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Anno 117 - N. 24
12 giugno 1981 - L. 300
Spedizione in abbonamento postale
1* Gruppo bis/7f;
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delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
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Due piccole notizie molto simili riportano la nostra attenzione al sud in questi giorni. In
maggio sono stati inviati nelle
regioni terremotate più di 400
bovini acquistati con i contributi raccolti dalla « Stampa » e nello stesso mese è stato inviato un
primo carico di una cinquantina
di mucche donate da contadini
svizzeri. Al di là della comprensibile soddisfazione con cui è
stata data la notizia dai « canali » attraverso cui questi doni sono stati convogliati (la « Stampa » e la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia), si viene a sapere che diversa è stata
la sorte finale di queste due iniziative. A quanto afferma la « Repubblica », la « Stampa » avrebbe fatto un passo falso rivolgendosi per l’assegnazione ail’Assessorato regionale allevatori: l’assessore avrebbe infatti disposto
una graduatoria in base a criteri
ben poco rispondenti alle reali
necessità e al risarcimento danni
del terremoto. L’altro invio invece è stato assegnato (e più lo
saranno i prossimi) a cooperative che sono state organizzate a
questo scopo e che si inseriscono
così in un movimento cooperativistico che si sta sviluppando nel
sud in mezzo a mille difficoltà.
È chiaro che le due notizie
non sono accostate per confrontare le organizzazioni che convogliano i doni e la loro maggiore
o minore avvedutezza. Ciò che
interessa è l’esempio di come uno
stesso tipo di iniziativa può essere inserito in prospettive completamente diverse che portano
il segno della speranza o della
disperazione non solo per il sud
ma per tutto il nostro paese.
La prima prospettiva si chiama clientelismo. Non è fuori
luogo ricordare il significato originario del termine. Clienti erano, e sono, gli « ubbidienti » al
volere di chi detenendo il potere
lo usa per legare a sé uno strato di popolazione fornendo protezione e vantaggi in cambio dì
voti, silenzio, immobilità sociale
e politica. E chiaro che non c’è
speranza in questa direzione, perché il clientelismo non è mai in
funzione della società e del suo
progresso, ma sempre e solo in
funzione della conservazione del
potere da parte di chi lo detiene.
L’altra prospettiva si chiama
partecipazione. Non si tratta solo di cooperative, evidentemente.
Ogni struttura che nell’amministrazione, nella scuola, nel lavoro, nella sanità, realizza un elemento di partecipazione costruisce un progresso di responsabilità e di crescita inestimabile.
Quanto sia diffìcile rompere la
sfiducia, la rassegnazione, l’abito mentale di dipendenza dal potente, è cosa ben nota a chiunque in questi anni si sìa impegnato in qualsiasi campo nella
prospettiva della partecipazione.
Eppure, non c’è dubbio; se c’è
una speranza, essa cresce tra le
spine e i triboli di questo cammino pieno di difficoltà e di delusioni.
Al di là del piccolo esempio,
nel quadro della realtà in cui ciascuno è inserito, al sud come al
nord, ai più diversi gradi della
scala sociale, questa alternativa
è dunque aperta davanti a noi;
si tratta di vedere se decidiamo
di essere « ubbidienti », e servi,
oppure corresponsabili, e liberi.
Franco Giampiccoli
DALLA PREDICAZIONE DELLA CONFERENZA DEL 2° DISTRETTO VALDESE E METODISTA
"Uno spazio per essere uomini"
Per poter evangelizzare, la chiesa deve cambiare assumendo l’uomo come soggetto anche dell’esperienza di fede. Ma la chiesa può cambiare se cambiano i suoi laici coinvolgendo i pastori
Molte persone credenti vorrebbero che la chiesa non subisse i
contraccolpi del contesto in cui
è immersa; un po’ come certi
maestri pretendono che la scuola
funzioni regolarmente secondo le
migliori tradizioni ignorando gli
sconvolgimenti sociali da cui è
circondata e attraversata. C’è la
guerra, ma il treno deve arrivare in orario. La casa brucia, ma
dobbiamo ancora prendere il
caffè.
Ma un minimo di attenzione a
quel contesto umano cui Gesù
annetteva un’importanza fondamentale — anzi, era il solo veramente importante per lui — dovrebbe renderci coscienti, come
credenti, dell’enorme e rapidissimo cambiamento intervenuto attorno a noi nel campo del cosiddetto « religioso »: cioè dell’atteggiamento verso la religione e
dei bisogni che si esprimono nei
confronti di una dimensione religiosa della vita.
Nello spazio di pochissimi anni, siamo passati dal momento
della cosiddetta « secolarizzazione » con relative teologie della « morte di Dio », a un tipo di
ricerca e di riscoperta dell’esperienza religiosa e a nuovi tentativi di recupero e di definizione
di Dio. Un fenomeno cui vari teologi in tutto il mondo cominciano a prestare attenzione.
Ricorderete molto bene, proprio perché si tratta di cose molto recenti e di cuj ancora permangono le tracce, come ci sia
stato tutto un convergere di attenzione sui problemi posti alla
fede, e in particolare all'evangelizzazione, dalla presenza di quello che Bonhoeffer chiamava « un
mondo diventato maggiorenne»;
era in sostanza il mondo della
scienza, del progresso, della razionalità, un mondo che non
sembrava aver più bisogno di miti, di favole, di deus ex-machina,
di spiegazioni soprannaturali per
risolvere i propri problemi Un
mondo in cui Cristo poteva esser
comunicato solo attraverso un
linguaggio « profano », persino
« ateo »; si parlava in effetti di
« cristianesimo non religioso »,
di « ateismo cristiano » e il problema centrale dell’evangelizzazione era considerato quello della creazione di questo nuovo linguaggio per la fede.
Non era ancora stata portata
a termine questa operazione di
cui forse alle nostre comunità
sono giunti solo gli echi, e in un
breve volgere di anni ci troviamo ora di fronte a un riemergere ed esplodere del bisogno religioso come bisogno di salvezza,
di speranza, bisogno di credere
nel trascendente, e ad una valorizzazione estrema àelVesperienza religiosa per cui si è creata
questa nuova e in fondo affascinante definizione di Dio; « Dio è
un’esclamazione sopra un'esperienza ».
Forse noi protestanti, malgrado il Barth dell’« umanità di
Dio », abbiamo imparato a diffidare dell’« esperienza » considerandola troppo legata all’umano,
e abbiamo accentuato l’importanza dell’aspetto oggettivo e trascendente a scapito dell’efficacia
stessa della nostra testimonianza. Abbiamo messo un segno ne^
gativo davanti a tutti i bisogni
più profondi dell’uomo dimenticandoci poi di quel momento
prezioso in cui il negativo ci si
rivela positivo proprio perché
Il villaggio a Monteforte
Con l'allestimento del villaggio di prefabbricati a Monteforte
(AV) e con la distribuzione di un primo carico di bovini prosegue il lavoro della Federazione nelle zone terremotate.
(Servizio a p. 3)
Cristo è stato uomo e si è messo al servizio della nostra umanità. Fatto sta che oggi siamo
messi di fronte a circostanze che
ci interpellano direttamente. Non
possiamo ignorare per esempio
che quei giovani di diversa cultura, età, personalità che hanno
abbandonato anche le comunità
evangeliche per aderire a movimenti religiosi di altro tipo, vi
DICHIARAZIONE DELLA COMMISSIONE AFFARI INTERNAZIONALI
Un appello per il Libano
Con una presa di posizione resa pubblica il 19 maggio il
Segretario del Consiglio Ecumenico delle Chiese past. Philip
Potter ha dato il massimo risalto alla dichiarazione della Commissione delle Chiese sugli Affari Internazionali sul Libano
che riproduciamo qui di seguito.
Turbata e profondamente preoccupata per la violenta sequenza di eventi che di nuovo ha prodotto tante morti, sofferenze, angosce e rovine in Libano;
mossa ad intensa compassione e simpatia per il popolo libanese per questa nuova spirale di
violenza;
riconoscendo che il Libano sta
diventando sempre più un campo di battaglia per la definizione
di contrasti della regione medioorientale e di un’area internazionale ancor più vasta, diventando
così oggetto di preoccupazioni
per la comunità internazionale;
commossa dall’appello dei patriarchi, vescovi e conduttori
delle comunità cristiane nel Libano (11 aprile 1980) ai popoli
del mondo « per far terminare la
nostra tragedia »;
la Commissione delle Chiese
per gli Affari internazionali
riafferma l’appello del Comitato Esecutivo del CEC (maggio
1976) ai popoli e alle parti in causa in Libano a rinunciare alla
violenza e a risparmiare vite
umane per mezzo di un rinnovato impegno a trovare soluzioni
negoziate;
riafferma la sua persuasione
che il conflitto continua ad essere essenzialmente un conflitto politico malgrado gli accenti, le
motivazioni e implicazioni di carattere religioso che hanno origine nelle strutture confessionali delle società libanese e medio
orientale;
afferma che il Libano non deve
essere sacrificato nel processo
tendente a permettere ai Palestinesi di raggiungere i loro diritti
legittimi o nella risoluzione del
conflitto arabo-israeliano;
ritiene che la riconquista dell’unità e dell’integrità libanese è
elemento centrale della soluzione
del problema libanese e sostiene
ogni sforzo per rafforzare il Governo del Libano nel suo impegno a riaffermare l’effettivo esercizio della sua sovranità su tutto
il territorio libanese;
rivolge appello per:
— la fine degli attacchi e degli
interventi di Israele contro il Libano e i Palestinesi nel Libano
meridionale, che Israele considera necessari per la propria sicurezza e di aiuto al Libano stesso; poiché la sicurezza sia di
Israele che del Libano dipendono dal riconoscimento dell’autodeterminazione palestinese da
parte di Israele e dallo stabilimento di una giusta pace con i
Palestinesi e gli altri paesi arabi
in generale;
— nuove iniziative di pace da
parte della Lega Araba e dalle
Nazioni Unite che portino all’unità nazionale e ad altre condizioni
che rendano non più necessaria
la presenza dell’Esercito siriano
in Libano come forza deterrente
araba;
— un importante ruolo delle
Nazioni Unite nella ricostruzione
e riabilitazione che saranno necessarie dopo la fine del conflitto;
sostiene nella preghiera i cristiani e i musulmani nel Libano
che cercano di ristabilire l’armoniosa vita comune che ha caratterizzato tradizionalmente il loro
paese e lavorano insieme per un
Libano unito dedito alla difesa
della giustizia, dello sviluppo e
della pace nel Medio Oriente; e
esprime apprezzamento alle
chiese membro del CEC per le
loro risposte in passato e ripete l’appello del Comitato Esecutivo del CEC (maggio 1976) alle
chiese per aiuto e assistenza
umanitari per mezzo del CEC
« per portare sollievo alle vititme
di questo conflitto senza distinzione di affiliazione religiosa, etnica o politica »,
hanno trovato risposte a bisogni
da noi considerati non autentici
o non importanti; da un lato (come rileva Aurelio Penna nel suo
recente commento apparso sulla
Luce allo scritto di Giovanni Ribet su questo tema) bisogno di
valori come la fraternità partecipe del gruppo, spesso intensamente colorita di affettività, la
proclamazione della sicurezza di
fronte al pessimismo generale,
del coraggio di fronte alla paura, il richiamo al trascendente
contro le varie banalità del « riflusso », il risveglio della responsabilità attiva contro i vari consumismi. Ma soprattutto mi pare vi sia il bisogno che la propria personale soggettività sia
accolta come un valore all’interno del gruppo proprio nel momento della professione di fede.
Quella soggettività, in cui certo
sono impliciti aspetti emotivi,
bisogni profondi, e riferendosi
alla quale giustamente il gruppo
giovanile di Pinerolo scrive (a
proposito di una certa polemica...) sulla Luce-. « la chiesa ha
dimenticato di assumere la soggettività dei suoi membri, pastori o laici che siano; ha dimenticato che essa può essere valorizzata come un talento e non sacrificata come un ostacolo » (come ad esempio avviene in una
Facoltà di Teologia che viene così a scoraggiare le vocazioni piuttosto che a incentivarle). E questo è indice del tenace persistere di una vecchia mentalità secondo cui chi parla in nome dell’Evangelo dovrebbe snaturarsi,
privarsi di quel prezioso strumento di comprensione della
realtà e di conoscenza dell’altro
che è la propria stessa soggettività.
11 vecchio rischio del « sacro »
come potere-sapere, di cui una
certa categoria è detentrice o
specialista, una categoria senza
la quale si teme che il messaggio si perda — questo rischio
non risorge forse più o meno mascherato, anche attraverso questa incapacità o paura, di una
effettiva incarnazione in tutto ciò
che ci portiamo addosso nell’anRita Cialfi Gay
(continua a p. 10)
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12 giugno 1981
CONFERENZA DEL 2« DISTRETTO DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE
La rassegna dei lavori Dagli atti della Conferenza
Ricco ed interessante, dopo
aver udito le relazioni d’ufficio,
il dibattito assembleare — svoltosi a Milano nei locali valdesi
dopo essere stato ospitato per 6
anni nella sede metodista — ha
affrontato per prima cosa il tema della presenza pastorale,
svolgendolo su un doppio binario. Da una parte la richiesta di
una informazione più tempestiva, ma anche più attenta e prudente, sulle destinazioni dei Pastori aH’interno e tra i vari Distretti, con le positive indicazioni di una sempre maggior collaborazione interdenominazionale
con i fratelli Battisti. Dall’altra
sul positivo lavoro intrapreso
per la formazione di predicatori
laici e per suscitare vocazioni
evangelistiche tra i membri delle nostre Comunità; in alcuni
Circuiti infatti il numero e l’attività dei predicatori laici riesce
a coprire le esigenze delle comunità, mentre in altri Circuiti si
avverte un po’ la carenza di for^ nuove. L’Atto n. 18 proposto
in merito e votato unanimemente è significativo nel riconoscere come l’opera del Signore agisce anche nella nostra infedeltà
e secolarizzazione.
Sotto questo argomento il dibattito si è ravvivato quando dai
discorsi è emersa l’ampia distribuzione geografica del Distretto,
che copre una diaspora dispersa,
ma con un notevole numero di
comunità (sia Chiese costituite
che in formazione) raramente
raggiungibili con assidue visite
dai membri della CED. Ne è scaturito il suggerimento di studiare la disponibilità di predicatori
per assicurare ad ognuna la adeguata cura d’anime. I Circuiti si
dovranno far carico di sollecitare le Comunità affinché segnalino tempestivamente ad essi stessi ed alla CED eventuali problemi insorti.
Circuiti e CED
Ed ecco che si è introdotto il
discorso, puntuale in ogni edizione della Conferenza; quali i
compiti dei Circuiti e quali quelli della CED? I Circuiti si occupano della cura spirituale e la
CED di questioni amministrative?
Altrettanto puntualmente è stato ribadito come le Opere facenti capo al Distretto sono di competenza della CED e della Conferenza, per le altre ci penserà
la Tavola o l’Ente competente;
per quanto riguarda la visita pastorale non si può ammettere una ruolizzazione dei compiti
tra Circuiti e CED, l’insorgere di
problemi viene captato dal Circuito, che svolge un lavoro più
capillare, e comunicato alla CED,
la quale deve avere una visione
più globale del territorio per
portare in Conferenza delle proposte di soluzione.
Particolarmente interessante
l’intervento del IX circuito (Svizzera) che ha rifiutato l’interpretazione di extraterritorialità espressa dalla relazione della
Commissione d’Esame, ribadendo semmai che data la provenienza d’origine dei fratelli di
quelle Chiese il legame è diretto
con l’Italia, le Valli Valdesi e
anche il meridione.
I giovani e le chiese
Uno dei problemi che da qualche anno è stato affrontato dai
Circuiti del II distretto (e in
particolare dal VI - Milano) è
quello della presenza giovanile
nelle Chiese; è stato ribadito che
è la testimonianza delle Chiese
stesse verso i giovani uno dei
grossi elementi di esodo giovanile dalle Comunità a confermazione avvenuta. Per questo lo
scorso anno si era costituita una
apposita commissione di studio
che ha analizzato il problema
della catechesi e dei catecumeni, lavoro che proseguirà questo
anno con l’invito ai Circuiti ad
organizzare incontri e convegni
tra i ragazzi. Per quel che riguarda il lavoro di sensibilizzazione tra i più grandi, si è deciso di continuare la collaborazione con la EGEI, visti i positivi
risultati che si stanno ottenendo
non solo in Lombardia e a Torino, ma anche in Liguria e nel
Triveneto.
Ruolo diaconale
Vivace ed accesa è stata la discussione in merito a questa raccomandazione del Sinodo 1980
alle Chiese, da cui sono emerse
visioni non riconducibili ad un
unico disegno, cosicché si è votato un atto che rinvia al responsabile della Tavola Valdese, past.
A. Taccia, i materiali preparatori e i verbali della discussione.
E’ stato sottolineato dalla CED
come le chiese del Distretto abbiano risposto solo in parte ai
questionari inviati, segno probar
bilmente di una poca chiarezza
nella presentazione del problema
che ha visto una contrapposizione frontale tra il documento della Tavola e il parere della Commissione per le Discipline.
Altri argomenti
Come spesso avviene la quantità e l’importanza degli argomenti da discutere ha inevitabilmente compresso alcuni temi più
generali anche se non meno interessanti. E’ stato questo il caso del rapporto con il cattolicesimo romano. Dibattito praticamente inesistente tenuto conto
del fatto che anche al prossimo
Sinodo questo argomento sarà
procrastinato di un anno; è stato comunque votato un atto che
giustifica tale decisione col fatto che molte comunità stanno
ancora studiando i documenti
del Sinodo e della CED in merito. Sui problemi finanziari si è
rinnovato l’invito a proseguire
gli incontri tra i cassieri delle
comunità, e a sensibilizzare i
membri di chiesa all’applicazione
della indicazione del 2-3% del
reddito come cifra della propria
contribuzione.
In conclusione una Conferenza
Distrettuale affollata (oltre 100
persone tra delegati ed invitati),
attenta alle discussioni e ricca
di interventi propositivi, ottimamente presieduta dal past. Aldo
Sbaffi, L’arrivederci sarà probabilmente nei locali della chiesa
metodista di Bologna l’anno
prossimo.
Ernesto F. Ghizzoni
Luino, Novara,
Vintebbio e Vercelli
La C. esaminato il problema delle
Chiese di Luino e di Novara che da
almeno 3 anni non raggiungono il numero di membri necessari per esser
chiesa costituita, mentre apprezza il
lavoro di testimonianza in cui i nostri
fratelli delle chiese di Luino e di Novara sono impegnati, rinvia di un anno
eventuali decisioni, con Tintesa che la
CED effettuerà nell’aiìno prossimo una
visita alle chiese suddette.
Prende atto che per le chiese di
Vintebbio e di Vercelli il problema non
si pone, invita la CED a segnalare a
ciascuna comunità fin dal primo anno
la situazione che in 3 anni potrebbe
portare la decadenza di chiesa stessa
a norma dei nostri regolamenti vigenti.
Data dei Sinodo
La C. richiamato l’atto 13 in vista
di un più organico dibattito neila Conferenza Distrettuaie sulia vita deile chiese. ritenuto che per reaiizzare ciò sia
necessaria la convocazione delia C.D.
in epoca più tardiva, constatato che
questo comporterebbe io spostamento
deiia data di apertura dei Sinodo alia
fine di agosto, invita il Sinodo a verificare se ie motivazioni che determinarono a suo tempo l’anticipazione dell’apertura del Sinodo siano ancora valide, e in caso contrario deiiberi il ripristino deiia precedente normativa.
Finanze
La C. dopo aver ricevuto gii impegni
contributivi delie chiese valdesi per
ii 1982, constatato che risulta una differenza in meno rispetto alla richiesta
fatta dalla Tavola Valdese di circa 15
miiioni (264.834.000 contro 280.000.000)
ricorda alle chiese i’atto 22 dei Sinodo
1979 che invita i membri di chiesa a
contribuire in proporzione ai proprio
reddito, intendendo per proporzione
una percentuale annua del 2-3%. Invita
le chiese che non hanno adeguato il
proprio impegno come richiesto daiia
CED neiia sua reiazione a rivedere
entro ii mese di giugno le proprie decisioni e farie pervenire aila segretari.? della CED entro il 10 luglio.
La C. preoccupata per la divaricazione esistente tra la contribuzione delle
chiese valdesi e metodiste, rispettiva
mente alla Tavola e aH’Opcemi, e spese per il personale raccomanda alle
chiese locali un impegno maggiore per
l’attuazione degli atti sinodali del ’79-'80
sulle contribuzioni personali dei membri di chiesa rapportato al 2-3% del
proprio reddito, chiede che la prossima
sessione dei Sinodo esamini il problema posto dalla suddetta divaricazione
tra contribuzioni e spese per il personale e adotti le decisioni idonee per
ridurlo gradualmente ed eliminarlo.
Giovani
La C. udite le relazioni del lavoro
giovanile prende atto che l’attività dei
gruppi giovanili nel distretto si va ulteriormente sviluppando con la creazione di poli di aggregazione in triveneto, in emilia-romagna, in liguria, e
con prosecuzione del lavoro in lombardia e a Torino, riconosce la importanza della collaborazione tra chiese
locali, circuiti e fgei neil’affrontare il
lavoro giovanile, e dei positivi risultati
ottenuti col progetto lombardia e con
I esperienza di collaborazione del V e
Vili Circuito con i gruppi giovanili locali, dà mandato alla CED di sollecitare
I circuiti e le chiese locali a collaborare e sostenere la creazione di attività
giovanili dove ancora non esistono.
La C. riconosce infatti che la presenza di gruppi giovanili aiuta ad affrontare il problema della dispersione dei
catecumeni.
Appuntamenti
Firenze e Toscana
Proseguendo la consuetudine
iniziata anni fa, l’Incontro d’estate avrà luogo nella Casa Comunitaria di Fresanti (Montespertoli Firenze) domenica 21 giugno 81. Sarà anche l’occasione
dell’inaugurazione ufficiale della
Casa del Centro Sociale Evangelico, con la presenza di amici, sostenitori, autorità di Montespertoli, abitanti del posto. Inizio
ore 8 con la colazione, culto ore
10; giochi prima e dopo il pranzo (self Service in funzione);
estrazioni; chiusura ore 18.30.
L’incontro aperto a tutti gli evangelici vuole essere un gioioso raduno che sia di ricordo e stimolo a tutti i partecipanti.
DALLE CHIESE T'''este
Guardia Piemontese: tornano i Valdesi
A ridosso della Porta del sangue, a Guardia Piemontese in Calabria, così si presenterà restaurata la casa che la Tavola valdese ha acquistato di recente, (vedi riproduzione del disegno).
Sita nella parte storica del piccolo borgo medioevale, facente
corpo con le vecchie mura di
cinta, questa casa è espressione
tipica delle antiche abitazioni
(monolocali sovrapposti), pur
con lievi modificazioni recenti
più che altro decorative.
Il restauro — progettato dagli
architetti T. Papale e S. Palzarabo — la riporterà allo stato di
funzionalità, rispettando e valorizzando sia le forme originali
che le aggiunte successive. L’operazione (acquisto e restauro) è
stata resa possibile dalla generosità di fratelli e amici tedeschi
che conoscono e amano la nostra
storia, in particolare il capitolo
riguardante il calvario dei valdesi
in Calabria nel 1561.
Perché comprare una casa in
un paese dove non ci sono più
valdesi, oggi (solo qualche amico)?
Per consentire ai valdesi, disseminati per le vie del mondo,
(noi e chiunque altro), di andare
a Guardia Piemontese, di sostarvi un po’, di sentirsi nuovamente
a casa, tornati dopo 420 anni. I
luoghi della nostra storia — in
Calabria come in Piemonte —
hanno un senso, a saperlo vedere. Aiutano anche a capire meglio il nostro presente, incluse le
prospettive della nostra azione
evangelistica, in questo che è,
per taluni aspetti, il nostro moderno « medioevo ».
A completamento dell’informazione, diciamo che i quattro monolocali della casa saranno attrezzati per vari usi: sala per
riunioni e incontri, sale per museo - biblioteca - lettura, locale
per soggiorno di una famiglia o
di un piccolo gruppo (non oltre
quattro persone).
Forano Sabina
Domenica 24 maggio la comunità di Forano riunita in assemblea, ha ringraziato il fratello
Arnaldo Scarinci per il suo compiuto terzo quinquennio di ministero di anziano e il cassiere Rocco Giuliani ugualmente scaduto,
chiedendo a quest’ultimo di rimanere nel consiglio con voce
consultiva perché la sua opera
di cassiere svolta puntigliosamente venga proseguita.
L’assemblea ha poi chiamato
a far parte del consiglio Giuseppina Scarinci Pazzaglia come anziano e Antonio Paolucci (che
rientra dopo qualche anno di assenza per motivi di residenza)
come diacono.
Come deputata alla conferenza
distrettuale e al Sinodo è stata eletta Claudia Claudi.
• Un ringraziamento al prof.
Alberto Soggin per la predicazione di domenica 3 maggio, con
la speranza che torni ancora a
portare il suo messaggio di fede,
insieme alla signora, nella diaspora di Roma.
Sul molo diaconale
LUINO — La chiesa evangelica metodista di Luino, dopo aver
esaminato il Progetto della Tavola Valdese sul « Ruolo Diaconale » lo approva in linea di massima soprattutto per quanto concerne i quattro settori di attività
in cui il R.D. dovrebbe essere articolato e per le condizioni di iscrizione al Ruolo, ravvisando in
esso una possibilità concreta attraverso cui si può esplicare il
servizio globale della chiesa nel
nostro tempo.
A proposito invece del riconoscimento pubblico del ministero
mediante imposizione delle mani
in un culto solenne è stata
espressa opinione contraria per
tre motivi: si dovrebbero consacrare anche gli evangelisti, i
predicatori locali e quanti svolgono un ministero nella chiesa;
si teme di questo passo di arrivare a marcare troppo la distanza tra ’’clero” e ’’laicato”, mentre
invece il nostro scopo è quello
di farla scomparire; la migliore
consacrazione è quella che viene
da Dio che dona il suo Spirito
e dalle comunità che sostengono
il lavoro del ’’diacono” compreso
quello del ’’pastore”.
Fermo restando il principio che
i diaconi svolgono un ministero
nella chiesa e quindi devono essere rappresentati a vari livelli,
la chiesa di Luino lascia alla Tavola il compito di studiare il
meccanismo più idoneo per consentire ad essi una adeguata rappresentanza con voto deliberativo.
Si rivolge un vivo apprezzamento alla Tavola per il lavoro
svolto con intelligenza, competenza, e consacrazione.
In occasione del XVI centenario del Secondo Concilio Ecumenico (Costantinopoli, 381), avrà
luogo venerdì 12 giugno 1981 alle
ore 18.30, nella Sala Brosadola a
Udine (via Treppo, 3), una tavola rotonda sul tema: La Chiesa creatura dello Spirito Santo.
Relatori saranno Mons. E. Ravignani, l’Archim. T. Eleftheriou
e il Pastore T. Fanlo Y Cortes.
30 anni dì Agape
Il 27 e 28 giugno in occasione
dei trent’anni di Agape, i costruttori, gli ex residenti, gli amici, i
membri delle comunità evangeliche sia italiane che estere si danno appuntamento ad Agape per
fare il punto sulla vita e sulle
prospettive del centro.
Poiché si prevede una grande
partecipazione coloro che intendono parteciparvi sono pregati di
iscriversi al più presto telefonando alla Segreteria di Agape tei.
(0121) 8514.
■ Hanno coUahorato a questo
numero: Domenico Abate Mauro Albertengo - Thierry
Benotmane - Claudia Claudi Giovanni Conte - Maria Luisa
Davite - Teodoro Fanlo Y Cortes - Dino Cardio! - Luigi Marchetti - Landò Mannucci Enos Mannelli - Bruno Rostagno - Alberto Taccia - Giulio
Vicentini.
CASA EVANGELICA DI
SAN MARZANO
SAN MARZANO OLIVETO
(Asti) - Telefono 0141/856130
Aperta dal 1/7 al 31/8
Per informazioni, fino al 2S giugno, rivolgersi a:
Chiara Aldo - Via Plana, 105 - 15100 - Alessandria
Tel. 0131/55995 (ore pasti)
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12 giugno 1981
E’ UNA INIZIATIVA ECUMENICA? I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Lettera aperta
ai valdesi e ai metodisti
Echi sui referendum
Pubblichiamo con rincrescimento questa lettera aperta sul problema dell’aborto indirizzata a valdesi e metodisti da alcuni sacerdoti cattolici impegnati nel dialogo ecumenico. Con rincrescimento
perché non ci è sembrata una iniziativa ecumenica. Abbiamo sempre avuto poca simpatia per l’ecumenismo del volemose bene e del
badiamo a quello che ci unisce, per cui non ci dispiace certo confrontarci su temi come l’aborto in cui, lo sappiamo bene, esistono
profonde divergenze da chiarire. Ma per l’appunto questa lettera
non è stata scritta e inviata per un confronto. E’ stata scritta il 15
maggio e si è atteso quella data per intavolare un discorso sul documento del Sinodo del 1978; inoltre il 16 maggio, vigilia dei referendum, i firmatari sono stati tutti assenti dalla riunione della Commissione regionale ecumenica da tempo indetta. Si è trattato in altre parole soltanto della predisposizione di uno strumento elettorale in vista dei referendum e come tale distribuito capillarmente
a Pinerolo. Il Concistoro della Chiesa valdese di Torino spera comunque che si possa superare questo aspetto strumentale della lettera e sta organizzando un incontro con i gruppi ecumenici di Torino per un confronto reale sul problema.
Cari fratelli,
la posizione della vostra Chiesa circa il problema dell’aborto,
fondata sulla dichiarazione sinodale del 1978 (Atti del Sinodo
Valdese e Conferenza Metodista
1978, art. D - pubblicata, fra l’altro, sulla "Luce” il 20.3.1981) ci
addolora profondamente, perché
ci pare contraria a quanto i cristiani hanno sempre, dovunque
e tutti sostenuto.
Assumendo la natura umana, il
Verbo di Dio ne ha guarito le
ferite, l’ha redenta e santificata,
in tutto l’arco della sua esistenza, dal concepimento alla morte,
in quanto fu anch’Egli concepito,
nacque, crebbe e morì. L’annuncio a Giuseppe nel Vangelo secondo Matteo, e a Maria in quello secondo Luca, si collegano a
tutta la tradizione dell’antica alleanza e dicono l’amore di cui
Dio con la sua Parola circonda
l’uomo fin dal primo istante di
vita nel seno materno. La danza
del Precursore nel grembo di
Elisabetta (sembra prosaico dover ricordare che era un feto di
sei mesi) di fronte al Salvatore
(ancora in stato di embrione), ci
pare dovrebbe ricordare ai cristiani che la gioia per una nuo
LUTTO NELL’UCDG
va esistenza e il rispetto per il
nuovo uomo comincia ben prima
del taglio del cordone ombelicale, e cioè dal concepimento. Altrimenti l’Evangelo anziché essere messaggio d’amore storico
e concreto, diventa una pia leggenda che ognuno può stravolgere a proprio piacimento o secondo l’opportunità dettata dalle circostanze.
Non ci soffermiamo su quanto
dice Gen. 9; 5-6 e su quanto prescrive Ez. 21: 22-23. Neppure vogliamo raccogliere le pesanti e
gratuite accuse mosse alla nostra Chiesa circa la procreazione
responsabile.
Ci parrebbe però nominalismo
dichiararci contro i’aborto volontario e farci paladini di una legge che lo legalizza: benché il diritto non coincida con la morale,
ci sembra debba sforzarsi di assomigiiarle.
Non possiamo poi non rilevare
l’uso poco felice (accomodatizio)
e non pertinente della Scrittura:
Matteo 23: 4 riguarda l’invenzione di norme inesistenti e non
la proclamazione della volontà
di Dio; Gal 6: 2 non è un invito
alla complicità nei maie morale,
ma un invito ad astenersi dal
giudicare il fratello.
Per questo ci asteniamo dai
giudicare e dal condannare le
madri che sopprimono il loro
figlio: purtroppo è vero che in
un mondo che rifiuta l’amore e
si chiude neli’egoismo tante donne non sono incoraggiate a vivere nella speranza. Ma l’affetto
che non dobbiamo togliere ad
esse non ci evita il profondo dolore per la vita offesa e distrutta.
Noi abbiamo creduto nell’amore e perciò affermiamo chiaramente questo: finché non sarà
dimostrato che l’embrione o il
feto non sono « uomo », l’aborto
volontario è e resterà un omicidio, la soppressione di una creatura amata eternamente da Dio,
per ia cui salvezza il Verbo si
è incarnato e lo Spirito è stato
effuso, alla quale viene indebitamente impedito di crescere per
essere l’immagine di Dio nel mondo.
Pregheremo per voi; ma vogliamo farvi presente quanto dichiarazioni come la vostra rendano difficile il dialogo ecumenico, al vertice e alla base, e scavino più profondo il fossato della divisione.
Torino, 15 maggio 1981.
Firmato: sac. Paolo Barrerà,
Segretario responsabile Commissione Ecumenica Regionale Piemontese; sac. Jean Pierre Ravotti, Delegato per l’Ecumenismo
nella Diocesi di Mondovi; sac.
Gian Carlo Canella, Delegato per
l’Ecumenismo nell’Archidiocesi
di Vercelli; sac. Michele Ronco,
Consultore della Commiss. Ecumenica Regionale Piemontese Parroco a Chieri; sac. Piero Ottaviano, Responsabile del Didaskaleion.
La vivace campagna condotta
per i referendum suil’aborto,
specialmente per quello di parte
cattolica, ha assunto a un certo
punto, per gli interventi a tutti i
livelli delle gerarchie ecciesiastiche romane, aspetti « religiosi »,
sicché le posizioni protestanti al
riguardo sono state richiamate
come testimonianza del fatto che
una forte fede « religiosa » non
deve necessariamente essere in
contrasto con l’intervento dello
Stato nel regolamentare con una
sua legge un fenomeno diffuso e
socialmente rilevante come l’aborto, di cui occorre eliminare
innanzitutto la clandestinità,
combattendone poi il permanere
con un’opera di educazione civile, che potrà cosi integrare ia
educazione « religiosa » che rimane compito delle chiese.
Ne hanno quindi parlato un po’
tutti i giornali in vario tono e
con varietà di commenti; è stato
sottolineato da alcuni il fatto che
la F.C.E.I. ha rinunciato, su richiesta delia RAI, ad una sua
trasmissione televisiva su questo
tema, proprio per dimostrare come si trattasse di un problema
di legislazione civile e non di un
problema di fede; aitri hanno
ampiamente riferito sulie discussioni e conciusioni del Convegno
di Firenze; altri hanno scritto
come l’atteggiamento dei protestanti abbia confermato lo spirito con cui sono state discusse
le Intese (peraltro non ancora
formalizzate), mentre quello della gerarchia cattoiica è parso iegato ad una inaccettabile interpretazione dello spirito concordatario; l’Avvenire del 14 aprile ha
dato anche spazio ad una dichiarazione della Comunità Evangelica di Rapallo (battista?) che
si allineava invece alle posizioni
del Movimento per la Vita. Scrivendo a risultati ormai conosciuti, si può ritenere che il contributo dei protestanti sia stato
non solo positivo, ma anche
compreso dalla generalità nel
GLI EVANGELICI PER I TERREMOTATI
Mary Rossi Il villaggio a Monteforte
Si è spenta a Roma ai primi
di giugno ia nostra carissima
Amica Mary Rossi, per molti anni Segretaria Nazionale della
Y.W.C.A.-U.C.D.G. Apprendiamo
questa notizia con dolore per tutto quello che la sua scomparsa
rappresenta per l’Associazione, a
cui aveva dedicato tutta la sua
vita, la sua intelligenza, la sua
carica umana di socievolezza, il
suo spirito di reale vissuto ecumenismo; e con serena letizia
per la sua ascesa verso quel Signore, che aveva servito con disciplina di vita e con piena dedizione.
Altri diranno più ampiamente
le vicende della sua vita: qui desideriamo ricordare brevemente
questa donna esemplare che aveva « sposato » una nobile causa
di servizio cristiano e ad essa
è rimasta fedele fino alla fine: la
sua amicizia e il suo esempio
sono stati un dono prezioso per
molte donne.
Ketty Comba Muston
(ney) - « L’intervento della Federazione delle chiese evangeliche è l’unica manifestazione concreta di solidarietà che abbiamo
avuto; il resto, a cinque mesi dal
terremoto, sono tutte chiacchiere ». E’ quanto ha dichiarato nel
corso di un’intervista per la rubrica televisiva « Protestantesimo » il sindaco di Monteforte,
riferendosi al villaggio in fase di
avanzata costruzione che sorge
appunto nel suo comune, a un
paio di chilometri da Avellino. Si
tratta di un villaggio di 30 case
prefabbricate in un’area di 20.000
mq. Le case, costruite su una
piattaforma di cemento armato,
sono interamente in legno ed
hanno una superficie abitabile
di 48 mq. che comprende un soggiorno, cucina, due camere da
letto e bagno. Sono previsti spazi verdi, attrezzati per giochi di
bambini e attività sportive. Inoltre al centro del villaggio, sorge
rà un prefabbricato di 350 mq.
da adibire a centro sociale, con
sala di lettura, ambulatorio,
un’ampia sala riunioni, che potrà servire anche da luogo di
culto per gli evangelici del villaggio e della zona.
Per meglio utilizzare il centro
sociale il sindaco ha avanzato la
proposta di organizzare al suo
interno anche una scuola materna, necessaria oltre che ai futuri abitanti del villaggio anche a
quelli delle zone limitrofe.
Si realizza così uno dei punti
del programma della Federazione: accanto alle nuove abitazioni si vogliono promuovere cose
nuove, cioè una vita associativa
e servizi che sviluppino una socialità di nuovo tipo
Operazione vitelli
Cinquantatré mucche e un toro
sono arrivati l’8 maggio alla sta
FRANCIA
Rassemblement della regione parigina
Parigi, domenica 24 maggio.
Culto ore 10.30. Entro in un tempio del 6° arrondissement. Sono
le 10.25. Assemblea poco numerosa. Battesimo e benedizione.
Tutti escono. Come? perché? « On
n’a pas de culte aujourd’hui dans
Paris... Tout le monde se réunit
au Bois de Vincennes pour le
Rassemblement protestant régional... Vous n’êtes pas Parisienne? » — « Non, Turinoise, des
Vallées Vaudoises du Piémont... »
— « Oh! alors! » — Esclamazione
di gioia, sorpresa, ammirazione.
Mi sento indegna degli avi ai
quali è destinata l’ammirazione!
Corsa (se cosi si può dire) attra\'erso Parigi con membri di
chiesa fino al Grand Hall coperto du Pare Fiorai au Bois de Vincennes. Culto già iniziato. Si alternano pastori delle chiese riformata, battista, luterana (toga
bianca). Coro delle diaconesse di
Neuilly, accompagnamento musicale delTEsercito della Salvezza,
predicazione, salmi e letture bibliche, responsori, canti dell’assemblea, meditazione, preghiera
d’intercessione libera in piccoli
gruppi, S. Cena (ostia per i luterani, pane e vino in coppa comune per i riformati), e infine
preghiera d’intercessione, colletta e benedizione.
Quanti? duemila? tremila? Partecipazione di 71 associazioni. In
contro di 48 ore con presentazione di film e audio-visivi, forum
« Libre expression », veglia, conferenze sul tema: « Aimer la vie ».
Organizzazione perfetta: esposizione di libri e riviste, pasti in
comune, angolo per i bambini,
ecc. Ne parlerà a lungo il prossimo numero di « Réforme ».
Il culto cui ho avuto il privilegio inaspettato di partecipare,
così seguito, così raccolto allo
stesso tempo, punto culminante
del Rassemblement protestant en
Ile-de-France, ha lasciato in me
un sentimento di commozione
profonda e di riconoscenza.
Liliana Ribet
zione ferroviaria di Battipaglia,
dopo un viaggio di cinque giorni;
erano parte di un convoglio di
78 destinato a diversi comuni
della zona terremotata.
Le 53 mucche (che sono pregne e daranno presto alla luce i
vitelli) sono un dono delle chiese evangeliche svizzere, inteso a
ricostituire il patrimonio zootecnico seriamente danneggiato dal
terremoto e dalle sue conseguenze. Questo è il primo invio; in
autunno ne arriveranno circa altrettante, complessivamente, per
le cooperative che intanto si sono
costituite a Ruvo del Monte (Pz)
e a Senerchia (Av). A San Gregorio Magno (Sa) un certo numero di bovini sarà invece consegnato direttamente ai contadini
che hanno subito perdite di bestiame.
L’« operazione vitelli » è stata
ideata e realizzata da un pastore evangelico del cantone di San
Gallo, Leo Utelli, con la collaborazione dei contadini del posto.
Gli stessi contadini hanno accompagnato il bestiame sugli stessi
carri merci e le hanno accudite
durante il viaggio, provvedendo
a mungerle e a distribuire il latte
nelle stazioni in cui i carri erano
costretti a lunghe o a lunghissime soste. Attualmente una parte del bovini è stata parcheggiata nelle stalle di Qliveto Citra intanto che si apprestano le stalle
prefabbricate che dovranno accoglierli in via definitiva.
L’iniziativa si inserisce nel programma di ricostruzione e aiuti
della Federazione delle chiese
evangeliche e che si preoccupa
che la ricostruzione materiale
venga accompagnata da iniziative che aiutino a ricostruire o a
stimolare la costituzione di un
tessuto economico messo in crisi da decenni di abbandono e in
ultimo dal terremoto dal 23 novembre.
suo vero valore, e cioè nello stesso spirito con cui le Intese furono a suo tempo discusse e concretate.
Un altro evento che ha indirettamente interessato il mondo protestante è stato il Convegno Internazionale degli omosessuali,
tenutosi quest’anno a Torre Pellice. L’interesse dei giornali, in
particolare il TG2, la Stampa, il
Resto del Carlino, sta soprattutto nell’ospitalità offerta dal locale Tempio Valdese alla celebrazione della Pasqua, voluta dagli
omosessuali credenti, ai quali il
parroco locale aveva rifiutato
ospitalità nella sua chiesa.
Il Manifesto del 5 maggio informa intanto sulla persecuzione
degli omosessuali sospinta negli
Stati Uniti da una accanita propaganda di fondamentalisti evangelici ultra conservatori.
* * *
Rispondendo ad un lettore, che
gli chiedeva perché la democrazia italiana fosse cosi poco matura, Indro Montanelli sul Giornale del 26 aprile, ricordando
quanto già ampiamente illustrato in due volumi della sua Storia d’Italia, sottolinea come all’origine di questo scarso spirito democratico in Italia stia la mancanza di una adeguata influenza
della Riforma nel seicento e la
totale sottomissione dell’Italia agli influssi della Controriforma.
Come esempio di « vera democrazia » Montanelli cita il culto evangelico, specie negli aspetti di
« sacerdozio universale » che esso presenta, con le relative assunzioni di responsabilità personale
e diretta anche nella vita associata.
* * 5t!
Nel numero di febbraio de II
Ponte E. Angeleri, a commemorazione del Concordato, narra
l’avventura del pastore G. Perugia, arrestato, processato e condannato a sei mesi senza condizionale, per aver discusso con
un prete i fondamenti della sua
fede evangelica. E, nello stesso
spirito, la lettera aperta che G_.
Rosapepe ha inviato alTAvantì
e alla Repubblica per ricordare
come ancora negli anni ’50, il governo De Gasperi-Scelba si dava
alla persecuzione dei non cattolici, citando il caso del pastore
Cline Paden della Chiesa di Cristo in Roma, caso che richiese
perfino un intervento diplomatico del Dipartimento di Stato
americano.
Su Jesus di maggio R. Bertalot scrive sulla personalità di Maria, come appare dai libri evangelici, e sulla necessità di farne
uno studio approfondito per superare una delle maggiori difficoltà del dialogo ecumenico. La
stessa rivista riporta anche una
« Esperienza pastorale » da noi
pubblicata.
Il Gazzettino e Gente Veneta
danno notizia di una tavola rotonda tenutasi a Mestre cui hanno partecipato B. Costabel, il pastore avventista Paolo Benini e
il teologo cattolico don Pattare.
Il Regno-Documenti pubblica
il testo di una Relazione Ecumenica della commissione mista
cattolico-luterana e la interessante lezione di W. Kasper su « La
teologia cattolica e la Confessio
Augustana ».
E nella Stampa del 26 aprile
A. C. Jemolo recensisce l’opera
di J. Lutz su « La Riforma », rievocando il quadro storico nel
quale la Riforma apparve come
opera necessaria, e trova che il
protestantesimo attuale ha seguito le indicazioni di Lutero, il
quale « ha rimesso l’uomo a se
stesso, donde il fenomeno di
smembramento endoprotestante ».
* « «
Su Tutto Libri del 25 aprile
Giorgio Spini, scrivendo de « La
lettera scarlatta » ne rileva lo
scarso fondamento storico, che
non fa giustizia all’azione dei
puritani, la quale fondò un’America tendenzialmente liberata
« dall’autoritarismo del re » e
« dal parassitismo aristocratico »
e non si limitò certo, come apparirebbe dal romanzo, ad una
repressione di tipo sessuale.
Niso De Michelis
4
12 giugno 1981
L’ESPERIENZA DI « CASA MATERNA » IN UN BEL LIBRO PUBBUCATO DALLA CLAUDIANA
Una stona di amore e di coerenza
La storia di una famiglia metodista, i Santi, che ha gettato un seme in una terra difficile
dove camorra e miseria sono i padroni - Un best seller in Olanda, Inghilterra, Germania
a colloquio
con i lettori
In un mondo che ci sommerge
ogni giorno di parole, il libro
può sembrare il di più al già detto, al già vissuto, scontato, a meno che non si trovi una parola
particolare, eccezionale che ci
fermi nostro malgrado, ci obblighi a leggerla e rileggerla: è il caso di « Aggiungi due posti a tavola » ( 1 ). Già il titolo fa pensare a una commedia televisiva di
qualche anno fa e lo si potrebbe
mettere da parte se il viso simpatico di papà Santi, il protagonista, non ci costringesse a sfogliarlo. Entriamo in un mondo
che non ci è più abituale, mondo fatto di amore, di fede, di vita vissuta per gli altri e non a
parole come siamo abituati a
sentire.
Penetriamo nel mondo affascinante della nostra infanzia: molti di noi hanno vissuto il dopoguerra, la miseria, la fatica di
costruire, di ricostruire quello
che il fascismo aveva distrutto:
così fanno i protagonisti di « Casa Materna ».
E’ un libro che scorre piacevolmente dalla prima all’ultima pagina e lascia il lettore senza respiro, perché non mancano i momenti di suspence quando per
esempio il pastore Santi viene
preso dai fascisti e incarcerato;
libro che ci lascia forse sconvolti per la coerenza di vita di questa persona, per la tenacia, per
la grande forza dimostrata nel
non arrendersi a nessun costo;
tutte cose che noi andiamo dimenticando nella fretta della routine quotidiana.
Un libro d’amore che insegna
a noi gente del Nord frettolosa
che il Sud è una terra calda dove la gente se è veramente amata ed aiutata nei suoi problemi
è pronta a darsi completamente.
E’ la storia di un pastore metodista che una sera decide di
portare a casa due bambini, sente che la sua vita ha bisogno di
uno scopo. I due fiammiferai sono l’esempio della povertà napoletana: la madre lavora e li lascia per la strada. Ai due primi
ospiti di « Casa materna » se ne
aggiungeranno altri, altri ancora
riempiranno con le loro voci e i
loro canti la casa che li ospita.
Il libro è un flashback di idee,
di situazioni che mutano con la
crescita di quest’opera.
Da « Casa materna » passiamo
all’avventura delle cave; il dottor Teofilo figlio del pastore Santi viene chiamato per aiutare dei
baraccati: gli abitanti delle cave
di Capodimonte e Fuorigrotta...
questi abitavano in veri e propri
labirinti scavati nelle rocce di
tufo e nelle colline attorno alla
città, un tempo vere e proprie
cave di pietra. « Era qui che la
popolazione di Napoli si era ammassata quando erano cominciati i primi bombardamenti... ».
Forse noi avremmo risposto con
un rifiuto, era già un bel peso il
suo lavoro di medico e il suo
aiuto alla scuola, ma l’impressio
ne che riceve di bisogno è tale
che non ci pensa due volte a mettersi in questa nuova impresa.
Così si adopererà prima a curare i pazienti poi a lottare perché
le cave siano chiuse.
« Per alcuni mesi la lotta per
chiudere le cave fu la lotta di
un uomo contro il milione di
persone troppo occupate, troppo
distratte, troppo povere per curarsene. Col tempo Teofilo riuscì
a trovare degli alleati per la sua
campagna, alcuni di essi in posizione di rilievo nel Comune stesso... ».
Intanto « Casa Materna » è diventata un grosso orfanotrofio
aiutato e conosciuto all’estero, il
fascismo è passato, l’avvocato
Fabio, fratello di Teofilo, accetta
di entrare nel consiglio comunale per aiutare la « sua gente »
attraverso il lavoro politico. Si
programma la costruzione di un
ospedale, saranno anni lunghi di
attesa perché il progetto si possa
realizzare ma i Santi non disperano e nel 1968 si riesce a concretizzare questa nuova opera
che vede unite persone da tutto
il mondo.
La storia dovrebbe terminare
a questo punto, ma forse la storia della famiglia Santi, come
giustamente dice il giornalista
che la presenta, non termina con
loro e non può terminare perché
è la storia di un nostro pezzo di
meridione: storia della fatica di
questa gente per sopravvivere,
fatica che forse non avrà mai
termine.
I Santi hanno gettato un seme
in questa terra così difficile do
ve camorra e miseria sono i padroni; spero che noi entusiasti
della loro vicenda sapremo continuare questa avventura con il
nostro aiuto, la nostra solidarietà.
Spero che molti giovani lo leggano e lo rileggano com’è successo in Olanda, in Inghilterra e in
Germania dove è diventato un
best-seller nelle scuole, se ne entusiasmino e ne sappiano cogliere il messaggio profondo di umanità e di solidarietà verso coloro
che hanno avuto molto meno di
loro, figli della ricca società industriale.
Rina Lydia Caponetto
Cyril Davey, Aggiungi due posti a tavola (The Santi Story), pp. 255,
L. 6.900, Claudiana 1980.
A PROPOSITO DI UNA VECCHIA POLEMICA RICORRENTE
Paolo e le donne
Osservo con interesse che si è
riaperto il dibattito sulla donna
nel pensiero dell’apostolo Paolo,
e mi rallegro che un problema
biblico appassioni i giovani lettori e collaboratori. Non ritorno
sui singoli punti di questo problema molto dibattuto; ho esaminato i più importanti in una
serie di artìcoletti del 1976, dal
27'2 al 2/4 (NN. 9-14 del 1976).
Qui vorrei limitarmi a un’osservazione: che l’apostolo Paolo
è anche stato vittima, almeno in
parte, dei posteri. Sono stati loro infatti ad attribuirgli lettere
che non sono state scritte da lui,
e interpretazioni che probabilmente erano molto lontane dal
suo pensiero.
La prima di queste due ultime
affermazioni è documentata nell’articolo del 27.2.1976 dal titolo
« A qualcuno non piace Paolo »,
in cui parlavo del problema delle cosiddette « Epistole pastorali » (I-II ’Tim. e Tito) e non starò a ripetere quanto ho scritto
allora. Chi vuole documentarsi
maggiormente può vedere la mia
Introduzione al Nuovo Testamento voi. II (Claudiana 1975)
da p. 213 a p. 232.
Per la seconda affermazione
(che a Paolo sono state attribuite interpretazioni antifemministe anche dove il suo pensiero
non era tale) vorrei portare qui
un solo esempio — anche se potrebbero essere più numerosi :
quello di I Cor. 7 ; 36-38. In questo passo la « Versione Riveduta » segue l’interpretazione del
Crisostomo, secondo la quale si
tratta delle perplessità di un padre che avrebbe deciso (v. 37) di
mantenere sua figlia nubile. Il
testo greco però non menziona
nessun padre, e non c’è neppure
la parola « figlia », ma sempre
la parola « vergine », che può anche essere un modo di alludere
alla fidanzata. Riferire il problema ai rapporti fra padre e figlia
è dunque arbitrario, e commentatori dei primi secoli cristiani
non danno quell’interpretazione
(p. es. Efrem e Ambrosiaster).
Ho sul mio tavolo, mentre scrivo, undici traduzioni del N.T.
che danno tutte un’interpretazione senza riferimento al padre, e
non sono soltanto le cosiddette
traduzioni dinamiche, ma anche
traduzioni « rispettabili » come
la Zürcher Bibel, la TOB, la Revised Standard Version (la Bibbia usata normalmente nelle
chiese americane), la Bibbia italiana della CEI. Secondo queste
Bibbie, si tratta di un problema
di coppia, di giovani che forse
nella speranza di un imminente
ritorno del Signore (e fine del
mondo) avrebbero deciso di rinunziare a sposarsi. Però se il
contrasto fra una simile decisione e l’impulso naturale che suggerisce il matrimonio dovesse
farsi difficile da sopportare, l’apostolo dice ; Ebbene, si sposino !
Non commettono alcun peccato.
Questa interpretazione, racco
mandata anche dai più autorevoli commentari alla I Corinzi
(Lietzmann - Kümmel, Barrett,
Héring, Conzelmann) lava l’apostolo Paolo di una grossa responsabilità. Ci sembra infatti
enorme, per non dire grottesco,
attribuire all’apostolo l’idea che
un padre potesse disporre fino a
quel punto della vita e della volontà della figlia, specialmente
se non più giovanissima, come
sembrano pensare i traduttori
della « Riveduta ». In una materia poi, che oltre ad essere personalissima, non comporterebbe
nessuna rinunzia per il padre, e
ogni sacrificio per la figlia. Proprio nel cap. VII della I Corinzi
l’apostolo ha un atteggiamento
rispettoso della personalità di
tutti, dichiara di non volere imporre pesi a nessuno e di volere
che tutti vivano in pace.
Mi sembra che quest’esempio
sia indicativo di come talvolta
siano state date interpretazioni
discutibili del pensiero di Paolo.
E’ bene che piano piano tutto
ciò che è discutibile venga riesaminato e, se è frutto di interpretazioni arbitrarie, corretto. E
prima di porre questioni più difficili, p. es. se l’apostolo era
« ispirato » quando le scrisse,
porsi una questione preliminare :
Che cosa ha veramente detto
Paolo?
Bruno Corsani
NOVITÀ’
VITTORIO SUBILIA
IL PROTESTANTESIMO MODERNO
TRA SCHLEIERMACHER E BARTH
8”, pp. 144, L. 5.800
(collana «Sola Scriptura » n. 8)
— Come ha reagito il protestantesimo alle pressioni della
cultura dalla fine del ’700 ad oggi? Ha mantenuto il senso
e il contenuto del suo messaggio, oppure ha ceduto alle
tendenze del mondo circostante?
— Che giudizio complessivo si può dare oggi del « protestantesimo liberale » nei suoi vari aspetti? Perché la « protesta » di Barth è stata una parentesi che sembra chiudersi
nel tempo presente?
— Come tutti i libri di Vittorio Subilia, un’opera d’impegno
che pone grossi interrogativi alla coscienza evangelica attuale. Per chi ha vissuto la « svolta » di Barth e per chi
vuole averne una comprensione più profonda.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 Torino
conto corrente postale n. 20780102
Il n. 13 della collana « dossier »
della Claudiana, uscito alla vigilia dei referendum sull’aborto è
stato concepito come uno strumento « a disposizione delle Chiese e dei singoli con la certezza
che la mente e la coscienza di
ognuno siano arricchite in vista
di una più diffusa crescita culturale e spirituale ». Lo precisa
Paolo Spanu nella sua introduzione.
Nel volumetto, intitolato appunto « I protestanti e l’aborto »
(pagg. 96, L. 2.900) sono raccolti
tre testi. Il primo è di Alfredo
Berlendis che esamina il problema soprattutto nel suo aspetto
storico, a partire dalI’A.T. fino
ai giorni nostri. Egli pone poi in
rilievo « l’assurdo in cui cade la
dottrina morale cattolica » nel
proibire i metodi più affidabili
di contraccezione che costituirebbero una valida barriera contro le
gravidanze indesiderate e conseguenti aborti. Secondo una indagine condotta a Ginevra, dove
cattolici e protestanti sono in
percentuale pressoché uguale, le
donne cattoliche che ricorrono
all’aborto costituiscono il 65,9
per cento; le protestanti il 28,1%.
Il secondo testo, di carattere
teologico, è di Sergio Rostagno,
professore alla Facoltà valdese
di teologia. Egli pone la questio
DOSSIER N. 13 DELLA CLAUDIANA
Protestanti e aborto
A CIASCUNO IL SUO
Caro direttore,
sul n. 22 del 29.5 abbiamo notato con
piacere la cronaca della festa delle
scuole domenicali della Liguria, inviata
tempestivamente da un cortese corrispondente. Siamo felici di questo primo,
riuscito incontro ligure e condividiamo
il caldo entusiasmo del cronista.
Dobbiamo però fare alcune precisazioni: fra i "registi” della giornata e
della sua preparazione non si devono
dimenticare i coniugi Carreri, della
chiesa battista di Via Vernazza; il « robustissimo » buffet è stato offerto non
solo dagli assarottini. ma da sorelle
delle varie chiese evangeliche genovesi.
Soprattutto, però, facciamo osservare che l'incontro non è stato organizzato dalla Federazione evangelica ligure. L’idea è nata a Genova, fra i iresponsabili delle chiese evangeliche (alcune
federate, altre no) e delle loro scuole
domenicali; l'invito è stato quindi allargato alle altre scuole domenicali liguri, e ci siamo molto rallegrati della
larga e viva risposta, da parte di chiese federate e no.
Per la chiarezza e l'armonia fra noi,
pensiamo questo andasse precisato,
preparandoci in fraterno accordo alla
edizione 1982.
Gustavo Bouchard, Gino Conte
RAPPRESENTANZA
Caro Direttore,
ti ringraziamo per l'ampio spazio che
« La Luce » ha dedicato alla cronaca
della giornata di riapertura al Culto del
Tempietto Valdese di Tramonti di Sopra,
Tuttavia, ci sentiamo di dover fare
alcune precisazioni e correzioni, riguardo l'articolo « Storia di una piccola
Chiesa ».
Nell'articolo infatti, viene associato il
nome di Luciano Menegon (cui è dedicato il Centro Ecumenico), ai martiri
della Resistenza. Questo non risponde
al vero: Luciano Menegon era un fratello, morto prematuramente, e la famiglia ha voluto ricordarlo, donando il
terreno su cui oggi sorge 11 Centro.
Non è invece ricordato nell'artìcolo,
il fratello Armando Facchin, caduto da
partigiano durante la battaglia del Monte Rest.
Inoltre, ci preme precisare, che la
Comunità in questi ultimi anni è stata
affidata alla cura del past. Giuseppe
Tuccitto della Comunità Battista di
Pordenone e non, come detto dall'articolista, ai pastori e ai laici del Triveneto in genere.
Ci è sembrato importante chiarire
queste inesatte notizie, poiché si riscontrano anche in altre pubblicazioni, sia
all'interno delle Chiese che negli ambiti culturali.
Nel rinnovarti il ringraziamento, fraternamente ti salutiamo.
Armando De Colò, Luciano Pradolin
Alessio Christian Pradolin
ne dell’aborto alla intersezione
di quattro campi ben individuati:
« quello della situazione sociale
in cui la questione sorge con i
suoi lati inevitabilmente umani,
quello dello Stato con le sue leggi e la sua organizzazione sociale ed assistenziale, quello culturale, dominato dal vasto e positivo slancio della liberazione della donna ed infine, ultimo, ma
non per questo meno rilevante,
quello ecclesiastico con il suo
specifico linguaggio ».
Il terzo intervento è di Maria
Girardet Sbaffi che offre alcune
riflessioni morali. « Il confronto
con questo problema deve spingerci a riflettere sulla cultura di
morte che ci circonda, e che non
si manifesta solo negli aborti,
ma nella violenza diffusa, negli
omicidi, nella droga, nella corsa
agli armamenti, nella distruzione dell’ambiente ».
Chiude il volumetto un’appendice comprendente il testo della
legge 194 che, come noto, è rimasta in vigore. Seguono l’ordine del giorno del 1978 votato dal
Sinodo valdese e dalla Conferenza metodista, ed il testo del documento conclusivo approvato
dai partecipanti al Convegno organizzato nel marzo 1981 a Firenze dalla Federazione delle
Chiese evangeliche in Italia.
r. p.
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Dino Clesch, NIso De
Michelis, Giorgio Gardiol, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot,
Giuseppe Platone, Luciano Rivoira,
Liliana Vigllelmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
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Tribunale di PInerolo N. 175, 8 luglio 1960.
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5
12 giugno 1981
35^ RIUNIONE DELLA COMMISSIONE SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI PEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
"Ho posto davanti a voi la vita e la morte”
Una vasta panoramica sulle attuali linee di lavoro del CEC per ciò che riguarda i diritti umani, i problemi della pace, del
militarismo, degli armamenti, in una densa valutazione dei membro italiano dell autorevole organismo ecumenico
Nel già lontano 1967 si narrava che Adolf Hitler, dopo venticinque anni di condotta ineccepibile nel reparto infernale a cui
è stato assegnato in seguito alla sconfìtta del Terzo Reich, ottiene una licenza premio e l'autorizzazione a risalire nel mondo
dei vivi. Ma dopo un giorno egli
si ripresenta alle porte del penitenziario eterno e al demonio attonito che gli chiede ragione dell’immediato ritorno risponde:
« Lassù non si può stare. Il disordine morale e lo sconvolgimento di tutti i valori sono giunti al punto che i Tedeschi pensano soltanto a far soldi e gli
Ebrei fanno le guerre-lampo ».
Questa battuta un poco sinistra
mi è tornata in mente in occasione della XXXV riunione della
Commissione sugli affari internazionali (CCIA) del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), della
quale sono membro dal 1977. Al
la riunione della Commissione,
che era l’ultima prima della
prossima assemblea mondiale del
CEC che si terrà a Vancouver
nel 1983, hanno partecipato una
cinquantina di persone, provenienti dai quattro continenti, in
rappresentanza dei diversi raggruppamenti regionali ed ecclesiastici che fanno capo al CEC.
I lavori si sono svolti dal 9 al
16 maggio 1981 in una località
della Westfalia che ha il nome
augurale di Priedewald (Bosco
della Pace), non lontano dai massimi centri produttivi della Germania federale, in un momento
in cui l’aggressività di Menahem
Begin, accentuata dall’incertezza della prossima consultazione
elettorale in Israele, rischia di
trasformare la guerra che già si
sta combattendo in Libano in un
conflitto incontrollabile, data la
situazione internazionale.
L'inquietante apparenza
dell’ordine europeo
La Chiesa luterana tedesca ha
trasformato il bel castello rinascimentale di Friedewald in una
Accademia Sociale, che accoglie,
con tutte le possibili perfezioni
materiali delle società affluenti,
ininterrotti corsi e seminari sulle relazioni industriali e sulle
pratiche pastorali. È frequentata dal vasto ceto dirigenziale, superiore e intermedio, della Renani?.: imprenditori e docenti universitari, funzionari sindacali ed
ecclesiastici, alquanto più sciolti
dei loro predecessori nel portamento, nella capigliatura e nell’abito, ma sempre preoccupati
di agire in base ai canoni della
competenza e della efficienza.
Il latino (sudeuropeo o sudamericano) che si trova a vivere
per qualche giorno in quella rassicurante atmosfera non può sottrarsi all’impressione che il nitore e la regolarità dei boschi, dei
pascoli, delle abitazioni popolari
tutte egualmente dotate di tende candide e di piante ornamentali alle finestre, come l’ordine di
tutte le istituzioni civili ed ecclesiastiche di quella parte dell’Europa, presentino una perfezione eccessiva rispetto all’attuale realtà dell’umano.
Non si tratta soltanto di tenere in mente il presente da noi
geograficamente remoto: il mostruoso universo urbano delle
capitali del Terzo Mondo, che la
dissoluzione delle società rurali
arcaiche accresce ogni anno di
milioni di sradicati, disoccupati
e sottoalimentati. Vi è altresì la
memoria, irrefrenabile per chi
è nato ancora al tempo dei Duci.
Queste pacifiche foreste hanno
celato quarant’anni or sono le
barriere spinate dei campi di
concentramento. E il vincolo vitale, fisico e culturale, tra le
nuove generazioni germaniche
e il ricco e anarchico passato
delle città medioevali è stato
brutalmente spezzato: quello che
rimane dei centri storici della
civiltà renana è ridotto ad una
sorta di museo stradale e non
si capisce se il tessuto urbano
antico sia stato maggiormente
lesionato dal diluvio delle bombe
americane o dal flusso di dollari
che ha consentito di ricostruire
con rapidità e massimo profitto
ciò che era stato distrutto.
In questi luoghi trovano dunque qualche conferma le teorie
del più grande scienziato sociale tedesco, renano ed ebreo, che
a metà di un secolo progressivo
e pacifico scoprì che lo sviluppo
capitalistico implica periodiche
distruzioni di una parte dell’apparato produttivo. Ma Karl Marx
non poteva immaginare che nella seconda metà del secolo XX
le crisi economiche sarebbero
state regolate e arginate dall’intervento di Stati che destinano
quote incalcolabili della ricchezza mondiale (attualmente un milione di dollari al minuto) allo
sviluppo dello stesso apparato
distruttivo, orientando coscientemente in questa direzione le
principali risorse della scienza
e della tecnologia.
Dissidio religioso
nell'America di Reagan
Una riunione del
Comitato Centrale
del Consiglio
Ecumenico delle
Chiese a cui fa
capo il lavoro della Commissione
per gli Affari
Internazionali
no nei paesi occidentali. Il caso
degli Stati Uniti è abbastanza
significativo. Le chiese protestanti nordamericane che aderiscono
al CEC (presbiteriani, metodisti,
battisti del Nord, congregazionalisti) stanno andando contro corrente rispetto all’ondata religiosa
che ha favorito la vittoria di Reagan. Va precisato che la massa
reazionaria autodenominatasi
« maggioranza morale » fa generalmente parte di raggruppamenti ecclesiastici nati dai « risvegli », che non aderiscono al CEC
e lo hanno sempre avversato per
ragioni teologiche e politiche. Ma
i gruppi dirigenti delle chiese del
CEC, eredi del non-conformismo
anglosassone dei secoli passati,
si collocano spesso « a sinistra »
rispetto alla loro stessa base. È
probabile che la lotta politica si
riapra negli Stati Uniti in seguito alla svolta reaganiana e che
queste chiese abbiano una parte
rilevante da svolgere. Ma a questo punto è possibile che il CEC
si trovi a sostenere l’azione di
una minoranza, sia pure molto
autorevole, negli USA, e che si
restringano ulteriormente i contributi che i protestanti nordamericani fornivano al CEC e che
assicuravano in larga misura il
funzionamento di un costoso impianto internazionale (in particolare gli uffici ginevrini del CEO.
Questo quadro di lucido delirio è stato ancora una volta efficacemente delineato, a Friedewald, dall’avvocato argentino
Leopoldo Niilius che, dopo dodici anni di proficuo lavoro, lascia
la direzione della Commissione
aH’indiano Ninan Koshi.
A partire da questo cambio, vai
la pena di ricordare il cammino
percorso. Dopo un periodo dedicato soprattutto ai problemi della libertà religiosa (con il rilevante apporto di Mario A. Rollier e Giorgio Peyrot) verso la
metà degli anni ’60 la CCIA ha
esteso il suo lavoro di analisi
ad aree in cui minoranze cristiane sono state progressivamente
coinvolte in conflitti sociali, razziali, politici, in America latina.
Africa del Sud, Medio Oriente,
Asia sud orientale. Si è così precisato un impegno centrato so
prattutto nei due programmi che
a Friedewald sono stati raccomandati al CEC per una decisa
prosecuzione: quello per i diritti
umani e quello di lotta per la
pace, contro il militarismo e la
Bibbia
e missili
corsa agli armamenti. Il lavoro
della CCIA si inserisce dunque
in una evoluzione generale delle
linee del CEC che ha avuto il
suo prezzo nell’ostilità e repressione nei confronti di esponenti
del CEC. Da ultimo nei mesi
scorsi anche un membro della
CCIA, il senatore filippino Jovito Salonga, è stato incarcerato.
Il vigoroso intervento del CEC
per una volta ha avuto effetto
e Salonga, rimesso in libertà, ha
potuto partecipare alla riunione
di Friedewald.
Gli interventi della CCIA si sono dunque notevolmente estesi
ed hanno assunto talora l’aspetto di denunzia politica. Nella recente riunione per esempio sono
state approvate all’unanimità
due dichiarazioni dure ed inequivocabili sul Salvador e sul Libano, alle quali dovrà essere data
la necessaria pubblicità.
Se il CEC continua a muoversi con coerenza in questa linea
è possibile che veda ridursi la
sua area di consenso, per lo me
lotte contro l’oppressione politica e l’ingiustizia sociale.
Ma ritorniamo alla Germania.
Alcuni giorni dopo la riunione
di Friedewald, il cancelliere
Schmidt, alle prese con una crescente opposizione all’interno
del suo partito sulle questioni di
politica internazionale, ha con un
moto di umore avvertito i tedeschi che i complessi problemi
Negli ultimi anni, in effetti, il
supporto finanziario alle attività
del CEC si è già nettamente spostato dall’area del dollaro a quella del marco! Le chiese tedesche
godono di numerosi privilegi e in
particolare del prelievo fiscale
operato dallo Stato su tutti coloro (e sono la gran maggioranza) che si dichiarano membri di
una chiesa.
Ma come è possibile che istituzioni così fortemente integrate
nello Stato siano disposte a sostenere decisamente i programmi del CEC?
Sul piano della lotta per i diritti umani e per la pace, contro
il riarmo, il militarismo e i regimi autoritari, le posizioni del
CEC appaiono non soltanto antitetiche a quelle delle « maggioranze morali » dell’Occidente ma
anche decisamente diverse dalla
permanente e spesso equivoca
prudenza della gerarchia cattolica e della diplomazia vaticana.
I viaggi di Giovanni Paolo II in
America Latina, in Africa e in
Asia sono stati ricchi di dichiarazioni di principio ma anche di
avvertimenti al clero e ai fedeli
riguardo ai pericoli dell’impegno
politico. Di fatto, sia pure forse
più per ragioni religiose che per
ragioni politiche, con il pontificato di Giovanni Paolo II i rapporti ufficiali tra la Chiesa cattolica e il CEC si sono praticamente interrotti. E questo avviene proprio al momento in cui si
sviluppano forme di solidarietà
militante tra i cristiani di diverse confessioni religiose per esempio nell’America centrale, in Brasile e in Cile, nel quadro delle
odierni non si risolvono con la
Bibbia.
Per la prima volta, forse, l’ordine e la pacifica prosperità della Repubblica federale appaiono
severamente minacciate dalla
svolta strategica, dalla decisione
della NATO di installare sul suolo europeo i missili nucleari a
breve gittata, e dalle teorizzazioni di un conflitto atomico « limitato ». Il timore non infondato
di una guerra in Europa viene a
sommarsi con la paziente campagna dei movimenti alternativi
e della sinistra della SPD sull’utilizzazione pacifica dell’energia
nucleare. In questo quadro l’atteggiamento delle chiese assume
crescente rilevanza. Sembra in
effetti che il problema della pace
e del disarmo stia coinvolgendo
non soltanto i gruppi pacifisti e
le associazioni di studenti evangelici, orientate a sinistra fin dagli anni ’60, ma ormai lo stesso
apparato istituzionale della chiesa luterana, i pastori, i vescovi,
i sinodi. Inoltre, questo impegno
accomuna le chiese evangeliche
della Repubblica federale e della
DDR, rafforzando i legami tra
le due Germanie.
L’interesse e l’appoggio che le
chiese tedesche stanno fornendo
ai programmi del CEC corrisponde dunque ad una significativa
evoluzione.
Divisioni del mondo
e senso dell'ecumenismo
Due ultime osservazioni sulla
riunione della CCIA a Friedewald. Nei precedenti incontri si
erano verificate frequenti tensioni riguardo al programma di lotta contro il riarmo. I rappresentanti delle chiese latinoamericane e africane avevano spesso osservato che, nella di.scussione sui
« problemi della pace », si manifestava un interesse prevalente
dei paesi industrializzati dell’emisfero settentrionale (Nordamerica, Europa, URSS), minacciati
dal confronto armato delle due
massime potenze. Questa accentuazione rischiava di stendere un
velo sui conflitti politici e sulla
catena di oppressione che continua a imprigionare la parte meridionale e sottosviluppata del
mondo. E veniva ricordato il
detto africano: « Quando due elefanti fanno la lotta o quando
due elefanti fanno l’amore il terreno viene sempre ugualmente
massacrato ».
Nei suoi più recenti documenti la CCIA è riuscita a sormontare decisamente questa divergenza. Da una parte è stata messa in evidenza la stretta corrispondenza tra la corsa al riarmo
e la crescente militarizzazione
della società. Dunque la lotta
contro il riarmo e la lotta contro i regimi autoritari vanno
nella stessa direzione. D’altra
parte è altrettanto evidente che
il folle spreco di risorse economiche, tecniche e scientifiche determinato dalla competizione
strategica preclude la via ad un
riequilibrio dell’economia mondiale e blocca lo sviluppo dei
paesi emergenti.
E veniamo all’ultima osservazione, riguardante i rapporti tra
l’Est e l’Ovest. Nelle riunioni della CCIA gli interventi delle chiese dell’Europa orientale e dell’URSS sono spesso caratterizzati da una adesione senza riserve alle posizioni governative,
alquanto stridente in un gruppo
di lavoro fortemente orientato
alla critica delle politiche ufficiali. Le reazioni sono inevitabili.
Quando un rappresentante del
Patriarcato di Mosca ha spiegato che in Afghanistan è iniziata
la costruzione di una nuova società, ma le difficoltà sono molteplici a causa del sottosviluppo
e delle « condizioni feudali » del
paese, un venerabile prelato della Chiesa copta egiziana ha replicato: « Il sottosviluppo e le condizioni feudali caratterizzano
buona parte dei nostri paesi africani e asiatici ma è auspicabile
che non debbano essere affrontati per mezzo di una invasione
militare! ».
All’atteggiamento di molte chiese dei paesi socialisti deve essere indubbiamente concessa l’attenuante di una condizione ancora insoddisfacente sul piano della libertà religiosa e dei rapporti
tra Chiesa e Stato.
Ma i partecipanti alla riunione
di Friedewald hanno anche avuto l’impressione che la preoccupazione per la guerra, nell’Europa orientale e nell’URSS, non
sia affatto una orchestrazione
propagandistica. Nell’ultimo conflitto mondiale l’URSS ha avuto
25 milioni di morti.
La svolta proterva della strategia americana (d’altronde iniziata già prima dell’avvento di
Reagan) sembra fondata su un
calcolo pericoloso. I dati di sicurezza e di potenza economica
sono indubbiamente assai diversi
nelle due nazioni egemoni. I dirigenti americani prevedono che il
costo esorbitante delle nuove tecnologie militari iper-soflsticate
incida in modo differenziato sui
due sistemi. La forzatura delle
spese militari produce ben maggiori difficoltà, almeno per ora,
nelle economie socialiste, impegnate negli irrisolti problemi di
uno sviluppo pianificato e di sostanziali squilibri interni. Stringendo la vite del riarmo gli americani intendono mettere alle corde l’avversario sul piano economico prima ancora che sul piano
strategico. Un simile calcolo rasenta la follìa e occorre cominciare a smascherarlo.
Questa non è l’ultima ragione
per cui la 35" riunione della
CCIA, malgrado il fastidio per
la pesantezza di taluni atteggiamenti della delegazione russa, si
è svolta con grande unità e con
l’acuta consapevolezza che i problemi della pace hanno assunto
in questi ultimi mesi una gravità
incalcolabile.
È auspicabile che, nel prossimo futuro, le chiese che fanno
parte del CEC comincino a rivolgersi, con decisione e con una
autorità priva di potenza mondana, non soltanto alle altre chiese cristiane, come quella di Roma, ma anche a tutte le forze
laiche e democratiche, sollecitandole alla verità e ad un impegno
per la vita molto diverso da
quello proclamato dalla « moral
majority » e dai suoi equivalenti
italiani, sconfitti nel referendum
del 17 maggio 1981.
Mario Miegge
6
12 giugno 1981
ALLE VALLI OGGI
cronaca delle valli
ASSEMBLEA REGIONALE DEL SINDACATO A PINEROLO
Chiese e
stranieri
Quest’estate, stando alle previsioni di massima, i gruppi stranieri in visita alle Valli saranno
più numerosi dello scorso anno.
E’ indubbio che in alcuni ambiti
protestanti europei l'interesse
per il valdismo, nei suoi aspetti
di storia, così affascinante e tragica allo stesso tempo, e di attualità si è ultimamente accresciuto. Vediamo così passare,
uno dopo l’altro, com’è successo
durante quest’tdtimo fine-settimana, gruppi di protestanti stranieri che visitano le più importanti località della storia valdese: qualche foto, qualche informazione, qualche commento. 'Tutto si svolge spesso troppo in fretta e solo eccezionalmente si riesce a stabilire un vero contatto
con le nostre comunità. Ma bisogna onestamente riconoscere
che quando questo contatto avviene l’arricchimento per entrambi è garantito.
Abbiamo avuto recentemente
questa impressione, ad Angrogna,
durante il fine-settimana di Pentecoste in cui abbiamo invitato,
nelle nostre famiglie, una settantina di evangelici di EsslingenSulzgries (Stoccarda). I nostri,
con il loro francese valligiano
(che questa volta si è rivelato
preziosissimo), sono riusciti quasi tutti a farsi capire. Ci sono
stati momenti nelle famiglie e
nei pranzi comunitari in cui, pur
faticosamente, sono venuti fuori motivi di riflessione: i rapporti stato-chiesa, essere protestanti
oggi in Italia, la organizzazione
della chiesa valdese. « Da questo
nostro incontro con voi — hanno dichiarato i pastori Kuntz e
Schmidt di Esslingen — sono
emersi temi e prospettive che intendiamo riprendere e approfondire nella nostra comunità ». Era
la prima volta che qui ad Angrogna si ospitava direttamente
nelle famiglie un gruppo di stranieri così numeroso. « Questo ci
ha dato l’esatta impressione della comunità — ha aggiunto a
questo proposito un giovane del
gruppo — di come vivete, di come sono le vostre case e le vostre abitudini ». Nel culto di Pentecoste, malgrado le evidenti difficoltà di lingua, si è cantato e
pregato insieme, esperimentando
quella comunione di fede che non
si arrende di fronte alle divisioni
culturali o economiche.
Se le nostre Valli sono destinate a diventare, nel prossimo futuro, sempre di più il crocevia
di gruppi di visitatori evangelici
stranieri, sarebbe opportuno ricercare forme nuove di contatto, di confronto tra le nostre comunità e questi fratelli stranieri.
Del resto, chi è abituato a frequentare questi gruppi sa benissimo che i problemi, nella sostanza delle cose, sono spesso,
tra noi e loro, simili: la testimonianza, la coerenza, l’identità del
protestantesimo, dove va la teologia ovgi, l’impegno nel sociale...
Si tratta, in fondo, di meglio
valorizzare il flusso di turismo
ecclesiastico — oggi da noi in
progressiva ascesa — affinché le
occasioni di reciproco arricchimento tra le nostre comunità e
questi fratelli stranieri si moltiplichino e, in definitiva, ci aiutino un po’ a uscire dal nostro provincialismo.
Attraverso questi incontri potremmo essere incoraggiati a
considerare la realtà della nostra
vita quotidiana con una mentalità più europea che valligiana.
G. Platone
Proposte per difendere l’occupazione
oggi e domani
Duecentocinquanta tra delegati
e funzionari sindacali, lavoratori,
esponenti di partiti politici, hanno risposto all'appello della FLM
regionale per un’assemblea sul
problema del futuro dell’industria degli elettrodomestici, dell’elettronica e della componentistica in Piemonte.
Si tratta infatti di un settore
economico in profonda crisi: alrindesit circa 2000 lavoratori lavorano, mentre circa 3400 sono
in cassa integrazione da circa
un anno e la ditta si trova in amministrazione controllata, alla
Pargest i 400 dipendenti sono in
cassa integrazione due giorni la
settimana, la Franger frigo è in
amministrazione controllata da
un anno, la Bialetti nel 1980 ha
fatto ricorso per 16 settimane alla cassa integrazione, l’Elcit (800
dipendenti) nel 1980 ha lavorato
per quattro mesi e i rimanenti
è stata in cassa integrazione, alla Neohm su 539 occupati 330 sono in cassa integrazione.
Come si può vedere si tratta di
una situazione molto drammatica per l’occupazione in tutto il
settore. Ma a questa situazione
occorre aggiungere che tutto l’indotto (cioè le piccole fabbriche
con produzione collegata a queste) è in crisi e la crisi interessa
almeno altrettanti lavoratori di
quelli occupati nelle industrie
principali.
La situazione è particolarmente grave per il pinerolese per la
crisi deirindesit che coi suoi
5400 lavoratori occupati in Piemonte (su un totale di 11.100 occupati in tutta Italia) è il secondo gruppo industriale nel settore.
A fine maggio l’Indesit ha presentato un piano di ristrutturazione che prevede la necessità
di dover licenziare alla fine del
1983 3.195 dipendenti in tutta Italia.
Per quanto riguarda il Piemonte il piano prevede:
Stabilimenti
occupaz. ’80 occupaz. ’83 eccedenti
1 - Orbassano (frigo-congelatori) 1099 490 490
2 - None (lavatrici) 1070 510 560
3 - None (cucine) 830 610 160
4 - None (Magazzino) 170 125 45
5 - None (Componenti) 450 658 95
6 - None (TV colori) 818 473 345
7 - None (lavastoviglie) 474 396 80
4911
3262
1775
Avvertenza: le cifre non collimano perché si tiene conto anche della possibile « mobilità »
con altri settori dell’azienda e dei
pensionamenti (non compresi in
tabella).
Di fronte a questa situazione i
sindacati propongono
1) per il settore degli elettrodomestici:
la necessità dell’intervento del
Governo con misure di supporto
e di rilancio del settore (elaborazione di un piano di settore) ed
in particolare la creazione di un
centro di ricerca.
2) per l’elettronica:
la costituzione di un consorzio
tra le imprese (es. Voxon, Emer
son, Indesit), di un centro nazionale di ricerca, politica di esportazione, adozione di nuove tecnologie nelle telecomunicazioni, invertendo così la tendenza dell’abbandono di questo settore produttivo all’intervento delle industrie multinazionali o giapponesi.
3) per la componentistica:
maggiore intervento italiano
in un settore in cui la bilancia
dei pagamenti è largamente deficitaria, centro di ricerca, accorpamento della produzione per
grandi famiglie di prodotti realizzando così « economie di scala ».
In particolare per l’Indesit il
sindacato propone::
la non chiusura del reparto
CORALE DI VILLAR - BOBBIO
Concerto al Regio
Ad eccezione del colore delle
divise non c’erano in realtà molti punti in comune tra i due cori
che si sono esibiti a Torino, al
Piccolo Regio, giovedì sera 4 giugno, nel quadro dei programmi
musicali lodevolmente organizzati dagli Assessorati alla Cultura
della Regione, del Comune e della Provincia, nonché dall’associazione Cori piemontesi.
Il primo di questi cori era costituito dalla Corale di VillarBobbio Pellice, presentato dal
past. E. Ayassot e diretto da Dino Ciesch. Il programma, contenuto in 45 minuti, era costituito
essenzialmente da cori e canti
polifonici del ’500. Il tema generale era: « Il canto corale nella
Riforma protestante ». Le classiche melodie di autori noti (Didier Lupi Second, Loys Bourgeois, Johann Criiger, Philipp Nicolai, Jean Caulery) e ignoti, con
parole e armonizzazioni originali
di autori coevi, erano poste al
servizio dei testi biblici (soprattutto Salmi) secondo il principio
Pinerolo. Un gruppo di credenti cattolici e valdesi organizza per venerdì
19 giugno alle ore 21, presso il Cinema Roma (Via del Pino) un dibattito
pubblico sul tema ■ Denuncia e repressione nelle fabbriche ».
Introdurranno: Mario Bessone, sindacalista; Pier Claudio Costanzo, avvocato: Aldo D'Ottavio, prete operaio licenziato Lancia.
B. C. L. E.
(Ji Bera Luciano
Impianti elettrici,
civili e industriali,
manutenzioni
varie
Luserna San Giovanni
Via Borgo Antico, 4
tei. (0121) 909728/906793
elettronica e la costituzione di un
consorzio con la Voxon e la
Emerson e che questo consorzio
riceva finanziamenti pubblici ( anche attraverso la partecipazione
della GEPI) in modo da costruire « un secondo polo » di sviluppo dell’elettronica civile dopo
quello rappresentato dalla Zanussi-Gepi. Questa proposta in particolare va contro alle proposte
di politica industriale attuate finora dal governo Forlani.
Per il settore elettrodomestici
invece la proposta prevede la costruzione di una struttura di ricerca e di progettazione, una
nuova organizzazione del lavoro,
ricerca di nuovi mercati nel terzo mondo, nuova struttura di
commercializzazione, produzione
per le zone terremotate, e apertura di un credito se si realizza
questo progetto che consentirebbe un aumento di produzione e
il mantenimento dei livelli occupazionali.
Questi piani sono poi stati illustrati alle forze politiche presenti PCI, PSI, PdUP, DP, DC,
che con alcune osservazioni han
no sostanzialmente accettato la
linea sindacale, alcuni esplicitamente come PdUP e PCI (quest’ultimo non senza alcuni distinguo in quanto alcune proposte
sono contrarie alla linea del partito come quella dell’intervento
GEPI) mentre il PSI li ha accettati come documentazione da
portare nel dibattito per la formazione del nuovo governo, e
DC e DP non hanno fatto conoscere i loro impegni in materia.
All’assemblea ha pure partecipato il vescovo di Pinerolo, Monsignor Giachetti, che in un breve
intervento ha portato la solidarietà della chiesa cattolica alla
azione sindacale ed ha affermato
che le comunità cattoliche debbono occuparsi maggiormente di
questi problemi.
Di questa situazione si discuterà ancora il 23 giugno a Torino
quando ci sarà l’assemblea nazionale dei delegati dell’elettronica
civile e nella conferenza interregionale (Lazio, Toscana, Campania, Piemonte) che affronterà il
problema del settore degli elettrodomestici. gg
______BANDA MUSICALE DI POMARETTQ
Oltre 50 anni al
servizio della musica
Intervista al Maestro Arturo Bernard
generale della Riforma, per cui
la musica è « ancella » della Parola: non è che un veicolo che
annuncia, presenta, sottolinea,
esalta la forza e la vitalità intrinseca della Parola di Dio. Ancora
una volta questo messaggio è
stato portato a Torino, con incisività e chiarezza attraverso canti mirabilmente eseguiti, a una
numerosa platea particolarmente attenta. Indubbiamente la Corale di Villar-Bobbio raccoglie il
frutto maturo di un lungo, perseverante e impegnativo lavoro
di prenarazione, sotto la guida
esperta e appassionata del suo
direttore. Preparazione tecnica,
innanzitutto, nella corretta impostazione e nella quasi perfetta
fusione delle voci, ma anche preparazione spirituale nella intima
comprensione, direi quasi interiorizzazione del senso del brano da cantare, in modo da riprodurre e trasmettere la portata
piena del significato che l’autore ha voluto attribuirgli. Possiamo dunque dire che si è trattato
di un atto di testimonianza: in
senso proprio, innanzitutto, nella
comunicazione del messaggio biblico interpretato dalla musica e
illustrato dalla presentazione dei
testi. Ma anche testimonianza di
rigorosa serietà protestante, che
ha consentito l’attuazione di una
manifestazione di alto valore culturale, considerata da molti inimmaginabile per la sua provenienza da « paesini » come VillarBobbio.
Anche il secondo Coro veniva
da « paesini », ma non c’era altro, salvo tanta buona volontà...
e la differenza si sentiva!
a. t.
La musica ed il canto hanno
sempre avuto un posto importante nella vita della gente delle
nostre valli. Spesso da queste pagine si è parlato di canto, di corali; un altro aspetto che a queste espressioni si è da anni affiancato ed ha ormai una lunga tradizione è ormai quello delle bande musicali.
La loro presenza nel tempo è
la testimonianza della tenacia
con cui alcuni credendo nell’importanza di questo strumento sia
come crescita personale sia
come un servizio reso alla popolazione, sono riusciti ad essere
elemento coagulatore per le generazioni che si susseguivano in
situazioni anche molto diverse.
Recentemente con una simpatica
manifestazione « in famiglia » la
Banda musicale di Pomaretto si
è stretta attorno al suo maestro
Arturo Bernard, per esprimere la
propria riconoscenza per gli oltre cinquant’ anni di direzione,
consegnandogli una bacchetta
d’oro.
Abbiamo quindi posto alcune
domande al M.o Bernard.
— Anzitutto come è nato questo suo interesse per la musica e
quali sono state le tappe significative della sua vita?
— Mio padre che già suonava
mi aveva incoraggiato ad apprendere a mia volta; eravamo nel
1924 momento in cui la Banda di
Pomaretto che era sorta nel 1897
si era ricostituita. Ho suonato
così qualche anno; quando sono
poi andato militare avevo giusto giusto un minimo di pratica
che mi ha permesso di essere in.serito nell’organico di una delle
dieci bande presidiarie che vi
erano in Italia. Durante tutto il
periodo militare ho studiato sodo rinunciando alla libera uscita
tant'è che quando mi sono congedato mi hanno additato non
tanto per il livello raggiunto ma
quanto per i progressi fatti in
quei diciotto mesi. Tornato a casa ho ripreso a suonare nella
banda e a studiare e poco dopo
nel 1930 mi è stato chiesto di
assumere la conduzione, cosa
che ho fatto fino a quest’anno,
ora ho passato le consegne, ma
rimango comunque a disposizione in caso di necessità.
— Cinquantasette anni vissuti
per la musica non sono pochi...
Intanto diverse nuove generazioni si sono affacciate, in periodi
diversi e con aspettative diverse.
Cosa ci può dire di questa esperienza... di questo rapporto con i
giovani?
— Eh, questo è stato un gros
so problema, poiché creare con i
giovani è già difficile, ma fare in
modo che sappiano durare è ancora più difficile. Bisogna avere
tanta volontà e costanza; prima
il solfeggio, poi esercizi con lo
strumento e poi finalmente le
prime uscite ma con brani semplici; per giungere a questo ci
vogliono almeno quattro anni.
Per poi eseguire le sinfonie come
quelle della Norma, del Nabucco
od altre che sono nel nostro repertorio ci vogliono molti altri
anni e naturalmente il tutto si
gioca sul fatto della continuità
e della costanza di ciascun membro.
—■ Avrà avuto delle soddisfazioni, ma avrà avuto anche dei
problemi...
— Non solo problemi, ma pure
delusioni. Quando si spende tanto tempo e fatica per allevare un
giovane e poi quello se ne va o
peggio smette di coltivare la passione per la musica, allora quella è una delusione grande; d’altra parte non mi sono sentito di
scendere a compromessi; sono
convinto che la disciplina, il metodo, la costanza sono elementi
indispensabili per durare alla distanza; naturalmente mi è spiaciuto quando qualcuno forse anche per motivi personali ha
smesso.
— Ma veniamo alle soddisfazioni.
— In effetti ne ho avute tante.
Potrei citare molte testimonianze ma una è senz’altro la più genuina. Eravamo andati alcuni anni or sono ad un raduno di bande a Candiólo e pochi giorni dopo con mio figlio ci siamo recati
a Torino a portare uno strumento ad accordare. Mentre entravamo il proprietario stava chiedendo ad un cliente, che a quanto
pare conosceva molto bene se
era andato al raduno di Candiólo e quali erano le sue impressioni: « Ed sèt bande, ai na j’era
un-a sola, na banda d’un pais
sperdù ant i brich, l’unica verament entonà ». Quella testimonianza inaspettata di uno a noi
sconosciuto, potete capire quanto ci sia stata gradita. Certo noi
siamo una piccola banda, non
possiamo confrontarci con le
grosse bande cittadine che per
preparazione e numero di componenti sono in grado di eseguire brani ancora più impegnativi,
però ritengo che eseguire discretamente le sinfonie che abbiamo
in repertorio sia già un buon
risultato.
a cura di
R. Coisson e A. Longo
7
12 giugno 1981
CRONACA DELLE VALLI
— 7
LAVORO E LAVORATORI NEL PINEROLESE - 3
Lavoro in fabbrica
pensando alla casa
Mentre aumenta l’occupazione femminile nell’Industria e nel settore terziario, non muta però il carico di lavoro e il ruolo della donna nella famiglia
Ci dicono le statistiche che nel
pinerolese ogni 10 lavoratori, 4
sono donne. Ma ciueste statistiche sono vecchie di 10 anni ed è
molto probabile che le donne
occupate siano in proporzione
maggiore. Infatti in questi ultimi dieci anni è aumentato in
tutto il Piemonte il tasso di partecipazione delle donne al lavoro e crediamo che il pinerolese
non faccia eccezione. Si è invertita una tendenza degli anni ’50
e ’60 in cui avevamo assistito ad
un grande calo dell’occupazione
femminile, probabilmente dovuto al calo generale dell’occupazione in agricoltura.
Dove lavorano
le donne?
Nel nostro comprensorio le
donne si sono inserite nel settore industriale ed in alcune industrie costituiscono la maggioranza della forza lavoro occupata, questo è il caso dell’industria
tessile e dell’abbigliamento, dell’industria dolciaria e, anche, dell’industria metalmeccanica.
Generalmente le donne sono
state inserite in settori industriali con tecnologie « mature », industrie quindi soggette a quei fenomeni di ristrutturazione che
significano da una parte innovazione « tecnologica » e dall’altra
espulsione di manodopera.
Nel pinerolese le donne sono
infatti occupate in imprese quali
rindesit, la Filseta, o altre imprese minori che sono attualmente in cassa integrazione per fenomeni di crisi aziendali; il posto di lavoro delle donne è dunque in crisi.
L’occupazione femminile si è
molto sviluppata nel terziario,
cioè nella pubblica amministrazione, nei servizi sociali e sanitari, nelle banche e nel commercio.
Nonostante questo però il tasso di attività delle donne continua ad essere nettamente inferiore a quello degli uomini.
Quello che è cambiato però è
l’atteggiamento delle donne nei
confronti del lavoro: oggi sono
molto meno le donne che considerano « naturale » per loro il
mestiere di casalinga. Così, anche
se il lavoro non c’è (o non viene
loro dato) le donne si iscrivono
di più che nel passato aH’Ufficio
di collocamento per cercare un
posto di lavoro.
La gestione
del tempo
Per una donna il lavoro produttivo è soltanto una parte del
tempo di lavoro che complessivamente deve erogare. La nostra struttura sociale infatti richiede alla donna di svolgere un
doppio ruolo: quello produttivo
e quello riproduttivo. Accanto al
suo lavoro in fabbrica o in ufficio la donna deve svolgere anche un lavoro di tipo familiare.
Il lavoro familiare è molto pesante per la donna che lavora le
otto ore in fabbrica. Fare i letti,
mettere in ordine, lavare, stirare,
cucinare, fare la spesa, cucire e
lavorare a maglia, curare i figli
piccoli, assisterli quando sono
malati, seguire gli studi dei figli,
curare le pratiche burocratiche
quali pagare l’af&tto, le bollette,
fare le iscrizioni a scuola dei figli, trattare con la mutua e col
medico sono una serie di compiti
che tutte le nostre intervistate —
chi con qualche aiuto, chi con
nessun aiuto — affermano essere
attribuiti alla donna.
Questo insieme di compiti di
lavoro familiare occupa la donna — secondo le nostre intervistate — per altre 4-6 ore ogni
giorno.
Oltre la giornata di otto ore,
la donna con figli effettua quasi
un’altra giornata di lavoro « in
famiglia ».
Ma la fatica per la donna non
è solo quella fisica di dover fare
circa 12-14 ore di lavoro al giorno, ma anche quella psicologica
di dover badare contemporaneamente a più mansioni; ad es.
badare ai figli e effettuare lavori
di pulizia in casa. Ovviamente
maggiore è il carico di lavoro
della donna, quanto maggiore è
il numero dei figli.
Certo nel lavoro domestico alcune donne hanno un aiuto o da
parte di un’altra donna (la «collaboratrice familiare ») o da parte del marito o dei figli ; ma quasi tutte le intervistate hanno detto che per i tradizionali lavori
femminili (lavare, stirare, mettere in ordine) non hanno alcun
aiuto da parte della componente maschile della famiglia.
Il carico di lavoro familiare incide nelle aspettative che le donne hanno del proprio lavoro di
tipo produttivo.
Infatti pochissime donne riescono a « far carriera » sul lavoro e questo non solo per il tipo
di struttura del lavoro ma perché spesso le incombenze familiari impediscono alla donna di
utilizzare appieno nel proprio lavoro le nozioni e le capacità professionali acquisite e soprattutto impediscono alla donna una
qualsiasi attività di perfezionamento professionale che sia fatto al di fuori dell’orario di lavoro.
L’orario stesso di lavoro è fonte di grande insoddisfazione da
parte delle donne (al contrario
degli uomini la cui fonte di insoddisfazione maggiore è sicuramente il livello del salario); infatti nella fabbrica le norme rigide del lavoro sono in contrasto
con le esigenze di flessibilità che
derivano dagli impegni familiari.
Il prezzo che le donne pagano
per conquistare il « diritto al lavoro » è come si vede molto alto !
Una nuova
figura di donna
Nel pinerolese tuttavia una
presenza massiccia di donne sul
mercato del lavoro che fino agli
anni ’60 era tradizionalmente caratterizzato dalla presenza maschile e dove l’offerta di lavoro
femminile era considerata marginale e comunque destinata a
settori particolari, è servita per
modificare profondamente la
stessa immagine della donna. Si
è passati infatti nel giro di 15 - 20
anni da un’immagine della donna che aveva come ruolo primario quello della cura dei figli e
della casa, ad una visione più
complessa in cui alla donna viene assegnato un ruolo produttivo al pari dell’uomo. Oggi più
nessuno si stupisce se le liste di
collocamento non sono divise
per sesso ed uno stesso lavoro
può essere offerto indifferentemente ad un uomo o ad una
donna.
A livello culturale inoltre assistiamo ad un superamento della
concezione cattolica della famiglia che considera naturale la
distinzione dei compiti tra i coniugi affidando all’uomo il lavoro produttivo e alla donna il lavoro riproduttivo, e raffermarsi
di una cultura più laica che vede una maggiore uguaglianza tra
uomo e donna.
Per il momento questa maggiore uguaglianza tra uomo e
donna si traduce nelle « otto
ore » sia per l’uomo che per la
donna o nella ricerca da parte
della donna di un lavoro con
orario più breve (insegnamento,
pubblico impiego, servizi). Una
ricerca che per il momento è soltanto un tentativo individuale di
risolvere il problema del carico
complessivo del lavoro della
donna.
Il lavoro femminile rimane co
munque il primo passo per affermare l’esigenza del superamento di un ruolo familiare che
è il prodotto storico dell’organizzazione della società.
Il secondo passo — ancora tutto da affrontare almeno ad un livello generalizzato — è quello
della famiglia e della necessità
di risolvere il problema delle diseguaglianze nella famiglia.
La donna nella crisi
La crisi economica però colpisce in primo luogo le donne: sono le prime ad essere collocate
in cassa integrazione, ad essere
spinte a ricercare un altro lavoro più compatibile con le esigenze domestiche. Spesso inoltre sono costrette a far le casalinghe
perché non trovano lavoro o perché non si sviluppano i servizi
sociali indispensabili per la famiglia.
C’è però nelle fabbriche, negli
uffici una grande resistenza a
questo possibile ritorno indietro
della condizione della donna. Ma
questa resistenza non può essere
solo delle donne.
Giorgio Gardiol
VILLAR PELLICE
I ragazzi e
gli allevatori
Gli allevatori della Cooperativa agricoltori villaresi hanno con
gioia ricevuto martedì 2 giugno
la visita di un gruppo di ragazzi di un asilo di Torino, condotti
dalle loro insegnanti in vai Pellice per iniziare a far loro conoscere i problemi dell’agricoltura
ed in particolare delTallevamento del bestiame in una vallata
alpina. I ragazzi hanno così potuto vedere ed accarezzare con
le loro mani le manze allevate
nella stalla sociale di Villar, cosa
veramente nuova per loro, che
ancora conservano nell’animo la
purezza e la sincerità che così
rallegra noi adulti. Gli allevatori
rivolgono un sentito grazie alla
direzione della Pro Loco per il
suo interessamento nella riuscita
di quest’incontro, e per aver offerto a questi simpatici ragazzi
alcuni fiori dei nostri pascoli ed
un pacco di latte pastorizzato
per far loro conoscere i nostri
prodotti.
M. A.
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Le funzioni socio - assistenziali
Notizie utili
A tarda ora del 22 maggio u.s.
il Consiglio della Comunità Montana Val Penice ha esaminato il
Bilancio preventivo per l’anno
1981 relativo alla gestione delle
funzioni socio-assistenziali. Il
Bilancio è stato redatto sulle
orme di quello dell’anno passato e quindi vi sono state apportate solo alcune modifiche.
Il Consigliere Piercarlo Bongo è intervenuto per la maggio
a Telepinerolo
Canali:
56: per II comprensorio
27: per PInerolo
32 - 41 - 43 - 54: per Val Chisone
24 - 49: per Val Pelllce
Ogni sabato alle ore 20,20
CONFRONTIAMOCI
CON L’EVANGELO
rubrica a cura di
Franco Davite
Attilio Fornerone
Marco Ayassot
Sabato 13 giugno
« La Grande Traversata delle Alpi » intervita a Raimondo Genre.
ranza precisando che il documento contabile era stato preliminarmente discusso ampiamente con
le forze politiche locali e rispetta inoltre le linee e gli obiettivi
della Comunità Montana.
La Democrazia cristiana ha annunciato la sua benevola astensione, in sede di votazione, convinta com’è, che il coinvolgimento delle Commissioni di prossima istituzione, come da essa richiesto e come è stato anche
confermato dal Presidente della
Comunità, rispecchierà la volontà politica di approfondire tutti
i temi anche con la minoranza.
Non ci sono stati altri particolari interventi.
Posto in votazione, il Bilancio
1981 è stato approvato con la
sola astensione del gruppo democristiano.
Meritano di essere segnalati
alcuni dati del Bilancio il quale
consta di due « settori ». Il primo « settore » riguarda la gestione delle funzioni socio-sanitarie
la cui spesa complessiva è di
L. 6.59.468.775. Tra le voci di spesa di questa parte si menziona
quella relativa al programma
« handicappati » ultraquattordicenni di L. 74.400.000 e quella di
L. 20.000.000 per gli interventi nel
settore culturale, tempo libero,
sport e turismo. Il secondo « settore » concerne la gestione dei
servizi Amministrativi, per la
Programmazione e Tecnici. Spesa totale L. 880.992.275 così ripar
tita: spese ordinarie L. 318.042.725
spese straordinarie L. 562.950.000.
La maggiore spesa, fra le uscite
ordinarie, è per il programma
stralcio annuale per l’attività di
programmazione e dei servizi
tecnici (L. 203.387.725). Seguono
L. 28 milioni per il centro socioeconomico e di assistenza tecnica, lire 22 milioni per la gestione
parco macchine e sgombro neve. Tra le spese straordinarie
spiccano alcune di un certo interesse come: L. 228.900.000 per il
miglioramento delle infrastrutture nelle zone rurali, lire
83.250.000 per interventi silvo-pastorali e per acquisto attrezzature forestali, L. 130 milioni per
la viabilità e l’economia montana, L. 25 milioni per la redazione del piano agricolo zonale e
infine lire 36 milioni per installazione di ripetitore TV.
Il Bilancio chiude in pareggio
sulla cifra di L. 1.540.461.500
escluse le partite di giro. Nella
parte entrata l’avanzo di Amministrazione è iscritto per l’importo di L. 135 milioni.
Per giudicare l’impegno della
Comunità Montana a realizzare
i suoi obiettivi non ci resta
che attendere l’impiego tempestivo degli stanziamenti, valorizzando gli strumenti di cui essa è
dotata o sta dotandosi, ad evitare la costituzione di residui passivi a cui molti Enti Locali s’erano abituati nei decorsi anni.
A. K.
Scuola professionale RIV
Sono aperte le Iscrizioni per l'ammissione alla 1“ classe, a.s. 1981-82.
I corsi si articolano In un blennio di istruzione professionale nei settori:
meccanico ed elettromeccanico.
L'accesso alla prima classe è riservata ai giovani provenienti da Scuola Media inferiore, che abbiano assolto l’obbligo scolastico e risiedano nel Comprensorio di PInerolo (Titolo preferenziale sarà la residenza nei comuni della Comunità Montana delle valli Chisone e Germanasca).
Per informazioni rivolgersi alla Segreteria della Scuola « E. Agnelli », via
Nazionale - 10069 Villar Perosa, Tel. (0121) 51003 dalle ore 9 alle 11 di ogni
giorno feriale.
Albo professionale imprenditori agricoli
VALLI CHISONE E GERMANASCA
È conferito a chi alleva vitelli con H latte prodotto in azienda e non vende
il latte.
Per poter effettuare la domanda è necessario possedere I seguenti requisiti:
— il latte deve essere completamente reimpiegato neH'azienda per un periodo di 12 mesi:
— Il patrimonio bovino delle vacche deve corrispondere al numero di capi rilasciati al momento della domanda per almeno un arco di 6 mesi;
— per questa domanda è esclusa dal premio la razza Frisona.
Per la domanda presentarsi presso la Comunità Montana Valli Chisone e
Germanasca dal 1.6.’81 e non oltre il 15.7.'81.
Al momento della domanda, la cui firma dovrà essere autenticata dal Sindaco, portare l'originale e una fotocopia del foglio di risanamento aggiornato.
Premio per vacche nutrici 1981
La Regione ha istituito l'Albo degli Imprenditori Agricoli a cui devono essere
iscritti gli agricoltori a titolo professionale (Coltivatori Diretti).
L'iscrizione è gratuita e non comporta nessuna formalità particolare.
Essere iscritti all’Albo è comunque titolo indispensabile per avere diritto
a determinati premi e contributi.
L’iscrizione, che si precisa completamente gratuita, si accetta presso l'Ufficio Agricolo delle Comunità Montane.
Presentarsi muniti del modello CD/4.
8
8
CRONACA DELLE VALLI
12 giugno 1981
SECONDA SERIE - 0
i alle Valli
a cura di Raimondo Genre
La buona accoglienza risei'vata lo scorso anno dai lettori dell'Eco alla serie di itinerari escursionistici in vai Germanasca, ci incoraggia a proseguire l’iniziativa estendendola quest’anno alle valli del
Pellice e del Chisone.
La nuova serie comprende
otto itinerari (cinque in vai
Pellice, tre in vai Chisone)
che sono stati studiati in modo da consentire brevi gite
all’inizio dell’estate, escursioni un po’ più impegnative in
luglio-settembre ed itinerari
di bassa quota nel tardo autunno. Alcuni itinerari si possono effettuare, in pratica, durante tutto l’arco dell’anno;
altri invece sono percorribili
solo durante i mesi estivi a
causa soprattutto dell’innevamento. Naturalmente il mutare delle stagioni farà sì che
mutino le condizioni ambientali, i colori, i motivi di interesse. Ognuno potrà quindi
percorrere le tre valli principali e quelle laterali organizzando a proprio gusto le uscite, tenendo anche conto degli
itinerari proposti lo scorso
anno.
Gli itinerari descritti, che in
genere non ricalcano le consuete mete alpinistiche, si snodano prevalentemente su buoni sentieri e mulattiere ancora ben conservate (la verifica
è della primavera 1981) per
cui non si dovrebbe andare
incontro a sorprese, salvo gravi nubifragi all’inizio dell’estate che potrebbero asportare
ponti, provocare frane, ecc.
Questi itinerari sono adatti
anche a scolaresche opportunamente guidate ed abituate
a camminare sui sentieri di
montagna ed a nuclei familiari.
In qualche caso, al fine di
consentire un percorso ad
anello che faciliti il recupero
del mezzo di trasporto, è necessario percorrere qualche
tratto di strada asfaltata; soluzione poco simpatica, cui si
può ovviare in parte predisponendo strategicamente i
mezzi di trasporto (auto propria e^o mezzo pubblico).
Ciascun itinerario è corredato da una cartina molto
schematica, che consente un
orientamento sufficientemente
sicuro, su cui sono riportate
le quote ed i nomi delle principali località toccate lungo il
percorso. Può succedere che
il lettore attento incontri qualche discrepanza nella trascrizione della toponomastica sulle cartine o sulla descrizione:
questo è dovuto sia alle difficoltà di grafia, sia al fatto che
persone diverse hanno collaborato ai vari lavori. La cosa
comunque non dovrebbe creare difficoltà. Nelle cartine si
è preferito riportare la toponomastica ufficiale dell’Istituto Geografico Militare, salvo i
casi di evidenti e grossolani
errori. Può essere di buon
aiuto, soprattutto per una visione d’insieme della zona, la
consultazione di una carta topografica in scala 1/50.000 di
facile lettura e che si può comperare, ad un prezzo accessibile, presso le cartolibrerie e
le tabaccherie delle valli.
Nei percorsi lineari sono indicali i tempi della sola salita
escludendo, naturalmente, le
pause varie per consumare i
pasti, scattare fotografie, ammirare il paesaggio, osservare
la flora, ecc. Di solito sono anche indicati i principali tempi
parziali. Per la discesa si deve calcolare un tempo che è
circa la metà di quello impiegato nella salita.
Nei percorsi ad anello sono
indicati i tempi parziali ed il
tempo complessivo dalla partenza aH’arrivo.
Trattandosi solitamente di
un alternarsi di saliscendi,
non è invece possibile indicare dei dislivelli nei percorsi
ad anello.
Gli itinerari a bassa quota
si snodano prevalentemente
tra luoghi storici di particolare interesse che in questo
modo possono essere « rilanciati »; tra villaggi ancora intensamente abitati e molto vitali ed altri abbandonati da
tempo ed in via di inarrestabile degradamento. In tutti
questi luoghi la scuoletta, il
forno, la fontana, la « bealera », la strada magistralmente
lastricata, ci parlano del tempo che fu e rimangono preziosa testimonianza della perfetta organizzazione comunitaria
che era la peculiarità della vita alpina.
In questa fascia la presenza
umana consente spesso un
contatto schietto e genuino
col montanaro delle nostre
valli che, sulle prime, può
sembrare schivo e riservato,
ma poi si rivela buon parlatore (magari in patois o in
francese) ricco di notizie e di
consigli, ma anche desideroso
di aprirsi, di confidarsi, di
uscire dal suo isolamento. Anche per questo motivo gli itinerari che proponiamo vanno
percorsi senza fretta, con molta disponibilità a recepire tutto quello che può in qualche
modo « arricchirci ».
Negli itinerari ad alta quota, a parte naturalmente il caso delI’Assietta, l’interesse
principale è prevalentemente
naturalistico.
Per percorrere gli itinerari
che proponiamo non è necessaria una attrezzatura specifica e costosa: sono cornunque
raccomandabili uno zaino, un
paio di scarpe alte con suola
tipo vibram, giacca a vento,
maglione, berretto, calze di
lana, occhiali da sole. Gli appassionati di fotografia nori
dovranno dimenticare le armi
del mestiere ed una buona
scorta di rotoli di pellicola:
gli scorci degni di una inquadratura si incontrano ad ogni
passo. Un ombrello, di quelli
piegabili ora tanto di moda,
non pesa molto e può servire
egregiamente per evitare qualche fastidiosa doccia fuori
programma.
Una raccomandazione prima di terminare la nostra prefazione; il meticoloso rispetto dell’ambiente naturale che
ci circonda, dei piccoli frutti
coltivati e no, dei frutti della
fatica del montanaro, delle
masserizie che spesso si incontrano nelle baite e nei villaggi che ci paiono abbandonati, sia la precipua peculiarità che distingue chi percorre
i nostri itinerari. In caso contrario dovremmo rammaricarci per aver proposto nuovi itinerari in zone sconosciute al
turismo di massa.
UNA RICERCA
L’inquinamento
Riflessione su un problema ciel nostro tempo
Nuova
stangata
Vorremmo a questo punto poter indicare ai iettori una ampia e dettagliata bibliografia; purtroppo non è possibile. Le guide escursionistiche
in commercio sono poche e parziali.
Per la Val Pellice indichiamo una guida per la Val Pellice di L, Avanzini. ed. Pro Torre Pellice, 1976.
Per la Val Germanasca, F. Davite-R. Genre, Guida della Val Germanasca, ed. Claudiana, Torino 1976.
Per la Val Chisone non esiste altra guida all'intuori di G. Berutto,
Valli di Susa, Chisone e Germanasca, ed. Istituto Geografico Centrale,
Torino 1980.
Per la cartografia: Istituto Geografico Centrale (via Prati, 2 - Torino)
n. 6 Monviso; n, 1 Valli di Susa , Chisone e Germanasca; scala 1: 50.000,
Noi della classe 4“ abbiamo
svolto una ricerca sull’inquinamento delle acque del nostro
ambiente.
Questa ricerca è nata mentre
studiavamo la nostra regione, i
corsi d’acqua che l’attraversano
e le sue montagne. Abbiamo ampliato le nostre ricerche perché
questo argomento e problema ci
tocca di persona: abbiamo così
accennato anche aH’inquinaniento dell’aria ed ai suoi danni. L’inquinamento dei corsi d’acqua
può portare ad una alterazione
dell’ambiente marino e fluviale.
La gente dovrebbe capire che i
laghi, i fiumi, i torrenti e il mare
non sono delle pattumiere. Inquinando la natura cioè uccidendo
la fauna ittica e la flora, roviniamo anche la vita dell’uomo. I
primi ad accorgersi dell’inquinamento delle acque sono stati i
pescatori, che pescando pesci inquinati erano costretti a buttarli.
Questa alterazione fluviale può
dare origine a malattie anche
gravi: epatite virale, tifo ecc.
Le sostanze inquinanti che noi
riteniamo più dannose per i nostri torrenti sono i detersivi; essi infatti creano con l’acqua in
movimento una massa schiumosa
che impedisce l’entrata dell’ossigeno. Le sostanze plastiche e i
fertilizzanti sono altrettanto pericolosi per il nostro ambiente.
Un’altra forma di inquinamento
è dovuta alle fabbriche, che scaricano sostanze nocive. A proposito
di questo, siamo andati a visitare
una fabbrica con un sistema difensivo contro l’inquinamento:
il depuratore.
Siamo anche a conoscenza che
la EIV-SKF è stata multata per
inquinamento. Secondo noi però
le multe non servono a rendere
più pulito il torrente.
Noi abbiamo inventato degli
slogan che vorremmo stampare
per invogliare la gente a mantenere il nostro ambiente pulito!
Abbiamo deciso di far conoscere
le nostre proposte all’Amministrazione Comunale perché già
sappiamo che si interessa del
problema e parteciperà alla gestione di un nuovo depuratore
con il Comune di Perosa.
Siamo andati a vedere il torrente Germanasca per capire la
situazione locale e abbiamo scattato varie fotografie nei punti
più inquinati e sporchi.
Abbiamo capito che inquinando la natura arrechiamo danni a
noi stessi, questo perché essa fa
parte di un equilibrio che non
si può alterare senza andare incontro a gravi inconvenienti. I
nostri genitori ci hanno raccontato che una volta l’acqua era pulita, nel Germanasca non si vedevano macchie d’olio, combustibili e lubrificanti, ma pesci ed i
bambini nuotavano indisturbati.
Ora noi non possiamo più farlo
e i nostri genitori non si fidano
più neanche a mandarci a giocare sul greto del torrente.
Se ognuno di noi rispettasse
la natura e le leggi che la proteggono il mondo sarebbe molto
più pulito ed ordinato.
Chissà perché non si è pensato prima a risolvere questo problema: e...?
Noi vorremmo che nessuno
avesse mai iniziato ad inquinare,
così sarebbe tutto pulito e non
si dovrebbero usare depuratori
e altre cose del genere.
Una cosa importante da capire è che bisogna rispettare l’acqua non per non essere puniti,
ma perché essa è cosa preziosa
per il mondo.
Noi pensiamo anche di impegnarci nel dire alle persone che
buttano rifiuti nel torrente di rispettare di più la natura e speriamo che lo capiscano.
Pensiamo che questo articolo
possa servire molto al nostro
scopo.
La classe IV elementare
di Pomaretto
Comunità montane, Regioni e
Provincie avevano impostato tutta una serie di programmi di intervento (Eco-Luce 5 giugno)
mentre il Consiglio dei ministri
sfornava quelli che erano stati
preannunciati quali provvedimenti della « fase due ». Sono pubblicati ora sulla Gazzetta Ufficiale del 30 maggio. I nuovi provvedimenti interessano tre settori:
quello della spesa pubblica e previdenziale, l’assistenza sanitaria,
i rapporti commerciali con l’estero. A noi interessano i primi due
settori; pertanto quello della spesa pubblica, di cui il DL n. 245,
stabilisce le norme per il contenimento della spesa previdenziale e l’adeguamento delle contribuzioni; mentre il successivo DL
246 contempla il contenimento
della spesa del bilancio statale e
di quelli regionali, ivi comprese
le spese per beni e servizi diversificati. Infine il DL 247 tocca
l’assistenza sanitaria mirante a
contenere il disavanzo di gestione delle unità sanitarie locali,
per cui l’eventuale disavanzo che
risulti dai rendiconti regolarmente presentati è ripianato mediante corrispondente riduzione della
quota spettante alla Regione interessata a valere sul tondo comune regionale. Fondi regionali
che ormai sono ridotti in larga
misura per cui le nostre Comunità montane saranno costrette
ad apportare ulteriori tagli alle
spese loro incombenti.
D’altra parte gli aventi diritto
all’assistenza farmaceutica, a decorrere dal 1° luglio prossimo
sono tenuti a corrispondere una
quota di maggiorazione sulle specialità medicinali che il DL 250
così fissa: 200 lire per ogni confezione di prezzo fino a 1.000 lire;
400 lire per le conf. fino a 2.000
lire; 600 lire per quelle fino a
3.000 lire; 1.000 lire per quelle fino a 5.000; e 1.500 lire per le confezioni di prezzo superiore alle
5.000 lire. Una vera e propria
nuova stangata per cui in definitiva ci si... autoassiste in buona
misura.
D. Abate
L’angolo di Magna Linota
Cara magna Linota,
senti un po’: ci sono alcune cose che non mi vanno proprio, e
direi che stiamo andando sempre peggio.
Primo: quando il governo deve
prendere una decisione, consulta
i segretari dei partiti, invece del
Parlamento.
Secondo: qualche settimana fa
ho sentito uno dei responsabili
D.C., mi pare che fosse Piccoli,
dichiarare alla televisione che
dobbiamo fare tutta una serie
di sacrifici e poi concludeva che
invece si dovranno aumentare i
finanziamenti ai partiti; se no,
poverini, come se la cavano? In
fondo noi dobbiamo solo pensare a mangiare tutti i giorni, con
il pane a più di mille lire al chilo; i partiti invece hanno tante
spese.
Terzo: dopo aver pagato Parlamento, governo e partiti, adesso
ci chiedono di risolvere direttamente tutta una serie di problemi, su dei pezzetti di leggi, che
secondo alcuni non vanno bene.
Ora per la legge Cossiga, per
esempio, non sapevo proprio che
cosa fare: alcuni articoli mi sembravano giusti, altri no. I deputati avrebbero potuto discutere
articolo per articolo: noi invece
abbiamo dovuto prendere o lasciare, in blocco. Non è una cosa
.seria.
E allora io dico:
Primo: il governo deve rispondere di quel che fa al Parlamento che ci rappresenta tutti o ai
segretari dei partiti che rappresentano solo una piccola parte
della popolazione? Non so quanti iscritti abbiano fra tutti, rna
ho l’impressione che su dieci cittadini ce n’è sì e no uno che ha
in tasca la tessera di un qualsiasi partito.
Secondo: perché devono essere tutti i cittadini a pagare i partiti? Sarà perché mia madre è
valdese e mi ha spiegato tante
volte che se uno vuole avere una
chiesa non ha che da pagare pa
stori a pieno tempo e sale di riunione senza pretendere che lo
Stato gli dia dei soldi; così mi
pare che anche per i partiti dovrebbe essere la stessa cosa; li
paghi chi ha fiducia in loro. E
poi così i soldi vanno sempre ai
partiti che ci sono già, come se
fossero gli unici possibili.
Terzo: noi paghiamo abbastanza caro i parlamentari (e io pago
volentieri la mia parte); ma devono fare direttamente il loro
lavoro, non lasciare che governo
e partiti se la sbrighino fra loro
e poi far finta di votare quel che
è già stato deciso prima.
Oppure occorre che qualche
matto di radicale prepari un referendum perché si accorgano
che occorre riformare il codice
penale militare. Non potevano
scoprirlo da soli a tempo, senza
precipitarsi a tappare i buchi all’ultimo momento, quando le
schede erano già stampate (altri
soldi buttati via per colpa loro)?
Piero Trezzi
Caro amico,
su molte cose sono d’accordo
con lei; per esempio, visto che
siamo in tanti e le votazioni costano, preferirei che i referendum li facessimo nei comuni, su
cose che possiamo vedere direttamente, oppure su argomenti
chiari, come quando abbiamo
scelto monarchia o repubblica.
Ma la colpa è nostra: non c’è
che da licenziare chi non fa nulla o fa male il suo lavoro. Se i
nostri rappresentanti non funzionano, eleggiamone altri (al momento giusto, senza anticipare le
elezioni per poi rinominare le
stesse persone di prima), persone disposte a sgobbare e a pensare con la loro testa, invece di
dire soltanto di sì a decisioni già
prese.
Credo che ne possiamo trovare in quasi tutte le liste, se cerchiamo di votare solo quelli che
stimiamo per quel che hanno
fatto, non per i bei discorsi dei
comizi elettorali, che tante volte
sono gli stessi, di qualunque colore sia chi parla.
Ti voglio confessare una cosa:
io ho un debole per gli indipendenti; sbaglierò, ma mi pare che,
oggi come oggi,^ abbiano qualche
possibilità in più di votare come
credono giusto. E poi, vorrei una
legge per cui tutti gli eletti, set
mesi prima di finire il loro incarico, debbano presentare una
relazione scritta agli elettori, come fa la Tavola al Sinodo. Sarebbe ancora meglio se insieme
a loro potessimo eleggere i controrelatori, pagandoli con i soldi
che adesso diamo ai partiti.
Suppongo che i controllori ci
siano anche adesso, ma nessuno
di loro è mai venuto a spiegarci
nella lingua di tutti i giorni i risultati dei suoi controlli.
Ma forse sto dicendo un sacco
di sciocchezze, perché mi hai trascinata a parlare di cose che non
conosco abbastanza.
Magna Linota
Cara magna Li nota,
toglimi una curiosità; quando
preghi, e come? In ginocchio, seduta, a ore fisse o quando ti capita? Scusa, non voglio essere
indiscreta o mancarti di rispetto ma mi interesserebbe saperlo.
’ Gina Rossi
Dipende. I momenti fissi ci sono: la domenica al culto radio e
a quello al tempio, la sera al culto di famiglia, che faccio quasi
sempre da sola, ormai, perche
abbiamo orari troppo diversi in
casa mia per poterlo fare tutti
insieme come una volta. Negli
altri momenti non so se si
chiamare una vera preghiera. Mi
capita di parlare con il Signore
come con un vecchio amico, dandogli il buon giorno la mattina
quando mi sveglio, o raccontandogli i miei problemi mentre
sbuccio le patate per la minestra.
Spero di non mancargli di rispetto facendo così.
Magna Linota
9
12 giugno 1981
CRONACA DELLE VALLI
SCUOLA LATINA
Un anno di attività
L’anno '80-81 è stato, in complesso, un anno sereno, anche se
turbato dalla partenza di qualche insegnante che si era ben
inserito nella nostra équipe. L’équipe degli insegnanti si è incontrata mensilmente e regolarmente con le famiglie e consideriamo questa presenza e partecipazione dei genitori ai nostri problemi didattico-formativi senz’altro positiva. La collaborazione
genitori-insegnanti si è pure concretizzata nell’organizzazione e
nello svolgimento dei corsi volontari, che hanno avuto luogo
mensilmente e che li hanno visti
lavorare fianco a fianco seguendo gruppi di allievi di classi diverse, uniti da attitudini o interessi comuni per le varie attività
proposte; cucina, cucito, cestini,
uncinetto, lavoretti di fantasia,
ceramica, traforo, costruzione
lampade, coro, corso flauti ed altri strumenti, scialli, preparazione atletica, cineforum, tedesco,
latino, danza folkloristica « courento ». Inoltre, rispondendo all’invito del periodico « La Valaddo », gli alunni della classe 2“
hanno fatto una breve ricerca
sulla toponomastica locale.
A ciò si aggiunge una simpatica e positiva collaborazione
con l’Ospedale Valdese di Pomaretto; un gruppo di medici si è
reso disponibile a tenere una serie di lezioni, su vari argomenti
concordati con i ragazzi e le famiglie. Due infermiere hanno te
nuto un corso di Pronto Soccorso. Il tutto all’insegna della buona volontà e del volontariato!
(...)
Le lezioni di Educazione Religiosa si sono svolte regolarmente e sono state seguite con interesse sia dalle famiglie che dagli allievi. L’équipe di genitoricollaboratori di questo corso si
è riunita più volte, per seguire,
organizzarne lo svolgimento e
commentare il programma stabilito seguendo gli interessi
espressi dai ragazzi.
Uno dei più simpatici momenti di questo corso è stato la visita del nostro Moderatore che
è stato « interrogato », ed ascoltato con vivo interesse. Abbiamo
avuto frequenti visite di amici
esteri; la classe 3* è stata incaricata del ricevimento ospiti, con
i quali, ogni volta, oltre a far conoscenza si è pure avuto uno
scambio di idee e di canti. Ricordiamo volentieri la visita del
pastore Grefe, presidente dei Vaidesi di Germania, del sig. Arnengéon di Stoccarda con i loro
gruppi, e ci prepariamo a ricevere i 100 valdesi di Rorbach e il
pastore Eiss con i suoi trombettieri. Inoltre, da qualche mese,
ci stiamo preparando ad accogliere i nostri amici svizzeri di
Pratteln, che ci visiteranno alla
fine di settembre con circa 50
persone.
(dalla Relazione Annua)
BOBBIO PELLICE
Domenica 31 maggio ha avuto luogo la gita dell’Unione femminile. Partiti alle 3.30, siamo
arrivati a Courmayeur verso le
7 e abbiamo visto il sole spuntare sul Monte Bianco. Dopo una
fermata a Chamonix siamo arrivati a Ginevra alle 9.30. Lì siamo
stati ospitati dalla comunità di
Malagnou che ci ha offerto una
colazione prima del culto, un
culto centrato sul problema della vocazione.
Nella sua predicazione, il pastore ha presentato brevemente
la situazione a Ginevra; mancano 11 pastori. La Chiesa dovrà
quindi ridurre le sue attività ed
alcuni posti non saranno ricoperti. Dopo il culto, il presidente
del « Concistoire de la ville de
Genève » ci ha portato un saluto
ed introdotto alla storia della
città.
Dopo il pranzo, alcuni sono
andati a fare un giro in battello
sul lago Lemano e siamo poi tutti andati a visitare la cattedrale
e la città antica sotto la guida
del signor e della signora Reymond. Alcuni bobbiesi hanno approfittato dell’opportunità per
visitare dei parenti. Alle 18, abbiamo lasciato Ginevra e siamo
arrivati verso le 23 a Bobbio,
stanchissimi ma contenti.
• Domenica 7 giugno, un gruppo ecumenico giovanile tedesco
ha partecipato all’animazione del
culto di Pentecoste. Nel pomeriggio siamo andati ad Angrogna e
alla sera abbiamo avuto una discussione con il gruppo giovanile cattolico di Torre Pellice.
Un’altra serata sarà dedicata
ad un incontro con giovani della
EGEI. Lunedì, i giovani tedeschi
sono andati (mit Pleiss und Mut)
a fare il fieno dai nostri contadini.
• Domenica 14 giugno, il culto
sarà presieduto da Umberto Rovara.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
L’ultimo incontro mensile programmato dalla Commissione
Stabili, prima della stasi dei mesi estivi, avrà luogo sabato 20
c.m. alle ore 19.30 presso la ex
Scuola Materna con una cena comunitaria alla quale tutti sono
cordialmente invitati.
Sarà anche un’occasione di saluto e di commiato da parte dei
cadetti e della Commissione Stabili al pastore Antonio Adamo
ed alla sua famiglia che lascieranno presto la nostra comunità
per altra sede.
Chi desidera partecipare alla
cena è pregato di iscriversi al
più presto presso il pastore o
presso i membri del concistoro.
Il ricavo andrà a favore della
ristrutturazione del tempio.
• Martedì 16 c.m. alle ore 20.45
al presbiterio si riunisce il gruppo di studio biblico per continuare la lettura e l’analisi del libro
« Gesù di Nazareth » di G. Bornkamm.
Raccomandiamo a tutti di non
perdere questa preziosa occasione di riflessione.
ANGROGNA
• Domenica 14, ore 10, Assemblea di Chiesa nel Tempio del
Capoluogo: lettura della relazione annua. Dibattito.
• Sabato 13, con inizio alle ore
20, avremo nella Sala un’agape
fraterna tra il Concistoro di Pomaretto e quello di Angrogna.
• Il soggiorno del gruppo di
Esslingen è stato egregiamente
organizzato dalla nostra corale
che ha provveduto, in proprio,
ad organizzare i pasti comunitari e tutto il programma; dalla
serata spirituale-canora in chiesa, all’incontro con l’amministrazione, alla visita ai luoghi storici, L’incontro è stato di grande
interesse. I rapporti continuano.
Esprimiamo riconoscenza a chi
tanto ha iavorato affinché tutto
si svolgesse bene.
Corali valdesi
AVVISO
La Tavola Valdese ha intenzione, anche quest’anno, di organizzare una « Serata di Testimonianza » a Luserna San Giovanni, la sera del martedì del Sinodo alle ore 21.
Tutte le Corali Valdesi delle
due Valli e quella di Torino sono
cordialmente invitate a portare
il loro contributo col canto degli
inni d’insieme della festa di
canto.
Pertanto ogni Corale è invitata a dare la sua adesione entro
il 30 giugno p. V., specificando il
numero dei membri presumibilmente presenti e divisi per voce, comunicandolo a Paschetto
Edgardo, Via Matteo Gay n. 6,
Torre Pellice - tei. ( 0121 ) 91.350.
La prova d’insieme, saivo imprevisti, avranno luogo nel tempio di San Giovanni il martedì
del Sinodo alle ore 20.
La Giunta Esecutiva
Assemblea TEV
Il Movimento di Testimonianza
Evangelica Valdese terrà la sua
47.ma Assemblea per importanti deliberazioni a Torre Pellice,
nella Casa delle attività, domenica 14 corr. alle ore 15.
Come sempre, il pubblico è
cordialmente invitato.
TORRE PELLICE
Martedì 26 maggio la Corale
ha effettuato un simpatico viaggio a Novara invitata dal Lyons
Club della città nel quadro di
una serie di manifestazioni culturali organizzate nella chiesa di
Ognissanti, una antica chiesa romanica restaurata.
L’accoglienza fraterna che è
stata fatta ai coralisti, la serietà partecipe con cui il pubblico che affollava la chiesa ha seguito il canto, la sobria severità
dell’architettura che faceva da
quadro aH’incontro, tutto ha concorso a rendere questa serata
viva e significativa.
Il programma comprendeva
naturalmente, come in tutti questi casi, una serie di inni tratti
dall’innario o dal repertorio della corale ed una seconda parte
di canti folkloristici; a turno i
coralisti hanno illustrato con appropriate parole il significato ed
i caratteri dei singoli pezzi. Il
saluto del Lyons Club è stato
dato dal suo presidente e quello
della assemblea dal vescovo di
Novara che ha tenuto a sottolineare il profondo messaggio spirituale contenuto negli inni eseguiti dalla corale, lezione di vita
e di pensiero cristiano per un
rinnovamento ecclesiale. Al termine della serata il past. Tourn
esprimendo il ringraziamento dei
partecipanti sottolineava il significato della serata ricordando il
fatto che nelle pianure del Piemonte orientale i valdesi erano
stati tre secoli fa deportati dopo il massacro delle loro comunità. Tornarci da amici per dare
la testimonianza della propria
spiritualità e della propria fede
cristiana è indice di nuovi tempi
di cui dobbiamo essere riconoscenti.
• Domenica 14 giugno avrà
luogo l’Assemblea di Chiesa, che
udrà la relazione sui lavori della
Conferenza Distrettuale. La stessa domenica l’Unione Femminile
partecipa alla « Passeggiata storica » della Società di Studi Vaidesi in Val Chisone. La signora
Albertina Eynard è incaricata di
ricevere l’iscrizione di chi intende partecipare.
• La Corale invece sarà a Stoccarda, il 13/14/15 giugno, per partecipare alla Gustav-Adolf-Fest
del Württemberg. I coralisti saranno ospiti della comunità del
past. Eiss e terranno un concerto domenica 14.
SAN SECONDO
La Comunità esprime affetto e
fraterna solidarietà a Ida Moero
Griglio (Centro) per la perdita
della mamma ed a Clementina
Pascal in Micol (Lombarda) per
la tragica perdita del padre.
SAN GERMANO INVERSO RINASCA
FRALI
VISITA DALLA SVIZZERA
Dal 28 al 31 maggio sono stati
ospiti della comunità di Prali 33
svizzeri, membri, della comunità
di Oberbottigen, nelie vicinanze
di Berna, con ii Pastore Schaer,
la cui figlia Renate ha lavorato
per un anno all’Asilo per persone anziane di S. Giovanni. Questo istituto e quello di S. Germano sono stati visitati dal gruppo, che nutre un grande interesse per le opere valdesi. Una forte impressione ha anche fatto
il loro giro in Val d’Angrogna, e
la conversazione con Giuseppe
Platone nella scuola degli Odin.
A Prali rincontro umano è stato festoso, indimenticabile, e ha
coinvolto molte famiglie. Le corali di Perrero e Villasecca si sono unite alla nostra per animare
la serata di sabato 30; le ringraziamo per il loro contributo, come ringraziamo tutte le sorelle e
i fratelli di Prali che si sono impegnati generosamente nei vari
aspetti dell’ospitalità. Una studentessa in teologia che faceva
parte del gruppo ci diceva; « Ho
scoperto una realtà che non conoscevo. Nei valdesi si sente una
forza straordinaria ».
• Il pastore Lamy Coisson ha
presieduto il culto del 24 maggio; lo ringraziamo per la collaborazione che è sempre pronto a
dare a questa che per tanti anni è stata la sua comunità.
La direttrice della Casa di Riposo ha lanciato un appello ai
membri della nostra comunità
per un aiuto volontario nel momento attuale di particolare difficoltà: è necessario avere una
persona ogni sera dalle 18 alle
19 sia per dar da mangiare a
chi non può farlo da solo sia
per aiutare in cucina in un’ora
in cui il personale è già molto
impegnato.
Tre sorelle hanno già risposto
all’appello e siamo convinti che
altri membri porteranno questa
responsabilità.
• Domenica 18 giugno subito
dopo il culto avrà luogo un incontro coi rappresentanti del Comitato del Collegio Valdese e
della Scuola Latina per riflettere sull’avvenire dei nostri Istituti di istruzione.
• Una parola di fraterna simpatia alla famiglia Avondet che
ha conosciuto il dolore del lutto
con la perdita della sorella Carmen Prosperi Avondet.
• Gli alunni della scuola comunale hanno tenuto il loro saggio
annuale nella nostra sala: numerosi gli applausi.
POMARETTO
Grande gioia ha arrecato alle
nostre comunità della Sicilia la
visita di un folto numero (40) di
fratelli e sorelle delle Valli Vaidesi accompagnati dal loro pastore Renato Coisson.
Lo scopo della loro venuta è
stato quello di conoscere le comunità e le opere della Sicilia
mediante una presa di contatto
diretto, che è stato in benedizione per gli uni e per gli altri.
Dopo avere visitato le comunità di Messina, Catania, Pachino,
Vittoria (Adelfia), Rlesi (Servizio
Cristiano) i nostri cari ospiti
hanno trascorso due indimenticabili giornate a Palermo. Un incontro con la comunità valdometodista, un’agape fraterna che
ci ha visti tutti riuniti nel salone
del Centro Diaconale de La Noce,
lo scambio di saluti e di messaggi, il canto, di cui i nostri fratelli delle Valli ci hanno dato saggi altamente apprezzati, sono stati momenti di intensa comunione
fraterna, di solidarietà, occasione
per rinsaldare quei vincoli che
ci fanno essere uno in Cristo.
Non è mancata una visita turistica alla città, per cui siamo
grati alla sorella Helga Lau che
ci ha fatto da guida.
Ci auguriamo che la via aperta
dai nostri fratelli di Pomaretto
possa essere ripercorsa da altre
comunità delle Valli e che l’iniziativa possa essere ripetuta.
Sono stati presentati per il battesimo: Luca Alcalino di Ilario e
di Griglio Sandra; Simona Ribet
di Carlo e Breuza Ornella.
Che lo Spirito del Signore rimanga sempre con questi piccoli e li aiuti a crescere in sapienza
ed in statura davanti a Dio ed
agli uomini.
• Mercoledi 3 giugno ha avuto
luogo il funerale della nostra
sorella Elena Baret v. Micol di
anni 67 di Perosa Argentina deceduta presso l’Ospedale Valdese
di Pomaretto (per lunghi anni
aveva prestato servizio come
cuoca presso l’Asilo di San Germano Chisone). Ai familiari la
simpatia cristiana della Comunità.
• L’Unione femminile di Poma
retto-Inverso ha fatto la sua gita annuale, aperta a tutti, giovedì 4 giugno. Le meta principale,
oltre il percorso gradevole in
mezzo alle colline e ai vigneti
ordinati delle Langhe e la visita
al Castello e aH’enoteca di Grinzane Cavour, era la piccola comunità metodista di San Marzano Oliveto. Siamo stati ricevuti
con gioia e generosità — e anche
con un po’ di commozione durante i canti — da un gruppetto di
fratelli e sorelle che hanno sacrificato una parte della loro
giornata lavorativa, più intensa
in primavera, in mezzo ai meli
e alle viti. È sempre un confronto stimolante quando una delle
grosse comunità delle Valli può
incontrare fratelli e sorelle della
diaspora._____________________
Circuito Val Pellice
E organizzato un pullman per
Prali, in occasione del trentennale di Agape, per domenica 28 giugno.
Le adesioni si raccolgono presso i pastori entro il 20 c.m.
Costo presumibile L. 4.500.
• Domenica 31 maggio u.s. si
è tenuta la giornata delle scuole
Domenicali di Inverso Pinasca.
I bambini hanno preso parte attivamente al culto (tenuto parzialmente da loro stessi). Una
buona polenta con spezzatino
preparata da alcuni giovani è
stata molto apprezzata (infatti in
men che non si dica tutto è sparito). Nel pomeriggio giochi, e
per terminare un thè offerto dall’Unione femminile.
• Domenica 21 giugno p.v. è
in programma una visita alla
Diaspora della Val Chisone, e
precisamente a Mentoulles. Partenza dopo il culto, pranzo al
sacco in compagnia della famiglia Clapier. Si terminerà con
una riunione. Tutti sono invitati
a partecipare.
AVVISI ECONOMICI
CERCASI persona per risiedere e occuparsi di signora valdese anziana,
residente a Bordighera. Scrivere presso Eco-Luce - Via Pio V, - 10125
Torino.
CERCO in affitto a Torre Pellice alloggio due camere e servizi, oppure
minialloggio. Cerco in alternativa la
possibilità di essere ospitato in famiglia 0 convivenza con donna di
60-70 anni. Scrivere a Quinto Selva
- via Belletti Bona, 10 - 13051 Biella.
RINGRAZIAMENTO
I figli e familiari della compianta
Elena Baret ved. Micol
di anni 67
ringraziano di cuore tutti coloro che
hanno voluto in qualsiasi modo essere vicini al loro grande dolore.
Un grazie particolare ai dottori Peyrot e Narcisi e al personale del reparto
Oncologico dell'Ospedale Civile Edoardo Agnelli.
La più sentita riconoscenza va al
personale medico e paramedico dell’Ospedale Valdese di Pomaretto, al Pastore Sig. Coisson ohe con tante premure hanno assistito la cara estinta.
Pomaretto, 9 giugno 1981
COMUNITÀ’ MONTANA
VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva - festiva
dai sabato ore 14 al lunedi ore 8
dalle ore 14 della viglila del giorno festivo Infrasettimanale alle
8 del giorno successivo presso
I OSPEDALE MAURIZIANO - Luserna San Giovanni - Tel. 90884.
Nella notte dei giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso rOSPEDALE VALDESE - Torre Pellice - Tei. 932433.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DOMENICA 14 GIUGNO 1981
Luserna S. Giovanni: FARMACIA
CALETTO - Via Roma 7 - Tel.
909031.
CHIUSURE INFRASETTIMANALI
A Torre Pellice: martedì chiusa
la farmacia Muston. giovedì chiusa la farmacia Internazionala.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Preti,
giovedì chiusa la farmacia Gaietto.
AUTOAMBULANZA
DOMENICA 14 GIUGNO 1981
PIZZARDI - Tel. 91239
0 tei. 91.288 - Vergnano - Noccioleto.
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S.G.: Tel. 90884 - 90205
COMUNITÀ’ MONTANA
VAL CHISONE-GERMANASCA
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
dal sabato ore 14 al lunedì ore 8,
dalle ore 14 della viglila del
giorni festivi alle ore 8 dei giorni
successivi al festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
II recapito del servizio è presso
la CROCE VERDE di Perosa Argentina • Tel. 81.000.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DOMENICA 14 GIUGNO 1981
.Villar Parosa
FARMACIA DE PAOLI
AUTOAMBULANZA
Croce Verde PInarolo - Tel. 22684
Croce Verde Porte - Tel. 74197
Croce Verde Perosa - Tel. 81000
10
10.
12 giugno 1981
IL DIBATTITO SULLA SITUAZIONE NELLA MARTORIATA REPUBBLICA DELL’AMERICA CENTRALE
Obiettività della Luce
e dei “solerli di Ginevra”
El Salvador; genocidio
Lo scorso marzo, con un artìcolo che riprendeva lo slogan coniato in Francia dal giornalista socialista Maurice Duvergier e ripreso in Italia dal
politologo Baget Bozzo (« Cambogia dell'Occidente » ), scrivevamo del Salvador riportando un documento del CEC e valutazioni dell’episcopato canadese e del Tribunale dei popoli. L’articolo (vedi
lettera qui accanto) non è piaciuto ad alcuni. Non
ci resta che continuare a fornire documentazione.
A questo proposito, particolarmente importante ci
pare il documento pubblicato recentemente dalla
Commissione delle Chiese per gli Affari Internazionali (CCIA, organo del CEC): E! Salvador, one
year of repression, Background Information 1981/1.
Certo nel riferirci a documentazione del Consiglio Ecumenico il nostro giornale può essere accusato — come è avvenuto per il citato articolo del
13.3 — di essere « succube — o complice — dell’informazione tendenziosa che lo stesso CEC sta divulgando» (Le scelte [sbagliate] del CEC, in « Mondo e missioni» I5.5.’81). Ma se si capisce la difesa
d'ufficio della DC salvadoregna portata avanti dalla rivista cattolica, meno si comprende l’adesione
a queste tesi da parte di chi non è determinato da
preoccupazioni democristiane (o meglio: si comprende la potenza della propaganda dell’Internazionale democristiana).
Senonché la documentazione del CEC a cui ci
riferiamo è piuttosto scomoda per chi, cattolico o
no, accusa il CEC (e noi) di parzialità protestante
o di antiamericanismo marxista. Essa è infatti costituita dal rapporto di un organismo che non può
essere scambiato né per protestante né per marxista: il « Servizio di soccorso legale » dell’Arcidiocesi
di San Salvador, creato nel 1975 da un gruppo di
giuristi cattolici salvadoregni e riconosciuto nel
1977 da Mons. Oscar Romero, assassinato nel mar
zo del 1980, come istituzione arcivescovile responsabile per la promozione e la difesa dei diritti umani del popolo del Salvador.
Il documento analizza nella prima parte casi
tipici di assassinio, repressione e persecuzione affermando che l’80% degli assassina politici del
1980 sono stati perpetrati dall’Esercito e dalle Forze di Sicurezza nazionale (con documentazione anche fotografica di alcuni casi) mentre il 20% è stato compiuto da gruppi paramilitari come le Squadre della morte, l’Esercito segreto anti-comunista
e l’organizzazione Orden, analizzando in particolare la repressione di cui è oggetto la Chiesa cattolica. La seconda parte porta il titolo « Genocidio in
El Salvador? ». Sulla base dell’analisi dei dati statistici e di documentazione ufficiale americana (documenti del Dipartimento di stato), il documento
dell’organizzazione cattolica giunge a dare una
risposta nettamente affermativa a questa domanda
documentando l’intenzionalità di uno sterminio
che si articola attraverso l’elaborazione di un piano, la sua legittimazione giuridica e la sua giustificazione a mezzo di un’opera di falsa informazione
a vasto raggio. Di questa seconda parte pubblichiamo la conclusione.
Non occorre aggiungere altro se non una precisazione: certo esiste nel Salvador una resistenza
armata. Ma dare ad essa la corresponsabilità di ciò
che accade, unendola all’azione dei carnefici in una
pretesa oggettività, significa una cosa ben precisa:
contribuire di fatto a promuovere un neutralismo
disimpegnato che sulla base del « è colpa degli uni
e degli altri » non muove un dito per contrastare
un genocidio in atto. E’ questa la complicità nella
quale, per amore non solo della verità ma anche
del debole e dell’oppresso, non intendiamo essere
invischiati
Se accettiamo la definizione
del genocidio come « lo strumento sistematico, totale o parziale,
che un governo compie nei confronti di un gruppo definito per
motivi etnici, razziali o ideologici », allora dobbiamo concludere
che l’attuale regime nel Salvador
è colpevole di genocidio.
Parliamo di genocidio perché
si tratta di uno sterminio sistematico e intenzionale di un particolare settore della popolazione.
Quando in meno di 10 mesi un
governo si rende responsabile di
più di 10.000 morti, indipendentemente dalle molte altre violazioni di diritti umani, ciò deve essere qualificato come genocidio.
Il fatto che questo sterminio
sia sistematico e intenzionale è
dimostrato dalla persecuzione sistematica dell’opposizione: assassina di dirigenti e membri dei
sindacati, dirigenti e membri delle organizzo-zioni contadine, dirigenti e membri dei gruppi democratici, oltre alla soppressione di
qualsiasi civile sospetto in qualche modo di sostegno del movimento popolare.
Il fatto che vi siano altri settori della popolazione contro cui
il governo non abbia preso qualsivoglia misura aiuta a definire
ancor più chiaramente il gruppo
che è fatto oggetto di genocidio
e a definirlo come l’opposizione
al governo. Allo stesso modo,
ciò aiuta a identificare i settori
della popolazione che stanno collaborando al genocidio.
Il fatto che lo sterminio sia intenzionale è dimostrato dagli
strumenti che il regime ha creato per aumentare la sua efficienza nello sterminio e dalle azioni
politiche adottate per coadiuvarlo. Va fatta una menzione particolare della campagna di falsa
informazione per mezzo dello
stretto controllo dei mass media,
dell’intransigente persecuzione
dei dissidenti e della crescente
tendenza a militarizzare la vita
civile.
Nel caso qualche dubbio rimanesse, i documenti che abbiamo
citato mostrano la pianificazione
dettagliata della politica di sterminio e ci permettono di identificare le responsabilità. Gli Stati
Uniti, con il pretesto di proteggere il mondo occidentale dal comunismo, intervengono per promuovere e fornire assistenza consultiva per il piano. I principali
autori dello steminio sono le
Forze Armate Salvadoregne in
connessione con i gruppi paramilitari.
Distinzioni tra tendenze diverse all’interno delle Forze Armate sono irrilevanti in questo contesto. Le Forze Armate in quanto
istituzione stanno sostenendo il
(f. g.)
piano di sterminio: il dissenso
individuale non cambierà questa
situazione. Data la natura del
piano, fa parte del regno del possibile che quei militari che dissentono con gli scopi fondamentali del piano diventino essi stessi vittime della politica di sterminio.
Infine, il Partito della Democrazia cristiana porta la responsabilità di complicità con gli Stati Uniti e con le Forze Armate
salvadoregne: sono i democristiani che hanno aiutato a giustificare e a legittimare il piano, mettendo il loro prestigio, e ciò che
rimane di esso, e la loro competenza politica al servizio del piano. Sono essi che hanno preparato la propaganda che ha coperto le vere intenzioni della giunta.
Sono essi la maschera sulla faccia del carnefice del popolo salvadoregno.
Per molto meno di questo, l’organizzazione degli Stati Americani stava per condannare e introdurre delle sanzioni nei confronti del Generale Romero. Se
c’è un momento in cui si giustifica da parte del Salvador la richiesta di intervento della comunità internazionale, questo è il
momento attuale, in cui si richiede alla comunità delle nazioni un decisivo intervento per
mettere fine a questo genocidio.
L'articolo del direttore « La
Cambogia dell’occidente » apparso sul n. 11 del 15 marzo induce
ad amare riflessioni sulla « obiettività », e sulla « ricerca della
verità » che dovrebbero costituire i postulati fondamentali e indeclinabili di ogni serio organo
d’informazione e — a maggiore
ragione — per un giornale come
il nostro che rappresenta almeno
formalmente « le chiese evangeliche valdesi e metodiste ».
La tesi sostenuta da F. Giampiccoli consiste, invece, in buona sostanza, nell’attribuire la responsabilità totale, o comunque
largamente preminente su ogni
altra, circa l’attuale drammatica
situazione del Salvador, al governo di N. Duarte, democristiano,
ed a quanti, all’interno o dall’esterno, lo sostengono. Questo
assunto è, a mio avviso, non solo
infondato, ma anche pericolosamente deviante.
Cominciamo dal titolo: a quale Cambogia, o meglio a quale
stadio della tragedia cambogiana, ci si vuole riferire? Alla Cambogia di Long Noi — che aveva
accettato l’appoggio degli USA,
allora in guerra nel Vietnam —
oppure a quella di Poi Pot, capo
dell'esercito kmer il quale, debellato il precedente governo, ne
instaurò un altro che, nel nome
dell’ideologia rivoluzionaria (comunista) procedette allo sterminio di milioni di persone, riducendo quel Paese ad un immenso carnaio? oppure ancora alla
Cambogia ora invasa e dominata dall’esercito vietnamita che,
sempre in nome dell'ortodossia
comunista ed in linea con l’imperialismo di Mosca, sta completando l’opera genocida del suo
predecessore, obbligando i superstiti a sottomettersi aH’invasore od a fuggire dalla propria
patria?
Mi pare che, senza qualche indicazione in proposito, il titolo
di cui sopra diventi equivoco e
fuorviante.
Nel testo dell’articolo si tenta,
poi, di addossare agli USA la
principale responsabilità di ciò
che potrà accadere nel prossimo
futuro nel Salvador (a motivo
degli aiuti finanziari e militari,
in armi e « consiglieri » concessi
da Washington a Duarte) ma non
si fa parola sulle responsabilità
di coloro che aiutano e fomentano la guerriglia condotta dalla
estrema sinistra che vuole abbattere Duarte per instaurare, secondo ogni realistica previsione,
un regime di tipo vietnamita, magari sotto spoglie castriste.
Anche l’indicazione, tratta dal
Corriere della sera sulle oltre
3.500 persone uccise iti due mesi,
seppure vera (del che non dubito) appare fuorviante, perché
presentata come la prova che il
regime salvadoregno è in mano
alla destra, ed è quindi retrogra
do, repressivo e sanguinario, e
queste vittime ne sono la tragica conseguenza.
A Giampiccoli non piace che
si possano paragonare gli aiuti
esterni (da Cuba, via Nicaragua)
a quelli degli USA (solo questi
debbono cessare) ché non si può
« livellare » il terrorismo di destra con quello di sinistra. E’ la
solita solfa: i terrorisfi « neri »
sono dei bruti assetati di sangue; quelli « rossi » sono da assolvere, a motivo degli ideali che
li hanno determinati. Affiora, qui,
la cosiddetta « teologia della liberazione-rivoluzione », ovvero la
« teologia del mitra ». Per i fautori di questa teologia alla quale,
evidentemente, appartengono almeno parte dei « vescovi canadesi » e dei membri del C.EC.
(tanto nomini!), la guerriglia dev’esser assolta, se non benedetta!
Secondo fonti non intossicate
dal virus antiamericano, la verità è alquanto diversa.
In realtà, Duarte è attaccato
da ogni parte, sia da destra che
da sinistra e si capisce perché se
si tien conto che è stato lui, dopo la caduta di precedenti regimi, ancorati a mentalità medievale, a promuovere la riforma
agraria, che ha spodestato i vecchi latifondisti, ad imprimere all’azione di governo (seppure nei
limiti angusti delle possibilità
concrete) un impulso democratico, nella speranza di riuscire non
dico ad eliminare, perché non
ne ha la forza, ma almeno a contrastare l’azione distruttiva degli
« opposti estremismi » che fanno
di tutto (compresi gli assassini
a sangue freddo dei propri avversari politici) pur di impedire
a Duarte di portare a compimento il suo disegno di democratizzazione e di « progresso nella libertà » nel suo martoriato Paese.
E’ chiaro che il progetto governativo di distribuzione delle terre ai contadini non è gradito ai
grossi proprietari terrieri, ma
non lo è neppure ai fomentatori
della guerriglia che non vogliono le « riforme » ma la rivoluzione!
Mi domando come mai, verità
così elementari dopo le innumerevoli prove di pustizia e di libertà fornite dai paesi di « democrazia socialista », o del « socialismo reale » non siano comprese dai soloni di Ginevra né dai
vescovi canadesi, né da tanti altri che si erigono a giudici-arbitri delle contese internazionali!
Vorrei concludere con una parola di B. Corsani pubblicata dal
nostro giornale nel numero 40 di
dicembre: « Cristo è venuto non
solo a portare la carità, ma anche la verità, e a sconfiggere la
menzogna ».
Mi auguro che questo monito
sia accolto da tutti i credenti,
da tutti noi.
Aldo Long, Roma
(segue da pag. 1)
nunciare Cristo? E non è forse
questo che oggi ci rende così difficile progettare un’evangelizzazione e che ci fa disquisire sul
fatto se noi annunciamo noi stessi o Cristo? Persino all’interno
delle nostre stesse chiese, come
ha notato un nostro pastore, noi
dedichiamo un tempo esagerato
alla pura ripetizione impersonale
di ciò in cui crediamo, una serie
di proclamazioni (come se volessimo rassicurarci a vicenda o come se ci trovassimo di fronte a
una scolaresca che non impara
mai la sua lezione).
Ma anche qui, in fondo, possiamo forse dire che evangelizziamo realmente i credenti? Oppure
rischiamo di rivolgerci solo a una
piccola parte dei battezzati, quella forse più simile a un corpo
specializzato che a un insieme di
soggetti vivi, operanti, reali?
Paolo non si preoccupava se non
di essere uomo e anzi^ il suo metodo di evangelizzazione consisteva nel mettersi nei panni dell’interlocutore, farsi schiavo di
tutti e proprio in quegli aspetti
umani che sembrerebbero più
lontani dalla smagliante professione di fede dell’apostolo: ebreo
con gli ebrei, senza legge con i
senza legge. Dunque potremmo
dire: disperato coi disperati, peccatore coi peccatori; e anche a
“Uno spazio per essere uomini
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seconda dei vari contesti; contadino valdese coi contadini valdesi, (che forse non vanno al culto), immigrati con gli immigrati
(che forse non capiscono il nostro linguaggio). Il che vuol dire
però non avere più la fissità e la
sicurezza dei portatori di un
annuncio che restando immutabile smentirebbe la propria stessa sostanza; la capacità di aderire ad ogni condizione umana
nei suoi aspetti più umili e sog;
gettivi, più esposti al turbine dei
mutamenti esterni.
Per poter evangelizzare, dunque, la chiesa deve cambiare. Deve cambiare nella realtà profonda della sua fede e della sua
struttura comunitaria. Deve rimettersi in cammino a incontrare l’umanità dell’uomo, e questo
non può farlo soltanto proclamando (come si è fatto in tutti
questi anni) la sua solidarietà
con gli oppressi, dal momento
che essa stessa rischia di opprimere l’umanità dei suoi battezzati, ignorandola o considerandola un che di superfluo o di imbarazzante.
La chiesa non può oggi pensare
di riproporre al mondo valori
« alternativi » se non ripropone
prima di tutto il massimo valore, il riferimento esemplare dell’annuncio di Cristo; l’uomo come soggetto in tutta la ricchezza
delle sue espressioni personali,
anche e soprattutto nell’esperienza di fede. Finché una parte dell’essere umano viene giudicata
inadeguata rispetto alla fede, fino allora Gesù non è il Signore,
allora c’è il mondo della teologia
e quello dell’emotività, il mondo
del sacro e quello del profano,
un tipo di lacerazione che noi, a
parole, abbiamo sempre rifiutalo. Se noi consideriamo la nostra
particolare umanità qualcosa da
cancellarsi in Cristo, cancelliamo
l’umanità stessa di Cristo. Dunque, se vogliamo coerentemente
parlare di sacerdozio universale,
di pluralità di ministei'i, e infine
di evangelizzazione, dobbiamo
veramente operare un cambiamento, una conversione tale che
rimetta VEvangelo a disposizione
di chiunque, libero da quei criteri « clericali » che purtroppo
sono prevalenti anche nella mentalità dei « laici ».
Eppure la chiesa può cambiare
solo se cambiano i suoi laici, nel
senso di una riappropriazione di
se stessi e di una valorizzazione
della propria esperienza umana
all’interno della fède. Solo i laici,
che non sono e non devono diventare un corpo specializzato,
possono impedire che la parola
di Dio venga interrata per essere
conservata, e agire invece perché essa venga buttata a sciuparsi nel mondo, per dare frutto.
Solo i laici possono ritrovare
e riproporre la dimensione umana dei discorsi di Gesù, il programma tutt’altro che religioso
del sermone sul Monte, il riferimento a quelle opere dell’uomo
di rispondenza a precisi bisogni
umani (avevo fame, avevo sefe)
in base alle quali ci è detto che
ogni uomo alla fine sarà giudicato. La chiesa cambia se cambiano i suoi laici, prima che i suoi
pastori. E sarebbe grave come
laici delegare a qualcun altro
persino la realtà del nostro cam^
biamento. Se mai, sono i laici
che possono coinvolgere i pastori in questo cambiamento complessivo.
Se j laici imparano a buttar
via il catechismo e a costruirsene uno nuovo, mettendovi dentro
la loro realtà; se i laici imparano a fare a meno di un pastore
che guidi il loro studio biblico, e
a considerare le loro reazioni alla Parola di Dio come un inizio
di metodo su cui costruire il
proprio commentario; se i laici
imparano a realizzare la loro liturgia incarnata, rifiutando di
percorrere binari che non portano da nessuna parte; solo in
questo modo la chiesa può cambiare e diventare per l’imperativo dell’evangelizzazione non una
gabbia ma un centro irradiante.
Paolo diceva; non posso farne a
meno, sono costretto a evangelizzare, ad annunciare Cristo, e
10 faccio gratuitamente proprio
perché Cristo me lo impone. Non
voglio ricompense per questo,
salvo la gioia di annunciare Cristo.
Mi sembra che qui Paolo additi veramente il ruolo del laico,
della persona che non fa parte
di un corpo speciale nemmeno
quando potrebbe: e che si vanta
¿’esser costretto a spendere la
propria vita, tutta la propria
umanità, « per portare a (tristo
11 più gran numero possibile di
persone ». Una lezione di laicato
pieno e felice, una lezione che
ci insegna a fare veramente della fede, della vocazione « uno
spazio per essere uomini ».
Rita Cialfi Gay