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LA BÜOMA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PRUZZO D’ANS0CÌ.4ZI0.\'E:
(i domicilio)
Torino, per un anno L. 6,00 L.7,00
— per sei mesi » 4,00 » 4,50
Per le provincie e l’eslero franco sino
ai contini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, " o,20
A>i;0eOovt!ì Si iv àyiitn
SfjjuenJo la verità nella carila
Eks. IV. -15.
La Direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino. casa Bellora, a capo del Viale
del Be, N^ia, piano 3".
Leassuciazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e da GLVCOMO BIAVA
via della Provvidenza N° 8.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
1 Confessori di G. C. in Italia nel secolo XVI. Aonio Paleario L — Critica degli E*angeli di A. Bianchi-Giovini. — Il papato ed il cattolico. — Lettera intorno allo
spìrito religiosa in Italia, V. — Società per le donne di servizio evangeliche. —
Ifotizie religiose. — Cronachetta politica.
I CONFESSORI »1 G. C. IX ITALIA ?ÌEl SECOIO XVI
Aonio Paleario.
I.
La rabbia de’ truci inquisitori d i
Roma, nel secolo XVI, tolse aU’Italla
il fiore della virtù, della dottrina e
della civiltà nazioDale; poeti, filologi,
scieniiati, cavalieri, ornamento e decoro di quei lempi, caddero indistintamente sotto ai colpi della intolleranza romana. Fra le quali vittime
illustri occupa a buon diritto un posto onorevole il celebre e sventurato
Aonio Paleario.
Nacque, verso il l.oOO, a Verdi,
campagna di Roma. Ebbe a maestri
uomini sommi, e fin dalla prima giovinezza fu molto stimato per leltere e
scienze. Il suo non comune ingegno
e la gentilezza dell’animò gli procacciarono , in breve tempo, l’amicizia
dei dotti e di altre persone, cui meglio
che toga o porpora, distingueva bontà
di cuore e coltura di mente. Furono
di lui amici i cardinali Sadoleto e
Polo, generalmente creduti inclinati
alle dottrine della Riforma.
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Passati alcuni anni a Roma, il Faleario si recò a Siena, dove tolse a
moglie donna bennata e gentile, che
10 fece padre di quattro figli, e verso
11 1534 dal senato di Siena fu nominato professore pubblico di lettere
greche e latine, e poscia lettore di filosofia. Egli fece studio sulla parola
di Dio e sulle opere de’ teologi di
Germania; talché, ricco di una istruzione eminentemente cristiana, fece
distinguere le sue lezioni di filosofia
morale da quelle degli altri professori, a causa dell’altezza e dell’ardire
de’ suoi concetti. I suoi discepoli vi
prendevano molto interesse e diletto,
ma coloro che erano attaccati alle
vecchie idee ne ebbero inquietudine
e sdegno , e la chiesa romana gli
tenne addosso di buon’ora gli occhi
del sospetto. Il cardinal Sadoleto lo
avvertì del pericolo che correva e
10 ammoni di dar luogo al tempo,
0 almeno di celare i suoi sentimenti
sotto uu linguaggio più cauto. Ma
tali consigli ebbero poco elfetto sull’animo vivo e zelante di Paleario,
11 quale continuò ad annunziare le
sue opinioni con maggior libertà. La
franchezza colla quale egli criticava
1 falsi dotti e i sedicenti religiosi ,
gli attirò r odio di questa ipocrita
gente , che non suole mai andare
per lo sottile nella scelta dei mezzi
allorché si tratti di rovinare gli av
versari. Fu allora che la sua vita
privata fu rigorosamente sorvegliata,
ogni sua parola, ogni azione messa
a calcolo ; si cercava 1’ occasione c
il pretesto di muovergli contro una
accusa di eresia. Or avendo il Paleario tacciato d’ipocrisia un tale
ecclesiastico il quale , tutto assiduo
in prostrarsi davanti alla reliquia di
un santo, era poi trascuratissimo nel
pagare 1 suoi debiti , per questo egli tosto fu tacciato come empio e
dispregiatore dei santi. In una delle
sue lettere narra di un fatto il quale
ci prova la persecuzione cui era soggetto. « Colta, dice egli, assicura
che se mi si lascia in vita, non vi
resterà più vestigio di religione nella
ciltà! E perchè? Perchè, domandato
uu giorno qual fosse la prima cosa,
in cui gli uomini dovessero rinvenire la loro salvezza,*Ìo risposi: Cristo ; domandato poi qual fosse la
seconda, io risposi: Cristo; quale la
terza, ed io sempre risposi ; Cristo. »
Le accuse contro di lui furono
poi spinte all’ estremo per la pubblicazione del suo tratlato sul Benefi:;io della morte di Crislo, pubblicalo nel 1543. L’incontro che
ottenne, 1’ avidità e il piacere col
quale fu letto, per essere scritto in
buono italiano, accrebbe l’ira e il
veleno ne’ suoi oppositori. Ottone
Melio Colta, .sopra nominato, fu il
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nemico suo più acerrimo, e cou lui
trecento si unirono a’ daoni di Paleario. Per la qual cosa a rendere
pifi cerla la sua condanna, dodici
di essi furono scelti a testimoniare
coniro di lui. In conseguenza di ciò
egli dovette difendersi innanzi al senato di Siena, e lo fece con si buone
ragioni, da riportarne viltoria. « Vi
sono alcuni censori, egli dice, che
sono dispiacenti allorquando noi diamo
le più alte lodi all’autore della nostra
salvezza, Crislo, il re di tutte le nazioni e di tutli i popoli: perciocché
10 ho scrilto in lingua toscana, per
dimostrare quanti grandi beneüzii derivano al genere umano dalla sua
morte, fu fatta un’accusa criminale
contro di me. Egli è possibile di proferire 0 immaginar cosa alcuna più
vergognosa? io dissi che, dopo aver
Egli, in cui sta la divinità, versato il
sangue della sua vita cosi amorosamente per la nostra salvezza, noi non
dobbiamo dubitare del beneplacito
del cielo, ma riprometterci invece la
maggior tranquillità e la pace. Io affermai, coir appoggio di documenti
incontestabili deU’antichità, che coloro i quali rivolgonsi colle loro anime a Crislo crociQsso, si aiTulano
per mezzo d'Esso, per fede, a Colui
11 quale non può ingannare; son liberali da ogni sorla di mali e godono
del perdono di tutti i loro peccati.
Queste cose sembrarono cosi enormi,
così detestabili, così esecrabili a’ dodici, non so se io dovrò chiamar uomini 0 bestie feroci, che giudicarono
doversi l’autore mandare alle fiamme.
Se io debbo subire quesla punizione
per l’anzidetta testimonianza (imperciocché io la credo teslimonianza più
che libello), i senatori non possono
farmi cosa più grata. In tempi siccome questi, io nou penso che un
cristiano debba morir nel suo letto.
Il venire accusalo, l’essere gettato in
prigione, l’essere flagellalo, impiccato
pel collo, cucito in un sacco, esposto
aftstie feroci, è poca cosa; mi facciano pure arrostire, quantunque volle
la verilà venga alla luce per tal mia
morte. »
Poi rivolgendosi agli accusatori ,
mostra loro 1’insu.ssistenza della colpa
di cui l’accagionano per aver lui nutriti gli stessi sentimenti proclamati
da’riformatori Alemanni; difende questi ultimi energicamente contro gli
attacchi ingiusti e ridicoli, e contro
la taccia di empietà e d’eresia; esalta
la saggezza delle loro dottrine, la purità de’Ioro costumi; si dichiara loro
ammiratore, e in breve quadro espone
i benefizii resi dagli Alemanni alle
lettere, alle scienze, alle arli, alla civillà, al progresso e sopratlulto alla
religione, per aver messo in luce le sacre Scritture già sepolte nella dimenìi-
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canza per arte della curia romana.
La difesa di Paleario piena di ardire, di vivacità e di prudenza, pronunziata con tutto il sentimento e
l’entusiasmo della convinzione e della
fede, ornata di eloquenza non comune,
ricca di concetti i più santi e generosi, sgomentò, confuse i suoi accusatori, attraversò i loro pravi disegni,
distrusse le loro trame, e fece tale
impressione negli animi dei magistrali, che tulio affatto innocente e
libero il dichiararono. {Continua)
CRITICA DEGLI EVAÌVGELI
DI A. BIANCHI-GIOVINI
IV.
Mio caro fratello. — Lasciando oramai
ogni quistione secoadaria, imprendo a
trattare quella suU’autenlicità, ia quale il
sig. Giovini (lihro 1} nega, o almeno dubita sia bene assodata. Non ostante la
nostra slima per l’autore e il desiderio di
serbarla intatta in questa critica, che per
dovere gli facciamo, dobbiamo francamente confessare ch’e’tratta un punto
cosi importante con una leggerezza indegna di lui e d’ogni lettore che s'alzi un
po’ da quella superficialità ch’era in moda
nel secolo passato. Non fa ehe sfiorar la
materia, grave non solo a fronte de’principii religiosi, ma altresì per le conseguenze puramente storiche; chè in fine,
posta ia non autenticità degli Evangelii,
un autore così ingegnoso come il Giovini
HOT) avrebbe dovuto domandarea se stesso:
come mai è surta, è progredita ed ha invaso il mondo uua dottrina che manca
di base storica, di documenti e di testimonianze sincrone? Val forse la pena di
escludere un miracolo per ammetterne
un allro più meraviglioso ancora? E qui
mi ricordo di quel curioso, ma pur interessante libro, ìa credulità degl'increduli,
il cui titolo vale quanto un trattalo a mio
giudizio. Il Giovini non si è fatto guidare
bene o male, da quel che la storia tedesca chiama senso storico, senza di cui son
poche oramai le questioni filosofiche che
possono esser rettamente discusse. Con
una critica d’interrogazioni e di negazioni,
che trascura anche le prove interne dalle
quali la filosofia moderna ha saputo cavare argomenti incrollabili per l’autenticità 0 falsità di quasi tutli i libri deH'anticbità, e che non scende a discutere il
valore 'complessivo delle testimonianze
storiche e il pregio d’ognuna relativamente al secolo e alle circostanze in cui
fu fatta, si potrebbe negare l’autenticità
di tutti i libri del mondo, non esclusi
quelli pubblicati »’nostri tempi. A questa
stregua tutto s’abbatte con poche pagine,
ma bisognerebbe trovar letlori così baggei da non riuscir molto allettante di
scrivere appositamente un’opera, “ero
se badiamo alla risposta che ì’Armonia
ha fatto al Giovini sull' autenticità, ci
persuadiamo eh' egli, che è così diligente nell’erudizione, non poteva cadere
in tanta leggerezza se non perchè ha
pensato che ad oppositori di tal risma
poteva preparare solo poche e facili pagine. In un’altra edi?ione della sua Critica noi inviliamo il sig. Giovini a rispondere ai nostri argomenti che dichiariamo
solidi, non perchè inventati da noi, ma
perchè forman parte da 'più tempo già
dell’apologetica cristiana.
5
1.
Si dice che uno scrittore tratti leggermente una quistione nou tanto perchè
trasandi gli argomenti degli avversarli,
quanto perchè non curi le obbiezioni che
provengono da quelli che hanno avuto
10 stesso intento. Gl’iDcreduii da un secolo e mezzo a quesla parte abbondano,
e si farebbe un volume se si volessero
raccogliere le loro testimonianze a pro
dell’autenticità degli Evangelii; i più serii
l’hanno sempre ammessa. Le prove interne che si riassumono nella conformità
degli Evangelii co’Iuoghi e co’tempi, non
sono state opposte mai dall’incredulità,
esse formano un baluardo inoppugnabile.
Risponda l’incredulo a queste stupende
parole di Rousseau: « L’évangile a des
caracteres si parfaitement inimitables que
l’inventeur eu serait plus grand que le
héros » (Émile). E se si crede che presso
i filosofi del secolo passato la critica non
era avanzata di mollo, risponda agli argomenti de’moderni, tra i quali nominerò
F. Salvador, non credente, ebreo a quanto
penso, autore dell’opera Jésus-Christ et
sa Ductrine, pubblicata non sono molti
anni; il Salvador è uno di quegli avversari che ameremmo amici e di cui
non possiamo non lodare la sincerità. Ei
dice (prefaz.), che per giudicare il cristianesimo bisogna abbandonare ceííepAílospkie de>^potique et ratlleuse che porta
11 titolo oramai di volteriana ed abbracciarsi a una filosofìa pleme de convinctions
et de sentiments qui ne se trompe jamais
que de honne foi..... Ora nel Lib. II (in
trod.) quell’autore scrive queste notevoli
parole che vogliam riportare per mostrar
che l’Evangelo non è poi da combattersi
per mezzo di pagine scritte con rapidità
da giornale. « .....Le tradizioni di quatti tro Evangelii riconosciuti 'concordano
« con tutte le opere degli apostoli e colla
« moltitudine secondaria dei racconti apo« crifi per affermare d’accordo la sua esi« stenza fdi Gesù). Or qualunque idea si
« prenda in conclusione in riguardo a
« a quelle tradizioni, qualunque influenza
« si dia al pensiero sistematico che
Il vi ha presieduto, è impossibile dopo un
« esame attento di non adottarle net loro
« insieme per monumenti veri..,. Oltrac« ciò, potrebbesi convenevolmente attri« buire l’invenzione de’quadri evangelici
« ad altri che ad ebrei? A qualche genio
o deil’Oriente forse, o Platonici d’ Ales« sandria? Ma come credere che si
« dotti stranieri si fossero riuniti e suc« ceduti nell’ ombra per compiere un’
« opera dove la scienza presa nel senso
« che comunemente le si dà, non esercita
« punto un uffizio essenziale, un’opera
« destinata a dare un’alta importanza ad
« una piccola nazione eh’ era allora in
« balìa del più Infelice destino; un’Opera
(' infine nella quale il luogo della scena,
« l’eroe, le figure accessorie, tutto il ma« teriale appartengono a quella stessa na« zione, e dove ogni linea esige per esser
« compresa la rigorosa conoscenza della
« sua storia, delle sue leggi e de’suoi
« costumi antichi; delle località, de’pre« giudizii, della lingua, delle opinioui
" popolari, delle sette, del governo e
« delle diverse classi dei giudei esistenti
« alle epoche in cui gli avi'enimenti sono
« rapportali (lj.!*ecc.» Lo Strauss ha fatto
) 0 Lardncr ha indicalo un gran numero
« d’errori, in ciò che gli scrittori cristiani de'
« primi tro secoli ban dello delts Giudea dnrante
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sforzi inauditi di critica per abbattere
l’autenticità dsH’Evangelo e il Salvador
non ne accetta il sistema; ma comunque
sia il lavoro dello Strauss dovrebbe mostrare almeno che per imprendere un’
opera di distruzione bisogna scendere in
campo armalo di tutto punlo e con
quella sincerilii che spinse lo stesso
Strauss a far questa confessione nella
prefaxioDe alla 3a edizione del suo libro: « Col Commentario di De Welte
« e la vita di Gesù di Neander in mano,
«I ho ripigliato l’esame dei quarto Evann gelio e questo novello studio ha scosso
>t nel mio spirito il valore de’dubbii che
« avevo concepito contro quell’Evangelo
n e contro la credenza che merita.....»
2.
Veniamo ora noi. Parleremo in appresso delle testimonianze storiche, e per
ora vogliamo rispondere a questa dimanda; L’autenlicilà degli Evangelii in
riguardo all’epoca e ai loro autori come
uomini apostolici risulta dai loro caralteri
inlerni, di modo che que’ libri scoperti
p. e. in pieno secolo decimonono non
possa farsi a meno di ritenerli come
scritti nel primo secolo deU’èra nostra e
da due uomini determinali ? Una quistione sifTatta si divide in due, com’è
chiaro; e quindi parleremo prima delle
prove per l’epoca, e di quelle per gli
autori. Nou ci peritiamo di confessare
che seguiremo, talvolta anche a parola,
l’opera citala del sig. Talaguier, cbe in
breve speriamo di pubblicare tradotta ed
« il periodo, che il Nuovo Testaoi.^riproduce cou
« tanta fedeltà, cioè dalla nascila di tì. C. sino
w alla ruioa <li Gerusalemmu it. Talaquier) Au*
thent. dn N. T., pag. 84.
annotata in italiano, non permettendoci *
limiti di questo giornale di riportarne
tutti gli argomenti.
« Di tutti i libri che sono stati scritti,
« dice Michaèlis, il N. T. è quello dove
« l’impostura sarebbe stata il più agevoln niente scoperta. La scena d’azione che
« descrive abbraccia le più grandi città
« dell’impero romano; esso rinchiude al
• lusioni moltiplici alle opinioni e ai co« stumi de’Greci, de’ Komani, de’Giudei,
« ed entra particolarmente ne’ dettagli
« più minuziosi su quest’ultimo popolo.
« Se dunque, dopo le più severe investi« gazioni, questo libro si trova in per« fetlo accordo coll'isloria del primo se« colo, se tale accordo si mostra sera« preppiù mirabile a seconda che le ri« cerche divengono più estese e più pro« fonde, siam costretti a conchiudere che
« è dell’epoca dove lo si fissa e delle per
ii sone cui si attribuisce. Or bene ! Ecco
Il il risultamento, sempre più positivo,
« d’un esame di 18 secoli fatto, da' nen mici e dagli amici del cristianesimo».
— Esaminate la forma e la materia del
Nuovo Teslamento, lo stile, le idee, gli
usi, i discorsi, le transizioni, i personaggi
e troverete impronte ineffabili del periodo apostolico. Gli stessi difetti, come
li chiamano gl’increduli che pare vi siano,
quel greco misto d’ebraismi, il silenzio
su fatti posteriori, l’altaccamenlo alle illusioni e allo stile giudaico, tutto moslra
che una gran parte de’libri del N. T. se
non tutti sono stati scritli avanti la caduta dello stato religioso de’Giudei. Come
può credersi che scrillori dopo la distruzione di Gerusalemme ne avrebbero parlato nel modo come si trova predetto nei
sinotlrii? Cerio sarebbe stata più chiara-
7
mente espressa la predizione, se il racconto si faceva dopo ravvenimento. E
per entrare ne’ dettagli, riporteremo alcuni degli argomenti di Hug, abbracciati
da Valaguier.
Gli scriitori del N. T. mostrano una
conoscenza sì esatta e profonda del paese
e del secolo, che si è forzati di riconoscerli autori contemporanei di quel Cristo che il Giovini ammette almeno come
realmente esistilo. I/esame del metodo
d’insegnamento seguito da Gesù ci mena
allo .stes.so risultamenlo. Kgli parla a’Farisei, a’Sadducei, a’Samaritani, al popolo, ai discepoli, e tulto rivela quel
tempo, que’luoghi, quelle istituzioni e
que’ costumi. Le storie contemporanee
sono in perfetlo accordo co’ racconti dell’Evangelo. La domanda capziosa fatta a
Gesù sul tributo esalto da Cesare, suppone l'epoca precisa in cui viveva il Salvatore, più presto 0 più tardi non avrebbe
senso; il precetto dalo in Luca, .xii. B8 ricorda esallaniente la procedura del diritto
romano, de injuriis ecc. Questo miscuglio
di costumi e d’usi diversissimi, sebbene
riuniti nello stesso tempo e punto, s’irnpronla in una molliludine d'oggelli, riguarda quasi tutte le relazioni della vita,
e si trova esattamente corrispondere agli
scritli d’autori sincroni. Si esamini il N. T.
solto il punlo delle monete io corso, p. e.
con qual esattezza il loro uso non è in
rapporto colla posizione della Giudea a
quell’epoca! Le imposte anteriori alla dominazione dei Romani son valutate in
monete greche, cosi quella esalta per il
tempio, il SiSùxxuo-j (Malt. il, 2i) ; così
i doni pel tempio (Marco 12, 42; Luca
21, 2). Una somma pagata dal tesoro del
santuario è contata coll’antica moneta
nazionale (Malt. 26, IS). Ma ogui volta
ch'è quistione d'affuri civili, di compre, di
negozii,di salari non si adoperano che monete romane (Mail. 10, 29; 20, 2; Marco
14, S; Luca 12, C; Giov. 0, 7; 12, 5). Le
nuove imposte son valutate nella stessa
moneta (Matt. 22,19; Marco 12,13; Luca
10, 24 ecc.). Si potrebbe prolungare quest'esame a piacere, e mostrare che dati
religiosi, civili, politici, amministrativi,
geografici e numismatici presentano nell’insieme il colore storico di quel periodo.
Iliig ha dimostrato con argomenti di futto
l’impossibilità che degl’impostori si conformino esattamente a’ costumi, agli usi,
allo stato geografico e politico del secolo
nel quale vorrebbero persuadere che i
loro scritti han veduto la luce. Ei mostra come Quinto Curzio, Virgilio, Tito
Livio stessi son caduti in errori grossolani, quando han parlato di tempi anteriori. I nostri cronisti italiani ne sono anche un grand'esempio. Come non si tradisce l'autor della Vita di Apollonio di
Tiane che si pretende contemporaneo del
suo eroeE così altri. Ricordiamo, soggiunse Ilug, la posizione unica, iu cui si
trovava la Terra-Santa tra i rivolgimenti
religiosi, politici, geografici e morali che
precederono e seguirono immediatamente
quell'epoca, quando ripartita, e sempre
in modo nuovo, tra i procuratori romani,
gli Erodi e i governatori della Siria, la
Palestina passava dagli uni agli altri secondo il capriccio de’Cesari, sebben conservando qualche cosa delle sue leggi
proprie e de’suoi magistrati ordinarli;
quando, vedendo tulti i giorni qualcuna
delle sue citlà ricevere da’ suoi tiranni un
nome nuovo, o divenir vittima della loro
furia, ella perdeva rapidamente l’antica
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sua fisonomía, e sostituiva alla sua antica
topogralia una nuova che andava poscia
a riperdere. . . . Come mai un impostore un secolo dopo si sarebbe cacciato
fuori da questo dedalo, e avrebbe .saputo
ritrovare i nomi, le parole, la lingua,
i’autorità che corrispondevano precisamente alia cosa, al luogo, aH’istante di
cui doveva parlare?E ancheriescendovi,
come avrebbe potuto mantenere quello
stile facile, andante, sicmro del fatto suo
e cosi ingenuo come si trova negli Evangeli ? Non abbiam detto che pochissimo
sopra un soggetto si interessante; ma si
riscontrino Paley (Quadro delle pruove
del crisfianesimo), Tholuch (Saggio sulla
credibilità della sic/ria evangelica) e Hug
già citato, per riceverne sempreppiù l’impressione inoppugnabile che il Nuovo Testamento attesta da sè l’epoca sua.
Nella lettera successiva mostreremo
com’esso attesta anche i suoi autori.
LETTERE
13I10R1 ALLO SPIRITO RELIfilOSO
IN ITALIA.
LETTERA V.
L’antico spirito religioso e le idee della
costituzione politica, contribuirono a fondare la potenza ecclesiastica.
La Inveterata tendenza a fare della
religione uno stromento che servisse gli
interessi dell’aggregato sociale, o l’indifferenza con cui ella è riguardata dalia
maggior parte di coloro che hanno nome
di gente illuminata conlribuì a prolungare il dominio gerarchico.
Ma donde viene ella questa gerarchia ?
Dove -finisce la sua azione ? Quali sono
i suoi scopi? Chi ne assicura l'esistenza?
Non intendo già di tesservene Ustoria.
E che vi potrei io dire ? In tanta dissidenza di opinioni e di prove , dovrei
io dare la preferenza agli argomenti addotti dai cattolici, o dai protestanti, o
da altra Chiesa? Tutti provano di essere
i veri e legittimi successori e continuatori degli Apostoli. Conflitti deplorabili
e che nulla provano, poiché questa vera
continuazione non può essere provata che
dalia integrità in cbe fu conservata la
parola di Cristo, e dalla ragione che sola
può giudicare senza prevenzioni se quella
parola sia stala o no conservata da una
Chiesa la quale vi pretenda. Farmi cbe
fra tutte, la vostra abbia il vantaggio di
porsi da per se stessa fuori di tale questione spinosa ed inutile, dal momento
che essa professa l’intera libertà interiore dell’individuo, nè ricono.sce altro
fondamento alia dottrina che quello chc
le fu dato, ossia Cristo. Quando una dottrina ripete la sua conservazione dalla
schietta semplicità del cuore, e dal senso
ovvio della parola in cui senza cavillosi
soGsmi viene accettata, non si ha bisogno di discutere da chi essa sia tran’andata, da chi la si riceva, poiché col fatto
stesso si viene a farsi continuatori immediati del Cristo eterno che non conosce nè persone nè tempi. Voi non avete
bisogno di ricorrere agli inetti arlifieii
d’un Calembourg per provare da chi tenete l'autorità; perchè l’autorità per voi
è la sola verilà evangelica accolla nella
semplice spontaneità della msnte e del
cuore. Scusatemi la digressione.
La questione della gerarchia nel suo
sviluppo e nel successivo suo equilibramento può avere in queste lettere «n’u-
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tilità, in quanto mi giova indicare all’attenzione, per i’ impulso di quali necessità e di quali interessi ella siasi formata
e quale debba esserne Io spirito che ne
governa l’azione.
Ei non è clic per un falso giudizio
che si può far risalire la questione della
gerarchia ecclesiastica fino aH’incominciamento della società cristiana, nè ciò
può avvenire che quando si ha uno speciale interesse di svisare i fatti coll’appoggio di un testo alterato, onde comporre la storia a proprio vantaggio.
Non vi ha gerarchia che dove il potere
riunito in un capo supremo viene da esso
per una serie di funzionarli da lui legalmente investiti, fatto discendere fino
sul popolo alla gerarchia soggetto e da
essa governato. Dove questa serie di ordini ascendenti, e legati per uu rapporto
di dipendenza giuridica ad un capo, non
si rincontra, si può asserire non esistere
gerarchia nel senso accettato dalla pa-*"
rola. So che questa parola ricevette interpretazioni svariatissime dai teologi .ma che non hanno essi intorbidato ? In
tutte le questioni cui posero mano , il
risultato è sempre uno, il naufragio del
buon senso.
Egli è certo che le varie chiese del
mondo cristiano godevano in origine di
piena indipendenza , e le relazioni che
aveano istituite fra loro non nascevano
che dalla necessità di prestarsi un reciproco appoggio , non da un principio
di dipendenza , avvegnaché non conoscessero altro vincolo solidale che la carità e la fede. Se il numero cresciuto
dei credenti rese necessaria, più lardi,
r elezione di un individuo provato per
virtù e di popolare confidenza, il qual«
invigilasse le elezioni, i riti, l’amministrazione delle sacre cose, ciò nulla
prova riguardo alla gerarchia, poiché la
facoltà elettiva e sovrana non usciva dal
popolo e dal clero, il quale non si distingueva dal popolo ehe per essere più
specialmente addetto al ministero religioso. I capi stessi destinati a vegliare
sul mantenimento dell’ordine non erano
che primi in una associazione d’ eguali.
Il vero germe della gerarchia lo si
trova deposto nei sinodi provinciali, I
quali sospesero l’autorità legislativa delle
singole chiese, ed è da questo punto che
l’autorità episcopale si assodò non solo,
ma si allargò a spese delle originarie attribuzioni del popolo e del clero.
Allora incominciò quel seguito di usurpazioni che aprirono sì largo campo
alle ambizioni ed al desiderio di dominio. I prelati del terzo secolo cominciarono a proclamare l’autorità loro come
l’unica che scendesse da Dio, ad usare
l’impero, a dominare assoluti sulla loro
diocesi, serbando fra i pari soltanto quell’eguaglianza che dapprima era comune
a tutti i membri dell’ associazione cristiana. Ma r ambizione che avea cospirato a restringere le prime libertà non
si arrestò a mezzo corso. I concilii provinciali che si tenevano nella primavera
e nell’autunno erano incentivi d’invidia
a cagione delle gare di preminenza ; per
cui a togliere le occasioni di dissidio, e
a serbar l'ordine si conferì il diritto di
presiedere il concilio ai vescovi dello
principali citlà in cui il concilio si radunava.
Qui ricomincia l’opera di usurpazione
per parte di questi ambiziosi primati,
cbe invasero le attribuzioni episcopali,
10
e mirarono a dispogliameli per allargare
Ih propria possanza.
La genesi della potenza ecclesiastica
di Roma , è la stes.sa che quella delle
altre chiese metropolitane , nè ella può
altro vantare che la superiorità dei vantaggi che suirOccidente le assicurava la
grandezza della società e la venerazione
del nome.
La gerarchia si fi stabilita spegnendo
la libertà di coscienza e fondando il regno del privilegio.
La tendenia più spiegala di questa
società, è di separarsi dalla socielà laicale; e come una tale separazione non
l’aveva ottenuta che usurpando i diritti
di quella, conveniva eziandio che si organasse fuori di essa , e a .'pese della
medesima.
Una profonda linea di divisione separò
quindi innanzi le due socielà, nè il clero
fu più unito alla socielà civile che per
i soli rapporti di una autorità che non
permette di essere discussa, che fonda
il suo potere sulla ricchezza e sull’ammutimento comune.
Essa si creò il diritto, il quale costituisce il corpo delle libertà ecclesiastiche, le quali significano potestà nel sacerdozio di dominare per diritto divino,
ed obbedienza passiva e cieca della società laica, e dovere di concorrere a
mantenere colle proprie fatiche la repubblica ecclesiastica nel pieno e tranquillo godimento de’suoi privilegi.
Se in una lettera destinala ad un giornale religioso, qual è il vostro, io potessi
delinearvi io brevi parole le conseguenze
dell’esistenza di questa società ecclesiastica, e potessi alle considerazioni proprie sollanto del mio assunto, farne altre
succedere di ordine politico ed economico, vi chiarirei (cosa omai nota a tutti),
che essa riepiloga l’iliade delle nostre
sventure nazionali, e cospira a manteneroTw uno stato di povertà produttiva
e di generale prostrazione e decadenza.
Queslo particolare alteggiamenlo della
potestà ecclesiaslica , contribuì a complicare le questioni religiose con tutte
le questioni civili e politiche.
La religione era regolala ed amministrata dalla gerarchia, essa sola o il suo
capo n’era il giudice, il suo potere essa
lo teneva da Dio ; ma questo potere dipendeva dalla esistenza di questa gerarchia, essenzialmenle attaccata alla terra
e dalla integrità di quelle che essa domandava libertà ecclesiastiche. Indi la
lolla perpetua delle potestà ecclesiastiche coniro le potestà laiche, le pretese
sterminate di Roma, lo sconvolgimento
di società intere, le guerre omicide, le
perfide alleanze, e la religione fatta velo,
pretesto e stromento di pernicioso dominio.
Io vi diceva che il vecchio genio d’Italia spinse il potere ecclesiastico su
questa; via ma gli Italiani non avverlirono che la natura del Cristianesimo
essendo tale da continuare a separarsi
vieppiù dall'esterno e dal finito, dovea
terminare col porre la società ecclesiastica in una compiuta separazione dalla
laica, mutamento, che cambiava l’antico
postulato il quale non distingueva la religione dallo Stato, il sacerdote dal cittadino.
Essi ebbero il torto di non riconoscere
come gli effetti di uua tale inversione,
doveano tulli tornare a danno della socielà civile e produttiva. La nuova re-
11
ligione tendeva a separarsi dal mondo ;
la tradizione nazionale cospirava a trascinarla invece su queslo teatro dell’attività umana , e quando essa vi si fu
abbarbicata, definitivamente si accettò la
nuova posizione.
In Italia il dominio ecclesiastico fu
lungamente avversato e combattuto; oggidì pure esso è fatto segno agli odii
nazionali; ma esso è combaltuto e la sua
legittimità non è respinta che come potenza terrena, mentre ii suo diritto come
potenza religiosa è ammesso ed accettato
da popoli ft da governi, da giuristi e da
scriitori. Ma intanto il papa impera e
perpetua nella società civile I danni del
suo principato; poco gl’importa la guerra
de’sarcasmi, e poco temibile gli è quella
delle stesse armi , poiché lino a tanto
che sia riguardata come legittima l’esistenza della gerarchia, altreltanto di vila
gli è assicurato, ed egli per necessità di
tale premessa continuerà ad esser arbitro delle coscienze, a fare del cittadino
lo schiavo del credente, a mantenere la
società laica nella dipendenza della sua
autorità, che sostituisce alla obbedienza
libera del cielo, la sommessione servile
della terra.
IL PAPATO E IL CATTOLICO
Siamo costretti contro nostra volontà
a discendere sul terreno di una polemica religiosa alquanto delicata: ma il
Cattolica oi attacca, e noi siamo obbligati alla difesa. Noi avevamo espo.sto la
dottrina della Chiesa Romana intorno al
papa ; il Cattolico non ha potuto impugnare le nostre citazioni, ma in un arti
colo pieno delle solite ingiurie da
trivio, pretende dimostrare che la dottrina del Bellarmino intorno al papa è
quella stessa del protestante sig. Leo.
Veramente una tale asserzione sembra
un poco azzardala: paragonare un cardinale, un gesuita, un teologo cbe ha
scrilto espressamente contro i prote.stanti , ad un protestante, non poteva
osarlo che il CuttoUco. A provare la
sua asserzione nou nega già i passi da
noi citati del Rellarmino , ma ne cita
dogli altri che provano secondo lui tutto
il contrario. Ebbene , vogliamo essere
generosi col Caltolico nell’ammettere ciò
ch’egli dice: quale sarà però la conseguenza che dovrà trar.sene legittimamente ? Che il Bellarmino contraddice se
stesso; che secondo le occasioni ora
dice bianro, ora dice nero.
Ma a maggior edificazione del Cattolico vogliamo ancor noi citare (|ualche
passo del Bellarmino. Egli cita la prefazione della controversia seconda ove si
parla di Gesù Cristo; noi citeremo la prefazione della controversia terza, ove si
parla del papa. Ecco le parole del Bellarmino che traduciamo letteralmente :
« Di che si tratta allorché si tratta del
primato del papa? Lo dirò in una parola; si tratta della somma del Cristianesimo. Imperciocché la questione consiste nel sapere se la Chiesa debba essere
conservata, ovvero sciogliersi e cadere.
Di fatti la questione è di sapere se debba
togliersi il fondamento dall’ edificio, il
pastore dal gregge, l’imperatore dall’esercito, il sole dagli astri, la testa dal
corpo, e così lasciare cadere l’edificio,
disperdere 11 gregge, sciogliere 1’ esercito, oscurare gli astri , uccidere il
12
corpo». Sono queste le parole del Bellarmino per dimostrare cosa sia il papa
nella Chiesa Cattolica, cioè quello che
è il fondamento aU’edificio, il comandante all’esercito, il sole alle stelle, la
testa al corpo. Che si paragonino queste
parole del Bellarmino con quelle citate
dal Cattolico, e si vedrà da qual parte
sia la buona fede.
Prosiegue nella stessa prefazione a dimostrare che il passo d'Isaia c. xxviii.
16, che san Pietro stesso applica a Gesù
Cristo nella prima Lettera al cap. ii,
deve applicarsi al Papa; ecco le parole di questo teologo : « La sede di
Pietro dunque è la pietra eletta, principale, preziosa, saldissimo fondamento,
e questo lo è per noi; ma per i nostri
avversari gli eretici, è sasso d’intoppo,
è pietra di scandalo ».
Ma se il Cattolico vuol meglio edificarsi nella dottrina del Bellarmino intorno al papa, legga il c. xvii del libro
secondo dei Concilii, e così vedrà se è
vero, che secondo il Bellarmino', il papa
è almeno almeno quanto Gesù Cristo :
ecco le sue parole; « Tutti i nomi che
nelle Scritture si attribuiscono a Cristo,
dai quali consta esso essere sopra la
Chiesa, si attribuiscono tutti al pontefice », e prosiegue a dire, che come
Cristo è il padre di famiglia, come
Cristo è il pastore, come Cristo è il capo
e lo sposo della Chiesa, così lo è egualmente il papa. Nel libro secondo, del
R. P. c. 31, dice così: « 11 papa è padre
dei padri, pontefice de’ cristiani, sommo
sacerdote, principe dei sacerdoti, vicario
di Cristo, capo del corpo della Chiesa,
fondamento della Chiesa, pastore del
gregge del Signore, padre e dottore di
tutti i fedeli, rettore della casa di Dio,
custode della vigna di Dio, sposo della
Chiesa, presidente della sede apostolica,
vescovo universale !). Non siamo noi che
inventiamo tali cose, ma i grandi teologi della Chiesa romana le insegnano.
Per quello ehe riguarda il Bellarmino
eonchiuderemo colle stesse parole del
Cattolico. Sciagurati! ne appellavano al
Bellarmino, e il Bellarmino é tutto contro
di loro. Han dato fuoco alta bomba, e
non è sortito che fumo. Invece d’ appiccare l'incendio al campo nemico, é scoppiato in mano agli assalitori, e mostrandoli bugiardi e calunniatori di professione ha spezzato per sempre e al cospetto
di lutto il mondo ogni loro argomento
di offesa. Sono i complimenti che voi
ci dirigete , o reverendi del Cattolico,
e che noi con maggiore ragione rimandiamo al vostro indirizzo.
E poiché ci avete chiamati in questa
polemica, soffrite ancora alcune poche
citazioni per parte nostra. L’armonia ci
dice che la voce del dritto canonico,
è voce della Chiesa; se é così sentite dundunque ciò che la vosira Chiesa dice nel
vostro diritto canonico. Leggete nelle
decretali di papa Gregorio ix, edizione
di Torino 1621, Ibi. 1, De translatione
episcopi, tit. 9. « Imperciocché non un
uomo, ma Iddio separa coloro che scioglie
il pontefice romano il quale non fa le veci
di un puro uomo in terra, ma di un
vero Dio____quindi si dice che egli ha
un arbitrio celeste.... e perciò ancora
egli cambia la natura delle cose, e può
fare qualche cosa dal nulla... egli può
dispensare dal diritto divino, ed anche
fare di un’ingiustizia una giustizia ».
Queste cose .sono nel diritto canonico
13
che non è stato fatto dai Valdesi, ma dai
papi.
Ma se i reverendi del Cattolico hanno
fronte di negare che ii loro papa sia
nella Chiesa romana paragonato a Dio,
noi non avremo che a citare gli atti
del Concilio Lateranense v, che essi chiamano concilio generale, e là troveremo
in pieno concilio il papa chiamato Dio
in terra. Leggano diffatti gli atti di quel
Concilio nel Lahhè. toni, xiv, ediz. di Parigi 1672, e troveranno che nella sessione quarta fu detto in pieno concilio
a papa Giulio ii, «Tu sei il pastore, tu
il medico, tu il rettore, tu il coltivatore,
tu finalmente UN ALTRO DIO SULLA
TERRA.» Siamo noi che abbiamo inventata una lale dottrina? Nella sessione sesta
dello stesso Concilio fu detto a papa Leone
« Non pianger, o figlia di Sion, imperciocché venne il Leone della tribù di
Giuda , la Radice di Davidde____ecco
che Dio ti,.ha suscitato un Salvatore il
quale ti salverà dalle mani di coloro cho
ti devastano ... tu, o beatissimo Leone,
sei il Salvatore che noi sperammo ».
Nella sessione nona dello stesso Concilio fu detto allo stesso papa Leone: nlmperciocchè la presenza della divina tua
maestà.... noi sappiamo che a te solo
è stata data dal Signore ogni potestà in
cielo ed in terra.... ed in te solo vero
e legittimo vicario di Cristo e di Dio
dovea compiersi la profezia cbe dice :
tutti i re della terra lo adoreranno e tutte
le genti lo servirannoa.
Se il Cattolico non fosse contento di
tali autorità e ne desiderasse delle altre,
sarebbe cosa facile il fornirgliene ; ma
quei reverendi non cercano la verità,
cercano soltanto di gettare le traveg
gole sugli occhi dei semplici che si fidano a loro. La menzogna, la calunnia,
le ingiurie da trivio sono le armi dei
reverendi teologi del Cattolico: ma queste armi uon giungeranno mai a persuadere r uomo onesto, e molto meno
il Cristiano, il quale ama la verità nella
carità. È proprio dei farisei soltanto accoppiare alla menzogna l’ingiuria e la
calunnia.
SOi’JETÀ
l'FH LE 1I0^^E DI SERVIZIO
EVANGELICHE
Ci gode l’animo il poter annunziare ai
nostri leggitori che si è formato in questa chiesa Valdese di Torino un Comitato
di Signore avente per iscopo di occuparsi
specialmente degli interessi religiosi e
morali delle donne di servizio evangeliche, di provvederle all'uopo di padroni,
di ricoverarle, in caso ne siano ad un
tratto sprovviste; in somma, di vegliare
come madri pietose e caritatevoli su di
esse.
La direzione superiore dell'associazione è affidata ai pastori e ad alcuni
membri del Concistoro della Chiesa stessa, e un uffizio d'indirizzo è aperto gratuitamente dalla sig. Sublia, al negozio
di Ombrelle, via di Po, cortile del Caffè
Nazionale
Piaccia al Nostro Signore Iddio prendere sotto la sua protezione cosi fatta
associazione di cristiana carità , e sortisca la medesima gli effetti religiosi,
morali, e materiali che si sono proposti
i fondatori.
14
JVOTIZIE R£I.lGIOS£
Favale (provincia di Chiavari). Togliamo da una corrispondenza del Cattolico che il giorno 5 giugno il villaggio di
S. Vincenzo di Favale, patria dei Cereghino, si consacrava in perpetuo a Maria.
Un cappuccino andato colà da Genova
predicò per uu mese intero le lodi di Maria, e attaccò secondo il solito con ingiurie e eoa calunnie il cristianesimo evangelico. Il giorno 3 giugno era il giorno
destinato alla consecrazione del villaggio:
la pioggia, secondo il solito, cadeva a
torrenti. « Alle ò \ \i pomeridiane il municipio moveva dalla casa comunale, e
recavasi dignitoso e divoto in forma puhl'Iica (cosa affatto nuova iu Favale) recavasi, dico, alla parrocchiale di S. Vincenzo, ove era ricevuto dal rev. Prevosto
e da altri sacerdoti, e prendeva posto distinto a loro preparato sotto la cancellata
dell’altar maggiore ecc. ». Si cantarono i
vespri ; e dopo, il padre cappuccino montò
in bigoncia ed arringò il popolo ad eleggere Maria per protettrice del villaggio: il
popolo rispose tumultuariamente, ed il
notaio stese l’atto che fu firmalo dal clero,
dal municipio, e dal popolo, in tutto 1386
firme. Fra le grida di « Viva .Maria! » e
10 sparo dei mortaletti, s’innalzò una lapide in marmo colla seguente iscrizione :
V. G. M.
a difesa del cattolico dogma
contro la qui intrusa valdese eresia
11 Clero, il Municipio, il popolo Favalese
con pubblica acclamazione
ed universale suffragio
alla gran Madre di Dio
eletta a loro principale Patrona
se stessi e tutto il Comune
con atto legale
in perpetuo consecrarono
il 3 giugno 1833.
0 Maria, mira dal cielo il tuo popolo !
I popolani dei circostanti villaggi, ci si
scrive, ridono di questa dimostrazione,
dicendo che « i Favalesi si sono fatti
cristiani ». Non sappiamo ciò che ne
pensi in fondo il popolo di Favale ; ma
in quanto ai Cereghini in vista dei quali
fu specialmente organizzata questa dimostrazione, possiamo assicurare che la loro
fede nel solo Evangelo di G. C. lungi
dall’esserne smossa, ne fu potentemente
convalidata.
Ginevra. Ecco un brevissimo cenno
sulle riunioni religiose della società Evangelica di Ginevra. Mercoledì 29 giugno
nella cappella dell’oratorio furono aperte
le riunioni con un discorso del professore
Merle D’Aubigné, autore della storia della
riforma religiosa. Numeroso oltre al solito
era il concorso dei deputati delle diverse
chiese e società protestanti appartenenti
alle varie denominazioni evangeliche, che
si facevano rappresentare, e col fatto dimostravano ai cattolici qual fede merilino
1 loro preti allorché esagerano le divisioni
del protestantismo. La società Bibblica, e
la società delle missioni di Ginevra dirette
dalla chiesa nazionale, erano rappresentate dal pastor Barde. Molli deputati presero la parola per narrare ciascuno le
opere di Dio nella propagazione del Vangelo : la prima seduta incominciata alle 4
fu chiusa alle 8 colla preghiera.
Giovedì 30 alle 0 antimeridiane la seduta fu riaperta, ed i deputati continuarono le loro interessanti comunicazioni
15
all’assemblea. I deputati delle chiese evangeliche di Francia inlratlennero l’assemblea Intorno ai progressi del Vaugelo in
Francia a dispetto della persecuzione religiosa che regna colà contro gli evangelici. A mezzogiorno la seduta fu interrotta
per circa una mezz’ora: riprese poscia il
suo corso e continuò fino alle cinque. Lo
spazio ci manca per rendere conto delle
interessanti comunicazioni dei deputali.
La sera dello stesso giorno la società si
raunft in un gran salone in casa del signor
Pictet de la Rive, e il prof. Merle d’Aubigné attirò l’attenzione deH’assemblea sopra queste due questioni : = 1» quali sono
i migliori mezzi per mantenere il fervore
religioso nella chiesa evangelica? 2“ in
qual maniera si possa più efficacemente
opporsi al papismo?
Venerdì 1 luglio alle K pomeridiane ebbe
luogo la riunione dell’alleauza Evangelica. Dopo il discorso del presidente signor
Adriano Naville, molti oratori presero la
parola per narrare i progressi del Vangelo nei vari paesi ; la nostra Italia non
fu dimenticata : i sigg. Cremieux e D’Espine (padre) amanti sinceri della patria
nostra trattennero l’assemblea il primo
sulla Toscana, il secondo sul Piemonte.
Ferventi supplicazioni si levarono a Dio
per la cara patria nostra, e noi rendiamo
sinceri ringraziamenti a quei cari fratelli,
e li preghiamo a prestarci il possente soccorso della preghiera.
La riunione dei giovani cristiani ebbe
luogo sabato alle 6 pom. e si continuò
fino alle H r essa fu occupata interamente
in cantici, preghiere, esortazioni e comunicazioni interessanti.
I.NGUiLTERRA—11 Christian Times di
venerdì scorso dà un esatto rendiconto
del danaro introitato dal D. Newman
e delle spese da lui fatte nella causa di
dilTamazione. Per maggiore edificazione
deir Emonia quel giornale dice chc T
danaro raccolto dai preti in favore del
condannato Newman ascende aH’enormo
somma di lire sterline 12,932 ; 2 se. .1
d. (323,305 fr. ); e noi avevamo detto
soltanto 300,000. Ecco poi la nota delle
spese.
Lire sterline
Spese legali ed altre per la
difesa.......8,I2i 3 8
Rimhor.so all'avversario i ,03212 8
■Multa....... IOO —
Interessi al banchiere [)er
gli anticipati......12 6 3
Sopravanzo.....3,642 1910
Totale L. 12,932 2 1
Per cui invece di 73,000 franchi comc
avevamo detto, sono restati al condannato Newman fr. 94,074 73. Il giornale
che noi traduciamo ( attenti reverendi
dell'Emonia!) dice così: « Dopo pagate le spese , il sopravanzo fu consegnato al D. Newman, il quale in linea
di transazione si è preso 3,(i42 lire sterline, 19 scellini, e dieci soldi.»
.Ni;ova Granata. Leggiamo nell' Eco
d’Italia-, Il 11 governo ha presentato al
congresso della Nuova Granata un progetto di legge chiedendo una completa
separazione in quella repubblica di
Chiesa e di Stato. Questo garantisce che,
retro l'approvazione dell'atto, le autorità temporali e spirituali, saranno totalmente indipendenti l’una dall'altra,
e che conformemente niun funzionario
civile parteciperà uella elezione di al-
16
cuni ufficiali ecclesiastici di qualsiasi
setta religiosa; non saravvi obbligo lacale di contribuire al mantenimento di
^cun culto religioso, nè de’suoi ministri. Ogni cittadino della Nuova Granata
e dimorante forestiere avrà l’illimitato
diritto di esercitare, sia pubblicamente
che in privato, il culto ch’egli professa,
purché non infranga con questo alcuna
legge esistente.
« I prelati ed i ministri di ogni religione saranno soggetti alle leggi della
repubblica , sì in affari civili che criminali, del pari che gli altri cittadini.
Il potere esecutivo non ammetterà dal
governo papale se non agenti diplomatici, e questo unicamente per negoziare
affari internazionali. Continuerà in pieno
rigore la proibizione d’ingresso nel territorio della repubblica pei gesuiti.
« Le penali contro la violazione circa
il libero esercizio del culto cattolico,
saranno applicate ad ogni altra denominazione religiosa. Le contribuzioni
costringenti pel mantenimento del culto
religioso cesseranno dopo il primo settembre. » Quando una legge così savia
sarà ella la legge di tutti i popoli civili?
OROXACHETTA POLITICA
Piemonte. Un Decreto reale in data
dei 3 luglio ci dà la lieta notizia che
stiamo per vedere finalmente intrapresi
i primi lavori relativi alla formazione di
un generale catasto delle proprietà fondiarie. S. M. ha costituito un apposito
uffizio il cui Direttore è assistito da due
aggiunti, più un consultore legale-econo
mico-amministrativo, un segretario, due
applicati tecnici, un computista, tre geometri disegnatori e quattro scrivani.
— Martedì p. p. fu letto nel Senato
del Regno e nella Camera dei Deputati,
il decreto che proroga la sessione parlamentare fino all3 prossimo novembre.
Fbascia. I giornali pubblicano una
nuova circolare del conte di Nesselrode
ai diplomatici russi, in cui, ad oggetto
di giustificare l’occupazione dei Principati Danubiani, asserrisce che la presenza delle flotte Inglese e Francese a
Besika è un fatto di occupazione marittima che ha costretto la Russia di prendere alla sua volta una posizione militare. I giornali francesi ed inglesi criticano
vivamente questa logica e queste pretensioni.
Russia. Scrivesi da Stettino in data
6 luglio : « Il vapore l’Aquila di Prussia
giunto ieri ha recato la notizia di Pietroburgo, che il popolo di questa capitale
manifestò un entusiasmo insolito quando
ebbe sentito lettura dell’ ordine dello
Czar, che ingiunge alle truppe russe di
traversare il Pruth. Il popolo si precipitò
in massa nelle vie, che erano state appositamente illuminate. Lo Czar fu accolto
con fragorose acclamazioni, e quando
egli si mostrava, il popolo cadeva a ginocchio per rendere un omaggio fanatico
al difensore della fede ortodossa e dell’onoi russo ».
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
TIP. SOC. DI A. POPiS E COMP.