1
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Sognando la verità iidia «’urilà
Kkrs. IV. IS.
Si dislriliiiisce ogni Venerdì. — l’er cadun A'uinero cenlesimi ÌO. — Per caduna linea d’inserzione cenlesimi 20,
Coiidizioiii d’AsMoriazioiiet
PerTomso — Un Anno L. S. — Adomicilio i. O
Sei mesi >3. — > 3 So
Tre mesi > •. — > • tS
— Proviscie L. 0 *0.
- • 3 »4.
— • * a*.
Per Francia e Svizzera franco a destinazione, e per l’Inghilterra franco al contine lire » 3«
per un anno, e lire S per sei mesi.
Le Associazioni si ricevono: in Toni'm uII'ciiIkIo ili-l «Jlornal«*. via ValL-niino caiw
Bellora, N" 12, 3” (liano; e dui i'rul<>lll ■•lunrn lihrai, via ». V. dexli Aniieli iu~a Pi’mlia
— A Genova, alla «'appelln »aldeiip, innni di S. Qiiai-a. » b ,
.Nelle provini ie, presso tutti gli J-’/prii per mezzo di Vaglia, c he dovranno eisero inviliti
fratico al Direllore della Hioxa Novklla c non altrimenli.
All estero, «i seguenti ¡»dirizzi: Lo^disa, dai mì««. .NÌKfihett c C lij.rai, Horiierh-streM:
Paruh, dalla libreria C. Meyrmts^ rue rrotuhel, 2; Nimks, dai nig. l»cvriit-Tiiu*l librali)-1 «foe*
dai sigg. Denis et Pelli Pierre librai, rue Neuve, 18; (ìinkviva, dal aig. li. Beroud libraio
L()sa5Xa, dalsig. Delufoniaine libraio
IL DOTTORE 6ILLT.
I.
Nel tributare alia memoria venerata del rev.
dott. Gilly il profondo omaggio della nostra
riconoscenza ed affetto, non intendiamo già
enumerare i titoli diversi ch’oi s’acquistò alla
venerazione ed amore di tutti coloro cui stanno
a cuore gl’interessi di Gesù Cristo e la gloria
di Dio. La Chiesa d’Inghilterra perde in lui
uno dei suoi lumi, uno dei suoi ministri più
fedeli e distinti numerosi fratelli, un amico di
caldo sentire, la cui bell’anima dipingevasi nel
venerando e simpatico aspetto ; la famiglia addolorata , per cui s’innalzano al ciclo fervide
preci, piange il suo diletto capo.
I Valdesi tutti ne risentono la morte dolorosa,
come di un caro padre, chè tale ei fu per loro.
Trovandoli abbattuti, disanimati e feriti a morte
in sulla via, ei rinnova a loro prò la parabola
commovente del buon Samaritano. Non solo
distende ad essi mano pietosa e soccorritrice,
ma li stringe nei caldi amplessi di un cuor generoso. L’occhio suo penetrante scorge fra gli
infortunii presenti fondate speranze di miglior
avvenire, e l'ardente sua carità indefessamente
APPENDICE
CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IN ITALIA
NEL SECOLO XVI.
XIL
(I semi delle nuove dottrine, dice il Botta,
avevano allignalo con maggior vigore in Toscana,
massimamente nelle sue città principali, Firenze,
Siena, patria de’ Soccini, Pisa, Lucca; o ciò provenisse dairattività che danno agl’ingegni le lettere, 0 dalla maggior prontezza che deriva negli
animi dalle rivoluzioni, o l’amore della libertà,
la quale, quando si perde nella parte politica, si
getta nella parte religiosa, desiderando l’uomo
d’esser libero almeno dentro, quando non è più
fuora ». Come ognun vede, il celebre autore della
Storia d’Italia intende spiegare il fatto col soccorso della filosofìa sociale, senza internarsi nelle
regioni del sentimento religioso, e senz.i porre
a calcolo il bisogno che v'era in Italia di annullare il mustruoso edifizÌQ della chiosa papale e
restaurar quello della chiesa di Cristo. Lo scrittore per allro, quanl’;nque superiore a’ pregiudizi ed alle superstizioni, come pure agli abusi
ed alla corruzione de’clericali, si mostra piul
s adopra a secondare e svolgere i germi preziosi, dalla nequizia dei tempi soffocati. In
mezzo al decadimento, all’opprossione , allo
scoraggiamento de’ più, non ristà dal rammentar
alla Chiesa valdese gli alti suoi destini. Fin
dal 18.31 in un’opera notevole, ei la dice chiamata a diventar litmen totiim Itnlice, e non si
attien già a vagheggiar bello utojìie; uomo di
operosità e di fermi voleri ad opera , le forze,
l’ingegno, i risparmi, l’influenza a raggiungere
il santo scopo.
E se non vide compiuta l’opera sua, tanto
vide da poter dire : « No lasci andare. Signore,
il tuo servitore in pace »; certo di essere stalo
coll’inseparabile suo amico , il generale Beckwith, eletto strumento nelle mani di Dio per
la causa evangelica d’Italia.
Nato nel 1789 di un padre rispettabile, ecclesiastico e rettore di Tvanstead, fu educato a
Christ’s Hospital, studiò a C^pibridge, vi ottenne
il grado di dottore in un col dott. Torrnsen c
molti altri ragguardevoli uomini della Chiesa
anglicana. Entrò simultaneamente nell’attività
pastorale (come sufTraganeo) e nello stato di
matrimonio. Lord Eldon gli aiTidò la parrocchia
di Vord Farnbridge, donde fece nel 1823 il
suo primo viaggio nelle Valli. — Sentiamo lui
tosto avverso alla Uiforma;pcrcui, indipendentemente dalle sue considerazioni, ci basta veder
da lui constatato il fallo, cioè: che le dottrine
evangeliche erano penetrate in Toscana e vi
aveano allignato con gran vigore.
Eppure gravi difficultà vi si opponevano. Firenze, che avea veduto di recente due fra’suoi
cittadini sul,trono pontificio, viveva nella più
intima unione colla curia di Roma, e per colmo
di sventura sotto il giogo di Cosimo de’Medici;
il quale, a somiglianza di lanti altri despoti, trovava il suo tornaconto nell’appoggjare la causa
del papa, e per conseguenza usava grandissima
vigilanza, come assicura lo stesso Bolla, a fine
d’impedire l’introduzione della Biforma nel suo
Stato; le sue spie s’alTaccendavano in ogni luogo;
nemmeno le sagrestie ne andavano esenti; imperocché il duca volea sapere persino se scemava
il numero de’ fedeli che solcano comunicarsi, ed
a questo fine gli si dovea mandare la nota delle
ostie che si consumavano. E ciò non pertanto il
Vangelo penetrava in Toscana verso il 1525, e
in breve tempo vi guadagnava non pochi aderenti. Brucioli e Teoillo, di cui abbiamo parlalo.
Carnesecchi e Martire, di cui a suo lempo discorreremo, personaggi che occupano un posto assai
distinto nella sloria della Hiforma, erano anch’essi
fiorentini. Alcuni però avendo aperto gli occhi
stes.so narrarci il caso cho lo condusse in mezzo
di noi :
« Io ebbi la fortuna nel 18(8 d'intorveniro
« ad una adunanza della Società promotric».
« ilelle conoscenze cristiane, vi sentii la lettura
* d'una lettera che fece neH’animo mio profonda
* e indescrivibile impressiono. L’autore di essa
« dicevasi pastore di una piccola chii'sa alpina,
* cho da’ più remoti tempi orasi conservala nei
« luoghi della sua origine, di una cinema che
« il lempo non potò mutare, nè il bisogno di« struggere, nò il fuoco consumare, né la spada
« annientare. (Juindi proseguiva :
» Un tempo fu in cui voi Inglesi prendovalo
< vivo interessamento alla Chiesa valdese, ci
* mandavate danaro per assisterci, libri ive.r
« istruirci e frequenti lostimonianzo della vostra
c simpatia, del vostro aiTetto. 11 vostro governo
< mandava per più di cento anni sussidii ai
« nostri pastori, c le vostre .società religiose si
« compiacevano nel pensiero che noi siamo i
« rappresentanti doli’antica Chiesa cristiana.
€ Ma ora ]>are ci abbiate alTatto dimenticali.
< Siamo lasciati allo proprie forzo. Non ci man« date nè libri, nò soccorsi. Il vostro governo
« ha sospeso i sussidii pei nostri pastori ; la
t misera Chiesa dello Alpi sla per declinare;
alla luce evangelica, nè polendola professare liberamente in Toscana, preferivano il bando volontario dalla loro patria, e recavansi in terre
straniere dove era lecito adorare Iddio come dettava la coscienza.
La città di Siena, culla del celebre Ochino,
del quale avremo occasione di parlare altre volle,
deve in gran parte la conoscenza delle dottrine
riformate al dottissimo Aon io Paleario; egli nel
1534 vi fu nominato professore pubblico di latino e di greco, e in seguilo di filosofia e di belle
lettere; ed istruito com’era nella Sacra Scrittura
e nelle opere de’ riformalori alemanni, come appare dal suo aureo opuscolo snl Beneficio della
morte di Cristo, profittò di questa occasione per
diffondere siffatte dottrine, che gli studenti udivano assai di buon grado.
A Pisa, i nuovi convertiti furono in breve
tempo cosi numerosi che 1543 si riunirono in
chiesa e celebrarono la Sacra Cena. E l’avversione contro il culto papale era si grande, che
alcuni trascorrevano a manifesti insulti coniro
le statue de’ santi e contro i cosi delti sacri
arredi.
Lucca, cillà capitale d’una repubblica, poco
estesa è vero, ma florida, contò forse più convertiti alla fede riformata che alcun’altra città
deH’italia;eciò grazie alle fatiche di Pietro Mar"
2
« il lucignolo funianto è per ispegnersi. Le
« scuole, le chiese nostro sono nel più misero
« stato; i pastori ed i maestri ridotti aH’estrcmo.
« Come mai poteste voi obliarci del tutto? Tor« nate, tornate a noi, mentre è tempo ancora,
« fate quanto sia possibile per gli avanzi della
« Chiesa valdese.
« L’impressione destatami in cuore da tal
« lettera fu indelebile. Domandai fra nse : ove
« sono, chi sono questi Valdesi? Ero digiuno
« affatto dolla loro sloria; facilmente mi figurai
« un popolo interessante ; e chiaritomi dei fatti
€ loro, risolsi di andarli a visitare e di giudicar
« da per mo dello stato loro, quando opportuna
« mi si porgesse l’occasione. E fu cinque anni
« do|)o; nel 1823 mi posi in viaggio, non certo
« del luogo ove rinverrei i Valdesi. Sapevo che
< il loro paese aveva a levante la Lombardia,
« a settentrione la Svizzera, a mezzodì il Mo€ diterraneo, a ponente la Francia, l Valdesi
« non sono dunque, dicevo fra me, nò Francesi,
€ nft Svizzeri, lontani dai loro fratelli protestanti,
« circuiti dallo potenze nemiche cho pell’addie« tro cosi crudelmente li j)erseguitarono in
« Italia ed in Francia, non potevano avere nò
« sollievo efTicace, nè protezione. Giunto in
« Lione, tentai invano di avere qualche rag« guaglio sui. Valdesi. Mi diressi verso Torino
* e per fortuna combinai in diligenza con un
« ufficiale francese, già prefetto in Pinerolo,
» che mi diede tutti gli opportuni e bramati
« ragguagli. — Eravamo di gennaio, visitai le
«s parti delle Valli accessibili in quella stagione,
« lasciando le piìi alpestri bloccato dalle novi.
« Presto mi convinsi d’avere incontrato un po« ¡lolo interessante per gentilezza e bontà di
« cuore. Da quel lempo ho nutrito vivo allotto
« ai V'aldesi, e mi sento oggi stretto seco loro
« dal vincolo sacro della carità. Bon confesserò
« che il primo mio sentire verso di essi fu ini
tire che vi soggiornava in qualità di priore di
San Pridiano. Sua cura principale fu l’educazione
de’ novizi, a’quali volle inspirare per tempo l’amore delle sacre letlere. A tale oggetto fondò un
collegio particolare, provvedendolo di professori
noli per la scienza e [ler le aspirazioni evangeliche, come Paolo Lancisio, Celso Martinenj'o,
Emanuele Treniellio, ecc., e procurò di far servire i tesori letterarii all’interprelazione della
Scrittura,di cui s’occupava ei;li stesso. Le persone colle di Lucca e molti patrizi accorrevano
in gran numero alle sue lezioni e alle sue prediche, le quali non trattavano che d’argomenti
cavati dal NuovoTestamento, ed erano informali
di dottrine puramente evangeliche; talché, pel
suo mezzo, forinossi in Lucca una chiesa separata
di cui Pietro Martire era il pastore.
Che veramente cospicuo fosse il loro numero,
risulta daU’episodio storico, intorno a Francesco
lìurlamacchi, narralo da Carlo Ilolta nel libro
quinlo della sua storia. Francesco Hurlamacchi,
artefice di condizione, secondo l’usanza di Lucca
poteva essere ed era veramente di quei del governo. Comechè la fortuna 1’ avesse fatto nascere in basso stato, la natura gli avea dato alto
animo ed ingegno ben atto alle cose onorate ed
eccellenti. Aveva egli, quantunque nell’opera
delle mani continuamente occupalo , letto dei
« pulso romanzesco più che schietta simpatia
« cristiana. Io abborriva I’oppro.ssiono e am« mirava la costanza e fermezza spiegala dagli
<i oppressi contro alla tirannide.
« Sempre mi furono cari i sacrosanti diritti
4 della coscienza, ed ammiravano i validi so« stenitori. Con inesprimibile compiacenza io
« calcava quella terra immortalata dalle gesta
« eroitjhe del passato ; godevo nel sentirmi
« presso a quei sublimi baluardi della natura,
li cho un pugno di arditi montagnuoli salvava
« dalla rabbia di numerosi ed agguerriti eser« citi di assalitori, ed in tai pensieri internato
4 il cuor mio ardeva di nobile entusiasmo. Io
« non saprei definire quanto allora provassi,
« forso non allro che quel sentire poetico, de« stato uell’animo da una bella natura, cui ag« giungcvasi la sacra memoria di splendido
« gesta, modelli specchiati di coraggio o di virtìi.
« Furono queste le mie primo impressioni.
{conliima).
CADONO 1 VECCHIUMI.
Gli antichi pregiudizii dei quali parca che
la nostra patria non si dovesse svincolare mai,
si vanno grado grado dileguando, e cresce
nello stesso tempo il chiarore di un nuovo dì.
Ecco como in un recente articolo si esprimeva,
in riguardo alla religione di Uoma, un giornale
di provincia, la (ìazzetta delle Alpi, giornale
polilico amministrativo della divisione di Cuneo:
« Egli è tempo ornai che si venga al giudizio,
0 che secondo la #|)rossione evangelica si separi il loglio dal buon grano. Riteniamo quello
che di buono, di vero, di santo, ci han lascialo
1 nostri avi, ma liberiamo una bella volta le
nuove generazioni dalle anticaglie inutili o dannose, dai vecchiumi del medio evo, che a guisa
--
molli libri antichi, dilettandosi maravigliosamente di cotali ammaestramenti. In loro a^eva
appreso come le generose anime avessero riuscito a redimere ed a libero stalo ricondurre le
serve cillà. Pelopida Tebano, Arato Sicionio,
Dione Siracusano, Timoleone Corinzio, Trasibulo
Ateniese, gli parevano uomini più che ogni altro
illustri e santi, e da doversi dagli amatori delltj
grandi imprese e da chi è pieno di carità patria
con tutte le forze imitare; i nomi di quei virtuosi eroi suonavano e risuonavann spesso nell’umile officina di Francesco. Pronta, graziosa e
lusinghiera immaginazione era la sua, ma sano
ancora il giudizio, e da poter bene comparar fra
di loro gli accidènti e cavarne le conseguenze logiche probabili. Esaminava lo stalo di Toscana e
di tutta Italia, e con dolore vedea quanto avvilile
e misere vivessero dal di che la loro libertà era
dove spenta del tulio e dove menomala; e concepì il generoso e in un gigantesco disegno di
rivendicarle in liberlà, unirle in un comune vincolo, in comune amistà, e per tal modo restituir
loro l’antica prosperità, l’antica gloria e l’antica
potenza. Ma una delle principali basi su cui fondava le sue speranze era appunto il movimento
religioso; imperciocché, aggiunge il Bolla, «vedeva egli sotto i proprii occhi andar serpendo le
luterane credenze; che molti erano in Lucca i
di rottami e rj^iue impacciano il rapido avanzamento della civiltà novella. Parliamo chiaro,
questo papismo, questo catlolicismo romano è
un cadavere tenuto in piedi dalle armi volteriane
della Francia e dai cannoni giuseppineschi della
traditrice Austria. Gli nomini di Stalo die parteggiano poi papismo, ciò non fanno per convinzioni religioso, ma per ragioni politiche, e
soprattullo por la gran paura che hanno del
socialismo, del comuniSmo e d’altri tali sistemi,
che pur lutti hanno qualche cosa di buono e di
vero. Fra lo stesso clero quelli che sorliroiio
qualche po’ d’ingegno, qualche po’ di coraggio,
hanno già emancipata la loro coscienza dallo
stolto dogmatismo di Roma. Per ossi la |)iii
bella frase del breviario è quella del narraveRU>T MiHi FADLLATio.NKS. Ccrtuni fingono ancora di credere al papismo ed alle superstizioni
da esso inventalo, perchò lo tengono come
necessario per conservare quanto sia possibile
morale la plebe collo spavento deirinferno, ma
s’ingannano a gran partito. O'ipI cadavere nou
[luò comunicare alcuna vita nò morale nè civilo
a chicchessia, per la grau ragione che nemodal
quod non hnhet.
«La vecchia fedo ò spenta. E necessaria una
nuova religione, un nuovo sacerdozio, con
nuovi templi, nuovi altari e nuove chiese. Le
dottrine cristiane quali le abbiamo nel Vangelo
sono in generale vero e sante.
« Si continuorà portanto a restar cristiani,
ma le invenzioni del papismo, le superfetazioni
romanistiche han da cadere, e convien far voli
che cadano d’un colpo solo, e cadano al più
presto. I nuoci U'mpli han da es,sere le scuole
d'ogni maniera, i nuoci altari saran le cattedre, il nuovo sacerdozio sarà il corpo insegnante, la nuora Chiesa nniversal^e, epperciò
veramente cattolica, sarà la società democratica.
E perciocché egli è bollo e santo il pregare in
quali le avevano accettate e le predicavano; e sperava che, siccome queste credenze promettevano liberlà di vila e sottraevano il collo degli
uomini dalla servitù del papa, cosi avrebbero
aggiunto prodigiosa forza agli altri alletlamenli,
con cui si prometteva di sollevare a’fini suoi,
con la facile moltitudine, anche gli uomini prudenti e consideratori degli umani negozi. Non
dubitava che la lusinga della liberlà religiosa,
venendo ad accoppiarsi all’amore della liberlà
civile, niun impedimento trovato avrebbe che
non facesse inclinare a sua volontà ».
Lo scrittore da noi citato narra i particolari
di quella grande cospirazione, e spiega come e
perchè andasse a vuoto, e conchinde: « Questo
tentativo, sebbene riuscito vano, diede mollo a
pensare per la religione.... La parte cattolica
in Lucca, veduto il pericolo corso di perdere la
superiorità, e volendo gratificare al papa, che al
grido di tanta novità si era grandemente commosso , pensò di alfortificarsi con promulgare
leggi severissime contro chi si lasciasse macchiare dalle nuove dollrine. Dal che seguitò, che
molle famiglie lucchesi, non credendo di poter
più vivere nè con sicurezza né con onore nella
loro patria, elessero d’andarsene ad abitare in
paesi protestanti ».
{continua.)
3
comune il nostro comun padre Iddio, cosi, come
ai primi tempi del cristianesimo, torneranno i
popoli ad eleggere chi venerando per canizie,
per integri costumi e per dottrina, sia degno
di capitanare i preganti, edificarli col buon
esempio, comporre le famigliari discordie, consolare i morenti, santificar l’infanzia e servire,
secondo l’evangelica sentenza, di sole e di lucerna ad un tempo ».
Può darsi un parlare piìi schietto e ad un tempo
più eloquente di quello che ora abbiamo riferito? Qual peccato che a tante verità e cosi bene
espresse, trovinsi accozzati tanti e cosi gravi
errori ! Quale peccato che lo scrittore della
Gazzetta delle Alpi (non diverso in questo da
innumerevoli altri nostri pubblicisti), cos'i potente quando trattasi di abbattere, allorché si
tratta di edificare perda in un momento la maggior parte della sua vigoria e della sua acutezza !
Poichò , anche prescindendo da questo detto :
« Le dottrine deli'Evangelo essere in generale
vere e santo (il cho non suona altro, in fin doi
conti, che la negazione della divina autorità
delle Scritture, o quindi scalza dalle fondamenta
quell’edilicio che si vuole sostituito all’antico),
qual giudizio dovrassi fare di quella religione
dall’egregio scrittore ideata e promossa? Scuole
d'ogni maniera i nuovi templi 1 cattedre i nuovi
altari! sacerdozio il corpo insegnante! Chiesa
universale , epperciò veramente cattolica, la
società democratica! la religione diventata pura
scienza I il corpo di Gesii Cristo trasformato nò
più nò meno cho in una società di liberali! Ma
è questa (e lo dice sul serio l’onorevole scrittore
della Gazzetta delle Alpi?) la religione dalla
quale verranno le piaghe dell’umanità efllcacemente medicale?
Oh ! certo che una religione la quale sia veramente da Dio, lungi dall’opporsi alla diffusione
dei lumi, dovrà favorirla cou ogni possa; certo
che ogni tempio innalzato al vero Iddio dovrà
«sere una scuola nello stesso tempo che un
iuogo di adorazione e di preghiera ; certo che
ogni cattedra veramente cristiana dovrà essere
un altare, dal quale Gesù Cristo venga additato
come unica vittima offerta per i peccati del
mondo ; certo che missione principale del sacerdozio della nuova alleanza, anzichò di offerir
vittime, diventate inutili dopo il gran sacrificio,
si ò quella d’insegnare agli uomini le grandi
e salutevoli verilà che è piaciuto a Dio di rivelarci ; certo infine che la Chiesa di Gesù Cristo
ò la democrazia più perfetta che si possa concepire, poichò agli occhi di Dio non vi sono nò
ricchi nò poveri, nò governanti nò governati,
ma tutti sono fratelli in Cristo Gesù..... Ma da
questo, che ammettiamo sonza difficoltà di sorta,
chè anzi è quello cho vogliamo, da questo al
chiamare tempio ogni scuola, altare ogni cattedra, sacerdozio ugni corpo insegnante e chiesa
di Gesù Cristo la società semplicemente democratica, ovvero al non voler più altra religione
che la scienza, nò altra Chiesa che la democrazia, il passo ci pare che sia imnieiiso.
No no, se lo persuada l’egregio scrittore che
combaltiamo da un lato, mentro daH’aUni siamo
con lui perfettamcule d’accordo, se una bella
e sacrosanta cosa ò la scienza, se al progredir dei lumi va congiunto per molti rispetti il
progresso della moralità e dei buoni costumi,
la scienza però non è tutto per l’uomo. In lui,
accanto ai hi.sogni deirintellello, .si fanno sentire altreltanto legittimi e più polenti ancora i
bisogni della coscienza e del cuore. Se l’intelletto ha fame e sete di verità, il cuore ha fame
e sete di perdono, di santità e di giustizia, od
il cibo che si dà a quello non |)otrà in verun
modo servire di alimento a quosto. Ad appagare
il cuore, senza offendere per nulla la mente, ci
vorrà sempre quello che l’Evangelo ci offre, o
che non troviamo so non in esso, queir.l.r/ni>//o
di Din che toglie i peccati dH mondo, e che
accolto nel cuore per fede, vi porta seco, insieme alla salute, che è nostro primo bisogno,
pace, santità e quella carità, quella benevolenza
inverso tutti, che ò il tratto distintivo della
religione del Crocefisso.
Il gran torto di Roma ò stato quello di aver
parte snaturata e parie nascosta una verità co.si
essenziale. Epperciò togliamo pure via e strappiamo con mano ardita, chò ormai ò tempo di
farlo, tutti quei cenci coi quali, sotto pretesto
di perfezionare l’opera di Dio, l'hanno gli uomini indegnamente deturpala; ma queiropera,
deh! per carità, non la tnechianio, se non vogliamo alle tante rovine che già e.sistono, aggiungerne delle altre ancora, e ciò mentre crediamo di edificare.
In quanto poi alla Chiosa trasformata in sorietà democratica, noi domanderemo allo scrittore della Gazzetta di>lh Alpi se i mali che
travagliano l’umanità egli li giudica cosi superficiali, da credere seriamente che una forma di
governo, fosse anche la più.*perfetta, sostituita
ad un’altra, basti a farli scomparire o solo a reprimerli con qualche efficacia?
Strano giudizio deH AfiMONIA.
Si legge nel num. 239 deU'Armonia quanto
segue : c Si tenne recentcmcnte in Parigi un
« Concilio ecumenico evangelico libero. Nel quale
« il sig. Meille, parlando del Piemonte, disse:
« La ìibertìt religiosa non esiste in Piemonte se non
« pel beneplacito del governo; essa non è guarentita
« dalla Costituzione : non bisogna illudersi in pro« posilo. Ciò vuol dire che, per confessione del
« sig. Meille, il Ministero viola lo Statuto che ha
« giurato. Ossia che lo allarghi o lo restringa, il
« delitto è sempre della stessa natura ».
Alle tentazioni delVArmonia risponderemo noi,
per tre ragioni ; la prima, perché non v’è obbligo
e non è giusto che il rev. sig. Meille si presenti
personalmente a rintuzzare un’offesa astuta, direttaffli da persona innominata; la seconda, perchè non sarebbe decoroso per lui, nè per la
Chiesa, della quale è ministro, l’accettare la
benché minima polemica con un giornale qual’è
VArmonia, avversario, per nou dir altro, ingeneroso; la terza, perchè finalmente il rev. Meille
al Concilio ecumenico evangelico di Parigi espresse
un fatto semplice, niente straordinario, notissimo
a tutti, e di cui più o meno se ne parla sempre
come di cosa che vuol essere migliorata, onde
togliere appunto un pretesto ai signori deirj.rnionia e compagni di muover guerra indefessa
all’iuüipendenzá individuale e agli ordini politici
dello Slato.
La malignità del foglio clericale consiste nella
conclusione bugiarda che trasse dalle parole del
sig. Meille. Ah!.... dunque perchè taluno an
nun/.ia che la liberlà religiosa non esiste in Piemonte eco., confessa eziandio che il .Ministero
viola lo Statuto che ha giurato; c sia che lo allarghi o lo restringa, il ihdiUo è sempre della
stessa naturai E dovremo noi spnidcre jiarole
a dimostrare l’assurdità e la meiizoKoa riiicliiusa
nella suddetla conclusione? oihò.'... I’,irnwiiia è
già slata giudicata da un pezW).
Che poi lutti i cittadini abbiano ragiono di dire
che la libertà religiosa non esiste in Piemonte
se uon pel beneplacito del governo, e che nou
è guarentita dalla Costituzione, è tal verità su
c;ui non faremo che breve rillessione.
La libertà religiosa non esiste iu Piemonte
per legge, avuto riguardo che lo Statuto non lo
dichiara apertamente, e che qualche legge antica
e tuttora vigente, benché in opposizione allo
Statuto medesimo, ammette sola tolleranza ristretta e non libertà di religione; laonde so
questa, pel momento e Iinchè non si modilicano
le leggi dello Stato per aruionizzarle fra loro,
non è guarentita dalla Costituzione, è forza che
lo sia dal governo.
Che i clericali poi deiri4r»nmia accusino il
Ministero di violar lo Statuto e chiamino delitto
l'attenersi allo spirito di esso anziché alla lettera
morta, ue coni|irendiamo il ¡lerché; ma grande
è la temerità loro di coinjirniidore nulla stessa
opinione, traendo con mal garbo uua falsa conseguenza, chi soltanto disse cho la libertà religiosa esiste pel beneplacito del governo e nou
per legge.
Ma la libertà religiosa in Piemonte esiste poi
di fatto, per una semplicissima e vitale ragione;
perchè venne proclamatala libertà, in genere,
appunto collo Statuto. La liberlà è un principio
che rinchiude varie applicazioni ; è un diritto
indivisibile personale ; è una sola cosa composta
di più parti, che si guasta privandola di alcuna
di esse ; a cagion d’esempio :
Ì individuale — non più carcere
preventivo ;
di adunarti — non più preventivo
i permesso;
f di (lampa — non più cauzioni ;
di culto — non più interdizione.
Ecco sempre la stessa libertà; ella è un brillante a molte faccette. Se dunque il governo
protegge eziandio la libertà religiosa, non che
violare lo Statuto che ha giurato , egli compie il
suo dovere , tutelando un lato importantissimo
della libertà pubblicata colla legge costituzionale.
Sappiamo benissimo che VArmonia col suo
spuntato pungiglione vuole mirare al primo articolo dello Statuto, ed ebbe rossore questa volta
a citarlo per l’abuso di osso che ne fece in passato. Noi pure lo lascieremo in disparte cotesto
cavallo di Troia, come dicemmo altrove , parlando di quel primo articolo; cavallo da cui
fanno uscire i clericali una falange numerosissima di proteste e con una inconseguenza davvero portentosa.
XOTIZIE RELIGIOSE.
Piemonte. — Da una seconda lettera dal rev.
pastore Bert diretta alla Gazzetta del Popolo ricaviamo, sul fatto di Trulfarello, quest’altro particolare, cioè, che essendosi reso defunto, pochi
giorni dopo la protestante contessa Baronis, un
abitante di questo Comune, il rev. prevosto, commendatore Bò, non volle seppellirne la salma se
non dopo avere, con gran solennità, disinfettato
il cimitero profanato dalla tumulazione di un’ere-
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tica!! Buon per il rev. che siasi piegato a questo
partito, giacché al sindaco che, temendo peggio
dal suo zelo , erasi recato a Torino a prendervi
gli ordini del Ministero, era stato ingiunto di far
immantinente, con o senza l'intervento del clero,
seppellire il cadavere nel cimitero, cho è proprietà
del Comune e nou già della parrocchia, valendosi
perfino, quando fosse occorso, deli'aiuto dell’arma
dei Carabinieri ger l’eseguimento di tali ordini.
Pinerolo. — Leggesi nella Specola delle Alpi
di mercoledì :
« Una sacra funzione fu compita quest’oggi
(lunedì) nella nostra città. S’inaugurava il cimitero dei protestanti, e primo a posarvi le ossa
era un tal Giovan Pietro Robert , di Prarostino ,
di anni 31, domiciliato da più tempo in Pinerolo,
dove esercitava onesta mercatura. I Valdesi della
città e quelli delle campagne vicine accorsero
tutti alla pia cerimonia, e questi poveri proscritti
di pochi anni fa , i quali dovevano sommessamente pregar Iddio J>er le anime loro (1), raccolti
oggi in gran numero, processionalmente accompagnavano , uomini e donne , l’estinto loro correligionario. Era questa per essi una specie di
vittoria , e segnacolo di vittoria era il vessillo
della Morte.
« Una mezza compagnia di guardia nazionale
apriva quel corteo , e seguivalo gran numero di
cattolici, i quali portavano i loro piedi nel nuovo
cimitero. Più di seicento persone vedevansi raccolte in quel breve recinto.
« Il pastore Bert fu il primo a pronunziare un
discorso, nel quale parlò della civiltà dei sepolcri
(civiltà che Giambattista Vico diceva la piii antica di tutto), e accennando quindi alla trista
condizione dei tempi passati, fece rilevare l’ingiustizia enorme con la quale erano trattate le
popolazioni Valdesi. Sede di tante vessazioni
patite era questa stessa città, la quale ora si fa
uu debito di scontare con atti di giustizia le sue
brutali persecuzioni. — E i Valdesi accettano di
buon animo questo abbraccio fraterno : essi anzi
10 ricambiano con altri mille , e benedicono a
quella libertà che ha recato i frutti della eguaglianza civile e religiosa. — Un pensiero di amore
dominò il discorso del Bert, e confortato da
questo pensiero egli dimandò da Dio la sua benedizione per tutti, — la chiese per il nostro Vescovo e per il suo clero. — Ecco il linguaggio
ohe si conviene ad ogni buon cristiano , e massime a quelli che si fanno banditori della parola
di Dio.
« Dopo di Bert parlò il ministro Malan, e il suo
discorso assunse un carattere più religioso. Egli
parlò della vita che a noi spetta dopo la morte.
Le sue parole , improntate di molta carità evangelica, furono ascoltate da tutti con profondo silenzio perchè da tutti comprese.
« La funzione era terminata, e noi aspettavamo
che qualche membro del Municipio avesso risposto con cortesi parole alle proteste di affettuosa gratitudine manifestata dal pastore Bert.
11 Municipio mancava; ma a questa assenza rimediò il deputato Tegas. Disse poche ma ornate
parole. Si consolò col suo paese per una istituzione sommamente civile, la quale è un portato
di quella tolleranza che le leggi ed i tempi consentono ; quindi augurò con la comunanza delle
tombe quella altresì degli affetti. E tal sia di noi.
So un muro ed uua fossa ne serra , ne stringa
pure un legame solo di vera benevolenza, perchè
dalla comune concordia più potente e libera consurga la patria nostra ».
(1) L’.iutorc rfcir.irlicolo si è scordato che la preghiera
pei defunti non è fra le crederne della Chiesa Valdese, perrhé afTatlü rontraria airinsegnamento delle S. Scritture. Iteil.
Germania. — La generale assemblea della società Gustavo Adolfo ebbe luogo a Eildelberga i
giorni 12 e 13 dello scorso mese di settembre.
La città erasi addobbata a festa per accogliere i
suoi illustri ospiti accorsi,in numero piùdi300,
dalle varie parti della Germania. Stando al rapporto redatto dal pastore Hourard di Lipsia , il
campo della società (il di cui scopo è di venire
in aiuto ai membri dispersi e poveri del gran
corpo delle Chiese evangeliche) si è per ogni
verso ingrandito. Ad onta del caro dei viveri e
delle preoccupazioni nate da questa circostanza,
non che dalla guerra , sono stati raccolti franchi 289,368, cioè a dire fr. 37,500 più dell’anno
scorso. Sono state soccorse 250 comunità, di cui
189 in Germania, ed il rimanente al di fuori. Tuttavia, dice il rapporto, i bisogni oltrepassano
ancora di gran lunga i soccorsi, poiché nella soia
Polonia-prussiana vi sarebbero oltre 120 parrocchie da erigersi. Breme é stata la città designata
onde accogliere nel 1856 l’assemblea generale.
Oriente. —Abbondante diffusione della S. Scrittura in mezzo al corpo d’armata sardo. Ricaviamo
i seguenti interessantissimi particolari da una
lettera scritta dall’Oriente alla Società degli amici
dei soldati.
« Io uon so come scrivervi intorno l’opera mia
in mezzo ai Sardi. Per farlo con qualche dettaglio mi occorrerebbero molte pagine, ed anche
allora mi sarebbe diflicile il dars'ene un’ idea
esatta. Essa è stata per me un’opera gloriosa e
fonie di molta gioia. La società biblica ci aveva
mandato quante Bibbie e Nuovi Test, le erano
stati richiesti, insieme ad uno dei suoi più zelanti
agenti, il sig. Seller, il quale, per tutto il tempo
che glielo permise la sua salute, mi fu di grande
aiuto. Io posi la mano a quest’op’era con gran
tremore e dopo molte preghiere, ed assai lenti
ne furono i primordii. Conveniva sradicare molti
pregiudizii, ed agire [con gran prudenza e saviezza. Una volta guadagnata la fiducia l’opera
diventò più facile ; ed i molti e tremendi casi
di morte dal cholera, avvenuti in mezzo ai Sardi,
disposero i loro cuori allo studio della Parola.
Non passava giorno senza che io ricevessi visite di parecchi individui, o insieme, o separatamente : e quando uno avea ricevuta la Bibbia, egli portava seco un altro camerata, e ne
conosco un tale che, in varie volte, ue portò oltre diciassette. Quando nell’ospedale diventavan
convalescenti, la loro prima passeggiata aveva
per iscopo di procurarsi un Nuovo Testamento.
Dal principio fino ad oggi sono state 1,200 le
visite che ho ricevute a tale effetto. Sempre son*
stato bene accolto così nel loro campo come
negli ospedali, dove spesso li trovai che leggevano la Parola. Io non mi nascondo che motivi
assai diversi dai veri hanno potuto spingere parecchi fra coloro che mi hanno domandato la
Scrittura, a procacciarsela ; ciò nondimeno porto
fiducia che iu mezzo a questi scorre un vero
spirito di ricerca, o che tale spirito è in parecchi sincero e profondo. Io ho abbastanza apparato l’italiano da poter dire a molti fra loro che
Gesù Cristo è l'unico salvatore dei peccatori, e
l’unica e fondata speranza per l’eternità. Parecchi ufficiali o hanno mandato, o sono venuti ,
o hanno scritto, onde procacciarsi delle Bibbie,
e 600 fra di loro, compresivi gli uffiziali volontarii, ne sono stati provveduti. Per fermo egli è
cagione fondata di molti rendimenti di grazie il
pensare che 3,620 Nuovi Te.stamenti italiani, 150
Bibbie (fra cui venti francesi), e 3f0 Nuovi Testamenti francesi, in tutto 4,100 copie della Parola di Dio, sono state distribuite infra soldati
ohe non l’aveano mai posseduta, ed a cui ne era
divietata la lettura. Poiché chi può dire quali saranno i risultati di una siffatta distribuzione ?
Alcuni fra di loro che ritornano in patria perchè ammalati, portano seco il divin libro. Un
gran numero mi hanno detto e ripetuto che se
Iddio concedeva loro di far ritorno al luogo ua*
tio, essi si sforzerebbero di vivere secondo gli
insegnamenti della santa parola, e la riterrebbero
sempre come ricordanza dell'affetto degl'inglesi
verso loro ».
BOLLETTmO POLITICO.
— Il Governo ha trasmessa al Sindaco di Torino la medaglia d'oro al valore civile per il deputato Alessandro Martelli, a testimonianza d'onore per la sua nobile condotta a pro delle vittime del cholera in Sassari.
— Il generale Lamarmora, insieme ad una
lettera autografa di S. M. I. il Sultano, ricevette
l'ordine imperiale del Medgidié di prima classe,
col relativo diploma, ed una ricca ed elegante
sciabola turca ornata in diamanti.
— Anche S. M. la Regina della Gran Bretagna ha conferito al generale Alfonso Lamarmora
la gran croce dell’ordine del Bagno.
— In Inghilterra l’ammiragliato fai più grandi
sforzi per costrurre ed equipaggiare una grossa
e potente flottiglia di cannoniere e bombarde
per la campagna dell’anno venturo nel Baltico.
Con navi di questa forma si potrà penetrare
nelle acque poco profonde, dove i russi hanno
raccolta la loro marina mercantile, ed innoltrarsi
anche nella direzione di Pietroburgo,
— L'imperatore delle Russie si trattiene presentemente a NikolajelT. Ordinò varii cambiamenti nel piano fortificatorio e nuovi lavori che
vengono eseguiti colla massima alacrità.
Pare che si tema realmente una visita degli
alleati da quelle parti.
A Perekop i russi mettono ogni loro studio
per completare il meglio che sia possibile le opere
fortificatorie da loro erette l’anno scorso.
— La comparsa delle flotte alleale davanti 0dessa ha gettato lo spavento in tutta la popolazione : tutto era sottosopra; dei cittadini chi fuggiva da una parte, chi dall’altra; non si vedeva
che un correr di soldati, cosacchi, ufficiali a piedi
ed a cavallo, un ingombro di carri e di cassoni.
CSroMMo Domenico inerente.
AVVISO IMPORTANTE
Une venie en faveur des Missions el
de la Société de coulure pour les pauvres aura lieu, Dieu aidant, à la Tour
dans le courant du mois prochain. Les
personnes charitables sont instamment
priées d’y contribuer généreusement;
elles pourront adresser leurs dons, jusqu’au 12 novembre, au plus tard, à Turin chez M. le pasteur Meille, et à la
Tour, chez M« L«« Malan à la Cure.