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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOIECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCIV - N. 44
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TORRE PELLICE, 6 DOvembre 1964
Ammin. Claudiana Torre Pellice ■ C.C.P. 2-17557
GIUDICI
Luca IO: 10~12
Il messaggio del Regno di Dio, che i discepoli annunziano e di
cui vivono, è un grande messaggio, che contiene una grande speranza ed una grande allegrezza; pure, vi sono uomini che non lo vogliono sentire. I discepoli devono essere pronti ad incontrar persone,
famiglie, villaggi indifferenti alla loro parola, chiusi nei loro interessi e nelle loro passioni, spiritualmente ciechi e sordi.
I farisei e gli zeloti di Galilea, sempre pronti a combattere per
la salvezza del loro popolo ed a recarsi alla sinagoga per discutere,
chiuderanno la loro porta. Uomini tutt’altro che insensibili alla giustizia, alla legge, alla religione si dimostreranno insensibili alla predicazione del Regno, impermeabili allo Spirito di Dio.
La tragica eventualità del rifiuto esiste dunque, e anche dell’incredulità : il Regno avanza nel mondo, ma si può starne fuori.
Ai discepoli che sembrano increduli Gesù ricorda che la sua predicazione ed i suoi stessi miracoli non hanno avuto maggior successo
nelle città di Corazin e Betsaida, cittadine che non hanno aperto la
porta nemmeno a Dio !
« Epjture il Regno si è avvicinato a voi », dirà il discepolo espulso uscendo dal borgo che lo respinge. Non è un profugo, un vinto,
un proscritto, l’uomo che scuote la polvere dai suoi calzari è un vincitore, rivestito della forza e della dignità del giudice.
II passaggio di un autentico discepolo di Cristo nella vita di una
famiglia o di un popolo, di un villaggio o di una chiesa non è pas
cggio di un venditore ambulante che svende la merce di Dio, è il
(ìassaggio del Regno. L’ingresso di un discepolo in una casa significa
rirruzione della vita, la sua cacciata significa il rifiuto della j)arola
della vita. Non è un ciarlatano che si fa la piazza, è l’angelo della
grazia e del giudizio.
« Pure, il Regno si è avvicinato a voi »: ogni uomo decide il suo
destino ascoltando o respingendo l’evangelo, decide della sua vita o
morte, della sua salvezza o perdizione, ascoltando o respingendo il
discepolo di Cristo venuto a lui. Giorgio Tourn
gli
uomini
DUE PREMI IVOBEI.
Jean-Paul Sartre:
((Meli) suo inalifmilo
Jean-Paul Sartre è e non è il premio
Nobel 1964 per la letteratura. Il premio gli
è infatti stato conferito, ma egli l’ha rifiutato. Anzi, quando si profilava la sua scelta. lo scrittore francese, non sapendo che il
premio viene attribuito dall’Accademia di
Svezia senza chiedere il parere dell’interessato, e credendo di poter impedire una
scelta a cui pure è sensibile, aveva scritto a
Stoccolma una lettera in cui chiedeva di
non essere preso in considerazione nella scelta. L’Accademia, che non ha mai accettato
pressioni di alcun genere nè di alcuna origine. gli ha ugualmente conferito il premio,
motivandolo : « La ricchezza di idee, la ricerca della verità e lo spirito di libertà delLopera di Sartre hanno esercitato una notevole influenza sulla nostra epoca ». Sartre ha
confermato il suo rifiuto, in cui non c’è alcun carattere polemico partigiano : lo scrittore desidera difendere gelosamente la sua
libertà di pensiero e dì penna; come rifiuta
il Nobel, ha rifiutato la Legión d’onore e rifiuterebbe il premio Lenin. Gli va dato atto
che, pur non avendo mai nascosto la sua impegnata simpatia per il socialismo e il comunismo, egli ha sempre mantenuto un atteggiamento libero e anticonformista (si ricorderà, a mo’ d'esempio, la sua critica dell'intervento sovietico contro l’insurrezione magiara, parallela alla sua firma al manifesto
dei 120 contro la gucM ra d’Algeria), e ha voluto essere un « compagno di strada », che
desidera mantenere, anche nell’aperta amici
zia e collaborazione, piena libertà di giudizio e di critica.
Per comprendere fino in fondo le ragioni
di Sartre, bisogna forse metterle in rapporto
con il solo altro rifiuto che, in sessant’anni,
sia stato opposto al conferimento di un Nobel: quello di Pasternak, nel 1958. Lo scrittore russo era stato costretto dal suo governo a tale rifiuto, poiché era stata premiata la
sua opera, Il dottor Zivago^ pubblicata in
Occidente, un’opera che la burocrazia culturale sovietica sentiva vagamente polemica.
Nei due casi, il valore oggettivo dell’opera
letteraria è fuori dubbio. Forse, Sartre — oltre airinsofferenza per ogni etichettatura
’’ istituzionale ” — ha voluto compiere in occidente, in piena libertà, un gesto in qualche modo compensatore del rifiuto coatto di
Pasternak, e levare un'implicita protesta contro l’assurda tensione di mondi divisi e ostili (ovviamente la responsabilità è da ambo
le parti); forse ha inteso pure rivolgere alLAccademia di Stoccolma un velato richiamo a voler considerare più attentamente il
mondo culturale orientale. Comunque, per
quanto discutibile sia, si tratta sempre di
un gesto di disinteresse, di un’affermazione di
libertà e di non-conformìsmo che, se può
avere un poco offeso gli accademici svedesi,
rivela una nobiltà d'animo e un'integrità di
di carattere non comuni.
E in questa gara di nobiltà, va dato atto
all’Accademia di Stoccolma che essa ha saputo giudicare con lucidità e decidere con
coerenza. Oggettivamente, il suo giudìzio, pur
cosi sobrio, è stato di rado cosi centrato; e
proprio perchè era oggettivamente cosi valido, il riconoscimento è stato mantenuto, anche al di là del rifiuto.
E’ una sensazione corroborante, incontrare uomini liberi; che, comunque, lottano per
esserlo.
L'industria nelle Valli Valdesi
r incontro degli uomini delle Valli
•■Idesi ad Agape entra ogni anno
is-giormente nel vivo dei problemi e
Ile difficoltà che devono essere af
untate dalle nostre comunità di mon
,na.
i temi di vita agricola, su cui erano
■ziati i nostri incontri, hanno trovauna sede più adatta nelle attività
r.iigli incontri degli agricoltori, or
zzati con la Commissione Distret'iip: gli argomenti delle giornate denomini si sono perciò volti a proli di emigrazione e di studio della
ìiazione generale in cui vivono i nofratelli in queste montagne. Si ridderà per esempio rinchiesta svolta
a ?rah qualche annc fa.
in questi ultimi mesi è venuto improvvisamente in primo piano il problema dei lavoratori e lavoratrici nelle industrie come conseguenza dell’ormai nota « congiuntura » con 550 sospensioni alla Mazzonis di Pralafera
ili Val Pellice, con oltre 700 sospensioni e autolicenziamenti alla RIV di
Viliar PerO'Sa 3 Torino, con la richiesta di 55 licenziamenti alla Miniera
di Talco e Grafite della Val Chisone
e con una situazione generalr^nte
delicata negli stabilimenti tessili di
Perosa Argentina.
Questa situazione preoooupa e rischia di incidere fortemente sulla stabilità non solo economica, ma anche
ecclesiastica, delle Valli in quanto potrebbe far riprendere in modo massiccio remigrazione dalle zone montane
già fortemente colpite nell’ultimo decennio: decremento del 7,40% in Vai
Pellice e del 5% in Val Chisone, con
punte molto altre come il 26% ad Angrogna (oltre a 1-500 operai ed impiegati che .scendono tutti i giorni a Tonno dalla Val Pellice), ma che tocca
da vicino tutti quanti vivono alle Valli o si interessano anche solo di esse
come dell’unica zona italiana in cui v’è
una presenza evangelica che conta numericamente.
D’altro lato questi problemi di lavoro e di licenziamenti sono assai complicati perchè non si tratta soltanto
di difficoltà di mercatOi interno, ma di
inserimento dell’Italia nel Mercato
Comune Europeo con la conseguente
concorrenza di paesi tecnicamente più
avanzati, di una ristrutturazione produttiva e tecnica dei nostri stabilimenti italiani, d’un aggiornamento di macchinari e di tecniche, di combinazioni
finanziarie che valicano le frontiere
per coinvolgere le industrie europee
anche fuori del Mercato Comune e
quelle americane.
Da parte degli operai non si tratta
solo di sospensioni o di licenziamenti;
ma spesso anche di nuove condizioni
La situazione odierna discussa ad dgape
nella «Giornata degli nomini delle l/alli»
di lavoro con nuove macchine o con
automatismi nuovi che lo impegnano
in modo diverso. Per questa ragione
Agape ha invitato gli uomini delle Valli Valdesi a discutere questi problemi
non facili e scottanti chiedendone la
tiiesentazione al segretario della Camera del Lavoro di Torino, Giovanni
Alasia e al sindacalista Remo Savio.
Si Tratta naturalmente di persone im
pegnate in una precisa lìnea sindacale e polìtica, certamente non condivisa da tutti i presenti aH’in,contro. Ma
la loro conoscenza del problema, la libertà con cui a Agape si dibattono i
vari problemi e che permette a tutti
di esprimere il loro pensiero, la pre
senza di fratelli che vedono questi stessi problemi in modo diverso e che erano .stati espressamente invitati a partecipare a questo dibattito, assicuravano una possibilità di incontro e di discussione aperta.
Il carattere dell’incontro era quello
di una informazione e im dibattito
sull’argomento dell’industria nelle nostre Valli; esso ha permesso di ascoltare in sede allargata quei discorsi e
quelle informazioni che la grande massa della popolazione delle nostre Valli è in grado di valutare criticamente,
trattandosi del loro lavoro e del loro
pane. Non sono mancati del resto degli interventi energici in senso diverso
da quello presentato dai presentatori
e la discussione che ne è seguita è stata assai interessante.
Probabilmente la delicatezza della
situazione attuale ha indotto alcuni,
che avrebbero potuto porre altri argementi in discussione, a non prendere
la parola. Si tratta di un atteggiamen
to comprensibile in un momento come
quello attuale, anche se sarebbe stato
Dltremodo interessante per tutti poter
allargare ancora la discussione.
Franco Davite
Notìzie dell’ultima ora informano
che la situazione alla Mazzonis è ancora fluida anche se non sono perse le
speranze di una trasformazione del reparto chiuso, mentre alla Val Chisone
è stato raggiunto un accordo che prevede un certo numero di sospensioni
di operai giunti quasi al limite della
pensione, senza procedere a licenziamenti veri e proprii.
Cronaca del Cnncilio
Secondo indiscrezioni molto attendibili raccolte nei giorni scorsi negli ambienti giornalistici del Concilio, la
quarta c ultima sessione del Vaticano
IT durerà tre settimane e si svolgerà
all'incirca dal 6 al 29 giugno del prossimo anno. I « padri » stanno alacremente portando a termine il loro programma di lavoro: pochi sono gli argomenti ancora da discutere (e c’è chi
si chiede se si tratta realmente di argomenti che un Concilio possa discutere). La sessione conclusiva sarà dunque consacrata soprattutto alla votazione finale dei testi e alla loro solenne promulgazione.
Intanto la terza sessione volge al
termine e, come di consueto, gli schemi vengono trattati a tempo di record.
Da) 13 al 15 ottobre l’assemblea conciliare ha discusso e severamente criticato le 12 « proposizioni » sui sacerdoti
(raccolte sotto il titolo De Vita et Ministerio sacerdotali). L’arcivescovo brasiliano Gómez, ad esempio, parlando
in nome di 112 vescovi, ha detto:
« Questo testo sarà per i sacerdoti non
solo una grande delusione ma quasi
un’offesa! Dopo che si sono dette cose grandi sui vescovi e sui laici, è impossibile parlare a questo modo dei sacerdoti ! ». Il testo infatti è apparso
inaccettabile alla maggioranza dei
«padri», i quali, al voto, lo hanno respinto. Bisognerà dunque redigere un
La esaltazione deirepiscopoto ha creolo
un grave squilibrio nei rapporti fra i
vescovi ed i sacerdoti - Vero e falsa
presenza della Chiesa nel mondo di oggi
nuovo testo (che sarà presentato alla
quarta sessione). La redazione del nuovo testo non sarà facile. Qualcuno ha
detto che, dopo il dogma del Vaticano
I sul papa e dopo la dottrina dell’episcopato definita dal ’Vaticano II ”i sa
cerdoti costituiscono ora il problema
numero uno della gerarchia cattolica”.
Lo scompenso creatosi nei rapporti tra
il papa e i vescovi in seguito al dogma
del Vaticano I è stato infatti in parte
attenuato con la « esaltazione dell’Episcopato» avvenuta al Vaticano II
grazie airaftermazione della collegia
lità. Ma proprio questa esaltazione deil’Episcopato ha creato un nuovo, grave scompenso nei rapporti tra vescovi
e sacerdoti. Per correggere uno squilibrio del sistema, se ne è provocato
un altro, altrettanto se non più preoccupante. I sacerdoti si trovano ora
nei confronti dei vescovi in una situa
zione analoga a quella in cui sì trovavano i vescovi nei confronti del papa
aU’indomani della promulgazione dei
dogma del primato e deirinfallibilità
f ontificia. Il ve.scovo, secondo le definizioni del Vaticano II, concentra ormai in sè la pienezza e la totalità del
ministero cristiano: egli è il vicario
di Cristo' in ogni diocesi ; « in modo
eminente e visibile egli rappresenta
Cristo come Maestro, Pastore e Sommo Saicerdote » Nella Chiesa cattolica il vescovo è il nunistro di Dio per
eccellenza. E’ lui il vero, il sommo sacerdote. (sacerdos magnus). Ma allora, che cos’è il parroco? Può essere
qualcosa di più che l’emanazione del
vescovo in ogni comunità locale? La
esaltazione del vescovo voluta dal Vaticano II (e dal papa) non implica
dunque una grave menomazione della
figura e del ministero del sacerdote?
I « diritti dei vescovi » non sono forse
stati affermati a scapito dei «diritti
dei sacerdoti »? I vescovi stessi sentono il problema e il fatto che abbiano respinto le 12 proposizioni presen
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
Hartin Lntlier Kin^;
per il dialogo cristiano
Réforme, in occasione del conferimento
del premio Nobel per la pace al pastore
Martin Luther King, lia pubblicato un servizio del suo corrispondente da New York,
Pierre Seguy, di cui riportiamo le parti essenziali :
Il messaggio del pastore King è a prima
vista assai semplice. Si riassume in un solo
versetto, Gal. 3: 28 : « Non c’è più nè *^iudeo nè greco, nè schiavo nè libero, nè maschio nè femmina. Poiché siete tutti uno in
Cristo Gesù ». E’ Vessenza della sua predicazione.
Ma non si tratta di una semplice predicazione da un pulpito protestante; ancor meno, della proclamazione della soluzione ^^cristiana'' che sarebbe risposta a tutti i mali
di cui soffre Vunianità. Si tratta, qui, della
Verità dell"Evangelo, che si manifesta nella
realtà di un quadro umano; si tratta della
Parola di Dio che ha bisogno di un punto
preciso su cui far leva e di una situazione
precisa. E' dunque necessario andare più a
fondo se vogliamo comprendere nella sua
vera dimensione razione che ha valso al pastore King il premio Nobel per la pace nel
1964 : per coglierla dobbiamo conoscere Pambiente nel quale la lotta per la liberazione
dei negri si verifica. Dobbiamo infatti renderci conto che questa liberazione non ha
potuto, finora, attuarsi che grazie alla presenza, nel Sud degli Stati Uniti, di un’autentica tradizione cristiana e evangelica, che
ha essa sola reso possibile che il messaggio
biblico proclamato dal pastore Martin Luther
King fosse compreso da tutti.
Infatti il Sud degli Stati Uniti, ove si svolge l’azione del fondatore della "Southern
Christian Leadership Conference", è una
terra profondamente cristiana. E’ vero, malgrado i sorrisetti che questa affermazione susciterà fra coloro che non conoscono che poco o affatto questa parte degli Stati Uniti.
E’ cristiana perchè i bianchi quanto i negri vi sono profondamente attaccati alla loro
Bibbia, alla loro fede e alla loro chiesa. Il
Sud fa parte di quella ”Bible-belt" (fascia
della Bibbia), la fortezza biblica degli Stati
Uniti, ove la Bibbia è ancora il libro più
importante, spesso del resto il solo libro posseduto da una famiglia.
Quasi tutti i cristiani sono, dal punto di
vista teologico, ultra-conservatori. L’ispirazione letterale è nel Sud il ’’dogma" protestante per eccellenza. Grazie a questa base comune, alla Bibbia e alla predicazione della
Parola nello siile revivalista, il dialogo fra
bianchi e negri nel Sud non si è mai interrotto. La fede cristiana, viva e vissuta secondo questi precetti, costituisce il ponte indelebile fra negri e bianchi del Sud, mai
abolito, sempre esistito anche nelle ore più
gravi della tensione razziale. Tutti, i bianchi come i negri, parlano il linguaggio delVEvangelo, che trova eco fin nei discorsi del
presidente Johnson e di tutti gli uomini politici del Sud.
A causa di questo ponte costituito dalVEvangelo, è falso parlare di "odio ” razziale
ìlei Sud. L’odio dei sudisti per i negri non
esiste per nulla. Il sudista ama i negri. Ma
li ama in modo che può diventare intollerabile: da protettore, in modo paternalista,
come si ama un bimbo che deve stare "al
suo posto" e che si considera un po’ come
proprietà della famiglia.
Le manifestazioni pubbliche di odio razziale, come le sommosse sanguinose in dodici città del Nord degli Siati Uniti durante
la scorsa estate, sono impensabili nel Sud.
Tali esplosioni di odio sono possibili solo là
dove il dialogo fra le razze è troncato, dove
le chiese non possono portare il loro messaggio che in modo incompleto. E’ soprattutto nel Nord che si manifesta quest’odio
che trova espressione perfetta nelle parole
"that’s just nnother whitie" (uno sporco
bianco di meno) pronunciate sdegnosamente
da un negro davanti alla bara di un bianco
selvaggiamente acsassinalo a Harlem.
Ciò di cui si dovrebbe parlare, nel Sud
degli Sati Uniti, è il dialogo cristiano che
continua grazie aUazione evangelica intrapresa dal pastore King. Grazie al linguaggio cristiano parlato sia dal doti. King sia
dai sudisti bianchi, la "Southern Christian
Leadership Conference" ha potuto registrare
progressi in parecchi settori. Quando il past.
King parla dell’amore cristiano, anche i
razzisti bianchi (che giustificano il loro razzismo con un certo numero di passi della
Genesi) lo comprendono e lo ascoltano. Non
sono forse d’accordo con lui per varie ragioni, ma rispettano in lui il pastore. Sentono, in fondo al loro cuore, Vintima fondatezza e la giustizia delle sue rivendicazioni.
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
2
as. 2
N. 44 — 6 novembre 1964
Per la ripresa
L’aratro e il solco
Riprendono le attività, parzialmente sospese durante l’estate. E’ naturale che in questa circostanza si affollino alla nostra mente i consueti pensieri e propositi che sono di prammatica
ad ogni ripresa. Le considerazioni che
seguono sono suggerite dalla nota parola di Gesìi contenuta in Luca 9: 62 :
Nessuno che abbia messa la mano all aratro e poi riguardi indietro, è adatto
al Regno di Dio
Nella vita dei campi, a cui ci rimanda rimmagine adoperata da Gesù, vi
I ono cicli di lavoro. In autunno si ritirano fuori gli arnesi da lavoro; fra questi, l’aratro. E’ stato messo
\ia l’autunno precedente: è arrugginito, forse manca qualche piolo, qualche
bullone si è allentato. Prima operazione da fare, pulire, lucidare, affilare
l’aratro.
Anche le nostre tre Comunità hanno
avuto un lungo riposo. Parecchie attività sono state buttate in un canto a
giugno. Ora bisogna riprenderle. Naturalmente, sono un po' arrugginite. 11
riposo ci ha impigriti. Siamo tutti un
po’ svogliati. Occorre scrollarsi di dosso questo senso di torpore e riaccingersi a questo lavoro.
Messo a posto l’aratro, il contadino
un bel mattino lo porta nel campo e
inizia l’aratura. Ma per far funzionare
l’aratro ci vogliono parecchie cose: i
buoi, prima di tutto, e poi il giogo che
fissi l’aratro al collo dei buoi, e poi le
redini con le quali l’aratore guida i
buoi, e poi naturalmente un aratore
competente. L’aratura, cioè, è il risultato della cooperazione fra diversi elementi. E se uno di essi viene meno: se
mancano i buoi o se si spezza il giogo
o se l’aratore non c’è, l’aratura non si
può fare.
Anche qui è facile comprendere l’analogia col lavoro delle nostre Comunità. Affinchè il lavoro si possa fare c’è
bisogno di cooperazione. Dalle statistiche risulta che, messi insieme, siamo
alcune centinaia. Siamo tutti uomini e
donne fatti: abbiamo una nostra personalità, delle nostre idee, dei doni
particolari. Non rifiutiamo il nostro
contributo al lavoro comune; impc
eniamoci in qualche cosa, sia pure nel
semplice compito di ess.ere presenti al1:. riunioni. Non ci mettiamo nella troppo comoda posizione dello spettatore
che guarda le cose da lontano e, naturalmente, trova che tutto va male, che
ai suoi tempi era assai diverso... Se
vediamo che qualche cosa non va (e
iiaturalmente ci sono molte cose che
non vanno, perchè le nostre Comunità son ben lontane dall’essere perfette),
non ’imitiamoci a dirlo, ma facciamo
qualche cosa di concreto per eliminare quel che non va. Non facciamo gl’
ingegneri; ma mettiamoci in tuta, rimbocchiamoci le maniche e sporchiamoci un po’ le mani a lavorare anche
noi.
Ma c’è un’ultima cosa da dire riguardo aH’immagine dell’aratro e dell’aratore; è, anzi, la cosa più importante, tanto è vero che proprio su di
essa Gesù mette l’accento. L’aratore,
quando ha messo la mano all’aratro,
se vuole che il solco riesca diritto, deve
concentrarsi nel suo lavoro, non deve
lasciarsi distrarre da nulla e da nessuno, non deve guardare nè a destra nò
a sinistra, non deve voltarsi indietro.
Solo quando avrà terminato il solco
potrà riposarsi un po’, sedersi per terra, fumarsi una sigaretta, farsi una
chiacchierata con gli amici.
E anche qui il senso dell’immagine
è trasparente. Ci siamo rimessi o ci
stiamo per rimettere al lavoro, abbiamo assunto o stiamo per assumere degli impegni nella Comunità di cui facciamo parte, abbiamo formulato o stiamo per formulare dei proponimenti nel
nostro intimo. Ebbene, fra gli altri
impegni e propositi prendiamo quello
di andare fino in fondo, cioè di non
impegnarci solo per qualche settimana
o per qualche mese, ma per tutto l’anno. Promettiamo a noi stessi che non
ci volteremo indietro per nessun motivo. E che Dio ci aiuti a mantenere
le nostre promesse!
Davide Cielc
DOMANDE BIBLICHE
E QUESITI VA R I
Da parecchio tempo lettori ci chiedevano come mai era stata abbandonata,
sulle nostre colonne, la rubrica « Domande bibliche e quesiti vari » che per un
certo tempo av^eva avuto molta fortuna.
Il fatto è che... nessun lettore pareva
avere particolari quesiti! Siamo molto
lieti di avere ora ricevuto alcune domande, e ci auguriamo che sia così riavviata
una buona iniziativa, e di poter così contribuire secondo le nostre possibilità a
chiarire questo o quel punto particolare.
Indebite aggiunte
al «Padre I\loslrii»V
— Perche i protestanti, ripetendo il
’'Padre nostro’\ aggiungono le parole
’’Perche a Te appartengono il regno,, la
potenza e la gloria, in eterno”? Ciò non
costituisce una violazione del testo hiblico? (N. N., Torino)
— In effetti, nè il testo di Matteo
(6: 9-13) nè quello di Luca (11: 2-4)
contengono la frase finale, la dossologia
(= rendimento di lode e gloria). Bisogna però riconoscere non solo che le due
versioni non sono rigorosamente identiche (constatazione comunissima per chi
confronta due o più passi paralleli degli
evangeli, anche sinottici), ma soprattutto
che il Signor Gesù non pare aver dato
un formulario completo e chiuso, bensì
un esempio tipico di una preghiera quale
Dio gradisce : estremamente sobria (cfr.
i versetti che precedono, in Matteo) e al
tempo stesso ricca di contenuto, di cose
essenziali, volta a Dìo anzitutto, e in modo subordinato alle necessità di tutti noi,
non puramente individuali. Comunque
l’aggiunta, del resto molto antica, delle
ultime parole, è anch’essa rigorosamente
bìblica (cfr. Efes. 3: 20-21; Apoc. S:
12-13), e ci pare concludere degnamente
una preghiera che altrimenti si concluderebbe in modo troppo improvviso (formalmente, nè l'amen, nè il « cosi sia » si
ritrovano, neppure essi, nella parola dì
Gesù).
Pastori togati e non
— Che cosa significa la toga indossata
da alcuni pastori protestanti durante le
funzioni? Perchè i pastori di alcune chiese non la usano?
(C. F., Torre PeUice)
— Occorre subito chiarire che la toga
nastorale non ha nulla in comune con
la veste sacerdotale; prova ne sia il fatto
che i pastori che la rivestono la portano
rigorosamente solo nell esercizio della predicazione (a parte certi prelati anglicani
o luterani della tendenza « chiesa alta w,
che invece abbondano nelLaltro senso),
mentre il sacerdote cattolico è tenuto a
portarla sempre, salvo speciali dispense
deU'autorità superiore ecclesiastica. In altri termini, la toga vuole sottolineare la
funzione (il « ministero della Parola ».
ricevuto quale dono — chàrisma — dello
Spirito Santo e riconosciuto dalla Chiesa,
che a sua volta invoca lo Spirito con la
imposizione delle mani : qui si apre il
problema a chi realmente spetti dare e
ricevere tale imposizione, ma non possiamo qui addentrarci in esso), non la persona che esercita tale funzione (intrinsecamente portatrice, per la dottrina cattolica, dell’« ordine sacro », ricevuto dal
vescovo per trasmissione sacramentale al
momento delTordinazione). E’ stato detto
che la toga tende a coprire l’uomo, a
farlo in qualche modo scomparire dietro
la sola cosa importante, l’annuncio della
Parola di Dio, di cui egli è strumento.
E’ forse più interessante, però, risalire
all’origine : la toga dei « predicatori ».
ai tempi della Riforma, non è una veste
sacerdotale (molti di loro erano « laici »)
bensì la toga dei dottori, dei docenti, in
quanto la predicazione era considerata essenzialmente sotto questo punto di vista
catechetico; ì predicatori la indossavano
per la predicazione un po’ come oggi,
nell’esercizio delle loro funzioni, la portano ì giudici e gli avvocati. Che sia un
accessorio e lutt’altro che un elemento
essenziale è comprovato dal fatto che in
alcune chiese, originate da movimenti
più non-conformisti e più radicalmente
antiromani, i pastori non l’indossano,
nonché dal fatto che anche in chiese un
po’ più tradizionali, come la nostra, la
predicazione in diaspora o all'aperto viene comunemente fatta senza rivestire toga.
CRONACA
DEL
CONCILIO
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Chiesa e Stato
nel periodo nazi- fascista
libri
La Croce e i Fasci
tate in Concilio è indubbiamente un
sintomo positivo. Ma riuscirà la commissione incaricata di elaborare il nuovo testo a circoscrivere e definire la
posizione e la funzione del sacerdote
nella compagine gerarchica cattolica,
in modo ohe da un lato non tolga ai
vescovi le prerogative che il Concdlio
ha ormai loro attribuito (e sono molte, troppe) e daH’altro eviti di fare del
sacerdote un semplice « derivato » —
per così dire — del vescovo?
(Dal bollettino delle comunità valdesi di
Napoli. Vomero e Coivano).
Anche lo schema sulle « Chiese orientali », discuaso nelle congregazioni geiierali del 16 e 19 ottobre, è stato molto criticato. Le « Chiese o'rientali » di
cui si parla non sono le Chiese ortodosse che fan parte dei Consiglio Ecumenico delle Chiese, ma Chiese orto
OGS.se unite a Roma (quindi già parte
della Chiesa cattolica), che però hanno conservato i loro riti e la loro liturgia tradizionale, non latina. Il problema, come è stato puntualizzato da
un giornalista, è di sapere se questi
riti orientali vengono posti su un piede di parità con i riti occidentali (la
tini) oppure vengono semplicemente
tollerati da Roma. Lo schema propen
de per quesUultima soluzione e proprio per questo è stato avversato molto energicamente dai vescovi di queste Chiese orientali, che non intendo
no essere considerate Chiese di 2» categoria {aH’interno della Chiesa cat
tolica) solo perchè non si sono latinizzate, cioè non si sono uniformate ai
riti e alle liturgie della Chiesa occidentale. Un osservatore ortodosso, in
una oonversazione privata, ha detto'
« E’ uno scandalo ohe le Chiese orientali unite a Roma siano trattate in
questo modo ». Il fatto è che per Roma è diffìcile mettersi sullo stesso piano di un’altra Chiesa. Non c’è solo il
primato del pap'a, c’è anche un primato di Roma che prima o poi si fa
sentire e che spie^ quella specie di
imperiaiismo. spirituale che Roma
esercita sull’orba cattolico. Col progredire dell’idea ecumenica, queste
primate di Rema devrà scomparire.
Le critiche mosse allo schema sulle
Chiese orientali tendevano appunto
a questo.
* *
Il 20 ottobre è iniziato il dibattito
(ancora in corso- mentre scriviamo)
sul famoso e tanto atteso schema n.
13, intitolate c Le Presenza della Chiesa nel mondo di oggi ». Il tema è di
vitale importanza, non solo per la
Chiesa cattoilica, ma per la cristianità
tutta. E’ soprattutto con questo schema che la Chiesa cattolica dovrebbe
compiere queU’aggioimamento auspicato da Giovanni XXIII. Il difetto
principale dello schema è di mancare
di fondamento biblico. La problemalica (la Chiesa nel mondo, ma non del
mondo; il mondo amato da Dio e nemico di Dio ; la « perversa generazior>e » destinataria però del messaggio
della salvezza ; la Chiesa al servizio
del mondo) — questa problematica è
preticamente ignorata. Mancando- di
teologia biblica, lo schema abbonda
in teologia naturale -e in sent’msnti
cristiani. Gli interventi — numerosissimi — hanno trattato dei più dis-parati argomenti — dal marxismo ai
controllo delle nascite. Ci ritorneremo. Nell’insieme si ha comunque l’impressione che, nella riflessione sui rapporti tra Chiesa e mondo, l’episcopa. o
cattolico abbia già raggiunto posizioni più avanzate di quelle prospettate
rlallo schema. Molti interventi sono
srati ottimi. Ma data la ristrettezza
del tempo (un «padre » ha però saviamente avvertito che « la fretta è nemica della p-e-rfezio-ne ») e l’estrema
varietà delle questioni trattate, si nuò
pensare che il documentc Anale che
il Concilio pro-durrà sul dialogo tra
Chiesa e mondo lascerà molto a des-iderare e sarà poco più che un abbozzo, un primo tentativo (in sè molto
lodevole) di affrontare quello che è il
problema fondamentale della Chiesa
cristiana del XX secolo.
Intanto, qui a Roma, si cominciano
a tirare le somme non solo della terza sessione ma deirintero Concilio Vaticano II. Mercoledì. 28 ottobre, presse il Centro di informazione per giornalisti di lingua tedesca, il noto teologo Hans Kùng (che qualcuno ha
scherzosa-mente soprannominato Mar
tin Luther Kùng) ha dato una bella
conferenza, in cui, oltre a dare una
valutazione nettamente positiva dei
risultati finora acquisiti dal Concilio,
ha enumerato una serie di « fondate
speranze » sul futuro rinnovamento
della Chiesa cattolica di cui il Concilio costituisce la primizia e a cui il
Concilio ha dato l’avvio. Il nroblema,
secondo noi, è di sapere di che natura
è e sarà questo rinnovamento-. Che esso ci sia, è indubbio; e che il Concdlio
abbia contribuito- ad accelerarne il
corso e ad estenderne la portata a tutta la Chiesa cattolica, è anc'ne indubbio. E’ anche evidente che la Chiesa
cattolico-romana sta diventando meno romana. Ma sta veramente diventando meno cattolica? Paolo Ricca
La Croce e i Fasci : un bel titolo per
un bel libro. Naturalmente è ancora
uno straniero che scrive: R. A. ìVeister, un giovane studioso americano.
C i perdoni il lettore questo « naturalmente » che ci è sfuggito dalla penna, così, fuori posto, all’inizio di una
lecensione. Ma, così come stanno le
cose, ci sembra che esso si inserisca..
naturalmente nella realtà delle cose
Infatti lo studio dei rapporti tra Chiesa e Stato, nel periodo nazi-fascista, in
Italia e in Germania, ci sembra esser
approfondito con maggior sensibilità
ed amore nei paesi anglosassoni, in
h rancia e nella stessa Germania. Questo volume edito da Feltrinelli (281
pagine L. 2.000) è un esempio significativo di questa sensibilità e di questo amore.
E’ un libro prezioso per quanti vogliono rendersi conto, comprendere
gli atteggiamenti contraddittori dei cattolici italiani di fronte al fenomeno fascista; non inutile, vorremmo dire quasi indispensabile, a quanti vogliono
comprendere l’atteggiamento della democrazia cristiana, oggi, in Italia.
Lo spettatore sprovveduto rimane
spesso disorientato di fronte a certe
prese di posizione, a certi orientamenti, a certo progressismo ed a certe involuzioni del cattolicesimo italiano sul
piano dell’azione pc’itica. Non è sempre facile rendersi conto dei rapporti
tra Azione Cattolica e Democrazia Cristiana, tra Gerarchia ecclesiastica e dirigenti del massimo partito cattolico.
nerchè la maggior parte degli italian;
sono portati a considerare la Democrazia Cristiana come un partito nuovo,
nato dalla Liberazione, in uno e co-i
uno spirito di Liberazione.
In realtà, come sempre, quando si
tratta di un movimento di ispirazione
cattolica, non si può prescindere dalla
tradizione; in questo caso, non soltanto
dai rapporti con il defunto Partito Popolare Italiano, ma da tutti i precedent: del lento e progressivo inserimento
delle masse cattoliche nella azione po
litica italiana dopo il 1870.
E’ una lunga storia, ricca di contrasti e di passioni in seno al movimentc
cattolico, in cui le forze contrastanti
spesso sono tenute unite solo dalla « fedeltà al papato e dall’opposizione alle
for.ze politiche irreligiose ».
Webster traccia un quadro vivo di
questi contrasti e di questo progressivo inserimento del movimento cattolico, della sua trasformazione in un
partito che è sempre interclassista, e dilaniato da lotte sorde, da interpretazioni discordi, che la Gerarchia ecclesiastica deve frenare e sa sfruttare.
Non si lasci ingann.are dal titolo, il
lettore. Si tratta, in realtà, di un acuto saggio che dalle origini del movimento politico cattolico, immediatamente ayevrtito ohe « la fretta è neRoma capitale d’Italia, giunge fino al
1945. Un’indagine che permette eli
comprendere la Democrazia Cristiana
dopo il 1945.
L. A. Vaimal
MARTIH LUTHER KIN6;
per il dialogo cristiano
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Le armi del past. King sono sempre state
scelte in questo campo. Consistono in migliaia di negri in ginocchio, in preghiera
sulle piazze davanti alle case comunali; sono
quelle folle negre, impressionanti nel loro
fervore, che cantano inni e spirituals marciando dalla loro chiesa alla prigione dove
saranno rinchiuse grazie a una ordinanza
anticattolica. Le loro armi sono le preghiere
cantate al vento, punteggiate d’amen e di
azioni di grazie.
E’ un linguaggio che i cristiani bianchi
possono comprendere, che li colpisce e che
possono anche accettare come base dei ne
“Valli Nostre,,
tutto a colori
Il calendario ’’Valli nostre
porterà quest’anno 13 belle vedute
tutte in quadricromia, oltre al consueto indirizzario evangelico, aggior
nato ed ampliato. Sarà disponibile 't
metri novembre.
Il prezzo di vendita al pubblico sa
rà di L. 600; lo si può prenotare fin
d’ora. A chi ne invierà subito l’importo sul c.c.p. 2/21641 intestato a
Editrice Claudiana, Via Principe
Tommaso 1, Torino, esso verrà in
viato franco di porto (in Italia).
cessari negoziati. Il pastore Martin Luther
King non ha fatto altro che servirsi del
solo legame che univa gli uni agli altri i
bianchi e i negri del Sud degli Stati Uniti,
per continuare il dialogo nel nome di Gesù
Cristo. Il suo atteggiamento ha portato frutti e ne porterà altri, se verrà mantenuto nel
medesimo spirito di comprensione che l'ha
fin qui animato.
Di fatto, parlare ad altri cristiani sinceri
dell'amore di Gesù Cristo non è troppo difficile. Come Gandhi nella sua resistenza passiva si rivolgeva a un'Inghilterra ancora tutta impregnata di spirilo evangelico, M. L.
King può parlare ai bianchi del Sud e può
farsi ascoltare grazie alla realtà spirituale
che è la stessa dai due lati della barriera.
L'essenziale è di serbare la fede, di vivere
giornalmente nell'amore di Dio e di serbare
la speranza. Esclamando davanti al Lincoln
Memorial, il giorno della Marcia su ìVashingtoìi: 'Ho una visione... vedo il giorno in
cui i figli degli antichi schiavi e i figli dei
loro proprietari si siederanno insieme alla
tavola dell’amore fraterno", il past. King ha
espresso questa speranza escatologica, colmine a tutti i cristiani sinceri di tutte le razze,
che sta divenendo una realtà nel nostro tempo che viene chiamato, forse a torto, postcristiano. Pierre Seguy
Penso che questa valutazione e questi giudizi, tutt'altro che correnti, debbano esser
tenuti presenti e m.etierci in guardia, fru.
l’altro, contro la ripetizione non critica <!:
slogans. E giusto — e le sommosse dt'llij
scorsa estate sono state una tragica cotiferma
— non concentrare nel Sud soltanto il « ])irblema razziale», che può anzi porsi in ni*>
do particolarmente virulento, selvaggio, ne!
la condizione seniiiimana di certi quarti. ■
urbani. E' giusto non far di ogni erba l<u
fascio, e non considerare i sudisti bianclc
come un unico blocco compatto di razzi, t!
arrabbiati. Tuttavia il quadro tracciato d;
corrispondente ci pare oggettivamente troj>
po roseo: quante e quante sono state, nel
Sud, da anni a questa parte, le manifestazioni di violenza (e, nel Sud, quasi esclusi
vamenle da parte bianca)! con quanta fatica, con quale impiego di forze della polizia federale gli ordini del governo federale,
e poi le nuove leggi per l’integraziohe hanno
potuto essere applicate! Ed è proprio a cristiani, a suoi collegbi nel ministero (bianchi) che il past. King ha scritto, dal carceie
di Birmingham, la famosa lettera di chiarimento e di protesta a cui abbiamo a suo
tempo dato rilievo! Il ragionamento del Seguy sulla « fortezza biblica » degli Stati del
Sud, tra l’altro, può anche essere in un certo
senso capovolto, mostrando che sì può conoscere a memoria la Bibbia, snocciolarne versetto su versetto, precetto su precetto di una
morale individualista e « risvegliala ». ma
non essere stati formati dalla Parola dì Dio
in tutte le dimensioni dì un’etica sociale
che decisamente supera ogni forma di paternalismo, e di un’agape che davvero non riconosce alcuna discriminazione. E, si comprende la « legittima impazienza » •— così
scriveva il King, dal carcere, ai collcghì con cui i lottatori per la parità attendono
che i segregazionisti non siano più soltanto
mossi a cattiva coscienza dalla predicazione
della piena riconciliazione in Cristo, bensì
a fattivo riconoscimento della parità negra.
Comunque, il Nobel per la pace ha dato
un alto riconoscimento internazionale all’opera di riconciliazione nella giustizia perseguita dal pastore battista negro; siamo profondamente lieti di sentire che la sua predicazione ha un’eco profonda anche nel deep
South e ci auguriamo che si allarghi sempre più e che il « popolo cristiano » (ma esìste davvero, sotto qualsiasi cielo, un « popolo
cristiano n?) della Bible-belt porga veramente
orecchio a ciò che il suo Signore gli dice
oggi- g. c.
LIBRI RICEVUTI
HENRY H. HALLEY : Commentario
Bìblico abbreviato. Rassegna generale della Bibbia. Note relative
a ciascun libro — Dati storici —
Scoperte archeologiche — Epitome
di storia della Chiesa. Con oltre 160
illustrazioni e cartine; un voi. di
pagg. 604, solidamente rilegato in tela con sovracoperta, L. 4.800. Ediz.
Centro Biblico,'Napoli 1964.
BILLY GRAHAM : Liberati dai sette
peccati capitali. Pagg. 72, L. 300.
Ed‘z. Centro Biblico', Napoli 1964.
GIORGIO ANTONIETTA; Che renderò io aH’Eterno? Pagg. 92, L. 300.
Ediz. Centro Biblico, Napoli 1964.
3
6 novembre 1964
N. 44
?»S. »
IMoi, figli della ’’piovra^
Le ultime disposizioni delle autorità
vaticane, espresse nelle assemblee conciliari, invitavano i fedeli cattolici a
non offendere in alcun modo la fede
dei « fratelli separati », la loro dignità
di credenti, a rispettare il loro culto e
la loro personalità cristiana ecc. ecc.
Questo invito sembrava dimostrare
una volta di più l’intenzione abbondantemente amorosa di aprire le braccia. con un angolo di 360 gradi, verso
i suddetti fratelli. Cosicché, quando ci
capitò per le mani il settimanale cattolico Famiglia Cristiana (N. 22 del
31-5-64) lo aprimmo con serenità e fiducia ripensando ai nostri padri valdesi che non avevano avuto la fortuna di
vivere come noi in un’epoca spalmata
di miele ecumenico. Scorremmo qua e
là le pagine ; un pezzo di Vangelo spiegato con... larga libertà di interpretazione, la fotografia di una giovane donna che si massaggiava il viso vantando le qualità supreme di un latte per
la bellezza, accanto Giovanna d’Arco
con un viso stranito e i capelli a urlatore in un romanzo a fumetti sulla vita deH’eroina d’Orleans; la pubblicità
taci per brodo cui seguiva la stoleli Chiesa ed esattamente il caI 1 Protestantesimo in Italia,
il n spassosa narrazione peiI d“ Iteri della rivista trascinati
I i -iSino per i dadi, avevano ec-'
io ell’applicare il vecchio proverh ., /< Tutto fa brodo » e al termine delI c n avevano scritto : In coperii!!■ Il imnestanlesimo avanza come
piovra. Voltammo la pagina di
se IO. Era vero. Sulla copertina poss’oore i! protestantesimo avanzava.
M o'Tima mia che impressione! Passia11. a descrivervi la figura che abbiamo
u davanti. Una figura fatta a regola
Ci . 'e, arte che oseremmo definire sat tanto è lo spirito ecumenico che
l - nervade e che ha elevato al ruolo di
; l'ori alcuni imbianchini da strapazzo
1 rati da nobili sensi tutti cattolici
'sella copertina, dunque, lo stivale
li italia si stende color rosa marcio (il
c !ore delle rose sfiorite) nel mare verd.j-petrolio; a Nord, in direzione della
S vizzera, c’è un grosso polipo, o polpo
gigante, o piovra, tutto nero con la te■ ta a cupola e i tentacoli che si snodano minacciosi verso la penisola itana. Gli occhi, di un giallo fosfore' ente, guardano verso Roma. A Ro: a viene il bello. A Roma ci sono !e
c ¡avi e tl polipo le guarda allucinato
f. rchè non sono chiavi comuni, sono
, : . i :50tio il cappello. Così sopra Ro
n : ci sono le chiavi incrociate, sopra
l> chiavi c’è il cappello formato da tre
ca ipelletti che sarebbe il cappello del
papa, sul cappello c’è una striscia bianca che viene diritta dall’alto e credo signiiichi un raggio di luce e in cima
a ha striscia bianca c’è un piccione
bianco e sopra altre strisele bianche e
li il coso giallo e poi tutto un ventaglio
di cosette bianche che casca giù, sempre nei pressi di Roma, e il polipo nero. grosso, che sarebbe il protestantesimo che avanza, guarda tutta quella
roba sulle chiavi e certamente se continua a guardarla con quegli occhiacci
va all’inferno. Perchè è un polipo ignorante e non ha capito che in cima alla
copertina c’è il cielo e di lassù cade
tutta quella benedizione di raggi, di
penne, di luce sul cappello, sulle chia
vi, su Roma, centro del cattolicesimo.
Credete; quella piovra nera che
avanza ricorda proprio i mostri marini che conoscemmo in età felice sui
libri di Salgari e di Verne, mostri viscidi, insidiosi, sempre in agguato contro prede innocenti, velenosi, soffocatori, succhiatori di sangue con strisciante avidità dei loro tentacoli a mille ventose. Quella piovra siamo noi, sono i
nostri evangelizzatori, i nostri teologi,
i nostri colportori, le nostre Bibbie, i
nostri fratelli arsi sulle piazze, trucidati esuli, quella piovra è Calvino, Lutero, Ginevra.
Dicevano che Mussolini, quando
istituì la polizia segreta fascista volle
che si chiamasse QVRA, cioè PIQVRA senza la testa, quale cieco strumento di persecuzione e delazione; a
noi, i fratelli cattolici, la testa l’hanno
lasciata. Noi siamo una piovra intera
e questo, checché se ne dica, è un’attenzione tutta ecumenica.
* * *
Ho mostrato ad un amico cattolico
la figura del ’’suo settimanale”. E’ rimasto indignato. L’ho mostrata ad un
altro, idem. 11 terzo l’ha guardata attentamente, poi ha letto la didascalia.
« E’ una piovra » ha detto, « è il
protestantesimo che avanza ».
« Bravo », ho detto io, « ti credevo
più seemo ».
« Ma qui », ha soggiunto tatto fiero, « ci sono le chiavi di Pietro ».
« No », ho risposto io, « sono le
chiavi di suor Pasqualina, ma guarda
meglio quella macchia nera ».
« E’ una piovra, è il protestant... ».
« No » l’ho interrotto, « guarda meglio. E’ un tronco d’albero mozzato.
L’hanno segato alla base perchè teme
vano che salisse troppo in alto e facesse ombra sulle chiavi, sul cappello, su
Roma e su Ostia. Ma hanno dimenticato che questa quercia potente aveva
le radici. Profonde. Guarda ».
« Sono i tentacoli della piovra », ha
detto debolmente l’amico.
« No, sono radici che si snodano e
avanzano nel profondo della terra, affiorando qua e là per dimostrare la loro esistenza. Da secoli si nutrono e vivono così, penetrando nell’anima del
mondo, divise in molteplici diramazioni ma sempre unite al ceppo originario. Guarda qui su questo ceppo nero.
La 4" ixtg. di copertimi del n.
22 di ’’Famiglia Cri.manu”, la più
diffusa rivista cattolica ffnliana^
edita dalla Pia Società S. Paolo.
La didasctdia suona: ”11 protestantesimo avanza come una piovra”, l’illustrazione accompagna
un articolo. ”ll protestantesimo
in Itidia non lece molta breccia”.
spigolature di attualità
La vedi? c’è una croce. L'unica croce
di tutta la figura è qui. L’unico segno
della Fede in Cristo e nella Resurrezione l’hanno dipinta sulla fronte di
questa ’piovra’ che è invece un ceppo
secolare. Hanno creduto che una croce
non avesse importanza. E non sanno,
non sai tu, che se questa ’piovra’ avanza, nonostante le chiavi e il cappello.
c proprio perchè ha fatto della Croce,
soltanto della Croce di Cristo, il suo
vessillo e il suo scopo. Ti saluto, caro
’fratello separato’. Se vuoi incontrarti
cr,n me ti aspetto dalla parte della Croce. Ricordati però che le ’piovre’ non
abboccano, specialmente se all’amo
deU’ecumenismo ci attaccate, per esca,
le chiavi. Marco
.................
DISCUSSO DAL VATICANO II
Il problema
Scriflura - Tradizione - Magistero
--------------- -------j À.— wt Att f Û
Intervista con il Prof. O. Cullmann, ospite del
Concilio, sullo schema De Divina Revelatione
Il Prof. Oscar Cullmann, che ha
partecipato al Concilio fin dalla sua
prima sessione, come Ospite del Segretariato per l’Unione dei cristiani
ci ha concesso una intervista in merito al problema Scrittura - Tradizione - Magistero posto dal Concilio in
occasione del dibattito sullo' schema
De Divina Revelatione avvenuto dal
30 settembre al 6 ottobre scorso.
Domanda : Che cosa pensa del nuovo schema De Divina Reyelaticne,
confrontandolo con quello di due anni fa, intitolato De Fontibus Revelationis?
Prof. Cullmann; La schema attuale
rapnresenta un grande progresso rispetto a quello di due anni fa. Affermando che « Scrittura e Tradizione
sono fra di loro collegate» (inter se
connectuntur), lo schema attuale non
chiude le porte a futuri sviluppi. Ma
c’è di più; dn’altra porta viene aperta là dove lo schema dichiara che il
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 8 NOVEMBRE
Pastore Liberante Matta
DOMENICA 15 NOVEMBRE
Pastore Bruno Saccomani
magistero è al servizio della Scrittura
(Magisterium Scripturae ministrati.
Ma anche cosi, c’è un punto che ari
cora ci separa ; da parte cattolica la
Scrittura non è considerata come un
vis-à-Hs della Chiesa.
Domanda; Questo vis-à-vis esisteva
nei tempi apostolici?
Prof. Cullmann; No, non esisteva
nei tempi apostolici, ma esisteva nei
tempi post-apostolici. Perciò i rapporti tra Scrittura e Tradizione devono
essere definiti in modo diverso, secondo ohe si tratta della tradizione apostolica o di quella post-apostolica
Quanto alla tradizione apostolica, sottoscrivo a quel che dice lo schema;
inter se connectuntur, e pari reverenlia veneranda est ( dev’essere venerata
con pari reverenza). Ma questa parità
non e.sists per la tradizione post-apostolica.
Domanda; Che cosa l’autorizza a
fare questa distinzione?
Prof. Cullmann: Il significato della
iormazione del Canone. Non penso
qui alla composizione definitiva del
Canone, bensì, all’idea stessa del Canone e alle sue prime realizzazioni, av
venute intorno al 150 dopo; Cristo. Ne
conosciamo la causa storica. Era il
tempo in cui pullluiavano gli evangeli apocrifi. Alcuni di essi, all’inizio del
secondo secolo, occupavano nella tradizione vivente della Chiesa un posto
oiù grande che i nostri evangeli canonici. Penso soprattutto al Protoevangelo di Giacomo, cost importante per
il sorgere della mariologia. In quei
tempo, i libri che in seguito avrebbero
costituito il Canone, esistevano già,
ma non erano ancora Canone.
Domanda: In che senso sono mutati i rapporti tra Scrittura e Tradi
zione dono la formazione del Canone?
Prof. Cullmann : Nei tempi apostr'lici, i tesiimoni oculari, i testimoni
tout court e i rappresentanti del magistero (i dottori) erano le stesse peisone. Da ciò dipende l’unità tra Scrittura, Tradizione e magistero che vediamo in quei tempi. Invece, a parti
re daH’esistenza del Canone, i testimoni oculari e i ti stimoni tout court
non sono più le stesse persone. Sono
separati. Ecco perchè ormai c’è un
vis-à-vis della Scrittura nei confronti
della Chiesa. Creando il Camme, la
Chiesa stessa in un atto di umiltà ha
riconosciuto che la tradizione pos;apostclica e il magistero post-apostoIleo non sono più sullo stesso piano
della Scrittura. Dipendono sempre
l’uno dall’altro e in questo senso si
può ancora dire; inter se connectuntur, ma non si trovano più sullo stesse piano. La traaizione post-apostolica e il magistero post-apostolico sono
sottomessi alla norma della tradizione a,pO'Stolica fissata ormai nella
S crittura.
Domanda : Qual’è l’importanza del
Canone per la vita della Chiesa?
Prof. Cullmann; Nella misura m
cui la Scrittura è considera,ta come
una norma superiore alla Chiesa, uria
Riforma è sempre possibile nella Chie.
sa. La Bibbia è una norma dinamica.
Da un lato essa suscita il rinnovamento, dall’altro essa serve come criteric
per distinguere gli sviluppi legittinii
dalle deviazioni. Nella Chiesa post
apostolica e nelle sue tradizioni viventi opera lo stesso Spirito Santo che
opera nella Scrittura; ma lo Spirito
Santo è mescolato ad altri spiriti, che
sono una sorgente d’errore. Ecco perchè nella tradizione post-apostolica
della Chiesa ci sono anche delle tra
dizioni contrarie alla Bibbia. Per discemere il vero dal falso, la Chiesa
post-apostoilica non può essere essa
stessa giudice. Bisogna che la Scrittura sia per la Chiesa un. vis-à vis,
una norma superiore. Se non lo e,
un grande pericolo minaccia la Chiesa; quello di giustificare, considerai,
dole come tradizioni autentiche, tut
te le tradizioni ecclesiastiche che si
sono imposte ed hanno trionfato nel
cor.so dei secoli. Allora si ricorre alia
teoria delle verità contenute implicitamente nella Bibbia.
Domanda: Che cosa pensa di questa teoria?
Prof. Cullmann : Ci sono delle verità
che effettivamente sono coritenute in
rrodo implicito nella Bibbia. Ad esempio, la dottrina della Trinità.
Possiamo dire che essa è contenuta
nella Bibbia solo in modo implicito.
Ma i suoi elementi si trovano veramente nella Bibbia. Ci sono- Invece
nella tradizione vivente post-apostolica delle altre concezioni, come quella dell’Assunzione corporea di Maria
in cielo. La Chiesa cattolica ha posto
questa concezione sullo stesso piano
della Trinità ed ha proclamato che
è una verità contenuta implicitar
mente nella Bibbia. In realtà in questo caso non è la Bibbia che ha dato
origine a questa dottrina, ma si è cercato, a posteriori, di giustificare con
la Bibbia questa dottrina della tradizione. Senza voler ferire la fede dei
cattolici, devo dire che se l’assunzione corporea di Maria è davvero con
tenuta implicitamente nella Bibbia,
non vedo che cosa non può essere
contenuto implicitamente nella Bibbia! Devo ammettere ohe in questo
caso preferisco la teoria dei conservatori che affermano chiaramente ohe
l’Assunzione corporea di Maria non è
iiplla Bibbia. m.a nella Tradiàoiie.
Aggiungerei solo che si tratta di una
tra^zione sviata.
Domanda: Che cosa pensa della
funzione del magistero nella Chiesa?
Prof. Cullmann ; Quello che ho detto della necessità di sottomettere le
tradizioni post-apostoliche a un visà-i’is vale anche per il magistero postapostolico. Penso che la Chiesa abbia bisogno di un magistero, ma di
un magistero sottomesso a queste
vis-à-vis che è la Scrittura. La Bibbia deve certo essere interpretata
nella Chiesa, dato che lo stesso- Spirito Santo che ha ispirato la Scrittura è airopera nella Chiesa. Ma aiiche qui, se non c’è questa sottemissione, il magistero diviene una sorgente di errore più pericolosa che se
non c’è affatto un magistero. Il Concilio attuale non ha forse implicitamente riccnosciuto questo, dato che
evita di fissare dei nuovi dogmi, di
fare dei dogmi una norma uguale alla norma della Scrittura? Quello che
ho detto dell’assenza di una sotto
missione della -Cìiiesa alla Scrittura,
come a un vis-à-ris, a una norma superio-re, ,si applica alla teoria cattolica. in pratica, infatti, la Chiesa cattolica si è spesso sottomessa alla
Bibbia Ci si potrebbe domandare se
I attuale Concilio, col suo desiderio
di rinnovamento, non è ispirato, in
uliima. analisi, da una sottomissione
pratica alla Bibbia.
Domanda: Sul piano ecumenico, a
che punto è il dialogo sul problema
Scrittura-Tradizione?
Prof. Cullmann: Il dialogo sul pro
blema Scrittura-Tradiziione sta facendo dei progi’essi, se da parte protestant.c riconoscessimo fi valore della tradizione vivente nella Chiesa e
il valore di un magistero e se da parte cattolica si ricc-ncscesse la Scrittura
coin'e norma superiore alla Chiesa.
Domanda ; Che cosa pensa del « Sola Scriptura » dei Riformatori?
Prof. Cullmann: Sostituirei la formula « sola Scriptura » con la fonnula « Scriptura, Traditio, Magisteiium,
sed Scriptura sola norma superior».
(Scrittura, Tradizione, Magistero, ma
la Scrittura è la isola norma ultima).
Domanda: Che cosa pensa del capitolo 6 dello schema, sul « Posto della Scrittura nella vita della Chiesa ».
Prof. Cullmann: Vorrei sottolineare, in modo particolare, l’importanza ecumenica che attribuisco a questo capitolo. Ci sono qui delle affermazioni che ci avvicinano compietamente nel nostro atteggiamento nei
confronti della Bibbia. Troppo spesso da parte cattolica si è detto che
la Bibbia sarebbe una lettera morta,
mentre solo la tradizione sarebbe vivente. Ma nel paragrafo 24 dello
schema leggiamo questa frase meravigliosa; «Nelle Sacre Scritture, il
Padre che è nei cieli incontra costantemente i suoi figli e si intrattiene
con essi ».
Quest’intervista, a cura del Past. Paolo
Ricen, è stata pubblicala sul n. 19 (29-101964) del Bollettino dell’ufficio Stampa e
Informazione del Consiglio Federale delle
Chiese Evangeliche d’Italia.
Il cappello
che noi portiamo
Il rampollo ha rilevato, seccamente, che
la minestra è alquanto salata e i suoi genù
tori si scambiano uno sguardo preoccupato.
Il padre, dopo il desinare, tornerà al suo
lavoro; la madre resterà in casa col figlio.
Ad una certa ora, egli le dirà che ha voglia
di fare quattro passi, o di recarsi dal compagno per farsi aiutare nella versione di latino, e lei non potrà opporsi. Ma se invece dei
quattro passi o dello studio, il ragazzo —
con l'animo esacerbato per la minestra salata — andasse alla stazione, salisse su un
treno qualsiasi, e scomparisse per qualche
tempo? 0 — quale pensiero! — se fosse
spinto ad una azione malvagia; non si sa
mai, uno ^’scippo”, una rissa, oppure...
Con tutti i fattacci che rendono orripilanti
le cronache dei giornali, non si può mai
prevedere che cosa ci riserbi il futuro; oggi
le sorprese possono essere davvero sconcertanti. Si va alVufficio postale, o alla banca, per
una banale incombenza, e ci può capitare
di essere costretti a metterci con la faccia
contro il muro e le mani in alto. Oppure,
si riceve un pacchetto. Ma che bella sorpresa!
Contiene una bottiglietta. Queste società
commerciali ne spendono fior di quattrini
per lanciare i loro prodotti! Si beve il liquido contenuto nella boccetta e si è spacciati.
Si apre la portiera della macchina e —
¡jmnl — si salta in aria con la velocità di
un cosmonauta; si apre la porta della cantina e ci si trova davanti a qualcuno che penzola da una trave; si torna a casa, contenti
di passare qualche ora in famiglia, e un
marmocchio armato di cerbottana ti scaglia
una freccia che se si limita a infilzare un
lembo del soprabito e già una cosa meravigliosa.
Nei tempi che furono, le signorinette, per
una delusione d’amore, ricattavano il proprio
damo o i congiunti, sciogliendo in un bicchiere alcune capocchie di fiammiferi; dopo
la lavanda gastrica tutto finiva in lacrimucce
e sbaciucchiamenti. Oggi un espediente simi
le indurrebbe il prossimo al dileggio; se veleno deve esserci, ce il curaro, come era
d’uso nei romanzi di salgariana memoria
Il segno visibile dello slittamento delVuomo verso una evoluzione alla rovescia (altro
che il transformismo di Teilhard De Chardin! ) è dato dal cappello che noi portiamo;
da quello a larghe falde, abbondantemente
documentato dalla iconografia giolittiana, siamo passati alVattuale minuscolo copricapo da
bertuccia.
Dobbiamo convenirne: Anche se si vola
nella stratosfera, siamo diventati tutti microcefali, Alberto Guadalaxara
Napoli - Vomere
— La comunità vomerese ringrazia il candidato Bruno Beffion .per il suo lavoro durante il (periodo e®tiv-o, e gli augura die il
Signore continui a guidarlo nel couiipimento dei suoi studi e nel suo futuro ministero.
— Domenica 4 ottobre, ha avuto luogo
il Culto di apertura del nuovo anno ecclesiastico. La Chiesa si è radunata compatta
intorno alia Parola del suo Signore ed aU-t
Santa Cena. Chiediamo al Signore di vo
lersi ancora servire di noi per la testimi.nianza del suo Evanigelo in questa parie
della città, e di darci ogni giorno per questo l’aiuto e la forza del suo Spirilo.
— Due novità: La prima è che, dalla
prima domenica di Novembre all’ultima di
Avvento, sarà tenuto, in via sperimentale,
un Cullo anche la domenica sera alle 18,30
Esso non va consideralo come una « seconda messa », quasi che ascoitame oue abbia
a più valore » che ascoHlarne una sola. Si
tratta di una opportunità offerta a coloro
Cile SGqo impossibilitati a partecipare al
Culto delia mattina; a quelli che non possono presenziare allo studio biblico settimanale (ogni settimana il culto e lo studio
avrauno lo stesso testo,) ; ed è infine per
tulli l’occasione per invitare parenti ed ami
ci a partecipare una volta tanto al Culto in
Chiesa evangelica.
La seconda c che si è costituita, nelL se
ronda quindicina di ottobre, TUnione Femminile. Ci auguriamo che tutte le signore
c le signorine della comunità non faranno
mancare il loro ccntributo di presenza e di
collaborazione.
— L’Unione Giovanile ha avuto il suo
avvio sabato 10 ottobre. La prima seduta è
stata una serata elettorale. Il Seggio è risultato composto da Italia Onorato, Anita Pevlonel e Wandr Poli. Sono anche stati eletti
i rappresentami della nostra Unione per il
Gruppo resimnsabili del CEGEN.
— 11 10 giugno è sitato battezzato, nell-i
ilinica Ruesh, il piccolo Siro Grassi, di
franco e di Gabriella Aubrj. La grazia di
Dio sia con lui ed i suoi genitori.
— Il 16 agosto, durante il Culto, è stato
confermato il catecumeno Vittorio Porreca, al quale il Consiglio dà alto di una bella
professione di fetie. Lo segue il pensiero di
tutta la comunità nella sua lesidenza della
Maddalena (Sardegna), dove ha cominciato
il .suo servizio militare in Marina.
— 11 lo ottobre, nella clinica Villa Cin.
zia di hoccavo, è nata Sabrina Cinzia di
Giulio e Tina Monterosso. Il Signore benedica questa famiglia.
POMARETTO
Domenica 8 novembre il culto sarà presieduto dal Past. Cipriano Tourii e nel pomeriggio la Sig.ra Touni terrà una conferenza alle sorelle di chiesa nella Cappella di
Perosa, alle 14,30.
Ricordiamo le riunioni seguenti : sabato 7
alla Paiola, mercoledì 11 ai Maurini (casa
Geom. Rostan).
4
1»ag. 4
N. 44
6 novembre 1964
— Donvenica 25 ottobre il nostro cullo è
stato presieduto dal Pastore sig. Edoardo
Micol che ringraziamo per il messaggio.
Nel corso del nostro culto del 25 ottobre
è stata presentata al battesimo la bimba
Geymonat Gisella di Aldo Isaia e Mondon
Graziella (Campi). La grazia del Signore
accompagni sempre la bimba e i suoi cari.
— Sabato 24 ottoibre nel pomeriggio una
squadra di volonterosi, rappresentanti la nostra Unione Giovanile, attraversando in macchina i colli del Sestriere e del Monginevro
nella tormenta di neve, si recava a Saint
Véran colà invitata dai giovani della località. Non mancarono durante jl viaggio le
peripezie; ma superando le varie difficoltà
giungemmo verso le 22 presso i nostri ospiti che ci-accolsero calorosamente e coi quali fratemizzammc durante la serata intorno
alle caldarroste portate da Bobbio. Dopi,
ver dormito nella « ferme » del sig. Gentil
trasformata in rustico hôtel dotata di riscaldamento centrale e con acqua corrente calda e fredda nelle singole camere, la mattina
seguente, verso mezzogiorno ripartivamo
alla volta di Bobbio percorrendo la magnifica Valle del Guii e successivamente la
Valle di Su sa riconoscenti al Signore ed ai
nostri ospiti per le belle ore che avevamo
potuto trascorrere insieme. Speriamo che in
tal modo un saldo contatto, íuscettibile di
interessanti e fecondi sviluppi, si sia stabilito tra i giovani di Bobbio e quelli di Saint
Véran, in Val Qtiéyras; comunque asipeCtiani'j senza fallo quei giovani a Bobbio l’autunno prossimo !
— Rivolgiamo un (pensiero di simpatia e
un affettuoso augurio ai nostri fratelli Stefano Pontet del Pidone e Favait Stefanino
dei Giraudinis ricoverati rispettivamente il
primo all’Ospodale Agnelli di Pinerolo in
seguito ad incidente occorsogli durante il
lavoro ; lil secondo all’oispieidale Ptfilncipe
Amedeo di Torino in seguito a malattia infettiva. Speriamo di rivederli presto in seno alle lorc famiglie.
— Le no.stre attività riprenderanno tutte
con domenica 8 novembre nel corso di un
cullo nel quale celebreremo insieme la Santa Cena e ricorderemo il significato della
Riformia Protestante del XVI secolo.
Il Siigncre ci guidi t ci ispiri onde ciascuno in questo tempo di ripresa (senta vivo il senso della sua responsabilità e serva
con gioia e con impegno il Signore nella
sua Chiesa. c. a.
— Nel quadro delle attività ecclesiastiche
e liturgiclie segnaliamo due battesimi: quello di ErrV'o Fi' omena il 21 giugno e que'lo
di Abatangelo Anna Maria il 9 agosto.
— Ricordiamo ipure che il 29 giugno chiuse la sua giornata terrena la nostra sorel'a
Morea Maria in Bellaipianla, circondala da'l’affetto dei suoi c da quello di tutta la coli: un ita.
— Il 25 ottobre infine è stata una gioinata radiosa per Elio Scarano e Ida Testa
j qnali corcnarono il loro sogno d’amore
pronunziando il solenne « SI » olla presenza del Signore, della comunità compatta e
d; una folla di amici convenuti nell’Oratorio arlisticamerne addobbato.
— Durante il periodo estivo nella breve
assenza del! Pastore per due domeniclie il
pulpiito fu tenuto dal collega Leila della
(.hiesa Battiista di Barletta e dal prof. Nico
Pantaleo dj Bari. La comunità li ringrazia
per gli editìcaitti messaggi.
-- Alla ripresa delle attività la comunità
51 è stretta cor. rinnovato impegno attorno
alia f.miiglia del Pastore die quest’anno è
presente a Cerigliela non solo la donioiii.a
ina per alcuni giorni deilla settimana.
— Nel quadro delle attività sociali segnaiianio rapertura delTAsilo il 1® ottobre con
una frequenza di 30 bambini cbf abbiamo
affidalo ad una giovane maestra giardiniera
sig.na Gisario Ripalta proveniente da una
famiglia simpalizzaute, coadiuvala da Anna
Errico e da Paalina Magnifico per la mensa.
Il Laberatorio in maglieria, dopo un periodo difficile per mancanza di lavoro ha
ripreso il suo normale ritmo sotto la solerte ed amorevole guida deUa noistra sorella
forcella Maria.
Desideriamo ringraziare i nostri fratelli
cerigiiolani residenti a Milano elio per iniziativa del noislro ex Anziano Nicola Scarano colà residente hanno voluto dimostrarci
il loro affetto inviandoci una generosa offerta a favore delll’Asilo.
IG. E. C.)
La piccola rivista mensile
per i ragazzi delle Scuole Domenicali
f#T »
L'Amico dei Fanciulli»
Tratta argomenti bibUci, informativi
contiene racconti, giochi, quesiti ecc.
AbbonEmento annuo L. 750 — Estero L. 1.000
Amministrazione; Libreria Claudiana, Via Principe Tommaso 1 — TORINO — c.c.p. n® 2/21641.
VILLAR PELLICE
SAH SECOHDO
Matrimoni. — In questi ultimi tempi sono
stati celebrati nel nostro Tempio, i seguenti
matrimoni: Barai Walter (Inverso Pinasca)
e Ruhis Pierina (Porte) PII ottobre; Gallian
Valdo (San Germano) e Gardiol Bruna (Cavoretto) il 25 ottobre; a Villar Pellice il 17
ottobre si sono sposati Ricca Ferruccio (Brusiti) e Chauvie Silvana e a San Germano il
31 ottobre Gardiol Ferruccio (Cianbeirè) c
Paletto Bruna.
A questi nuovi focolari che si sono costituiti fuori della nostra parrocchia rinnoviamo Taugurio di una lunga vita sotto la benedizione del Signore.
Battesimo. — Domenica 25 ottobre, durante il culto, è stato amministrato il sacramento del battesimo a Gardiol Franco di Alfonso e Ribet Alice.
Il Signore accompagni con la Sua grazia
questo bambino ed aiuti genitori e padrini
affinchè mantengano le promesse fatte.
— Domenica prossima 8 novembre, verrà
celebrato un culto di rendimento di grazie
al Signore per i molteplici doni che continuamente ci offre.
— Il 16 ottobre, nelle prime ore del mattino, ha terminano la sua corsa terrena il
nostro fratello in fede Gaydou Pietro AlbertOy di anni 57, del Contro-Sabbione. La
chiamaiLa gli è giunta in maniera quanto
mai inattesa e improvvisa. Egli aveva appena salutato le sue figliuole le quali partivano per il lavoro quando un improvviso malore lo coglieva e pochi istanti dopo era la fine. La notizia della sua scon\parsa ba imipressionato e ratttristato tutti. Lgionno del suo funerale i villaresi sono ac
corsi in grande numero a porgergli Pestre
ino saluto ed a testimoniare dell’affetto e
della stima di cui era circoodato.
Pochi giorni dopo, il 26 attobre, il lutto
entrava un ’altra volita ancora in un’allr i
famiglia della nostra comunilià. Mentre ='
accingeva a riprendere la sua giornata la
nostra sorella in fede Charbonnier Susanna
di anni 71, di Ciavignal, era anche lei in un
istante chiamata a salire più in allo. La
sua salute non era stata perfetta nel corso di
questi ulitimi mesi, ma si sarebbe detto clic
si addasse verso il meglio. Invece era stati'
disposto altrimenti in Alto ed essa si è
tranquillamente e serenamente addormentata nel suo Signore. Anche a lei i villaresi
Iranno espresso il loro affetto e la loro considerazione iiìterveiìendo numerosi — malgrado il tempo pessimo — al suo accompagnamenito funebre.
Ài familiari rinnoviamo l’espressione del
IIIIIIIIIIMIIIIIMIIIII
Un fratello-amico lascia Milano
Saliito al Paatore^Alliei'to Ribet
Domenica 11 ottobre, nei locali della chiesa di via Francesco Sforza in Milano, i fratelli valdesi si sono riuniti intorno al pastore
dr. Alberto Ribet che dopo 14 anni di ininterrotto ministero lascia la nostra città per
prestare la sua opera presso la cousorella
chiesa di Pisa. E’ stato un trattenimento caratterizzato dalla più spontanea e cordiale
partecipazione, dal vivo rammarico per la
partenza del fratello Ribet, un fratello-amico
a noi caro.
Hanno parlato, per l’occasione, il prof.
Peyronel a nome della Tavola Valdese, il
prof. Rollier per la comunità di Milano, il
signor Vidossicb per il Consiglio di Chiesa,
il dottor Rebeaud quale coadiutore; tutti
ringraziando il nostro pastore per l’opera
svolta e ricordando una volta di più le sue
ottime qualità.
Il pastore Ribet con parole semplici ma
di profondo significato ha risposto, e ha
messo in rilievo un particolare di grande
importanza, che cioè non è l’uomo che conta, ma il pastore; non soltanto il valore delTindividuo ma l’autorità pastorale della quale è investito e per la quale guida e dirige la
vita di una comunità religiosa.
Questo, tuttavia, non diminuisce la « personalità » del fratello Ribet. Gli anni che
egli ha trascorso in mezzo a noi sono stati
una serie di attività e di iniziative notevoli
che hanno richiamato l’attenzione degli ambienti estranei alla nostra Chiesa, ambienti
dove egli ha goduto di grande stima e considerazione. Mi sìa permesso a questo proposito
ricordare un episodio di tre anni fa. Per un
settimanale milanese a grande tiratura dovevo effettuare un’inchiesta su un’importante problema politico-sociale. Avevo stabilito
una serie di interviste con alcune note personalità del mondo intellettuale e giuridico ;
avevo inserito tra quelle anche un pastore
evangelico. Mentre per gli altri personaggi la
direzione del giornale mi lasciò libero di intervistare chi volevo io, per il pastore evangelico ebbi l’ordine di intervistare il pastore
Alberto Ribet. La direzione, che ignorava la
mia fede religiosa, si fece premura, cc ingenuamente », dì fornirmi anche l’indirizzo di
casa.
Ora il « nostro » pastore ci ha lasciato e
ha lasciato in mezzo a noi un grande vuoto.
Egli non era per noi soltanto il pastore della
Parola, era la persona che ogni domenica,
dai punti più lontani di questa città sempre
più caotica e più vasta, ci riuniva nella nostra chiesa di via Francesco Sforza. Di noi
sapeva tutto. Da tanti anni aveva sorriso con
noi, pianto con noi, sperato e pregato. Chi
lo ha avuto vicino nei momenti del dolore
non può dimenticarlo.
Noi gli chiediamo scusa se il nostro fervore e la nostra partecipazione non sono stati
sempre come avrebbero dovuto essere. Gli
chiediamo scusa per tutte le volte in cui lo
abbiamo deluso, per i suoi appelli non sempre ascoltati. Ma lui sa che gli abbiamo voluto bene. Che abbiamo « creduto un pò di
più » ascoltando la sua parola.
E resteremo sempre, con il nostro sincero
affetto, vicini a lui, alla sua gentile compagna, signora Nerina, cosi altamente dotata
di bontà e di comprensione, ai suoi figli, nostri simpatici amici.
Questo volevamo dirLe, pastore Ribet.
Quando nella chiesa di Pisa, al termine del
culto i nostri fratelli evangelici Le si affolleranno davanti per salutarLa, noi tutti, come per tanti anni abbiamo fatto, saremo con
loro, presenti in spirito, a stringerLe la mano, riconoscenti e memori. E Lei, continui,
fratello Ribet, a pregare per noi. Marco
nostro fraterno affetto e della nostra oliuarielà cristiana.
— Nel nostro tempio, circondali da numerosi parenti ed amici, sono stati uniti m
matrimonio: Pècca Ferruccio {S. secondo)
r Rivoira Silvana (Garin); Bounous Ugo
(Torre Pellice> e Gönnet Elena (Besse).
A quetstj spoisi che stabiJiisco.no la loro
resi danza a Villar Pellice i orimi, a Torve
Pellice i secondi, i nostri migliori voli
pei una lunga vita in comune vissuta sotto
allo sguardo del Signore.
- Due nuovi piccoli ospiti sono giunti
ad aumentare la nostra famiglia villarese.
Essi sono : Noemi, di Paolo e Irene Michelin Salomon (Garnier) e hma, di Giovanni
Pietro e Suse Ita Puy (Subiasco).
Porgiamo loro il nostro cordiale saluto
di benvenuto. Ai loro .genitori le nostre felicitazioni.
— Ha avuto luogo la sera del 17 oitohre
rinaugurazione del nuovo aranonium.
Dopo ima breve parte religiosa presieduta dal Pastore e il messagigio del Presidente della Commissione del Canto Sacro Pastore Sig. Aimc, l’Assemblea si è unita nel
canto di un inno, accompagnata dal nuovo
slrumenlo ; sono seguiti l’esecuzione di ab
cimi brani musicali da parte deli M» Pro*.
Corsami e alcuni cori cantati dalla Cerale.
Cogliendo l’oocasione il Pastore ha pure
espresso ai due organisti, Signora Cecilia
Ciesch e Sig. Paolo Frache, la viva riconoscenza delUa Comuniià per la loro prezicsa
opera in favore dell'la Chiesa.
Siamo molto riconoscenti al Pastore Sig.
Alme e al M® Prof. Cor sani e diciamo un
grazie mollo vive a tutti coloro che ci hanno aiutato a raggiungere lo scolpo: alla Corale anzitutto e a tutti i donatori vicitìi t
lontani.
— La Comunità è grata al Pastore Sig
Emilio Ganz e al Sig. Dino Gardiol che
le hanno portato il messaggio della Parola
del Signore presiedendo riispettivamento il
culto di domenica 25 ottobre e di domen*'ra 1» novembre.
— Alcuni nostri fratelli e sorelle hanno
dovuto ultimamente essere riicoveratì 'n
ospedale. Alcuni sono già torniati alle loro
rese e sono in convalescenza, altri sono ancora lontani. Domandiamo al Signore di
voler vegliare su loro tutti e di fare in modo che possano riprendere molto presto, e
completamente risitabiJiti, il loro posto nelle loro famìglie. Giunga pure a tutti loro
il nostro più fratemu saluto insieme ai nostri auguri migliori.
SUSA - COAZZE
— AW’Inig. sig. Ekibensiein e famigli.i
tiianio il cordiale benvenuto nella Comu
nilà di Susa dèlia quale è entrato a far parte.
— Ringraziamo cordialmente i fratelli
sig. Toma.ssone di a.ver presieduto il Culto
domenicale a Susa e a Coazze ed esprimiamo loro le noi.5tre condoglianze per la dipartita, all’Ospedale di Torre Pellice, di
un loro zio.
— Siiupatizziaimo con la nostra sorella
Eugenia Sibille della Chiesa di Susa per la
morte dj suo marito deceduto dopo lunga
malattia in età avanzata. « L’Eterno è il difensore delle vedove », ci ricorda la Sacra
Scrittura.
— A Susa è stata battezzata Garin Brigitte Eiubenstein, e a Guazze Miriam Fiorin
di Umberto e di Alba Giacone. Voglia il
Signore benedire i genitori e far crescere
le bimbe in sapienza, in statura, in grazia
davanti a Dio e davanti agli uomini.
note LITURGICHE
Dipartenze. — Nuovi vuoti si sono fatti
nella comunità in questi primi mesi del1 anno ecclesiastico; alcuni di essi particolarmente sensibili per la vita della Chiesa. Ricordiamo con emozione e con riconoscenza
coloro che il Signore ci aveva dati e che ha
ripreso con Sè. Rosa Cecilia Tourn, detta
Magna Lidia, di Mourcious, caratteristica figura di donna valdese, fiduciosamente ritornata al suo Dio, il 28 luglio, in età di 88
anni. Emanuele Beiix, dipartitosi da noi, il
6 agosto, in età di 66 anni. Vice-presidente
e avveduto amministratore del nostro Asilo
per Vecchi, che molto gli deve per il notevole ammodernamento raggiunto nella propria attrezzatura assistenziale. Paolina Matilde Davit ved. Besson, indimenticabile, mite figura del nostro piccolo mondo valdese,
attaccatissima alla sua chiesa e alla sua valle dove amava ritornare e dove con assoluta
fiducia nel Signore della vita, circondata dal
grande affetto della figlia Malvina, ha concluso la sua giornata terrena, la domenica
23 agosto alla bella età di 93 anni. Giulia
otalle ved. Malanot dei Malanot, dipartitasi
dai suoi cari, dopo lunga paziente sofferenza,
il 7 settembre, in età di 74 anni. Luisa Rivoira ved. Arnaldo Bensì improvvisamente
richiamata dal Signore, ;1 14 settembre in
età di 62 anni. Tre settimane prima essa
aveva assistito con gioia al culto presieduto nel nostro tempio dal figliuolo Piero, pastore della Chiesa Battista di Firenze. Giacomo Bruno-Franco, originario di Bagnolo
Piemonte deceduto all’Ospedale di Luserna
il 14 ottobre in età di 79 anni. Enrico Roland da Torre Pellice, infermo da lungo
tempo ed ospite del nostro Rifugio <c Re C
Alberto», deceduto il 23 ottobre in età di
79 anni. Oscar Benech, già albergatore agli
Anali, da poco stabilito nella sua nuova casa, vi ha serenamente ricevuto la suprema
chiamata, il 28 ottobre in età di 74 anni.
Alle famiglie provate da queste dolorose
separazioni, lidiciamo la nostra fraterna solidarietà nel dolore e nella speranza cristiana.
Nuovi focolari. — I nostri rinnovati auguri
agh 11 focolari che si sono formati fra noi
in questo primo periodo dell'anno ecclesiastico. t erruccio Benech e Fernanda Gaydou
il 6 giugno; Enrico Sibille da Torre P é
EUh Giachero, il 29 giugno; Giulio Malan
e Sdvm Bonnet, il 18 luglio; Alberto Malan
e Lima Mourglia l’8 agosto; Renato Armaiid
Hugon da Villar P. e Irma Ricca, il 10 agoChiavia e Susy Gay, il 28 agosto;
Lho Ugketto Monfrin e Teresanna Pivato, il
27 settembre; Gianfranco Parise e Paolina
Malan, il 28 settembre; Giuseppe Ebanucci
e Ahuo Pons, il 3 ottobre; Bruno Gaydou e
Margherita Beri, il 10 ottobre; Riccardo Bonjour e Franca Gaydou, ITI ottobre.
Battesimi. Bimbi che hanno ricevuto,
in questi mesi nei nostri due templi, il segno del battesimo cristiano: Walter Roman
di Silvio e Franca Salvagiot; Danielle Henriette Benech di Valdo e M. Luisa Malan;
Giorgio Culasso di Egidio ed Elena LongLuca Peyrot di Giovanni e Wanda Meynet;
Roberto e Nadia Durand Canton di Giorgio
e Mirella Mourglia; Silvana Gaydou di Rinaldo e Laura Pons; Ivo Avondet di Renato
t Gioigetta Giusiano; Daniele Roberto Bellora di Alberto e Marcella Peyrot; Silvio Benech di Francesco e Maria Benso; Walter
Ribet di Gino e Liliana Cougn; Laura Durand di Onorato e Maria Ribotta; Monica
Forneron di Mario e Jolanda Boulard.
ANNUNZIO. — Sabato 14 novembre alle
ore 20,30, nella Sala Albarin, il nostro giovanile complesso corale terrà una audizione
familiare cui invita cordialmente, fin da ora,
tutta la Comunità. Ingresso libero. Colletta
a favore delle opere della Chiesa. /.
io in ìeiTa Santa
Si ricorda ai membri di Chiesa che,
come a suo tempo comunicato ai pastori, il sottoscritto pensa organizzare
nell estate (luglio) 1966 un viaggio in
Terra Santa della durata di circa 25
giorni, viaggio compreso. A tale viaggio venivano invitati anche i membri
d' Ciiiesa. Per ovvie ragioni il numero dei partecipanti non potrà eccedere la capienza di un autobus, come
pure non saranno ammessi bambini
Il prezzo provvisorio è stato calcolato
m circa L. 150.000 a persona, ove ciascuno dovrà naturalmente essere fornito di un ce¡#ío denaro da tasca. I
membri dì Chiesa per essere ammessi
covranno presentare una raccomanda
zione del loro Pastore. Per informazioni rivolgersi al Prof. Alberto Soggin
via Pietro Cossa 42, Roma (632), che
Spedirà ai riohiedenti un programma
contenente istruzioni
J. Alberto Soggin
Il fratello, le sorelle e parenti tutti
del compianto
Ferdinando Reynaud
sentitamente ringraziano quanti hanno pre.so parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare rivolgono al Pastore sig. Enrico Geymet, al personale del Ricovero Cottolengo di Pinasca, alle famiglie Giustetto e Bounous dell’Inverso Pinesca.
Inverso Pinasca, 27 ottobre 1964
La moglie, la figlia adottiva e i cong'unti, sensibili alle numerose prove
di affetto e di simpatia avute in occasione della dipartenza del loro caro
Gustavo Armand-Bosc
di anni 70
mutilato di guerra
ringraziano sentitamente il dottore
sie- Gardiol, il pastore sig. Sonelli; i
■■igg Giacomo e Dario Eynard, Luigi
Janavel e Vittorio Vemé, che furono
di tanto aiuto; gli inquilini e i vicini
di casa; la raranresentanza dell’Associazicne Mutilati intervenuta con bandiera, e tutti colo.ro che vollero onorarne la memoria accompagnandone la
salma alTultima dimora.
Torre Pellice (Santa Margherita)
28 o.ttobre 1964
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 17.5. 8-7-196(1
fip. .dubaipina s.p.a. - Torre Pelliee (T';
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