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ECO
DELLE Wll VALDESI
rtpmotfca valdese
1U06G Tüai^E PELL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 109 - Nnm. 13 j ABBONAMENTI | L. 3.500 per l’interno Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 I TORRE PELUCE - 31 Marzo 1972
Una copia Lire 90 L. 4.5UÜ per l’estero Cambio di indirizzo Lire 100 1 Amm. : Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
ECCO L’UOMO
La resurrezione - II
« Pilato usci di nuovo, e disse loro: Ecco, ve lo meno fuori,
affinché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna. Gesù
dunque uscì, portando la corona di spine e il manto di
porpora. E Filato disse: Ecco l'uomo! Come dunque i capi
sacerdoti e le guardie l'ebbero veduto, gridarono: Crocifiggilo! Crocifiggilo! » (Giov. 19: 4-6a).
Ci soffermeremo oggi sulla breve
parola con cui Pilato presenta Gesù
coronato di spine ai capi sacerdoti e
alle guardie. Egli dice: « Ecco l’uomo! ». È una di quelle parole evangeliche che, nella loro semplicità, nascondono una grande varietà e densità di significati. Perciò occorre fermarsi, quando le incontriamo: son
parole che non si lasciano ascoltare
in fretta; il loro significato non si trova in superficie ma in profondità.
1. « Ecco Tuomo! » dice Pilato
presentando Gesù. È sighficativo eh;
non dica: Ecco il Re! oppure: Ecco
il Profeta! oppure; Ecco l’imputato!
Pilato cioè non descrive Gesù secondo il suo ruolo nel processo o secondo la sua posizione nella vita; lo descrive secondo la sua condizione umana. Di solito non accade così: ciascuno di noi è giudicato non in base alla
sua umanità, ma in base al ruolo che
ricopre, alla funzione che esercita.
L’uomo oggi è nascosto, dietro il ruolo sociale, la posizione politica, la scelta religiosa, la qualifica razziale. Oggi
è diventato diiììcile accedere airuomo,
all’uomo senza qualifiche e senza aggettivi, alla pura e semplice umanità;
bisogna superare molti diaframmi:
quello sociale, quello politico, quello
religioso, quello razziale che velano
l’umanità di ciascuno. E diventato
difficile, oggi, vederci gii uni gli altri
semplicemente come uomini. Nell’uomo che ci sta accanto, o di fronte o
anche contro, vediamo tante cose ma
difficilmente la sua umanità. È strano ma c così: oggi vediamo poco
l’uomo. Lo vediamo ancora meno di
Pilato. Nella nostra civiltà alienata
raramente si sente dire; Ecco l'uomo.
2. « Ecco l’uomo! » dice Pilato
presentando Gesù. In questo Pilato
vede chiaro: davanti a lui c’è un uomo. Non un superuomo. Non un angelo ma un uomo. Un uomo come tanti. Un uomo come tutti. Il suo volto
può essere il volto di chiunque. Un
uomo. Ma anche Filato è un uomo,
anche i Farisei, i capi sacerdoti, la
folla tumultuante, sono tutti uomini.
Uomini, come Gesù, eppure quanto diversi da Gesù! Che uomo è Pilato che
pur sapendo che Gesù è innocente, se
ne lava le mani e lo lascia condannare? Vorremmo dirgli: Pilato, che uomo sei! Non sei un uomo, se lasci condannare un innocente! E i Farisei e i
capi sacerdoti? Sono uomini, certo,
ma che uomini! Urlano: ’Crocifiggilo!’
’Toglilo di mezzo!’ È umano quest’urlo? E umano gridare così? È umano
o disumano? Pilato, j Farisei, i capi
sacerdoti, la folla sono tutti uomini,
certo, ma non hanno umanità. Sono
uomini, ma disumani. E una contraddizione, di cui ci rendiamo conto davanti a Gesù. Davanti a lui vengono
fuori tutte le nostre contraddizioni, e
questa in particolare: che siamo uomini disumani. Rivelandoci la sua
umanità, Gesù mette allo scoperto la
nostra disumanità. Così comprendiamo un primo significato della parola
di Pilato: Ecco l’uomo vuol dire: Ecco
l’uomo che Gesù è, e che noi non siamo.
3. « Ecco l’uomo! » dice Pilato pre
«iMiiiimiiiiiiiiiiiiii MiimiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinmiiiiiiiimtiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Convegno giovanile a Vallocrosia I
Alle unioni ed ai gruppi giovanili
evangelici della Liguria e del Piemonte
Loro indirizzi
Cari amici,
con l’intento di rafforzare i contatti tra le unioni ed i gruppi giovanili evangelici della Liguria e del Piemonte vi proponiamo un incontro-convegno presso la Casa Valdese per la Gioventù di VALLECROSIA
per i giorni 23-24-25 aprile prossimi.
L’idea di un convegno giovanile ci è venuta dopo che avevamo constatato che era presente in molti gruppi l’esigenza di scambiarsi le esperienze e di capire meglio quella realtà in movimento in cui siamo inseriti.
L’incontro è appunto visto nella duplice prospettiva di avere da un
lato molto tempo a disposizione per 'conoscerci, dall’altro per verificare
insieme i problemi e le situazioni nelle quali siamo chiamati oggi, come
credenti a portare il nostro contributo di impegno e di testimonianza.
Qui di seguito troverete il programma dell’incontro, mentre rimaniamo a vostra disposizione per informazioni, chiarimenti, ed eventuali difficoltà che possiate incontrare.
PROGRAMMA
Domenica 23 aprile:
Ore 8: Partenza da Torino per Vallecrosia in autobus. (Un autobus
partirà alle ore 6 da Perrero, ed effettuerà il seguente percorso: Pomaretto, Perosa (6,20), Ponte di San Germano (6,30), San Secondo
(6,45), Luserna Airali (7), Torre Penice centro (7,15), Pinerolo (7,30).
Ore 13: Arrivo a Vallecrosia - pranzo.
Ore 16: Presentazione e Panoramica sulla situazione dei gruppi giovanili evangelici in Italia ed in particolare in Liguria e Piemonte.
Ore 21; Proiezione di un film.
Lunedì 24 aprile:
Ore 9,30: Un aspetto del momento in cui viviamo: «Il Neofascismo
oggi in Italia», dibattito introdotto dall’articolo pubblicato sulTultimo numero di Gioventù Evangelica.
Pomeriggio: gita a Montecarlo e nel Principato di Monaco. Munirsi di un documento di identità valido per l’espatrio (carta di
identità, passaporto). Cena al sacco.
Martedì 25 aprile:
Ore 9,30; L’impegno dei gruppi cristiani nella loro situazione sociale ; « Il caso della Comunità Cristiana di Oregina ( Genova ) ».
Pomeriggio; partenza e rientro a casa in serata.
Indicazioni pratiche per i partecipanti:
La quota dell’incontro, escluso il viaggio, è fissata in L. 4.200 per
l’intero incontro.
Il viaggio dei gruppi provenienti dalle Valli e da Torino avverrà in
autobus. Il costo di questo autobus non supererà le 1.300 lire per
persona. Forse anche meno se riusciremo ad avere alcuni contributi
dalle chiese locali. Per i gruppi della Liguria e dell’Alessandrino
non è- previsto nessun viaggio organizzato. I gruppi dovranno provvedere ad organizzarsi il viaggio direttamente.
Le iscrizioni si raccolgono entro il 15 aprile presso:
Past. Ermanno Genre, via Jervis 5, 10066 Torre Pellice, tei. 0121-91476.
Sig. Adriano Longo, via Aldisio 1, 10125 Ivrea, tei. 0125-46154.
Past. Massimo Romeo, via S. Martino 27/10, 16131 Genova, tei.
010-314515.
Dr. Ing. Luca Zarotti, c.so Peschiera 327, 10141 Torino, tei. 011-710831.
Sperando di incontrarci numerosi a Vallecrosia, vi inviamo un fraterno saluto.
Ermanno Genre, Adriano Longo, Massimo Romeo,
Luca Zarotti.
sentando Gesù. Ma è un uomo legalo, incoronato di spine, processato,
picchiato, insultato, condannato a
morte. Dunque un uomo che nessuno
vuole: difatti nessuno vuole quest'uomo. Non lo vogliono i capi d’Israele
e non lo vuole PÉato. Ma anche Pietro, col suo rinnegamenlo, dimostra
di non volerlo più, e così gli altri discepoli, con la loit> fuga. Anche la folla che l'aveva seguito ora si dilegua
e lo abbandona al suo destino di morte. Ecco Gesù, dice Pilato, ecco l’uomo che voi non volete e neanch’io voglio, l’uomo che tiessuno vuole e che
quindi deve morife. Ma chi è questo
uomo che nessuno vuole e tutti son
d’accordo di eliminare? L’apostolo
Paolo ce lo rivelò quando dice che
Gesù è l’uomo nuàvo, suscitato da Dio
in questa vecchia: umanità. Oggi si
parla sovente dell’uomo nuovo e si
aspetta con fiducia la sua apparizione
sulla scena della storia. L’Evangelo ci
insegna che l’uomo nuovo è già apparso, ma è stato crocifisso. Nessuno
l’ha voluto. Solo jDio lo ha voluto e
10 vuole; perciò dopo averlo suscitato, lo ha risuscitato, affinché l’uomo
nuovo non fosse solo una comparsa
ma l’inizio di una nuova umanità. Da
molte parti, oggi, sale l’appello a umanizzare il mondoi a umanizzare l’uomo. Veramente c’è im bisogno immenso che il mondo diventi più umano. Ma bisogna chiedersi: Come può
11 mondo diventare umano se continua a respingere l’uomo additato da
Pilato, se continua a gridare « Crocifiggilo » « Toglilo di mezzo » quando
Pilato dice: Ecco l’uomo? Il mondo
diventerà umano quando accoglierà
Colui che Pilato gli presenta dicendo:
Ecco l’uomo! Senza quest’uomo non
si diventa umani, perché è lui l’uomo
nuovo e solo l’uomo nuovo è veramente umano, l’uomo vecchio, come
abbiamo visto, è disumano. Così comprendiamo un seoiò'.ido Significato della parola di Pilato: Ecco l’uomo vuol
dire; Ecco l’uomo nuovo, inizio di
una nuova umanità che Dio vuol suscitare in mèzzo alla vecchia.
4. Ma c’è ancora un terzo sign'ficato della parola di Pilato. Ed è ancora
l’apostolo Paolo che ce lo svela quando dice di Cristo che « essendo in forma di Dio non reputò rapina Tesser;
uguale a Dio ma annichilì se stesso
prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini; ed essendo trovato nell’esteriore come un uomo_, abbassò se stesso, facendosi ubbidiente
fino alla morte ed alla morte della
croce ». Ecco la vera identità dell’uomo che Pilato ci presenta. Colui che
sembra un uomo qualunque, è un uomo unico, è l’Unigenito. Colui il cui
volto può essere il volto di tutti, ha
il volto di Uno solo: Chi ha veduto
me, ha veduto il Padre. E l’uomo nel
quale Dio ha scelto di abitare, è l’uomo che incarna l’umanità di Dio. Non
che Dio sia diventato evidente; solo
gli idoli sono evidenti. Dio resta nascosto, ma nascosto in quell’uomo,
non nelle nuvole, nascosto in quell’uomo, non oltre quell’uomo. Perciò, se
è vero che davanti a quell’uomo c’è
una folla che grida: Crocifiggilo! Toglilo di mezzo!, è anche vero che pochi giorni dopo qualcuno cadrà in ginocchio davanti a lui e dirà: Signore
mio e Dio mio! Amen.
Parlare della resurrezione senza parlare di Gesù li^orto sarebbe un ncn
senso. Così, secondo alcuni, con questa verità la chiesa sta o cade. Ma
queste sonanti alternative devono uscire dalla retorica per dire qual ose.
La chiesa infatti, ed è provato, sta fin
troppo con un minimo di cose sulle
quali si presume di esser tutti d’accordo.
Nel Nuovo Testamento Tafferm zio
ne principale è comunque « Dio risuscitò Gesù ». Solo l’evangelista Giovanni, ad uno stadio già molto avanzato di riflessione, fa dire a Ge:ù: io
sono la resurrezione. Ma inutile inoltrarci in questi dettagli. Gesù risorto
è colui che chiama i discepoli e che
li manda sulle strade del mondo, come
testimoni di questa resurrezio;.e, che
comunque non può venir separata dalla croce.
Dicendo « Dio resuscitò Gesù » si
mette l’accento sull’inanizione di colui che verrà proclamato signore della
storia. In altre parole Gesù è vuoto di
vita e la resurrezione è un intervento
di Dio paragonàbile alla creazione. La
passività di Gesù è un elemento importante. Non c’è resurrezione se non
c’è questo « vuoto ». E Dio che fa vivere, Dio che fa passare dalla morte
alla vita.
Possiamo riprendere il filo del dicorso lasciato in sospeso nelTarlicolo
precedente. 'Vi si parlava di una certa
materialità dell’idea di resurrez one (e
infatti gli ebrei erano accusati di avere delle idee troppo realistiche su questo punto), come espressione del fatto che l’uomo non può uscire dai confini dell’umano e dePa creazione. E
consighabile prender sul serio que:ta
idea ebraica. Paolo la prende così sul
serio che può parlare di « corpo » anche nell’ambito della nuova creazione,
suscitando scandalo e incomprensione.
D’altra parte soggiace all’idea di resurrezione una conoscenza del sovvertimento di tutte le cose, che viene espressa con l’aggettivo « nuovo »: D o
fa tutte le cose nuove, dirà l’Apocalisse del Nuovo Testamento, raccogliendo un pensiero di nuovo prettamente
ebraico.
Come uomini del nostro tempo_ noi
viviamo in quest’ansia del vecchio e
del nuovo. Ma troppo spesso stempe
imillllIIMIIIIIIIIIMIIIIilllllMIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
AGAPE
Assemblea degli amici
Dal 31 marzo al 3 aprile sì terrà l’Assemblea degli amici di Agape. Lo scopo di questo
incontro è quello di aprire una discussione per
una valutazione del lavoro svolto ed impostare delle linee di azione per il futuro. Il campo
inizierà con la discussione del libro di F.
Giampiccolì : « Chiesa e tabù politico » che è
attualmente oggetto di studio nei vari gruppi
e nelle comunità. Da questa discussione dovrebbero emergere delle proposte orientatrici
per il futuro di Agape.
L’incontro è a livello europeo, essendo Agape
un centro, internazionale.
La quota di partecipazione è di lire 6.000
più 1.000 di iscrizione. Da Torino è previsto
= Paolo Ricca un pullman che partirà nel pomeriggio del 31.
I iiiiiiiiiiiiiimiiiiiniiiiiiiHiiiiiiiimiiiiniiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiMiiiiiiiiimi
Sopra il sangue... (cantata]
= Sopra il sangue secco — di queste vene =
= saran cessate — ormai le mie pene. =
= Dall’oblio e dalla polvere — dove mi trovo =
E di queste parole — fatene tesoro. =
= Mi voglio rivolgere — in questa triste circostanza S
s a coloro che reggono — la dea colla bilancia. =
= Sbagliate nel caso mio — a giudicarmi assassino H
= non sarò certo l’ultimo — e nemmeno il primo. E
= Nella vostra professione — permettersi di errare S
= vuole dire una vita ■— per sempre rovinare. =
= Basta, pare — un pazzo o un’illusione =
= per trarre errata ■— la conclusione. E
E Prima di emettere — e giudicare E
E vi prego, ogni nulla — di voler vagliare. E
E Fate che l’accusa — sia limpida e schiacciante, =
E che non solo un fatto — sia determinante. =
E Perché molte volte — l’unica verità =
E può essere nascosta — da mille falsità. E
E Se nella mente vi sorge — un solo sospetto d’innocenza E
= fate che sia lui — a emetter la sentenza. E
= Lo scrisse anni or sono — Cesare Beccaria, =
E « meglio cento colpevoli liberi — purché un innocente in galera non stia ». E
E So che soltanto — mi crederete ~
E quando sgorgar dalle vene — il mio sangue vedrete. =
E II denaro e la morte — son le poche verità =
= in cui ancora crede — questa società. E
E (dal libro Poesie dal carcere di P. 'Valpbeda). =
riamo tale passione in una calma successione di due periodi ben distinti, uno presente e uno futuro, uno corrispondente a questa « valle di lacrime »,
uno ideale e da raggiungere come un
premio. Tutt’al più sentiamo, come i
saggi pagani del’antichità (gli stoici),
una certa tensione tra esigenze diverse. La resurrezione di Gesù dovrebbe
farci vedere quanto sia distante il nostro cristianesimo da quello degli apostoli.
E vero che gli uomin d’oggi vivono,
e noi con loro, una situazione di confine: l’umanità si vorrebbe radicalmente diversa, eppure vorrebbe altrettanto radicalmente esser sé stessa. Se
stessa nel far l’amore, nel mangiare il
pane, nel vincere la malattia, nella
soddisfazione che può dare una gita
in montagna. Diversa invece nella sua
storia, infame caricatura, perversione
della realtà, sistema di sfruttamento,
(qualcuno ci gela il sangue parlando
dei progressi della medicina dopo
Auschwitz, come se in fondo fosse un
demone quello che si aggùa per le
corsie degli ospedali: ma questo ci
dà da pensare). Più questo mondo
cambia, più resta la stessa cosa. Sì
può dunque volere un cambiamento
radicale. E questa appunto la tetimonianza che, come uomini, portiamo alla resurrezione di Gesù.
Ma non si rende ancora piena giustizia alla resurrezione con una semplice rivalutazione del mondo creato e
dell’ansia umana per un capovolgimento della storia. (Queste non sono che
idee preparatorie. Il p;rt'colare accento della resurrezione cade su questo Dio che rimane ad un certo momento l’unico padrone della vita, l’unico a tenere in mano il passagg'o dalla
morte alla vita. Sarebbe un errore interpretare questo fatto come se equivalesse ad un impedimento, per noi,
nel voler cambiare la storia in modo
radicale. Non si vede perché ci sarebbe impedito di convertire’. Dica pure
qualcuno che la conversione è fatto intimo e individuale: forse sarà così
dopo il pietismo, cioè da circa tre secoli — o se i vuole da Sant’Agostino in
poi —; ma non c’è nessun bisogno che
sia così anche per la Bibbia.
L’unità tra uomo vecchio e uomo
nuovo non è una possibilità dilTuomo: mi sembra che parlare di resurrezione significhi dir questo. In altri
termini la salvezza non è in mano nostra, se per salvezza s’intende proprio
tale unità. Qui infatti raggiungiamo il
punto in cui collimano la giustificazione per sola fede e l’idea di resurrezione. Non possiamo soffermarci su questo punto come sarebbe ausp’cabile.
Ma vogliamo almeno dire che qui intravediamo non un ostacolo ai cambiamenti portati dall’uomo nella storia, bensì al contrario Tunica garanzia di successo per tale attività. In
termini più concreti: è appunto perché il regno di Dio è sottratto al potere dell’uomo che l’uomo sarà decisamente un figlio del regno. E proprio
perché qualcosa è sottratto a queste
mani che oggi può essere di tutte le
mani.
Quel che è vietato all’uomo non è
la giustizia, la realizzaz'one di un mondo migliore, la trasformazione di rapporti profondamente errati in rapporti di tipo nuovo; quel che è vietato all’uomo non è l’amore per gli altri che
dovrebbe cominciare con a’cune cose
elementari: rispetto per la vita, non
rubare ecc.; quel che è vietato non è
il battersi per delle cose così profondamente umane, così totalmente creaturali; in termini più « tologici »: non
è vietato realizzare il regno di Dio, è
invece proibito stabilire degli idoli,
mascherare la realtà, separarsi dal
prossimo, afferrare il potere come una
« rapina », dichiarare definitivo quel
che è provvisorio, proclamarsi « guide
e maestri » e tante altre cose del genere. Non è perché si può abusare del
regno di Dio che noi non dobbiamo
usarne.
Per tagliar corto: si potrebbe p>ensare che ho voluto ridurre la resurrezione all’idea ebraica della vittoria sulla morte come attributo di Dio solo.
L’originalità cristiana consiste nel
proclamare Gesù risorto. Ma questo è
inesatto o incompleto. Il messaggio
cristiano proclama la croce di colui
che è risorto come testimonianza di
una tatole rinuncia al potere. L’unità
delle due nature dell’uomo è sub cruce
(sotto la croce). Ignorarlo sarebbe altrettanto pericoloso che interpretare
questa proposizione teolog’ca nel senso della rassegnazione. Al cristianesimo soddisfatto di sé: senza croce nessuna elezione. Ai compagni: se sai
quel che fai, sei beato. A tutti: solo
Gesù ha in diritto di predicarci la croce, lui e al massimo qualche altro.
Sergio Rostagno
2
pag. 2
N. 13
31 marzo 1972
Fin dalla sua fondazione la Società
di Studi Valdesi ha presentato ai suoi
soci una serie regolare di pubblicazioni. Ha offerto, si deve dire, perché rinvio di queste pubblicazioni avviene
gratuitamente. Vediamole brevemente.
La prima, e più importante, è il
« Bollettino della Società », un fascicolo di studi e materiale vario che viene pubblicato due volte all’anno, in
giugno e dicembre. L’ultimo, giunto da
poche setttimane, reca il n. 130, anno
XCfl. 92 anni per una pubblicazione
di questo genere è una rispettabile età.
In genere ogni fascicolo consta di un
centinaio di pagine e si divide in tre
parti: Studi, rassegna bibliografica,
vita sociale. Volendo dare una idea
generale della prima parte, gli studi,
cioè articoli su un tema sipecifico, elenchiamo quelli dell’anno trascorso: I
fondamenti teologici della non violenza del valdismo anteriore al XVI sec.
(G. Scuderi): Le général Dumas ou le
comte de Revel? (T. G. Pons); I grandi benefattori dei Valdesi. William Stephen Gilly (E. Peyrot); Tesori nascosti e minerali preziosi in Val Pellice
(A. Armand Hugon); Appunti sul Valdismo e Hussitismo (R. Cegna); Contributi agli studi sulla giovinezza di
Fausto Sozzini (G. Zucchdni); Melchor
Cano: la storia come locus theologicus
(A. Biondi); Correspondence de Jean
Léger (M. van Oostveen); Linee per
una ricerca su alcuni aspetti del movimento pentecostale in Calabria (G.
Gatto).
Il lettore vede chiaramente che si
tratta di studi molto diversi, alcuni
attinenti al mondo valdese, a quella
che la generazione degli anni 30 chiamava « la piccola patria », be.nefattori
delle Valli, e tesori nascosti... Altri invece a problemi teologici o storici del
mondo religioso italiano in genere; lo
stesso dicasi per gli autori, alcuni sono ben conosciuti fra noi, altri quasi o
del tutto sconosciuti. Il fatto è comprensibile se si ricorda che la Società
ha organizzato da alcuni anni un « Incontro di Studi » a Torre Pellice in
settembre per dibattere non solo i
problemi della Storia valdese ma di
tutto il movimento religioso non cattolico in Italia attraverso i secoli. Gli
articoli che compaiono sul Bollettino
sono appunto le relazioni di questo
Convegno.
Dopo gli « Studi » il Bollettino ha
una seconda parte riservata alla presentazione di libri che interessano tutti questi argomenti e che vengono illustrati brevemente, è la « Rassegna
bibliografica »; la parte finale, quella
« sociale » contiene notizie riguardanti la Società vera e propria, la sua attività, le sue pubblicazioni.
La seconda pubblicazione, anch’essa inviata ai soci, è molto più conosciuta, si tratta dell’opuscolo del XVII
febbraio che viene regolarmente venduto in quella occasione n Pe nostre
comunità, alle Valli almeno. Si tratta
di un 20-30 paginette illustrate con
presentazione di un avvenimento o un
personaggio della storia valdese o protestante. Spesso si sceglie un centenario. Quest'anno si è presentata a cura del prof. A. A. Hugon la strage di
san Bartolomeo di cui cade appunto
pubblicazioni
il centenario. Anche la serie di questi
opuscoli ha raggiunto ormai una rispettabile età, e diventa preziosa. Tutto qui? Per ora sì, e non è già poco
per una Società che conta, come abbiamo visto, poco più di 300 membri,
in futuro si vedrà, le idee ed i progetti non mancano, speriamo non manchino i fondi!
Per concludere due osservazioni. La
prima riguardo alla diffusione di queste pubblicazioni. Dovrebbero essere
molto più diffuse, lette, studiate, per
per questo occorre diventare soci della Società, ma nel caso dell’Opuscolo
del XVII non ■ è neppure necessario,
basta diffonderlo. Di esempio ed istruttivo è il caso dei catecumeni della comunità di S. Germano che hanno venduto oltre 300 opuscoli raggiungendo
quasi tutte le famiglie della comunità
e smentendo le previsioni del Seggio!
Il secondo problema è quello dei
temi trattati. Anche in questo caso si
tratta di stabilire un colloquio con i
membri della Società, ed i va'desi in
genere: quali temi storici interessano
di più? Gli articoli sono troppo tecnici? Occorre forse fare due tipi di studi, gli uni per specialisti gli altri per
i soci meno impegnati negli studi?
Tutte domande a cui ognuno può dare la sua risposta, basta volerlo. Di
certo il Seggio non pubblica il Bollettino per leggerselo insieme, in seduta,
lo fa per i soci; ci dicano dunque cosa li interessa, cosa preferiscono, cosa si può fare. E si migliorerà.
Giorgio Tourn
VALLESE;
Verso l’abolizione
della Chiesa
di Stato
_ Il Cantone del Vailese è uno dei residui Cantoni svizzeri in cui il catto
licesimo è religione di Stato. Il contrasto tra le disposizioni che nascono da questa concezione, soprattutto
nelle scuole, e la Costituzione federale che prevede invece, tra l’altro, una
scuola laica e senza discriminazioni
confessionali, ha indotto vari ambienti, anche cattolici, a chiedere una revisione della Costituzione cantonale.
D’altra parte il Vallese, che era fino
a qualche decennio fa compattamente e rigidamente cattolico, vede aumentare di anno in anno la presenza
protestante: il censimento del 1970 indica che vi sono circa 10.000 protestanti residenti in 130 comuni e ciò
senza contare i numerosissimi ospiti
temporanei per turismo, malattia o
altro motivo.
L’iter legislativo della revisione costituzionale ha dunque avuto inizio:
il Gran Consiglio (Parlamento cantonale) ha accettato a larghissima maggioranza la presa in esame della questione e un gruppo di giuristi è stato
incaricato di presentare delle propo
ste concrete. La questione, come sempre accade in Svizzera, sarà sottoposta a voto popolare.
Pierluigi Jalla
Pertp.cipando alla Santa Cena
La testimonianza
Nel sacramento della S. Cena, oltre al
significato di «memoriale» e di «comunione », è chiaramente manifestato
r aspetto della « testimonianza ». La
partecipazione alla S. Cena è una testimonianza di fede in Gesù Cristo nella
Chiesa e di fronte al mondo. Così scrive l’apostolo Paolo: « Ogni volta ohe
mangiate questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del
Signore finché egli venga ».
L’annunzio e la testimonianza hanno
un carattere innanzi tutto personale:
quel che Gesù Cristo ha compiuto sulla
croce, lo ha compiuto per me. Potrò
ancora avere le mie ore di debolezza e
di smarrimento; tuttavia so che l’amor
di Dio è più grande del mio smarrimento e del mio peccato. D’altra parte non
dimentichiamo mai l’aspetto comunitario della testimonianza cristiana.
Quando la comunità raccolta celebra la
S. Cena, essa manifesta apertamente la
propria fede in Colui che è il suo Capo
e Salvatore. La comunità può sentirsi
debole di fronte alle potenze del mondo e inadeguata alla missione che il
Signore le ha affidato; ciò ronodante,
essa crede e spera in Lui « che ha dato
se stesso per lei, affin di santificarla ».
La predicazione della croce di Cristo è
al centro del messaggio che la Chiesa
annunzia al mondo. Ancor oggi, come
ai tempi di Paolo, quella predicazione
può sembrare una pazzia o un ostacolo al progresso autonomo dell’uomo;
tuttavia scrive l’apostolo: « per noi che
siamo sulla via della salvazione, la pa
missione come di natura essenzialmente spirituale.
Nella sede romana della Chiesa si
trova una scuola pastorale fondata
nel 1959. Là sono stati formati i 70 pastori a pieno tempo della Chiesa e le
numerose persone che accanto alla
loro attività professionale si consacrano al ministero. Ivi pure sono stampate le varie pubblicazioni della
Chiesa.
nimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimimiiiiiiiMitiiiiiiniiiiiiiiiiiiiitiimiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiimiiiiiiiimiiiiii
/ Pentecostali e II CEC
Ginevra (soepi) — Se la candidatura della Chiesa Evangelica Intemazionale è accettata a Utrecht, l’estate
prossima, questa Chiesa diventerà la
terza Chiesa protestante in Italia
membro del Consiglio e umenico
(n.r.r.: accanto alla Chiesa Metodista
e alla Chiesa Valdese). Sarà la quarta
Chiesa pentecostale che si unisce alle
circa 250 Chiese ortodosse, anglicane
e protestanti già membri del Consiglio. Infatti due Chiese pe.ntecostali
cilene e una Chiesa pentecostale brasiliana sono già membri del CEC
dal 1961.
La Chiesa Evangelica Internazionale è stata fondata una quindicina di
anni fa e ha il proprio principale
campo d’attività in Italia (opera anche negli Stati Uniti). La maggior parte delle comunità si trova nel meridione della penisola, il suo quartiere
generale è a Roma e attualmente si
va estendendo anche a nord della nazione. Le sue circa 200 chiese locali si
trovano per lo più nelle cittadine e
nei borghi operai e contadini; a Roma essa possiede però un tempio che
può accogliere fino a 1.500 persone.
La Chiesa conta 200.000 membri e
circa dieci volte tanti simpatizzanti.
La sua crescita estremamente rapida
si spiega sia Con la forma della sua
testimonianza sia perché numerose
comunità evangeliche indipendenti si
sono unite ad essa.
iimiiniiiiiMiiiiimiiii!miiimiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiitiiiniiiiiiiiMiiiiiiiMiiiiiMiiMiirniii;i) ::: ;i
RECENSIONI
Nella Chiesa Evangelica Intemazionale l’accento è posto sull’annuncio di
Cristo e sulla conversione. La Chiesa
pratica il battesimo per immersione,
la preghiera per i malati e l’imposizione delle mani. Nella vita cultuale
della Chiesa ha grande importanza la
musica, quale veicolo dei sentimenti
religiosi più profondi. Per 11 momento la Chiesa non si è impegnata nel
lavoro sociale, ritenendo la propria
In occasione del centenario della morte di
Giuseppe Mazzini, il past. Paolo Sanfilippo
pubblica un saggio che volentieri segnaliamo
ai nostri lettori : Mazzini e i protestanti, ediz.
La Lanterna, Genova.
Con attenta pazienza, il Sanfilippo ba raccolto tutti quei dati biografici che potevano
giovare aU’argomento. È nata così una piccola
opera bene interessante, in cui non si svolge
un discorso sulla religiosità del Mazzini, ma sì
raccolgono piuttosto — come per una ideale
schedatura — nomi e situazioni vissute dal
patriota ligure.
È stato detto che G. Mazzini fu il grande
sconfitto del Risorgimento, ed in realtà la sua
vita si concluse con una sorta di esilio nella
patria italiana : anche il protestantesimo fu
sconfitto, perché quel rinovamento profondo
che si voleva con la proclamazione dell’Evangelo non ebbe luogo. Si fece l’Italia, non furono fatti gli italiani. E questa sofferta sconfitta comune ha fatto sempre sentire agli evangelici italiani — aldilà delle diverse opinioni
religiose e politiche — 1’aüstera grandezza di
un uomo al quale la patria deve tanto.
La stessa prodigiosa attività del Mazzini,
del resto, non è comprensibile se non la mettiamo in stretta connessione con le larghe
amicizie protestanti, in Svizzera e Inghilterra,
ma anche in Italia. Bene ha fatto il nostro
R. Bertalot, Paul Tillich. una teologia per il
XX secolo. Ave minirna. Roma 1971, p.
115, L. 850.
Questo volumetto del Bertalot vuole essere
semplicemente « una presentazione riassuntiva
della Teologia Sistematica di P. Tillich e un
tentativo di familiarizzare il lettore italiano
con un nuovo pensiero teologico dalla statura
non indifferente » (p. 13).
Quanti sono abbonati alla rivista « Protestantesimo » avranno notato che il primo capìtolo era già stato pubblicato nel numero 2
(1970), p. 85-94; si veda ancora, nella stessa
rivista, i numeri 2 (1962), 1 (1969).
La Teologia Sistematica di Tillich è in corso
di traduzione francese (è apparso il primo volume in 2 tomi); ci sì può augurare che appaia un giorno non troppo lontano anche in
italiano. E. G.
Fede e impegno politico
Avevamo dato notizia nel numero scorso del processo al « Giornale di Pinerolo e Valli ».
Avevamo pure fatto presente lo sdegno per la condanna inflitta al direttore De Giorgis; ribadiamo ancora che si tratta di una condanna che colpisce la libertà di stampa che a parole si
c sempre pronti a difendere. Abbiamo appreso che gli Avv. difensori del De Giorgis hanno
interposto appello contro la sentenza del Tribunale di Pinerolo che il 21/3 aveva condannato
il direttore de «Il Giornale» a 20.000 lire di ammenda più le spese processuali e la pubblicazione della sentenza sul giornale. Gogliamo ora l’occasione (anche se in ritardo) per esprimere la nostra piena solidarietà con il Direttore e la Redazione de « Il Giornale ». Pubblichiamo sotto la dichiarazione che De Giorgis ha letto (più volte interrotto dal presidente)
durante il processo.
rola della croce è la potertza di Dio ».
Durante la celebrazione della cena
ebraica antica, il presidente deH’assemblea ne illustrava il significato, poi diceva: « Perciò noi dobbiamo confessare, lodare, magnificare e glorificare il
Signore, e attribuire a Lui la vittoria,
a Lui che ci tolse dalla schiavitù per
farci liberi, che ci condusse dal dolore
alla gioia, dalle tenebre alla luce meravigliosa; e, davanti a Lui, possiamo
dire: Alleluia! ».
Celebrando la S. Cena, possiamo anche noi dire « Alleluia » per ciò che Dio
ha fatto per noi. La testimonianza della
nostra fede può ben essere caratterizzata dalla gioia cristiana. La _S. Cena
non è un ifunerale; è un atto di fede in
Colui che era, che è e che sarà: « annunziate la morte del Signore finché
egli venga! ». L’aspetto escatologico
(che riguarda gli avvenimenti finali)
non deve essere sottovalutato. La Chiesa cristiana sulla terra non è ancora il
Regno di Dio; lo annunzia e lo attende
con speranza. La comunità si nutre
« del pane e del vino » nella comunione
con il suo Salvatore; ma essa spera nei
« nuovi cieli e nella nuova terra », dove non ci sarà più « grido né cordoglio,
né dolore, poiché le cose di prima saranno passate ». .Partecipando alla S.
Cena confessiamo con letizia la nostra
fede nella vittoria di Cristo e nel suo
glorioso ritorno. Le speranze umane
tramontano; la speranza cristiana è più
forte della morte.
Verrà il giorno in cui Egli porrà un
termine alle nostre Cene ed al nostro
pellegrinaggio, per invitarci alla sua
Cena, al gran «convito», nel suo Regno. La fede sarà trasformata in visione. La luce della risurrezione di Cristo
risplenderà sui nostri volti mortali.
La preghiera della Chiesa cristiana
antica ha un chiaro significato per noi
ancora oggi: « Ricordati, o Signore,
della tua Chiesa per preservarla da
ogni male e renderla perfetta nell’amor
tuo, e radunala dai quattro venti, essa
che hai santificata, nel tuo Regno, che
hai preparato per essa: poiché tua è la
potenza e la gloria nei secoli! Venga la
grazia e passi questo mondo! Signore
vieni! Amen! ». Ermanno Rostan
Per quel che riguarda il merito della questione per cui sono incriminato concordo pienamente con le argomentazioni sviluppate negli ultimi numeri del Giornale (in cui si evidenzia la natura squisitamente politica dì
questo processo) e lascio ai miei avvocati il
compito di illustrarle e approfondirle.
Da parte mia intendo fare soltanto un discorso di fede : nulla di più ma anche nulla
di meno.
Per un cristiano la fede ha una duplice dimensione : essa è un rapporto personale con
il Dio che ci ha creati e redenti ed è insieme
una relazione di carità con tutti gli uomini
poiché, come dice l’apostolo Paolo « noi non
formiamo che un solo corpo nel Cristo » (Romani 12: 5). Per questo Gesù può dire che il
comandamento dell’amore del prossimo è simile a quello dell’ amore di Dio (Matteo 22: 38); e l’apostolo Giovanni scriverà che
« colui che non ama suo fratello che vede,
non saprebbe amare il Dio che non vede » (I
Lettera 4: 20).
Da questi presupposti discende l’impegno
dei cristiani nel mondo, un impegno che non
ha bisogno di riconoscimenti ufficiali : non
credo ai « partiti cristiani » né alla cosidetta
« dottrina sociale cristiana », ma nemmeno
penso sia possibile una « teologia della rivoluzione ». Ho combattuto per molti anni l’integrismo di destra e non intendo avvalorare
un neo-integrismo dì sinistra.
La fede, infatti, non dispensa dall’uso dell’intelligenza, non garantisce soluzioni infallibili non assicura dall’errore; il cristiano non
ha sicurezze, egli sa una cosa soltanto, che lo
Spirito non lo abbandonerà nel corso del suo
esodo poiché Dio è sempre fedele.
L’impegno del cristiano pertanto non può
prescindere da una lettura corretta della storia, poiché, come affermava Emmanuele Mounier, « L’avvenimento sarà il nostro maestro
interiore »; ma tale impegno è ravvivato pure dalla coscienza di essere il veicolo dello
Spirito nella trasformazione dell’uomo e delle
strutture che soffocano l’uomo. Una « politica
cristiana » è un’aberrazione, ma per un credente la politica che egli compie è animata da
una motivazione cristiana. Sarebbe ben squallida quella fede che fosse contenuta nei confini della vita privata; perciò ha ragione Raniero La Valle quando scrive: « io non saprei
rinunciare a concepire la fede come misura
di tutte le cose. So bene che questo non è di
moda nemmeno tra i cristiani... Ma io credo
che bisogna rimettere in gioco la fede al cen
tro dei problemi della vita e della storia »
(cfr. « Dalla parte di Abele », pag. 290). Per
disavventura troppi cristiani hanno dimenticato che la denuncia profetica è una dimensione essenziale della fede e si sono adattati a
quello che per primo Mounier chiamò il « disordine stabilito ».
Se invece si sceglie il « partito dell’uomo ».
allora il capitalismo prima ancora che un sistema economico-sociale, apparirà come un
anti-valore, come segno di avarizia, rifiuto di
donarsi agli altri, priorità dell’avere sull’essere. Ed allora la rivoluzione, quella rivoluzione che è insieme personalistica e comunitaria, si rivelerà come una necessità : essa
è un « segno dei tempi », e il maggio ’68 l’ha
ricordato anche a quanti idoleggiano Fanti-civiltà dei consumi; ma per i cristiani la rivoluzione è anche quelche cosa altro, è risposta
— qui e ora — all'invito di Dio che tutti ci
interpella alla « metanoia », alla conversione.
Il rischio non è né comodo né simpatico,
ma è comunque un imperativo evangelico :
« Chi vuole infatti salvare la sua vita la perderà, ma chi perde la sua vita per causa .mia
la ritroverà » (Matteo 16: 25).
Ettore De Giorci.s
IMIIIIMIIIIMirilllllllllllllllMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
soldi
di Sanfa Trinità
per Playboy
New York (kipa). - La rivista mensile
« Playboy » ha pubblicato, nel numero di gennaio, un’intera pagina pubblicitaria pagata
dalla congregazione della Santa Trinità che vi
lancia un appello alle vocazioni religiose tardive. L’appello termina con questo invito:
cc Per ulteriori informazioni scrivere al p. Joseph, Grey Rock, Maryland ». « Non ho mai
letto « Playboy » in vita mia — ha riconosciuto il p. Joseph — Tuttavia quest’annuncio ci
ha valso molte più risposte di quante non ne
avessimo sin qui avute. Numerosi sono i giovani che ci hanno scritto per chiederci informazioni e per dirci che non ci mancava l’audacia, per fare pubblicità in « Playboy ». Invece non ho ricevuto che quattro lettere di
critica ».
I lettori ci scrivono
Sanfilippo a ricordarci tante persone, note o
oscure, che nelle fila del mazzinianesimo hanno portato il loro appassionato contributo per
un rinnovamento d’Italia. Questo lavoro, nella
sua concreta semplicità, sarà letto con piacere
da quanti intendono l’amore di patria come
u t impegno concreto per il rinnovamento della società la formazione di coscienze e caratteri dediti con integrità al bene comune.
L. S.
Pro baraccati
di Torino
Un lettore, da Livorno:
Caro direttore, cari lettori,
il generoso appello di Louise Rochat, inserito su questa rubrica il 3 Marzo scorso
oltre che degno di vera ammirazione è
sprone alla solerzia per chi soffre, altrimenti la esortazione di Giovanni (1: 4-20)
sarebbe cosa vana! Ma è anche un rimprovero per le nostre pochezze di cristiani.
Ed altrettanto piacere mi ha tatto Tinteressamento dei membri della Chiesa Valdese
di Torino (e penso anche delle altre comunità evangeliche), segnalato sul n. del 10
Marzo. Tuttavia mi si permetta di fare le
mie osservazioni : Trattandosi di una vera
solidarietà cristiana sarebbe più opportuno
che il problema fosse trattato sul terreno
interdenominazionale anche per dar modo
a tutte le comunità evangeliche torinesi c
di altrove di dare il loro nobile contributo.
In questo caso sarebbe opportuno imitare il
Centro Evangelico di Solidarietà di Firenze (fondato a diretto da vari missionari
cristiani che svolgono un’opera veramente
leggendaria da tanti anni), anzi penso che
anche a Torino, come in ogni altra città,
dovrebbe sorgere un’opera simile, possibilmente allacciandosi al Centro di Firenze per rendere l’opera più unitaria e
quindi più efficiente. E ciò anche per offrire la possibilità di aiutare tutti i fratelli
di questa povera Umanità, evangelici e
cattolici ohe siano. Non condivido le idee
di quei socialisti spinti (pur essendo anch’io un progressista) che pretendono muoversi solo allor quando sia attuato il socialismo! Oppure la lotta globalmente e non
settorialmente, come sostiene il P.C.I. torinese. È pur vero che le ingiustizie sociali (e soprattutto quelle degli alloggi)
devono affrontarsi sul piano nazionale e
far sì che il mal governo dei nostri tempi
sia sostituito. Ma, intanto, chi geme sotto
il peso di queste ingiustizie non può attendere ed il nostro aiuto deve essere pronto, pur facendo ogni sforzo perché la situazione politico-sociale venga rovesciata!
Perciò, pur contribivendo alla lotta contro
tutte le schiavitù economiche, politiche e
religiose, non possiamo trascurare di aiutare chi soffre, altrimenti le virtù cristiane non sarebbero la propulsione della
redenzione umana. Sforziamoci pure di
ricostruire una società sulle basì in cui la
povertà sia impossibile, ma intanto non
possiamo condividere il giudizio che donando ai poveri li distraiamo ed aggraviamo la situazione, così come qualcuno riteneva che i peggiori padroni di schiavi erano quelli che li trattavano meglio. Possiamo, invece percorrere la strada per raggiungere la giustizia e nello stesso tempo
alleviare le sofferenze dei fratelli! Perché
troppo comodo è esimersi dal porgere la
mano al bisognoso col pretesto di aspettare che la società sia cambiata (magari
col contributo degli altri!), proprio come
m'è concesso osservare perfino da militanti nei partiti o capi politici che ricevono,
nientemeno, tré, quattro e cinque stipendi e negano il più elementare soccorso al
vicino che soffre, con un comportamento
più cinico di quanto non siano certi industriali definiti « sfruttatori ».
Altra mia modesta proposta, per il caso
dei baraccati di Torino, sarebbe di aprire
una sottoscrizione su UEco-Luce, alla quale tutti gli evangelici italiani facciano affluire il loro obolo, il cui appello non mi
lascerà certo indifferente, pur invalido di
guerra, inabile ad esercitare le mie varie
professioni.
Elio Giacomelli
Riconoscenza
dal Camerún
Questa lettera, indirizzata a Guido Odia
esprime la riconoscenza dei missionari cat~
tolici che a AfoNo/o, nel Camerún settentrionale, si occupano di piccoli orfani, per
l'offerta inviata loro in occasione della visita di uno di loro, a Torre Pellice, alcuni
mesi fa. Chiediamo che sia pubblicata quale segno tangibile del valore che in quei
lontani paesi, tanto meno privilegiati dei
nostri, acquista un minimo dono offerto
nel nome di Cristo.
G. I.
Il vostro interessamento al nostro orfanotrofio e la vostra grande generosità ci
toccano profondamente. Come ringraziarvi
per la bella somma che riceviamo? È evidentemente nella gioia e nell’aggiunta di
benessere per i cari piccoli che trovate la
vostra ricompensa. Ecco come pensiamo di
utilizzare questo denaro. Se i sussidi c i
doni dì alcuni benefattori bastano all’acquisto del cibo e dei medicinali, sono per
altro del tutto insufficienti a procurare ai
bambini un minimum di materiale che li
aiuti a svilupparsi in modo più normale.
Sicché da tempo desideravamo acquistare
delle « marchettes » per aiutarli a camminare. Sono così numerosi (45) che malgrado la buona volontà del personale non è
possibile occuparsi contìnuamente di ogni
bimbo. Devono quindi restare seduti o coricati e non è raro che a 2 o 3 anni stentino ancora a camminare, una situazione
che ci è assai penosa. I doni ricevuti da
voi ci offrono dunque Topportunità di procurare ai nostri piccoli protetti gli apparecchi che, lo speriamo, permetteranno loro di camminare in età normale. A nome
dì ciascuno di quelli che aiutate a vivere
meglio, un grazie di vero cuore!
s. Giskle Pitin
3
31 marzo 1972
N. 13
pag. 3
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
liìsite cd incontri ad Ivrea
CENTRO DIACONALE DI PALERMO
La nostra comunità ha avuto il privilegio
<li ricevere in queste ultime settimane numerosi fratelli venuti da lontano per traseorrere
un po’ di tempo con noi, nel vincolo della comune fede in Cristo e della fraternità.
11 Pastore Paolo Ricca è stato con noi in
occasione della celebrazione dell’Editto albertino. Ha parlato Sabato sera 19 Febbraio sul
tema: «Motivi e significati del dissenso cat
tolico oggi ». Un tema di attualità che avreb
be meritato un pubblico più numeroso. È dif
ficile far sentire intorno a noi lo stimolo del
l’impegno; ad ogni modo l’oratore è stato se
güito con attenzione ed interesse.
Il culto del 20 Febbraio è stato presieduto
dal Past. Ricca il quale ha predicato sul testo
di Paolo ai Calati ; « Siete stati chiamati a
libertà; soltanto non fate della libertà un’occasione alla carne, ma per mezzo dell’amore,
servite gli uni agli altri ». È stata celebrata la
S. Cena. Al termine del culto una cinquantina di persone si sono riunite nel salone per
partecipare all’agape tradizionale del « 17 Febbraio ». Il pranzo è stato preparato e servito
x:on particolare cura da alcune sorelle in fede
delFUnione Femminile. Subito dopo, l’assemblea si è riunita per dare al Past. Ricca, Presidente della Commissione Distrettuale, alcune notizie sulla vita ecclesiastica e per uno
scambio di idee al riguardo. Sono state ascoltate le relazioni di alcuni responsabili e ne è
■seguito un dibattito interessante.
Ringraziamo il Past. Ricca deUa sua gradita visita.
Domenica 5 Marzo sono giunti ad Ivrea numero.si Monitori e Monitrici di Scuole Domenicali, provenienti da varie Chiese, per partecipare all’annunziato convegno. Dopo aver partecipato al culto della comunità, essi si sono
riuniti per ascoltare la conferenza del Prof.
Ezio Ponzo su ; « Credenza infantili e alienazioni religiose ».
Il pranzo a tutti i partecipanti (una cinquantina) è stato offerto dalla nostra comunità; desideriamo sottolineare con riconoscenza
il fatto che le monitrici di Ivrea, suddividendosi i compiti e con la collaborazione di qualche persona di buona volontà, hanno preparato e servito un pranzo apprezzato da tutti.
Dopo un l>reve intervallo i partecipanti al
con\egno s’i sono riuniti per un interessante
dibattito sul tema del mattino. E, prima della
separazione, non è mancata una calda tazza di
là... con contorno! Grazie a quanti hanno collaborato alla fraterna accoglienza degli ospiti.
Domenica 13 Febbraio sono stati con noi
il Past. Giovanni Peyrot e l’anziano Monaja,
di Aosta. II Past. Peyrot ha presieduto il culto; l'anziano Monaja ha efficacemente interessato i presenti, parlando dei restauri attualmente in corso alla casa Valdese di Viering
per renderla adatta a raduni e soggiorni di
gio\ani e alunni delle scuole domenicali, senza e.^cludere altri gruppi. Speriamo di poter
occasione del
prossimo convegno tradizionale dell’Ascensione. La chiesa di Ivrea ha già offerto un
contributo l'anno scorso. Tuttavia si ha bisogno di denaro per le spese di oggi. L’anziano Monaja ha espresso la sua fiducia in un
secondo contributo da parte della nostra comunità.
RIUNIONI DI GENITORI
Quattro riunioni sono già state tenute dall’autunno in poi. L’ultima ha avuto luogo
Sabato 25 Marzo alle ore 15. Il tema della
discussione era il seguente : L’insegnamento
della religione nella scuola pubblica.
Su questo delicato problema le monitrici si
sono incaricate di consultare i bambini della
Scuola Domenicale, per poter conoscere il loro
pensiero e le loro esperienze. Il tema è importante e riguarda la nostra testimonianza evangelica.
RIUNIONI DI STUDIO BIBLICO
Da alcune settimane stiamo facendo un’esperienza nuova e certamente positiva. Un pie-'
colo gruppo di Valdesi e un gruppo più numeroso di Cattolici si sono riuniti il martedì sera
nel salone della nostra chiesa, per un ciclo di
studi biblici, presieduti dal Pastore. Scopo dell’incontro è stato quello di metterci gli uni
e gli altri di fronte aUa Parola di Dio, leggendo, commentando e discutendo l’epistola di
Giacomo, ciascuno con il Nuovo Testamento
in mano.
L’affluenza è stata superiore alle nostre
aspettative; la prima sera su 112 persone, 9
erano valdesi. La seconda sera è stata meno
frequentata : una ventina di persone in tutto.
Poi il numero è aumentato a 40-45 persone,
specialmente giovani studentesse. Una di loro
ha proposto di fare lo studio biblico a gruppi
per raccogliere il maggior numero di pensieri.
Tre capi-gruppo hanno poi riferito su quanto era stato detto nei singoli gruppi e ne è
scaturito un interessante scambio di idee. Queste giovani studentesse, accompagnate da tre
suore, hanno portato una nota di attualità
e di vivacità; una delle suore ha funzionato
molto bene da capo-gruppo.
I valdesi sono sempre stati pochini, da 8 a
10 persone, mentre avrebbero potuto essere
di più.
Le riunioni sono state iniziate con una breve lettura biblica e la preghiera; alla fine abbiamo detto insieme il Padre Nostro.
II mercoledì sera, alcuni valdesi con U Pastore hanno regolarmente partecipato alla riunione di studio biblico in una sala della parrocchia cattolica locale. Il pastore Rostan è
stato invitato la prima sera a fare una lezione
introduttiva all’Evangelo di Matteo. Abbiamo
studiato insieme brani del Sermone sul monte e alcune parabola del Regno dei Cioli
Siamo stati colpiti daH’atmosfera di fraternità e di interesse per lo studio della Parola di Dio ed anche dalla libertà con cui abbiamo potuto esprimerci. Il ciclo di studi biblici
è durato cinque settimane.
Vita alla Casa del Fanciullo
Una volta al mese ha luogo l’assemblea dei
genitori degli alunni delle nostre scuole. Sebbene la partecipazione non sia ancora molto
numerosa, abbiamo registrato un sensibile aumento e un crescente interessamento per questa iniziativa che ha lo scopo di responsabilizzare maggiormente le famiglie alla vita e ai
problemi della scuola.
Abbiamo cercato tra l’altró di indagare quali
sono i motivi per cui taiite famiglie preferiscono inviare i loro figli nelle nostre piuttosto
che in altre scuole.
« * *
Nella conversazione ohe ne è seguita una
donna ha detto che la nostra è — a suo giudizio — « una scuola adatta al suo bambino ».
Questa parola di apprezzamento è molto incoraggiante per noi. Infatti non vogliamo
adattare i fanciulli alla nostra scuola o ai nostri metodi preconcetti, ma piuttosto adottare
i metodi più rispondenti alle necessità dei
fanciulli.
* * *
Un’altra madre con molto sincerità ha detto
che la nostra è « una scuola conveniente ». Essa infatti assicura le migliori prestazioni (servizio di autobus a domicilio, refezione scolastica, doposcuola...) al più basso costo. La nostra scuola è infatti al servizio delle famiglie
meno abbienti.
^ ^ ^
La madre di un alunno ha raccontato che,
trovandosi a Roma per un controllo medico
del suo figliolo, alla domanda del medico :
— « Quale scuola frequenti? »
— « L’Istituto Valdese » — risponde il ragazzo, con disinvoltura. La madre ci ha confessato che temeva una reazione negativa da
parte del medico, il quale invece si dimostrò
molto interessato e volle essere informato sulristituto e sulla storia dei Valdesi. Alla fine
egli disse alla madre che la scuola dei Valdesi
era la più adatta al temperamento di suo
figlio perché gli evangelici non usano, in
base ai loro principi, metodi repressivi.
— « Io voglio fare andhe rUniversità dai
« Valdesi » — disse infine il ragazzo, che sì
era sentito lusingato nel suo amor proprio.
Abbiamo continuato le riunioni dì studio in
vista deiraggiornaniento dégli insegnanti e
degli educatori.
Il 16 marzo, la Sig.ra R. Rufi&ni, dottoressa
in psicologia, terrà una conversazione su: « Lo
sviluppo psichico del fanciullo ».
Il mese scorso, la Sig.na Hélène Bataillard
del Servizio Cristiano dì Ri-esi, ci ha riproposto il tema sempre interessante delle « Tecniche pedagogiche » del Freinet.
Pina, Panascia
Funerali o
Cronaca delle Valli
Resurrezione ?
Dopo aver lello l’articolo del pastore Ernesto Ayassot, Processo ai funerali? apparso sulVEco-Luce del 17 marzo, sento di dover esprimere alcune considerazioni personali, in merito al suddetto articolo. Premetto che .sono
membro dell'unione giovanile del Prassuit-Vernet. ed in c[uanto tale uno degli estensori
dell'articolo: Funerali pagani.
Intendo ribadire che nell’ambito delle nostre valli continuano ad aver luogo funerali,
che presentano vere e proprie forme di pagane.simo. Esattamente da un anno, non ho più
partecipato ad alcun funerale, poiché mi ero
reso conto della inutilità e del formalismo di
questo correre dietro ai morti. A parer mìo
quelle due o tre ore che si perdono per andare
ad un funerale sarebbero spese meglio prestando un aiuto a qualche persona che si trovi in
situazioni difficili. Un secondo motivo era
quello degli spettacoli spesso penosi, offerto dai
cortei funebri, in cui si potevano sentire ogni
specie di discorsi, talvolta poco edificanti, e di
pettegolezzi.
Una quindicina d'anni la quand’ero ancora
un ragazzino che frequentava la scuola domenicale. il nostro pastore ci raccontò di .aver
imparato durante un accompagnamento funebre. la tecnica migliore per la lavorazione
della carne di maiale. Nel suo articolo il pastore .4yassot sostiene che la gente va ai funerali non per il morto, ma per ascoltare l’evangelo. allora mi domando come mai i nostri
templi sono gremiti in occasione di funerali,
mentre sono semivuoti ai culti domenicali. Il
pastore Ayassot afferma poi di non aver mai
udito alcun pastore che nelle sue predicazioni funebri, abbia tenuto panegirici del morto,
e lasciato in ombra la parola della resurrezione. dando cosi una predicazione non evangelicamente corretta. Ebbene rispondo affermando recisamente di aver sentito più di un pastore la cui predicazione non era evangelicamente corretta, poiché lasciava in ombra la
parola della resurrezione e tesseva un mezzo
panegirico del defunto. Per brevità mi limiterò ad un solo esempio. Cinque anni fa in occasione del seppellimento di una sorella deceduta improvvisamente, una domenica mattina il pastore dopo averne brevemente ricordata
la figura, disse che essa invece di poter venire
al culto era andata ad un altro appuntamento
con il Signore, e si dilungò poi intorno a questa frase. Dal senso delle sue parole sembrava
che questa sorella al momento del trapasso fosse ascesa in paradiso. È forse questa una predicazione evangelicamente corretta? Per me
assolutamente no. Sono poi rimasto addirittura strabiliato quando il pastore Ayassot scrive
ebe Gesù predicò in occasione di funerali alle
famìglie in lutto ed ai presenti il messaggio
della vita, e cita poi i funerali di Lazzaro, della figlia di lairo, e della vedova di Nain. Mi
permetto di invitare il pastore Ayassot a rileggersi con molta più attenzione i quattro
evangeli, e si accorgerà che Gesù non ha né
predicato né partecipato ai funerali di .Lazzaro. L’evangelo di Giovanni ci dice che Gesù
trovò che Lazzaro era già da quattro giorni
nel sepolcro (Giovanni cap. 11, versetto 17).
L’evangelo di Giovanni ci dice poi che Gesù si
fece condurre al sepolcro, ne fece togliere la
pietra che ne copriva l’apertura e gridò con
gran voce: «Lazzaro vieni fuori»; e Lazzaro
uscì dal sepolcro risuscitato dalla potenza della
parola del figlio di Dio. In quanto alla figlia di
lairo come risulta più chiaramente dal racconto dei vangeli di Marco e di Luca ossa
era appena deceduta quando Gesù la risuscitò;
non era perciò certamente il giorno del suo funerale. Soltanto per il figlio della vedova di
Nain si tratta di un funerale, ma l’evangelo
di Luca ci dice che Gesù si imbattè per puro
caso in questo funerale, e vedendo il dolore
della povera madre in lacrime le risuscitò il
figlio. Si tratta perciò di resurrezione e non di
partecipazione consolatrice, e di predicazione.
Perciò a differenza di quanto afferma il pastore Ayassot, i pastori dovrebbero piuttosto
astenersi dal portare il lóro annuncio ai funerali, per essere imitatori di Gesù. Ritengo
infine che una famiglia in lutto preferisca essere in solitudine il giorno del seppellimento
del proprio caro; perciò sarebbe auspicabile
che il pastore recasse in un altro giorno l’annuncio della speranza cristiana.
Ricca Adelchi
iiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiMimiMiiMiiiiiiiiii
Doni prò Eco-Luce
Da Torino: Alice Monnet-Mariton L. 1.000;
N. N. 1.000; Vincenzo Martorana 2.000; Famiglia Peyronel 500.
Da Roma: Giovanni Giuliani L. 500; Maria
Giocoli 3.000; Emma Rivoira 500.
Maria Ceseri, S. Piero in Bagno L. 1.000;
Mercedes Querci, Milano 500; H. U. Geydou,
Francia 5.500; Ernesto Incerti, Milano 1.500;
Carletta Quara, Gassino Torinese 500; Luigi
Breuza, Pinerolo 500; Bianca Fonie, Cannerò
1.500; Angela Dreher, Malnate 1.500; Elvina
Manzoni, Milano 1.500; Samuele Carrari, Trieste 1.000; Guido Ricca, Pinerolo 500; Antony
Pons, U.S.A. 1.000; Rita Koudijs, Saranno
1.500; Dino Fornerone, Abbadia Alpina 500:
Rodolfo Benyr, Pinerolo 1.000; Marcella Malan, Angrogna 500; Edith Berner, Bergano
500; Graziella Jalla, Torre Pollice 1.000; Fam.
Quara-Capello, Gassino 2.000; Piero Boér,
Beinasco 500; Joseph Signa, U.S.A. 580; Elis
Gustavi. Svezia 500; Famiglia Coisson, Milano
1.500.
INCONTRO FRA LE COMUNITÀ’
METODISTA E VALDESE
Su proposta del Comitato Esecutivo del
Centro Diaconale e presi gli accordi coi ricettivi consigli di chiesa, domenica 27 febbraio le
due Comunità si sono incontrate per un culto
in comune e per una comune assemblea. Lo
scopo è stato di informare le Comunità suU’attività del Centro di Emigrazione (C.E.S.E.) e
del Centro Diaconale che vogliono e devono
essere sempre più espressione della vita della
Chiesa. Il Dr. Lelio Sammarco ha illustrato le
« Linee di fondo », che sono pubblicate in questo numero dì « Una voce da Palermo »; l’Avv.
P. Trotta della Chiesa Metodista, ha fatto una
relazione suUa attività svolta dal C.E£.E. a
favore degli emigranti.
La brevità del tempo don ha consentito una
discussione che è stata rinviata ad una data
da stabilire di comune accordo.
■Alla assemblea erano precenti il Past. 'Wolfgang Schmidt del « Brot für die Welt »,
Stuttgart, e Fritz Weissinger del Diakonische
Werk Hessen und Nassau che si sono trattenuti per alcuni giorni in Sicilia.
I lavori dì costruzione del nuovo Centro
Diaconale, alla Noce, proseguono regolarmente. I lavori delle fondazioni sono stati piuttosto lunghi, ma una volta giunti aUa prima
copertura, il lavoro proseguirà con risultati più
evidenti.
Inge SchXdler
...e al Convitto Valdese
prendere risione dtelle novità in
imiMMim:iiiiimiii immiiiimiiimii iiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiimmiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiimiiniiiiiiMiiiiiiiilbüiii ::ü!!imiiiiiimmiiiimmimmiiiiMiiiiiimiiiimiiiimiiiiiiiiiiiiiiiffliiffi
Commemorati i caduti
del 21 Marzo’ 44
in Vai Luserna
Come di consueto a Ponte Vecchio è stato
commemorato il tragico marzo 1944, ma nei
vari messaggi uditi, domenica 26, vi era una
nota comune nuova : la rievocazione dei martiri non deve essere un alibi per disinteressarsi del fascismo dì oggi, i partigiani oggi devono impegnarsi politicamente.
Le squadracce di Borghese o Caradonna non
spaventano nessuno — ha detto l’oratore ufficiale Giovanni Negro — il fascismo che temiamo è più subdolo; dopo essersi fatto proteggere, nella fase di crescita, dalle ali della
Democrazia Cristiana, ora che ha messo radici nei vari organi di stato, si fa paladino
delFordine, della patria e sin della democrazia,
per arrivare al più presto ad imporre soluzioni
di governo autoritarie, antidemocratiche, fondamentalmente fasciste. Gli ex-generali ed exammiragli De Lorenzo e Birindelli, candidati del Movimento Sociale, aspirano ad assumere in Italia le « grandi responsabilità » che
i colonnelli greci hanno assunto per il « bene »
della loro patria e della « civiltà occidentale »!
Senza trasformare la cerimonia in un comizio. gli interventi di Frida Malan, del capo
garibaldino « Barbato », di Negro, hanno messo bene in rilievo la condanna che va fatta di
25 anni di ininterrotto governo democristiano,
anni spesi ad utilizzare voti popolari per fare
una polìtica conservatrice, spesso incline a soluzioni autoritarie e reazionarie, come nella
vicenda Tambroni, del 1960, o nella recente
elezione del Presidente della Repubblica; condanna che rende implìcita la necessità di ricreare una solidarietà antifascista, la quale,
al di là delle divisioni di partito, scoraggi
ogni tentazione della destra di usare ancora
una volta il fascismo per impedire l’avanzata
democratica dei lavoratori.
R. Gay
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiitiiiiiiimiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Colloquio pastorale
del Primif Distretto
Il colloquio pastorale del I Distretto, previsto per il 10 aprile in via dei
Mille 1, a Pinerolo, è rinviato a lunedì 17 con il seguente programma:
Ore 9,30: inizio del colloquio con U
presenza del Prof. Bruno
Corsani sul tema deUa Resurreóone ;
Ore 13,30: problemi amministrativi,
comunicazioni della Commissione Distrettuale e
della Tavola.
Al convitto è stato decìso che i ragazzi dovranno abituarsi aU’auto-governo. Al Rinite gli
educatori ad un certo momento, dovrebbero
diventare solo degli osservatori e dei consiglieri. I più grandi vogliono aiutare i più
piccoli a comportarsi bene, ad essere sempre
puliti ed in ordine, a fare i compiti ecc.
NeU’ultima assemblea essi hanno espresso
il desiderio di andare a casa ogni 15, anziché
ogni trenta giorni, ma hanno voluto anche
udire il parere dei loro genitori e degli educatori.
Hanno deliberato di fare una critica a due
loro compagne a motivo del loro comportamento non buono nei confronti dei più piccoli.
L’autogoverno e rautodiscìplìna, aiuta i ragazzi a sentirsi responsabili. La via della libertà è più richiosa anche per una Comunità piccola come il nostro Convitto, ma è la migliore
ai fini educativi e formativi che vogliamo
raggiungere. Naturalmente la libertà non vuol
dire arbitrio o disordine.
Pietro 'V. Panascia
CLASSI DIFFERENZIALI,
BAMBINI ritardati
Paolo e Totuccio dovrebbero andare in classi differenziali che, grazie a Dio, noi non abbiamo e non vorremmo mai avere, per ovvie
ragioni psicologiche e pedagogiche.
Una domenica pomeriggio la Sig.ra Panasela ed io portiamo, con il pullmino a passeggio, alcuni ragazzi del Convitto. Paolo, un
bambino di 7 anni, « ritardato » chiede aUa
Sig.ra :
— « Signora, ma suo marito sa che Lei sta
uscendo con noi? Glielo ha dato U permesso?».
Raccontando poi il fatto, la Signora ha dovuto riconoscere di essersi sentita piuttosto
imbarazzata a dare una risposta semplice e
sod’disfacente al bambino che continuava a
scrutarla con aria significativa.
Alcuni giorni fa a Palermo era stato indetto
uno sciopero generale. Eentro in classe e chiedo a Totuccio (6 anni):
— « Totuccio, cosa hai fatto oggi? »
— « Ma, signorina », egli dice, « oggi c’è
sciopero. »
— « Tu sai cos’è uno sciopero? »
— « Si », risponde Totuccio, « folla », « una
gran folla ».
lire ».
: No, le botteghe sono chiuse. Io ho 5
Pinerolo
Pramollo
Totuccio è rimasto per un po’ con le 5 lire
in mano rattristato che, per lo sciopero, non
poteva spendere tutto il denaro Che aveva.
Ince Schadler
11 17 febbraio ha richiamato una buona assemblea per la partecipazione al culto con celebrazione della S. Cena. Un discreto numero
di fratelli ha partecipato all’agape fraterna tenutasi nella nostra sala. Si è trascorsa una serata insieme nella gioia e nella riconoscenza
verso il Signore. Era fra noi il pastore Roberto Jahier che ci ha presentato e illustrato
una serie di interessanti diapositive sul tema
« Enrico Arnaud e i Valdesi in Germania ». Lo
ringraziamo, con ritardo, per la sua presenza
e per il messaggio.
Un’assemblea, assai più numerosa del solito, tenutasi il 20 febbraio subito dopo il culto con liturgia abbreviata, ha dimostrato che
l’argomento all’ordine del giorno interessava
un buon numero di membri della nostra comunità. « La nostra testimonianza nei conflitti
della vita sociale » : ecco il tema presentato
alla riflessione dell’assemblea. Si è ritenuto di
doverci interrogare, prendendo lo spunto da
una lettera, pubblicata sui nostri giornali, che
il gruppo residente di Agape aveva indirizzato
alle comunità valdesi delle valli. Quale deve
essere il nostro atteggiamento come credenti
nei conflitti della vita sociale nella quale siamo inseriti ed operiamo?
È giusto, e se è giusto, in quale modo la
comunità può intervenire nei conflitti sociali
che ci si pongono dinanzi?
Che posizione dobbiamo assumere per poter
esprimere concretamente la testimonianza cristiana? Attraverso i numerasi interventi sì è
rilevato un certo sforzo per discutere, serenamente fra fratelli, onde ricercare e discernere,
alla luce deUa Parola, la via e l’opportunità di
una testimonianza, scaturita da una comune
riflessione.
Si è deciso di avere un’altra assemblea previa la diffusione di una chiara documentazione sull’argomento.
Domenica 9 aprile, avrà luogo, dopo il culto,
una breve assemblea per le nomine in vista
della Conferenza Distrettuale, del Sinodo e di
3 revisori dei conti.
Il 2° ciclo di studi biblici sta per concludersi; avremo ancora una riunione fuori programma il 9 aprile. G. T.
iiiMiiiiiiiiiimmtimimiiiiiiiiiiiMiiiifiiiiiimmiiiiiiiiiiii
Sabato pomeriggio, 18 c. m., si è
svolto il funerale della sorella Enrichetta Jahier in Sappé, deceduta all’Ospedale Civile di Pinerolo all'età di
78 anni. Rinnoviamo ai familiari la
nostra simpatia e fraterna solidarietà
in Gesù Cristo, vincitore della morte.
Eventuali doni ed offerte per l’opera possono essere inviate a :
— Centro Diaconale, conto n. 4-0110312,
Banco di Sicilia, Ag. 3, 90139 Palermo.
— Centro .Bv. di Assistenza, conto corrente
postale n. 7/4693, Via Spezio 43, 90139
Palermo.
miiiiimmiimiitmiiiiMiiiimiiiininiiimmiimiiiiiitiiii
Federaz. Femminile Valdese
Il Congresso della Federazione Femminile 'Valdese avrà luogo il 13-14 maggio 1972 in Roma.
La seconda giornata del Congresso
sarà per la prima volta in comune
con le Unioni Battiste e Metodiste.
Ricordiamo che le Presidenti delle
Unioni partecipano d’ufficio al Congresso e ogni Unione ha diritto ad inviare una delegata ogni 40 membri o
frazione di 40.
Le partecipanti dovranno inviare la
loro iscrizione a: Fernanda Comba Via Pietro della Valle, 13 - C0193 Roma - entro il 20 aprile 1972.
La Presidente: Ade Gardiol Theiler
iiiiiiiiimiiiimtiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!i!iiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiim
Per l’Asilo dei Vecchi
di Luserna S. Giovanni
DONI IN MEMORIA
Della nonna, Ada Negri Cassina L. 5.000;
di Orazio, Emanuele, Dia Beaux, TuUio e Ada
Beaux 15.000; di Boer Giovanni, fam. Sereno,
Torre Pellice 5.000; di Predino Balmas, Boldrini Botta Alda 5.000; di Antonio Cornelio,
Silvia e Olga Cornelio 5.000.
DONI VARI
Estella e Wiviana Gönnet L. 2.000; Edoardo
e Laura Michelin, Torre PeUice 5.000; Luisa
e Giovanni Cambelolli 5.000; S. Cucito, lotteria 17 febbraio 100.000; CoUetta Pranzo 17
febbraio 18.920; Direzione e Maestranze RIV
44.000; Unione femminile, Perrero 10.000;
Unione femminile, Rorà 5.000; Jourdan Maddalena, Torre Pellice 3.000; Bertalot Castagnoli Giuseppina 10.000; Rejnaud Lea 500;
N. N. e N. N., Torre PelRce 7.700; Gardiol
Silvia e Davide 1.000; Dematteis Filippone
500; Eynard Susanna, Marco, Franco 1.000;
Mondon Adelina e Placido 10.000; Maffeo
Angelo 5.000.
Ringraziando molto vivamente ricordiamo
che le offerte per la nostra opera possono anche essere versate sul c/c n. 2/16947 : Asilo
per Vecchi, 10062 Luserna San Giovanni (Torino).
AVVISI ECONOMICI
CONIUGI referenziati offronsi custodia villa
Torre Pellice. Rivolgersi Amministrazióne
Eco Valli, Via Cavour, 10066 Torre Pellice.
RINGRAZIAMENTO
L’affezionata Germaine ed i congiunti della compianta
Paolina Bonnet
riconoscenti ringraziano tutti coloro
che hanno circondato l’est.nta con il
loro affetto e che hanno dimostrato
la loro simpatia nella dolorosa circostanza della sua dipartita.
Un ringraziamento particolare desiderano esprimere al Dott. De Bettìnni che per lunghi anni l’ha seguita
con le sue cure affettuose ed ai Pastori Signori Micol, e Jalùer e Geymet.
Villar Pellice, 31 Marzo 1972.
La famiglia della compianta
Enrichetta Jahier
in Sappè
ringrazia sentitamente tutti coloro
che hanno preso parte al suo dolore
e che in un modo o nell’altro le sono
stati di aiuto; in particolare il Doti.
Bertolino, la Signora ed il Pastore
Pons.
Pramollo (Balarè), 18 marzo 1972.
4
pag. 4
31 marzo 1972 — N. 13
1 NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Il caso Feltrinelli
e l’istruttoria Rauti
Le indagini sul caso Feltrinelli, volte a trovare chissà quali depositi di
armi o munizioni (scoperte per contro in abbondanza nel settore fascista) non hanno finora dato apprezzabili risultati. Intanto sono stati nominati i periti balistici che dovranno ricostruire le modalità di esplosione
che ha dilaniato Feltrinelli: pare probabile che essi ricostruiranno artificialmente un’analoga esplosione per
verificare e constatare ulteriori elementi. Intanto il perito di parte prof.
Maccaccaro ha avanzato gravissimi e
fondati dubbi sulle fratture alla base
cranica e le lesioni al cervello riportate dall'editore. Esse sono di tale entità da far ritenere improbabile che
siano state prodotte da un’eventuale
caduta (dal traliccio) di circa tre metri su terreno soffice.
Intanto, una nuova voce respinge i
disordini e le violenze dei gruppuscoli gauchistes. È quella del « Comitato
di difesa e di lotta contro la repressione » che in un documento afferma
che « i piccoli gruppi c he pretendono
di sostituirsi alle masse., nell’adottara
forme violente di lotta, non solo sono destinati alla sconfitta, ma finiscono inevitabilmente in balìa di provocatori e di spie ».
Una chiara conferma alla matrice
nera della strage di Milano è giunta
invece da Treviso, dove il giudice Stiz
ha accusato di tale reato e degli altri
collaterali del 12 dicembre, il dirigente nazionale missino Rauti, coi suoi amici Freda e Ventura. Le prove (fra
cui gli identici congegni esplosivi usati
nei vari attentati del 1959) paiono
schiaccianti.
La « carriera » del Rauti è quanto
mai significativa. Nel 1964, come si
legge in un documento del Sifar, egli
si era messo in contatto colla polizia
politica portoghese per un acqu'sto di
una partita di armi e per organizzare
una rete spionistica in Italia. Nel 1968
esce dal MSI per fondare Ordine nuovo, definita come « associ z'one culturale» (sic!). Sempre ne'lo stesso anno, con tm gruppo di 48 giovani, va
in Grecia dove prende contatto colle
locali autorità politiche. Egli si incontra anche coll’agente del servizio segreto greco esperto della questione italiana. In un successivo rapporto di
questo agente aH’ambe sciata greca di
Roma — rapporto che venne intercettato — si parlava esplicitamente di
bombe e di attentati. Nel 1969 Rauti
torna all’« ovile » e cioè nel MSI, proprio alla vigilia del massacro milanese
e diventa il braccio destro di Almirante. Quanto ai suoi due amici, sono in
prigione dal dicembre 1971, imputati
di detenzione di armi e di esp'osivi e
per ricostituzione del partito fas:ista.
L'ONU condanna Israele
per "crimini di guerra"
La commissione deU’ONU per i diritti dell’uomo ha approvato una risoluzione che definisce « erimini di guerra » e « una sfida all’umanità » le attività israeliane nei territori arabi occupati. In modo particolare vengono
condannati gli arresti di ostaggi, le deportazioni, la demolizione di villaggi,
la creazione di insediamenti israeliani,
la confisca dei beni arabi, le punizioni
collettive, il maltrattmnento dei prigionieri.
Il documento chiede a Israele di revocare e desistere da qualsiasi misura
« che alteri la struttura demografica o
il carattere fisico dei territori occupati
e i diritti umani degli abitanti », e
di rispettare la convenzione di Ginevra sulla protezione dei civili in tempo di guerra.
La risoluzione è stata votata a gran
maggioranza. Solo Guatemala, Olanda,
USA e Zaire (ex Congo belga) hanno
votato contro. L’Italia si è astenuta.
È sconsolante pensare che sia trascorso così gran tempo, per giungere
finalmente ad imboccare una pista
che già doveva e poteva essere seguita addirittura da annL Tutto questo
colora di una luce sempre più’ sinistra
il volo dalla finestra del povero Giuseppe Pinelli, mentre intanto Valpreda
e i suoi compagni vedono allontanarsi ulteriormente, come in un- incubo
spaventoso, il momento in cui potranno farsi ascoltare. Com’è noto, infatti
gli atti sono stati trasmessi da 'Treviso a Milano. Ma rischiano ora (dietro
istanza dei difensori del terzetto nero) di essere a loro volta tvas'eriti a
Trieste, col pretesto che in tale città
è già stato operato un procedimento
penale contro Freda e Ventura, che
non ha nulla a che fare colle indagini
sulle bombe.
Il discorso di Breznev
Il recente discorso di Breznev, in
occasione del 15“ congresso dei sindacati sovietici, ha rotto il silenzio al
vertice sugli incontri cino-american.i,
anche se sono state espresse caute e
generiche riserve, anche se si è evitato
ogni giudizio definitivo: « solo il fu
turo egli ha detto — ne mostrerà
la vera sostanza ».
Un altro punto del discorso del segretario del partito comunista sovietico è dedicato all’Europa del Mec: ne
ha riconosciuto la realtà ed ha soggiunto che i rapporti russi coi paesi del Mercato comune dipenderanno dalla misura con cui questi a loro volta riconosceranno la realtà del Comecon e
cioè dell’analogo blocco economico
dell’Europa dell’est. In queste dichiarazioni sembra si possa cogliere la
idea di un negoziato fra le due entità
economiche, negoziato che, come fa
notare Le Monde, potrebbe diventare
uno degli argomenti essenziali della
futura conferenza sulla sicurezza e
sulla cooperazione.
Ma l’aspetto che personalmente ci
ha più colpito nel discorso di Breznev
è stato il modo in cui viene considerato il rapporto dell’URSS colla Cina.
Egli in sostanza ha detto che, siccome i cinesi — in occasione dei recenti incontri coH’America — hanno parlato di «coesistenza pac.fi.a », lUnio
ne sovietica è pronta a impostare i
suoi rapporti colla Cina su questa base. Assistiamo così al fatto che le due
massime potenze socialiste, ispiratrici
in tutto il mondo di due orientamenti
differenziati, si considerano anch’esse
« coesistenti » né più né meno come
l’imperialismo americano può « coesistere » colla rivoluzione culturale cinese: in sostanza il conflitto URSS/Cina viene considerato insanabile.
Naturalmente Breznev ha addossato
la « colpa » di questa situazione alla
Cina, accusandola di una « politica
imperialista di isolamento ». Ora, che
l’Unione sovietica parli di imperialismo, sia pure « isolazionista », ci pare
pura esercitazione dialettica (con una
efficace espressione, si potrebbe parlare di « aria fritta »), perché, quanto
a imperialismo, ci pare che l’URSS
non abbia nulla da imparare: basti
pensare alla sua pesante politica intirnidatoria nei riguardi dei suoi alleati dell Europa orientale.
Quanto ai prossimi incontri con
Nixon, Breznev ha dichiaralo che il
atterrà a « posizioni realistiche » giudicando possibile un miglioramento fra le due nazioni, senza
che peraltro esso vada a detrimento
^'tr:i paesi. Ci pare chiara Tallusione al Vietnam e all’appoggio sovietico
ai paesi indocinesi che si battono contro 1 aggressione americana. Pare anzi che, a potenziare l’esasperata controffensiva nordvietnamita e vietcong,
quanto prima Hanoi sarà in grado anche di controbattere il finora incontrastato strapotere aereo statunitense
(che continua nella sua incredibi'e opera distrutttrice) mediante una grossa flotta aerea fornita appunto dalrURSS. Il quotidiano New York Tirnes, nel commentare quest’ultima notizia, dice che, se la cosa è vera, il
conflitto cambierebbe vol’o. Ma quale
tremenda e nuova responsabilità dovranno assumersi gli Stati Uniti di
fronte a questo eventuale « nuovo volto » della guerra indocinese!
Roberto Peyrot
ERRATUM — Una consonante in
più, inserita in una frase del secondo
capoverso dell'articolo dello scorso
numero dal titolo: « violenza » ha completamente sfalsato il senso della frase stessa, che andava così letta: «.. in
una società che, sia pure colle sue immense magagne e i suoi tr.idimenti
nei confronti dei propri ’governati’...
(e non ’governanti').
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
GLI EREDI DI DUVALIER
■¡fir « Luckner Cambronne, Vuomo
forte”, del regime haitiano, ministro
dell’interno e ministro della difesa di
Haiti, ha guidato in USA una delegazione comprendente, fra altri, Adriano
Raymond ministro degli esteri, e Edoardo Francisque ministro delle finanze.
Durante il suo soggiorno a Washington,
la delegazione s’è incontrata con persone responsabili del Pentagono e del dipartirnento di Stato, e con alcune delle
principali autorità specializzate nelle
organizzazioni d’assistenza economica
e finanziaria. Il Cambronne ha anche
pranzato col segretario di Stato, sig.
William Rogers ».
Ricordiamo ai nostri lettori che il regime haitiano, qui citato, è uno dei più
reazionari del mondo, tristemente celebre per la sua feroce tirannia. Nominativamente repubblica con capitale
Port-amPrince, Haiti fu dominata per
lungo tempo da un presidente efferato,
François Duvalier detto Papà Doc, morto il 22.4.'7i, il quale oltre a tutto strumentalizzò il cristianesimo ai propri fini di dominio, in modo sconciamente
blasfemo. Attualmente Haiti è retta
da un’oligarchia al vertice della quale
stanno i coniugi Max Dominique e Marie-Denise Duvalier, la figlia primogenita di Papà Doc.
« Nel corso d'una conferenza stampa,
i ministri haitiani hanno affermato che
la loro visita in USA era “di pura cortesia”, e che essi non erano venuti per
sollecitare un aiuto economico e militare. Ma la qualità dei loro interlocutori nord-americani sembra dimostrare il
contrario. Migliaia di haitiani esiliati in
USA sono anch’essi persuasi che quella
visita è destinata a controbilanciare il
tentativo fatto da Max Dominique (che
fu ambasciatore di Port-au-Prince a Parigi) di trovare un appoggio politico fra
loro, come pure nell’ambiente dell’amministrazione Nixon.f...) Il “New York
Times” (del 16 c.) ha riferito che il dipartimento di Stato aveva aperto una
inchiesta sulle attività dell'“Aerotrade”,
una compagnia di Miami. Questa utilizzerebbe una mezza dozzina di “marines” americani per addestrare dei militari haitiani. L’inchiesta si propone
di chiarire se tali attività sono conformi alle leggi americane sugli aiuti all’estero. Lo stesso "New York Times ”,
citando dei funzionari del dipartimento
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Direttore responsabile; Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coep. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)
di Stato, afferma che certe compagnie
private americane hanno fornito ad
Haiti armi varie per una somma di
200 mila dollari, come pure sei pattuglie di guerriglieri di marina, con armamenti di 1,2 milioni di dollari. Questo
nel corso degli ultimi 18 mesi e a dispetto dell’embargo imposto dal presidente Kennedy nel 1962 sulle vendite
d’armi ad Haiti. (...).
Sabato 18 c., nella capitale americana, si è prospettata la possibilità che
gli USA riprendano, dopo un’interruzione di dieci anni, il loro aiuto economico e militare al regime Duvalier. L’amministrazione Nixon esaminerebbe favorevolmente una domanda di credito,
formulata dagli haitiani, per degli acquisti militari per un valore di circa
1,5 milioni di dollari ».
TRA PORTOGALLO
E DANIMARCA
is:«!! governo di Lisbona ha richiamato, per consultazioni, il proprio ambasciatore a Copenhagen. Prima di partire, questi ha consegnato a Christiansborg una nota di protesta contro l’atteggiamento “non amichevole” assunto, verso il Portogallo, dal ministro depi esteri danese, il sig. K. B. Andersen,
il quale sta attualmente effettuando un
viaggio ufficiale nell'Africa Qrientale:
Tanzania, Kenya e Zambia. Questo periplo ha dato occasione all’Andersen
d’intrattenersi lungamente con dei rappresentanti di diversi movimenti di liberazione africani, particolarmente del
cosiddetto “Frelimo”. L’Andersen ha
promesso a tali movimenti un aiuto diretto di 6,50 milioni di corone (pari a
piu di mezzo miliardo di lire italiane)
a fini umanitari.
La Svezia e la Norvegia avevano già
preso degl’impegni analoghi nell'autunno scorso, quando una delegazione dell’Q.U.A. (Organizzazione federativa africana), guidata da Quid Daddah, il presidente della Mauritania, s’era recata nelle cinque capitali scandinave per sollecitare un sostegno morale ed economico contro il Portogallo, la Rodesia e
l’Unione Sud-Africana. Per parte sua,
la Danimarca fino ad oggi s’era accontentata di concedere dei sussidi ai campi di rifugiati dei territori portoghesi.
I dirigenti portoghesi ricordano alla
Danimarca, che essa ebbe a beneficiare
del loro appoggio all’ONU, nella questione della Groenlandia ».
Queste notizie tornano ad onore della Danimarca e delle altre nazioni scandinave. Ed ecco una bella dichiarazione apparsa (lunedì 20 marzo) sul giornale socialdemocratico « Aktuelt »:
«“Noi non forniamo armi ai membri dei movimenti di liberazione africani, ma questo è forse il nostro solo
errore. Infatti la soluzione dei problemi coloniali portoghesi sarebbe indubbiamente più rapida e meno sanguinosa, se il Frelimo e altri gruppi di liberazione ricevessero delle armi per scacciare, una volta per tutte, le truppe portoghesi”.
Al punto in cui stanno le cose, vi sono dunque poche probabilità che l’ambasciatore del Portogallo raggiunga
nuovamente, in prossimo avvenire, il
proprio posto in Danimarca ».
(Da « La Monde » del 22-3-1972).
libri
Uomo rosso, oomo noro, biooco America
Indiani e neri: tragico parallelismo
Sidney Willhelm, Uomo rosso, uomo
nero, bianca America, ed. Lampugna
ni Nigri, pag. 125, L. 1.100.
S. Willhelm è professore di soclo’ogia presso l’Università di Buffalo (New
York) ed ha insegnato anche in California e in Canada. Nel 1970 egli ha
pubblicato un volume dal titolo « Chi
ha bisogno del negro? » di cui que:to
volumetto è una sintesi.
In esso viene proposta un’analisi del
destino dela popolazione nera nelTAmerica dei bianchi. Come precisa l’autore stesso nella premessa « vengono
tracciate le interre’azioni fra l’etica
della razza, la produzione economica
e le ideologie che giustificano il trattamento riservato ai negri a partire
dalla schiavitù fino ai rapporti razziali
attuali. È un racconto spaventoso, una
storia dell’orrore che è stata rimossa
e negata dalla maggior parte degli osservatori della scena americana. Si
continua a raccontare la vecchia storia
secondo cui l'America sarebbe stata la
terra dell’eguaglianza; ma i fatti dimostrano il contrario, soprattutto per
quanto riguarda la popolazione di colore ».
Quello che forse colpisce maggiormente nella lettura del libro (e anche
se personalmente ne eravamo già coscienti in precedenza) è l’impressionante parallelismo fra loro dei sistemi seguiti dal potere nordamericano nel
procedere prima verso la emarginazione, poi, verso la distruzione degli indiani e ora dei neri.
Inizialmente i bianchi considerarono
gli indiani e i neri sulla base del mito
cristiano del razzismo: le due razze
erano pagane. Mentre i primi potevano essere crudelmente asassinati come
bestie, i secondi potevano esser fatti
schiavi senza pietà come animali da
soma. Poi, il cristianesimo stesso trasformò sia gli indiani che i neri da
animali in esseri umani ma, malgrado
la trasformazione, continuarono a condannarli rispettivamente allo sterminio (« l’unico indiano buono è quello
morto ») e alla schiavitù.
Il concetto di eguaglianza, sancito
dalla Costituzione americana, è un
mito: mentre essa viene affermata a
parole, nei fatti la discriminazione dei
neri si manifesta a ogni livello. È proprio in nome di questa Eguaglianza
(suprema ironia!) che qualsiasi accenno da parte nera di volersi separare
dai bianchi trova immediata condanna: la nazione — si proclama in coro
— è impegnata nefl’integrazione delle
razze! E l’autore precisa: « George
Wallace può spostarsi su e giù e il governatore della California Donald Reagan può raccomandare agli ascoltatori
del suo Stato e della nazione la dignità del singolo sulla base della legge e
dell’ordine indipendentemente dal colore, di fronte alla crescente violenza
"nelle strade". L’Eguaglianza sta davanti a tutti gli uomini come la garanzia della conservazione della pace di
un popolo, di un quartiere e di una
nazione. Allora è naturale che il Sud
appaia come il più ansioso di seguire
quella strada che è stata già percorsa
dal Nord e dall’Qvest, sostituendo la
iiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiinii'i)
Ginevra
Incontro
per la riconciliazione
Ginevra (bip) — Il presidente della
Conferenza cristiana per la pace, metropolita Nikodim e il segretario generale Toth sono stati ricevuti, durante una riunione tenuta a Ginevra
il 29 febbraio scorso, da E. Wilm e dal
metropolita Alessio, rispettivamente
presidente e vice presidente della Conferenza delle Chiese europee, nonché
dal segretario generale, pastore G. Williams. È stato il primo incontro del
genere fra i responsabili delle due
organizzazioni.
La situazione attuale dei due organismi è stata affrontata net corso di
un franco scambio di punti di vista
(n.d.r.: il linguaggio diplomatico fa
strada anche fra le Chiese!). Sono stati chiariti punti comuni di preoccupazione e i partecipanti hanno studiato
la possibilità di proseguire gli attuali
rapporti, sviluppando la prossima collaborazione nella prospettiva prevista
dal quadro costituzionale delle due
organizzazioni.
È stato riconosciuto che le due organizzazioni, in conformità alle dichiarazioni fatte dalle due rispettive
assemblee, hanno importanti responsabilità verso l’azione in vista della
pace e della riconciliazione in Europa, nelTatmosfera di apertura odierna sempre più manifesta, e che esse
devono reciprocamente offrirsi tutto
l’aiuto e tutta la collaborazione possibili nel loro compito comune.
separazione de facto a quella de iure
nelle abitazioni, nell’educaziore, nella
occupazione, nelle elezioni e così via ».
Il problema dei ghetti è qui ulteriormente puntualizzato: nei vecchi centri
urbani (come presi in un nodo scorsoio) rimangono i neri mentre le aziende e la massa impiegatizia bianca va
nelle aree periferiche: se il bianco vuole entrare nel ghetto, deve trovare un
« protettore » nero proprio come deve ottenere il permesso dell’agente indiano per entrare nelle riserve... Il
paragone viene automatico anche colla situazione segregazionista sudafricana e l’autore, al riguardo, precisa:
« i bianchi degli USA, proprio come
la loro controparte anglosassone del
Sudafrica vedono il nero non come una persona, ma come un problema ».
L'autore è decisamente pessimis a
circa l’avvenire dei neri in America e
dice a tutte lettere che la nazione formula la sua « soluzione definitiva »
per liquidare il suo più recente « selvaggio ».
« Un bianco americano propone: "dovrebbero prendere tutti i negri per portarli via e ammazzarli..." La lotta razziale della nazione — sostiene Reagan
— è solo un insieme di fuorilegge e
criminali vagabondi contro i cittadini. Questa caratterizzazione “indiana"
data dal governatore assieme a quella
del capo della polizia di Los Angeles,
che riferendosi ai negri li chiama
"scimmie” indicano il corso dell’azione
dei bianchi: i “criminali vagabondi"
devono essere sterminati e le “scimmie” messe in gabbia ».
La stessa guerriglia auspicata e prevista, dai neri d’America in preda alla
disperazione e le varie insurrezioni
già avvenute con relativi massacri costituiscono il preludio di una prossima guerra razziale, proprio come successe agli indiani.
L’autore conclude con un interrogativo: come è fallita in Vietnam la
superiorità « tecnologica » americana
anche in America potrebbero svilupparsi delle tattiche capaci di neutralizzare la tecnologia bianca.
Pierre
.... iiiiiiiiiiimilMiiiim
Un parere
L’IRA
Ronza (Relazioni Religiose) — Noi
dissentiamo da quanti nel mondo cattolico in Italia ed altrove si accaniscono a sostenere i briganti delI’IRA.
Ci meravigliano le simpatie che questi clerical-fascisti incontrano oggi in
non pochi ambienti della sinistra, parlamentare ed extraparlamentare, del
nostro paese e da parte di governi
stranieri ai quali questa sinistra si
ispira o fa capo. Per noi TIRA è, innanzitutto, una banda che durante la
seconda guerra mondiale era una delle forze ausiliarie del nazismo hitleriano per quanto riguardava i progetti
di aggressione dell’Inghilterra e di infiltrazione in tale paese. Noi ricordiamo tuttora certi films che la propapnda hitleriana proiettava in tutta
la « nuova Europa » per diffondere le
idee e le rivendicazioni delTIRA.
Noi siamo contro PIRA e non contro rirlanda, non contro il popolo irlandese. Siamo contro i metodi nazisti pe PIRA usa attualmente, contro
il disordine che crea, contro le armi
e il denaro che riceve dalle centrali
estere. Quegli uomini delPIRA che ieri
prendevano danaro ed armi da Hitler,
oggi sono assoldati anche dal governo
di Praga, l’ultimo dei governi del mondo intero che può essere preso come
esempio di indipendenza nazionale. E
questa alleanza tra i « cattolici » del1 IRA e i pislings cecoslovacchi a noi
DOT va giù. Con questo non diciamo
che i cittadini delPIrlanda del Nord
non devono rivendicare i loro diritti.
Al contrario. Ma, per ottenerli non è
la strada giusta quella indicata dalla
«vergine cattolica», Bernadette Devlin e dai capi delPIRA. L’Irlanda del
Nord ha ancora una maggioranza di
cittadini non cattolici, i quali non vogliono unirsi alPIrlanda per non dover sottostare a certe leggi retrograde. Per risolvere il problema irlandese, devono cambiare la politica di
prepotenza clericale dell’Irlanda e i
metodi di lotta dei cattolici delPIrlanda del Nord. È inutile sparare sui soldati inglesi. Sono le stesse forze militari che morivano sui campi di battaglia europei, per combattere contro
1 occupazione hitleriana di casa nostra,
mentre i « bravi » soldati delPIRA erano virtualmente una quinta colonna
nazista. I « cattolici » che uccidono,
che usano le armi, a noi non vanno
giu. Forse sono dei « cattolici », ma
cristiani no di certo!
Antonio Jerkov