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Anno 125 - n. 22
2 giugno 1989
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
DOPO LA DELIBERA GEI
CINA
Mafia e scomunica Tra liberalismo
e autoritarismo
Un provvedimento che
- La forza della chiesa
Combattere la mafia è un problema che oggi si impone non
solo allo stato, ma anche alla
chiesa e ai suoi vertici. La Conferenza dell’ episcopato italiano
(CEI) ha deliberato, in questi
giorni, di ricorrere « ad una condanna chiara, netta ed inequivocabile » che abbia il peso dell’autorità morale di tutta la chiesa
cattolica contro la mafia, cioè
alla scomunica, la sanzione più
grave di cui essa possa disporre.
Quanto alla condanna della
mafia, nei termini su accennati,
era tempo che la chiesa lo facesse. Quanto alla scomunica, si
ha invece l’impressione che si
tratti di un’arma già invano tentata dall’episcopato siciliano, perciò spuntata. Nell’ottobre del
1982 i vescovi siciliani, denunciando « la gravità di ricorrenti
episodi di violenza che spesso
hanno come matrice la mafia »,
sentono la necessità di richiamarsi — quasi a colmare un vuoto così grave e a giustificare un
silenzio così prolungato ed incomprensibile della chiesa nei
confronti della mafia — ad una
lettera collettiva dell’episcopato
siculo del 1" dicembre 1944, con
la quale « sono colpiti di scomunica tutti coloro che si tanno
rei di rapina o di omicidio ingiusto e volontario », e ad un comunicato del concìlio plenario siculo del 1952, che commina la stessa pena della scomunica ai trasgressori. Ma a livello regionale
la scomunica non ha dato i risultati sperati.
Si sa che la scomunica priva i
fedeli « della partecipazione ai
sacramenti, dei divini uffici, della
sepoltura ecclesiastica ». La scomunica riguarda « i fedeli in
quanto sono membri della società cristiana ».
Ma che senso può avere la
scomunica o la minaccia delle
pene eterne per chi non ha paura dell'ergastolo o di morire ammazzato o per chi non crede? E
poi avrebbero i parroci il coraggio di negare i sacramenti o la
sepoltura ecclesiastica a chi è
notoriamente mafioso o si dovrà
anche a loro assicurare una scorta armata?
In ogni caso, nella lunga storia
della chiesa, la scomunica non è
mai stata una forza efficace o un
deterrente dissuasivo. La scomunica contro Lutero non impedì la
Riforma protestante. In tempi
SPECIALE
BASILEA '89
Questo numero esce con una fonazione ridotta per permettere
ia pubblicazione del numero speciale dedicato airAssemblea ecumenica di Basilea '89.
Il lavoro per il supplemento è
più lungo del previsto e lo speciale uscirà nella settimana tra il 4 e
l'il giugno.
non sarà un deterrente
proviene dalla Parola
recenti quella di Pio XII non indebolì il Partito comunista.
E’ poi davvero strana la sanzione indiscriminata che pone
sullo stesso piano degli eretici e
dei comunisti anche i mafiosi.
La forza morale della chiesa
di Cristo e il suo potere di rinnovamento della società vengono
da ben altra sorgente che dalla
sua pretesa facoltà di comminare
scomuniche e anatemi anche in
un tempo come il nostro.
Qualcuno ha detto che la parola è più forte della spada, se
muore chi ha in mano la spada,
il suo braccio si disintegra nella
polvere e la sua spada si arrugginisce e si sgretola. Se muore chi
ha la forza della parola, la sua
bocca certo resta chiusa ma la
parola non potrà mai essere seppellita e chiusa nella tomba. Dio
ha dato alla chiesa la Parola con
lettera maiuscola, incarnata nel
Cristo. Nella predicazione della
Parola che rinnova la coscienza
e ci fa uomini nuovi sta la sola
forza della chiesa.
Pietro Valdo Panasela
Le regole di mercato, se servono al riassestamento economico, non
possono pregiudicare i diritti umani - Una « vittoria di un giorno »?
Le ultime notizie ci dicono che
gli studenti lasciano la piazza
Tien an-Men. Erano venuti il 15
aprile scorso, subito dopo la
morte di Hu Yaobang, segretario del partito comunista cinese
dall’80 aH’87, che gli studenti avevano definito « l’unico combattente che si sia distinto nella lotta
per la democrazia e la libertà ».
E gli studenti chiedevano libertà: di stampa, di riunione, di parola, di religione.
Nella piazza avevano portato i
cartelloni con l’effige di Mao.
Era una evidente provocazione
contro Deng Xiaoping, l’attuale
massimo leader cinese, da sempre avversario di Mao quando
questi era in vita. Eppure loro,
i giovani studenti, sono molto
lontani ideologicamente dalla « rivoluzione culturale » maoista.
L'unico collegamento può forse
trovarsi nella decisa volontà di
smascherare « le botteghe del potere ».
Pechino, piazza Tien an-Men. Gli studenti e l’esercito del popolo, che
si è dichiarato solidale con i manifestanti. E’ tuttavia difficile prevedere quali potranno essere i prossimi sviluppi.
BASILEA ’89
Il patto
Giosuè 24: 19-28.
E' un testo, il nostro, che è stato composto
per una generazione di credenti. Attraverso di
esso, è stata trasmessa loro una storia di fede,
nella quale si sono riconosciuti ed alla quale hanno potuto aggiungere le proprie esperienze di
fede. Come in un quadro antico, la scena si apre
con Giosuè che prende la parola con autorevolezza e vigore. Egli ricorda all’uditorio tutta la
storia passata, una storia di alti e di bassi, una
storia di cui si può essere fieri! Chi sono i protagonisti di questa storia?
Sembra naturale rispondere: il popolo d’Israele! In realtà, a contrastare questa logica risposta, vi .sono espres.sioni che indirizzano la nostra
attenzione verso qualcun altro. Fin dall’inizio è
detto: « Così parla il Signore, l’Iddio d’Israele »
(24: 2). E colui che parla dice: «Io presi», «Io
condussi », « Io diedi », « Io mandai ». Gli esseri
umani sono presi, condotti, inviati e non danno
ma ricevono. Dio è il vero protagonista della
storia passata, presente e futura!
Certo il testo parla anche di azioni degli uomini: « Giacobbe ed i suoi figli discesero in Egitto », apparentemente per propria scelta. Ma noi
conosciamo come andò a finire: questa discesa
in Egitto si trasformò ben presto in schiavitù.
E la schiavitù rimase fino al momento in cui Dio
intervenne, come è detto: « In seguito io vi ho
fatti uscire dall’Egitto ».
A questa sollecitudine di Dio non si può rispondere che attraverso la sottomissione a lui.
La fedeltà richiede fedeltà. Giosuè confessa per
se stesso e per i suoi: « Io e la mia casa serviremo il Signore ». Il popolo trascinato dall’entusiasmo grida: « Anche noi serviremo il Signore perché lui solo è il nostro Dio ». Ma di fronte a questa dichiarazione di fede Giosuè, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, esprime il suo
pessimismo, le sue riserve: « Voi non riuscirete
a servire il Signore ». Egli « è un Dio santo, ... geloso; non sopporta colpe ed infedeltà ». Parole
dure, difficili da accattare, ma Giosuè parla così
perché il suo Dio sia preso sul serio. Le sue pa
role, apparentemente fuori luogo, vogliono mettere al chiaro il popolo d'Israele sul fatto che
una confessione di fede a Dio non può essere fatta con leggerezza, dettata da entusiasmo, da emozioni del momento! Quanti spunti per riflettere
sulle nostre confessioni di fede, sulle scelte spesso fatte solo sulla base dell’entusiasmo del momento o, peggio ancora, della consuetudine!
Anche noi, molte volte, non prendiamo sul serio ciò che in questo testo è detto: qui si parla
di un Dio santo, vale a dire di un Dio che non
può essere descritto con le nostre categorie e
lasciarsi da esse circoscrivere; forse parliamo di
Dio con leggerezza?! Forse pretendiamo di costringerlo entro le nostre affermazioni, il nostro
modo di rappresentarlo?! Sotto l’impulso di Giosuè il popolo proclama che vuole servire il Signore, suo Dio. Questa dichiarazione è suggellata da un patto e come testimone, sigillo del patto, viene eretta, sotto la quercia sacra, una grossa pietra. Per gli israeliti delle generazioni successive, testimone del patto sono il Libro della
legge ed il suo contenuto. E per noi oggi? Quali
sono i testimoni che abbiamo per dichiarare il
nostro impegno nel patto con Dio? E soprattutto, questo impegno corrisponde veramente alla
nostra volontà? Il testo afferma la nostra piena
libertà di scelta (24; 15) ma sottolinea anche la
serietà con la quale Dio veglia sulla fedeltà al
patto (24: 19-20).
Per quanto possano essere dure queste parole, la parola patto esprime la fiducia che attraverso di esso Dio dà il suo aiuto affinché gli esseri umani possano vivere una vita degna. Il patto, infatti, non implica solo l’impegno dell’uomo
verso Dio ma anche la promessa di Dio per l’uomo. Certo chi rompe questo patto ne pagherà
le conseguenze.
Ecco il messaggio che Giosuè ci rivolge e attraverso il quale ci invita a riflettere sulla nostra
confessione di fede a Dio.
Gabriele Miller
del Servizio relazioni pubbliche
della Diocesi cattolica di Rottemburg (RFT)
Da quel giorno però molte cose sono cambiate nella Cina. Prima padri e madri, poi soldati,
lavoratori, hanno solidarizzato
con i manifestanti, che sono diventati milioni. Quando Li Peng
ha deciso di usare la maniera forte, lo stesso esercito ha messo
in discussione l’autorità politica
e ha disobbedito.
E’ diventato perciò evidente il
gioco politico svolto dagli studenti: di fronte ad un nuovo corso politico che aveva favorito
il nascere di un liberalismo consumista in questo immenso paese che conta un miliardo di abitanti, non è possibile non tener
conto dei diritti individuali delle persone. Le regole di mercato sono necessarie, ma devono essere rispettose dei diritti umani
e, soprattutto, non devono favorire il nascere di una nuova casta,
di un nuovo gruppo di potere.
Ed allora è lo stesso liberismo economico che è stato messo in discussione. In un paese
che sta passando dalla miseria
alla povertà ed ha prospettive
di sviluppo economico, i diritti
individuali devono essere visti in
una prospettiva collettiva. O tutti
o nessuno. L’economia liberale
del nuovo corso non può produrre nuove diseguaglianze e nuovi
gruppi sociali privilegiati.
Il governo cinese, di fronte alla protesta, ha deciso di giocare
la carta deU’autoritarismo politico e della repressione. Ma la
vittoria è la vittoria di un giorno: gli studenti ritorneranno nei
loro campus, i loro alleati nel
partito saranno epurati, i giornalisti saranno più obbedienti,
ma rimane il problema. Se la
Cina, al contrario dell’URSS, vuole governare le sue riforme economiche con l’autoritarismo dovrà affrontare domani la crescila de’l’ineguaglianza sociale, della delinquenza. Ma con quali forze e intelligenze politiche?
Giorgio Gardlol
2
ecumenismo
2 giugno 1989
DOCUMENTO CONTROVERSO
Il “manifesto dei 63” intellettuali cattolici
Pubblichiamo il « documento dei 63 » teologi ed intellettuali cattolici italiani che, prima ancora di apparire
su « Il Regno », la rivista dei padri dehoniani, ha suscitato un vasto dibattito. Come si sa, la conferenza episcopale italiana, riunita per la sua XXXI assemblea generale a Roma dal 15 al 19 maggpo, ha duramente criticato il documento. Prima il card. U. Potetti, poi il papa
stesso, hanno ribadito che gli unici e autentici maestri di
fede sono i vescovi ai quali, in quanto successori degli
apostoli, è stata affidata la verità. Ai teologi, pertanto,
spetta non gdà la ricerca della verità, insieme a laici, cre
denti, atei ed altri, ma una « stretta, fedele, rispettosa
collaborazione con i Pastori», cioè i vescovi. Nel corso
deU’assemblea della GEI i vescovi presenti si son tutti
pronunciati contro il « documento dei 63 », ad eccezione
di mons. Dei Monte, vescovo di Novara. E’ stata anche
l’occasione per attaccare, sia pure indirettamente, il card.
Martini di Milano, assente perché impegnato con i lavori dell’assemblea ecumenica europea di Basilea. Pare che
su lui sia stato detto che anziché andare a braccetto con
verdi e protestanti, avrebbe fatto meglio a controllare
i « protestanti » di casa sua.
Il « documento dei 63 » è comunque destinato a suscitare discussione. II direttore della rivista « Jesus », don
Andreatta, si è dichiarato stupito della reazione contraria
dei vescovi, e ha denunciato lo « scandalo che arriva da
una chiesa che ha fatto dell’eccessivo rigorismo, in particolare su sessualità e bioetica, te principali forme di
intervento per scoraggiare fedeli e pastori...».
Tra i firmatari alcune assenze significative, come
quelle dei teologi Bruno Forte di Napoli, o Giuseppe Colombo di Milano.
L. D.
« Questa lettera vorrebbe essere un invito ad una riflessione
pacata tra fratelli nella fede,
i quali vogliono vivere con
coerenza la loro vocazione cristiana. Recentemente l’opinione
pubblica è stata messa a rumore da alcune prese di posizione nelle quali si esprime disagio
per determinati atteggiamenti
dell’autorità centrale della chiesa
nell’ambito deH’insegnamento, in
quello della disciplina e in quello
istituzionale. Alcuni infatti, e non
sono pochi, hanno l’impressione
che la chiesa cattolica sia percorsa da forti spinte regressive.
In questo clima ci sembra doveroso proporre alcune considerazioni brevi ed essenziali. Esse si
propongono di abbandonare il
piano della polemica che, spesso,
si fìssa sugli aspetti più appariscenti. Il vero rischio invece è
che molti non scorgano cosa sia
veramente in gioco.
Il mondo sta attraversando
una trasformazione radicale e veloce negli assetti politici, nel mutamento del costume e nei riferimenti etici fondamentali. Anche la situazione dei credenti ne
risulta modificata. E’ necessario
l’impegno di tutti per affrontare
creativamente i problemi che insorgono. Tanto più quindi si impone che siano tenuti presenti alcuni riferimenti determinanti
per le scelte che incombono sulle
comunità ecclesiali e sui singoli
cristiani.
La svolta del
Vaticano II
1. In primo luogo si tratta di
sapere se l’evento del concilio
Vaticano II debba costituire un
effettivo punto di riferimento dottrinale nell’affrontare i problemi
della missione e dell’evangelizzazione. Da parte di alcuni si tende
di fatto a sminuire l’importanza
di questo evento qualificandolo
come ’’pastorale’’ e non dotato
quindi della stessa autorità dottrinale degli altri concili ecumenici. A nostro avviso così non si
intende proprio il significato di
quella svolta ’’pastorale’’ che il
concilio ha voluto introdurre nell’equilibrio globale della comprensione della fede ecclesiale.
La stessa dottrina, in questa qualificazione pastorale, assume un
peso e un volto che sono più adeguati alla natura della verità cristiana. La connotazione pastorale
infatti è intrinseca alla dimensione dottrinale del cristianesimo. E’ essa infatti che rende possibile l’interpretazione fedele della verità dentro resistenza storica della comunità ecclesiale. E la
verità cristiana è verità che Dio
ci ha consegnato per la nostra
salvezza. E’ vero quindi che l’equilibrio dottrinale del Vaticano
II differisce da quello di una certa tradizione teologica postridentina che a volte aveva segnato
anche i pronunciamenti del magistero. Ma questo è avvenuto
non per una minore precisione
della dottrina stessa, ma per una
penetrazione di essa più conforme alle esigenze della verità cristiana. Insistere sul riferimento
al Vaticano II non può certo stare a significare che esso debba
essere staccato dall’insieme della
tradizione della fede e ancor meno che esso possa essere ripetuto in maniera letterale. Anche
nei suoi confronti, come nei confronti di tutta la tradizione, si
impone una interpretazione corretta che ne colga il nucleo ispiratore, Ma ricorrere a passati
equilibri dottrinali significa ignorare proprio questo nucleo. Ed è
qui che oggi si dividono gli spiriti.
La Chiesa: discepola
di un Cristo povero
2. In particolare riteniamo
che deve restare come ispirazione primaria della missione ecclesiale quella che è presente nella
costituzione ’’Lumen Gentium’’,
8: ’’Come Cristo ha compiuto la
redenzione attraverso la povertà
e le persecuzioni, così pure la
chiesa è chiamata a prendere la
stessa via per comunicare agli
uomini i frutti della salvezza...”.
Ci sembra che invece si tenda a
dimenticare come, non solo a livello individuale, ma nella sua
strutturazione istituzionale, nei
suoi rapporti con gli stati, nello
stile della sua predicazione, la
chiesa non debba farsi condizionare dalla logica mondana, ma
dallo stile del Cristo, mite ed
umile di cuore, povero, venuto
per salvare la pecora perduta. La
mentalità di privilegio, anche se
tentazione e insidia costante, non
può essere l’ispiratrice del cammino della chiesa che vuole essere sacramento di unione con Dio
e di unità tra i popoli. Sia nell’annuncio al mondo che nel cammino che deve portare alla riunione delle chiese, è condizione
fondamentale di obbedienza al
Signore la conversione delle nostre comunità e della chiesa tutta
a questo stile del Cristo a cui richiamava il Vaticano II. Solo così, del resto, le chiese, e tutti noi
in esse, avremo occhi liberi e
puri per poter cogliere tutta la
grazia che Dio prepara ai popoli
nel momento attuale della storia.
La Chiesa:
comunione di chiese
3. Un punto qualificante dell’ecclesiologia conciliare, anche
se delicatissimo, è la concezione
della chiesa come comunione di
chiese. Questo comporterà, non
senza traumi ma inevitabilmente, un mutamento di quell’equilibrio istituzionale che nella chiesa latina è venuto solidificandosi
soprattutto nel secondo millennio della sua storia. Si inserisce
qui la discussione attuale sullo
statuto delle conferenze episcopali e sulle nomine dei vescovi.
Siamo consapevoli che non esistono soluzioni facili perché l’unità della fede e della ’’grande disciplina” divenga dono operante
della variopinta ricchezza della
pluralità della comunione. Però
riteniamo che la chiesa non possa rinunciare ”a priori”, per timore dei problemi che ne seguiranno per la sua unità, alla varietà dei modi di intendere e di
vivere la fede che lo Spirito suscita nelle diverse comunità e
nella stessa guida pastorale dei
vescovi. La storia della chiesa del
resto conosce periodi forse ancora più caldi di quello attuale.
Basti pensare agli stessi inizi della chiesa, al conflitto tra Paolo e
Giacomo o ai tempi di Cipriano
e di papa Stefano, di Atanasio e
di Basilio, di Cirillo e di Giovanni Crisostomo per rendersi conto
che i grandi conflitti nella vita
della chiesa sono stati superati
solo lentamente e con sofferenze
di tutti. Ma questo vuol dire che
dobbiamo cercare di imitare la
magnanimità del Signore il quale
’’non ritarda..., come alcuni ritengono, ma sente in grande” (2
Pt), che dobbiamo anche sapere
ribadire con forza quello che ci
sembra meglio interpretare le esigenze del vangelo, ma nel rispetto della comunione sempre
più grande, nell’obbedienza di
tutti a Cristo, Signore della chiesa.
Un magistero al servizio delle chiese
4. Uno degli elementi che
nella concezione conciliare della
chiesa è entrato in una fase di
’’riaggiustamento” è senz’altro la
comprensione del ’’magistero”.
Non si può ignorare questo fatto.
Del resto la storia della teologia
ci insegna come lo stesso termine
di ’’magistero” abbia subito forti variazioni semantiche. Non si
può inoltre negare che nella chiesa delle origini esistesse una funzione dell’insegnamento che non
è riducibile alla funzione di guida
delle comunità. A noi non sembra che qualificare come ’’pastorale” il magistero implichi un attentato alla sua dignità o necessità, ché anzi ne esalta il compito di presidenza nella comunione della fede. Ricordiamo le
parole di Paolo : ’’Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede ; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché
nella fede voi siete già salvi” (2
Cor. 1: 24). Anche qui non abbiamo indicazioni facili per la soluzione delle questioni attuali.
Ma è certamente necessario approfondire il delicato problema
della estensione del magistero
nel campo etico, in rapporto al
cuore del messaggio evangelico.
Come è bene non dimenticare il
richiamo del Vaticano II al rispetto della ’’gerarchia delle verità”, per non appiattire tutto su
di un 'unico e medesimo livello.
Lo stesso Vaticano II inoltre attribuisce la crescita nella comprensione del messaggio cristiano non al solo ’’carisma certo
della verità” che si esprime nella
predicazione dei vescovi, ma ancora prima, allo studio e all’esperienza dei credenti (Dei Verbum
8). E questo non per stabilire
priorità ma per sottolineare il comune convergere di tutti i differenti carismi e servizi nella conoscenza della verità, ognuno secondo il dono ricevuto. In questo
contesto, nel riconoscimento del
’’carisma certo della verità” secondo i criteri che man mano la
tradizione ecclesiale ha approfondito, non pensiamo che i teologi assolverebbero al loro compito semplicemente divulgando
l’insegnamento del magistero e
approfondendo le ragioni che ne
giustificano le prese di posizione.
Essi si pongono infatti al servizio della chiesa anche quando
raccolgono e propongono le domande nuove deH’intelligenza che
scaturiscono dalle situazioni nuove che la fede attraversa, o quando percorrono assieme ai loro
fratelli nella fede sentieri inesplo
rati sui quali pure si dovrà realizzare la fedeltà al Signore. Sempre in questo contesto diventa
inoltre urgente il messaggio del
concilio agli ’’uomini di pensiero
e di scienza”, proprio perché i
mutamenti introdotti dalle possibilità nuove della scienza provochino sempre più l’approfondimento della fede, senza spirito di
intolleranza dentro e fuori della
chiesa.
Dovrebbe risultare chiaro, al
termine di questa riflessione essenziale e tuttavia limitata, bisognosa di ulteriori precisazioni e
soprattutto di approfondimento,
come non abbiamo voluto dirimere le questioni aperte. Abbiamo soltanto cercato di indicare
alcuni dei riferimenti che riteniamo essenziali perché la comune
discussione e la prassi dei credenti non regrediscano a stadi di
consapevolezza della fede che il
Vaticano II ha permesso di superare. Ma soprattutto ci auguriamo che nel cammino dei prossimi anni sappiamo tutti ricercare quello che ci unisce, prima ancora di quello che ci divide. Anche questo fu un richiamo spesso ascoltato nell’ultimo concilio,
ad opera soprattutto di colui che
lo volle, Giovanni XXIII. Non è
questo un giocare al ribasso o un
misurare il minimo comune denominatore. Si tratta piuttosto
di ritrovare con maggiore radicalità quell’unico fondamento su
cui tutti siamo posti: Gesù Cristo nostro Signore ».
Attilio Agnoletto (Università statale
(li Milano); Giuseppe Alberigo (Università di Bologna); Dario Antiseri (Università LUISS di Roma); Giuseppe Barbaccia (Università di Palermo); Giuseppe Barbaglio (Roma); Maria Cristina Bartolomei (Università di Milano);
Giuseppe Battelli (Istituto per le scienze religiose, Bologna); Fabio Bassi (Bruxelles); Edoardo Benvenuto (Università
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3
giugno 1989
vita delie chiese
LA TAVOLA INFORMA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Collaborazione pastorale vigilare suiriRC
con I battisti
Buona parte delle sedute di
maggio (Milano, 19-22.5) è stata
dedicata alla redazione della relazione della Tavola al Sinodo che
sarà pubblicata nel I fascicolo
del Rapporto al Sinodo (salvo alcuni capitoli che la completeranno nel II fascicolo).
Piuttosto complesso è il lavoro
redazionale che la Tavola affronta ogni mese di maggio: accanto
a capitoli in cui la Tavola riferisce direttamente del proprio
operato e delle problematiche generali della chiesa, vi sono tradizionalmente capitoli in cui la Tavola dà conto dell’operato di alcune commissioni che sono strettamente connesse al suo lavoro
— come la Commissione finanziaria, la Commissione consultiva per le relazioni ecumeniche, la
Commissione per i rapporti chiesa-stato, il Comitato per la
CEVAA — ed altri ancora in cui
la Tavola fa da tramite per le relazioni di alcune attività collegate ai suoi fini istituzionali nell’area culturale: Editrice Claudiana, Librerie Claudiana, EcoLuce, CNT/Confronti, Amico dei
fanciulli.
Incontri
La parte centrale delle sedute
è stata occupata da una serie di
incontri. Segnaliamo due incontri annuali molto utili per coordinare la collaborazione essenziale
che la Tavola riceve in due importanti settori: i regolamenti e
le finanze.
Con la Commissione per le diseipline ( CR) la Tavola ha passato in rassegna le risposte date
dalla CR a quesiti posti dalla Tavola. La discussione si è soffermata soprattutto sul parere che
deve essere richiesto all’Assemblea di circuito in caso di assegnazione di un pastore per la cu
CONFERENZE
DISTRETTUALI
— La Conferenza del I distretto si tiene sabato 10 e domenica 11 giugno nel tempio
di Villar Penice, con inizio
il sabato alle 9.30. Domenica,
alle ore 11, si terrà il culto
presieduto dal past. Vito Gardiol.
— La Conferenza del II distretto si tiene a Milano, presso la Chiesa metodista (v.
Porro Lambertenghi, 28), nei
giorni di sabato 24 e domenica
25 giugno, con inizio il sabato
alle 10,30. La predicazione al
culto di domenica sarà tenuta
da Febe Rossi Cavazzutti.
— La Conferenza del III distretto si tiene a Ecumene sabato 17 e domenica 18 giugno ;
il culto di apertura (sabato,
ore 9,30) sarà tenuto dal past.
Carmen Trobia Ceteroni.
— La Conferenza del IV distretto si tiene presso il Villaggio della speranza di Monteforte Irpino, da venerdì 9 a
domenica 11 giugno. Il culto
di apertura (venerdì, ore
17,30) sarà presieduto dal
past. Ermanno Genre.
ra di una chiesa metodista e sul
problema che tale norma spesso
pone alla Tavola : le Assemblee di
circuito hanno luogo infatti al
termine dell’ anno ecclesiastico,
in epoca spesso troppo avanzata
rispetto alla definizione del piano
per la « sistemazione del campo
di lavoro » ( spostamenti pastorali) per l’anno successivo.
Con la Commissiune finanziaria la Tavola ha discusso un tema che diventa urgente: la definizione della « soggettività fiscale » degli enti e delle opere che
svolgono la propria attività nell’ambito dell’ordinamento valdese e il necessario coordinamento
in questo campo.
La Tavola ha inoltre incontrato il CP/OPCEMI in una delle
sedute congiunte che si svolgono
durante l’anno. Sono proseguiti
gli scambi a proposito dell’autonomia dell’OPCEMI (nel campo
delle rappresentanze ecumeniche
e dell’amministrazione) e dell’attuazione dell’art. 40 del Patto di
integrazione che prevede l’elaborazione di un preventivo globale
che la Tavola deve presentare
ogni anno all’OPCEMI, discutendolo col Comitato permanente,
relativamente alla quota parte
delle spese richiesta all’esecutivo
dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia.
Con una delegazione del Comitato dell’Asilo dei vecchi di S.
Germano la Tavola ha esaminato la situazione finanziaria della
ricostruzione ( un ultimo sforzo è
necessario per finanziare l’ultima parte dei lavori di quest’opera fortemente sentita dalle nostre chiese alle Valli, in altre
chiese e all’estero) e il programma per la giornata dell’inaugurazione fissata da tempo per il 3
settembre.
BMV
Dopo aver lavorato alla preparazione dell’Assemblea-Sinodo ’90
nelle sedute precedenti, la Tavola, d’accordo con il Comitato esecutivo dell’Unione battista ha
compiuto sondaggi locali in vista
di realizzazioni pratiche in uno
dei campi in cui si vorrebbe incrementare ■ il lavoro comune :
quello della collaborazione territoriale. Il moderatore ha così riferito sulla visita compiuta insieme al presidente Spanu a Reggio Calabria e a Catania e il pastore Benecchi sulla sua visita a
Felónica Po. Scopo delle visite
era di proporre la cura abbinata
delle chiese presenti nella stessa
località (Reggio B e V, Catania
B e V) o in località viciniori (Felónica V, Ferrara e Rovigo B).
Alcune di queste chiese hanno
espresso con cautela una certa
apertura nei confronti di uno studio ulteriore di piani di questo
genere, ma con tempi più lunghi
di quanto Tavola e CE/UCEBI
avevano ipotizzato. La Tavola ha
deciso di continuare ad esplorare
queste ipotesi di cura abbinata
che hanno il duplice scopo di
SONDRIO — Il Centro evangelico di
cultura organizza per venerdì 2 e sabato 3 giugno, presso la sala riunioni
del Credito Valtellinese (v. Cesuro.
9), un convegno di studi dal titolo
« Religione e società nei Grìgioni;
Valtellina e Val Chiavenna tra ’500 e
’600 ».
razionalizzare l’impiego delle nostre forze e nello stesso tempo di
potenziare il nostro lavoro.
Finanze
La Tavola sta imparando ad
usare uno strumento finanziario,
il cash flow, che misura il flusso
della liquidità calcolando mese
per mese le entrate e le uscite
previste. Se questo strumento poteva essere non indispensabile
fino all’anno scorso per la disponibilità di fondi in deposito presso la Tavola, lo diventa quest’anno. L’apertura di 4 grandi cantieri — prima a San Salvo per la costruzione del nuovo tempio, poi
a Roma per la ristrutturazione
della Casa valdese e a Torre Pellice per la realizzazione del Centro culturale, ora a Rio Marina
per la ricostruzione della Casa
per ferie — hanno infatti assorbito la liquidità disponibile. Si
tratta di opere per le quali esistevano già fondi accantonati e
piani finanziari che prevedono la
partecipazione generosa di amici
dall’estero. Il problema consiste
nel completare il finanziamento e
particolarmente nell’evitare che
lo scarto tra contributi attesi nel
futuro e spese inesorabilmente
correnti nel presente determini
dei vuoti che sarebbero molto
onerosi in termini di interessi
bancari passivi. Utile dunque il
cash flow per prevedere i problemi, ma non certo adatto a risolverli. Per questo la Tavola,
senza angoscia ma non senza
preoccupazione, sta cercando
presso chiese e singoli Taffidamento di fondi in deposito che le
consentano di superare un anno
difficile.
Per ciò che riguarda l’esercizio
in corso, la Tavola ha riscontrato una sostanziale puntualità delle contribuzioni delle chiese vaidesi che in media (pur con i ritardi di alcune) a fine aprile avevano versato quasi completamente i 4/12 degli impegni per il 1989.
Questo fatto rallegrante può essere un indizio dei primi frutti
della campagna per una contribuzione periodica, personale e
proporzionale? Lo speriamo vivamente.
In breve
La Tavola si è rallegrata per la
donazione del tempio di Bordighera che le è stata fatta dall’Associazione tedesca che ne era
proprietaria e che con questa ed
altre 3 donazioni (ad altre chiese) termina il proprio lavoro in
Italia.
La Tavola ha approvato progetti di lavori di manutenzione
straordinaria per gli stabili di
Como, della Comunità alloggio
via Angrogna e Foresteria di
Torre, di Dipignano.
La Tavola sta ordinando la
previsione di spesa per una serie
di interventi connessi con il Centenario, compreso il montaggio
degli stand dei circuiti e l’acquisto di un impianto per traduzione simultanea.
La Tavola invierà ai Distretti
I e II una proposta di collegamento tra nostri distretti e presbìteri della Chiesa presbiteriana
USA sulla base di progetti di conoscenza reciproca.
La Tavola ha ricevuto con
gioia la positiva relazione della
propria delegazione in visita
presso la Chiesa dei Fratelli cechi in aprile e si dispone a sua
volta ad invitare una rappresentanza cecoslovacca per la prossima primavera.
RORA’ — E’ stata un’assemblea densa di argomenti di discussione quella del 1° circuito
svoltasi la scorsa settimana; abbiamo assistito ad un intrecciarsi di temi : dalla difficile situazione pastorale della vai Pellice in
cui tutti i pastori si trovano ad
essere impegnati in vari organismi o gruppi oltre al normale
servizio nelle chiese, alle possibili reazioni al dibattito parlamentare sull’insegnamento dell’ora di religione cattolica nella
scuola pubblica, alle celebrazioni
del rimpatrio, a Radio Beckwith.
Né la relazione del consiglio, né
quelle delle singole chiese si lasciano andare al facile ottimismo, tutt’altro: esiste una forte
preoccupazione di fronte al fatto,
per esempio, che, comunque vada, appena il 10% dei membri di
chiesa partecipi attivamente alle
attività che vengono organizzate, compreso il culto ; quelle
stesse attività che paiono « strangolare » invece i membri impegnati al punto da far dire al consiglio che « le funzioni stesse del
consiglio e le sue capacità di
coordinamento sono messe a dura prova».
Sarà il rimpatrio un’occasione
di rilancio delle nostre chiese o
comunque un punto di partenza?
C’è chi ne dubita, si sa; resta comunque una grossa occasione di
confronto e testimonianza da
non lasciar perdere: una assemblea autunnale del circuito verificherà la capacità delle chiese di
valorizzare le opportunità derivanti dalle celebrazioni.
Radio Beckwith: nel 1989 (2223 luglio), verrà celebrato anche
il 2« centenario della nascita del
« colonnello ». Sarà festa certo,
ma soprattutto un convegno storico sulla figura del benefattore
dei valdesi ed occasione per far
conoscere ancora di più la radio
di Torre Pellice, una radio che
presto dovrebbe, finalmente, essere ascoltabile anche in tutta la
valle e nel pinerolese: sarà un
modo per coinvolgere maggiormente i membri delle chiese raggiunti dall’emittente?
Infine l’assemblea di circuito
ha approvato un o.d.g. sull’ora
di religione a scuola in cui :
« Preso atto del dibattito parlamentare sull’I.R.C. nelle scuole
pubbliche, si invitano studenti e
genitori a vigilare perché sia garantito a tutti, senza discriminazioni, il diritto di non avvalersi
di tale insegnamento;
si invitano inoltre coloro che dichiarano di non avvalersi a farlo richiamandosi all’art. 9 della
legge 449/84, segnalando al consiglio di circuito ogni difficoltà
che dovessero incontrare ».
Deputazioni
FRALI — Nel corso dell’assemblea di chiesa che ha seguito il
culto di domenica scorsa, è stato deciso di accettare l’impegno
proposto nei confronti della Tavola per l’anno 1990; sono stati
altresì nominati i deputati al Sinodo (Amedeo Barus effettivo e
Enrica Rostan supplente) e alla
Conferenza distrettuale (Giorgio Pascal e Oreste Grill effettivi; Use Genre e Edoardo Grill
supplenti). Inoltre è stata presentata la relazione morale che
verrà recapitata alle famiglie dagli anziani di quartiere.
• Durante il culto abbiamo avuto come gradito ospite il sig.
Burnham, moderatore della provincia nord-occidentale della
United Reformed Church di Gran
Bretagna, in visita alle valli con
la signora.
Grazie!
VILLAR PELLICE — Viva gra
titudine a tutti coloro che con
doni, lavoro volontario e con
l’acquisto dei manufatti hanno
contribuito alla riuscita del bazar allestito dall’unione femminile; un ringraziamento particolare alla panetteria Gönnet per
la cottura dei dolci oltre alla collaborazione per la loro confezione.
• Nella domenica di Pentecoste ha partecipato al culto uii
piccolo gruppo di amici tedeschi
(Baden - Württemberg), che ci
hanno portato il saluto delle
loro comunità.
• Un grazie di cuore alla corale delle chiese di Bobbio-Villar
Pellice che la sera di venerdi 19
maggio ha offerto un apprezzato
concerto in favore della Casa
« Miramonti ».
• Il culto di domenica 21 maggio è stato presieduto da Umberto Rovara che ringraziamo
per la sua disponibilità e per
il suo messaggio.
Impegno
finanziario
LUSERNA SAN GIOVANNI —
L’assemblea di chiesa, convocata domenica scorsa per le decisioni inerenti al problema finanziario, ha approvato il bilancio
dell’anno in corso prendendo atto che il deficit di 10 milioni
dovrà essere coperto attingendo
al fondo di manovra.
Per quanto concerne il preventivo 1990, l’assemblea non si
è sentita in grado di accettare
l’impegno richiesto dalla Tavola
ed ha fissato la cifra di 90 milioni, dando mandato al concistoro di fare il possibile per
raggiungere i 102 milioni richiesti.
Si è trattato di un’assemblea
particolarmente numerosa che,
attraverso i vari e interessanti
interventi, ha dimostrato una notevole sensibilità ai problemi della chiesa.
• Domenica prossima 4 giugno, alle ore 18, avrà luogo il culto nella Cappella dei dalla.
TORRE PELLICE — L’assem
blea di chiesa riunitasi domenica 21 maggio doveva decidere rispetto all’impegno finanziario del
1990, un impegno che deve di necessità tener conto della difficoltà ad avviare concretamente il
discorso della contribuzione in
ragione, orientativamente, del
3% del proprio reddito e nel contempo che ha visto presentare
analiticamente tutte le voci a bilancio per le attività della chiesa locale e per le esigenze della
chiesa in generale.
L’assemblea non ha ritenuto di
poter accogliere le richieste presentate (quasi 130 milioni fra
Tavola e Fondo riconoscenza),
assumendo un impegno di 118
milioni che rappresenta comunque un aumento del 14% rispetto all’anno in corso.
• Domenica 4 giugno avrà luogo un’assemblea elettiva sia per
una possibile riconferma di 6
anziani che per due nuove nomine.
• Nel pomeriggio, alle 14.30,
incontro comunitario ai Coppieri dove sarà possibile visitare il
nuovo presbiterio ristrutturato.
Battesimo
VILLAR PEROSA — Domeni
ca 21 maggio è stato celebrato il battesimo di Federico Berlin, di Claudio e di Enrica Gardiol. Il culto è stato presieduto
dal futuro pastore della comunità, Thomas Noffke.
• Il 7 maggio nel pomeriggio
il pastore Paolo Ribet ha celebrato il funerale di Elena Degioanni in Comba; al marito Roberto Comba e ai figli rinnoviamo l’espressione della nostra solidarietà nel dolore e della comunione nella speranza.
4
fede e cultura
CONVEGNO EGEI A SAN FEDELE DÌNTELVI
FACOLTA’ DI TEOLOGIA
Essere giovani oggi
Una realtà in divenire, tra entusiasmi e immaturità - Un processo o
una condizione? - La specificità di essere dei giovani evangelici
Nei giorni 13 e 14 maggio si è
tenuto a S. Fedele d’Intelvi (Como) un convegno della PGEI
Lombardia in preparazione del
campo studi di dicembre, che
avrà come tema « La questione
giovanile ».
Le tematiche relative alla questione giovanile sono molto variegate e complesse, e quindi difficili da affrontare. Per facilitarne l’approccio, nel convegno abbiamo pensato di fare un « gioco » un po’ particolare che ci permettesse di iniziare una discussione a partire dall’analisi delle
nostre esperienze personali. Tutti i presenti hanno infatti dovuto
ripercorrere l’iter della propria
vita ricordandone i momenti più
importanti e significativi, per poi
arrivare ad una riflessione sulle
proprie aspettative per il futuro.
Dalla lettura delle diverse analisi si è potuto notare, in primo
luogo, che ognuno di noi ha ricordato quali momenti importanti della propria vita quelli in
cui ha dovuto prendere delle decisioni o assumersi degli impegni e, in secondo luogo, nessuno
ha tralasciato di esprimere aspettative, speranze e progetti.
In genere nei confronti dei giovani vi è un atteggiamento ambivalente : da un lato vengono
esaltate alcune loro caratteristiche positive (l’apertura al nuovo
e al futuro, l’entusiasmo, la vitalità), d’altro lato vengono per
contro denunciate caratteristiche negative (come l’irresponsabilità, l’immaturità). In ogni caso, nel bene o nel male, una realtà in divenire. Ciò che spesso viene dimenticato, e che a mio avviso il « gioco » ha evidenziato, è
il fatto che i giovani sono una
realtà presente che vive tutte le
contraddizioni della società odierna, che si pone degli interrogativi a cui è difficile dare delle
risposte precise ed inequivocabili.
La gioventù è un’entità sociale
a cui appartengono tutti coloro
che hanno superato la scuola dell’obbligo e che non si sono ancora stabilmente collocati all’interno della struttura della divisione
del lavoro. Ci si è quindi chiesti :
l’essere giovani è un processo o
è una condizione? E’ un complesso di azioni tese verso un esito
prevedibile, o è una situazione di
attesa di un esito imprevedibile?
Per meglio rispondere a questi quesiti abbiamo fatto riferimento a due aspetti fondamentali della civiltà contemporanea :
la scuola e il lavoro.
La scuola può essere vista in
ì . .2, ^
diversi modi : come momento di
ricerca culturale, come parcheggio in attesa del futuro, come
momento di preparazione al
mondo del lavoro, come luogo di
socializzazione. Sta di fatto che,
in ogni caso, la scuola, essendo
il luogo nel quale viviamo gran
parte della nostra giovinezza, ci
fornisce non solo una cultura
professionalizzante, ma anche
una cultura che dà una impronta alla nostra persona, spesso
condizionandola.
Per quanto riguarda il lavoro,
oltre a porci il problema della
continuità o della rottura con il
mondo della scuola, ci siamo interrogati sulla sua precarietà o
stabilità, sulla sua creatività o
ripetitività cercando di capire
se dà un senso alla vita o se è
solo uno strumento per vivere.
L’insieme di queste tematiche ha
suscitato grande interesse in tutti i partecipanti in quanto ognuno di noi vi è direttamente coinvolto. Ci siamo quindi chiesti come coinvolgere altri giovani
evangelici in queste rifiessioni,
auspicando sia un loro avvicinamento alla PGEI, sia una nostra
maggiore apertura nei confronti
delle altre realtà giovanili presenti nella nostra società, per
comprendere meglio, anche a
partire dalla loro esperienza, cosa vuol dire essere giovani oggi,
e più in particolare, cosa vuol dire essere giovani evangelici oggi.
Ci siamo lasciati con risposte
molto parziali ma col desiderio
di continuare ad interrogarci su
questi problemi, certi di dover
dare il nostro apporto di credenti non solo nella chiesa ma anche
nella società.
Daniele Del Priore
UN CLASSICO DELLA SCOLASTICA CALVINISTA
Gli italo-ginevrini e il cardinale
Nel 1679 il card. Giulio Spinola, vescovo di Lucca, indirizzava
ai ginevrini di origine lucchese
una lettera con la pressante esortazione a convertirsi al cattolicesimo e tornare in Italia. In
tempi di scontri confessionali affidati alla violenza piuttosto che
allo zelo pastorale, l’iniziativa
dello Spinola fu apprezzata.
Gli oriundi lucchesi erano ormai la terza generazione e oltre
degli esuli religionis causa. Nella chiesa ginevrina, dall’Accademia al pastorato, contavano personalità di rilievo che decisero
di dare al cardinale una risposta esauriente, che motivasse le
ragioni d’una contestazione evangelica che escludeva ripensamenti e ritorni.
Le « Considerazioni sopra la
lettera delVEmin. signor cardinale Spinola », redatte nel 1681 da
cinque delegati della Chiesa italiana « et a nome di tutti i Lucchesi stabiliti a Ginevra », furono edite ed ebbero risonanza eurof>ea. Per la cultura teologica
che esprimono, divennero un
classico della scolastica calvinista. L’apporto del maggiore teologo ginevrino del tempo, Francesco Turrettini, fu sostanziale,
ed in tante argomentazioni sentiamo la familiarità con Calvino
e col venerato P. M. Vermigli.
Carla Sodini e Emidio Campi
hanno inquadrato l’opera nel suo
contesto ambientale e teologico.
Luna occupandosi di Lucca e l’altro di Ginevra. L’edizione delle
« Considerazioni », condotta a
vendo sott’occhio le traduzioni
francese e tedesca, ricca di note ausiliarie, è accurata quanto
utile.
Questo testo e la vicenda che
l’occasionò ci informano al vivo
della fede che animava quella
Chiesa italiana che pochi anni
dopo assolse un compito primario nell’accogliere oltre duemila
profughi dalle valli valdesi. Anche per questo particolare il libro che si segnala risulta utile e
tempestivo.
L. S.
Il monoteismo
Israele
(riIscritto la storia d’Israele, che
è stata una storia di apostasia,
alla luce della propria esperienza di fede: l’opera deuterono
mistica — che è la più forte ossatura dell’A. T. quale lo leggiamo ora — è tutta una predicazione di ravvedimento, un appello alla conversione, da parte
di « convertiti » che hanno capito che ciò che era loro accaduto — il dramma della fine dello
Stato, della deportazione, della
distruzione del Tempio — era
un giusto giudizio dell’Eterno,
solo vero Dio vivente.
Insomma, Israele è giunto a
una fede rigorosamente monoteista non per via di riflessione, né
per via « religiosa » (anzi, è stato a lungo religiosamente pagano, tentato — come siamo sempre tutti! — dalla religione naturale); è la predicazione profetica — e noi crediamo: divinamente ispirata — che ha « letto »
e interpretato la storia. Il monoteismo biblico non è mai « filosofico », speculativo — riconosce
anzi la illusoria, corposa « realtà » degli dèi, degli idoli — ma
pratico, concreto, storico.
Oggi si parla spesso delle
« grandi religioni monoteistiche »
(ebraismo, cristianesimo, islam):
espressione ambigua. Ha importanza relativa la credenza che
esista un solo Dio (potrebbe anche essere, ed è stata/o la Ragione, l’Uomo...). Ma il Dio del
Corano è quello delTA. e del
N. T.? E la nostra « religione »,
sia pure « monoteista », ebraica
o cristiana, è la fede nel vivente Dio biblico? La storia cristiana è meno piena di apostasia e
di idolatria della storia ebraica?
Gino Conte
Finora, si è pensato che l’ebraismo, a cominciare da quello patriarcale, sia stato, se non monoteista, enoteista (cioè, abbia avuto e adorato un solo Dio, un
monoteismo non teorico, filosofico, ma pratico: senza contestare resistenza, per altre genti, di
altre divinità, Israele riconosceva solo l’Eterno, l’Iddio dei padri). Poi ci sarebbero state le
deviazioni idolatriche provocate
dai rapporti con il paganesimo
cananeo, con la conseguente protesta profetica. Infine, dopo l’Esilio, si sarebbe affermato il monoteismo rigoroso, anche di principio. Ma il prof. Daniele Garrone, sulla base di nuova documentazione, anche epigrafica, ha presentato — durante il corso di
aggiornamento pastorale svoltosi recentemente presso la Facoltà valdese di teologia — tutta
una serie di studi e delineato
un’ipotesi di sviluppo secondo
una linea assai diversa. Può essere interessante dame qui qualche cenno; perché non dovrebbero aggiornarsi anche i membri di chiesa?
Contro il modello: purezza-decadenza-risveglio, ci si domanda:
è proprio così vero che la fede
ebraica sia stata fin dall’inizio
monolatrica? Non si è trattato,
invece, di un lento e tormentato cammino verso il monoteismo?
Il punto di partenza sarebbe un
« Israele » politeista, variante
della religiosità mediorientale,
rimasto tale anche in epoca monarchica, con 3 caratteristiche;
1) c’era un dio personale e protettore (patrono); 2) c’era il dio
territoriale e nazionale (cfr. Michea 4; 5), guida in pace e in
guerra (cfr. 1 Sam. 20: 19 ss.); 3)
c’erano dèi settoriali, « specializzati », cui ci si rivolgeva per
competenze specifiche.
C’era anche un import/export
di dèi nazionali (cfr. le divinità
delle donne delTharem di Saiomone). Si delinea qua e là la
presenza di E1 Elion, l’Altissimo,
creatore onnipotente.
La protesta, la predicazione
profetica ha quattro fasi:
1) antibaalismo violento (IX
sec. a.C.): Elia, Eliseo, minoritario di fronte al forte partito
baalista di corte; è un periodo
di controversie fra i santuari e
di rivalità fra sacerdoti; c’è anche il golpe politico-religioso di
Jehu, sconfessato da Osea. Gli
altri dèi sono famiglie, TEterao
(IHVH) è solitario, è l’outsider
del mondo degli dèi ed è il Dio
degli outsider;
2) rappresentata soprattutto
da Osea (intorno al 750): no al
sincretismo, no alla prostituzione sacra;
3) la « riforma » di Ezechia
(725-697 - 2 Re 18-20), predicazione di Isaia;
4) la « riforma » di Giosia
(622 - 2 Re 23): il culto è centralizzato e purificato, il nuovo ordinamento cultuale diventa legge dello Stato. Ma la riforma
non ha avuto successo né largo
né decisivo (cfr. Ezech. 8, già
nel 5801).
Il monoteismo si è affermato
soltanto con l'Esilio: la scuola
deuteronomista, e poi quella sacerdotale, ha reinterpretato e
C. Sodini - E. Campi, Gli oriundi lucchesi di Ginevra e il cardinale Spinola, Bibl. del « Corpus reformatorum italicomm »,
Napoli-Chicago, 1989.
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5
r
2 giugno 1989
obiettivo aperto
UNA SITUAZIONE ANCOR PIU’ DRAMMATICA DOPO L’UCCISIONE DI JEAN-MARIE TJIBAOU
Nuova Caledonia:
la difficile via dell'Indipendenza
Un atteggiamento di prudenza, da parte dei canachi, di fronte al piano di decolonizzazione proposto dal governo
francese - Salvaguardare il rapporto con la cultura e con la terra che la popolazione aveva prima dell’occupazione
Nella primavera del 1988, la Nuova Caledonia
era sull’orlo della guerra civile: dopo l’uccisione
di 4 gendarmi francesi, per rappresaglia nella
grotta di Gossanah (isola di Ouvéa) i militari
uccisero 19 melanesiani. Per commemorare quell’eccidio, Jean-Marie Tjihaou, presidente del Front
ae Libération National Kanak Socialiste (FNLKS),
capo del « governo ombra » canaco, e Yeiwene
Yeiwene, ministro delle finanze di quello stesso
« governo », si sono recati il 4 maggio scorso a
Gossanah, dove sono caduti vittime di un agguato perpetrato da Djoubelli Wea, leader del Front
Uni de Libération Kanak (FULK), espiónente dell’ala più radicale del FNLKS cui pure il FULK
aderisce, e propugnatore di un’intesa con la Libia di Gheddafi.
Wea rimproverava infatti a Tjibaou la scelta
della non violenza susseguente agli accordi di
Martignon (giugno 1988) tra il governo Rocard
ed il FNLKS, che hanno portato alla fine dell’occupaz.ione militare ed all’impegno di indire un
plebiscito tra 10 anni per l’indipendenza dell’isola. Al termine di questo periodo, infatti, i Cana
chi prevedono di non essere più minoritari grazie alla loro crescita demografica, e di aver formato i quadri dirigenti e tecnici necessari per
l’indipendenza dalla Francia. Nel tentativo di difesa, gli uomini di Tjibaou hanno risposto al fuoco
ed hanno ucciso Wea, capo degli assalitori, ex pastore protestante.
La tragedia di Ouvéa rende questa nostra intervista in parte superata, ma anche drammaticamente attuale. Infatti Billy Wapotro, responsabile laico per il settore scuola della Chiesa
evangelica della Nuova Caledonia, è uno dei fedeli interpreti della «linea» di Tjibaou, che egli
ha esposto nel corso di tre conferenze tenute nello scorso aprile a Torino, Biella e Torre Pellice.
lean-Marie Tjibaou era un uomo coraggioso, anima della resistenza canaca dal 1984 quando, nell’agguato di Hienghène organizzato dagli estremisti francesi, perse due fratelli e divenne presidente del FNLKS; ex sacerdote cattolico, aveva lasciato la sua chiesa in quanto essa rimaneva con le sue gerarchie legata alla Francia colonialista.
— A che punto è la lotta dei
Oanachi per l’indipendenza delia
Nuova Caledonia?
— Dopo i fatti della grotta di
Ouvéa e la rielezione di François Mitterrand alla presidenza
della repubblica francese, si è
creata nel paese una nuova situazione.
Un passo importante verso la
pacificazione è costituito dal ritiro dei militari, presenza che
era stata imposta dal governo
Chirac.
Certo i Canachi non hanno cessato di rivendicare la loro dignità nel loro paese, ma il clima
politico è ora più disteso.
Il governo francese ha stabilito un piano di decolonizzazione della durata di dieci anni, impegnandosi a formare dei quadri
dirigenti canachi ed a riequilibrare economicamente il paese. Nell'attuale situazione di pace sociale i Canachi si sono riservati di vedere come evolveranno le cose.
— Quali sono stati i cambiamenti avvenuti sul piano politico dopo il 1986?
— Al momento delle elezioni
avvenute con lo statuto Pisani,
i Canachi indipendentisti avevano conquistato 3 regioni su 4.
In seguito il numero delle re
gioni è stato ridotto a 3, di cui
due hanno continuato ad essere
presiedute dagli indipendentisti. Nel 1987 il ministro Pons
ha riorganizzato le regioni ed i
Canachi non hanno preso parte alla consultazione elettorale,
optando per un boicottaggio attivo. A seguito di ciò, tutte le regioni sono ora presiedute dai
filofrancesi.
Il rifiuto
di un sistema
Noi non abbiamo voluto entrare a far parte di un sistema
che rifiutiamo in modo radicale,
ma ci ripresenteremo alle prossime elezioni che avverranno in
luglio e che rientrano nel piano
di riorganizzazione la cui durata
è prevista di dieci anni.
Nel frattempo continua ad esistere un governo provvisorio,
presieduto da Jean-Marie Tjibaou, dirigente del FNLKS. All’interno del FNLKS vi sono diverse tendenze; alcuni sono orientati verso la creazione di un
partito unico, altri invece ritengono preferibile una condizione
di pluralismo politico, coordinato dal Fronte. Quest’ultima ten<lenza sembra ottenere maggiori
consensi.
— Le posizioni politiche dei
cattolici e dei protestanti suUa
questione canaca sono diverse?
— I Caldosci, cioè i francesi
della Nuova Caledonia, sono nella quasi totalità cattolici, mentre la maggioranza dei Canachi è
protestante.
Possiamo dire che la Chiesa
cattolica, pur non essendosi espressa ufficialmente, mantiene
una posizione filofrancese. La
Chiesa protestante della Nuova
Caledonia si è invece dichiarata
favorevole all’indipendenza. Ma
anche molti Canachi di confessione cattolica sono tendenzialmente su posizioni indipendentiste. Vi è poi un certo numero di
Caldosci progressisti che condividono la causa del popolo canaco.
— Quali sono i tratti caratteristici della cultura canaca?
— Rispondo a questa domanda dicendo innanzitutto che il
Canaco non può vivere senza la
propria terra; la sua genesi e la
sua storia sono legate all’appartenenza alla terra, con la quale
il Canaco ha una relazione di
tipo filiale.
Il rapporto con
la terra di origine
La terra di origine è parte del
nome di un Canaco. Ci si presenta agli altri come « il figlio
di questa o di quella terra ». La
colonizzazione francese ha comportato tra l’altro lo spostamento forzato di popolazioni indigene e questo ha contribuito in
modo enorme alla distruzione
della cultura locale.
Per dare un’idea più precisa
di ciò che è il nostro rapporto
con il mondo che ci circonda dirò ad esempio che quando dobbiamo uccidere un animale o
dobbiamo tagliare un albero, noi
ci rivolgiamo a quella creatura
e chiediamo l’autorizzazione a
sopprimerne resistenza, giustificando il nostro gesto con il bisogno. Noi siamo solo un elemento della creazione e non
possiamo pensare ed agire come
se ne fossimo al di sopra.
Quando una persona è malata,
in Europa voi curate solo la sua
parte ferita; noi Canachi usiamo curare anche tutto ciò che
circonda la persona ammalata:
la sua famiglia, la sua casa, gli
alberi che circondano la sua casa, e cosi via, perché la persona ammalata è parte di un contesto più ampio.
In questa visione cosmologica
ogni cosa occupa un posto preciso e ogni equilibrio che è sta
to alterato dev’essere ristabilito.
E’ chiara la contrapposizione
tra la nostra cultura e la cultura
occidentale ed è quindi evidente che il colonialismo miri a tagliare le nostre radici ed a trasformare la nostra natura.
La ricostruzione
dell’identità
— Come avete potuto ricostruire la vostra identità a seguito del disordine provocato
dall’intervento francese?
— Il mescolamento tra le popolazioni, il loro confinamento
in riserve è avvenuto principalmente all’interno dell’isola principale, ma questo non ha impedito alla memoria collettiva di
sopravvivere. La rivendicazione
della propria terra è stata fatta
affinché ogni clan possa ritrovare i propri luoghi di origine. Ma
accanto ai vecchi punti di riferimento ne sono sorti <ii nuovi,
così come le popolazioni dell’isola si sono rese conto di dover far fronte ad un avversario
comune ed hanno evitato di entrare in conflitto tra di loro anche quando la deportazione degli
uni significava l’occupazione delle terre di altri. Il colonialismo,
si sa, abitualmente crea le condizioni per dividere le popolazioni che sottomette. Tutta la resistenza del popolo canaco è volta
alla difesa della memoria collettiva per continuare a trasmettere la storia alle nuove generazioni. Nelle nostre scuole noi
insegniamo ai giovani a comporre il loro albero genealogico in
modo da indurre i genitori a parlare delle proprie origini. Nelle
scuole pubbliche invece la sto
ria locale non viene presa in
considerazione e le lingue indigene sono escluse dall’insegnamento.
Ufficialmente i Canachi non
sono esclusi da nessuna forma
di vita pubblica, ma non sempre le strutture sono adatte alla loro dimensione culturale. La
scuola costituisce appunto un esempio. Malgrado una democrazia apparente, i posti più importanti nelle amministrazioni sono
occupati dai Caldosci.
— Dal punto di vista linguistico qual è la situazione in Nuova
Caledonia?
— Attualmente le lingue parlate in Nuova Caledonia sono 32;
4 lingue sono estinte e la loro
scomparsa risale al periodo in
cui ha avuto inizio la colonizzazione. La Chiesa evangelica usa le
lingue indigene per il culto, mentre la messa per i cattolici è ce
lebrata in francese, e fino a non
molto tempo fa si usava ancora
il latino.
Le lingue locali sono scritte
ma non pubblicate, perché in
una situazione di dominio coloniale è bene non scoprirsi troppo. Più a fondo la nostra cultura è conosciuta, tanto più facilmente essa può essere distrutta.
Valorizzare la
cultura locale
In un futuro di indipendenza è
auspicabile la valorizzazione delle nostre lingue locali, senza
però perdere di vista l’esigenza
della coesione nazionale, da cui
deriva la necessità di una lingua comime.
Attualmente ci stiamo confrontando su questo problema: adottare come lingua ufficiale
una lingua locale o utilizzare il
francese come lingua di comunicazione tra le diverse etnie?
Anche i nomi tradizionali fino
a pochi anni fa non potevano
essere registrati all’anagrafe e
si era costretti a dare nomi
francesi.
— Esistono ancora comunità
animiste?
— No, almeno ufficialmente, a
partire dall’inizio di questo secolo. Ma questo non significa
che i Canachi abbiano perso l’essenza della loro cultura e della
loro religione. Tuttavia non esistono più riti sacrificali o pra
tiche del genere. Gli ultimi animisti esistevano tra le popolazioni insediate aH’interno dell’isola, nella regione montagnosa.
— Come è possìbile conciliare la rivalutazione della cultura
tradizionale, anche sotto l’aspetto della religiosità, con il Vangelo, in modo da evitare che questo si trasformi in uno strumento dì colonizzazione?
— Al momento dell’arrivo dei
missionari esisteva un equilibrio
tra la religione e la società indigena.
Io credo che il Vangelo possa
avere un significato solo nella
misura in cui esso si inserisce
all’interno della nostra cultura.
D’altra parte anche noi abbiamo
un modo specifico di avvicinarci
al messaggio evangelico. Nella
nostra cultura vi sono punti che
si ricollegano ad esso e non esiste quindi una opposizione sostanziale tra la cultura ancestrale ed il cristianesimo: entrambi
ci insegnano ad essere solidali
ton il nostro prossimo. Noi pensiamo che attraverso il Vangelo
abbiamo conosciute l’unicità di
Dio, ma noi conoscevamo già
Dio nella sua molteplicità di espressioni. Dunque ci è chiaro
che il dio della pioggia, o il dio
del sole non sono che l’unico ve
ro Dio, il quale si manifesta in
modi diversi.
Un esempio dell’integrazione
tra la fede cristiana e la nostra
cultura è il modo in cui noi celebriamo la Santa Cena, e cioè
con Tignarne e il latte di cocco.
L’igname è un tubero a cui attribuiamo un importante significato e che usiamo come dono per
ristabilire i rapporti tra le persone divise. Esso rappresenta
quindi l’unità del nostro popolo.
— Quali sono le tue posizioni
a riguardo della nostra corresponsabilità alle elezioni europee,
ed alla celebrazione del bicentenario della rivoluzione francese?
— Attualmente nel mondo nessuno può essere estraneo ai problemi dell’altro. Come dicevo
poc’anzi parlando della visione
cosmogonica di cui è permeata
la cultura canaca, ognuno è par
te di un insieme e ognuno, stando al proprio posto, dev’essere
solidale ed intervenire nella comunicazione tra tutti gli esseri
viventi nel mondo.
Gli europei non possono pensare di non avere nessuna responsabilità per ciò che avviene
altrove, perché siamo chiamati
sempre di più a gestire insieme
la terra tenendo conto dei gravi
problemi ecologici attuali.
Ora, voi fate parte della Comunità europea ; vi è dunque
una responsabilità collettiva di
tutti gli europei nella misura in
cui essi si sono associati alla
dichiarazione dei diritti dell’uomo e Thanno fatta propria.
Intervista realizzata il 12.4.89
da Tavo Burat
6
valli valdesi
2 giugno 1989
MINORI E TERRITORIO
Una risposta: l'affido
Garantire ai bambini il diritto di crescere in un ambiente familiare
vecchia
macchina
Cera nella tipografia che stampa il nostro giornale una vecchia
macchirm. Una macchina ricca
di storia. Era servita per stampare i giornali clandestini: «Il
pioniere », « La baita » e « La
forgia ». Poi aveva visto passare tanta altra stampa locale, dal
Pellice al Corriere Alpino, all’Avvenire delle valli, al Giornale di
Ptnerolo e valli, a Cronache del
Pinerolese. Si erano stampati su
quella macchina manifesti e volantini per l’obiezione di coscienza, quando obiettare era ancora
considerato un reato, contro la
legge truffa, per la legge sul divorzio e sull’aborto.
Ma in tipografia era considerata come la macchina della Resistenza. Ed in un certo senso
era vero. La tipografia l’aveva
acquisita nel ’43, all’inizio della
guerra partigiana, perché era necessario avere una macchina veloce per stampare i volantini e
il giornale di Giustizia e Libertà.
In^ una notte di lavoro clandestino, tutto andava fatto e ogni
cosa doveva essere rimessa al
suo posto per rendere impossibile ogni controllo.
Perciò era stata presa la macchina. La si era ritirata alla Nebiolo grazie alla complicità dei
nuclei GL di resistenza interna.
Si era evitato così che fosse inviata in Germania. Poi, la notte,
i tipografi della allora Arti Grafiche l’Alpina e il meccanico di
Giustizia e Libertà, della Nebiolo, l’avevano montata e lei, la
macchina, funzionava giorno e
notte. Di giorno stampava i giornali « autorizzati », di notte quelli « clandestini ».
^ Legata alla macchina era anche
l’attività di un tipografo, Enzo
Jouve, che insieme ad altri la
faceva funzionare per l’attività
clandestina. Attività che costerà
poi a Enzo l’essere rinchiuso alle Nuove di Torino, la tortura,
la perdita di un occhio.
Ma lei, la macchina, ha continuato il suo lavoro fino a quando pochi mesi fa si era irrimediabilmente guastata.
Allora la decisione. Bisogna
cambiarla con una più moderna.
E della macchina cosa farne? Si
informa il comitato del Museo
valdese per veder di trovare una
collocazione nell’allestenda sezione dedicata alla Resistenza. Ma,
per ora, non c’è lo spazio. Non
resta che — a malincuore — inviarla alla rottamazione. Arriva
il giorno fatidico. Il camion che
la porterà dal ferrovecchio è lì,
nella strada, che aspetta.
La notizia si diffonde. No, dice Sergio Benecchio, il proprietario del bar che è a fianco della tipografia, quella macchina è
la nostra storia e non deve essere buttata via. Prende il telefono. Avverte Gustavo Malan, il
redattore del « Pioniere » clandestino. Partono telefonate incrociate e comincia ad accorrere una
piccola folla. Alla fine il sindaco di Torre trova un posto dove
sistemare — provvisoriamente —
la vecchia macchina, la cui destinazione dovrà essere il museo.
E’ una piccola storia che merita una menzione. Se i ragazzi
negli anni futuri vedranno nel
museo una macchina da stampa e ne conosceranno la storia,
lo dovranno ad alcuni che un
pomeriggio di tarda primavera
si Sono mobilitati perché altri
sappiano. Perché si sappia che
« resistere » ha significato decidersi e mobilitarsi. Oggi, come
quarantacinque anni fa.
Giorgio Gardiol
Notevole partecipazione di operatori aU’incontro di verifica
organizzato dall’USSL 43 a Torre Pellice sul tema « Minori e
territorio »; lo stesso dibattito,
con taglio maggiormente politico, sulle risorse a disposizione
del settore ha raccolto un buon
pubblico.
Fra le relazioni del mattino
vogliamo sottolineare quella dell’assistente sociale deiruSSL 42
Margherita Bruno che ha illustrato la situazione riguardo agli
affidamenti familiari in zona, una
delle risposte di fronte ai minori in difficoltà.
« Nel pinerolese le prime esperienze di affidamento familiare,
curate dai servizi sociali, risalgono al 1975/76 e fin d’allora i
problemi concreti che si venivano ad affrontare hanno portato gli operatori dei tre territori (oggi USSL 42, 43, 44) a confrontarsi, prima sui singoli casi,
poi sulla necessità di contatti
continuativi ed organizzati anche
con il Tribunale per i minorenni, coinvolto nella maggior parte delle situazioni.
La vicinanza dei tre territori,
caratterizzati anche da una similitudine deH’ambiente, ha determinato e continua a determinare una certa mobilità dell’utenza ed una sovrapposizione dei
casi, spesso seguiti da diversi
servizi ».
— Quando, allora, si propone
l’affidamento?
— Nella nostra legislazione
viene affermato il principio che
ogni bambino ha diritto a crescere nella propria famiglia. Qualora ciò non sia possibile, gli deve essere garantito il diritto a
crescere in un ambiente familiare. Nel caso in cui il minore
si trovi in stato di conclamato
abbandono morale e materiale
deve essere dichiarato adottabile, rientra pertanto nel discorso
dell’istituto dell’adozione, oggetto del prossimo intervento.
Qualora, invece, la famiglia di
origine non possa fornire al bambino/ragazzo, per un periodo più
o meno lungo, talvolta non sempre prevedibile, quanto gli è necessario per crescere, ma non ci
siano le condizioni per una dichiarazione di adottabilità, una
delle possibili risposte è certamente l’affidamento familiare o
affidamento educativo.
L’affidamento va quindi inteso
come un servizio ad integrazione
e quindi come aiuto alla famiglia d’origine, non come sostituzione.
E’ estremamente importante
coinvolgere la famiglia d’origine,
in modo che l’affidamento possa
essere visto non come una sottrazione del figlio, e quindi una
definizione in negativo delle capacità della famiglia, ma come
un aiuto che la comunità dà loro
in risposta ai loro bisogni ed
alle loro difficoltà. E’ importante
il rapporto che si sarà instaurato tra operatori e famiglia, tra
famiglia d’origine e famiglia affidataria, che deve comunque essere ricco di motivazioni e deve
essere sostenuto dai servizi.
— Può illustrare l’esperienza
maturata nell’USSL 42?
— Nel 1975/76, l’unico istituto
della zona (il Convitto valdese
di Pomaretto) è stato chiuso e
con una convenzione fra la Comunità Montana ed il Comitato
del Convitto, veniva riconvertito
in due comunità alloggio, in grado di coprire le esigenze del territorio (circa 20.000 abitanti),
ospitando cioè 18 minori.
Il primo passo è stato quello
di riportare in zona tutti i minori prima ospiti di istituti o
strutture fuori zona. Contemporaneamente, con gli educatori della comunità alloggio si è avvia
ANGROGNA
La pluriclasse
I cinque bambini della pluriclasse 3“, 4°, 5* della scuola elementare di Angrogna hanno condotto una ricerca sull’inquinamento nel loro paese dal titolo:
« C’era una volta... i boschi ».
In 32 pagine, attraverso un fitto dialogo tra l'insegnante (Jean
Louis Sappè) e i cinque bambini, di questi con i loro genitori
e con i responsabili della trasmissione Arcobaleno della Rai,
attraverso la lettura collettiva di
giornali, vi si può trovare la descrizione della funzione clorofilliana delle piante, del problema
delle piogge acide, deH’efletto
serra, del problema del buco di
ozono. Con l’aiuto dei tecnici del
Servizio di igiene pubblica delrUSSL della vai Pellice, i bambini hanno fatto anche un esperimento per vedere se la pioggia
ad Angrogna era acida o no. Hanno rilevato un ph tra il 5 e il 6,
cioè nella norma. La pioggia non
è acida.
Poi hanno affrontato con uno
dei responsabili del Servizio di
igiene pubblica il delicato problema dell’inquinamento delle
produzioni industriali, partendo
dai casi concreti delle principali
industrie della va] Pellice.
Concludono i bambini la loro
ricerca: « Speriamo... che tutti
insieme si possa trovare una
strada per vivere sempre meglio
in un mondo hello, pulito e pieno di sole ».
E’ una ricerca, tra le tante che
le piccole scuole di montagna
compiono ogni anno, ma per il
to un intenso lavoro di formazione e preparazione comune,
l’opera degli educatori ed il ruolo della comunità alloggio venivano a proiettarsi pure verso
l’esterno e quindi anche verso
l’affido.
Nel 1981 la convenzione si riduceva ad una sola comunità
alloggio per otto minori e nel
giugno del 1987 veniva chiusa
anche questa comunità alloggio
per mancanza di utenti.
— Ciò significava un risultato
positivo rispetto alla politica degli affidamenti?
— La chiusura della comunità
alloggio non è vista da noi
operatori in modo positivo perché, se da un lato la mancanza
di utenti può denotare un discreto lavoro di territorio, dall’altro
lato ci rendiamo conto che è venuta meno una struttura dimostratasi uno strumento fondamentale per lo sviluppo, la preparazione e l’impostazione di
tanti affidamenti ed è venuto a
mancare il contributo del lavoro degli educatori sul territorio.
L’USSL non è stata in grado
di elaborare e studiare una nuova forma di convenzione in un
discorso più generale di prevenzione e di interventi sui minori.
— Qual è la situazione attuale?
— Oggi nell’USSL 42 sono in
corso 18 affidamenti più uno
diurno e dal 1975 ad oggi ne sono stati realizzati 32. Vengono
inoltre seguite altre cinque situazioni di bambini in affido a famiglie della nostra zona.
Un contributo al reperimento,
alla selezione e preparazione delle famiglie affidatarie è stato
dato anche dal gruppo di famiglie affidatarie che in zona funziona dal 1982.
L’esperienza ci porta a dire
che l’affidamento è un valido
strumento, ma è uno degli strumenti, non può essere un servizio isolato.
Piervaldo Rostan
III CENTENARIO DEL
ministero della Pubblica Istruzione queste scuole non hanno
più alcuna funzione pedagogica
e devono essere chiuse. I bambini e i maestri devono essere
sradicati e deportati a valle.
Chissà se mai il ministro avrà
voglia di fare un’indagine sui
lavori che si fanno nelle varie
pluriclassi di montagna. Forse
cambierebbe idea, circa il loro
valore pedagogico. Ma forse è
sperare troppo. Un maestro per
cinque bambini è troppo e l’Italia, quinto (o sesto) paese più
industrializzato del mondo, non
può permettersi questo lusso.
Così i bambini scendano a valle, e facciano i loro esperimenti
che daranno altri risultati: la
pioggia in città è acida e il ph
è 3. '
G.G.
iìiHiìrnimim'
GLORIOSO RIMPATRIO
Viaggio a Nyon
Sono ancora disponibili una
decina di posti per il viaggio
delle comunità a Nyon per il
veekend del 19-21 agosto prossimo.
Il costo è di L. 50.000 per il
viaggio, il soggiorno è offerto
dalle comunità svizzere di Nyon,
Morges e Bolle.
La partenza è prevista sabato
19 mattina per raggiungere Nyon
nella giornata, il rientro avverrà
lunedì in giornata.
Iscriversi presso la Società di
studi valdesi al più presto (tei.
932179).
Museo valdese:
quattro anni dopo
S. GERMANO — Dopo oltre
quattro anni dall’inaugurazione
del Museo valdese, il comitato
si è riunito per fare il punto della situazione e per individuare
alcune proposte di lavoro.
11 bilancio è di circa 300 persone in visita all’anno (soprattutto gruppi) e un discreto numero di pubblicazioni.
Dopo l’opuscolo n. 7 della collana « Il ponte » uscito lo scorso anno, che proponeva le memorie della più anziana ospite
dell’Asilo dei vecchi, la sig.na
Coisson, deceduta poco più di
un mese fa, è in preparazione un
nuovo opuscolo (il n. 8) che si
intitola « Una scelta difficile » e
sarà stampato in veste più elegante. Si tratta della storia dell’Asilo dei vecchi, corredata di
riflessioni, rnemorie ed interviste. Verrà distribuito il 3 settembre prossimo in occasione dell’inaugurazione della nuova struttura.
Si desidera inoltre informare
che il museo sarà aperto, come
gli anni scorsi, durante l’estate
dal 17 giugno al 9 settembre con
il seguente orario: tutti i sabati
dalle 16 alle 18. Per altre richieste o visite di gruppi, telefonare al pastore (0121/58614).
Inquinamento
e alimentazione
PEROSA ARGENTINA - Una
serie di manifestazioni divisa in
tre cicli e destinata a durare fino al prossimo inverno è stata
programmata dalle Società operaie di mutuo soccorso di Perosa
Argentina e di Roure.
Il primo ciclo è stato aperto
venerdì scorso da una conferenza tenuta da Susanna Baffone
(rappresentante di Pro Natura
Torino) sul tema « Inquinamento e alimentazione »; proseguirà
con incontri sull’uso dei fitofarmaci (9 giugno) e sulla pubblicità (16 giugno).
Il secondo ciclo (che occuperà l’estate) prevede spettacoli
musicali, una camminata per i
boschi, una fiaccolata.
Il terzo ciclo (articolato sui
mesi di ottobre e novembre)
comprende ancora conferenze su
temi di attualità: rapporto fra
degrado ambientale e tumori,
alcolismo e droga, dieta e attività fisica, ambiente e lavoro,
diritti e doveri del cittadino.
Nel corso della prima serata
è stato presentato il progetto di
acquistare un’apparecchiatura a
luce laser da destinare all’ospedale di Pomaretto. Si tratta di
uno strumento capace di ottenere straordinari risultati nella
cura delle piaghe da decubito e
di ulcerazioni che per vari mo
tivi non riescono a rimarginarsi
Gli organizzatori sperano di rac
cogliere nel corso delle manife
stazioni i fondi necessari all’ac
quisto.
/n un mare di verde, in un’oasi di pace
r Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto l’anno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
TORRE PELLICE
7
2 giugno 1989
valli valdesi
FERROVIA TORINO-TORRE PELLICE
Buone notizie
Oggi
e domani
Ottimismo dopo l’ultima riunione del comitato difesa della ferrovia Amnesty international
Ancora le ferrovie secondarie
al centro del dibattito.
Da anni ormai le popolazioni,
gli amministratori locali, gli urbanisti più avveduti sostengono
che sarebbe assurdo sopprimere
linee di comunicazione già esistenti, che permettono di arrivare direttamente nel cuore delle
città, che garantiscono un trasporto sicuro e non inquinante.
Tesi ribadite mercoledì 24 maggio nel corso di una riunione del
Comitato per la difesa della ferrovia Torino-Torre Pellice, cui ha
partecipato l'assessore ai trasporti della Provincia di Torino, Giorgio Cotta Morandini.
« E' inaccettabile — egli ha affermato — che si pensi di riversare altre quote di traifico sulle
strade: si otterrebbe il risultato non di risparmiare ma di rendere necessari pesanti investimenti, che gli Enti pubblici non
sono in grado di affrontare, per
adeguare la rete viaria. Ritengo
anzi opportuno che le concessioni per le linee di autobus siano
riviste in modo che si eviti la
concorrenza con la ferrovia e si
favorisca l'affluenza verso la strada ferrata da parte degli abitanti di quelle zone che non sono
servite dal treno. D’altra parte,
non si farebbe altro che assecondare la tendenza, confermata
dagli ultimi dati, ad una maggiore utilizzazione del treno per gli
spostamenti verso Torino ».
Parole che sono state confermate dai rappresentanti del
« Coordinamento pendolari » i
quali, riferendosi alla loro esperienza quotidiana, hanno lamentato l'insufficiente composizione
del convoglio delle 7,42 da Torre Pellice ( « giunge a Pinerolo
già affollalo e di lì molti passeggeri devono rimanere in piedi » )
SAN SECONDO
Tiro con la
balestra
Nel bel parco del Castello di
Miradolo (S. Secondo) si è svolto domenica 28 maggio il 5» torneo nazionale di tiro con la balestra antica. Il lavoro organizzativo dei prarostinesi è stato ricompensato dal successo della
manifestazione sia dal punto di
vista sportivo che spettacolare
e di partecipazione.
Oltre alle squadre di Assisi, Pisa, Gualdo Tadino (Perugia),
Roccapiatta di Prarostino, Terra
del Sole (Forlì) e Ventimiglia,
tutti accompagnati dai rispettivi
sbandieratoli, contribuiva anche
agli spettacoli la fanfara di
Mont-sur-Rolle, il comune svizzero gemellato con Prarostino.
La vittoria è andata alla squadra di Ventimiglia, sia nella gara a squadre che in quella individuale. Alla squadra di Prarostino il secondo posto nella gara
individuale e il quarto in quella a
squadre.
r------------------------------1
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I '68 m.
If
L’arrivo alla stazione di Torre Pellice.
e di quello delle 18,14 da Torino (« spesso non ci si può sedere fino ad Airasca»).
« Si va verso il superamento
hanno affermato i piendolari
— dei 200 passeggeri raccolti prima di Pinerolo da ognuno dei
tre treni che la mattina, fra le
6,17 e le 7,42, scendono verso Torino ».
Cotta Morandini, dal canto suo,
ha osservato che i problemi di
gestione potranno essere meglio
affrontati quando si realizzerà il
passaggio delle linee secondarie
dalle FS agli Enti locali.
« Si potrà ottenere — ha osservato l'assessore — un funzionamento più agile, più economico, più rispondente alle esigenze degli utenti. Con il quadruplicamento della via ferrata da Lingotto alla Stazione Dora, poi, si
avranno ulteriori incrementi di
efficienza, e si faciliteranno i collegamenti fra Torino e tutto il
circondario ».
Prioritario, comunque, resta il
problema della modernizzazione
delle linee, senza cui non si può
pensare ad un funzionamento
conforme alle esigenze attuali.
Sull'argomento è stato recentemente prodotto dal Compartimento FS di Torino uno studio
(voluto dalla Direzione generale
dell’Ente), che riflette un atteggiamento costruttivo e sembra
separe un abbandono della politica dei tagli. Si prevede l’adozione di passaggi a livello automatici (piuttosto che sottovie o
sovrappassi, costosi e lenti da
rplizzare); l'introduzione dell’agente unico per la condotta
dei treni; la semplificazione delle tariffe e Fatlìdamento della
vendita dei biglietti a bar, giornalai, tabaccherie, distributori
automatici.
In questo modo si otterrà una
sensibile riduzione del personale impiegato (attualmente superiore di cinque o sei volte rispetto allo standard europeo per
le linee locali) per giungere al
risanamento economico (visto
che circa l'85% delle spese di gestione è da attribuirsi al personale).
Si è poi preso in esame l’orario estivo: per quanto riguarda
la linea Torino-Torre Pellice la
maggior variazione rispetto all’orario invernale consiste nel
fatto che il treno delle 22,48 da
Torino è anticipato — nei soli
giorni festivi — di circa un’ora.
« Abbiamo chiesto garanzie —
ha dichiarato Franca Coisson,
coordinatrice del Comitato —
sul funzionamento del treno anche durante il mese di agosto.
Non ci sono state date assicurazioni formali, ma i funzionari
delle FS si sono dichiarati contrari a ripetere l’infelice esperimento dell’anno scorso, quando
gli autobus che per una quindicina di giorni hanno sostituito
il treno si sono rivelati del tutto
insufficienti rispetto alle necessità ».
Enrico Fumerò
DIMAGRIRE
NON È PIÙ UN SOGNO
CENTRO DI DIMAGRIMENTO
ACCELERATO
o ,
IDEALà^e^^EM
Via Raviolo, 10/A - Pinerolo
vi farà perdere
in qualche settimana
tutti i vostri chili superflui
senza pillole, senza fatica,
senza pesare gli alimenti
o contare le calorie,
in gran forma e senza cambiare
il vostro ritmo quotidiano.
Raggiungerete il vostro
peso ideale e con esso una
definitiva stabiiizzazione.
TORRE PELLICE — Giovedì 1” giugno, ore 16.45, avrà luogo al Centro d'incontro una riunione con il seguente o.d.g.: a) Azione urgente In
favore di tre cittadini jugoslavi detenuti in isolamento: un professore
di lingua e letteratura albanese alìuniversità, un membro del Comitato dell'educazione e della cultura.
Il capo del Servizio informazioni nel
Kosovo; b) Campagna « Pena di
morte »; c) ■■ Trattenimento pomeridiano
per Amnesty »; d) Lettura della relazione annuale; e) Sede del Gruppo Amnesty Italia 90 Val Pellice; f) Tavolino
ed altre attività a Bricherasi'o.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma: venerdì 2 giugno, ore 21.15, «Nelson Mandela 70th Birthday Concert »; sabato 3 (ore 20 e 22)
e domenica 4 (ore 16, 18, 20, 22), «Una
pallottola spuntata ».
Concerti
LUSERNA SAN GIOVANNI — Sabato
10 giugno, alle ore 20.45, presso la sala Albarin, la corale valdese propone
una serata di canti e proiezioni di
diapositive sul viaggio in Olanda dello scorso settembre, organizzato dalla
Società di studi valdesi: tutti sono
invitati ad intervenire.
Spettacoli
POMARETTO — L’associazione Alidada, in collaborazione con alcune ipro
loco, organizza una rassegna di musica
e teatro che partirà sabato 10 giugno,
con uno spettacolo di marionette del
« Teatro dell'Alpe » denominato « Circus »; la serata si svolge presso la saia
teatro valdese con inizio alle ore 21.
Dibattiti
PINEROLO — Giovedì 1° giugno il
Comitato promotore dei referendum
sulla caccia e sui pesticidi organizza
un incontro dibattito per approfondire i temi dei due referendum.
Interverranno Dino Cassibba, funzionario dell’ESAP-Lega Ambiente; Primo Ferro, consigliere reg. PCI; Francesco Accatin'o, responsabile del WWF
pinerolese.
L’Incontro si terrà presso il Centro
sociale di via Clemente Lequio alle
ore 21.
Ricordiarno alla cittadinanza che continua la raccolta di firme presso la
segreteria comunale e sabato 3 giugno
sotto i portici di corso Torino 18 dalle ore 9 alle 18.
PINEROLO — Nell'ambito degli incontri organizzati dalla parrocchia di
S. Lazzaro, lunedì 5 giugno, alle ore
20.45 avrà luogo un dibattito sul tema
« Come vede la chiesa cattolica... >
con la partecipazione del prof. Aurelio
Bernardi, del prof. Claudio Tron, del
dott. Amos Pignatelli. L’incontro si svolgerà presso la sede della parrocchia.
TORRE PELLICE — Venerdì 2 giugno, alle ore 20.45, presso la sala
consiliare del municipio, avrà luogo
una serata sul tema « Un'Europa da
costruire, un'Europa per costruire »
con la partecipazione del prof. Grua
del Movimento federalista europeo di
Torino.
Conferenze
PARIGI — Dal 30 giugno prossimo
BIBIANA
semirecente ma ristrutturato con ri- "
scaldamento, ultimo piano panorami- I
co, ingresso, soggiorno, 2 camere, cu- *
cina, bagno, grande ripostiglio, bai- |
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I coni, posto auto coperto. L. 48 m.
Telefona subito al
012H793.613
(venerdì) a domenica 2 luglio, avrà luogo a Parigi la X Conferenza delle Comunità etniche di lingua francese (Communautés Ethniques de Langue Française) . Conferenza che interessa anche
noi, dato che siamo ancora considerati una comunità bilingue italo-franoese.
La partecipazione è aperta a tutti.
Chi fosse interessato può rivolgersi,
per maggiori informazioni, alla prof.
Liliana Ribet, tei. 011/580580.
Cantavalli
. PEROSA ARGENTINA — Volge al
termine anche per quest'anno la rassegna di musica popolare Cantavalli: domenica 4 giugno, alle ore 15.30, presso il parco .« E. Gay », il gruppo veneto « Calicanto » presenterà brani tradizionali del suo repertorio.
« Egli solo è la mia rocca, e la
mia salvezza, il mio alto ricetto»
(Salmo 62: 2)
L’Ospedale evangelico internazionale
di Genova partecipa al dolore della moglie e dei figli per la prematura scomparsa di
Carlo Baiardi
già membro del Consiglio di amministrazione dell’ente.
Genova, 28 maggio 1989.
RINGRAZIAMENTO
« Io sono la luce del mondo. Chi
mi segue non camminerà nelle
tenebre ma avrà la luce della
vita »
(Giov. 8: 12)
Le figlie del compianto
Emilio Baret
ringraziano tutte le persone che con
scritti e presenza hanno preso parte
al loro dolore. Un ringraziamento particolare ai medici, infermieri e tutto il
personale delTOspedale valdese di Pomaretto per le cure prestate, ai pastore
Renato Coisson per le parole di conforto e alle persone che sono state dì
aiuto e vicine durante la malattia.
Pomaretto^ 2 giugno 1989
AVVISI ECONOMICI
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Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
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Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Telef. 81261.
Ambulanza :
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Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
8
8 fatti e problemi
2 giugno 1989
IL RAPPORTO ’88 DI AMNESTY
Cè anche ritalia
In aumento i sostenitori dell’organizzazione - Oltre a pena di morte e tortura si fa sempre più pressante il problema dei rifugiati
AMNESTY INTERNATIONAL
Il «Rapporto 1988 » di Amnest5f International (relativo al
1987), edito da Hoepli (pagg. 531,
lire 20.000), ancora una volta pone il lettore davanti agli abusi
di ogni genere — dalla detenzione illegale alla pena di morte —
che i governanti commettono in
ogni parte del mondo.
L’attività dell’organizzazione è
stata molto intensa, come di consueto, ed il nostro settimanale
non manca di segnalarla periodicamente. Le persone sensibili
ai diritti umani sono in aumento: ammontano ad oltre 700 mila
i soci individuali e sostenitori in
più di 150 paesi. Durante il 1987
A. I. ha lanciato 373 appelli urgenti in favore di oltre duemila
persone in 82 paesi (il Rapporto
comprende ben 135 nazioni). Essi erano originati da denunce
di torture, da critiche condizioni di salute di prigionieri, da arresti arbitrari, da detenzioni senza accusa, da processi non equi,
ecc. Nel medesimo periodo A. I.
è riuscita ad ottenere la messa
in libertà di 1.689 persone da essa « adottate », mentre ne ha
contemporaneamente « adottate »
altre 3.534.
Per quanto concerne la pena di
morte, tuttora vigente nelle legislazioni di 141 paesi, Amnesty
ricorda che nel 1987 sono stati
giustiziati 769 prigionieri in 39
paesi mentre 1.185 persone sono
state condannate a morte in altri 62 paesi. Si tratta dei casi
noti all’associazione: certamente — essa precisa — le cifre reali sono più elevate. Per contro,
alla fine del 1987, 32 paesi avevano abolito la pena di morte
per tutti i crimini e 18 paesi
l’hanno mantenuta solo per i crimini eccezionali, come quelli di
guerra. Infine, 16 altri paesi che
mantengono in vigore questa pena non hanno dato corso ad esecuzioni.
Il problema della detenzione e
della tortura rimane fra le preoccupazioni principali di A. I. Le
sue richieste al riguardo sono essenzialmente di tre tipi. La prima concerne i prigionieri « di
coscienza », cioè coloro che si
trovano in carcere j>er motivi
politici, religiosi, razziali, ecc. e
che non abbiano fatto ricorso
alla violenza: per essi la richiesta è il rilascio immediato. La
seconda riguarda quei prigionieri politici (dunque sempre per
motivi di coscienza) che abbiano
anche agito violentemente: per
costoro viene richiesto un processo « equo e rapido ». Infine per
tutti i detenuti di qualunque genere, si chiede che nessuno venga sottoposto « alla pena di morte od alla tortura, così come a
qualunque altro trattamento crudele, inumano o degradante ».
Altra grave questione è quella
del continuo flusso dei rifugiati:
il numero di coloro che cercano
protezione, non nella carente normativa internazionale, ma fuggendo in quei paesi che offrono
loro reali possibilità di .sopravvivere, è crescente. Molti paesi
— sottolinea il Rapporto — nonostante la loro retorica sui diritti umani non ne vogliono pagare il prezzo e respingono le
persone « in paesi dove corrono
il pericolo di essere imprigionate, torturate ed uccise ».
Il caso Italia
Fra tutti i paesi passati in rassegna (dall’Angola allo Zimbabwe, dall’Afghanistan al Vietnam;
dall’Albania all’Unione Sovietica;
dall’Algeria allo Yemen) alcune
pagine sono anche dedicate all’Italia. A. I. denuncia innanzitutto i « gravi problemi del sistema giudiziario che derivano dalla sua eccessiva complessità e
lunghezza ». A tal proposito viene ricordato il processo ai 68 imputati di Autonomia operaia, dodici dei quali avevano trascorso
più di cinque anni in prigione
« prima del giudizio di primo
grado ».
Per quanto riguarda 30 denunce di torture e maltrattamenti
inflitti a prigionieri nel carcere
di Napoli, il ministro della Giustizia aveva informato nel febbraio A. I. che egli avrebbe segnalato ogni progresso compiuto
nella relativa inchiesta, ma « durante l’anno non si è più avuta
alcuna notizia in merito », allo
stesso modo come non si è più
avuto notizia del procedimento a
carico di 16 poliziotti e carabi
SCUOLE ELEMENTARI
Libri di testo
e confessionalismo
Il doppio ’’imprimatur” compare sui volumi destinati all attività di cultura socio-religiosa
Tempo di adozione dei libri di
testo nelle scuole elementari per
l’anno scolastico 1989/90.
La Circolare ministeriale n.
102 del 23.3.89, oltre a riprendere le disposizioni comuni a questa operazione di ogni fine anno, ricorda (sembra scritta unicamente per sottolineare questa
novità) che a seguito della approvazione del nuovo programma di insegnamento della religione cattolica (D.P.R. dell’8.5
1989) sono state stabilite le norme per la compilazione dei relativi libri di testo. Tali libri di
testo dovranno essere scelti dagli insegnanti interessati (insegnanti disponibili all’IRC o insegnanti inviati dalla Curia) per le
tre prime classi, essendo i nuovi programmi del 1985 in vigore
con il nuovo anno solo per queste classi e progressivamente,
anno dopo anno, anche per la
quarta e la quinta classe.
Inoltre i testi di religione cattolica fascicolati a parte dovranno « essere provvisti del nulla
osta della Conferenza episcopale italiana e dell’approvazione
dell’ordinario diocesano competente». Fino a qualche tempo fa,
i sostenitori dell’IRC camuffavano tale insegnamento in attività
di cultura socio-religiosa e ne
rinnegavano il carattere dottrinario: l’obbligo che i testi, per
essere adottati, portino addirittura due imprimatur smentisce
ora clamorosamente quegli atteggiamenti falsamente pluralisti.
Sbagliamo se pensiamo che il
confessionalismo nella scuola di
stato passa solo attraverso l’ora
(le due ore nella materna e nella
elementare) di religione confessionale cattolica. Il confessionalismo passa anche attraverso i
libri di testo. Propongo a tutti di
adoperare come chiave di lettura dei testi scolastici quella secondo la quale vengono messe
in risalto le posizioni di smaccato privilegio riservate alla religione e alla morale cattolica a
dispetto di ogni pluralismo di
ideali e a dispetto di chi non si
riconosce in una morale massificata.
Ho fra le mani il « Corso di
letture e di formazione linguistica per il primo ciclo secondo
i nuovi programmi » intitolato
« Tantitesti» di Alfio Zoi, editrice
La Scuola di Brescia, 1987, di
cui sono depositate come da normativa 5 copie presso il ministero della Pubblica Istruzione.
A pagina 41 i bambini di I
elementare potranno leggere il
racconto del bambino di nome
Franco che connota con tutti i
particolari la storia del presepe
con la finale: «E tutti accorrono
per adorare Gesù ». Come a dire
che se non accorri alla stalla
di Betlemme sono guai seri. La
pagina 42 presenta nel più smaccato spirito confessionale una
poesia, «Natale oggi», con tanto
di raffigurazione stereotipata. A
pagina 66 c’è un racconto denotativo seguendo il quale la felicità giunge al bambino nel momento in cui la mamma gli raccomanda di dire le preghiere
serali. A pagina 72, con « Chi
parla ai bambini? », un parroco
(con l’abito talare alla Wojtyla)
apostrofa i bambini con un « Figlioli, dovete essere sempre bravi! ». A pagina 84 si parla di una
partita di calcio. Dove? « Nel
campo deH’oratcrio ». La pagina
96 riporta pari pari « Il catechismo dei fanciulli » con tutti i
particolari testuali e grafici sulla morte di Gesù. A pagina 103
(e qui mi fermo) c’è un testo
che inquadra il bambino nel sistema sociale secondo questa
scala gerarchica: « Sei uno scolaro, sei un credente, sei un socio, sei un cittadino, sei un italiano ».
Il clima di privilegio a favore di chi si avvale dell’insegnamento della religione cattolica
continua a dispetto della sentenza della Corte costituzionale
grazie anche ai 272 voti favorevoli dei parlamentari democristiani, socialisti e missini del 10
maggio: chi si avvale delTIRC
avrà un libro in più pagato dallo Stato (cioè dalle tasse di chi,
come noi, non si avvale di questo optional) e portà, in molti casi, leggere nei suoi libri di testo
pagine interamente impostate
con stile cattolico confessionale.
Il seme del diritto alla pari
dignità fra gli scolari-cittadini
è un seme che cade fra la pietraia dell’ingiustizia e dell’ineguaglianza, in questo terreno gerbido che è l’Italia.
Franco Calvetti
Prigionieri
dei mese
nieri inerente alla morte di un
carcerato a Palermo, il cui decesso era stato attribuito da un’inchiesta alle conseguenze di bastonature e maltrattamenti.
Infine, ancora una volta viene
denunciato il fatto che oltre mille obiettori di coscienza al servizio militare o a quello civile
alternativo —- in maggioranza
Testimoni di Geova — si trovano rinchiusi in 10 carceri militari. Con l’occasione, Arnnesty
ricorda il carattere punitivo e
discriminatorio della legge sull’obiezione di coscienza che prevede una maggior durata del servizio civile.
R. P.
Kevin Desmond
de Souza
SINGAPORE
26 anni, laureato in legge. E’
stato arrestato il 19 aprile del
1988 e accusato con altre nove
persone di avere ordito un complotto marxista inteso a rovesciare il governo. Kevin de Sou
'za. con altre 21 persone era già
stato precedentemente arrestato
nel maggio del 1987 in base alla
legge sulla sicurezza interna
(ISA). Però alla fine dell’87 erano stati tutti rimessi in libertà.
Quando nell’88, come abbiamo
detto, è stato arrestato, egli ha
messo in dubbio la legalità della
sua nuova detenzione ricorrendo all’Alta Corte. Respinto questo suo ricorso, egli si rivolse
alla Corte d’Appello di Singapore, che decise la sua scarcerazione. Tuttavia fu di nuovo subito arrestato.
Rimarrà in carcere, non si sa
fino a quando, perché la legge
per la sicurezza interna consente la detenzione a tempo Indeterminato, senza imputazione né
giudizio.
Chiedete il suo rilascio imme
diato scrivendo in inglese o italiano, sempre cortesemente, a:
The Honourable Lee Kuan Yew
Prime Minister
Istana Annexe - Orchard Road
Singapore 0922 - Asia
Ismail Mehmedov
Hyuseynov
BULGARIA
34 anni, appartenente al gruppo etnico turco. Egli fu arrestato
il 7 maggio 1985, perché si era
rifiutato di cambiare il suo nome turco in un nome bulgaro
e perché aveva chiesto l’autorizzazione ad emigrare in Turchia.
Infatti sin dal 1984 il governo
bulgaro aveva iniziato una campagna di assimilazione della minoranza turca, durante la qua
le costringeva i cittadini etnicamente turchi a cambiare il loro
nome. Egli fu mandato nel campo di prigionia di Belene, ma
poi, in seguito ad uno sciopero della fame, durante il quale
il suo peso era sceso da 85 a 45
chili, fu trasferito al confino, nella Bulgaria nord occidentale. Ma
qui si trovava praticamente in
condizioni di prigionia! Gli fu
detto che sarebbe stato liberato
se avesse rinunziato al suo no
me turco e se avesse ritirato la
domanda di espatrio. Ma egli
rifiutò ancora una volta.
Mandate gentili appelli, in inglese o italiano, per ottenere la
sua liberazione a:
Presidente del Consiglio di Stato
Todor Zhivkov
Blvd Dondukov 2
Sofia - Bulgaria
^
Abbiamo qui presentato i casi
di due soli prigionieri del mese
perché il terzo, un prigioniero
di colore del Sud Africa, è stato
liberato poche ore prima che il
Notiziario di A.I. di marzo andasse in stampa. Ci rallegriamo
molto del rilascio di questo pri
gioniero. Ma purtroppo dobbiamo rattristarci immensamente
per le tante e tante situazioni
tragiche che sussistono ancora
in molti paesi a causa delle violazioni dei diritti dell’uomo.
Non basta però averne angoscia. Dobbiamo denunciare i fatti di cui veniamo a conoscenza;
Amnesty ad esempio informa di
quanto avviene nelle Filippine.
Qui si sono costituiti dei gruppi
armati di cittadini (Cafgu) sostenuti dal governo e organizzati dalla polizia e dall’esercito. Il 16 aprile è stato ucciso da
membri di questa organizzazione il pastore della Chiesa unita
di Cristo, Zenaido Ruelo, 54 anni,
sposato, 7 figli, che si stava recando al mercato quando cadde in un
agguato. Le autorità della Chiesa
unita di Cristo sostengono che
egli è stato assassinato per aver
criticato fortemente il Cafgu, che
si era già macchiato di numero
si delitti. Già prima del pastore
erano stati uccisi un prete cattolico romano e un leader della
chiesa locale a Tabina, non lontano da Pitogo, il luogo dell’uccisione di Zenaido Ruelo. Esse
inoltre sostengono che le morti
di questi ecclesiastici non sono
fatti isolati, ma fanno parte di
un piano di attacchi diretti contro chi opera nella chiesa e lavora per i diritti dell’uomo.
Si prega di scrivere con cortesia, in inglese o italiano, per
chiedere che siano svolte severe e imparziali indagini sull’assassinio del pastore Zenaido
Ruelo e siano puniti i colpevoliGeneral Fidel Ramos
Department of National Defense
Camp General Aguinaldo
Quezon City
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A cura del
Gruppo Italia 90 di AI
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