1
ECO
DELLE VALLI VALDESI
Pastore
TACCIA ALIERTO
ANGR08NA
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 98 - N. 13
Una copia lire 50
ABBONAMENTI
Eco: L. 2.500 per Tinlerno
L. 3.500 per Tenterò
Speilizione in abbonamento postale . I Gruppo bis
Cambio di indirizzo Lire 50
TORRE PELLICE -- 29 Marzo 1968
Amrain. Qaudiana Torre PeUice . C.CJ*. 2-17557
Tempo di confessione e di rivoluzione
// compito: contessaro Gesù Cristo, oggi - “Una rottura sia col vecchio sia col nuovo — scrive Vittorio Subilia - appare come il presupposto necessario jjer un’ubbidienza all’Evangelo che non sia condizionata da conformismi-col secolo- né'di tipo conservatore né di tipo progressista. Ciò
non signi'ina andare alla ricerca di un Evangelo astratto dalla storia e dalla problematica in cui abbiamo la responsabilità di confessarlo,
ma andare alla ricerca di un Evangelo che sia l'Evangelo di Dio e non degli uomini e delle loro tendenze,,
ina neppure
ij autentici?
;. cuore.
o
o
particolare al confronto - scontro fra
Riforma e Anabattismo, appunto nel
quadro del secolare svolgersi della
confessione di fede cristiana.
Perchè questa puntualizzazione sull’Anabattismo? Troppo a lungo ignorato o trascurato — mentre costituisce
per voosi dire una quarta forma confessionale del cristianesimo ■— esso
negli ultimi anni ha acquistato un rilievo sempre maggiore e ad esso, in
modo espresso o implicito, si richiamano molti teologi e non teologi della
sinistra cristiana o comunque protestante, muovendo una critica spesso
violenta alle impostazioni della Riforma, che avrebbe mancato P ie sue
premesse, mantenendo o restaurando
in altra forma il compromesso costantiniano. Con una analisi pacata e serena, ma rigorosa il Subilia fa giustizia — non sommaria — di quest’argomentazione, affermando (pag. 127):
« Non è al seguito di contingenze storiche, ma in nome di un’interpretazione totale dell’Evangelo, condotta sulla linea dell’intero messaggio apostolico, cioè tenendo conto del necessario
collegamento non solo tra Sermone
sul monte da una parte e Paolinismo e
Giovannismo dall’altra, ma anche tra
Antico e Nuovo Testamento, che la Riforma ha assunto una posizione nettamente divergente: non per cedimento
di compromesso, in cattiva coscienza,
ma per principio teologico, nel quadro
della cpnfessione globale della sua
fede ». * ' " ' " .... .... ...... ' ■
Insomma, in non poche manifestar
zioni di presenza, di impegno, di rottura non riaffiorano venature del settarismo anabattista, che se ha avuto una
versione interioristica, prolungata nel
Pietismo e nel Risveglio, ne ha avuta
fin dal principio una rivoluzionaria (la
rivolta dei contadini di Germania e il
tragico esperimento di Thomas Müntzer a Mühlhausen)? La teologia e la
prassi rivoluzionaria cui tanti cristiani
nel mondo, e anche fra noi, si richiamano oggi, non derivano da un arbi
Si riu.scirà, questa volta, ad avviare
quel discors:.' e quel confronti: interno alle nosti'v! chiese che da tempo ai
va chiedendo, ma che sm ora non pare non diciamo riuscì; e
impostato nei suoi ter
Ce lo auguriamo con i
L’abbiamo tentato, nea
sto, con la ripresa delie
logiche del Ciabas ». subito prima ciel
la scadenza sinodale: in quell’occasione era apparso — e la partecipazione
l’aveva dimostrato ampiamente —
quanto l’esigenza fosse sentita e appassionasse, ma era pure risultato quanto
si stentasse a trovare un vero terreno
d’incontro.
Ed ecco che ora viene offerta la possibilità di procedere su questa via.
Una delle relazioni, presentata al Ciabas dal prof, Vittor.io Subilia, è stata
rielaborata a iomìo, rifusa in un'opera
nuova e originali e pubblicata dalla
Claudiana nelia collana « Sola Scriptura» : Tempo di confessione e di rivoluzione. Manca, a tutt’oggi, una presentazione ugualmente rifiessa e approfondita, teologicamente meditata in
modo sistematico e di ampia prospettiva, del "altra tesi a confronto; infatti ii breve scritto di Giorgio Bouchard, pure edito dalla Claudiana nella collana « Attualità protestante », Il
dialogo ira cristiani e marxisti da un
punto di vista protestante, a parte il
livello divulgativo volutamente diverso
a cui si situa, è in fondo un discorso
introduttivo al problema, ma si con_.clMa_Bra^io ,<|qve ai, yp^ebbe che
cominciasse e j brevi accenni finali su
come potrebbe config-urarsi la testimonianza cristiana in u:n c;ontesto marxista sono sen-;’aItro in.sufHcienti. Non
vogliamo dire che in quella sede si potesse affrontare tutto il proble.ma, ma
diciamo che questa è la questione che
maggiormente ci interessa, e la sola,
in fondo, che esiga un dibattito, una
chiarifleazlone, la sola che possa, essere davvero orientatrice per le nostre
comunità, nelle loro attuali tensioni
interne e soprattutto nella loro incertezza su come testimoniare di Cristo
nel nostro mondo in fase rivoluzionaria.
Questo è, infatti, il problema: confessare Gesù Cristo, oggi. Nella pagina
conclusiva del nuovo saggio di V. Subilia, che abbiamo pubblicata nel numero scorso, si nota come la difficol' à di questa confessione, per la nostra
generazione, è data dal fatto che, per
la prima volta nella storia, i cristiani
di vono rendere la loro confessione in
m.era non religiosa. Non si tratta
c loè soltanto del fatto che « se slamo
cristiani, lo siamo sempre fino ad un
certo punto » — come ha scritto Alfon:■ Prandi in un saggio breve quanto
ra-co e vivo pubblicato sul fascicolo di
febbraio de « Il Mulino », Il Cristianesimo .'i arrende al mondo?, ove si considera la questione con una sensibilità
teologica in cui ci è data felice conferma che l’ecumenismo in Cristo e
nella Parola non è morto, nel nostro
tempo — non si tratta dunque soltanto delle nostre incoerenze di cristiani,
ma del mutamento oggettivo delia situazione umana, spirituale anzitutto,
nella duait siamo oggi chiamati a confessa rr ; Gesù Cristo è il Salvatore
e il Sic;z)re.
« i|t *
Confessare Cristo: questo è certamente ciò che desiderano intensamente tutti coloro che sono spiritualmente vivi nelle nostre comunità, qualunque impostazione seguano con sincerità di cuore ; ma non si tratta di buona volontà o di buona fede, si tratta
di fede, cioè del contenuto vero, concreto della testimonianza, dell’Evangelo che si testimonia.
Uno sguardo alla storia della testimonianza cristiana è non solo utile e
interessante, ma indispensabile; ed è
pef questo che Vittorio Subilia dedica
una buona metà del saggio di cui parliamo a mettere in evidenza, con una
concisione che non nasconde la rie- So che voi condividete la profonda
c^zza della documentazione e della angoscia dei popoli di tutta la terra
rinessioi)e, le tappe vitali della con- davanti all’aggravarsi della tragedia
fissione di Cristo attraverso i secoli, del Vietnam, angoscia intensificata
una confessione che è stata sempre in questi ultimi giorni dalle notizie
¡?arziale, sempre — e spesso pesante- che altre migliaia di persone, uomini,
niente — coiidlzionata dalTepoca, ma donne e fanciulli senza difesa, sono
in cui tuttavia lo Spirito del Signore sottoposte a terribili sofferenze. So an
fedele è stato presente, a tratti con che essere vostra convinzione che è
forza e illuminazione particolari. giunto il momento per i cristiani di of
In questa storia si delineano alcune frire il loro ministerio di aiuto a tutti
costanti ; e poiché in altre opere il Su- coloro che nel Nord e nel Sud Vietnam
bilia ha messo bene in evidenza il con- soffrono su cos’, vasta scala,
fronto-scontro fra Riforma e Cattoli- Le chiese, per mezzo del Consiglio
cesimo, pur non tacendone in quest’ul- trario isolamento, ti^o della setta, di
timo saggio, dedica una attenzione alcuni elementi dell’wangelo, sgancia
ti dal necessario contròllo di altri? Sola Scriptura, per la Riforma, significa
anche tota Scriptura. jiorse che TEvan
gine non è una « soluzione », non è
l’invito di un paciere che vuol riconciliare la destra e la sinistra (per intenderci...) che si ignorano o si affrontano nelle nostre comunità come nella
gelo si limita ad alq^ passi profetici Chiesa universale. Si tratta di un ap
di indubbio contení^ anche socio-po
litico, o al capitolo delTEvangelo di
Matteo? È in quest»||Qea che andrà
continuato il dibattito, se lo si vorrà
evangelicamente fondàto e fecondo.
Tuttavia nulla sarebbèpiù errato che
considerare que.si ) libjso una presa di
posizione sostanz'mínente conservatri
ce e soddisfattifondo un’ansia,
za che già appi
ma che qui gii;
che maggiore : «
to di non poter
re fra Sadd i
ancora: « Una
che col nuovo
posto nece~sa
l’Evangelo che li
conformismi co
servatore ne di
to la reazione
non sono lEva
costitmsce un fc
fa saltare sia gi
L.é anima da capo a
.u'at$efea, una speran; ; and'in altre opere,
leono a Intensità ansiarás proprio al puninre mró che sceglieZeloti?» (p. 167). E
di» Sia col vecchio
! v ara Éome il presupper un’ubbidienza alrn sià condizionata da
secolOj nè di tipo conipo progressista. Tanluantó la rivoluzione
igelo, ma l’Evangelo
rmento dinamico, che
scne^ reazionari sia
gli schemi rivo uzionàn. Andare alla
ricerca di questo Evangelo di cui siamo debitori tanio ai farisei quanto ai
pubblicani, tanto ai- greci quanto ai
barbari della nostra; època, non significa in nessun mo^ ripiegare su un
Evangelo astrattiii^lft stojia^ e dallg,
problematica in cilabblamo la responsabilità di confesarlo e predicarlo. Significa andare all# ricerca di un Evangelo che sia l’Evangelo di Dio e non
l’Evangelo degli ^mini e delle loro
tendenze... signiflica clie la fede deve
essere confessata nel mondo ma nella
autenticità del suo i ntenuto e nella
autonomia delle proprie motivazioni.
La dipendenza della Confessione dal
solo Evangelo e la .r ni utilità per il
mondo sono dati inseparabili, sono i
due aspetti di una soia realtà» (p. 54).
La posizione delineata in queste pa
pello al ravvedimento, per tutti. Si
può confidare che chi, pur condizionato dal proprio quadro di lavoro, di pensiero, di interessi (e chi non lo è?),
cerca però l’Evangelo di Dio, cioè Dio
prima di ogni altra cosa, e si ripropone per la propria testimonianza nella
chiesa e nel mondo di non sapere altro
che Gesù Cristo, e lui crocifisso, troverà in queste pagine un richiamo vigoroso e un punto di riferimento certo
non conclusivo ma saldo nel suo aggancio alTEvangelo, a tutto e soltanto
alTEvangelo. È auspicabile che queste
pagine, limpide ma non sempre facili,
possano essere divulgate nelle nostre
comunità, discusse, meditate : vi è qui
l’indispensabile interdipendenza (non
gerarchica) dei ministeri nella chiesa,
siano essi svolti nel quadro istituzionale o al di fuori di esso. Questo libro
esprime l’autentica funzione della teologia : mettere in evidenza le questioni
vitali della fede, così come si presentano oggi e spiegandone le motivazioni
lontane, e richiamare al vero Evangelo di Dio, nella sua totalità e nelle decise alternative che pone, nelle decisioni che esige, oggi come in ogni
epoca.
Si tratta insomma di cercare insieme, nell’Evangelo, un’altra via, che
non sia quella dei Sadducei o quella
degli Zeloti, dei tradlèlonallstl o dei
rivoluzionari, degli ecclesiastici o dei
mondani, degli « ecumenici » o dei marxisti, vigilmente coscienti che, come ha
scritto Alfonso Prandi nel saggio citato, «la Chiesa, strumento dell’irruzione del Vangelo nel mondo, è nello stesso tempo il luogo in cui, per l’invasione del mondo, la testimonianza può
perdere di senso e di dignità». In cui
Dio, il Dio vivente, non importa più,
nè a destra nè a sinistra; importa solo più la chiesa o il mondo: l’uomo,
insomma. Gino Conte
fiiimMiiiiiMiniiiimit
.miimiiiiiiihiiiiiiiiiMiiiiii
icare al Vietnam Tofferta di Pasqua
La Federazione evangelica d’Italia invita le comunità a rispondere alTappelto dei
Consiglio ecumenico delle Chiese in favore delle vittime del conflitto a nord e a sud
// posi. Charles W. Arbuthnol, direttore
della DESEAR (División d'Entraide et de
Service des Eglise et d’Assistance anx Réjugics) del CEC a Ginevra, ha inviato ai
responsuhili delle Chiese membro del CEC
questa lettera, lanciando un appello a favore delle popolazioni del Nord e Sud Vietnam. Questo appello è stato esaminato nel
corso della recente riunione del Consiglio
della Federazione delle Chiese Evangeliche
in Italia (Roma, 7-8 marzo), che ha deciso
(la aderirvi. In seguito a ciò il presidente
della Federazione, past. Mario Sbaffi, ha
scritto a tutte le Chiese e Opere costituenti
la Federazione, suggerendo che, « ove sia
possibile, si dedichi a questa particolare
forma di solidarietà la colletta al culto della Domenica di Pasqua, ponendo in evidenza che l’aiuto è a favore delle popolazioni vietnamite senza discriminazioni fra
Nord e Sud ». L'importo delle offerte dovrà
pervenire entro il 30 aprile alla presidenza
della Federazione, in modo che possa essere
trasmesso tempestivamente alla DESEAR
Pubblichiamo qui sotto il testo dell’appello.
Siamo però lieti che spontaneamente, in
questo periodo, già parecchi lettori del nostro settimanale e alcune comunità abbiano
dimostrato la loro sensibilità per questo
problema angoscioso.
ecumenico e di altre vie che sono loro
accessibili, non sono rimaste inattive
ed hanno dato, durante questo periodo di crisi acuta, tutto l’aiuto che esse
hanno potuto. Le chiese dell’Asia hanno delegato il loro Servizio cristiano
nel Vietnam e le chiese membro della
Conferenza cristiana dell’Asia orientale hanno procurato la maggior parte
del personale necessario a questo servizio; esso forma attualmente due
équipes che lavorano attivamente. Le
chiese americane hanno fortemente
sostenuto il lavoro del Servizio cristiano vietnamita, messo in opera dai
mennoniti che lo proseguono ora in
nome del « Church World Service » e
del « Lutheran World Relief ». Circa
75 medici, infermieri, agronomi e assistenti sociali professionisti, come altre persone, sono impegnati nel Servizio cristiano asiatico o nel Servizio
cristiano vietnamita. Inoltre, chiese di
ogni parte del mondo hanno partecipato all’invio di soccorsi e materiale
medico che hanno messo a disposizione, in quantità sempre maggiore, del
Vietnam del Nord. Grazie ai loro contributi, offerti in mille forme diverse
e per diverse vié, i membri delle chiese collegate al Consiglio ecumenico,
cercano di rispondere ai bisogni di
tutto il paese, in modo che non vi sia
una netta sproporzione fra il Vietnam
del Nord ed il Vietnam del Sud.
È giunto il momento di aumentare i
nostri sforzi, sapendo tuttavia che iii
futuro noi possiamo essere chiamati
a moltiplicarli ancora di più. Tre mesi
or sono, il Comitato della Divisione ha
dato la sua approvazione ad un preventivo di aiuto da parte della nostra
Divisione di 250.000 dollari per il 1968,
pur rendendosi conto che ciò non costituisce che una parte di ciò che of
frono i cristiani. Questo aiuto è destinato a delle équipes mediche nel SudVietnam e ad inviare soccorsi al Nord
e nel Sud. Dopo consultazione, la somma è stata portata a 500.000 dollari.
Noi non cercheremo ora di Inviare
nel Vietnam altri medici, infermieri
o altre équipes, perchè abbiamo appreso che le chiese membro della Confe
(continua a pag. 4)
Una dichiarazione del Consiglia
Nazionale delle Chiese degli USA
lili iiiiiti lliiiti devuiio
ciinibiare politica
Con una corrispondenza da S. Diego in
California, l’ultimo bollettino del SOEPl
dà notizia di una importante dichiarazione
mediante la quale l’Ufficio esecutivo del
Consiglio nazionale delle Chiese degli USA
chiede che il governo degli Stati Uniti cambi la sua politica per aprire la strada ad
una pace mondiale, fondata sulla giustizia.
Eccone i brani salienti:
Fra gli obbiettivi che il governo dovrebbe
raggiungere, la dichiarazione elenca : fermare i bombardamenti sul Nord Vietnam,
come preludio ad una pace negoziaCa; evitare le azioni militari provocatorie contro
la Cina comunista, che ha dei legittimi interessi in Asia; favorire l’ammissione del
governo di Pechino alle Nazioni Unite;
creare delle condizioni che permettano una
collaborazione fra gli USA ed i paesi comunisti dell’Europa orientale, l’Unione Sovietica e Cuba.
La dichiarazione, dal titolo : « Gli imperativi della pace e le responsabilità dei potenti », è stata adottata con 100 voti contro
14 e tre astenuti.
Il documento elenca inoltre le opinioni
errate che si delineano dietro la politica
estera degli Stati Uniti: una visione troppo semplicistica di un mondo diviso in due
campi, il mondo libero e quello comunista;
la falsa e persino « arrogante » teoria secondo cui gli USA hanno la particolare
missione di respingere le aggressioni che avvengono nel mondo, alimentando così un
falso moralismo (la « moralizzazione » della guerra!) ed un’autogiustificazione; il confidare nella potenza militare come elemento
essenziale per il mantenimento della pace;
le decisioni unilaterali sulTutilizzazione della forza quando invece si rende necessaria
un’azione collettiva; l’utilizzazione delia potenza americana per mantenere lo « status
' quo > che ottiene il rIsiikAto,; n«Hit-inaggk>r parte dei casi, di ritardare le trasformazioni
sociali necessarie in Africa, nelTAmerica
latina ed in Asia.
È stata pure affermata la necessità di istituire ed organizzare delle forze, espressione
di una comunità mondiale, che servano la
giustizia, l’ordine e la pace fra i popoli e
le nazioni del mondo, precisando che la
pc'lenza americana dovrebbe essere utilizzata per rafforzare tali istituzioni.
Nel suo rapporto aH’Uffìcio, il segretario
generale del Consiglio nazionale delle chiese ha manifestato le sue preoccupazioni per
i 200 battisti dissidenti imprigionati nell’Unione Sovietica. Ha precisato che il
Consiglio avrebbe raccolto e diramato « informazioni esatte » sulla vita religiosa nei
paesi comunisti.
Fin qui, la corrispondenza del Soepi: riteniamo si tratti di una notizia che può
costituire veramente un valido esempio di
come la Chiesa deve occuparsi di politica:
esempio tanto più valido in quanto la suddetta dichiarazione proviene dalle Chiese
degli Stati Uniti, in netto e coraggioso contrasto colla politica del loro paese. In poche righe ci viene esposto un programma
che nessun credente può non sottoscrìvere.
Portando il discorso qui da noi, ci viene
da formulare l’augurio che la chiesa cattolica —• ecco un aspetto positivo di ecumenismo — possa e voglia anch’essa far sentire
decisamente, più decisamente, la sua parola in tal senso, attraverso appelli ed incontri
tenuti dalla parte più progressista ed aperta
dei suoi rappresentanti.
R. P.
miiiiiiiiiiiiiiMiiMiim
IL missionario MICHEL BERNARD ALLE VALLI
La Chiesa in una giovane nazione; il Lesotho
I problemi attuali della missione e le difficoltà dei paesi africani in via di sviluppo
sono stati illustrati in diverse riunioni alle
Valli dal Pastore francese Michel Bernard.
II Pastore Bernard ha già lavorato per
un periodo nel Lesotho, ed è stato recentemente incaricato di prendere la direzione
della Scuola di Teologia a Morija, il principale Centro missionario nel Lesotho. Egli
trascorrerà un anno in Francia per prepararsi a questo nuovo compito.
Nelle due settimane in cui è stato nostro
ospite, il Pastore Bernard ha predicato a
Bobbio e a Torre Pellice, ha parlato in varie riunioni a Bobbio, Luserna S. Giovanni, Torre Pellice. Particolarmente significativo è stato il suo intervento al Convegno
dei catecumeni ad Agape.
Con grande semplicità, senza retorica, il
missionario francese ha saputo descrivere
efficacemente la situazione della Chiesa, di
fronte ai colossali problemi di natura cul
turale, economica, politica in cui si dibatte
un paese povero come il Lesotho.
In un momento in cui si profila un sempre
più deciso ritorno al paganesimo, la missione ha perso lo slancio dei primi anni; ma
nelle giovani generazioni si sta riscoprendo
il senso della presenza della Chiesa e la
necessità deH'impegno. missionario, che si
deve tradurre in una rottura con il genere
di vita imposto dalla tradizione.
Il Pastore Bernard ha accettato gentimente di esporre tutti questi problemi in una
intervista, che pubblicheremo nel prossimo
numero. b. r.
Ai LETTOR!
n prossimo numero uscirà, come numero doppio, a cavallo di due settimane, e recherà due doppie pagine dedicate alla passione e alla risurrezione
di Gesù Cristo.
2
pag. 2
N. 13 — 2SB marzo) 1968
I VALDESI E IL “DIRITTO COMUNE,, - 4
li diritto comune non garantisce l’antonomia
e la piena uguaglianza nella libertà
Siiliàrietà con ^li stadenti torinesi arrestati
I richiami storici che ho fatti nel
precedente articolo inerenti la situazione in cui i valdesi si sono trovati
nel periodo formativo dell’unità d’Italia allorché operarono per ottenere un
adeguato inserimento della loro testimonianza nella vita del paese, sono mi
pare di per sé sufficienti a mostrare taluni punti essenziali per la comprensione dei principi sul fondamento dei
quali vennero allora impostati i rapporti tra la nostra chiesa e lo stato; e
per chiarire quale fu la portata del ricorso al « diritto comune », allora invocato dai valdesi.
Esaminando le diverse opinioni manifestate dai nostri nei due episodi
che ho ricordati, si ha modo di fare
qualche interessante rilievo chiariflcativo.
a) Il Bert riteneva che si dovesse
operare un risorso globale al « diritto
comune » allora vigente ; ma in verità
11 parametro di fondo cui voleva rifeTiferirsi non era il « diritto comune »
in sé e per sé considerato, ma il principio della parità oggettiva nel trattamento giuridico dei culti diversi cui
egli aspirava e per l’attuazione del
rirsi non era il « diritto comune »
del suo tempo gli pareva valido e proficuo strumento. Tale aspirazione fu a
lungo di poi coltivata in seno ad una
frangia delTevangelismo italiano sino
ai giorni nostri. L’eguaglianza delle diverse confessioni religiose, intesa come
parità di trattamento giuridico per tutti da parte dello Stato, pareva allora
ad alcuni, come di poi ad altri, la meta
cui pervenire appunto tramite lo strumento giuridico del ricorso al « diritto comune » in tema di rapporti chiesa-stato.
Se si dimentica però che il « diritto
comune » non può non risentire per la
sua stessa natura (come ho cercato
già di chiarire precedentemente) della
pressione ideologica a cui si informa
la politica dello Stato anche in materia ecclesiastica, non si avverte il pericolo che, in uno Stato come il nostro a larga prevalenza confessionale
cattolica, il concetto di parità giuridica in senso oggettivo, ove riesce ad informare di sé il « diritto comune », finisce per cattolicizzare le minoranze
religiose sotto il profilo istituzionale,
sottoponendole norme e condizioni
di vita che non risultano appropriate
al loro essere secondo i principi che le
animano, perchè traduzione giuridica
dei principi che in materia di rapporti tra chiesa e stato son propri della
confessione maggioritaria.
Io non so cosa intenda propriamente Conte per « principio concordatario » ; nè emerge dai suoi scritti se la
sua ripulsa concerne un mero strumento formale, o se vada invece più al
fondo e, a prescindere dalle forme
strumentali, voglia aflerire ai principi
ed al contenuto di una determinata
politica ecclesiastica. In questo secondo caso vorrà convenire che lo strumento del ricorso al « diritto comune »
può non preservare la chiesa da tale
guaio per cui è prudente non elevar
detto strumento a parametro ideologico di fondo e farne un sistema.
Risulta altresì chiaro che nei nostri
ambienti già al tempo del Bert v’era
chi si riferiva impropriamente al « diritto comune» . valendosene come
espressione di comodo per enunciare
concetti del tutto diversi, e con una
confusa inversione di valori, elevava a
sistema quello a cui in effetti non
voleva riferirsi se non come strumento.
b) Il pensiero del Melile e della
Tavola era del tutto diverso. Essi rimanevano chiaramente ancorati ai valori di fondo espressi in termini di libertà delle manifestazioni della fede e
di indipendenza delle istituzioni ecclesiastiche da ogni ingerenza ad esse
estranea. Il ricorso che essi facevano
al « diritto comune » aveva un significato preciso e ridotto alla situazione
contingente; intedevano riferirsi a
quel « diritto comune » espresso dall’ordinamento giuridico sardo-piemontese
cos'. come esso era stato rinnovato
dalTemanazione dello Statuto. Essi
non ne facevano un parametro di fondo, nè lo elevavano a sistema regolatore, ma intendevano valersene come
mero strumento per l’affermaziorie
contingente di uno dei loro principi:
quello della libertà; e ciò in quanto le
condizioni delTallora vigente « diritto
comune », in tema di libertà civile, costituivano il superamento dell’oppressione che in materia religiosa discendeva dai vecchi usi e regolamenti speciali concernenti i valdesi. Ma tale rice rso era parziale e ristretto al solo
campo dei limiti allora posti per l’esercizio dei diritti di libertà, in modo da
preservare di fronte al diritto statale
comune o speciale l’indipendenza della
chiesa da ogni ingerenza.
Infatti essi, ridotto il ricorso al « diritto comune » solo in riferimento ai
« limiti » in esso fissati per l’esercizio
dei diritti di libertà, per tutte le anitre
questioni inerenti la condizione giuridica della chiesa nella società civile
reclamano « la continuation de ce qui
a existé jusqu’ici ». La frase più saliente del loro pensiero ; « la pieine et en
tière autonomie de l’église dans les limites du droit commun » non dà luogo ad equivoci interpretativi. Essi, accedendo al concetto di eguaglianza
nella libertà, ritengono che la chiesa
dovesse essere pienamente autonoma
nel suo essere e libera di agire nel quadro della società civile per annunciare
revangelo, senza discriminazioni di
sorta, ma vivendo nel rispetto di quei
« limiti » che il « diritto comune » dello stato poneva in modo eguale per
tutti, cittadini o formazioni sociali,
per disciplinare le manifestazioni del
loro essere.
Si potrà discutere sulla rispondenza o meno della loro concezione circa
i limiti della libertà in materia di religione, di fronte alle soluzioni che oggi vanno mutandosi in merito a questo delicato problema ; ma è certo che
essi sul piano della situazione contingente hanno saputo cogliere la realtà
dei problemi in atto ed esprimere con
estrema chiarezza ed in termini di assoluta coerenza la linea di condotta
che doveva seguirsi da parte della nostra chiesa.
c) È da notare che unitamente ad
un parziale ricorso al « diritto comune » ristretto al solo campo dei limiti,
sempre come fattore meramente strumentale, essi non ravvisavano disdicente anche rincontro e l’intesa con i
poteri costituiti dello Stato, allo scopo appunto di far rilevare Tinsuffìcenza che insorgerebbe da una ingerenza
diretta unilaterale dello stato nell’ambito dell’autonomia della chiesa e per
porre in chiaro « une solution acceptable à la fois par le gouvernement et
par l’église vaudoise ». Ovviamente
nessuno di questi meri strumenti for
mali era elevato dai valdesi di allora,
nè potrebbe esserlo oggi, a sistema
ideologico, a parametro fondamentale
per regolare i rapporti chiesa-stato per
i rischi evidenti che una tale deformazione comporta.
d) Su queste basi, in una situazione analoga a quella del 1849, la nostra chiesa ha fatto riferimento alla
stessa formula del richiamo « ai limiti
del diritto comune» nel già citato articolo 13 del Sinodo del 1943, per significare appunto che i limiti posti dalle
leggi speciali sui « culti ammessi » andavano rimossi e sostituiti da quelli
fissati per tutti i cittadini indiscriminatamente secondo il principio di una
eguale libertà per tutti.
Le risultanze della posizione assunta dalla nostra cniesa nelle contingenze storiche che ho prospettate, mi consentiranno in un ultimo articolo di
pervenire a talune conclusioni in merito al concetto di « diritto comune »
ed al ricorso che ed esso può farsi.
(segue) Giorgio Peyrot
FEDERAZIONE ! EMMINILE VALDESE
Il controliìi dulie nascite
Un inco/Uro regionale ìnterdenominazionale a Milano
i; 7 apri'.e. alle ore 14, si terrà a Milano,
nel tempio va.desj di Via Francesco Sforza,
un incontro regionale interdenominazionale
di donne evangeliche. Il tema: 11 controllo
delle nascite. Tulle le Unioni femminili sono cordialmente invitate.
Il Serviz'o Informazioni di Agape,, nel
N. 28/1968, diffonde questa nota.
li movimento che in questi ultimi tempi
si è sviluppato in diverse città italiane e
che ha in Torino uno dei suoi centri piùvivi è stato recentemente colpito da un. grave provvedimento deirautorità giudiziaria..
Come è noto, 12 studenti e un assistente
universitario di Torino sono stati arrestati
per aver organizzato l ocoupazione di Palazzo Campana.
Questo provvedimento è un evidente tentativo di stroncare il movimento studentesco
a Torino con ì mezzi deirintimidazione e
della repressione, eliminando dalla scena alcuni dei leaders del movimento stesso; Mentre consideriamo come nettamente positivo
il fatto che gli studenti universitari abbiano'
messo in luce — per la prima volta in modo così vasto e su un piano nazionale — la
siluazione di crisi profonda d'iiruniversitài
italiana, protestiamo centro i sistemi ohe
sono stati scelti per rispondere agli studenti
e in particolare contro l'arresto degli studenti torinesi. Non è con questi metodi che
si può rispondere ad un movimento di opinione e di azione che addita problemi reali
e gravi della nostra società. L’intimidazione
e il tentativo di spezzare con la fòrza il movimento sono la peggior risposta che sì possa dare, la risposta della forza che non risolve i problemi, ma vuole solo> soffocarli^
L'arresto degli studenti è staio preceduto
e fiancheggiato dalla costante azione della
stampa « indipendente » tendente’ ugualmente a soffocare i problemi e a screditare il
movimento studentesco presentandolo come
razione di un'esigua minoranza fanatica,
seni'a idee e solo des.derosa di n’on lavorare.
Invitiamo quanti avessero seguito gli avvenimenti soltanto tramite queste stampa a documentarsi per conoscere i fatti e le idee
(cfr. per esempio l’articolo dì Guido Viale:
Contro rUnivers tà e la CronaeoL delVoccupazone delVUn'.versttà di-Tor.rvo, in «Quaderni Piacentini b n. 33). Niella contestazione
che il movimento studentesco sta oj^rando
noi riconosciamo una giusta denuncia delFautoritarismo, dell’imm.obilismo, delle discriminazioni espresse o implicite, della tenace volontà di mantenere lo status quo, che
caratterizzano l’universillà italiana come riflesso di una particolare società. Ma sia che
le linee fondamentali della contestazione
Lettere alle Cliiese: LAODICEA
“Tu non sei né freddo né fervente,,
[Apoc. 3: 14-221
Il messaggio del Signore alla chiesa di Laodicea h y
grave e solenne : « Queste cose dice l’Amen, il testimone fedele e verace, il principio della creazione di Dio ».
Il termine ebraico « Amen » significa : è vero, è sicuro, cosi
avverrà; se il Signore è l'Amen, vuol dire che Egli è la
verità. La chiesa cristiana ne abbia chiara coscienza, specialmente quando è attratta da altri profeti e da nuovi
interpreti della verità. Ogni generazione di credenti, tanto quella che si dice « barthiana » quanto quella che si
dice « marxista », ed ogni chiesa, tanto quella di tipo
conservatore quanto quella che invoca la rivoluzione,
hanno l'obbligo di mettersi a confronto con Colui che è
« l'Amen, il testimone fedele e verace ». il Signore della
Chiesa e del mondo è Lui, non un altra persona. Di Lui
soltanto la Scrittura dice che « la Parola è stata fatta carne » ; nessuna filosofìa, nessuna ideologia, nessun sistema economico possono sostituire quella « Parola », perchè « tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e
in vista di Lui ; ed Egli è avanti ogni cosa... onde in ogni
cosa abbia il primato ».
Nella situazione in cui si trova la chiesa di Laodicea,
il linguaggio del Signore ha anche gli accenti della severità : « lo conosco le tue opere: tu non sei nè freddo nè
fervente. Oh fossi tu pur freddo o fervente! ».
Il giudizio è negativo, schiacciante per una comunità
che ha ricevuto l'annunzio dell'Evangelo, ma che ad un
certo punto non ha più nulla da mostrare al mondo se
non la propria mediocrità e banalità. La chiesa di Laodicea
è divenuta « tiepida » perchè non sa più chi sia Gesù Cristo, anche se continua a recitare il Simbolo apostolico.
Non rinnega apertamente la fede, ma non respira più
con il respiro della fede; non è contro Cristo, ma non è
neppure impegnata per Lui nella testimonianza quotidiana ; non è indifferente di fronte al male, ma non si
converte dal male per servire all iddio vivente; non cè
odio, ma non c'è neppure fra i suoi membri una calda
fraternità. Una chiesa « tiepida », tosto o tardi il mondo
la giudica, la considera inutile e la toglie di mezzo. Il
Signore ne prova un profondo disgusto. C'è talvolta
maggior disponibilità al colloquio intorno alla fede cristiana e maggior sensibilità in chi dice apertamente;
« non posso credere » ovvero « oggi Cristo non è niente
per me », che non in certi cristiani sprofondati nella loro
mediocrità e nel loro benessere, incapaci di reagire in
un senso o nell'altro di fonte all'esigenza di un riesame
della loro \ita e della loro testimonianza. Si comprende
allora il disgusto del Signore per la chiesa^ di Laodicea;
« Perchè sei tiepido e non sei nè freddo nè fervente, io
ti vomiterò dalla mia bocca ».
* * *
I cristiani di Laodicea vivevano in una città celebre
per la sua ricchezza e per i suoi prodotti. La loro tiepidezza aveva anche una causa ambientale e lo si avverte
nelfammonimento del Signore; «Tu dici: lo son ricco,
e mi sono arricchito, e non ho bisogno di nulla, e non sai
che tu sei infelice fra tutti, e miserabile e povero e cieco
e nudo ». Quanta pretesa giustizia e quale soddisfazione di sè in quella comunità che crede d aver ogni cosa,
ma s'illude perchè di fronte a Dio non ha più nulla, se
non un'esistenza esteriore, uno schedario di indirizzi, una
cassa ben fornita, un tempio non per l'umiliazione e
l'ascolto della parola di Dio, ma per la preghiera del fariseo; « O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, ingiusti, rapaci, adulteri ; io digiuno due volte
la settimana ; pago la decima su tutto quello che posseggo ». Quante chiese cristiane contano ancora oggi
sulla loro giustizia, sul loro nome, sulla loro ricchezza,
invece di percorrere la via della fede, una via stretta, non
adatta a sontuosi cortei, dove la retorica
inutile, perchè ciò che il Signore richiede è
ubbidienza e dell'amore!
Eppure, neanche la chiesa di Laodicea
mente reietta, esclusa dalla grazia di Dio.
rivolge innanzi tutto un consiglio; «lo ti
è totalmente
il costo della
è defìnitiva11 Signore le
consiglio di
comprare da me dell'oro affinato col fuoco (l'oro di una
fede sincera) affinchè tu arricchisca; e delle vesti bianche (immagine del perdono di Dio che scende su di noi
e ricopre la nostra iniquità) affinchè tu ti vesta e non apparisca la vergogna della tua nudità ; e del collirio per
ungertene gli occhi, affinchè tu vegga » (e tu riconosca
realmente la tua situazione davanti a Dio). La comunità
di Laodicea non deve più aver fiducia in sè, deve invece
cercare le « non investigabili ricchezze di Cristo ». Questo costante riferimento a Cristo è necessario, indispensabile alla nostra chiesa. La vera politica della chiesa non
consiste nel « far politica » come s'insegna oggi da molte
parti, ma nel prestare ascolto alla parola del Signore per
tradurla in atti nella chiesa e nella società.
Dopo il consiglio, ecco l'ammonimento ; « Tutti quelii che amo, io li riprendo e li castigo ; abbi dunque zelo
e ravvediti ». La punizione non è scopo a se stessa, a
un valore educativo ed è sempre nelle mani del Signore;
la «riprensione» è un'occasione di umiliazione, è una
spinta al ravvedimento. Infine, c'è la promessa che il ignore non si allontana definitivamente da quella comu
nità; « Ecco, io sto alla porta e picchio: se uno ode la
mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con
lui ed egli meco ». La comunità è sotto giudizio, ma il
Signore non l'abbandona. Se Cristo non rimanesse alla
porta e in attesa, non ci sarebbe motivo di speranza ne
per noi nè per le nostre comunità. Tutte le voci del mondo, tutte le voci che provengono dai conflitti che si svolgono attorno a noi ed In noi, non debbono renderci sordi alla voce di Colui che dice: « lo sto alla porta e picchio ». Chi aprirà la porta a Colui che picchia? Chi avvertirà i suoi colpi nell'agitazione del tempo presente. Per
quanto significative siano le parole del Signore ; « Se uno
ode la mia voce ed apre la porta » perchè fanno appello
alla nostra responsabilità, crediamo però che la spinta
della nostra mano non sia sufficiente. Bisogna che la parola della grazia divina ci raggiunga al di là delle nostre
porte chiuse e penetri nel nostro cuore, nel cuore di
ogni comunità.
Allora la porta si aprirà e la presenza^ del Signore
sarà una vera benedizione. Per questa ragione è necessario riconoscere il Signore che « sta alla porta e picchia », invece di ascoltare soltanto più le nostre voci, come se non avessimo più bisogno di Lui.
Ermanno Rostan
«apresfia dagli eludenti siano aacrttet’ev sia
che veitgano accettate in parte e crnifiitate,
esse: nort possono essere oggi ignorate, nè Fazione degli studenti repressa e messa a tacere con provvedimenti giudiziari..
Per questo vogliamo esprimere la nostra
p.ena solidarietà con il movimento studentesco, e in particolare con gli studenti arrestati c invitiamo tutti coloro cdha condividono quanto abbiamo detto ad esprimere a
loro volta la propria solidarietà firmando e
facemlo, firmare ad altri, la nostra dichiarazione
Oltre che per i motivi di fondo a cui abbiamo» accennato, sentiamo questo» débite» di
solidarietà anche per il fatto che molti ami*
cd di Agape partecipano attivamente al movimento degli studenti e diversi sono in rapporto di amicizia con alcuni degli arrestati,
due dei quali sono amici e collaboratori di
ben noti a chi ha frequentato, i eamp: di Agape in questi ultimi anni.
Notiamo infine un altro motivo — per
quanto marginale — che ci spinge a chiarire la nostra posizione particolamrente come credenti evangelici. Recentemente è stato affermato su « La Stampa’ » — dìa parte
di un pastore valdese — che la Chiesa valdese « non può in alcun modo rieonoscersi »
nelle responsabilità inerenti, al movimento
studentesco che erano state attribuite ad un
collaboratore di Agape erroneamente: qualificato da « La Stampa » come pastore valdese.
Sia chiaro che noi non intendiamo affermare il contrario — e cioè che « la Chiesa valdese si riconosce » — perchè' non intendiamo parlare che a nome- dì no’i stessi e non
ceròhiamo di far dire adì altri ciò che non
dicono. Ma riteniamo che sia bene per chiarezza esprimere serenamente la nostra posizione. Noi non identifichiamo FEvangelo
del Signore Gesù Cristo — che va ben al di
là delle vicende di una società in crisi —
con le posizioni del movimento studentesco,
ma riconosciamo che questo Evangelo ha una
rilevanza — nella sua dimensione di giudizio e di annuncio di liberazione — anche
nei problemi della nostra società che sono oggi posti in evidenza dagli studenti.
La raccolta di adesioni che promuoviamo
non è solo una manifestazione di opinione.
Gli avvocati della difesa che abbiamo consultati, concordando- con questa iniziativa,
hanno affermalo che una sottoscrizione di
questo genere potrà essere utile alla difesa
in vista del processo. Si tratta dunque di un
impegno, per quanto mìnimo, di solidarietà
concreta con gli studenti arrestati, per il
quale auspichiamo la più larga base possibile.
Le adesioni alfa sottoscrizione saranno rac.
colte da Agape e pubblicate su « Gioventù
Evangelica ». La lista dei nominativi potrà
essere riprodotta, purché integralmente, da
chiunque lo desideri.
Gertrud Barten, Danielle Giampiccoli.
Franco Giampiccoli, Renato Malocchi.
Teresa Maioccki, Françoise Néel^ Gabriella Tourn, Giorgio Tourn, Elena
Vigliano, Thérèse Wenger, del gruppo residente di Agape.
_ Il 25 marzo ai 12 universitari
incarcerati è, stata concessa la libertà prov
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Elisa Forneron ved. Godino
riconoscenti per la grande prova di
simpatìa tributata loro, ringraziano
quanti hanno partecipato al loro dolore.
Prarostino, 6 marzo 1968.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Luigina Gay in Odino
profondamente commossi per le dimostrazioni di simpatia tributata in
occasione della dipartenza della loro
Cara, ringraziano sentitamente ù.P^:
store Genre, il dottor Boss, vicini di
casa, amici e tutti coloro che hanno
preso parte al loro grande dolore.
Bernardi, S. Secondo di Pinerolo,
18 marzo 1968
Periodico
«rrnmìì hjjnestraie
per bimbi
12 Pagg. a colori,
copertina a 4 colori
Abbonamento annuo L. 600. Chiedete
copia saggio gratuita. Informazioni alla redazione, Casa della Bibbia - Via
Balbi 132 - 16126 Genova, c.c.p. 4/560.
Toujours Joyeux, edizione francese.
VACANZE AL MARE
Pensioni familiari e
alberghi confortevoli
Bassa stagione da L. 1.800
Alta stagione da L. 2.300
Informazioni: Sig. Revel Egidio
presso Hôtel Elite
47045 Miramare di Rimini
3
29 marzo 1968 — N. 13
pag. Sr
moderatore Neri Giampiccoii
in visita negii Stati Uniti
Il 20 marzo il Moderatore Neri
Giampiccoii è partito per 1 America del
Nord, dove lo attende un prograrnma
di viaggio, predisposto dall'American
Waldensian Aid Society (AWAS), che
si protrarrà fino al 20 maggio. Durante questo periodo egli sarà sostituito
dal Vioemoderatore Achille Deodato,
i; quale sarà periodicamente a Roma.
li via'-'gio. che prevede soprattutto
v’site sulla costa orientale degli Stati
U'nti si svolgerà secondo queste tappe- dal 21 al 26 marzo a New York e
nel New Jersey; dal 27 al 29 nel
Connecticut; dal 30 marzo al 2 aprile
a Philadelphia e dintorni; il 4 e 5
Mtirledì 19 marzo, nel corso della riunioi!C quartierale al Podio è stato presentato al
Battesimo il bamltino Durond-Catiton FTatico
di Daniele e Catalin Rachele (Genteugna).
La grazia e la benedizione del Signore aceompagnino sempre questo bimbo e tutti i
suoi cari. e. a.
PERSONALIA
Apprendiamo con dolore la scomparsa, a
Bari, del padre del pastore Michele Sinigaglia. delia Chiesa battista di La Spezia.
Al nostro collaboratore esprimiamo la nostra viva, fraterna simpatia.
Un altro lutto nelle Chiese battiste. che
priva anche noi di un collaboratore il quale in passato ha scritto ripetutamente anche
sulle nostre colonne: è mancato a Roma
Giacomo Spanic Oltre ad essere :éato membro vivo del c comunità di cui fece parte,
coiiaborò attivamente alla stampa evangelica, sia su vari pc-iodici. sia con pubblicazioni. Ira le quaii ricordiamo in particolare
i( 11 buon combattimento » (ed. Gastaldi,
Milano). Il grato ricordo che abbiamo di
questo fralello esprima ai suoi familiari la
nostra calda simpatia.
Si sono sposati, a Caiania. Arturo Panascia e Lorcauua Acunjora. Rivolgiamo loro
il nostro migliore augurio fraterno.
aprile a New York; dal 7 al 10 nel
North Carolina (Valdese e altri centri)
poi nuovamente a New York fino al 26
aprile, salvo una breve puntata a Boston; infine, dopo una visita a Princeton e Washington, a Pittsburgh dal
26 al 28. Quindi nel Michigan, nell’Illinois, per concludere il viaggio a
Minneapolis assistendo alla Assemblea
generale della Chiesa presbiteriana
unita negli U.S.A.
Il nostro pensiero augurale segue
il Moderatore Giampiccoii in questo
viaggio che sarà certo interessante,
ma anche assai faticoso e impegnativo ; speriamo di avere sue notizie, periodicamente. Un pensiero di gratitudine al Vicemoderatore Deodato che in
questo periodo si sobbarca una dose
supplementare di lavoro e di responsabilità.
Le 17 février
à Genève
i\ la ÏU Rnmniìilc un
film sur Ins \/itudms
C'est dans la joie et la reconnaissance que
les Vaudois de Genève ont célébré, le dimanche 11 février, le 120e anniversaire de
l’Emancipation. 120 personnes, venant de
Genève, du canjon de Vaud et inême de
Bâle, de la Savoie et de Torre Pellice sc
réunirent à 12h. dans la grande salle des
Vieux Grenadiers pour un repas en commun,
sous la présidence de M. Georges Rostan.
A la fin du repas, des dames vaudoises passèrent auprès des convives en leur offrant
l:i traditionnelle cocarde confectionnée par
M.lle Eisa Forneron et chacun s’associa à
celte action en participant à la collecte organ’sée à cette occasione en faveur du Refuge Charles-Albert et pour les sinistrés de
Sicile. En effet, on ne pouvait se réunir cette
année sans participer à une effort de solidarité et le résultat a été très encourageant.
A 14 h. ce fut la partie historique et récréative. Nous avions le privilège d’avoir
parmi nous M. le pasteur Roberto Jahier et
sa présence tout au long de cette journée a
été particulièrement appréciée. Monsieur
Rostan rendit tout d’abord hommage à nos
diparus : MM. Emile Pasquet et Jacques
Bounous. Ce fut ensuite le messaga du pasteur Sergio Rostagno invitant les Vaudois à
soutenir l’action de la communauté vaudoise
de langue italienne, puis celui de M. Jahier
qui intéressa vivement l’assemblée par son
récit des débuts de l’évangélisation dans
l'île d Elbe. Nous entendîmes ensuite le délégué de l'Eglise de Genève, Monsieur JeanDaniel Reymond, président de la Commission c-xéeutivs de l'Eglise Nationale et dont
la mère est originaire des Vallées. Le Centre social protestant était représenté également par un laïc M. Denys Droin. M. Jacques i’icol rappela ensuite quelques pages
de l'h sloire vaudoise à l’époque du 17 février 1848. ainsi que les difficultés d’un réfugié ilalien en Suisse au XVIe siècle. Après
cette partie oniloirc. nous eûmes le plaisir
de voir un film sur la Glorieuse Rentrée
présenté par son auteur M. Alessandro Ribet et de beaux clichés sur Florence présenté par M. Louis Kichard, un ami fidèle des
Vaudois et nous les remercions- très vivement.
A 17h. ce fut le culte en italien célébré
à l’Auditoire de Calvin par les pasteurs Rostagno. Ruscito, Jahier et Guarnera et suivi
d’un service de Sainte-Cène. Nous y avons
noté la présence de plusieurs pasteurs de Genève et du Conseil Oecuménique et celle du
pasteur Prader\and de l’Alliance Réformée
mondiale.
Cette année, nous avons eu la surprise
d'avoir une émission de la Télévision Romande consacrée aux Vaudois, grâce à l’intérêt du pasteur Slahler, directeur de l’émis,
sion « Présence protestante ». C’est ainsi que
des milliers de téléspectateurs ont pu voir
un film réalisé en Allemagne, à Genève et
en Italie et consacré aux Vaudois et en partieuHer aux lieux de la Glorieuse Rentrée.
Ce film présenté à 19h. était suivi d'un débat sur la situation actuelle de l’Eglise Vaudoise entre le pasteur Stahler et le pasteur
Rostagno avec la collaboration de MM.
G. Rostan et J. Picot.
L’Union des Jrsnes avait organisé le soir
son habituel « caf au lait complet » qui fut
suivi par la pré ■ 'lation d’une série de clichés de M. Jahi et par des chants de nos
Vallées. Ce fut digne conclusion à une
journée dont nn ;.;arderons un vivant souvenir. /. P.
Alcuni incontri di rilievo
FU\
¡TOPPO VALLI
Convex Vìi giovanili
Sabato 30 m.!
go a Prali, a b
vanni, per le I
nili, cui tutti >
ranno presentai,
l'inchiesta effellficoltà dei rappi
seno alle Union
alle 20.30, avranno lucalo e a Luserna S. GioaUi, tre convegni giovacaldamente invitati. Sadiscussi i risultati delnelle Unioni sulle diftra studenti e operai in
sse, alle Valli.
Nelle ultime settimane abbiamo avuto, a
Torino, tutta una serie di conferenze e incontri di alto interesse.
Il prof. Tullio Viola, della nostra Università, ha presentato con conoscenza e passione un'ampia relazione sulle origini, sullo
svolgersi e sul significato della protesta univers'tar'a in corso. Su queste colonne è apparso un suo ampio articolo in merito, e i
lettori avranno potuto rendersi conto del valore della posizione che egli rappresenta. Parecchi i giovani, quella sera, con cui si è
avuto uno scambio di idee. Quasi del tutto
assenti, ed è stato veramente peccato, i genitori, gli adulti.
Il Centro Evangelico di Cultura, che ogni
tanto rinasce come l’araba fenice, ha offerto
ai numerosi intervenuti — il nostro salone
pieno, con la partecipazione di molti estranei — una vivace conferenza del past. Giorgio Bouchard su: Il dialogo fra cristiani e
marxisti da un punto di vista protestante.
Tale conferenza è già stata presentata in altre comunità e il testo è stato pubblicato in
opuscolo dalla Claudiana. La discussione, for.
Se perchè i temi erano fin troppo numerosi,
ha un po’ annaspato, e ha lasciato diversi
con l’impressione che il discorso cominciava
là dove lo si è chiuso; sarà dunque da riprendere. Grazie al past. Bouchard per quan.
to ha appassionatamente proposto alla nostra
riflessione.
Nel quadro di una delle 'giornate della
comunità’ organizzate nella zona di Via Nomaglio, il past. Giorgio Tourn. dopo avere
presieduto il culto del mattino predicando i
testi biblici Deut 7: 1-11 e Zacc. 8: 20-23
(le due dimensioni della vocazione israelita)
ha parlato sul problema posto alla fede cri
stiana da Israele (popolo e in particolare Sta
to); abbiamo avuto un’co intensa dei dibat
titi del campo invernale di Agape, filtrati at
traverso la sensibilità teologica del past
Tourn e i numerosi intervenuti hanno avuto
ampio materiale di riflessione da portare con
sè. Il discorso del past. Tourn è stato felicemente affiancato da una stupenda e ricca serie di diapositive prese qualche settimana fa
nel corso di un viaggio in Israele, proiettate
8 commentate con vivace efficacia dal prof.
Roberto Eynard. Siamo veramente grati a
questi due amici per quanto ci hanno dato.
Vita vivace pure nei nostri vari comitati
d’assistenza. Mentre quello di Corso Vittorio
prepara la sua vendita di beneficenza, è felicemente riuscita quella a Via Nomaglio.
E mentre si progetta la costituzione di un
nuovo gruppo nella zona del Lingotto, il comitato di Corso Oddone ha organizzato, con
lusinghiero successo, un pranzo comunitario
il cui ricco provento è stato devoluto al Cen.
tro di Adelfia, ove sono ospitati numerosi
profughi siciliani.
Si è tenuta la seconda riunione del gruppo torinese di Amnesty Internatiorutl; lentamente il lavoro si avvia; si spera che nuovi
membri si aggiungano alla diecina di persone già impegnate.
Culto radio
domenica 31 marzo
Past. FRANCESCO CASANOVA
Reggio Calabria
domenica 7 aprile
Past. VALDO 'VINAY
Roma
La Redazione de
Colto Evangelico
Radiodiffuso dalla RAI
comunica che ha a disposizione di chi la
desidera l'annata completa 1967.
(56 Medi'lazioni corredate di elementi liturgici: Letture Bibliche - Inni - Preghiere).
Essa è ceduta al prezzo di L. 1.600 (più
le spese postali se la spedizione è richiesta
in contrassegno).
Le richieste vanno indirizzate a : CULTO
EVANGELICO - Via IV Novembre 107 00187 ROMA.
Il versamento dell’importo può essere
fatto a mezzo Vaglia Postale al medesimo
indirizzo, oppure a mezzo c.c.p. 5/19432 Ufficio dei conti correnti di Firenze, intestato a : Pastore Nando Camellini - Via
IV Novembre, 107 - 00187 ROMA.
A S. SECONDO il concerto del Coro
Alpino « Val Pellice » avrà luogo il 31
anziché il 30 marzo.
I LETTORI
I SCRIVONO
In Vietnam aiuti
a lunga scadenza,
come sofferenze
Ìai iKish i' -. oi nspondnn.le da Londra
ci scrìve :
Le notizie riguardanti sia il lavoro a carattere umanitario che il gruppo medico quacchero svolge presso
Tospedale provinciale di Quang Ngai
i ii’'iolurfjpia (’ protesi oltre che assi.slenza all inlanzia, alle vedove ed agli
anziani), sia il lavoro, ad esempio, di
C.hrisl'.aii Aid in Vietnam, sempre nel
ranipo di aiuti alle popolazioni civili
vittime del conflitto, sono deprimenti.
Quang Ngai, come credo di avere già
accennato in una delle ultime corrispondenze, è la seconda provincia che
già prima del Capodanno lunare regi.«lrava la percentuale più alta di
[tiofughi in tutto il Vietnam: centor 11;ì -fMì/a tetto. Le giornate del 30
G fluì 31 gennaio 1968 sono state
lii'irnatu memorabili sia per i chirurgiii di un ospedale di Saigon come
¡1' 1 i tiu'inbri del gruppo medico di
Quang Ngai. Feriti da tutte le parti,
sposso ammucchiati per terra, mancanza di corrente per 31 ore cosi che
delle operazioni hanno dovuto essere
rimandate, mancanza di bombole di
ossìgeno, di forbici per tagliare la
garza; barelle macchiate di sangue,
gente che sputa per terra, mancanza
di penicillina, di cardiotonici, di antì
lici e anesitetiici. di latte in polvedi apparati respiratori. C‘è stata
ì iniaìizia che durante la giornata del
30 gennaio ba trovato da sola la stra.
bi che conduce alFospedale ed i chiiuiidd. quel giorno, non hanno fatto
altro (he operare da mattina a sera
e solo il coprifuoco li ha obbligati a
togliersi il camice; tre di loro hanno
con.tinuato ad operare, sempre sui
bambini, fino all'una del mattino.
Christian Aid, con Faìuto del Servizio
Cristiano Asiatico, ha inviato in Viet.
nam dei gruppi composti di medici,
b personale infermieristico e di in
. irri. Questi gruppi lavorano ades; Long Tue: tremila profughi sono jrrampati in riva al mare dove
niente cre.sce. neanche un filo dVrba.
Altri lavorano a Cai Be dove 100.000
vivono o cercano di afferrarsi alla vita
come possono. Fino all arrivo di Christian Aid quest) profughi non hanno
avuto maniera di passare UNA sola
volta alla visita medica perchè non
vi era UN solo dottore che potesse occuparsi di loro. E cosi si potrebbe
¡■onlinuare. purtroppo è il caso di dir‘ all infinito. Domani il can. ColHit-. pre-sidenle di Christ'an Aid. e
già presidente della Campagna per il
Disarmo Nucleare, dedicherà il suo
sermone al Vietnam. Tutto il culto
che si terrà alla cattedrale di San
Paolo a Londra verrà dedicato al Vietnam. Ho rimpres.sìone che un giorno. non lontano, gruppi di Servizio
Cristiano saranno chiamati a lavorare in Vietnam come ora Io sono in
Sicilia e altrove. Come i siciliani,
terremotati e non terreinbtati, così i
vietnamiti sono in uno stato di abbandono, di sfiducia verso le autorità
governative,, storditi dai recenti eventi. apatici. Come i siciliani, anche i
vietnamiti subiscono rìnfluenza di un
governo corrotto, incapace di coordinazione. Anche a Huè. come in Sicilia, i medicinali arrivano, ma poi non
c’è nessuno che li distribuisca. Anche
quei pochi clic vogliono fare qualche
cosa per aiutare il prossimo, ad un
certo momento hanno le mani legate
e chi soffre di tutto questo sono le
popolazioni ci\ili. i più deboli, i vecchi, i bambini. I bambini che non
solo vengono bruciali al napalm ma
ai quali viene anche sparato alla
schiena (così riporta il Save thè Children Fund che lavora in Vietnam).
Tutto questo Tho appreso, per caso,
dando di quando in quando un’occhiata ai vari bollettini che mi arrivano un po’ da tutte le partì. E. parlando di stampa, il discorso mi porta ad accennare alTEco-Luce. Ho ricevuto questa mattina la copia dell’8
marzo. Sono stata, naturalmente, contenta di vedere la somma che è parti,
ta dallTtalìa per il Vietnam tramite
Londra (alludo al comitato di Wellington Street). Leggendo il trafiletto
si ha però l’impressione che una volta il saldo arrivato a Londra, la faccenda degli aiuti medici, per quanto
concerne i Valdesi, è chiusa. Con il
dovuto rispetto per le decisioni altrui,
a me sembra che è proprio questo il
momento psicologico per continuare
ad aiutare chi ha il diritto di chiedere il nostro aiuto. Abbiamo già fatto lo sforzo di muoverci, perfino i
bambini delle Scuole domenicali hanno risposto aU’appello, perchè volere
Ironc-are qui, proprio adesso, tutti
questi atti di solidarietà? Sento già i
bambini della Scuola domenicale di
X. cliicdere: «Ma la guerra in Vietnam è finita? ». Risposta : « No ».
Domanda: « E allora, perchè non pos.
siamo continuare ad aiutare i nostri
amici vietnamiti? ». Risposta? A me
sembra che fin tanto che non vi è
pace in Vietnam, i lettori delTEcoLuce sarebbero senz’altro grati al giornale di offrire loro un mezzo sicuro
per aiutare chi è nel bisogno. Le offerte. anche modeste, potrebbero essere versate anche a lunga scadenza,
perchè a lunga scadenza sono le soffe,
renze. che cerchiamo di alleviare.
Cordialmente
Liliana Manzi
All’una di notte
Un lettore ci scr.'rc:
...Una sera, qui a X.. andai per le
strade, nei luoghi dove si radunano
le prostitute. Avevo dattilografalo varie lettere che cominciavano con l’ap
pe 1 t'vo « Mia amata ». Parlavo della dÌ3=olutezza, della vita obbrobriosa,
del o sfruttamento dei ’protettori’; in,
vitavo alla riflessione, al pensiero della vecchiaia, della morte. Riuscii a
di.strihuirne tre; poi fui accolto da
dileggi e da minacce; m’impaurii;
tornai a casa alTuna di notte. Crede
Lei che quelle tre lettere — che certamente furono Ielle da altre disgraziate — non abbiano prodotto o non
produrranno il loro effetto?
[lettera firmata)
Il problema del ’più antico mestiere del mondo è estremamente complesso e mi pare che allo stato attuale
del fatti non possa essere affrontato
un camente dal punto di vista morale. anche da parte di cristiani^ facendo leva sulla riflessione morale, in
prospettiva ultraterrena. Vi è un orribile problema di mercato: se la
"merce' pullula, è perche la richiesta
abbonda ed e tristemente inevitabile
che anche in questo campo prosperino
gli speculatori. Ma comprendo bene
che quel che Le stava a cuore, quel
che ha voluto fare^ non era risolvere
un problema, ma parlare a una persona, due. tre... seminare una parola
di richiamo e di speranza, radicata
nelVEvangelo di Cristo che ci annuncia la santità del nostro stesso corpo.
E allora devo dirLe che il Suo tentativo mi ha toccato, stupito, commosso: è di questa fantasia, di questo coraggio (poco, dice Lei; comunque ha
tentato), di questa speranza irriducib le alla ragion delle cose", di questa
preoccupazione per la persona (oltre
che per i problemi: le due dimensioni sono entrambe da tener presenti),
che troppo spesso la nostra testimonianza cristiana manca. Certo non
posso dirLe q«a/’p stato il frutto delle Sue tre lettere: quello di cui sono
però sicuro e che di gesti come questi il Signore può servirsi per operare
con il suo Evangelo ( questo è essenziale, non le nostre pur serie e umane considerazioni morali) nei cuori.
E allora., all una di notte, può cominciare qualcosa di nuovo. g. c.
Catena
di montaggio,
fenomeno
universale ?
Un lettore, da Pinerolo:
Signor direttore.
mi sia consentito di formulare alcune mie riflessioni concernenti il
dibattito sul problema" operaio con
particolare riferimento alla Fiat.
Con amarezza ho seguito i diversi
interventi, alcuni dei quali non certo
improntati a spirito fraterno, perchè
troppe volte il sarcasmo e l’ironìa, sia
da una parte che dalTaltra. hanno
inasprito questa polemica.
Per brevità, dato che Targoinento
I è già stato trattato ampiamente in
precedenza, mi limiterò a formulare
; alcune domande :
1) Il sistema della catena di montaggio è applicato in tutti i più gran,
rii complessi industriali del mondo
Russia compresa, o ci sono paesi in
'Ili il sistema non è adottato?
2) Il ritmo di scorrimento della cat -na di montaggio della Fiat è superiore a quello delle industrie di altri
Stati, o ha oltrepassato il limite di
opportabilità delToperaio stesso?
.3) Come si spiega il fatto che nonotante il lavoro sfibrante a cui sono
monoposti gli operai della predetta
azienda, chi riesce a farsi assumere
nelle sue maestranze si ritiene un
privilegiato?
4) Come si spiega il fatto che figli
;H proprietari o proprietari loro stessi
iH cascine redditizie della pianura
iianno preferito abbandonare le loro
(erre per collocarsi quali semplici operai alla Fìat?
.3) Quali considerazioni possiamo
fare sugli operai-agricoltori i quali
trovano ancora il tempo di aiutare i
familiari nella coltivazione delle terre
di loro proprietà nel paese di origine?
6) Possiamo noi negare che l’aumento del benessere della popolazione nelle nostre zone deriva appunto
dai posti di lavoro dei grandi complessi industriali, Fiat o altri, che
hanno consentito agli operai di procurarsi delle abitazioni più accoglienti e funzionali, o di effettuare le
necessarie migliorie ai vecchi stabili?
7) La condizione degli operai, nel
complesso, è tale da giustificare un
processo di contestazione ai sistemi
attuali, dato anche che non sono circoscritti alle industrie del nostro paese. ma sono o stanno per essere applicali in tutto il mondo?
8) Perrhè in questa polemica non
è intervenuta (per quanto mi consta)
la parte in causa e cioè la voce degli
operai, oppure il parere di specialisti
in materia?
Queste domande non sono formulate sotto la spinta di determinati prin.
cipì con ¡1 recondito fine dì appoggiare una propria, ideologia, ma sono
semplicemente degli interrogativi che
nel corso di questa polemica, molti
lettori si sono posti. Una cosa è la
realtà della convulsa e snervante civiltà in cui viviamo e operiamo, e
un’altra cosa è la civiltà ideale che
noi vorremmo e che purtroppo attuai,
mente rappresenta un traguardo a viste umane irraggiungibile. Siamo
d'accordo che. come Cristiani, noi non
dobbiamo diventare complici, anche
passivi, delle ingiustizie di questo
mondo, ma nei nostri giudizi siamo
noi sicuri di non essere influenzati
da nostre particolari simpatie verso
un determinato tipo di società, simpatie che molte volte ci inducono a
deformare la reale dimensione delle
cose?
' Per questo è auspicabile che in avvenire queste polemiche abbiano a
svolgersi con maggiore umiltà e carità evangelica, senza le quali la polemica diventa disputa che indispone
e urta il lettore.
A scanso di equivoci chi scrive non
appartiene alla categoria padronale o
dirigente o ad una qualsiasi classe
privilegiata, ma è un umile credente
che non rifiuta l’ascolto delle voci da
qualunque parte provengono.
B. Grill
Pur non essendo, ovviamente, nè
un operaio nè un tecnico della vita
industriale, ma un semplice fratello
che ha occasione di parlare con altri
fratelli dei lati positivi e negativi della loro condizione operaia, cercherò
di rispondere concisamente a queste
domande:
1), 2) La catena di montaggio è una
realtà universale ed è quella che permette alVuomo della strada (non ancora a tutti, ma forse verrà) Vutilitaria e molte altre piccole cose che
facilitano la vita quotidiana; non penso (ma non lo so) che il ritmo di
scorrimento sia più alto nelle nostre
fabbriche rette dal cap'talismo privato che in quelle rette dal capitalismo
di Stato: si può però dire — e forse
non è cosa da poco — che almeno
Voperaio in questi complessi industria,
li di Stato può sapere che in qualche
modo lavora per lo Stato, che è di tut.
ti (con tutto il margine che ovunque
separa Videale dalla realtà, in questo
caso quella dello Stato-partito). I
3) E" già stato detto — e ne sono I
convinto — che dal punto di vista |
della continuità lavorativa e da quel- \
lo assistenziale grandi aziende come
la Fiat offrono garanzie notevoli. \
4) . 5) La città attrae. Vurhanesimo
è un irreversibile movimento da molti decenni: che spesso sia un movimento che termina nel grigio o nel
vuoto, non muta la sua realtà. E" pure noto che il lavoro agricolo, tanto
più vincolante, anche se più personale. pesa, in particolare ai giovani.
Penso che la scelta fatta dalVItalia
nell ultimo dopoguerra, puntando tutto sull'industria di generi da consumo piuttosto che su una profonda rixyoluzione agraria, s'a stata un errore
grave, di cui le nostre città piene di
disadattati sono il riflesso. L'aiuto a
casa, almeno per i pendolari, penso
sia assai ridotto (forse, al giorno festivo...).
6) Nessuno lo nega; resta aperto il
problema di come è pagato e se è indispensabile pagare un prezzo così alto: che cos è il benessere?
7) . 8) Si. è peccato che nessun operaio abbia scritto. Tuttavia non poche
delle cose che sono state scritte, erano frutto di conversazioni con operai.
Con questo, dobbiamo considerare
chiuso questo dibattito sulle nostre
colonne, salvo che siano presentali ar
gomenti nuovi; concordo che la polemica ha talvolta preso la mano, e sono lieto di tutti coloro a cui, invece,
non è capitato.
Gino Conte
Potere decisionale
alla Facoltà
di Teologia
Dalla Facoltà Valdese di Teologia, in
Roma:
Caro direttore,
leggo nel numero 10 dell’Eco-Luce
(8 marzo 1968) l'articolo « Presentì
nella città », che, parlando della Facoltà valdese di teologia « implicata »
nella crisi universitaria, afferma ;
« Non che gli studenti in teologia Vabbiano occupata (ci abitano^ ed è loro!); ma al Consiglio di Facoltà è
stata rivolta la richiesta di poter usare l’aula magna per assemblee studentesche... » ecc.
E’ vero che gli studenti (o gran
parte di essi) abitano nel convitto della facoltà. E’ una notizia errata tuttavia che la facoltà sia degli studenti : e
lo dimostra il fatto stesso che l’aula
magna sia stata richiesta al Consìglio
di Facoltà, anzi, per la precisione, ai
professori della facoltà presenti in
sede.
La facoltà non è degli studenti a
nessun livello ;
a) non lo è per quel che riguarda il convitto, dove il potere decisionale è dei professori e deiramministrazione;
b) non Io è per quel che riguarda la biblioteca della facoltà;
c) non lo è per quel che riguarda l'attività accademica, dove il potere decisionale è dei professori, salvo le aulolimitazioni che essi stessi
sono disposti a porre al loro potere;
d) non lo è per quel che riguarda Torganizzazione interna degli studenti, in quanto il praeses degli studenti è eletto secondo regole prefissate dal consiglio e deve per dì più essere « approvato » dal Consiglio stesso dopo le votazioni.
Se quindi non si occupa la facoltà
è per altri motivi :
a) perchè i professori della facoltà sono, nonostante tutto, diversi
dai professori delFu ni versila italiana;
b) perchè non vi è una omogeneità sufficiente degli studenti per
un'azione concordala (sia per differenza dì provenienza ecclesiastica am.
bientale, sia soprattutto per dAer^enze teologiche, e quindi politiche):
c) perchè un’occupazione è utile
solo Se è un movimento di massa, e
questo evidentemente non è il caso in
facoltà, dove siamo otto studenti
(quattro valdesi).
Spero che questa rettifica possa essere pubblicata.
Sergio Ribet
praeses degli studenti
4
pag. 4
N. 13 — 29 marzo 1968
W ÂSrile 1968 Le pripniere
della »Torre di Costanza
Neirimponente cinta di fortificazioni della città di Aigues-Mortes,
iniziata sotto il re di Francia Luigi IX, il Santo, una torre spicca
più massiccia e lugubre delle altre,
la Torre di Costanza, dove vennero
rinchiusi tanti condannati attraverso i secoli, e in particolare dal 1690
al 1770 le ugonotte perseguitate per
la loro fede.
Il 14 aprile 1768 le pesanti porte
si aprirono finalmente e le ultime
detenute uscirono da questo sepolcro dei vivi, come larve umane, curve macilente malate, semicieche
nell’insolita luce del sole, che per
tanti anni non avevano più conosciuto. Nella tragica Torre, infatti,
le infelici avevano soggiornato chi
per 15 anni, chi per 20 - 35 - 38, e
persino 41 anni, tutta una lunga interminabile vita di sofferenze e di
privazioni crudeli in quelle due
stanze circolari sovrapposte, tristemente famose: il giorno filtrava a
malapena da una feritoia del piano
superiore, così che la stanza inferiore —^ quella riservata alle ugonotte
— riceveva soltanto un barlume di
luce dallo stretto spiraglio, il quale
d’altra parte doveva anche servire
da camino per il fumo umidiccio e
greve di un magro fuoco di sterpi
verdi.
Le redivive erano donne ormai
anziane che dei luminosi colori della natura, dei campi, dei fiori, del
cielo non sapevano più nulla; conoscevano soltanto più le fredde mura, le grigie pietre bagnate, la volta
opprimente della loro tetra prigione; e degli affetti familiari, della
cara casa lontana, degli sposi, dei
figli lasciati in fretta e per sempre
avevano soltanto più un ricordo angoscioso ed incerto in fondo al cuore, perchè troppi erano gli anni trascorsi lì dentro, troppo grande la
pena.
Donne dai noti e dolci nomi delle
Cevenne, del Vivarais, dell’Ardè
che: Marie Durami, Anne Soleyrol,
Isabeau Menet, Marie Frizoi, Suson
Vernette, Jacquetle Vigne, Susanne
Seguin, Anne Goutès. Donne che
scrivevano con estrema modestia intorno alla loro fede e alle loro sofferenze: c( siamo 32 prigioniere, la
maggior parte vedove o orfane; preghiamo il Signore con tutto il cuore
di voler abbreviare le nostre pene...,
ma dobbiamo imitare Gesù, il nostro divino Maestro, che ha sofferto
per il primo, lui giusto per noi ingiusti... Dio ci faccia la grazia di seguirlo dovunque Egli ci chiama per
la sua gloria... » — Bisogna sottomettersi alla volontà di Dio e baciare la verga che ci colpisce, senza
mormorare contro il sovrano Giudice che dispone di noi come meglio
crede... ».
Alcuni d' questi nomi sono molto conosciuti: Marie Durand, figlia
di un condannato per la fede, sorella di un pastore martire, entrò nella Torre di Costanza a 15 anni, sposa da tre mesi, e vi rimase per 38
anni, sempre piena di fermezza e di
dignità, era un esempio per le altre
prigioniere; fu probabilmente lei a
scolpire su di una pietra della sua
prigione la parola « resister »; ad
ogni modo la scrisse a caratteri indelebili nella storia della fede cristiana con la propria inalterabile
testimonianza, durante così lunghi
anni di prova.
Anne Soleyrol, condannata giovinetta ad entrare in convento per essere convertita, si finse persino sordomuta per non dare ascolto alle insistenze delle suore, così venne rinchiusa nella Torre per 23 anni e ne
uscì completamente inferma.
Isabeau Menet aveva con sè nella
cupa prigione il figlioletto di pochi
anni; il marito era stato condannato
alle galere, ove doveva ben presto
morire; essa, pur conservando la fede fino all’ultimo, perse la ragione
per i troppi patimenti.
iiniiiuimniiitmmmiimmimi;
Echi della settimana
LA GERMANIA ORIENTALE
E IL DIRITTO DI EMIGRAZIONE
È noio che questo diritto, nella RDT
(Repubblica Democratica Tedesca = Germania Orientale), è riconosciuto, se non
« de facto » almeno « de jure ». Infatti la
Costituzione attuale afferma che « ogni cittadino ha il diritto di fissare la sua residenza nel luogo di sua scelta in Germania.
"Egli ha il diritto di emigrare” ». Ma viene
attualmente discussa, dagli organi del partito comunista, una nuova Costituzione
nella quale, quasi certamente, non verrà più
riconosciuto tale diritto.
Il nuovo testo affermerà : esattamente :
« Ogni cittadino della R.D.T., nell ambito
delle leggi, ha il diritto di vivere, di spostarsi e di studiare nell’interno della RDT ».
Come si vede il tesito non fa più parola
deU’emigrazione.
« Rendendo conto d'un dibattito che si è
tenuto, sull’argomento, nell’organizzazione
delle gioventù comuniste, il quotidiano di
tale organizzazione, "Junge Welt", dà la
seguente spiegazione della soppressione della clausola concernente l'emigrazione: "Noi
non abbiamo bisogno d'una valvola di sicurezza alla miseria sociale, perchè noi non
conosciamo questa miseria se non per quello che ne leggiamo nei nostri libri di storia... La ragione principale per emigrare,
cioè la libertà individuale di sviluppo, è
stata qui realizzata. Pertanto l'emigrazione
non è più un problema fondamentale" ».
LA RIVOLUZIONE COMUNISTA
E' UN ARTICOLO D'ESPORTAZIONE?
Secondo la « Pravda », la risposta è
negativa. Infatti martedì 19 c. « la Pravda
ha pubblicato un articolo del prof. Volsky,
direttore dell'Istituto d’America Latina
(presso l'Accademia delle Scienze delrURSS), nel quale si criticano velatamente
i tentativi di Cuba, di provocare rivolte armate nei paesi dell'America latina.
"Cuba stessa ha scelto il socialismo
senza alcun intervento straniero (ricorda il
prof. Volsky). e questa è la migliore risposta a quelli che parlano di esportare la rivoluzione. Ogni rivoluzione autentica è incontestabilmente un affare interno di ciascun paese, l marxisti sono convinti dell'inanità dei tentativi d’imporre la rivoluzione dall’esterno. Una rivoluzione non può
riuscire e i suoi risultati non possono essere stabili, se non quando le idee rivoluzionarie sono maturate nelTinterno del paese e quando, con l'andare del tempo, la
maggioranza della nazione se n’è impregnata".
Ma d’altra parte il prof. Volsky richiama
anche l’attenzione sul fatto che, benché la
rivoluzione cubana abbia trionfato senza interventi esterni, il suo successo non è stato
tuttavia possibile se non grazie alla già avvenuta affermazione dell’URSS. Alludendo
indubbiamente al rifiuto del partito comuni
a cura di Tullio Viola
sta cubano di partecipare alla conferenza
di Budapest, il prof. Volsky scrive: "Nessuna rivoluzione autentica, in quanto sviluppantesi su suolo nazionale, può nè deve isolarsi in un esclusivismo ’’.
Il prof. Volsky conclude riaffermando la
solidarietà delTURSS con la rivoluzione cubana: "L’URSS ha aiutato, e continua ad
aiutare Cuba in tutti i modi possibili, destinando coiì al fallimento tutti i tentativi di
soffocare la rivoluzione con mezzi militari
o con un blocco economico” ».
(Da « Le Monde » del 21-3-1968).
WILLY BRANDT E LA FRONTIERA
DELL'ODER - NEISSE
È noto che tale frontiera, che divide
« de facto » la Germania Orientale dalla
Polonia, non è mai stata ufficialmente riconosciuta dal governo della Germania Occidentale. Ha perciò causato grande sorpresa
e forte impressione il recente discorso del
vice-cancelliere e ministro degli Estri della
Germana Occidentale, al congresso della
S.P.D. (Partito Socialdemocratico) a Norimberga. Ivi W. Brandt ha parlato di « rispetto » di quella frontiera, almeno « fino al
trattato di pace ». « Brandt parlava, e aveva tenuto a metterlo in chiaro, solo come
leader del partito, e non come uomo di governo. È diventata un po' la caratteristica
dei socialisti nelle varie coalizioni, quella
dei sottili distinguo fra partito e governo:
all’avanguardia col partito, alla retroguardia
col governo (oppure: fermissimi a dir le
cose giuste, ma non ad applicarle) ».
Su un cartello, innalzato a Norimberga
durante il congresso, si leggeva ; « La S.P.D.
è il solito ravanello: rosso di fuori e bianco
di dentro ».
Ma a Brandt è consapevole (e lo comprende pure Kiesinger, e questo è il punto
di forza della S.P.D.) che una minaccia
d’uso della forza, o un'annosa lite suU’OderNeisse, sono solo il terreno favorevole a
contromisure comuniste ai danni di Berlino
occidentale. Una crisi a Berlino è sempre
all’orizzone, finché dura il Vietnam e finché
gl’incidenti internazionali possono investire
il nostro continente. Avvisaglie di crisi,
quanto meno di pressione, sono insistenti:
le recenti note sovietiche, che cominciano
a vietare i transiti per Berlino, attraverso
la Repubblica democratica tedesca ai neonazisti della N.P.D. (Partito Nazionaldemocratico), sono già un primo avvertimento
di quel che potrebbe succedere domani.
Brandt lo sa, e cerca il dialogo con forze
di sinistra tanto in Europa occidentale che
in Europa orientale, per evitare il disastro.
E arrivato a dire che sul partito neo-nazista
dovrebbe esser chiamata a pronunciarsi la
Corte costituzionale, mentre continuano i
sondaggi per la legalizzazione del Partito
Comunista tedesco occidentale ».
(Da « L'Astrolabio » del 24-3-1968).
itlarie Frizol aveva varcato la soglia della Torre a 35 anni; ne uscì
a 76, dopo ben 41 anni; Marie Berand uscì ottuagenaria e cieca, dopo
esservi rimasta 29 anni; Anne Soliège fu detenuta per 35 anni, e
quando le porte .si aprirono davanti
a lei non ricordava neppur più la
sua età; Anne Goutès fu incarcerata
con la figlioletta di sei mesi; questa
crebbe e venne educata nella Torre
dalle pie prigioniere fino a 16 anni,
età in cui le fu permesso di uscire
nel mondo che non conosceva affatto, mentre la madre doveva rimanere sepolta viva ancora per parecchio
tempo.
Alcune non resistettero ed abiurarono per essere liberate, chi subito,
chi dopo 4 - 12 anni di quella durissima esistenza; furono però poche,
e appena fuori ripijesero a frequentare i riformati, l’arecchie morivano
di stenti, alcune furono portate via
dalle epidemie: e le altre continuarono giorno dopo giorno, con meravigliosa costanza, il lungo cammino
sotto la croce, fino alla fine.
(Juale era il loro delitto? «Quello di essere stale educate nella stessa religione di lènrico ,IV », scrisse
un cattolico cont. inporaneo. Il movente dell’arresli / aver partecipato
alle assemblee di' la chiesa del deserto, essersi fahì sposare da ministri di culto non cattolici-romani,
aver dato ospitalità ad un fratello
in fede fuggitivo.
Terminata la guerra dei 7 anni,
nasce qualche speranza di tregua
nella persecuzione; Luigi XV, il Bene AmatOy seinb'a disposto a dare
ascolto alle près.-ioni dei paesi protestanti in favore degli ugonotti. Ma
quanta fatica pe: chè le porte della
Torre di Costanza si disserrino! Bisogna quasi strappare ad una ad una
le povere prigioniere dalle mani del
loro più accanito persecutore, il conte Saint-Florentiu, sovraintendente
della famigerata Torre, il quale, da
Versailles si ostina aWpetere: « Non
si deve lasciar cred^e che sua Maestà sia disposto ad cordare la tolleranza ».
Finalmente il principe di Beauveau, comandante militare in Linguadoca, interviene decisamente a
favore delle detenute, e durante
l’anno 1768 le porte si spalancano
per tutte.
La Torre di Costanza, con le sue
due stanze circolari sovrapposte, i
p.agliericci tutt’attorno alle gelide
pareti, le ceneri annerite del misero
focolare nel centro, le strette feritoie tamponate da stracci contro il
freddo, rimane infine disabitata...
Disabitata, ma non deserta, perchè
troppe lacrime preghiere e speranze vi sono state tra quelle mura, e
chi vi si inoltra oggi, dopo 200 anni, avverte ancora una presenza che
parla e testimonia.
La Chiesa Riformata di Francia si
prepara a ricordare questa antica
testimonianza nel corso dell’estate
1968, e la Chiesa Valdese sarà invitata a partecipare alle manifestazioni che si stanno programmando.
Fu arduo doloroso e difficile vi
vere per la propria fede in quei tempi; sarà facile, ed anche bello per
noi rievocare una data, celebrare un
centenario...
Oggi vi sono ancora molti oppressi, e tanta gente che soffre ed è perseguitata per i più svariati motivi;
ma quanto rari sono coloro che vivono soffrono e muoiono unicamente per Lui, per il suo servizio, per
la sua gloria. Perchè Colui, per il
quale un tempo era un onore morire, è oggi il Grande Dimenticato.
Se noi ricordiamo i sacr'fici compiuti da tanti uomini e donne per
la fede, possa questo ricordo farci
comprendere maggiormente l’infinito valore dell’Evangelo, e far rifiorire in noi l’amore e la dedizione
verso Colui che ce l’ha donato.
Edina Ribet
Libro consigliato : Marie Durand (ediz. c< La
Cause ») di André Fabre (L. 1.250).
Un disco: La Tour de Constance (ediz. « La
Cause »). Coro misto protestante.
Editrice Ciaudiana
10125 TORINO
NOVITÀ'
NeÌÌ6 collònd “Sola ScripTura„ esce:
Vittorio Subiiia
Tempo
di confessione
e di rivoiuzione
Crisi della fede fra restaurazione 'ecumenica, delle Chiese e impegno rivoluzionario
nel mondo
In 8° ,pp 184, L. 1.700
Un bicentenario ugonotto
A Pasqua, il 14 aprile, saranno duecento
anni da quel 14 aprile 1768 in cui le porte
della Torre di Costanza si aprivano per
rendere la libertà a Marie Durand, dopo 38
anni di prigionia. Le ultime prigioniere,
sempre per iniziativa del principe di Beauveu, lasciavano la Torre l’indomani del Natale 1768.
Con il pieno accordo e con la collaborazione della città di Aigues-Mortes, i consigli dei servizi dei Monumenti di Francia,
e con la comprensione fraterna delle autorità cattoliche è stato accettato che la Società di storia del Protestantesimo francese
(SHPF), il Comitato protestante delle Amitiés françaises à TBiranger, come pure l’association du Souvenir Huguenot levino una
stele commemorativa ai piedi della Torre
di Costanza, in ricordo di tutti coloro che
hanno « resistito » per la loro fede e per la
libertà di coscienza.
La stele sarà costituita da un triedro di
granito grezzo delle Cevenne, sul quale lo
scalpello di Marc Dautry scolpirà questi
due simboli del martirio : una galera e
un’inferriata di carcere. Ma già, per impulso di André Chamson, direttore generale degli Archives de France, l’Amministrazione dei Monumenti di Francia ha intrapreso il rifacimento delle sale della Torre
di Costanza che ospiteranno d’ora in poi
delle vetrine e dei pannelli che possano informare i visitatori, i quali sino ad ora erravano all’avventura, senza alcuna guida.
Le manifestazioni commemorative prevedono tre tappe:
Prima tappa alla casa natale di Marie
Durand, al Bouchet de Pranles, sulla strada
di Privas aux Ollières (Ardèche). Il giovedì
29 agosto, presieduto da J. Allier, presidente
della SHPF, un culto guidato dai pastori
André Lelièvre e Pierre Bourguet aprirà il
convegno sotto i castagni secolari; nel pomeriggio, discorsi di Max Moulin, prefetto
della Regione di Lione, e di André Chamson. de.l'Accademia di Francia.
Seconda tappa a Aigues-Mortes. Venerdì
30 agosto, sotto la presidenza di André
Chamson, inaugurazione della stele di granito, in presenza di Jean Rey, presidente
della Commissione delle Comunità Europee,
di a'tre personalità religiose e civili e di deleaazioni di Società ugonotte all'estero.
Alle 21,15, spettacolo Son et Lumière, sugli spalti, creato e realizzato da Guy Vassal;
« Le porte si aprono ».
Sabato 31 agosto, alle 18, concerto di salmi e di canti del Rinascimento eseguiti dalia Corale delia Chiesa francese di Berna
(Eglise du «Refuge»), diretta da François
Pantillon, ospitato nella Chiesa cattolica di
Aigues-Mortes. Alle 21,15. ripresa dello
spettacolo sotto gli spalti.
Terza tappa, al Musée du Désert, nei
pressi di Anduze (Gard). 11 7" settembre
alle ore 10, riunione per raggiungere il luogo dell’Assemblea annuale del Mas Soubeyran. Presieduto dal pastore Marc Boegner, dell’Accademia di Francia, il culto
del mattino sarà guidato dal pastore Pierre
Gagnier, direttore del Collège Cévenol del
Chambon-sur-Lignon; messaggi del pastore Elisabeth Schmidt e del giornalista Roger Ferlet. Alle 17, nel grande tempio di
Anduze, il cui organo è stato restaurato, la
Corale di Berna darà un nuovo concerto.
4: sH ^
Benché queste celebrazioni si sovrappongano in parte, come periodo, alla settimana sinodale, siamo convinti che molti saranno i valdesi che desidereranno unirsi ad
esse. Perciò abbiamo sin d’ora pubblicato il
programma di massima. Ulteriori informazioni possono essere richieste al past. Charles Monod, 30 Beauvoisin; offerte, graditissime. possono essere inviate all’Association
du souvenir huguenot à la Tour de Constance, c.c.p. Montpellier 1 72Ò 40 F. Ci chiediamo tuttavia se non sarebbe opportuno
che qualcuno prendesse l’iniziativa di organizzare un viaggio in gruppo, per coloro
che non potessero farlo individualmente; e
pensiamo che l’Associazione « E. Arnaud »
di Torre Pellice — non nuova a queste
cose — potrebbe assumersene la responsabilità. Tutti coloro che fossero interessati
a questo viaggio possono scrivere al presidente di quest’Associazione, ing. Giovanni
Pontet, via Rompicollo, 10066 Torre Pellice
(Torino).
Casa ValdfSf di Vallecrosia
Colonia marina per bambine e bambini dai 6 ai 12 anni. Turno unico: 128 luglio. Direttore: Sig. Edgardo
Paschetto. Quota globale L. 25.000!
Campo cadetti per ragazzi e ragazze
dai 13 ai 16 anni. Turno unico : 10-31
luglio. Direttore: Past. Luciano Deodato. Quota globale L. 25.000.
A tutti gli interessati è richiesta sollecita iscrizione e versamento del 10%
sul c.c.p. 4/15506 intestato alla Casa
Valdese di Vallecrosia (IM).
Le iscrizioni avranno termine il 31
maggio.
Documenti sanitari e corredo; chiedere informazioni dettagliate alla Direzione della Casa Valdese - 18019 Vallecrosia (Imperia).
iRimiiiiKiiiiiiiiiiiiMRiiitiiiRRiimiimiiKiiiHliinmiiiii
niitRiiiiiiiiimiuiiiMRRmiimiRiii
Dedicare al Vietnam l’offerta di Pasqua
(segue da pag. 1)
renza cristiana dell’Asia orientale hanno ricevuto un gran numero di offerte
di servizio in questo senso e che
non è diffìcile trovare sul posto il personale specializzato di cui vi è bisogno. Quel che è certo, è che prodotti
farmaceutici ed altro materiale di emergenza possono essere acquistati in
contanti per essere rapidamente utilizzati. Una modesta somma sarà destinata per i trasporti a grande distanza,
salvo il caso che si verifichi un severo contingentamento di prodotti di
grande necessità.
Un appello telegrafico il cui testo vi
diamo qui appresso, è stato inviato
questa settimana alle agenzie di soccorso di numerosi paesi in Europa,
America del Nord, Australia, Nuova
Zelanda e altre sedi centra,li di organismi regionali in Asia, Africa e America Latina, chiedendo a questi ultimi
di trasmettere l’appello, là dove essi
lo giudicheranno possibile, ai diversi
Consigli nazionali di Chiese dei loro
continenti.
Questo non è che un appello provvisorio, un preannuncio dell’azione che
noi svolgeremo quando le circostanze
permetteranno di affrontare il grande
compito di fasciare le ferite inflitte
dalle distruzioni e dispersioni del tempo di guerra ad un paese duramente
colpito. Io spero che molte chiese risponderanno a questo appello e che
l’ampiezza geografica della provenienza dei doni sarà l’espressióne della solidarietà ecumenica di tutte le chiese
collegate al Consiglio ecumenico con
un popolo la cui distretta supera il sopportabile.
I fondi possono essere inviati al Consiglio ecumenico delle Chiese e precisamente alla nostra Divisione. Se voi
pensate di fare qualche cosa In questo
senso al di fuori dell’azione del Consiglio ecumenico, abbiate la bontà di
scrivermi al riguardo.
Ecco il testo del telegramm^.
« Inquietante aumento sofferenze
tutto Vietnam richiede nuove misure
emergenza e accresciuta assistenza programma ecumenico attuale Nord e Sud
comprendenti lavoro settantacinque
équipes servizio aiuto cristiano stop
preghiamovi vivamente partecipare assistenza vittime e chiediamo vostro
contributo tramite divisione aiuto reciproco a nuovo preventivo ammontante SOO.CKW dollari per permettere urgente aiuto Vietnam Nord e Sud stop».
Molto cordialmente.
avvisi economici
AFFITTASI Massello (Torino) stagione estiva, 3 camere, cucina, giardino. Rivolgersi
Claudiana . 10066 Torre Pellice.
FAMIGLIOLA tre persone adulte cerca tuttofare fissa possibilmente maggiorenne.
Buon trattamento. Scrivere I. Daverio
Via Miniere 4 . 10015 Ivrea.
A VITTORIA cercansi coniugi evangelici,
marito per manutenzione Casa, moglie per
direzione interna; segretario-segretaria per
lavoro fra profughi terremotati ospiti. Scrivere: Direzione Casa di Riposo, Via Garibaldi 60, Vittoria (Ragusa).
OFFERTA SPECIALE a famiglie evangeliche del VERO OLIO D’OLIVA di ONEGLIA - Sconto di L. 80 a It. con scatola di
prova da 12 lattine di U- 0,900 =
FIDOLIO (tipo magro) a lattina L. 690
EXTRA VERGINE (tipo grasso)
a lattina L. 800
Si possono ordinare lattine miste delle due
qualità. Trasporto e recipienti compresi nel
prezzo. Per informazioni e
di altre confezioni scrivere a: SUE VOLA
PAOLO - Casella Postale 426 . 18100 IMPERIA ONEGLIA.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Charles W. Airbuthnot Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)