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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 12 MAGGIO 1995
ANNO 3 - NUMERO 19
LA POLITICA IN ITALIA
SINISTRA
im
0 DESTRA?
GIORGIO GARDIOL
Alla fine della tornata
elettorale amministrati
va del 23 aprile e del 7 maggio quello che colpisce di più
‘sulla cartina geografica
deir Italia (quella delle bandierine rosse e azzurre di
Emilio Fede) è Fallargamento
a macchia d’olio delle Regiohi, delle Province e dei Co, : muni governati dal centro-si■ histra. Il punteggio a favore
i'. ' del centro-sinistra evidenzia
la débàcle del centro-destra: 9
: à 6 per il centro-sinistra alle
^ J regionali, 17 a 4 per il centro>',& sinistra al primo turno delle
'.i./ provinciali e 46 a 6, sempre
' per il centro-sinistra, nel secondo turno delle provinciali.
Più 0 meno lo stesso rapporto si ha per l’elezione dei
Consigli comunali dei Comuni sopra i 15.000 abitanti. In
jiratica si può affermare che
due italiani su tre saranno governati a livello locale dal
centro-sinistra. E questo il
' primo dato su cui riflettere. Il
centro-destra, che aveva voluto fortemente le elezioni, ha
fallito il suo scopo che era
quello di radicarsi socialmente come élite di governo in
tutto il paese che, amministrativamente, rimane in mano all’alleanza politica alternativa. Solo tre grandi Regioni del Nord e tre Regioni del
Sud restano in mano al centro-destra. Ci si è chiesto,
analizzando il voto, se questo
non dipendesse dal tipo di
profonda crisi sociale che
queste regioni stanno attraversando soprattutto per la
modifica del rapporto tra politica regionale e integrazione
sociale, per il passaggio da un
modello di sviluppo industriale a uno neoindustriale.
La critica alla partitocrazia
operata con tangentopoli e
con la lotta antimafia non
premia il centro-sinistra, ma
il centro-destra.
Come mai tutto questo? Eppure la critica è partita anche
dalla sinistra. È sicuramente
uno dei temi sui quali riflettere in futuro. Nelle regioni in
cui la «cultura civica» dei cittadini e il «rendimento istituzionale» dei governi locali è
alto il centro-sinistra invece
ha mantenuto e ampliato il
suo consenso sociale specie
con il sistema del doppio turno dove sono possibili due alternative: quella di convinzióne al primo turno e il «meno
peggio» al secondo turno.
E vero: il secondo turno si
addice al centro-sinistra, mentre il turno unico è più favorevole al centro-destra. La ragione di questo sta nel fatto
che, a differenza del centro
destra, il centro-sinistra non
ha ancora elaborato una capacità culturale di rappresentare
la propria parzialità, la propria progettualità, la propria
area sociale di riferimento. La
discussione che sta avvenen
do attorno all’«ulivo» e alla
candidatura di Prodi è il segno di questa ricerca. E un
problema questo che non si
può risolvere solo con la questione delle alleanze (con
Rifondazione o con la Lega),
né tantomeno con alleanze
tattiche che oggi possono andar bene ma domani no. E
una questione di progetto, di
quale società si vuole costruire attraverso la politica. Sarà
un processo lungo che le elezioni dei referendum e le
prossime politiche non esauriranno.
La destra che credeva di essere portatrice di idee generali
con ampio consenso sociale,
scopre dopo queste elezioni
che la cultura del capo, in Italia, non paga. Anzi personalizzando troppo si perde. Così
è stato: c’è stata una coalizione anti Berlusconi (e domani
ci saranno nuovamente campagne elettorali referendarie
contro Berlusconi) che con il
capo ha condotto alla sconfitta anche i comprimari. L’era
dei «eonducator» (anche di
quelli piccoli come Pannella)
per fortuna si è fermata. Anche il centro-destra ha perciò
bisogno di un approfondimento programmatico. Forse la
nostra democrazia ha bisogno
di riprendere una discussione
programmatica su cosa sia la
destra, la sinistra.
Attraverso la fede l'uomo supera la sua indifferenza a quanto lo circonda
Cristo fa esplodere le nostre contraddizioni
PAOLO T. ANGELERI
«...Passò oltre dal lato opposto»
(Luca 10, 31)
«Non è bene prendere il pane dei figli
per gettarlo ai cagnolini»
(Matteo 15, 26)
Ho fra le mani la riproduzione di
un’enigmatica tavola di Piero della
Francesca («La flagellazione» Galleria
nazionale di Urbino): tre borghesi pasciuti, ben vestiti, indifferenti, su un lato
del dipinto; sull’altro Pilato, ugualmente
opulento, indifferente; in mezzo. Cristo
flagellato; sotto, una didascalia: «L’
oscuro mistero dell’iniquità». Uno stretto legame fra indifferenza e òpulenza,
sembra: ma è proprio così? Rileggiamo
negli Evangeli e ricostruiamo in
quest’ottica i due racconti più significativi, di confine e di frontiera, sull’indifferenza: la parabola del samaritano e
l’episodio della cananea: non è poi così
evidente questo legame fra opulenza e
indifferenza: il samaritano è ricco, munito di titoli di credito (l’oste non replica
alla sua richiesta di credito): e ciò nonostante non è indifferente. I discepoli, che
protestano contro la cananea, sono poveri eppure chiedono la difese della propria indifferenza. Racconti di confine e
di frontiera, cioè dato di fatto-limite
dell’identità personale; frontiera, barrie
ra eretta dall’immaginazione e dal bisogno. L’azione della parabola, nel silenzio quasi totale, si svolge sulla frontiera
e ignora il confine. «Silenzio» indifferente dei due religiosi (cambiano strada
per non parlare); «silenzio» operoso del
samaritano (non parla, agisce); «silenzio-assenso» dell’oste; unica interruzione, la voce del samaritano («Prenditi cura di lui», dice) per dar voce al sofferente senza voce.
Nell’altro racconto i discepoli, non
certo «opulenti», sono schierati, adagiati
sul «confine» dell’identità: vogliono imporre il silenzio alla «diversa» (pagana)
perché non disturbi la loro quiete («Licenziala, perché ci grida dietro»; cioè un
chiaro: «Costei turba la nostra indifferenza, cacciala»). Gesù si finge d’accordo; in realtà vuol fare esplodere le contraddizioni e dà fiato perciò alla voce
della donna con una provocazione; «Io
non sono stato mandato che alle pecore
della Casa d’Israele». «Non è bene prendere il pane dei figlioli e gettarlo ai cagnolini» (Matteo 15, 24 ss.). In sostanza:
io me ne sto qui sul confine dei miei privilegi di elezione e non mi interessa la
frontiera del tuo bisogno. Tua figlia per
me è solo una cagnolina! Gesù razzista?
Vogliamo scherzare? Egli vuol solo esasperare la situazione di confine, sulla
quale si erano schierati i discepoli, per
rendere evidente la necessità di trasferir
si sulla frontiera del bisogno. Incita così
la cananea alla protesta: donna, pagana,
straniera senza diritti, ella deve trovare il
coraggio di ribellarsi, resistendo in faccia a un uomo, urlando a tutti la sua indignazione. «Donna, la tua fede è grande!» le dice Gesù. Quale fede? Afferma
un teologo: «Non c’è dubbio, la fede in
se stessa; la fede nel diritto di osare
l’inosabile, di proclamare la propria ribellione». Certo, fede è anche altro.
Ma «qui e ora»? Essa dà voce a chi
non l’ha e spinge chi l’ha ad usarla;
chiede a tutti di passare dall’egoistico
confine dell’identità alla frontiera del bisogno. L’indifferenza non è figlia
dell’opulenza ma della confusione fra
confine e frontiera, egoismo e impegno.
Certo, gli opulenti sono più responsabili.
Il «mistero dell’iniquità», a cui allude il
dipinto di Piero della Francesca, sta nella domanda: perché chi più ha meno è
disposto a dare, anche in termini di sensibilità? Ma questo non basta a giustificarci: l’indifferenza per il bisogno altrui
è di tutti, opulenti e non. Si può essere
poveri e più egoisti di un ricco, se non si
tiene conto che chi ha meno o non ha
nulla, chi soffre ed è debole, chi è solo
ed emarginato deve avere la precedenza
perché fa parte degli ultimi. Che sono
poi i primi nel regno dei cieli, è ovvio;
ma perché non anche «qui e ora», nel
nostro impegno quotidiano?
Ecumene
Consultazione
metodista
Un centinaio di persone, in
rappresentanza di una quarantina di comunità e opere metodiste in Italia, si sono riunite il 21-22 aprile al Centro di
Ecumene per l’annuale Consultazione in vista del Sinodo.
La Consultazione è un’occasione informale di discussione su temi e problemi spirituali, culturali e materiali
dei metodisti italiani. Dal
1979 le chiese metodiste sono
«integrate» con le chiese vaidesi in un unico Sinodo ma
per alcuni aspetti (rapporti
ecumenici nazionali e internazionali, finanze, patrimonio, identità) le chiese metodiste conservano la propria
autonomia e sono rappresentate dal Comitato permanente
dell’Opera per le chiese evangeliche in Italia (Opcemi).
Nell’introduzione dei lavori il
pastore Claudio H. Martelli,
presidente del Comitato permanente, ha sottolineato l’urgenza di «uno sforzo che rimetta in moto l’iniziativa e la
determini in vista di una rottura dell’isolamento autoprocurato e di quello da altri
messo in atto» nei confronti
degli evangelici italiani anche
da forze che pure dichiarano
di richiamarsi a una visione
pluralistica, multiculturale e
multireligiosa della società.
Riferendosi ai rapporti ecumenici con la Chiesa cattolico-romatia, il Comitato si è
chiesto se non sia giunto il
momento di «pensare a un
ecumenismo diverso, con altra valenza pratica, altra capacità di reciproco ascolto e accoglienza, meno rituale e più
reale». Il Comitato ha inoltre
proposto un rilancio della tradizionale struttura metodista
del «circuito», che rifiuta una
logica «parrocchiale» per valorizzare l’apporto dei laici.
Essere protestanti, hanno
sempre affermato i metodisti,
significa dunque assumersi
non solo in teoria il privilegio
e l’onere del sacerdozio universale. (Nev)
Delle Chiese
XVI Sinodo luterano
pagina 3
Il lavoro
nella Bibbia
pagina 6
Elezioni in Francia
pagina 12
Ui'
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 12 MAGGIO 19%
Una riflessione del presidente del comitato esecutivo della Comunione di Leuenberg
Il ruolo delle chiese protestanti in Europa
a cinquanfanni dalla fine della guerra
PETER BEIER ............ ...
________PETER BEIER______
Cinquant’anni fa veniva
posto un termine al crimine della seconda guerra
mondiale. I popoli dell’Europa, del Nord America, dell’
Unione Sovietica e degli altri
paesi alleati erano riusciti, al
prezzo di sacrifici incommensurabili, a vincere il terrore
omicida hitleriano, ma l’Europa liberata era un campo di
macerie. La pace, che avrebbe dovuto portare l’Europa
all’unità dei suoi popoli e alla
giustizia sociale ed economica, non ha potuto essere realizzata. La guerra si è protratta per oltre 40 anni sotto forma di guerra «fredda».
Mentre le nazioni dell’Europa occidentale hanno potuto
ritrovare e in larga misura
preservare le loro libertà e i
loro diritti democratici, le popolazioni dell’Europa orientale sono rimaste sotto il giogo
ideologico, economico e politico dell’impero sovietico.
Solo oggi l’Europa, l’intero
continente, si offre a noi come un compito arduo e si presenta come una sfida politica,
sociale e culturale. Questa sfida è anche quella delle chiese
della Comunione ecclesiale di
Leuenberg; come chiese della
Riforma, dobbiamo contribuire a creare una pace durevole,
a fare progredire la giustizia
sociale, ad affermare l’ecumenismo e a promuovere
l’unità dei popoli europei nella loro diversità. Le nostre comunità, che confessano Gesù
Cristo come il Signore crocifisso e risorto, raccolgono
questa sfida nella fede e
nell’ubbidienza e si sforzano
di dare, attraverso la loro vita
e il loro lavoro comune, un
segno tangibile dell’unità.
Fedeli alla testimonianza
La città tedesca di Wurtzburg dopo i bombardamenti aileati del 1945
della Scrittura e alle confessioni di fede della Riforma,
sappiamo che l’essere umano
rimane minacciato nella disputa delle ideologie e dei sistemi. Uomini e donne sono
amati da Dio in Gesù Cristo,
senza limite, e ciò senza alcun merito né alcuna opera: il
loro valore e la loro dignità
sono radicati in quest’amore.
In piedi di fronte ai loro simili e responsabili davanti a
Dio, essi danno una testimonianza instancabile di questa
dignità. Alla lupe delle esperienze fatte dalle nostre chiese nel corso della loro storia,
siamo portati a difendere le
tradizioni federali del nostro
continente; solo loro possono
proteggere le minoranze e
preservare la diversità culturale dei popoli e delle regioni
d’Europa. Pertanto rifiutiamo
il centralismo arrogante che
ostacola, anziché incoraggiare, l’indispensabile unificazione. Per questo noi, chiese
d’Europa nate dalla Riforma,
parliamo con una stessa voce.
Ci ricordiamo con riconoscenza verso Dio del dono
della liberazione dalla tirannide fascista: non si può
prendere in giro Dio impunemente; gli imperi che disprezzano gli esseri umani
non possono sussistere davanti a lui. Ci ricordiamo con
riconoscenza e rispetto di coloro che hanno dato la propria vita per la libertà, il diritto e la dignità dei popoli
dell’Europa. Ci ricordiamo
con riconoscenza di coloro
che, nelle nostre chiese, hanno resistito, senza timore,
nella fedeltà della loro fede.
Il nostro ricordo è molto di
più di un semplice pensiero;
esso afferra e motiva l’intero
nostro essere. Questo ricordo
rende presente il passato e
apre il futuro, un futuro che
ha bisogno della nostra fede,
del nostro amore e della nostra speranza. È un ricordo
che medita il futuro ricordando la promessa biblica di un
nuovo cielo e di una nuova
terra abitati dalla giustizia.
Così facendo, siamo legati
per sempre al popolo ebraico,
popolo di Dio.
Confessiamo il peccato del
la cristianità europea, corresponsabile dell’antisemitismo, della persecuzione e
della distruzione degli ebrei,
senza precedenti nella storia
mondiale. Riconosciamo le
nostre mancanze e chiediamo
con umiltà a tutti e a tutte, e
in particolare alla gioventù
dell’Europa:
- Non date alcuna opportunità agli idoli del nazionalismo, del razzismo e dell’antisemitismo; cacciateli dalle vostre menti e dai vostri cuori!
- Fate regnare la pace tra di
voi: non cedete alla passività
e all’indifferenza, che provocano conseguenze gravi per
tutti!
- Andate avanti con coraggio sulla via della riconciliazione in Europa, e perciò sostenete il secondo raduno ecumenico europeo! La pace nel
mondo nasce dalla riconciliazione: uomini e donne riconciliati non dimenticano il passato ma vivono del perdono.
- Lavorate e, se occorre,
lottate per la solidarietà e per
la giustizia sociale! Questa
lotta ne vale la pena, perché
la pace tra i popoli d’Europa
si costruirà soltanto su questo
fondamento.
- Orientate la vostra volontà di pace e il vostro lavoro di riconciliazione verso
l’integrazione politica, sociale ed economica dei popoli
dell’Europa dell’Est e del
Sud-Est. Senza le loro millenarie culture e la loro partecipazione politica attiva l’Europa non sarebbe che un’illusione.
- Ricordiamo il primo co
mandamento ai cristiani e ai
non cristiani; «Io sono l’Eterno, l’Iddio tuo, che ti ho tratto
dal paese d’Egitto, dalla casa
di servitù. Non avere altri dii
nel mio cospetto». (Bip)
W.
La testimonianza di un pioniere della lotta contro l'apartheid, Christian Beyers Naudé
Le chiese devono sostenere Nelson Mandela
Bisogna rivelare tutta la
verità sulla storia passata del
Sud Africa, storia fatta di ingiustizia, di crimini e di oppressione politica. Lo afferma uno dei pionieri della lotta contro l’apartheid, Christian Beyers Naudé: noto in
tutto il mondo, Naudé sta per
compiere 80 anni; è stato segretario generale del Consiglio delle chiese del Sud
Africa (Saac).
Nell’esortare le chiese a
dare il loro appoggio, anche
critico, al governo di Nelson
Mandela, Christian Beyers
Naudé ritiene che sia urgente
conoscere la verità sulle azioni politiche che hanno
provocato delitti e crimini e
nei quali sono coinvolti i servizi di sicurezza dell’ex governo. Gli autori di questi
crimini devono confessarli in
pubblico o in privato: «Non
chiediamo un altro "processo di Norimberga” - ha dichiarato Naudé -, perché
questo darebbe l’impressione che vogliamo prendere la
nostra rivincita su coloro
che hanno oppresso il paese.
Alcuni cittadini hanno chiesto alle chiese e al governo
di seppellire que.sto passato
doloroso, dicendo: “Non
crediamo di essere Dio: i più
colpevoli non lo ammetteranno mai; ci vorranno anni
perché si possa giungere ad
Ulta conclusione ”.
In quanto sudafricano, ho
una ragione particolare di
voler conoscere la verità sulle azioni segrete perpetrate
dai servizi di sicurezza in
questi ultimi anni. Tramite il
suo Consiglio di sicurezza,
Tultimo governo al quale appartenevano l’ex presidente
F. W. de Klerk e il ministro
Pik Botha, ha approvato segretamente e ha lasciato
compiersi numerosi delitti
politici, di cui milioni di
bianchi non hanno mai avuto
conoscenza. Se questi crimini
non vengono rivelati, migliaia di loro diranno: “Non
crediamo che questo sia successo, non è vero”. Ma credo
anche che occorra indagare
su altri delitti: quelli che sono stati commessi dal Congresso nazionale africano
(Anc), daU’Inkatha, dal Congresso panafricanista (Pac) e
dalla polizia Kwazulu».
Beyers Naudé ritiene che le
chiese dovrebbero aiutare il
governo del presidente Nelson Mandela, approvando la
nuova Costituzione, appoggiando i suoi progetti di sviluppo, costruendo una nuova
nazione. «In un certo senso,
le chiese hanno oggi una responsabilità più grande che
durante l’apartheid - ha affermato - ma non sono sempre sicuro che le chiese lo vedano in questo modo».
D’altra parte, le chiese non
dovrebbero mai abbandonare
la loro missione profetica.
«Se le chiese sono convinte
che il governo ignora o viola
le verità e i valori fondamentali dell’Evangelo - continua
Naudé -, esse devono dire:
“Ci dispiace, ma non possiamo essere d’accordo con
voi”. Faccio un esempio:
quello del commercio delle
armi, un commercio molto
redditizio. Il Sud Africa è uno
dei principali esportatori di
armi nel mondo; le chiese
hanno sempre detto: “Capiamo che è un problema per il
governo, ma non possiamo
accettarlo. Il Sud Africa non
può arricchirsi diventando
causa di morte, di assassina,
e di guerre in altri paesi”.
Per questo è necessario che
la chiesa faccia sentire una
voce profetica».
Secondo Beyers Naudé, uno
dei principali problemi ai quali deve far fronte il governo di
Mandela è l’altissimo numero
di disoccupati in Sud Africa,
per lo più giovani neri. Anche
l’educazione e la casa sono
grandi problemi. «Sette milioni di neri sono senza casa oppure vivono in catapecchie,
tale situazione, ereditata dal
sistema dell’apartheid, deve
cambiare - continua -. È giusto dire che il governo fa tutto
quello che può per trattare
questi problemi, ma non sono
sicuro che milioni di neri im
pazienti la pensino così. Si
aspettano miracoli: votiamo
per un nuovo governo oggi, e
domani vogliamo una casa,
un ’automobile e una buona
educazione... Eppure ci sono
ancora due problemi più importanti: la povertà e la proprietà della terra: francamente, non vedo come il governo
potrà superare queste difficoltà in un periodo così breve. Ci vorranno anni per colmare questo fosso, creato
dall’apartheid, che esiste tra
la ricca comunità bianca e la
povera comunità nera; perché
ciò avvenga bisogna che il
popolo cominci a partecipare
a questo processo, anziché
criticarlo da dietro».
Interrogato sui suoi progetti
per il futuro, Beyers Naudé
ha risposto: «In primo luogo,
spero di consacrare tutta la
mia energia al ripristino della giustizia economica nel
mio paese e al miglioramento
della situazione dei poveri
nelle campagne. In secondo
luogo, vorrei promuovere il
potenziamento della missione
ecumenica delle chiese. Non
c ’è futuro per una chiesa che
vuole rimanere un’istituzione
isolata, conservando la propria struttura e i propri principi. Tutte le chiese devono
raccogliere la sfida e avvicinarsi le une alle altre per costruire, pregare, lavorare e
sacrificarsi insieme». (eni)
Dal M
Ucraina: si aggrava il conflitto
nella Chiesa ortodossa
TERNOPOL — La Chiesa ortodossa russa ha accusato la
Chiesa ortodossa ucraina dissidente di avere «preso d’assalto»
una chiesa situata nella città di Vyshnevets nella regione di
Temopol, nell’est dell’Ucraina. Secondo un portavoce del Patriarcato di Mosca, membri della Chiesa ortodossa dissidente
d’Ucraina, «appoggiati dalla milizia e da funzionari locali, hanno occupato la chiesa ortodossa della Trinità appartenente alla
Chiesa ortodossa d’Ucraina, posta sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca, e ne hanno cacciato i membri» a colpi di
bastone. Nella città di Vyshnevets, che conta 50.000 abitanti, ci
sono tre chiese di cui due sono sotto il controllo della Chiesa
ucraina dissidente. La terza, la Chiesa della Trinità, è l’unica
appartenente alla Chiesa ortodossa d’Ucraina rimasta leale a]
Patriarcato di Mosca fin dalla sua costituzione alla fine
dell’800. Il fatto si iscrive nella controversia in atto tra la Chic
sa ortodossa russa e la Chiesa ortodossa ucraina dissidente, detta Patriarcato di Kiev. Al centro del conflitto si trova il responsabile aggiunto della chiesa, Filareto Denisenko, considerato
dalla sua chiesa come metropolita di Kiev, e chiamato dal Patriarcato di Mosca «il monaco Filareto». Nel dicembre scorso il
Sinodo dei vescovi della Chiesa ortodossa russa aveva accusato
Filareto di agire «in un modo pregiudizievole all’ortodossia in
Ucraina» e lo aveva avvisato che rischiava l’anatema se avesse
proseguito le sue attività «scandalose». (spp)
Prete combattente in Cecenia
smentita del Patriarcato
MOSCA — Le chiese ortodosse di Russia e Ucraina hanno
smentito le informazioni secondo le quali un prete ortodosso
era impegnato nei combattimenti a fianco delle truppe russe in
Cecenia. Il quotidiano Izvestiya, nel suo numero del 24 marzo,
aveva pubblicato una foto dell’uomo, con in mano un fucile e
una croce. In una dichiarazione resa nota il 24 marzo scorso, il
Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca
afferma che «il monaco Kiprian (Igor N. Skvortsov nella vita
civile), membro della Chiesa ortodossa ucraina dissidente, detta Patriarcato di Kiev e la cui canonicità non è riconosciuta da
nessun’altra chiesa ortodossa, non ha nulla a che vedere con la
Chiesa ortodossa russa e non può essere considerato come un
prete ortodosso». D’altra parte un portavoce della Chiesa ortodossa ucraina dissidente ha vigorosamente rigettato le affermazioni della Chiesa ortodossa russa e negato ogni relazione tra la
propria chiesa e il prete. Né la Russia né l’Ucraina hanno attualmente cappellani militari, anche se una commissione ucraina composta di rappresentanti della chiesa e dello stato pensa
di mettere in piedi un’associazione di preti militari. (eni)
L'Acat ha un nuovo presidente
PARIGI — Dopo due presidenze protestanti, quella di Jacqueline Westercamp e quella di André Jacques, l’Acat (Azione
dei cristiani per l’abolizione della tortura) movimento ecumenico che lo scorso anno ha celebrato il suo ventesimo anniverario, ha eletto un presidente cattolico, Philippe Warnier, ex dirigente degli scout di Francia, quindi del movimento La vie nouvelle. Giornalista successivamente a La Croix, a Témoignage
chrétien, e nel gruppo Publications de la vie catholique, Philippe Warnier è attualmente direttore della rivista Prier. Buon conoscitore delle nuove comunità, promotore di vari testi collettivi sulla nonviolenza, la bioetica, ecc., fondatore del gruppo Paroles e delle sessioni «Arcobaleno della fede», ha scritto vari
articoli e pubblicato diversi libri, in particolare su questioni ecclesiali. (hip)
Francia: preparazione del
Sinodo della Chiesa riformata
PARIGI — Il Consiglio nazionale della Chiesa riformata di
Francia (Erf) si è riunito a Parigi per preparare il prossimo Sinodo nazionale che avrà luogo dal 25 al 28 maggio 1995. La
questione delle pensioni pastorali è stata al centro della sua attenzione: è nel quadro di una situazione finanziaria grave che
l’assemblea sinodale dovrà dibattere il problema. Il Consiglio è
stato informato dal pastore André Karamanga, nuovo presidente della Chiesa presbiteriana del Ruanda, sui bisogni urgenti di
quella chiesa per progredire verso una riconciliazione; il Consiglio ha inoltre espresso la propria preoccupazione riguardo al
vicino Burundi. Rispetto alla campagna per l’elezione presidenziale, il Consiglio si è rammaricato dell’assenza di prospettiva in due campi: quello delle relazioni intemazionali (NordSud, Europa) e quello della coesione sociale in Francia. (■'ìpp)
Ungheria: verso un incontro
tra il papa e il patriarca
BUDAPEST — Sono in corso i preparativi in vista di un incontro tra papa Giovanni Paolo II e il patriarca Alessio IL pf'"
mate della Chiesa ortodossa russa, in Ungheria, nella primavera
1996. A fare da mediatore tra il papa e il patriarca è il vescovo
ungherese Asztrik Varszegi, di Pannonhalma. Nel marzo 1994,
il patriarca aveva visitato il monastero di Pannonhalma, il pw
antico dell’Ungheria, e il vescovo Varszegi lo aveva invitato a
tornare per le celebrazioni del millenario della fondazione del
monastero nel 1996. Anche il papa è stato invitato: da qui
l’idea dell’incontro: d’altra parte il presidente ungherese. Arpad Goencs, in visita al Vaticano nel febbraio scorso, ha
anch’egli invitato il papa a recarsi in Ungheria nel 1996 per i
1100“ anniversario della fondazione dell’Ungheria. (enfi
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Chiese
PAG. 3 RIFORMA
^Autonomia è contare sulle proprie forze
Bisogna tagliare
le spese per i pastori
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^ /y II XVI Sinodo della Chiesa
\g'‘ evangelica luterana in Italia
(Elki/Celi) si è aperto nel tarj|': 'Y do pomeriggio del 27 aprile
■■ ^ Equense (Na). I
' membri del Sinodo sono 32;
t'al termine delle operazioni
preliminari, comprendenti il
giuramento dei nuovi «sinodali» e la nomina del seggio,
il decano Hartmut Diekmann
: ha concluso la serata con una
meditazione.
'f I lavori veri e propri sono
cominciati la mattinà del venerdì 28 con ima riflessione
: originale della pastora Almut
Kramm e le relazioni del decano e del vicedecano. Il decano per illustrare la situazione della Elki/Celi si è servito
del mito di Narciso, cosa che
ad alcuni è parsa particolarmente stimolante, mentre altri hanno osservato che il ricorso al mito denota momento di confusione; su queste
relazioni e su quella del tesoriere si è sviluppata una discussione che ha occupato
l’intera giornata. Nella seduta
serale il Sinodo ha ascoltato
una relazione del dr. Rainer
Rinne sulla situazione della
Ekd (la chiesa luterana tedesca), preoccupata per il consistente taglio delle spese necessarie in seguito a una diminuzione di entrate dell’ordine del 25%. Avendo l’Ekd
scelto di non diminuire il
proprio impegno ecumenico,
il peso dei tagli dovrà essere
sopportato dalle chiese che
ad essa fanno capo. Sempre
nella stessa serata sono anche
stati ascoltati con viva attenzione due interessanti interventi relativi ai nuovi sviluppi di cura pastorale in Sicilia
e nell’isola di Ischia.
Il 29, dopo una meditazione
a cura di. Cosimo Leuzzi, è
continuato il dibattito sulle
questioni generali. Mentre alcuni chiedevano che si convocasse un Sinodo straordinario, data l’importanza delle
tematiche sul tappeto, i «sinodali» hanno preferito proseguire nella discussione generale, sacrificando i gruppi di
lavoro. Si è così arrivati al
» pomeriggio del 29, al momento delle elezioni, che vedevano quest’anno il rinnovo
dei membri laici del «Concistoro». La presidente. Manna
Brunow-Franzoi, è stata riconfermata; al posto di Gaetano Marnilo e Teodorico
Helm sono stati eletti (ed
hanno accettato) Riccardo
Bachrach e Dieter Stoehr.
Commoventi le espressioni di
riconoscenza di tutta l’assemblea per l’opera svolta dai
consiglieri uscenti.
La domenica il Sinodo si è
trasferito a Torre Annunziata,
accolto con gioia dalla locale
chiesa luterana con la quale è
stato celebrato il culto. Numerosi gli ospiti intervenuti
al Sinodo: oltre al rappresentante dell’Ekd, presente anche il Lutherischer Weltbund
con la dr.ssa Margret Stasius;
presenti anche il presidente
della Fcei, past. Domenico
Tomasetto, la Tavola valdese
con Franca Long-Mazzarella,
il Consiglio delle chiese
evangeliche di Napoli, f’arcivescovo cattolico di Sorrento,
il rappresentante del cardinale di Napoli, Gustavo Galeota, la dr.ssa Gisela Schäfer
del Gustav Adolf Werk e vari
pastori delle chiese battiste,
metodiste e valdesi.
Vico Equense: intervista ai «sinodali:
La tradizione è tedesca
Ntalia è il presente
Manna Brunow-Franzoi, presidente del Sinodo e del Concistoro, al termine dei lavori ha
dichiarato quanto segue.
«Considerando tutto quello
che è emerso, e anche la sofferenza che c’è stata da parte
dei pastori inviati e da parte
di quelli italiani e non solo
ma anche da parte del Concistoro e dei delegati, ritengo
questo Sinodo molto positivo.
E venuto fuori tutto quello
che ci preoccupava: è giusto
valutare questo Sinodo come
un momento di crescita; un
progresso sul cammino di una
trasformazione delle nostre
chiese in vista di un loro
maggiore radicamento nella
realtà italiana. In tale senso
questo Sinodo è una pietra
miliare sulla via di una maggiore integrazione in Italia e
nel contesto delle chiese protestanti in Italia il Sinodo ha
chiarito che il tempo di stare
tra due sedie, di essere legati
Parla Ingo Stermann, psicologo
Il Sinodo in analisi
Il dr. Ingo Stermann, psichiatra, ha partecipato come ospite
ai lavori del Sinodo, e i suoi interventi sono stati ascoltati
sempre con vivo interesse; gli
abbiamo chiesto una valutazione, dal suo punto di vista, sul
Sinodo e sulla Elki/Celi.
«È chiaro che ci sono dei
conflitti, ma il mito s^rve a
oscurarli ancora di più; si tratta di conflitti generati da una
crisi di crescita. La paragonerei alla crisi di una coppia che
si trova di fronte a una nuova
situazione, con i bimbi ormai
cresciuti e in parte già fuori di
casa, dove i genitori devono
pensare al loro proprio futuro;
non hanno più soltanto la responsabilità nei confronti dei
figli, ma anche quella di se
stessi. Devono fare i conti col
fatto che, avendo 40-45 anni
(l’attuale età della Celi), non
hanno più l’entusiasmo giovanile; l’interazione con i figli
può e deve diventare realtà.
Termini come “autonomia” o
“diaconia”, così come sono
stati utilizzati in questo contesto, fanno pensare a un’epoca
di colonialismo.
Bisogna tener conto del
fatto che i figli sono giunti a
maturità, possono assumersi
le responsabilità che loro
competono; mi pare quasi
una cosa vergognosa parlare
di dipendenza e va dunque
sviluppata l’idea della responsabilità.
Mi sembra invece che nel
fondo continui a permanere
l’idea di una comunità “straniera”, mentre manchi la percezione chiara di essere cittadini di questo paese e dunque
di doversi assumere pienamente le proprie responsabilità. Non c’è nulla di strano
in tutto questo; è una cosa
che appartiene a tutti i processi di sviluppo ma solo se
le cose vengono chiamate col
loro vero nome possono anche essere risolte.
Il compito che il Concistoro si trova a dover affrontare
è di fare in modo che le comunità si assumano mapiori
responsabilità. Ricco di prospettive è il lavoro che si sta
svolgendo in Sicilia soprattutto con donne sposate a siciliani, inserite nel nuovo
ambiente con tutti i problemi
del caso; un lavoro qualitativamente diverso da quello
svolto con i turisti».
Hanna Brunow-Franzoi
alla Germania, per quanto attiene alla tradizione, ivi compreso l’uso della lingua, è ormai da superare. Siamo qui;
ormai la nostra patria è qui e
qui in Italia è il nostro futuro.
Ciò non significa che si voglia rinnegare il patrimonio
culturale e il complesso dei
valori che distinguono la
chiesa luterana e che abbiamo
voluto portare qui. Però si
tratta di valori che devono essere integrati con la nostra
coscienza e consapevolezza
di essere cittadini italiani».
Teodorico Helm, della chiesa
di Milano, lascia dopo anni di
apprezzato lavoro la carica di
Schatzmeister (tesoriere) in un
momento di certo non roseo.
Quali prospettive vede per il
prossimo futaro ?
«La chiesa deve preoccuparsi di come potrà affrontare
gli impegni che si è assunta
con le opere sociali se viene a
mancare il contributo dall’
estero; lo stesso discorso vale
per i pastori, il cui stipendio è
garantito per circa l’80 per
cento dall’Ekd. La media contributiva di un membro della
chiesa di Milano è attualmente sul mezzo milione ed è
chiaro che dovrà aumentare
notevolmente, se dovremo assumerci integralmente l’onere
delle spese pastorali e amministrative; su questo punto tuttavia le comunità sono poco
sensibili. Per quanto riguarda
la prospettiva di utilizzare le
quote dell’8%0, si tratta per
ora di un discorso ancora prematuro».
Hai fatto
l’abbonamento
RIFORMA?
XVI Sinodo luterano
Una chiesa
sempre più italiana
LUCIANO DEODATO
ennst du das Land, wo
m\. die Zitronen bliihn?
(Conosci tu la terra dove
fioriscono i limoni?) cantava
Goethe. I luterani della Elki
pare la conoscano: il loro
XVI Sinodo (27-30 aprile)
l’hanno tenuto nella penisola sorrentina, a Vico Equense, tra i giardini fioriti di
aranci e limoni e i grappoli
del glicine. Eppure nonostante il profumo inebriante
della fioritura di questa tardiva primavera è stato un Sinodo travagliato, in cui si è
lavorato molto, ci si è scontrati talvolta in modo duro
ma anche, alla fine, i contrasti si sono ricomposti: la democrazia assembleare da
una parte e lo spirito fraterno dall’altro ne sono usciti
vincenti. Un Sinodo che
probabilmente rimarrà una
pietra miliare nella storia
della piccola minoranza luterana in Italia. Per capirlo è
necessario accennare al percorso dei luterani italiani.
A differenza di altre denominazioni evangeliche le
chiese luterane in Italia non
nascono da un movimento
di evangelizzazione o di
missione ma all’ombra delle
ambasciate straniere nei primi decenni dell’800, con
l’intento di curare i residenti
di lingua tedesca e di fede
evangelica. Si tratta di comunità autonome, curate da
pastori inviati e pagati dalla
madrepatria.
Le cose cominciano a
cambiare subito dopo la fine
del secondo conflitto mondiale. Lo sfascio della Germania costringe le comunità
italiane a trovare un punto
di raccordo comune: nasce
la Elki (Evangelische Lutherische Kirche in Italien), che
acquisterà anche il nome italiano: Celi (Chiesa evangelica luterana in Italia), dove
quel «in» continuerà a far
capire che si tratta di una
chiesa straniera, formata da
stranieri; ma poiché la storia
è bizzarra, succede anche
che a questo corpo si aggreghi a un certo punto un
grappolo di piccole comunità autonome libere, nate a
seguito della predicazione di
Idelmo Poggioli e Cosimo
Leuzzi. Finiranno per essere
comunemente indicate come
«i luterani del Golfo». Parlano italiano, anzi napoletano, assumono la teologia luterana ma hanno intenti
evangelistici. Fondano scuole a Tórre Annunziata e a
Santa Maria La Bruna perché l’Evangelo non è solo
rinnovamento interiore ma
anche inserimento nel sociale per un’opera di riscatto
che riguarda l’intera persona
umana. L’Elki è così formata da due tronconi che marciano in un certo senso in
modo parallelo, uniti ma distinti, insieme ma separati;
un po’ come la questione
delle «due nature».
È inevitabile che i nodi a
un certo punto vengano al
pettine; il momento è rappresentato dall’Intesa con lo
stato italiano. Che cosa è
l’Elki? Una propaggine delle chiese tedesche, una semplice colonia q anche una
realtà italiana? È chiaro che
l’ambiguità deve essere
sciolta in qualche modo: è
questo il dibattito che ha
animato, diviso, lacerato,
unito questo Sinodo. Il «ca
sus belli» è stato offerto al
Sinodo dagli stipendi dei
pastori che costituiscono il
grosso del bilancio della
Elki/Celi e per i quali finora
hanno provveduto le chiese tedesche, ma ora i tempi
delle vacche grasse sono
terminati; il rappresentante
dell’Ekd, Reiner Rinne, lo
ha detto ai sinodali in modo
garbato, ma fermo: in Italia,
come in Finlandia, in Inghilterra o in Spagna i fondi
a disposizione dovranno essere drasticamente tagliati.
Accanto a questo c’è poi il
fatto che, con l’Intesa, la
Elki dovrà applicare anche
le normative fiscali italiane
per quanto riguarda il trattamento pastorale; in altri termini versare i contributi in
Italia e non più in Germania. È probabile che gli stipendi finiscano per subire
dei tagli; di qui, inevitabile,
un certo mugugno dei pastori. Si è parlato di crisi di
identità, di necessità di trovare nuove strade, ecc.
In sostanza tre mi paiono i
problemi di cui tenere conto. Primo: l’Europa comunitaria. Non è pensabile che
non si possa trovare un sistema che consenta a «operai» tedeschi di lavorare in
Italia con un meccanismo
integrativo tra i diversi si
sterni fiscali; non solo, ma
la realtà delle chiese luterà
ne non è più quella delle
ambasciate del 1800, ma ri
flette esattamente quella
dell’Europa comunitaria
Valga per tutte il caso della
Comunità di Ispra-Varese
con membri francesi, tede
schi, italiani, olandesi ecc.
Esiste ormai un pluralismo
diffuso in tutte le chiese.
Secondo: il problema della democrazia nella chiesa
Il «Konsistorium» rappresenta le chiese di fronte allo
stato ma queste mantengono
larghi spazi di autonomia
che difendono gelosamente.
Terzo: l’Intesa costringe
la Elki a ripensarsi e, per
esprimersi a seconda delle
sigle, ad andare con più decisione verso la Celi: co
stringe cioè la Elki a un processo di italianizzazione. La
seconda o terza generazio
ne, che parla perfettamente
italiano pur portando un co
gnome tipicamente tedesco
si sente come chiusa in un
ghetto. Non a caso in questo
Sinodo è stato dato spazio a
relazioni su un lavoro nuo
vo: in Sicilia per esempio la
pastora Almut Kramm prò
segue oggi un’opera iniziata
tre anni fa dal pastore Gauss
a favore di donne tedesche
sposate con italiani, molte
delle quali si trovano sradi
cate, ad affrontare problemi
enormi, in un ambiente che
non le capisce.
L’era delle ambasciate
finita. La sfida che sta davanti alle chiese luterane in
Italia è avvincente: esse pps
sono veramente essere oggi
dei luoghi in cui costruire
una chiesa di tipo europeo
punto d’incontro di culture
diverse che si arricchiscono
reciprocamente, momento di
edificazione di una comu
nità in cui insieme si portano i pesi gli uni degli altri. Il
passaggio obbligato è quello
di un radicamento maggiore
nella complessa realtà italiana; il Sinodo, mi sembra, lo
ha percepito con chiarezza.
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 12 MAGGIO 1995
»
Trieste: un incontro di donne per mantenere viva la memoria del passato
Contro la violenza e il razzismo
donne di ieri insieme alle donne di oggi
MABIE-FBANCE MAURIN COISSOW
Mantenere viva la memoria del passato, assunta
come impegno civile, era lo
scopo del coordinamento
femminile di donne deportate
e partigiane riunite a Trieste
r 8 e il 9 aprile «contro la violenza e il razzismo; le donne
di ieri con le donne di oggi»,
a 50 anni dalla Resistenza e
dal diritto di voto alle donne.
Esse ribadiscono che non c’è
■ scelta libera per la pace, i diritti umani, la democrazia, la
solidarietà senza la coscienza
del passato e di chi lottò contro discriminazioni politiche,
religiose, razziali, sessiste. In
questo periodo di revisionismo pericoloso, la Costituzione nata dada Liberazione
non è più da riscrivere ma da
applicare.
C’è chi vuole limitarsi a ricordare un solo giorno (il 16
giugno ’44) quando furono
arrestati in 9 nella sua fanùglia (2 .sono tornati, gli altri sono morti ad Auschwitz):
«Arrivammo a San Sabba,
dove sentivamo solo rumori
di catenaccio e musiche assordanti per coprire le urla, e
vedevamo il fumo del camino», mentre la mamma ci
consolava dicendo «bruciano
i bagagh», e donne slave che
erano con noi cantavano dolci
ninnenanne. Una vera resistenza disarmata, alla quale
non si è dato valore, veniva
attuata col sabotaggio nel lavoro e con la solidarietà con
le compagne; era uno stare
«in guerra senza armi».
Un’altra superstite della Risiera di San Sabba di Trieste
(unico lager di sterminio in
Italia), Olga Stefani, ricorda
la sala imbottita, la frusta con
i chiodi, la sedia elettrica dove svenivano e venivano fatte
rinvenire più volte; nella sua
cella lasciarono in decomposizione il cadavere di una
compagna. Parla di quando
erano in piedi, «strette come
sardine», e una alla volta dovevano salire al primo piano
Trieste, la Risiera di San Sabba: vi morirono 2.000 persone
per la «visita medica», la tortura e l’interrogatorio: «Desideravo solo la morte».
Altre spiegano che nel nazifascismo bisogna collegare
la politica in favore delle nascite (per donne «superiori»
con quella contraria riservata
alle «inferiori») accompagnata dalla sterilizzazione.
L’offesa sessuale andava da
un primo denudamento collettivo (nessuna protezione
per le mestruazioni) fino alla
selezione o per il lavoro o per
la morte. Ogni età subiva la
propria specifica sofferenza e
«molte voci che avrebbero
potuto parlare sono perse per
sempre». Le lacrime erano viste come una provocazione
dalle donne SS addestrate a
potenziare le proprie violenze, sia per fare carriera sia
perché loro stesse non potevano fare parte dell’élite nazifascista composta da soli uomini, e scaricavano sulle deportate la propria inferiorità.
Una parlamentare europea
tedesca denuncia la «democrazia senza democratici».
Prioritaria oggi è la solidarietà Nord-Sud del mondo:
solo in un mondo più giusto
ci sarà speranza di superare la
violenza. Il fascismo ha peggiorato la condizione delle
donne rispetto ai 20 anni precedenti, le ha private del diritto di voto: avrebbero già
potuto votare con la legge
precedente sul suffragio universale. Ha strappato loro il
lavoro (non più del 10% delle
donne lavora nel 1930); ha
dimezzato loro il salario (ci
fu qualche sciopero di mondine e di bottonaie); non avevano accesso a molte scuole e
non potevano insegnare le
materie letterarie o essere
presidi. Erano considerate
produttrici di figli per future
guerre. Nel ’28 ci fu il più alto numero di suicidi femminili mai visto in Italia fino ad
allora. Margherita Hack,
scienziata e consigliere comunale, ricorda le ebree buttate fuori da un giorno all’altro dal posto di lavoro e incoraggia i professori a far saltare il programma scolastico se
non presenta in modo esauriente quel periodo storico, e
ad educare i genitori contro
un razzismo sottile verso il
diverso. La Hack si vergogna
dell’epoca in cui, per poter
continuare gli studi, bisognava sottomettersi ad angherie
burocratiche dichiarandosi di
razza ariana e di fede cat:
tolica: lei, non credente, parla
di «guerre di religione» in
Bosnia e altrove oggi nel
mondo, «in nulla inferiori a
quelle del nazismo».
Una croata di Fiume si dichiara pessimista per l’ex Jugoslavia e insiste, sui primi
movimenti spontanei di madri
contro la violenza, in cui vede un enorme energia potenziale di donne contro la guerra: hanno portato la loro protesta al Parlamento e alla più
alta sede militare a Belgrado
ma i militari hanno considerato pericolosa la mobilitazione di massa e hanno diviso le
donne serbe e croate: vede la
Bosnia, prima prevalentemente atea, sempre più rivolta ai paesi islamici fondamentalisti per ricevere armi.
Da un alto i ricordi delle
atrocità subite nel passato,
dall’altro l’attuale aumento
delle barbarie in guerra dove
vittime non sono i soldati ma i
civili inermi. Guardando al
futuro due voci giovanili, le
due più giovani oratrici della
giornata, due ragazze liceali
di Trieste (una frequenta il liceo sloveno), hanno prospettato una visione diversa per
Tavvenire. La prima ha chiesto degli incontri con le protagoniste della Liberazione per
capire meglio «la società che
vogliamo cambiare» e «le vittorie di oggi che nascono sulle
sconfitte di ieri. Non sappiamo niente del passato ma capiamo le tragedie delle guerre
in corso. In questa cultura della violenza, le donne devono
impegnarsi per portare una
cultura della nonviolenza».
E la seconda esprime la
sensazione di vivere in una
cultura maschile che risolve i
problemi in modo aggressivo.
«Noi non abbiamo ancora affermato una visione diversa
del mondo: occorrono spazi
di dialogo tra le diverse generazioni, su tutte le tematiche,
per riuscire ad educare alla
non violenza».
Il Centro culturale protestante di Milano ha promosso un incontro sulla Resistenza
Un ammonimento perché non si ripeta
QIOBOIO OUEUIANI
A 50 anni dalla Liberazione e dalla fine della
Shoà parlare dei fatti del
1945 non è archeologia né celebrazione. Con questa convinzione il Centro culturale
protestante di Milano ha promosso un incontro il 19 aprile, con la partecipazione dello
storico Giorgio Rochat, del
dottor Nedo Piano e dell’ing.
Umberto Beltrami.
Rochat ha affermato che la
Resistenza è tuttora un tema
che divide: il nostro paese non
ha mai fatto un vero /esame di
coscienza sulle proprie responsabilità. La scuola si è dimostrata incapace di informare e di stimolare l’interesse
delle giovani generazioni per
la storia recente. Questi temi
vengono invece agitati strumentalmente da destra: si relativizza il nazismo come risposta «eccessiva» alla barbarie
comunista, si rivaluta l’aspetto
«modernizzatore» del fascismo o si decreta, dopo T89, il
superamento simmetrico di fascismo e comuniSmo.
Occorre invece parlare ancora di quei fatti: i massacri
di ieri e di oggi non relativizzano il nazismo che rimane
unico per la spaventosa modernità della sua macchina di
morte rigorosamente pianificata a un alto livello tecnologico, per le enormi energie
materiali, morali e intellettuali mobilitate in grande stile
per la distruzione di milioni
di persone. Il nazismo resta
come testimonianza della
grandiosità del male, di ciò
che l’umanità può arrivare a
fare. Il fascismo, meno sistematico e meno sanguinario
del nazismo, ha nelle sue radici lo stesso disprezzo per
l’uomo, è imposizione violenta dell’uniformità e del
conformismo.
La Resistenza è spesso denigrata come anticamera del
consociativismo e della partitocrazia: invece il ruolo dei
partiti è stato positivo, perché
essi hanno dato forma a un
movimento di popolo. La Resistenza è stata comunque fenomeno di minoranza: alle sue
radici c’è l’antifascismo «esistenziale», un rifiuto morale
del regime e delle sue menzogne sorto in persone senza una
particolare formazione politi
ca, che hanno scelto di prendersi le proprie responsabihtà
e inventarsi un nuovo modo di
vivere con le sue regole.
Con grande intensità Nedo
Piano, reduce da Auschwitz,
ha ricordato le orribili cifre
dello sterminio: su 60 milioni
di vittime della guerra, 12 furono uccisi nei campi. Il massacro degli ebrei e la distruzione delle loro comunità si
accelerò orribilmente tra il
marzo ’42 e il febbraio ’43. A
smentita delle facili autoassoluzioni degli «italiani brava
gente». Piano ha ricordato attingendo ai suoi ricordi (tutta
la sua famiglia fu annientata
ad Auschwitz) come tra il
1943 e il ’45 sia stato sterminato il 25% degli ebrei italiani, come i repubblichini di
Salò mostrassero zelo anche
superiore a quello dei nazisti
nella caccia all’uomo. Ciò
che è accaduto testimonia
della «banalità del male», di
come normali cittadini possano diventare carnefici. Dopo
50 anni le speranze di’un
mondo migliore e più pacifico sono state crudelmente
smentite: per questo abbiamo
il dovere di ricordare, soprat
tutto alle giovani generazioni,
perché ciò che è accaduto non
si ripeta. La testimonianza è
«l’antiveleno di cui ha bisogno il nostro tempo».
Infine Umberto Beltrami ha
ricordato l’esperienza dei militari italiani catturati dopo
l’8 settembre dai tedeschi e
internati in Germania. Essi
preferirono rimanere prigionieri, classificati per decisione di Hitler come «internati
militari», in condizioni più
dure di quelle dei militari alleati, non assistiti dalla Croce
Rossa, non garantiti dalla
Convenzione di Ginevra,
piuttosto che aderire alla Repubblica di Salò. La loro
esperienza, di giovani senza
una formazione politica ed
educati al conformismo, è un
aspetto poco noto ma importante della Resistenza. In un
paese dove il 40% (da recenti
sondaggi) non sa nulla della
Repubblica di Salò e si
diffondono spesso e volentieri sui media tesi revisioniste,
parlare ancora di nazismo, fascismo e Resistenza è ancora
essenziale «a gloria dei morti
e ad ammonimento dei vivi,
perché non si ripeta più».
Chiesa metodista di Bologna
Un culto per
«fare memoria»
La sera di venerdì 21 aprile
si è svolto nella chiesa evangelica metodista di Bologna
un culto particolare: accogliendo l’invito del Comitato
per le celebrazioni del 50°
anniversario della Liberazione di Bologna, la Chiesa dei
Fratelli, la Comunità evangelica di via Fattori, la Chiesa
metodista e i gruppi biblici di
Bologna hanno organizzato
questo incontro perché vi
fosse un moniento di ascolto
della parola di Dio nella memoria di avvenimenti basilari
per la vita del nostro paese,
pur se lontani nel tempo. Si è
voluto così «fare memoria»
perché la pace, la fine di conflitti armati tra i popoli, l’impegno dei credenti e la via
della speranza siano momenti
forti per la vita e la testimonianza degli evangelici di
Bologna.
I pastori di queste quattro
comunità hanno portato la loro testimonianza sottolineando le particolarità del messaggio evangelico della pace.
La pace, è stato detto, è dono
del Signore Gesù, il Risorto,
affinché le barriere che hanno
diviso e dividono i popoli siano abbattute per costruire, appunto, la nuova comunità della pace.
Questo dono è oggi impegnativo per tutti noi, ha affermato il pastore Anziani
della Chiesa metodista: noi
siamo «luce del mondo» affinché il mondo nel vedere le
nostre opere possa glorificare
il Padre nostro. Così, commentando il famoso brano
del sermone sul monte, è stato rivolto un pressante appello affinché proprio i credenti
evangelici di Bologna, oggi,
si sentano responsabili del
bene della città e impegnati
per la costruzione della giustizia. Il culto si è concluso
con una chiara indicazione
per un futuro di speranza sulle promesse dei doni dello
Spirito Santo.
La partecipazione degli
evangelici della città è stata
buona: erano presenti rappresentanti del gruppo Sae di
Bologna e il presidente del
Comitato per le celebrazioni
del 50° anniversario della Liberazione, un ufficiale a riposo dell’armata polacca che
cinquant’anni fa entrò per
prima a Bologna, che ha ringraziato le comunità evangeliche per il culto e ha portato
il saluto del presidente del
Consiglio regionale, del prefetto e del sindaco di Bologna. Nella stessa giornata la
comunità ebraica cittadina ha
svolto una significativa cerimonia nella sinagoga, in ricordo degli ebrei polacchi
morti nei combattimenti per
la Liberazione.
Associazione avventista per lo sviluppo
Conoscere
il mondo degli altri
Un antico proverbio indiano raccomanda ad un individuo di non giudicarne un altro fino a quando non avrà
camminato per più di un chilometro nelle sue scarpe.
Trentamila persone, tra cui
migliaia di studenti dalla terza elementare alla terza media delle scuole del Lazio,
non possono infilarsi i mocassini di daino, ma possono
educatamente togliere le loro
scarpe quando entrano nella
casa sui trampoli di bambù
dell’Asia a grandezza naturale in esposizione al parco di
via Lemonia dal 1° al 15
maggio 1995.
La casa sui trampoli è solo
una delle dieci abitazioni a
grandezza naturale di tutto il
mondo che «Global Village
’95» conterrà. A differenza
di altre esposizioni, queste
abitazioni non avranno solo
«scopi di mostra»: i volontari
che monteranno le case vivranno nelle abitazioni per
due settimane, sperimentando di prima mano le dure
realtà di vita che vivono milioni di persone svantaggiate.
Sponsorizzato dall’Associazione Global Village Interna
tional, dall’Agenzia avventista per il soccorso e lo sviluppo (Adra International),
un’organizzazione internazionale che si occupa di sviluppo e soccorso in caso di
disastri, dall’Opera sociale
avventista (Adra Italia),
dall’Unione italiana delle
chiese cristiane avventiste
del settimo giorno, «Global
Village ’95» presenterà le
case dei paesi in via di sviluppo, come pure delle aree
bisognose dell’Europa.
Lo scopo delTiniziativa è
quello di incrementare la
consapevolezza delle condizioni di vita in altri paesi e di
dare ai ragazzi una visione
diretta di quello che potrebbe
significare vivere in una comunità svantaggiata. I visitatori di «Global Village» possono partecipare attivamente
portando cibo non deperibile,
vestiario e altri approvvigionamenti per la distribuzione
alle famiglie povere del
mondo. «Global Village ’95»
sarà aperto gratuitaménte al
pubblico come pure ai gruppi
religiosi e civili.
Per informazioni tei. 063211207 e 3212080.
Per I vostri acquisti, per gli ebtfonamenti al periodici evangelici
Librerie CLAUDiANA
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tei. 02/76021518
TORRE PELLICE;
piazza della Libertà, 7; »
tel.0121/91422
TORINO:
via Principe Tommaso, 1 ;
tei. 011/6692458
ROMA;
Libreria di cultura religiosa
piazza Cavour, 32;
tei. 06/3225493
5
VENERDÌ 12 MAGGIO 1995
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Dopo 50 anni Boves sente nuovamente parlare tedesco
Riconciliati in Cristo Gesù
HERBERT ANDERS
11 25 aprile 13 rappresentanti di chiese evangeliche
e cattoliche tedesche si sono
recati, in un «cammino di riconciliazione», nelle città di
Boves e Cuneo. In due manifestazioni i tedeschi, guidati
dal pastore Gottlob Hess e dal
dott. Karl Renner hanno confessato la colpa della loro nazione per quanto successo durante l’occupazione nazifascista nella provincia e hanno
chiesto perdono.
Boves accoglie riniziativa
Dopo 50 anni si sente di
nuovo parlare tedesco: «Signore, noi confessiamo a te la
colpa del nostro popolo in
presenza di quelli a cui noi e i
nostri padri abbiamo fatto torto». La chiesa di San Bartolomeo a Boves riecheggia le parole pregate in italiano, con
forte accento tedesco. Dopo
50 anni sentir di nuovo parlare in tedesco, risveglia in molti abitanti della città insignita
delta medaglia d’oro per la
Resistenza immagini di paura
e terrore. Diverso è questa
volta il contenuto delle parole:; non più il terribile ordine
del comandante Peiper: «Boves kaputt!», ma una richiesta
di perdono: «Potete perdonarci per ciò che 50 anni fa vi fu
inflitto dai tedeschi?». Nell’
assoluto silenzio quindi la voce tedesca continua a recitare
la preghiera di penitenza:
«Noi eravamo superbi e volevamo essere migliori di altri
i' popoli. Volevamo dominarli e
calpestarli con i nostri piedi.
Noi volevamo conquistare il
mondo e farci un nome, invece di cercare la gloria del tuo
nome e di rispettarti nel nostro prossimo. Il nostro popolo si è lasciato accecare e ha
seguito falsi capi. Questa colpa pesa su di noi».
Poi i tedeschi tornano sulle
loro panche e finalmente la
tensione trova sfogo nell’applauso di più di mille mani.
Alla fine del culto si esce dalla chiesa e in corteo si va in
piazza seguendo le corone
commemorative: Rimetti i nostri debiti - Versòhnungswege
1995 si legge su una di queste, che un veterano delle SS e
una giovane donna con i capelli biondi depongono davanti al monurhento alla Resistenza. La banda suona le
canzoni dei partigiani e italiani e tedeschi rimangono come
pietrificati di fronte al ricordo.
Entrando nella sala della
«Scuola di pace» il corteo trova la sua destinazione finale.
Qui il sindaco ricorda l’avvenuto e accoglie l’iniziativa di
riconciliazione sottolineando,
soprattutto per i giovani, che
libertà e democrazia non sono
un dono, ma vanno conquistate e difese e che il futuro dei
popoli può essere solo un futuro comune, non di dominazione degli uni sugli altri. Infine la delegazione tedesca,
come segno di amicizia offre
pane, sale e vino alla città.
Lacrime in San Francesco
A Cuneo è stata celebrata la
liturgia della riconciliazione:
nella mattinata i «Cammini di
riconciliazione» si trovano in
una sala adiacente la chiesa
sconsacrata di San Francesco.
Qui la celebrazione non è integrata nella manifestazione
civile ma può sviluppare in
pieno il suo carattere cristiano: prima di cominciare la liturgia don Francesco Brondello, parroco durante l’occupazione tedesca, ci riporta indietro nel tempo, a quei giorni
tragici. Poi inizia la celebrazione della riconciliazione che
innanzitutto è una confessione
di colpa: «Ai morti... non possiamo più chiedere il perdono... e i vivi non possono rispondere per loro». A stento il
pastore Hess riesce a introdurre la preghiera di penitenza
dei tedeschi: conie molti altri
nella sala affollata è sopraffatto dalla commozione.
Dopo la preghiera le testimonianze di due tedeschi:
uno che faceva parte delle SS
di guardia a Mussolini sul Lago di Garda e un altro il cui
fratello, dopo uno scontro con
i partigiani, non fu mai più ritrovato. Diventa chiaro che la
guarigione totale delle ferite
deve ancora compiersi per
entrambe le parti che si combatterono: dopo altte preghiere e testimonianze anche dal
pubblico, la manifestazione si
conclude con il simbolico dono di pane, sale e vino.
Alla sera siamo ancora con
il gruppo dei tedeschi: il veterano delle SS ci racconta,
meravigliato, che dopo la cerimonia è venuto da lui un
italiano per abbracciarlo. Per
me questo episodio è significativo perché rappresenta la
cura che il cammino della riconciliazione porta alle persone le cui ferite non sono
ancora guarite.
Avventisti
Assemblea
generale
Si è svolta dal 23 al 25
aprile a Montesilvano Lido
(Pe) la XXI Assemblea dell’
Unione italiana delle chiese
cristiane avventiste del 7°
giorno (Uicca), convocata
con il tema generale di dibattito «Vivi la speranza per il
2000». 250 delegati delle 90
comunità italiane e del personale della Uicca, pastori,
insegnanti, colportori e amministratori, hanno affrontato
un denso ordine del giorno
che prevedeva la nomina del
nuovo esecutivo per il prossimo quinquennio, l’esame
dei regolamenti e degli statuti dell’Unione, la definizione
delle «linee programmatiche
per l’evangelizzazione, la vita comunitaria, l’impegno
sociale e umanitario, l’azione
in favore dei giovani, dei
bambini, della difesa della
salute». La Chiesa avventista, che l’anno scorso ha celebrato i 150 anni di presenza
nel .mondo, opera in Italia dal
1864 e nel 1986 ha firmato
con la Repubblica italiana
un’Intesa in base all’art. 8
delia Costituzione che tra
l’altro prevede la sua partecipazione alla ripartizione
deH’8%0 del gettito Irpef,
somma che la Uicca utilizza
solo per scopi sociali e umanitari.
Le elezioni del nuovo esecutivo hanno visto la nomina
a presidente del pastore Vincenzo Massa, il pastore Daniele Benini a segretario
dell’Unione e la conferma
del tesoriere Salvatore Dalfino: resteranno in carica fino
al 2000.
I battisti di Sant'Antonino di Susa ricordano i 90 anni della predicazione
L'Evangelo predicato fa nascere la chiesa
EMMANUELE PASCHETTO
Sant’Antonino è un paese
della bassa valle di Susa,
34 km a ovest di Torino.
All’inizio del secolo contava
diverse fabbriche e una classe
operaia agguerrita; l’amministrazione comunale era socialista. Scriveva f allora pastore
battista di Meana di Susa,
Giovanbattista Scrajber: «Il
12 maggio 1905 si presentarono a casa mia a Meana le
seguenti tre persone di Sant’
Antonino di Susa: i signori
Casasco cav. Alberto (farmacista) allora sindaco di Sant’
Antonino, il consigliere Forno
Guido (industriale) e Bianco
Attilio (fabbro).
Costoro mi narrarono che,
quali custodi e patrocinatori
degli interessi e patrimonio
del comune, si trovavano in
urto estremo con il parroco
rev. don Giuseppe Bertola*.
Allo scopo di protestare contro il don Bertola m’invitarono a recarmi al più presto nel
loro paese per iniziarvi un’
opera efficace e permanente
di protesta assicurandomi del
loro appoggio intero ed incondizionato. Non fu dunque
0 Scopo religioso che m’invitarono, ma pensando che mi
sarei limitato ad un’opera di
spietato anticlericalismo. Io
accettai l’invito e promisi che
sarei venuto al più presto a
Sant’Antonino...».
Così iniziò la testimonianza
evangelica nel paese. D’accordo con William K. Landels, pastore della chiesa battista di Torino, il 24 maggio,
giorno dell’Ascensione, si
tenne a Sant’Antonino una
riunione pubblica. «All’ora
stabilita, presenti le autorità
locali ed oltre 300 persone, il
sottoscritto, salito sul balcone
della casa della signora Bianco Regina, innalzò a Dio una
preghiera. Quindi parlò il sig.
W. K. Landels, spiegando chi
eravamo e quali erano i nostri principi; prese poi la parola il sig. Hugon sulla necessità della fede cristiana secondo il Vangelo. Per ultimo
il sottoscritto parlò di alcune
differenze fra Cattolicismo ed
Evangelo, terminando il servizio con la preghiera...».
Gli evangelici furono pregati di tornare e il past. Scrajber si impegnò a tenere per
tutta l’estate due incontri in
piazza, le sere del giovedì e
della domenica. Con i primi
freddi fu affittato un locale,
inaugurato il 9 novembre. Per
oltre un anno Scrajber seguì
la comunità nascente; da
Meana giungeva con il treno
alle 18 e ripartiva alle 2 dopo
mezzanotte. Proseguono gli
appunti: «Il Signore mi concesse non solo di predicare
l’Evangelo a molte persone,
ma di istruire mediante conversazioni vari amici i quali
mi facevano compagnia fino
all’ora che ripartivo per
Meana. Fu durante un breve
studio sull’epistola ai Romani, che condussi parecchi di
costoro alla conversione...».
Nel dicembre del 1906
Scrajber si trasferiva a Sant’
Antonino iniziando subito
un’attività evangelistica nei
paesi circostanti: Vaie, Villarfocchiardo. Condove, Frassinere, Mocchie, Layetto.
Tranne che a Vaie, dove ancora oggi vi sono delle famiglie evangèliche la testimonianza nelle altre località non
portò molti frutti. A Condove
l’opera iniziata fu troncata da
divergenze con la famiglia
valdese che ospitava le riunioni, essendosi Scrajber rifiutato di battezzare la nipotina. Questa negò la propria casa e persuase parenti, amici e
conoscenti di Condove, Frassinere e Mocchie a non riceT
vere più le visite di Scrajber.
Nel 1913 Scrajber lascia
l’Italia e la Missione inglese
affidò l’opera di Sant’Antonino al pastore Silvio Buffa,
che vi restò sino al 1941. Egli
riprese la testimonianza nei
paesi vicini e diede stabilità
alla chiesa, che nel 1922
inaugurò un tempio (con casa
pastorale), costruito all’ingresso del paese, in direzione
di Torino. Di Buffa si ricordano l’attività instancabile
(dal 1926 al 1931 fu anche
pastore di Meana e si occupò
della comunità nascente di
Bussoleno) e le grandi capacità musicali, per cui la chiesa di Sant’Antonino fu famosa per la sua corale e per i
molti inni da lui stesso composti. Buffa collaborò sempre
con i colleghi e con le chiese
della valle e di Torino, contribuendo, negli anni Trenta,
a creare un clima di fattiva
collaborazione fra gli evangelici della zona.
Durante il periodo bellico
la chiesa fu affidata al pastore
Enrico Paschetto, titolare della chiesa di Torino Lucento.
Dopo T8 settembre 1943 il
locale di culto fu spesso usato
dalle truppe tedesche di occupazione per il loro culto. A
proposito di quegli anni difficili il pastore Fido Mattone,
che subentrò a Paschetto alla
fine del 1945, in una sua breve testimonianza scritta ha
Preparazione all'assemblea ecumenica
La riconciliazione
con la natura
AGAPE — I partecipanti,
al Centro ecumenico, al campo di studio di Pasqua sul tema «Riconciliazione, dono di
Dio, fonte di vita nuova» (1318 aprile) hanno inviato alle
chiese italiane una lettera
aperta nel quadro della preparazione di un’assemblea ecumenica europea, dopo quella
dell’89 a Basilea.
I campisti sottolineano alcune piste possibili del cammino di riflessione, su cui
hanno dibattuto: da una metodologia della riflessione fondata più sugli atti che sulle
parole, al ruolo delle donne
«per un rapporto riconciliato
con la natura, la corporeità e
T emozionalità» dalla necessità di un confronto tra le diverse iniziative in atto a un interscambio tra le chiese e tra
le fedi. Conflitti politici, sociali e culturali, pari dignità
tra i popoli e le persone e rapporto con l’ambiente sono alcuni dei temi sui quali i partecipanti al campo esortano a riflettere «approfittando della
celebrazione della Pentecoste,
tempo favorevole alle iniziative ecumeniche». (Nev)
fissato nel ricordo una figura
che i vecchi membri della
chiesa di Sant’Antonino non
hanno dimenticato: «...il capitano Humel della Chiesa
luterana di Dresda, comandante del presidio militare in
Sant’Antonino e dintorni, diede una cristiana testimonianza di vita e di comando, da
attirarsi la simpatia della popolazione. Si deve a lui e alla
sua fede se certe misure di
rappresaglia contro i partigiani e la popolazione non
sono state eseguite. Questo
fratello in fede ebbe il coraggio di sfidare le leggi restrittive sul rapporto truppe d’occupazione e popolazione; frequentava e partecipava rispettosamente ai nostri culti e
fraternizzava con noi... ».
Eldo Mattone fu pastore a
Sant’Antonino fino agli anni
Ottanta, instancabile nella
predicazione e nella cura della comunità locale e di quella
di Meana e delle famiglie
sparse nei paesi circostanti.
Seguirono i pastori Luigi Nicoloso, mòrto in tragiche circostanze, Antonio Cammisa,
Vittorio Perres e l’attuale pastore locale Adriano Dorma.
A 90 anni dalla sua nascita la
chiesa di Sant’Antonino non
è più così numerosa e vivace
come in passato, ma è ancora
sulla breccia, fedele nella testimonianza che il Signore le
ha affidato.
(*) Don Giuseppe Bertola era
stato parroco a Meana, dove con
il suo comportamento aveva provocato la chiamata degli evangelici da parte della popolazione.
Era stato trasferito dal vescovo
di Susa a Sant’Antonino, perché
non era riuscito a bloccare l’opera di Scrajber.
VALPERGA CANAVESE — La piccola comunità battista ha
la fortuna di avere il locale di culto situato in una splendida
posizione e questo le permette di invitare, nel periodo primaverile e in quello estivo, fratelli e sorelle di altre chiese
per incontri nel verde e nella quiete del vasto giardino che
fiancheggia l’edificio. Così, il lunedì di Pasqua, la comunità
ha ospitato un bel gruppo di fratelli e sorelle della Chiesa
battista di Torino-via Elvo, accompagnati dal sempre brillante e dinamico pastore Massimo Romeo, e della Chiesa
valdese di Chivasso; era presente anche la famiglia Carosso,
proveniente dalla valle di Susa. C’è stata un’agape allietata
con il canto di diversi inni e con vivaci colloqui e scambi di
idee fra fratelli e sorelle, cosa non sempre possibile la domenica, riservata principalmente al culto, nell’ascolto della Parola. Il past. Vittorio Perres si è prodigato in mille modi per
la buona riuscita della giornata e con l’aiuto del Signore tutto si è svolto al meglio. Il rientro è stato accolto con un po’
di rammarico da parte di tutti, ma c’è stata la promessa di
rinnovare aTpiù presto rincontro e la festa che sempre accompagna i fratelli che sanno ritrovarsi- ed amarsi secondo
l’insegnamento di colui che ci ha amati fino al punto di donare la sua vita per salvare la nostra. (o.m.)
SAN SECONDO — La Domenica delle palme sono stati ammessi in chiesa con il battesimo o la confermazione Sonia
Forneron, Stefania Cavailotto, Luca Martinat, Karen
Montaldo e Marianna Boccuzzi.
• Tre nostri fratelli ci hanno lasciato in queste ultime settimane: Lamy Martinat, Lario Fornerone e Aldo Rostan.
Alle famiglie in lutto la comunità tutta esprime il proprio
affetto e la propria simpatia cristiana.
VILLAR PELLICE — Una buona partecipazione e un’ottima
disponibilità dei membri elettori hanno consentito all’assemblea del 23 aprile scorso di nominare due membri del
Concistoro in sostituzione di coloro che hanno terminato il
loro servizio, di riconfermarne due e di nominarne ben
quattro che vanno ad ampliare l’organico del Concistoro
stesso, riportando il loro numero a quello che era stato fino
agli anni ’80. Essi sono: Marina Barolin, Lino Bonjour,
Renato Bonjour, Ada Cairus, Paolo Frache, Silvia Frache, Bruna Frache (riconfermata), Lilia Garnier (riconfermata). Sono inoltre stati eletti i seguenti deputati: alla
Conferenza distrettuale Italia Cairus, Danilo Gay e Danilo Geymonat (supplenti Remo Dalmas e Silvia Geymet); al
Sinodo Bruna Frache e Wanda Michelln Salomon (supplenti Silvia Frache e Erica Travers).
• Nelle ultime due domeniche sono stati battezzati Nadine
Garnier di Eliana e Riccardo, Marika e Gabriele Garnier
di Omelia e Alfredo, Didier Gönnet di Antonella e Ivan,
Manuel Davit di Nives e Riccardo.
BOBBIO PELLICE — Durante il culto di domenica 30 aprile
è stato battezzato Stefano Poét, figlio primogenito di Marco e di Renata Negrin. A questo nuovo nucleo familiare rinnoviamo le nostre felicitazioni.
• Anna Reynaudin e Stefano Favatier non sono più tra
noi. Ai rispettivi familiari esprimiamo tanta simpatia umana
e piena comunione di fede nella resurrezione dei morti in
Cristo, Signore della vita.
PINEROLO — L’Unione femminile ha ricevuto le sorelle di
Bobbio e Lusèrna San Giovanni con letture e meditazioni
bibliche, canti e animazioni e ha fatto visita alla Casa delle
diaconesse di Torre Pellice, dove si è cimentata in una recita ispirata da interviste a donne fatte da Nuto Revelli e in
un’animazione delle leggende valdesi «La roccia della fantina» e ««Il canale del Bessé».
• Ringraziamo ancora la pastora Merrian Fhoto, proveniente dal Lesotho e in Europa per studio, per la sua gioiosa
predicazione del 2 aprile nel nostro tempio.
• I culti della settimana santa (alla casa di riposo Fer il martedì, nel tempio il giovedì e venerdì sera), condotti da membri del Concistoro, e quello della domenica di Pasqua con la
partecipazione della corale sono stati tutti ben frequentati.
• Sono stati eletti delegati alla Conferenza distrettuale Maria Luisa Mathieu, Mariangela Anrico e Anna Bosio
Long (supplente Marco Costantino), e deputati al Sinodo
Graziella Tron Lami e Gianni Long (supplente Mauro
Gardiol).
• Due sorelle della comunità ci hanno lasciato: Emma Codino Asvisio e Ines Forneron Rostagno. La nostra cristiana simpatia va a quelli che le piangono e che ne sentiranno
a lungo la mancanza, (v.l.)
6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della
VENERDÌ 12 MAGGIO 1995
IL LAVORO NELLA BIBBIA-1
CHE SENSO HA
IL NOSTRO LAVORO?
JEAN-PIERRE MOLINA
Nei Vangeli Gesù di Nazareth mette regolarmente in scena tre categorie di
persone che sono in rapporto
diretto col mondo del lavoro:
il padrone, l’operaio e l’amministratore, ma alla fine dei
Vangeli il lettore capisce che
si trattava di dimostrare ciò
che le Scritture già affermavano; c’è un solo padrone,
Dio. E c’è un solo Dio. Tutti
gli altri sono amministratori
o operai: amministratori se li
consideriamo sotto l’aspetto
della proprietà, operai precari
se li classifichiamo in termini
di mestiere.
Siamo tutti gestori
Il racconto del cosiddetto
ricco stolto, nel Vangelo di
Luca al capitolo 12, illustra
bene ciò che concerne il rapporto di intendenza. Questo
testo è proprio la parabola del
possesso illusorio, e mostra
come anche un proprietario
doppiamente ricco, di capitale
e del prodotto di questo capitale, non è in definitiva padrone di nulla, neanche del proprio respiro. Dinanzi a Dio e
agli occhi del credente ci sono
dunque solo falsi proprietari o
veri depositari, gestori di un
bene che, nel migliore dei casi, è stato loro affidato: tutti
responsabili di fronte ad un
altro di quello che credono di
voi, quando avete compiuto
tutto quello che era prescritto, dite: «Noi siamo schiavi
inutili; quel che abbiamo fatto, dovevamo farlo» (Luca
17,7-10).
Ora queste parole sono rivolte a dei padroni («Chi di
voi, quando ha uno schiavo...?»), il che significa che
per tutti coloro che si credono utili, il modello dell’utilità
si trova nelle mani dell’ultimo manovale, di colui che si
può licenziare a piacere (e ce
ne sono altri 100 che aspettano davanti alla porta per
prendere il suo posto). E se il
titolare di un contratto di
reinserimento, assunto per
qualche mese per sostituire
un telefonista, ritiene di svolgere un lavoro inutile, potrebbe chiedersi se sia davvero più utile fabbricare automobili, vendere impianti stereo Hi Fi che riproducono la
musica meglio di come è sta- ‘
ta eseguita, presiedere la Camera dei deputati o girare
film erotici...
Non c’è un senso da cercare nel lavoro, se non quello
della sopravvivenza al quale
corrisponde lo sforzo del
«servitore inutile»: egli guadagna il diritto di mettersi a
tavola. Se il lavoro ha un senso, non ne ha altro che questo, il quale peraltro merita il
«E disse loro questa parabola: **La campagna di un uomo ricco fruttò abbondantemente; ed egli ragionava così, fra sé: Che
farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? Disse: Questo farò: demolirò i miei
granai e ne costruirò altri più grandi, vi
raccoglierò tutto il mio grano, i miei beni e
dirò aWanima mia: Anima, tu hai molti
beni ammassati per molti anni; riposa,
mangia, bevi, divertiti’\
Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte
stessa Vanima tua ti sarà ridomandata; e
quello che hai preparato, di chi sarà? Così
è di chi accumula tesori per sé e non è ricco davanti a Dio**»
(Luca 12, 16-21)
possedere, tutti aventi qualche
cosa da rendere (conti, denaro, la loro vita...). Avere o
non avere nulla, questa è proprio la questione di vita o di
morte, ma al tribunale del
Grande padrone non esistono
gradi di legittimità nell’avere.
Ci sono dei depositari, dei ladri e dei derubati.
Siamo tutti precari
Per quanto riguarda la
qualifica di operaio precario, Gesù la definisce in
quel passo del Vangelo di
Luca in cui chiede: «Chi di
voi, quando ha uno schiavo
che torna la sera dopo aver
sgobbato tutto il giorno gli
dirà: “Vieni presto a metterti
a tavola”? Al contrario, gli
direte: “Preparami la cena e
vieni a darmi da mangiare e
da bere, e presto! Dopo, potrai mangiare e bere a tua
volta”. E gli dimostrerete
gratitudine per avere fatto
quel che gli era stato chiesto...?». Allo stesso modo
massimo rispetto dato che
rappresenta il ritorno alla
realtà: il «casse-croûte», causa comune a tutte le creature,
radicè di ogni opera e di ogni
mestiere. Perché «tutta la fatica dell’uomo è per la sua
bocca» (Ecclesiaste 6, 7).
Siamo tutti salvati
per grazia
Chi dice che «il senso della vita non va ricercato
nel lavoro» non vuole dire
con questo che «la vita non
ha senso». Niente affatto! La
mia vita ha un senso quando
essa lo riceve; e lo riceve dal
Grande padrone che può dare
senso anche al mio lavoro
(questo si chiama grazia), ma
che non mi lascia privo di
senso, buono da buttare ai cani quando perdo il mio lavoro. Privato di lavoro, devo andare in cerca di pane, di soldi,
di indipendenza, non di senso: il senso della mia vita viene da un’altra parte, il senso
della mia vita è altrove che
non nel lavoro.
Comunque, se trovo nel
mio lavoro un altro senso,
questo è in sovrappiù, per
grazia, per premio, o per abuso patologico. E se oggi la, vita dei disoccupati o dei pensionati appare così spesso priva di senso, non è perché il
senso sta nel lavoro, ma perché il lavoro ha preso il posto
del senso, e perché il lavoro
salariato ha preso tutto il senso del lavoro (da questo deriva, ad esempio, la svalorizzazione del volontariato rispetto
alle funzioni salariate).
Guadagnarsi il pane
Leggendo la Bibbia e vivendo la vita, ci si accorge (ci si ricorda) che il «lavoro» è diverso dall’«impiego»
e che «impiego» non si confonde con «attività»: ma allora che cosa è il lavoro? Nella
Bibbia, il lavoro è uno sforzo
trasformatore (Genesi 1, 31;
2, 4), un guadagnarsi il pane e
un salvaguardare il creato
(Gen. 2, 5-6; 15-16; Eccl. 6,
11), una lotta e spesso una
sofferenza (Gen. 3, 16-19) ma
non una fonte di identità per
le persone o i gruppi, ad eccezione dello schiavo al quale
fornisce una definizione negativa‘di creatura ridotta allo
stato di oggetto produttivo.
Ora, oggi, il lavoro salariato
rimane più che mai il principale punto di riferimento in
base al quale gli individui si
situano nella società.
Questo proprio mentre due
delle sue componenti bibliche
vengono a mancare sempre di
più; l’attività trasformatrice e
il guadagnarsi il pane. Infatti,
ancora adesso, un certo numero di aziende trasformano
la materia ma le persone da
esse impiegate non hanno più
molta parte a questa azione; e
siccome le aziende che non
assumono sono sempre più
numerose, sempre più numerose sono le persone che non
trovano nell’azienda il loro
mezzo di sostentamento. Si
tratta di una situazione paradossale dato che la ridistribuzione sociale che dà ai cittadini una parte importante del
loro pane continua a dipendere quasi esclusivamente dal
lavoro, grazie ai contributi
versati dalle persone che hanno un lavoro: per parecchi
milioni di cittadini, oggi, il
principale mezzo di sostentamento sono gli altri.
Salvaguardare il creato
Per quanto riguarda la salvaguardia del creato, il
meno che si possa dire è che
quella vocazione del nostro
antenato Adamo non ha ancora trovato il suo compimento sul mercato del lavoro.
Donde il doppio problema
posto al lettore della Bibbia:
il libro sembra dire contemporaneamente che l’uomo
non vive di solo pane (Deuteronomio 8, 3; Luca 4, 4) e
che ha un bisogno innato di
guadagnarsi il pane che mangia (Genesi 3, 19; Luca 10,
17; Timoteo 5, 18; II Tessalonicesi 3, 10). Se è vero che
l’uomo non vive di solo pane
ma della parola e della grazia
di Dio, aumentiamo pure
quella parte di grazia che si
manifesta nella società grazie
alla ridistribuzione gratuita
delle ricchezze collettive!
Gratuita lo è quando le indennità e gli assegni di cui è for
mata non ubbidiscono ai meriti o al rango sociale dei beneficiari ma al loro livello di
bisogno. Ogni essere umano,
nero, giallo o bianco, grosso,
atletico o malato, esiste con
pieno diritto davanti a Dio;
dobbiamo garantire l’esercizio di questo pieno diritto in
modo incondizionato.
Sentirsi utili agli altri
L9 essere umano ha anche
bisogno di meritarsi il
pane che mangia; per questo,
il pane della ridistribuzione è
condannato a produrre il rancore di quelli che lo ricevono:
«Farò qualsiasi cosa ma non
il marciapiede per avere un
salario», parola di operaia.
Perché qualsiasi cosa? Per essere indipendente. Eppure il
salario, per definizione, porta
alla dipendenza; ma si tratta
di una dipendenza contrattuale e conflittuale, a differenza
di quella che deriva dall’assistenza sociale o dai lavori più
o meno fittizi, dai tirocini più
o meno finti, organizzati
nell’ambito dell’assistenza
pubblica. «Ci danno qualcosa
da fare» osservano certuni
quando si rendono conto che
in simili «aziende», l’impiego
delle persone precede l’utilità
del prodotto.
In confronto, gli altri impieghi, quelli «veri», sembrano avere un senso pieno. Perciò, l’operaio salariato che
fabbrica oggetti che si vendono con beneficio (automobili,
impianti Hi Fi, ecc.) ha la
sensazione fisica della propria utilità e dell’indipendenza che gli dà il fatto di essersi
meritato il salario, di essersi
guadagnato la vita. Sensazione ingannevole? Può darsi,
ma anche sensazione preziosa: il miraggio del lavoro utile è prezioso perché è costruito su un’esperienza vera:
nessun aiuto è liberatore. Eccetto l’aiuto di Dio, perché
egli è l’unico davanti al quale
io posso non meritare nulla
senza sentirmi diminuito, il
solo dal quale posso dipende
re senza perdere la mia libertà. E per poter tentare onestamente una simile relazione tra gli esseri umani, bisogna che Dio vi sia coinvolto (che essa cioè abbia luogo
«in Dio» o «in Cristo», come
dice l’apostolo Paolo). Fuori
di lui, la grazia esiste ma non
ha lo stesso significato: essa
diventa favoritismo e privilegio, oppure supplenza e
pietà. Così, gli ebrei guidati
nel deserto da Mosè e condannati a vivere della grazia
di Dio, rimpiangono l’Egitto
e i lavori forzati che procuravano Loro un salario (il pane
quotidiano). E quando, contro ogni attesa, il deserto li
nutre, essi rimangono più disorientati che riconoscenti;
che cosa è questo (la manna)? ...non si conserva ...è in-'
sipido, non vale i menù della
galera egiziana, ecc. (Esodo
16; Numeri 11).
(Tratto da «Le Christianisme»
del 26 febbraio 1995.
Traduzione di
Jean-Jacques Peyronel)
(1 - continua)
Preghiera
Pescare è il mio mestiere.
Un giorno, in riva al fiume, stavo pescando
con la canna da pesca quando un uomo
mi si è avvicinato
dicendo che aveva fame;
ho preso un pesce dal mio secchio
e gliel’ho dato
. ' ■ ■ ■ 't
Il giorno dopo la scena si è ripetuta
Il terzo giorno gli ho detto:
«Perché non vai a pescare per conto tuo?
' Ho una canna che mi avanza, te la impresto».
L’uomo ha preso la canna ed è scomparso.
Qualche giorno dopo, è ritornato:
«Eccoti la tua canna».
«Non ne hai più bisogno?».
«Ecco, vedi - mi ha risposto - ho pescato molto,
così ho potuto nutrirmi, ho potuto
vendere del pesce
al mercato e comprarmi una canna mia;
ti restituisco perciò la tua».
Poi ha aggiunto un po' commosso;
«Adesso posso essere autosufficiente,
grazie di avermi dato una possibilità...».
E se ne,è andato contento e fiero.
Racconio di origine africana
(Tratto da Quando è giorno? delia Cevaa, 1994)
7
' Spedizione in abb. postale/50 - Torino
In caso d) mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
'"'W'-- L’Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
ELEZIONI PROVINCIALI A TORINO
l€
Mercedes Bresso, 51 anni, docente di economia al Politecnico di Torino, ex assessore regionale alla Pianificazione territoriale è la nuova presidente della Provincia di Torino. È stata eletta con il 61% dei voti (contro il 39% del
suo avversario Giuseppe Lodi). Mercedes Bresso era ap■poggiata da Pds, Verdi, Patto dei democratici. Laburisti,
tPopolari, Pensionati e aveva raggiunto un accordo politico
elettorale anche con Rifondazione comunista; inoltre molti
. elettori della Lega hanno votato per lei.
D
<
A -J
VENERDÌ 12 MAGGIO 1995 ANNO 131-N. 19 LIRE 2000
Per la prima volta si è vòtato nei piccoli Comuni
delle Valli col nuovo sistema
elettorale; non si sono verificati degli sconvolgimenti
trascendentali: in nessun paese si doveva andare al ballottaggio (previsto solo per i
Comuni con più di 15.000
abitanti), ovunque si è esteso
il sistema maggioritario (innovazione solo per Luserna
San Giovanni). La novità più
grossa non è stata nemmeno
l’elezione diretta del sindaco
(in fondo anche prima il capolista era la persona che in
caso di successo sarebbe stata eletta primo cittadino) e
neppure risulta che qualche
sindaco abbia nominato la
sua giunta senza sentire i
consiglieri eletti. C’è stata
IL NUOVO SISTEMA ELETTORALE
LA PREFERENZA
PIERVALDO ROSTAN
però una piccola «rivoluzione» nel modo di votare di cui
pochi alla vigilia avevano
colto tutta la portata: la preferenza unica che ogni elettore
poteva dare.
Per cittadini abituati da decenni a votare tutta la lista
oppure scegliere dei nomi addirittura fra liste contrapposte
è stato difficile modificare il
proprio atteggiamento mentale. Così, in generale e soprat
tutto dove esistevano amministrazioni consolidate e in
grado di ottenere larghi successi di lista, si sono date ben
poche preferenze; tanto, hanno detto in molti, io voto la
lista nel suo completo.
Quasi sempre le persone
che hanno ottenuto i valori
più alti di preferenze personali sono stati i giovani o comunque i candidati nuovi,
non tanto per una radicale
I
Secondo turno
gli eletti
del Consiglio
provinciale
■' Sono 45 i membri del Consiglio provinciale di Torino
che risultano eletti dopo i due
turni. Tre di loro sono risultati eletti nei collegi delle valli
valdesi e di Pinerolo. Oltre
alla presidente Mercedes
Bresso, il Pds conta su 18
rappresentanti: Silvana Accossato. Angelo Audino,
Piergiorgio Bevione, Luigi
Bianco, Levio Bottazzi, Vincenzo Falleri, Maria Galliano,
Fiorenzo Grijuela, Angela
Massaglia, Pierluigi Mosca,
‘ Candido Muzio, Marco Novello, Marta Rabecchini,
Massimo Rostagno, Claudio
Sola, Valerio Soldani, Aurora
Tesio, Giovanni Tufaro.
Forza Italia avrà otto eletti: il candidato presidente
sconfitto Beppe Lodi e poi
Giovanna Alberto, Giacomo
Bottino, Marco Canavoso,
Giuseppe Cerchio, Massimo
Coticoni, Giuseppe Dondona. Paolo Ferrerò. 1 popolari
di Bianco avranno Lorenzo
V Agasso, Paolo Ballesio,
Giorgio Merlo (eletto nel
collegio di Pinerolo), Lucia^ " ì no Ponzetti. Alleanza nazionaie Giovanni Brandi, Cesare Formisano e Gianluca Vignale. La Lega Nord eonterà
su Arturo Calligaro (che era
stato candidato a presidente
nel primo turno), Giovanni
i Marchetto e Alberto Trazzi,
che è stato eletto nel collegio
di Perosa Argentina. Rifondazione comunista Elio
Marchiaro, Dario Ortolano e
Barbara Tibaldi. Due sono
.. . invece i consiglieri dei Verdi-Sole che ride: Fernando
Giarrusso e Pasquale Giuliano. Altrettanti quelli del Patto dei democratici (Livio
Besso Corderò e Giovanni
Ossola), mentre un eletto a
testa conteranno il Centro
cristiano democratico (Danilo Colomba, lusemese eletto nel collegio di Perosa Argentina) e la lista Pensionati
(Giovanni Vendramini).
Il «Grupo Goral vaidense» proveniente dall'Uruguay in tournée alle Valli e in Italia
La musica e la fede al di là deirOceano
Hanno girato l’Italia dal
Nord al Sud portando il loro
canto coinvolgente; sono i 28
componenti del «Grupo coral
vaidense» di Colonia Vaidense in Uruguay; ovunque è stato un grande successo di pubblico e di simpatia che si è
immediatamente creata fra i
coristi e chi li ascoltava. Le
chiese valdesi hanno storicamente questo rapporto «totale» con i fratelli e sorelle del
Rio de la Piata, più di un paese delle valli ha stretto nel
tempo veri e propri gemellaggi con città latinoamericane
nel nome di una emigrazione
che a successive ondate ha
portato in quei territori molti
valligiani, ma questa volta c’è
stato anche quel sentimento
profondo che la fede espressa
nel canto può dare.
Per la verità il Grupo coral
non è propriamente una corale «di chiesa»: «11 coro si
formò nel 1990 - spiega Lilette Gilles, di Colonia - per
partecipare a un festival a
Porto Rico; alcuni di noi facevano parte della corale della chiesa di Colonia ma al
momento di verificare chi poteva partecipare a quella ma
li «Grupo coral vaidense» alla festa delle corali di Genova
nifestazione ci accorgemmo
di essere in pochi; allora abbiamo detto: perché non cercare altre persone disponibili? Si è così costituito un
gruppo che ha partecipato in
rappresentanza della chiesa.
Dopo quella esperienza abbiamo riflettuto sul nostro
rapporto con la chiesa; poiché già c’era una corale abbiamo scelto di essere indipendenti. Partecipiamo invece ai culti come singoli appartenenti alle corali».
Da questa scelta deriva anche il repertorio, prevalentemente legato alla musica
popolare, una musica capace
di trascinare e coinvolgere la
gente a Napoli e- Firenze come a Villar Pellice o Torre
Pellice; il coro ha compiuto
un vero tour de force, partecipando a molte serate e, domenica 7 maggio, alla festa di
canto delle corali a Genova;
da lì è prevista ancora una
puntata in Svizzera; ma
com’è nata l’idea del viag
gio? «Praticamente tutti abbiamo origini delle valli vaidesi - spiega ancora Lilette
Gilles -; un anno fa abbiamo
cominciato a pensare a questo possibile viaggio nelle
terre dei padri a cui ci uniscono, a parte i nomi (Malan,
Sibille, Negrin, Rostan, Frache) moltissime cose. Ci siamo messi in contatto con il
pastore Bruno Rostagno e così si è cominciato a costmire
il programma».
E le chiese hanno risposto
molto bene, lavorando molto,
attivandosi per l’accoglienza,
facendo incetta delle cassette
che il coro aveva appositamente registrato per l’occasione, creando intorno al coro il calore della fratellanza:
«Sono stati concerti molto
“forti”, sentiti - dice la direttrice del coro, Julia Cenoz de
Charbonnier - dove gli applausi nei templi gremiti ci
hanno permesso di dare tutti
noi stessi nel canto. Del resto
anche l’accoglienza nelle famiglie ci ha fatto sentire come al nostro paese, con l’aggiunta delle montagne: è stato come se ci conoscessimo
da sempre...».
Si sentono proclami di laicità da tutte le
parti, ma intanto il modo in cui i giornalisti televisivi (dei Tg soprattutto) riferiscono sul papa e sul Vaticano resta francamente inaccettabile. Più si dicono «laici»,
più sembrano riconoscere nel papa un ’indiscussa autorità morale a cui inchinarsi.
Fa perciò piacere rileggere questa polemica di Attilio dalla sull’«Avvisatore alpino»
del gennaio 1922.
T n occasione della morte del papa
Benedetto XV, alcune nostre Amministrazioni Comunali, fra cui quella di
Torre Pellice, hanno creduto bene
d’esporre di Municipio la bandiera a
mezz’asta, in segno di lutto. Il fatto ha
profondamente stupito la nostra popolazione. È la prima volta che, per una simile ragione, vi è una tale manifestazione ufficiale di lutto. Ed è giusto che la
cittadinanza se ne risenta.
Se v’è un principio che la nostra popolazione senta in modo profondo e chiaro,
è quello della separazione netta, recisa.
IL FILO DEI GIORNI
LA BANDIERA
MARCO ROSTAN
della Chiesa'dallo Stato. E non è soltanto un principio: è una tradizione secolare
confermata dal sangue degli antenati,
confermata dall’esperienza viva e dolorosa del passato e dal profondo convincimento del presente. In forza di quel
principio, il Comune è un ente puramente aconfessionale, ossequente alla piena
libertà di coscienza e di culto di ciascuno, ma assolutamente libero da ogni interessamento confessionale.
E tale attitudine deve essere serbata in
modo tanto più rigoroso nei Comuni nostri, ove la popolazione è di varia religione, e ,si vede tutelata nelle sue reciproche
esigenze dalla assoluta aconfessionalità
della propria Amministrazione civile. A
tale attitudine puramente liberale democratica è contrario l’atto dell’esposizione
ufficiale della bandiera da parte dei vari
nostri Municipi, per un avvenimento
d’interesse confessionale. E quindi è da
biasimarsi in modo assoluto.
Ciò non vuol dire che non partecipiamo al lutto di una parte dei nostri concittadini (...). Ma l’Amministrazione civile, che rappresenta tutti quanti i cittadini nell’espressione dei loro diritti e dei
loro doveri comuni, deve veramente
rappresentare l’unità, deve quindi rimanere al di fuori ed al di sopra di ogni
differenza religiosa, e deve mantenere
intatta in ogni circostanza quèlla sua attitudine necessaria (...).
E bene hanno fatto quelle Amministrazioni Comunali della nostra Valle
che hanno saputo astenersi da quell’atto.
Esse hanno segnato chiaramente alle altre la via da seguire».
voglia di novità quanto perché da un lato i giovani sono
più abituati a dare una preferenza, dall’altro si è ritenuto
che i nuovi fossero maggiormente «a rischio».
Ci sono state così delle'
sorprese; più di un assessore
uscente non è stato riconfermato nemmeno come consigliere; candidati che potevano in teoria contare nei piccoli paesi su un buon bacino
di voti non sono stati eletti,
consiglieri uscenti noti per
aver ben lavorato sono stati
tagliati fuori mettendo in difficoltà le loro stesse amministrazioni. Tanti sistemi elettorali diversi, molta confusione: la chiarezza è mancata
ai. cittadini e forse anche agli
amministratori.
ÌH Questo
Numero
USLiO
Una maggiore qualificazione dei servizi, un lavoro
a tutela della persona nella
totalità dei suoi aspetti sono gli elementi qualificanti
su cui il direttore della Usi
10, Giovanni Bissone, intende basare la propria
azione. Se ne è parlato in
un incontro improntato al
«dialogo» che si è tenuto il
4 maggio a Pinerolo.
Pagina II
Giovani e storia
La Comunità montana
vai Pellice e il distretto
scolastico 43 hanno organizzato Un’iniziativa sui
modi di fare e insegnare la
storia. La raccolta di testimonianze dirette, la lettura
di testi diversi da quelli
scolastici, il vaglio di alcune fonti hanno dato nuovi
stimoli alle scolaresche in
vista di un loro maggior
coinvolgimento.
Pagina II
Il voto ALLE Valli
Il secondo turno delie
elezioni provinciali ha
confermato alle Valli una
tendenza al voto orientata verso il centro-sinistra.
Così la candidata a presidente, Mercedes Bresso,
ha registrato un notevole
consenso, in linea del resto
con il dato provinciale.
Pagina II
Libri illustrati
Si è svolto nei mesi
scorsi a Torre Pellice un
corso propedeutico dTillustrazione, che ha dato modo ai partecipanti di cimentarsi con alcuni testi
favolistici da illustrare per
i lettori più piccoli. I risultati del corso sono esposti
in una mostra. Visto il successo cteU’iniziativa è prevista, in tempi brevi, una
seccmda edizione. ^
Pagina IV
jfX'
8
PAG. Il
E Ed) Delle "\àlli ¥ildes
VENERDÌ 12 MAGGIO 1995
Il tempio di Pradeltorno
NOMINATE LE PRIME GIUNTE — Entro 15 giorni dalla
data di elezione dei sindaci e dei Consigli comunali, i primi
cittadini devono comunicare i nomi degli assessori che
comporranno le nuove giunte, due nei Comuni fino a 3.000
abitanti, 4 in quelli più grandi. Inverso Pinasca è stato il primo Comune a convocare il Consiglio comunale; assessori
accanto al sindaco, Prelato, saranno Aldo Ribet e Mara Balcet. A Rorà affiancheranno il sindaco Odetto gli assessori
Dario Gelso e Giorgio Durand; a Jean-Louis Sappé a Angrogna si affiancheranno Luca Simond e Piero Ricciarini,
assessore esterno; a Torre Pedice il sindaco Armand Hugon
ha scelto quali assessori Claudio Bertalot, Vera Coisson,
Pietro Granerò e Piervaldo Rostan. A Pomaretto la giunta
sarà composta, oltre che dal sindaco Bonis, da Firmino Togliatto e Elda Bonnet.
SETTIMANA DEL FRANCESE — Ritorna anche quest’anno, nelle valli Chisone e Germanasca, la «Settimana del
francese» organizzata dalla Comunità montana, dal Centro
culturale valdese, dalle direzioni didattiche e dalle presidenze della valle. La quinta edizione propone un programma
^icolato dal 13 al 20 maggio con dibattiti, incontri musicali e serate gastronomiche, iniziando dalla serata di Cantavalli a Perosa, sabato 13, con i francesi delle Cevenne
«Azalais»; domenica, alle 16, presso a sede della Comunità
montana, verrà inaugurata una mostra dei lavori preparati
dagli alunni delle scuole; lunedì e martedì, racconti e canti
nelle scuole elementari e medie e cura di Elena Martin; giovedì 18, alle 21, proiezione di un videofilm in lingua originale nella sala proiezioni dell’Usl a Perosa; venerdì serata
gastronomica e sabato, ore 15, presso la Comunità montana,
incontro dibattito fra sindaci francesi e italiani coinvolti in
gemellaggi e l’europarlamentare Rinaldo Bontempi; alle
20,30, nella'sala Piemont, canti e poesie dei bambini della
scuola elementare di Perosa e media di Villar Perosa.
CORSO PER OPERATORI TURISTICI — La Comunità
rhontana valli Chisone e Germanasca organizza nei mesi di
maggio e giugno un corso di formazione per operatori turistici e culturali delle valli Chisone e Germanasca. L’iniziativa si colloca nell’ambito dei progetti Interreg transfrontalieri
per la valorizzazione del patrimonio minerario e intende offrire agli operatori locali la possibilità di formarsi in vista
del lavoro turistico. 11 corso è articolato su 42 ore di lezioni
fra le 20,30 e le 23,30. Gli interessati possono iscriversi telefonando alla Comunità montana (Laura Pero o Milena
Fossa!) ai numeri 81190 o 82293.
SI SPOSTA IL SERVIZIO RIABILITAZIONE — Con
l’inizio di maggio il servizio di riabilitazione dell’Usl 10,
zona vai Pedice, è trasferito dall’ospedale di Torre Pedice
alla sede ex Usi 43 in corso Lombardini, tei. 0121-953131.
ISCRIZIONI AI NIDI DI PINEROLO — Le iscrizioni agli
asili nido di Pinerolo sono aperte dad’8 al 26 maggio; i moduli per la domanda sono a disposizione presso i nidi di zona Serena e zona Tabona; le domande di iscrizione si ricevono esclusivamente presso l’asilo nido zona Serena dalle 9 alle 11,15 e dalle 14 alle 16,15 di tutti i giorni escluso sabato e
festivi. Sabato 13, nel pomeriggio, i nidi saranno aperti alla
popolazione per visite ai locali e alle attività dei bambini.
SEMINA TROTE — Sono disponibili, presso l’incubatoio ittico provinciale di Lusema San Giovanni, gli avannotti e le
trotede da seminare nei corsi d’acqua del bacino del Pedice.
Il ritiro può avvenire tutti i giorni, domenica esclusa, dalle
15,30 alle 18,30. Domenica 6, dalle 8,30, avverrà la semina
nel torrente Angrogna.
SULLE ORME DEI VALDESI — È questo il titolo di un’iniziativa di trekking ideata dal Coordinamento attività scoutistiche del 1 distretto delle chiese valdesi. Il 5 luglio partirà
un gruppo (massimo 15 iscritti, età minima 13 anni) che affronterà il percorso dal lago Lemano a Torre Pedice. Iscrizioni entro il 27 maggio a Dario Tron (0121-81319) o Massimo Long (0121-953107). Un incontro preparatorio è fissato per mercoledì 31 maggio, ore 20,30, presso la Casa
unionista di Torre Pedice.
Ricordando
jacopo Lombardini
Sabato 13 maggio, alle ore 17, presso la sala della biblioteca della Casa valdese, via Beckwith 1, avrà luogo un incontro per ricordare Jacopo Lombardini.
Si alterneranno testimonianze di persone che lo hanno conosciuto e letture di brani delle sue opere.
Sono cordialmente invitati tutti coloro che hanno conosciuto Jacopo Lombardini e possono fornire indicazioni sulla sua attività.
Primi atti della nuova dirigenza dell'Us110 di Pinerolo
L'ammalato può dire la sua
DAVIDE ROSSO
Per il direttore ded’Usl 10,
Giovanni Bissone, bisogna puntare nella nostra zona
(ma non solo qui) a una maggior qualificazione dei servizi
e a una sanità indirizzata alla
persona, ma per far questo
serve anche la collaborazione
della popolazione. C’è la volontà da parte dell’azienda
Usi 10 di avviare un dialogo
con i cittadini, tra l’altro per
sondare come percepiscono la
qualità dei servizi ma anche
al fine di arrivare all’attuazione del programma di miglioramento della qualità, da
tempo allo studio nella zona.
Giovedì 4 maggio, in quest’ottica di «dialogo», si è tenuto a Pinerolo un incontro
aperto al pubblico, promosso
dairUsl 10, dal titolo significativo «l’azienda Usi dialoga
con il cittadino». All’incontro, a cui hanno partecipato
tra gli altri il direttore generale dell’Usl 10, dott. Giovanni Bissone, il sindaco di
Pinerolo, Livio Trombotto, il
presidente dell’Ordine dei
medici della provincia di Torino, Michele Olivetti, è stata
presentata la ricerca «dal
progetto miglioramento qualità al dialogo con il cittadino». Nel corso della serata
sono stati illustrati i dati relativi a un sondaggio effettuato
tra i ricoverati dell’ospedale
Agnelli di Pinerolo.
Ai degenti dell’ospedale pinerolese infatti nei mesi passati sono state distribuite, affinché le compilassero, sche
de che comprendevano domande sui servizi ai ricoverati
e sulla struttura ospedaliera in
genere. I dati che sono emersi
hanno messo in evidenza soprattutto le carenze di tipo
strutturale dell’ospedale (scarsa qualità degli arredi, servizi
igienici lontani dalle camere,
mancanza di una sala da
pranzo ma c’è anche chi ha
chiesto almeno un tavolino in
camera) mentre l’assistenza
prestata è stata giudicata generalmente buona; c’è poi chi
si lamenta per le lunghe attese nei corridoi per gli esami
fuori reparto o chi vorrebbe
un dialogo più aperto con il
medico e infine chi gradirebbe che ci fosse un giardino
interno all’area dell’ospedale.
Le indicazioni pervenute
dal sondaggio ma anche la
volontà di applicare i principi
contenuti nella normativa regionale sulla comunicazione,
oltre all’intenzione di pro
gredire con l’attuazione del
progetto miglioramento qualità, hanno portato all’iniziativa da parte dell’Usi 10 di
aprire nei prossimi mesi uno
sportello per il cittadino: inizialmente funzionerà solamente per l’ospedale ma si
prevede in seguito di ampliarne il campo di azione al resto
del territorio.
Quale sarà la funzione di
questo ufficio per il pubblico?,
L’ufficio farà da intermediario tra l’ospedalé, i suoi servizi e il cittadino; questi potrà
chiedere informazioni ma anche avanzare reclami, suggerimenti, ringraziamenti. L’ufficio relazioni con il pubblico
avrà come compito quello di
migliorare la qualità (migliorando l’efficienza e l’efficacia
dei servizi), servirà per sondare il cittadino sulla sua percezione della qualità offerta;
l’ufficio poi dovrà raccogliere
e trasmettere informazioni.
Fare storia con i ragazzi delle scuole pubbliche
L'Informazione e ¡1 metodo
non bastano a creare l'attenzione
CARMEUNA MAURIZIO
Fare storia con i più giovani non è un compito facile, molte infatti sono le responsabilità e spesso pochi e
inadeguati gli strumenti, ma
altrettanto spesso non si
conoscono fino in fondo e
non si apprezzano le potenzialità e gli interessi di bambini e ragazzi verso quella che
da sempre è stata ritenuta una
materia scolastica molte volte
noiosa e pesante. Proprio per
parlare del rapporto tra i giovani e la storia e per coinvolgere gli insegnati e i ragazzi
che avevano svolto esperienze
significative nella didattica
della storia è stato organizzato
a Torre Pellice, lo scorso 3
maggio, un convegno che si
intitolava appunto «I giovani
e la storia» promosso dalla
Comunità montana vai Pellice
e dal distretto scolastico 43.
Sono emerse esperienze interessanti e stimolanti che
hanno finito per dimostrare
che quando i ragazzi e i bambini sono coinvolti in prima
persona il loro rapporto con
io studio muta in senso positivo. In particolare sono state
presentate delle ricerche condotte dai bambini delle scuole
elementari di Luserna San
Giovanni e di Torre Pellice,
dalle medie di Bricherasio e
Lusema, dal Liceo europeo di
Torre Pellice e dall’istituto
tecnico commerciale Alberti
di Lusema. Tutti gli studenti
coinvolti, sia i più piccoli che
quelli delle superiori, hanno
adoperato strumenti didattici
spesso poco usati come la
raccolta diretta di testimonianze, la lettura di testi diversi da quelli scolastici, il
confronto tra le fonti e una
ricca documentazione raccolta nel territorio.
Le scolaresche hanno cercato di rileggere e di conoscere gli ultimi cinquant’anni
della storia italiana, con
un'attenzione molto forte agli
eventi della resistenza nelle
valli del Pinerolese. «Sin
dall’inizio di questa attività spiega Nino Pennacchia, professore di italiano alla «Caffaro» di Bricherasio - ho potuto verificare come fosse facile coinvolgere i ragazzi, che
spontaneamente si sono presi
l’incarico di “fare la storia”
con criteri di giustizia, documentandosi scmpolosamente,
ascoltando con interesse le testimonianze orali, ripercorrendo fisicamente gli itinerari
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dei partigiani, alla ricerca di
particolari, con la curiosità
che è tipica di questa età.
Questo lavoro mi ha dato modo di verificare che spesso è
proprio la lezione tradizionale
di storia ad allontanare i ragazzi da uno studio che è invece molto importante per la
loro formazione; inoltre molte volte ci dimentichiamo
quanto sia importante l’emozione, sia da suscitare, sia
provata durante il passaggio
delle informazioni».
Dunque quello tra i giovani
e la storia può e deve essere
un rapporto da coltivare, da
curare, puntando su metodi
non tradizionali, rendendo gli
studenti più che mai protagonisti della ricerca, puntando
sin dalle elementari sull’acquisizione di quello che diventerà e si consoliderà come
un metodo storico. I giovani
partecipanti al convegno hanno avuto anche la possibilità
di ascoltare un’importante testimonianza orale dalla viva
voce di una sempre giovane e
appassionata Nadia Spano
che, intervistata da Bruna
Peyrot, ha raccontando con
semplicità e coinvolgimento
quello che accadeva in Italia
cinquant’anni fa.
Alle Valli
Vince il
centro-sinistra
Al ballottaggio per la presidenza della Provincia i valdesi hanno votato a larghissima
maggioranza per la. candidata
del centro-sinistra, Mercedes
Bresso. Nei Comuni a maggioranza valdesi le percentuali sono altissime; si va il 90%
a Rorà, l’86,6% a Pramollo,
al 55% di Bobbio Pellice con
una media superiore al 70%.
Dalle urne è venuta dunque
una conferma del voto favorevole al centro-sinistra del voto
del 23 aprile. Voto che allora
era stato in controtendenza rispetto al voto provinciale. In
più sulla candidatura della
professoressa Bresso sono
confluiti anche i voti di
Rifondazione che nei giorni
precedenti alla votazione aveva raggiunto un accordo politico con la coalizione di centro-sinistra, della Lega Nord e
dei Pensionati con i quali si
era apparentata al secondo
turno. L’accordo politico con
Rifondazione prevede che
quest’ultima appoggi la maggioranza, e che abbia un ruolo
nel Consiglio provinciale (si
parla della presidenza del
Consiglio a Elio Marchiaro) e
che la Provincia mantenga vivo l’impegno antifascista e a
sostegno dei lavoratori.
Mercedes Bresso ottiene un
significativo successo personale alle Valli perché è riuscita a vincere un’ostilità diffusa
alla sua qualifica di «ambientalista komeinista», come era
stata definita da alcuni avversari che mal vedevano alcune
iniziative legislative che lei
stessa aveva promosso in
Consiglio regionale a tutela
dell’ambiente. Alta però è stata l’astensione: il 53% a Angrogna, il 52% a Villar Pellice
(il voto non sarebbe valido se
fosse votato per il sindaco)
con una media del 40%.
Tra i primi atti della neopresidente della Provincia vi
sarà quello della nomina della
giunta: 8 assessori che saranno scelti tra esterni al Consiglio provinciale tra persone di
provata competenza, ma la
sua squadra sarà più allargata
e conterà di una quarantina di
persone che saranno i referenti tematici e territoriali della
nuova giunta. Politicamente
la Giunta provinciale guidata
dalla Bresso dovrà confrontarsi con la nuova Giunta regionale capeggiata da Enzo
Ghigo. «Non intendo fare un
guerra istituzionale - ha dichiarato Mercedes Bresso -.
Gli enti sono autonomi e
ognuno risponde della propria
attività ai consiglieri del proprio Consiglio. Alla Regione
porteremo i problemi della
provincia di Torino». «Riconosco la sconfitta - ha detto
Beppe Lodi - sarò il leader di
un’opposizione costruttiva
nell’interesse degli abitanti
della provincia».
Nella tabella della pagina a
fianco sono riportati i dati ottenuti al primo turno da tutte
le formazioni presenti che
non si sono apparentate con
un candidato al secondo turno. Sotto la voce Bresso o
Lodi sono rappresentati i simboli dei partiti apparentati al
2° turno e la somma dei voti
da essi ottenuta al 1“ turno
raffrontata in con i voti ottenuti dai candidati al 2° turno.
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venerdì 12 MAGGIO 1995
E Eco Delle ^lli ’\àldesi
PAG. Ili
Vince la candidata del centro-sinistra, Mercedes Bresso
Ballottaggio per la presidenza della Provincia
Ingrogna
Bibiana
Bobbio Pellico
Bricherasio
^mpigUone Fenile
Fanestrelle
Imeiso Pinasca
Luserna S. Giovanni
itusemetta
Massello
f^sa Argentina
Perrero
Pbiasca
Pomaretto
Porte
Pragelato
Prajl
Pramollo
Brarostino
Rorà
laure
Salza di Pinerolo
1^ Germano Chisone
S. Pietro Val Lemina
S. secondo
Torre Pellice
Villar Pellice
Bniar Porosa
COLLEGIO N. 35
HPEROSA ARGENTINA
Cavour
Garzigliana
Macello
Osasco
Pinerolo
Vil|Manca Piemonte
COLLEGIO N. 36
Oi PINEROLO
345
1309
285
2102
604
414
367
4102
288
50
2278
473
1680
658
592
236
210
172
532
136
619
57
1042
691
1593
2438
80
564
2317
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24
117
17
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41
95
33
44
17
25
15
25
3
46
7
75
38
92
117
17
38
139
321
1192
268
1932
556
367
346
3801
253
48
2125
432
1585
625
548
219
185
157
507
133
573
50
967
653
1501
2321
63
526
2178
26234 1802 24432
626
2335
292
600
492
18363
2237
54
184
37
63
51
1228
194
572
2151
255
537
441
17135
2043
24945 1811 23134
Prov. ’95 Prov. ’95 Prov. ’95
1“turno 1”turno 1"turno
Voti % Voti % Voti %
68 15,7 11 2,5 45 10,4
215 13,6 44 2,8 105 6,7
20 5,8 12 3,5 37 10,8
413 17,1 75 3,1 140 5,8
107 14,5 20 2,7 32 4,3
73 17,7 6 1,5 25 6,1
72 16,7 5 1,2 69 16,
416 8,9 78 1,7 371 8,
45 15,2 5 1,7 14 4,7
19 37,3 0 , 9 17,6
477 19, 48 1,9 272 10,9
137 26,6 9 1,7 72 14,
337 18,4 51 2,8 170 9,3
131 18, 13 1,8 112 15,4
101 16,4 18 2,9 64 10,4
46 16,5 9 3,2 7 2,5
45 21,1 3 1,4 13 6,1
23 13,4 4 2,3 29 16,9
99 16,4 12 2, • 52 8,6
10 6,1 3 1,8 9 5,5
199 29, 19 . 2,8 55 8,
15 26,8 0 , 7 12,5
124 11,2 21 1,9 122 11,
155 19,4 20 2,5 39 4,9
339 16,9 59 2,9 145 7,2
228 8,2 58 2,1 210 7,5
27 21,6 8 6,4 9 7,2
123 18,2 44 6,5 47, 6,9
528 19,7 -63 2,4 360 13,5
459215,4 718 2,4 2641 8,8
112 15,2 28 3,8 35 4,7
521 16, 82 2,5 131 4,
73 23, 6 1,9 18 5,7
133 20,1 12 1,8 30 4,5
135 24,2 30 5,4 33 5,9
1950 9,4 '237 1,1 1906 9,2
522 18,8 91 3,3 156 5,6
344611,8 486 1,7 2309 7,9
Mercedes Bresso
Giuseppe Lodi
Provinciali ’95 Provinciali ’95 Provinciali ’95 Provinciali ’95 riiff
2° turno 1“turno diff. 2° turno 1°turno
Voti % Voti % % Voti % Voti % %
227 70,7 189 43,8 27,1 94 29,3 120 27,7 1,6
693 58,1 524 33,2 24,9 499 41,9 688 43,7 -1,8
185 69,0 . 189 55,1 13,9> 83 31,0 85 24,8 6,2
1044 54,0 740 30,7 23,3 888 46,0 1041 43,2 2,7
313 56,3 215 29,2 27,1 243 43,7 . 362 49,2 -5,5
216 58,9 180 43,6 15,3 151 41,1 129 31,2 9,9
267 77,2 202' 47,0' 30,2 79 22,8 82 19,1 3,8
2593 68,2 2306 49,5 18,7 1208 31,8 1486 31,9 -0,1
161 63,6 139 46,8 16,8 92 36,4 94 31,6 ' 4.7
40 83,3 17 33,3 50,0 8 16,7 6 11,8 4,9 .
1457 68,6 993 39,6 28,9 668 31,4 • 716 28,6 2,9
285 66,0 152 29,5 36,5 147 34,0 146 28,3 5,7
1191 75,1 887' 48,5 26,6 394 24,9 382 20,9 3,9
521 83,4 347 47,7 ■ 35,7 104 16,6 125 17,2 -0,5
371 67,7 263 42,8 24,9 177 32,3 169 27,6 4,8
68 31,1 60 21,6 9,5 151 68,9 156 56,1 12,8
141 76,2 Ut 52,1 24,1 . 44 23,8 41 19,2 4,5
136 86,6 85 49,4 37,2 21 13,4 31 18,0 -4,6
379 74,8 275 45,7 29,1 128 '25,2 164 27,2 -2,0
120 90,2 118 72,0 18,3 13 9,8 24 14,6 . -4,9
341. 59,5 224 32,6 26,9 232 40,5 190 27,7 12,8
38 76,0 24, 42,9 33,1 12 24,0 10 17,9 6,1
756 78,2 ' 824 56,3 21,9 211 21,8 218 19,7 2,2
340 52,1 242 30,3 21,8 313 47,9 344 43,0 4,9
' 805 60,3 694 34,6 25,7 ,596 39,7 767 38,3 1,4
1618 69,7 1495 53,6 16,1 703 30,3 796 28,6 1,7
30 47,6 41 32,8 14,8 33 52,4 40 32,0 20,4
378 71,9 2à9 44,2 27,7 148 28,1 164 24,2 3,9
1528 70,2 , , 994 37,2 \ 33,0 650 29,8 729 27,3 2,6
■(6342 66,9 12629 42,3 24,6 8090 33,1 9305 31,1 2,0
. 340 59,4 283 39,6 - 19,8 • 232 40,6 271 36,7 . 3,9
1099 51,1 1400 43,0 8,1 1052 48,9 1119 34,4 14,5
112 43,9 84 26,4 17,5 143- 56,1 137 43,1 13,0
254 47,3 160 24,2 23,1 283 52,7 326 .49,3 3,4
263 59,6 163 29,2 ■ 30,4 178 40,4 197 35,3 5,1
11103 64,8 9135 43,9 20,9 6032 35,2 7572 36,4 -1,2
1023 50,1 • 795 28,6 21,5 1020 49,9 1220 43,8 ' 6,1
14194 61,4 12030 41,3 20,0 &940 38,6 10842 37,2 1,4
INIZIATIVA DI «RIFORMA»
RESISTENZA
A cinquant’anni dalla fine del fascismo e della 2- guerra mondiale, la redazione di
Riforma offre ai suoi lettori e lettrici la possibilità di conoscere meglio la situazione delle
chiese evangeliche italiane sotto il regime fascista e la Resistenza alle valli valdesi acquistando a prezzo fortemente scontato i seguenti volumi della Claudiana.
L’offerta è valida solo fino al 15 maggio 1995 e per invii in Italia.
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non può essere
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Ricostruzione su fonti inedite dei rapporti
fra la Chiesa valdese
e lo Stato italiano
dalla «grande guerra»
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della politica fascista
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protestanti e i Testimoni di Geova.
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’30 che caratterizzarono la resistènza al
nazismo della Chiesa
confessante tedesca.
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10
PAG. IV
E Eco Delle Yalu moEsi
VENERDÌ 12 MAGGIO 1995
Un’immagine deiia Festa deiio Sport
Una mostra a Torre Pel lice
Libri per i più piccoli
Nei mesi di gennaio, febbraio e marzo si è svolto a
Torre Pellice il primo corso
propedeutico di illustrazione
condotto da Orietta Brombin,
illustratrice, e Paolo Guasco,
pittore, già insegnante presso
il liceo artistico di Torino.
Questa iniziativa è nata dal
desiderio di sperimentare alcune tecniche grafiche e pittoriche fmahzzate alla realizzazione di una storia illustrata
che «simulasse» un prodotto
finito. Inizialmente sono stati
individuati alcuni brevi racconti ricchi di suggerimenti
grafici, ben divisibili in quadri e sequenze.
«Siamo passati attraverso
la ricerca di una chiave di
lettura del testo - spiega
Orietta Brombin - e anche
del ritmo dei colori, delle forme e dell’organizzazione del
testo e delle immagini, fino
ad arrivare al progetto. Le illustrazioni finali quindi sono
state realizzate con la tecnica
della tempera acrilica, il collage, la serigrafia». Al corso,
che si è svolto in otto incontri, ciascuno di circa due ore,
hanno partecipato dieci allievi, provenienti da Torino, Pinerolo. Torre Pellice, Luserna, Angrogna e dalla vai Chi
sone e ciascuno di loro aveva
esperienze diverse alle spalle.
Dice l’altro organizzatore, il
pittore Guasco: «Potevano
partecipare anche coloro i
quali non avevano nessuna
esperienza precedente e non
conoscevano tecniche particolari. Così, per esempio, la
scelta dei materiali, si è fatta
insieme, accogliendo le proposte e valutando insieme gli
accostamenti».
Tutti i lavori realizzati, 50
tavole, in esposizione a Torre
Pellice fino a sabato 13 presso la Bottega del possibile,
rappresentano così un punto
di arrivo per i partecipanti al
corso, che si sono impegnati
ad illustrare fiabe di Calvino,
di Beh, di Wilcock, partendo
da fondali sui quah si animano oggetti e personaggi. «Il
nostro corso si intitolava appunto “Il libro animato’’
proprio perché uno degli
obiettivi primari era quello
di far vivere su scene-fondali
le storie che andavamo ad illustrare - dice ancora Orietta
Brombin - e allo stesso tempo abbiamo voluto proporre
delle tecniche semplici e accessibili per stimolare l’approccio ai testi visti come oggetti da interpretare».
Nelle
Chiese Valdesi
POMARETTO — Le riunioni quartierali si terranno il 12
all’Inverso Clot e il 24 ai Maurini alle 20,30.
• Giovedì 13 alle ore 17, presso il pastore Ribet, riunione
di preparazione dell’ordine del giorno del Concistoro,
aperta a quanti desiderano partecipare.
• Domenica 14 maggio si terrà l’assemblea di chiesa per
la presentazione della relazione annua e per la pianificazione degli impegni estivi: particolare importanza assume quest’anno la preparazione del 15 agosto che avrà
appunto luogo a Pomaretto.
VILLASECCA — L’assemblea di chiesa di fine anno è
convocata nel corso del culto ai Chiotti domenica 14
maggio; all’ordine del giorno l’esame della relazione
morale del Concistoro e l’elezione dei deputati al Sinodo
e alla Conferenza distrettuale.
ANGROGNA — Campi estivi al Bagnoou: dal 27 luglio al
1° agosto campo per i medi su «I celti: chi sono e cosa
facevano nelle nostre valli», condotto da Anna Casini e
Susanna Gardiol, costo lire 110.000, prenotazioni entro
il 31 maggio presso Massimo Long (953107); dal 3 al 6
agosto campo per i piccoli su «Fiori, erbe, insetti e animali», condotto da Maura Bertin, Marinella Lausarot,
Sandra Rostan e Denise Sappé, costo lire 90.000, prenotazioni entro il 31 maggio presso Sandra Rostan
(932935) e Marinella Lausarot (932969); dal 9 al 14
agosto campo per i grandi su «La storia di Giobbe» condotto da Nicky Raddon e Massimo Long, costo lire
130.000, prenotazioni entro il 31 maggio presso Massimo Long (953107).
VILLAR PELLICE ■— Nel pomeriggio di sabato 13 maggio il Concistoro incontrerà i giovani dei primi tre corsi
di catechismo.
• Domenica 14 maggio, nel corso del culto con cena del
Signore, avrà luogo l’insediamento dei nuovi anziani.
• Domenica 14 e lunedì 15 nei locali di piazza Jervis si
terrà l’annuale bazar dell’Unione femminile.
FESTA DI CANTO DELLE SCUOLE DOMENICALI
— Domenica 21 maggio, a Torre Pellice, si svolgerà la
festa di canto delle scuole domenicali con il seguente
programma: alle 10 culto, alle 12 pranzo al sacco, alle 14
pomeriggio di giochi e alle 16 merenda con gelato.
FESTA DELLO SÌPORT — «La tutela sanitaria dell’attività
sportiva» sarà il tema del convegno organizzato dall’associazione 3S di Lusema in occasione della XIV Festa dello sport.
L’incontro, promosso in collaborazione con la Comunità montana vai Pellice e i Comuni di Lusema e Torre Pellice, si svolgerà sabato 20 a partire dalle ore 10 presso la sala consiliare
della Comunità montana a Torre Pellice. Si parlerà di normative vigenti rispetto alla tutela sanitaria, di attività sportiva nella
scuola dell’obbligo e della situazione nei paesi Cee.
Sempre nell’ambito della XIV Festa dello sport l’associazione 3S, il Comune di Lusema e la Comunità montana organizzano un concorso fotografico, destinato a ritrarre i vari
momenti dell’intera manifestazione. I partecipanti saranno divisi in tre categorie e saranno poi premiati il 18 luglio. Chiunque fosse interessato può rivolgersi non. oltre il 13 maggio
all’ufficio turistico di Lusema in via Ribet, tei. 0121-902441,
che fornirà il regolamento del concorso e il programma delle
manifestazioni. Le opere realizzate saranno esposte successivamente a Pinerolo e a Torre Pellice.
ATLETICA — Buoni risultati per gli atleti del 3S di Luserna nei campionati regionali per società al parco Ruffini di Torino: Manuela Bonnet ha ottenuto un ottimo 13”,70 sui 100 metri. Da segnalare anche Fabrizio Cogno che sui 5.000 metri ha
fatto registrare un buon 17’10” e Claudia Bertinat impegnata
sui 1.500. A livello pinerolese la prestazione di maggior spicco
è stata comunque quella di Silvana Franchino (Atletica 3 valli
di Pinerolo) che ha percorso i 400 metri in 58”,2.
GINNASTICA ARTISTICA — Per la prima volta Lusema
San Giovanni e la vai Pellice ospitano una manifestazione di
ginnastica artistica di cartello. Domenica prossima presso la
palestra Alpi Cozie l’associazione 3S, in collaborazione con la
Federazione, organizza la finale del campionato interregionale
(Piemonte e Valle d’Aosta) per la categoria propaganda. La
manifestazione rappresenta l’apertura della XIV Festa dello
sport ma ci sarà un prologo nella giornata di sabato 13 a Bricherasio dove le ragazzine del centro di avviamento allo sport
di Lusema, insieme a quelle della palestra Futura di Torre Pellice, saranno impegnate in un’esibizione a partire dalle ore 20.
A Borgaro, in una prova interprovinciale, le atlete del 3S della categoria ^Ueve hanno ottenuto buoni risultati grazie a Miriam Branero, Francesca Rivoira e Micol Rossetto, della prima
squadra, e a Valeria Grillo, Priscilla Pozzi e Alessandra Cesan
della seconda.
PALLAVOLO: IL PINEROLO RITORNA IN VETTA
— Bella partita e ottimo successo per 3 a 0 del Magic Pinerolo
in serie CI femminile; opposta alla capolista Italbrokers Genova, la squadra di Mina ha saputo chiudere in tre set prenotando
così una delle due poltrone per la promozione in B. Sconfitta invece per 3 a 0 della formazione maschile battuta dal Mokaor.
Nel trofeo Ferrazza vittorie per San Secondo, contro Con Voi
di Carmagnola, della formazione di Barge contro il Volley Perosa e il Con Voi e di San Secondo a danno della 3S Nova Siria. In classifica al primo posto San Secondo, seguito da Riccio
di Bricherasio e Barge, al quarto posto Antares di Pinerolo e 3S
Nova Siria, infine seguono Porosa, Carmagnola e Villafranca.
Nella II divisione femminile il 3S di Lusema ha perso La
Loggia per 3 a 0.
PALLAMANO: FINALE CADETTI — Il 3S cadetti ha
concluso i suoi impegni a livello provinciale classificandosi al
secondo posto dietro i forti rivaltesi. I ragazzi di Enrico Comoglio hanno anche tolto l’imbattibilità alla formazione di Rivalla. La formazione del 3S era così composta: Bonetto, Revel, S.
Rivoira, D. Rivoira, Bonnin, Barberis, Rosso, Boaglio, Viscosi,
Di Fazio, Comba, Amaudo, Pissia e Ponzo.
20 CHILOMETRI A LOSANNA — Si è disputata la 14“
edizione della «20 km de Lausanne», che ha visto la partecipazione di oltre 7.000 corridori provenienti da Francia, Italia e
Svizzera. Vi hanno preso parte anche 44 atleti del Grappo sportivo di Pomaretto ottenendo brillanti risultati; in particolare va
segnalata la vittoria di Valentina Richard, che ha condotto in
testa sin dall’inizio la gara sui 4 chilometri per la categoria ragazze ed è stata applaudito al suo ingresso vittorioso allo stadio
De Coubertin, dopo aver percorso le vie cittadine in festa, mentre complessini e bande accompagnavano tutti gli atleti. Tra i
giovani hanno disputato un’ottima gara anche Lara Ribet ( 16“),
Gianni Paschetto (14°), Susy Pascal (9“), Diego Micol (13°),
Andrea Barrai (16°). Lara Rostan è giunta 11“ tra le donne nei
10 chilometri. La gara è stata patrocinata dal Ciò con lo scopo
di riunire atleti giovani e adulti, sportivi noti e sconosciuti, per
ricordare il profondo legame che unisce la capitale del Canton
de Vaud agli ideali olimpici.
Buoni piazzamenti per gli atleti e le atlete del Pomaretto anche alla «Strameano» disputatasi nelle borgate di Meano sabato 6 maggio; fra i maschi Marco Gastaut è giunto 7°, Luca Benedetto 11°, Davide Faraud 14°, Patrick Pons 18°. Fra le ragazze successo di Valentina Richard; 5“ Laura Rostan, 6“ Anita
Tron, 7“ Nadia Bounous, 8“ Maura Pegoraro, 9“ Santa Doina,
10“ Luana Breuza.
TENNIS TAVOLO — Dal 14 al 21 maggio si svolgerà a
Torre Pellice, nella palestra comunale, la sesta edizione dei
campionati pinerolesi di tennis tavolo. Saranno ammessi atleti
per le categorie doppio maschile assoluto, singolare maschile
assoluto, singolare femminile assoluto, singolare maschile e
femminile under 18, singolare maschile e femminile under 14,
singolare femminile e maschile amatori e doppio maschile amatori. I rispettivi vincitori dei tornei assoluti saranno proclamati
campioni pinerolesi 1995. Le iscrizioni al torneo dovranno pervenire entro il 13 maggio telefonando ai numeri 0121-930739 e
91527. Sono previsti premi secondo le indicazioni della Federazione tennis tavolo e tutti avranno un omaggio della ditta Morè.
CALCIO: MALE PINEROLO E LUSERNA — Si avviano alla conclusione i campionati minori di calcio; il Pinerolo
nei Dilettanti e il Lusema in promozione hanno ormai poco da
chiedere alla classifica, tranquilla e senza grosse ambizioni.
Così i biancoblù sabato sono stati sconfitti al Barbieri dal Camaiore per 2 a 1 dopo essere stati in vantaggio con Mollica; nel
secondo tempo gli ospiti hanno saputo meritatamente portarsi
in vantaggio superando così in classifica proprio i pinerolesi.
In Promozione netta sconfitta per 3 a 0 del Lusema sul campo della Borgonese.
11-13 maggio — TORRE
PELLICE: Il commissario
Francy Cachelin, già responsabile deU’Esercito della Salvezza in Germania e Gran
Bretagna, parlerà tutte le sere
alle 20,30 sul tema: «Gesù:
per noi non una teoria, ma
una realtà di vita» e tutti i pomeriggi, fino al 12 maggio,
alle 16, presenterà «Le profezie di Gesù». Le riunioni si
terranno nella sala dell’Esercito della Salvezza in via Cavour. Domenica 14 maggio ci
sarà un pranzo comunitario
per il quale bisogna prenotarsi entro 1’ 11 maggio.
11 maggio, giovedì — PINEROLO: L’associazione
«La Fornace» organizza, per
le 20,45 all’auditorium del liceo scientifico, un incontro
con Gustavo Zagrebelsky sul
tema: «Democrazia, informazione, referendum».
12 maggio, venerdì —
POMARETTO: Le chiese
valdesi del terzo circuito organizzano, presso il teatro
valdese, alle 20,30, un incontro dal titolo: «Europa e sterminio nel cinquantenario della Shoà degli ebrei»; intervengono Francesca Spano e
Claudio Canal. Giovanna Galante Garrone eseguirà canti
della tradizione yddish.
12 maggio, venerdì — PlNEROLO: Alle 20,45, presso il Centro sociale di via
Podgora, verrà presentato
l’ultimo libro di Giulio Girardi «I poveri costruiranno la
nuova storia?»; dialogheranno con l’autore il magistrato
Elvio Passone e l’assessore
alla cultura, Alberto Barbero;
introduce Franco Barbero.
12 maggio, venerdì —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 18 è convocato il
primo Consiglio comunale
per la presentazione della
nuova giunta.
12 maggio, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle
20.45, presso la sala della Comunità montana vai Pellice,
per il gruppo di studio Val
Lucerna, Franca Debenedetti
Loewenthal e Marco Baltieri
presenteranno «La via degli
specchi», 12 racconti per ragazzi di Elena Ravaz/ini Corsani, ed. Ass. F. Lo Bue.
12 maggio, venerdì — PINEROLO: Alle 21, nel tempio valdese, il coro Fihavanana presenterà una serata di
canti malgasci.
13 maggio, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alle ore 21, nella sala Albarin, il coro Fihavanana proporrà una serata di canti del
Madagascar.
13 maggio, sabato — PEROSA ARGENTINA: Alle
21,15, nell’ambito del Cantavalli, presso i locali della
Croce Verde si esibirà il
gruppo francese Azalais che
proporrà canti sulla lavorazione della seta nelle Cévennes. La tradizione del canto
sul lavoro legata alle filature
(nel 1841 16 a St.-Jean du
Gard e 21 a Anduze).
14 maggio, domenica —
SAN GERMANO: Con partenza alle 9,30 dal campo
sportivo, si svolgerà la sesta
edizione della gara a staffetta
di corsa in montagna.
16 maggio, martedì —
TORRE PELLICE: Alle
16.45, presso la biblioteca
della Casa valdese, si conclude il corso di storia della vai
Pellice nel ’900 con una lezione di Bruna Peyrot sulla
memoria nella storia; interviene Frida Malan.
16 maggio, martedì — PINEROLO: Alle 21, nel salone dei cavalieri in via Giolitti, Alessandro Barbero dell’Università di Roma parlerà
su «Torino nel basso Medioevo».
SERVIZI
VALLI?
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 14 MAGGIO
Rinasca: Farmacia Bertorello
- Via Nazionale 22, tei.
800707
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde. Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 14 MAGGIO
Lusema San Giovanni: Farmacia Vasario - Via Roma 19
(Airali), tei. 909031
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza: tei. 322664
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 12 maggio, Vanya sulla 42“ strada; sabato. L’uomo ombra; domenica, ore
14,30 16,45 19, 21,15, lunedì,
martedì e giovedì Vento di
passioni. Feriali ore 21,15.
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma giovedì e venerdì,
ore 21,15, Belle al bar, sabato e domenica, ore 20 e
22,10, lunedì, ore 21,15, La
carica dei 101 (cart. animati
di Walt Disney).
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PRIVATO acquista mobili
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Pubblicazione unitaria con Rifomia
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Qiampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
11
t;OÆRDÎ 12 MAGGIO 1995
..... ..........
PAG. 7 RIFORMA
Solo metà dei contribuenti sceglie la destinazione deH'8 per mille
Alla Chiesa cattolica 700 miliardi
alle chiese evangeliche 14
CIORGIO GARDIOL
C^è tempo fino alla fine
di giugno per effettuare
la scelta, ma la pubblicità della Chiesa cattolica e degli avventisti è già iniziata. Quella
dei valdesi e metodisti inizierà
nei prossimi giorni, mentre i
.pentecostali (Assemblee di
Dio) hanno scelto una pubblicità molto discreta solo nei canali interni (radio, periodici
■pentecostali e comunità locali). Si tratta della scelta di deslinazione dell’8%0 dell’lrpef
che tutti i contribuenti (anche
gli stranieri che producono
reddito in Italia) possono effettuare firmando una apposita
casella della dichiarazione dei
redditi 0 mediante un modulo
s^posito da spedire all’Ufficio
delle imposte in caso di non
obbligatorietà della dichiarazione (se si ha solo un reddito
dalavOTO dipendente).
L’8%0 può essere destinato,
oltre che allo stato che non
indica preventivamente l’uso
che ne farà, alla Chiesa cattolica che lo utilizzerà per il
culto e per fini umanitari e
a^istenziali, all’Unione delle
chiese avventiste, alle Assemblee di Dio e alla Chiesa
valdese (Unione delle chiese
valdesi e metodiste) che invece lo utilizzeranno per scopi
.asàstenziali, culturali e umanitari in Italia e nel Terzo
Mondo. Ma attenzione: le
{^ese evangeliche beneficerannó solo delle scelte espresse a loro favore sul totale dei
dichiaranti, mentre alla Chie• sa cattolica il conteggio sarà
r ftóo sulla base delle percen‘ mali ottenute in rapporto alle
scelte espresse.
Il ministero delle Finanze
ha reso noto i primi dati dello
^ ‘ Le scelte dei contribuenti
La destinazione dell’otto per mille dell’lrpef
Totale %
Dichiaranti 7.048.760 con scelta espressa 3.846.240 54,6
con scelta non espressa 3.202.520 45,4
Scelte espresse 3.846.240 regolari 3.760.605 97,8
con anomalie 85.685 2,2
Scelte regolari 3.760.605 Stato 552.833 14,7
Chiesa cattolica 3.096.510 82,3
Unione chiese avventiste 37.240 1,0
Assemblee di Dio in Italia 10.741 0,3
Chiesa evangelica valdese 63.281 1,7
Fonte: ministero delle Finanze-Sogei su 7 milioni di modelli 740/94
Incontro a Asti
La libertà
di coscienza
spoglio delle dichiarazioni: si
tratta di dati relativi a 7 milioni di dichiarazioni (su un
totale di 18 milioni). In base a
questi dati circa la metà dei
contribuenti ha effettuato la
scelta e di questi l’82% ha
scelto la Chiesa cattolica,
l’l,7% la Chiesa valdese,
l’l% l’Unione delle chiese
avventiste, lo 0,3% le assemblee di Dio e il 14,7% lo stato. Si tratta dunque di dati relativi a poco più di un terzo
delle schede.
Se questi dati fossero definitivi si avrebbe la seguente
ripartizione: poiché il gettito
del 8%o dell’Irpef riscontrato
nel 1993, à cui si riferiscono
le scelte 1994, era di circa 850
miliardi, alla Chiesa cattolica
andranno circa 700 miliardi,
mentre allo stato andranno
136 miliardi e alle chiese
evangeliche complessivamente 14 miliardi. Questi ultimi
saranno cosi ripartiti: alla
Chiesa valdese 7 miliardi e
800 milioni, all’Unione delle
chiese avventiste 4 miliardi e
700 milioni, alle Assemblee di
Dio 1 miliardo e 500 milioni.
Ma, ripetiamo, si tratta di
dati provvisori e molto provvisori; in ogni caso la scesa in
campo della Chiesa valdese
(nel ’94 era data ai contribuenti la possibilità di scegliere questa destinazione per
la prima volta) ha modificato
i risultati delle scelte delle
chiese evangeliche; Gli avventisti passano dall’ 1,7% del
’92 e dal 2% del ’93 al 1%
nel ’94. I pentecostali (Assemblee di Dio) passano dal
0,4% del ’92 allo 0,5% del
’93 allo 0,3% nel ’94 mentre
le scelte totali per le chiese
evangeliche aumentano e passano dal 2,1% del ’92 al 3%
nel ’94.
In ogni caso le scelte sono
almeno tre volte superiori del
numero dei contribuenti aderenti alle chiese valdesi e metodiste in Italia.
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Il 1995 è stato dedicató dalle Nazioni Unite alla tolleranza: sabato 1° aprile si è
svolta, nei locali della Chiesa
cristiana avventista del 7°
giorno di Asti, la giornata
della libertà di coscienza. La
manifestazione è stata organizzata dall’Associazione
in difesa della libertà religiosa (Aidlr).
L’incontro del 1“ aprile
verteva sul tema «Tolleranza
e libertà», sul quale sono intervenuti Maria De Benedetti, psicoioga e assessore ai
Servizi sociali, vicesindaco
di Asti; Emanuele Bruzzone,
sociologo, professore universitario e rappresentante
del Comitato della difesa della costituzione di Asti; il pastore metodista Bruno Giaccone e Dora Bognandi, responsabile dell’Aidlr nazionale (con sede a Roma).
La dottoressa De Benedetti
ha tenuto una relazione sul
bisogno fondamentale dell’
essere umano di imparare,
già dalla prima infanzia, la
tolleranza come principio
morale sul quale basare ogni
tipo di rapporto interpersonale. L’intervento del dottor
Bruzzone ha illustrato a livello costituzionale e giuridico i progressi che sono stati
fatti nei confronti delle minoranze e dell’impegno che
occorrerebbe intraprendere
per una legislazione più sensibile in tale ambito.
Il pastore Giaccone ha sottolineato dal canto suo la necessità di ogni fede cristiana
di rendersi paladina di una
crociata atta a difendere e a
garantire, al di là di ogni appartenenza, il rispetto e la libertà di religione e di professione di fede.
È stato conclusivo l’intervento della responsabile dell’Aidlr, che ha fornito notizie
di situazioni di fortissima repressione della coscienza in
tutto il mondo; casi di minoranze che non hanno neppure la facoltà di riunirsi e di
esercitare la propria scelta
religiosa senza rischiare la
pena capitale.
Discordi i pareri in ambito cattolico sulla statuina della madonna di Civitavecchia
e lacrime: miracolo o contraffazione?
La statuetta della madonna
jjài Civitavecchia continua ad
alimentare il dibattito e Tin"dagine, tanto più in seguito
alla rivelazione del vescovo
^ della diocesi laziale Girolamo
I Grillo che afferma di aver viI sto personalmente la madonI Ha piangere. Dopo avere anj iiunciato l’intenzione di trasferire la statuetta nella parTrocchia di Sant’Agostino in
occasione del venerdì santo,
’ il Vescovo Grillo si è visto
- annullare l’autorizzazione alla processione perché prima
. deve concludersi l’inchiesta
giudiziaria in corso. Nel frattempo, la madonna della
i «Lourdes del Tirreno» è stata
: posta sotto sequestro dalla
magistratura.
Si moltiplicano intanto pamri e giudizi sulla vicenda.
Tra coloro che sono convinti
phe si tratti di un miracolo c’è
il vescovo di Como, Alessandro Maggiolini, che è anche
membro della Commissione
episcopale per la dottrina della fede e la catechesi. «Non
sappiamo se tutte queste lacrimazioni siano vere 0 siano
false - ha affermato in un’intervista al Sir, l’agenzia della
Conferenza episcopale italia
na -. Noi certo sappiamo che
la madonna oggi purtroppo
avrebbe molti motivi per piangere; le guerre e le violenze
nel mondo, la società del benessere che non crede più a
niente, gli attentati contro la
vita ricordati dall’ultima enciclica del papa. Non possiamo
neanche escludere che queste
lacrimazioni si moltiplichino
perché la madonna vuole
prendersi una rivincita su tutti
noi. Chiesa cattolica, che in
questi anni abbiamo snobbato
la pietà popolare e abbiamo
spogliato le nostre chiese da
qualunque devozione».
In sintonia con Maggiolini
si sono espressi il portavoce
dell’Opus Dei, Giuseppe Corigliano, e il missionario Piero Gheddo. «Credo al vescovo senza il minimo dubbio ha detto quest’ultimo - forse
la Chiesa, influenzata dal
mondo moderno, ha trascurato troppo queste manifestazioni di Dio che toccano il
cuore della gente». Abbastanza convinto anche lo scrittore
Vittorio Messori: «Quando
ho visto la testimonianza del
vescovo in Tv ho fatto un
balzo sulla sedia. Se persino i
preti dicono di crederci... In
somma la prudenza resta
d’obbligo ma non c’è dubbio
che la cosa, ora, è seria».
Stefano De Fiores, mariologo alla Pontificia facoltà
«Marianum» e alla Pontificia
università gregoriana, ha una
spiegazione anche per il fatto
che il sangue in questione sarebbe maschile: «Le logiche
del cielo - rivela - sono diverse dalle nostre (...). 11 sangue maschile della vergine
potrebbe rimandare al sangue
versata da Cristo al Getsemani. È vero che nella storia delle apparizioni mariane non ci
sono precedenti di guttazioni
sanguinose riconosciute dalla
Chiesa; si potrebbe però pensare ad un crescendo di manifestazioni simboliche in corrispondenza con la gravità della situazione sociale ed ecclesiale che stiamo vivendo».
Di segno opposto il parere
di Curio Bo, che ritiene che
«Dio può manifestarsi in tutti
i modi, ma ciascuno deve risolvere il problema della propria fede al di là di queste
manifestazioni, che per la
maggior parte dei casi danno
adito a una serie insuperabile
di dubbi». Scettico è anche
Dino Boffo, direttore di Av
venire; «Credo molto di più ha detto - se mi inginocchio
davanti al santissimo, in chiesa. È lì che Cristo ci ha promesso la sua presenza. Mi
sconforta vedere gente che
crede alle statuine che piangono e non a una cosa certa
come l’eucaristia».
Spiega a sua volta Sergio
Quinzio: «Mi insospettiscono
gravemente due cose: il numero eccessivo di queste statuine che piangono e il periodo preelettorale». L’ultima
voce decisamente scettica è
quella dell’arcivescovo emerito di Caserta, Vito Roberti.
In lun comunicato diffuso dal
Sir, il vescovo Roberti racconta un caso analogo avvenuto nel corso del suo episcopato rivelatosi poi non soprannaturale. Il fatto che, come già nella sua esperienza,
si tratti di sangue umano e «il
fatto sociale della ripetizione», sembrerebbero provare
che «si tratta di fenomeni
umani, sanitari. Se nelle analisi si cercasse il Dna tanto
delle lacrime sanguigne quanto dei possessori di statuine, è
da pensare che si avrebbe la
conferma dell’asserto».
(Adista)
LETTERA APERTA Al PUGLIESI
L'ESODO E NOI
Puglia ponte nel Mediterraneo, diciamo da sempre.
Un ponte carico di umanità
dolente, centinaia di profughi e di immigrati sbarcati ogni giorno, per esserne
sbrigativamente respinti o
per entrare in Europa dalla
porta di servizio. Merce pregiata: moderni mercanti di
schiavi, turchi, albanesi, cinesi e italiani, speculano sul
loro bisogno di sicurezza,
lavoro e vita migliore, a
prezzi fra i sei e i trenta milioni per ogni viaggio della
speranza. Persone: con la
drammatica fisicità del bisogno ci richiamano alla mondialità che dovrebbe guidare
la grande politica estera e la
piccola politica quotidiana
in ogni Comune, ospedale,
scuola, chiesa, sindacato,
sezione di partito.
Nessuna militarizzazione
può frenare questo flusso, in
crescita con la bella stagione
(stagione di lavoro nero nei
campi e nelle città) e con
l’acutizzarsi di crisi, guerre
e persecuzioni in Kurdistan,ex Jugoslavia, Maghreb.
Non c’è proporzione fra i
miliardi stanziati per ihotovedette, contingenti militari
0 palloni di avvistamento e
gli spiccioli (non) spesi per
un’accoglienza civile. I mercanti vanno perseguiti ma
chi entra in Italia , acque territoriali incluse, è nostro
ospite: può essere respinto,
ma non prima di verificare
se abbia diritto all’asilo o
all’ingresso umanitario, e di
essere rifocillato, rivestito,
accolto umanamente per il
poco o tanto tempo che trascorrerà fra noi. E contrario
ad ogni norma intemazionale l’indiscriminato respingimento armato in mare aperto dei natanti; è contrario a
ogni senso di umanità l’abbandono dei profughi o la
delega alle parrocchie o alle
collette per un litro di latte o
un pezzo di pane. I container
istallati a Otranto, 120 mq di
lamiera sotto il sole che fra
poco surriscalderà il porto,
non sono che celle affollate
da centinaia di persone in attesa di respingimento: quelle
lamiere sono tutto ciò che il
governo e gli enti locali sono stati capaci di offrire in
Puglia, a cinque anni dalla
legge Martelli». Si ripeterà
il dramma e la vergogna degli stadi del 1991?
Molti sindaci pugliesi firmano un documento che afferma una verità elementare:
per arginare il flusso clandestino e sottrarre merce ai
mercanti di schiavi, non c’è
che da consentire l’ingresso
legale di lavoratori e profughi e l’uscita di chi lavora
dalla clandestinità forzosa.
È ciò che il governo potrebbe fare, con il decreto interministeriale sui flussi migratori che per il ’95 attende da
sei mesi di essere emesso.
Non verrebbe a nuoto il
meccanico albanese o il
bracciante macedone, se potesse chiedere al consolato
l’ingresso in Italia, e domanda e offerta di lavoro
potessero incontrarsi fuori
dall’illusorio schema della
chiamata nominativa. D’inverno non resterebbero nei
ghetti braccianti e manovali
Mricani, se potessero rimpatriare con il rientro garantito
per la nuova stagione. L’Italia (e la Puglia) è terra di
immigrazione: senza il loro
lavoro si fermerebbero interi
comparti, non solo agricoli.
Sottrarre questo lavoro al
caporalato e alla clandesti
nità è un dovere civile, sociale, sindacale.
Quanto ai profughi, a .parte l’esigenza di una politica
estera che sappia prevenire
gli esodi, è matura una revisione del decreto del ’92 che
considera frontiere (prevedendovi centri di accoglienza e orientamento per gli
stranieri in ingresso) Trieste,
Tarvisio, Trapani, Linate e
Fiumicino, ma non la costa
adriatica da Ancona a Bari,
Brindisi, Otranto. E non è
più possibile considerare rifugiati per motivi umanitari
gli albanesi della primavera
del ’91, i somali e (...) gli ex
jugoslavi, ma non ruandesi o
curdi, sudanesi o angolani
reduci da feroci guerre civili, Il bisogno di asilo umanitario va sottratto all’altalena
delle emergenze o delle opportunità di politica intemazionale; si allarghi la casistica delle nazionalità vittime
di esodi disperati, o si avvii
finalmente una revisione
dell’attuale ottocentesco
concetto di asilo. È la direzione indicata da molti paesi
civili (...) e da proposte unitarie di legge nel Parlamento
italiano; è il dettato, inattuato, della nostra Costituzione.
In ogni caso la distinzione
fra i richiedenti asilo, profughi e immigrati per lavoro, e
la scelta fra ingresso, foglio
di via e respingimento immediato, non può basarsi
sulla semplice praticabilità
logistica del respingimento
oltremare. I cinque bambini
curdi respinti da Trieste in
Turchia, con la nave in cui
viaggiavano nascosti in un
Tir di cipolle, potrebbero essere ora in prigione; gli albanesi del Kossovo sono
perseguitati in Serbia, i Rom
in tutto Test europeo; i disertori dalla guerra civile
sono ricercati in tutte le Repubbliche slave in guerra.
Qualcuno dovrà ben operare
queste distinzioni, sulle navi
e nei porti pugliesi. E va diffusa, nelle scuole e fuori, la
conoscenza delle ragioni,
drammi e culture di uomini
e dorme che si affacciano alla nostra porta: i clandestini
hanno nomi e storie, ignoranza e indifferenza sono
anticamere del razzismo.
Tuttavia non disperiamo:
la Puglia, terra di emigrazione, è ancora terra ospitale.
Sono decine le esperienze di
accoglienza solidale condotte, spesso senza aiuto pubblico, dal volontariato laico
e religioso, da associazioni,
sindacati, centri sociali e
culturali. Questo tessuto deve essere riferimento per
quegli amministratori che
non vogliono cavalcare inciviltà e rifiuto, e insieme va
aperto un confronto con il
governo, prima che la paranoia dell’invasione e la colpevole inerzia delle istituzioni facciano della Puglia
un laboratorio della xenofobia. Per questo invitiamo le
realtà associative e del volontariato a lanciare in tutti i
centri pugliesi, prima dell’
estate, una giornata multicolore della solidarietà e dell’
accoglienza.
Nicola Occhiofino, Silvia
Godelli, Annamaria Rivera,
Dino Frisulto (Senzaconfìne),
Antonella De Donato (Gir),
Mariapia Facchini (Pax Christi), Livio Muci (Centro Agimi,
Caritas Otranto), Marisa Mastrototaro e Vera Velluto (Federazione chiese evangeliche
di Puglia e Lucania), Boto
Aprile (Centro sociale contro
l’emarginazione. Brindisi).
12
PAG. 8 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 12 MAGGIO 1995
A Bologna chiese e centri culturali evangelici affrontano la figura di Bonhoeffer
Un cristianesimo da vivere nel mondo
DAVIDE FERRARI*
Nell’occasione del cinquantesimo anniversario
della sua liberazione, Bologna si interroga sulle radici
dell’impegno civile e su una
fragilità culturale che non risparmia la realtà di una città
e di una regione, l’Emilia,
dove sia pure senza la drammaticità che contraddistingue
tante realtà d’Europa, sono
presenti i sintomi di una
profonda crisi di identità delia democrazia. Razzismo, intolleranza nei confronti delle
diversità, drastiche semplificazioni nelle strutture delle
culture, sia politiche che religiose. Una città e una regione dove però paiono agire
con maggiore forza soggetti
che intendono assumersi il
compito di una riflessione innovativa.
Preceduta da altre occasioni, in particolare a Modena,
nell’ambito di un impegno «a
tutto campo» del Gramsci bolognese, e a partire da una comune riflessione sui problemi
accennati, nasce la collaborazione fra l’istituto e il centro
protestante «Alessandro Gavazzi»: una collaborazione
che ha già prodotto un significativo momento di confronto su «Oppressione, fede, libertà. Bonhoeffer cinquanta
anni dopo».
11 dibattito si è svolto martedì 21 febbraio con l’intervento di Pier Cesare Bori,
dell’Università di Bologna,
Fulvio Ferrario, pastore della
chiesa metodista di Alessandria, Alberto Gallas, dell’Università Cattolica di Milano e
curatore dell’ultima edizione
di «Resistenza e resa» edita
dalle Paoline.
La comunicazione di Ferrario ha sottolineato l’esperienza di Finkenwalde, la
scuola teologica e di azione
sociale, curata da Bonhoeffer
per i nuovi pastori della
Chiesa confessante. E emerso
il tema di una preparazione
all’integrità, con il recupero
di un calendario delle giornate e della vita caratteristico, almeno per alcune sue
componenti, del modello
conventuale.
Ferrario ha chiarito, in dialogo con Bori, che la scelta
pedagogica fortemente improntata a un modello di comunità che forma se stessa,
era per Bonhoeffer necessaria
proprio per preparare alla resistenza morale e intellettuale
attiva una società permeata
dalla cultura del dominio e
della morte. Bori ha sottolineato il valore nell’esperienza
di Bonhoeffer del momento
della «volontà di reagire» di
una persona e, attraverso la
persona, di un’intera cultura.
La prima opera del teologo
Comunione dei santi
FULVIO FERRARIO
In quest’anno di celebrazioni bonhoefferiane, esce un
altro volume della collana
«Opere di Dietrich Bonhoeffer» della Queriniana, che
presenta la traduzione italiana
dei testi fondamentali del teologo tedesco, con l’apparato
introduttivo e di note dell’
edizione critica pubblicata in
Germania. Si tratta del primo
libro di Bonhoeffer, la dissertazione Sanctorum Communio*, consegnata nel 1927
(l’autore era allora ventunenne) e apparsa a stampa tre anni dopo.
Come dice il titolo, Bonhoeffer riflette qui sulla chiesa come comunione dei santi.
Da un lato si tratta per lui di
superare un approccio puramente storico-sociologico al
tema, che tende a rinunciare
programmaticamente alla dimensione dogmatica della
realtà chiesa; dall’altra parte
Bonhoeffer considera insufficiente la posizione del primo
Barth, che individua la chiesa, dal punto di vista teologico, là dove la parola di Dio è
udita e accolta, lasciando
però irrisolto, a parere del
giovane critico, il problema
del rapporto tra questa realtà
di fede e la comunità concreta, visibile. Sanctorum Communio vuole interpretare la
chiesa empirica dal punto di
vista del dogma cristiano, intorno ai concetti di comunità
e comunione.
Nella chiesa la fede incontra la nuova volontà di Dio
con l’uomo, così come si è rivelata in Cristo; l’ecclesiologia va quindi sviluppata a
partire dalla dottrina di Cristo, e precisamente dall’idea
biblica della comunità come
corpo di Cristo: Bonhoeffer,
in questo senso, parla della
chiesa come del «Cristo esistente come comunità»: la comunità è il luogo in cui, mediante l’opera dello Spirito
il momento della reazione
all’annichàlimento e alla soppressione delle culture. «Così
è stato per altre figure, seppure lontane l’una dall’altra: Simone Weil, Etty Hillesum e
Antonio Gramsci», ha proseguito Bori.
Ampia la trattazione di Gallas, che dopo aver ricordato le
tappe salienti della vita del
pastore luterano tedesco e del
suo martirio, ha esposto alcune considerazioni generali utili a collocare la sua figura
nell’ambito della ricerca teologica del novecento.
La drammatica figura di
Bonhoeffer, nel 50° anniversario del sacrificio nei lager
nazisti, assume valore paradigmatico non solo per il valore morale ma per la ricchezza dei riferimenti della
sua teologia, così contrastanti
con la negazione della complessità e con le illusioni della certezza omologatrice oggi
tanto presenti. Negli scritti e
nella drammatica testimonianza del pastore Bonhoeffer
si possono rinvenire i temi
del confronto con il «mondo
divenuto adulto», anche oggi
ineludibili per tutte le chiese
cristiane.
Bonhoeffer nella testimonianza di intellettuale in prima linea contro il nazismo, ne
trasse le note tesi su un «Cristianesimo non religioso».
fondato sul recupero dei contenuti originari dell’Antico e
del Nuovo Testamento. Una
spiritualità profonda e forte
capace di rifiutare ogni riduzione, la fuga «nell’aldilà», e
di coniugare la fede con una
piena fedeltà alla terra e alla
vita. Gallas ha segnalato la
vasta influenza di Karl Barth
su Bonhoeffer, la ricerca di
■una teologia capace di non
confondere storia secolare e
piano divino ma di spingere
all’inflessibile dovere di agire, di prendere parte.
Quella particolare lettura,
nata dal ceppo riformato, ha
consentito al luterano Bonhoeffer di riprendere un proprio originale cammino parallelo a quello di altre significative figure che reagirono
alla crisi della teologia liberale dopo la prima guerra
mondiale.
11 dibattito, presieduto da
Sergio Bertolini del direttivo
del centro «A. Gavazzi», non
si è limitato a richiamare i temi del percorso di pensiero
ed esistenziale del grande
teologo tedesco e proseguirà,
allargandosi ad altri soggetti,
in nuove occasioni. E stato
già individuato il tema di un
confronto con la Bibbia, come fonte delle culture della
libertà.
* del direttivo dell 'Istituto
Gramsci Emilia Romagna
Santo, il Cristo risorto e asceso al cielo mantiene la sua visibilità e la sua determinazione spaziale.
Se Bonhoeffer non avesse
scritto altro, quest’opera giovanile basterebbe ad assicurargli un posticino nella storia della riflessione ecclesiologica del Novecento; molti
problemi tuttora di attualità
sono discussi in forma alquanto stimolante: dal rapporto tra chiesa di massa e
chiesa a cui si aderisce per
convinzione personale, al significato ecclesiale dei sacramenti, alla questione della
partecipazione al culto e del
suo significato. Naturalmente, l’impostazione bonhoefferiana appare a tratti discutibile, in altri casi storicamente
superata, ma sempre meritevole di riflessione. Purtroppo,
il libro non è di facile lettura:
del resto, il genere letterario
della dissertazione, in cui il
dottorando deve presentare il
suo sapere in modo tale da
evidenziare la propria padronanza del linguaggio tecnico
e dei sacri misteri della scienza teologica, raramente favorisce prodotti accattivanti dal
punto di vista del lettore non
specialista. L’apparato critico
è particolarmente ampio perché, oltre ai consueti riferimenti soprattutto bibliografici, presenta in nota gli ampi
passi della versione dattiloscritta del testo, omessi dall’autore in quella a stampa.
Alberto Gallas, curatore
dell’edizione italiana, integra
anche in questo volume il lavoro dei suoi colleghi tedeschi con alcune note ulteriori,
molto puntuali.
(*) Dietrich Bonhoeffer,
Sanctorum Communio. Una ricerca dogmatica sulla sociologia della chiesa. Edizione critica
in lingua tedesca a cura di J. von
Soosten. Revisione di A. Gallas,
«Opere di Dietrich Bonhoeffer»,
I, Brescia, Queriniana, 1994, pp
315, £45.000.
Il mese scorso abbiamo pubblicato un fascicolo dedicato
a Dietrich Bonhoeffer, a 50 anni dalla sua uccisione. Pubblichiamo ora alcuni resoconti di iniziative che hanno ricordato il teologo e il martire del nazismo, ma per evitare
ripetizioni non potremo ospitarne altri a meno che le chiese
e i centri culturali che li organizz.ino ci comunichino preventivamente di affrontare tematiche non trattate negli articoli finora pubblicati.
Genova: un'interpretazione teatrale
L'uomo in carcere
nell'epistolario
ERMINIO PODESTÀ
Il successo del convegno
organizzato a Genova dalla Federazione delle chiese
evangeliche della Liguria per
ricordare Dietrich Bonhoeffer
è andato oltre le più ottimistiche previsioni, sia per l’alto
contenuto degli interventi sia
per la partecipazione di persone di diversa estrazione sociale e religiosa: 200 persone
hanno seguito tutto il nutritissimo programma.
Il 31 marzo, nella sala di
rappresentanza del Comune,
il console generale tedesco H.
B. Sauerteig e un consigliere
comunale hanno espresso la
loro adesione alle iniziative in
ricordo del teologo. È seguita
una conferenza del prof. Paolo Ricca. Pochissimi sono ha detto Ricca - i teologi diventati martiri, forse perché i
teologi, come tutti i cattedratici, erano legati al potere.
Bonhoeffer passò dalla cattedra alla forca, ribellandosi a
Hitler e sganciandosi dalla
propria chiesa ufficiale. L’impegno di Bonhoeffer per gli
ebrei è poi stato ripreso da
Giuseppe Laras, rabbino capo
di Milano, e dal prof. Daniele
Garrone.
Per Ricca (che si è rifatto
a un’immagine di Nietzsche)
Bonhoeffer è stato cammello,
leone, bambino. E stato cammello perché si arricchì di
cultura, scrisse e insegnò; è
stato leone perché combattè
con forza contro la dittatura;
è stato infine bambino perché senza difendersi accettò
serenamente la condanna e il
martirio. Pur essendo «pio»
(pregava e leggeva ogni
giorno la Bibbia), è stato colui che per primo ha avviato
il cammino della secolarizzazione, per andare incontro
all’uomo oltre che al credente: su questo sono ritornati
Fulvio Ferrario, Alberto
Gallas e don Nunzio Galantino. L’aspetto del Bonhoeffer «pacifista», che tuttavia
non esitò a partecipare al
complotto contro Hitler, è
stato esaminato da Sergio
Bologna («Il complotto del
20 luglio»).
Altro momento forte è stato quello della lettura di alcuni brani delle lettere dal carcere, scelti da Valeria Manali
e recitati dagli attori Pamela
Villoresi, Massimo Mesciulam e Marco Sciaccaluga: la
lettura ci ha fatto rivivere anche gli aspetti più umani e
semplici, come il rapporto di
Bonhoeffer con la fidanzata
Maria e i genitori.
Nella chiesa valdese si è
anche tenuto un culto, con
partecipazione di un complesso tedesco di strumenti a
fiato e della corale della comunità di Sant’Egidio, nel
corso del quale il pastore luterano Behrend Wellmann ha
riflettuto sui temi che furono
quelli delle ultime riflessioni
di Bonhoeffer.
Il convegno è terminato
con una tavola rotonda sul tema delle religioni di fronte
all’intolleranza, con la partecipazione di don Balletto, del
rabbino Laras e di Maria Vinenzi, presidente della Provincia di Genova.
Un partecipante ha così
sintetizzato il senso dell’iniziativa: «Ora, sapendo qualcosa in più su Bonhoeffer,
dobbiamo imparare a credere
non solo in Dio ma anche
nell’uomo, per praticare la
giustizia, anche ai giorni nostri; e ce n’è tanto bisogno.
Questa è la testimonianza che
il teologo offre anche agli uomini d’oggi».
Savona: il teologo e l'uomo d'oggi
Il crocevia del mondo
SAURO GOTTARDI
In una conferenza su Resistenza e resa. Lettere e
scritti dal carcere, tenutasi
nella chiesa evangelica di Savona il 25 marzo, Alberto
Gallas e il pastore Salvatore
Ricciardi hanno fatto rivivere
gli anni della dittatura e della
seconda guerra mondiale.
L’iniziativa, inquadrata nel
programma di manifestazioni
per il 25 aprile e nel cinquantenario del martirii) del teologo, ha visto emergere alcuni
spunti sia dalle relazioni sia
dal dibattito seguito da un
pubblico attento, fra cui c’erano il senatore Nanni Russo e
la presidente dell’Aned, Maria Bolla Cesarini.
Bonhoeffer ritenne che per
parlare di Dio all’uomo contemporaneo occorresse acquisire una comprensione e
un linguaggio non religiosi; il
linguaggio religioso non era
più in grado di testimoniare
la centralità di Dio nella vita.
Occorreva recuperare nella
modernità lo specifico della
fede rispetto alla religione
che è reinterpretazione dei
contenuti biblici, cioè interpretazione rinnovata e critica
nei confronti di una tradizione secolare o addirittura millenaria, e mira a ridar voce
alla loro intenzione originaria, disseppellendo il messaggio cristiano.
La radice di un’interpretazione non religiosa affonda
nel cuore stesso dell’annuncio cristiano, costituito dall’
impotenza di Dio nel mondo.
Come Cristo è stato cancellato sul Golgota, ma ha trovato
proprio là il suo luogo, divenendo il crocevia della storia,
così il mondo moderno espelle oggi Dio, come inutile
e insignificante, ma è proprio
così che Dio si ritrova con il
mite, il debole, il perseguitato... Gesù stesso è uomo non
religioso, rivendica a sé la
vita umana nella sua interezza e in tutte le sue manifestazioni. E Signore anche degli
uomini non religiosi, perché
è vissuto e ha sofferto nel
mondo fino a sperimentare
l’abbandono di Dio, e può
così rivolgersi all’uomo al
centro della vita e non ai li;
miti. Alla sorte del Cristo si
conforma la sorte di colui
che agisce responsabilmente.
Bonhoeffer ne fece esperienza diretta.
Oggi noi non lo celebriamo né lo esaltiamo; lo ascoltiamo perché «benché morto,
parla ancora» (Ebrei 11,4)
(la recente proposta di beatificazione perciò non può che
lasciare molto perplessi). H
ricordare biblico non è un rifugiarsi nostalgico nel passato ma un attualizzare nel presente «le grandi opere che
Dio ha fatto per noi».
13
venerdì 12 maggio 1995
«JèÌ£S.
PAG. 9 RIFORMA
*■•* I
Un dialogo tra due teologi affronta in un libro Claudiana il tema dell'omosessualità
Alla ricerca della parola liberatrice
per sconfiggere intolleranza e pregiudizio
bbunO costabel________
P'iù di una volta mi è stato
chiesto che cosa pensino
gli evangelici, i valdesi, i protestanti in genere dell’omo®ssualità. Ovviamente la risposta, sia che a porla fossero
meiiibri di chiesi o estranei,
omosessuali o eterosessuali,
non poteva essere che questa:
«Non abbiamo una gerarchia
che imponga una linea a cui
tutti siano costretti a uniforniiarsi». Vi sono infatti pareri
accettati dagli uni e non dagli
altri, al di là dell’unità di fondo che ci unisce nella confessione del «solus Christus» e
nella sottomissione all’autorità della Scrittura.
Tra i credenti evangelici vi
sono anche opinioni teologiche Contrapposte e valutazioni
etiche diverse che non ci sentiamo di ridurre ad unità in
una casistica apparentemente
totalizzante. Deve esserci soprattutto tra noi un dialogo
iiatemo che, certamente, può
anche avere momenti di tensione e di forte scontro, prima
dilrdvare la parola evangelica
liberatrice per tutti che porta
alta formulazione di documenti e pareri riconosciuti dai
più come autorevoli, ma non
autoritari e quindi accettati
'pdrdovere d’obbedienza.
Che tra noi evangelici itahani sia necessario un serio
dialogo teologico che coinvolga etere e omosessuali è
stato ampiamente provato dalle polemiche suscitate dal parere favorevole espresso da un
certo numero di pastori e diaconi nei confronti della possibilità di riconoscere giuridicamente le convivenze omosessuàli prospettata dal Parlamento europeo. Un buon contributo a questo dialogo lo
’porterà sicuramente una delle
iiiltime pubblicazioni della
'"Claudiana, L’omosessualità,
un dialogo teologico*.
,11 campo è ben ‘delimitato:
presuppone una certa conoscenza della problematica del. la sessualità in generale che è
Í- ^
molto ampia e di cui fa parte
l’omosessualità, secondo alcuni studiosi. A molti credenti
però interessa soprattutto la
problematica biblica. Per un
certo fondamentalismo tale
problematica non esiste neanche: chiaramente l’Antico Testamento condanna l’omosessualità maschile (cfr. Levitico
17, 22-24; 20, 13). Il Nuovo
Testamento rincara la dose
mettendo sullo stesso piano e
equiparandoli nella condanna
omosessualità maschile e
femminile (detta lesbismo),
cosa che invece non fa l’Antico, che non menziona affatto
l’omosessualità femminile
(cfr. Romani 1,26-27).
Tuttavia il «dialogo teologico» non si ferma su questi
particolari, come non si attarda a spiegare che il famosissimo caso di Sodoma (Genesi
19, 1-11) è una condanna della violenza contro esseri inermi e non consenzienti più che
una condanna deH’omosessualità. È un caso di violenza
analogo a quello narrato in
Giudici 19 e 20 commesso
dagli abitanti di Gabaa.
Un vero dialogo, insomma,
che non si svolge in lontananza, ma a distanza ravvicinata
è quello che troviamo nel libro tra due teologi riformati
francesi, di cui uno è pastore
omosessuale dichiarato che
però cela, e non possiamo
dargli torto, il suo nome dietro a uno pseudonimo (questo
soprattutto per non creare problemi alla comunità in cui
esercita il suo ministero). I
due autori incominciano insieme la presentazione cercando «la verità senza cedere
all’ideologia» delle varie teorie omofobe in campo teologico. Limitandosi alle posizioni
contemporanee ci presentano
sia la posizione cattolica sia
quella barthiana. Per la prima
affermano che essa proviene
da «un concetto ben preciso
di natura e di legge naturale»
(p. 28): «Il naturale contiene
in se stesso le norme dell’etica». Se quindi la sessualità è
strettamente legata alla procreazione (ovviamente nello
«strettissimo quadro del matrimonio»), l’omosessualità
non può che essere considerata contro natura. Anche Bai'th,
nella sua Dogmatica, si avvicina alle posizioni cattoliche
pur non parlando di «legge di
natura». Come osserva G.
Crespy «per certi aspetti egli
[Barth] si trova nella medesima situazione dei teologi cattolici classici; poiché esprime
in termini di evidenza biologica quel che trova nella Rivelazione» (p. 31).
Passando poi alle tesi che
difendono l’omosessualità lar
go spazio, sia pure con una
critica rigorosa, demolitrice
della tesi stessa, è lasciata al
pensiero di Me Neil, che sostiene come la questione essenziale non sia di tipo eziologico, ma teleologico, ossia
«non da dove viene l’omosessualità» ma «verso cosa tende, a quali fini esiste?» (p.
32). Altri, come Guy Menard,
cercano una via positiva per
l’omosessualità in «una teologia della liberazione gay»; la
discussione di queste tesi e di
altre è oltremodo interessante,
ma il libro non riesce ancora a
trovare quello che si cerca: la
parola liberatrice.
Proprio per questo il dialogo deve continuare: la presentazione-prefazione di Ermanno Genre, docente di
Teologia pratica alla Facoltà
S:
CENTRO CULTURALE VALDESE
Finestre su...
MARCO ROSTAN
E diventata una piacevole
sorpresa per i frequentatori del Centro culturale trovare, nell’ampio corridoio
che fiancheggia la biblioteca,
.l’esposizione di rassegne periodiche su ambienti, fatti,
personaggi che in vario modo fanno parte della «memoria» valdese o legata alle valli valdesi. Si tratta delle «Finestre su...» che nel corso di
quest’anno si stanno succedendo in modo regolare (una
ogni mese e mezzo circa).
Sui pannelli espositivi si sono cosi osservati negli ultimi
niesi ambienti e personaggi
del vallone di Massello, immagini di vita quotidiana e
dei tradizionali lavori agricoli ad Angrogna; poi il Centro
ha ospitato la bella rassegna
allestita dal Museo di San
Germano in occasione dei
100 anni del Cotonificio Widemann; una ricerca document^a sui giornali minori
del Pinerolese (associazione
Stranamore) e una significa
tiva raccolta di fotografie
d’epoca e di commenti fatti
dai ragazzi delle scuole sul
«tempo di guerra» (a cura
del Centro documentazione
di Angrogna).
Nella seconda metà di
maggio e per tutto giugno
verrà invece presentata una
raccolta di saggi della copiosa grafica che il pittore Paolo Paschetto ha dedicato alle
riviste e ai libri evangelici,
in particolare negli anni ’20
e ’30. Paolo Paschetto è conosciutissimo nell’ambito
protestante (fra l’altro già
nel 1985, centenario della
nascita, era stata organizzata
un’ampia mostra delle sue
opere a Torre Pellice) ma
sarà interessante riscoprire il
suo originale apporto grafico
alle riviste a cui molti sono
legati anche per il loro significato teologico e culturale,
da Bilychnis a Coscientia, a
Gioventù cristiana o ad altre
come Ali e Vita gioconda;
per non parlare delle innumerevoli copertine dei libri,
editi dalla Casa editrice
battista, dalla Fides et amor
di Firenze é poi dalla Claudiana. Accanto a tavole più
famose, come quelle che illustrano le frasi del Padre
Nostro o i versetti del Salmo
d’oro (il salmo XXIII), si
potranno ritrovare anche disegni meno noti, come quelli
che riproducono gli edifici in
Italia della chiesa metodista
episcopale (nel 1906).
Proprio perché la spiritualità artistica di Paolo Paschetto ha indubbiamente radici battiste e valdesi, il Centro si augura di poter presentare la mostra anche durante
lo svolgimento della prossima Assemblea-Sinodo a
Torre Pellice. L’altra «memoria» che verrà riproposta
nel corso dei mesi estivi (fine luglio-agosto) sarà quella
di Edoardo Rostan, morto
nel 1895, medico e botanico
noto per le sue ricerche sulla
flora delle Alpi Cozie fra
scienziati di mezzo-mondo e
ideatore della Società di studi valdesi (1882) di cui fu
presidente onorario.
valdese di teologia, fa il punto della situazione ed è significativo che, circa l’omosessualità, parli ancora di «un
non sapere perturbante», ed è
altrettanto significativo che
termini asserendo «l’amore
che Dio manifesta è in grado
di allontanare dal nostro orizzonte sia l’angoscia, sia le parole di giudizio che non ci
spettano. E dove si spegne il
giudizio nasce la comprensione per la diversità. Una diversità ineliminabile» (p. 24).
Comunque vi è già un consenso maggioritario in molte
prese di posizione di chiese
protestanti perché gli omosessuali non siano discriminati
nelle comunità, bensì accolti
come fratelli considerati
membri di chiesa come gli
etero. Le utilissime tre ampie
appendici dell’edizione italiana riportano varie dichiarazioni di chiese protestanti nel
mondo e di federazioni di
chiese e la posizione cattolica;
ma bisogna andare avanti.
Personalmente trovo increscioso che in alcune chiese,
sia pure con cautela, si prenda
posizione contro il pastorato
di omosessuali che non nascondono la loro situazione.
Perché costringerli a essere
ipocriti contro la loro stessa
volontà? Che un pastore omosessuale, come quello che dialoga in questo libro con il suo
collega etero, debba celarsi
dietro uno pseudonimo per
evidenti ragioni di mero buon
senso, e che le coppie omosessuali abbiano difficoltà a
uscire allo scoperto, è segno
che non solo nella società civile ma anche negli ambienti
ecclesiastici vi sono remore
che fanno velo alla chiarezza
di rapporti fra le persone.
Che almeno fra noi si incominci ad avere chiarezza, ma
con amore e comprensione,
senza cadere in pettegolezzi,
nel confronto e nel dialogo!
(*) Christian Demur-Denis
Müller, L’omosessualità, un
dialogo teologico. Torino, Claudiana, 1995, pp 166, £ 19.000.
Musica
Anno record
per l'industria
del disco
Il 1994 è stato un anno record per la vendita mondiale
di dischi e musicassette. Le
Monde, nel riportare la notizia, precisa che le vendite
hanno totalizzato un volume
d’affari di 35,5 miliardi di
dollari con una crescita del
16,5% rispetto al 1993. Con il
totale di 1,74 m. di pezzi venduti i compact disc hanno aumentato le loro vendite del
25%, mentre 1 tradizionali dischi in vinile sono calati (come era prevedibile) del 53,1%
(40 milioni di esemplari venduti). I 45 giri sono calati del
3,6% (400.000 le copie vendute), mentre le musicassette
vendute sono state 1,38 miliardi (crescita del 2,6%). Le
cifre sono state rese note a
Londra il 21 aprile dalla federazione intemazionale delPindustria fonografica (Ifpi), che
raccoglie i dati in 64 paesi.
Nel frattempo è in espansione anche la produzione di
videocassette a soggetto musicale, soprattutto nei settori
del rock e dell’opera lirica.
«La caduta della manna» del Tintoretto (1577-78) fa parte di un ciclo
cha ha come filo rosso il tema del sacrificio eucaristico (Venezia,
Scuola di San Rosso)
IVISTE
Le vie del sacrificio
Sacrificio, una parola che oggi potrebbe sembrare provocatoria e della quale va tentato un ripronunciamento, per ritrovarla
nel suo significato originario, in tutta, la sua consapevolezza.
NeH’ultimo numero di «Servitium»“'', senza pretesa alcuna di
esaustività e di elencazioni dei vari significati che la parola ha
assunto col passare del tempo, si cerca di capire, da diverse
esperienze di vita e punti di vista, che cosa si nasconde dietro a
questo termine. La ricerca parte dall’orizzonte culturale moderno e contemporaneo, fino a risalire alle esperienze più antiche.
Segnaliamo fra gli altri gli articoli di Umberto Galimberti-, psicoanalista, («Il simbolismo del sacrificio in una lettura psicanalitica») e di Armido Rizzi («La morte di Gesù come sacrificio»). A questi articoli vanno aggiunti i commenti e le note di
Enrico Peyretti «Sacrifici sacrilegi» e del teologo morale Giannino Piana («Il significato dei precetti negativi in epoca cristiana»). Di radicale importanza e attualità è l’articolo dell’ebreo
David Bidussa: la domanda centrale della sua trattazione è se
sia giusto attribuire alla Shoà la nozione del sacrificio. L’uso di
questo termine è quanto mai improprio, poiché nel sacrificio è
sempre presente una vocazione e una prospettiva di un domani
migliore e qui lo sterminio è assolutameirte gratuito, non voluto
e non richiesto dal popolo ebraico ma solo dal male di una folle
ideologia, e l’autore si chiede: «Vi può essere martirio quando
non vi è scelta?».
(*) Servitium. Quaderni di spiritualità, n. 98, marzo-aprile 1995,
pp 145. Abbonamento annuale £ 50.000. Ccp 13108246, intestato a
Servitium, via Fontanella, 24039 Sotto il Monte (Bergamo).
Attualità della Liberazione
Il dibattito storiografico sul cinquantesimo anniversario della
Liberazione (che sta dando luogo a una messe di uscite librarie,
dal libro di Pietro Scoppola ai vari altri su fascismo e antifascismo) si arricchisce in questi mesi di altri elementi seguiti anche
all’ultimo congresso del Movimento sociale italiano, che ha
sancito in maniera definitiva la nascita di Alleanza nazionale e
la sua collocazione nel panorama pólitico italiano. Delle tesi
congressuali svolge un’acuta analisi Marco Revelli sull’ultimo
fascicolo di «Il presente e la storia»’'“, rivista dell’Istituto storico della Resistenza in Cuneo e provincia. La tesi di Revelli è
che, al di là dell’apparente sconfessione della matrice fascista,
il partito di Fini si rifaccia ancora a almeno uno dei retaggi che
il fascismo portò con sé (fascismo sovversivista-movimentista,
di origine sindacalista; fascismo liberal-autoritario o liberal-nazionale alla Gentile; fascismo conformistico e unanimistico).
Se il primo aspetto del fascismo è sicuramente inattuale, non
altrettanto si può dire degli altri: di fronte al marasma della partitocrazia e al pluralismo, le tesi propongono un superamento
delle divisioni, un modello di «ricomposizione» di una società
senza conflitti. Ovvio che si debba riflettere attentamente a tutte le possibili implicazioni di tali asserzioni. Oltre all’editoriale
di Revelli il fascicolo contiene studi di Lucio Ceva (Aspetti militari della Resistenza), Carlo gentile (Le forze tedesche di occupazione e il fronte delle Alpi occidentali). Marco Rizzi
(L’apparato militare della Rsi in provincia di Cuneo); due interventi (di Adriana Zarri, teologa, e di Ezio Mauro, direttore
de «La Stampa») sull’ultimo libro di Nuto Revelli (Il disperso
di Marburg, Einaudi, 1994), schede e recensioni.
(*) n presente e la storia. Cuneo, Palazzo della Provincia, cas. postale 216. Un fascicolo £ 15.000. Abbonamento a due numeri £
30.000. Ccp 16146128, intestato a Istituto storico della Resistenza in
Cuneo e provincia.
14
1'
PAG. 10 RIFORMA
Agenda
CATANIA — «Cristianesimo e società:
progetto uomo» è il tema della 4“ conferenza annuale di «Nuovi orizzonti». Intervengono Maria Caterina Patti Candarella,
Giancarlo Rinaldi, Maria Rosa Tomaselli,
Emidio Campi, Salvatore Loria: canti gospel, musica, banco libri; quòta di partecipazione 90.000
lire. Dalle ore 9, in via Etnea 1218: per informazioni 095420398 e 095-396235.
GENOVA — Nel quadro" degli incontri interconfessionali
del Sae il pastore Renzo Bertalot parla sul tema «Educare
ed essere liberi»: ore 17,15, nella sala Quadrivium in piazzetta Santa Marta; per informazioni 010-566694. . '
MONTEFORTE — Lezione del prof. Paolo Ricca sul
tema «Un Dio non clericale? Appunti sulla vittoria dei
chierici nella chiesa antica»: ore 18, presso il villaggio
evangelico di via Rivarano. Organizza la Convenzione
delle chiese di Cicciano e Benevento; per informazioni
081 -8248463 o 081 -8261366.
ROMA — Ha inizio il II Convegno nazionale degli omosessuali credenti sul tema «Coscienza, libertà e comunione; l’omosessualità e le chiese». Relazioni di Teodora Tosarti, Franco Barbero, John J. McNeill, Toni Gallo; il convegno si chiude domenica 14 maggio. Alle ore 9, presso
la Facoltà valdese di teologia in via Pietro Cossa 42.
Informazioni tei. 011-9593309.
TORINO — Conferenza del pastore Paolo Spanu sul tema: «I battisti in Italia»: ore 18, presso la chiesa battista
di via Passalacqua.
MEANA DI SUSA — Festa per il 101° anniversario della Chiesa battista alle 15,30,
nella chiesa di frazione Campo del Carro.
VICENZA — Si tiene l’Assemblea annuale
del circuito delle chiese valdesi e metodiste:
ore 9,30, presso la chiesa metodista.
PORTICI — La chiesa metodista ricorda
il 90° anniversario di Casa materna. Alle
ore 17 recital «Forza, venite gente» al teatro Roma.
CINISELLO BALSAMO — Il pastore
Giorgio Bouchard presenta il libro «Una
minoranza significativa». Organizza il
Centro culturale Jacopo Lombardini: ore
21, a Villa Ghirlanda.
BUSSOLENO — Alle ore 20,30 presso la
chiesa battista di via Torino Letizia Tomassone, pastora valdese e Marita Peroglio, responsabile regionale delle autonomie locali,
parlano su; «Donne, lavoro, società».
BIELLA — Alle ore 9 ha inizio, nella
chiesa valdese di via Feccia di Cossato,
l’assemblea annuale del circuito delle chiese valdesi e metodiste.
PORTICI — La chiesa metodista ricorda
il 90° anniversario di Casa materna. Confronto tra i giovani sul tema «Esperienza della fede» al
Centro giovani «Agorà» di via Bagnara.
SANT’ANTONINO DI SUSA — Alle ore
15,30, presso la chiesa battista, via Torino
256, si tiene la festa in occasione del 90°
anniversario dalla fondazionz della chiesa
battista locale.
Pio V, n. 15 (sala 1° piano).
TORINO — Riunione del comitato di redazione di Riforma con il Consiglio di amministrazione delle Edizioni protestanti e con
rUcebi, rOpcemi e la Tavola valdese per
preparare la relazione all’Assemblea Ucebi
congiunta con il Sinodo. Alle ore 9,30 in via
MILANO — Ha inizio la Conferenza delle
chiese valdesi e metodiste del II Distretto:
l’appuntamento è per le ore 9, presso la
chiesa metodista di via Porro Lambertenghi
28. La Conferenza prosegue domenica.
PORTICI — La Chiesa metodista ricorda il
90° anniversario dalla fondazione di Casa
materna. Alle ore 11 si tiene il culto di celebrazione presso la chiesa metodista di corso
Garibaldi.
BARI — Incontro delle scuole domenicali
delle chiese evangeliche di Puglia e Lucania. L’inizio è previsto alle ore 9,30 presso
la stmttura che fa capo alla «casetta» di via
Gentile 106.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico, appuntamenti e
commenti di attualità. Domenica 14 maggio
predicazione del pastore Giovanna Pons.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla Fcei, trasmessa a domeniche
alterne da Raidue alle 23,30 circa e, in replica, la mattina del lunedì della settimana seguente alle 8,25.
VENERDÌ 12 MAGGIO 199.ii
L'esperienza del Centro diaconale «La Noce» di Palermo
Educare le ragazze a casa loro
GASPARE CUSIMANO
L? intervento educativo
domiciliare (Sed) del
Centro diaconale «La Noce»
di Palermo è direttp a sostegno del minore a rischio e
della sua famiglia. L’operatore del Sed presta servizio all’
interno della rete relazionale
e comunicativa della famiglia
del minore: il nucleo familiare diviene quindi ambito e
contesto dell’intervento e nel
contempo destinatario di secondo livello del progetto
educativo. L’intervento del
Sed viene attivato solo in
quei casi in cui il nucleo familiare possiede risorse anche
minime da sostenere e sviluppare per creare canali di comunicazione efficaci fra le
istituzioni (scuole, servizi sociali, Usi) e le famiglie stesse.
L’obiettivo finale è favorire
lo sviluppo della autonomia
della famiglia e la piena capacità di autogestione delle proprie risorse e di quelle presenti nel territorio; ciò in opposizione al modello assistenziale che impone alle famiglie una dipendenza esclusiva
dalle istituzioni, laiche o religiose, che ostacolando inconsapevolmente un percorso di
autonomia rendono legittima
e insostituibile la loro stessa
presenza.
Dopo un primo periodo di
osservazione dei contesti familiari, realizzato attraverso
la visita quotidiana alle famiglie, si sono ideati progetti
educativi individualizzati. 11
progetto del Sed nasce dalla
collaborazione tra il Centro
diaconale «La Noce» di Palermo e il Gould di Firenze
ed è iniziato in via sperimentale nel settembre ’94 nei
quartieri Zisa, Noce e Borgo
Nuovo di Palermo. Nel progetto sono coinvolti, senza
oneri a loro carico, alcuni enti
pubblici della città:
- Il Comune per quanto riguarda la segnalazione dei
casi e il controllo e verifica in
itinere degli stessi.
- 11 Tribunale per i minorenni, nella persona del giudice minorile competente per
territorio.
- La Usi per quanto riguarda la supervisione alla coppia
di educatori.
Al Centro diaconale compete la verifica tecnica e organizzativa del lavoro svolto,
attraverso incontri con il responsabile del progetto, e la
formazione degli operatori
che viene svolta dal dott.
Gianluca Barbanotti, esperto
che proviene dal Gould. Per
rendere più chiara l’esperienza presentiamo alcuni casi
(ovviamente i nomi sono di
fantasia);
Antonia, 9 anni, figlia di un
muratore disoccupato e di una
madre con forti disturbi psichici, ha un ritardo nell’apprendimento legato sia a fattori fisici che ambientali.
L’intervento del Sed mira a
ridurre il ritardo dovuto all’
ambiente attraverso la stimolazione cognitiva e affettiva
che si realizza tramite nuove
esperienze, come ad esempio
imparare ad andare in bicicletta, visite allo zoo, passeggiate, attività manuali e altro.
Adesso questa situazione viene seguita anche dalla Usi di
appartenenza.
Rosalba, 13 anni, seconda
media, permalosa, introversa e
talvolta violenta, emarginata
dalla classe e dai professori,
attraverso un intervento del
Sed viene inserita in un laboratorio di attività manuali organizzato dalla scuola; comincia così a cambiare il suo atteggiamento verso i compagni
e ad acquisire maggiore sicu
rezza e fiducia ip se stessa.
Ma non sempre la famiglia
accetta di buon grado la presenza dell’educatore, come
nel caso di Rosalia, 15 anni,
che vive in una famiglia con
un passato di criminalità (furti, spaccio). La madre rifiuta
l’educatore forse per evitare
che qualche «segreto» familiare possa essere svelato: in
questo caso l’intervento è
centrato su un lavoro di prevenzione da probabili azioni
non meditate della ragazza e
soprattutto rispetto a un’eventuale fuga da casa (fuitina)
che rischia di riprodurre il
modello transgenerazionale
materno (fuga e gravidanza
precoce, vissuti di insoddisfazione proiettati sui figli, mariti deboli o assenti).
Nella scelta dei casi da seguire sono state privilegiate
situazioni di barnbine e adolescenti in difficoltà o per le
quali si configurava il rischio
dell’abbandono scolastico. 11
Centro diaconale «La Noce»
ha proposto questa priorità
perché nei quartieri in cui il
Sed interviene sono proprio
le bambine a subire in silenzio il vissuto di un destino
che sembra loro irreversibile.
Questo servizio è finanziato
fino al giugno del 1995 dall’
Istituto Gould di Firenze; per
il futuro il Centro diaconale è
attualmente alla ricerca di ulteriori risorse economiche che
ne consentano il suo proseguimento. Per informazioni e per
aiuti ci si può rivolgere al
Centro diaconale «La Noce»,
via G. E. Di Blasi 8, 90135
Palermo. Tel. 091-6817941,
6817943; fax 091-6820118.
(da Una voce da Palermo)
Il Centro sociale evangelico ó\ Firenze
L'asse vìa Manzoni
piazza dei Ciompi
Sabato 11 marzo si è riunita
in via Manzoni a Firenze l’assemblea dei soci del Centro
sociale evangelico. Non si è
mai folla, in compenso si partecipa con vivo interesse: si
sono ascoltate e discusse le
relazioni del presidente (past.
Sonelli), del servizio sociale
(Fraterrigo), della scuola serale e della Cooperativa sociale «G. Barberi», la branca
di piazza dei Ciompi (Mannucci), nonché la presentazione del bilancio (Luchini).
L’attività, sia in via Manzoni
che in piazza dei Ciompi,
prosegue intensa; il periodico
«Noi di via Manzoni» ne dà
notizia, e il libro di Andrea
Mannucci «Anch’io voglio
crescere» (Edizioni del Cerro) illustra uno degli aspetti
del servizio che si svolge nelle «baracche» di piazza dei
Ciompi che, pur promesse alla distruzione, continuano per
ora a ospitare il Centro di socializzazione e la scuola di alfabetizzazione.
1 partecipanti si sono rallegrati per il lavoro svolto; la
Occhio ai formaggini
Il movimento dei consumatori segnala che in alcuni supermercati discount vengono
posti in vendita formaggini
con la dicitura «Emmental al
50%». La convenzione di
Stresa prescrive però per
l’Emmenthal almeno il 75%
del prodotto. Altri formaggini
contengono invece l’additivo
E339 (ortofosfato di sodio);
in questo caso si tratta di prodotti scadenti in quanto l’ortofosfato di sodio serve per
addensare l’impasto del formaggino ed evitare che questo si sfaldi.
Gas aerosol
Dal 1° aprile scorso è entrata in vigore la direttiva europea per l’etichettatura dei gas
aerosol. E una misura che
vuole garantire i consumatori
dai rischi di infiammabilità
dei gas sostitutivi dei clorofluorocarburi ormai fuorilegge per i danni che provocano
nell’atmosfera (buco d’ozono). In etichetta dovranno essere ben visibili almeno quattro avvertenze: non vaporizzare sulla fiamma o su corpo
incandescente; conservare al
riparo da qualsiasi fonte di
combustione; non fumare durante l’uso; conservare fuori
della portata dei bambini.
Un libro sull'Aids
«novità» di quest’anno è stato
il corso di formazione e di
aggiornamento per operatori
e volontari operanti nel disagio sociale e psichico, di buona riuscita, coordinato dal dr.
Marco Balene!. Non ha invece potuto fare passi avanti il
progetto di struttura residenziale, risposta più adeguata
per chi avrebbe bisogno di
sperimentare la propria autonomia al di fuori dell’ambiente familiare. Una esperienza negativa è stata l’iscrizione del Centro al Registro
regionale del volontariato:
anziché facilitare le cose le ha
complicate e, specie fiscalmente, appesantite. Su proposta del Consiglio, che ha studiato con cura la questione,
si è dato mandato al prossimo
Consiglio (che per altro è stato riconfermato) di proporre a
breve, in un’assemblea straordinaria, un progetto di trasformazione del Centro di socializzazione in cooperativa,
soggetta a norme diverse e
per noi più funzionali.
(da Diaspora evangelica)
Per combattere l’Aids bisogna conoscerlo. Così Vittorio
Agnoletto, presidente della
Fila (Lega italiana per la lotta
contro l’Aids), ha raccolto in
un volume «L’Aids un percorso nella complessità» tutta
la documentazione sulla malattia con le risoluzioni della
conferenza mondiale di
Yokohama. Il volume non si
trova in libreria e può essere
ottenuto versando 30.000 lire
sul ccp 25269200 intestato alla Lila, via Tibaldi 41, 20136
Milano. Tel. 02-581 14980;
fax 02-89400941.
Fondazione antiusura
Riscuote un buon successo
l’iniziativa contro l'usura,
lanciata il mese scorso dalla
Chiesa avventista italiana.
Con la prima quota ricevuta
dell ’8 %c Irpef, è stata creata
la Fondazione Adventum, che
tramite un’apposita convenzione con la Cassa di Risparmio di Perugia è in grado di
concedere prestiti a tassi agevolati. Un iter semplificato,
rapido, in favore delle famiglie e dei piccoli operatori
economici per limitare concretamente il ricorso all’usura. Fondazione Adventum,
tei. 06-3211207. (Bifl)
Informazione
sugli avventisti
La Chiesa avventista italiana ha acquistato una pagina
di Televideo per meglio far
conoscere la propria attività e
in particolare l’uso che viene
fatto dell’8 %c del gettito Ir;
pef che i contribuenti italiani
le destinano. La pagina, nu;
mero 377 del Televideo di
Raiuno e Raidue, è visibile i
non solo in Italia ma anche 1
nell’Europa centrale e nel l
Nord Africa. (Eia)
Autocertificazione
per l'auto
Per ottenere la cancellazione dell’auto dal Pubblico regi.stro automobilistico (Pra) ^
sufficiente l’autocertificazione della perdita di possessoio ha stabilito il ministro dello
Finanze. L’autocertificazione
avrà il valore di una dichiarazione sostitutiva di atto notorio e consiste in una dichiara;
zione che specifica i motivi
della perdita di possesso (rot'
tamazione ecc.).
15
f
venerdì 12 MAGGIO 1995
PAG. 1 1 RIFORMA
L'immagine
e l'idolo
Scrivo al signor Giovanni
Maslowsky di Pavia, in riferimento alla sua considerazione del fatto che la statuetta
che piange sia opera di Dio. A
me è giunta come una bestemmia. Come può pensare
che quel Dio in cui crediamo
e che ci comanda (ossia ci
vieta di farci scultura alcuna o
immagine alcuna di cose che
sono in cielo, in terra e nelle
acque che sono sotto la terra,
di non prostrarci davanti a
queste cose e di. non rendere
loro culto, perché è un Dio
geloso) possa fare questo miracolo? Questo a me pare vergente beffarsi di Dio.
Per quanto rispetto io possa
avere per questa madre ebrea
Binile e credente, e consape
• yole di quanto questa madre
abbia sofferto nel vedere suo
figlio in croce, pure su quella
(tìroce io vedo suo figlio; Gesù
’ il Cristo. Lui che una sera in
ginocchio con la faccia a terra
pregava a Dio Padre che pas( . sasse oltre quel calice, mentre
il sudore cadeva a gocce di
: sangue. No, come figlio ubbidiente l’ha bevuto. Tutto per
. riconciliarci con Dio; e ha pagato per i miei peccati e quelli
di tutti, perché siamo tutti dei
;^ccatori salvati per grazia.
’ Se per Dio tutto è possibile,
non è possibile però che Dio
vada contro se stesso. Fin
dall’Antico Testamento ci intima di non farci degli idoli;
’ non facciamo di Maria un
idolo, questa donna beata che
magnificava Dio, il suo salvatore. E neanche di Dio dobbiamo fare un idolo, perché
• .Spirito perfetto che creò ogni
^ Qosa; Dio dell’universo, è
iÙio, è colui che ci dà vita e la
salvezza in Cristo Gesù, me■ diante l’opera dello Spirito
Santo. E se si ama Dio con
tutto il cuore, con tutta la nostra mente e con tutta la nostra anima, non vi è più posto
per altri, perché in lui abbiamo tutto pienamente.
«A che giova l’immagine
scolpita perché l’artefice la
scolpisca? A che giova l’im
L'attualità del pensiero dì Dietrich Bonhoeffer
Religione 0 fede?
PAOLO T. ANGELERI
E una questione non nuova quella del
rapporto tra religione e fede: Tha
riproposta Ortensio da Spinetoli (La
prepotenza delle religioni, Datanews,
1994) con una ancor più sottile distinzione fra fede (rapporto personale che
ognuno è chiamato ad avere con Dio),
teologia (interpretazione umana della
fede) e religione, vista come congelamento della fede in miti, riti, formule,
liturgie e preghiere convenzionali.
Persino il cristianesimo nella sua evoluzione storica passa dalla fede-rapporto
con Dio alla religione-deposito tramandato dalla tradizione. Gesù invece rifiutava l’adorazione esteriore di Dio, legata a luogo e culto (Gerusalemme per i
giudei, il Garizim per i samaritani) e
chiedeva un’adorazione in spirito e verità nell’unico tempio non fatto da mani
d’uomo, il cuore dell’uomo (Atti 7,48).
Da Spinetoli sostiene: «Credere al
Dio di Mosè o a Baal o ad Astarte po
trebbe essere, o forse è, la stessa cosa
perché entrambe (il mosaismo e il baalismo) non sono che astrazioiìi teologiche, tentativi di dare un nome, una definizione all'assolutamente indéfinìMle».
La fède, insomma, si vive, si conquista
giorno per giorno in un rapporto con Dio
che esclude ogni codificazione, ogni banalizzazione in pillole di salvezza.
La fede autentica include tre aspetti;
la continua ricerca di se stessa; l’accoglienza incondizionata dell’altro (aitìor
del prossimo); la relativizzazione di
ogni teologia e/o religione in quanto immagine idolatrica di Dìo. A questo ho
pensato leggendo la breve nota di Domenico Del Rio apparsa su La Stampa
del 9 aprile e dedicata a Bonhoeffer,
martire della libertà nella Germania nazista. Per il teologo, secondo Del Rio
«l’assenza di Dio (il Dio della religione
istituzionalizzata e della metafisica, il
Dio tappabuchi dei nostri vuoti di potenza e di conoscenza) va proclamata in
nome di Dio stesso, il IDio di Gesù, il
Dio che dalla croce della sua impotenza
annuncia e testimonia l’amore senza
confini che rispetta e fermenta l’etàadulta del mondo». E ancora: «Nella religione, in quella che si identifica tradizionalmente in ogni culto reso a Dio, si
ha una concezione trionfalistica di Dio:
potente lui e impotente il mondo; nel
cristianesimo invece [quello autentico,
non quello delle chiese] si esprime la
teologia della croce, dove Dio si presenta come impotente e lascia aU’uomo
tutta la sua potenza; per questo il cristianesimo ha senso in un mondo adulto, mentre non ha senso la religione».
In quest’ottica Bonhoeffer è riuscito a
realizzare la sua vita di fede, ¡totecipando «al destino di Dio nel mondo». Con
lui, secondo Del Rio, «¡..riemerge ancora affascinante una delle più alte figure
morali che ci abbia donato l’Europa in
questo secolo». Peccato che non abbia
sentito il bisogno di ricordare che
Bonhoeffer era protestante e pastore
della chiesa confessante tedesca.
magine fusa che insegna la
menzogna, perché l’artefice si
confidi nel suo lavoro, fabbricando idoli muti? Guai a chi
dice al legno: “Svegliati!” e
alla pietra muta: “Levati!”.
Può essa ammaestrare? Ecco,
è ricoperta d’oro e d’argento,
ma non vi è in lei spirito alcuno» (Habacuc 2, 18-20).
Rifletta, signor Maslowsky.
Adriana Grassi Bertero
Rivalta (To)
Il Dna dei
proprietari
Cara Riforma,
i Gregori che si rifiutano di
fare l’esame del Dna [in relazione alle «lacrime della madonnina di Civitavecchia»,
ndr] si danno la zappa sui
piedi; e così è una bella truffa. Il clero dà lo zuccherino al
popolino, che ha delle visioni
o idee da invasati, idee fisse.
Che cosa è diventata questa
valle di lacrime (di sangue)?
Mara Biondini - Livorno
Riforma
Via Pio V. 15 -10125 Torino - tei, 011/655278 - fax 011/657542
Via Fona, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
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DIRETTORE; Giorgio GardioI
VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto .
REDATTORI: Stelio Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglla, Luciano
CIrica, Alberto CorsanI, Avernino Di Croce, Piera Egidi, Fulvio Ferrano,
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Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paolo Ricco, Giancarlo
Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervaldo Rostan,
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STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174/42590
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis -10125 Torino
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ITALIA
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Riforma è II nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
del 1' gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993,
Il numero 18 del 5 maggio 1995 è stato consegnato per l’inoltro postale aH’Ufficio CMP Nord,
via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 3 maggio 1995.
L'ecumenismo
Ho letto su Riforma del 21
aprile scorso l’intervento del
fratello Alfredo Berlendis
sull’ecumenismo. Le intenzioni sono ottime, ma la riflessione rimane nell’ambito
di una concezione che prospetta il superamento delle
divisioni tra le chiese solo da
un punto di vista dottrinale; si
pone cioè ancora una volta
l’accento più sulla fede pensata che sulla fede vissuta.
Continuando in questo solco,
vi sarà sempre da un lato chi
considererà eretiche le altre
chiese, rendendo problematico il dialogo, dall’altro chi
tenderà a minimizzare le differenze, a scapito della caratterizzazione e identità delle
chiese stesse, e a favore di un
ecumenismo di maniera.
Credo che ormai da molto
tempo il cristianesimo abbia
privilegiato di gran lunga la
riflessione sulla fede piuttosto
che il rapporto esistenziale
con l’altro, secondo l’insegnamento del Signore; sarebbe
interessante uno studio sul come e perché si sia sviluppata
questa mentalità: ci aiuterebbe a capire molto meglio i nostri comportamenti attuali.
Comunque il risultato è stato
spesso quello di avere conseguenze aberranti e gravissimi
atteggiamenti di intolleranza
come l’Inquisizione e le repressioni contro gli anabattisti. E chiaro che non si vuole
negare un corretto rapporto
tra ortodossia e ortoprassi, tra
pensiero e azione, ma occorre
stabilire un giusto equilibrio e
i confini oltrepassati i quali
vengono generati dei mostri.
Quindi, a mio modesto parere,
il problema non è di accentuare o di banalizzare le differenze, ma di non lasciare che le
differenze impediscano di
mettere in pratica il comandamento dell’amore. La cultura
laica in questo senso ci dà una
lezione quando afferma che è
necessario il pluralismo e il
confronto delle idee nel ri
spetto reciproco; noi cristiani,
che al posto della paròla «rispetto» ne abbiamo un’altra
molto più impegnativa, siamo
spesso stati superati in questo
atteggiamento di apertura e di
dialogo.
, Aldo Cianci
Polizzi Generosa
La chiesa
di Barletta
Il deputato e pastore Domenico Maselli, il 2 marzo alla
Camera dei deputati, ha messo in evidenza il valore della
tradizione battista in Italia sin
dal 1863. Il pastore Piero
Bensi, in un libro intitolato
Perché siamo evangelici battisti, pubblicato nella Pasqua
del 1974, mette in evidenza
che i battisti sono presenti in
Italia da un secolo.
La comunità di Barletta,
stando ai documenti storici,
risale al lontano 1864, ed è
perciò una delle più antiche
comunità d’Italia. Da ricerche
fatte dal pastore Paolo Sanfilippo risulta poi che essa sia
nata ancora prima di quella
data: questa chiesa, nel lontano 1866, ebbe i suoi martiri,
con processi ecc. Primo conduttore spirituale fu Teodoro
Mayer.
I pastori dal 1865 sono stati: Gaetano Giannini (18651866), Amedeo Basile (18771879), Ercole Volpi (18791886), Amedeo Basile (18871891), Antonio Fiore (18941903), Sabino Defilipis (il solo iMO), Giovanni Berio
(1910-1919), Pasquale Gagliano (1919-1922), Giovanni
Ambrosini (1922-1937), Paolo Sanfilippo (1937-1939),
Oreste Ciambellotti (19391947), Vincenzo Coacci (dal
1939 al 1947), Alfredo Casarano (1952-’59), Nicola Leila
(1959-1973) e, a partire dal
1973, Rosario Bagheri. '
Damiana Dambra - Barletta
diedi prima pagina
Fame e guerra
Ancora una recrudescenza di guerra
nel Ruanda. Ancora una volta il conflitto armato e le stragi su base etnica si
associano all’eterna piaga della fame.
Chi non muore sotto i colpi di arma da
fuoco o di machete rischia di morire di
stenti, di dissenteria, di epidemie. Per
primi i bambini sono esposti a questa
sorte crudele. La Federazione delle
chiese evangeliche in Italia prosegue
una raccolta di fondi (da inoltrarsi tramite il Consiglio ecumenico) per le vittime della guerra (ccp n. 38016002).
La suora
è riformata
Suor Minke de Vries, autrice delle meditazioni della
Via Crucis presieduta dal papa e svoltasi al Colosseo di
Roma venerdì 14 aprile, è
stata definita dalla stampa e
dallo stesso Giovanni Paolo
II come una «suora luterana».
In realtà, suor Minke de
Vries fa parte di una comunità di suore riformate svizzere di Grandehamp. Come
rappresentante dell’Alleanza
riformata mondiale aveva
partecipato al recente Sinodo
dei vescovi cattolici sulla vita
religiosa.
Agenzia Nev - Roma
Armando
Curdo
Mercoledì 19 aprile abbiamo dato, presso il Crematorio
cimiteriale di Torino, l’ultimo
saluto alla salma del caro Armando Curcio, di 39 anni, deceduto alcuni giorni prima a
causa di un incidente stradale
in Valehiusella.
Cresciuto e confermato nella Chiesa valdese di Torino,
da molti anni faceva parte
della comunità di Damanhur,
come uno dei primi e appassionati artefici. La popolazione della Valehiusella e quanti
10 conobbero qui a Torino sono vicini alla mamma Ida, alla cara Stella e al piccolo Elder. Ricordiamo di lui la sua
costante serenità, comprensione, l’instancabilità nelle
sue varie attività. Oltre al lavoro come geometra amava
la pittura, la fotografia e più
di tutto le «sue» montagne;
era esperto scalatore e rocciatore.
Nella speranza che ci viene
dalla fede, come ci ricordava
11 pastore di Torino, preghiamo il Signore risorto per i familiari che sono nello sconforto e nel dolore.
Primo Violo - Torino
Lucrezia
Lugaro
«Cara Lucrezia
Non posso fare a meno di
ricordarti a tutti quelli che ti
hanno conosciuto e ammirato
per il tuo coraggio, la forza e
la voglia di vivere! Hai fatto
parte della nostra comunità
metodista per quasi 50 anni,
molti dei quali come presidente dell’attività femminile. Hai
sofferto con noi per la vendita
del tempio, ma con noi sei rimasta fedele e presente quando la salute te lo permetteva.
Ti ricordiamo con le ultime
parole del salmo 23: “Starò
nella casa del Signore per tutti i miei giorni ’’».
Con una breve cerimonia
funebre la comunità metodista e valdese di Palermo Noce
ha dato l’ultimo saluto alla
cara sorella Lucrezia Lugaro,
spirata nella mattina dello
scorso 18 marzo.
Il rito condotto dal pastore
Massimo Marottoli con una
meditazione spi salmo 104 e
Isaia 65, 17-19 ha avuto due
commoventi testimonianze
espresse da Carmelina Manocchio e dal pastore emerito
Pietro Valdo Panascia.
Edi Schmidt - Palermo
Grazie!
Un dono inatteso, e tanto
più apprezzato, è giunto recentemente dalTAdiflor (Association pour la diffusion internationale du français de livres, ouvrages et revues). Si
tratta di libri per le scuole del
Pinerolese, dalle elementari
alle medie superiori. L’iniziativa di questo invio è di Félix
Vigne (parigino, ascendenza
valdese), a cui rivolgiamo un
sincero grazie a nome dei destinatari che trarranno certo un
concreto vantaggio da questo
materiale didattico, prezioso
per approfondire la conoscenza della lingua francese.
Liliana Ribet — Torino
Il 17° Congresso mondiale
battista si svolgerà a Buenos
Aires dal 1° al 6 agosto 1995.
Il congresso, a cui la partecipazione è libera, si svolge
ogni 4 anni ed è un’occasione
unica di incontro per migliaia
e migliaia di battisti provenienti da tutto il mondo. I
50.000 battisti argentini attendono con impazienza fratelli e sorelle da ogni paese.
I posti disponibili non sono
più molti: la Federazione battista europea (Ebf) dispone
ancora di qualche biglietto
aereo a prezzo ridotto (1.920
marchi) con la compagnia
Varig, con partenza da Francoforte o eventualmente da
altre città dove la compagnia
ha una filiale. Occorre però
contattare immediatamente
l’ufficio della Ebf di Amburgo, tei.4940-5509723, fax
4940-5509725.
C’è anche la possibilità di
partire da Copenhagen con
voli organizzati dall’Unione
battista svedese; in questo caso occorre mettersi subito in
contatto con i battisti svedesi
tramite tei .468-991320 o fax
468-6533538.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Marianna Eugenia
Tron MIeoI
deceduta a Pomaretto II 2 aprile
1995, ringraziano quanti hanno
condiviso il loro dolore.
In particolare esprimono riconoscenza al personale della Croce Verde di Porosa Argentina e
dell'Ospedale valdese di Pomaretto che ha saputo unire a una
giusta e tempestiva efficienza
una profonda umanità.
Un grazie sentito anche al pastore Claudio Tron per II suo messaggio di speranza.
Massello, 22 aprile 1995
I necrologi si accettano entro
le 9 del lunedi. Tel. 011655278 e (fax) 557542.
16
PAG. 1 2
RIFORMA
VENERDÌ 12 MAGGIO 1995
Francia: dopo le elezioni presidenziali caratterizzate da grande «suspense»
Vince la destra ma la sinistra torna a sperare
JEAN-JACqUES PEYRONEL
Alla fine Jacques Chirac
ce l’ha fatta. Dopo due
tentativi falliti contro Mitterrand (1981 e 1988), è riuscito
neU’impresa che perseguiva
da oltre vent’anni, diventando
il quinto presidente della
quinta Repubblica.
Queste elezioni, combattute
fino all’ultimo minuto, hanno
rivelato non poche sorprese.
Fino a pochi mesi fa l’attuale
primo ministro Balladur, insediatosi dopo la vittoria del
centro-destra alle politiche di
due anni or sono, veniva dato
per sicuro vincitore e la candidatura di Chirac, ancora non
ufficiale, non veniva neanche
presa in considerazione. Poi è
stata annunciata la possibile
candidatura di Jacques Delors, che veniva data vincente
sia nei confronti di Chirac che
di Balladur. Dopo la rinuncia
di Delors, il sindaco di Parigi
e il primo ministro hanno
confermato entrambi la propria candidatura: al di là delle
rivalità personali per il potere, era il segno della permanenza della tradizionale divisiorie del centro-destra tra
neogollisti e neoliberali.
D’altra parte l’estrema destra,
sempre saldamente in mano
all’intramontabile Le Pen, ha
visto sorgere nelle elezioni
europee del 1994 un nuovo
pretendente nella persona del
visconte della Vandea, Philippe de Villiers.
A tre mesi dal primo turno
la sinistra, ancora frastornata
dalla sconfìtta del ’93 e ulteriormente frustrata dallo
smacco del suo «candidato
naturale» Michel Rocard, alle
Europee del ’94, si trova
completamente disorientata.
Emerge allora aH’improvviso
la candidatura di un outsider,
sulla base di «primarie» volute dalla base dei militanti del
partito socialista. Lionel Jospin non è certo uno sconosciuto: è stato lui a guidare il
partito dopo la vittoria di Mitterrand nell’81 ed è stato mi
iltlBIIIIIIIiH illlllllllllllllilillllillllilllllllililHIIIIII
f
Jacques Chirac
nistro deH’edqcazione nel governo Rocard ma, negli ultimi
anni, aveva preso le distanze
dalla figura ingombrante del
«padre», opponendosi drasticamente al nuovo delfino,
Laurent Fabius, durante il tristemente famoso Congresso
di Rennes nel 1990, che aveva messo sotto gli occhi di
tutti lo sbandamento ideale e
politico dei sociahsti francesi.
Dopo la cocente sconfitta alle
politiche del ’93, nelle quali
perse il suo seggio di deputato, Jospin si mise da parte,
pur appoggiando con convinzione il tentativo di Rocard di
ricostruire l’unità del partito
su una linea apertamente socialdemocratica. Dopo la definitiva sconfitta di quest’ultimo, è riemerso quasi naturalmente come il leader più accreditato del partito socialista
e, secondo la logica del doppio turno, dell’intera sinistra.
Nessuno però lo dava come
cavallo vincente e molti si
aspettavano un duello fratricida tra i due leader del centrodestra sia al primo che al secondo turno. Sappiamo invece come sono andate le cose:
dopo un inizio di campagna
un po’ tentennante, Lionel Jospin ha via via rivelato qualità che hanno rafforzato notevolmente la sua credibilità:
competenza, serietà, onestà,
rigore, convinzione e responsabilità, qualità tipicamente
protestanti, che lo avvicinano
all’altro protestante Rocard
ma che gli valgono anche il
sostegno pieno del cattolico
Delors. Il risultato insperato
del primo turno (23,5%) è al
livello dei migliori risultati
del candidato Mitterrand negli ultimi due decenni. E questo costituisce il dato più interessante di queste elezioni:
contrariamente a quello che
tutti si,aspettavano, vale a dire il verdetto senza appello
degli elettori su 14 anni di socialismo alla francese, il partito socialista resta malgrado
tutto il primo partito di Francia (tenendo conto che Balladur, pur essendo membro del
partito neogollista, era di fatto il candidato del partito
neoliberale dell’ex presidente
Giscard d’Estaing).
Avendo superato (di poco)
il suo avversario di centro-destra al primo turno, Chirac era
matematicamente sicuro di
vincere il secondo turno, visto
che la destra nel suo insieme
raccoglie ormai il 60% dei
suffragi. Ma il risultato personale di Chirac al primo turno
(poco più del 20%) rivela che,
in 20 anni, è rimasto praticamente stabile e che la sua prestigiosa carica di sindaco di
Parigi (da 18 anni) non gli ha
consentito di far breccia nella
tenace diffidenza del corpo
elettorale nei suoi confronti.
Né gli ha giovato molto la
sua campagna elettorale del
primo turno, caratterizzata da
un’apertura sulla politica sociale ed economica, inspiratagli da Philippe Seguin, attuale
presidente dell’Assemblea
nazionale.
Al secondo turno, per poter
conquistare un numero sufficiente di voti dell’estrema destra che non ama e che non lo
ama, non aveva altra scelta
che rimettere in forse il processo di integrazione europea
e ritrovare gli accenti nazionalistici della pura tradizione
gollista, cosa che per altro gli
è sempre stata congeniale. Ce
l’ha fatta dunque, in base a
quei tatticismi e a quelle ambiguità tipiche del suo perso
naggio e che, anche in questo
caso, gli hanno impedito di
fare il pieno dei voti di destra.
Ora, eletto presidente da un
centro-destra diviso in tre
spezzoni di uguale peso, e
bocciato da un centro-sinistra
che sfiora il 50%, dovrà dimostrare di avere le qualità di
un vero capo di stato e di essere davvero il presidente di
tutti i francesi. Non potrà non
tener conto che la sinistra ha
perso s\ un vecchio presidente
ormai controverso e in declino, ma ha trovato un nuovo
leader capace di ridare speranza alle aspettative di quei
milioni di francesi che, 14 anni or sono, avevano affidato a
Mitterrand il compito di
«cambiare la loro vita» e che,
7 anni fa, gli avevano rinnovato la loro fiducia dopo la
prima «coabitazione» con...
Jacques Chirac, appunto.
Se il neopresidente Chirac
dovesse riproporre la politica
seguita dall’ex primo ministro
degli anni 86-88, è facile prevedere che l’ago della bilancia elettorale si sposterà nuovamente verso una sinistra
che, nel frattempo, avrà saputo rinnovarsi in profondità.
Insomma ha vinto, ai punti, la
destra neogollista che da 21
anni aspettava questa rivincita, ma le ragioni e le speranze
della sinistra rimangono intatte; anzi, escono sorprendentemente rinvigorite da questa
storica tornata elettorale. Chi
l’avrebbe detto?
Lionel Jospin
DopoToffensiva armata dello scorso febbraio, si riapre la via del dialogo tra le parti
Messico: tra zapatisti e governo si conferma
il ruolo di mediatore del vescovo del Chiapas
Durante la terza settimana
del mese di marzo si Sono
aperte nuove prospettive di
dialogo tra la guerriglia zapatista e il governo messicano:
le parti in conflitto infatti
hanno accettato una nuova fase di «contatti epistolari». Gli
zapatisti hanno risposto positivamente alla decisione del
Congresso che, il 7 marzo
scorso, ha approvato alla quasi unanimità la legge sul dialogo nel Chiapas. Questa decisione delle parti in causa
conferma il ruolo di mediatore esercitato da Samuel Ruiz,
vescovo cattolico dello stato
del Chiapas, e presidente della Commissione nazionale di
mediazione (Conai).
L’ultima iniziativa d’«urgenza» pef disinnestare il
conflitto era stata presentata
dalla Conai all’esercito Zapatista di liberazione nazionale
(Ezln) e al governo messicano il 17 febbraio scorso, qualche giorno dopo l’inizio di
una massiccia offensiva militare governativa che ha fatto
temere la recrudescenza della
violenza nel Sud-Est del
Messico. «Un genocidio evitabile»: così si intitola una ri
flessione che il vescovo Ruiz
ha reso pubblica di recente.
«Abbiamo sempre pensato e
rimaniamo convinti che la via
del dialogo sia possibile... e
dobbiamo sforzarci di trovare
una soluzione negoziata che
ponga fine al confronto armato» afferma il vescovo, per
il quale «non si può parlare
di pace nel Chiapas senza
parlare di giustizia».
Per raggiungere quest’
obiettivo, il vescovo Ruiz
propone «la separazione delle forze in campo» (allontanando l’esercito dai villaggi
situati nelle zone in conflitto); la pressione «della società civile per chiedere alle
due parti di dare prova di
flessibilità» e «il dialogo nel
quale devono intervenire le
numerose forze vive che sono
emerse durante questo conflitto...».
I mediatori vedono con angoscia trascorrere il tempo
senza che si giunga a una soluzione del conflitto, sottolinea Samuel Ruiz, «perché ciò
significa più morti, più vittime della fame fra gli autoctoni che hanno abbandonato i
loro villaggi dopo l’entrata
dell’esercito nella zona del
conflitto e si sono rifugiati
nella foresta».
Dal r gennaio 1994, la foresta Lacandona (600.000 ettari) è l’ambito in cui è avvenuta la mobilitazione autoctona e contadina più sorprendente ed esplosiva del continente latinoamericano. Molte
organizzazioni umanitarie
hanno confermato la violenza
dell’ultima offensiva del governo nel febbraio scorso; tra
queste, la Croce Rossa internazionale ha dimostrato resistenza di violazioni flagranti
dei diritti della persona, quali
i mitragliamenti e i bombardamenti a CÍLSO contro le popolazioni civili.
Ci sono sempre forze ostili
alla pace, prosegue Samuel
Ruiz, che spiega così la mobilitazione del 19 febbraio di
un piccolo gruppo di «persone eccitate che ha attaccato
la diocesi... chiedendo le mie
dimissioni dalle mie funzioni
di vescovo». Non è il primo
segno di ostilità dei settori
più reazionari del Chiapas
nei confronti del vescovo, accusato dal «Fronte civico di
San Cristobai» di essere
all’origine dell’insurrezione
zapatista. Il 26 marzo però, in
occasione del 450“ anniversario dell’intronizzazione di
Bartolomé de Las Casas, difensore degli Indios e primo
vescovo di San Cristobai, oltre 20.000 persone, giunte
per lo più da 40 parrocchie
del Chiapas, hanno manifestato il loro appoggio al vescovo Ruiz.
In quegli stessi giorni, circolavano voci che il Vaticano
avesse chiesto le dimissioni
del vescovo. È certo, ammette Samuel Ruiz, che diverse
accuse contro di me sono arrivate a Roma. «Ma è assolutamente falso che il Vaticano
mi abbia chiesto di dare le
dimissioni o che io abbia ricevuto istruzioni per lasciare
la diocesi di San Cristobai»,
conferma il vescovo, che aggiunge: «Oltretutto ci troviamo in una situazione di dialogo e di chiarimento e in uno
sforzo di esame della nostra
condotta. Benché siamo tutti
coinvolti in un processo mirante ad ottenere la pace,
non fa alcun dubbio che i poveri stanno pagando il prezzo
più alto». (eni)
Brevi
dal
Brasile: sfruttamento dei minori
nei campi di canna da zucchero
RIO DE JANEIRO —^11 25% dei lavoratori addetti al
taglio della canna da zucchero nelle proprietà dei latifondisti dello stato brasiliano di Fernambuco hanno meno di 18
anni. Inoltre la metà di questi minori, tra i 7 e i 13 anni, che
accompagnano i loro genitori nei campi, non ricevono alcun
salario per il loro lavoro. Queste sono le conclusioni di unseminario intitolato: «Bambini della campagna: educazione,
lavoro e diritti dei minori», che si è svolto all’Università federale di Rio de Janeiro. Rappresentanti del Centro Josué de
Castro, un’organizzazione non governativa con sede a Recife, capitale del Fernambuco, hanno denunciato questo sfruttamento dei minori. In alcune regioni dello stesso stato, la
mortalità infantile è di 131 morti per 1.000 nascite. L’inchiesta sul lavoro minorile in campagna è stata realizzata
dal Centro Josué de Castro, con l’appoggio dell’Unicef, in
quanto non esiste ancora alcun dato ufficiale del governo
brasiliano su questo problema.
Argentina: che fine hanno fatto
i 30.000 «desaparecidos»?
BUENOS AIRES — Primi squarci di verità sulla terribile sorte dei circa 30;000 «desaparecidos» durante la dittatura militare in Argentina dal 1976 all’83. In prima linea nella
ricerca della verità sono anche le chiese evangeliche e in
particolare la Chiesa luterana-riformata del Rio de la Piata il
cui presidente, pastore Rodolfo Reinich, ha dichiarato che
«la Parola del Signore ci insegna che la verità e la giustizia
sono valori indispensabili nella ricerca della riconciliazione
e per una pacificazione duratura». Da Ginevra il segretario
generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), Konrad Raiser, ha assicurato alle chiese evangeliche argentine il
pieno appoggio del Cec «nel loro sforzo pastorale per il perdono e la riconciliazione nazionale». (Nev)
Filippine: uccisi dagli integralisti
undici ostaggi cristiani
MANILA — Undici ostaggi cristiani detenuti dagli integralisti islamici del gruppo Abu Sayyef dopo il raid sulla
città a maggioranza cristiana di Ipil, nel Sud dell’arcipelago, sono stati massacrati; secondo un testimone scampato
all’uccisione, gli integralisti avevano portato gli ostaggi nella piccola isola di Lingisan prima di assassinarli nella schiena a colpi di coltelli.
Stati Uniti: si sta allargando
il divario tra ricchi e poveri
WASHINGTON — Il divario tra ricchi e poveri negli
Usa è il più importante fra i paesi occidentali e, secondo varie ricerche pubblicate dal New York Times del 17 aprile
scorso, la tendenza si va accentuando. Nel 1989, solo l’l%
delle famiglie americane (con un patrimonio di almeno 2,3
milioni di dollari) possedeva circa il 40% delle ricchezze
del paese. Inoltre, il 20% delle famiglie americane più ricche, con beni stimati ad almeno 180.000 dollari, possiede
l’80% delle ricchezze nazionali. Il tasso di povertà fra i
bambini è quattro volte superiore a quello della media dei
paesi dell’Europa occidentale.
Bolivia: 374 arresti
dopo lo stato d'assedio
LA PAZ — Il 20 aprile scorso, il governo boliviano ha
annunciato di aver provveduto all’arresto di 374 persone
dopo la proclamazione dello stato d’assedio e la sospensione delle libertà civili, per poter «ristabilire la pace sociale»
turbata da scioperi a catena. Circa 250 sindacalisti sono stati inviati al confino in villaggi isolati nella giungla o ai piedi delle Ande, ha precisato il ministro dell’Interno Carlos
Sanchez Berzain. I dirigenti della Centrale operaia boliviana hanno chiesto l’intervento della Chiesa cattolica per ristabilire il dialogo con il governo: quest’ultima ha condannato lo stato d’assedio e ha chiesto la liberazione immediata dei sindacalisti incarcerati.
Azerbaigian: nel prossimo ottobre
le prime elezioni politiche
BAKU — Le prime elezioni politiche dopo la scomparsa
deirUrss avranno luogo nel prossimo ottobre: lo ha annunciato il presidente Gueidar Aliev. Una nuova Costituzione e
una nuova legge elettorale dovrebbero essere sottoposte agli
elettori entro la fine dell’anno. D’altra parte la Banca mondiale ha concesso per la prima volta un prestito all’ex Repubblica sovietica: 20,8 milioni di dollari destinati al settore
petrolifero. Anche il Fondo monetario intemazionale (Fmi)
ha annunciato un primo prestito di 46 milioni di dollari.
Angola: accordo con l'Onu
LUANDA — Il 15 aprile scorso è stato firmato un accordo tra il governo angolano, l’«Unione per l’indipendenza
totale dell’Angola» (Unita, opposizione armata) e la «Missione deirOnu per l’Angola». L’accordo prevede l’installazione di osservatori militari dell’Onu in 59 località.