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LA BUOI\iA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO D’AS«i0C1.4Z10.\R
{A domieilio
Torino, per un anno L. 6,00 L.7,00
— per sei raesi » 4,00 » 4,50
Per le provincie e l’estero franco sino
ai contini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi , » 5,20
Ai.xflEuovTt; Si ev àyann
Seguendo la verità nella carità
Efe.s. IV. 45.
La Direzione della RU0N.4 NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, a capo del Viale
del Re, N''i2, piano3".
Leassuciazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e da GIACOMO BIAVA
via della Provvidenza N° 8.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
1} San Bartolomeo ed i clericali. — L’Armonia e la Buona Novella, — Critica
degli Evaogeli di A. Bianchi-Giovini. — Lettere intorno allo spirito religioso in
Italia, ^ Una parolina al Cattolico. — Notizie religiose. — Cronachetta {politica.
Il SAN BAUTOIOMEO ED 1 CLERICALI
la orribile strage del S. Barlolomeo che eccitava altre volte una smodala gioia nei clericali, fa ora venire
i rossori sul viso a quella stessa fazione che la eccitò e ne tolse su di
essa tutta la responsabilità. Se cosloro fossero uomini di onore, se avessero cangiali i loro principii intorno
alla persecuzione religiosa, dovrebbero dire; i nostri antecessori hanno
sbagliato, noi detestiamo quell’orrenda
carneficina. Ma essi cosa fanno inve
ce? Negano, ad onta della conlraria
evidenza, di aver preso parte nella
strage; riducono il numero dei trucidali a 700; negano il motivo religioso
di essa; e rinfacciano ai Francesi del
regno del lerrore le loro stragi che,
secondo loro, sono maggiori di quelle
del S. Bartolomeo; e quello che è
peggio ne rendono risponsabili i liberali attuali, ch'essi chiamano franchi
muratori e carbonari. È VArmonia,
nel suo sumero di sabbalu 10 set-
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tembre, che sostiene siffalta tesi in un
arlicolo firmato da un tale Conte
VlTTOBIO DI CaMBL'BZAÌìO. AU’uItima di queste imputazioni, fu già risposto come si doveva dal giornali
liberali; epperciò noi ci limiteremo alle
prime, opponendo ai noslri avversarii
non già ingiurie che servono a poco,
ma belli e buoni documenti storici
tulti tratti da fonti che non potranno
ricusare.
La strage del S. Bartolomeo, dice
il ministro di Stalo Silhon nel libro
2“ discorso 6, « fu il frutto del consiglio di Spagna, e delle suggesTioni
d'Italia II. Ecco diffatti cosa leggiamo
nell’ autore anonimo, ma cattolico-,
dell'istoria de’ papi, nella vita di
Pio V (1).— « Pio V riuscì meglio ad
« imbrogliare le cose di Francia. Egli
« non poteva soffrire che i Protestanti
« avessero la libertà di pregare Dio
« alla loro maniera ; e secondato dalla
Il casa di Guisa, non gli fu diBìciledi
Il far ricominciare la guerra, persua« dendo alla regina madre Calterina
« de’ Medici di mancare di parola ai
« capi del partito calvinista, alla qual
« cosa quesla perOda e crudele prin« cipessa avea già naturalmente granii dissima propensione........La re
« gina avea stimolato il papa di ac
(1 ) Histoire des Papes depuis S. Pierre
jusqu'à Bènoit Xlll; à La-Haye chez
Henry Scheurlcer 1754, tom. V, p, 13.
« cordare al re il permesso d’alienare
« 1 beni ecclesiastici Ano alla concor« renza di cinquantamila scudi di
« rendita. Ma il papa invece di fare
« spedire il breve puro e semplice, vi
« avea fatto inserire alcune condizioni
« capaci di nuocere al re molto più
Il che non gli giovassero i denari del
« clero. Sua santità voleva che tutta
« la somma fosse impiegata a rinno(I vare la guerra coniro i Calvinisti, e
« che la corte non facesse con loro nè
<1 pace nè tregua, fino a che non fossero
« interamente distrutti ». — Questo
fatto dimostra che la corte di Roma,
non solamenle eccitava il re alla
strage degli Ugoaotti, ma che faceva
pagare al clero di Francia una somma
vistosissima per aiutare la distruzionB
degli Evangelici di Francia.
Ma veniamo a documenti anche
più irrecusabili. Papa Pio V eccitava
Carlo IX « ad esterminare tutti quei
Il scellerati eretici, a massacrare tutti
« i prigionieri di guerra senza avere
« riguardo per alcuno, senza rispetlo
« umano e senza pietà, imperciocché
« non si doveva, nè si poteva giam« mai aver pace fra Satana ed i figli
« della luce » si doveano esterminare
interamente « afTinchè la razza degli
« empii non ripullulasse di nuovo, e
« per piacere a Dio, il quale preferi« sce ad ogni altra cosa che si per<1 seguitino apertamente e piamente
3
<1 t nemici della religione caltolica^.
E per eccitare maggiormente il crudele
Carlo IX alla persecuzione, soggiungeva che Dio avea severamente castigato Saul perchè nou aveva ucciso il
re degli Amaleciti. Così Pio V, di cui
si è fatto un santo, preparava la via
all’orrenda strage degli Ugonolli.
In un’ altra lettera a Carlo IX, lo
stesso papa si esprime cosi; « E que« sto otterrai (cioè di ristabilire la
« tranquillità in Francia), se niun ri« guardo di persone o di cose potrà
« giammai indurti a perdonare ai ne
u mici di Dio......imperciocché in
« niun altro modo potrai placare Id« dio se non punirai severissimamente
« colle pene dovute le ingiurie che
« questi uomini scelleratissimi fanno
« a Dio ». Ecco la carità, ecco la tolleranza di un papa santo! ed i clericali diranno ancora che la religione
non ha che fare per nulla colla strage
del S. Bartolomeo?
Ma quasi che tali insinuazioni non
fossero bastevolì, così lo stesso Pio
V scriveya alla regina madre Catterina de’ Medici. « Noi sentiamo che
• alcuni cerchino costi di far liberare
« una porzione di quegli eretici che
« sono stati fatti prigionieri, e cer« chino di rimandarli impuniti: tu
• dunque devi porre ogni tuo studio
u ed ogni tua industria, a far sì che
• tali scelleratissimi uomini sieno pu
« niti cui debili supplizii ». In un’altra lettera alla stessa regina madre il
santissimo Pio scriveva cosi : « Guarii dati bene di credere carissima, Dglia
« in Cristo, che si possa fare qualche
« cosa più grata o più accetta a Dio
« di (quello di distruggere i suoi ne« mici per amore della religione catII tolica 0. Nella stessa circostanza
scriveva egli al duca d’Anjou queste
parole: « Tu procurerai non solamente
<1 di fare in tutti i modi che si faccia
« luogo alla giustizia ed alle leggi, e
« che non si pecchi giammai per in«dulgenza; ma ti mostrerai altresì
« inesprabile verso coloro che ardili ranno supplicarli a favore dei scelII leratissimi eretici ». Non sono forse
assai edificanti queste sante doltrine
del santissimo Pio V? Se VArmonia
vuol consullarle, cerchi nella raccolta
delle lettere di s. Pio V pubblicata a
Bruxelles ed a Parigi per cura del
signor De-Potter e vi troverà delle
cose anche più edificanti.
L'Armonia, ovvero il conte di Cambursano sostiene che settecento furono
gli Ugonotti uccisi nella strage del
S. Bartolomeo; ebbene vediamo cosa
ne dicono gli storici cattolici. Mezerai nella sua storia di Francia, edizione di Parigi 1646 in foglio tom. II
pag. 1098, dice che in quella terribile
strage furono uccise non meno di venticinquemila persone. Il Davila nelle
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istorie delle guerre civili di Francia,
edizione di Venezia del 1664, nel libro V alla pag. 275, dice queste precise parole: « Per la città (di Parigi)
« il primo e il seguente giorno ne fu« rono uccisi più di diecimila », e
alla pag. 27o dice: « Sì cbe divulgò
Il costantemente la fama essere in poli chi giorni periti più di quarantamila
Il Ugonotti ».
Ma perchè, potrà dirci taluno, il signor conte di Camburzano ha voluto
così mentire scientemente nel numero
degli uccisi? ÌVon è una menzogna,
noi rispondiamo, ma è una delie pie
frodi ammesse dalla teologia clericale.
Il Mezerai scrive che in quella occasione settecento cadaveri di Dgonotti
uccisi, dopo che i farmacisti ne avevano estratto il grasso umano, medicina famosa in quei tempi, si vedevano, osceno spettacolo, galleggiare sul
fiume, e da qui il signor Conte sembra
che voglia trarre il numero complessivo degli uccisi.
Quello però che dimostra Cno all’evidenza che la strage del S. Bartolomeo fu l’opera del partito clericale,
sono le pubbliche feste che esso ne fece.
Noi non citeremo autori protestanti,
ma istorici cattolici fra i più veridici.
11 De Thou nel libro cinquantesimo
terzo delle sue istorie, ediz. di Londra
1753, narra così la letizia di Roma
per la strage degli Ugonotti : « Giunta
Il in Roma la notizia della strage, fu
« cosa meravigliosa il vedere quanta
« gioia arrecasse. Lette appena nel
Il concistoro le lettere del nunzio, nelle
Il quali si dava notizia al pontefice
Il della strage seguita per ordine del
Il re, si decretò all’istante un solenne
« ringraziamento a Dio ; si decretò
Il altresì che nel prossimo lunedì
Il fosse cantata una solenne messa alla
0 presenza del papa e dei cardinali
li nella chiesa della Minerva ove fu
<1 pubblicato un giubileo per tutto il
Il mondo. Le ragioni di questo giuII bileo erano queste espresse nella
Il bolla: 1° Per ringraziare Iddio che
II fossero stati distrutti dalla Francia
II i nemici della verità e della Chiesa.
Il 2° ecc. Nélla sera in segno di pubII blica gioia sparavano ì cannoni di
II Castel Sant’Angelo, ed erano accesi
Il fuochi per le vie, e nulla fu trascu« rato di quelle cose solite a farsi nelle
Il più grandi vittorie della Chiesa roti mana ».
La lettera del nunzio Salviati che
fu letta in concistoro, è stata comunicata dal signor De Chateaubriand nel
1852 a sir James Mackintosh, ed eccone il contenuto: «A nostro Signore
<1 mi faccia grazia di baciare i piedi
II in nome mio, col quale mi rallegro
Il con le viscere del cuore che sia piali ciuto alla Divina Maestà d’incara« minare nel principio del suo ponti-
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« Ocato, si felicemente et honorata« mente, le cose di questo regno; a« vendo avuta talmente in protezzione
« il Rè et Regina madre, che hanno
« saputo et potuto sbarbare questa peli stifera radice con tanta prudenza,
« in tempo tanto opportuno, che tutti
« i loro rebelli erano sotlo chiave, in
« gabbia ».
E quasi tali dimostrazioni non fossero state bastanti ad esprimere la feroce gioia dei clericali, il papa ed i
cardinali si portarono in processione
da S. Marco alla chiesa di S. Luigi
dei Francesi e cantarono il Te Deum,
insultando così al Dio della pace, chiamandolo complice di tanta iniquità.
11 papa inviò in Francia il cardinale
Fabio Orsini come suo legato a latere
per ringraziare il re di quella eroica
azione. Allorché il cardinal legato
giunse a Lione si fece presentare immediatamente l’infame Bordon, colui
che avea diretto il massacro dei protestanti rinchiusi nelle prigioni: il legato lodò pubblicamente lo zelo del
sicario, e gli compartì un’assoluzione
generale per tulto quello che poteva
esservi stato d’irregolare nella sua
condotta. E poi i clericali avranno ancora il coraggio di negare la loro complicità in queir orribile strage!
I clericali lo negano, ma i papi
hanno provveduto che i clericali fossero smentiti. Difatti Gregorio XHI
per eternare la memoria di quest’orribile delitto fatto in nome della religione, fece fare al celebre pittore Vasari tre famosi a fresco nella sala
chiamata dei re nel Vaticano, per esprimere le principali scene del S. Bartolomeo, e quei dipinti sono là a confutare le menzogne deH’iirwofiii! c del
tignar Conte.
Ma non basla ancora; lo stesso
Gregorio XIII, nell’eccesso della sua
gioia fe’ coniare una medaglia a perpetuare la memoria di quella strage.
Chi volesse conoscere questa medaglia, non dovrà che andare nella biblioteca, e domandare il libro del gesuita P. Filippo Bonanni Numismala
Pontificum, edizione di Roma 1699,
due volumi in quarto, e nel secondo
volume fra le medaglie dì Gregorio
XIII troverà questa in discorso, rappresentante da un lato il busto del
papa, daH’altro un angelo colla spada
nella destra, e una croce nella sinistra che uccide gli Ugonotti, coH’iscri'
zione l'GONOTTOBUM STUAGBS 1572:
e lo stesso gesuita, nella spiegazione
che dà di quella medaglia, dimostra
la sua gioia infernale per lo spargimento di tanto sangue.
Noi non sappiamo se dopo tali documenti reggerà ancor l’animo ai signori dell’ Armonia ed al conte di
Camburzano di asserire che la religione non entrò per nulla in queU’or-
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renda carneficina e di decantare ulteriormente la tolleranza clericale. Ma
quando ciò fosse non ne stupiremmo
afiatto. Vi sono di quelle cause cui
soltanto la sfrontatezza più insigne dei
loro difensori può far sì che si reggano ancora in piede per qualche tempo, e disgraziatamente VArmonia (se
per necessità o altrimenli non sappiamo) si afi'atica a patrocinarne molte di
questo genere.
L’ARMOMA
E LA BUONA ^OVELLA.
L'Armonia di ieri in un articolo
intitolato: La Bibbia vituperata dai
compilatori della Buona Novella, raffazzonando alcune espressioni tolte
qua e là in due numeri del nostro
Giornale, ne forma un discorso per
farci dire quello che non abbiamo
mai immaginato, e ne deduce quindi
che I redattori della Buona Novella
non credono alla Bibbia, della quale
si fingono rispettosissimi, non credono alla rivelazione divina, non
hanno fede, non sono Cristiani, ma
parabolani e barattieri che scrivono e
stampano per pecuniario interesse.
A tali gentilezze cosa risponderemo
noi? Noi rispondiamo che i redattori
e collaboratori della Buona Novella
scrivono gbatoitauente , e non
hanno neppure un compenso qualun
que per la spesa della carta. Questo
è riguardo al pecuniario interesse che
suppone in noi VArmonia.
Riguardo poi a quello che dice
VArmonia Intorno alla intolleranza
della legge Mosaica, rispondiamo che
gli articoli sulla libertà di coscienza
non sono ancora finiti; e ringraziamo
VArmonia della sua maliziosa osservazione, che darà luogo allo scrittore
di quegli articoli di rispondere come
si deve.
CRITICA DEGLI EVANGELI
DI A. BIANCHI-GIOVINI
IX.
{Continuazio'aé).
3.
Il sig. Giovini osserva come vi furono
opposizioni ad ammettere nel Canone
l’Apocalisse di Giovanni. Frattanto ciò
che la storia ci dice è, che ne’primi tre
secoli v’è quasi unanimità nell’attribuirla
a queir Apostolo. Nel 3“ secolo si oppone
solo Dionigi d’Alessandria, e nel secondo
Marcione e gli Aiosi. Il passo di Caio
romano non può assolutamente tirarsi
contro la nostra Apocalisse, mentre potrebbe riguardare invenzioni particolari
di Cerinto: v’è almeno un dubbio, nè può
conchiudersi cosi a salto che « gli antichi
n trattarono (l’.4pocalisse) da impostura
Cl inventata dell'eretico Cerinto per dar
n credilo alla sua chimera del regno milII lenario ».
a Nel 364 il Concilio di Laodicea esclu« deva 1’ Apocalisse dai libri sacri... »
Queste parole indurrebbero a credere che
7
quel Concilio l’avesse rigettata, tanta è la
facilità con cui sono scritte: ma non v’ è
che il silenzio. Or (|uel Concilio, corae
tanti altri non si curavano della cjuistione
d’autenticità, ma indicavano solo i libri
che erano di uso nel culto e che si leggevano nelle riunioni. L’Apocalisse non si
leggeva ed ecco tutto spiegato. Del resto
niuna cosa prova la libertà e la riflessione
cristiana, che (juel che è accaduto intorno
all’Apocalisse. E un libro profetico che fa
seguito e commento alla splendida profezia di Daniele: libro importante massime
per i fatti avvenuti dopo la caduta dell’impero d'Occidente. Sin allora quindi
potevano sorger de’ dubbi, de’ semplici
dubbi; infatti Dionigi Alessandrino citato
dal Giovini dice: a Dal canto mio uon arti dirci rigettarla del tutto, perchè la vedo
'< stimata da vari fedeli, e penso che na«sconda un senso occulto e misterioso
« chc non so capire... » Ma giunti gli avvenimenti a mostrare la verità delle profezie su lioma, sulla ISestia, sulla nuova
Babilonia, sulla guerracoutro i Cristiani,
sul regno della Bestia, suH’esteusione del
suo dominio, domandate se i Cristiani
possano aver dubbi sull’ispirazione dell’Apocalisse. Roma ne lace a più non
posso, e i teologi romani hanno scritto
un tempo (che ora ue fanno silenzio] delle
cose veramente ineschine: la lascierebhero con piacere, ma lor malgrado l’Apocalisse resta e accenna la città de’ selle
monti (XVII. 2J come la sede della gran
Bestia e questa come un re. Gl'increduli
coll’attaccare l’Apocalisse tolgono il più
bel processo chc siasi mai fatto contro la
Corte Romana, a fronte di cui le satire
più terribili sono un nonnulla. Si legga
l’erudita opera di Gabr. Rosselli che ha
per titolo: » Sullo Spirito Antipapale che
« produsse la Riforma e della segreta inrt fluenza eh’ esercitò nella letteratura
(I d'Europa e specialmente d’Italia ecc. »;
e si vedrà comc l’Apocalisse ha servito
ad informare molti squarci della nostra
classica letteratura.
i.
Il sig. Giovini espone poi alcuni dubbi
su parecchie epistole, ma con poche o
nessuna ragione. Finché non dà i suoi
argomenti è impossibile si risponda alle
sue oiiinioni particolari, ovvero si dovrebbe rapportare argomenti che si trovano presso tutte le opere critiche scritte
a favore de' libri sacri. In conclusione al
citato capitolo 3" egli dice; « Una conseM guenza innegabile ella è che la Chiesa
« ha accettato questi libri senza nessun
« preventivo esame critico e senza alcuna
«garanzia della loro autenticità n. Se
colla parola Chiesa intende la Romana,
vi rispondano il Callolico e 1’ Armonia,
benché avendo esaurito il dizionario degl’insulti stimeranno meglio il tacere. Se
poi vuole il sig. Giovini alludere alla
Chiesa nel senso scritturale, gli domandiamo, se per secoli non si è discusso
suirautenticità e sulla canonicità'«' Se gli
argomenti interni ed esterni del N. T. non
danno abbastanza guarentigia deH’autenticità? Se può dirsi che la Chiesa abbia
accettato un libro impostole colla forza o
l’ha riconosciuto per divino spontaneamente e guidata dal lume della fede? Ma
supponiamo fosse stato accettalo senza
esame critico; qual meraviglia che tale
accettazione sia riconosciuta per ben
latta dalla critica? Negate un fatto e di
subito vi trovate a fronte d’un portento
che ba per sé attestati antichi e nuovi de’
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più grandi ingegni del mondo. Che cosa
è mai questo Cristianesimo che predicato
da 12 ignoranti ha convinto dotti di tutti
i secoli, e che ha un libro accettato, secondo voi, senza esame crilico e che poi
è confermato dalla critica, e ricevuto da
milioni di Cristiani. Se taccerete di stupidità o di sorpresa sì gran novero di
gente, grandi e piccoli, dotti ed ignoranli, convenite che è inutile scriver critiche: l’umanità è nata proprio per l'assurdo. Crederete che i vostri dubbi
avranno un gran peso nelle coscienze, e
certo se bastasse ingegno per riuscirvi,
voi potreste ben sperarlo; raa contro tutti
i dubbi v'ha una testimonianza di d8 secoli, di tutti i luoghi e dì tutta sorta d’uomini; v’ha il bisogno intimo di un Salvatore che non tutti scacciano colia distruzione; v’ha la certezza che accettato Cristo
come Salvatore la sua storia doveva,
infallibilmente vera, passare nella sua
Chiesa; v’ha il linguaggio arcano dello
Spirito di Dio nelle coscienze cristiane
che fa riconoscere nella Bibbia la Parola
divina. Noi sappiamo che gl’increduli si
rideranno di tutto ciò, nè ce ne lagniamo,
chè concepiamo assai bene lo stato del
loro spirito: però convengano che è vano
il giudicar del Cristianesimo senza mettersi nelle condizioni del cristiano. 1 loro
libri convinceTanno i decisi a non esser
cristiani, il che non è un grande acquisto;
ma i cristiani per convinzione sentiranno
sempre in sè una tal forza a favore della
Bibbia, che, pur rispettando l’ingegno
degl’increduli, debbono stimare i loro
argomenti sogni d’infermi. Il Cristianesimo vive ancora ne’cuori, e vivrà sino a
che vi saranno uomini che sentiranno il
dolore di vivere quaggiù solitarii e senza
legami col Padre che è ne’cieli. Può morire ciò che risponde ad un bisogno incancellabile dell’uomo? Può morire quel
libro che a tanto bisogno provvede? Qual
Tasto campo a scrivere contro l’inutilità
delle medicine! E non ostante le farmacie
continueranno. Or se ciò accade per le
malattie del corpo, non dovrà tanto più
e meglio accader lo stesso per quelle dell’anima? Cristo è medico; volete distruggere la sua eiBcacia? Mostrate che gli uomini son sani e che s’illudono nel credersi malati, oppure che Cristo non è poi
quel buon medico che i cristiani riconoscono. Piantate così la quistione e vedrete
alla fin de’conti che la discussione sull’autenticità è più secondaria di quel che
si possa credere a primo aspetto. Con ciò
non vogliamo dire che la non sia seria ed
importante, ma se la riguardate come
principale vi sfuggirà la forza di certi
argomenti interni, che son molto anche
nelle quisUoni della più fredda critica.
LETTERE
ISTORSO AlLO SPIRITO RELIGIOSO
IN ITALIA.
IX.
Educazione del clero.
Si potrebbe con diilicoltà rendersi ragione dello stato religioso d’Italia qualora
se ne ricercassero le cause unicamente
nelle dottrine romane, senza discendere
agli agenti vivi, ed all’esame dei modi
con cui s’informano gli animi di quelli
cui viene dato il geloso incarico di divolgarle. L’educazione clericale ci può
solo spiegare l’indole di questa corporazione ed ammaestrarci dei vantaggi e dei
danni che il popolo deve attendere dal
9
clero; senza avere questa conoscenza,
Tessere eccezionale che si domanda prete, e dal quale si fanno dipendere i destini che sono nella aspettazione religiosa deH'individuo, ci riuscirebbe un
enigma.
Un grave errore si è accreditato nella
pubblica opinione, la quale pone una
differenza radicale fra il così detto clero
secolare ed i diversi ordini religiosi, e
specialmente quello de’ Gesuiti. La società cbe si ferma alle semplici apparenze
e giudica unicamente dai danni più sentiti e più gravi, fece pesare su (|uesti ultimi in peculiar modo la suu condanna.
Infatti usciti dallo spirito rinovellato della
corte di Roma essi ne sono l'ultima e la
più fedele espressione, ed insieme gli
stromenti più illuminati ed attivi. La loro
organizzazione accoppiata ad una profonda conoscenza della dottrina e delle
arti d'una malvagia seduzione degli animi, mantiene vigorosa l’azione dissolvente di questa corporazione compatta
e terribile per unità di volere e di scopi.
Ma si ha gran torto, se messa a parte
questa vigorìa d’azione cbe nasce da un
più serrato organismo, si volesse distinguere fra le varie categorie del clero romano. Il fondo è uno per tutti, e quantunque gli uni vi partecipino in maggiore
o minor grado degli altri, tuttavia lo spirito che li anima è sempre il medesimo.
Io so che molti ecclesiastici respingeranno con un movimento di sdegno, e
stimo in buona fede, questa solidarietà
col gesuitismo, ma colla loro pace io non
saprei indurmi a cangiare d’avviso, vedendo che la dottrina, l’autorità, le tendenze a cui tutti sono originariamente
informatigli identirica tutti, sebbene una
distinzione di forma li separi in seno
dell’aggregato sociale.
A conoscere questa identità di principii gioverà l’avere nna notizia, anche
scarsa ed imperfetta, dei modi con cui
si istruisce e si educa l’allievo clericale
nei seminarii diocesani.
Queste case di educazione oggidì non
sono più affatto indipendenti da ogni
autorità civile, ma con poco frutto, poiché niun altro vantaggio ne derivò da
questa dipendenza se non forse una maggiore regolarità negli studi, la qual co.sji
contribuì a rendere più rara ed a togliere la proverbiale ignoranza di molti
ecclesiastici che inviavansi sovente al
delicato ministero forniti di cognizioni
che non trascendevano gli ordinarii elementi del leggere e dello scrivere.
In questo case pertanto, in cui vivo
un mondo che non è, come essi dicono,
del secolo, perchè vi è mantenuto il vecchiume de’secoli caduti, in quest’aria
morta di dottrine rifiutate dal sapere civile, si educa una classe d’uomini che
dovrà un dì portare nella società civile
un deleterio lentamente assorbito per
vivificarla, a lor credere, per arrestarne
in realtà ogni religioso e materiale miglioramento.
Lo scopo della istruzione e della educazione che si comunica là dentro è di
formare degli individui che sieno attaccati per convinzioni e per volontà ai
principii ed agli interessi di Roma, i quali
dovranno servire e promuovere per tutta
la loro vila. Tutto vi è dunque disposto
a questo fine, ossia non a ricercare per
libera indagine la verità, ma a raggiungere uno scopo preventivamente fissato;
non a svolgere ed illuminare le intelli-
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genze, ma a creare gli Btroraenti di una
autorità non soggetta a fallire. Lo scopo
quindi cui convengono tutte le parti di
questa educazione, gli studi, le pratiche,
le arti vive degli istitutori, è di impossessarsi delia volontà dell’allievo per signoreggiarla ad ogni costo; che se in
lui o potenza di ingegno, o meno domabile indole, facesse disperare di poterne far cedere la volontà riluttante, allora lo si persuade agevolmente che egli
non è chiamato dal divino spirito al sublime ministero e lo si mette quetamente
alle porte dell'istituto.
Mille sono le arti che abitualmente s’adoprano per avviluppare gli animi, e ad
accertarsi di averne incontestato possesso
con modi or blandi or severi s’alterna
la ricerca suggestiva, il blandimento che
vincola, la lenta compressione che Cacca
ed abbatte.
L’insegnamento è tulto sottoposto alla
teologia chc ne tiene il punto più elevato, e verso la quale s’accentra tutta la
precedente istruzione. Lo studio della
classica antichità vi si mantiene e lo si
fa precorrere alle istituzioni di una filosofia dalla quale è sbandita la discussione, ed in cui si mostrano tutto al più
gli argomenti coi quali si confutano i
diversi sistemi, senza mai penetrarne la
natura e le ragioni che li produssero.
L’opera dissolvente incomincia in questo studio reso noioso, sterile, rivoltante
per fatica che distrugge in visibili inanità le pili nobili facoltà dello spirito,
ed attuta ogni slancio di generoso sentire.
Non è la libertà, non l’elevazione dell’
animo, non la bellezza delle forme, i
sentimenti di patria, non il significato
»torico e sociale di quelle grandi crea
zioni che vi si apprende. Vi si sostituì
invece la decomposizione anatomica delle
frasi, una serie interminata di precetti
seguita da una neeessaria avversione ai
sentimenti di quegli altissimi ingegni
che si riguardano sempre come idolatri
terribili e qual gente che visse sepolta
nelle tenebre dell’orrore. Soppressa la
vita del pensiero e del sentimento, la
più parte delle intelligenze in quel lungo
e duro tirocinio anneghittiscono, e da
quelle infinite sottigliezze in cui si as=»
siderò il cuore e storpiossi la ragione,
si ritragge l’allievo avversando i sublimi
concepimenti ; istrutto per filo della mitologia e del vocabolario, ma coll’istinto
passionale intervertito, con una pedanteria dogmatica sulle pretese leggi del
bello, le quali costituiscono le prime
anella di quella catena con cui lo si vincola, e lo si dispone a sobbarcarsi a
quella compiuta abnegazione, che egli
dovrà più tardi portare nelle questioni
inestricate della teologia.
Nulla vi dirò di questo insegnamento
teologico ; ma della morale come di cosa
pili grave farò osservare che essa pure,
come tutto il resto, non è fatta derivare
dal cuore umano, non dalla autorità di
quanto appare in natura, ma dalle decisioni di Roma e dai sofismi de’ casisti.
Tutto il tempo che a questa istnizione
non si concede viene per modo regolato che conduca anch’esso al fine di non
lasciar mai libera la ragione e di mantenerla costantemente passiva. Pratiche
religiose prolungate e frequenti, sempre
le stesse, ed in cui si compie la perfetta
separazione dello spirito dall’atto materiale, avvegnaché la mente ed il cuore
segua i movimenti spontanei deU’animo
11
e si rivolti contro la perpetua monotonia di preci alternate a cadenza.
La Bommissione vi si ricliiede cieca
ed intera; questa tema non abbandonerà
l'allievo un solo momento, non nelle
stesse ore destinate ad onesta ricreazione
ed al contatto sollazzevole de'compagni.
Qui è dove il sospetto lo segue incessante; l'intimità, l'amicizia, il confidente
amore poirebbe distruggere l’opera de’
capi, e mantenere vivo contro tanta servilità di regole e di abitudini, un antagonismo, il quale non vogliono al certo
lasciar libero di gettare radici e germogliare.
L’amicizia è sospetta; è principio di
corruzione ; bisogna cbe il futuro prete
impari per tempo a diffidare degli uomini e ad abborrire il mondo per appoggiarsi a Roma. Lo spirilo di fratellevole unione che si svolge nell’intimità
potrebbe divenire pericoloso, ed egli riguardare la società come un luogo di reciproco sostegno, di benessere e di lumi
intellettuali, mentre essa deve rimanere
per lui un campo su cui è chiamato a
combattere ; deve apparirgli come il regno delle tenebre, ed in una costante
morale inferiorità a suo confronto ; non
mai come il terreno vero su cui si sviluppa la verità e la virtù.
Da queste case pertanto armato del cavillo, della diffidenza, della servilità di
spirito, di un dogmatismo intollerante,
di una ignoranza perfetta delle umane
passioni, con un sapere esclusivo c ristretto si diparte l’uomo che avrà in mano
l’informazione delle generazioni nascenti
e quindi i destini delle anime e delle
stesse società umane. Quale potrà essere
lo spirito religioso di un popolo in mezzo
a cui si gettano questi elementi educativi? Il risultato sarà sempre una falsa religiosità, un intervertimento degli intinti
morali, o l’indiiTerenza in cui l’animo
si trincierà per liberarsi dalle noje di
uno spiritualismo che nun .solleva ed aggrandisce l’anima, che non la fa sentir
sciolta dalla materia e libera davanti a
Dio. lo nou devo parlarvi dei danni sociali , ma da questo abbassamento degli
animi, come tutto nell’umanità si collega, non può recare maraviglia se in
Italia incontrate ovunque dissolvimento
profondo ed una religiosa e morale decadenza; e questa decadenza durerà ancora lungamente, e deluderà ogni speranza anche di felicità sociale, poiché
senza la religiosa rigenerazione essa continuerà a mettere i vecchi frutti di servitù, di oppressione, e di degradazione.
Uno dei più profondi ingegni italiani del
decimosettimo secolo scriveva: nlo non
crederò mai in un cambiamento nello
Stato se non ne veggo uiio nella religione.
Ma non si vede che nulla di simile si prepari; al contrario l’antica s’invetera di
giorno in giorno».
Egli aveva ragione; due altri secoli di
esperienza confermano questa dura verità,
ed è giusto che il male germogli dall’errore e da una secolare tenacità nel perdurarvi.
UNA PAROLINA
Ali CATTOlilCO
li Cattolico nel numero 1203 nel suo
primo articolos Genova 9 settembre, affastella in tre colonne tante menzogne e
tante calunnie, che non possiamo non
toccarne di volo qualche cosa per dimo-
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strare sempre meglio con quali av versarii
noi siamo condannati ad avere che fare.
Egli incomincia per dire che « i più abili
fra i nuovi adepti e gli apostati diffondono in mezzo a noi infiniti libri e libercoli eterodossi ». Con questo linguaggio
il Cattolico fa allusione agli Evangelici, e
numera fra questi libercoli « certi sonetti
tra gli altri, e luride cazonacce contro il
pontificato, e più particolarmente contro
l’angusta persona del regnante pontefice ». Noi diciamo con tutta sicurezza al
Cattolico che egli mentisce; gli Evangelici han pubblicato, pubblicano e pubblicheranno dei libretti religiosi, ma mai
hanno fatto nulla di nascosto, sempre sono
stati e staranno nella legalità, perchè gli
Evangelici si tengono obbligati ad osservare la legge per motivo di coscienza.
Circa poi ai sonetti luridi ed alle canzonacce sappia il Cattolico che gli Evangelici non si dilettano di tali cose: chc i
Della-Casa, i Marini, i Casti, i Batacchi
erano vescovi, preti, e frati, non Evangelici.
Una seconda calunnia in quello stesso
articolo è quella del lihro delle iscrizioni.
Asseriscono i reverendi del Cattolico che
«va attorno per Genova uu libro per
raccogliere le iscrizioni per la nuova
chiesa di Carignano » : e dice che si « offrono due 0 trecento lire italiane ed anche più se bisogna per comprare un Giuda
che metta soltanto la sua firma ». Noi
diciamo con tutta sicurezza, perchè lo
possiamo dire, che il Cattolico mentisce
sfacciatamente secondo il suo solito. Anzi
siccome questo cnso sarebbe uno di quei
casi preveduti negli articoli 163 e 164
del Codice penale in vigore, noi per i
primi eccitiamo il Cattolico a denunciare
al Fisco il delitto, e se non lo fa, ci permetta di chiamarlo calunjìutore.
Prosiegue il pio giornale a dire, che
molti hanno dato il nome senza saperne
il perchè; che dopo dato il nome aveano
anche il permesso di « usare la chiesa, i
sacramenti; i rili cattolici come davanti ».
Forse il Cattolico ha preso gli Evangelici per gesuiti i quali permettevano ai
loro proseliti cinesi di continuar nell'idolatria? Dice che si cerca di carpire delle
firme onde rappresentare al Governo la
convenienza ed anzi la necessità di un
tempio pubblico anche in Genova; ma
sappia il Cattolico che per noi Evangelici
il tempio pubblico non forma la sostanza
di nostra religione. Noi ci raduniamo egualmente in una camera qualunque come
si radunavano gli Apostoli. Sappia inoltre
che gli Evangelici Valdesi non hanno mai
cercato i raggiri, ma hanno sempre proceduto e procederanno a fronte alta, e
come senza raggiri hanno elevato un magnifico Tempio a Torino, così colla stessa
lealtà, se nejcdranno il bisogno, domanderanno d'innalzare un Tempio anche a
Genova.
11 Cattolico dice di credere che gli Mommi del Ministero provvedono di larghi
mezzi, cioè di danaro, gli Evangelici di
Genova. A questo non possiamo rispondere se nou che dicendo che il Cattolico
calunnia. Gli uomini del Ministero calunniati hanno in mano i mezzi di fare
rendere conto di ciò al Cattolico, se lo
vogliono.
Dice il Cattolico che non mancano in
Genova i Della-Noce e i Gazola. Noi non
comprendiamo cosa si voglia dire con
questo. Noi conosciamo questi signori
per «omini onesti, ed il secondo special.
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mente per letterato distinto: noi conosciarap le loro opinioni veramente liberali; e diciamolo pure, la stima in cui è
da loro tenuta la Chiesa evangelica, sovratutto in quanto che essa manifesta e fa
vivere il gran principio della liberlà di
coscienza, ma nè l’uno nè l'altro appartengono alla Chiesa evangelica. Cosa dunque s’intenda dire il Cattolico noi noi
comprendiamo.
Continua poi il Cattolico a raccomandare la preghiera e la vigilanza sulle proprie famiglie, ed in questo anche noi ci
uniamo al Cattolico, che tutti preghino;
cbe i padri di famiglia invigilino sui loro
figli, affinchè non siano sedotti da quei
lupi mascherati da agnelli: si guardino
bene di non essere ingannati da coloro,
se ve ne sono, che vanno per le case ad
ofiTerire danaro per comperare le coscienze. Sappiano tutli chc questi tali, se vi
sono, non sono evangelici, ma sono emissari di qualche congrega tenebrosa diretta al santo fine di calunniare per la
maggior gloria di Dio. Noi Evangelici detestiamo tali mezzi infami indegni del
cristiano e dell’uomo onesto.
Noi raccomandiamo a coloro che ci
ascoltano di starsene alla parola di Dio,
imperciocché essa è la parola di vita e
di verità; ma il Cattolico invece raccomanda caldamente di stare alla parola di
monsignor Charvaz la quale, secondo lui,
è parola solenne di vita e di verità. Non
credete voi, o lettori, a questa nostra asserzione? Difatti essa è incredibile: ebbene vi trascriviamo le parole del Cattolico : « E ad ottenere il buon esito noi
raccomandiamo altresì di accogliere più
che mai, come la parola viva di santa
Chiesa, la parola del nostro degno Arci
vescovo: di averla cara, di meditarla, di
propagarla, di sminuzzarla a’ più deboli
quella parola solenne di vita e verità: di
essere tutti con lui e per lui, come le pecorelle al suo pastore, raccolte tutte d’intorno a lui nell’ovile, al monte della sicurezza, quanto più freme d’alto il temporale e minaccia il pericolo degli agguati
e delle perfide insidie». Cosa ve ne pare?
è vero o non è vero quello che noi sempre vi diciamo che gli Evangelici si fondano unicamente sulla parola di Dio, ed
i clericali unicamente sulla parola degli
uomini?
Termina il suo articolo il Cotioiico con
un giuramento, che dice ripetere per la
millesima volta. Ma registriamo letteralmente le sue parole: «In quanto a noi
finalmente, a noi come organo, benché
dappoco ed indegno di una causa santa,
suprema, iniquamente insidiata e tradita,
noi ce ne facciam sacramento una millesima volta; perquanto poco possiamo, i
fautori di questa nuova nequizia in Piemonte, non li lascieremo in pace mai ».
Grazie, o reverendi del Cattolico, noi
non possiamo che tornarvi a ringraziare
le mille volte per questa cara promessa
che ci fate; per carilà non vi dimenticate
di mantenercela, imperciocché il Vangelo
c’insegna, che i veri discepoli di Gesù
Cristo devono essere perseguitali. Noi
chc crediamo al Vangelo, sappiamo che
i farisei persecutori di Gesù Crislo furono
¡strumenti di cui Dio si servi per ccrnipiere l’opera della Redenzione. Noi sappiamo che ifarisei persecutori degli Apostoli furono istrumenti di cui Dio si servì
per fare propagare il Vangelo; che i fanatici pagani persecutori dei primi cristiani contribuirono meglio di qualunque
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missionario allo stabilimento del Cristianesimo. Continuate pure adunque la vostra opera di persecuzione, che così l’Evangelo vi andrà debitore anche infra di
noi|de' luoi più bei trionfi.
IVOTIZIE RELIGIOSE
Savoia. Rammenteranno i nostri lettori il celebre processo di Francesco Gentil, mugnaio in Veigy sulla frontiera di
Gioevra: rammenteranno cbe questo buon
mugnaio, dopo molli raesi di prigionia
preventiva fu condannato dal tribunale di
Appello di Ciamberi per il gran deliUo
di avere lello la Bibbia. Ora sappiamo
cbe la così della giustizia gli ha confiscato tutte le sue piccole raccolte, sostegno della sua miserabile famiglia, per pagarsi delle spese del processo. E questo
in un paese ove si dice esistere la liberlà
religiosa !
Irlanba. L’alleanza evangelica fino
dall’anno scorso fece il progetto di mandare in Irlanda,* nel corso dell’eslate,
cento missionari evangelici, i quali profitlando della libertà di cullo e di discussione che accorda la legge inglese, arringassero il popolo nelle piazze e nelle vie,
fermandosi di preferenza ne’ paesi i più
superstiziosi. 'Noi non possiamo ancora
per mancanza di dettagli rendere un conto
esalto dell’opera dei cento missionarii: ne
diremo perciò quel poco <;he troviamo
nella Semaine Religieuse.
« Allorquando il momento fissato per
l’esecuzione di questo progetto era arrivato, i missionari i quali appartenevano a
molle differenti denominazioni ecclesiastiche, si riunirono a Dublino per pregare
insieme, e conferire intorno al modo di
operare, quindi si dispersero per andare
a due per due nelle località che gli erano
state destinate.
« Dalle notizie cbe abbiamo ricevute fin
qui risulta che la popolazione irlandese si
è condotta, generalmente parlando, non
solo di una maniera pacifica, e tollerante
verse i missionari, ma gli ha anehe ascoltati favorevolmente. Però non è stato cosi
per tutto ; a Waterford e a Limerick per
esempio, i missionari sono stati obbligati
a ritirarsi dinanzi ad uu popolaccio armato di sassi.
n Ecco alcuni fatti relativi a questa missione che uoi togliamo dài rapporti dei
missionari pubblicati dai giornali inglesi.
« A Parsonlown un lui padre Egan parroco di quel luogo, all’arrivo dei missionari andò dal giudice del distretto, afllacbè li proibisse di predicare per prevenire, egli diceva, una rivoluzione nel po^ polo. Il giudice disse al reverendo che le
leggi di libertà gli vietavano di annuire
alla sua domanda. Il parroco allora attaccò nel circondario della sua parrocchia
un avviso, col quale pregava i suoi parrocchiani di non ascoltare i predicatori
eretici, e di lasciare che predicassero alle
pietre. Questo avviso produsse un effetto
tulto conlrario, imperciocché più di trecento persone si affollarono per ascoltare
i missionari ed il tutto passò in perfelta
calma ».
n II reverendo Withington scrive il 12
agosto da Nenagh ; lo sono in questo momento solo al travaglio, essendo caduto
malato un mio compagno; non bo mai
sentito più vivamente la verità e la potenza di questa parola, ecco io sono con
voi ecc. Domenica 31 luglio ho predicato
sulla piazza del mercato di Borrisokane
15
a quasi duecento cinquanta persone che,
nonostante UD tempo umidissimo, mi hanno ascollalo con grande interesse. Ho predicato ancora i due giorni seguenti senza
aver trovato alcun ostacolo, ed ho visitato
circa trenta capanne e distribuiti dei trattati ».
« 11 reverendo Roberto Best scrive da
Youghal : Noi abbiamo avuto un priocipio incoraggiantissimo; siamo stati ascolrati con singolare attenzione e senza nessun mormorio che indicasse disapprovazione, sebbene fra gli ascoltanti vi fossero
molti cattolici. Abbiamo organizzato due
servizi di più nella settimana, e cinque
per la domenica. Molti cattolici, con i
quali ho conversato, hanno espressa una
grande soddisfazione per i noslri discorsi.
Noi predichiamo loro, non come a cattolici, ma come a poveri peccatori, ai qual
esponiamo la dottrina della salvezza senza
fare alcuna allusione agli errori del papismo ».
« Il agosto ebbe luogo a Dublino
una grande riunione per sentire le comunicazioni dei missionarii ».
Allorché avremo ulteriori notizie su
questa missione, se le troveremo, come
speriamo interessanti, le comunicheremo
volontieri ai nostri lettori.
Tirolo. Alcuni Tirolesi dimoranti all’estero si erano convertili alla Religione
Evangelica: ritornati nel loro paese nativo, le aulorilà locali li hanno scacciati
per il solo delilto di avere abbracciato il
Vangelo. E poi i clericali verranno a predicare la loro tolleranza.
Ginevra. I cattolici menano tanto rumore per avere fabbricato una nuova
chiesa in Gioevra, intanto ogni giorno accadono conversioni di cattolici al prote
stantismo. Una chiesa anglicana incomin«
aiata a fabbricare dopo quella dei caltolici è già consacrala, ed una nuova chiesa
evangelica va ad essere fabbricata nel
bellissimo soborgo di Ginevra, chiamalo
ie Paquts. Essa sarà fatta per sottoscrizioni, ed in breve si spera che il numero
delle sottoscrizioni sarà completo. Ecco
cosa hanno ottenuto le declamazioni dell’abate Combalot, le calunnie degli Annoii
Cattolici, deH’Ecfto du Mont-Dlanc.
Framcia. Il clero cerca di profittare
del buon tempo per lui onde appropriarsi
per quanto è possibile l’istruzione dei
fanciulli. A Grass il consiglio del circondario, inQuenzato dai clericali, considerando che gli istitutori primarii costano
troppo caro alle comuni, ha formulato il
seguente voto : « che l’amministrazione
dell’istruzione pubblica confida per quanto
le sarà possibile nelle piccole comuni l’istruzione della gioventù ai preti delle
parrocchie ».
— 11 ministro dell’istruzione pubblica
e dei culti indirizzava ultimamente all’arcivescovo di Parigi una leltera a proposito della solennità del IS agosto, nella
quale dichiarava che la Vergine Maria è
la padrona della Francia in favore del
principe.
CRONACIITTA POLITICA
Piemonte. Ieri l’altro alla presenza di
S. M. il Re ebbe luogo la prima fazione
campale nei dintorni di Marengo. L’azione cominciò alle 10 1(2 e durò fino ad
un’ora pomeridiana. Le truppe sì comportarono lodevolmente.
Svezia. Il cholera fa rapidi progressi
nella Svezia e nella Norvegia, Non pass«
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giorno ch’esso non si manifesti in qualche nuova città o villaggio, ed ormai si
può dire, che quasi tutto il paese ne è affetto. A Berlino poi, sopra una popolazione di un mezzo milione incirca di
abitanti, il cholera non ebbe finora più dj
cinque o sei vittime.
Stato PoNTiFicto. Gravi notizie ci prevengono ogni di dallo Stato Romano.
Ora è il Giornale officiale di Roma che ci
annunzia numerosi arresti nella capitale
e nelle provincie. Ora è il Messaggiere
di Modena che ci parla di turbolenze
avvenute a Ravenna, e della fuga immediata di quel preside monsignore Rossi.
Ora infine è la Gazzetta di Augusta che
ci annunzia l’eccidio del governatore di
Terni. Sono quaranta giorni infatti che
non ci narrano che moti popolari ed arresti ; congiure ed arresti; assassinii ed
arresti. La è storia da non finirne.
1nghii.tep.ra. Grande fu il successo del
viaggio della Regina in Irlanda. Dappertutto essa fu accolta con dimostrazioni
leali d’affetto, e tornarono vani del tutto
gli sforzi fatti dalla Nation, vecchio organo del partito della ribellione, per promuovere una manifestazione di malcontento.
Acstria. Sono state ritrovate presso
Orsowa, ove erano state nascoste sotto
terra, le insegne della corona d’Ungheria.
La corona di S. Stefano, colla palla c la
croce, e così pure la spada e lo scettro
sono illesi.
Affari d’ Orìente. Prende sempre
maggior consistenza la notizia che l’imperatore delle Russie non accetti le modificazioni fatte dal Divano alle conferenze di Vienna ; e siccome sarebbe
molto difficile, atteso lo spirito che pre
vale in quest’ultimo, di ottenere nuove
concessioni dai Turchi, ricominciano più
che mai le voci di guerra imminente.
Paesi Bassi. Le due Camere sono state
convocate sabbato in seduta riunita per
udire la dichiarazione reale che deve por
termine alla sessione straordinaria attuale.
Alla Libreria Evangelica di G. BIAVA,
via Carlo Alberto, dirimpetto al Caffè
Dilej.
COSTrEREBiZE
SII PRIllPII DELLA FEDE PROTESTiME
E
LE CONSEGIENZE DI ESSE.
1" Discorso — La Storia.
2“ id. — La Bibbia
3" id. -Il LIBEUO ESAME.
4” id. —La salvazione.
5“ id. —I vantaggi reli
giosi e sociali.
6” ed ult. id. — I Doveri.
Il prezzo di ogni discorso è di cent,
venti: e non quindici come per errore avevamo annunziato.
I»E.\SIONATO DI DAMIGELLE
a Vevey (Svliiera).
Tale stabilimento si è aperto fm dai IS
del corrente nella casa e sotto la direzione del sig. pastore Schiissler. L’insegnamento abbraccierù tutti quei rami di
studio indispensabili in una buona educazi'ine.
Indirizzarsi per più ampie informazioni
al sig. pastore Schiissler medesimo, ovvero al sig. Fabre, professore nell'Accademia di Losanna.
Direttore G. P. MEILLE.
Giuseppe Mirapel gerente.
TIP. SOC. DI A. PONS E COMP.