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ECO
DELLE VAIII VALDESI
Pastore Valdese
COISSOU Lamy
Centro
10060 BORA"
Sellimanale
della Chiesa Valdese
Anno 108 - Num. 30-Jl
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TORRE PELLICE - 30 Luglio 1971
Amm. : Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/'33tì94
Il riposo: diritto e dono
Ecco di nuovo, e sempre più massiccio, il grande esodo, che svuota le città, sovralìolla le spiagge,
scuote campagne e montagne dal loro
silenzio austero; sulle strade è un carosello — non sempre incruento — di
veicoli dalle targhe più disparate; e
anche coloro che la civiltà del benessere ha finora toccato solo di sfuggita
e che non hanno la possibilità di viaggiare e concedersi una villeggiatura,
godono almeno il riposo di una città
semideserta e silenziosa, in cui un
corso, un giardino pubblico, un lungofiume sembrano per un poco tornare
a misura d’uomo e non di massa.
Salvo i pochi costretti ai turni dalle esigenze irriducibili del vivere associato, eccoci dunque in ferie, in riposo. Ci si alza tardi e si va — o almeno si può andare, se lo si vuole —
a letto presto; si mangia un pane lieto, spensierato, diverso dal pane spesso amaro della fatica quotidiana che
per tanti, e per molti versi, è aridamente meccanica, alienata, così povera di responsabile partecipazione personale. Nel sudato salario settimanale
o mensile, frutto di un lavoro che per
la maggioranza degli uomini e delle
donne altro non è se non puro mezzo
di sostentamento, è racchiuso anche
questo diritto: il riposo pagato. Ce lo
siamo guadagnato.
Dio ci dice però una parola singolare, da portarci dietro come
motto per le vacanze; « Invano
vi levate di buon’ora e andate tardi a
riposare e mangiate il pane di dolore;
l'Eterno dà altrettanto ai suoi diletti
mentre dormono » (Salmo 127: 2). Alla lettera, un guastafeste. Eppure non
è affatto una parola isolata. « Il mio
cuore si rallegrava d’ogni mia fatica
— riflette l’Ecclesiaste — ed è la ricompensa che m’è toccata d’ogni m’a
fatica. Poi considerai tutte le opere
che l^. mie mani..avevano fatte, e. la
fatica che avevo durata a farle, éd ecco che tinto era vanità e un correre
dietro al vento, e che non se ne trae
alcun profitto sotto il sole... Che profitto trae dalla sua fatica colui che lavora? Io ho visto le occupazioni che
Dio dà agli uomini perché vi si affatichino. Dio ha fatto ogni cosa bella a
suo tempo; egli ha perfino messo nei
loro cuori il pensiero dell’eternità,
quantunque l’uomo non possa comprendere dal principio alla fine l’opera che Dio ha fatta. Io ho riconosciuto che non c’è nulla di meglio per loro del rallegrarsi e del procurarsi benessere durante la vita, ma che se uno
mangia, beve e gode del benessere in
mezzo a tutto il suo lavoro, è un dono
di Dio» (2: 10-11; 3: 9-13). E Gesù, nel
discorso sulla montagna: « Non è la
vita più del nutrimento e il corpo più
del vestito? Guardate gli uccelli del
cielo: non seminano, non mietono,
non raccolgono in granai, e il Padre
vostro celeste li nutre. Non siete voi
assai più di loro?... Considerate come
crescono i gigli di campo: non faticano e non filano, eppure vi dico che
neppure Salomone, con tutta la sua
gloria, fu vestito come uno di loro.
Ora, se Dio riveste in questo modo
l’erba dei campi, che oggi è e domani
è seccata, non vestirà molto più voi,
gente di poca fede? Non siate dunque
con ansietà solleciti dicendo: che mangeremo? che berremo? di che ci vestiremo? Poiché sono i pagani che ricercano tutte queste cose, e il Padre vostro che è nei cieli sa che avete bisogno di tutte queste cose » (Matteo 6).
E ci ha pure detto, Gesù: « Quando
avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: Siamo servi inutili » (Luca 17: 10): dinanzi a Dio, cioè, siamo
lavoratori non autonomi, senza alcun
diritto da accampare nei confronti del
Signore assoluto di tutto e di tutti.
Calvino — quel Calvino che è stato
considerato il lontano progenitore del
capitalismo moderno... — scriveva;
« A ben vedere, Dio non deve nulla a
nessuno. Qualsiasi dovere noi adempiamo, Dio non è affatto tenuto a pagarci un salario ». Dono gratuito di
Dio è dunque il salario che egli ci ha
dato capacità e forza di guadagnare;
dono altresì gratuito di Dio è quella
parte del nostro salario costituita dal
nostro riposo quotidiano, settimanale,
annuale.
Tale era senza dubbio il senso dello
shabbàt, quel « giorno del riposo » che
contrassegnava in modo così caratteristico e originale la vita sociale ebraica; tale pure il senso dell’anno sabbatico, quando persino la terra doveva
riposare e tutto, anche la proprietà,
tornava all’Eterno, il quale ogni cosa
aveva dato al suo popolo. L’evolversi
della vita sociale ha largamente diffuso ma anche intimamente svuotato di
senso quest’esperienza del riposo: esso è diventato una pura componente
— certo importante, essenziale — del
la vita, non l’esperienza fondamentale
che determina tutto l'atteggiamento
dell’uomo nel lavoro e nel riposo. Lo
stesso comandamento di Dio è capovolto, e non si tratta di un’inversione
puramente formale: « Ricordati del
giorno del riposo per santificarlo; lavora sei giorni... »; noi invece lavoriamo per poterci riposare, e in tal modo il senso stesso della vita risulta invertito: l’uomo è solo, alle prese con
le sue necessità, deve cavarsela da sé
riuscendo — se ce la fa — a tirare il
fiato ogni tanto; Dio vuole invece farci comprendere che dipendiamo da lui
in tutto e per tutto, che gli dobbiamo
il nostro lavoro e il nostro riposo, che
solo con lui lavoriamo veramente (« la
vostra fatica non è varia nel Signore », 1 Corinzi 15: 58) e solo con lui
siamo veramente in riposo {«.Venite
a me... e troverete riposo alle vostre
vite», Matteo 11; 28 s.).
Non c’è dubbio, è una parola dura,
che sfronda tutto il nostro orgoglio
lavorativo, la nostra sicurezza di gente che provvede a sé e non deve nulla
a nessuno. Eppure, se superiamo l’impulso di ribelle irritazione che suscita in noi questa sublime ironia del nostro Dio, il cuore ci si spalanca dalla
gioia e dalla pace nel comprendere
che Dio è colui che dona perché ama:
« l’Eterno dà altrettanto ai suoi diletti ».
Mai, forse, finora, gli uomini nel
loro complesso hanno avuto
tanto tempo libero; ed esso andrà probabilmente aumentando, in un
futuro più prossimo per alcuni (i concupiti week-ends lunghi), più lontane
per altri: si tratta comunque di un
fatto che sociologi e pianificatori già
hanno ben presente. Eppure forse mai,
finora, gli uomini hanno vissuto una
vita così tesa, febbrile, gravata di mille servitù piccole e grandi, di cento
■ntos.s'cr.zioni che il tempo libere non
riesce a sanare. Sicché resta più valida che mai la benefica contestazione
che il comandamento-dono di Dio continua a levare contro la società che ci
costruiamo, contro il lavoro totalitario quale lo conosciamo oggi in forme molteplici, vittime e corresponsabili al tempo stesso.
Recisamente Dio ci dichiara: « Invano vi alzate di buon’ora e andate
tardi a riposare... ». Magari noi pensiamo che non sia affatto vero e che invece è con il nostro lavoro che otteniamo, conquistiamo un mucchio di
cose. Bene, consideriamo quel che sappiamo fare del nostro guadagno, del
nostro tempo libero. Ci vedete, non
dico dal punto di vista di Dio, ma
nemmeno da quello di un cosmonauta, basta dagli oblò di un apparecchio
di linea: come formiche impazzite,
montati su due, quattro o più ruote,
gli uomini si gettano ventre a terra a
divorare chilometri, a invadere i luoghi via via di moda, trasformando le
spiagge in carnai e riuscendo a portare anche nella quiete della montagna il baccano esasperante di transistors e juke-boxes, trasferendo semplicemente nei luoghi di villeggiatura
i loro modi di vivere abituali, i loro
abiti e i loro trucchi, i loro svaghi, serate sprecate e notti più o meno bianche. Nell’esplosione di ’libertà’ determinata dall’occasione delle ferie risulta con terribile evidenza il nostro asservimento ai conformismi di atteggiamenti standardizzati che non risparmiano alcuna classe sociale, riducendosi le differenze, per lo più, alla
disponibilità finanziaria, magari al gusto. Non è forse per questo che la
gente torna tanto spesso così poco
corroborata, fisicamente e moralmente, dalle corvées domenicali e da quella delle ferie? Del resto nemmeno l’uomo più conscio e geloso della sua individualità e intimità può, se solo con
sé stesso, sfuggire al senso della vanità di ogni cosa che il Leopardi ha
saputo esprimere in modo indimenticabile ne « Il sabato del villaggio »,
ove riecheggia la parola dell’Ecclesiaste, ma senza la controparte, senza la
parola di Dio, senza l’annuncio del suo
amore. E non aveva Gesù raccontato
l’aneddoto deH’uomo che si era dato
molto da fare e un giorno aveva potuto dire a sé stesso; « Hai faticato, hai
guadagnato ntoltc: riposati, mangia,
bevi, godi... », e quella notte stessa era
morto, « la sua vita gli fu ridomandata ».
Dio, però, non ci avverte soltanto:
questo .è tutto ciò che può fare
un moralista, ma Dio non è un
moralista, Dio spezza realmente il cerchio soffocante del nostro lavoro vano
p del nostro vano riposo. « L’Eterno
Sinodo Valdese 1971
Il Sinodo Valdese, secondo quanto disposto dall’atto sinoale n. 73
del 1970, è convocalo per
domenica 22 agosto, alle ore 15
nell’aula sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice. Il culto di apertura
del Sinodo sarà presieduto dal pastore Luigi Santini nel tempio di Torre
Pellice, alle ore 15,30. Qualora l’esito degli esami di fede e dei sermoni di
prova dei candidati abbia esito favorevole, si procederà alla presentazione del pastore Daniel Attinger ed alla consacrazione dei candidati Teodoro Fanlo y Cortés e Sergio Ribet.
Si richiama l’attenzione dei pastori su quanto disposto dall’art. 131
dei R. O. perché per due domeniche consecutive sia annunziata nelle
chiese la consacrazione dei suddetti candidati.
Per la Tavola Valdese
Neri Gi.ìmpiccou
Moderatore
dormono ». Il sonno notturno, il riposo settimanale, le ferie annuali possono e vogliono essere per noi non puri
mezzi di distensione e di ricarica fisica e psichica, bensì in primo luogo
una parabola concretissima della provvidenza del nostro Dio. Circa otto ore
su ventiquattro, un giorno su sette,
un mese (in media) su dodici noi siamo totalmente improduttivi, quasi totalmente inattivi, eppure la vita procede senza un’increspatura (increspature e tempeste si verificano invece,
non di rado, quando più la nostra attività vuole imporsi...), immutato e fedele resta il gratuito dono della vita
nei suoi aspetti fondamentali, il dono
che « l’Eterno dà ai suoi diletti, mentre dormono ».
Nelle nostre vite tese — e anche
quest’anno ce ne sono state non poche che si sono incrinate o fratturate — attraverso il riposo Dio vuol fare irrompere il soffio fresco e corroborante della sua libera grazia; l’abbandono del sonno e del riposo può
dà altrettanto ai suoi diletti, mentre
.................
CoLa Stampa e la libertà del credente
Raniiiro La Valle caasarata
Cessata la collaborazione al quotidiano torinese
I lettori del quotidiano « La Stampa » si saranno certamente accorti che
da alcune settimane la rubrica « Uomini e religioni » curata dal giornalista
cattolico Raniero La Valle è stata soppressa e avranno pure notato che il
giornale non ha ritenuto opportuno dare alcuna spiegazione della cosa: un atteggiamento veramente strano —a dir
poco — per un quotidiano che si considera come una obbiettiva fonte di
informazione.
II numero 213 (11 luglio 71) del set
La riunione del 15 Agoslo, nelle Valli
si lerrà quesl'anno a San Secondo
La festa del XV agosto avrà luogo nel territorio della comunità di
S. Secondo, sotto i castagni della panoramica località Brusiti.
La località è raggiungibile a piedi da S. Secondo in 20 minuti per la
strada carrozzabile. Gli automezzi potranno accedere al luogo stesso
della riunione dove sarà sistemato un parcheggio per tutti i veicoli.
Dal centro di S. Secondo, sia per chi proviene da Torre Pellice che
per chi giunge da Pinerolo, cartelli indicatori segnaleranno la direzione
della località Brusffi. Giovani della comunità di S. Secondo provvederanno a smistare 1 veicoli sul luogo del parcheggio. Si prega di attenersi alle loro indicazioni.
Sul luogo della riunione funzionerà sin dal mattino un ricco buffet
con rinfreschi, bevande, frutta, nonché polli locali allo spiedo, panini,
ecc. La località è anche provveduta di sorgente.
Nel pomeriggio la comunità di S. Secondo organizza accanto a
buffet una vendita di beneficenza cui tutti sono cordialmente invitati
ricordate l’ottima organizzazione della volta scorsa!
In caso di cattivo tempo la riunione avrà luogo nel tempio
S. Secondo.
LA TESTIMONIANZA CRISTIANA
PRO GRAMMA
MATTINO - ore 10:
— Culto presieduto dal Past. Arnaldo Genre.
— Tavola rotonda, con la partecipazione di: un responsabile della Comunità Pentecostale di Venaria ; un pastore di una città industriale;
un medico delle Valli; un membro del Servizio Stampa Rai-TV della
Federazione Evangelica Italiana.
POMERIGGIO - ore 14.30;
Interventi, sul tema della giornata, di
— Storia Valdese.
— Missione Evangelica contro la lebbra.
—■ Società Biblica.
Parteciperanno la Corale Pentecostale di Venaria e gruppi di Trombettieri.
ai
di
Si raccomanda di portare l’Innario e di giungere puntuali.
Si prega anche di adoperare gli appositi cestini per i rifiuti e di lasciare la zona pulita.
timanale « Sette giorni in' Italia e nel
mondo » svela i retroscena della cessazione della collaborazione — iniziata
nel febbraio 1969 ■— di La Valle.
Sarà bene premettere che il giornalista, nella sua rubrica, nel condurre un
ben preciso discorso sui temi dominanti della fede, lo faceva non in un modo
avulso e « trascendente » (come avrebbe voluto « La Stampa ») ma^ con un
costante riferimento alla realtà sociale
e politica, vista e giudicata appunto da
un’ottica cristiana.
Già nel passato vi erano stati contrasti, ma le restrizioni poste al giornalista erano « tollerabili ». Il 18 giugno
(citiamo dalla rivista) un articolo che
riprendendo un giudizio sulle elezioni
italiane da parte dell’« Osservatore Romano », dava una valutazione complessa del fatto, non veniva pubblicato. La
direzione esigeva alcuni tagli che non
venivano accettati dall’autore. La settimana dopo, un articolo che parlava del « dossier Mac Ñamara » sul
Vietnam e poneva il problema della
menzogna del potere subiva la stessa
sorte. A La Valle si diceva che i suoi
pezzi sconfinavano daU’ambito religioso a quello politico; gli veniva inoltre
richiesto di ridefinire l’ambito dei contenuti entro i quali la direzione era disposta ad accettare ancora la sua firma. La Valle non poteva accettare questa restrizione, lesiva del suo pensiero
e decideva di porre termine alla collaborazione con una « lettera-articolo »
che era anche una spiegazione ai lettori
della fine della rubrica. Ma il direttore
de « La Stampa » Alberto Ronchey
non pubblicava neppure questa lettera,
di cui citiamo qui i brani più salienti.
« ...Il giornale ha ritenuto che i miei
due ultimi scritti superassero i limiti
rappresentati dal titolo stesso della rubrica, invadendo il campo politico. Infatti i temi di cui mi occupavo erano
gli stessi già trattati in prima pagina:
la prima era una riflessione sul futuro,
che partiva dal rifiuto di una lettura
da destra dei risultati elettorali del 13
giugno, e la seconda era una riflessione
sulla portata omicida del divorzio fra
verità e potere, quale risultava dal dossier Mac Ñamara.
Ma per stabilire se questi discorsi
fossero davvero affetti da vizio di incompetenza rispetto alla materia della
rubrica, bisogna vedere cos’è la religione e qual’è la sua linea d’impatto con
(continua a pag. 6)
essere una parabola intimamente vissuta dell’abbandono fiducioso all’opera del Padre che è nei cieli, che può
tutto e che conosce tutto ciò di cui abbiamo bisogno. È stato detto con ragione che « il vero riposo non sono le
vacanze, il vero riposo è la fede. E le
vacanze sono un riposo soltanto se sono vissute nella fede », una fede che
comporta anche una sorta di leggerezza: « Guardate gli uccelli del cielo...
i gigli della campagna... ».
Naturalmente questa non è tutta
la parola di Dio. Non solo essa
dice chiaramente che chi non
lavora non ha il diritto di mangiare,
ma parla alto e forte a favore di chi
è costretto — nella disoccupazione,
nella sottoccupazione, nella sovraoccupazione sfibrante — a vivere in una
situazione disumana, frustrato fra l’altro di quest’intima, essenziale esperienza del riposo, parla alto e forte
contro tutti coloro (e vi sia^o coinvollà anche noi) che in misura lleye o
rilevante contribuiscono a creare e a
perpetuare tali ingiuste situazioni di
discriminazione e di costrizione.
Eppure, qui e ora, ai moltissimi che
godono in questi giorni di un benefico tempo di ferie, Dio dice una parola di pace: ci richiama al vero riposo
che è l’abbandono non fatalista ma filialmente fiducioso all’amore del Padre, il quale avendoci dato « il suo
stesso Figlio, come non ci donerà ogni
altra cosa con lui? » (Romani 8: 22).
Ecco qualcosa da non dimenticare, nel
bagaglio di vacanza; ed ecco, soprattutto, qualcosa da riportare, più benefico e durevole di un’abbrcWiatufa, più
riposante di lunghi sonni, più illuminante del film di immagini affascinanti che le Tiostre retine potranno forse
fissare. Ciò che Dio fa, ciò che Dio dà
è senza confronto.
Gino Conte
Convocazioni
del Corpo
Pasforale
In base a quanto disposto dall’atto n. 20 del Sinodo 1970, il
Corpo Pastorale è convocato per
lunedì 16 agosto, alle ore 9,30
nell’aula sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice per procedere all’esame di fede del pastore Daniel Attinger, già consacrato nella Chiesa Riformata Evangelica del cantone di Neuchâtel,
e dei candidati al ministero Teodoro Fanlo y Cortes e Sergio Ribet. I sermoni di prova avranno
luogo nel pomeriggio dello ste.sso giorno, in luogo e ora da stabilire.
Il pubblico, sempre a norma
del citato atto sinodale, potrà
partecipare al dibattito che seguirà gli esami di fede. Esso sarà
ammesso nell’aula sinodale a partire dalle ore 10.
Il corpo pastorale è convocato
in seduta plenaria per sabato 21
agosto, alle ore 9,30 con il seguente ordine del giorno:
1. Matrimoni misti
2. Chiesa Cattolica Romana
e Consiglio Ecumenico delle
Chiese
3. Corsi di aggiornamento
per pastori
4. Eventuali e varie.
Il Moderatore
Neri Giampiccoli
2
pag. ¿
N. 30-31 — 30 luglio 1971
ESTATE AD AGAPE
Taizé; aperti gli incontri internazionali
RIVELAZIONE E STORIA di preparazione del concilio dei giovani
E‘ iniziata la serie dei campi estivi - Elevata la partecipazione csttolica ai 1° campo internazionale - Un argomento di grande attualità
Non so quanti cristiani sappiano ancora veramente che cosa intendono
quando parlano del « Signore ». Richiamarsi al Signore è oggi poco più
di una espressione pia; ma questo non
vuol dire che sia privo di senso, che
la parola vada lasciata da parte, per
ché nel linguaggio dell’uomo moderno
significa tutt’altra cosa che nel Nuovo
Testamento. Si tratta piuttosto di riscoprire questo significato, di comprenderne esattamente la portata.
Quando si parla della « signoria » di
Cristo si fa riferimento alla, sua azione
verso l'umanità e il mondo; all’azione
con cui egli si rivolge a tutte le cose e
a ogni uomo per trasformarli e renderli partecipi della sua vita e del suo
amore.
Ma questa azione non è una forza
che si possa analizzare scientificamen
te; è una liberazione straordinaria, che
può essere riconosciuta dall’uomo soltanto con un atto che metta in gioco
tutta la sua vita, lo obblighi ad uscire
dalla sua sistemazione, di qualunque
tipo sia, e lo immetta in una strada
completamente nuova.
In altre parole, l’azione di Cristo è la
rivelazione dell’amore di Dio; è un fatto che non corrisponde alla nostra
esperienza, ma ci vien dato da conoscere, e nel momento in cui è conosciuto
afferra tutta la nostra esistenza.
D’altra parte noi siamo esseri terrestri. Gli avvenimenti del passato e del
presente hanno un peso sulla nostra
vita, e ciò che accadrà domani non ci
può lasciare indifferenti. Facciamo parte, che lo vogliamo o no, di una storia,
che ci coinvolge tutti. Se poi noi non
vogliamo lasciarci trascinare dalla sto
I lettori ci scrivono
E’ forse giunto il momento
per la maggioranza
silenziosa...
Caro direttore, sull’« Eco-Luce » n. 26 è
stato riportato l’articolo Maggioranza silenziosa tratto dalla rubrica « Actualités »
di « Le Christianisme au XX^ siècle » (n.
15, 15.4).1971). Il breve commento redazionale sembra - posso sbagliare - volerne minimizzare la portata anche per le
nostre comunità.
In sostanza l’articolo vuole mettere semplicemente in evidenza il profondo disagio
che si è venuto creando nelle comunità
per l’azione di una minoranza attiva, dialettica e contestatrice sia sul piano pratico che dottrinale, minoranza che vuole imporre il proprio modo di vedere a tutta la
Chiesa, senza tener conto delle opinioni
della « base », la maggioranza silenziosa.
Nulla di nuovo per noi e per la nostra
Chiesa, che ha sperimentato e sperimenta
e subisce l’azione di una minoranza del
tutto simile a quella descritta neirarticolo : la difficoltà sta nel fatto che la maggioranza silenziosa in Francia comincia ad
uscire dal silenzio e in qualche modo fa
sentire la sua protesta : le lettere di adesione alTarticolo Majorité silencieuse ne
sono una prova e possono essere prese come base per queste brevi note. Naturalmente chi pensa di « contestare » la contestazione può essere certo di essere classificato « reazionario » o « fascista » e additato al pubblico disprezzo. In Francia come
da noi.
Ebbene, anche da noi c’è una maggioranza silenziosa che contesta i piccoli
gruppi di « gauchistes » che fanno per breve tempo udire nelle assemblee, nelle conferenze la loro voce « profetica », per
scomparire dopo pochi anni e non occuparsi più della Chiesa, incapaci perfino di
valutare le conseguenze deprìmenti della
loro azione. Il risultato è infatti « l’effondrement spectaculaire » (lo sfacelo spettacolare) della comunità, per citare l’espressione di un corrispondente di « Christianisme au XX® siècle ».
Anche da noi le strutture sono contestate. le persone, la prassi seguita da secoli. la dottrina, ecc. e tutto questo ha dato
un contributo notevole, se non determinante, allo svuotamento, alla sofferenza,
alla collera e . . .ai deficit finanziari »
(« Cristianisme ». n. 18).
Al Sinodo dello scorso anno le statistiche hanno posto in evidenza un calo dei
membri della Chiesa Valdese di 450. E’
chiaro che questa cifra è inferiore al reale. perché non lien conto di quelli che si
sono semplicemente allontanati, perdendo
ogni contatto con la Chiesa. Questo fatto
è passato del lutto inosservato e sotto silenzio. Un venerato pastore emerito considerava con amarezza che con le teologie
di avanguardia e con una predicazione
spesse volte orientata solo sulla politica e
su problemi sociali, visti peraltro unicamente sotto una certa angolazione, saremo
presto arrivati ad avere templi vuoti da
mettere a disposizione delle cosidette sette,
le sole che evangelizzano.
E' forse giunto il momento per la maggioranza silenziosa delle nostre chiese di
uscire dal « silenzio » e di chiedere chiaramente che sia soltanto predicalo l'Evangelo della salvezza in Gesù Cristo e che
questo Evangelo non sia preso come pretesto per il sostegno di posizioni polìtiche
e sociali non aventi valore eterno o per discutere « sistemi teologici » che solo intellettuali iniziati sono in grado di valutare.
È forse giunto il tempo che si richieda
maggior coerenza a chi a voce o per iscritto asserisce che la decadenza della Chiesa
dipende dalle strutture del mondo politico
capitalista e pur tuttavia, come privalo,
rimane ancorato come un'ostrica ai benefici del sistema: è forse giunto il tempo di
richiedere ai redattori « gauchistes » dei
nostri giornali dì tacere, se non si sentono
di rinunciare al loro tenore di vita che li
può solo inquadrare nella più classica ricca borghesia. Intendiamoci: nulla di male
a che vivano da capitalisti e da borghesi.
È tuttavia necessaria più coerenza se si
vuole che i loro discorsi e quindi i nostri
giornali siano credìbili.
E necessario che concistori e consigli di
chiesa reagiscano alle richieste dì distruzione di strutture senza sapere con che
cosa sostituirle, ma soprattutto è tempo
che la maggioranza silenziosa riaffermi con
coraggio, anziché ritirarsi sconcertata, la
sua fede nel Dio vivente del Signor Gesù
Cristo, riaffermi il valore di una morale
evangelica, in una parola, reagisca alle
iniziative di una contestazione demolitrice,
che pur parlando costantemente di « base », di questa base ha il più sovrano disprezzo.
Tutto questo discorso non è affatto conservatore. né tanto meno reazionario : riflette il pensiero della maggioranza silenziosa che « mugugna » e che non ha ancora preso delle decisioni, essendosi finora,
con tristezza e scoraggiamento, rassegnata
a sopportare una situazione che le è imposta.
L'augurio vivo è che coloro che in un
modo o nell'altro hanno responsabilità nella Chiesa riflettano a quanto grave possa
essere un loro atteggiamento demagogico
o lassista per le comunità e che l'appoggio
della maggioranza silenziosa possa essere
per loro dì aiuto.
Terminando desidero riprendere la frase
di un corrispondente di « Le Christìanisme
au XX® siècle » : « Vi è ancora nelle nostre comunità un potenziale di fede, dì
forza e di carità che non domanda che di
manifestarsi. Quale catalizzatore farà esplodere questo potenziale? ».
Guido Ribet
Ancora
su una pubblicazione
della Claudiana
Mentre la mia contro-recensione sul libro di A. Comba. G. Tubini e V. Pegna
era in corso di stampa, il direttore della
« Claudiana », dr. Carlo Papini. in una
lettera datata il 10 luglio 1971 mi scrive
tra l'altro :
« Il Moderatore mi ha trasmesso le fotocopie del famoso articolo israeliano (sic!)
e ha dato lettura in Commissione Claudiana della tua lettera. Ho subito trasmesso
le fotocopie all’autrice, Sig.ra Vera Pegna. Ho già avuto in visione le fotocopie
del giornale « Le Monde » (supplemento
settimanale) da cui è stata tratta e letteralmente tradotta la citazione incriminata.
Ti farò avere appena possibile la fotocopia
di questo articolo di « Le Monde ». Dato
che tu non ne facevi menzione nella tua
Ietterà (a cosa? Non sono obbligato a leggere "Le Monde”, n.d.a.). ti pregherei di
citare questo particolare nella tua recensione perché ammetterai che una cosa è
dimenticare di citare la fonte intermedia. e una cosa è modificare o costruire
intenzionalmente le citazioni. Mi pare che
la Intona fede dell'autrice in questo caso
non possa essere messa in dubbio (sembra
che il direttore della Claudiana abbia delle riseri'e su eventuali altri casi... n.d.a.J.
Ti .sarò grato se vorrai prenderne atto ».
Ne prendo atto volentieri, tanto più che
cosi facendo mi guadagno la gratitudine
della « Claudiana »... Resta ad ogni modo
il fatto che chi cita di seconda mano fa
bene a menzionare la fonte : come fa l’Autrice. si tratta di una citazione diretta dagli articoli apparsi nei giornali in questione. cfr. le virgolette. Che si tratti di una
dimenticanza poteva andar bene la prima
volta, quando 1 articolo apparve su « Gioventù Evangelica »: è un argomento debole per una pubblicazione di maggiore importanza.
SuU'attendihilità di "Le Monde" in altri
casi, sempre nel conflitto vicino-orientale,
fornirò ]>resto ulteriori dati in uno studio
critico di prossima apparizione su « Protestantesimo ». e sono dati che confermano una posizione di scarsa serietà almeno
in questo campo. È ora che il giornale in
questione cessi di e.ssere una specie di Bibbia per una parte del nostro pubblico evangelico e che quelli che non hanno accesso
alle fonti ed alla bibliografia non esprimano sulla sua scorta, giudizi apodittici, specialmente se squalificanti per una parte.
La situazione è già abbastanza complessa
perché altri, non qualificati, ne confondano ulteriormente i termini.
Una .sola co.sa domando alla « Claudiana » ed al suo Direttore: perché i materiali in possesso della « Claudiana » non
mi sono stati trasme.ssi immediatamente')
La mia prima segnalazione data dalla fine
di febbraio!
Alberto Soc.ct\
ria, come barche alla deriva sopra un
fiume, ma vogliamo in qualche modo
capirla e modellarla, allora essa diventa un fatto umano, un prodotto della
nostra intelligenza e della nostra debolezza, dei nostri interessi e delle nostre
aspirazioni. Oggi è accettato comunemente che sono gli uomini a fare la
storia.
Siamo dunque in presenza di due
fatti, di cui non è facile capire il rapporto; e in effetti, nella chiesa, questo
rapporto è stato inteso in molti modi
diversi, talora divergenti. Il problema
potrà sembrare astratto, ma in realtà
ha delle conseguenze molto importanti
per la vita dei cristiani; è sintomatico
come esso sorga e si imponga proprio
quando i cristiani escono dal loro isolamento spirituale e cercano di fare
qualcosa di concreto in questo modo.
Allora essi si trovano ad essere testimoni della rivelazione in mezzo alla
storia degli uomini; agiscono sullo stesso piano degli altri, ma sanno di non
essere i soli ad agire; toccano con mano tutte le contraddizioni e gli enigmi
della storia, ma riconoscono che, nonostante questo, la storia ha un senso.
Su questo problema si è svolto ad
Agape il 1° Campo Internazionale, con
una forte partecipazione cattolica. Le
discussioni si sono basate su quattro
relazioni di notevole interesse. Aldo Bodrato ha presentato le diverse concezioni della storia operanti nell’Antico
Testamento, nel pensiero greco, e nella
cultura cristiana. Massimo Salvadori
ha parlato della interpretazione marxista della storia. J. M. González Ruiz e
Georges Casalis hanno presentato rispettivamente una visione cattolica e
una visione protestante del problema
rivelazione e storia, bisogna dire con
un notevole accordo di fondo.
Vi sono diverse concezioni della storia; la storia non è un fatto che si imponga a tutti con lo stesso senso, ma
può essere interpretata ed è di fatto
interpretata in modi diversi; come il
compiersi di un destino su cui l’uomo
non ha alcuna influenza, come lo svolgersi di un piano divino il cui obbiettivo è la felicità universale, come il cammino percorso dall’uomo per dominare la propria realtà. Ma anche la rivelazione non è concepita da tutti allo
stesso modo: noi parliamo volentieri
di una azione di Dio, ma per alcuni
questa espressionejon ha più alcun
senso, perché prési^pòne un intervento personale dall’alto, che non trova
riscontro nella nostra esperienza. Questo complica naturalmente il problema: non si può parlare in modo generico di rivelazione e di storia, ma bisogna precisare quale rivelazione e
quale storia si vuole intendere.
Il campo di Agape ha tratto le sue
conclusioni; non condivise da tutti,
non definitive, ma comunque abbastanza chiare e indicatrici.
Per i cristiani, la storia ha un senso,
che non dipende dalle varie concezioni
che si possono affrontare sul piano
umano, ma che è dato dal Regno di
Dio. Si tratta di un senso che non è
evidente nei fatti della storia, ma che
viene riconosciuto nella fede. Dire;
Cristo è il Signore significa riconoscere questo senso della storia.
Mia la signoria di Cristo va riconosciuta concretamente, anche nell’azione, nei rapporti con gli uomini e con le
forze che dominano il mondo. Anzi, è
proprio di fronte a queste forp che
tendono a perpetuare la schiavitù umana, che i cristiani hanno un preciso dovere di testimonianza. L’azione di Cristo non si sottrae alla storia, ma ci impegna a farla, trasformando la realtà
nella quale viviamo.
Quest’opera non è una linea ascendente, che con continuo progresso porti alla realizzazione sulla terra di una
società perfetta di giustizia e di amore.
Ma non è neanche un ripiegamento interiore, basato su un pessimismo radicale sulla possibilità di cambiare le cose in questo mondo. E’ un’opera paziente, che costruisce e riprende sempre a costruire qualcosa che serva alla liberazione dell’uomo, e, si capisce,
prima di tutto di colui che sta in basso. Quindi si tratta di un’opera non limitata, perché una libertà, una giustizia, una pace, un benessere realizzati
soltanto in un paese o per una parte
dell’umanità, non sono veri.
Bruno Rostagno
liceo linguistico
Internazionale
Filadelfia
Autorizzato Ministero P. I.
Sono aperte le iscrizioni per
il primo anno, e per il passaggio nel secondo anno da altre
scuole.
CONVITTO E SEMICONVITTO
Una educazione moderna,
in ambiente evangelico
SCRIVERE O VISITARE
Orario: dalle 8.30 alle 12.30;
dalle 14 alle 17 (sabato e domenica esclusi).
Via Luigi Colla n. 20
10098 RIVOLI (To) - tei. 956.208
Il 28 giugno a Taizé si sono aperti gli mcoiitri internazionali di preparazione del concilio dei giovani. I partecipanti sono giovani
dai 18 ai 29 anni. Essi rimangono insieme per
una settimana, condividendo pasti, lavori manuali. preghiera, problemi, speranze. Undici
incontri internazionali di una settimana ciascuno, si succederanno senza interruzione,
fino al 12 settembre.
In vista del concilio dei giovani, non si
tratta come prima cosa di elaborare dei temi,
ma di preparare noi stessi ad essere capaci di
portare la responsabilità che sarà la nostra.
Lavare prima il di dentro del bicchiese e del
piatto; sicché anche il dì fuori diventi pulito
(Mt. 23: 26): cambiare la propria vita, scavare, scendere in profondità, lasciare che il
Cristo penetri nel più profondo dell’uomo e
vi susciti una festa. Non si può arrivare alla
riconciliazione senza prima avere aperto la
porla del proprio cuore al Cristo. Non possiamo fare degli incontri ecumenici al di fuori
del Cristo risorto. Nella preparazione del concilio dei giovani, l'annuncio della gioiosa notizia della Risurrezione ha ovunque un posto
di primo piano. « Ho separato volutamente la
gioiosa notizia e Vannuncio del concilio — dice Margherita Moyano — per evitare che il
concilio fosse inteso come la gioiosa notizia,
soprattutto che suscita un'eco piu grande di
quello che pensavamo ».
L'idea di un concilio dei giovani, fu espressa nella pasqua dell’anno scorso, dal nostro
fratello Roger, priore della comunità ecumenica di Taizé, dopo aver ascoltato le risposte
dei giovani al tema loro proposto nell’estate
del '69: «Una sfida: sperare». Quel giorno
a Taizé erano radunati circa tremila giovani
di trenlacinque paesi e l’entusiasmo fu enorme. La preparazione del concìlio dei giovani
iniziò spontanea. Per il 1970 furono organizzati nove incontri internazionali di una settimana ciascuno; per tutto il tempo degli incontri, i giovani hanno vissuto e celebrato
la festa : la festa di un incontro, la celebrazione di una comunione. Il tempo trascorso a discutere non è tempo perso, ma è tempo impiegato per uscire dalla propria solitudine, dal
proprio soggettivismo, dall’isolamento del nostro ambiente. A Taizé impariamo ad ascoltare: conversazioni maldestre in parecchie
lingue ci costringono ad analizzare il senso
letterale dei termini ascoltati e a scoprire la
loro connessione con i concetti.
La preparazione del concilio dei giovani
prosegue attraverso il mondo in diverse maniere. Molti si raggruppano in « cellule » da
tre a sette giovani. Ci sono anche delle cellule di preparazione al concilio, all’interno stesso dei movimenti esistenti poiché molti partecipano già a un movimento di Chiesa, a un
sindacato o a un partito politico. Altri compiono dei viaggi; si tratta generalmente di
viaggi già previsti per altre cose che sono
messi a disposizione per annunciare la gioiosa notizia e il concilio dei giovani in ogni
paese.
La preparazione del concilio è fatta per
tappe, da pasqua a pasqua.
Quest'anno si tratta di rendersi disponibili
perché l’uomo non sia più vittima dell’uomo.
Prendere coscienza delle oppressioni. Impe
Mmiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiitiiiiiiiiiiiti iiiiiiiimmiiimii
Fra le rivisle
Bollettino dello Società
di Studi Valdesi
E' uscito il n. 129 (giugno 1971). che reca : G. ScuDERi. I fondamenti teologici della
non violenza nel Valdismo anteriore al XVI
secolo - T. G. PoiNS, Le général Dumas ou le
comte de Revel?-E. PeYrOT. 7 grandi benefattori dei Valdesi : W. S. Gilly - A. Armano
Hugon. Tesori nascosti e minerali preziosi in
Val Pellice. Seguono un’ampia rassegna bibligrafìca e informazioni sulla vita della Società; segnaliamo in particolare l'Xl Convegno di
storia dell’eresia e della Riforma, convocato
per il 3 e 4 settembre a Torre Pellice.
11 Corriere UNESCO
Questo mensile, che esce in 13 edizioni, è
al suo XXIV anno pure in edizione italiana
(Piazza Firenze 27, 00186 Roma, una copia
L. 150, abb. annuale L. 1.500, da versarsi sul
c.c.p. 1/41617 e merita di essere conosciuto. Ci
pare che non dovrebbe mancare - e probabilmente non manca - nei nostri istituti, nelle
nostre scuole, così come può essere un utile
regalo ai giovanetti e agli adulti. Segnaliamo
in modo particolare il n. 5, maggio 1971, che
porta un articolo vivace e informato di J. M.
Robinson sui manoscritti copti di Nag Hammadi. / libri segreti nelle sabbie del Ai/o, una
intera biblioteca determinante neil'illumìnare
l’eterodossia cristiana dei primi secoli. Nello
stesso fascicolo, un artìcolo interessante di M.
Karleja. Rinnovato interesse per le sculture
dei Bogomili (= “amici di Dio"?) che illustra
la caratteristica eresia cristiana balcanica, setta dualistica simile a quella dei Catari. Un
quaderno impostalo sull’eresia cristiana, dunque. Si noli ancora, di E. Freund, Vedere a
riliexw. uno scritto che segnala e presenta
nuovi importanti mezzi didattici per ì ciechi.
Foi et Vie
Grosso quaderno, un vero volume, il numero "fuori serie" del maggio 1971 : si tratta di
un "Cahier biblique” dedicalo, in segno di riconoscenza. a Suzanne de Dietrich, in occasione deirSCF^ anniversario di questa militante
del rinnovamento biblico. Torneremo su questo anniversario e su questa figura, ma teniamo a segnalare questa piccola, ricca miniera
di studi biblici (p. 224. 10 F.).
Doni in memoria
di Francesco Serra, la moglie (Torino), per «L’Eco delle Valli - La Luce», L. 10.000.
di Marta Turin, per la Casa di riposo di Luserna S, Giovanni: Emilio
Luzzati, Torino, L. 10.000; Olga Luzzati Calderoni, Torino, L. 10.000.
gnare le nostre energìe per rompere con quelle situazioni in cui l’uomo è vittima. Spogliarsi dei privilegi. Cercando una nostra disponibilità a dare la propria vita a causa del
Cristo, diventiamo messaggeri di una notizia per tutti, destinala a tutti, senza nessuna
segregazione. Il giorno di Pasqua a Taizé erano presenti 6.500 giovani di 40 nazionalità. I
giovani stessi sì occupavano di regolare il
traffico della circolazione. Parecchi giorni
prima degli altri, trecento ragazzi e ragazze sì
erano distribuiti in gruppi per assicurare la
cucina, la pulizia, lavare ì piatti, per ogni
informazione, per le iscrizioni, per il parcheggio e persino per dare il benvenuto al momento dell’arrivo!
Il tema per i prossimi mesi, « prepararsi a
dare la propria vita perché l’uomo non sia
più vittima dell’uomo », sarà affrontato con
una angolazione fortemente sottolineata dai
giovani a Pasqua : dare la propria vita, non
un pezzo, ma tutta la vita, lasciandosi liberare da ogni paura dal Cristo risorto. AlFimmagine dei giovani d’oggi, il dono della propria vita per gli uomini avviene in un grande
pluralismo di impegni, da colui che crede dover compiere una scelta rivoluzionaria fino a
colui che decide di diventare certosino.
Nei prossimi mesi opereremo una scelta
politica. « Se non fosse così — ha dichiarato
il fratello Roger — noi non forzeremmo le
cose, ma chiederemmo ai giovani il motivo
di questo rifiuto. Non prendendo posizione per
la giustizia, il concilio dei giovani mancherebbe alla sua missione ». La questione meridionale si è già imposta con molta evidenza
fin dai primi incontri di italiani a Taizé, Parlare di riconciliazione e di giustizia per noi
vuole anche dire colmare il divario tra il
Nord e il Sud del nostro paese. Ben presto si
sono formate nel Mezzogiorno delle cellule e
tre giovani: Gianni (italiano, dalla domenica
delle Palme è fratello di Taizé ed è il primo fratello di Taizé italiano), Emilio (spagnolo), e Rémy (francese), sono venuti a visitarne alcune durante il mese di ottobre, soffermandosi in priorità in Calabria e in Sicilia per ascoltare i contadini. LTn secondo viaggio, compiuto tra gennaio e febbraio, ha fatto
intuire la possibilità di una presenza prolungata di alcuni giovani nel Sud.
Al IV Congresso Nazionale della UIL-Telefonici, tenutosi dopo Pasqua a Vietri, un sindacalista torinese, ripensando a quanto aveva
detto un altro sindacalista italiano a Taizé,
ha detto che è possibile ed occorre « creare un
sindacato nuovo, non di centro, né di destra,
né di sinistra, ma un sindacato che vada al
di là ».
Quest'anno a Taizé, per alcune ore di ogni
giorno, le tende grandi servono a ricerche diverse. che esprimano il pluralismo : in una
tenda si parla di impegno politico e di coscientizzazione; in un'altra si ascoltano i giovani dell'emisfero sud; in un’allra si continua a riflettere sulla festa. In alcune tende ci
èi esprime attraverso la musica, la pittura e
la scultura. Altre tende sono a disposizione
di coloro che desiderano leggere, meditare o
pregare. La chiesa romanica del villaggio e la
cripta della chiesa della Riconciliazione sono
luoghi di silenzio.
« Tutti possono esporre le loro idee — osserva una partecipante — qualunque sia il
loro colore. E tutti ascoltano... » « / fratelli
hanno deciso di noìi voler imporre niente •
dice Sabine — e sono conseguenti fino in
fondo. Il silenzio di sera, la disciplina, tutto
ciò che vuoi, si fa lo stesso^ o magari non
si fa. ma nessuno impone niente. Si dà fiducia completamente agli altri, del tutto ».
« Un mattino di quest’autunno — è il fratello Roger — tra la posta che ho ricevuto,
leggevo questa frase: A volte ho abbandonato gli altri per il Cristo, a volte ho lasciato
il Cristo per aìidare verso gli altri; non avevo
capito che dovevo abbandonare me stesso, per
salvare la mia vita” Abbandonare gli altri por
il Cristo, lavarsi le mani da tutto ciò che interessa Vuomo contemporaneo, sperando così
di essere totalmente in Dio; e poi. abbandonare il Cristo per gli altri, buttarsi intieramente in un impegno per Vuomo: questa ambivalenza esiste, ci attira e d combatte, ci
frantuma, ci impedisce la vera unità interiore ».
Ferruccio Castellano
(Questo articolo è inviato contemporaneamente a « L’Eco delle Valli Valdesi
La Luce » e a « L’Eco del Chisone ».
Programma estate 1971
Gli incontri internazionali di preparazione
del concilio dei giovani, si terranno ogni settimana. dal 28 giagno al 12 settembre, dal lunedi sera fino alla domenica seguente.
Per gli incontri generali verrà a.ssicurata
una traduzione simultanea in tutte le lingue
necessarie. L’incontro dal 19 al 25 luglio sarà
probabilmente svolto con l’inglese come lingua principale.
Partecipanti: i giovani dai 18 ai 29 anni,
giovani sposi compresi.
Partecipazione alle spe.se: .secondo la responsabilità di ciasctino (prezzo indicativo:
1.100 lire al giorno).
Alloggia: sistemazione in campeggio. Vi saranno alcune tende collettive, qualche posto
disponibile in dormitorio, altrimenti occorrono le tende personali. È bene portare con se
il proprio materiale per dormire (materassini pneumatici, sacelli a pelo o coperte).
Viaggio in treno: partendo da Torino utilizzare il direttissimo Roma-Parigi e scendere
a Macon. Da Macon a Taizé esiste un servizio
di autobus. ...
Informazioni e iscrizioni: è necessario iscriversi ben in anticipo. Richiedere i moduli di
iscrizione a :
Incontri
71 - Taizé - Comunità (Francia)
Oltre a questi, numerosi altri incontri «>no previsti a Taizé, quelli per i giovani che
non possono disporre di una settimana intera,
quelli di bambini, di giovani dai 15 ai 17 anni. di anziani. Per ogni informazione in questo senso .scrivere a Taizé.
F. C.
3
30 luglio 1971 — N. 30-31
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
Intervista con A. D. Askew, assistente del Segretario Generale della Missione
LE CHIESE HANNO PRESO POSIZIONE
La Missione Evangelica contro la lebbra si muove Maibgasiap' la rivolta dCl Sud
Alla fine dell'anno scorso Lei ha fatto
un girò di visite di sei settimane nei
centri della Missione in India, Nepal, Etiopia. Ritiene si sia trattato
di un viaggio utile?
Certamente. Alcuni amici mi hanno
chiesto: hai fatto buon viaggio? Che
cosa è « un buon viaggio »? È stato
utile, interessante e piacevole; naturalmente faticoso, ma pieno di soddisfazioni perché il nostro lavoro è utile assai e ricco di benedizioni. Ci sono
dei problemi, ma si stanno risolvendo,
gli uni dopo gli altri. Uno degli aspetti più importanti di un viaggio di questo genere sono i contatti diretti con
quanti lavorano in questi paesi; contatti che permettono di risolvere molti problemi più rapidamente e chiara
mente che per via epistolare.
La terapia della lebbra ha fatto progressi da quando Lei lavorava in
India?
Certamente. Il medicamento base è
ancora sempre il dapsone (DOS). Ma
si sono fatte esperienze importanti sul
suo uso. Vi sono inoltre nuovi medicinali di cui il più interessante è il
« Lamprene B 663 » utilizzato recentemente contro le riacutizzazioni persistenti. I risultati sono molto incoraggianti. Ecco un esempio: ad Ananbadan, nel Nepal, un uomo è costretto a
letto per un anno intero, nonostante
tutte le cure, e le riacutizzazioni della
lebbra sono insistenti e molto dolorose. Dopo 3 mesi di Lamprene B 663
egli è sufficentemente ristabilito per
potersi alzare e far qualche passeggiata. Molti altri sono in queste condizioni ed il lamprene ha salvato loro la vita. Un altro fattore importante è il lavoro nei dispensari per malati ambulatoriali organizzati nei vari villaggi.
■ - a visitalo uno di questi dispensari?
Ne ho visti molti, ho avuto numerosa occasioni di osservare il lavoro medico per malati non ospedalizzati ed
ho visitato, fra gli altri, i dispensari
situati nella regione pilota di Gudyatham nell’India meridionale, sotto al
controllo del lebbrosario di Karagiri.
Le consultazioni sono tenute all'aria
aperta. Non vi ò alcuna costruzione.
Al nostro arrivo più di 150 malati, uomini, donne e bambini, attendevano,
seduti all’ombra degli alberi. Si è cominciato con alcune preghiere, seguite
da indicazioni igieniche ed altre attività come gli esercizi per la flessibilità
delle dita, i massaggi, le visite cliniche e la distribuzione dei medicinali,
la fabbricazione dei sandali, le cure
per le ulceri, le ingessature etc. Ognuna di queste attività aveva luogo sotto
un albero diverso per evitare confusioni. In mezzo un tavolo con libri ed
opuscoli cristiani.
Ho anche assistito ad un’altra consultazione, molto diversa dalla prima.
Essa ha avuto luogo a Pattambar, nel
cortile di un dispensario municipale,
con l’approvazione delle autorità locali. Un centinaio di malati hanno seguito gli stessi trattamenti e partecipato alle stesse attività che a Gudyatham. Purtroppo lo spazio era insufhcente e c’è stato un bel po’ di disordine. Ma è molto incoraggiante il fatto
che la lebbra sia qui curata in un dispensario normale, come qualunque
altra malattia rompendo cosi vecchi
tabù radicati da secoli.
In questi due casi Lei parla di preghiere. Molta gente dice che le missioni
mediche sono talmente assorbite dal
lavoro specializzato che dimenticano
il lato spirituale della missione. Può
confermare o contraddire questa affermazione nel campo della Missione evangelica contro la lebbra?
Contraddico. I metodi di cura e quelli della testimonianza biblica cambiano. Ma vanno sempre insieme. Infatti
i nuovi metodi per la cura dei malati
ci consentono di andare nei loro villaggi e di curarli nelle loro case. Questo ci avvicina di più all’insegnamento
del Nuovo Testamento. Nei lebbrosari
continuiamo naturalmente il programma di evangelizzazione. A Karagiri sono stato invitato a parlare nella cappella durante un culto domenicale che
termina con la Santa Cena, secondo la
liturgia della Chiesa dell'India del Sud.
Un culto in un lebbrosario è sempre
molto commovente poiché vi partecipano molti malati. Erano li con le loro
ingessature, i bendaggi, le deformità
e cantavano il cantico (conosciuto anche in Italia) « Così qual sono »... e
non « Quando starò meglio » o « quando sarò perfetto », ma semplicemente
« così come sono ora »...
È esalto che la lotta contro la lebbra
ha fatto grandi progressi nel Nepal?
Sì. E stata creata una organizzazione apposita chiamata: « Associazione
nepalese contro la lebbra » alla cui
presidenza vi è la principessa Shati, la
figlia primogenita del re del Nepal. La
presenza di questa principessa è assai
importante per il lavoro nel Nepal e
pensiamo che altri progressi saranno
fatti nel prossimo futuro.
Ha avuto occasione di visitare il “gruppo nepalese di evangelizzazione” di
Pokra e di osservarne il lavoro nel
ramo della lebbra?
Certamente, dal momento che il centro è stato aiutato dalla Missione evangelica contro la lebbra per numerosi
anni. Quando lavoravo a Purulia nel
Bengala Qccidentale abbiamo conosciuto diversi missionari del G.N.E.
che venivano a frequentare corsi ai
Un malato impara a camminare.
protesi, in India.
con la sua
dei
formazione da noi. Pokra è i
più bei posti che io conosca: a 800 mt.
di altitudine, ai piedi dell’Imalaia. L’Anapurna I si trova a sinistra della valle e l’Anapurna III, con le sue impressionanti pareti di ghiaccio a destra.
Più lontano il Dhaulagiri, un altro colosso di 8.000 metri.
Il centro comprende una serie di costruzioni circondati da muretti in terra; l’ospedale vero e proprio è al centro e costruito in muratura. Le costruzioni sono eseguite secondo lo stile locale, semplice e simpatico. L’ospedale è molto ben attrezzato e permette un buon lavoro. È composto di una
corsia di 24 letti per i malati più gravi, una sala operatoria, laboratori ed
altri locali per cure specialistiche. I
malati meno gravi vivono nelle caset
te intorno alTospedale. Questo complesso è stato costruito anche con doni della Missione evangelica e può ospitare 105 lebbrosi di cui un certo numero di bambini piccoli. Sono stati
già censiti numerosi malati esterni,
circa 1.000. Essi sono curati ambulatoriamente, anche se taluni abitano molto lontano dal centro e vi possono venire poche volte all’anno.
Lei ha adoprato la parola “formazione". La missione evangelica contro
la lebbra continua a formare aiuti
medici per questa lotta?
Siamo convinti che uno degli aspetti più importanti del nostro lavoro
consiste nel formare personale qualificato. Uno dei problemi attuali riguarda proprio i collaboratori che lavorano in zone periferiche e scomode
e che non possono facilmente aggiornarsi con le nuove tecniche. E quindi
molto importante offrire loro la possibilità di soggiorni nei centri maggiori per aggiornarsi professionalmente. Vi è un grande centro di questo genere a Karagiri nclTIndia meridionale
ed un altro ad Addis Abeba, in Etiopia.
Quest’ultimo, che è chiamato ALERT
è sorto grazie alla collaborazione di
vari enti, fra cui il nostro, che vi ha
inviato personale altamente qualificato. Il Sig. Ward dii ige il reparto di fisioterapia ed il Sig. Hill quello di ortopedia. Questo reparto cura anche la
fabbricazione di un gran numero di
scarpe ortopediche per i lebbrosi. Vi
lavorano anche il Sig. Sung e la signora, di origine coreana.
Riassumendo: quali sono le impressioni del suo viaggio?
Una cosa è particolarmente evidente: la missione muove... Nonostante i
molti problemi da affrontare credo
che un grande lavoro è compiuto e
che si va avanti a passi da gigante. Il
lavoro diventa sempre più efficace, i
malati in cura aumentano e con essi
ed in misura sempre maggiore anche
le guarigioni. Due cose rimangono però immutate: Timmenso bisogno dei
malati di lebbra nel mondo e la misericordia di Gesù Cristo sul nostro
lavoro.
Missione Evangelica contro la lebbra
10060 Frali
c.c.p. 2/35862
Quei lettori dell’« Eco-Luce », i quali
ebbero l’occasione di vedere il film
sul Madagascar, che la Commissione
Missionaria del I Distretto fece proiettare in quasi tutte le chiese delle Valli, ricorderanno la parte dedicata alle
regioni meridionali dell’isola, la cui
aridità e povertà contrasta colla fertilità delle altre regioni. Si vedevano
magri pastori, dall’aria piuttosto selvaggia, condurre al pascolo modesti
armenti di bovini, che sollevavano nuvoli di polvere, e in altre scene delle
donne avvicendarsi ai pochi pozzi scavati nei letti asciutti dei fiumi.
I giornali nostrani hanno segnalato,
alla fine di marzo e al principio di
aprile di quest’anno, che c’era stata
una rivolta di quelle tribù di pastori,
subito domata con violenza dal governo malgascio. Il bollettino della Chiesa Evangelica Unita, « Vao-Vao », nel
suo numero di maggio-giugno, dà alcune indicazioni sugli interventi e le
iniziative delle Chiese Cristiane in
quelle tragiche circostanze.
Mentre nei giornali governativi si
metteva l’accento sulle possibili responsabilità politiche, le Chiese hanno
insistito sulla miseria e la povertà economica di quelle popolazioni (in contrasto con il relativo benessere delle
altre regioni) e sulla severità e, in
molti casi, la ferocia della repressione. Ecco alcune citazioni.
Per la parte cattolica, che ha subito
denunziato l’ampiezza della repressione, ecco il messaggio che i preti di
Tuléar hanno diramato in occasione
della Pasqua: « Cristiani, noi non possiamo accettare l’assassinio... di cristiani, non possiamo accettare l’ingiustizia. le esazioni, il disprezzo e l’umiliazione imposti alla gente... Cristiani,
noi non possiamo accettare che i vinti
siano schiacciali e che siano torturati
i prigionieri. Il 2 maggio la Commissione Episcopale “Giustizia e Pace” dichiarava: Numerose sono state le ingiustizie, i furti, le esazioni, gli arresti ciechi, le torture, le condanne a
morte senza regolare processo ».
La prima presa di posizione senza
equivoco, da parte protestante, fu
quella del pastore Daniel Ratéfy, segretario generale della Federazione
protestante del Madagascar, il quale
ha scritto, a nome suo personale, un
articolo pubblicato dal settimanale
protestante « Fanasina » (N. del 20
niiiiiiMinnni'uniuiiiniiiniiiniMiiiiniiiiMniiiniiiiniiiiinimiiimiimimiiimmmiimmiiiiimimiiiiimmimimmiiimmiiiimimmmimuiiimmmiiimmiimmimmmiiim
I cristiani e l’fivoluzionc delle istituzioni
Ginevra (soepi) — Una proposta di
appoggio ai movimenti di liberazione
in Angola e di coscientizzazione dei
nordamericani a proposito di « liberazione » e « missione » è stata approvata da un gruppo riunito ad hoc a
New York.
Il gruppo, composto da consiglieri
esecutivi sulla missione, da specialisti
in questioni africane e da Angolesi viventi negli Stati Uniti, ha deciso di
contribuire con 30 mila dollari (circa
20 milioni di lire) agii aiuti umanitari dei movimenti di liberazione. Esso
si sforzerà pure di far comprendere
alle Chiese il significato teologico della partecipazione a questi movimenti
rispondendo dalla domanda: « Perché
occuparsi dei movimenti di liberazione? ».
Questo progetto è agganciato allo
studio del Consiglio ecumenico delle
Chiese su « Il ruolo dei cristiani nella
evoluzione delle istituzioni ».
Fra i gruppi di studio organizzati in
tale occasione, ricordiamo quello che
ha studiato il ruolo e la funzione del
vescovo in un paese dove 17 comunità religiose (di cui 11 cristiane) praticamente regolano la vita politica e sociale. Un altro gruppo ha fatto la sua
relazione sullo studio sulle donne e
la loro presenza nell’evoluzione delle
istituzioni.
Alla base di tutti gli studi, il presupposto è che le istituzioni non solo
sono essenziali, ma sono un mezzo
per rendere la società più umana. In
quanto creazione dell’uomo, possono
diventare il veicolo del servizio di Dio
fra gli uomini. Col sottotitolo: « Umanizzazione e missione », lo studio tende a condurre i più impegnati nello
sforzo di umanizzare particolari istituzioni a considerare che cosa significhino le loro azioni per la missione
della Chiesa.
Il gruppo relativo all'Angola (n.d.r.:
che, coni’è noto, è una colonia portoghese in Africa) comprende dei missionari della Chiesa unita di Cristo e
della Chiesa metodista unita, americane, e della Chiesa unita di Cristo canadese. Esso propone una riunione
consultiva di uomini di Chiesa dei due
paesi nordamericani e di capi dei movimenti di liberazione; una riflessione
teologica sul rapporto fra missione o
liberazione; la raccolta di fondi e la
preparazione di materiale di diffusione. Essi ritengono che i malintesi relativi ai movimenti di liberazione e al
ritiro di rnissionari dall’Angola possano costituire delle occasioni per meglio comprendere la trasformazione
del ruolo della missione e il senso teo
logico della partecipazione alle lotte
per la libertà e la giusiizia.
Il gruppo di lavoro newyorkese femminile riunisce donne che fanno parte
di organizzazioni collegate colla Chiesa, e che si preoccupano della liberazione della donna. Questo gruppo cercherà in che modo le donne possano
modificare il loro ruolo nella Chiesa
e modificare la Chiesa stessa. Una base di studio su « la liberazione della
donna in una prospettiva biblica » è
già stata approntata e il gruppo si
sforzerà di sviluppare una teologia
per le donne nell’evoluzione delle istituzioni piuttosto che una teologia delle donne.
Questa era l’ultima riunione del Comitato di lavoro. Nella nuova struttura del Cec, gli studi sulle istituzioni
dipenderanno dalla Commissione sulla missione ed evangelizzazione. Un
piccolo gruppo consultivo continuerà
a riunirsi per inquadrare i gruppi di
lavoro e per preparare una completa
presentazione di tutti questi lavori alla prossima assemblea della Commissione che avrà luogo nel dicembre ’72.
...............Ili.imi........limi.. limili...
Un’accademia teologica ecumenica in Polonia
Varsavia (bip-snop) - Nel 1954, in Polonia, tutte le facoltà di teologia sono
state staccate dalle università e chiamate a proseguire la loro attività in
quanto accademie di teologia, quali
istituti superiori statali. Fin dall’inizio, e per principio, la nuova accademia di teologia cristiana ha avuto un
carattere ecumenico con due sezioni,
una evangelica e l’altra vecchio-cattolica (N.d.r.: i vecchio-cattolici si sono
separati da Roma in occasione della
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMMiimm iiiiiiiiimmimm
una
Vieinam :
guerra razzista
Atlantic City (Stati Uniti) (soepi) - Le
« implicazioni razziste » della guerra e
i « danni psichici e sociali » causati ai
Vietnamiti ed anche i nefasti effetti del
conflitto sulla vita americana sono stati messi in causa in una relazione che
verrà presentata nel prossimo autunno
in una assemblea straordinaria ecumenica convocata dal Consiglio nazionale
delle Chiese Americane.
Cattolici ed ebrei faranno parte di
questa assemblea che avrà come scopo
la discussione sulle implicazioni morali della guerra del Vietnam.
« Un’ondata della pubblica opinione
si oppone alla guerra. Se l’onda si trasformerà in marea, può darsi che l’amministrazione possa prestarle attenzione », ha dichiarato W. Thompson, dirigente della Chiesa presbiteriana unita. Il Consiglio nazionale delle Chiese
Americane rappresenta circa 42 milioni di protestanti e di ortodossi.
maggio). Ecco alcuni brani estratti da
questo articolo.
« La ragione principale della rivolta
è la miseria dei nostri compatrioti del
meridione... A questo si aggiungono
ogni sorta di ingiustizie... imposte richieste due volte, imposta pagata su
capi di bestiame morti nel frattempo ». Più grave ancora è l’asserzione
del pastore Ratéfy, che « il governo,
che faceva sorvegliare il Sig. Monja
Jaona, capo del partito di opposizione
chiamato “Monima”, era al corrente
di ciò che si stava preparando, ma
non fece nulla per prevenirlo. In seguito, come è stato risposto ai rivoltosi armati di fìonde e lande, che hanno ucciso tutt’al più un uomo? Con
una brutalità senza uguale nel nostro
paese. Da 800 a 1000 morti, ecco le cifre date come minimi dagli ambienti
cattolici e protestanti, mentre il governo si limita ufficialmente a 45 soltanto ». « In una località si fece fuoco sulla gente che voleva seppellire i suoi
morti..., semplici denunzie bastavano
per fare arrestare una persona »
Ed ora cosa fare? « Il governo — dice il Sig. Ratéfy — deve lottare contro gli abusi di potere e la corruzione
di certi funzionari ».
E la Chiesa? « Essa dovrebbe riconoscere di essere colpevole, perché
non ha avuto coscienza del suo dovere... Conseguentemente: 1) noi dobbiamo incoraggiare tutte le chiese a dare
generosamente, in segno di solidarietà
con i nostri fratelli del Sud. {Ebrei
13: 3); 2) pensiamo che dare una sola
volta non basta. La Chiesa dovrebbe
studiare il modo di fornire un aiuto
regolare alla regione meridionale.
{Matteo 25: 35-36) ».
Di fronte all’ampiezza del disastro
che si è abbattuto sul Sud, le Chiese
hanno costituito un Comitato Sociale
Ecumenico, nel quale Cattolici, Anglicani e Protestanti mettono le loro risorse in comune per far fronte alle
necessità più urgenti. Il pastore D. Ralibera è andato sul posto per valutare
le necessità.
Le Chiese collaborano pure con un
Comitato Nazionale, senza colore politico, costituitosi per l’aiuto reciproco
e la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo. L’impegno immediato del Comitato è l’assistenza giuridica ai prigionieri che saranno processati, e l’aiuto morale c
materiale da dare ai detenuti e ai prigionieri liberati, che tornano alle loro
case saccheggiate e bruciate nel corso
della "pacificazione”. Già 250 sui 454
deportati a Nosy Lava, sono stati liberati e bisogna aiutarli a ripartire
dal nulla (il conto in banca del Comitato è: Komitimpirenena miaro ny
zon’olombeloma, BAMES N. 031766 B).
Questo Comitato, dopo aver visitato
le regioni del Sud, ha confermato resistenza di torture e estorsioni. Sembra
che il governo abbia preso sul serio
le osservazioni del Comitato, e si può
pensare che ci saranno trasferimenti
significativi di funzionari.
Quelli che sono rimasti particolarmente silenziosi sono il Segretario di
Stato per lo sviluppo del Sud, e... la
Croce Rossa, che d’ora innanzi incontrerà qualche difficoltà perché la si
prenda sul serio.
Il Servizio Sociale Protestante ha
un C.C.P., Tananarive N. 23570 e un
conto in banca, BAMES N. 62614 B.
promulgazione del dogma dell’infallibilità papale, nel 1870). Dal 1957 si è
poi aggiunta una terza sezione, quella
ortodossa.
Quando, nell’ottobre 1970 l’accademia si è trasferita nel nuovo stabile,
appositamente costruito, i corsi sono
stati portati da tre a cinque anni, per
ovviare a certe carenze dell’istruzione
secondaria in Polonia. Sono stati infatti istituiti dei corsi complementari di
storia della filosofia, di lingue morte e
vive, di storia.
L’accademia conta 23 professori, 5
insegnanti « associati », 5 maestri di
conferenze, 2 professori aggiunti, 8 assistenti e 9 incaricati. In più, il presidente del consiglio ecumenico polacco
tiene quest’anno un corso sull’ecumenismo.
Quanto agli studenti, essi sono ripartiti nel modo seguente: per la sezione evangelica, 64 studenti (luterani,
riformati, metodisti, battisti, avventisti, membri della Chiesa evangelica
unificata e della comunità dei Fratelli).
La sezione vecchio-cattolica conta 27
studenti. Gli ortodossi sono 21. In totale, sono 112 studenti, fra cui 12 donne. Vi si aggiungono poi altri 13 studenti per corrispondenza: questa attività esiste fin dal 1968.
I contatti con l’università cattolica
di Lublino e l'accademia di teologia
cattolica di Varsavia sono occasionali,
ma regolari, ed avvengono particolarmente in occasione di discussione di
tesi di dottorato, di incontri o di conferenze. Anche con l’estero le relazioni
hanno carattere occasionale, ma sono
molto vive.
Alla redazione di questa pagina hanno
collaborato Roberto Coisson, Franco Darri«?, Claudia e. Roberto Peyrot.
CASE DA GIOCO
Una lettera comune di protesta c
stata inviata dalle autorità ecclesiastiche, il 25 maggio, al Presidente del Senato: quest'ultimo dovrà esaminare
una legge, già accettata dalla Assemblea Nazionale, che prevede un regolamento per le Case da gioco, fin’ora
proibite in tutto il territorio nazionale, eccettuata l’isola di Nossi-Be, promossa a centro turistico particolarmente per i visitatori provenienti dal
Sud Africa.
In questa lettera il Cardinale Rakclomalala, il vescovo Jean Marcel, il pastore Ratéfy spiegano la posizione delle Chiese cristiane del Madagascar sul
problema delle Case da gioco. 11 guadagno sperato è in realtà una perdita
di valore umano; l’apprezzamento del
lavoro onesto, il rispetto dei beni altrui, la saggia amministrazione dii
propri beni, virtù indispensabili per lo
sviluppo del nostro paese, sono batIute in breccia dalla tentazione del denaro facile e dal furto camufl'ato. I turisti non saranno i soli clienti dei casinò; anche gente modesta sarà intrappolata. Scopo della legge è organizzare il bene comune, e non legalizzare il vizio.
Sotto il titolo Ritorni e Arrivi « VacVao » segnala l’arrivo della Signorina
Anita Gay, infermiera per il Centro
Medico-Sociale di Fihaonana.
Mobile (Relazioni Religiose) - Un dono di
1.000 dollari è stalo fatto allo Spring Hill
College cattolico dalla IJ.S. Steel Foundation.
11 dono rientra nel quadro degli aiuti per la
islruzione ehe la fondazione siderurgiea americana prevedeva per Fanno 1970. Nel eor.so
di tulio l'anno la .scuola superiore cattidica
ha ricevuto dalla U.S. Steel Foundation 26.000
dollari. La fondazione menzionata, finanzia anche altre quattordici .scuole delFAlaharna.
4
pag. 4
N. 30-31 — 30 luglio 1971
Notiziario Evangelico Italiano
Il Centro Evangelico di Solidarietà, a Firenze
Nasce il Centro
Il Pastore Trocmé, in una conferenza tenuta a Firenze nel 1959, aveva lamentato la mancanza di azione dei giovani evangelici italiani. In seguito a
questa conferenza stimolante, in una
riunione interdenominazionale, parlarono a lungo, e a lungo discussero, della possibilità di un lavoro sociale in seno alle chiese della città, che esprimesse il loro impegno cristiano nell’aiuto
agli altri.
Nacque così, nel maggio 1959, il Centro Evangelico di Solidarietà, fin dal
principio diretto da un comitato di
membri delle chiese Valdese, Battista,
Metodista, dei Fratelli.
L’attività che il C.E.S. si proponeva
era di porgere un aiuto fraterno a
chiunque ne avesse bisogno, evangelico
e non, da un soccorso finanziario a
un’assistenza medica, dalla visita a un
malato alla ricerca di un posto di lavoro o di una borsa di studio; di collaborare con vari istituti evangelici cittadini; di porre tutti questi problemi
davanti alle Comunità, coinvolgendole
nell’attività e dando loro la possibilità
di una testimonianza d’amore verso
il mondo esterno.
Per il finanziamento il Centro si basò sui proventi della vendita di cose
raccolte dai giovani nelle case, carta,
stracci, metalli, pane, e su offerte di
amici, collette fatte nelle unioni giovanili, proventi di spettacoli. Il provento più singolare lo dette il « diecino »,
cioè ogni persona interessata all’opera
si tassò per dieci lire al giorno, diventando « diecinista ». Questo lo potevano fare tutti, giovani e vecchi, ricchi
e poveri, era il prezzo di una sigaretta,
di una caramella e l’invito del Centro
era di offrirla al C.E.S. Un altro invito
era di di esplorare le cantine, le soffitte piene di cose inutili: « Date al
C.E.S. le cose inutili, le trasformeremo in tante cose utili ». Chi poteva le
portava direttamente a Via Manzoni,
la prima sede, altrimenti qualcuno andava a prenderle con la bicicletta o il
vecchio triciclo del Centro.
Gli anni che passano
Dopo due anni di attività, nel 1961,
esce un opuscolo che illustra il Centro: copertina bianca, croce ugonotta,
il titolo, l’indirizzo: Via dei Benci 9.
Nel frattempo infatti il Centro ha lasciato la sede valdese per trasferirsi
presso la Comunità Metodista che offre i locali, la luce, l’acqua.
Nel 1963, l’opuscolo dei quattro anni di attività ci dice che l’iniziativa ha
preso consistenza, si è maturata ed è
« una felice esperienza ecumenica »
per le chiese fiorentine. Viene ribadito il concetto che è necessario aiutare
i singoli nel bisogno, nell’attesa che le
riforme sociali provvedano al benessere di tutti. Si parla di un motofurgone venuto ad affiancare il vecchio triciclo, si parla del Poliambulatorio inaugurato nel 62, per una assistenza gratuita, in via Serragli 49.
1964: cinque anni di vita. « Chi non
ama il fratello che ha veduto non può
amare Dio che non ha veduto », è l’avvertimento continuo del Centro. Il quale si è organizzato meglio: l’ufficio è
in via dei Benci, il magazzino per la
raccolta in via del Fico, il Poliambulatorio in via Serragli. Ora ci sono anche
cinque lavoranti retribuiti e la collaborazione non manca. Il bilancio delle
attività dice che si sono presentati
molti problemi, si sono commessi errori, si sono fatte esperienze, si è migliorata l’azione. « Piccola, modesta,
quasi sconosciuta azione sociale nella
città. Abbiamo visto risorgere molte
speranze; tante famiglie riprendere il
cammino. In molte persone abbiamo
potuto infondere nuovo coraggio; a
quanti isolati abbiamo potuto dimostrare che nel mondo vi sono ancora
persone di buona volontà! A quanti
disoccupati abbiamo visto risorgere il
sorriso! »
Dal dicembre 64 una circolare, « Solidarietà Evangelica » ci porta periodicamente la voce del Centro. Il primo
numero parla della Biblioteca che sta
formandosi e del progetto di realizzare un ufficio per i turisti', il primo passo è una guida alle opere evangeliche
della città.
Il 1965 è il sesto anno di vita. E’ anche l’anno del Congresso Evangelico.
Si parla, nella circolare, di una nuova
iniziativa: la raccolta del sangue da donare a chi ne ha bisogno. I volontari
sono pregati di rivolgersi al Centro. Il
Centro si è ora trasferito in Via dei
Serragli 49, ospite della Chiesa Valdese, dove c’è anche il Poliambulatorio
e la biblioteca. Si nota, nella circolare che apre il nuovo anno, un certo
scoraggiamento: sembra di non fare
abbastanza, scarseggiano i mezzi, alcuni collaboratori se ne vanno, le Comunità non rispondono come si vorrebbe.
La relazione dell’anno trascorso appare
sommaria e quasi affrettata: c’è evidentemente qualche cosa che non va.
Eppure sono aumentati coloro che
mandano doni, tra questi anche parecchie ditte di Firenze e amici dall’estero.
1966. E l’anno deH’alluvione. Il Centro raccoglie circa 4 milioni che distribuisce, con mobilio e vestiario, a chi ne
ha bisogno. Sono sorprendenti gli aiuti
che giungono ed enorme il lavoro, come appare nella circolare del dicembre
’66. Ma nel numero seguente si sente
di nuovo il disagio della solitudine: le
comunità pare che non sentano il Cen
tro come servizio proprio. Se c’è un
aiuto finanziario, si vorrebbe però anche una partecipazione più viva e sentita da parte di tutti, un avvicendamento dei responsabili. Il Centro passa un
momento di crisi, dato appunto dalla
impressione di non essere sostenuto
abbastanza dalle Chiese.
Alla fine del 1967 questa crisi pare
superata e « l’esortazione e la spinta a
continuare il lavoro — si legge nella
circolare — è venuta dalle nostre chiese, dai nostri Pastori, a riconoscimento del lavoro che, con l’aiuto di Dio, è
stato svolto hn’ora ». Il consiglio direttivo si è allargato con la partecipazione dei responsabili degli Istituti Gould,
Ferretti, Comandi, Cares, e dei rappresentanti dei Salutisti e della Chiesa del
Nazareno. Si delineano nuove prospettive, al servizio sociale si aggiunge l’assistenza agli stranieri che vengono per
studio, lavoro, turismo. Il consiglio
propone la formazione di un Centro
Sociale Protestante che coordini tra
loro, potenziandole, tutte le attività
evangeliche della città. Ma non se ne fa
niente.
Nel 1968 il Centro si impegna fortemente con il caso Zizza, il giovane emofiliaco per le cui cure si raccolgono non
meno di 10 milioni.
Si perfeziona la biblioteca, il Centro
si arricchisce di un assistente sociale
che si occupa di quelle persone che si
trovano in difficoltà di ordine morale;
si potenzia l’assistenza agli infermi, ai
disoccupati, stabilendo, per questi ultimi, contatti con enti e ditte della città.
Il 1969 è il decennale del Centro e lo
si celebra stampando una « guida » alle opere evangeliche di Firenze dal titolo « Firenze evangelica », con prefazione di G. Spini, spiegazione storicoartistica di L. Santini e tutte le notizie
riguardanti chiese e opere evangeliche
della città.
Il 1970 vede il Centro trasferito in
via Manzoni 21, sua prima sede, in un
locale della chiesa Valdese. I problemi
che si presentano sono tanti, il più grave quello finanziario. Viene lanciato un
appello, un invito a pensare « ai pochi
uomini ancora rimasti a lottare per
un'azione di fratena solidarietà ». Si
leggono sulla circolare frasi come questa: « Ma le forze vengono meno se
non sentiremo intorno a noi il calore
del vostro affetto » e « Non potremo
far più nulla se non ci aiuterete »; « Occorrono forze nuove, aiuti nuovi, generosi, continui ».
Si entra, con il 1971, nel 12“ anno. La
circolare dell’aprile ’71 annuncia con
gioia la partecipazione attiva degli Avventisti, la speranza dell'adesione dei
Pentecostali e dei Nazzareni. Il Poliambulatorio sta per trasferirsi al Gignoro e riprenderà l’attività in settembre. Continua la raccolta del sangue
presso l'Ospedale di Careggi; il servizio informativo è in grande attività e
così quello sociale. Il comitato direttivo ha deciso di cambiare l’impostazione del bollettino: « Oggi non possiamo
più ignorare la realtà che ci circonda
e non possiamo più pensare di risolvere i problemi della società soltanto con
degli interventi singoli e limitati, ma
dobbiamo anche guardare alla base dei
problemi stessi e combattere il male
alla sua radice ». Il Centro tenterà di
analizzare i problemi della società, che
sono poi quelli che si presentano a lui
giornalmente, problemi che il credente
deve porsi e tentare di risolvere alla
luce della Parola.
Questa, per sommi capi, la storia del
Centro in questi 12 anni di vita. Storia
esposta con l’aridità schematica che
lo spazio consente. Vogliamo animarla con quello che ci dice il fratello Leopoldo Sansone.
Per chi viaggia, in quesfe seffimane
Culli evangelici
In Toscana
qua e là per l'Italia
— Via Piave
ore 11.
19 - Telef. 26.1.08 Domenica
Carrara
CHIESA METODISTA
— C. so Rosselli 49 - Domenica ore 10,30
(Selt./Giugno)
Marina di Carrara
CHIESA METODISTA
— V.le XX Seti. 320 - Domenica ore 10
(Luglio e Agosto)
Firenze
CHIESA AVVENTISTA
— Via del Pergolino 12 - Telef. 412.014 Sabato ore 10,30.
— Via Guelfa 12 - Telef. 287.340. Venerdì
ore 19 Sabato 10,30.
CHIESA BATTISTA
— Borgo Ognissanti 4/6 - Telef. 270.537. Domenica ore 11.
CHIESA DEI FRATELLI
— Via Vigna vecchia 17 - Tel. 217.236
51.913. Domenica ore 11 e 18.
CHIESA METODISTA
— Via de’ Benci 9 - Telef. 294.397. Domenica ore 11.
CHIESA DEL NAZZARENO
— Via Miccinesi 5/D - Telef. 411.951. Domenica ore 11 e 18.
CHIESA PENTECOSTALE
—■ Via di Brozzi 214 - Telef. 418.065. Domenica ore 17.
CHIESA VALDESE
— Via Micheli ang. Via Laniarmora - Telef.
663.800/677.688. Domenica ore 11.
— Via del Gignoro 40. Giovedì ore 17
ESERCITO DELLA SALVEZZA
— Via Aretina 91 - Telef. 672. 445 Domenica ore 10,30 e 18.
Grosseto
CHIESA BATTISTA
Parliamo con Leopoldo Sansone, l'animatore del Centro
Il fratello Sansone è l’uomo che
in questi 12 anni fu sempre al centro del Centro. Ci sarebbero molti
nomi da fare ma preferisco non
farli per paura di ignorarne qualcuno. Ma Sansone bisogna nominarlo anche perché lui sa tutto del
Centro e ne può parlare, come fa,
con il cuore in mano.
D. - Fratello Sansone, che cosa
ci vuol dire dell’attività svolta dal
Centro?
R. - Che cosa abbiamo fatto in
tanti anni? Ci vorrebbe tempo per
descrivere in breve questo servizio.
Abbiamo cercato sempre di renderci utili in ogni azione; abbiamo
cercato di essere stimolo in. mezzo
alla comunità; abbiamo messo ogni
nostra inventiva per creare un lavoro che sia una testimonianza della fede in Cristo. Infatti noi svolgiamo un lavoro rivolto verso il
singolo. Le situazioni o « casi » che
affrontiamo sono quelli ritenuti
perduti dalle organizzazioni di Stato o da altre simili. Così in tanti
anni possiamo dire che tante, tante famiglie ora hanno una casa,
mentre ciò non sarebbe stato possibile senza l'aiuto di tutta la comunità spronata, incoraggiata da
coloro che, attraverso il Centro
hanno chiesto, senza nascondere la
gioia di un vero servizio. Possiamo
dire che decine e decine di uomini
e donne lavorano da anni in fabbriche, negozi, impieghi, grazie all'aiuto morale o materiale del gruppo di servizio. Qualunque catastrofe abbia colpito in Italia o fuori i
nostri fratelli, nel poco che è stato
possibile fare, ci siamo prodigati
in maniera concreta. L'alluvione
che colpì la nostra città ci vide impegnati in un'azione completamente diversa da altre organizzazioni
consimili, tant'è che i benefici che
si sono potuti elargire hanno dato
realmente abbondanti frutti. Abbiamo pensato che si deve aiutare
una persona, una famiglia fino in
fondo: per questo non molliamo
un caso fino a che non è risolto.
Per questo non ci lanciamo immediatamente nell'azione senza prima
aver studiato, controllato, appurato. Con questo nessuno esce mai
dal nostro ufficio senza la certezz.a
che riceverà quell'aiuto completo in
cui spera. Abbiamo imparato mol
te cose; abbiamo fatto tanta esperienza, così non ci lasciamo commuovere al primo incontro, ma
quando la situazione è realmente
grave non ci peritiamo di chiamare a raccolta gli amici.
D. - E dell’ufficio turistico che cosa ci si può dire?
R. - Abbiamo un ufficio aperto
tutto il giorno, per tutta la settimana. Abbiamo pensato che anche il
forestiero di passaggio dalla nostra
città può avere bisogno di aiuto.
Infatti, specialmente d'estate, quando il pastore è in vacanza e il sostituto, se c'è, non è reper.bde, capita che siamo stati chiamati da
Consolati, ospedali ecc. che ci dicono di un morente, di un ammalato che ha bisogno di una mano
amica. Ma anche per aiutare chi è
alla ricerca di un tempio per ascoltare un culto abbiamo ideato il servizio di informazioni. In tutti gli
alberghi grandi e piccoli di Firenze distribuiamo bimestralmente dei
depliants. « Firenze evangelica » e
diffusa in Italia, Svìzzera, Germania, Inghilterra e in qualche città
di America. Vorremmo avere p.ù
indirizzi, più amici per dar modo
di far conoscere queste comunità
fiorentine, tutte realmente attive,
ma tutte profondamente povere. Lo
scopo di questo servizio è anche
quello di attirare più amici possibile verso queste opere che sono
testimonianza di un piccolo nucleo
di credenti nell'Ev.ingelo.
D. - Come va la raccolta del sangue?
R. - La raccolta continua. Com'è
difficile questo impegno! Ma continueremo perché questo servizio à
veramente necessario svolgerlo: già
diverse persone hanno ricevuto serio beneficio dai doni di fratelli
sconosciuti.
D. - Avete un indirizzo politico?
R. - Non abbiamo nessun indirizzo politico, cioè non ci interessa
seguire questa o quella corrente
partitica; la nostra politica è il servizio al minimo, al povero, al fratello che il Signore ci pone davanti. Tutti i collaboratori volontari
appartengono a qualche corrente
politica, meno coloro che credono
nelle conquiste sociali attraverso
la forza. Quando ci troviamo in assemblea sentiamo di essere tutti
uria sola cosa in Cristo e questa è
la nostra politica. Cerchiamo di collaborare con tutte le opere della
città, siamo con tutti e per tutti,
abbiamo tutti amici e fratelli anche se non mancano avversità o
contrasti, ma solo di poco conto.
D. - Avete nuovi progetti per il
futuro? Si preparano nuove leve?
R. - / progetti per i giorni che
verranno sono molti, ma riusciremo a concretizzarli? Chi ci sostituirà? Quante volte ci sentiamo stanchi! Ma sovviene la fede e vediamo che se molliamo tante creature
perderebbero quel poco che siamo
riusciti a fare... Il nostro desiderio
sarebbe quello di vedere i giovani
venire a sostituirci, nta ancora non
c'è nulla di concreto. Vero è che alcuni giovani valdesi e battisti ci
danno un valido aiuto, ma non vogliono o non possono impegnarsi.
C'è l'ideologia partitica in alcuni
che impedisce di accettare un lavoro come il nostro, che non alza
la voce, ma che serve in silenzio.
Ci sono invece altri giovani che
amano questo servizio, ma non possono impegnarsi, per lo studio, la
carriera, ecc. Andiamo avanti finché il Signore lo vorrà, andiamo
avanti nel servizio gioioso di un
compito difficile ma bello. Alle volte ci basta sapere che c'è una famiglia in meno a gravare sulla coscienza degli uomini, perché ci ritorni il coraggio e la forza di andare avanti. I Pastori, i consigli di
chiesa, le comunità, ora cominciano a comprendere realmente il nostro lavoro e certamente non mancheranno di fare in modo che l'azione continui.
Così dice il fratello Sansone e si
scusa di non aver saputo trattare
bene quanto giornalmente egli vive, vede, soffre. Egli è un volontario e con lui tanti altri; personalmente lavora per il Centro 30 ore
settimanali e sente che qualunque
altro lavoro o divertimento non
gli darebbe tanta gioia come questo servizio ai fratelli.
Così il Centro, nel piccolo nucleo
di servitori, cerca di testimoniare
nella città di Firenze, in mezzo alla comunità di credenti.
Ringrazio il fratello Sansone per essere stato prodigo di materiale per
questo piccolo studio e di avervi apportato vita con le parole di uno che
ha vissuto resistenza del Centro. ,\1
Centro auguriamo di prosperare nella
sua opera. Ai Valdesi che si recano a
Firenze ricordiamo che l’ufficio del
Centro Evangelico di Solidarietà è in
V. Manzoni 21, piano terreno, telef.
666.376, ed è aperto tutti i giorni. 11
fratello Sansone e i suoi collaboratori sono lieti di ogni visita. Anche il
Servizio di informazioni per Evangelici di passaggio per Firenze è aperto
tutti i giorni.
Il Centro è aperto a tutti; si aspettano collaboratori disposti a dare
un’ora, un gioimo, un mese, un anno
di servizio.
Chi volesse inviare offerte può far
lo sul conto corrente 5/20840 intestato a Leopoldo Sansone, V. Manzoni 21,
50121 Firenze.
Sono disponibili copie della guida
« Firenze evangelica » che si può richiedere al Centro in cambio di una
piccola offerta.
Inda Adp.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiimiiiim;iiiiiiiiiii
Campo monitori
a Ecumene
Dal 22 al 31 agosto si svolgerà ad
Ecumene (Roma) il campo monitori
organizzato dal Consiglio Nazionale
delle Scuole Domenicali. Retta L. 14.000.
Per iscrizioni rivolgersi al Past. Ser
Livorno
CHIESA VALDESE
— Largo dei Valdesi 1
menica ore 10,30.
Lucca
CHIESA VALDESE
— Via Galli Tassi 50
Telef. 22.7.93 Do
Telef. Pisa 28.5.66
I, 111, V Domenica del mese ore 17.
Orbetello
CHIESA BATTISTA
— Via Gioberti 21 Domenica ore 16,30.
Pisa
CHIESA VALDESE
— Via Derna 13 - Telef.
ore 11.
28.5.66 Domenica
Pistoia
CHIESA BATTISTA
— Via Porta S. Marco 9
menica 10,30.
Rio Marina
CHIESA VALDESE
•— Piazza Mazzini Domen'ca 10,30.
Siena
CHIESA VALDESE
— Via Curtatone 5 •
Sabato ore 21.
Telef. 21.0.01 Do
Telef. Firenze 667.688
Viareggio
CHIESA VALDESE
— Via Leonardo da Vinci 87 ■
28.5.66 Domenica ore 10.30.
Telef. Pisa
A Roma
gio Aquilante, dal 1° luglio a Ecumene,
contrada Cigliolo, 00049 Velletri (Roma).
Corso moniiori
a S. Severa
Dal 15 al 25 settembre avrà luogo a
S. Severa (Roma), il 4" Corso Monitori
organizzato dalla Commissione per la
Scuola Domenicale dell’Unione Ev. Battista d’Italia.
Questo corso è aperto a tutti gli insegnanti di scuola domenicale e a quanti desiderano svolgere un ministero
d’insegnamento biblico.
Per avere il programma del campo e
degli studi e il bollettino di iscrizione, rivolgersi al Pastore Valdo Corai,
Via G. Cimarra 15, 00154 Roma.
CHIESE BATTISTE
— Via Teatro Valle (Tel. 56.65.92) - Domenica h 11
— Via Urbana 154 (Tel. 21.48.92) - Domenica h 11
— Via della Lungaretta 124 (Tel. 50.50.57)
Domenica h 11
— Via delle Spighe 8 (Tel. 28.21.53) - Domenica h 11
— Via G. Pullino 20 (Tel. 513.2.851) - Domenica h 11
— Via Antelao 14 (Tel 887.2.509) - Domenica h 11.15 e 19
CHIESA METODISTA
— Via XX Settembre (Angolo Via Firenze) Tel. 47.06.93 - 46.17.81) - Domenica h li
CHIESE VALDESI
— Via 4 Novembre 107 (Tel. 67.54.26) - Domenica h 10,45
— Piazza Cavour 32 (Tel. 31.49.43) - Domenica h 11 e 18 (estate 19)
CHIESA DEI FRATELLI
— Via Prenestina 74 (Tel. 75.10.84) - Domenica h 10 e 17
ESERCITO DELLA SALVEZZA
— Via degli Apuli 41 (Tel. 495.9.284) - Domenica h 20
ASSEMBLEE DI DIO
— Via dei Bruzi 9 (Tel. 495.1.226) - Dome
nica h 11 e 18
— Via Anacapri 26 (Tel. 258.0.345) - Domenica h 10,30 e 18
— Via Tagliamento 57 - Domenica h 18
CHIESA AVVENTISTA DEL GIORNO
— Lungo Tevere Michelangelo 7 (Telefono 31.59.36) Sabato h 10
CHIESA DI CRISTO
— Via Sannio 67 (Tel. 77.15.08).
— Via Messala Corvino 65 (Tel. 751.5.055).
— Viale Ionio 286 (Tel. 88.52.11).
CHIESA EVANGELICA
INTERNAZIONALE
— Via Chiovenda 57 (Tel. 74.07.96) - Domenica h 10
CHIESA CRISTIANA EVANGELICA
— Via Britannia 70 (Tel. 77.59.43) - Domenica h 10 e 18; Mercoledì h 19,45
In Campania
CHIESA VALDESE
Napoli
— Via Duomo, 275 - Domenica h. 11 (Pastore Davide Cielo, Via dei Cimbri 8 Tel. 51.45.10)
___ Vìa Andrea Vaccaro 24 - Dom. b 10.45
(Past. Salvatore Ricciardi, Via Andrea
Vaccaro 20 - Tel. 36.42.63).
Cai VANO
— Vìa Gobetti 1 - Dom. h 18 (Fasi. Ciclo)
CHIESA BATTISTA
Napoli
— Via Foria 93 - Dom. h 11 (Pastore Salvatore Tortorelli, Via Ponti Rossi 3i - ’I clefono 44.14.07)
CHIESA METODISTA
Napoli
— Via Andrea Vaccaro 24 - Doni, h 10.4.i
(Past. Paolo Sbadì, Via Pietro Castellino 179 - Tel. 46.53.62)
Portici
—■ Corso Garibaldi 235 - Dom. b 17 (Pastore Emanuele Santi, ivi - Tel. 47.53.38)
Salerno
___ Via Papio 35 - Dom. h 11 (Past. Tullio Di
Muro, Via Trento 82 - Tel. 56.087)
A. M.E. I.
Napoli
— Via Raffaele Stasi 41 - Dom. h 11 (Fasore Vincenzo Napoleone. Via Marino Cotronei 4)
— Via Nuova Bagnoli 278 - Dom. h 18,30
(Past. Vincenzo Napoleone, Via Marino
Cotronci 4)
(continua a pag. 5)
5
30 luglio 1971 — N. 30-31
pag.
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Culti evangelici
{segue da pag. 4)
In Campania
Torbe del Greco
— Via Sedivola 17 - Dom. h 9 (Past.
Domenico Maselli, Via Gonfalone 40 - Telefono 21.20.88)
CHIESA LUTERANA
S. .Maria la Bruna
— Via Torretta Fiorillo 222 - Dom. h 9 (Pastore Alberto Saggese, ivi - Tel. 81.73.20)
Torre Annunziata
— Via Carminiello 5 - Dom. h 10,30 (Pastore Idelmo Poggioli, ivi - Tel. 82.26.27)
Torre del Greco
— Traversa Cesare Battisti - Dom. h
(Diac. Cosimo Leucci, Via Cesare Battisti
24 R - Tel. 81.12.50)
ESERCITO DELLA SALVEZZA
Napoli
— Via Nazionale 75 - Dom. h 18 (Cap. Colangelo - Via Chieti 8 - Tel. 33.12.02
ASSEMBLEE DI DIO
Napoli
— Via Goffredo Malaterra 23 - Dom. h 18
(Tel. 34.03.78) - (Past. Salvatore Anastasio, Via Luca Giordano 45 - Tel. 37.71.05)
CHIESA DEI FRATELLI
Ercolano
— Via Marconi 28 - Dom. h 17,30 (Pastore
Amilcare Dorati, Viale Nuova Stazione
[Parco della Salute] Portici - Telefono
47.08.77)
CHIESA APOSTOLICA
Napoli
— Via Pa-ia 16 (2° piano) - Dom. li 18
Pa.store Mario Affuso, Via Matteotti 21,
S. Giorgio a Cremano - Tel. 48.45.18)
CHIESA ANGLICANA
Napoli
— Via S. Pasquale a Ghiaia - Dom. h 8,30
e 11 (Past. Passmore, ivi - Tel. 23.18,42)
CHIESA AVVENTISTA
Napoli
— Via Tommaso Campanella 10 - Sabato
h 10.30 (Past. Giuseppe Cavalcante, ivi
- Tel. 38.11.68)
FONDO DI SOLIDARIETÀ
L’appello del GEO “India-Pakistan
M
N. B. - A Napoli vi sono altre due Chiese
che, ]3erò, sospendono le loro attività nel periodo estivo. Esse sonoi La Chisso, LutsTanci
di lingua tedesca (Vìa Carlo Poerio 5, Past.
Adoli Ludeniann, Via Tasso 470 - Telefono 65.12.12) e la Chiesa Riformata Svizzera
di lingua francese (stesso tempio. Pastori incaricati Davide Cielo e Paolo Sbaffi).
Nel Veneto
Trieste
Luglio - Domenica ore 10, Chiesa Elvetica e
Valdese, Basilica S. Silvestro.
Agosto - Domenica ore 10, Chiesa Metodista.
Scala dei Giganti.
Gorizia
Luglio e Agosto - Domenica ore 9,30; via
Diaz.
Udine
Luglio e Agosto Domenica ore 11,15; via della
Prefettura.
Traaionti di Sopra
Luglio e Agosto - Domenica ore 11 e giovedì
ore 20,30.
Pordenone
Luglio e Agosto, Domenica ore 11; viale Grigoletti, 5
Padova
Luglio e Agosto - Domenica ore 10,30; Corso
Milano 4.
Vicenza
Luglio e Agosto - Domenica ore 10,30; via
San Faustino 10.
Venezi.a-Mestre
Domenica ore 9,30; via Ospedale 47/A
Venezia
Domenica ore 11; S. Maria Formosa, Castello 5170.
VeN EZI a-Margheha
Domenica ore 10,30; vìa Canetti, 35.
Verona
Domenica ore 11; via del Duomo.
Come i lettori sanno (e chiediamo
scusa se ci ripetiamo: si spera sempre
di destare nuove partecipazioni) il Consiglio ecumenico delle Chiese, di fronte
all’estrema gravità della situazione del
Pakistan orientale e dei milioni di profughi che hanno cercato scampo e rifugio in India, creando a questa nazione pesanti problemi per la loro esistenza, il CEC, dicevamo, ha lanciato un appello alle Chiese-membro affinché cooperino il più possibile e colla massima
urgenza per sostenere l’opera delle
Chiese locali di fronte a una situazione
poco meno che disperata.
Ora, un delegato della Conferenza
cristiana dell’Asia orientale, di ritorno da Bacca, ha dichiarato che il Pakistan orientale è gravemente minacciato dalla carestìa. Si ritiene, secondo i rapporti ufficiali, che da qui a ottobre sarà necessario reperire tre milioni di tonnellate di grano; il CEC intende affiancare anche le iniziative per
fronteggiare questa nuova necessità,
parallelamente agli aiuti ai profughi
in India.
Quanto alla situazione di questi ultimi, la Commissione degli affari internazionali del CEC ha lanciato un appello alla responsabilità delle autorità
pakistane, delle nazioni ricche e delle
Chiese affinché adottino tutte le misure atte a consentire ai profughi di
rientrare in patria e di riparare i gravi
danni subiti. La Commissione ha inoltre ribadito « il diritto dei profughi
pakistani a ritornare nel loro paese
colla garanzia che non verranno importunati, né imprigionati a causa di divergenze politiche ».
La nostra iniziativa ha avuto fìn’ora
— dal punto di vista numerico — una
adesione piuttosto scarsa: diamo qui
appresso un nuovo elenco di sottoscrizioni e ci auguriamo vivamente che nei
prossimi giorni ne pervengano numerose altre.
Si tratta infatti di una testimonianza
di solidarietà e di fraterna sollecitudine che siamo chiamati a dare, purtroppo in misura del tutto inadeguata, nei
riguardi di quei fratelli che vivono in
una situazione atroce e inimmaginabile.
Inviate le vostre offerte al conto corrente postale n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70,
10133 Torino.
Da Bergamo: I.A.T., L. 5.000; un lettore
50.000.
Da Venezia: C. Bocus 500; D. Ispodamia
2.500; G. Ispodamia 2.500; fam. Viti 1.000:
fam. Zecchin 3.000.
Da Udine: R. Grillo 2.000.
Da vaiar Pellice: D. Gay 1.000.
Totale L. 67.500: prec. 825.285; in cassa
L. 892.785.
mmiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiimiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiKiii
Riunioni estive
in Val Germanasca
I membri delle comunità di Perrero-Maniglia, Rodoretto, Massello e i loro amici sono
pregati di prendere nota del seguente calendario delle riunioni estive:
Domenica 25 luglio : Riunione a Parant
(sopra Traverse) alle ore 15 ca. Domenica 1
agosto: Riunione al Colle Delle Fontane alle
ore 15 ca. Domenica 8 Agosto: Riunione a
Balziglia alle ore 15 ca. Domenica 31 Agosto:
Riunione alle Porte (Massello), alle ore 15 ca.
Cronaca delle Valli
A proposito della mancata partecipazione
valdese alla “festa del Piemount”
Ogni domenica culti in lingua tedesca a
Bolzano, ore 9.30 - Via Col di Lana 10.
Trieste, ore 10 - Largo Odorico Panfili.
Bibione. Lido di lesolo. Lignano Pineta,
Ugnano Sabbia D'Oro. Grado. Per queste
ultime cinque località bisogna rivolgersi ai
rispettivi Uffici Turistici in loco.
Sulla Riviera Adriatica
CHIESA EVANGELICA VALDESE
Viale Trento. 61.63.65 - Tel. 51055
IltMIM
Culti in italiano: la domenica alle ore 18 da
Giugno a Settembre
Gollesdienste in Deutsclier Sprache: jeden
Sonntag uni 9,30 Uhr von Mai bis zum
September
Divine Service in English: every Sunday at
10,30 from June to September
AVVISI ECONOMICI
CERCASI capace direttrice per Foyer Villa
Elisa - Torre Pellice. Rivolgersi: Elsa Abate viale Dante 4L Torre Pellice: oppure
Ufficio amministrativo U. C. D. G. Via S.
Secondo 70 - Torino.
Parecchie persone sono state colpite ed urtate dall’assenza dei valdesi
alle manifestazioni di Perosa Argentina il 18 luglio. I pastori interessati desiderano precisare quanto è avvenuto
in questa occasione.
Circa due mesi prima della manifestazione, quando non erano ancora
stati fatti i programmi, un sindaco della valle Germanasca, parlando con il
pastore Davite, gli disse che il comitato organizzatore avrebbe probabilmente preso contatti con i pastori della
valle in vista di un culto in piemontese, in parallelo con la funzione cattolica nelle cerimonie conclusive della festa. Si pensava, in quel momento al
culto normale nel tempio di Pomaretto. Davite precisò che non era favorevole ad un culto in dialetto perché non
tutti lo possono capire e perché
assume inevitabilmente un carattere
folcloristico. D’altra parte dichiarò di
essere favorevole ad una presenza valdese sotto altra forma e propose un
intervento di tipo storico-popolare che,
prendendo le mosse dalla partecipazione valdese alla battaglia dell’Assiette,
di cui si sarebbe celebrato l’anniversario, chiarisse il significato della presenza valdese in questa parte del Piemonte. Si dichiarava anche disposto a
tenere questa conversazione in piemontese. Raccomandava anche che si
prendesse contatto con il past. Bouchard nella cui zona si sarebbe celebrata la festa. Informato, il past. Bouchard si dichiarava favorevole a questa linea di condotta.
Poi nessun’aura notizia. Il past. Bouchard venne invitato a partecipare ad
una riunione preparatoria, ma, siccome
l’invito giunse pochi giorni prima della riunione, non fu possibile rinviare
un’attività già fissata dal past. Bouchard.
Quando gitinsero i manifesti abbiamo letto che era prevista una « funzione valdese in patois », dopo la messa.
Questa decisione, che non sappiamo
da chi sia stata presa per noi, toglieva
alla partecipazione ogni significato anche perché il patois della Val Germanasca è capito dai soli valligiani e non
dalla gran parte dei partecipanti alla
festa. Avrebbe avuto veramente solo
un significato folcloristico ed avrebbe
fatto dei valdesi una minoranza dal
messaggio incomprensibile e quindi
tagliata fuori da tutto. Il che non è vero sotto tutti gli aspetti e non solo
sotto quello religioso.
Inoltre nessun pastore della valle è
in condizione di tenere un discorso in
patois! Per questa ragione quando, alla vigilia dell’inizio delle manifestazioni, il parroco di Porosa sollecitò il pastore Davite ad accettare il programma indicato, Davite riaffermò il punto
di vista già sostenuto e l’alternativa
dell’intervento storico-popolare. Quel
giorno il past. Bouchard era assente
da Pomaretto e non potè essere raggiunto.
Vogliamo riaffermare che la non
Incontro dì focolari misti, ad Agape
Verso 1 intercomunione ? - Necessario un inserimento nelle comunità
partecipazione alla manifestazione non
è causata da questioni procedurali
(sebbene prima di annunciare che
qualcuno predica nello nostre chiese
abbiamo l’abitudine di interpellare lo
interessato), ma dal fatto che un intervento nella forma che ci era imposta
avrebbe avuto un senso opposto a
quello desiderato. Siamo spiacenti che
l’alternativa proposta non sia stata
presa in considerazione e che gli interessati non siano stati interpellati in
sede di preparazione di programma
ma piuttosto messi davanti al fatto
compiuto puro e semplice.
Franco Davite e
Gustavo Bouchard
pastori valdesi
iiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiimiiii iiiiiiiiiiiiiiimiiii
SCUOLA MEDIA DI FERRERÒ
Risullali
dell’anno scolaslico
Promossi dalla V A: Artus Claudia, Barus
Claudio, Canal Brunet Renata, Gelato Rita,
Guglielmet Marinella, Menusan Ornella, Menusan Piero, Pascal Carla, Peyronel Elda, Peyrot Laura, Ribet Gino, Richard Nicoletta, Rostan Enrica, Tron Alda.
Rimandati: 5; respinta 1.
Promossi dalla 1‘ B: Barai Claudia, Breusa
Giorgio, Breuza Elio, Breuza Ezia, Breuza
Rita, Doinard Piergiorgio, Genre Ferrucscio,
Masse! Nicoletta. Micol Silvana, Pons Lillina,
Pons Paola, Ribet Vera, Richard Silvana,
Tron Anna, Tron Elena, Tron Marcellino,
Tron Valdo.
Rimandati: nessuno; respinto 1.
Promossi dalla 2": Andreoletti Gabriella,
Breuza Domenico, Coutandin Dina. Ferrerò
Ivana, Frache Nicoletta, Gelato Igino, Gelato
Marisella, Giraud Enrica, Martinat Fiorella,
Pascal Manuela. Peyrot Elda, Poet Umberto,
Pons Renzo, Ribet Vanna, Richard Claudio,
Rostan Corrado. Rostan Emilio, Rostan Fulvio, Rutigliano Silvia.
Rimandali: 4; respinti: nessuno.
Licenziati: Barai Ivo, Bertalmio Rita, Breuza Alcide. Breuza Pierluigi. Comari Renzo,
Domard Alessandro, Gaydou Simonetta, Gelato Renato, Genre Beri Dario, Grill Paola, Pascal Renzo. Peyran Fiorenza, Peyronel Silvana. Pbet Alba, Poet Milena, Pons Edoardo,
Pons Rosanna, Ribet Maria, Richaud Giuseppe, Sanmartino Leandro, Tessere Ezio.
Non licenziati: nessuno.
iiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiimimiiiuMiiiiiimmiiiiiiiiii
TRIBUNALE DI PINEROLO
Ad Agape si è tenuto, dal 16 al 18
luglio, il 2“ incontro italo-svizzero-francese dei gruppi di focolari misti.
Dopo uno scambio di informazioni
sulla situazione e sul lavoro svolto nei
singoli paesi, si sono affrontati due
problemi molto importanti: quello delVintercomunione, cioè della possibililità di una celebrazione unica della S.
Cena per cattolici e protestanti, e quello dell’inserimento delle coppie miste
nelle comunità locali.
Sul primo problema si è discusso
lungamente, ma senza trovare un accordo. La celebrazione unica della S.
Cena rischiava, per alcuni, di rimanere un atto isolato, che ignorasse la situazione reale delle comunità. D’altra
parte si può comprendere il desiderio
che molti coniugi credenti sentono, di
non esser divisi in un atto tanto fondamentale.
Per qtianto riguarda l’inserimento
nelle comunità si è riconosciuto il pericolo che i gruppi di focolari misti
si costituiscano come piccole comunità autonome, o addirittura come una
« terza chiesa », separandosi dalle comunità di origine. Si è convenuto che
occorre evitare risolutamente questo
pericolo, assumendo delle responsabilità nelle comunità rispettive, e facendosi promotori di una attività ecumenica.
Il convegno dell’anno prossimo si
terrà sempre nelle valli valdesi, a Torre Pellice, nei primi giorni di settembre. b.r.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiimimiiiiiiiiiiiiimiiiiimiiiiii
Pomaretto
Recentemente il rapporto e la discussione
sulle risultanze della conferenza distrettuale
sono stati introdotti da Viola Rostan, delegata
alla conferenza; il dibattito sulle linee degli
argomenti sarà proseguito nel corso dell’anno
ecclesiastico.
Salutiamo con gioia la missionaria Anita
Gay che ha trascorso un periodo alle Valli
dopo la sua partenza dal Gabon: il servizio
prezioso svolto per tanti anni in quel paese è
stato mal ripagato dal governo attuale; la
missionaria non ha perso tempo : ha ottenuto
di poter continuare la sua missione nel Madagascar e in questi giorni essa ha ripreso la
via della testimonianza in Africa; perciò la
salutiamo e chiediamo al Signore di benedirla
nella sua missione.
Il nuovo Consiglio di anziani e responsabili
ha iniziato il suo lavoro; nella Usta erano stati
dimenticati, sul giornale, i nomi di Luigi
Marchetti e di Aldo Long. Ci auguriamo che
la comunità renda leggero il compito finanziario e consenta agli anziani e responsabili
di svolgere un lavoro di rapporti umani e spirituali in collaborazione col Pastore. Perciò
la comunità è pregata di voler far pervenire
la busta estiva come primo versamento per
la chiesa, perché nuovamente la Tavola non
debba ricorrere alle banche e creare altri debiti. Siamo lieti che nell’anno decorso la sensibilità finanziaria sia stata buona e’ che molte
famiglie abbiano aumentato (ed altre annullato il trattino : « nulla »).
Il gruppo designato domanderà alle singole
famiglie se intendono iscriversi nella lista dei
membri elettori o meno.
Abbiamo celebrato il servizio funebre di
Tommaso Menusan: lo ricordiamo con gioia
per Taffetto ch’egli ha serbato per la sua chiesa e la sua viva sensibilità spirituale; alla famiglia la nostra simpatia.
Ringraziamo la signora Bertinat per il messaggio prezioso che ha rivolto alla comunità
domenica 11 luglio.
Ricordiamo la riunione a Cò Ciauvin per
domenica 25 luglio ore 15.
Angrogna
Sentenza di morte presunta
Il Tribunale di Pinerolo in data 4.5.1971
ha pronunciato sentenza di morte presunta di
Rivoira Remiglio Lorenzo dì Bartolomeo e di
Benech Susanna nato ad Angrogna il 14.12.
1895. già residente in Angrogna. come avvenuta il 15.5.1950 in Angrogna.
Pinerolo. 9 luglio 1971.
Avv. G. Cotta Mor.andini
I prossimi culti al Bagnau avranno luogo
le domeniche 1, 15 e 29 agosto alle ore 14,30.
Tutti sono cordialmente invitati a unirsi
agli abitanti dei nostri alpeggi per questi incontri.
Villar Pellice
Diverse famiglie della Chiesa sono state nel corso di queste iiUime settimane - visitate dal lutto. Durante i mesi di giugno e luglio abbiamo infatti accompagnato al campo
deirultìmo riposo terreno le spoglie mortali
di: Allberto Pontet, dì anni 67; Maddalena
Grand nata Gönnet, di anni 75: Maddalena
Berton nata Rivoira, di anni 68 - tutti e tre
del quartiere dellTnverso - e Jenny Frache
nata Albarea, dì anni 67 - del quartiere Centro-Sabbione.
Chi ha ricevuto la chiamata a salire più in
alto dopo un lungo periodo trascorso insieme
alla malattia ed alla sofferenza e chi invece
improvvisamente, proprio al termine di una
giornata vìssuta nel lavoro e in letìzia insieme ai propri famigliari. Necessità per noi tutti di ricordare e di vivere rammonimento del
Signore : « Vegliate, dunque, perché non sapete quando viene il padrone di casa: se a
sera, o a mezzanotte, o al cantare del gallo, o
la mattina » (Marco 13: 35): « Beati quei
servitori che il padrone, arrivando, troverà
vigilanti» (Luca 12: 37).
Alle famiglie colpite dal lutto rinnoviamo
la nostra solidarietà nel dolore della separazione e nella speranza nel Signore Gesù Cristo.
Due nuovi focolari sì sono creati ultimamente. sono quelli di: Franco Bonjour (Granprà) e Graziella Rambaud (Garin): Marco Darii (S. Cristoforo) e Ilda Rambaud (Garin). Su
ambedue questi focolari possano riposare sempre la grazia e la pace del Signore.
In casa di Remo e Alma Dalmas (Teynaud)
è giunta la primogenita : Sandra. A questa
gentile, pìccola ospite il nostro cordiale cordiale saluto di benvenuto ed ai suoi genitori i
nostri vivi rallegramenti.
Sono stati presentati al S. Battesimo: Danilo Davide, di Stefano e Liliana Geymonat
(Bessè-Piantàa); Nadia, di Renzo e Bruna
Laiolo (Centro); Enrica Maria, di Franco e
Alma Battaglia; Marco, di Stefano e Carla
Gamba. Il Signore li accompagni con la sua
benedizione.
Il nostro culto di domenica 18 luglio è
stato presieduto dal Pastore R. Jahier. La Comunità gli esprime ancora la sua gratitudine.
lllllillllllllllllllllllimilllllllllilllllllMlllllllllllllllllllMin
Cambio telefonico
Il numero telefonico del past. Renato Coisson, ad Angrogna Serre è ora : 90.456.
miiimimiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiMiiliiii
Per l’attrezzatura
deir Ospedale
dì Torre Pellice
Le statistiche medico sanitarie testimoniano come, infarti ed in genere le affezioni cardiopatiche sono notevolmente più numerose
della pur frequente malattia cancerosa. Ma
ora col vessillifero Prof. Barnard e le recenti organizzazioni dei CENTRI CORONARIE e
le conseguenti applicazioni del Peace Makers,
è tutta una era nuova che scienza e tecnica
mettono a disposizione dell’umanità dolorante. E, noi che abbiamo fatta esperienza di questo... SPINTEROGENO, oltre ad essere grati
e riconoscenti ai vari Prof. CAMPUS e GOBBI che si sono prodigati per noi, non vogliamo tenere egoisticamente per noi soli queste
scoperte della tecnica ed abbiamo auspicato
presso i competenti organi ed autorità, perché il ritrovato potesse essere messo a disposizione dei bisognosi. E’ affiorato, dalla discussione, che vi sono dei preliminari ìneliminabili, che si compiono con la consultazione di
apparecchi Elettro-cardiografici ed Elettronici
assolutamente indispensabili aH’uopo.
Abbiamo perciò intervistato alcuni amici
dell’Ospedale di Torre Pellice, i quali hanno
risposto entusiasticamente al nostro appello,
onde dotare questo nostro ultra centenario
Istituto di un apparecchio Elettro Cardiografico perfettamente idoneo a questa moderna e
appropriata tecnica dell’indagine del muscolo
nostro, che tanto lavora, anche ad istigazione
dei poeti, che lo vogliono sempre giovane!
Diamo qui l’elenco iniziale di questi generosi amici riservandoci di comunicare quanti
vi si aggiungeranno.
Sig.ra Maria Grill-Grill L. 15.000
Cav. Uff. Stefano Peyrot » 10.000
Sig.ra Lea Beux Montabone » 10.000
Sig.ra Ninette Pasqualetti » 5.000
Sig.ra Livia Malan » 1.000
Sig. Carlo Jahier » 1.000
N. N. » 1-000
Sig. Attilio Clot » 1.600
Sig. Riccardo Pellenc » 2.000
Sig. Arturo Vola » 5.000
Rag. Domenico Abate » 2.000
Sig.ra Mary Jahier » 25.000
Sigg. Sara e Sauro Gottardi » 5.000
Sig. Tullio Beux » 5.000
E. A. Beux
Torre Pellice 20-7-71
Il « Gruppo Missioni » di Torino
ricorda con affettuosa riconoscenza
la signora
Lydia Winkelmann
per tanti anni sua attiva presidente,
e partecipa con viva simpatia al dolore della famiglia.
« L’anima mia s’acqueta in Dio
solo» (Salmo 62).
È mancato improvvisamente in
Buenos Ayres
Silvio Vola
Ne danno il triste annuncio; i familiari a Buenos Ayres, i fratelli Arturo e famiglia, Giulio e famiglia, i
parenti tutti.
Luserna S. Giov., 14 luglio 1971.
I familiari e congiunti del compianto
Michele Bonansea
profondamente commossi per la grande dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro caro, nell’impossibilità di farlo singolarmente ringra
ziano tutti coloro che con parole di
conforto, fiori, scritti e di presenza
hanno partecipato al loro grande dolore.
Un grazie particolare ai vicini di
casa che tanto si prodigarono nella
triste circostanza, al Parroco Don
G. Castagno, al Rev. Don Selvello, al
Dott. Raul Ros Sebastiano, agli amici
e a quanti nell’ora del dolore furono
loro vicini.
San Secondo, 26 luglio 1971.
6
pag. 6
N. 30-31 — 30 luglio 1971
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Il “giallo,,
non è più un pericolo
La preannunciata visita di Nixon in
Cina, a seguito dell'invito del primo
ministro Ciu En-lai rivoltogli attraverso il suo consigliere Henry Kissinger
apre indubbiamente il cuore di centinaia di milioni di persone alla speranza che rincontro possa segnare l’inizio
di una nuova e importante tappa nel
cammino di questo mondo così travagliato.
Mentre anche noi ci rallegriamo per
questo fatto nuovo, non possiamo nello stesso tempo esimerci da alcune
considerazioni fondamentali.
Innanzi tutto, non è pensabile che il
presidente Nixon si rechi a Pechino
per parlare di pace e di coesistenza,
mentre contemporaneamente piovono
le bombe americane in Vietnam, in
Cambogia e in Laos. Se Nixon vuol dare una reale credibilità al suo viaggio
c’è pertanto da attendersi che egli proceda prima verso una pacifica soluzione del conflitto indocinese provvedendo a ritirare tutte le sue truppe, al più
presto.
In questo futuro incontro saranno
certamente gli Stati Uniti a dover sostenere e compiere gli sforzi maggiori
ss vorranno instaurare un dialogo reale. Infatti, già altre volte Pekino cercò rincontro con gli americani, ma
senza successo. Ne abbiamo una testimonianza ineccepibile in persona del
prof. Friedman, dell’Università del
Wisconsin il quale, sul quotidiano
Washington Post ha scritto che un’analoga richiesta cinese venne respinta nel
1964 dal presidente Johnson, per poter
liberamente procedere alla prevista (e
tenuta nascosta) escalation in Vietnam.
Oltre a dover affrontare la grave
questione indocinese, che ha portato la
guerra alle soglie della Cina (che ha
minacciato parecchie volte l’intervento
armato diretto per proteggere la sua
area) l’America dovrà abbandonare la
sua politica di isolamento nei riguardi
di Pekino consentendo che, in occasione dell’assemblea generale del prossimo settembre l’ONU apra le sue porte
ad un paese di 750 milioni di abitanti.
Inoltre, dovrà pure rivedere radicalmente la sua politica di appoggio a
Formosa, la « Cina nazionalista » di
Ciang Kai-shek. Intanto, quest’ultima
ha avuto una reazione rabbiosa: ha
presentato una nota di protesta, in termini molto forti, agli Stati Uniti. Nello stesso tempo, dopo aver annunciato
il richiamo in patria del suo ambasciatore a Washington, ha soprassieduto a
questa decisione, precisando che il diplomatico resterà nella capitale statunitense, mentre, secondo fonti attendibili verrebbe richiamato solo in un secondo tempo, con discrezione e per
« consultazioni ».
Pare che in occasione dell’incontro
preparatorio di Pekino, Nixon abbia
fatto sapere che egli desidera ritirarsi dal Vietnam senza « perdere la faccia ». Sembra infatti che la « faccia »
di un presidente - e dei suoi tre predecessori - sia assai più irnportante delle
centinaia di migliaia di morti (qualche espreto dice che potrebbero essere
anche due milioni) caduti in Indocina:
a nostro avviso, la faccia quei signori
l’hanno persa quando ci sono andati, in
Vietnam.
Ma Nixon, indubbiamente starà facendo anche i conti con lo sbalordimento e lo choc della « maggioranza
silenziosa » americana. Ma come! Per
oltre vent’anni è stato insegnato che
il « pericolo giallo » andava combattuto in tutti i modi; decine di migliaia
di famiglie - pur nel loro grande dolc>
re - erano orgogliose di aver dato i figli in olocausto alla patria per sbarrare la strada al comunismo, ed ora non
solo si rendono conto che la cosa non
era assolutamente necessaria, ma addirittura controproducente ai fini di una
pacificazione reale! Ecco perché non
potremo mai approvare una politica
dei cosidetti « blocchi », con tutte le
loro implicazioni militari e le relative limitazioni della sovranità popolare delle singole nazioni.
Vorremmo concludere su quest’argomento ricordando l’atteggiamento
della nostra stampa « di informazione ». E’ veramente « commovente » il
vedere com’essa fa a gara nell’inneggiare alla « nuova era » e a questa iniziativa veramente importante ai fini
della dis:ensione internazionale. E’ però peccato che essa se ne sia accorta
solo quando è stato il presidente americano a cambiare parere.
Guardie (In livrea)
e ladri
I numerosi e gravi atti di criminalità e violenza che si manifestano in Italia e i problemi inerenti all’ordine pubblico trovano una eco sul n. 29 de « Lo
Espresso » che fornisce notizie interessanti e soprattutto inedite.
Come mai, malgrado le forze dell’ordine da noi siano assai rilevanti in
proporzione ad altri paesi, si va facendo sempre più vivo e preoccupante
l’allarme da parte governativa e di certa opposizione? Il ministro dell’interno Restivo ha infatti parlato di « progressivo aumento di molti reati » e ha
posto sul tappeto l’esigenza di un rafforzamento della polizia. Almirante dopo il « trionfo » elettorale, è partito alla carica accusando di debolezza
la Costituzione e il governo.
In effetti, le cose stanno assai diversamente. Un recente studio dell’istituto centrale di statistica precisa innanzi tutto che, mentre nel quarantennio
1930/69 le manifestazioni delittuose
presentano un tasso di incremento annuo dello 0,44 per cento, nel decennio
1960/69 esso è sceso allo 0,28 per cento.
Venendo ai dati più recenti e cioè
quelli relativi al 1970 e ai primi mesi
del 1971, la situazione cambia. Sono .aumentati cioè i reati contro il « patrimonio »: furti, rapine, sequestri di persona a scopo di estorsione. In questo
campo vi è un aumento del 14% circa, mentre sono sempre in diminuzione gli omicidi e le lesioni (2%), i delitti contro la moralità e il buon costume
(-4%), le violenze carnali (-8%). Siamo
quindi ben lontani, per esempio, dalla
criminalità degli Stati Uniti (indice 198
contro il 101 da noi), dove quasi tutti i
taxi sono muniti di vetri infrangibili
e colle porte bloccate, dove, dopo una
certa ora della sera si rinuncia a scendere a comprare le sigarette e negli
ascensori dei vecchi stabili sono stati
installati vari specchietti che consentono di scrutare in tutti gli angoli prima
di entrare nella cabina (New York).
Una delle cause di questo incremento di certi reati è senz’altro da attribuirsi alla fortissima immigrazione interna da sud al nord. Il giovane che arriva nelle grandi città in cerca di lavoro, abbandonato a se stesso, confinato
dall’equazione consumistica: denaro =
potere; potere = successo, perde la
sua coscienza civile e fa scarse resistenze di ordine morale. Assistiamo così a un nuovo fenomeno: la « democratizzazione » del banditismo. Frustrato,
inesperto, cacciato dalla fame dalla sua
terra, il nuovo potenziale delinquente
si incammina in difficile equilibrio sul
la linea di demarcazione fra miseria e
abbondanza, fra i ghetti dei ricchi e
quelli dei poveri, finché per diversi di
loro la tentazione di varcare quella linea non sarà troppo forte per sottrarvisi.
Ma la polizia, cosa fa? Non è più capace di acchiappare i ladri? E’ forse
troppo impegnata in altri settori, quali ad esempio quelli sindacali e politici?
A questo punto, viene la rivelazione
di un importante funzionario della
squadra mobile romana, che ha contrattaccato, alla suddetta domanda,
con argomenti di insolita durezza:
mancano gli uomini, ma le autorità,
quando rispondono in Parlamento alle
interrogazioni di queste cose non parlano. Ad esempio, nella capitale, su
6.300 agenti di p.s., secondo una « raccomandazione » del ministero dell’interno, il 10% dovrebbe essere destinato ad acchiappare i ladri. Ma i 630
agenti non ci sono, sono molti di meno.
Il perché? Perché - prosegue il funzionario - ci sono centinaia, si, centinaia
di guardie che fanno i camerieri, fanno la spesa per i prefetti e questori,
gli autisti per ministri e sottosegretari,
i guardianotturni alle abitazioni dei
parlamentari. Sul territorio nazionale,
su 77 mila poliziotti, diverse migliaia,
invece della divisa, indossano abitualmente una livrea.
Il funzionario prosegue: « Ho telefonato e scritto più volte ai ministri e ai
sottosegretari: rispondono che non è
vero oppure di aver pazienza. Ma con
la pazienza non si risolve nulla. Cosa
dobbiamo fare, la rivoluzione, per farci ascoltare? ».
I commenti sono superflui.
Roberto Peyrot
Echi della settimana
a cura di Tullio 'Viola
SUL PROCESSO
CALABRESI - « LOTTA CONTINUA »
All’elenco interminabile dei firmatari del messaggio di protesta (1)
contro gl’incredibili sviluppi di quel
processo (che, com’è noto, è scaturito
da un altro processo: quello che dovrebbe far luce sulla morte di Giuseppe Pinelli), si sono recentemente
associati Ferruccio Farri, Riccardo
Lombardi e Arialdo Banfi. Riportiamo
le lettere con le quali questi tre uomini politici hanno voluto precisare i
propri punti di vista sul grave argomento.
1) (Lettera di F. Farri). «Sono d’accordo sulla denuncia dell’indirizzo che
la polizia giudiziaria, la magistratura
inquirente ' ed istruttoria hattno dato
all’indagine sulla morte di Pinelli, sulle bombe di Milano e sul processo degli anarchici, dominato da una preoccupazione evidente del salvataggio a
priori di una “verità di Stato”, con
una lesione così profonda nella credibilità della funzione di questi organi
e con un pubblico danno, prima morale che legale, così grave, da richiedere la presa di posizione dichiarata
e non reticente del Consiglio superiore della magistratura e l’intervento
del Governo e del Parlamento ».
2) (Lettera di R. Lombardi e A. Banfi). «Condividiamo senza riserve lo
sdegno espresso dai firmatari della
lettera aperta, lo sdegno cioè “di chi
sente spegnersi la fiducia in una giustizia che non è più tale quando non
può riconoscersi in essa la coscienza
dei cittadini". Ma il modo per manifestare e rendere operativo tale profondo sentimento ci sembra nello stesso tempo restrittivo e inefficace.
La ricusazione proposta dovrebbe
se mai superare e di molto il numero
e la qualità dei personaggi più o meno giustamente elencati nella lettera,
per raggiungere e colpire posizioni di
"governo invisibile” radicate profondamente nel sistema politico e amministrativo, “ricusando” non singoli uomini od organi del sistema, ma il sistema. Noi condividiamo la ricusazione "di coscienza” annunciata, purché
sia ben chiaro che non venga interpretata, certo stravolgendola, in ricusazione giuridica, in un rifiuto di riconoscimento di legittimità formale
per uomini e istituti che dobbiamo
obbligare a render conto del loro operare; e perciò dobbiamo mantenere
verso (e, quando è il caso, contro) di
loro, una presa implacabile senza offrire alibi per sottrarvisi.
Pensiamo cioè che, al di là di una
ricusazione che non saprebbe poi come praticamente concretarsi, ciò che
è avvenuto e che è denunziato in modo così nobile e angosciato dai firmatari della lettera, deve suggerire a
tutti gli uomini liberi di fare dei processi concatenati alle bombe di Milano, alla morte di Pinelli, alla calcolata lentezza della distruzione morale, e
forse anche fìsica, di Valpreda (innocente fino a prova contraria), ciò che
Emancipazione della donna o emancipazione della società?
Nola sulla condizione della donna nelle fabbriche del'a RTF
Recentemente un settimanale tedesco ha pubblicato delle statistiche molto precise sulla condizione delle donne
nelle fabbriche della Repubblica Federale Tedesca. Ne riproduciamo alcune
per dare un’idea ai nostri lettori della
discriminazione che sussiste in fabbrica tra operai e operaie.
Nella RFT circa 9 milioni di donne
tra i 15 e i 60 anno svolgono una attività lavorativa. Solo il 6% di esse svolge
una libera professione (medico, ingegnere, avvocato), mentre il 94% lavoro
i democratici francesi fecero del caso
Dreyfus. Per ciò fare, qualunque sia il
grado di fiducia o di sfiducia che si
nutre nelle istimzioni, riteniamo che,
lungi dal ricusarle, si debbano sfruttare tutte le possibilità offerte (come
appunto avvenne nel caso Dreyfus)
per far prendere coscienza della cancrena che si annida nel corpo sociale,
politico, amministrativo, giudiziario e
poliziesco, e suscitare un’ondata d’aria
fresca e pulita che, anziché indurre allo scetticismo rassegnato (che sarebbe poi una confessione d’impotenza),
provochi le energiche reazioni salutari e liberatrici. ■
Con tale motivazione, solidarizziamo
coi presentatori della lettera e la sottoscriviamo ».
UNA PUBBLICAZIONE
PREMATURA
Il congresso degli scrittori sovietici ha avuto luogo a Mosca fra la fine
di giugno e i primi di luglio. « Govedì
1 luglio, il poeta Evtuschenko ha tenuto un discorso nel quale ha celebrato
lo spirito deU’internazionàlismo proletario.
Per pura coincidenza, l’annuario della
Fondazione Nobel a Stoccolma ha pubblicato, proprio simultaneamente al
congres.so di Mosca, una autobiografia
di Soljenitzin. Il premio Nobel 1970
scrive, in particolare: « Considero mio
errore imperdonabile l’aver iniziato
prematuramente la pubblicazione delle mie opere, che non potrò mai più
condurre a buon fine ».
Com’è noto, il racconto « Una giornata d’Ivan Denissovich » venne pubblicai ó in URSS nel 1961, in seguito
all’intercessione d’Alessandro Tvardovski (allora redattore capo della rivista
« Novyi Nir ») presso Krusciov. Solfentzin rivela ch’egli aveva avuto allora il
presentimento, « smascherando » la
propria personalità di scrittore contestante, di « rischiare la distruzione »
di tutti i propri manoscritti, e forse
anche della propria persona. Questo
presentmento (egli afferma) non era
infondato. Rifatti « quasi subito dopo,
la pubblicazione delle mie opere (cioè
dei miei drammi, e poi del mio romanzo « Il primo Cerchio » (1964) venne
.sospesa. Nel 1965, questo romanzo è
stato messo sotto sequestro, insieme
agli archivi dei miei anni lontani ».
Il premo Nobel di letteratura 1970
conclude la propria autobiografia con
la seguente frase melanconica: « Occorre anche riconoscere che, quando
si tratta d’avvenimenti passati, noi non
siamo quasi mai in grado di valutarli
in breve tempo, cioè in base alle tracce fresche da loro lasciate, né di prendere coscienza. Tanto più imprevedibile e sorprendente ci appare il corso degli avvenimenti futuri ».
(Da « Le Monde » del 3.7.1971)
Direttore responsabile: Gino Conte
Perché salari uguali? Si sa bene che l’uomo
ha le mani più grosse.
salariato o stipendiato. Un posto-lavoro su tre è occupato da donne nella
RFT.
Come avviene la retribuzione di questo esercizio di lavoratrici? Secondo lo
annuario statistico tedesco la metà delle donne operaie guadagna tra i 300 e i
600 marchi mensili, nessuna ha un salario superiore ai 1200 marchi. Mentre
una grossa percentuale degli operai
(46,7%) guadagna tra i 600 e gli 800
marchi mensili, soltanto il 10% delle lavoratrici riesce a raggiungere tale cifra. La discriminazione salariale appare subito evidente se si considera che i
salari base sono inferiore rispetto a
quelli degli uomini nell’ordine seguente:
— nell’industria delle calzature 20,4%
(cioè 1,11 Marco per ora)
— nell’industria dell’abbigliamento
23,7% (cioè 1,36 Marco per ora).
— nell’industria tipografica 38,3% (cioè
2,97 Marchi per ora).
Un altro aspetto della discrirninazione è quello riguardante le qualifiche e
specializzazioni: il 51% delle lavoratrici sposate non possiede alcuna qualifica. Anche tra le lavoratrici nubili la
quota di dequalificazione è molto alta
il 49% è occupato in lavori secondari
di manovalanza e alle catene di montaggio. Solo una operaia su dieci ha
una specializzazione e solo una su venti ha seguito corsi di addestranrento
professionale. Non stupisce quindi che
le possibilità di carriera siano praticamente inesistenti: presso la Siemens
in Berlino sono occupate 10.300 operaie ma solo una su cento è pagata secondo le tariffe di specialità: presso il calzaturificio Salamander che impiega su
900 operai 600 donne solo sei hanno la
qualifica di caporeparto!!
Se si riflette sulla realtà che queste
statistiche esprimono la reazione prima e spontanea è quella di pensare ad
organizzare una lotta per 1’« emancipazione della donna », per l’acquisizione
dell’uguaglianza di diritti con l’uomo.
Ma si tratta di una reazione sbagliata che devia dal vero problema di fondo. Non ha senso infatti chiedere la parità di diritti con l’uomo in fabbrica se
si pensa che l’uomo stesso è sottoposto
allo stesso meccanismo di sfruttamento. Oggi l’emancipazione della donna
non si raggiunge mediante una lotta
per i diritti femminili, né mediante una
lotta per i miglioramenti salariali. Una
emancipazione effettiva potrà esserci
quando operaie e operaie lotteranno assieme per il diritto al potere decisionale in fabbrica: decidere cosa produrre,
come produrre quanto e come lavorare.
La conclusione non può essere che
questa: chi intende lottare per l’emancipazione della donna sappia che altro
non ha da fare che collaborare a emancipare la società attuale.
SiTT.4 Drueke Campi
(da “Un saluto dall’Italia")
«Per spreco di materiale»
Un agente della polizia stradale italiana il 14 giugno dello scorso anno,
per sottolineare la gioia per il goal con
cui il calciatore Riva aveva portato in
vantaggio l’Italia sul Messico, esplose
un colpo di pistola con l’arma di ordinanza. Il tribunale penale di Nuoro
10 ha condannato a 30 giorni di reclusione per i reati di violata consegna e
spreco di materiale dello Stato. Il tribunale militare di Cagliari ha però
contestato la sentenza adducendo esservi un conflitto di competenza fra
magistratura civile e militare. Ora la
Suprema Corte ha stabilito che per i
suddetti reati 1 agente dovrà essere
nuovamente processato da un tribunale
militare.
Dimenticavamo di dire che il famoso colpo di pistola andò a conficcarsi
nel collo di una signorina, che morì all'ospedale dove era stata trasportata.
11 tribunale penale di Nuoro aveva anche condannato l’agente a quattro mesi di reclusione colla condizionale per
omicidio colposo : su questo pare che
nessuno abbia avuto nulla da dire.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiKiiiiiiiiiiiiuMiiiiiimiiiimiiiiii
Raniero La Valle censurato
(segue da pag. 1)
la vita degli uomini sulla terra. Io credo che se la religione è il rapporto
con Dio nella fede, e se questo Dio ha
deciso per l’uomo, essa è come un
meridiano che incrocia tutti i paralleli.
Allora... parlare di religione... vuol dire
assumere i problemi dell’uomo guardandoli nella fede e rispondendo all’appello di libertà nella fede. Del resto
tutto il mio sforzo... è stato di mostrare che la religione non è occuparsi d’altro ma occuparsi delle stesse cose, in
modo diverso (la sottolineatura è nostra). Perché se si fa della religione
una specializzazione di materia, lasciando il resto agli addetti ai lavori,
allora, essa diventa veramente alienante, o l’oppio di cui è stato detto, mentre il resto, cioè la politica, il potere, la
legge, l’economia e perfino la morale,
diventano degli idoli da adorare.
...Io non saprei rinunciare a concepire la fede come misura di tutte le
cose... credo che bisogna rimettere in
gioco la fede al centro dei problemi
della vita e della storia. Questo per me
non è negoziabile. E tanto più, quando
ci troviamo di fronte a eventi che mettono in causa il destino dell’uomo, come quando ci accorgiamo, in Italia,
che il fascismo non è morto o quando
siamo rimessi a confronto colla tragedia del Vietnam, che è davvero la
pietra di paragone della nostra genera
zione. Perché io vedo morire l’uomo
nei libri dei filosofi come nei lazzaretti
di Calcutta e negli inermi villaggi del
Vietnam, e questo mi preme.
Perciò io credo di non poter più essere titolare di questa rubrica. Capisco
le esigenze del giornale e non voglio
forzargli la mano. Vi sono stato, volentieri, ospite e passeggero; non mi è difficile riprendere la strada perché non
vi ho posato la bisaccia... Ma poiché io
amo la parola, non temo il silenzio;
perché non è il silenzio la morte della
parola, ma lo è la parola disimpegnata,
la parola adattata, negoziata, compromessa ».
La Valle termina la lettera ringraziando il giornale per aver dato spazio
a un discorso diverso da quello degli
abituali collaboratori e si augura che
la sua lettera, come ultimo contributo
alla rubrica, venga pubblicata: « mi dispiacerebbe interrompere una consuetudine settimanale di incontro con i
lettori, senza una parola di spiegazione
o di saluto ».
Come già abbiamo accennato, neppure questa lettera è stata pubblicata e
probabilmente ancora adesso i lettori
de « La Stampa » (intendiamo quelli
che seguivano con particolare interesse
e attenzione la stimolante rubrica) si
chiederanno con vivo dispiacere come
mai non appaiono più gli articoli di
Raniero La Valle.
(1) Il testo di tale messaggio si tro
va pubblicato da « La Luce », nel n. 25
del 18.6.’71, p. 6.
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pedice f Torino)
NOVITÀ CLAUDIANA
G. MIOLO
Historia breve e vera
de graffar! dei Valdesi delle Valli
(1587)
a cura di Enea Balmas
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