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Anno 117 - N. 43
23 ottobre 1981 - L. 300
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
SULLA LUNGA E COMPLESSA VICENDA POLACCA
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In Polonia non è "primavera
II
Tra le lentezze e gli squilibri
che, come ogni anno caratterizzano l’inizio dell’anno scolastico,
si ricomincia a parlare della
prossima scadenza elettorale
della scuola: in dicembre saranno rinnovati gli organi collegiali,
che in gran parte si sono appiattiti sull’espletamento di poche
funzioni burocratiche. Ne accenna il ministro della Pubblica Istruzione Bodrato (« Stampa sera » 5.10) parlando della necessità di « favorire e, se possibile,
ampliare la partecipazione » e
di una riforma che miri ad « eliminare quegli ostacoli che possono aver smorzato l’interesse
dei genitori verso la vita scolastica ». A parte il fatto che non
si accenna neppure all’interesse
dei figli — e giustamente in fondo, perché a giudicare dalla partecipazione della componente studenti negli organi collegiali, il loro interesse più che smorzato è
semplicemente morto — l’intervista parla anche di un’altra riforma proposta: quella della
scuola elementare.
Non si tratta tuttavia di una
iniziativa del Ministero, bensì del
Centro di Iniziative Democratiche degli Insegnanti (CIDI) che
a tappe forzate — dopo che in
maggio il ministro Bodrato aveva
escluso una riforma delle elementari (si perderebbe .troppo
tempo in Parlamento) e aveva
nominato una commissione per
aggiornare i programmi — ha
preparato una proposta di legge
di iniziativa popolare che invece
rivendica la necessità di una riforma sostanziale della scuola
elementare. Non entriamo qui nei
dettagli di questa proposta, della quale daremo ai nostri lettori
una presentazione globale. Ci basti osserv.ire come essa intenda
sostituire una legge moderna e
democratica alla legge cattolicofascista del 1928 ( con il « fondamento e coronamento » dell’insegnamento rappresentato dalla
religione cattolica, con l’esonero
dalla religione condizionato all’avere un’altra religione da insegnare ai figli, ecc.) su cui continuano ad essere basati i programmi elementari vigenti del
1955.
A questa proposta di legge ha
fatto riferimento l’intervista di
« Stampa sera ». Cosa ha risposto il ministro? « L’iniziativa del
Cidi è pretestuosa e polemica. C’è
una commissione apposita che
sta valutando la possibilità di aggiornare i programmi. Attendo
da questa commissione precise
indicazioni, non dal Cidi ». Sappiamo che le interviste spesso
non riportano le esatte parole
dell’intervistato. Non fermiamoci perciò all’arroganza di questa
formulazione. Basta la sostanza:
la proposta del CIDI viene da
una organizzazione di insegnanti,
la proposta di legge raccoglierà
decine di migliaia di firme di
persone interessate alla scuola:
genitori, studenti, altri insegnanti. Ma di questa espressione della base della scuola il ministro
non intende curarsi minimamente. La « riforma », se s’ha da fare, sia burocratico-ministeriale,
riassunta nell’italianissima parola « aggiornamento »: in altre
parole, non s’ha da fare. E poi
il ministro viene a parlare di favorire e se possibile ampliare la
partecipazione? Davvero, per chi
si interessa di problemi della
scuola, è la barzelletta dell’anno.
Franco Giampiccoli
A (differenza (dell’esperienza entusiasta ma aleatoria e fugace (del '68 a Praga, siamo (di
fronte acJ un rivolgimento che marcherà profondamente i paesi sia orientali che occidentali
Nelle ultime settimane ci è a
tratti sembrato — con eccezioni
pure significative — che l’interesse per la Polonia manifestato
dalla nostra stampa indipendente assomigliasse un po’ a quello
che si prova per una partita di
calcio: cederanno? Walesa ce la
farà a passare? e con quale margine? e questa invasione si fa o
no?
E avanti così. Anzi è specificatamente la prospettiva di un
massiccio intervento repressivo
da parte dell’ Unione sovietica
che sembra destare un interesse
quasi ossessivo in molti osservatori occidentali. Ci chiediamo allora: dietro il panico, lo sdegno,
l’ansia che una prospettiva del
genere sembra suscitare c’è unicamente la buona fede di una coscienza democratica collettiva
che si schiera per l’autodeterminazione di un popolo? Non vorremmo essere cinici ad ogni costo, ma ci viene in mente che potrebbero nascondersi anche motivi meno nobili: il desiderio
morboso di vedere confermata la
vecchia idea che comunque niente di buono può venire dalla
« galilea » comunista; o anche la
volontà punitiva di vedere, comunque, rimettere al proprio posto questi lavoratori (si tratta
pur sempre di operai, no?) che
alzano veramente troppo il tiro
delle proprie rivendicazioni, che
non si dimostreranno sufficientemente rispettosi di chi, a casa
loro, comanda e che dunque potrebbero vivificare idee pericolose nella testa dei loro compagni
di casa nostra.
Oppure, più concretamente e
cinicamente, potrebbe nascondersi l’interesse della borghesia
finanziaria occidentale che ha
tutto da guadagnare, in definitiva, da un sistema di potere che
garantisca la disciplina e la produttività del lavoro: questi sono
necessari per recuperare quei soldi di cui la Polonia è così ingentemente indebitata proprio con
l’occidente. Che questo ordine e
questa disciplina oppressiva siano imposti da un sistema di potere che si autodefinisce comunista non disturba proprio per
niente i nostri osservatori tanto
accorati sul destino delle libertà
polacche.
Se oggi ci sembra importante
riparlare della Polonia non è, in
ogni ca.so, per partecipare alla
scommessa generalizzata su come
andrà a finire né per fare i conti
in tasca alla buona coscienza dei
nostri osservatori politici. Ma
per mettere e metterci nuova
mente in guardia da analisi affrettate e, secondo noi, profondamente sbagliate che, a tutt’oggi, paiono ancora prevalere nelle
valutazioni comuni.
Due analisi
pericolose
Di queste analisi ricordiamo
schematicamente le due più accreditate e, a nostro parere, più
pericolose: a) quella per cui i
fatti polacchi sarebbero l’espressione di una protesta essenzialmente basata su istanze nazionalistiche e religiose; b) quella, di
segno opposto, per cui saremmo
di fronte ad un tentativo generalizzato di democratizzazione del
socialismo.
Il pericolo di questi due approcci, così diversi tra loro, è
tuttavia lo stesso. Quello di applicare semplicemente alla realtà
polacca strumenti di interpretazione e concetti che sono tipici
dell’occidente, travisando o semplicemente ignorando la realtà
dei fatti. Facciamo solo due
esempi a partire da due parole
chiave: essere cattolici e socialismo.
Uno scrittore polacco ha re
GALATI 6; 15
Essere una nuova creatura
Essere una nuova creatura; al
giorno d’oggi una frase come
questa non fa colpo; se il paragone non ci pare irriverente potremo dire che questa frase sembra adattarsi allo slogan pubblicitario di qualche farmaco o
di qualche profumo.
Viviamo infatti in un mondo
dove il nuovo è esaltato, corteggiato, additato ad esempio.
A tutti i livelli la novità fa colpo, è sinonimo di progresso; le
varie associazioni politiche o culturali parlano spesso di riforme,
rinnovamenti o rifondazioni. Chi
non ha cose troppo nuove da dire o da fare associa l’idea di novità all'idea di giovinezza, i partiti cercano i burocrati giovani,
il mondo economico e del consumo è impostato in un’ottica giovanilistica. Per chi invecchia e non
ne ha voglia, ci sono sempre le
creme contro le rughe e le lozioni che coprono la calvizie. Il nuovo piace a sistemi politici dell’est
che dicono di stare costruendo
l’uomo nuovo con metodi che
francamente non ci sembrano
nuovi. Anche la .scienza genetica
si occupa del problema e c’è già
chi parla di un prossimo futuro
in cui con opportune modificazioni del gene si potranno avere
uomini più uguali fra loro, con
caratteri meno diversi e con
maggiore capacità di adattamento alla vita: per questo uomo
nato in provetta è già pronto il
nome: neantropo.
Non diciamo però nulla di eccezionale se affermiamo che tutta questa voglia di novità, tutte
queste cose nuove, altro non sono
che una continuazione di questo
vecchio mondo, dei suoi vecchi
schemi.
Quando Paolo esorta i primi
cristiani ad essere una nuova
creatura, non fornisce loro uno
slogan commerciale né tantomeno una formula politica di immobilismo.
Paolo ci pone in un’ottica veramente diversa perché il nuovo
che egli propone non appoggia
su vecchi schemi mondani, ma
sulla croce; l’orizzonte non è
l'immobilismo, ma il ritorno di
Cristo.
La nuova creatura ha come base la croce di Cristo. E quindi la
morte del vecchio mondo egoista
e la resurrezione in prospettiva
di un mondo nuovo. La croce diventa per la nuova creatura l’assunzione di responsabilità nei
confronti, del mondo, la fatica e
l’impegno per cambiare la realtà
del mondo.
Paolo ha ben chiaro questo
quando al versetto precedente al
versetto 14 egli dice: « Ma quanto
a me, non sia mai ch’io mi glori
d’altro che della croce del Signor nostro Gesù Cristo, mediante la quale il mondo, per me, è
stato crocifisso, e io sono stato
crocifisso per il mondo ».
La categoria dell’uomo vecchio
è la categoria dell’uomo condannato, della creatura che non ha
altre speranze al di là della sua
breve vita. L’uomo nuovo, la nuova creatura che ha partecipato
alla morte ed alla resurrezione
del Cristo si pone in una nuova
ottica, entra in una nuova categoria, la categoria dell’uomo redento, della creatura liberata anche dalla paura della morte.
In questo senso la croce, sulla
quale anche il mondo è stato crocifìsso, apre la visione di un mondo nuovo, di un mondo riscattato. E la prospettiva in cui questo
mondo si pone è quella del Cristo, del discepolato, della possibilità di redenzione per ogni nuova
creatura.
Solo secondo questa nuova base: la croce e questa nuova prospettiva: il Cristo, Paolo può entrare nel merito di una discussione molto forte al suo tempo.
Il dibattito sulla circoncisione
e sulla non circoncisione non era
allora una questione secondaria,
rischiava di spaccare le chiese
cristiane primitive: gli ebrei convertiti al cristianesimo non cogliendo appieno la radicale novità portata dal Cristo, pretendevano che la circoncisione continuasse ad essere un segno distintivo di quelli che si convertivano, mentre i pagani che si convertivano al cristianesimo non ritenevano che fosse necessario
questo passo per divenire discepoli di Cristo e per seguirlo.
La circoncisione era così un tema scottante che rischiava di vedere divisi da una parte i giudeocristiani e dall’altra gli etno-cristiani (cioè ex pagani).
Ma questa circoncisione questo segno così importante per alcuni cos’era se non il simbolo di
un vecchio mondo superato dalla venuta di Cristo. Questo patto di sangue in cui l’uomo dà a
Dio una risposta che è un po’
una mortificazione di sé.
L’uomo deve dare qualcosa di
sé, qualcosa di tangibile e questo
10 fa entrare nel patto. E quante
sono le mille circoncisioni che
11 mondo ancora chiede all’uomo,
migliaia di sacrifìci di sangue
perché il mondo possa andare
avanti perché resti tale, perché
Claudio Pasque!
(continua a pag. IO)
centemente sostenuto che la religione cattolica rappresenta
l’unico linguaggio capace di
esprimere idee di emancipazione
sociale, proprio perché racchiude in sé la continuità della cultura polacca, il richiamo alla
antica lotta per l’indipendenza
nazionale e il senso della identità individuale in un mondo di
relazioni sociali dominate dallo
stato. Se questo è vero, è ben
chiaro che non ha senso parlare
per « Solidarnosc » di un « essere fondamentalmente cattolico »
o comunque non ha lo stesso
senso che questa espressione riveste, immediatamente, per chi
ragioni in termini « italiani ». Ed
è questa differenza profonda di
significato di uno stesso concetto
(es. l’essere cattolico) qui e lì,
che più conta. Oltre ai fatti concreti, pure non trascurabili, della forte componente laica all’interno di Solidarnosc o del comportamento pratico; si venera
pure la Madonna e magari si vuole la messa davanti alla fabbrica,
ma se il cardinale lancia un appello che, più che a mediare con
il Poup, serve a far tornare indietro il movimento, ci si limita
semplicemente a non ascoltarlo
e a procedere oltre.
Due significati di
’’internazionalismo”
Prendiamo il socialismo: se è
vero, per rifarci ancora alla stessa fonte, che nei paesi dell’est
europeo è avvenuta una gigantesca e inverosimile « espropriazione concettuale » del significato
dei termini fondamentali del
pensiero marxista, non ha veramente senso parlare di democratizzazione del socialismo perché
non ha senso parlare di socialismo (semplice etichetta ereditata storicamente per un sistema
di potere oppressivo che Marx,
evidentemente, non era in grado
di ipotizzare).
In una situazione in cui, per
fare un solo esempio, la parola
« internazionalismo » ha da decenni, per tutto un popolo, il significato umiliante di subordinazione agli interessi dell’URSS,
l’appello agli operai dei paesi
dell’est lanciato, nella prima fase, dal Congresso di Solidarnosc,
che certo non è stato elaborato
in nome del marxismo-leninismo,
ha forse la capacità di rinnovare
una piena attualità dell’impegno
internazionalista della classe operaia polacca restituendogli nei
fatti se non nelle definizioni teoriche, il suo significato reale e
più autentico.
Insomma, cosa ha mai di
« cattolico », cosa mai ha a che
vedere con il « socialismo » reale, per come noi lo conosciamo,
questo Congresso che discute (e
decide) per giornate intere; che
elabora in piena autonomia dai
leaders; che non è mai liturgico;
che ha la forza di confermare i
dirigenti perché ne sa, almeno
per alcuni aspetti, criticare l’impostazione politica; che è in grado di distinguere tra il contenuto
(approvato) e il metodo (criticatissimo) di una decisione; che si
sa infiammare per l’aumento delle sigarette mentre il mondo
sembra sospendere il respiro per
P. Ferrerò
F. Spano
(continua a pag. 3)
2
23 ottobre 1981
DIBATTITO
Vocazioni adulte e
ministero pastorale
Ho letto con molta attenzione
e condivisione il resoconto-commento del past. Sergio Ribet sul
dibattito sinodale relativo alla
nostra Facoltà di teologia (cfr.
« La Luce » del 4 settembre 1981;
N. 34-36). Un unico appunto, se
mi è permesso, di natura non
solo personale, visto che sono
uno studente in teologia, sul problema delle « vocazioni adulte »
al ministero pastorale (o.d.g. 51/
SI/81), un problema discusso
non solo in Sinodo ma anche nelle assemblee interne della Facoltà. Ho maturato la mia vocazione al ministero pastorale, in
« età da considerarsi adulta »;
eppure, ho dovuto ripetere, in
Facoltà, esami già sostenuti e superati in una « Università di Stato ». Non solo, non mi è stata
concessa la possibilità di avere,
in xirtù di tali esami, secondo la
prassi vigente in tutte le Università di questo mondo, almeno accorciato di un anno il lunghissimo « curriculum studiorum » necessario per essere consacrati
pastori valdesi.
Tutto questo lo dico, perché
ho dovuto e devo affrontare
« enormi sacrifìci » finanziari e
personali, data la mia età non
più scolare e la mia condizione
di classe « non borghese », per
ottemperare alle condizioni contemplate dall’art. 6 R.O. 3.
A fronte di « tanta rigidezza »
(questo sì che nuò voler dire, cari fratelli della Commissione di
esame, soffocare i doni dello Spirito!!!) ecco una «improvvisa
apertura » che permette, in dero
ga ai regolamenti, l’accesso al
ministero pastorale non solo aggirando l'ostacolo della frequenza, ma anche proponendo, e questa volta i regolamenti « fanno
comodo », un « nuovo piano di
studi » a livello di diploma (niente lingue bibliche e quindi nessun esame di esegesi, nessun esame finale-sermone, catechesi, generale di N. T. e tesi di Licenza).
In definitiva un « modo facile »
per accedere al ministero pastorale.
Allora mi chiedo, invece di
creare una simile situazione
« non chiara » e scorretta nei
confronti di quanti con « sacrificio e abnegazione » lavorano nella nostra facoltà, non per se
stessi, ma per esercitare meglio
il ministero nella nostra Chiesa,
perché non adeguarsi piuttosto
alla prassi in atto in molte chiese Riformate minoritarie? La Tavola, a sua discrezione, in particolari casi (come quello di una
vocazione adulta), assume le persone che ritiene atte al ministero
pastorale (art. 8 RO. 3), e a tutti
i suoi pastori richiede la regolare « licenza teologica » (art. 6 RO.
3), con permessi di studio per
poter frequentare periodicamente la Facoltà.
Questa ultima soluzione di un
problema che oggi esiste nella
nostra chiesa, oltreché « chiara »,
mi sembra che garantisca quella
« capacità di giudizio teologico »
che da sempre, e a mio avviso
con ragione, la nostra chiesa ha
preteso dai suoi pastori.
Eugenio Stretti
PRECISAZIONE
Signor Direttore.
Ho ietto nel settimanale da lei diretto il testo dei discorso che ho pronunciato davanti al Sinodo della nostra
chiesa in Italia. Dopo questa lettura,
ho deciso di rivolgermi a lei per chiederle che fosse stampata nel medesimo
settimanale questa lettera esplicativa,
riguardante questi 4 punti:
1) Credo di aver inteso che il testo del mio discorso è stato stampato
col proposito di servire come strumento di ricerche ulteriori in riferimento
alla chiesa nel Rio de La Piata.
2) Il testo stampato non è una
trascrizione testuale del discorso che
ho fatto nel Sinodo attinente.
3) Per la lettura del testo originale
occorrevano 12 minuti, ciò mi ha costretto a leggerlo brevemente, affinché
non superasse i 5 minuti che ogni oratore ha a disposizione nelle sedute sinodali.
4) Per questo motivo il mio discorso non app ire con tutta la chiarezza
che avrei desiderato, e questo è messo in evidenza in 4 parti dell'articolo
citato.
Riguardo a queste parti tenterò di
dare una breve spiegazione.
Spiegazione del capoverso che dice:
« il liberalismo infatti ci ha dato l’opportunità di diventar padroni di una
proprietà privata fine a se stessa. Ha
forse dato con questo un contributo
alfa chiesa? Anzi: ha allontanato Cesare
dalla signoria di Dio ». I valdesi nel
Rio de La Piata, inseriti in una società liberale, con il loro lavoro, sono riusciti a raggiungere una buona posizione
economica che li ha favoriti come uomini e cittadini, ma devono capire che
come chiesa questa ideologia ha loro
permesso d'impegnarsi per la separazione della chiesa dallo stato, quello
che è diventato una realtà nell'LIruguay.
Questo è il contributo del liberalismo
in riferimento alla chiesa.
Spiegazione del capoverso che dice:
DALLE CHIESE
Roma: sull’ora di religione
Nella prima settimana di ottobre la Chiesa valdese di Piazza
Cavour ha condotto un volantinaggio sul tema dell’ora di religione davanti alle scuole medie
superiori della zona. Il volantino
distribuito poneva a raffronto
l’appello alla libertà e alla responsabilità contenuto nella predicazione di Gesù e l’imposizione cattolica attuata tramite il
Concordato; invitava perciò gli
studenti a far uso del proprio
diritto di esenzione dall’ora di
religione usando il modulo di
esenzione che veniva offerto.
L’azione si è conclusa con una
tavola rotonda, annunciata nel
volantino, che ha avuto luogo il
9 ottobre nella sala della Chiesa
con la partecipazione del past.
Giorgio Girardet e del prof. Filippo Gentiioni che hanno ampiamente illustrato la situazione dell’istruzione religiosa nella scuola
sia dal pimto di vista storico che
da quello pratico. È stato riaffermato che il fatto religioso va inteso come un atto di fede personale compiuto nella libertà e
non attraverso l’imposizione da
parte dello Stato.
Dell’iniziativa ha riferito ampiamente « Il Messaggero » delril ottobre in un articolo intitolato « Per l’ora di religione obiezione di coscienza ». Oltre ad una
obiettiva informazione il quotidiano romano ha riferito sulle
motivazioni dell’azione e sulle
impressioni riportate interrogando direttamente alcuni partecipanti all’iniziativa. Andrea Bouchard: « L’idea è nata dal Gruppo evangelizzazione della nostra
Comunità. Volevamo provocare
la discussione su un problema
concreto. Molti studenti non sanno neanche che lo Stato paga gli
stipendi a professori scelti dalla
diocesi e incaricati non di svolgere un insegnamento di religione, ma di religione cattolica ».
Armando di Carlo sulle reazioni degli studenti : « L’atteggiamento è stato abbastanza positivo. I ragazzi più grandi hanno
capito il senso della nostra azione e molti hanno chiesto il modulo dell’esonero. Anche molte
mamme si sono fermate a discutere con interesse, perché hanno
compreso che si tratta di un
problema di libertà ».
Due visite
Ad Aosta i culti domenicali
del periodo estivo sono stati ben
frequentati anche per il concorso di turisti italiani e stranieri.
Nel mese di agosto e nella prima decade di settembre, il past.
Paolo Marauda ha presieduto
cinque culti, rendendo un servizio di cui la comunità lo ringrazia molto.
A Courmayeur, nel periodo luglio-agosto hanno avuto luogo sei
culti: tre presieduti dal past. Del
Priore e tre presieduti dal fratello Carlo Monaya.
Anche il centro di Viering è
stato ben utilizzato, per periodi
più o meno lunghi, da vari gruppi giovanili, non tutti evangelici.
Ad Ivrea, nel mese di novembre ci saranno due visite molto
gradite: il past. Renzo Bertalot,
Direttore della Società Biblica e
il past. Michele Foligno, della
Chiesa Battista di Torino-Lucento. I pastori Bertalot e Foligno
saranno altresì disponibili per
riunioni nella giornata del sabato. Il past. Bertalot su un argomento da concordare, il past.
Foligno sul tema del Battesimo,
proposto allo studio delle chiese.
Sempre in novembre un gruppo di catecumeni della Chiesa
Valdese di Pinerolo, accompagnati da Renzo Turinetto visiterà
la comunità di Ivrea e, con l’occasione, ci sarà un incontro e un
agape in comune con la Chiesa
dei Fratelli di Ivrea.
Un benvenuto
ALESSANDRIA e BASSIGNA
NA — Domenica 20 settembre
1981 nelle Chiese di Alessandria
e Bassignana il prof. Giorgio Castelli, Sovrintendente del V Circuito, ha presentato ai numerosi
fratelli intervenuti il nuovo Conduttore Ing. Vincenzo Nigro.
È stata fatta una panoramica
esauriente e circostanziata della
vita delle due Comunità compre
sa l’opera svolta dai predicatori
locali del V Circuito per permettere alle due Chiese, durante la
temporanea vacanza pastorale,
di svolgere una normale attività.
Mentre ringraziamo quanti
hanno collaborato, anche con
notevoli sacrifici, a mantenere
vive le due Comunità, formuliamo i migliori auguri al nuovo
responsabile assicurandogli tutta
la nostra collaborazione con la
speranza cristiana che l’entusiasmo che lo ha spinto a mettersi
a completa disposizione della
Chiesa serva di sprone anche ai
fratelli delle due Comunità.
Pastore disponibile
Il pastore riformato francese
Jean Lasserre, in Italia per il
Convegno su « Cristiani e nonviolenza » a Foligno (vedi p. 10)
è disponibile nei giorni 9-13 novembre per conferenze o dibattiti sui temi della nonviolenza,
le armi nucleari, le basi bibliche
della nonviolenza, ecc. Le chiese
interessate a valersi di questa
possibilità possono concordare
la visita del past. Lasserre telefonando a Hedi Vaccaro, 06/
8310837.
In breve
TRIESTE Il prossimo 1° novembre si terrà un culto con S
Cena nel tempio luterano di Lar
go Panfili alle ore 10.30. La pre
dicazione sarà a carico del dott
Paolo de Petris della Chiesa Val
dese dì Milano. Interverrà la corale della Chiesa Battista di Pordenone. La colletta sarà devoluta alla Società delle Sacre Scritture, Alla liturgia parteciperanno
i pastori delle diverse denominazioni della nostra città.
Nuovi indirizzi
Vincenzo Nigro, via Falamera
9/a, 15040 Valle San Bartolomeo
(AL), tei. 0131/59584.
Odoardo Lupi, via Consolare
220 , 03013 Ferentino (FR), telef.
0775/394018.
« La nostra chiesa deve prepararsi ad
essere comunità in mezzo ad una società che si dice cristiana ma che è
sotto un potere che usurpa il potere
del suo Signore o in mezzo ad una società secolarizzata che vive sotto un
potere rivestito con la più bella delle
utopie ". Nell’originale questo è un
paragrafo che parla di una società futura, guardando ai poteri che oggi si
disputano il destino dell'America Latina: il potere ecclesiastico del cattolicesimo romano e il potere di un materialismo miscredente. Non siamo preveggenti per dire chi trionferà, ma con
spirito profetico diciamo che il futuro
della chiesa valdese sarà di essere testimone, 0 in una società confessionale,
o in una società miscredente, ma ambedue in uno stato che non sarà più
neutrale. Come è ovvio, la chiesa valdese non dovrà identificarsi con nessuna di queste due società e con i
loro poteri.
Spiegazione del capoverso che dice:
« In un momento preciso noi valdesi del
Rio de La Piata siamo stati posti di
fronte alla sfida di rimanere uniti nello
spirito deir.irt. 5 della nostra Disciplina Riguardando quello che dice la
« nota di redazione ■> devo fare il seguente chiarimento: nell'anno 1977 il
Sinodo rioplatense ha fatto riferimento
all'art. 5 della sua Disciplina a partire
da qualche informazione orale con la
quale alcuni facevano sapere che, anche in forma orale, qualche funzionario
del governo avrebbe detto qualcosa riguardo all'elezione dei membri della
chiesa per posti direttivi. Il Sinodo, che
aveva esplicita garanzia dal governo,
ha deciso di non far caso a questa informazione orale ed ha proceduto secondo la sua Disciplina ecclesiastica a nominare i suoi organismi direttivi senza
sentire imposizioni nel suo ordinamento né intendendo star a infrangere le
leggi della nazione né i provvedimenti
del governo. Riguardo aH’ecclesiologia
che stiamo difendendo, questo fatto
mette in risalto la validità dell’art. 5
della nostra Disciplina, che mette in
chiaro per lo stato e soprattutto per la
chiesa il ruolo che a ciascuno compete e che in quel momento ha tenuto
unita la chiesa di fronte a possibili gravi discordanze e ostacoli.
Spiegazione del capoverso che dice:
« Oppure la scelta di altre chiese sorelle se prevarrà, farà sì che l'ecumenismo si trasformi in un nuovo cattolicesimo di stampo costantiniano impedendo al valdismo di ritrovare la sua
identità in un tale ambito >. Cercare
l'identità del valdismo è scelta propria
dei valdesi. Nessuno la impone e nessuno la proibisce neppure dall'esterno.
Se noi valdesi operiamo una scelta in
conformità con la nostra identità ecclesiologica, le chiese sorelle potranno o
accettare il nostro contributo ecumenico in tal senso o respingerlo nell'esercizio della loro autonomia. Nel primo
caso il valdismo contribuirà ad un ecumenismo non costantiniano; il secondo
si verificherà invece se le chiese
sorelle avr.anno operato la scelta di
un ecumenismo di stampo costantiniano
a cui, secondo la mia opinione, la
chiesa valdese non deve dare la sua
approvazione.
Ringraziando per l'accoglienza di questa lettera nel nostro settimanale, saluto fraternamente. Marcelo Dalmas
UN APPELLO
Carissima >• La Luce
Premetto che sono cattolico, ma della
specie del: • non convinto affatto »
poiché mi ritengo Cristiano. Ogni tanto mi reco al Culto nel piccolo ma accogliente Tempie di Via Nomagllo, qui
a Torino.
Trovo che • il Povero di Lione » potrebbe venirci a trovare qui nel nostro
quartiere ed insegnare dove sta la
“ Giusta Parola del Signore ». Magari
erigendo una tenda, od altro... Nello
scrivere mi faccio portavoce di tanti
giovani come me. che credono sì...
ma non capiscono la fallace dottrina
cattolica Romana. Mi spiego: molti di
noi, del « Gruppo Agape Falcherà - diretti dal buon ed ottimo amico D. Sandro Monchiero fora ha cambiato parrocchia, suo malgrado] avevano preso
l'abitudine di ritrovarsi a gruppetti a
leggere e meditare l’Evangelo.
bei seri dubbi ci spronarono ad approfondire lo studio della Parola. Un
giorno qualcuno portò un libricino: Catechismo Evangelico, ed, Claudiana, Torino, fruttuosamente letto, e portato nelle discussioni dei • ritiri... ». Il risultato? oi tacciarono (ed io in prima persona) di... eresi?.
Ora ognuno di noi, nella propria marriera è un Cr.stiano in proprio, un vero piccolo gregge smarrito. Ci si vede
molto di rado, e frettolosamente. Sarebbe molto bello se qualche colportore ci venisse a trovare ed a seminare...
Prima avevo accennato ad una tenda, ma meglio sarebbe se si chiedesse
il permesso al Comune di Torino, per
ottenere anche una baracca in affitto.
La Parola del Signore giungerebbe più
immediata al cuore della « mia gente » di Falcherà, così •> ghettizzata » da
sempre (ma con una grande voglia di
riconciliarsi con Dio).
Sinceram.ente, vi saluto cristianamente Un vostro fratello, Tonino
Pubblichiamo volentieri questo appello rammaricandoci dell’ anonimato
che impedisce di rispondergli. Invitiamo perciò l’autore a prender contatto
con la chiesa valdese di Torino
(68.28.38).
LIBERTA’
Vorrei esprimere la mia opinione a
proposito della lettera della professoressa Rita Gay pubblicata su “ La Luce » del 7 agosto, e della sua successiva precisizione sul numero del 2 ottobre.
Certo, è logico che ognuno scelga
come propria la chiesa che gli sembra
“ migliore », più fedele, che sente più
congeniale alla propria teologia personale. Questo però è ben diverso dal
trattare con sufficienza le altre chiese
e denominazioni. Premesso questo, però, il punto focale delle lettere della
professoressa Gay mi sembra un altro.
In esse si deplora che « La Luce » pubblichi lettere di persone che » non hanno niente di valdese o di metodista »
e che di queste chiese « non condividono i presupposti di base -, indicando
come ese,Tipio fra l’altro lettere di
evangelici anti-abortisti.
Ma i membri della chiesa valdo-metodista non la pensano tutti allo stesso
modo, su questo e su altri problemi;
d’altra parte, mi pare che i > presupposti di base » della nostra chiesa siano
altri, e siano presupposti di fede e
non presupposti etici, sociali o culturali. E co.nunque non esiste nella
nostra chiesa, mi pare (e per fortuna!)
l'obbiigo di pensare in una determinata maniera a proposito di questi ultimi. Allora, forse la professoressa Gay
considera non valdesi e non metodisti
quelli che la pensano diversamente da
lei? Non si direbbe un bell'esempio di
libertà nella chiesa.
Mi sembra molto giusto e positivo,
invece, che « La Luce » pubblichi lettere di valdesi e metodisti dalle opinioni più diverse, e di evangelici di altre denominazioni e di cattolici. È questo, mi sembra, uno dei modi di misurare la libertà e la democrazia della
nostra chiesa, delle quali tanto e con
tanto orgoglio parliamo.
Cordiali saluti.
Roberta Colonna Romano, Mestre
TENSIONE UNITARIA
Caro direttore,
da tempo aspettavamo la risposta di
Rita Gay alle reazioni provocate dal suo
intervento. E la risposta è stata quale
logicamente ci aspettavamo; si è trattato, da parte di quei fratelli, di un
equivoco. Ma Rita Gay mi insegna che
quando certe reazioni scoppiano anche
al momento sbagliato vuol dire che vi
era già un accumulo di materiale infiammabile. Ed allora è bene che comunque sia esploso, se non altro per
capire a che punto siamo.
E siamo sempre a un punto assai
triste, quando dei fratelli impiantano
un atto d'accusa contro altri fratelli.
Mi chiedo in che modo, per quali ragioni, abbiamo potuto ferirli così profondamente. Nessun valdo-metodista è
tanto sprovveduto o accecato dall'orgoglio da vantare una giustizia, una irrefragabilità della propria Chiesa: dei
motivi per imbastire una reprimenda
certo ci sono, e le lettere di quei tre
fratelli ce lo dicono.
In una società che sta profondamente mutando, in una Italia che è quello
che vediamo, » la sfida dei protestanti » — per usare un detto certo approvato dal Ronchi — non può essere condotta che coordinando i nostri impegni,
dando spazio ai doni diversi e garantendo fiducia ai fratelli aggregati diversamente da noi.
Una lettura fondamentalista, seguita
dagli Atti all’Apocalisse, convalida ampiamente questo atteggiamento: la preoccupazione che passa per tutti gli
scritti è quella di stabilire o ricostruire
una omogeneità di fondo in chiese
diverse per impostazioni, fasce socioculturali, linee di sviluppo. È una tensione unitaria sempre in crisi e sempre riattivata, mai fine a se stessa ma
sempre finalizzata per la testimonianza
da rendere a Cristo.
Dobbiamo rallegrarci se dei compagni d'Qpera indicano i nostri difetti
che mettono in crisi la fraternità nel
buon combattimento, e rallegrarci ancora se le loro chiese ne sono esenti.
È anche così che impariamo meglio a
vivere insieme la comune vocazione.
Luigi Santini, Firenze
3
23 ottobre 1981
CHIESA ELVETICO-VALDESE DI TRIESTE
MESTRE
Per un dialogo ecumenico
di apertura e chiarezza
Pubblichiamo dalla circolare (« Unione e forza ») della comunità elvetica e valdese di Trieste alcune « norme » adottate
dalla comunità nel metodo ecumenico. « Abbiamo fissato alcuni
criteri », afferma il bollettino di Trieste, in campo ecumenico,
« per non cadere nella confusione, nell’ambiguità, nelVirenismo
e tantomeno nel relativismo teologico ». Ecco, di seguito, i
punti della linea ecumenica della comunità evangelica elvetica
e valdese di Trieste.
1. Ogni partecipante viene a titolo personale e non rappresenta
la propria chiesa.
2. L’aspetto centrale del lavoro
consiste nella lettura critica e
adulta della Parola di Dio, nell’attesa che lo Spirito Santo ci
guidi in tutta la verità che è in
Cristo Gesù.
3. Il lavoro ecumenico locale
non è per gli specialisti, ma i
partecipanti dovranno essere preparati nel campo teologico e dotati di vero spirito di fede e di
preghiera.
4. Nessuno può porre se stesso
o la sua chiesa come unità di misura. Nessuno può sostituire il
Signore, prendere il Suo posto.
Non esiste alcuna mediazione di
salvezza: solo Cristo è l’unica
fonte di salvezza.
L’Ecumenismo non si basa sulla buona fede, non poggia sull'amore fraterno o sulla preghiera, ma « nella verità e nell’amore
per crescere continuamente e per
avvicinarsi sempre di più a Cristo » (Efesini, 4^15).
6. Non ci può essere incontro
ecumenico senza confronto. La
rotazione, la reciprocità nell’esposizione e nella discussione sono
assolutamente necessarie. Il dialogo dunque è da pari a pari nella certezza che la verità è, « extra
nos » nella Parola di Dio la sola
eterna e immutabile.
7. L’Ecumenismo dovrà combattere il clericalismo che pone
il centro di gravità nella chiesa
anziché in Cristo.
8. L’unione e il rinnovamento
nelle chiese in vista della testimonianza dell’Evangelo nella città è un dono dello Spirito Santo
e come tale dobbiamo essere disposti a riceverlo e ad accettarlo.
9. L’Ecumenismo non cerca il
proselitismo. Non si fa ecumenismo perché il cattolico diventi
protestante o viceversa; questo
però tuttavia può anche verificarsi perché ognuno di noi è
chiamato dal Signore in modo diverso. Riteniamo più giusto sottolineare la fedeltà a Cristo, che
la fedeltà alla propria istituzione.
Ecumenismo non vuol dire che
una chiesa vale l’altra.
10. Il dialogo ecumenico comporta il lasciarsi interrogare sulla Parola di Dio, mettendo in
questione ogni nostra sicurezza.
Non ci sarà un vero ecumenismo
senza un confronto serio su tutto
l’Evangelo, che chiama ogni chiesa ad una costante riforma: « est
autem Ecclesia semper reformanda ».
11. Lo spirito ecumenico allontana da noi ogni pregiudizio,
ogni vanto e sospetto. Ci libera
dall’orgoglio confessionale, dal
farisaismo ecclesiastico, dallo
spirito settario e dall’isolamento.
Non possiamo cadere in un dialogo meramente verbale, bisogna
prendere sul serio l’alterità dell’interlocutore. Al carattere spirituale dell’ecumenismo bisogna
aggiungere l’aspetto secolare che
punta sull’unità dell’umanità e
sull’impegno sociale che non può
andare disgiunto dall’Evangelo. I
riformatori non furono soltanto
dei buoni teologi, furono uomini
di fede e preghiera che seppero
incidere decisamente nella trasformazione della società del loro
tempo.
12. L’ecumenismo inizia in pri
In Polonia non è "primavera"
(segue da pag. 1)
il pericolo di una invasione militare?
Alcuni dati di fatto
Analisi schematiche ed emotive rischiano (ma è possibile?) di
travisare alcuni dati di fatto di
importanza storica che emergono dalla situazione polacca e che,
schematicamente, vorremmo qui
richiamare:
a) è la prima volta che in
un paese dell’est europeo si dimostra a livello di massa e con
evidenza inequivocabile che il governo al potere non rappresenta
in alcun modo gli interessi della
classe lavoratrice e della maggioranza del popolo e si pone
dunque nei fatti il problema della natura del sistema di potere
esistente;
b) si dimostra concretamente che questo sistema di potere
lo si può mettere in discussione
non solo con manifestazioni di
piazza, magari dure e sanguinose, ma con la costruzione progressiva, capillare, politica di
una struttura organizzata di potere alternativo;
c) si dimostra la possibilità
— siamo lucidi e non ci illudiamo: per ora è solo una possibilità — di trasformazione radicale della società a partire da un
insieme esplosivo di questioni
centralissime: il salario, l’occupazione, la sanità, l’informazione,
i diritti umani, l’internazionalismo, ecc. Questa possibilità, a
cui in occidente e neanche nell'avanzatissimo « caso » italiano
si è mai interamente creduto
a livello di massa, è oggi aperta
per i lavoratori polacchi;
d) in questa esperienza di importanza cruciale è la classe operaia ad esercitare una egemonia
reale, cioè un ruolo di guida, non
teorizzato a priori e non impo
mo luogo tra le comunità evangeliche. Che i protestanti italiani
siano pochi e ben divisi, è una
grande verità soprattutto qui a
Trieste che vede rappresentate
tutte le denominazioni, nonché
una comunità serbo-ortodossa e
una greco-ortodossa; per questa
ragione l’ecumenismo inizia in
primo luogo tra di noi. Per quanto riguarda la preferenza del dialogo ecumenico è vero che ci troviamo più vicini ai cattolici del
dissenso, per la posizione teologica e laica di fronte alla società,
ma escludere il dialogo con i
gruppi ecumenici dei cattolici
che veramente ricercano il rinnovamento e la fedeltà della propria chiesa è contraddittorio perché la conversione non viene da
destra né da sinistra ma dalla
parola di Dio.
13. fi lavoro ecumenico a Trieste procede da vari anni con continuità. Ci siamo proposti oltre
alla lettura della Parola di Dio e
della preghiera in comune, di
partecipare e organizzare corsi di
teologia ecumenica; distribuire
la Sacra Scrittura negli ospedali,
nel carcere e luoghi simili. Sono
state distribuite diverse centinaia
del N.T. interconfessionale. Per
conoscere la realtà della città
stiamo visitando le diverse sedi
delle comunità religiose, raccogliendo lo specifico di ciascuna.
Ci proponiamo l’impegno specifico verso gli handicappati e gli
anziani data la caratteristica della città, nonché partecipare a
Quelle lotte che più vistosamente
si oppongono all’unità dell’umanità e che riguardano i diritti
dell’uomo, la pace, la nonviolenza, la fame ecc.
14. Siamo contrari all’ecumenismo di « parata », occasionale,
per questo la settimana di preghiera va riproposta senza manifestazioni plateali, usando ogni
cautela perché in queste manifestazioni pubbliche, non ci sia
confusione e ambiguità; senza
cadere tuttavia nel complesso di
setta, che rifiuta questo momento di preghiera e ascolto della
Parola.
15. Come Comunità ElveticoValdese pensiamo che la nostra
ragione di essere sia l’evangelizzazione, cioè annunciare al mondo il Regno di Dio. Tuttavia un
aspetto non secondario di questa
missione, crediamo sia quello,
come dice Vinay, di trasmettere
(alla chiesa cattolica) impulsi di
rinnovamento e di ricupero dell’Evangelo riscoperto dalla Riforma. Questa sfida comporta
una preparazione biblica e teologica e una riforma costante delle nostre comunità, che come
minoranze significative sono chiamate a questo compito con i segni della vera credibilità.
16. Nel confrontare l’operato
delle attività ecumeniche nelle diverse comunità è importante che ognuno esponga quello
che realmente svolge e come lo
fa, rispettando l’altro e tenendo
presente che ogni comunità si
muove in un contesto specifico
diverso.
Opera sociale
avventista
Domenica 4 ottobre in piazza
Ferretto, la piazza principale di
Mestre, una piccola folla si è
avvicendata durante la mattina
intorno a un gruppetto di giovani che cantavano inni accompagnandosi con chitarre, pianola e
strumenti a percussione, e intervallandoli con brevi frasi che
parlavano dell’amore di Cristo e
chiedevano aiuto per le opere
fatte, per amore del prossimo.
Si è trattato di una manifestazione organizzata dalla chiesa avventista di Mestre, con la partecipazione di un giuppo corale di
Firenze. Lo scopo era informare
il pubblico sull’QSA, Qpera Sociale Avventista, che fra l’altro
lavora per la ricostruzione nelle
zone terremotate, e sul motivo
— l’amore — che spinge a queste attività, e racco<rliere offerte
per il loro finanziamento.
Una manifestazione analoga si
era svolta il giorno precedente a
Conegliano, una cittadina in provincia di Treviso.
COLLETTIVO TEOLOGICO LIGURE
La pazzia della Croce
Sabato 10 e domenica 11 ottobre si è riunito a Borgio Verezzi
il Collettivo Teologico della Federazione delle Chiese Evangeliche della Liguria. Ospiti della
locale Casa Valdese, i numerosi
intervenuti hanno affrontato il
tema della necessità di una nuova predicazione nella Chiesa. La
relazione introduttiva del pastore Michele Sinigaglia ha messo
in rilievo come sia necessario recuperare la predicazione di cui
parla la Scrittura e che presenta la pazzia della Croce. La nostra realtà ecclesiastica, che
troppo spesso ricalca gli schemi
della Chiesa Romana, talvolta
costringe la predicazione entro
limiti retorici e non le consente
di esprimere compiutamente e
biblicamente la realtà della Croce. La discussione, che ha impegnato tutti i partecipanti, ha
richiesto l’impegno delle nostre
Chiese per cambiare nei membri la mentalità della delega e
mutarle da comunità cultuali in
centri di predicazione non del
solo pastore ma di tutta la comunità.
Il prossimo Collettivo a La
Spezia il 30 e 31 novembre, affidato ai gruppi EGEI della Liguria, continuerà questa linea di
ricerca affrontando il tema; «I
luoghi di predicazione ».
sto, ma riconosciuto da settori
amplissimi e maggioritari della
popolazione;
e) viene dimostrata da questi lavoratori e dalla struttura
che li rappresenta la capacità
di mettere insieme il fare politica, trattare, mediare, avanzare,
recedere con la capacità di proporre una utopia emancipatrice
per milioni di persone.
Attenzione e lucidità
E per il momento ci fermiamo
qui, perché davvero non ci sembra poco. Quale che sia lo sbocco finale di questa lotta in questi
anni, non siamo di fronte ad una
nuova « primavera », entusiasmante ma aleatoria e fugace;
siamo di fronte ad una esperienza (è azzardato parlare di rivoluzione?) dopo la quale i paesi dell’est e anche noi in occidente,
non potremo essere più gli stessi
di prima.
Stiamo attenti noi protestanti
italiani a seguire gli avvenimenti
con attenzione e lucidità, a non
farci catturare da abbagli comuni, in particolare dal fastidio
che ci può provocare una messa
richiesta all’apertura di un congresso sindacale. E’ qualche tempo che siamo più sensibili ad una
analisi della società e dei fenomeni sociali, più basata sulle
componenti culturali di una data
società che sui precisi contenuti
di classe che dietro a questi fenomeni, magari con fatica e a
tratti con ambiguità, è dato, comunque, di individuare.
Riprendiamo con rigore di analisi, un dibattito che può risultare fondamentale non solo per
la comprensione del futuro di un
popolo in lotta, ma anche per la
comprensione di ciò che siamo e
vogliamo noi.
P. Ferrerò
F. Spano
¡echi dal mondo cristiano/
a cura di RENATO COISSON
IV Assemblea
generale delle chiese
di tutta l’Africa
(BIP) — La quarta assemblea
generale delle chiese di tutta l’Africa,(la CETA) che raggruppa
119 chiese di 34 paesi diversi e
che è stata fondata nel 1963, ha
avuto luogo a Nairobi nel mese
di agosto, sul tema « Seguire la
luce di Cristo ».
Daniel Arap Moi, presidente in
carica dell’OUA ( organizzazione
dell’unità africana) e capo dello
stato keniano, ha aperto i lavori
dell’assemblea ricordando che
« in numerose parti dell’Africa
la chiesa è indebolita nel suo ministero e nella sua testimonianza, da un certo numero di divisioni e di pregiudizi che diminuiscono di molto la sua influenza
pastorale. È necessario — ha ancora sottolineato — che essa cerchi di essere più unita al popolo
per servire meglio ».
Queste le questioni che sono
state discusse: lo sviluppo, i diritti dell’uomo, la gioventù, la
corruzione, la povertà, la promozione della donna, ed i problemi
generali dell’evangelizzazione dell’Africa.
Nella sua relazione, il nuovo
segretario generale, il malgascio
Rafransca, ha detto che la crisi
attraversata dalla CETA 3 anni
fa, crisi finanziaria e politica,
sembra in gran parte superata
e che le chiese membro hanno
ripreso fiducia.
Rafransoa ha anche affrontato
il problema della testimonianza
della Chiesa in Africa, « in questo
continente che entra in una fase
particolarmente difficile della sua
storia... Siamo ancora in cerca
della nostra identità: chi siamo?
cosa vogliamo? quale società alternativa proponiamo dopo il flagrante fallimento del modello occidentale? quale evangelo annunziamo, quale ministero pratichiamo e quale pastorale? ».
Nel messaggio finale, l’Assemblea richiama le cornunità a « liberarsi da tutte le forme di schiavitù, per poter a loro volta aiutare alla liberazione del nostro
popolo e della nostra società ».
Brasile: no alle
grandi dighe
(BIP) — Alcuni pastori della
chiesa luterana del Brasile hanno
rivolto il 17 settembre una lettera alle autorità ed al popolo brasiliano chiedendo che vengano
costruite piccole centrali idroelettriche al posto dei grandi laghi artificiali in progetto. Chiedono inoltre alloggi per i contadini
le cui terre sono state espropriate e dei fondi per la piccola
agricoltura.
Questa lettera è stata sottoscritta nel corso di un incontro
di tutti i pastori luterani del
Brasile sul tema « L’ecologia e
il problema delle dighe ». Nel
corso degli ultimi due anni la
chiesa si è preoccupata del problema sollevato dalla costruzione
di 22 dighe nell’Uruguay. Queste
dighe dovrebbero produrre 12 milioni di Kilowattore; mentre 20
mila fam’glie dovranno sloggiare, per un totale di 100.000 persone, e 300.000 ettari di terre fertili verran:io sommerse.
I pastori scrivono: « Chiediamo
che l’essere umano, la terra e la
natura siano trattati come doni
di Dio. Tenendo conto della perdita inevitabile di terre fertili, del
disequilibrio ecologico e dei problemi umani e sociali provocati
dagli espropri, ci chiediamo con
insistenza se la vita in queste
dimensioni sociali, politiche ed
economiche deve essere lasciata
all’apprezzamento esclusivo dei
poteri tecnocrati... Invitiamo perciò la popolazione di queste regioni a unire i loro sforzi per ottenere condizioni di vita giuste
e decenti ».
Donne protestanti
dello Zaire
(BIP) — Le donne hanno un
ruolo importante da coprire nella Chiesa perché esse sono « la
fiamma e l’immagine di Cristo »
ha dichiarato il past. Masongezi
ai membri della Federazione nazionale delle donne Protestanti
dello Zaire che hanno partecipato
ad un seminario di lavoro che
ha raggruppato 200 delegate.
Il seminario ha permesso alle
donne di affrontare i problemi
chiave della vita della chiesa,
della famiglia e della partecipazione alla vita sociale.
Libertà religiosa
in Spagna: nomina
di una commissione
(BIP-SNOP) — In applicazione
della nuova legge sulla libertà religiosa, il governo spagnolo ha
creato una commissione consultiva per la libertà religiosa. Di
questa commissione, oltre ai titolari dei ministeri interessati, faranno parte i rappresentanti delle confessioni religiose « ufficialmente impiantate in Spagna ».
La commissione, presieduta dal
direttore generale per le questioni religiose (del ministero della
giustizia) si riunirà almeno una
volta all’anno. Il suo scopo principale è quelle di vegliare all’applicazione della nuova legge sulla libertà religiosa e di preparare gli accordi di cooperazione fra
il governo e le diverse confessioni.
4
23 ottobre 1981
PER I 70 ANNI DI VITTORIO SUBILIA
Alla gloria di un Dio non ciericale
Una prospettiva che respinge ogni tipo di sicurezza di sé e di autocrazia nella teologia e nella
chiesa, che pone apertamente la questione del fondamento di cui vivono la teologia e la chiesa
Con il titolo « Teologia protestante in dimensione ecumenica » il « Deutsches Pfarrerblatt », giornale dei pastori tedeschi, pubblica nel n. 7 del 1981 un articolo di Max Krumbach,
teologo tedesco che in passato studiò anche a Roma alla Facoltà valdese di teologia. Nella traduzione di Gino Conte,
pubblichiamo quest’ampia panoramica sull’opera di Vittorio
Subilia come omaggio riconoscente per i suoi 70 anni.
V. Subilia, docente e scrittore di teologia, si è assunto l’arduo compito di introdurre i futuri pastori e i laici impegnati
nel pensiero protestante a confronto con il cattolicesimo romano e con le correnti attuali del
laicismo. I suoi lavori, impegnativi, sollecitano i lettori a prendere posizione, a riflettere, a saggiare aspetti della teologia ritenuti assodati, a non prestare
ascolto soltanto ai propri capiscuola teologici, ma a cercare il
dialogo anche con rappresentanti
di chiese e confessioni al di fuori
della propria, come pure al di
fuori del proprio ambito culturale.
Teologia protestante
in terra cattolica
Attento osservatore del Concilio Vaticano II, teologo protestante in terra cattolica, egli si ’
addentra nei movimenti e nelle
correnti del cattolicesimo romano; in tal modo egli risulta, fra
l’altro, un eminente studioso di
questioni confessionali. Per lui
le innovazioni conciliari sono
sempre interrogativi posti alla
propria posizione, così che s’impone « l’ardua responsabilità del
pensare» (1,17). Malgrado le
trasformazioni, mette in guardia
dal ridurre il messaggio universalmente umano dell’Evangelo in
termini religiosi o clericali. Il
concentrarsi sulla chiesa, sotto
qualunque forma, trasforma Dio
in un Dio clericale, determinando
una riduzione non evangelica della prospettiva e la restaurazione.
Infatti la chiesa, quando si considera la realizzazione anticipata dell’adempimento, assorbe in
sé l’escatologia e dimentica che
le realizzazioni di Cristo possono
essere soltanto sperate e credute. Allora la chiesa santifica in
se stessa l’ordine esistente e perde la forza di mantenere le necessarie tensioni della fede rispetto a tutte le soluzioni, sia
conservatrici sia progressiste. La
fede vede il rischio che entrambe queste soluzioni si rovescino
in schiavitù sempre nuove per
l’uomo. La fede, che conosce la
realtà dell’« uomo vecchio », sa
che i tentativi di riforma possono
pervertirsi in legalismi.
Resistendo alla tentazione di
abusare dell’Evangelo quale copertura per ogni sorta di causa
non evangelica, Subilia afferma
che esso è « un elemento dirompente per tutte le costruzioni
umane» (2,85), non solo quando
lo si addomestica nel compromesso con lo Stato e con la società nella linea inaugurata con
la svolta costantiniana. I cristiani sono richiamati senza soste
dalle loro sicurezze apparenti e
dalle loro coalizioni, nel « deserto ». Subilia ci ricorda qual è stato il destino dei primi cristiani.
« In ogni generazione, anche in
mezzo all’incredulità generalizzata, Dio si conserva un resto e
per mezzo suo chiama coloro che
hanno orecchie da udire, a confessarlo » (2,89). Questi confessori « non hanno alcun rispetto
per i templi e i simboli ai quali
la società attribuisce valore religioso, e non hanno reverenza per
gli dei e i valori che tutti onorano, non si sottomettono alle leggi che tutti riconoscono quali
modi validi di regolare la società umana» (2,90) e sono quindi
marchiati come nemici della società.
po protestante della incorporazione dello Spirito nella Chiesa
invece che nel Libro operata da
Roma. Ma « Dio non è un Dio
clericale » (4,244): questo è il contributo della Riforma che ha
messo in luce la possibilità della
perversione ecclesiastica. « Quando lo Spirito non interviene, la
chiesa stessa, tutta la chiesa rimane carne! » (4,267). Dove invece lo Spirito è all’opera, apre
nuove possibilità. Qui luterani e
riformati possono reciprocamente avvicinarsi, ma devono superare le false alternative del XVI
secolo. Subilia non intende questi suoi tentativi di comprensione e di avvicinamento come modi di velare posizioni opposte e
inconciliabjli; egli rifiuta compromessi di politica ecclesiastica.
Per una teologia
dello Spirito Santo
Quando la Spirito chiama la
chiesa alla vita, le mura ecclesiastiche non sono più delle barriere. « I credenti devono manifestare la coscienza profetica; il Dio
di Cristo... non è un Dio di clericali e il suo Spirito non è uno
spirito di conventicola» (4,315).
Se si retrocede rispetto a questa
presa di coscienza, incombe il rischio di clericalizzare lo Spirito:
allora le questioni relative ai
ministeri e agli ordinamenti ecclesiastici diventano essenziali e
sorgono strutture necessariamente conservatrici con le loro conseguenze negative che si affondano fin nel campo politico e sociale. Nel processo storico è possibile evitare sia la assolutizzazione conservatrice del passato,
sia la canonizzazione del futuro.
« Lo Spirito non è legato a elementi fissi dell’ordinamento umano » (4,319). Gli elementi transitori della vita umana, del pensiero teologico e della prassi ecclesiastica non hanno nulla di definitivo. « L’autorità dello Spirito
non coincide con la riunione religiosa dei prelati, ma può essere riconosciuta soltanto nella sua
concordanza con l’Evangelo e con
la sua verità» (4,323). Soltanto
dov’è lo Spirito è pure la chiesa.
Essa è sottoposta al giudizio che
lo Spirito Santo, nel messaggio
dell’Antico e del Nuovo Testamento, pronuncia su tutte le soluzioni umane, quelle del passato
come quelle del futuro; lo Spirito non è neutrale e non si ritira
in un preteso cielo apolitico.
Lo Spirito rivela il doppio volto della chiesa. In quanto attento osservatore del movimento
ecumenico e del cattolicesimo
post-conciliare Subilia non si lascia trascinare da ondate d’entusiasmo. Anche il protestantesimo
cede troppo facilmente alla tentazione di sorvolare sulle questioni
che l’Evangelo pone alla chiesa
quando diventa seguace « del Dio
istituzionalizzato », anziché del
Dio dei profeti e degli apostoli
(5,25 s.). Anziché riporre la propria fiducia in Dio esso ricostruisce le contingenti strutture religiose del Tempio. Il risultato oggi è « un’agonia della chiesa di
Cristo nel mondo» (5,32). Molti
tentativi per ravvivare le comunità morte sono inadeguati e falsi, perché il male non sta nella
mancanza di attivismo, bensì in
una prospettiva errata. « Parlano
molto di tempi nuovi per il cristianesimo, ma non si tratta della novità di Cristo ; parlano
molto della liberazione dal male
costantiniano, ma non si tratta
della liberazione di Cristo; parlano molto di purificazione dai
compromessi del passato, ma
non si tratta della purificazione
di Cristo» (5,33). Ai teologi molto sicuri di sé in fatto di ecumenismo egli scrive che « Dio in un
dato momento è disgustato del
suo popolo e della mancanza di
efficacia cristiana di tutte le chiese, anche quando esse si riuniscono sul piano ecumenico. Dio potrebbe anche arricciare il naso
davanti alle loro solenni assemblee, davanti al moltiplicarsi dei
loro culti e delle loro preghiere »
Max Krumbach
(continua a pag- 10)
Le citazioni, volume e pagina, si riferiscono alle seguenti opere :
1) Cattolicesimo e presenza protestante in Italia, Torino 1965
2) L’Evangelo della contestazione,
Brescia 1971.
3) Tempo di confessione e di rivoluzione, Torino 1968.
4) I tempi di Dio, Torino 1970
5) Presenza e assenza di Dio nella
coscienza moderrìa, Torino 1976.
IL DIRITTO NELLA NOSTRA CHIESA - 2
La legge e le norme
« Mondolatria » e
« cattura » di Dio
« Mondolatria » (3,162) è la tendenza sotterranea che Subilia vede all’opera in parte della teologia attuale. Tale tendenza è per
lui una delle deviazioni in cui il
protestantesimo cede alla propria tentazione: metter l’uomo
al centro. Si parla di servizio, riconciliazione, ricostruzione, ma
questi concetti nascondono il ritorno alle pignatte di carne dell’Egitto, il volgersi cioè all’uomo e alle sue sicurezze. I cristiani s’inchinano dunque agli idoli
dell’epoca e si lasciano rinchiudere in una cattività sociologica? L’individualismo è superato,
la forza che ora incombe è il
collettivismo. Se una fede senza
etica è diventata facilmente speculazione, ora una etica senza
fede diventa vittima dei nuovi
miti del presente e finisce nel
conformismo. Ma un cristianesimo conformista non è più sale
della terra; non può impedire che
la torre di Babele prenda il posto della croce del Golgota. Tutto questo rappresenta una sfida
per i cristiani; essi devono imparare a vivere di speranza e a non
farsi fìssa dimora nel mondo.
« Una diaspora di uomini che
aspettano Dio è il contributo
più efficace alla salvezza del mondo » (3,169).
Sono parole dure, che suscitano il sospetto degli attivisti. Subilia ha mantenuto questa prospettiva nella diffìcile situazione
italiana. Di fronte a sconvolgimenti interni ed esterni egli elabora sempre più a fondo il valore delTEvangelo per i suoi contemporanei, che TEvangelo cercano sempre meno.
Il lavoro teologico ha senso
per lui quando rimane cosciente
del fatto che di Dio non possiamo disporre. Questa sua non disponibilità è in stridente contrasto con l’atteggiamento che fa
di Dio un conformista, assoggettandolo alle forze dominanti nel
pensiero e nella società. Ireneo di
Lione pensava di poter elevare
un baluardo contro queste forze, quando elaborò la formula:
« dov’è la chiesa ivi è anche lo
Spirito di Dio; e dov’è lo Spirito di Dio ivi è la chiesa ». Il carattere nascosto di Dio si perde
dietro la visibilità della chiesa;
lo Spirito Santo viene incorporato nella chiesa. Mentre nella
chiesa romana, considerata il
prolungamento del corpo di Cristo, lo Spirito Santo è istituzionalizzato e clericalizzato, la tentazione protestante è di incorporare lo Spirito nella lettera della
Scrittura (4,235). Il fondamentalismo è il corrispettivo in cam
La Chiesa vive di grazia e perciò, quando la grazia irrompe, il
tempo è annientato perché il
tempo è peccato: il « prima » ed
il « poi » sono stati introdotti dal
e con il peccato originale. Ma il
tempo umano è la « storia ». La
storia della chiesa è il tempo del
suo peccato. Se non ci fosse la
storia non ci sarebbe bisogno di
regole di comportamento: noi,
infatti, « saremmo » una sola cosa con il Cristo e non « diventeremmo » ogni giorno qualche cosa di diverso di quel che « eravamo ». Tra risurrezione e parousia
(ritorno del Cristo) si gioca il
tempo umano, cioè la storia della chiesa.
In questo tempo accadono molte cose perché la vita è un tumulto continuo, una « vis a tergo », una « libido » che ci spinge
forsennatamente a fare, a dire,
a pensare, a progettare.
Ma, per la chiesa, non può che
esserci un pro-getto, può esserci
un solo gettarsi avanti: un gettarsi verso Cristo. Ed allora quel
che dobbiamo fare dobbiamo farlo, nella chiesa, con decoro e con
ordine (Paolo, I Cor. 14,40). Altrimenti resistenza della chiesa
non avrà consistenza e finirà nella desistenza. Di ciò si rese conto già la chiesa primitiva quando constatò che Dio non conta i
giorni secondo il calendario, perciò le comunità primitive presero, a poco a poco, consistenza e
nacquero le prime norme.
Nella nostra Chiesa valdese il
Sinodo è il maggior organo legiferante. Il Sinodo progetta, fa,
disfa, qualche volta crede di profetizzare, più spesso parla, almeno in una sua parte, in una lingua che un’altra parte di esso
non intende o non ha tempo di
capire; in pratica il Sinodo si pone come un’assemblea costituente permanente con potere normativo illimitato. L'unico limite che
il Sinodo riesce ancora a percepire è il limite della « ragion di
chiesa » che la Tavola gli mette
davanti.
La Tavola rappresenta, per il
Sinodo, l’unica continuità legislativa, tanto più oggi in cui è venuta meno la dialettica tra parti
contrastanti (nel Sinodo non c’è
pluralismo, ma una facile tendenza al qualunquismo).
Ma ciò che la Tavola rappresenta per il Sinodo è una stortura, perché la Tavola, quale esecutivo, rappresenta il « tempo
della chiesa », quindi il peccato
che deve essere perdonato e mai
e poi mal la Tavola può essere
considerata come un momento
di grazia. La Tavola sarebbe un
momento di grazia solo se vivesse fuori del tempo, ma allora dovrebbe abdicare alla sua funzione esecutiva e tradirebbe il fine
per cui è stata nominata.
Valga il seguente esempio: la
Tavola dovrebbe avere come fine
solo quello di portare le singole
comunità alTautonomia; deve fare opera missionaria onde i gruppi di credenti, le opere, i centri
si rendano autonomi. Solo in
questa prospettiva la Tavola potrebbe produrre norme per regolamentare la predicazione, l’opera di evangelizzazione, il formarsi delle comunità, ecc., ecc. Invece sembra che il Sinodo dimentichi la natura strumentale delle
norme e le consideri come leggi
della chiesa. Infatti il Sinodo ha
tendenza a trasformare quelli che
dovrebbero essere solo normali
mezzi operativi della Tavola in
ordini del giorno, cioè in leg^
vincolanti per la chiesa con il risultato che anziché essere propulsori questi ordini del giorno
sono solo sanzionatori di decisioni già prese o in pectore (dall’esecutivo). Ciò perché la Tavola vuol fare avvallare dalTaut(>
rità sinodale determinate decisioni, sia per uscire da una « impasse », sia per caricare la sua
decisione di maggior autorità.
Esempio: la « ragion di chiesa »
(non dell’Evangelo) esige che si
violi la norma sull’operaio in
missione; ebbene la Tavola (alla
quale sarebbe permesso di trovare una soluzione peccaminosa)
scarica il problema sul Sinodo il
quale fa della deroga una norma,
in nome dello Spirito che deve
prevalere sulla legge. In realtà
non si tratta di Spirito, ma, più
modestamente, di ordine nella
chiesa, cui si riferisce Paolo nella già citata epistola ai Corinzi.
Se scomodassimo meno lo Spirito (invocandolo poco) ci accorgeremmo di più che non si tratta altro che di legge e di norme,
magari fino alla prassi (che è pur
sempre una norma) del « ciascuno a suo modo » e « a ciascuno
come gli fa comodo ».
C’è, nella chiesa valdese, molta
confusione tra legge e norme per
cui ogni membro di chiesa (e
quindi ogni membro del sinodo)
quando pensa al diritto nella
chiesa, parla solo di regolamenti
e con fastidio, dimenticando che
i famigerati regolamenti (dei
quali è bene avere un concetto
relativo perché hanno solo valore regolamentare) non sono che
una parte dell’insieme del diritto
della chiesa, diritto che comprende anche (per non ricordare che
le dimenticanze più macroscopiche) la Costituzione e la Confessione di fede e, in un certo senso, anche il Vangelo. Se ciascuno
di noi o degli interessati si ricordasse che le norme (i cosiddetti
regolarnenti) sono frutti di un
tempo corrotto (ma corrotto non
perché ci sono gli scandali e c’è
la questione morale, ma perché
vivere è peccare) mentre Costituzione e Confessione di fede e
certe altre norme, che vedremo
a suo tempo, sono tentativi di
cristallizzare il tempo (peccato)
nelTetemità (grazia), molte questioni cambierebbero aspetto. La
Tavola governerebbe senza farsi
continuamente coprire dal Sinodo (in una specie di abuso di decreti-legge alla rovescia), gli operai della chiesa interessati si renderebbero maggiormente conto
che non nel radicarsi nel tempo
« sono », cioè realizzano se stessi, ma « sono » nella misura in
cui non fanno storia (di se stessi) ed il Sinodo riscoprirebbe la
dialettica tra la legge (dimensione temporale della grazia) e la
norma (pretesa di autoeternizzazione del peccato), dialettica che
è venuta meno da quando, per
troppo voler fare (e quindi sintetizzare sul piano operativo) la
chiesa ha progressivamente dimenticato il senso o i sensi del
suo fare (e quindi le analisi delle antitesi sul piano del pensare). Il Sinodo dovrebbe essere il
momento legislativo della predicazione di Gesù Cristo; il rnomento in cui Dio mette ordine
nel suo operare. Il Sinodo, invece, corre il rischio di disperdersi
nei momenti meramente regolamentari che rappresentano una
confusa immagine dei piani di
Dio. Ma Dio non è un Dio di confusione, ma di pace e non c’è pace senza ordine. La legge nella
chiesa è resurrezione di norme
di comportamento che il tempo
tende a caducare volta per volta.
In questo senso la legge è tipologia della Grazia.
Roberto .louvenal
5
23 ottobre 1981
INTERVISTA AL PASTORE MARIO AFFUSO DELLA CHIESA APOSTOLICA ITALIANA DI FIRENZE-PRATO
In comunione con una chiesa carismatica
La piccola ma attiva chiesa apostolica di Firenze/Prato, pur mantenendo la propria autonomia, riconosce la validità
della tradizione valdese e metodista ed entra in un rapporto di comunione piena ed operativa con le nostre chiese
Con l’assenso da parte del Sinodo 1981 la convenzione tra la
Chiesa Apostolica di Firenze Prato (CAI/PP) e la Tavola Valdese
è diventata realtà operativa. In altre parole, a partire da quest’anno
la Chiesa di Firenze/Prato entra in rapporto di comunione piena
ed effettiva con le chiese valdesi e metodiste. Come abbiamo già
precedentemente segnalato (vedi Eco-Luce ll/9/’81) Tinserimento
di questa chiesa nella giurisdizione sinodale è stata accolta con
gioia. La Chiesa Apostolica Firenze/Prato pur conffuendo nel Sinodo conserva la propria identità denominazionale e la propria
autonomia finanziaria. Per approfondire tutta la questione e finalmente presentare ai lettori realtà e prospettive della Chiesa di Firenze/Prato riportiamo in questa pagina il testo di una nostra intervista all’attuale conduttore di questa comunità: il pastore Mario
Affuso.
Impressioni
sul Sinodo
— Innanzitutto vorremmo cominciare con alcune tue rapide
impressioni sui lavori dell’ultimo
Sinodo...
— Già altre volte ho avuto occasione di essere presente in Sinodo, ma quest’anno per la prima volta ho potuto seguire con
maggiore partecipazione i lavori. Certo, una cosa è — come è
stato nel mio caso — ’rappresentare ufficialmente’ una struttura
denominazionale, altra cosa è, invece, l’essere espressione e voce
di una chiesa che coralmente sa
di essere rappresentata ed in un
momento in cui si dispone ad
una piena cooperazione interecclesiale come prevede la ’convenzione’ approvata. Aggiungo
che in ogni mia visita al Sinodo
sono stato sempre fortemente
impressionato dal profondo rispetto che si ha per l’altro, dall’interesse con cui ci si ascolta,
e dal dibattito che esalta la diversità come possibilità di comunione, oltre che di confronto.
Tutto questo, secondo me, fa del
Sinodo uno strumento efficace
per una fondata comunione tra
le chiese che ne fanno parte.
La convenzione
— A tuo avviso il dibattito sinodale riguardo alla convenzione tra Tavola Valdese e Chiesa
Apostolica di Firenze/Prato è
stato esauriente?
— La discussione svoltasi in
merito alla ’convenzione TVCAI''FP’ è stata interessante ed
articolata. Pur rimanendo privi
Le attività
— Membri effettivi e comunicanti: 31.
— Si prevede una seduta
battesimale non molto
in là nel tempo.
— Riunioni di culto:
Firenze :
Domenica, h 10, culto
con S. Cena; sabato,
h 17.30, riun. giovanile;
venerdì, (il secondo di
ogni mese): istruzione
carismatica.
Prato ;
Mercoledì, h 20.30, studio biblico-dottrinale.
Siena, unitamente alla
locale chiesa valdese,
domenica, h 16, past.
L. Santini ; giovedì, h 21,
past. M. Affuso.
Arezzo :
Domenica, h 9.30; venerdì, h 17.
— Gruppo di studio con
studenti iscritti alla Facoltà Valdese di Teologia.
— Consiglio di Chiesa costituito dal pastore e
da altri sette membri.
— Pastore; Mario Affuso,
Via Vespucci, 3/19, 50047
Prato (tei. 0574/42024).
— Da qualche tempo è iniziato un lavoro di evangelizzazione nel noto rione di Firenze « L’Isolotto ».
— Foglio mensile di informazione ; « Fedeltà apostolica ».
legiato per forza di cose l’aspetto giuridico, sono stati vagliati
i vari risvolti teologici e spirituali della ’convenzione’. Mi rendo ben conto che questo dibattito sinodale, che per altro si è
articolato tra un pomeriggio ed
una mattinata (e non è poco nell’economia del tempo a disposizione), non è che l’inizio di un
’dialogo’ che non può non continuare sui diversi temi teologici
espressamente formulati ed indirettamente emersi nel corso del
dibattito stesso.
Le reazioni
della comunità
— Tornato a casa quali impressioni hai raccolto all’interno
della comunità in cui lavori?
— Domenica 13 settembre la
Chiesa Apostolica Italiana di Firenze/Prato ha dedicato la riunione all’ascolto di una relazione informativa su quella parte
dei lavori sinodali attinenti la
’convenzione’. Sono due le sensazioni che ho personalmente ricavato : la comunità ha percepito
con gioia il fatto d’essere stata
ascoltata non solo, ma di essere
considerata, nonostante la sua
esiguità numerica, una chiesa interlocutrice alla pari di altre ben
più robuste sia per consistenza
numerica che per tradizioni storiche. Particolare interesse ha
suscitato in tutti quanto ha detto
il Moderatore a proposito della
« centralità deH’assemhlea sinodale » e dell’« unità (nel dialogo)
delle sue componenti diversificate » (cfr. La Luce, 4.IX.’81, p. 4).
La seconda sensazione è relativa all’impegno nuovo con cui la
comunità sente di dover affrontare la sua azione di evangelizzazione e di testimonianza. E non
si tratta solo di un impegno operativo, ma anche di ricerca e di
documentazione per un dialogo
proficuo, per essere una voce assonante tra le altre e soprattutto con le altre nella coralità ecumenica in Italia.
Caratteristiche
teologiche della
Chiesa Apostolica
— Potresti riassumere le caratteristiche salienti, diciamo
meglio la specificità teologica
della Chiesa Apostolica Italiana?
— Diciamo subito che si tratta di una chiesa pentecostale/
carismatica, anche se sull’uso e
sull’accezione di questi termini
oggi v’è una grossa confusione.
Ma senza voler limitare o restringere la nostra posizione dottrinale o il senso della nostra
ragion d’essere come chiesa ad
alcuni momenti empirici che potrebbero apparire privilegiati
(quali l’esperienza del ’battesimo
nello Spirito santo’, l’attività carismatica, ecc.), noi crediamo di
dover estendere il nostro interesse teologico, vuoi sul piano
della ricerca che su quello della
prassi, a tutti quegli aspetti di
fede che impegnano il credente
in quanto tale nella storia. Naturalmente, almeno per quel che
possiamo prevedere per il futuro
più immediato, ci sentiremo piuttosto impegnati a chiarire e, diciamo pure, a verificare ciò che
rappresenta il nostro specifico
dottrinale ; ci soffermeremo, cioè,
anche se non esclusivamente, sul
terreno ’pneumatologico’, della
azione dello Spirito santo nella
vita della Chiesa. Sono molte e
non immotivate le riserve che in
campo teologico si nutrono verso
alcune esperienze di tipo pentecostale (la cosa è emersa evidente anche recentemente a ’La Mendola’). Ciò è dovuto, secondo me,
al fatto che è sempre mancata,
e manca tuttora, una chiara prospettiva teologica entro cui collocare certi ’fatti’ che, ed è il caso di dirlo, vengono visti da una
sponda e vissuti dall’altra solo
per quel che di fenomenico li impone all’attenzione o all’interesse di tutti. Credo e crediamo che
sia giunto il momento di iniziare un dialogo serio anche su queste tematiche, che fino ad ora pare abbiano appena interessato
gli studiosi di sociologia religiosa, ma hanno lasciato indifferenti teologi e biblisti. Vorremo
poter dire — e non mancheranno le sedi opportune per farlo —
che ’carismatico’, per es., non è
necessariamente sinonimo di
’conservatorismo’, di ’reazione’ o
di ’restaurazione’, come di solito
putroppo avviene nella prassi di
molti gruppi. Per noi il discorso
dell’apostolo Paolo fu un discorso senza ombra di dubbio innovatore e liberante ! Avremo occasione di riparlarne.
Firenze e Prato:
due comunità?
— La Chiesa Apostolica di Firenze/Prato ; si tratta quindi di
due comunità distinte, come sono strutturate?
— E’ una comunità che definiamo ’congiunta’ perché costituita
da due gruppi: uno residente a
Firenze e l’altro residente a Prato. Sono due gruppi che operano
congiuntamente, sostenendosi nel
comune impegno di testimonianza e considerandosi, perciò, comunità unica.
Siamo riconoscenti al Signore
per averci fin qui sostenuto con
la sua azione di grazia. Stiamo
uscendo fuori da un lungo tunnel di sofferenza. Occorre che gli
occhi si abituino alla nuova luce
e nel contempo si prenda coscienza delle nuove dimensioni
operative che ci si dischiudono
dinanzi.
L’elemento giovanile predomina, ma sussiste una buona osmosi tra i diversi livelli generazionali.
Esiste un ’consiglio’, per ora
ancora provvisorio, costituito dal
pastore, da due sorelle ’diaconi’
preposte alla cura del servizio
amministrativo, dai responsabili
dei diversi settori (giovanile,
femminile, ecc.) nominati anno
per anno.
Il diario settimanale di attività
prevede un culto domenicale con
Santa Cena, la riunione di studio
biblico, una riunione giovanile
ed infine, almeno una volta ogni
mese, una riunione di ’istruzione
carismatica’ (o di ’teologia carismatica’).
Alla comunità di Firenze/Prato
si ricollega un interessante lavoro che viene svolto con estrema
regolarità nelle città di Arezzo
e di Siena. Si tratta di un lavoro
di evangelizzazione che sta divenendo più promettente alla luce
dei nuovi rapporti con la Tavola
e con le chiese valdometodiste
del circuito competente. Sono in
collegamento con la nostra chiesa anche tre gruppi di credenti
italiani in Inghilterra.
Alcuni membri della comunità, con il pastore Affuso (al centro),
dopo una riunione a Prato. (foto Marco Brachi)
L’atto del Sinodo ’81
Il Sino<lo. udito il parere della CdE;
preso atto del testo della Convenzione
tra la Chiesa Apostolica Italiana di
Firenze c Prato e la Tavola Valdese,
nonché del contenuto della relativa dichiarazione bilaterale; informato che
detta convenzione è stata approvata
dalPAssemblea della CAI/FP in data
28/6/1981 e ratificata dalla TV in data 31 lufflio 1981 e dairOPCEMl in
data 2 agosto 1981, la approva accogliendo con gioia la richiesta dell’inserimento di quella chiesa nella giurisdizione sinotlale ai sensi delPart. 8 di
RO 4. (Art. 23).
La situazione
sociale
— In quale contesto si trova
ad operare la vostra Chiesa?
— Se la realtà fiorentina è
piuttosto nota per le chiese che
già vi operano da anni, non lo
stesso si può dire di Prato. Ebbene, non si tratta di ripetere un
ormai monotono ritornello, ma
devo dire che ’evangelizzare’ a
Prato è difficile. Senz’altro vorremo semmai presentare in futuro Un breve servizio sulla evangelizzazione in questa città, ma
sin da ora possiamo dire che in
questa ’città-fabbrica’ — come
spesso la si vede — occorre fare
i conti con una dominante che
totalitariamente assorbe ogni interesse e tutta la persona : il lavoro.
Il problema sta nel fatto che
si tratta di una concezione del
’lavoro’ non adeguatamente finalizzata e quindi di un ’lavoro’ che
non sfocia in sbocchi culturali
utili alla crescita della persona
umana. Poiché l’evangelo si propone la liberazione dell’uomo, ecco che il Signore dell’Evangelo
trova qui un contraltare eretto
al dlo-lavoro, e lavoro non per
l’uomo, come s’è detto, ma per
il denaro, il ’dio nostro che sei
in terra’ (Jacques Ellul).
Non mancano altre conseguenti contraddizioni ; si vota a sinistra, ma con mentalità borghese; marxismo e comunismo convivono bene insieme. Direi che
ci si trova di fronte ad un caso
di strabismo ideologico divergente. V’è da sperare in un’evangelizzazione che svolga funzione...
ortottica.
In Prato esistono alcune altre
comunità evangeliche, ma oltre
al fatto d’essere costituite preminentemente da immigrati, sono comunità poco proiettate verso il reale tessuto socio-economico di questa città peraltro tanto originale per diversi aspetti.
Evangelizzazione
sì, ma come?
— Hai parlato di evangelizzazione, ma in quale prospettiva?
— Come Chiesa Apostolica Italiana intendiamo impostare un
lavoro di evangelizzazione che
non si risolva nel proporre una
adesione alla predicazione evangelica, ma che, non trascurando
questo aspetto anch’esso rilevante, punti alla formazione di una
comunità che ben fondata sull’Evangelo sappia essere lievito
nella società pratese. Ancor più
si potrà vedere sviluppato questo lavoro dal momento che lo
si condurrà insieme, cioè unitamente ai fratelli valdesi-metodisti residenti ed a quanti altri vorranno da Firenze o da altrove
sostenerci con il loro apporto di
parola e di pensiero, il che è già
cominciato ad avvenire.
Giovani predicatori
— Un ultimo interrogativo:
nella vostra comunità qualcuno
si sta preparando per il compito
della predicazione?
— Da tempo due giovani coniugi (Magni Franco e Ballotti
Luciana) sono iscritti al corso
di diploma di cultura protestante presso la Facoltà Valdese di
Teologia di Roma. Quest’anno
altri due giovani, si tratta di
un’altra coppia (Brachi Marco e
Trebbi Laura), si iscriveranno
anch’essi al corso di diploma
presso la Facoltà. Sono credenti
che avendo fatta propria una
chiara vocazione al ministero intendono prepararsi adeguatamente all’impegnativo compito che li
attende. Ci si riunisce a studiare
come ’gruppo teologico’ dalle 21
alle 23 una o due volte ogni settimana. Le lezioni sono aperte a
quanti vogliono assistervi come
uditori. Questo ’gruppo teologico’ già comincia a svolgere una
sua funzione portante in seno
alla comunità.
Pagina a cura di G. Platone
Le tappe
23.IX.1979
I membri delle comunità di Firenze, Prato, Arezzo e Siena si costituiscono
come ’Chiesa Apostolica
Italiana’.
23.XII.1979
Impostazione dei bilanci: consuntivo e di previsione.
13.VII.1980
Prima assemblea annuale della ’Chiesa Apostolica
Italiana’. Si definisce, tra
l’altro, una linea operativa
aperta alla collaborazione
con le altre Chiese evangeliche aderendo, tra l’altro,
alla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia.
16.XI.1980
La Chiesa riunita in assemblea straordinaria approva la stesura definitiva
del proprio ordinamento.
23.VI.1981
Le commissioni rispettivamente della Tavola Valdese e della Chiesa Apostolica Italiana perfezionano il testo di una convenzione volta a realizzare una
piena comunione operativa.
28.VI.1981
Seconda Assemblea annuale della Chiesa Apostolica Italiana: viene approvata la ’convenzione’.
2-7.VIII.1981
Il Sinodo delle Chiese
Valdesi e Metodiste approva la ’convenzione’.
25.X.1981
Convocazione della assemblea del X Circuito con
la partecipazione per la
prima volta di rappresentanti della Chiesa Apostolica Italiana di Firenze/
Prato.
6
23 ottobre 1981
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Troppi
pastori ?
Del corso tenuto a Torre Pellice dal prof. Hans Ruedi Weber
già si è detto sul nostro giornale;
vorrei rendere partecipi i lettori
di una riflessione che si è imposta alla mia mente in una mattinata durante l’incontro. Weber
stava svolgendo il suo corso ed
a mo' di esempio ha fatto riferimento alla sua esperienza missionaria. In Indonesia, dove lavorò alcuni anni, ebbe la responsabilità dì una vasta zona con
l’incarico di formare le giovani
comunità che vi si erano costituite di recente. Si trattava di
una zona molto vasta, formata di
parecchie isole, una sorta di arcipelago, con 30.000 battezzati.
Situazione non eccezionale, questa, che ebbe modo di ritrovare
anche di recente in Africa dove
intere regioni vivono prive non
solo di pastori ed evangelisti ma
di semplici credenti in grado di
leggere un passo della Scrittura
e di dare una qualche spiegazione. Credenti che devono scoprire
tutto insomma, fra cui un bambino delle nostre scuole domenicali farebbe già figura di dotto.
Un teologo per 30.000 credenti,
chiese che vivono e crescono con
qualche cassetta ascoltata e riascoltata al magnetofono.
Questo era nel suo discorso un
inciso, la conclusione che ne traeva era di un eccezionale privilegio per le chiese europee ( e pfù
specificatamente le nostre chiese, visto che si trovava a Torre Pellice) riguardo alla preparazione biblica.
Io parlerei di inconcepibile privilegio. Non un teologo (e da noi
un pastore è un teologo) ogni regione ma ogni 10 km. Verrebbe
voglia di dire: « Tiriamo a sorte e
mandiamo la metà dei nostri teologi nel Terzo Mondo ». Forse
non sarebbe la soluzione desiderata da quelle chiese e non è detto che faremmo un buon lavoro
laggiù, ma che si debba acquistare una sensibilità nuova, una disponibilità maggiore questo è
poco ma sicuro.
Chiese super nutrite le nostre,
super coccolate, esigenti e bizzose come bambini viziati a cui non
va mai bene niente, che hanno
il sermone e lo studio biblico, il
catechismo e la scuola domenicale, la riunione ed il pranzo comunitario, le discussioni ed i dibattiti, la conferenza ed il bollettino, il giornale e la visita!
Ed a cui non piace lo stesso,
come i bambini a sognare la Fiesta Snack o l’ultima trovata della TV. Si ha quasi l’impressione
che occorrerebbe una dieta dimagrante in campo teologicoecclesiastico, una riduzione, un
impoverimento che permetta una
eliminazione del superfluo ed una
concen trazione sull’essenziale.
Non siamo solo paesi capitalistici di beni materiali, di ricchezze, di benessere, lo siamo anche
di beni spirituali, di bibbie, di libri, di esperienze, di stimoli, di
ricerca. Questo non significa che
siamo delle chiese più viventi,
più umane, più evangeliche, più
vicine al messaggio di Cristo!
Forse siamo meno vicine al cuore dell’evangelo (diciamo "forse”,
per prudenza, per non cadere vittima di una retorica della povertà) ma certo più ricche, più nutrite, più pingui, e come nel corpo, così nello Spirito, questo non
giova alla salute.
Suggerimenti e consigli non
mi sentirei di darne, come il benessere materiale è difficilmente
esportabile nel Terzo Mondo senza una totale ristrutturazione
della nostra società così forse lo
è l’apporto spirituale, e come possiamo fare poco, singolarmente,
perché si instauri una maggior
giustizia nel mondo, così forse
una comunità può fare ben poco
per l’intercomunione delle risorse spirituali.
Sapere in che mondo si vive e
come si vive è però possibile e
vivere la propria vita di uomini
privilegiati con cattiva coscienza
è il meno che si possa fare, ed
anche nella vita della chiesa avere questa cattiva coscienza riguardo ad altre comunità cristiane meno favorite può essere l’inizio di un ripensamento salutare.
Giorgio Tourn
MIGLIAIA DI GIOVANI E DI PACIFISTI IN PIAZZA
Manifestare per la pace
I cortei di Torino e Pinerolo smentiscono il « riflusso » dei giovani
Trentamila persone sono scese
sabato 17 ottobre per le strade
di Torino a manifestare a favore
della pace e del disarmo. È stata
una manifestazione imponente
come da tempo non si vedeva.
Il dato più sorprendente e più
positivo è stata la massiccia partecipazione degli studenti, raggruppati sotto gli striscioni delle
loro scuole, e di moltissimi
gruppi di base (Gioc, Adi, Arci),
unitamente ai lavoratori di molte
fabbriche della città ed ai partiti
della sinistra storica e non.
Mancavano i vari partiti di governo, compreso il P.S.I. (ma
erano presenti molti suoi militanti tra cui rOn. Piandrotti) e l’ufficialità della chiesa cattolica
(ma erano molti i cattolici presenti sotto i vari striscioni).
La presenza evangelica, riunita
sotto lo striscione della F.G.E.I.,
è stata significativa soprattutto
per dimostrare come i protestanti non restino insensibili di fronte a problemi di tale portata.
Da tutto ciò mi sembra che ci
sia un dato che salti subito agli
occhi e che è stato messo in rilievo dai vari oratori che hanno
parlato alla fine del corteo in
piazza Castello: uniti nella diversità. Infal.ti, seppur provenienti
da ambienti politico-culturali diversi e soprattutto rappresentanti di svariate esperienze di lotta
(da chi per la prima volta partecipa ad un corteo a chi ha fatto
il ’68; da chi ha partecipato alle
molte lotte nelle fabbriche in
questi anni ed ora è in cassa integrazione a chi ha assistito al
dissolversi del movimento studentesco), questi 30.000 hanno im
punto in comune unificatorio: la
volontà di opporsi ad una strategia di morte che sembra voler
pervadere il mondo.
Questo movimento, che in Italia sta nascendo ma che in Europa ha già ottenuto grossi risultati (si vedano i 300.000 di Bonn),
forse ha mutato certe considerazioni finora fatte :
1) Non è vero che i giovani
non si interessino più di politica
o che il patrimonio politico-culturale espresso in questi anni si
sia perso : c’è il rifiuto della partitica e della politica burocratica,
ma c’è altresìi la volontà di essere
presenti sui temi che toccano più
direttamente le problematiche
giovanili.
2) Non è vero che il movimento pacifista abbia tendenze
filo-sovietiche, in quanto pressoché la totalità di esso è convinta del reale aspetto imperialista contro la pace, l’emancipazione e lo sviluppo dei popoli dei
governi degli USA e dell’URSS
(possono esserne una prova i
molti slogans gridati sia contro
Reagan che contro Breznev: «Pershing. Omise, SS20 vogliamo la
pace in tutti i continenti »; « Dal
Portogallo alla Polonia l’Europa
non è una colonia »).
In questa luce credo sia importante che alla manifestazione
nazionale del 24 ottobre a Roma
per la pace ed il disarmo, partecipino il maggior numero di persone possibili.
Questo per dimostrare come
noi crediamo molto di più in
uno sviluppo basato sull’autodeterminazione dei popoli, sull’aiuto (non militare ma il più possibile tecnico-alimentare) ai paesi del terzo-mondo, sulla lotta alla disoccupazione più che nel veder morire di fame milioni di
persone all’anno, veder depauperizzare i paesi più poveri a favore di quelli più ricchi e soprattutto assistere alla sfrenata corsa agli armamenti che può solamente provocare sperpero di immense risorse umane e naturali
(insostituibili) e, in un secondo
tempo distruzione e morte.
Comitato di coordinamento Pinerolese
Con l’approvazione all’unanimità del documento costitutivo
(pubblicato la scorsa settimana
sull’« Eco-Luce ») è nato ufficialmente il « Comitato di coordinamento pinerolese per la pace e
il disarmo ». Alcuni gruppi, tra
cui i sindacati confederali. Agape, il Cesp, hanno già dato la
loro adesione, altri stanno per
farlo.
Una delle prime iniziative che
prenderà il comitato sarà quella
di creare un centro di documentazione, per poter soddisfare in
tal modo chi avesse bisogno di
informazioni sull’argomento e
per far nascere un gruppo di
studio.
Un’altra iniziativa che si pensa
di intraprendere è quella di una
azione nelle scuole per sensibilizzare gli studenti.
A questo proposito è da segnalare l’assemblea che si terrà al
Liceo Scientifico giovedì 29 ottobre a cui parteciperà l’avvocato Bruno Segre.
La prossima assemblea plena
ria si terrà venerdì; 30 ottobre nella sede della CGIL-CISL-UIL in
via Demo. Questa è stata scelta
come sede del comitato.
Marcia per la pace
Circa 500 persone hanno partecipato sabato scorso alla marcia per la pace, promossa da alcuni gruppi cattolici che si è svolta a Pinerolo, tra piazza Marconi e la chiesa di San Maurizio.
I partecipanti, la stragrande
maggioranza dei quali cattolici
delle varie parrocchie cittadine,
sono poi entrati nella chiesa dove hanno potuto ascoltare il vescovo di Ivrea, Luigi Bettazzi,
che è anche il presidente europeo della Pax Christi.
Bettazzi nel suo intervento ha
osservato che la lotta per la pace è un preciso impegno per i
cristiani e che essa deve prescindere da considerazioni politiche
di parte e rispondere alle esigenze di collaborazione tra i popoli.
Walter Monnet
Comunità Montana
Chisone - Germanasca
Un bilancio
da 6 miliardi
Dopo la pausa estiva, l’Assemblea dell’U.S.L. 42 si è riunita
per approvare il rendiconto del
1980 e il bilancio ’81 delle funzioni socio-assistenziali.
Il rendiconto ’80 è suddiviso
in tre settori : funzioni sanitarie,
funzioni socio-assistenziali e gestione dell’ospedale di Pra Catinai. Il primo settore, che chiude l’esercizio con una rimanenza attiva di circa 19 milioni, ha
come maggiore spesa il servizio
di guardia medica.
Più elaborata è invece la situazione del settore socio-assistenziale che ha costituito fino
ad oggi la maggiore attività dell’ente pubblico: sono aumentate
le spese per i centri d’incontro
e diminuite per l’assistenza domiciliare, che si vale di personale dell’ospedale di Pra Catinai.
Al centro d’incontro di Maniglia
(Perrero), ad esempio, saranno
destinate 685.000 lire. Sono anche
aumentate le spese per l’integrazione delle rette in istituti per
minori ed anziani. Questo settore chiude con un avanzo di 15
milioni circa.
Le cifre più rilevanti, oltre 6
miliardi, si trovano invece nel
settore ospedaliero con la gestione dell’ospedale di Pra Catinat,
che è ora in fase di ristrutturazione e potrà iniziare la sua nuova attività presumibilmente nell’estate dell’anno prossimo.
Il bilancio ’81 per le attività
socio-assistenziali vede ancora in
primo piano la spesa per l’assistenza ai minori (6 milioni in
media all’anno per ciascuno di
essi) e per la tutela materno-infantile: attualmente sul territorio deiru.S.L. vi sono diciassette
affidamenti familiari.
La prossima riunione dell’assemblea delTU.S.L. sarà quindi
dedicata al programma.
L. V.
PINEROLO: CATTOLICESIMO LOCALE
Ministeri nella chiesa: problema aperto
Alcuni anziani della Chiesa valdese di Pineroio hanno seguito i
lavori dell’assemblea diocesana
locale svoltasi nel Seminario vescovile dal 2 al 4 ottobre : questo
sia per una doverosa attenzione
a quanto avviene nelle altre confessioni cristiane, sia perché l’argomento (i ministeri nella Chiesa) è lo stesso proposto dal Sinodo alla riflessione delle nostre
chiese.
Dato l’avvicendarsi di persone, questa non sarà però una relazione ordinata, ma un succedersi di impressioni abbastanza
slegate. Il rapporto iniziale di
don Morero, basato sui risultati
di una serie di riunioni parrocchiali, è stato ampio, accurato,
coraggioso e tutt’altro che trionfalistico, ma animato dalla speranza e dal desiderio di avviare
un lavoro difficile, e tuttavia necessario.
Don Altana, del Centro diaconale di Reggio Emilia e direttore della rivista « Il diaconato in
Italia », ha introdotto il dibattito
su « la Chiesa al servizio del
mondo » e « I ministeri nella
Chiesa ». Per essere idonea al
servizio al mondo, la Chiesa deve dare spazio alla dimensione
« cellulare », o comunità ecclesiale di base, consistente nella famiglia, purché aperta ad altre
famiglie (non quella che apre il
televisore e chiude la porta).
Si cerca di dare un nuovo volto di « comunità parrocchiale
non più centralizzata, organizzativa e settoriale, ma una comunione organica di comunità ecclesiali di base ». Si può forse intravvedere in ciò un parallelo
con le nostre antiche, e attuali,
riunioni di famiglia e di quartiere. Interessante anche l’accenno.
per altro breve, all’articolazione
in « gruppi » e « movimenti ». I
movimenti, per esser fecondi, devono esser animati dall’amore
per il servizio; i gruppi di lettura biblica non devono limitarsi
all’esegesi, ma confrontare con
la Bibbia la loro vita, per contribuire alla maturazione della comunità.
Il servizio per il mondo, in vista della salvezza integrale di
ogni persona, dovrebbe esplicarsi in tre campi; annuncio della
Parola, della Liturgia (partecipata e vissuta) e delle Opere (opere di misericordia e impegni nella vita sociale per la promozione
umana). Il Vangelo ci dà l’ispirazione e il fine, ma non indicazioni, mezzi e risultati. I cristiani offrono il loro servizio : lontani da loro arrivismo e potere.
Tale vocazione al servizio comporta il dedicarsi a risolvere i
problemi connessi con la povertà. Basilare è contribuire ai processi di liberazione, evitando elargizioni paternalistiche.
La Chiesa chiamata a questi
compiti si identifica da tre contrassegni : 1 ) « essa si realizza
ovunque i credenti si uniscono
nel nome del Signore risorto » ;
2) ogni chiesa segnala la presenza del Signore nel cui nome si
riunisce, e questo segnale deve
chiamare « quelli di fuori » alla
conversione. Solo cos’ la chiesa
si rinnova e non si limita ad aggiornarsi; 3) infine il luogo dove
i credenti si trovano (chiesa
o casa) deve creare fraternità
(comunione), mettersi a disposizione di chi è nel bisogno (diaconia), comunicare l’esperienza
del Cristo (testimonianza). E’ testimonianza che colpisce quella
che viene daH'insieme di coloro
che confessano Cristo. L’azione
del credente isolato, per quanto
sincero e fervente, sarà spesso
limitata, inosservata o derisa.
La Chiesa è costruita dal Signore mediante una pluralità di
doni e quindi di ministeri. Bisogna discernerli, armonizzarli, altrimenti restano inutilizzati o
sprecati. Non dobbiamo cercare
i tappabuchi, ma modellare la
chiesa secondo i doni esistenti.
Sui caratteri del servizio e sulle sue implicazioni concrete (ciò
che chiamiamo diaconia e che
spesso si riduce all’assistenza)
l’oratore, con ricchezza di citazioni dal Nuovo Testamento, ha
duramente contrapposto i due
termini : assistenza è parola pagana e vuol dire « ti aiuto ». La
parola cri.stiana è servizio, cioè
condivisione. Abiti smessi, diecimila lire, pacco-viveri? Non ci
siamo. Gesù si è fatto schiavo
(Marco 10: 45) e uno schiavo non
possiede nulla, neppure la sua
vita. Servire significa povertà e
disponibilità, partecipazione e
condivisione.
Concludendo, l’esposizione sulla vita della Comunità di Reggio
Emilia ha rivelato un’attenta ricerca di un modo nuovo, più
vivo e più partecipe da parte dei
laici, di vivere la fede nel mondo.
Tuttavia è una ricerca con limiti precisi se da un lato si afferma che tutto il popolo di Dio
è un popolo sacerdotale, dall’altra si esclude che le donne possano amministrare atti liturgici
e si sottopone all’approvazione
del Vescovo la scelta (il « discernimento») di coloro che vengono chiamati con elezione dalla
comunità riunita in preghiera.
Su queste introduzioni si sono basati i gruppi di lavoro da
cui sono scaturite le proposte riferite la settimana scorsa. Di
questo incontro ci sono parse
importanti anche la precedente
preparazione a livello di parrocchia e la formula dell’assemblea
non riservata agli addetti ai lavori, ma aperta a tutti gli interessati, che sono intervenuti numerosi, attenti e vivaci nel dibattito.
Nell’insieme, si è trattato, per
ognuno di noi, di un’esperienza
positiva, anche se non possiamo
riconoscerci in alcune affermazioni, e per altre occorrerebbe
chiarire meglio i termini. Che significato può avere la formula
« La Chiesa generatrice di ministeri »? Non è lo Spirito che li
suscita? La Chiesa (qualunque
chiesa) non può al massimo riconoscerli e amministrarli, non
generarli e tanto meno soffocarli?
E poi, una volta convinti, come ormai siamo più o meno tutti, della molteplicità dei ministeri nella chiesa, c’è ancora molta
strada da fare per chiarire se e
quale differenza sostanziale ci sia
fra dottori della chiesa, anziani
(o presbiteri?) e diaconi, quale
fra tutti questi e gli altri credenti, anale fra l’impegno all’interno o all’esterno della chiesa. Anche fra noi evangelici le idee non
sono molto chiare, e tanto meno
uniformi, su ognuno di questi
nunti, e lo dimostra fra l’altro il
lungo dibattito in cui siamo impe.gnati sul ruolo diaconale. Possiamo crescere insieme, o almeno parallelamente, nell’affrontare allo stesso momento problemi simili.
C. Costantino - G. Fornerone
M Gay - R. Turinetto
7
23 ottobre 1981
CRONACA DELLE VALLI
A PROPOSITO DI « CULTURA VALDESE >»
Una proposta per la Società di Studi Valdesi
Una storia sociale delle valli Per un albo di esperti
Si parla molto di questi tempi
di storia e di cultura valdese
usando ora l’uno ora l'altro di
questi due termini. Quando si
parla di storia penso subito al
librone di Vinay e quando si parla di cultura penso ai libri di
T. Pons. E' da questa immagine
che partono le mie riflessioni.
Non è la sede per definire il concetto di storia e di cultura, del
resto, oltremodo difficile per t
confini da tracciare. Tuttavia si
potrebbe dire che nella storia si
cerca il filo degli avvenimenti
confrontando, contrapponendo,
ricercando e verificando minuziosamente le fonti e nella cultura
si includono le conoscenze, le
credenze, le arti, il costume e altre capacità o abitudini acquisite dall’uomo in una data società.
La mia domanda di fronte alla
immagine di poco fa è questa:
perché la storia della società contadina valdese è stata ridotta
"solo" a cultura e non rientra come soggetto sociale a piena dignità nella storia valdese? Certo,
nel libro di Vinay è descritta, citata, ma net sottofondo si preferisce seguire la storia della classe dirigente e delle famiglie che
contano di più. Un esempio per
tutti: a pag. 187 si legge: « l’apertura di un mercato di domenica
a Perosa Argentina suscitò proteste nel 1881, perché distoglieva
certi valdesi dall’ascoltar e il sermone domenicale. Anche le fabbriche nella_ medesima cittadina
erano malviste come centri di
possibile corruzione. L’incipiente
industrializzazione segnava l’inizio di una certa secolarizzazione... l’effetto di queste mutate
condizioni di vita fu una progressiva diminuzione della frequenza
ai culti ». Manca in tale analisi
la comprensione del fatto che
« le mutate condizioni di vita »
non sono state una scelta volontaristica ma sovente una necessità: l’attrazione della fabbrica e
l’abbandono del lavoro agricolo
è un processo economico e sociale che fin dall’inizio del secolo
non ha interpellato la gente delle valli. E non credo sia sufficiente osservare gli effetti del proces
so industriale solo da un punto
di vista tipicamente ecclesiastico,
senza situare la sua evoluzione
nel contesto sociale ed economico di zona e nazionale, nei suoi
aspetti positivi e negativi.
L’origine contadina delle comunità e del popolo valdese (ma
anche qui bisognerebbe tener
presenti i redditi diversi, la piccola e grande proprietà...) è certamente presente e sottolineata
nelle opere degli storici valdesi,
ma nel suo aspetto più simile
all’organizzazione e allo stile di
vita delle classi dirigenti. Il lavoro manuale ed i problemi connessi, di tutela e mutuo soccorso, di salute o di salario sono stati elusi, ieri come oggi. E quelli
di ieri rispuntano sotto forma di
cultura, di una cultura materiale
non ritenuta alla pari di un documento scritto.
Il non incontrare contemporaneamente la produzione culturale di un soggetto collettivo nel
momento in cui si esprime presuppone che tale soggetto sia ridotto, in tempi successivi, ad oggetto di studio e ricerca o diventi folclore. In altre parole si curano musei, si raccolgono arnesi, oggetti di vita quotidiana, si
ricostruiscono ambiti familiari,
ma se a tutto questo non si fa
seguire una sistemazione, una riflessione storica per coglierne
pienamente il senso nell’epoca alla quale sono datati faremo una
semplice raccolta, una collezione, un’operazione di possesso su
ciò che riteniamo essere nostro,
ma non avremo scritto una pagina di storia che ancora manca e
non può essere lasciata “solo"
alla cultura.
Fra la storia di Vinay e la storia di T. Pons c’è un ponte da
gettare, una storia delle comunità contadine e del popolo valdese fotografato nei suoi aspetti
contradditori, secolarizzati da un
lato e dall’altro come un soggetto con n-iovimenti propri, ruotante non soltanto attorno alla chiesa, sepnur con la sua specificità,
l’essere valdese appunto. Non
credo, a questo proposito, che le
valli valdesi siano uguali alle vai
Il prezzo della mensa
Nella sala riunioni del Municipio si è svolta, venerdì 9/10, una
assemblea tra l’Amministrazione
comunale ed i genitori dei bambini della scuola materna statale
di Miradolo. Questa riunione, sollecitata dagli stessi genitori, è
stata indetta per affrontare il
problema « mensa », in quanto
l’anno scorso il servizio centralizzato a S. Secondo aveva dato
parecchi problemi di cottura dei
cibi, per cui gli stessi bambini
lamentavano spesso seri disturbi
intestinali. Ai genitori pare inoltre alto il prezzo richiesto, 1400
lire a pasto, contro una media
di 800 - 1.000 lire dei comuni limitrofi.
La relazione consuntiva e preventiva è stata svolta dal Sindaco, il quale, con dovizia di par
ticolari, ha difeso la scelta della
amministrazione sia per quanto
riguarda la cucina, sia il prezzo.
Al termine si è passati al dibattito molto ricco di interventi; i
genitori contestavano tali scelte,
sostenendo la possibilità reale di
trovare soluzioni alternative. Dopo oltre due ore di dibattito la
Amministrazione, nella persona
del Sindaco e dell’Assessore alla
P.I., ritenendo accettabili le richieste dei genitori, si è impegnata ad impiantare una cucina
nell’asilo di Miradolo per ovviare agli inconvenienti sopra citati.
Ed inoltre il Sindaco si è impegnato a riconvocare un’assemblea entro 15 giorni per verificare quanto fatto e concordare assieme la gestione della mensa.
M. S.
Doni Asilo San Giovanni
MESE DI SETTEMBRE 1981
L. 2.000: Danna Virginia.
L. 10.000: Fona Osvaldo, ricordando
la sua cara Paolina; Malan Virginia ricordando i SUOI cari; Unione Fem. di
Lus. S. G., in mem. di Margherita Revei; Visentin Maria, in mem. del marito
(osp. Asilo); Bertin Stefano, per rinnovo cucina (osp. Asilo); Grill Paimira, in mem. del mairito Gaydou Guido;
Maffeo Angelo, per rinnovo cucina
(osp. Asilo); Varese iolanda (Torino);
Rina Bertin, in mem. di Pina Romano.
L. 20.000: Cagliano Angelo e Maria;
Anita e Geraldo Mathieu, in mem. di
Di Pillo Elena: Lidia Gay, con riconoscenza (osp. Asilo); Grill Bonjour Ester;
Fornerone Paolo, riconoscente; Citernesi
Paola (Torino); Chiesa Evangelica Valdese di Susa.
L. 25.000: Bertin Rina, in mem. di
Irene e Edilio Fornerone; idem, in
mem, di Anita e Enrico Bastia.
L. 30.000: Lina Marrel-ReveI (Svizzera); Alilo Ayassot Emilia, in mem. di
Elena Di Pillo (Roma).
L. 36.000: Miglino Elvira.
L. 50.000: Iolanda, Dario e Franco
Varese, in mem, di Mariuccia Decker;
Liliana e Maria Pennington de Jongh;
Bianca e Lina Bertea; Ing. Chiabrando,
per ristrutturazione cucina (Pinerolo);
Leontina Odin, in mem. del marito; Mery Lidia Alessio, in ricordo 20.9.1950,
(Genova).
L. 55,000: Tron Adele ved. Ribet (Torino).
L. 73.600: Chiesa di Waldorf (Germania) .
L. 100.000: Margiuli Pierre (Torino);
Dina Jalla Gobello, in mem. dei genitori, per ristrutturazione cucina.
li cattoliche adiacenti. Economicamente sì, anche se sarebbe opportuno verificare il rapporto fra
risorse economiche e modi e
tempi della loro utilizzazione.
Per quanto riguarda l’aspetto
culturale, nelle valli valdesi esso
è stato improntato dallo stile valdese (si pensi alla lunga tradizione del teatro, delle scuole...).
In tutte le valli occitane, inoltre,
si trovano personalità contadine
ingegnose ed inventrici ma là i
gruppi occitani ne diventano il
polo di riferimento, nelle valli
valdesi non ci sono questi gruppi bensì è la chiesa valdese ad
esserne investita come prima interlocutrice, e non solo perché
ha musei e scuole Beckwith.
E’ ancora da misurare quanto
l’identità valdese abbia contato o
conti perché la storia delle mentalità è ancora da scrivere. Certo
è che gli uomini e le donne regolano il loro comportamento
non solo sulla professione e la
condizione economica, ma sulla
immagine che se ne fanno e che
non è mai lo specchio fedele, perché deformato da aspettative, bisogni, desideri.
Si aprono, dunque, per la storia valdese i canali di studio tipici di tutta la ricerca storica ed
il lavoro di sintesi è sempre più
difficile, anche per gli storici che
Cercano di delimitare l’oggetto
di studio. Per questo motivo non
è più compito di uno solo, ma un
compito di gruppo, di una équipe
che segue specializzazioni diverse. Perché non chiedere a giovani e vecchi, valdesi e non, a storici di professione e del tempo
libero di impegnarsi?
Bruna Peyrot
(...) Come insegnante di storia
e filosofia in un liceo torinese mi
capita tutti gli anni non solo di
fare riferimenti alle vicende del
Valdismo, soprattutto medievale,
ma di dare ampio spazio ai problemi della Riforma, rilevando in
proposito senz’altro motivi di
interesse e tuttavia pure (né c’è
da stupirsi in un paese di tradizione controriformista) resistenza diffusa di luoghi comuni, imprecisioni e talvolta di veri e propri equivoci e deformazioni. Non
di rado allora mi è stato utile, a
parte ciò che potevamo dire io o
il mio collega di religione fortunatamente disponibile, invitare a
scuola in qualità di esperti dei
pastori che si sono validamente
prestati specie al chiarimento di
questioni teologiche.
Il problema è appunto questo.
Credo che possano e debbano aumentare le richieste delle scuole
italiane — e non certo nel quadro
di un insegnamento religioso che
vorremmo veder espunto dal curriculum delle lezioni — in merito
alla Riforma e alla realtà evangelica anche attuale nelle sue diverse componenti; che la scuola
sia il luogo più adatto per l’informazione e il dibattito impegnanti i giovani senza preconcetti
e chiusure dottrinali, quindi a
serio e formativo livello critico;
che, d’altra parte, non solo 1 pastori delle varie denominazioni,
già abbastanza oberati in molti
campi, vadano proficuamente interpellati per tali esigenze.
Credo allora che non pochi soci della Società di Studi Valdesi,
nelle località in cui operano, possano farsi carico delle richieste
di intervento scolastico; e che
più in generale la S.S.V., pur nei
limiti quantitativi delle sue forze, possa predisporre un piccolo piano rendendosi anche ufficialmente disponibile presso le
autorità scolastiche almeno di
qualche città e provincia per fornire esperti sui temi del Valdismo e Metodismo e della Riforma in Italia, in Europa e nel
mondo, alle scuole medie o superiori che lo richiedano.
Non mi pare che una simile
incombenza esuli dai compiti
istituzionali della S.S.V. e neanche dai possibili impegni e dalla
preparazione specifica di una
parte cospicua dei suoi aderenti; sarebbe oltretutto un modo,
certo foriero di validi sviluppi,
per la S.S.V. di uscire dall’ambito usuale della sua attività e dal
livello altamente specialistico del
suo Bollettino, affrontando i
compiti di una seria — e in Italia quanto mai opportuna — divulgazione dei valori culturali e
sociali, etici e religiosi, della Riforma.
L’istanza mi sembra reale. Si
tratta forse di una proposta irrealizzabile? „ ,
Carlo Ottino
3« CIRCUITO
L’Assemblea di Circuito
è convocata per domenica
25 ottobre alle ore 14.30
nella sala di Ferrerò.
Ordine del giorno;
— Elezione del Consiglio
di Circuito;
— Programma comune
1981-1982.
Il Consiglio di Circuito
TORRE PELLICE
Evangelizzare è possibile
SAN SECONDO
Con la lettura di Efesini II,
18-19, seguita da un momento di
raccoglimento, il 5 ottobre si è
aperto il primo incontro del
Gruppo evangelizzazione che ha
valutato in presenza del Pastore
le attività estive e ha prospettato un programma per l’autunnoinverno.
Dalla spinta venuta dal Sinodo
1979 sull’evangelizzazione, l’Assemblea di Torre Pellice nella
primavera ’80 approvava un o.d.g.
che conteneva una serie di proposte per la promozione di iniziative evangelistiche.
Per dare corpo alle linee di lavoro era necessario costituire
un gruppo che assumesse il compito di coordinare le varie proposte e di fare partecipe la Comunità dell’evangelizzazione che,
come dice il pastore Paolo Ricca, « è il mestiere della Chiesa e
se essa dimentica questa missione non è più Chiesa ». Il progetto
non è rimasto solo sulla carta,
né è stato archiviato. Si è concretizzato con una presenza nelle
manifestazioni ecclesiastiche e
laiche mediante la vendita di libri e del Vangelo interconfessionale; con visite a gruppi familiari
come premessa per lo scambio
di opinioni sul tema deH’evangelizzazione nelle riunioni quartierali; con la partecipazione a collettivi ecumenici e con iniziative
esterne coinvolgendo altri membri di Chiesa.
Ampio spazio ci è stato riservato questa estate per la vendita
di libri al raduno dei Partigiani
a Montoso, alla festa dell’Unità a
Torre Pellice, alta serata del Si
nodo a Luserna S. Giovanni, al
convegno dei Coltivatori Diretti
a Pra del Torno e, infine, a Pragiassaut. Molti i libri venduti.
Stupiti come i testi su « Fede e
politica » siano ancora largamente richiesti. Qualcuno ha detto;
« se questi libri fossero rimasti
in deposito non sarebbero stati
acquistati », ha poi aggiunto;
« non è importante la vendita,
quanto la circolazione delle idee
e del pensiero protestante ».
Un grosso lavoro è stato quello
della preparazione della « Giornata dell’Eco delle Valli ». Apprezzata la collaborazione ricevuta da alcune decine di fratelli e
sorelle della nostra comunità.
Buono il rilancio del giornale a
Torre Pellice, ma non ancora sufficiente.
L’impegno per la pace, la partecipazione attiva ai collettivi ecumenici, la diffusione dell’« Eco »
fra i membri di Chiesa in collaborazione con la redazione del
giornale e la preparazione e distribuzione agli studenti evangelici dell’ultimo anno delle Scuole
superiori di un dossier con articoli sulTimportanza della nostra
Facoltà di teologia sono i punti
principali sui quali si dovrebbe
basare la prossima attività. Il
programma sarà presentato al
Concistoro, in attuazione ad im
suo preciso suggerimento, onde
ne assuma le direttive del caso
per il suo inserimento nel più
ampio lavoro che attende la Comunità nel suo nuovo anno ecclesiastico.
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8
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CRONACA DELLE VALLI
23 ottobre 1981
INCONTRO CON HANS RUEDI WEBER
CONFERENZA A PINEROLO
Studiare la Bibbia insieme
L’ecumenismo oggi
Dobbiamo ai valdesi rioplatensi, in particolare al gruppo
che dirige il Centro Emmanuel,
l'idea di utilizzare i doni di Hans
Ruedi Weber per la formazione
dei membri delle nostre chiese.
L’invito a Weber a venire in Italia fu infatti rivolto in Uruguay
nel 1978, in seguito a due corsi
che egli tenne a Colonia Vaidense e a Montevideo in quell'anno,
e che tra l’altro dettero a un
principiante come me non pochi
stimoli e non poche idee per i
corsi di formazione che tenni a
mia volta per 5 mesi nelle Chiese evangeliche del Rio de la Piata.
Tuttavia l’effetto straordinario
che ebbi occasione di constatare
allora ha rischiato di non ripetersi, e si è ripetuto soltanto in parte a Torre Pellice. I motivi sono
due: in primo luogo il periodo
è stato forzatamente più breve;
un corso di Weber si svolge normalmente per tutta una settimana; noi abbiamo dovuto concentrarlo in tre sere e due pomeriggi; in secondo luogo il successo
di partecipazione (75 presenti la
prima sera invece dei 40 previsti), che per un lato non poteva
che rallegrare, ha costretto l’animatore a un non facile sforzo di
adattamento. Certamente la gioia
per la grande partecipazione deve dominare ogni altra considerazione, tuttavia, dal punto di vista strettamente tecnico, un « laboratorio » in cui si tratta di
sperimentare diverse forme di
approccio al testo biblico, con la
partecipazione attiva di tutti,
funziona al meglio con un gruppo che stia tra le 25 e le 40 persone.
Con tutta la persona
Ma in che cosa consistono
questi metodi di studio biblico?
Weber non ha inventato dei metodi nuovi. Egli ripete spesso ai
partecipanti ai suoi corsi: « Non
sono uno specialista, sono uno
studente con voi ». E non c’è in
questa affermazione della falsa
modestia, essa corrisponde all’atteggiamento in cui Weber ci invita a porci di fronte al testo biblico: un atteggiamento di ricerca. Ma la ricerca non si fa soltanto con l’indagine intellettuale,
con il procedimento critico-analitico. Di fronte al messaggio di
un testo profetico, di un salmo,
di un racconto evangelico, sarebbe una deformazione reagire soltanto con l’intelletto; la Bibbia
parla a tutta la persona. Weber
non inventa dei metodi fine a
se stessi, ma cerca di utilizzare
degli sti-umenti che possono venire dalla psicologia, dall’arte,
dalla letteratura, per un approccio non intellettualistico al testo
biblieo.
Facciamo un esempio. Gesù e
i bambini: quante interpretazioni sono state date di un testo come Marco 10: 13-16, « lasciate i
fanciulli venire a me ». Weber
inquadra brevemente il testo e
i suoi problemi, poi si mette a
raccontare una storia: una eomunità cristiana del primo secolo a Roma si mette a discutere questo testo; c’è il predicatore, una donna anziana di nome
Alice, un cristiano di origine giudaica, uno schiavo colto e altri
schiavi illetterati, c’è anche un
seguace del culto di Mitra capitato lì per easo.
Una storia edifieante sui primi cristiani? No; un vero e pro
prio studio biblico, in cui le varie interpretazioni, le notizie storiche utili per la comprensione
del testo, sono invece che esposte scolasticamente, rappresentate nelle storie personali, nei
sentimenti, nei eontrasti fra i
protagonisti. Alla fine una discussione sull’atteggiamento dei vari
personaggi permette un accostamento molto vivo al testo nella
sua portata concreta.
Bruno Rostagno
Alcune impressioni
Sul corso tenuto a Torre Pellice da Hans Ruedi Weber abbiamo chiesto ad una partecipante.
Laura Bounous Mariotti, di dirci le sue impressioni.
— Oltre all’episodio di Gesù
con i baipbini, su quali testi vi
siete soffèrmati?
— L’intero corso era centrato
sui capitoli 9-11 delTEvangelo di
Marco, e cioè una parte del programma di quest’anno della scuola domeni,iale. In particolare abbiamo centrato la nostra attenzione, oltre all’episodio ricordato, sulla Trasfigurazione e sull’atteggiamento di Gesù nei confronti del potere politico.
— E come avete letto il racconto della Trasfigurazione?
— Siamo stati condotti a rivivere dentro di noi, in meditazione, l’episodio stesso della Trasfigurazione, con l’aiuto della voce
narrante di Weber e, a tratti, di
un sottofondo musicale. Questo
ha lasciato perplessi alcuni in
quanto questo metodo risulta un
po’ estraneo alla nostra mentalità. Penso tuttavia che, con i
necessari adattamenti alle varie
situazioni, questi momenti di meditazione guidata e di silenzio
possano essere validi per ritrovare spazi più autentici e profondi in cui possiamo metterci in
ascolto della Parola di Dio.
— In generale come valuti i
metodi usati da Weber?
— Si tratta di un approccio al
messaggio evangelico, non solo
intellettuale e storico, bensì totale, tale da coinvolgere la nostra
persona nellr sua interezza, sen
■ Hanno collaborato a questo
numero: Roberta Colonna
Romano, Consigli di Chiesa
di Alessandria e Bassignana,
Franco Davite, Teodoro FanIo y Cortes, Dino Gardiol,
Vera Long, Adriano Longo,
Luigi Marchetti, Osvaldo Risemi, Sergio Ribet, Bruno
Rostagno, Memo Sales, Franco Scaramuccia, Hedi Vaccaro, Cinzia Vitali, Franco Taglierò.
Notizie utili
za privilegiare un aspetto piuttosto che un altro. Questo approccio si attua con mezzi che
vanno dalla stimolazione visiva e
uditiva al silenzio della meditazione, alla discussione in gruppi
molto ristretti in cui ognuno si
sente più libero di esprimere il
proprio parere. Questi mezzi permettono l’appropriazione e Tinteriorizzazione di concetti che a
volte risultano diffìcili.
— Secondo te questi metodi sono generalizzabili? Possono avere una rilevanza per la vita delle
nostre chiese?
— Decisamente direi di sì. Anzitutto si tratta di un tipo di
« pedagogia » adattabile a tutti,
bambini e adulti, che permette di
riscoprire il messaggio con occhi nuovi e con cuore rinnovato,
facendo ritrovare la gioia della
lettura comunitaria della Parola
e permettendo di stabilire tra i
partecipanti rapporti più immediati, più autentici e fraterni.
Inoltre questi metodi lasciano
intravvedere la possibilità di impostare in modi nuovi i nostri
studi biblici e, perché no, anche
i nostri culti; al posto della comunicazione essenzialmente a
senso unico dell’unico che parla
ad un uditorio passivo, potremmo scoprire la ricchezza di una
comunicazione circolare in cui il
senso del messaggio biblico emerge in una riflessione veramente comunitaria.
a cura di F. Giampiccoli
Dopo una intensa settimana di
lavoro e studio a Torre Pellice
con pastori e laici su nuovi metodi di Studio biblico, Hans Ruedi Weber, Direttore della Commissione Studi biblici del Consiglio Ecumenico delle Chiese di
Ginevra, ha tenuto una conversazione a Pinerolo sul tema; Ecumenismo oggi: le chiese cristiane preparano l’Assemblea mondiale di Vancouver.
Che cos’è l’ecumenismo oggi?
e quale posizione all’interno di
esso ha il Consiglio Ecumenico
(CEO? A queste due domande
il dott. Weber ha innanzi tutto
cercato di rispondere.
Ecumenismo significa principalmente imparare a sentire la
voce dello Spirito, e quanto a
ciascuna chiesa questi dice. Ecumenismo è quindi un saper ascoltarsi l’un l’altro confessando insieme la fede comune in Gesù
Cristo.
Il CEC è uno dei movimenti
che operano per l’ecumenismo,
ma non si identifica con esso.
Questo era uno dei pensieri su
cui Weber ha più insistito; se
anche il CEC venisse meno, non
per questo verrebbe meno il movimento ecumenico.
Quest’ultimo è un fenomeno assai complesso, al cui interno e
per il quale operano molti organismi, fra cui il CEC è uno di
quelli che abbraccia più chiese,
delle più diverse denominazioni,
culture, origini, tradizioni, con
in comune la fede in Cristo.
Tratteggiate le linee di lavoro
del CEC, il dott. Weber ha poi
illustrato che cosa sarà l’Assemblea mondiale delle Chiese cristiane che si terrà a Vancouver
nel 1983.
I suoi scopi saranno molteplici: innanzi tutto cultuale e di
ricerca di un momento di fraternità, poi di scambio di informazioni, per trovare un fronte comune di azione e di testimonianza. Il CEC si aspetta a Vancouver circa 3.000 persone ; si prevede di lavorare in gruppi di 25-30
persone, al fine di avere uno
scambio di idee più capillare, e
per favorire la reale partecipazione di tutti ai lavori ed alla ricerca comune, tentando di discer
nere dove lo Spirito Santo parla
e dove si dovranno combattere
le battaglie della fede.
Il confrjinto potrà essere quanto mai ampio, a patto che le
chiese siano mutualmente disposte ad ascoltarsi: il punto cruciale per il movimento ecumenico
per i prossimi anni, diceva il
dott. Weber, sarà proprio il confronto tra cristiani di culture
diverse.
Il CEC si augura che la tensione spirituale per la preparazione delTassemblea, le linee di
lavoro ed il dibattito che scaturiranno da Vancouver possano coinvolgere tutte le Comunità cristiane del mondo.
Il tema ufiìciale dell’assemblea
sarà « Gesù Cristo, la vita del
mondo », e sarà oggetto di riflessione dal punto di vista della riscoperta della vita come dono di
Dio, come lotta contro la morte
nei molteplici aspetti in cui ci si
mostra, come ricerca del senso
della plenitudine della vita in Cristo, come necessità di annuncio
del Regno di Dio e della vita eterna. A questo tema sarà dato largo spazio, ma non meno ne sarà
dato alla riflessione, al discernimento della voce dello Spirito.
A questo fine sono strutturati
i lavori di preparazione della
assemblea, essenzialmente Studi
biblici, di confronto e ricerca
sulle diverse realtà storiche, so
ciali, politiche, e visite di gruppi interconfessionali alle Comunità cristiane di tutto il mondo
nel periodo di tempo che precederà il 1933, a partire fin da oggi.
Nel dibattito seguente la conversazione, il dott. Weber ha ancora ribadite la necessità asso
luta del confronto e della preghiera per far procedere il cammino del movimento ecumenico.
Si è poi affrontata la questione
dei rapporti del CEC con la Chiesa cattolica, e la difficoltà di una
sua positiva definizione, stante
la posizione della Chiesa romana
nei confronti delle altre Chiese.
Positiva la presenza tra il pubblico di molti fratelli cattolici,
cosa che ha contribuito allo sviluppo del dibatitto.
Paolo Gay
TORRE PELLICE
Il comune avrà un calcolatore
Ticket sui medicinali
La Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il Decreto Legge 538 del 26
settembre 1981 che determina gli importi di partecipazione dei cittadini alla spesa per l’acquisto dei medicinali.
Il ticket dovrà essere pagato nella seguente misura:
lire 300 per ogni confezione di prezzo sino a lire 1.000;
lire 600 per ogni confezione di prezzo compreso tra le 1.000 e le
2.000 lire;
lire 900 per ogni confezione di prezzo compreso tra le 2.000 e le
3.000 lire;
lire 1.200 per ogni confezione di prezzo compreso tra le 3.000 e le
5.000 lire;
lire 1.800 per ogni confezione di prezzo compreso tra le 5.000 e le
10.000 lire;
lire 3.000 per ogni confezione di prezzo superiore alle 10.000 lire.
Mentre in precedenza erano esenti dal pagamento del ticket gli
invalidi e i titolari di pensione sociale, col nuovo decreto sono esenti dal pagamento del ticket soltanto coloro che fanno parte di un
nucleo familiare che non abbia un reddito complessivo annuo superiore a 3.600.000 lire.
Al fine della determinazione del reddito familiare per ciascun
reddito da lavoro dipendente va detratta la somma annua fissa di
lire 1.680.000.
Per poter beneficiare dell’esenzione dal ticket occorre avere un
apposito tesserino, che sarà rilasciato dalle Unità Sanitarie Locali
dopo che l’interessato avrà presentato un attestato di responsabilità, (firmato anche dagli altri titolari di reddito del nucleo familiare) che dichiari di non avere un reddito superiore ai 3.600.000
lire per l’intero nucleo familiare.
Con alcune importanti decisioni prese all’unanimità, il Consiglio Comunale, riunito il venerdì
16/10/’81, ha svolto i suoi lavori.
Anzitutto è stato deciso di accendere un mutuo presso la Cassa Depositi e Prestiti di L. 340
milioni per l’acquisto del fabbricato adiacente al Palazzo Comunale e realizzare un ampliamento
dei servizi, ora parzialmente decentrati in altre sedi, e degli uffici della Comunità Montana. La
somma non sarà sufficiente per
aggiornare la valutazione del caseggiato ai prezzi odierni, ma la
Giunta ritiene tramite gli introiti
dellTNVIM della vendita stessa
e l'impegno della Comunità Montana, di essere in grado di perfezionare l’acquisto in tempi brevi.
In seguito si parlerà di graduale
ristrutturazione interna e contemporanea sistemazione in altra
sede degli attuali inquilini.
Secondo impegno di rilievo, il
noleggio con possibilità di suc
cessivo acquisto di un elaboratore elettronico, per l’automazione
della gestione contabile delle finanze, del personale e dei servizi
demografici.
Dopo aver analizzato costi e
prestazioni delle apparecchiature
IBM, Olivetti, Nixdorf il Consiglio si esprimeva a favore di
quest’ultima. Il calcolatore, da
una parte, snellirà le operazioni
sempre più complesse che il Comune deve affrontare, dall’altra
parte, per capacità e duttilità di
lavoro potrà permettere l’analoga gestione di dati di altri Enti
Locali che volessero avvalersene.
Il Consiglio è poi passato ad
eleggere i suoi rappresentanti in
seno alla Comunità Montana. Sono risultati eletti: Danilo Rivoira
e Mario Sibille per la maggioranza ed Edoardo Battaglia per la
minoranza, che per un soffio si è
imposto al democristiano Sacchino indicato come prescelto durante le dichiarazioni di voto.
Con altre nomine ed incarichi
in commissioni e comitati oltre
a ratifiche varie di delibere prese
in precedenza dalla Giunta si
concludeva il Consiglio.
A. L.
oggi e domani
Lettere airEco delle Valli
UNA CENTRALE
IDROELETTRICA IN
VAL D’ANGROGNA?
In un giorno di questa estate mentre
mi trovavo in montagna l’osservazione
di un occasionale compagno di escursione mi fece riflettere.
Osservando la ripida caduta d'acqua
di un torrente in Val d’Angrogna questa persona sosteneva che « un salto
d'acqua simile sarebbe stato sufficiente
per rifornire d'energia elettrica tutta
Angrogna ». Purtroppo non sono competente e non so se questa osservazione sia fondata ma sarei grato se qualche « esperto » potesse dare qualche
informazione più precisa. Vorrei anche
sapere se è possibile costringere le persone che compiono le grandi scelte
energetiche a scegliere di costruire
centrali non inquinanti e pericolose (come le termonucleari) anche se questo
potrebbe comportare una perdita del
tornaconto personale.
Leo Co'i'sson, Angrogna
In questa rubrica pubblichiamo gli avvisi inerenti ad iniziative di carattere
ecumenico, culturale e civile che ci pervengano In tipografia entro le ore 9
di ogni lunedi (tei. 0121/91A34).
AUTUNNO IN VAL D'ANGROGNA
Giovedì 22 ottobre, ore 14.30, Foyer
del Serre: Incontro in vista della istituzione di una Biblioteca pubblica.
Venerdì 23 ottobre, ore 20.30, Palestra scuole elementari Capol.: Serata
di diapositive e film dello Sport Club.
Sabato 24 ottobre, ore 20.45, Tempio
Valdese del Serre: Concerto di canti
popolari con il Coro Alpino Val Pellice.
Domenica 25 ottobre, ore 20, Locanda
della Pace, Pradeltorno: L'Amministrazione Comunale presenta il progetto
del « Centro di documentazione sulla
cultura contadina ». Proiezione di diapositive sul tema « Il lavoro in vai
d'Angrogna », a cura del Gruppo FGEI
del Prassuit-Vernè.
Martedì 27 ottobre, ore 20,30, scuola
di Buonanotte: L'Amministrazione Comunale presenta II progetto del « Centro di documentazione sulla cultura contadina ». Canti popolari con il Gruppo
Teatro Angrogna
9
23 ottobre 1981
UNA STORIA CATARA
Il rogo di Monforte
Sul n. 41 (p. 7) dell’Eco-Luce è
apparsa la notizia che a Monforte d’Alba vi è stata una « rievocazione medievale del processo e
del rogo agli eretici che si svolse
intorno all’anno mille » e la richiesta di « qualche altra notizia »; immagino della vicenda, e
non della rievocazione (che mi
auguro sia stata interessante come, per esempio, quella rappresentata recentemente a Guardia
Piemontese).
Spero allora di soddisfare la
curiosità della redazione ed interessare i lettori informandoli
che si tratta del processo e del
rogo subiti da una comunità ereticale (dai più, ritenuta càtara)
circa nell’anno 1028, guidata da
certo Gherardo (nome davvero
caro agli eretici: così si chiamava il gioachimita di Borgo S.
Donnino, oggi Fidenza; ed il Segalelli, capo degli Apostolici e
nredecessore di Dolcino). Ariberto, arcivescovo di Milano, chiamato a reprimere l’eresia, pose
in assedio Monforte, la prese e
catturò gli eretici che furono
condotti a Milano, dove vennero
processati e condannati alla scelta dell’abiura o del rogo; molti
scelsero le fiamme.
La toponomastica milanese,
con « corso Monforte », ricorda
quella lontana tragica vicenda.
Le fonti sono costituite da due
cronisti; il primo è un monaco
francese, nato in Borgogna verso il 965 (le sue cronache furono
pubblicate a cura di Maurice
Prou; Raoul Glaber, Les cinq livres de ses histoires, Paris 1886);
l’altro, è Landolfo Seniore, milanese, vissuto a cavallo dei secoli decimo ed undicesimo (pubblicato da L.A. Muratori nelle sue
Rerum Ttalicarum Scriptores, to.
IV, par. II, pag. 67; Landulfi Senioris Histnria Mediolanensis).
La pubblicazione più recente è
quella di Domenico Gabelli, I
Càtari di Monforte. Una vicenda
storica, religiosa, letteraria, edita
COMUNITÀ’ MONTANA
VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva - festiva
dal sabato ore 14 al lunedì ore 8
dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alla
3 del giorno successivo presso
{OSPEDALE MAURIZI ANO - tu'
sema San Giovanni - Tel. 90884.
Nella notte del giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso l'OSPEDALE VALDESE ■ Torre Peliice - Tel. 932433.
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festiva e notturna
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Torre Peliice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud, 5
- Tel. 91374
CHIUSURE INFRASEniMANALI
A Torre Pelllca: martedì chiusa
la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacia Internazionale.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Preti,
giovedì chiusa la farmacia Gaietto.
AUTOAMBULANZA
SERVIZI FERIALI E FESTIVI
Croce Rossa - Torre Peliice
Telef. 91.288.
VIGILI DEL FUOCO
Torre Peliice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S.G.: Tel. 90884 - 90205
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GUARDIA MEDICA
dal sabato ore 14 al lunedi ore 8,
dalle ore 14 della vigilia del
giorni festivi alle ore 8 del giorni
successivi ai festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
Il recapito del servizio è presso
la CROCE VERDE di Porosa Argentina ■ Tei. 81.000.
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Porosa Argentina
FARMACIA CASOLATl - Via Umberto I - Tel. 81205.
AUTOAMBULANZA
Croce Verde Pinerolo - Tel. 22864
Ccoce Verde Porte - Tel. 201454
Croce Verde Porosa - Tel. 81000
a cura del Comune di Monforte
d’Alba s.d., che riporta il testo
delle fonti e la bibliografìa, alla
quale però aggiungerei H. Taviani, Naissance d’une héresie en
Italie du Nord, in Annales E.S.C.
29 (1974), per le implicanze con
il catarismo ed il valdismo successivi; ed il beH’articolo di Marco Lessona, « Gli eretici di Monforte » uscito sulla « Gazzetta del
Popolo » del 21 giugno 1914.
Tavo Burat
(Centro Studi Dolciniani,
Biella)
I CIRCUITO
Riunione
del Consiglio
Nella sua ultima riunione del
16.10 il Consiglio di Circuito ha
fissato un ’pacchetto’ di proposte concrete da portare in Assemblea il 25 c.m. a Torre Pellice. Si tratta di iniziative tese
a rendere operanti alcune prese
di posizione del Sinodo; dalla
questione dei ministeri evangelistici, al tema della pace, all’impegno per l’evangelizzazione. Tra
le proposte che verranno avanzate vi sarà quella di una giornata della pace, in Val Peliice,
per il 7 marzo (domenica della
gioventù) a cui ogni gruppo giovanile evangelico potrà presentare proprie proposte. Vi saranno, inoltre, spettacoli musicali e
teatrali. Ma la riflessione sulla
pace dovrebbe avere anche un
momento di confronto e approfondimento che s’intende promuovere attraverso una serie di
conferenze. Per le altre novità
aspettiamo, prima di parlarne,
l’assemblea di domenica sperando che la voglia di lavorare fuori dall’orizzonte parrocchiale
prevalga sugli egoismi di parte.
____________PIOSSASCO
Il consiglio di chiesa ha deciso
di aderire ufficialmente al Comitato cittadino per la pace e il disarmo. Sono in programma una
serie di manifestazioni pubbliche
e l’organizzazione di una mostra
sul problema.
• Lunedì 5 ottobre è ripresa
l’attività della scuola domenicale.
I ragazzi si ritroveranno il lunedì ogni quindici giorni alle ore
17.30.
Oltre il programma proprio
della scuola domenicale i ragazzi prepareranno la recita di Natale.
• Martedì 6 ottobre è ripreso
anche il catechismo. Il programma prevede anche la visita alle
chiese e ai luoghi storici delle
valli. La riunione del catechismo
avviene ogni quindici giorni il
martedì alle ore 17.30.
• Dal mese di settembre il pastore Ruben Artus risiede a Piossasco in un alloggio acquistato
dalla Tavola, in via Cavour 80.
Per il momento non è stato ancora allacciato il telefono, per
cui chi ha necessità di contattare
il pastore è pregato di telefonare
al fratello Sergio Fraschia (tei.
011/90663,52).
RORA’
Il 4 ottobre sono stati battezzati i bimbi Manuel Paschetto e
Orlando Rivoira. È stata un’occasione non soltanto di festa e di
gioia, ma di riflessione biblica.
Il tempio ha retto bene ad una
presenza numerosa di amici e
parenti.
• L’il ottobre ha predicato il
pastore Bruno Bellion, che ringraziamo.
• Sabato 17 abbiamo celebrato
il funerale della sorella Elena
Morel, che viveva, da sola, a Pian
Prà.
• In occasione del Convegno
PGEI Valli le sorelle dell’Unione
Femminile hanno provveduto ad
un ricco minestrone offerto ai
giovani intervenuti.
• Le attività stanno riprendendo, in accordo con la chiesa di
S. Giovanni, che con Rorà ha a
« mezzadria » un pastore, e con il
Circuito.
ASSEMBLEA
1» CIRCUITO
Domenica 25 ottobre
Inizio ore 15
Torre Peliice - Casa Unionista - Ordine dei lavori;
— Breve culto;
— Relazione introduttiva
del sovrintendente;
— Programma di attività;
— Costituzione di una cassa del Circuito;
— Informazioni sulla vita
deile chiese.
Per il Consiglio
Il Sovrintendente
G. Platone
ANGROGNA
FRALI
LUSERNA
SAN GIOVANNI
L’esito della Festa del Raccolto
che ha avute luogo domenica
scorsa è stato positivo sia per
il ricavato a favore dei lavori di
restauro al tempio, sia per la generosità e l’impegno dimostrati,
in modo particolare quest’anno,
dai vari donatori e collaboratori.
La « marenda sinoira » alla
quale ha preso parte oltre un
centinaio di persone, ha permesso ancora di trascorrere insieme alcune ore di comunione fraterna e di sana allegria.
• Venerdì 23 c.m. nei locali dell’Asilo Valdese, avrà luogo l’annuale Assemblea di chiesa con
lettura della controrelazione da
parte della commissione d’esame e le discussioni sui problemi
e sulla linea del nostro Istituto.
Si raccomanda la presenza di
quanti hanno a cuore l’Asilo perché il Comitato ha bisogno dei
suggerimenti e del sostegno di
molti.
• Durante il culto di domenica scorsa sono stati presentati al
santo battesimo i piccoli Cinzia
di Enzo e Silvia dalla e Lucamatteo di Paolo e Giovanna Micol.
Il Signore benedica questi pargoli e li assista con la Sua Grazia
ogni giorno della loro vita.
• La settimana scorsa abbiamo accompagnato al campo del
riposo le spoglie mortali di Alberto Vola, di anni 86, e di Ines
Fasulo, ospite di Villa Olanda.
Rinnoviamo ai familiari in lutto la nosrra fraterna simpatia
cristiana.
Ultime ore per iscriversi alla
agape di domenica 25 (dopo il
culto unico al Capoluogo con
bambini, catecumeni, corale ecc.)
organizzata dall’Unione Femminile. Affrettatevi, costo L. 5.000, ricco menù, pomeriggio d’informazioni ecclesiastiche e di storia
valdese. Prenotarsi dal pastore
o dagli anziani.
• La Corale riprende giovedì
22, ore 20.30, nella Cappella. Nuove voci per il canto sono attese
con gioia!
• Sabato 24, ore 14.30, incontro
di tutti i catecumeni dei quattro
anni in Cappella.
• Ogni mercoledì, alle 20, nella
scuole!ta del Prassult-Vernò si
incontra il gruppo giovanile
PGEI. Presidente Marco Malan.
Si attendono, sempre, nuove iscrizioni.
• Venerdì 16 ci siamo raccolti
intorno alla Parola del Signore
risorto per l’ultimo saluto a Anna Bertin ved. Musso, originaria
del Verné, mancata a 87 anni
presso l’Ospedale di Torre Penice. Ai figli, ai familiari la nostra
simpatia di credenti.
POMARETTO
Il messaggio della salvezza e
della speranza è stato portato in
questa settimana per ben quattro
volte ai familiari di questi nostri
fratelli e sorelle scomparsi; Levi
Grill deceduto improvvisamente
nella sua abitazione in Pomaretto all’età di anni 75; Adelina Ferrier ved. Bertocchio deceduta
presso l’Ospedale Valdese di Pomaretto (dopo essere stata lungamente inferma) all’età di anni
79; Valdesina Vinay deceduta
presso il Policlinico di Roma;
Edoardo Barai deceduto dopo
breve malattia presso l’Ospedale
Civile di Pinerolo all’età di anni 59. Ai familiari tutti giunga la
simpatia cristiana della comunità
di Pomaretto.
• È stata presentata al battesimo Gessica Tron di Umberto
e di Donatella Gaietto. Che lo Spirito del Signore aiuti questa bambina a crescere in sapienza ed in
statura davanti a Dio ed agli uomini. Gli auguri della comunità
tutta alla bambina e ai genitori.
SAN SECONDO
Lunedì 19 nel tempio di S. Secondo è stata invocata la benedizione del Signore sul matrimonio di Donatella Codino (Lombarda) e Franco Grangetto (Pinerolo). Il nostro augurio a questi sposi che si stabiliscono a Pinerolo.
• I catecumeni sono convocati
per sabato 24 con il seguente orario: ore 14, 1“ anno; ore 15, 3”
anno; ore 16, 2° anno; ore 17,
4° anno.
• Correzione. Sulla cronaca
della settimana scorsa si deve
correggere l’età di Roberto Rivoiro che era di 39 e non 49 anni.
TORRE PELLICE
Dopo dieci mesi di permanenza a Torre Peliice il prof. Marcelo Dabuas con la famiglia ritorna nel Rio de la Piata. Il loro
soggiorno in Italia proseguirà ancora per alcuni giorni a Firenze
ed a Roma. La comunità di Torre Peliice ha salutato i fratelli
dell’Uruguay in una piacevole serata, un po’ malinconica, esprimendo loro ancora una volta i
sentimenti di amicizia e di stima.
Alcuni canti dei giovani del Coretto, qualche canzone in spagnolo e altre in francese hanno concluso la simpatica serata.
• I catecumeni di Torino hanno trasco.'.'so una giornata a Torre Penice, visitando Museo e luoghi storici. Hanno anche partecipato al culto del mattino al
quale erano presenti i bambini
delle scuole domenicali che così
hanno iniziato l’anno « scolastico ».
• Nel tempio di Torre si sono
uniti in matrimonio i fratelli Arturo Matti e Tiziana Micol, appartenenti alla chiesa di Torino.
Sabato 17 è stata benedetta l’unione di Elio Melli e Paola Turi,
residenti a Bobbio Peliice. Alle
due famiglie di nuovi sposi esprimiamo l’augurio di una vita benedetta dal Signore.
• Nel tempio dei Coppieri sabato 31 ottobre alle ore 20.45 il
Coretto di Torre Peliice, diretto
da Franco Taglierò, presenta:
« Partono i bastimenti ». Canzoni
e ricerche storiche sull’emigrazione italiana nel mondo.
Intervenite numerosi.
I diritti dei malati: un problema
risolto?
Incontro pubblico nella sala
valdese di Ghigo mercoledì 28
ottobre, ore 20.30. Introdurrà il
dibattito il Dott. Pierangelo Baschera. L’incontro è aperto a
tutti.
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è il mio pastore, nulla
mi mancherà. Egli mi fa giacere
in verdeggianti paschi, mi guida
lungo le acque chete... ».
(Salmo 23)
I familiari di
Andrea Anziani
ringraziano vivamente tutti coloro ohe
con la loro presenza o con messaggi
scritti, hanno manifestato la loro solidarietà cristiana alla moglie Fernanda Zeni, al fratello pastore Giuseppe,
ai parenti tutti nella dolorosa circostanza della dipartita immatura del
loro caro.
Cremona, 13 ottobre 1981
cc Padre, nelle tue mani rimetto
lo spirito mio »
(Luca cap. 23 v. 46)
A Luserna San Giovanni il 15 ottobre 1981, all’età di 95 anni è deceduta
Ines Grossi
ved. Fasulo
Ne danno l’annuncio il figlio dott.
Timoteo e Marina Fasulo e congiunti.
RINGRAZIAMENTO
Timoteo e Marina Fasulo ringraziano vivamente la famiglia Peyronel, il
personale di Villa Olanda di Luserna
San Giovanni, il past. Severino Zotta,
la sig.na Selma Longo e quanti hanno
assistito o sono stati vicini alla loro
cara congiunta.
Roma. 15 ottobre 1981
PINEROLO
La comunità ringrazia Giovanni Peyrot, Gianni Long, Paolo
Marauda e Umberto Rovara che
nel corso delle ultime settimane
hanno presieduto il culto e intanto manda un cordiale saluto al
suo pastore che si trova in Scozia.
• Tutte le attività hanno ripreso ed i catecumeni di 4" anno si
sono recati l’il ottobre ad Angrogna dove hanno partecipato
al culto e visitato i luoghi storici.
Lo stesso giorno un buon gruppo di pinerolesi ha preso parte,
a S. Fedele d’Intelvi, alla manifestazione indetta da quel centro
evangelico.
• Sabato 17 ottobre è stata offerta ai catecumeni del primo
anno una Bibbia da parte della
comunità. La proposta era stata
fatta dalla controrelazione ed
era stata approvata dalla assemblea di Chiesa in occasione della
discussione della relazione annua. Il dono della Bibbia aU’inizio del catechismo (e non più al
termine come avveniva finora)
vuole essere un invito ai giovani
alla lettura e allo studio della
Parola in vista della confermazione.
Domenico ed Elsa Abate partecipano
al dolore di Timoteo per la dipartita
della Mamma che ricordano quale valida compagna nel ministerio evangelico delfindimenticabile pastore Giuseppe Fasulo.
RINGRAZIAMENTO
La moglie e figli, i genitori e parenti tutti, profondamente commossi
per la grande dimostrazione di affetto
e di stima tributata al loro caro estinto
Roberto Rivoiro
neirimpossibilità di farlo singolarmente ringraziano tutti coloro che con presenza, scrìtti, fiori, e parole di conforto
hanno partecipato al loro immenso dolore. Un grazie particolare ai superiori, colleghi, operai e amici della FIAT
Rivalla, a tutti coloro che durante la
degenza in ospedale sono stati vicini
alla famiglia.
S. Secondo. 19 ottobre 1981
RINGRAZIAMENTO
« Certa c questa parola: se moriamo con Lui con Lui vivremo »
(II Timoteo 2: 11)
I familiari della compianta
Adelina Ferrier
ved. Bertocchio
commossi e riconoscenti per la grande
dimostrazione di affetto ricevuta, ringraziano tutti coloro che con la presenza. scritti e fiori hanno preso parte
al loro dolore. Un grazie particolare
al Doti. Peyrot. al Pastore Renato Coisson, a tutti i dottori, infermieri ed a
tutto il personale dell’Ospedale Valdese (li Pomaretto.
Pomaretto. 17 ottobre 1981
AVVISI ECONOMICI
GIOVANI coniugi cercano in affitto,
per tutto l’anno, alloggetto o rustico,
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10
10
23 ottobre 1981
LA MANIFESTAZIONE DELL’11 OTTOBRE A COMISO
COSTRUIRE LA PACE
In 30.000 contro i
Una vastissima mobilitazione per una giornata di lotta per la pace
e il disarmo - La presenza evangelica e le occasioni non utilizzate
missili Ministero della pace:
perchè no?
Comiso, un grosso borgo rurale del ragusano, provincia tra
le più ricche della Sicilia senza
grossi problemi di disoccupazione e di emigrazione (quasi esclusivamente intellettuale). Acqua in
abbondanza e serre per le primizie fanno dell’agricoltura della
zona la più razionale e redditizia
dell’isola. La forza delle sinistre
non arriva qui ai livelli di Vittoria, che pure sorge a pochi chilometri di distanza, ma non si
può nemmeno parlare di strapotere democristiano come in molte parti della Sicilia. In questa
zona, pressapoco all’altezza del
parallelo di Tunisi, in faccia a
Malta e alla Libia e in un contesto internazionale drammaticamente teso, in cui l’unico grosso segno di speranza è rappresentato dalla mobilitazione di
notevoli masse popolari in Europa in difesa della pace e contro
il riarmo, NATO e governo italiano hanno deciso di collocare
112 missili a testata nucleare del
tipo più moderno e maneggevole, probabilmente sperando che
il miraggio di un facile e rapido
arricchimento per tutti riducesse al minimo le opposizioni al
progetto, almeno a livello locale.
Dopo la giornata dell’ll ottobre, possiamo dire che non è
stato cosi. Anche se il sindaco di
Comiso, socialista, era passato
da una posizione contraria alla
piena accettazione delFinstallazione; anche se a livello locale
e nazionale i partiti di governo
si erano espressi ripetutamente
in modo ostile nei confronti della manifestazione per la pace ;
anche se non del tutto chiara
appariva perfino la posizione del
partito comunista; a Comiso domenica c’erano dalle 25 alle 30
mila persone, quasi tutte siciliane, a mettere sulla bilancia il peso del loro netto rifiuto a ogni
progetto di riarmo nucleare. Le
forze rappresentate sono molte
e, in qualche caso, assai diverse
tra di loro: partito comunista,
federazione giovanile comunista,
democrazia proletaria, partito di
unità proletaria, partito radicale, comitati di donne, gruppi di
quartiere, associazioni culturali,
sezioni socialiste e della federazione giovanile socialista, la Fuci,
le Adi, comunità di base, tanta
gente senza sigle dietro gli striscioni dei comitati unitari, gente di Comiso e gente venuta da
fuori e, sparsi qua e là lungo il
corteo, gruppetti di evangelici —
soprattutto giovani ma non solo — con cartelli inneggianti alla
pace e al disarmo o recanti versetti biblici.
La nostra presenza nel corteo
è rilevata e apprezzata da tutti,
cosi come assai apprezzato è stato nelle settimane precedenti, il
nostro contributo ai comitati cittadini — dove questo è avvenuto •— e apprezzato è stato il nostro intervento biblico sul significato della lotta per la pace nella tavola rotonda della mattinata. Al termine della manifestazione, in piazza, sono previsti alcuni messaggi, tra i quali quello
di Tullio Vinay. Dispiace sentire
lo speaker che annuncia la sua
assenza per gravi motivi familiari, ma fa quasi rabbia scoprire che nessun altro si è preso la
responsabilità di parlare al suo
Una nuova creatura
(segue da pag. 1)
resti il mondo costruito sui sacrifici degli innocenti. Il mondo
della sofferenza.
Nella croce, in questo nuovo
fondamento, c'è il ribaltamento
di questa logica: Dio pone fine a
questo mondo che fa soffrire e
crocifigge la gente, mediante la
vera croce e la sofferenza di suo
figlio Gesù il Cristo.
Questa croce ribalta tutto perché è Dio che si sacrifica per
l’uomo e pone fine alla necessità
di sacrifici inutili.
Giungiamo così al punto centrale, quello che ha senso per
noi credenti di questi giorni, lontani mille miglia da un dibattito
sulla circoncisione sì o no, ma
così vicini al tema della nuova
creatura, dell’uomo nuovo.
Per me per te cosa significa essere una nuova creatura?
E questo è un discorso che è rivolto innanzitutto a noi come individui. L’individuo che si trova
di fronte ad un grande compito.
Quell’individuo che nel nostro
mondo è spesso visto secondo
due tendenze:
1) La prima è una tendenza
che massifica, che uccide l’individuo nella massa, che nel nome
di un progetto lontano toglie importanza ad ogni singolo uomo .
In questa prospettiva l’individuo non conta più, quel che conta è il progetto che deve essere
realizzato a tutti i costi magari
mediante la deportazione e la
morte di milioni di individui.
2) La seconda tendenza è
quella che esalta l’individualità
del singolo contro gli altri individui, che crea inimicizie tra gli
uomini. In questa prospettiva
conti tu solo contro tutti gli altri
che sono dei potenziali concorrenti ed avversari. Ed in questa
gara tra individualità vince solo
il forte, il più risoluto, soccombe
il debole, V incostante. Vince
l’egoismo più gretto ed isolante.
L’essere nuova creatura non
spesa né luna né l’altra di queste
tendenze, ambedue nemiche dei
figli di Dio.
La nuova creatura è tale perché dà speranza all’individuo, al
singolo, mettendolo in rapporto
con gli altri uomini nella reciprocità che viene dall’amore.
Tu sei una creatura nuova perché scopri che in te si realizza e
si rinnova l’amore, che a te è data la possibilità di rendere evidente l’amore del Cristo, morto
in croce.
Questa croce da cui si diparte
ogni nuova creatura, ti dà una
visione diversa dei tuoi fratelli,
essi non sono più un insieme di
persone da utilizzare per un fine,
né dei potenziali nemici da combattere, essi sono degli individui,
dei fratelli coi quali un rapporto
d’amore cristiano è possibile. Coi
quali può essere scambiato il dono più grande: quello dell’Agape.
La nuova creatura è quindi
quella che è chiamata a lavorare
con e per il suo prossimo, in una
dimensione d’amore.
Uso appositamente la parola
lavoro perché essa esprime la
difficoltà e la costanza che questo essere nuove creature richiede. Ma quanta differenza dal lavoro così come è inteso in questo nostro vecchio mondo!
U impegno ad essere nuove
creatura è una cosa che ci è data,
a chi in un modo a chi nell’altro
e non possiamo pretendere di ricevere per questo ricompense diverse e singole, è illuminante a
questo proposito la parabola dei
lavoratori delle diverse ore.
Nella nuova creatura appare
l’amore operante, ma non è un
lavoro la cui novità si esprime
nel manufatto che poi viene consumato dalla civiltà dei consumi.
L'amore operante di una nuova creatura, produce altro amore
perché dipende dall’amore del
Cristo salito sulla croce per riconciliare tutti gli uomini.
E c’è ancora una cosa che distingue il lavoro del vecchio
mondo dall’opera delle nuove
creature.
Il vecchio mondo ha costantemente bisogno di novità, una cosa appena prodotta è già vecchia
e bisogna inventarne una nuova,
la prospettiva è limitata e sempre uguale: sostituire qualcosa
con qualcos'altro di ancor più
recente.
La nuova creatura vive un rapporto di amore che produce altro amore nella prospettiva del
Cristo che è una novità che non
ha mai fine.
Claudio Pasquet
posto. Eppure delle cose da dire
le avevamo tutti e sapevamo che
il nostro intervento era atteso.
Paura di fare brutte figure? Malinteso dell’umiltà?
Placato l’entusiasmo immediato, vengono a galla considerazioni più obiettive: se è vero che a
Comiso erano in qualche modo
rappresentate diverse chiese
evangeliche siciliane e diversi
gruppi EGEI (Catania, valdese e
battista; Palermo; Scicli; Riesi;
Pachino; Vittoria) va anche detto che, in qualche caso, l’adesione era più formale che sostanziale e che, alla fin dei conti, eravamo pochini.
Anche su questo dovremmo interrogarci; perché le nostre chiese non hanno partecipato in
massa? Domanda non nuova,
specie se riferita a una occasione di lotta per la pace, che fa
tornare d’attualità una vecchia
parola d’ordine, contro la chiesa
religiosa, per la chiesa che lotta
nel mondo : « non andare in chiesa lavora per la pace ».
Bruno Gabrielli
PACE E ARMAMENTI
Lettera della
Commissione
La Commissione di studio sulla
pace e sugli armamenti nominata dall’ultimo sinodo valdese-metodista ha inviato alle chiese una
prima circolare che, riportando
l’atto sinodale che la costituisce
e pone il problema della pace al
centro della riflessione biblica e
teologica delle chiese e della loro
azione in merito, dà una prima
serie di indicazioni.
In particolare viene segnalata
la manifestazione che si terrà a
Roma il ‘24 ottobre contro l’installazione degli euromissili e
per il blocco e lo smantellamento
degli SS-20 sovietici, manifestazione nazionale che rientra in un
piano di manifestazioni internazionali previste in tutte le capitali europee.
La Commissione suggerisce
inoltre alle chiese;
a) partecipare alla manifestazione di Roma, per le comunità
vicine, qualificando la propria
presenza;
b) organizzare — in concomitanza — delle manifestazioni
a carattere locale per le comunità più distanti.
La Commisisone chiede di essere informata su tutte le iniziative che le chiese organizzeranno
sul tema della pace, disarmo e
nonviolenza, o a cui aderiranno,
e su ogni genere di materiale
prodotto in merito (indirizzando
a Arrigo Bonnes, casella postale
29, 96018 Pachino (SR).
Per il prossimo novembre è
preannunciato l’invio del primo
materiale di studio alle chiese
che segnaleranno il numero di
copie desiderato: esso conterrà
un’analisi della situazione (Vincenzo Ribeti; uno studio teologico (Sergio Rostagno), delle note bibliche per le domeniche di
avvento (Arrigo Bonnes e Luciano Deodato).
La Commissione è composta da
Hedy Vaccaro, Vincenzo Ribet,
Sergio Aquilante, Roma; Arrigo
Bonnes, Pachino; Luciano Deodato, Riesi (CL).
In una recente intervista rilasciata ad un settimanale, il Presidente della Repubblica Pertini,
ribadendo un concetto già più
volte espresso (« si vuotino gli
arsenali bellici, si riempiano i
granai ») ha affermato che il vecchio proverbio latino che dice;
« se vuoi la pace prepara la guerra », va dimenticato e sostituito
con; « se vuoi la pace, prepara
la pace ».
Ed allora, perché non istituire
coerentemente un Ministero della Pace? E’ quanto propone il fratello Nino Gullotta di Pachino,
che in una lettera aperta a varie
personalità politiche — a cominciare dal presidente Pertini —,
ai segretari dei partiti, ai Movimenti nonviolenti, alla stampa
evangelica, analizza l’attuale situazione internazionale e constatando come purtroppo i movimenti nonviolenti ed antimilitaristi non abbiano sufficiente forza per diffondere come vorrebbero le loro idee, egli chiede che
« si dia la possibilità alla minoranza di sperimentare il suo metodo ». Di qui, l’idea del Ministero della Pace che « mi sembra sia
balenata ai senatori Tullio Vinay
e Nino Pasti della sinistra indipendente alcuni anni fa, ma che
purtroppo non ha avuto pratica
attuazione ».
Ecco alcuni punti fra i più interessanti della proposta di legge formulata dallo stesso Gullotta, che egli si augura qualcuno
raccolga e presenti in Parlamento.
Fondamentale è il richiamo a 2
articoli della Costituzione e precisamente al n. 11 secondo cui
l’Italia ripudia la guerra come
mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; ed al
n. 52 che parla della « difesa della Patria », per dimostrare che
tale difesa si può attuare con altri strumenti che non siano le
forze armate, quali le tecniche
« pacifiche e democratiche della
Difesa Popolare Nonviolenta ».
Questo Ministero dovrebbe avere in un primo tempo un carattere sperimentale fino a che_ il
Parlamento stesso non lo passi a
ruolo governativo. Il ministro
della Pace dovrebbe avere un
massimo di 25 collaboratori remunerati, tutti quanti (ministro
compreso) con uno stipendio « di
un operaio generico » e scelti nell’àmbito delle forze nonviolente.
Circa il finanziamento, egli lo
collega in base al numero degli
obiettori di coscienza e dovrebbe
essere detratto dal bilancio della
Difesa. Ad esempio: nel 1980 gli
obiettori sono stati 4 mila (ma
le domande erano molte di più),
su circa 500 mila militari globali.
Convegno Mir
Dal 6 all'8 novembre il MIR
( Movimento Internazionale della Riconciliazione) con altre organizzazioni tra cui Gioventù
Aclista, Mani Tese, Pax Christi,
organizza a Foligno un incontro
su « Cristiani e nonviolenza ». Il
programma comprende studio
biblico, contributi del pastore
francese Jean Lasserre e di Giancarlo Boni della Comunità di
Bose. Interverranno inoltre con
contributi Jean Goss e Kreusa
Nacel sulla nonviolenza attiva in
America latina.
Un Dio
non clericale
(segue da pag. 4)
(5,41). I primi cristiani non ci
hanno lasciato luoghi di culto:
per Subilia non si tratta solo di
un dato archeologico, ma di un
« fenomeno teologico » (5,42).
« Dalla fine della sacra economia
del Tempio la presenza di Dio si
sottrae al mondo delle garanzie
istituzionali ed è affidata al discernimento degli spiriti e al rischio della fede » (5,43). Dietro
questa frase ci sono esperienze
personali e storiche. I Valdesi
primitivi forgiarono il detto:
« Nudi seguiamo il Cristo nudo ».
Una prospettiva di questo genere
respinge ogni tipo di sicurezza
di sé e di autocrazia nella teologia e nella chiesa; non si esaurisce in un radicalismo verbale, ma
pone apertamente la questione
del fondamento di cui vivono la
teologia e la chiesa. Perciò Subilia conclude un libro su Dio
nella coscienza contemporanea
con questo richiamo a Karl
Barth : « Dio è. Questa semplice,
sobria parola è la forza che vince il mondo, sia pronunciata soltanto con uno sguardo penetrante, con un lieve sorriso o talvolta
con un silenzio carico di significato dal credente meno dotato,
oppure da un teologo di statura
rara nei secoli, nei suoi ponderosi volumi » (5,116).
con una percentuale quindi dello 0,8 per cento. Se il preventivo
della Difesa era di 7.500 miliardi,
al Ministero della Pace sarebbero toccati 60 miliardi. Naturalmente gli obiettori non dovrebbero più dipendere dalla Difesa,
ma dal nuovo Ministero.
Nel presentare la sua proposta
Gullotta conclude: « Dobbiamo
mobilitarci tutti e forse questa
idea, se attuata, potrebbe essere
uno dei tanti strumenti di sensibilizzazione e di forrnazione civile, e quindi di pressione politica molto utile per salvare la pace
in Italia ed essere un esempio
per gli altri. E’ una sfida: il Ministero della Pace coi suoi 60 miliardi forse farà di più dell'esercito coi suoi 7 mila miliardi ».
Camara per una nuova
’’multinazionale”
Helder Camara, il vescovo del
Nordeste brasiliano, è venuto recentemente in Italia ed a Novara
fra l’altro ha detto:
« Tre pazzie minacciano di portarci alla distruzione: la corsa
agli armamenti, gli sprechi della
civiltà dei consumi, l'attività delle imprese multinazionali, che
sono le vere padrone del mondo.
Per fortuna è già operante anche
un'altra multinazionale, che non
propugna lo sfruttamento dei poveri da parte dei ricchi. E' la multinazionale della pace, della speranza e dell’amore. Ne fanno parte tutti gli uomini di buona volontà, che sono in numero maggiore di quanto si pensi. Hanno
solo bisogno che qualcuno apra
loro gli occhi e che spieghi come
bisogna difendere i diritti dei deboli; senza odio ma con il coraggio della nonviolenza ».
Egli ha ancora detto: « Mentre
si spendono oltre 400 miliardi di
dollari per gli armamenti, milioni di uomini muoiono di fame.
Stati Uniti ed Unione Sovietica
ormai hanno armi così potenti
che potrebbero sterminare per
sempre ogni forma di vita sul
pianeta. Tutti gli amanti della
pace si spaventano per l’annuncio della costruzione della bomba N. Devono però ricordarsi che
esiste già la bomba N ed uccide
da sempre. E' la bomba N della
fame. Oltre alla possibile guerra
fra Est e Ovest, vi è già un’altra
guerra in atto, quella fra il Nord
e il Sud del mondo fra pochi Paesi .sfruttatori e molti sfruttati e
derelitti ».
Dom Camara è stato proposto
cinque volte per il Nobel della
Pace, ma non ha mai avuto quel
premio. (D’altra parte, se si_ pensa che l’hanno dato a Kissinger...).
Roberto Peyrot
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