Pasl. Frmanno
Rostan - Via dei Mille 1 - Pinerolo •
Telef. 2009.
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di Pinerolo, con decreto del 27XI-1950.
Tipografia Subalpina S. i. A.
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esprime la sua riconoscenza alle suore dell’Ospedale Valdese di Pomaretto e al doti.
Quattrini per le amorevoli cure, ai sigg.ri
Pastori per l’assistenza spirituale, a coloro
che hanno visitato l’Estinta durante la sua
lunga malattia ed a quanti sono stati larghi
di aiuto e di attestati di simpatia.
Pomaretto, 20-1-1954.
GUGUELÌninO
Concess. RADIO MINERVA
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Via Roma 8
S. GERMANO CHISONE
Via Prà grò, 6
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