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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
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Anno IX - numero 8 - 22 febbraio 2002
■EDITORIALI
ne skilim
di GIOVANNI LOMBARDO
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■ BIBBIA E ATTUALITÀH
CIÒ CHE PASSA
E CIÒ CHE RESTA
«La parola del Signore rimane in
eterno»
I Pietro 1, 25
Anche se è difficile cogliere le
svolte storiche daH’interno, non
è retorica affermare che stiamo vivendo grandi cambiamenti. L’il settembre ha rivelato la portata di un
disordine planetario che può riversarsi improvvisamente sul quotidiano; l’euro manifesta il risvolto quotidiano di una rivoluzione economica;
nel nostro paese sembra avviarsi a
cambiamenti significativi, benché
non sempre rassicuranti, dalla giustizia alle relazioni aziendali, alle pensioni, alla scuola. E se la grande storia del mondo è in pieno movdmento, la vita quotidiana di ciascuno di
noi non è da meno. A fronte di questo fiume di eventi, l’agenda delle attività della comunità cristiana sembra scandita da ritmi sempre uguali a
se stessi. II contrasto tra il convulso
svilupparsi degli eventi del mondo
«reale» e la monotonia, almeno apparente, della vita ecclesiastica può
suscitare disagio, come se quest’ultima scorresse «accanto» all’esistenza
«vera», la quale è intessuta di cose,
fatti, pianti, gioie e non solo di parole, per quanto solenni. Ma è anche
possibile leggere tale contrasto da un
altro punto di vista. Le sempiterne
attività ecclesiastiche hanno un centro: sono un tentativo di proclamare
la parola del Signore. Il rischio che
tale tentativo passi accanto alla quotidianità senz.a intercettarla è reale,
ma esiste anche la po.ssibilità che lo
Spirito di Dio si renda presente nel
ciclico ripetersi delle nostre piccole
cose assumendole al proprio servizio.
POTREBBE accadere, allora, che
l’ascolto della parola di Dio ci
renda vigilanti nei confronti di mutamenti storici e politici che non necessariamente rendono la vita più urna
na; scettici nei confronti di promesse
a buon mercato, critici nei confronti
della demagogia. Non sono necessarie, per questo, prediche politicizzate
0 audaci attuali/.zazioni. Il testo biblico in se stesso insegna a distingue
re il Dio vivente dagli idoli muti, il
vero profeta da quello falso e, anche,
il politico responsabile dal demago
go. Potrebbe accadere, anche, che
lascolto della parola getti una luce
inattesa sulle nostre vicende individuali e familiari, che spesso ci appaiono indecifrabili. Che ci aiuti a
Vedere, per esempio, che qualche volta le nostre parole e i nostri gesti che
vorrebbero aiutare arrivano a desti
nazione. L’ascolto della parola porta
con sé anche la scoperta del fatto che
ad altri importa eli noi, dei nostri
guai, delle nostre debolezze, e che c’è
è disponibile a investire per noi il
bene forse piii prezioso, il tempo
TNSOMMA, non voglio difendere
a buon mercato la staticità reale o
apparente della vita di una piccola
t^omunità, bensì tentare di leggerla
nella prospettiva della fede: nel gene
tale rivolgimento della storia e delle
tiostre vite, «la parola del Signore ri
mane in eterno». Se fos.se vero e se le
nostre attività .sempre simili a se stes
volessero dire questo, la nostra
^aistenza di servitori «disutili», come
tceva la vecchia Riveduta, riceve
t^bbe la promessa della quale vivere.
Lulvio Ferrario
RIO DE LA PUT/
Il Sinodo delle chiese valdesi
di OSCAR GEYMONAT '
IBJVniSTI
Il futuro del Villaggio della Gioventù
diANNAMAFFEI
■ECO DELLE VALLI
/ distretto: chiesa e territorio
di INES PONTE!
La visita in Argentina del moderatore della Tavola valdese, pastore Gianni Genre
La speranza oltre la rabbia
In tutti i settori della società si chiede pane, lavoro e la cacciata della classe politica
Le chiese sostengono la protesta ma sono impegnate anche a coltivare la speranza
GIANNI GENRE
Buenos AIRES, un mattino caldissimo di due settimane fa. Lunghi elenchi di nomi tappezzano le pareti piene di grandi dossier che contengono il senso dell’esistenza delle
migliaia di giovani che si opposero
alla dittatura argentina del 1976.
Quelle vite spezzate, più di trentamila, sono state ricostruite, per quanto
sia possibile, perché ne rimanesse
traccia, perché fosse possibile rivendicarne quella concretezza che il disegno criminale di una violenza di
stato ha cercato di negare loro. Quelle migliaia di giovani vite, che hanno
trovato nel Rio de la Piata una tomba
inesistente, non hanno mai ricevuto
giustizia, né si sa nulla di parecchie
decine di bambini e di bambine che
sono nati durante la detenzione delle
loro mamme, prima che anche queste sparissero inghiottite dai flutti.
Oggi hanno 22-25 anni e vivono nelle
agiate famiglie degli ufficiali militari,
inconsapevoli delle loro origini.
Lasciando gli uffici del Movimento
ecumenico dei diritti umani, dopo
aver ascoltato le acute analisi di chi
vi lavora sulla situazione drammatica che l’Argentina sta vivendo in
questi mesi, ci avviamo verso la Plaza de Mayo, per assistere alla manifestazione, ormai quotidiana, di una
popolazione argentina allo stremo.
La prima persona che incontriamo è
proprio una «abuela», una nonna di
Plaza de Mayo, una piccola donna
dagli occhi miti e determinati che da
25 anni vuole sapere dove sono state
torturate e fatte sparire le sue due
sorelle: la più giovane era incinta di
otto mesi, e non si rassegna all’idea
di non poter incontrare, un giorno,
quel nipote o quella nipote di cui è
certa dell’esistenza. Anche solo per
pochi minuti, ma sufficienti a restituirgli la sua identità.
Ci spiega che il suo movimento,
caratterizzato dalle tre parole per cui
si battono, «memoria, verità e giustizia», si trova oggi in prima fila in questa nuova stagione di proteste. Senza
il timore di usare termini impegnativi, parla del nuovo genocidio a cui
l’Argentina e il mondo stanno assistendo. Ogni tre minuti, in Argentina, muore un bambino per cause legate alla sottoalimentazione e alla
miseria. Le cause le conosciamo: la
Segue a pag. 8
Ruolo per gli insegnanti di religione cattolica
Un privilegio scandaloso
Il governo Berlusconi ha deciso di
violare apertamente l’art. 3 della Costituzione che esclude discriminazioni in base alla fede religiosa. Infatti, approvando il disegno di legge
(che dovrà quindi passare dal Parlamento) di immissione in ruolo degli
insegnanti di religione cattolica, privilegia i «buoni» cattolici contro i
«cattivi» cattolici e, ovviamente, contro i non cattolici. Succederà così che
un insegnamento facoltativo avrà lo
stesso status di quelli obbligatori;
che chi è entrato nei ruoli scolastici
grazie a uno scandaloso concorso
basato sul privilegio religioso, magari
senza possedere neppure una laurea,
potrà passare, grazie alla mobilità
garantita, a un altro posto di lavoro
nella pubblica amministrazione (per
il quale non farà alcun concorso!) o
addirittura, se in possesso dei titoli, a
un altro insegnamento (per il quale
non farà alcun concorso!). Succederà
che i vescovi italiani, grazie alla loro
certificazione di «idoneità» con la
dottrina cattolica, vedranno rafforzato il privilegio scandaloso di immettere nei ruoli della pubblica amministrazione ventiduemila persone in
base al criterio della fedeltà alla loro
dottrina religiosa (alla faccia delle
«raccomandazioni» ormai indicate al
pubblico ludibrio), e che a proprio
piacimento (basterà revocare il certificato di idoneità) avranno ogni anno
nuovi e garantiti posti di lavoro nella
pubblica amministrazione da distribuire solo ai buoni cattolici che conoscono la «strada giusta» per farsi
scegliere dalle curie cattoliche di tutta Italia. Immaginiamo già le file di
madri e padri timorati pronti a richiedere al loro vescovo la «grazia» di
un lavoro per i loro figlioli o figliole.
La Cgil-scuola e l’ex ministro dell’istruzione, Luigi Berlinguer, protestano. Chi si unirà a loro? (e.b.)
Valli valdesi
La grave crisi
deU'Argentina
La giornata del XVII Febbraio ha visto a Torre Pellice la presenza di Marcelo Rangnau, argentino, da un paio
d’anni in Italia, che al culto e al pranzo comunitario ha esposto la situazione di grave turbolenza che sta vivendo il suo paese in questi mesi. La
crisi economica sta spingendo molti
a cercare di lasciare l’Argentina, e
questo sarebbe un problema in più,
perché il paese sarebbe ancora più
bloccato nel suo sviluppo. Finora si
sta assistendo invece alla privatizzazione delle aziende a opera di pochi
gruppi di potere, con conseguenze
nefaste per gran parte della popolazione. In seguito alla rivolta popolare,
poi, la repressione statale è stata dura
e tornano le ombre della dittatura.
L'OPINIONE
UNA SCOMUNICA
DI FATTO
«Franco Barbero (...) non è più in
comunione con le chiese e le comunità
ecclesiali. In particolare è fuori della
comunione con la Chiesa cattolica...».
Con l’intervento del vescovo di Pinerolo, Piergiorgio Debernardi, su Avvenire
del 14/2, Franco Barbero, «il prete scomodo die sposa le coppie gay» (Stampa
del 13/2) è stato praticamente scomunicato. La notizia rattrista per i rapporti di amicizia e la trentennale comunione di fede con Barbero e la comunità di
base (Cdb) di Pinerolo e preoccupa per
quanto Tatto della gerarchia della chiesa di Roma rappresenta.
La Cdb di Pinerolo nasce negli Anni
70 sull’onda della speranza che il Vaticano II segni non solo un aggiornamento della chiesa, ma una sua riforma. È una grande primavera che esplode un po’ dappertutto, in Italia e
all’estero; la gente scopre la Bibbia, la
legge senza la mediazione della gerarchia, si «riappropria» di pezzi impor
tanti della vita di fede. Roma, preoccupata, isola le Cdb e inizia un lento processo di assorbimento. Il movimento,
per quanto riguarda TItalia, si riduce.
Tra le poche comunità a resistere e a
espandersi c’è la Cdb di Pinerolo. Forse
la favorisce la sua collocazione geografica nel mondo valdese che le offre una
sponda e che (probabilmente) trattiene
la gerarchia dal prendere misure repressive. Ora, con il comunicato del 14
febbraio ne abbiamo una conferma in
più: il Vaticano II è stato solo un aggiornamento (e con quali limiti!); non
una riforma della chiesa.
Ma perché Roma ha deciso ora (e il
vescovo ha eseguito) una misura che
era nell’aria da circa trent’anni? Perché
ora Barbero avrebbe superato ogni limite. Sarà! Ma mi auguro che questa
decisione della curia non sia stata presa contando su un’acquiescenza da
parte valdese ed evangelica in genere.
Mai come ora i nostri rapporti con la
chiesa di Roma sono stati improntati
(almeno da parte nostra) alla sincera
ricerca del dialogo: siamo andati ad Assisi, abbiamo votato la Charta (ecumenica, la Gei partecipa ai nostri Sinodi
ecc., sebbene ci diano sempre molta
preoccupazione l’imperialismo e Tautoritarismo della chiesa di Roma, le sue
ingerenze nella vita politica, le sue scelte conservatrici nel campo dell’etica, la
sua incapacità di dialogare con la modernità, l’imposizione di norme disumanizzanti e così via. E ora, come possiamo pensare che la chiesa di Roma
sia capace di dialogare con noi, se non
è in grado di farlo con se stessa?
Curiosamente oggi, come già ieri con
Valdo di Lione o con Lutero o con tanti
altri, la Cdh, rispondendo al vescovo,
dichiara di preferire TEvangelo alTub
bidienza alla gerarchia; la comunione
con sorelle e fratelli alla sottomissione
al papa. Si conferma così che il «ministero petrino» divide, non unisce; separa, spezza la fraternità. Come a dire:
Gesù unisce, Pietro divide. A chi giova
questa scomunica dall’inquietante sa
pore medievale? Non certo a Roma! La
Cdb continuerà il suo cammino teologico e di fede mentre Roma manifesta
ancora una volta il suo autoritarismo
dando risposte inadeguate a problemi
teologici, culturali ed etici del nostro
tempo. Insomma, mi domando se questa scomunica non sia un giudizio su se
stessa, piuttosto che sulla Cdb di Pine
rolo e il suo presbitero Franco Barbero.
Luciano Deodato
A pag. Il
Servizio a pag. 12
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
venerdì 22 FEBBRAIO
«‘Ai ricchi in
questo mondo
ordina di non
essere d’animo
orgoglioso,
di non riporre
la loro speranza
nell’incertezza
delle ricchezze,
ma in Dio, che
ci fornisce
abbondantemente
di ogni cosa perché
ne godiamo;
^^di far del bene,
di arricchirsi
di opere buone,
di essere generosi
nel donare, pronti
a dare, ‘®co5Ì da
mettersi da parte
un tesoro ben
fondato per
l’avvenire,
per ottenere
la vera vita»
(1 Timoteo 6,17-19)
Vendete i vostri
beni, e dateli in
elemosina; fatevi
delle borse che non
invecchiano, un
tesoro inesauribile
nel cielo, dove
ladro non si
avvicirm e tignola
non rode.
^Perché dov’è
il vostro tesoro,
lì sarà anche
il vostro cuore»
(Luca 12,33-34)
«^^Gesù, udito
questo, gli disse:
“Una cosa ti
manca ancora:
vendi tutto
quello che hai,
e distribuiscilo
ai poveri, e avrai
un tesoro nel cielo;
poi vieni
eseguimi”.
^^Ma egli, udite
queste cose, ne fu
afflitto, perché era
molto ricco.
^*GesU, vedendolo
così triste, disse:
“Quanto è diffìcile,
per quelli che
hanno delle
ricchezze, entrare
nel regno di Dio!
Perché è più
facile per un
cammello passare
attraverso la
cruna di un ago,
che per un ricco
entrare nel regno
di Dio”»
(Luca 18, 22-25)
UNA BEATITUDINE PER I RICCHI?
Il NT non offre un insegnamento unico sulla ricchezza. I primi cristiani hanno anche
reinterpretato i valori e le riflessioni delle culture greco-romana e giudeo-ellenistica
YANN REDAUÉ
Ai ricchi in questo mondo...
E a lettera quasi chiusa che Timoteo viene invitato a esortare i ricchi delle sue comunità,
come se ci fosse bisogno di tornare ancora una volta, in extremis, su un tema che scotta, il
denaro, la ricchezza, le questioni finanziarie già più volte accennate nella lettera senza trovare un adeguato sviluppo. Oltre alla critica delle ricchezze
che è parte costituente della tradizione evangelica, certamente
la diversità socio-economica
della comunità cristiana provoca di per sé delle tensioni. Nella
comunità ci sono schiavi ma anche padroni di schiavi (1 Tm 6,
Is), donne di un certo ceto (2,
9), vedove che vivono nell’ozio
(5, 13), vedove che hanno bisogno di assistenza, altre in grado
di darla (5, 16). C’era probabilmente tensione sulla questione
finanziaria relativa alla retribuzione degli anziani (5, 19s; 5,
24s). Forse c’era invidia da parte
loro verso i ricchi, e l’invito a
che siano pagati correttamente
dovrebbe ovviare alla tentazione della gelosia. Comunque 1
Tm 3, 3 e 3, 8 (cfr. Tt 1, 7) specificano che i ministri devono essere liberi da cupidigia.
La questione della ricchezza
nelle comunità paoline
Anche se non c’è unanimità,
è largamente condivisa la
convinzione che le tre epistole
pastorali (1 e 2 Tm e Tt) sono
state scritte da un responsabile
di comunità paoline dell’Asia
Preghiamo
(...)
Quando ci sentiamo poveri e vuoti
senza niente da condividere
risveglia in noi la sorgente del dono!
Quando disperiamo dell’amore
e le nostre relazioni sono abitate dall’amarezza
apri in noi la breccia dove s’inventerà la vita!
Quando siamo pieni di noi stessi
e in noi si agita il serpente del.nostro lo
vieni a soffiare una felicità che viene da altrove!
Quando siamo sazi di bene
e ci viene la paura di perdere
dacci la fame della tua parola
che mette tutto sottosopra!
(...)
(Da Francine Carillo in: L. Basset - F. Carillo - S. Schell,
Traces Vives, Paroles liturgiques pour aujourd'hui
Genève, Labor et Pides, 1997, p. 42)
Minore tra la fine del primo e
l’inizio del secondo secolo. Tra i
problemi con i quali l’autore
della prima lettera a Timoteo si
trova confrontato (durata da assumere, eresia da combattere,
complessità sociale crescente
della comunità, relazione con la
società), le tensioni attorno al tema «denaro e ricchezza» assumono un posto di rilievo. Le
questioni sono concrete, mettono in gioco l’unità della comunità. Tra le altre ci si chiede a
quale condizione i ricchi hanno
un loro posto nella comunità.
«1 ricchi di questo mondo» (v.
17). L’autore riprende la distinzione apocalittica e paolina tra i
due eoni (le due età, i due mondi). Eppure non ne condivide il
giudizio negativo (cfr. Rm 12, 2; 1
Co 1, 20; 2 Co 4, 4). 11 movimento
della pericope indica più la continuità che la rottura tra i due
mondi. 1 ricchi di «questo mondo» (v. 17 «nell’età presente») potranno «mettersi da parte un tesoro ben fondato per l’avvenire
per ottenere la vera vita» (v. 19).
Certo «questo mondo» è quello
della caducità, ma anche quello
della responsabilità. La situazione presente è transitoria (2 Tm 4,
10; Tt 2, 12) nell’attesa dell’epifania (1 Tm 6, 14; 2 Tm 4, 8; Tt 2,
13). La posta in gioco è la relazione corretta con questo mondo, la
giusta prospettiva per la ricchezza nel «tempo presente».
Se questa prospettiva viene
dimenticata, allora bisogna ricordare i pericoli. Nella sua parte critica l’istruzione ai ricchi da
un lato prende di mira il pericolo di arroganza verso i meno abbienti, dall’altro denuncia l’illusione della sicurezza legata alla
ricchezza che al contrario è insicurezza. Questa inversione dei
valori, già presente nella tradizione sapienziale, è recepita nella tradizione di Gesù (Mt 6, 19;
Le 12, 16-21). La superbia è usare la ricchezza per esercitare
una superiorità. Alla radice di
tale arroganza c’è un inganno:
credere che la ricchezza in sé sia
sicurezza. La ricchezza, allora,
da realtà effimera come tutte le
realtà di questo mondo, prende
il posto di Dio, quale fondamento della speranza. 11 rapporto a
Dio viene falsato. Siamo molto
vicini a Col 3, 5, all’avidità di
guadagno come idolatria.
È interessante osservare in
questi versetti una metaforizzazione della terminologia che ne
fa slittare il senso, e permette di
salvare la ricchezza investendola in un altro modo. L’argomen
tazione nei V. 17s gioca su una
serie di quattro termini dalla
stessa radice: i ricchi come
gruppo, l’incertezza delle ricchezze, Dio che dona riccamente, l’arricéhirsi di buone opere.
Così il senso della ricchezza si
allarga, dal possesso materiale
fino a diventare abbondanza benefica per la comunità e fondamento di tesoro futuro per i benefattori. Se la speranza è tutta
in Dio, invece di falsa sicurezza
la ricchezza può essere considerata dono di Dio, segno della sua
liberalità. 11 motivo che regge il
ragionamento non è quello del
necessario e dell’autosufficienza
(cfr. nello stesso capitolo 1 Tm
6, 6-10, ma anche Fil 4, lOss),
ma quello della sovrabbondanza
del dono di Dio creatore, presente nella tradizione sapienziale (SI 104, 7; SI 145, 15s, ecc.). Si
possono godere i beni di Dio
con riconoscenza (1 Tm 4, 4).
abbastanza vicini nel significato
di «generosi» e «liberali», indicano due qualità del ricco buono
aU’interno di una collettività antica. Liberalità, magnificenza e
grandezza di spirito sono virtù
civiche e private.
Le differenze con la tradizione
evangelica
La condivisione
Così, la risposta al pericolo
mortale delle ricchezze non
sarà quella di sbarazzarsene, c’è
una via alla salvezza attraverso le
ricchezze: la condivisione, la distribuzione, le opere buone (v.
18). La generosità verso coloro
che hanno bisogno è un tema caro alla tradizione sapienziale di
Israele e a quelle ellenistica (Tob
4, 7-11; Sir 4, Iss; 29, 8-13; Seneca Ben 4, 5, 26, 28 e Philo Jos 43).
La ricchezza viene anche messa
al servizio della comunità. Fare
del bene con le proprie ricchezze
sarà il modo giusto che trasforma l’insicurezza della ricchezza
in un tesoro sicuro per il mondo
che viene. La ricchezza vissuta
correttamente indica anche una
via alla salvezza, mettendo in relazione in modo sorprendente il
capitale di buone opere e il raggiungimento della vita eterna. L’
agire generoso pone un fondamento solido al tesoro nel cielo.
È nella messa in gioco delle proprie ricchezze, condividendole
con gli altri, che si rischia di ottenere la vera sicurezza.
Nella sua riflessione l’autore
attinge anche naturalmente alla
saggezza trasversale del mondo
antico. 11 tema deH’insicurezza
delle ricchezze è comune nell’
antichità. 1 monumenti in generale, e quelli dell’arte funeraria
in particolare, confermano il desiderio dei potenti e dei ricchi di
trasformare la ricchezza in qualcosa di duraturo. Anche la capacità di distribuire è una qualità
familiare al mondo greco-romano. I due qualificativi del v. 18,
SI notano le differenze con i
motivi affini della tradizione
evangelica (Me 10, 21; Le 12, 33;
Le 18, 24 il giovane ricco; il ricco
stolto; il sermone sul monte;
l’impossibilità dei due padroni...). Là l’accento viene posto
sulla discontinuità e la rottura,
mentre il nostro testo indica
una continuità possibile tra
l’adesso di questo mondo (v. 17)
e il futuro del mondo a venire
(v. 19), tra la gestione della ricchezza e il servizio della comunità. Altra differenza non da poco, nella tradizione di Gesù il
dono delle ricchezze viene richiesto in una sola volta, in modo totale e istantaneo, mentre
in 1 Tm si tratta di un processo
ripetuto e parziale, certo più
praticabile nella durata.
In 1 Tm 6, 17-19, seguendo la
tradizione sapienziale dell’elemosina o quella ellenistica della
generosità, ma anche quella
evangelica affine (Le 12, 21; cfr.
Le 16, 9 e Mt 6, 20), la vera vita
può essere raggiunta tramite la
preoccupazione per gli altri. Come vediamo, il Nuovo Testamento non offre un insegnamento
unico sul denaro e la ricchezza,
c’è diversità. I primi cristiani
hanno anche ripreso e reinterpretato i valori e le riflessioni delle culture greco-romane e giudeo-ellenistiche. Certo i cammelli sono sempre confrontati
con la cruna dell’ago, ma per 1
Tm 6, 17-19 sembra che potrebbero farcela, e questo per il bene
di tutti. Altri testi sono più intransigenti. Ed è anche su questa
linea che siamo chiamati a riflettere oggi: c’è qui una dialettica
presente anche nella tradizione
evangelica, dove la svalorizzazione delle ricchezze terrene e il richiamo all’unica Signoria di Dio
fanno da fondamento al dono
per gli altri. Da un lato la ricchezza porta male, fa da schermo, da
impedimento, non va ricercata;
dall’altro, una certa ricchezza
viene presupposta e non va demonizzata; ci sono dei ricchi e
dunque c’è anche bisogno di una
etica per i ricchi.
(Prima di due
meditazioni sul tema «fede e ricchezza» nel Nuovo Testamento)
Note ' ,
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ricchi è una delle ilarnndC
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Paideia, 1999;
- R.M. Kidd, Wealth VU
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122) Atlanta, SeP”'enegJi
Press, 1990; „ fesa dell
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3
22 FEBBRAIO 2002
PAG. 3 RIFORMA
C U MENE
0: Carolina Fielder è ottimista circa il contributo delle chiese allo sviluppo del paese
ticiuCina: forte espansione del cristianesimo
le chiese britonniche e irlandesi oggi ci sono 17 milioni di protestanti e circa 6 milioni
° éi cattolici. La maggior parte dei cristiani cinesi si sono convertiti attraverso le chiese locali
Testa,Il rispoi,
ne cono
ra ¡ crii
Carolina Fielder, nof „ta specialista della Ciano nor“ n chiese britanniche e
filisi, l’OcCden.e non
lento Imbra prendere coscienza
zze- suTella «Straordinaria espanle su afone» del cristianesimo in
tfre risLa. Carolina Fielder, anglir» perLa, è stata designata cooron possraatrice per la Cina presso
'onsabiC commissione di missione
■lostre che fa parte dell’U°ne «deCgjie delle chiese di Gran
I FT'
Il liissione di missione, che ha
tuazlSede a Londra, è sostenuta
■rsità rfal’altro da chiese e agenzie
:oragjattoliche romane, anglicadibattZe, metodiste, riformate unilla relatiee dalla Chiesa di Scozia.
chiesetiQuando i comunisti hanno
luzioni.breso il controllo della Cina
presse,Continentale, nel 1949, quele |■¡cch(|(’^lti^la contava circa tre
'rnaij^ioni di cattolici romani e
aestiontiygg QQQ protestanti. Ora, se,P®rta l’Unione delle chiese
Gran Bretagna e Irlanda, ci
dare ridono oggi 17 milioni di proli e alla'testanti e, secondo alcune
jedficitìStime, circa sei milioni di catzione aiitolici. È tuttavia difficile aveata adite statistiche credibili in
geli inpquanto non si conosce il nuai ricchiimero di cristiani che fredi smeiquentano le chiese non regiì di usavate presso le autorità,
in certoi La religione rimane un ar®oa sotiggjj,ento delicato in Cina. Il
governo permette ai cristiani,
fmTntuPrnl®®l^riti e cattolici, di praj-ji’ticare la loro fede in quanto
a: la'¿membri di chiese registrate.
Ila ricclnSecondo alcuni esperti della
positiva!religione in Cina, se si conia rifiatassero i cristiani che frelogicaaiquentano chiese non regiI con l'jstrate, ciò aun enterebbe il
le di tufi loro numero di oltre il 50%.
mento (Caroline Fielder collaborerà
iccheza con il Consiglio cristiano deljrezza iliijCina, principale organizzaezza visione protestante del paese;
idanzai ^
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to conti!
ire al c9
e. Da 01
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anzie,i
oararsid
i minará
'altro, I) Mentre il conflitto israeloI che sii palestinese si sta awelenancondiviido, rappresentanti di oltre
are. AWquaranta chiese e organizzalare rei» rioni legate alle chiese, riuniti
ilorizzaii jQjjjgyj.^ il 1» e 2 febbraio,
’P°'^^™l'anno definito la portata e il
jgPtaj, ^itadro del «Programma ecu■ c'è coi®™'P° di accompagnamenlg ijitoin Palestina e in Israele»
)ndoeli'®®PPi)- Questo programma
ricchezsdel Consiglio ecumenico delibbondanie chiese (Cec), intitolato in
la sicurütm primo tempo «Programono. ttia ecumenico di osservazione della situazione in Palestina e in Israele» (Emppi), è
stato reintitolato per dare un
più importante al movimento ecumenico internae /ettertj^'eiiale, come avevano chie3, MorciiSto le chiese di Gerusalemme.
oalpy Eskidjian, incaricata del
, Le ieljPto^amma nell'ambito della
B), Equipe «Relazioni internazioGlec, ha spiegato che
a, P®hecipanti potranno ims or / Pegnarsi in tutta una serie di
fra cui la difesa dei
^ 1 tiinanL la difesa delle
)teo ® giustizia, il
1/2.i);ll^®*®8no alla resistenza nona a Tir'®'):, •'Importata avanti a livel3 La /ei*‘ ‘dcale da gruppi pacifisti
/2.3) Bri*Palestinesi e israeliani.
Un villaggio ruraie neiia pianura deiio Yangtze Kiang
intende dedicarsi alla realizzazione di progetti nelle zone
rurali dell’interno: «Senza
istruzione, la popolazione rurale rimarrà svantaggiata rispetto alla gente che abita
nelle zone costiere», dice.
Caroline Fielder, che parla
il mandarino, ha insegnato
per tre anni in una scuola a
Jiujiang, nella provincia di
Jiangxi, dopo aver studiato il
cinese aH’Università di Durham, in Inghilterra. Intende
fare due viaggi all’anno in Cina: «I cambiamenti sono incredibilmente rapidi e devo
conoscere il paese di oggi,
non quello di tre o quattro anni fa». Anche se molti missionari occidentali sono venuti
in Cina nell’800 e aH’inizio del
’900, la maggior parte dei cristiani del paese si sono convertiti al cristianesimo attraverso le chiese locali. «In questi ultimi anni, è la chiesa autoctona che ha registrato più
conversioni», precisa Fielder.
Attualmente, le chiese estere sostengono molti progetti nei campi della salute,
dell’istruzione e dello sviluppo rurale, attraverso Amity
Foundation, fondata da cristiani cinesi e legata strettamente al Consiglio cristiano
di Cina. Caroline Fielder è
ottimista per quanto concerne il contributo delle chiese
allo sviluppo della Cina. «Per
la prima volta, le chiese vengono viste [da parte delle autorità] come aventi un ruolo
nella visione sociale della Cina». Inevitabilmente, le prospettive sono ostacolate dall’esclusione ufficiale dei cristiani delle chiese non registrate. La tolleranza delle
chiese non ufficiali varia da
un luogo all’altro, spiega la
Fielder, e può essere «molto soggettiva». In alcune zone, gli arresti e le molestie
nei confronti del clero e dei
membri delle chiese continuano, mentre in altri essi
vengono lasciati in pace.
La divisione tra le chiese
ufficiali e non ufficiali non è
sempre chiaramente definita:
alcune chiese locali vorrebbero farsi registrare ma non
possono farlo. Edmond Tang,
consigliere presso la Ccom e
fino a poco fa segretario di
questa per la Cina, ha dichiarato recentemente che i cristiani in generale non sono
presi di mira ma che le autorità lanciano periodicamente
attacchi contro le chiese che
non vogliono cooperare con
il governo. Secondo lui, il clima si è deteriorato a partire
dagli Anni 80: «Il crollo dei
regimi comunisti in Europa
orientale, dove il cristianesimo ha svolto un grande ruolo, ha posto inevitabilmente
la questione [per i leader cinesi] di sapere se “i cristiani
stanno diventando un problema”», afferma.
In quanto agenzia delle
chiese britanniche e irlandesi, la Ccom coopera con le
chiese ufficiali della Cina, ha
spiegato Edmond Tang: «Ma
questo non significa che non
ci preoccupiamo delle chiese
clandestine, e segnaliamo le
violazioni dei diritti alle autorità. Tutto quello che facciamo è trasparente. Non ci
schieriamo, e operiamo a favore della riconciliazione tra
le chiese ufficiali e non ufficiali». La Ccom è subentrata
all’ex Conferenza delle società missionarie britanni
che, fondata dopo la Conferenza mondiale delle missioni del 1910 a Edimburgo,
mobilitata dalla presa di coscienza crescente che le
chiese cristiane dovevano lavorare insieme. fenij
I Per tentare di dare un contributo alla riconciliazione tra israeliani e palestinesi
Varato il «Programma ecumenico di accompagnamento»
U/ea/t^'
n thè
Quadro d'azione
b «Programma ecumenico
‘^‘^°'"Pagnamento» ha
Cbr< per missione «di accompa* palestinesi e gli israe^ crho# e*if* azioni nonviolente
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o va7ì modo: osser
i ® denuncia delle vio
lovo f® dei diritti della perso
della®^'
na e del diritto umanitario
internazionale, protezione da
parte di una presenza nonviolenta, sostegno agli atti di
resistenza nonviolenta a fianco dei militanti pacifisti palestinesi (cristiani e musulmani
e israeliani), azione in vista di
modificare le politiche.
Gli obiettivi
Il programma persegue i
seguenti obiettivi: denunciare la violenza dell’occupazione, porre fine alla brutalità alle umiliazioni e agli atti di
violenza contro i civili, rafforzare la rete mondiale di difesa delle cause di pace e di
giustizia, vigilare sul rispetto
dei diritti umani e sul diritto
umanitario internazionale,
agire sulle opinioni pubbliche e sulle politiche estere relative al Medio Oriente in
modo da porre fine all’occupazione e da creare uno stato
palestinese vivibile, esprimere la propria solidarietà con i
militanti palestinesi e israeliani e dare i mezzi di agire alle comunità e chiese locali
palestinesi, rendere una testimonianza attiva del fatto che
è possibile porre fine all’occupazione illegale della Palestina portando avanti una
lotta differente e nonviolenta
per la giustizia e la pace.
Il pastore Mark Brown, della Chiesa evangelica luterana
d’America, ha fatto osservare
che ognuno degli «accompagnanti» potrà assumere un
compito diverso a seconda
dei bisogni e a seconda dei
propri campi di competenza
e dei propri interessi: «Alcuni
si accontenteranno di essere
osservatori, mentre altri assumeranno un ruolo molto
più attivo», ha detto. I partecipanti alla riunione hanno
esaminato sia i compiti da
compiere in loco sia i compiti di coordinamento, di formazione, i criteri di reclutamento e la questione della
comunicazione.
Il problema finanziario
C’è però un problema fondamentale che è rimasto senza soluzione al termine dell’incontro: la questione di sapere se ci saranno abbastanza fondi per attuare la totalità
del programma. È stato creato un Fondo del Cec per la risposta ecumenica al conflitto
israelo-palestinese ma finora,
ha dichiarato la Eskidjian, le
promesse sicure di contribuzione sono state poche. «Sappiamo che le nostre chiese, i
nostri partner, i nostri organi
direttivi, sono molto attaccati
a questa questione, e sappiamo tutti che questo programma potrà avere ricadute positive e portatrici di pace in
una situazione tragica. Ma
senza denaro, non potrà realizzare gli obiettivi ambiziosi
qui enunciati».
L’Eappi è aperto a tutte le
chiese e organizzazioni ecumeniche del movimento ecumenico. Per Peter Buggere,
prete cattolico romano dei
padri, fratelli, suore e missionari laici di Maryknoll, «è
un’occasione insperata per i
cattolici: abbiamo la possibilità di partecipare a un programma ecumenico di solidarietà con i palestinesi».
Nell’elaborare il quadro del
programma, i partecipanti
hanno sottolineato l’importanza per gli osservatori di
avere rapporti sia con gli
israeliani sia con i palestinesi. «Siamo chiamati ad accompagnare tutti i gruppi,
palestinesi e israeliani, che
affrontano immense difficoltà per fare trionfare la giustizia e la pace», ha dichiarato la Eskidjian. «Eppure - ha
riconosciuto il pastore Brown
- la chiesa è partigiana. Siamo dalla parte del poveri e
degli oppressi». (Cec info)
DAL MONDO CRISTIANO
i Secondo un recente sondaggio
I musulmani Usa approvano Bush
GEORGETOWN — Secondo un recente sondaggio svolto
dal Centro per il dialogo cristiano-islamico dell’Università
di Georgetown, Usa, il 58% dei musulmani americani approva la linea politica dell’amministrazione Bush dopo TU
settembre e il 65% ritiene che gli Usa conducono una guerra contro il terrorismo internazionale e non contro l’IsIam.
Due terzi degli intervistati però ritengono che un cambiamento della politica americana nel Medio Oriente sarebbe
la risposta migliore per vincere il terrorismo. (nev/bip)
.„ j Consultazione delle chiese europee occidentali
«Globalizzazione e finanza»
UTRECHT — Dal 15 al 30 giugno prossimi si svolgerà a
Utrecht, in Olanda, una consultazione delle chiese dell’Europa occidentale sul tema «Globalizzazione e finanza».
L’incontro si inserisce in una serie di simposi convocati
dalle principali organizzazioni ecumeniche del Vecchio
continente per sensibilizzare le chiese sui temi dell’ingiustizia economica e della distruzione dell’ambiente. (nev)
U Presidente della Federazione luterana mondiale
II vescovo Christian Krause
andrà in pensione nel luglio 2003
BERLINO — Ha annunciato il suo pensionamento il vescovo luterano Christian Krause, 62 anni, una figura di spicco della chiesa tedesca, già segretario generale del Kirchentag e firmatario, come presidente della Federazione luterana
mondiale (Firn), della Dichiarazione congiunta luterano-cattolica sulla giustificazione (Augusta, 31 ottobre 1999). Krause
resterà in carica come presidente della Firn fino alla prossima assemblea (luglio 2003, Winnipeg, Canada). (nev/lwì)
Per la riunione del Comitato centrale del Cec
Bando per selezionare 40 stewards
GINE’VRA — In vista della prossima riunione del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), prevista a Gmevra dal 26 agosto al 3 settembre, il Cec ha lanciato un bando per selezionare 40 stewards che opereranno
durante i lavori del grande incontro ecumenico. Tra i requisiti richiesti l’età (tra i 18 e i 30 anni) e una buona conoscenza deU’inglese. Informazioni: www.wcc-coe.org (nev)
Da parte del governo dello Zimbabwe
Requisiti 20 tonnellate di grano
alla chiesa battista di Bulawayo
BULAWAYO — Strano modo quello scelto dal governo
dello Zimbabwe per risolvere il problema di un raccolto di
grano 40% al di sotto del previsto. Dopo numerose requisizioni di tonnellate di grano operate nelle fattorie private,
polizia e funzionari governativi si sono presentati alla Chiesa battista di Bulawayo (439 km dalla capitale Harare) portandosi via 20 tonnellate di grano destinate a un programma di assistenza che i battisti svolgono dall’ottobre scorso,
sostenendo oltre 150.000 persone della zona. (nevleni)
Per la prima volta dal '98 non si tiene a Ginevra
Comitato esecutivo del Cec a Nyborg
NYBORG — Per la prima volta dal ’98 il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) si riunisce in
una sede diversa da quella centrtde di Ginevra. La riunione
si tiene a Nyborg, Danimarca, dal 19 al 22 febbraio. Un’occasione per rafforzare e dare visibilità ai nostri legami con
la Chiesa danese (luterana), ha dichiarato il segretario generale del Cec, Konrad Kaiser. All’ordine del giorno dei lavori in primo luogo il problema dell’impegno delle chiese
per la pacificazione della Terra Santa. (nevlwcci)
La testimonianza del vescovo cattolico brasiliano Balduino
Molti i cristiani presenti a Porto Aiegre
La presenza dei cristiani è stata importante
alla seconda edizione del Forum sociale mondiale (Fsm) di Porto Aiegre. Lo ha affermato il
vescovo cattolico Tomas Balduino, presidente
della Commissione pastorale della Terra della
Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani. «I
cristiani hanno partecipato numerosi a questo Forum, giunti dalle chiese protestanti storiche come dalla Chiesa cattolica romana - ha
detto Balduino -. Oltre a migliaia di cristiani
di base, circa 30 vescovi cattolici sono venuti a
Porto Aiegre. La Conferenza dei religiosi del
Brasile ci ha informato che 400 dei suoi membri erano presenti al Forum».
Per quanto riguarda la rappresentanza protestante, il prelato la ritiene «significativa e
coerente con la forte partecipazione delle
chiese luterana, battista e metodista fra i movimenti sociali brasiliani. Lavoriamo insieme
con molte di esse da diversi anni nell’ambito
della Pastorale della Terra e in altri progetti
sociali ecumenici». «11 numero dei partecipanti è raddoppiato rispetto alla prima edizione dello scorso anno», ha poi sottolineato il
vescovo che ha ammesso che «il gigantismo di
un incontro di questa natura può andare,
però, a scapito della qualità degli scambi». Secondo le cifre ufficiali annunciate l’ultimo
giorno, oltre 15.000 delegati di 123 paesi e 613
parlamentari hanno partecipato al Forum, e
3.000 giornalisti giunti da tutto il mondo hanno seguito l’evento. Oltre 50.000 persone non
accreditate in quanto delegati erano presenti.
Sono state prese diverse decisioni, tra cui
un referendum sul progetto criticato della Zona di libero scambio delle Americhe (Alca) tra
settembre 2002 e marzo 2003; la diffusione
della sentenza di condanna del Tribunale internazionale contro il debito del Sud, riunito
nel quadro del Fsm; la tenuta del prossimo
Forum sociale mondiale del 2003 a Porto Aiegre; la promozione di un ordine del giorno comune di attività internazionali.
Il Forum ha inoltre deciso di organizzare un
incontro in Palestina entro la fine di quest’anno, di decentralizzare i forum parlamentari
secondo zone geografiche, di organizzare un
pre Forum sociale mondiale per l’Europa in
Italia e di adottare un calendario comune per
il movimento antiglobalizzazione. (eni)
4
PAC. 4 RIFORMA
VENERDÌ 22 FEBBRAIO
Così inizia il romanzo di Antonio Petrocelli, «Volantini. Ora tocca a me partire...»
<fln princìpio, ci furono gli avventisti...»
La storia di un ragazzino che, nel 1967, lascia la campagna e si trasferisce a Firenze, ospite
dell'Istituto evangelico Could. La storia di chi è diviso tra due universi geografico-affettivi
PASQUALE lACOBINO
..TN principio, ci furono
gli avventisti del sabato.
Dalle mie parti li chiamano
“gli evangelisti”. Arrivarono a
Montalbano fonico, il mio
paese, all’inizio degli anni
cinquanta». Comincia così la
storia di Antonio, protagonista e autore del romanzo Volantini. Ora tocca a me partire...*, ragazzino spaesato che
dal piccolo mondo contadino
lucano si ritrova a frequentare il liceo classico «Galilei» di
Firenze nel 1968. L’antefatto
è importante. Tutto ha inizio
con la conversione all’Evangelo della nonna Camilla.
«L’ambizione più forte della
nonna era quella di capire,
approfondire e discutere la
Bibbia». Una nuova speranza
di riscatto socio-culturale si
inserisce nella vita di questa
famiglia contadina di Montalbano Ionico, un paesino
del Metapontino, in Basilicata. Uno dopo l’altro, i maschi
della famiglia, dal padre di
Antonio, agli zii, «a turno abbandonarono il bastone di
pastore e andarono a studiare e a lavorare», a Firenze,
Milano, Losanna.
Quattordicenne, Antonio
dunque arriva a Firenze, una
«Lecce del Nord», dalle forme
belle e accattivanti come
quelle di una mela cotogna,
ma capace di stordirti la gola
con il suo sapore «di veleno».
Siamo nel settembre del ’67.
Attratto e intimorito dalla sfida che lo attende, scopre presto che la nuova condizione
di «emigrante» è una quotidiana lotta corpo a corpo con
Il giardino dell’Istituto Gould
la stima di sé, la nostalgia, il
desiderio e la necessità, l’asprezza del presente, l’ansia
del risultato. Ma non rimane
intrappolato nel tormento interiore. Inizialmente comprende poco di quello che gli
accade intorno, afferra ancora meno i geroglifici che zigzagano sui volantini e nei tazebao. Eppure quei volantini
diventano tappeti volanti per
guardare il mondo con i suoi
occhi di ex bambino, porte
per accedere alla comprensione della condizione umana oltre la propria soggettività, fino a scoprire che esistono dei Sud che più «sud»
non si può, terre ancora più
aride del campo di grano di
suo padre, terre in cui la sete
è malattia congenita.
Antonio cresce in questi
due anni fiorentini, convivendo con il senso di una estraneità progressiva che lo av
volge e lo definisce («Sono un
forestiero a Firenze e un
estraneo al paese»). Volantini
è il racconto di questa crescita. La narrazione fotografa «in
bianco e nero» l’infanzia di
Antonio tra uliveti, agrumeti,
a contatto con il fiato animale, alla ricerca di frutti da gustare di nascosto. Apre finestre della memoria e del cuore. Bellissime le pagine sul
piccolo Vincenzo, tartassato
da vari maestri («Mamone»,
«Selvaggi», «Sbrana», espulso
dalla scuola per via di «un
conto aperto con la giustizia
scolastica») così come quelle
sulla fatica disperata con la
quale il padre cerca di vincere
la quotidiana lotta con la terra, avara di frutti, e con il cielo, avaro di acqua.
Come ha scritto Adriano
Sofri nella prefazione, «non è
un libro sul Sessantotto, per
fortuna: è un libro su Petro
celli», cioè la storia comune a
tanti di chi è diviso tra due
universi geografico-affettivi,
tra spaesamento, nostalgia e
voglia di riuscita. Ma il giovane Petrocelli non è solo, e il
romanzo autobiografico diventa una fotografia di gruppo ingiallita dalla malinconia.
C’è tutta una umanità solidale che lo accompagna nel suo
itinerario di formazione: gli
zii, emigrati a Firenze prima
di lui, i compagni dell’Istituto
Gould, Mariuccia, operatrice
del Gould («che per il diritto
allo studio di tutti noi ottiene
più risultati di una qualsiasi
manifestazione del movimento studentesco») e una figura
quasi irreale, ma concretissima, come il prof. Pieraccioni,
grecista, filantropo cristiano
che gli permette di entrare in
una libreria e servirsi liberamente («dica a quella signora
che la manda il Professor Pieraccioni...Perché faccio questo per lei? Legga Luca otto
versetto diciannove...»).
Antonio Petrocelli oggi lavora nel cinema. Lo ricordiamo in Palombella rossa di
Moretti, La Scuola di Luchetti. Sud di Salvatores, Uomo di
acqua dolce di Albanese, oltre
che in film diretti da Giuseppe Bertolucci, Bellocchio,
Mazzacurati, Nuti. Scrive e
interpreta testi per il teatro.
Ha tratto un soggetto per il
cinema dal romanzo di Franco Girardet All'alba il pane
bianco, vincendo il premio
Solinas nel 1997.
(•) Antonio Petrocelu. Volantini. Ora tocca a me partire...
Prefazione di Adriano Sofri, Calie
editori 2001, pp. 184, euro 10,85.
Una singolare mostra allestita dal Comune di Crema e Provincia di Cremona
Il ruolo della «bottega» nella creazione artistica
PAOLO FABBRI
Lt IDEA che noi abbiamo
I di un artista che sta in
perfetta solitudine di fronte
alla sua opera, filtrando soltanto le immagini che gli
provengono dai suoi occhi,
dai suoi ricordi, dalla sua
mente, per proiettare sentimenti ed emozioni divenuti
universali, è in realtà un’idea
che ci viene dal romanticismo dell’Ottocento, che aveva idealizzato la figura di Michelangelo arrampicato sulle
impalcature della Cappella
Sistina, senza aiuto alcuno
all’infuori delle sue mani. In
realtà gli affreschi e i quadri
escono da botteghe, che addestrano allievi a copiare
dettagli del maestro, poi a
imitarlo, consentendogli di
eseguire opere in quantità e
dimensioni altrimenti irrealizzabili. La critica ben conosce questo problema e mette
spesso in evidenza l’intervento della bottega, attribuendo talvolta alla stessa
quadri dovuti a mani sconosciute.
Nel Settecento però questo
fenomeno ha assunto connotazioni particolari, coinvolgendo nella medesima
opera più artisti anche di livello notevole. Su questo attività il Comune di Crema e
la Provincia di Cremona hanno organizzato una mostra di
grande interesse, esemplare
per l’organizzazione, per la
qualità dei quadri esposti e
per il livello dei contributi
scientifici contenuti nel catalogo: Officina Veneziana. Maestri e botteghe nella Venezia
del Settecento. Lungo il percorso espositivo si possono
esaminare alcuni splendidi
paesaggi di Venezia attribuiti
A. Visentinl-F. Zuccarelli: «Il ponte di Wilton»
a Michele Marieschi, che ha
eseguito completamente il
solo paesaggio, mentre le figure sono opera di Antonio
Guardi, pittore di fama specializzato nelle figure; in un
altro quadro attribuito allo
stesso autore le figure sono
state eseguite dal Tiepolo. Altro esempio una bellissima
composizione a due mani di
Marco Ricci, a cui si attribuisce l’impostazione generale
del quadro nonché il paesaggio con le architetture, e lo
zio Sebastiano che ha dipinto le figure.
Gli esempi sono tanti, tutti
estremamente interessanti, e
hanno il pregio di affrontare
un tema che evidenzia una
organizzazione della produzione artistica, che pone
enormi problemi anche di
metodo alla critica, la quale
dopo essere passata attraverso la fase difficilissima della
attribuzione ai singoli pittori
delle varie parti, dovrà prendere in considerazione l'opera così come si presenta, nella fusione di due o più intenti
diversi, ma in qualche modo
convergenti, per valutarne il
significato in sintesi. Si tratta
di un problema di metodo simile a quello che devono affrontare i teologi dell’Antico
Testamento nel fare l’esegesi
di uno dei testi affluiti nel canone, dopo molti rimaneggiamenti in cui sono stati fusi
documenti precedenti ciascuno riguardante diverse
tradizioni.
1^ tesi può apparire ardita
ma, come ho già ricordato in
altri miei scritti, «una gran
parte delle tradizioni storiche
di Israele è da ritenere di natura poetica. (...) La poesia
era, infatti, a quei tempi
l’unica forma possibile per
esprimere precise conoscenze fondamentali». (G. von
Rad, Teologia dell’Antico Testamento, voi. 1, pag. 135).
Riflettendo sull’esperienza
delle botteghe veneziane o su
quelle ferraresi di cui per primo ha .scritto il critico bonghi, forse arriveremo a cambiare in parte i nostri canoni
dell’estetica. Del resto vale la
pena di ricordare che l’approccio alle arti figurative dei
bambini di oggi è spesso
quello della collaborazione
che, talvolta, emerge ancora
fra gli artisti.
('rema, ('entro culturale
Sant'Agnstino (finn al2giugno).
Concluso il Festival del cinema
La giurìa ecumenica
tra i film di Berlino
GIANNA URIZIO
Lf ORSO d’oro di Berlino di
I quest’anno è stato dato
ex-aequo a Bloody Sunday di
Paul Greengrass, e a un film
animato giapponese di Hayao
Miyazaki Sen to Chihiro no
Kamikakushi (Spirited away,
praticamente impossibile da
tradurre). Il primo, un film
duro che ricostruisce con tensione crescente fino allo
scontro finale, camera a mano, gli avvenimenti della domenica 30 gennaio del 1972
quando a Derry, in Irlanda del
Nord, l’esercito inglese ha attaccato una dimostrazione
pacifista, uccidendo 13 persone e ferendo altre 14. Una data storica in cui il movimento
pacifista è stato schiacciato
dalla violenza dell’uso delle
armi delle due parti.
L’altro, un lungo insolito
cartone, una specie di viaggio
di iniziazione di una bambina timorosa in un mondo incomprensibile abitato da fantasmi. Un film pieno di allegorie di difficile e lenta elaborazione. Una decisione che
colpisce, se si pensa alle previsioni che vedevano in lizza
bei film come l’ultimo losseliani Lundi matin o film di
grande mestiere come il francese 8 femmes di François
Ozon 0 Laissez passer, tutti
ugualmente premiati o per la
regia o per la musica o per
l’interpretazione.
Bloody Sunday è stato premiato anche dalla giuria ecumenica, una delle tante giurie
«indipendenti» (come le ha
definite il nuovo direttore
Dieter Kosslik) presenti al festival: una giuria composta da
dieci membri, cinque nominati dall’associazione cattolica Signis e cinque dall’associazione protestante Interfilm. Ne fanno parte critici cinematografici, teologi, giornalisti, professori universitari,
registi: donne e uomini. La
diversa provenienza, non solo
professionale ma anche geografica, contribuisce a creare
un gruppo dove la discussione è ricca e vivace. A questa
giuria è affidata la responsabilità di valutare non solo
esteticamente la qualità dei
vari film, ma di fornire anche
una valutazione non tanto
morale ma piuttosto attenta
alla riflessione che il film può
produrre nello spettatore, alla
capacità dei film di esprimere
e comunicare nuove inquietudini e problematiche, ma
anche soluzioni e proposte. È
interessante notare che quest’anno i premi delle due giurie coincidono.
La giuria ecumenica ha assegnato altri due premi rispettivamente al film della sezione «Panorama» L’ange de
goudron, L’angelo di catrame,
del giovane regista canadese
Denis Chouinard, che ha già
affrontato i temi deH’immigrazione e della giustizia sociale. Un film drammatico su
una famiglia algerina immigrata in Canada, il cui il figlio
aderisce a un gruppo politico
che compie azioni dimostrative contro la politica di immigrazione. Infine il terzo premio nella sezione Forum è
stato dato al film dell’afroamericano Thomas Alien Harris, Minha cara, «Questa è la
lèsv'
geline
iénze de
un incon
stanti, e
nella Boi
to», erga
stesso e
protestai
vazzi». E
puntami
inserirsi
Il logo del Festival
mia faccia», un percoaff^^rr
riacquisizione delle
radici di un afroameritiA hp
newyorkese in Africa e
sile, un film vivace, -Jj
ritmo e musica.
Su molti film potrerni.
voluto le
tornare, perché meritani,
tragedia
maggiore riflessione;
lari peri
«eretici»
momento «aerei coglie«
cuni fih rossi del festivi“
quest’anno^AnzittuttolarJ
mona. Tre bei film di tren ^¡,.¡«0 c
sti importanti sul nazism “ Lg ¡g
antisemitismo (il pocoi ig ggr
vincente Amen di Costai „f
was, relegante Lm’ssezp, 5; Bgl
di Bertrand Tavernieit,,,
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Prender parte. Immischi a
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Protestantesimi
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della
zione delle chiese evangeliche in Italia, trasitim
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente all® .
24 circa e circa alle ore 9 del lunedì successivo. Domenid
marzo, ore 24 circa, andrà in onda: «I diritti dei bambit"
fronte a guerre e povertà. Presentazione della legge sulb
bertà religiosa»; «Dietro le parole», riflessione biblica a <
del prof. Yann Redalié. La replica sarà trasmessa lunati'
marzo alle ore 24 e lunedì 11 marzo alle 8,55 circa.
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EBBRAiO;
,) 22 FEBBRAIO 2002
PAG. 5 RIFORMA
Incontro a Bologna del Centro culturale protestante «Alessandro Gavazzi»
Protestanti, ebrei e Inquisizione
Nel Cinquecento, nel capoluogo emiliano erano diffusi capillarmente, anche se
dandestinamente, molti testi della Riforma d'Oltralpe. Il ruolo delIVniversltà bolognese
MftWIMO BRACCHim
j è svolto a Bologna, il 29
gennaio, nella sala confelifnze deiristituto Gramsci,
,n incontro sul tema «Protestanti, ebrei e Inquisizione
Ua Bologna del Cinquecento» organizzato dall’tstituto
stesso e dal Centro culturale
orotestante «Alessandro Gavazzi». È stato questo un ap-—-Duntamento che è andato a
inserirsi fra le numerose ini7iative di commemorazione
M'^'^°'*»del Giorno della memoria, (27
® P’!'>p2ennaio), giorno della libera
Crick®. _ oQiiìMn Hi ctprminin
■^™®l:‘‘''zionë*deï campo di sterminio
'“®.'”^di Auschwitz. 1 promotori
P“*dell’iniziativa hanno dunque
voluto legare storicamente la
tragedia della Shoà alle secoieritani,iarj persecuzioni contro gli
«eretici» di tutti i tempi, ebrei
«eretici» ai tutu i lempi, euiei
."'edevangelici, vittime dell’eterna lotta inquisitoriale conjÌ°'®‘'tro la libertà di coscienza e il
diritto di professare liberamente la propria fede.
La serata è stata aperta dal
orof Anseimi deH’Università
di Bologna che, a nome delrniet|, [’jjtituto Gramsci, ha confermato l’impegno dell’Istituto
stesso a valorizzare la ricchez^ za e la varietà culturale e confessionale della città, preservandola da qualsiasi tentativo
* di facili operazioni di sempli^ P®" ficazione storica e di cancellazione della memoria. Valerio
Marchetti, anch’egli ordinario
senti all
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scute: È
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nell’Università cittadina, ha
delineato le tormentate vicende della grande famiglia ereticale dei Sozzini, originaria di
Siena, che trovò per alcuni
anni, a partire dal 1543, rifugio dalle persecuzioni papaline nel capoluogo emiliano. È
la famiglia Sozzini il punto
più alto di elaborazione teologica eterodossa nella storia
d’Italia: furono infatti i Sozzini, Lelio e suo nipote Fausto
in particolare, a delineare la
prospettiva protestante antitrinitaria e anabattista che,
non trovando terreno favorevole nell’Italia dell’Inquisizione, si propagherà con successo in Olanda, Polonia, Ungheria e Inghilterra, dove giocherà un ruolo nella rivoluzione inglese del XVII secolo,
arruolandosi fra le truppe di
Harrison. Marchetti ha sottolineato come l’antitrinitarismo sozziniano sia stata la
prima e forse l’unica corrente
teologica del XVI secolo a rivendicare la piena libertà di
coscienza, tanto da essere
perseguitata da ogni confessione religiosa dominante, sia
essa cattolica o appartenente
alla Riforma classica, vale a
dire luterana e riformata.
Guido Dall’Olio, professore
all’Università di Ferrara, ha
presentato un rapido quadro
storico delle persecuzioni inquisitoriali contro i protestanti e gli ebrei di Bologna, sotto
lineando come la furia papalina del XVI secolo abbia colpito gli uni e gli altri manifestandosi non solo come tentativo di eliminazione fisica degli eretici, ma anche come annullamento della cultura e degli stessi libri delle confessioni
eterodosse: i libri, al pari degli
uomini, venivano all’epoca
bruciati nelle piazze della
città di Bologna, e fra questi
c’era l’eversiva opera riformata Il sommario della Santa
Scrittura, eversiva perché minava alle fondamenta, dal
punto di vista teologico e sociale, il potere temporale del
papa e il suo predominio sul
mondo cristiano.
Il pastore valdese Emanuele
Fiume ha infine delineato alcune delle figure più importanti del mondo protestante
bolognese, fra le quali spicca
la personalità di Giulio da Milano. Agostiniano del convento degli eremitani di San Giacomo a partire dal 1529, Giulio da Milano (che nel frattempo aveva stretto relazioni
culturali con membri della
comunità ebraica locale, fra i
quali emerge la grande figura
dell’umanista Ovadiah Sforno) assurse alle cronache per
la prima volta nel 1538, quando predicò la quaresima esponendo concetti teologi- ci
riformati. Il 21 aprile di quell’anno venne espulso dalla
città e fu aperto contro di lui
un processo inquisitoriale che
rivelò il carattere profondamente eversivo del suo pensiero, perché poneva in discussione il duplice potere
della chiesa, spirituale e temporale in una città come Bologna, governata dal papa. Nel
1540 ritroviamo Giulio da Milano a Venezia, imputato in
un secondo processo inquisitoriale che lo vide condannato a una lunga carcerazione.
Evaso poi dal carcere, si recò
nei Grigioni, dove fu pastore
delle comunità riformate fino
alla morte (1581).
Giulio da Milano rappresentò tuttavia solamente la
punta dell’iceberg dell’eterodossia bolognese, costituita
per la gran parte dal ceto produttivo della città e da esponenti di ordini conventuali
che erano entrati in contatto
con la Riforma d’Oltralpe grazie alla diffusione clandestina
di testi teologici protestanti,
diffusione che la moderna
storiografia ha scoperto capillare e presente in ogni ambiente e realtà cittadine. Non
meno importante fu il ruolo
giocato dall’Università per la
diffusione della Riforma a Bologna: l’Alma Mater Studiorum raccoglieva anche allora
giovani provenienti da tutta
Europa che portavano con sé
il nuovo spirito dei tempi che
si andava affermando nelle
terre del Nord.
I Un dibattito per una volta al di fuori delle strutture ecclesiastiche
La «Charta oecumenica» discussa aH'Università
Il dibattito sulla Charta oecumenica all'Università Statale di
Milano, il 21 gennaio, per la prima volta fuori dall ambito ecclesiastico, ha richiamato poco più di 70 persone, solo una decina
gli studenti, ma la scelta della sede rappresenta un interessante
segnale lanciato dalle chiese cristiane milanesi. La Charta oecumenica sollecita infatti una decisa svolta non solo dei rapporti
tra le chiese ma anche tra queste e la società civile e politica.
GIGI RANZANI
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La presentazione del documento è stata fatta dal segretario della Ccee mons. Aldo Giordano, uno degli estensori materiali, che ha ricordato che le chiese hanno l’opportunità di collaborare per
la costruzione della nuova
convivenza europea, con una
attenzione particolare ai diritti delle persone, alla costruzione della pace, alla difesa
del creato. Secondo Giordano
le chiese sono anche chiamate a responsabilizzarsi in questa Europa postideologica
perché la luce del Vangelo
dia risposta ai molti perché
dei nostri contemporanei
smarriti. Sullo sfondo di tali
compiti il dialogo e la collaborazione tra le chiese è una
precondizione indispensabile. Sarebbe grave se, a causa
della non collaborazione tra
le chiese, lo spirito evangelieo restasse infecondo per la
tòta civile e politica.
Nei suoi modesti abbozzi
teologici il documento riflette
indirettamente lo stato della
problematicità esistente nel
eammino ecumenico. Infatti,
itientre in questi anni si è fat13 più esigente la voce delle
'■blese ortodosse per valorizzare i temi specifici della loro
eologia ed ecclesiologia, sul
tonte del dialogo cattolicoProtestante restano irrisolte
lùte le questioni classiche le8ete ai ministeri, ai sacramen'® al primato. Gon felice intnzione la Charta oecumenica
trvola sulla pesantezza del
nnfronto dottrinale per affi®rsi esclusivamente allo Spi0 Santo, che «conduce i noti passi verso una comuniopiù intensa».
e raccoman
da di «impegnarci con perseveranza a raggiungere una
comprensione comune del
messaggio salvifico di Cristo
contenuto nel Vangelo».
Nella stesura finale della
Charta si è tenuto conto delle
risposte ricevute dalle chiese
sulla prima bozza. Se per alcune chiese di Svizzera e Germania la prima formulazione
era ritenuta troppo arretrata,
per altre era troppo avanzata.
Fra le questioni più discusse:
la comprensione del battesimo, la comunione eucaristica, la preghiera comune e il
proselitismo. Il proselitismo
gli ortodossi non lo vogliono,
ma i luterani difendono la libertà di scelta. Altri punti
controversi stanno nelle visioni ecclesiologiche: tutti,
però, sono d’accordo che la
chiesa di Dio esiste ed è una,
e noi l’abbiamo divisa. Mons.
Giordano ha concluso rilevando, a scanso di interpretazioni riduttiviste, che si tratta
del primo testo unitario nella
storia cristiana da tempo immemorabile e che coinvolge
tutte le grandi chiese del continente europeo.
Il secondo relatore. Paolo
Naso, direttore della trasmissione televisiva ¡Protestantesimo e della rivista Confronti,
tenta una valutazione esterna
del documento. Al pari dell’euro che è un simbolo della
nuova Europa che ancora
non c’è, anche la Charta oecumenica è un simbolo e dipenderà dall’esistenza di un popolo ecumenico se le sue promesse sapranno fruttare. Naso ha ricordato che dei 60
conflitti sanguinosi in corso
oggi nel mondo, la metà hanno connotazione religiosa.
Purtroppo la sociologia reli
giosa è uno dei fattori della
geopolitica di oggi. I conflitti
non riguardano solo le religioni monoteiste; anche nelle
tradizioni orientali, quando
sono maggioritarie, emergono intolleranza, fondamentalismo e violenza. Dell’Islam
conosciamo una visione accogliente e di dialogo, di rispetto e di intesa ma anche
una esclusivista, aggressiva e
settaria. Nel cristianesimo
troviamo gli stessi fenomeni e
l’Europa li ha conosciuti duramente sulla propria pelle.
Come sottovalutare l’importanza di un documento di cristiani che parla di pace, di
dialogo, di pluralismo, di
convivenza interreligiosa?
Il mondo è a un bivio tra la
strada del pluralismo e del
dialogo e quella del settarismo e dell’etnocentrisitio. È
10 stesso bivio a cui richiama
11 libro del Deuteronomio; «Ti
ho posto di fronte due strade,
la vita e la morte, scegli dunque la vita affinché possa vivere tu e la tua progenie». La
Charta oecumenica raccoglie
questo invito. Non rivendica
una Europa cristiana; l’Europa non è cristiana più di
quanto non sia laica, non è
musulmana o ebraica, è tutto
questo insieme. La Charta
prova a dire che c’è la possibilità della chiesa ecumenica.
Naso ritiene che la stesura del
documento abbia felicemente sperimentato il rapporto
tra base e vertice nelle chiese.
Malgrado le distanze ancora
esistenti la Charta apre una
nuova fase per l’ecumenismo, la fase della formazione
ecumenica permanente, per
gestire e far progredire il rapporto ecumenico. L’ipotesi di
creare un forum italiano per
«realizzare» gli impegni della
Charta oecumenica ha un
grande valore.
Nel dibattito successivo è
stata segnalata la difficoltà
del cammino ecumenico in
molte parrocchie cattoliche.
Altri hanno salutato con un
senso di liberazione questa
nuova tappa raggiunta.
Il premio assegnato a Montalto Uffugo
Ricerche storiografiche
sui valdesi di Calabria
In una sala consiliare gremita, il 30 dicembre scorso, a
Montalto Uffugo, l’Accademia montaltina degli Incubi
ha offerto al pubblico una cerimonia piena di significato
per il conferimento di una
borsa di studio finalizzata alla
memoria delle tragiche vicende che condussero all’eccidio
e all’annientamento delle comunità calabro-valdesi nella
seconda metà del XVI secolo.
Presenti i sindaci di Montalto,
di Guardia Piemontese e di
San Vincenzo La Costa, la cerimonia ha visto innanzitutto
la rievocazione, da parte del
presidente dell’Accademia,
Luciano Romeo, della rinascita di questi studi dopo anni di
oblio. Più addentro agli esempi di rievocazione di monumenti e vestigia del passato è stata la successiva relazione del prof. Romano Napolitano, che ha anche illustrato il progetto di posa di
una lapide commemorativa a
ricordo degli 88 martiri di fede valdese, sgozzati 1’ 11 giugno 1561 nella piazza del
mercato di Montalto.
Ha fatto seguito la premiazione dell’opera vincitrice del
premio biennale su «Le stragi
dei calabro-valdesi in Calabria». La borsa di studio è stata assegnata all’elaborato dal
titolo Contro Dio... in nome di
Dio, presentato da Giulio Le
Pera, giovane ricercatore di
Aprigliano (Cs), laureando in
giurisprudenza all’Università
di Torino. Tale elaborato, ha
detto il prof. Enzo Stancati a
nome della commissione esaminatrice, ha bene analizzato la vicenda valdese fino
all’epilogo sanguinoso determinato dall’alleanza fra il trono spagnolo e l’Inquisizione.
Al testo sono allegate interessanti appendici sul procedimento inquisitorio e sulla
lingua occitana tuttora parlata da alcuni gruppi di Guardia Piemontese.
PROTESTANTESIMO IN TV I
Il cristiano di fronte al denaro
DAVIDE ROSSO
Il segretario della Ccee, monsignor Aldo Giordano
Fede e denaro; globalizzazione e divario NordSud; povertà di molti in aumento a favore di pochi; privatizzazione delle risorse primarie e impoverimento del
territorio. L’elenco potrebbe
continuare ma basta sapere
che dei 6 miliardi di esseri
umani che popolano il nostro pianeta oltre metà vive
con soli 2 dollari al giorno.
La puntata di Protestantesimo di domenica 17 febbraio (replica lunedi 25 febbraio su Rai2 alle ore 9,30)
parte proprio da queste considerazioni e lo fa occupandosi innanzitutto dell’opuscolo pubblicato dalla Federazione delle chiese evangeliche italiane in occasione
della Settimana della libertà
intitolato significativamente
«Fede e denaro». Nel corso
della puntata poi si sviluppa
la tematica passando attraverso aspetti come la globalizzazione e la povertà, il
non essere, come appartenenti al mondo occidentale,
i figli migliori, e la consapevolezza di essere, come uomini, degli «amministratori
di beni»; la coscienza di essere di fronte a un mondo
da dividere con tutti.
11 soffermarsi a riflettere e
a discutere su questi temi è
sicuramente la premessa
principale da cui partire ma
a questo poi deve seguire un
agire e quest’agire è possibile, ci viene ricordato, innanzitutto con l’impegno etico
anche del singolo che può
«resistere a un consumo
sempre crescente e indiscriminato». Ed esistono anche
degli strumenti, la Banca
etica e l’associazione Adventum per esempio. Come credenti, si dice nel servizio,
siamo chiamati a portare dei
segni del regno di Dio, è
questa la nostra responsabilità per un mondo migliore.
Poi ci sono le riflessioni portate avanti a Porto Alegre.
C’è la pace da far diventare
concetto centrale nella costruzione del nuovo mondo
che ci si aspetta. E ci sono le
esperienze sul campo come
quella del Centro di risorse
cristiane di Toronto, in Canada, dove la chiesa ha deciso di avere un ruolo maggiore nella società e si è impegnata ad attivare un progetto che non mira solo a dare
assistenza a chi è in difficoltà economica ma materialmente aiuta a trovare
una risposta concreta a chi
cerca casa. Quelle che passano nel corso di tutta la
puntata sono immagini che
stridono e che in alcuni casi
fanno riandare la mente a
certe situazioni di povertà
tante volte viste o sentite
raccontare; altre volte semplicemente fanno riflettere.
Sono immagini di povertà e
di miseria ma anche di una
città molto simile alle nostre
città, Toronto, che povera
all’apparenza non è ma dove molte persone hanno
problemi di occupazione e
di abitazione.
6
PAG. 6 RIFORMA
>CUOLA
VENERDÌ 22 FEBBRAIO],
risultati del convegno nazionale di Torre Pellice deir«Associazione 31 ottobre»
Le nuove frontiere della laicità
La scuola costituisce lo spazio pubblico per eccellenza di un pluralismo vero e concreto e per
l'apprendimento dei diritti e dei doveri della cittadinanza. Le religioni nella scuola pubblica
NICOLA PANTALEO
Nella cornice austera e
solenne deH’aula sinodale di Torre Pellice il numeroso pubblico richiamato dal
Convegno «Nuove frontiere
della laicità» ha ascoltato il
pastore Franco Giampiccoli,
che ha sostituito Fon. Valdo
Spini e ha saputo evidenziare
i punti caldi del dibattito sulla dialettica tra i poteri pubblici, i cittadini e le chiese in
tema di rispetto reciproco
delle rispettive sfere di competenza. Una ricognizione
dei caratteri fondamentali
della laicità così come questa
è stata vissuta negli ultimi
cinquant’anni nel nostro
paese ne individua agevolmente quattro:
1) La neutralità dello stato
in materia religiosa, sancita
nella Costituzione repubblicana, ma frutto anche di un
lungo interrogarsi sui limiti
del potere ecclesiastico, che
risale alla fase postrisorgimentale e che ha avuto con il
fascismo e i Patti lateranensi
una forte battuta d’arresto; e
anche dopo l’abolizione della
confessione di stato, intervenuta con il Concordato del
1984, si è assistito al diffondersi di un «confessionalismo
strisciante».
2} La criticità intesa come
metodo che si contrappone a
ogni forma di dogmatismo e
che consiste in particolare nel
rifiuto di ammettere che una
parte del sapere umano sia
sottratta all’analisi critica. Il
complesso rapporto tra fede e
ragione si ritrova interamente
in questo ambito della laicità.
31 II pluralismo, antitesi
della monocultura cara a
molta parte del pensiero cattolico. Naturalmente il rischio sempre incombente è
quello del relativismo, del
sincretismo, del secolarismo.
Ma è anche da evitare una
confusione con il pluriconfessionalismo, quello che sottende all’instaurarsi di concordati e intese: il pluralismo
è ben altra cosa.
4) La profanità, che ripudia
ogni tentazione o pretesa di
sacralizzare la realtà secolare
e riconosce l’autonomia e la
responsabilità di ogni campo
dell’attività umana. Se Dio solo è il sacro, occorre rassegnarsi alla creaturalità e fallibilità della dimensione terrestre dell’esistenza.
dichiararne la forte e attualità.
Dunque le vecchie frontiere
della laicità coincidono in larga misura con le nuove e in
effetti la situazione italiana di
deficit cronico di laicità non è
gran che mutata, anzi tende a
peggiorare e incancrenirsi. In
una società in cui il pluralismo è un fatto, la città è sempre più una comunità plurale,
arricchita e rinsanguata dalle
varie culture dell’immigrazione. Ma l’arricchimento si accompagna frequentemente a
nuove lacerazioni. Come dunque gestire il pluralismo nella
città plurale senza cedere alle
spinte irrazionali della xenofobia e dell’integralismo? È
questa la sfida del nostro tempo su cui si misura in gran
parte il tasso di laicità dei soggetti deputati a intervenire.
In questo quadro la scuola
costituisce lo spazio pubblico
per eccellenza, una palestra di
«pluralismo agito», luogo di
«apprendimento della cittadinanza». L’interculturalità deve essere concepita come una
opportunità di conoscere e
approfondire la propria identità oltre che esplorare quelle
altrui con atteggiamento di
apertura e onestà mentale. In
questa luce il confronto interreligioso assume una rilevanza assolutamente basilare ed
è quanto mai preoccupante
che la conoscenza del fatto
religioso pluralistico sia la
grande assente anche nel progetto di riforma della scuola,
peraltro globalmente pericoloso e reazionario, dell’attuale
amministrazione Moratti.
All’interrogativo sul modo di
introdurre il fatto religioso
nella scuola pubblica Bein indica una duplice strada: lo
studio delle religioni nella
storia o lo studio della cultura
religiosa in un’ottica fenomenologica («giardino recintato»), propendendo decisamente per il primo.
La discussione in gruppi il
giorno successivo ha affrontato la duplice questione di una
proposta concreta sull’insegnamento delle religioni
formulata da Marco Rostan
(vedi testo a fianco) e del molo dell’Università in relazione
alla formazione degli insegnanti, riflessione suggerita
da chi scrive queste note. Un
primo aspetto che è emerso
dagli interventi è che tra le tre
soluzioni per un insegnamento specialistico prospettate da
Rosanna Ciappa (un approccio storico-fenomenologico;
un confronto culturale sui valori; una lettura esegetico-ermeneutico-letteraria dei libri
sacri) il maggior favore è andato a un insegnamento storico delle religioni, anche se le
alternative della presenza diffusa o trasversale nelle varie
discipline e dell’insegnamento dei libri rivelati come la
Bibbia hanno trovato eloquenti e convinti sostenitori.
Un apporto di natura giuridico-istituzionale è venuto
dal preside Russo, che ha richiamato l’opportunità di fare
riferimento a un ambito disciplinare piuttosto che a una
«ora aggiuntiva» di insegnamento storico-religioso, il che
potrebbe rendere praticabile
la proposta anche nell’attuale
assetto legislativo. Il prof.
Carlo Ottino, animatore del
Comitato torinese per la laicità della scuola e direttore
della rivista trimestrale Laicità, ha riaffermato una concezione «aperta» della laicità,
contenitore ma anche valore
in sé e soprattutto suscitatrice
di valori e ha dichiarato un no
al relativismo ma un sì forte
alla relativizzazione e storicizzazione delle scelte religiose.
Pur nel considerare l’impossibilità di realizzare sia l’approccio trasversalista che
quello disciplinarista senza
metter mano al Concordato
ha però riconosciuto una validità ideale alla proposta Rostan e ha invitato al confronto
con le tesi del Comitato torinese che ha promosso un
convegno a metà aprile sui temi in discussione.
Altri interventi, dei quali
non è possibile dare conto in
dettaglio per ragioni di spazio, hanno raccomandato di
agire, per l’appunto, di intesa
con le altre organizzazioni
laiche, sono entrati con forti
accenti critici nel merito della proposta Bertagna alla base della riforma Moratti, hanno segnalato l’interesse anche degli insegnanti cattolici
(ve ne erano due nell’assemblea) per il dibattito sulla laicità. Al termine della discussione è stata messa ai voti e
approvata con alcune astensioni una mozione che recepisce la proposta Rostan, sia
pure con alcune modifiche. È
stata anche annunciata una
formale protesta, da concordare con la Fcei, per la sospensione dei lavori della
Commissione ministeriale
sull’interculturalità di cui è
membro Elena Bein.
Il protestantesimo si riconosce pienamente nei quattro attributi della laicità. Con
qualche eccezione, come talune prese di posizione di Lutero e Melantone intorno al
diritto dei principi di interferire con le scelte religiose delle popolazioni, il pensiero
protestante ha inteso la storia
come una progressiva emancipazione dall’autorità e ha
fondato la sua «ideologia»
sull’indipendenza della chiesa dallo stato. Si può dunque
parlare di un legame organico
della Riforma con i principi
della laicità. Il cattolicesimo
si è sempre mosso in una dimensione di contrasto organico con i dettami della laicità. Il suo approccio del tutto
diverso al binomio profanitàsacralità si è caratterizzato
per un costante tentativo di
sacralizzare ogni ambito umano con il proposito di egemonizzarlo e «riscattarlo». Di
fronte al bivio tra responsabilità e ubbidienza la chiesa romana ha scelto sempre l'ubbidienza.
Il secondo intervento, di filena Bein, su «Educazione interculturale e studio del fatto
religioso in una scuola laica e
pluralista», ha preso le mosse
dal discorso precedente per
Durante il convegno si è svolta l'assemblea ordinaria dei soci
Prosegue il radicamento territoriale
La seconda Assemblea dell’
«Associazione 31 ottobre per
una scuola laica e pluralista»,
promossa dagli evangelici
italiani si è svolta nel pomeriggio di sabato 2 febbraio
presso il Centro culturale valdese. Vi hanno partecipato
una trentina tra delegati delle
sezioni territoriali, iscritti e
simpatizzanti.
La presidente, Rosanna
Ciappa, ha letto in apertura
un messaggio di adesione del
segretario dell’associazione
«La scuola della Repubblica»,
Marcello Vigli, e una lettera di
Franco Calvetti che si rammaricava per la propria assenza dovuta a circostanze di
forza maggiore. Ciappa ha
quindi tracciato un bilancio
sostanzialmente positivo delle attività dell’Associazione,
evidenziando il suo progressivo radicamento nella realtà
evangelica italiana (circa 500
iscritti) e l’interesse di molte
comunità per i temi della laicità e del pluralismo, che ha
provocato incontri, conferenze e dibattiti pubblici in cui si
sono impegnati i membri del
direttivo; ha constatato con
soddisfazione la riuscita del
(.onvegno su «Le frontiere
della laicità», malgrado alcune disfunzioni nella fase at
tuativa e ne ha tratto la convinzione che la formula del
convegno seguito dall’assemblea degli iscritti è da considerare valida e ripetibile.
Rosanna Ciappa si è poi
soffermata su alcune questioni aperte, invitando a un dibattito e a decisioni in merito:
la struttura organizzativa che
vede un progressivo decentramento dell’Associazione nelle
sezioni territoriali, anche se
ne sono state finora costituite
solo quattro - nelle Valli, in
Lombardia, in Campania e in
Puglia - e ne occorre formalizzare lo statuto che vige attualmente sulla base di una
bozza proposta da Graziella
Gandolfo; un’eventuale segreteria a tempo parziale a Roma
dove l’Associazione ha la sua
sede sociale presso la Fcei; la
pubblicazione di un bollettino periodico di informazione,
dibattito e collegamento; la ripresa dell’iniziativa di predisporre materiale per una pagina sulla scuola, con periodicità da concordare, sul settimanale Riforma.
La relazione del tesoriere
Franco Gra.ssi ha poi fornito i
dati finanziari assieme a una
valutazione sulla capacità di
penetrazione dell’Associazione nel mondo evangelico e
nella società in generale. Il vicepresidente, Nicola Pantaleo, ha fornito una valutazione sul Convegno, richiamandone i passaggi più significativi e rilevandone il valore di
cornice necessaria nella quale iscrivere l’attività dell’Associazione; ha sottoposto
quindi alla votazione dell’Assemblea la mozione di Rostan che è passata con una
sola astensione.
Nel dibattito che è seguito
sono giunte utili indicazioni
sulle questioni sollevate dalla
presidente con una sostanziale ratifica sia del consuntivo
che dei progetti e delle iniziative che vi erano contenuti. È
stata fatta peraltro rilevare
l’opportunità di dotarsi di un
regolamento dell’Assemblea
che consenta una più formale
direzione della ste.ssa e la necessità che le cifre del bilancio
siano meglio specificate e rese
note preventivamente.
L’Assemblea ha poi eletto il
nuovo Comitato direttivo
nelle persone di Rosanna
Ciappa, presidente. Franco
Calvetti, Franco Grassi, Marilena Maltagliati, Nicola Pantaleo, Anna Trani, Luciano
Zappella. I nuovi revisori sono Paolo Bensi, Giampaolo
Ricco e Piero Trotta, (n.p.)
La mozione approvata
Per un insegnamento
delle religioni
Lee
econc
L'Associazione 31 ottobre, per una scuola laica e pluralist,
riunita a Torre Pellice i giorni 1-2 febbraio 2002 per il Conveg»
nazionale «Le nuove frontiere della laicità», dopo aver discus,
la proposta di un insegnamento sulle religioni nella scuola,
ritiene ’
- che tale insegnamento costituisca un apporto culturale inj^oN un '
spensabile nel progetto formativo di una scuola che inteni,(’abitua
LI
OSCAI
preparare le giovani generazioni ad affrontare la molteplicitjH. rjiies
la complessità di differenti «versioni del mondo» con spiritoc^ ¿gl Ri
luMii^i II.V, ,1^/11 Jia (Jiu ciuuikiiic aiiL_he a Caus5?^n^feihhr'
della presenza sempre più diffusa nella scuola italiana di alunr* r c '
tico, senza riserve e pregiudizi;
- che tale insegnamento non sia più eludibile anche a s
non cattolici e non cristiani;
che tale insegnamento sia essenziale per una scuola
una prospettiva europea e per la preparazione dei futuri citufel'^
dini al loro inserimento responsabile in società sempre più comie del Rio
plesse, dove la conoscenza e l'accettazione del «diverso da sitato, dopo
può costituire la base per una pacifica convivenza e per evitaftazione e la
drammatici conflitti; ¡'Assemblei
- che tale insegnamento richieda adeguati interventi neLrelazioni
formazione dei docenti, capaci di far loro acquisire la consapf « ¿’esame
volezza dell'intreccio profondo tra fatti religiosi e compoiiy.„e finan
menti umani, accadimenti storici, realtà culturali.
esclude ® P™
- che un insegnamento sulle religioni adeguato alle finalitif™”iT,it
indicate possa realizzarsi con una modifica dei proqramiiii‘'°P“' ,„-i
dell'attuale insegnamento religioso cattolico (Ire) permanentf®®’-°'^T'^
il suo carattere concordatario, che ne afferma la confessionalitii^P'^^P*^^/
e la opzionalità; Carlos Deli
afferma per la prim
- che la proposta di un insegnamento sulle religioni, da artito^ settimi
colare opportunamente in riferimento ai contenuti e ai cicli sco-Sinodo è s
lastici, debba comunque: ¿alla volor
a) non configurarsi come alternativo all'lrc, ma collocarsi co-partecipaz
me insegnamento obbligatorio per tutti gli alunni; pnma valul
b) strutturarsi non come una attività aggiuntiva ma come aiesitiva, tant
bito di studio e di impegno culturale che, evitando di proponiprossimo s
una banale infarinatura di cultura religiosa, aiuti a comprende-Le l’espe
re l'identità propria e quella degli altri in stretto collegamentoLi7io del
con le chiavi di lettura offerte dagli altri saperi presenti nellk'!„ lofohl
scuola; |
c) essere svolto da docenti opportunamente preparati a live!
lo universitario, al di fuori da ogni controllo confessionale. ™
L'Assemblea dell'Associazione 31 ottobre dà mandato al
mitato direttivo di elaborare al più presto una proposta ^ ,
preferibilmente si articoli nella direzione di uno studio delle re-°spdare !’(*
ligioni nella storia, e conseguentemente di un disegno di leggiSiva, la sed
in merito, di renderlo pubblico e di attivare gli opportuni coriil «Parque
tatti al fine della sua presentazione in Parlamento. Playa Forni
thilometri
.ense (L
ìinodo et
|è stato ne
Negli anr
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in tutte le
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Le
iscrizioni
alla «31 ottobre»
ROSANNA OAPPA
mani. V
una sede
Mlità di
'’attività
solo luoj
tura più
ci da parte del card. Sodanti'del ti
Per contrastare, secondocP® 3
nostre forze, non abbiami®®^®*
mancato di intervenire sui^do e
problemi che più hanno
bato le nostre coscienze comi „^d^l
la questione Ire, il Concorda'
to e il Giubileo cattolico, olWi
agli argomenti sopra ricordai
ti. È stato con forza postoli
problema della laicità minacciata, problema di cui solo di
poco la pubblica opinioni
laica comincia a prendere coscienza. Tutto questo ha a
montato notevolmente le f
casioni in cui è obbligatoi
essere presenti, intervenir
produrre, rapportarsi agl
iscritti e alle nostre istituzP
ni: è quindi necessario ad
perarsi per il rinnovo del
iscrizioni dei vecchi aderert
aumentarle, fare in modo cl
aumentino significativarno
te i soci collettivi.
Per facilitare le adesioni
creare il minimo di proble
abbiamo aperto anche il
guente conto corrente poS
le: ccp. 44171049, intestato
Grassi Francesco, via Madoi
na di Roselle 84, 80063 Pi
di Sorrento (Na). Ricordo
che il sito Web dell'Associ!
zione (recentemente cambi
to): http://www.associaZi
ne31ottobre.org.
Avrete certamente notato
come la nostra Associazione, nata con l’appoggio
della Fcei e delle chiese, si è
man mano rafforzata prendendo anche consapevolezza
della funzione di stimolo e di
proposta che può svolgere nel
nostro paese in un momento
come l’attuale in cui vanno
sbiadendo gli ideali di laicità e
democrazia, fondamento della nostra carta costituzionale.
È l’andazzo dei tempi che
sembra creare sempre nuovi
problemi al nostro agire come
cittadini di un paese e di una
scuola liberi da condizionamenti di tipo confessionale:
que,sta sofferta constatazione
non deve, tuttavia, scoraggiarci perché è ancora possibile riscattare la nostra realtà
civile e culturale dall’usurpazione della Chiesa cattolica,
mai come in questo momento pervasiva e subdola. È superfluo ricordare come si vada organizzando l’ondata liberticida: dall’episodio di Pio
IX ai libri di storia, dal revisionismo sul nostro Risorgimento alle esternazioni di Biffi sugli immigrati (che dovrebbero
essere cattolici doc), all’inaudita consultazione dei politi
ì
7
BRAlOy^ppj 22 FEBBRAIO 2002
PAG. 7 RIFORMA
\ Dal 2 al 6 febbraio si è svolto il Sinodo delle chiese valdesi del Rio de la Piata
0 ((Andate e annunciate il Regno di Dio»
pluralisti
-onvegti
r discusí
loia,
Le chiese che si trovano in Uruguay e Argentina si trovano di fronte a una grave crisi
economica. La soiidarietà deiie chiese itaiiane e ia priorità deità prospettivo missionaria
OSCAR GEYMONAT
l'ale injp qN un cambiamento cielI Intentlj l’abituale data, il Sinodo
eplidtà^la Chiesa evangelica valPii'itoijg del Rio de la Piata si è
tolto dal sabato pomeriggio
?\| 2 febbraio scorso al mer^^%ledì 6 febbraio a Colonia
uola Cosmopolita (Uruguay), una
-uri ciSelle colonie valdesi più antiPiù eccedei Rio de la Piata. 11 saio da séoato, dopo una breve mediir evita,azione e la costituzione del,'Assemblea, sono state lette
nti nelle relazioni della Commissioconsapfjj d’esame e della Commis’uiporta^one finanziaria. 11 dibattito
fero e proprio è iniziato il
(iomo successivo, domenica,
- '''^^l'ilLo il culto presieduto dalla
igramniCj.^ Wilma Rommel e con
pastore
^ Qrlos Delmonte. L’utilizzo,
per la prima volta, dell’intero
, da artitoe settimana per iniziare il
'cicli sco-Sinodo è stato determinato
dalla volontà di facilitare la
»carsi co-partecipazione dei laici. La
prima valutazione è stata poome anrsitiva, tanto che per l’anno
proporsiprossimo si è deciso di ripeiprende-tere l'esperimento fissando
3amento|'ini2io del Sinodo 2003 a sa'^^®’bato 1“ febbraio.
. ,. Il Sinodo del Rio de la Piata
'*non ha una sede fissa. Solo
■Q gl g quando non ci sono chiese
osta che'ccali che si propongono di
delle re-ospitare l’Assemblea succesdi leggrsiva, la sede naturale diventa
uni con-il «Parque 17 de Febrero» a
Playa Fomento, a circa venti
-------chilometri da Colonia Val
ense (Uruguay). L’ultimo
linodo che vi ha avuto luogo
|è stato nel febbraio del 1997.
Negli anni seguenti ci sono
state diverse sedi in Uruguay
panche in Argentina. Come
in tutte le possibilità di scelta, cj sono lati positivi e lati
negàtivi. Il fatto che il Sinodo
si svolga in una chiesa locale
pemiette una maggiore vicinanza tra questa istanza locale e ¡membri che assistono
pome deputati, crea imporanti momenti d’incontro,
favorisce la reciproca conoicenza, crea amicizie che si
itolungano nel tempo e mo" luna comunità verso un
compito che non è semplice
'6 che necessità di unire varie
®ani. Vista dall’altro lato
Ma sede unica, con la possiMità di concentrare tutta
'attività e l’ospitalità in un
solo luogo, con un'infrastrutl®apiù adeguata, ha vantagSodann*''^®! tutto evidenti. Anno
-condol(| P° 3nno, il Sinodo decide
ibbianio“®'sa sede successiva valumire entrambi gli aspetti. Il
nno anno, l’Assemblea
ize conii®®®^ele tornerà a riunirsi al
oncorda'^^fiue 17 de Febrero».
ico, oltIt|
ricorda;
posto
à minacli solo di
pinioni
idere cO’
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ite le oci
ligatorii
'rvenirf
irsi ai
stituzi«
rio adì
vo dell
iderert
lodo cl
ivamei
La predicazione dei pastore Carlos Deimonte
L'asse missionario
L’Assemhlea di quest’anno
si è svolta sotto il motto: «Andate e annunciate che il regno
di Dio si è avvicinato» seguendo le parole dell’Evangelo secondo Matteo, che il pastore
Delmonte ha rimarcato con
speciale enfasi nel suo sermone domenicale, unendolo alle
parole dell’epistola di Giacomo: «Siate facitori della Parola», alla quale ha dato molta
importanza nella sua esperienza personale di fede. Questa chiamata alla missione è
stata una degli assi portanti
intorno al quale si è svolto il
Sinodo, seguendo così il solco
che aveva segnato il Sinodo di
Fray Bentos del 2001.
Questa sottolineatura della
ricerca di cammini di missione si è riflessa in prese di posizioni sui compiti diaconali
della chiesa. In questo senso,
si è incaricata la Commissione centrale di istituti e opere
di servizio (Ccios) di continuare la riflessione e l’analisi
sul servizio nella linea della
missione, il che significa un
evidente cambiamento di ottica rispetto alla centralizzazione del lavoro di servizio nei
«grandi» istituti della chiesa.
La medesima sottolineatura si
è vista anche nella discussione del gruppo sulle comunicazioni per quanto riguarda il
servizio giornalistico, in cui si
è parlato soprattutto della necessità di formare e dedicare
delle persone per continuare
e migliorare il lavoro del nostro periodico sinodale Pàgina Vaidense e di quello svolto
tramite programmi radiofonici e televisivi che sono tenuti
da tutti i presbiteri.
Guidato dallo stesso spirito, il Sinodo ha dato molta
importanza alla necessità di
un’analisi istituzionale tendente a rivedere la nostra
struttura organizzativa allo
scopo di ottimizzarla nel
compito della proclamazione dell’Evangelo.
La situazione argentina
Il Sinodo si è tenuto in un
momento particolarmente
difficile per l’Argentina, segnato dall’instabilità e dalla
paralisi economica le cui
conseguenze abbiamo solo
incominciato a vedere. C’era
anche la possibilità che deputati e pastori delle chiese
in Argentina non potessero
assistere al Sinodo. Grazie a
Dio non è stato così, anche se
diversi sono arrivati in ritardo
per i problemi derivanti dalle
interruzioni delle strade. Sulla situazione la preoccupazione è stata costante e alcuni atti sinodali, come la lettera pastorale del Presbiterio
Nord Argentino che è stata
fatta propria dal Sinodo, segnalano con chiarezza questa
linea di pensiero e azione:
«Oggi - è scritto all’inizio del
documento - la chiesa è chiamata a svolgere il suo ruolo
evangelistico, di servizio e anche profetico: in quest’ultimo
campo, dovrà vegliare sulle
questioni della giustizia e sviluppare un’attitudine critica.
Questo deve avvenire verso
Einterno della propria comunità, nella ricerca di un rinnovamento e trasformazione
costante, e si proietterà anche
verso l’esterno, verso gli ambienti che chiamiamo secolari, per combattere il male nella società che ci circonda».
La situazione argentina
non è stata certo dimenticata
al momento di considerare la
vita economica della chiesa.
Guardando il preventivo
biennale 2000-2001, il gruppo che si è occupato di amministrazione e finanza ha
segnalato che l’aver raggiunto il preventivo sinodale al
90%; nelle attuali condizioni
è quasi un miracolo e dobbiamo essere molto riconoscenti e valorizzare lo sforzo
che ha fatto la maggioranza
delle chiese per raggiungere
tale risultato. Quello che ha
creato seri problemi all’am
•lea al culto
ministrazione è stata l’irregolarità del flusso degli apporti
nel corso dell’anno e l’impossibilità di prevedere le entrate. Nelle attuali condizioni
del paese, fare un preventivo
in Argentina è praticamente
impossibile dato che non si
conosce con certezza il valore della moneta nazionale (e
neppure quale sarà la moneta). Il Sinodo ha dovuto chiedere alla Mesa Vaidense di
seguire da vicino la situazione prendendo le misure che
considera opportune. Con
senso di gratitudine, il Sinodo ha riconosciuto anche
l’aiuto di solidarietà che la
nostra chiesa riceve dall’area
valdese europea e da altre
chiese e organizzazioni sorelle che permette lo sviluppo di
lavori e programmi che non
sarebbero altrimenti fattibili.
Rapporti chiesa-stato
Ha preoccupato e ha generato una presa di posizione
del Sinodo la relazione chiesa-stato sia in Argentina che
in Uruguay, e in particolare la
discussione che si sta svolgendo in rapporto alla laicità
dell’istruzione, che è stata un
pilastro fondamentale dello
stato uruguayano durante
tutto il secolo XX. Sullo sfondo sta, in più, la ricerca di finanziamenti pubblici per i
Centri di insegnamento cattolici. In Argentina la situazione è diversa dato che la
Costituzione nazionale riconosce la Chiesa cattolica come chiesa di stato, ma la difesa da parte della Chiesa valdese dei principi di separazione di questi ambiti è la
medesima. Su questo tema il
pastore Gianni Geme, moderatore della Tavola valdese,
ha spiegato qual è la situazione in Itdia e ha valutato positivamente il fatto che in entrambe le aree della nostra
chiesa la difesa di questi principi riformati fondamentali è
espressa con eguale enfasi.
Chiese e pastori
Con un applauso che ha
mostrato affetto, gioia e riconoscenza, è stata ricevuta e
trasformata in atto sinodale
la proposta del Presbiterio
Colonia Sud che ha chiesto il
riconoscimento come chiesa
costituita della Chiesa evangelica valdese di Tarariras.
Questa comunità, che ha deciso di mantenersi in comunione con la Chiesa valdese
del Rio de la Piata, e quindi
anche con l’area europea, in
un periodo in cui un’altra
parte della comunità si è divisa rendendosi indipendente,
ha sviluppato le sue attività
con l’appoggio del Presbiterio
e della Mesa Vaidense, ha
consolidato la sua organizzazione e oggi, riuniti tutti i requisiti stabiliti, è stata ricevuta come chiesa costituita. In
quanto agli operai, è continuato il dibattito sulla possibilità di aprire il cammino affinché pastori e pastore, che
oggi operano a tempo pieno e
«con l’esclusione di ogni altra
attività pubblica o privata remunerata», possano sviluppare un compito in ambito
secolare. La discussione ovviamente comprende aspetti
che vanno più in là di ciò che
è regolamento e amministrazione. In tal senso, il Sinodo
ha approvato una risoluzione
che cerca di essere più flessibile in quanto a possibilità.
Un momento emozionante
è stata l’approvazione dell’atto di ringraziamento per
la vita e il ministero del pastore Daniel Brandt, che per
sette anni ha sviluppato il
suo lavoro pastorale nelle
chiese di Fray Bentos e Nue
II moderatore Gianni Genre interviene al Sinodo
va Valdense-Young in Uruguay, insieme a sua moglie
Simone Bessire che è stata
consacrata pastora valdese
nel 1992 nel Sinodo tenutosi
a Ombùes de Lavalle. Daniel
ha lavorato con noi grazie a
un progetto di sostegno della
Cevaa, e questo è stato particolarmente ricordato.
Rapporti tra le due aree
della Chiesa valdese
Significativa è stata la presenza dall’Italia del moderatore della Tavola valdese e
del pastore Franco Taglierò
come membro del Comitato
esecutivo della Cevaa-Comunità delle chiese in missione.
Nel 2000, durante il Sinodo
tenuto a Colonia del Sacramento, aveva partecipato il
moderatore di allora, Gianni
Rostan, e durante il 2001 il
nostro moderador della Mesa
Vaidense, pastore Hugo Armand Pilón, ha visitato l’area
europea, il che dimostra una
costante e reciproca ricerca
di vicinanza e sostegno che si
consolida sempre più. I pastori Genre e Taglierò hanno
anche partecipato alla riunione del corpo pastorale che
ha preceduto il Sinodo.
Serata speciali
Durante il Sinodo si sono
tenute alcune serate speciali.
Una è stata musicale, con la
partecipazione del coro della
chiesa di Cosmopolita, del
suo coro giovanile e di musi
cisti locali, membri della
chiesa, che sono stati apprezzati anche da persone
che sono hen più autorevoli
di chi scrive nel campo della
critica musicale.
Un’altra serata è stata organizzata dalla Commissione
sinodale di storia, con un
conferenza del professor Roger Geymonat su «Oggettività e soggettività nella ricerca storica», molto importante per il lavoro storiografico
delle nostre comunità, ha
avuto uno spazio anche la
giunta unita delle missioni
nella provincia del Chaco
(Argentina), che svolge il suo
lavoro con comunità dell’etnia toba e con un appoggio
importante della Cevaa. Ricordo anche che prima dell’inizio delle quotidiane sessioni di lavoro del Sinodo, c’è
stato sempre un momento di
culto che quest’anno è stato
organizzato dai deputati laici
e pastori del Presbiterio Sud
Argentino.
Mesa Vaidense
Il Sinodo ha riconfermato la
Mesa Vaidense che risulta
dunque composta dal pastore
Hugo Armand Pilon, della
chiesa di Colonia, moderador,
e poi dai seguenti membri:
pastore Sergio Bertinat, della
chiesa di San Gustavo-La Paz
a Entre Rios; Silvio Charbonnier di Montevideo, Alberto
Berton di Artalejos-Laprida e
Alma Malan di Vaidense.
All’uscita dal culto
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 22 FEBBRAIO VEN
415.000 euro per il futuro del Centro di Santa Severa
Il Villaggio della gioventù
Un appello del Comitato esecutivo dell'Ucebi alle chiese battiste
perché sostengano il progetto di ristrutturazione del Villaggio
ANNAMAFFEI
T L destino del Villaggio è
«X (
. oggi più che mai legato
al presente e al futuro della
nostra comune testimonianza
di battisti in Italia. Se ci teniamo davvero, ci impegneremo
a farlo rifiorire afiìnché possa
essere ancora per molti altri
anni la casa comune di tutti e
tutte noi». Con questa frase si
chiude l’appello per il Villaggio della gioventù che il comitato esecutivo Ucebi trasmette alle chiese affinché, accanto allo sforzo finanziario che
si richiede a tutti e a tutte per
raggiungere l’ingente somma
di 800 milioni di lire (circa
413.000 euro), ci sia tanto nelle chiese quanto in tutte le
istanze Ucebi, anche «tanta
energia, tanta passione, tante
idee, tanta partecipazione»
per un rilancio del Villaggio,
in continuità e rafforzamento
di quanto realizzato finora.
Nel piano di rilancio proposto (che architettonicamente prevede la ristrutturazione e messa a norma delle
palazzine per una ricettività
di circa una novantina di
ospiti) viene evidenziato il
ruolo centrale che il Villaggio
ha acquisito nella storia degli ultimi cinquant’anni dei
battisti italiani. II Villaggio ha
costituito, si afferma, «un irrinunciabile punto di riferimento per la vita e la testimonianza dei battisti italiani» e
«un polo di aggregazione per i
nostri giovani e per i nostri
ragazzi e ragazze». Il Villaggio
è poi gradu^mente diventato
«punto di riferimento anche
per altre famiglie denomina
zionali con ricadute positive e
spesso promettenti di nuove
fraternità e ha allargato negli
anni il suo raggio di attività
anche a favore dell’evangelismo internazionale». Il Centro ha inoltre nel tempo consolidato la sua presenza «come centro di aggregazione
del mondo dell’associazionismo e del volontariato sia a livello regionale che nazionale» con la conseguente maggiore visibilità dei battisti italiani nel panorama culturale
italiano e estero. Per questo,
si afferma, una ristrutturazione, «fermo restando il carattere semplice, essenziale e
non elitario della struttura,
dovrebbe essere accompagnato dal suo rilancio su base
nazionale ed europea».
Per questa proposta di rilancio si fa riferimento alla
recente esperienza del Convegno sull’identità battista
del settembre scorso dove le
chiese hanno evidenziato
una capacità notevole di riflessione teologica ed elaborazione pratica di nuove forme espressive sia nell’ambito
più strettamente liturgico e
musicale, sia in quello della
testimonianza sul territorio.
Tali riflessioni ed elaborazioni collettive, dato il carattere
di dispersione delle comunità, hanno bisogno di un
luogo dove incontrarsi e confirontarsi. Il Villaggio, che fin
dai sui inizi ha risposto alla
vocazione all’aggregazione e
all’unità, può continuare a
rispondere a questa esigenza, ma con una maggiore e
migliore qualità dei servizi
offerti. Nella «ricerca e prati
M II pastore è morto a Civitavecchia
La passione per la Bibbia
di Arnaldo Vianello
BUSCO RAMIREZ
La mattina di domenica 10
febbraio è morto a Civitavecchia il pastore Arnaldo
Vianello, all’età di 85 anni.
Aveva conosciuto l’Evangelo
durante la seconda guerra
mondiale quando, in un campo di prigionia inglese in Australia, gli era stata donata
una Bibbia, che cominciò a
leggere. Da quell’incontro
sbocciò un amore per la Scrittura che lo accompagnerà per
tutta la vita. Tornato in Italia
si preparò al pastorato nella
scuola teologica di Rivoli, dove conobbe la sua compagna
Iole Deregibus. Insieme a lei
svolse il suo ministero nelle
chiese di Bussoleno, Altamura
e Marghcra. Quest’ultima comunità nacque per l'opera
della sua testimonianza.
Il pastore Vianello era un
uomo e un credente che univa una grande fermezza alla
pazienz.a. Una frase che ripeteva spesso era «tutto passa»,
sapendo però che la parola di
Dio rimane in eterno. Infatti,
una volta in pensione, si dedicò a tempo pieno alla traduzione interlineare della
Bibbia, eseguita con particolare attenzione al senso letterale, non teologico, dei termini, che diffondeva poi a sole
spese di costo, per incoraggiarne lo studio nella più vasta cerchia possibile.
Attorno alla moglie Iole e
alla figlia Irene e alla sorella
Bianca, si sono stretti in un
caldo abbraccio i familiari
Deregibus, Bottazzi e Naselli,
oltre alla chiesa di Civitavecchia, a conoscenti e a numerose sorelle e fratelli della
chiesa di Roma Centocelle. Il
pastore Italo Benedetti ha
portato il saluto dell’Unione
battista. La predicazione, curata dallo scrivente, è stata
centrata in particolare sul testo di Matteo 5, 37 e II Corinzi 1, 18-20, ricordando l’eredità di fede e testimonianza
del past. Vianello.
Le offerte possono essere
spedite, specificando nella
causale «Per il Villaggio della
gioventù», per posta, intestando il bollettino all’Ente
patrimoniale dell’Ucebi, p.za
S. Lorenzo in Lucina 35, Roma, ccp. n. 23498009, oppure
con un versamento di conto
corrente bancario presso la
Banca Popolare di Novara,
Ag. 1 di Roma, conto n. 1048;
coordinate bancarie: GIN Y,
Banca 05608, CAB 03201.
(Sulla circolare Ucebi il numero della banca è errato).
Santa Severa, Villaggio della gioventù: il piano terra della palazzina Goerner
ca di nuove forme di spiritualità che coinvolgano in
primo luogo i giovani» e nella vocazione della struttura
che si affaccia sul mare «come luogo ponte fira le culture
del Mediterraneo» sono riassunte le nuove frontiere delle
attività del Centro. Aspetti
oggi più che mai importanti
in «una realtà europea e
mondiale in cui sempre più
alti si ergono, anche in mezzo al mare, i muri di separazione fra le culture e le religioni. Gli incrociatori e le
portaerei militari, da una
parte, i gommoni dei contrabbandieri di carne umana
e di umana disperazione,
dall’altra, ne rappresentano
oggi drammatici simboli».
Chi fra i credenti e gli amici
delle chiese battiste e del Villaggio della gioventù voglia
contribuire allo sforzo finanziario e di idee per il rilancio
del Centro può contattare il
direttore, l’operatore diaconale Emanuele Troiani, che è
disponibile a visitare chiese e
gruppi per presentare il Villaggio e le sue prospettive. Il
suo recapito è: Villaggio della
gioventù. Lungomare Pirgy,
00050 Santa Severa. Tel. 0766570055, fax 0766-571527. Email: villaggi@tin.it.
Le prospettive per il rilancio
Della forzata temporanea
chiusura del Villaggio della
gioventù di Santa Severa, dovuta a esigenze di adeguamento a recenti normative in
materia di Case per ferie, abbiamo già informato i lettori
nel primo numero di quest’
anno. Oggi vorremmo esporre le prospettive di rilancio
che l’Unione cristiana evangelica battista ha individuato
per il Centro e proposto alle
chiese attraverso una circolare a firma del presidente Aldo
Casonato.
Gli interventi di ristrutturazione progettati riguarderanno soprattutto la palazzina
Goerner, quella dove si svolgono normalmente le plenarie degli incontri, ma sono
previsti anche degli adeguamenti nell’altro fabbricato
con la creazione di un bagno
per portatori di handicap, alcune modifiche nella cucina
e un nuovo sistema di distri
buzione dei pasti a self Service. I lavori più impegnativi riguarderanno la dimensione
delle stanze, i nuovi arredi, la
razionalizzazione degli spazi
all’interno della palazzina
Goerner, l’abbattimento delle barriere architettoniche, la
realizzazione di nuovi servizi
con annessa cabina doccia.
Dalle piantine che sono state
distribuite a tutte le chiese,
dove sono illustrate per grandi linee le ipotesi di ristrutturazione, si evince che il cambiamento più evidente sarà,
al pianterreno, la soppressione del corridoio centrale fra
le stanze con accesso individuale alle camere dall’esterno. Questo ovviamente è stato predisposto per guadagnare spazio e consentire alla
struttura una ricettività maggiore pur all’interno dei limiti
imposti dagli strumenti urbanistici del Comune di Santa
Marinella.
r
*
La speranza oltre la rabbia
corruzione spaventosa, diffusa e sistematica di tutti coloro
che hanno governato questo
grande paese a partire dal dopoguerra, con Perón, fino a
Menem che, durante la sua
presidenza, ha portato il debito pubblico della nazione
da 50 a 150 miliardi di dollari.
Questa classe politica disastrosa è stata uno strumento
perfetto nelle mani dei gruppi
intemazionali che si sono impadroniti di tutto. L’Argentina di oggi, nonostante la propria Costituzione vieti la privatizzazione di ciò che il sottosuolo produce, non possiede più nulla, tutto è stato venduto a multinazionali estere:
il petrolio, il gas, persino l’acqua, oggi gestita da un’azienda francese. In nessun altro
paese al mondo le direttive
del Fondo monetario internazionale sono state seguite così alla lettera.
Una manifestazione a Buenos Aires
La protesta popolare
Ecco arrivare in Plaza de
Mayo, poco per volta, quella
maggioranza segnata da una
miseria antica e nuova: fra di
loro i «piqueteros», che hanno
camminato tutta la notte per
arrivare dalle baraccopoli più
periferiche o che giungono
nella grande capitale su camion vecchi e sgangherati.
Uomini, donne e anche tanti
bambini seminudi che ricevono acqua dalle autobotti per
combattere una sete, d’acqua
e di giustizia, ormai non più
tenibile. Queste decine di migliaia di «pezzenti» rappresentano oggi qualcosa di nuovo, perché sono il frutto delle
assemblee dei «barrio», dei
ghetti urbani che adesso hanno iniziato a incontrarsi, a discutere insieme e stanno cercando di mettere in piedi una
piattaforma politico-economica. Stanno passando dalla
rassegnazione alla rabbia, alla
consapevolezza. E questo fa
tremare e sovente cadere i
presidenti, com’è successo
nelle ultime settimane. I potenti corrotti temono soprattutto che questi miserevoli
riescano a saldarsi con il fenomeno del «cacerolado», con la
piccola borghesia, con quel
ceto medio-basso che scende
in piazza usando le casseruole
come tamburelli perché sta
perdendo tutto, il lavoro e i
risparmi, e si sta rendendo
drammaticamente conto che
diventare poveri è assai peggio che esserlo sempre stati.
Davanti alla polizia schierata che protegge un «Congreso
nacional» vuoto (tutti i politici
sono in vacanza) chiedono tre
cose semplici: alimenti, lavoro e la cacciala di tutta la classe politica. I disordini tanto
temuti non si verificano affatto e nessuna vetrina viene
sfondata. Perché è ormai diffusa la consapevolezza (anche
fra chi non è sceso in piazza)
che la situazione ha ormai superato la soglia del non ritor
no: il cambiamento di ro|
inevitabile, ma non si sai^
sarà l’approdo. Mentre al
stro arrivo ci dicono 4
condizioni interne e inta
zinnali rendono impossi
la rievocazione dei fanti
della dittatura, due setti®
dopo cambiano i pareri i
cuni amici che ci parla®
rumori di manovre mi
sempre più sospette.
Dopo una notte di viaj
verso Nord, nella provini
Entre Rios, ci è dato int
trare una serie di pici
gruppi di famiglie contai
che costituiscono altretli
progetti seguiti anchel
nostre chiese e dai nostì
stori. Claudia Tron e Sì
Bertinat ci illustrano ilb
che stanno facendo e di
guarda soprattutto le da
nelle campagne di Laii
San Gustavo. Si trattai
compagnare queste dot
che sono ancora unan
l’anello forte del tessuti
ciale e familiare, rendenl
anzitutto consapevoli dii
delle proprie possibilità
La parole dell'Evangeli
Nasce così una nuova!
darietà fra poverissimi,!'
rende un poco più forti,*
si ritorna allo scambio*'
merci, dove si mette incoi
ne ciò che si può avere,*'
si impara, insieme, a resiS
ai latifondisti che vorreti
liquidare questi piccoliss»
fastidiosi proprietari disi
poli di terreno, per spio!
li verso le agglomerazioii
bane (verso Buenos Airts
particolare). NeH’acconil
gnare questo processo dii
scita, che passa anche al
verso la riscoperta dellaf
pria dignità, oltre che di®
prodotti che la natura o*
attraverso l’autoconsunii
è spazio per far risuonaf
parola liberatoria delFE*
gelo che trasforma le coso
ze e offre loro una spet*
nuova. Queste donne, W
ni, a volte uomini, chie#
loro stesse di riceverei'
formazione teologica dii*
imparano il gesto intimoi
rompente della pregW
cantano con una gioia
sovente sconosciuta.
In Argentina, come in®
guay, si va così lentaffl®
profilando il volto di'
nuova chiesa, anzi di u®*
do nuovo (o forse molto*
co, se pensiamo
generazioni valdesi) di^
chiesa; una chie.sa che®
sulle basi di un lavoro^
fondamentale, che risp®
priorità evangelica di^
prima il pane quotidia®
diritto al pane per tuttitr
pane della vita, che
cuore e rende possib»^
trasformazione, anche v
della morte in vita. Olt®!
resistenza e alla rabbia>
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. . . >Tre bambini sono stati curati alle gambe airOspedale valdese di Torino
Dal Camerún per combattere la malattia
Uno costante collaborazione si svolge da tempo tra gli ospedali valdesi e l'ospedale di
Ndoungué, che necessita dì grande sostegno per essere più aggiornato e autosufficiente
FEDERICA TOURN
Tre bambini sono stati curati all’Ospedale valdese
di Torino per una malformazione alle gambe; niente di
sorprendente all’apparenza,
se non fosse che i bambini sono arrivati dal Camerún grazie a un lungo e costante lavoro di collaborazione fra i medici di Torino e quelli dell’ospedale di ’Ndoungué (400
posti letto, più altri 200 letti
nei dispensari periferici; 250
dipendenti, di cui solo quattro sono medici: molto lavoro
Importante, quindi, è svolto
dagli infermieri), e ancora prima, grazie ai contatti presi
tramite la Cevaa dal dottor
Marco Tullio Fiorio.
«Nel ’92, alla fine della mia
vita attiva, ho chiesto di fare
un periodo di lavoro volontario in Africa - racconta il dottor Fiorio - e grazie alla Cevaa ho lavorato a Ndoungué
come ortopedico per brevi
periodi. Per anni, nessuno ha
raccolto il testimone di questo progetto finché, nel 1998,
il dottor Richard Petieu è venuto a Torino per uno stage
di un mese. Da quel momento la collaborazione si è allargata ad altri medici dell’ospedale valdese e gli scambi si
sono intensificati».
Il dottor Petieu, al tempo
della prima visita del dottor
Fiorio, non era che uno dei
La sala operatoria dell’ospedale di 'Ndoungué
quattro medici di Ndoungué:
oggi è direttore dell’ospedale
ed è in grado di eseguire operazioni di chirurgia laparoscopica, impensabili pochi
anni fa. Dopo il primo stage
del ’98, è tornato a Torino anche nei due anni successivi
per impratichirsi delle tecniche chirurgiche. E soprattutto
è riuscito a coinvolgere alcuni
medici e anestesisti dell’ospedale valdese e a organizzare
dei soggiorni di lavoro a
Ndoungué. «Lo scorso anno,
a maggio - spiega la diacona
Gabriella Casanova, incaricata di organizzare il primo
viaggio dei medici italiani - il
dottor Giorgio Bertlni, ortopedico, Franco Rostan e suo
figlio Jean-Daniel, chirurghi,
e Marina Pinsoglio, anestesista, hanno trascorso un breve
periodo in Camemn, portando attrezzature all’avanguardia, strumenti, farmaci soprattutto è stata fondamentale la loro esperienza, che ha
permesso per esempio la costruzione di una camera operatoria ossigenata».
Al viaggio primaverile ne è
seguito uno autunnale, con
un’altra équipe di medici; un
altro è previsto tra poco più
di un mese per un nuovo periodo di assistenza di due o
tre settimane. E non è tutto:
l’inserimento dell’ospedale
di Ndoungué nel programma
di aiuti dell’otto per mille
della Chiesa valdese ha permesso un ulteriore supporto
■i: Una formula che si affianca ai tradizionali «campi»
Agape: molti week-end in agenda
GIORGIO BONNET
I contenuti del programma
generale 2002 di Agape sono stati definiti nel corso
dell’autunno scorso e vengono pubblicizzati, a partire da
queste settimane, tramite il
classico opuscolo. Mentre rimandiamo a quest’ultimo per
una descrizione dettagliata
degli eventi, ci preme in questa sede fare alcuni commenti
di carattere generale.
La prima osservazione è
che la formula del week-end,
sempre più praticata negli
scorsi anni, diventa consolidata a fianco delTormai sperimentato «campo»: un terzo
circa degli incontri presenti
nel programma generale è
proprio costituito da weekend. Rispetto ai campi, che
durano 7-10 giorni, i weekend sono momenti più intensii che attirano un bacino
u utenza soprattutto localizzato nell’Italia nordocciden^le e in parte differente dai
frequentatori estivi di Agape.
I week-end possono svolgere
a funzione di «generatori» di
nuovi spunti o, nel caso dei
aloni tradizionali, servono a
spezzare il lungo anno, che
separa un campo dall’altro,
eon uii’ulteriore tappa utile
per la riflessione.
Alla novità della forma si
abbina la novità dei contenuti. Il modo con cui l’architettura ci influenza in funzione
delle abilità del nostro corpo
(week-end «diversabilità»,
22-24 marzo), Tutilizzo e le
caratteristiche del software
libero (28 marzo-l° aprile), la
condizione della sanità e
dell’istruzione in Italia (19-21
aprile), il nostro posizionamento nella società dei consumi (4-8 agosto): nuovi temi, finora trattati in maniera
frammentaria nelle pause o
durante le serate dei campi,
che nel corso di quest’anno
verranno sviscerati in maniera approfondita. In un contesto culturalmente spento, caratterizzato dal «pensiero
unico», il coraggio della novità che traspare dal programma generale è quanto
meno incoraggiante.
Permangono ovviamente i
piatti forti di Agape: la riflessione politica, la riflessione
teologica, la riflessione di genere e la riflessione sull’identità. I campi e i week-end che
affrontano queste tematiche
seguono percorsi autonomi,
che si sono sviluppati negli
anni secondo linee di pensiero indipendenti: eppure, già
solo dalla lettura dei trafiletti
del programma generale, si
ianni
• riunione di Comitato
(foto G. Alabiso)
notano delle idee trasversali,
dei leit motiv di fondo. In
particolare, c’è un principio
forte che emerge; l’idea che
la trasformazione del mondo
è possibile solo attraverso la
trasformazione di se stessi e
della realtà quotidiana che ci
circonda, l’idea che la pratica
politica passa dalla coscienza
e dall’azione individuale,
l’idea che la speranza nel
cambiamento è possibile
perché non è vero che i nostri destini sono inesorabilmente pilotati dal «sistema».
In questa direzione vanno
anche i campi estivi per giovani e giovanissimi: la dimensione dell’utopia e del
sogno di un altro mondo
possibile è sempre presente,
accanto alla valutazione critica dell’effimero che la nostra società ci propone.
C’è una cosa che l’opuscolo del programma generale
di Agape non spiega e che
contribuisce in maniera determinante al successo delle
iniziative: è l’emozione che si
vive durante un campo, il
confronto con altre esperienze, la relazione intensa con i
presenti. La proposta di Agape attira la gente perché
mette in atto formule e modalità di incontro particolari,
tratta temi interessanti, ma
soprattutto regala esperienze
non comuni.
Un dato di fatto è che la
partecipazione di evangelici
e evangeliche alle iniziative
di Agape è generalmente minoritaria, soprattutto in ambito giovanile. Questo fatto
ci spinge a incitare con forza
gli evangelici a frequentare
Agape e, allo stesso tempo,
suscita una domanda: se è
vero che Agape riesce ad es.sere luogo di testimonianza
a un pubblico di non evangelici, c’è in tutto ciò qualcosa che le nostre chiese possono imparare e far proprio
per svolgere meglio la loro
azione di testimonianza nei
nostro paese?
al progetto (80 milioni è la
quota destinata ogni anno a
tre ospedali in Camerún):
l’anno scorso, per esempio,
con i fondi dell’otto per mille
si è potuto acquistare l’apparecchio per la laparoscopia.
Da questa intensa attività
di scambi fra i due ospedali è
nata la determinazione a far
venire in Italia i bambini, dove si è ritenuto avrebbero potuto usufruire dell’assistenza
adeguata: e così è stato e due
di loro sono stati operati un
mese fa all’Ospedale valdese
dall’équipe del dott. Bertini,
mentre la terza bambina è
stata sottoposta a una cura
con il gesso.
«Il nostro lavoro in pochi
anni è diventato una valanga
- dice il dottor Fiorio -. Dal
’92, quando sono andato in
Camerún come singolo, senza nemmeno un ospedale alle spalle, il tipo di assistenza
è stato davvero rivoluzionato;
allora non c’era davvero nulla e adesso il dottor Petieu ha
dei materiali di cura moderni
ed è in grado di utilizzarli in
prima persona. È un grande
successo di cui dobbiamo essere riconoscenti al Signore,
e se naturalmente siamo felici del successo dell’operazione eseguita qui in Italia sui
bambini, miriamo a fare il
possibile perché all’ospedale
di Ndoungué siano sempre
più autosufficienti».
* Pordenone
Una densa
Settimana
per l'unità
________PINA MOLA________
NELL’AMBITO della Settimana ecumenica di preghiera per l’unità dei cristiani, anche a Pordenone si è
goduto dell’intensa comunione fra le tre grandi confessioni cristiane; cattolica, ortodossa ed evangelica. Il
gruppo di lavoro ecumenico,
assieme alla corale della
Chiesa battista, ha organizzato tre incontri molto significativi per quanto riguarda
l’adesione e l’impatto sulle
chiese. Il 18 gennaio si è tenuto il primo, nel duomo
gremito di Pordenone.
Il secondo incontro si è
svolto nel duomo di Fossalta
di Portogruaro (Ve) in una
cornice di canti, preghiere e
letture bibliche; mentre l’ultimo (25 gennaio) ha visto la
chiesa battista di Pordenone
ospitare un gran numero di
fratelli e sorelle cattolici, ortodossi romeni e avventisti che
hanno ricordato, con i loro
rappresentanti (il vescovo di
Pordenone-Concordia, Ovidio Poletto, il past. Giuseppe
Miglio, il pastore awentista
Paolo Todaro, il monaco ortodosso Marius Kociorva) quanto sia importante concretizzare nella vita quotidiana il
messaggio di Gesù: solo con
l’unità delle fedi è possibile
dare un forte segnale di speranza nella risoluzione di problemi sociali globalizzati.
In ultimo tutti i credenti
riuniti hanno voluto dimostrare con un gesto simbolico
la loro unità promuovendo
un’iniziativa umanitaria, che
porta l’emblema di «Azione
comune» a favore della popolazione afghana. Gli incontri
hanno dato un frutto pari a
1.061,84 euro, somma che sarà presto inviata alla Fcei.
I bambini curati a Torino
AGENDA
22 febbraio
CINISELLO BALSAMO — Alle 21, al Centro «Lombardini» (v.
Monte Grappa 62/b), per il ciclo sull’attualità della storia, il
past. Eric Noffke parla su «Gesù, un pacifico rivoluzionario».
23 febbraio
MILANO — Alle 10, nei locali della chiesa valdese (via Sforza
12/a), si tiene la IV Assemblea annuale della Refo.
M febbraio «*««,«**
TORINO —Alle 17, nel tempio di c. Vittorio, per il ciclo Musica e preghiera, l’organista Giuliana Maccaroni esegue musiche di Tunder, Buxtehude, Cornte, C. P. E. Bach, J. S. Bach.
25 febbraio
MILANO — Alle 18, alTauditorium San Carlo (c. Matteotti
14), Elena Bein Ricco, Gianfranco Bottoni, Samir Baroudi e
Pierluigi Brivio parlano su «La democrazia e le religioni». Introduce Marco Formentini, conclude Ton. Fumagalli Camlli.
26 febbraio
TORINO — Alle 16,30, alla sede Ywca-Ucdg (v. San Secondo
70), Bice Fubini, la past. G. Pons e Emilia Turco discutono su
«Donne, scienza, cultura della pace». Coordina Piera Egidi.
ROMA — Alle 18, alla Facoltà valdese di teologia, per il Centro evangelico di cultura. Franco Garelli e Valdo Spini discutono su «Una nuova clericalizzazione della società italiana?».
27 febbraio
TORINO — Alle ore 21, alla sede delTYwca-Ucdg (via San Secondo 70), per gli incontri biblici ecumenici con «Cascina
Archi», il pastore Giorgio Bouchard e don Toni Revelli conducono lo studio sul tema «Le beatitudini».
MILANO —Alle ore 19, al Centro S. Fedele (p. San Fedele 4),
rav Alberto Sermonda e Gioachino Pistone introducono il tema «Lo scarto della retribuzione» per il ciclo di incontri
«Pensieri di Qoelet: tra fatica della vanità e gioia di vivere».
MILANO — Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), per il Centro culturale protestante, la past.
Elizabeth Green parla sul tema «Cristianesimo e violenza
contro le donne; che cosa possono fare le chiese oggi?».
r marzo
TORINO — Alle ore 17,45, a Palazzo Cavour (via Cavour
8), per l’iniziativa «La donna e l’arte», nel corso dell’incontro
letterario «Parliamo di lei», verrà presentato il libro «Piccole
storie di fede» di Piera Egidi Bouchard.
Le segnalazioni devono giungere con 15 giorni di antìcipo.
mmmm cronache dalle chiese mmB
RORÀ — L’assemblea di chiesa del 27 gennaio ha eletto anziani di quartiere Rosella Durand e Paolo Tourn Boncoeur,
in sostituzione degli anziani dimissionari o scaduti Luciana Morel e Dario Gelso. Agli anziani uscenti un grazie per
tutto ciò che hanno dato al servizio della propria chiesa, ai
nuovi eletti un augurio affinché possano essere persone
disponibili e strumenti di dialogo e riconciliazione tra le
persone. L’assemblea ha anche approvato il consuntivo
2001 e l’impegno 2002 nei confronti della cassa centrale.
TORRE PELLICE — Un culto molto partecipato, il 17 febbraio,
ha ascoltato l’intervento di Marcelo Rangnau, argentino
residente a Roma per motivi di studio, che ha illustrato anche nel successivo pranzo la situazione drammatica del
suo paese. Il culto è stato anche allietato dalle note dei
canti dei ragazzi di scuola domenicale e precatechismo.
• Con affetto siamo vicini alle famiglie di Aldo Avondetto,
Nini Rostan ved. Cocorda e Rosemma Eynard ved. Giordan, che ci hanno lasciato nei giorni scorsi.
COMMISSIONE SINODALE
PER LA DIACONIA
Convegno delle Opere
Firenze-lstituto Couid, 9-10 marzo 2002
«Missioni e vision della diaconia evangelica
in Italia all'inizio dei terzo millennio»
Relazioni di Giancarlo Sanavio («La trasformazione dello
stato sociale in Italia; quali risposte ad antichi e nuovi bisogni»), Gianfranco Mathieu («Le leggi statali e regionali relative
ai servizi sociali e il loro livello di applicazione»), Giorgio
Tourn («Radici, sviluppi e contraddizioni della diaconia valdese: quali scelte e quali prospettive»).
Per informazioni e prenotazioni; Segreteria Csd, via Angrogna 18, 10066 Torre Pellice, tei. 0121-953122, fax 0121-953125,
www.chiesavaldese.org/diaconia.
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 22 FEBBRAIO 2002 VEN
IMPLOSIONE
SICILIANA
GIOVANNI LOMBARDO
La Sicilia sembra un
sistema avviato
all'implosione,
a distruggersi con le
sue tensioni interrìe
«Ma questi sono delinquenti
di prima classe», dice Angelo Bonacasa, uomo di fiducia dei Rinzivillo, parlando di lavoratori di
Gela ai quali il clan mafioso ha
trovato da lavorare in provincia
di Perugia, dove però cominciano a pretendere di ricevere un
salario corrispondente a quanto
c’è scritto sulla busta paga. Appunto, «delinquenti di prima
classe» sono; si permettono di
disubbidire agli ordini di chi li
ha «sistemati», si permettono di
pensare che fuori della Sicilia sia
possibile far valere i propri diritti e non pagare il «pizzo» sul proprio salario. Sì, siamo di fronte a
un mondo alla rovescia, in cui
due fratelli di
Gela, i Rinzivillo,
in fuga dopo una
condanna all’ergastolo, vanno a
stabilirsi a Roma
a gestire affari e
organizzano incontri per discutere di appaiti
fin dentro il ministero dei Lavori pubblici (intercettazioni telefoniche e notizie riportate dal Giornale di Sicilia del 15 febbraio).
Ecco alcuni episodi che sollevano cuspidi tempestose dalla
palude siciliana: l’inchiesta della Direzione investigativa antimafia (Dia), chiamata «operazione Cobra», ha portato, nei
primi di febbraio, all’arresto dei
due fratelli Rinzivillo, ma soprattutto all’arresto dell’imprenditore Pietro Di Vincenzo,
presidente degli industriali di
Caltanissetta e presidente dei
costruttori edili siciliani, aderenti a Confìndustria. «È proprio dalle indagini per arrivare
alia cattura dei Rinzivillo - dice
la Dia - che siamo venuti a capo
del giro d’affari che, partendo
da Roma, si dipanava in tutta
Italia sotto la direzione di Bernardo Provenzano e del boss
Giuseppe “Piddu” Madonia».
A Palermo nasce il «Partito
dei precari». Terminate le campagne elettorali dell’anno scorso
(nazionale, regionale, comunale), tutte le promesse sono svanite nel nulla. Cosi si mettono in
politica in proprio: circa 11.000
precari più le famiglie, circa
40.000 voti mirati a stabilizzare
il proprio rapporto di lavoro; altro che flessibilità! Ultimamente
il loro voto è andato verso il centro-destra, ma può andare da
qualunque altra parte.
Sabato 16 febbraio, la Guardia di finanza pone i sigilli su alcuni degli impianti del Petrol
tori rischiano la disoccupazione. La centrale termoelettrica ha
tre dei cinque forni alimentati
da coke, prodotto altamente inquinante. L’Agip petroli non ha
voluto affrontare i costi di una
riqualificazione della produzione. Il sequestro preventivo di
serbatoi e depositi della raffineria è stato disposto dal Gip Simone Silvestri della Procura di
Gela. Il governo regionale di
centro-destra non se la prende
con l’Agip che non si adegua alla legge, ma con i magistrati e
propone una soluzione secondo
una logica oggi piuttosto diffusa: se un potente viola una legge, facciasi un’altra legge che lo
sani; infatti chiede al governo di
Roma una legge
che renda legittimi produzione e
uso del coke.
Vacanze di Natale: terminano il
12 febbraio per il
Parlamento siciliano. Si discuterà Bilancio e
Legge finanziaria
della Regione. Ma il 12 febbraio
non c’è il numero legale. Nei
giorni successivi la Commissione Bilancio fa sapere che non
sarà pronta prima di fine mese.
Nino Alongi, acuto analista della politica sicUiana, esprime forti dubbi sulla maggiore democraticità dell’elezione diretta:
«Praticamente si è attenuato il
ruolo politico dell’organo collegiale ma si è accentuato a dismisura quello esterno dei partiti e
dei gruppi di pressione».
Il tribunale di Gela, dopo 21
mesi, non è riuscito a depositare
la sentenza del processo a un
grosso clan mafioso. Tra poco lasceranno il carcere per decorrenza dei termini anche gli ultimi
due, condannati a 24 anni, uno
dei quali è il cognato di Giuseppe
«Piddu» Madonia. Il procuratore
aggiunto di Caltanissetta, Giordano, vicepresidente dell’Associazione nazionale magistrati:
«Purtroppo l’organico dei magistrati in quel tribunale è sempre
ridotto all’osso. Una stessa corte
contemporaneamente sul fronte
di vari processi spesso con 30 o
40 imputati detenuti».
Solo 50 giorni dall’inizio
dell’anno: la Sicilia sembra un
sistema avviato all’implosione,
a distruggersi con le sue stesse
tensioni interne, a concretizzare
l’obiettivo di una società rovesciata dove la parola «delinquente» ha cambiato registro.
Storicamente la Sicilia ha anticipato alcuni grandi cambiamenti
chimico di Gela. Tremila lavora- nazionali. E in questo caso?
i; ir/) DKI.I.K Vtu.1
%
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S, Pio V, 15 - 10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-mail: redazione.torino@rHorttia.il;
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COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce, Paolo Fabbri. Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami. Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nini, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto. Giuseppe Platone, Giovanna Pone, Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
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REVISIONE EDITORIALE; Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999)
Il numero 7 del 15 febbraio 2002 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino via Cebrosa 5, mercoledì 13 febbraio 2002.
2001
Associato alla
Unions stampa
periodica italiana
Il dibattito sulla presenza dei protestanti ad Assisi
Sì alla giustizia e alla pace
La nostra partecipazione all'incontro non significa che abbiamo
detto sì al papato né che dovremo dire sì a ogni altro tipo di invito
ERMANNO GENRE
Molte voci si sono già
espresse suU’incontro
di Assisi e alcune hanno spiegato le motivazioni e il senso
della presenza delle chiese
evangeliche italiane. Voci di
chi ad Assisi era presente e
anche voci di chi era assente
e ha manifestato apertamente le proprie perplessità di
questa presenza. Un lettore di
Vercelli si è spinto più in là e
ha voluto porre l’accento su
un’altra presenza-assenza, affermando a tutto tondo che a
suo parere ad Assisi Dio non
c’era. Dio non è televisivo,
Dio non ama le passerelle, le
sfilate, non ama la pubblicità
né gli spettacoli di massa,
dunque Dio lì in mezzo non
c’era proprio. La preghiera è
cosa seria, non l’occasione
per dire: c’ero anch’io. Il papa
e i suoi invitati sì, quelli c’erano, ma Dio? Di conseguenza
anche chi era lì avrebbe fatto
bene ad andare da un’altra
parte... per incontrarlo!
re e spingersi su un terreno
che non è quello della terra
battuta... e poi dire ciò che va
detto con grande franchezza.
La spettacolarizzazione
dell'evento
Sapevamo
di «giocare fuori casa»
Non intendo ritornare sulle
ragioni del sì della presenza
protestante ad Assisi perché
mi sembra che siano state
espresse con chiarezza (in
particolare da Maria Bonafede), anche se so bene che
non convinceranno tutti.
Nelle nostre comunità vi sono molte persone che preferirebbero dire un no secco a
questo tipo di inviti, per
l’equivocità e l’ambivalenza
che portano con sé. Perplessità ormai trasversali a tutte
le chiese cristiane (cattolica
compresa) e che hanno delle
buone ragioni, non sono il
frutto della fantasia, si toccano con mano. Questa volta
però, le esitazioni e le perplessità non hanno avuto
partita vinta, ha prevalso il sì.
Con decisioni autonome, i
protestanti italiani hanno deciso di essere presenti. Essere
presenti a un incontro, quale
che sia, non significa condividere tutto ciò che viene
detto e fatto, né significa
condividerne tutte le forme.
Chi ha partecipato all’incontro di Assisi sapeva benissimo quale sarebbe stato l’impatto mediático di questo
evento. Per usare un'immagine sportiva: si sapeva che si
giocava fuori casa!
D’altro canto, bisogna pur
dire alle sorelle e ai fratelli
evangelici sostenitori del puro
catenaccio, per restare nella
metafora calcistica, che questa tattica è perdente e non ha
futuro, ed è probabilmente
anche poco ispirata dall’Evangelo. Io credo che il cristiano debba esporsi (e non
giocare di rimessa), deve osa
Bisogna forse aggiungere che questa presenza ad
Assisi, in questo preciso frangente della storia, non implica affatto che i protestanti
debbano, d’ora innanzi, dire
sempre di sì a ogni tipo di invito; come sempre si valuterà
caso per caso, sperando che
anche nella Chiesa cattolica
si faccia strada una mentalità
e una pratica autenticamente
ecumeniche, in cui tutti possano riconoscersi a casa propria e non come degli invitati
a un programma costruito da
altri. E vorrei aggiungere ancora due considerazioni.
La prima è questa: anche in
questo incontro, come in tutti gli altri organizzati dal papa
(ma così è in ogni tipo di incontro di massa), ci si rende
conto che «il mezzo è il messaggio». La spettacolarizzazione dell’evento ripreso dalle televisioni ha vinto la partita prima ancora che si aprisse rincontro. Lo si sapeva, così come si sapeva che
l’intero incontro, costruito
attorno alla centralità del papa, avrebbe enfatizzato l’autoreferenzialità della chiesa
di Roma, pur nella terra del
poverello di Assisi. In altre
parole, il limite e la problematicità di un incontro come
quello di Assisi è che l’immagine, lo spettacolo, sembrano
sostituirsi alla realtà e polverizzare tutte le diversità.
l’interrogativo che ci si deve
porre ogni domenica mattina
partecipando al culto domenicale: Dio è presente nelle
nostre assemblee cultuali?
Chi si erge a giudice di questa
presenza/ assenza?
La seconda questione riguarda il dopo Assisi. Ci saranno delle iniziative concrete, visibili, riconoscibili, toccabili con mano, indice di
una volontà chiara, capace di
dare mani, piedi e testa agli
impegni assunti ad Assisi?
Che cosa significa Assisi 2002
per la nostra realtà italiana,
realtà ecumenica, interreligiosa, culturale, ernie e politica? Che cosa si può fare
perché le religioni imparino
a conoscersi anziché ignorarsi, a rispettarsi anziché disprezzarsi, a cooperare per il
bene di tutti anziché a coltivare il loro privato orticello?
Si potrebbero individuare
tanti progetti comuni, tante
cose da fare, piccole e grandi. Due domande possiamo
rivolgere alla Chiesa cattolica
che si è fatta promotrice
dell’incontro di Assisi.
Il desiderio di pace
e di giustizia
Certamente gli evangelici
non erano lì per subire una
nuova epifania papale ma
per manifestare insieme a
tutti gli altri convenuti da
ogni parte del mondo il loro
desiderio di giustizia e di pace contro ogni forma di violenza; in particolare contro la
violenza che è dentro le religioni, anche nella religione
cristiana. La consapevolezza
di questa verità non poteva
farsi schiacciare da altre verità collaterali. Certo, resta
aperta la domanda: in che
misura la dimensione spettacolare e simbolica di Assisi (e
di altri simili momenti) è in
grado di incidere nella realtà
concreta della vita della gente, delle chiese e dei popoli?
L’assemblea di Assisi era in
gran parte un’assemblea di
invitati, ma la grande maggioranza dei presenti era
gente che si era autoconvocata. Naturalmente ci si può
domandare: Dio c’era ad Assisi? È un interrogativo sano e
forse anche necessario. Ma è
Abbandonare gli
atteggiamenti di superiorità
Prima domanda: perché la
Chiesa cattolica non abbandona quel linguaggio ostico,
non fraterno, usato anche ad
Assisi, in cui le chiese prote
stanti sono definite «comunità ecclesiali» e non chiese?
È un linguaggio cristiano il
linguaggio usato dalla Chiesa
cattolica nei confronti delle
chiese protestanti? C’è qualcosa di cristiano in una tale
grammatica che ti considera
sorella e fratello, ma di serie
B? Da dove viene questo atteggiamento di superiorità?
Quale visione di Dio trasmette? Seconda domanda: perché le parole pronunciate ad
Assisi non restino affidate al
vento come nella canzone di
Bob Dylan, o restino uno
spettacolo che si confonde
con la realtà, bisognerà che
la Chiesa cattolica italiana si
renda disponibile per superare il confessionalismo del
l’insegnamento religioso tut
torà vigente nella scuola di
stato. Se si intende dare peso
alle parole pronunciate occorre avviarsi verso una nuova visione del problema religioso in Italia. Che cosa fa la
Conferenza episcopale italiana per dare seguito alle parole di Assisi? Penso di non
sbagliarmi nel dire che i protestanti italiani sono dispo
nibili per dare il loro mode
sto contributo nel cercare
una via d’uscita dalla cattività concordataria dell’inse
gnamento religioso cattolico.
Un modo concreto per dare
un futuro alle belle e grandi
parole di Assisi...
%..'S
LA STAMPA
Il più laico dei testi
Il politologo Gian Enrico
Rusconi commenta (31 gennaio) l’appello del papa a
giudici e avvocati in materia
di divorzio. Se Wojtyla si richiama alle «radici cristiane
dell’Europa», Rusconi afferma che esse «si sono trasformate oggi in ragioni laiche», in un’evoluzione che
«si chiama laicità» che «entra in collisione con la religione-di-chiesa (...) perché
questa non sa più riconoscere la paradossale laicità
che traspare dal testo evangelico proprio nei temi coniugali e di sesso. È una laicità, quella evangelica, ovviamente espressa e compressa nel linguaggio tipico
di una società patriarcale e
maschilista (...). Eppure di
laicità si tratta, perché in
definitiva affida il giudizio e
il comportamento non a
presunte regole naturali o a
vincoli esterni della legge,
bensì alla libertà interiore,
naturalmente coniugata
con l’amore annunciato nel
Nuovo Messaggio».
ESATTAMENT1 l")lanm
fa, il 17 febbraio IHlii. il
re Carlo Alberto di Savoia,
con le Lettere Patenti, concedeva i diritti civili e politici ai
suoi sudditi valdesi, che vivevano per lo più nelle valli del
Pellice e della Germanasca, ai
piedi delle Alpi Cozie. Si concludeva così una lunga storia
di restrizioni e di persecuzioni. In verità la libertà di pensare, di esprimersi e di adorare Dio secondo la propria coscienza fa parte della natura
umana, è un dono di Dio e
non una concessione di un
uomo verso un altro uomo.
Eppure, nella storia umana,
la strada per la conquista della libertà di coscienza è stata
cosparsa di lacrime e di sangue per lungo tempo. Lo sapevano bene i primi cristiani,
gli eretici del Medio Evo, i pri
PIERO bensì
mi riformati, i puritani e i battisti costretti a fu^ire
dall’Europa per poter vivere
secondo la propria coscienza.
La prima costituzione moderna basata sulla libertà di coscienza fu quella dello Stato
di Rhode Island, fondato da
un battista inglese sulle coste
dell’America nel 1635.
L’Evangelo, tuttavia, ci mette in guardia contro altri signori che tendono a schiaviz
MERirSANI
Calvino in fuga
Nel numero di febbraio
dedicato alla Valle d’Aosta,
la scrittrice Marta Morazzoni propone un racconto
sulla fuga di Calvino verso
la Svizzera. «La città [Aosta]
gli era parsa subito poco
amichevole (...). Si era lasciato alle spalle Ferrara»,
dove Renata di Francia,
moglie di Ercole II d’Este,
l’aveva accolto quando era
giunto da Basilea attraverso
il San Gottardo. Ma «appena approdato ad Aosta, aveva riflettuto che non gli
conveniva salire da uno di
quei passi "santificati” (...)
quella che gli avrebbe dato
scampo dalla sorveglianza
distante ma continua del
papa di Roma (...) era una
Fenetre; così i valligiani,
con quella lingua mezza
bastardata con il francese,
chiamavano i passaggi tra
valle e valle». La via sarà
quella sottostante al Gran
Combin, dopo una sosta in
un rifugio dove «convinto
dell’ignoranza dei montanari», al rifugio dà il proprio
nome vero, Jean Cauvin. 11
racconto termina con l’ascensione: un corpulento
montanaro gli indica il sentiero per la discesa verso la
Svizzera e gli scaglia da lontano una forma di pane;
tornando alla sua baita
dirà; «A uno scomunicato
dal nostro arcivescovo non
l’ho dato il pane per il viaggio. Gliel’ho tirato dietro».
«c
zare le nostre libere coscienze. Uno di questi, forse il più
dispotico, è il denaro. Si tratta
di un potere così brutale, che
Gesù non esita a personificarlo e a metterlo in parallelo con Dio dal lato opposto:
«Voi non potete servire Dio e
Mammona». Dio vuole essere
il Signore assoluto del cuore
umano, non può dividerlo
con altri signori. Ma se l’uomo viene afferrato da Mam
moii.i. ne duenta poi schiavOj
1 uomo ( lede di servirsi a®
denaio. in lealtà è il denai»
che si serve di lui. Guardi'
moci intorno: quanti criniif
quanti conflitti, quante corni'
zioni per amore di denari)'
Giustamente dice la Bibbi^'
«Chi ama l’argento, non è
saziato dall’argento».
che si lascia travolgere dal de'
naro (poco o tanto che sw
viene pos.seduto da
to opposto a quello di D'|
che Gesù definisce «il
mona dell’iniquità». È la J®
tazione più subdola per 1 j
ino: «L’amor del denaro -dv
l’apostolo Paolo - è radice
ogni specie di mali».
(Rubrica «Un [alto,
commento» della trasnii^^
ne di Radiouno «Culto ev<*
melico» curata dalla l ei ai
rnenica 17 febbraio)
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12002 VENERDÌ 22 FEBBRAIO 2002
PAG. Il RIFORMA
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il viagetro».
Buone precipitazioni nel Pinerolese
È arrivata l'attesa neve
Attesa da rnesi è arrivata nell’ultimo fine settimana; la neve,
che doveva risolvere i problemi delle stazioni sciistiche e della
perdurante siccità, fra giovedì e domenica ha coperto abbondatemente le vallate pinerolesi. Una bassa pressione creatasi sul
golfo di Liguria ha costantemente alimentato la perturbazione e
rnanto nevoso ha in quota superato i due metri. Lo zero termico si è mantenuto elevato per cui le basse valli sono state colpite da pioggia mista a neve con pochi problemi per la circolazione. Oltre i mille metri la precipitazione è stata invece molto
abbondante: in vai Chisone è stata chiusa sopra Fenestrelle la
statale del Sestriere, in vai Pellice la strada della Vaccera (1,70 il
livello della neve) è stata riaperta solo domenica mattina.
Iniziative a Porte e a Villar Perosa
La memoria è per sempre
«Secondo noi ogni giorno può e deve diventare giorno della
memoria». È questa la premessa che i Comuni di Porte e Villar
Perosa, in vai Chisone, pongono alle serate organizzate per celebrare il 27 gennaio 1945, giorno in cui fu liberato dagli Alleati
il campo di sterminio di Auschwitz, per non dimenticare quello che fu la furia sterminatrice nazista e per fare anzi di
quell’evento un monito per il futuro. La prima si è tenuta a
Porte il 15 febbraio con testimonianze, riflessioni e immagini
sulla deportazione e sull’olocausto e una seconda si terrà al
teatro di Villar Perosa il 28 febbraio alle 21, quando vi sarà la
messa in scena, curata dalla Compagnia Viartisti teatro, dello
spettacolo «Comete», tratto da «L’istruttoria» di Peter Weiss.
A
V J
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Ji
Fondato nel 1848
Marcelo Rangnau, sociologo, argentino in Italia, è intervenuto a Torre Pellice
Un continente «desaparecido»
Il paese, che è entrato per alcuni giorni nelle nostre case attraverso la televisione, si presenta
sconquassato da una politica economica distruttiva. Si ripresentano i rischi di autoritarismo
MASSIMO CNONE
1 vorranno dieci
\\\^anni perché l’Argentina riesca a uscire
dalla crisi». Interviene a
bassa voce, Marcelo Rangnau, ma le sue sono parole che si fanno ascoltare. La forza è nel contenuto: la descrizione di un
paese, forse un continente, ridotto in ginocchio.
«Un continente desaparecido», come lo definì
qualche anno fa Eduardo
(jaleano e quando ne
parliamo, Marcelo, che è
sociologo, borsista all’Università romana della
Sapienza, e da due anni
vive con la sua famiglia in
Italia, non indugia a riprendere l’espressione
per descrivere l’Argentina
di oggi. Che rischia, ancora una voita, di essere
«desaparecida» malgrado
il clamore, e i morti, delle
rivolte popolari e delle
pentole percosse, trasformate in strumenti per
nna musica rabbiosa che
ha richiamato le televisioni di mezzo mondo.
Un mondo che adesso dimentica, e gli argentini
hanno paura di ridiventare «desaparecidos», di
sparire dalla memoria
Lo scrivono nelle email che Marcelo rievoca
durante il culto del XVII
Febbraio a Torre Pellice:
«Vogliamo andare via da
*lui -- sono le parole di
®ici e sconosciuti - non
. lavoro». A quelli che
§u scrivono, Marcelo risponde che «è meglio di
ao», che bisogna resisteva. costruire una nuova
rgentina. In Argentina
* mogna soffrire»: sono
a parole, senza autocritica. pronunciate dal Fonao monetario interna
^Gl'indomani del
5 "L’attuale presidenl„p™alde - dice Marcelangnau - è stato il vi
Al culto di Torre Pellice: I bambini con il pastore Pasquet e Marcelo Rangnau
ce di Menem, che con la
sua politica neoliberista
ha rovinato il paese; è la
alto, f
asiniss‘1
dio efl
Pei (li ^
Aires“"® ®
stessa politica che ha
portato avanti De La Rua
fino al disastro di dicembre. Dubalde non è una
persona affidabile, è soprattutto populista». Il
modello neoliberista si è
dimostrato perdente, eppure, continua Rangnau,
era portato avanti come
«l’unica soluzione avallata dalla Banca mondiale e
dal Fondo monetario internazionale». Perché?
«Si diceva per pagare il
debito estero - risponde
Rangnau - ma in realtà
questo faceva comodo ai
grandi gruppi economici
mondiali: così hanno privatizzato, regalandole, le
aziende statali. Abbiamo
perso tutto, dall’acqua ai
trasporti, all’energia elettrica. Tutti questi servizi
adesso appartengono a
multinazionali statunitensi ed europee». In
tempo di crisi i grandi capitali hanno giocato d’anticipo e, come quasi sempre succede, i soldi sono
finiti al sicuro, nei paradisi fiscali. Quando gli chiediamo dove potrebbe essere l'alternativa, Marcelo
guarda alla gente, alla
mobilitazione sociale.
«Non è soltanto un movimento dei poveri - spiega
Rangnau - ma anche della cla.sse media che ha visto i suoi risparmi completamente bloccati e
quindi è scesa in piazza
autonomamente, con i
“cacerolazos”, i cortei
delle pentole: la gente ha
fame e ha subito la repressione violenta da
parte dello stato. Adesso
il problema sta nell’organizzare un’alternativa politica, in Argentina totalmente assente. Questo è
il compito più difficile».
Quello che ci interessa
di più sono le condizioni
della popolazione, come
la gente vive la sua quotidianità: «La crisi è generale - dice Rangnau - ci
sono un’emergenza sanitaria e una emergenza
scolastica: non si sa se le
scuole potranno iniziare
perché non ci sono i soldi per pagare i maestri.
La popolazione è disillusa, non ha fiducia nella
classe politica, si sente
tradita e vive senza speranza, non ha progetti
per il futuro ed è preoccupata per i propri figli».
L’Europa, i governi e le
istituzioni internazionali, tardano a reagire, con
il rischio (non remoto)
che l’emergenza si allarghi a Uruguay, Bolivia e
Paraguay. Le prospettive,
Marcelo Rangnau le vede
nella società civile: quel
filo di globalizzazione
differente che si snoda
fra il Forum sociale appena concluso a Porto
Aiegre in Brasile e l’intervento «dal basso» dei singoli e delle istituzioni
non governative. Con le
chiese certo in prima fila.
AH'ospedale d\ Torre Pellice
Incendio: danni
per 200 milioni
Raggiungiamo il direttore amministrativo dell’
ospedale valdese di Torre
Pellice, Silvio Vola, mentre sta concludendo con
il perito dell’assicurazione la verifica dei danni derivati dall’incendio
sviluppatosi nello sportello dei laboratori al piano terra dell’ospedale di
Torre. «Il danno complessivo si aggira sui 200
milioni, interamente coperto dall’assicurazione precisa Silvio Vola -: grazie alla disponibilità di
tutti i servizi che sono
stati coinvolti dall’incendio sono stati nel giro di
breve tempo ripristinati
anche se in altra parte del
complesso. Da poco è
stata sbloccata l’inagibilità dei piani superiori e
inferiori per cui entro
breve si potrà tornare
quasi alla normalità». Solo l’endoscopia è stata
per ragioni contingenti
spostata a Pomaretto;
prima del ritorno completo alla normalità dovranno essere ripulite
con grande attenzione
tutte le apparecebiature
toccate da fumo o acqua.
Intanto si affaccia un
altro problema: il sindacato di base Rdb Cub Sanità ha coinvolto la Prefettura di Torino per la risoluzione di una vertenza
ritardante il pagamento
di arretrati contrattuali
che sarebbero stati promessi entro gennaio 2002
'dalla direzione aziendale
e che non sono stati versati. La Rdb, minacciando lo sciopero nei tre
ospedali, ba chiesto alla
Prefettura di avviare il
tentativo previsto dalla
normativa per la conciliazione fra le parti e la
stessa Prefettura ha convocato un incontro fra le
parti venerdì 22 febbraio.
Il sindacato di base ripropone la questione delle
«esternalizzazioni e degli
appalti di servizi che si
sta perpetuando in tutti
gli ospedali valdesi. Questo fenomeno porta a un
numero sempre più crescente di lavoratori precari per il prossimo futuro», conclude un documento del sindacato autonomo. Anche i sindacati confederali sono intervenuti sulla vicenda.
ICONTRAPPUNTO
ESISTE ANCORA IL
SISTEMA DELLE TANGENTI
GIORGIO GARDIOL
Tangentopoli 2002 arriva anche nelle valli. Le cronache giudiziarie raccontano che un’impresa edile,
la Edil Contractors, una
società per azioni con sede
in Luserna San Giovanni, è
implicata nell’«affaire 0dasso», delle tangenti per
lavori all’ospedale Molinette di Torino. Sono oncussi o corrut- ———
tori? I responsabili dell’impre sa dovranno chiarire se
hanno dovuto
pagare la tangente perché
qualcuno ha
chiesto loro
dei soldi per
poter lavorare,
ovvero se hanno offerto (e dato) soldi per
ottenere l’appalto. Lo accerterà la magistratura; a seconda di quanto emergerà
dagli accertamenti la pena
sarà più o meno pesante.
Tra le gente, più che indignazione, c’è rassegnazione. Dieci anni dopo la
tangentopoli nazionale, che
pure aveva toccato anche le
Valli, il commento più condiviso è la rassegnazione
che «oggi, se si vuol lavorare bisogna fare così». Nascono così aneddoti, veri o
falsi che siano, che parlano
del pizzo nella vita quotidiana: il pizzo per nascere,
il pizzo per essere curati, il
pizzo per essere sepolti. Si
raccontano favori: favori di
potenti verso i sudditi, il
parente, l’amico, l’amico
dell’amico. C’è un intreccio
di reciproci favori. Alla faccia dei principi della «legge
uguale per tutti» e al rispetto del principio dell’ordine
cronologico nell’esame dei
provvedimenti dell’amministrazione pubblica. E poi
la giustizia che è lontana,
che è inavvicinabile dai piccoli che ricevono torti.
Questa volta l’«affaire
Odasso» ripropone il rapporto tra politica e affari.
L’affare è il mezzo per far
carriera politica, per ottenere un incarico pubblico importante, per diventare deputato, per un incarico ministeriale. Il rovescio di
questa medaglia è l’esaltazione cortigiana per il notabile, per il potente, e il parassitismo. Purtroppo questa è un tendenza che è ormai molto diffusa. Poi ci sono i molti elementi di corruzione delle coscienze
esaltati dalle politiche centrali. Si parìa spesso di
«corsie privilegiate», di «occasioni da non perdere». In
molti casi l’azione ammini
strativa, l’azione politica,
più che dalle esigenze degli
abitanti e delle generazioni
future è determinata dalle
occasioni che si generano
altrove, là dove si progettano gli «affari». Così se a livello centrale si progetta un
evento sportivo che interessa solo marginalmente gli
abitanti delle nostre valli,
C’è SUbÌtO la
L'«affaire» Odasso
pone il problema
de! rapporto
fra la politica
e gli affari
rincorsa alle
«opere connesse», si apre il libro
dei sogni di
realizzazioni
che stanno a
cuore più ai
cortigiani che
all’insieme
della popola
zione amministrata. E il sistema «si
tiene» accontentando con
la polpa gli affari e con
l’osso i cortigiani. Molte
volte i cortigiani si accontentano dei proclami, delle
promesse, vedrete quella o
quell’altra opera pubblica
sarà fatta coi soldi dei progetti straordinari che i notabili e gli affari stanno
portando avanti. Poi, regoiarmente, quell’opera non
viene fatta. E i cortigiani
giù a spiegare il perché e U
percome del «destino cinico e baro» che si è avventato contro il territorio. Se la
spiegazione non è soddisfacente vengono scaricati.
L’«affaire Odasso» riguarda anche il sistema sanitario, un sistema sanitario che qui da noi aveva
raggiunto livelli di qualità
buoni per tutti. Oggi che il
mercato entra anche nell’organizzazione della sanità sarà un sistema ineguale: buono e anche migliore
per chi può pagare l’assicurazione, scarso per chi non
può. I nuovi mediatori hanno bisogno di questo nuovo
modello di sanità, hanno bisogno di clienti, di favori da
elargire. Hanno bisogno di
clienti. Gli affari e l’affare
delle clientele.
Alle valli c’è ancora chi è
capace di esercitare uno
spirito severamente critico
contro questo degrado che
*è prima culturale che politico: c’è bisogno di resistere.
«Resistere, resistere, resistere» ha affermato il procuratore generale di Milano, Saverio Borrelli. «Mani
pulite» è stato un momento
per affermare il principio
di legalità: non c’è bisogno
di essere giudici per affermarlo nella vita quotidiana,
se no c’è il rischio che cambino i giudici e poi la legge,
come canta De André.
12
PAC. 12 RIFORMA
—— E Eco Delle ¥ìlli ¥ìldesi
VENERDÌ 22 FEBBRAIO 2002
VENEF
Richiamo del vescovo Debernardi al sacerdote
Barbero fuori dalla chiesa?
Don Franco, animatore della comunità di base di Pinerolo
negherebbe alcuni fondamentali misteri della fede
DAVIDE ROSSO
UN MEZZO ITINERANTE PER L’ACEA — Da settembre inizierà in tutto il Pinerolese il nuovo sistema
di raccolta rifiuti che prevede la distinzione di
questi in secchi e umidi e il loro conferimento
nei cassonetti in due differenti sacchetti che verranno poi trattati nel nuovo impianto dell’Acea
che sta nascendo lungo la circonvallazione di Pinerolo. Il nuovo impianto dovrebbe, una volta
entrato a pieno regime, ridurre del 90% i rifiuti
che andranno a finire in discarica. Proprio per
diffondere e far conoscere questo nuovo sistema
di raccolta l’Acea ha attivato in questi giorni un
«mezzo mobile» (nella foto) che attrezzato con
pannelli e materiale illustrativo darà informazioni ai cittadini su tutto quanto concerne la raccolta secco/umido. Per il momento opera soltanto a
Frossasco, dove in via sperimentale la raccolta è
già attiva; da settembre il mezzo dovrebbe girare
su tutto il territorio pinerolese.
BLOCCATI ALLA VACCERA — Una scolaresca di
Venaria è stata bloccata per due giorni nella foresteria della Vaccera a causa dell’abbondante
nevicata. Arrivati in pullman per un soggiorno
didattico nel Centro realizzato da pochi anni nel
vecchio albergo dell’alta vai d’Angrogna, i ragazzi sono rimasti bloccati al Colle; c’erano riscaldamento e viveri per diversi giorni, solo la corrente elettrica ha causato qualche problema come. Grazie all’intervento della squadra di protezione civile di Angrogna e del Comune la strada
(c’erano un metro e 70 cm di neve) è stata riaperta domenica mattina e i giovani hanno potuto riprendere la strada di casa.
27.000 EURO PER LA TORRE PELLICE-ANGROGNA
— L’Assessore regionale alle opere pubbliche, Caterina Ferrerò, ha reso nota l’approvazione di un
ulteriore provvedimento riguardante le opere
pubbliche danneggiate dall’alluvione dell’ottobre
2000. Dei quasi 10 milioni di euro totali, 27.000
sono destinati per i lavori di ripristino della stra
da comunale tra Torre Pellice e Angrogna.
INCONTRO SULLE DIPENDENZE — «Dipendenzeindipendenze: quale percorso per la nostra libertà?», è il titolo della serata, aperta a tutti, organizzata per martedì 26 febbraio alle 20,30 nella sala polivalente di Villar Pellice dall’animatrice giovanile del primo circuito. Al centro della
discussione: il tema delle droghe in genere.
RADIO BECKWITH; PROBLEMI DI TRASMISSIONE — Fra il 15 e il 17 febbraio Radio Beckwith
Evangelica non ha potuto trasmettere regolarmente a causa delle continue interruzioni di
energia elettrica. Inoltre, sempre a causa del
maltempo, le antenne di trasmissione a Montoso e le apparecchiature di studio hanno riportato numerosi danni, riparati con grandi difficoltà
per le avverse condizioni meteorologiche. Scusandosi con gli ascoltatori per i disagi e ricordando che l’emittente «opera quasi esclusivamente grazie a lavoro volontario e con pochi
mezzi», il direttore Gian Mario Gillio spiega che
Radio Beckwith chiederà all’Enel le cause dei
continui problemi nell’erogazione e quindi si
renderà disponibile a trasmettere informazioni
agli utenti sulle future interruzioni di corrente.
UNA SERATA PER LA PALESTINA — Il Val Pellice
Social Forum organizza per mercoledì 27 febbraio alle 21 all’Uliveto di Luserna San Giovanni
una serata di aggiornamento «sulla grave situazione che sta vivendo il popolo palestinese» e
l’intera area mediorientale. Nel corso deH’lncontro saranno proposte alcune iniziative di solidarietà fra cui la partecipazione alla manifestazione nazionale del 9 marzo a Roma.
ASL 10: AL VIA LA LAPAROSCOPIA — La chirurgia
laparoscopica è la tecnica che consente di operare il paziente senza l’uso del bisturi tradizionale.
Sono circa 500 le operazioni chirurgiche che, nelle previsioni, potranno essere effettuate presso
l’Agnelli di Pinerolo con il nuovo sistema integrato; operazioni di colecisti, colon-retto, cisti epatiche, appendici acute, ernia dello «iato» (esofagea
e toracica), calcoli dell’uretere, cisti ovariche, ecc.
con un impiego anche nella diagnostica.
NEL 2002 117 MILIONI DI EURO PER L’ASL 10 —
Sono le risorse complessive assegnate dalla Regione Piemonte all’Asl di Pinerolo (rispetto ai 114
nel 2001). Alla cifra vanno aggiunti per entrate
varie 10,7 milioni di euro per un totale di circa
128 milioni di euro. Il Piano sanitario prevede un
ulteriore incremento delle attività di screening
oncologico, l’aumento dei day hospital e day surgery (chirurgia ambulatoriale) e la riduzione da
165 a 160 ricoveri per ogni 1.000 abitanti.
RICORDO DI FRIDA MAI.AN — U figura e la personalità di Frida Malan saranno ricordate sabato 23
febbraio, alle 15, nella sala della Comunità montana vai Pellice in corso Lombardini 2 a Torre Pellice. I,e ceneri della partigiana da poco scomparsa
saranno interrate nella tomba di famiglia lo stesso giorno, in forma strettamente privata.
Appena diffusasi, ha
messo in agitazione
le Valli la notizia del «richiamo» emesso giovedì
14 febbraio dal vescovo
della diocesi di Pinerolo,
Piergiorgio Debernardi,
nei confronti di Franco
Barbero anima della Comunità di base pinerolese
(Cdb). Parole abbastanza
chiare quelle usate dal
vescovo che nel suo comunicato afferma che
don Barbero «negando i
misteri principali della fede: Trinità, divinità di
Cristo e incarnazione,
non è più in comunione
con le chiese e le comunità ecclesiali (...) non
agisce in comunione e in
obbedienza al vescovo e
alla chiesa diocesana. (...)
Da tempo ci sono tutte le
condizioni per le pene
canoniche previste: se
non si è giunti alla determinazione di irrogarle è
perché la sua posizione lo
pone già fuori dalla comunione con la Chiesa
cattolica». E conclude, rivolgendosi ai fedeli della
Chiesa cattolica e all’opi
nione pubblica, dicendo
che è Barbero che, continuando su questa strada
di fatto si «mette fuori
dalla comunione ecclesiale». Qual è stata la
molla che ha fatto scattare questa presa di posizione del vescovo? «Ho
sentito la necessità - dice Debernardi - di chiarire alla comunità la mia
posizione dopo l’articolo apparso il 13 febbraio
su La Stampa dal titolo
“Quel prete scomodo che
sposa le copie gay”. Si è
trattato di un chiarimento che ho ritenuto giusto
fare ai membri della comunità cattolica». Ma a
questo punto ci saranno
conseguenze per Barbero? «No, non ci saranno
ulteriori conseguenze»,
dice ancora il vescovo.
Per parte sua. Barbero
dice di aver appreso la
posizione del vescovo dai
giornali; «Un metodo che
davvero sorprende. Continuerò comunque con
gioia e fiducia il mio ministero nella comunità di
base, negli 11 gruppi di
cui faccio stabilmente il
servizio biblico e negli in
contri di studio in Francia
e Germania nel movimento “Noi siamo chiesa”». C’è tranquillità nelle
parole di Barbero intorno
a cui si è stretta la Cdb
che, il 14 febbraio stesso,
ha inviato al vescovo una
lettera in cui si dichiara
sconcertata nell’apprendere dalla stampa del comunicato che «correttamente avrebbe potuto essere emesso solo dopo un
successivo incontro come
concordato tra Lei e don
Franco il 5 febbraio».
Infatti il vescovo e don
Barbero si erano incontrati, il 5 febbraio, proprio per affrontare la
questione delle posizioni
della Cdb portate avanti
anche sul suo sito e nelle
sue pubblicazioni. «L’accordo - dice don Barbero
- era che ci saremo reincontrati per affrontare la
questione e discuterla;
invece, dopo l’articolo su
La Stampa il vescovo ha
preso questa decisione
che non mi aspettavo.
Quelle cose che mi vengono contestate non sono cose nuove né sono il
solo a dirle».
Manifestazione a Pinerolo
Insegnanti contro
la riforma scolastica
VITO PRUDENTE
VENERDÌ 15 febbraio, in occasione dello sciopero
generale proclamato dal sindacalismo di base
(Cub, Cobas, Rdb) con manifestazione nazionale a
Roma, le strade e le piazze di Pinerolo sono state percorse da un corteo di circa 1.000 persone, che protestavano contro l’ipotesi di riforma della scuola proposta dal ministro dell’Istruzione, Letizia Moratti. Alla manifestazione, organizzata del Coordinamento
dei lavoratori della scuola del Pinerolese e degli studenti, hanno partecipato (nonostante la pioggia e la
neve) anche lavoratori di altre categorie con striscioni, bandiere, slogan. Il corteo, partito da piazza Garibaldi (stazione di Pinerolo) ha visto in prima fila una
nutritissima rappresentanza di studenti e lavoratori
della scuola del Pinerolese.
La riforma Moratti, che tanta rabbia sta alimentando, è stata duramente contestata dai manifestanti perché tende a creare una scuola di serie «A» e di serie
«B», mediante percorsi differenziati tra istruzione liceale e formazione professionale, perché tende a diminuire le ore di insegnamento, con conseguente riduzione della qualità del servizio scolastico pubblico offerto alle famiglie, perché taglierà molti posti di lavoro,
perché finirà con il creare una scuola confessionale
con un’invasiva presenza dell’insegnamento della religione cattolica, perché mira a cancellare il tempo pieno nella scuola elementare e quello prolungato nelle
medie, perché sminuisce il valore del titolo studio.
La manifestazione è stata anche sostenuta dal Social Forum di Pinerolo e dal sindacato Alp, che hanno
ribadito la loro volontà nella lotta in difesa della scuola pubblica, dell’articolo 18, per un salario dignitoso,
contro la delega del governo sulle pensiotti e contro le
privatizzazioni. La manifestazione si è poi conclusali!
piazza Facta, con un intervento di un rappresentante
degli studenti e uno di un rappresentante del Coordi
namento dei lavoratori della scuola del Pinerolese.
Per ricordare il XVll Febbraio nelle valli valdesi
Con la neve, si accendono i falò
Quest’anno non si può
proprio dire che la siccità
abbia creato problemi
all’accensione dei falò del
XVII Febbraio come era
capitato in alcuni anni
passati. Le precipitazioni
cadute copiose, se da un
lato hanno scongiurato i
problemi incendi, hanno
però in alcuni casi reso
difficoltosa l’accensione
dei falò, anche se alla fine
tutto è andato ovunque
nel migliore dei modi.
Parlare di tutte le celebrazioni della sera del 16
e nella giornata del 17
febbraio alle Valli è ovviamente impossibile ma segnaliamo tre momenti a
nostro parere importanti.
Innanzitutto la serata del
16 è stata occasione per
la Ciov di avere in visita
all’ospedale di Pomaretto
la presidente della Provincia, Mercedes Presso,
e l’assessore alla Montagna, Marco Bellion, che si
sono poi recati, dopo un
incontro con il presidente
della Ciov, Giancarlo Griot, e il presidente della
Csd, Marco lourdan, al
falò insieme alla comunità pomarina e all’ospite
comunità di Torino. Interesse per la situazione degli ospedali valdesi è stato
dimostrato dalla presidente della Provincia che
ha garantito il più com
Mercedes Bresso e Giancarlo
pleto appoggio dell’ente.
Un altro incontro poi
che ha caratterizzato la
serata del 16 febbraio in
un senso differente ma
altrettanto importante è
stato quello ecumenico
di Cantalupa. Nel paese
della vai Noce, non lontano da Pinerolo, si è tenuto come avviene ormai
da alcuni anni una serata
organizzata in collaborazione tra la comunità cattolica e quella valdese di
Pinerolo con un momento di preghiera comune a
cui è poi seguita l’accensione del falò.
Infine la questione della complessa situazione
che sta vivendo l’Argentina e delle comunità vaidesi sudamericane sono
stati al centro delle manifestazioni per il 17 febbraio nelle chiese di San
Giovanni e Torre Pellice,
Griot
che hanno visto l’interessante coinvolgimento dei
coniugi Rangnau, argentini, da due anni residenti in Italia. A Torre Pellice, il sociologo Marcelo
Rangnau è intervenuto
durante il culto, al quale
hanno partecipato anche
i bambini e i ragazzi del
precatechismo e della
scuola domenicale, e al
pranzo comunitario alla
foresteria. A San Giovanni, nel tempio e alla Sala
Albarin, era invece presente la moglie, Alicia
Tourn. È stata sottolineata l’importanza di stare
vicini alle sorelle e ai fratelli sudamericani in
questo momento di grave difficoltà. Come è ormai tradizione, tutte le
offerte raccolte nelle
chiese delle Valli sono
andate alle chiese valdesi
di Argentina e Uruguay.
Incontri a Luserna e a Pinerolo
Dopo Porto Alegre
CARMELINA MAURIZIO
DOPO Porto Aiegre il movimento No global riflet
te e si interroga sulle prospettive, sulle campa
gne da portare avanti, sull’attualità e sul confronti
con la situazione nazionale e internazionale. In questo senso si sono svolti nel Pinerolese due incontri,!
primo a cura del vai Pellice Social Forum, a Luserni
San Giovanni, all’istituto Uliveto, e l’altro Pinerolo
all’auditorium di corso Piave, a cura del partito deli
Rifondazione comunista.
Nel corso dell’incontro del vai Pellice Social Fornii
è stata ascoltata la testimonianza di Simone Lanza, vicedirettore di Agape, che ha partecipato al forum
mondiale di Porto Aiegre. Lanza, parlando dei W
principali affrontati nelle varie conferenze e seminai
svoltisi in Brasile alla fine di gennaio tra i quali le quc
stioni legate alla gestione dell’acqua, che in molti pae
si del mondo rischia di essere uno strumento di sfruttamento e di abuso nei confronti dei più poveri ei
problemi dell’Argentina e dell’Amazzonia, ha and«
portato la testimonianza del frate domenicano Ft*
Betto e ha parlato del contributo alla crescita e all'^
ricchimento della spiritualità da parte delle popolazio
ni indigene del Sud America.
Nel corso dell’incontro organizzato dal Prc a Pmt
rolo è stata ascoltata la testimonianza di Fulvio Pe»
ni, rappresentante di Attac, che ha partecipato al F®
rum di Porto Aiegre, il quale ha ribadito la necessiti
di un impegno politico sui temi toccati nel foru®
mondiale. All’incontro hanno partecipato Giorg»
Gardiol, ex deputato dei Verdi, e il senatore Elvio Fat
sone, che hanno ribadito gli effetti devastanti ut
neoliberismo e della globalizzazione sia sulle popoli
zioni già deprivate, in particolare sulle donne, sj
sull’economia mondiale e sulla società, sostenendo '
necessità di un impegno a favore di una politica®
tenta ai problemi che questo comporta nel
del lavoro, nei rapporti umani, nella vita di tutti,«
valori da trasmettere ai giovani.
Il falò a Cantalupa. A destra bambini della scuola domenicale al culto di Torre Pellice
Una mostra del pittore tórrese
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Guy Rivoir in Francia
Trentatré tele (come i 32 pezzi degli scacchi pnj
autoritratto) sono in mostra in questi giorni a 5e
court, nel regno della Peugeot in Francia, non lo
no dalle terre riformate da anni gemellate co
Chiesa valdese di Torre Pellice. A Seloncourt è osp
fino al 3 marzo, il pittore Guy Rivoir che ha dedic
questa serie denominata «Les échecs au feminin»J
scacchi al femminile) al vecchio ufficiale della g .
dia imperiale russa Boris esiliato in Italia e più pr?|
sámente nel gruppo dei profughi russi ospiti a
Olanda che più o meno 33 anni fa insegnava al g'®
ne Rivoir, ai tavolini del Caffè d’Italia di Torre Po le mosse del gioco degli scacchi. «Il ricordo di q
anni si è trasformato nelle tele dei quadri; ho avu ,
tempo, in questi anni, di dipingere i nostri A
sue vittorie e le mie sconfitte», sottolinea Guy 8
che torna in Francia per un'esposizione dopo gl'
di Parigi, del Quartiere I,atino e di Montmartre.
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Comunità montana valli Chisone e Germanasca
Bovini a rischio?
Il Consiglio ha discusso di «mucca pazza» e altre possibili
malattie. Presentato anche il bilancio pluriennale
LILIANA VIGUELMO
Tempi duri si profilano all’orizzonte per
i bovini e i loro proprietari nelle valli Chisone e
Germanasca: se il fenomeno «mucca pazza» aveva avuto scarsa rilevanza nella zona, dove gli
animali sono di regola
alimentati in modo tradizionale, il rilevamento di
casi di tubercolosi bovina
rischia di causare grossi
danni soprattutto ai piccoli allevatori, costretti
all’abbattimento dei capi
infetti. Questo è stato il
primo argomento di discussione della seduta
informale che ha riunito i
sindaci e i consiglieri della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca, lunedì 11 febbraio. È
risultato che i consueti
test con la tubercollna,
poco affidabili, erano stati sostituiti con «gamma
interferon», pressoché
infallibili e che la malattia era presente in modo
rilevante, con 21 casi accertati nelle due valli.
È evidente che il risanamento incide in modo
grave sulle piccole aziende locali, spesso a conduzione familiare, e che può
indurre all’abbandono
dell’attività, con la conseguenza di accelerare il
degrado della montagna
non più curata. L’unica
soluzione è di aiutare i
proprietari e comprare
altre mucche, utilizzando
gli indennizzi previsti: oltre a quello regionale, i
Comuni interessati hanno già accantonato una
somma a questo scopo e
così farà la Comunità
montana. È stato anche
sollevato il problema della mescolanza con le altre
mandrie negli alpeggi,
che potrebbe annullare il
risanamento, con la richiesta dell’istituzione di
un cordone sanitario da
mettere in atto la prossima estate.
Il secondo punto della
seduta consiliare ha riguardato lo stato di realizzazione del progetto
«Leader Plus», affidato
due anni fa all’azienda di
servizi «Selene». Vi fanno
parte le Comunità montane vai Pellice, valli Chisone e Germanasca e l’alta vai Susa e gode di finanziamenti comunitari
destinati alla valorizzazione del paesaggio e dei
prodotti tipici. Questo
programma è specificamente dedicato ai progetti minori, che non hanno
trovato finanziamenti in
proposte più consistenti,
ma che possono mettere
in risalto aspetti del territorio finora trascurati.
Infine, la giunta ha presentato lo schema del bi
lancio pluriennale 20022004 e del bilancio di
previsione 2002 in vista
del Consiglio competente: ogni assessore ha poi
esposto in forma sintetica i punti che avranno
maggiore incidenza nel
proprio settore. Il punto
dolente è la crisi dell’occupazione nel ramo industriale, per cui si cerca
di dare un sostegno alle
piccole imprese, sia tramite il Centro servizi di
Villar Perosa, sia tentando di avviare un incubatoio d’impresa nell’ex
fabbrica Scot di Pinasca,
offrendo uno spazio iniziale a chi intende aprire
un’attività produttiva.
Anche il settore socio-assistenziale avrà un incremento non indifferente,
dato che la Regione intende caricare sul servizio affidato alla Comunità montana anche la
quota sanitaria. La discussione sul collettore
fognario di Valle, che dovrà essere in funzione nel
2006 e per il quale fino a
oggi sono disponibili 46
miliardi di lire, ha concluso il Consiglio.
• . I Alcuni interventi in vai Chisone
Arginature in seguito
all'alluvione
DAVIDE ROSSO
DOPO molta attesa,
studi e riflessioni,
inizi lavori e marce indietro per mancanza di
fondi o problemi burocratici, dovrebbero finalmente partire tempo
permettendo nel giro di
un paio di settimane al
massimo, i lavori di arginatura e di intervento
definitivo sull’alveo del
fiume Chisone in tutto il
tratto che va da Pomaretto e San Germano.
Un grosso pacchetto di
lavori infatti, che dovrebbero mettere riparo ai
danni provocati dal fiume nell’alluvione del
2000 e porre al sicuro da
altre esondazioni i paesi
e le strade ai lati dell’asta
fluviale, sono stati affidati il 5 febbraio dal Magistrato per il Po alla ditta
Botto di Casale Monferrato e riguarderanno interventi per 2,6 miliardi
di lire nei comuni di Pomaretto, Perosa, Villar
Perosa e San Germano.
In questi comuni verranno fatti quei lavori di arginatura e di messa in sicurezza delle sponde del
Chisone che sono stati
più volte sollecitati dalle
amministrazioni comunali preoccupate per
eventuali nuovi casi di
emergenza. Cosa positiva poi di questi interventi è che dovrebbero garantire lavori su un’area
fluviale relativamente
estesa, fatto che garantirebbe dal rischio che lavori fatti a valle siano
danneggiati per mancanza di interventi a monte.
Notizie positive anche
in questo senso arrivano
poi sul fronte dei lavori
iniziati e poi sospesi, per
mancanza di fondi, a Inverso Pinasca e Pinasca.
La realizzazione delle diverse opere in cantiere è
prevista per ottobre 2002.
Intanto, da poco più di
una settimana, le ruspe
sono in funzione, anche
se alla fine della settimana scorsa il tempo ha già
fermato i lavori, anche
nei pressi di quel che resta del ponte di Villa Perosa per cominciare a
porre le basi della successiva costruzione del
nuovo ponte: costo complessivo dell’intervento
6,8 miliardi di lire.
Le riflessioni del I distretto della Chiesa valdese in vista del convegno di metà aprile
«Chiesa e territorio»: oggi parliamo della cultura
In questi mesi i tre circuiti delle Valli stanno lavorando in vista del convegno, previsto a metà aprile,
che come indicato dall'assemblea del I distretto verterà sul tema: «Chiesa e territorio» (si veda il numero
5 di Riforma-L’eco delle valli valdesi del 1° febbraio
2002). Mentre il lavoro preparatorio prosegue vorremmo, cominciando dall’articolo che segue, cercare
di dare la maggior conoscenza possibile del materiale
e delle riflessioni che si stanno sviluppando dando
conto delle discussioni fatte nelle assemblee di circuito e contribuendo con approfondimenti e riflessioni.
Per questo a partire da questo numero del giornale
diamo avvio a questa rubrica che non avrà cadenza
fissa ma cercherà di seguire il dibattito in corso e
quello che si svilupperà con l'andare del tempo, (d. r.)
INESPONTH
Buoni spunti di riflessione sono venuti
dall’assemblea del 1° circuito di venerdì 25 gennaio scorso. 11 tema era il
rapporto fra chiese valdesi e cultura, accoglienza,
turismo. II Consiglio di
circuito ha illustrato bre''ctnente i risultati ottenuti dai questionari sul
tema distribuiti ai gruppi
di attività delle chiese. Le
domande che ne sono sepìte, a partire dalle qua' e sorto il dibattito, sono state le seguenti: «Che
cosa si potrebbe fare per
t*"'ulgare maggiorménte airintenu) delle chiequesto genere di in«Alle chicinteressa verainenn entrare in maggior
p'^intto con la suddetta
dita, oppure la conside“vf” qtialcosa che ormai
/Gaggia su un binario se'■fio" rispetto alla vita
(, .^.nhiesa, qualcosa da
infl '''orie sicuramente
' 'denzati ma che non è
possibile influenzare
a propria volta?». «A chi
sta dall’altra parte, a chi
produce cultura, accoglienza e ricettività, interessa veramente avere
l’attenzione della propria
chiesa oppure si tratta di
un’appartenenza ormai
più che altro formale?».
La risposta a quest’ultima domanda è stata univoca: non è e non deve
essere un’appartenenza
formale. Da più parti è
stato espresso il timore
derivante dal cosiddetto
«rischio della delega», ovvero una volta dato il
mandato a un organismo
di occuparsi di un certo
settore la chiesa se ne potrebbe disinteressare e
perderne di vista il controllo e le finalità. D’altro
canto chi lavora nelle nostre opere qualche volta
rimane ai margini della
vita comunitaria, proprio
perché completamente
assorbito dalla propria attività. Il rischio ultimo è
che all’esterno non venga
percepito come dato di
partenza l’appartenenza
a una comunità di cre
denti. L’equilibrio fra impegno diretto all’accoglienza e delega alle istituzioni (Centro culturale,
foresteria), senza le quali
le chiese non potrebbero
far fronte adeguatamente
alla domanda, è complesso e delicato ed è forse il nodo del problema.
Chiarificatori in tal senso
sono stati gli interventi di
Donatella Sommani, direttrice del Centro culturale, e Marco Bellora, direttore della Foresteria.
«Il settore pubblico ha
puntato sull’ambiente e
sull’archeologia industriale per caratterizzare
il territorio - ha detto
Sommani - tuttavia queste proposte culturali sono simili a tante, occorre
scoprire la tipicità di un
territorio e quest’area
viene percepita dall’esterno come interessante
solo in quanto valdese;
dall’Europa gli stranieri ci
contattano (Queyras, Luberon, Albertville), per fare dei progetti di itinerari
insieme, chiamati "Strade
dei valdesi”. I motivi per i
quali all’esterno interessa
la nostra vicenda sono
molteplici e stanno a cavallo fra l’aspetto storicoetnografico, culturale e
confessionale. Questo interesse comporta per le
chiese e per noi di dover
dar conto di se stessi. Per
far questo il Centro deve
produrre e fornire materiali, promuovere maggior collaborazione all’
interno del mondo valdese, collaborare su un piano di parità con le altre
realtà del territorio per
progetti promozionali comuni; sensibilizzare le
chiese. È importante percepire l’unicità dell’esperienza delle valli valdesi
che hanno la possibilità
di incidere culturalmente
su un territorio. Questa è
una situazione unica; nel
resto d’Italia non c’è, le
chiese sono poste di fronte a altre sfide (come la
multiculturalità)».
Marco Bellora ha sottolineato come «accoglienza» fino a mezzo secolo fa
significasse ospitare i firatelli e le sorelle che venivano dall’estero nelle nostre case; oggi abbiamo
opere demandate a fare
questo ma non per questo si deve perdere di vista la dimensione dell’incontro. Nel campo
dell’accoglienza vi sono
novità: non arrivano più
come un tempo chiese
guidate da un pastore,
ma gruppi protestanti
coordinati da un «tour
Il Centro culturale valdese
operator»; i pfarrkonvent
(convegni di aggiornamento dei pastori all’estero) sono sempre più
fi'equenti; l’itinerario detto «valdese» è spesso richiesto per essere abbinato a un itinerario turistico più ampio e naturalmente occorre rispondere a queste domande con
un’offerta adeguata. Come foresterie, sia a livello
locale che nazionale, si
pensa a un’accoglienza
coordinata: in ambito locale i numeri di persone
stanno cambiando, il
2006 si avvicina ed è impensabile non lavorare in
collaborazione con le altre realtà presenti sul territorio; a livello nazionale
non si vuole che le foresterie siano scambiate
per alberghi e si sta cercando di qualificarle per
quello che sono. « Storia e
cultura hanno per noi un
senso se oggi testimoniano l’Iddio vivente», ha
concluso Bellora.
Altro importante spunto di discussione emerso
dalla serata quello della
percezione di tutto questo da parte della comunità civile locale. Qualcuno sottolinea come la supremazia politica dell’area valdese tipica di alcuni anni fa sia avvertita
con disagio anche in
tempi attuali. Per quest’
ultima riflessione ci auguriamo di poter ricevere
interessanti analisi dal 2"
circuito, il cui compito è
quello di indagare il settore dell’impegno politico e istituzionale.
NELLE CHIESE VALDESI
ASSEMBLEA 2" CIRCUITO — Domenica 24 febbraio,
alle ore 14,30, a Pinerolo, assemblea straordinaria
del 2° circuito sul tema; «Come incrementare le
contribuzioni».
GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA — Domenica 3 marzo, alle 14,30, a Pinerolo, celebrazione interconfessionale al seminario vescovile; liturgia
preparata dalle sorelle della Romania.
INCONTRI TEOLOGICI «GIOVANNI MIEGGE» —
Domenica 24 febbraio, alle 17, nei locali di via
Beckwith 49 della chiesa valdese di Luserna San
Giovanni, incontro teologico per leggere il libro
«L’appello alla libertà. Indagine polemica sul Nuovo Testamento» di Kàsemann.
FESTA DI CANTO DELLA SCUOLA DOMENICALE —
Le scuole domenicali del 2° circuito promuovono,
domenica 24 febbraio, per tutta la giornata, a Villar
Pellice, l’annuale «Festa di canto» delle scuole domenicali e del precatechismo.
ANGROGNA— Giovedì 21 febbraio il pastore Taglierò presenta il libro di Tahar ben Jelloun: «L’Islam
spiegato ai nostri figli», serata particolarmente indirizzata a genitori ed educatori nel tentativo di
combattere l’intolleranza.
BOBBIO PELLICE — Culto in francese domenica 24.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Venerdì 22 febbraio, alle 20,45, incontro del gruppo «donne insieme». Sabato 23 alle 20,45, replica della commedia «Arsenico e vecchi merletti» a cura del Gruppo teatro, alla
sala Albarin. Domenica 24 culto alle 9 agli Airali e
alle 10, con assemblea sul futuro della Cascina Pavarin. Alle 10,30 culto a Bricherasio. Riunione
quartierale martedì 26, ore 20,30, alle Vigne.
MASSELLO — Riunione quartierale a Reynaud, venerdì 22 febbraio, alle 20,30.
POMARETTO — Sabato 23 e domenica 24, replica
della recita della filodrammatica che presenta
«Pautasso Antonio, esperto in matrimonio» (prenotazioni allo «Scrigno»). Riunione quartierale
mercoledì 27 febbraio, alle 20,30, ai Maurini.
PERRERO-MANIGLIA — Culto unico a Maniglia, domenica 3 marzo, alle 10.
PRAMOLLO — Giovedì 21 febbraio, ore 20, riunione
ai Pellenchi. Sabato 23, ore 20,30, replica della recita della filodrammatica «Le gelosie di mio marito», commedia brillante in tre atti. Martedì 26, alle
20, riunione quartierale a Ruata, mercoledì 27, alle
19,30 riunione ai Bocchiardi. Giovedì 28, alle 20,45,
nella sala delle attività, incontro su «Quale sarà la
nuova scuola?, cerchiamo di capire insieme cosa è
previsto nella nuova riforma scolastica», con l’insegnante Carmelina Maurizio.
PRAROSTINO — Riunione quartierale mercoledì 27
febbraio, alle 20,30, al Roc.
RORÀ — Domenica 24 febbraio, aUe ore 21, nella sala
delle attività, la filodrammatica di Villar Pellice presenta la commedia brillante «’1 pare ’d la sposa, ovvero ’1 messé». Giovedì 28 febbraio la chiesa di Rorà,
con il suo gruppo visitatori, si occupa delle visite e
del culto all’ospedale di Torre Pellice, alle ore 16,30.
Alle 20,30, riunione quartierale alle Fucine.
SAN SECONDO — Sabato 23, alle 20,45, replica della
rappresentazione «I milioni dello zio Peterhoff».
Domenica 24, alle 10, culto con celebrazione del
battesimo della piccola Beatrice Mourglia. Mercoledì 27 febbraio, alle 20,30, riunione a Prima.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali; venerdì 22
febbraio agli Appiotti, martedì 26 all’Inverso, a cura della corale. Sabato 23, nel tempio, replica della
rappresentazione «Caccia allo scapolo», commedia brillante in tre atti, a cura della filodrammatica
dei Coppieri. Lunedì 25, studio biblico alle 20,30.
VILLAR PELLICE — Sabato 23, alle 21, replica della
commedia brillante di Oddoero «’1 pare ’d la sposa
ovvero ’1 messé», nella sala polivalente. Riunione
quartierale lunedì 25, ore 20,30 al Ciarmis.
VILLASECCA — Riunione ai Trossieri venerdì 22, ore
20. Domenica 24 alle 20,45 la filodrammatica di
Pramollo presenterà «Le gelosie di mio marito».
Ä II 23 febbraio a Perosa Argentina
Un mistero occitano
La presentazione del
libro «Un mistero occitano per il commissario Abruzzese» sarà il pretesto,
sabato 23 febbraio nei locali della Comunità montana valli Chisone e Germanasca alle 16, per conoscere, o ricordare, i fatti legati alla nascita e
all’annientamento
dell’insediamento valdese in Calabria, avvenuto
nel XVI secolo a opera degli spagnoli. Ma l’incontro, che è il secondo dei
sabati culturali 2002 organizzati dalla Comunità montana in collaborazione con l’associazione
Amici della Scuola latina,
sarà anche un momento
per riflettere sulla lingua
occitana, ancora viva nelle zone «valdesi» della
Calabria, e per una riflessione più ampia sul giornalismo e sull’informazione. L’incontro, a cui
parteciperanno Marco
Fratini del Centro culturale valdese di Torre Pellice, Alberto Corsani, di
Riforma, e Claudio Tron,
insegnante in pensione e
pastore valdese, sarà insomma un momento dedicato all’approfondimento sia storico che linguistico partendo da un
libro come quello di Siviere in cui, come ricorda lo stesso autore «i fatti
e i personaggi sono del
tutto immaginari, mentre sono realmente accadute le stragi e i processi
per eresia dei valdesi di
Guardia piemontese,
Montalto e San Sisto».
14
PAG. 14 RIFORMA
T E Eco Delle Valli ^ldesi
VENERDÌ 22 FEBBRAIO 2002
VENERI
■
SPORT
PALLAVOLO
Alla !&■ giornata del campionato di serie C; nel girone A femminile prosegue la marcia del Cerutti
Pinerolo. Anche questa settimana
la Cerutti Technosquare porta a
casa tre punti in seguito a una
partita tutt’altro che facile contro
la Green Volley Vercelli, sesta in
classifica con 26 punti.
Le ragazze capitanate da Federica Tosello hanno superato brillantemente i primi punti grazie a un
buon muro, a una ricezione precisa e costante e soprattutto rispondendo con un servizio forzato e
molto efficace. Note di merito per
Federica Tosello e Stefania Arondello, che hanno disputato un ottimo incontro soprattutto in attacco; in regia Elena Gennaro ha distribuito molto bene il gioco,
sfruttando così al meglio le potenzialità delle compagne. Con questa vittoria la squadra di Pinerolo
mantiene la prima posizione in
classifica con 39 punti, a pari merito con la Sisa Villar Porosa Volley; seguono la Yokohama Ecoopolis a 36 e l’Ese Gmm Puntonolo
a 33. 11 23 febbraio la Cerutti Tecnosquare dovrà affrontare un incontro tutt’altro che semplice in
casa dell’Europa Metalli Novi,
quinta in classifica con 28 punti.
Nella C maschile, grande vittoria per i ragazzi della Volley Pinerolo in casa della Lurisia Terme.
Nelle file della Volley Pinerolo
grande prestazione per il capitano, Luca Baronetto; tutti i giocato
ri hanno comunque dimostrato
grandi capacità e Scali ha potuto
concedere uno spazio nel match*
ad ognuno di loro.
Sabato 23 febbraio la Volley Pinerolo affronterà fuori casa la
Nuncas Polimatica Chieri, seconda in classifica con un solo punto
di vantaggio sui pinerolesi. Nel
campionato regionale under 20
maschile (play off) il 3S Pinerolo è
campione provinciale; domenica
prossima le semifinali e le finali.
Vincono 3 a 0 (parziali; 25-18,
25-13, 25-15) i ragazzi della 3S Pinerolo under 20 allenata da Claudio Mina contro la squadra del
Moncalieri per i quarti di finale;
grazie a questo risultato i pinerolesi possono vantare il titolo di
Campioni Provinciali.
Domenica prossima sono in programma le semifinali, al mattino, e
le finali, nel pomeriggio: le quattro
squadre che aspirano al titolo di
campioni regionali per la categoria
under 20 sono il Santhià (Ve), il
Biella (Bi), e la Noicom (Cn).
11 3S Pinerolo ha schierato in
campo Silvano Mina in regia,
Emanuele Enrico e Francesco Ferrerò in banda. Paolo Leila e Andrea Proverà al centro. Marco Ferrerò opposto e Stefano Magliano
libero. I ragazzi della 3S Pinerolo
hanno disputato una buona partita, mantenendo un servizio costante e aggressivo e senza mai
perdere la concentrazione e la determinazione.
Nei campionati giovanili succes
so del 3S Pinerolo per 3-2 sul Free
volley in terza divisione open maschile e del Volley Pinerolo per 3-0
sul campo del Paravia Torino
nell’under 15 maschile. Male tutte
le altre: il 3S Pinerolo ha perso 1-3
in casa col Santena nell’under 13
maschile, il 3S Luserna ha perso al
tie break sul campo del Volley Caselle in seconda divisione maschile
e l’under 15 femminile del 3S Nova
Siria Pinerolo ha perso 0-3 nel
derby con il 3S Comet Pinerolo.
PALLAMANO
Nel campionato under 16 maschile il 3S Luserna è stato battuto
sul campo del Città Giardino per
28-12 mentre nell’under 18 femminile il 3S Pinerolo è stato superato
a Milano dal Ferrarin per 24-11.
Entrambe le formazioni sono partite svantaggiate e non sono riuscite a contenere gli avversari nel corso degli incontri, compromettendo
così i risultati in classifica.
PATTINAGGIO ARTISTICO
Si è disputata a Varese una gara
interregionale di pattinaggio artistico, valida per l’ammissione alle
finali nazionali Uisp in programma a Bolzano il 16 e il 17 marzo. 11
miglior risultato per le atlete locali
è stato conseguito da Alexa Galazzi (3S) nella categoria «Orsetti»,
davanti alla compagna di squadra
Giada Rivoira. Da segnalare il decimo posto di Myriam Brunero
nella categoria «Novizi» e il decimo di Vanessa Chiabrando nella
gara dei «Principianti». Alla manifestazione di Bolzano parteciperanno Silvia Brero, Vanessa Ghiabrando, Alexa Gavazzi e Giada Rivoira in base ai punteggi che acquisiranno nelle prossime gare in
programma.
HOCKEY GHIACCIO
Nulla da fare per l’AU stars femminile che è stata battuta in serie
A dall’Agordo per 10-0 sul ghiaccio
di Pinerolo. Troppo forti le venete
per una squadra che ha scelto di
far giocare tutte le ragazze a disposizione, compresa, -nella parte
finale del match, il portiere di riserva Laura Trespioli. Nulla di
compromesso nella corsa ai play
off; il Como resta avanti di due
punti avendo perso col Bolzano.
Importantissimo ora aggiudicarsi
il confronto di domenica, ancora
alle 12 a Pinerolo, con il Merano.
APPUNTAMENTI
SERVIZI
21 febbraio, giovedì
TORRE PELLICE: L’Unitrè organizza, alle 15,30, alla Casa valdese, un concerto di Nathalie Dorigato
(oboe) e Ombretta Bresson (pianoforte).
22 febbraio, venerdì
TORRE PELLICE; 11 centro Ywca-Ucdg propone
una conversazione, alle 15,15 a Villa Elisa, con la professoressa Lidia Vollero sulla condizione della donna
in Tunisia. L’incontro è aperto a tutti.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella saletta d’Arte, incontro sul tema «Istruzione popolare nelle valli pinerolesi dell’800». Interverrà il prof. Nicola Rossetto
dell’Università di Torino.
PINEROLO: Nella chiesa di San Giuseppe, alle 21,
concerto con Monica Elias, soprano, e Alessandro Segreto, pianoforte, musiche di Berlioz, Rebora, M. de
Falla, Gustavino, Tosti.
TORRE PELLICE: Alle 20,45, alla Casa valdese, per
il Gruppo studi vai Lucerna, il «cadranier»Gianni
Mattana parlerà su «Le meridiane».
PINEROLO: Alle 21, all’Accademia di musica, concerto con musiche di Schubert e Schumann.
VILLAR PEROSA: Alle 21, al teatro, «Finestra sulla
valle» spettacolo della compagnia Viartisti «Comete».
23 febbraio, sabato
TORRE PELLICE: Alle 14,30, nella sede di piazza
Gianavello 30, assemblea generale della Società pescatori sportivi valle del Pellice; all’odg relazione delle
attività svolte nell’anno 2001, programma attività per
il 2002, tesseramento.
PEROSA ARGENTINA: Alla Comunità montana, alle 16,30, presentazione del libro «Un mostro occitano
per il commissario Abruzzese» di Massimo Siviero.
PEROSA ARGENTINA: Alle 21, al teatro Piemont,
concerto con l’ensemble dell’Accademia musicale sabauda che presenta «Café chantant», arie dalle operette più famose. Ingresso 8 euro.
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 21,15, Assemblea teatro presenta «Il rossetto sull’ostia». Ingresso euro 7,75, ridotto 6,20.
24 febbraio, domenica
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 11,30, ritrovo delle
maschere in piazza Partigiani; alle 15, sfilata da piazza Cañavero, con carri allegorici, sbandieratori di
Borgo Moretta (Alba), Floreal Band e majorettes con
la banda musicale di Torre Pellice. Sotto i portici l’associazione Sassolino bianco vende oggetti per l’igiene
personale con raccolta fondi a favore dei bambini di
Radun (Bielorussia).
PINEROLO: Nella chiesa di San Lazzaro, alle 14,30,
incontro delle coppie interconfessionali. All’odg la
preparazione del secondo incontro mondiale delle
coppie interconfessionali che si terrà a Roma
nell’estate 2003.
25 febbraio, lunedì
PINEROLO; Alle 21, al Centro sociale di via Lequio,
«Per non restare in silenzio a guardare», confronto
con le Donne in'nero di Torino, organizzato dal Pinerolese Social Forum; interventi sulla storia delle Donne in nero, sulla rete e i rapporti internazionali,
sull’incontro con donne afghane in Italia, sulla vita in
Pakistan (con diapositive), sulle prospettive.
ÇbM^RDIA MEDICA
notturna, prefestiva, festiva:
teiefono 800-233111
GUARDIA FARMACEUTICA
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 24 FEBBRAIO
Torre Pellice: Internazionaie
- via Arnaud 8, tei. 91374
Perosa Argentina: Bagliani
- p.za Marconi 6, tei. 81261
Pinerolo: Marino - p.za Ca
vour 12, tei. 322603
CINEMA
TORRE PELLICE — H
cinema Trento propone,
giovedì 21 e venerdì 22
febbraio ore 21,15, Monsoon Wedding di Mira
Nair, Leone d’oro Venezia 2001; sabato 23, ore
21,15, domenica, ore
16,30 e 21,15, lunedì 25 e
martedì 26, ore 21,15 II
signore degli anelli.
VILLAR PEROSA — Il
Nuovo cinema propone,
sabato 23 ore 20 e 22,20,
domenica 24 ore 16,
18,15 e 21,15, e lunedì 25
ore 21,15, Vanilla sky.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma, alla sala «Scento», Danni collaterali. Alla sala «2cento» I perfetti
innamorati; feriali 20,10
e 22,20, sabato 20 e 22,30,
domenica 16,18,05, 20,10
e 22,20. Lunedì e giovedì,
proiezioni anche alle 16
con ingresso a 4 euro.
BARGE — Il cinema
Comunale ha in programma, venerdì 22 ore
21, Betty love; sabato 23
ore 21, Il destino di un
cavaliere; domenica, ore
15, da lunedì a giovedì
ore 19,30, Momo alla
conquista del tempo; domenica ore 16,30, 18,45 e
21, da lunedì a giovedì
ore 21, Vanilla sky.
ECONOMICI
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti vari; telefono 012140181-338-7761147.
Partigiano, pedagogista, poi nostro collaboratore
Ricordo di Gianni Dolino
FRANCO CIAMPICCOLI
Quando ormai sono trascorse le
ore e i giorni delle tristi incombenze per la morte di un carissimo amico,
mi giunge inaspettata una telefonata
da Riforma: Gianni Dolino diversi anni
fa per un breve periodo ha collaborato
con L'eco delle valli valdesi ed era conosciuto qui da noi. Vorresti ricordarlo? Rammento un po’ vagamente e mi
faccio fotocopiare qualcosa di quel
tempo ormai lontano. Effettivamente
tra il marzo e l’ottobre del 1986 Gianni
Dolino scrisse una serie di articoli sotto l’occhiello «gente di valle», una collaborazione che interruppe (per ritrosia, delicatezza, o esaurimento della
domanda?) dopo il cambio di direzione del giornale.
Mi sono riletto d’un fiato i 9 articoli
della serie, con gusto e talora con commozione. Si tratta di bozzetti che tratteggiano figure di valligiani di preferenza anziani, con il loro contorno di
vita ordinata e tranquilla, sullo sfondo
di storie piene di fatica e di ricordi. Come Berto e Rosa, i suoi vicini nella borgata di Moluire, a Rorà, dove fin dagli
Anni 60 aveva stabilito la sua residenza
estiva, con la moglie e le due figlie, in
una casa di pietra, legno e lose, risistemata senza stravolgimenti.
Gianni Dolino era nato a Susa e
all’età di vent’anni salì in montagna,
partigiano nelle valli di Lanzo. Dopo la
liberazione fu maestro elementare in
Sardegna, poi a Torino dove fu per
molti anni direttore della «Casati»,
avendo tra i suoi insegnanti anche Evelina Pons, ricordata con molto affetto
in uno dei suoi «gente di valle». Comunista fin dal 1942, è stato un politico
per tutta la vita, dando il meglio di sé
nell’amministrazione, quando a Torino fu assessore all’Istruzione e poi al
Lavoro negli Anni 70 e 80. Fu anche de
putato per due anni, con Rifondazione,
che più tardi lasciò per i Comunisti italiani. Ma negli ultimi anni si era ritirato
con crescente delusione dalla politica.
Con Rorà non aveva perciò alcun legame storico, ma piuttosto l’affinità
elettiva di un amore per la montagna,
con la sua natura ancora incontaminata
e la sua «gente di valle» solitaria e riservata. Così, percorrendo il sentiero dei
suoi scritti, ti ritrovi condotto per mano
da uno che sa guardare e vivere con intensità un paesaggio, con i suoi odori e
colori, mostrandoti «la betulla che soffrì
un fulmine e ora infila in cielo due altissime punte invece d’una»; che sa incontrare persone semplici e ben poco «mediterranee», riuscendo a entrare nel loro mondo con simpatia, con il gusto
della comunicativa e una curiosità ammirata e rispettosa; che sa descrivere
con passione le «case della libertà», come l’ex colonia montana di Pian Pra, affittata nel ’69 dall’attore Adolfo Celi per
dare rifugio a Valpreda, o la villa Rollier
di Torre Pellice, che fu aperta «ai Foa, ai
Venturi, ai Banfi, e Giua, Penati e Artom. Agosti, Andreis e Favout, quando
ospitare uno solo di quei “banditi" significava nel ’43 condanna sicura»; che
sa osservare con sguardo penetrante il
mondo valdese come spettatore di un
Sinodo di cui nota «facce abiti, gesti e
rapporti fraterni ma misurati, pacifici,
ragionevoli, da svizzeri. Nulla di particolarmente emozionante, scenografico,
mediterraneo. Proprio come "loro”; ma
sicuramente nulla mai di pesante o anche di minimamente scorretto».
Gianni Dolino è stato un uomo che
ha amato intensamente la sua terra, il
Piemonte, e le Valli che da decenni
sentiva come sue. È giusto che riposi
nel piccolo cimitero di Rorà inondato
dal sole invernale, a pochi passi dalle
tombe dei suoi vicini, Berto e Rosa, che
lo hanno preceduto da tempo.
«Fihavanana» a San Giovanni
Un coro per l'Asilo
Fihavanana è una parola malgascia non traducibile in italiano se non
con una serie di concetti:
solidarietà, pace, amore
fraterno, collaborazione.
Il coro Fihavanana è nato
una decina di fa in seguito a un incontro tra le
chiese valdesi delle valli
Chisone e Germanasca
con un gruppo di visitatori provenienti dalla
Chiesa di Gesù Cristo in
Madagascar; la voglia di
conoscere meglio i nostri
fratelli del Sud del mondo
fece continuare, negli anni seguenti, le iniziative
di scambio di informazioni e di visite.
L’attività del coro, nel
corso degli anni, è sempre stata volta alla sensibilizzazione e alla raccolta di fondi, anche se in
piccola misura, per sostenere progetti e iniziative di sostegno per i popoli più sfortunati del
nostro. Lo scorso anno
l’azione del Fihavanana
si è soprattutto indirizzata a supportare la visita
dell’équipe Cevaa alle
Valli promuovendo concerti e incontri di conoscenza. Nel repertorio del
coro si trovano canti in
lingua originale provenienti dal Sud del mondo,
soprattutto dal Madagascar, dal Sud Africa e dal
Sud America, ma anche
inni in ebraico e in lingua
polinesiana.
Nel concerto che il
Fihavanana terrà il 2 marzo a Luserna San Giovanni il coro sosterrà un progetto per una volta differente dai precedenti in
quanto la raccolta dei
fondi che verrà proposta
sarà destinata all’Asilo
valdese di San Giovanni e
in particolare al sostegno
del pagamento delle rette
private per gli ospiti non
autosufficienti. L’obiettivo del Comitato di gestione dell’Asilo per il 2002 è
infatti quello di contenere le rette di queste persone di 2,39 euro al giorno; ma per fare questo
occorre raccogliere una
somma non inferiore a
30.000 euro in quest’anno. Ecco quindi coniugarsi gli scopi dell’Asilo
da untato e del Fihavanana dall’altro. Il concerto
si svolgerà nel tempio
valdese di San Giovanni
sabato 2 marzo alle 20,45.
Al Circolo sociale di Pinerolo
Il jazz di Manusardi
Lunedì 25 febbraio, alle ore 21, con un concerto del trio Guido Manusardi (Guido Manusardi,
pianoforte, Lucio Terzano, contrabbasso, Gianni Cazzola, batteria) si
aprirà al Circolo sociale
di Pinerolo la 22® edizione deU’Eurojazz festival
di Ivrea.
Nato a Chiavenna nel
1935 Guido Manusardi,
uno dei pochi musicisti
italiani a essere stato incluso da Léonard Feather nella sua «Jazz enciclopedia», ha cominciato
molto presto a suonare
in giro per l’Europa. In
Svezia, dove ha vissuto
per 5 anni, ha incontrato
il bassista Red Mitchell,
con cui stabilì una lunga
collaborazione musicale.
Al suo ritorno in Italia
Manusardi ha vinto, con
il suo album «Live Suite»,
il premio della Critica discografica. Nel 1977è
stato riconosciuto «musicista dell’anno» e nel
1978 è stato il primo italiano invitato al Jazz festival di Montreux. Il suo
stile è dinamico e intenso, prolifico nelle improvvisazioni.
A Pinerolo Guido Manusardi è accompagnato
dal batterista Gianni
Cazzola, artista di gran;
de esperienza, dotato di
tecnica solida e di grande personalità, sostanzialmente legato alla tradizione classica della
musica afroamericana,
più specificamente al
linguaggio hard-bop®
dall’eccellente bassista
milanese Lucio Terzane.
I II 23 febbraio a Perosa Argentina
Café chantant
Il coro Fihavanana
Si terrà sabato 23 febbraio, alle 21, al teatro
Piemont di Perosa Argentina, il terzo appuntamento della rassegna
Musikè. Organizzata dall’associazione Musicaremifa di Perosa Argentina,
la rassegna propone 1’
ensemble dell’Accademia musicale sabauda
che eseguirà «Il café
chantant» un pot-pourri
di arie delle più fantost
operette. La serata viei}®
dopo i primi due riusciti
concerti tenutisi a Peros*
e a Pomaretto e dedica^
il primo alla musica eia*'
sica e il secondo alla tnti'
sica del Sud America,®
anticipa la sicurament®
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Guerra e dialettica
nelle chiese
PAG. 15 RIFORMA
La guerra rende muti: con
il suo portato di violenza e
ingiustizia assordante, rende
incapaci di parlare, pmalizza
la capacità di dire no. È quello che sembra essere successo alle chiese evangeliche
italiane di fronte al conflitto
in Afghanistan: muti di fronte alla violenza. Di fronte alla
spaventosa crisi apertasi in
modo eclatante l’il settembre e all’inizio della guerra,
sono mancate (a parte rari
casi) prese di posizione ufficiali da parte degli organismi
esecutivi delle chiese evangeliche italiane, che sembrano avere scelto in modo consapevole di non volersi esporre a un’analisi politica
più complessa di generiche
condanne «di ogni forma di
violenza»; queste non aiutano certo a sviluppare nelle
chiese una sana dialettica fra
posizioni diverse. Ancora
una volta la guerra e la violenza hanno imposto il loro
agghiacciante silenzio.
E un fatto che nelle chiese,
come ovunque, vi siano posizioni articolate sulla guerra,
ed è evidente che tale pluralità vada riconosciuta. Riforma in questi mesi è stata anche un utile strumento a questo scopo. Ma preservare la
pluralità di voci non significa
rinunciare a parlare. Posizioni più articolate da parte di
organismi esecutivi potrebbero invece stimolare la dialettica costruttiva fra posizioni diverse, anche aiutando
fratelli e sorelle a sostenere il
peso delle reciproche differenze. La chiesa si nutre e
cresce anche grazie al riconoscimento esplicito e non polemico della sua dialettica interna. In questo senso, assumere una posizione è salutare; nella società civile come
nelle chiese cristiane, può
aiutare a sconfiggere insieme
il silenzio distruttivo della
violenza. E la stessa parola di
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Frali
abbonamenti
interno euro 5,00
estero euro 10,00
sostenitore euro 10,00
Dio è promessa che rompe il
silenzio assordante della violenza. Gli esecutivi della
chiese, come ogni singola comunità, non dovrebbero avere timore di offrire (esponendosi) qualche parola più
complessa sulla guerra e sulle conseguenze della violenza; parole costruttive ma ferme come quelle espresse dal
Comitato esecutivo dell’Ucebi, che nel mese di novembre
ha pubblicato un documento
su «una via alternativa alla
guerra» (vedi Riforma del 16
novembre), denunciando la
guerra come mezzo inefficace rispetto ai mali che intende estirpare.
«Parole chiare e audaci per
guardare oltre i nostri confini, per parlare alle città», come afferma il moderatore in
una recente intervista sul libro Chiese in controluce della
Claudiana, parole da spendere anche, aggiungiamo noi,
contro le guerre, parole che
rompono il silenzio e di cui
abbiamo bisogno per interrompere il ciclo mitico della
violenza (W. Benjamin). Il riconoscimento delle strutture
di violenza è un presupposto
per il loro superamento in un
ottica di gestione non violenta del conflitto. L’esempio di
Gesù e delle sue relazioni ci
aiuta a sperimentare concrete prassi alternative attraverso nuove sperimentazioni di
modalità di cura e responsabilità di un potere trasformato in servizio. Una buona
amministrazione delle chiese
può non bastare, servono parole e azioni di concreta testimonianza.
Il Consiglio
dell’Associazione amici e
amiche del Centro ecumenico
Agape (Anace)
Giorgio Bonnet, Daniela
Di Carlo, Simonpietro
Marchese, Luisa Nitti,
Elisabetta Zuffanti
K Nuovo telefono
Il pastore Antonio Casarella,
della Chiesa cristiana libera
di Avellino, comunica il proprio nuovo numero telefonico: 340-2625570.
Dialogo tenuto nella chiesa valdese di Luserna San Giovanni domenica 17 febbraio
«Riforma», per essere più informati
Tullio; Ciao, Roberta, come va?
Roberta: Ciao, Tullio, bene e tu?
Tullio; Anch’io bene, ci vediamo stasera dio spettacolo?
Roberta: Spettacolo? Quale?
Tullio: Ma come? Non hai letto su
«Riforma», il nostro giornale... Da dove
le prendi le notizie?
Roberta: Beh! Me l’avrebbe detto il mio
vicino che credo lo comperi ogni tanto,
o forse avrei dovuto leggere più attentamente la circolare della chiesa. E cosi tu
leggi «Riforma»?
Tullio: Si, se voglio sapere qualcosa che
avverrà o che è già avvenuto in chiesa ,
o nelle chiese delle Valli..,
Roberta: Ma vedi, io sono interessata soprattutto a ciò che avviene in valle,
piuttosto di ciò che avviene in chiesa,
perché io non mi occupo solo di cose che
avvengono in chiesa per cui...
Tullio: Ma ci sono quattro pagine che
parlano solo delle nostre Valli e dei problemi del nostro territorio, delle nostre
vallate... per cui può interessare sia i
valdesi che i cattolici, che i noncredenti.
Roberta: Ma ci sono anche altri giornali
locali; perché debbo leggere proprio
Riforma?
Tullio: Perché «Riforma» non è sola
mente un giornale locale, che dà notizie locali, ma è anche un giornale che
fa riflettere in generale. Puoi venire a
conoscenzia di quello che pensano i
nostri fratelli e sorelle di chiesa di tutta
Italia...; ma scusa, come vivi il tuo essere valdese?
Roberta: Certo, ho fatto la confermazione, ma da allora, oltre che venire al culto qualche volta la domenica mattina,
non saprei cosa altro fare per la chiesa.
Tullio: Beh, comincia ad abbonarti al
nostro settimanale «Riforma» e ti verranno delle idee e ti sentirai in comunione con altri che hanno fatto la confermazione come te.
Roberta: Già, ma quanto costa?
Tullio: Solo 57 euro e per capirci sarebbero 110 mila lire; e se vuoi, lo puoi avere ridotto a soli 44 euro, cioè 85.000 lire.
Roberta: Hai detto che è settimanale, ma
allora costa solo 2.200 lire al numero che
è poco più di un caffè a settimana e ne
riceverò 48 di numeri. Per 48 settimane
io riceverò un giornale tutto per me che
mi aiuta a capire gli altri? Magari leggo
pure il pensiero di qualcuno che conosco? E sono informata di tutto ciò che avviene? E anche di cosa danno al cinema?
Tullio: Certamente, e dove puoi scriverci e dire la tua. Trovi anche dei dibattiti
che ci sono in giro che ti possono interessare 0 riflettere su alcuni articoli che
ti aiutano a capire la realtà. Attenta
però; alcuni articoli sembrano difficili
ma è solo perché non hai mai afi’rontato
quel problema; appena ci entri dentro
capisci subito che in fondo non è difficile; è solo perché tu non ne sapevi niente
e poi, detto fra noi, non è micanecessa
rio leggerlo tutto. Dobbiamo però pretendere che chi scrive scriva di quello
che interessa anche a me o a te che siamo membri di chiesa come gli altri.
Roberta: Già ma per fare questo bisogna
che almeno io lo racconti a te di cosa
vorrei che il giornale parlasse, fu mi
ascolterai?
Tullio: Non dubitare. Allora vuoi che il
giornale della nostra chiesa viva?
Roberta: Guarda, mi hai talmente convinta che oggi non solo mi abbono, ma
raccoglierò i soldi di tutti coloro che
vorranno abbonarsi, cosi risparmierete i
soldi del conto corrente. Va bene?
Tullio: Hai preso una buona decisione.
Potresti anche regalare un abbonamento a un amico, o no?
Roberta: Buona idea, basta lasciare il
suo indirizzo invece del proprio. A dopo!
(Tullio Parise e Roberta Peyrot)
POSTA
Frida, libera
pensatrice
I migliori maestri sono
quelli che vengono superati
dai loro allievi. Se non vengono superati, significa allora
che non hanno fatto un buon
lavoro. Frida Malan aveva
adempiuto sicuramente alla
prima parte della massima.
Docente «del cuore e dell’anima» sapeva ascoltare, amare e raccogliere il prescelto
incontrato sulla strada della
vita nella magia di relazioni
socratiche belle, durature e
profonde, come le sequenze
narrative dei romanzi di formazione di Hermann Hesse.
Frida Malan aveva il dono di
far sentire uniche le persone
con le quali entrava in contatto. Oggi piango per la sua
morte, provando un vuoto
doloroso e incolmabile, ma
sono al tempo stesso grata
per quanto ricevuto da lei, in
circa 13 anni di scambi luminosi di amicizia e di frequentazione da vicino e da lontano... tra Napoli, Roma, Torino e Torre Pellice.
Passatempo
(D. Mazzarella)
1 3 4 5 6 1 8 ■
IO II
li ■
14 ■ 16 17
2Ô 21
21 23
■
28
■ ■ ■
Orizzontali
2- Antagonista di don Camillo nei romanzi di
Guareschi
Cuore di lupo
La loro congregazione fu
fondata da Joseph Smith
Vi furono deportati in
esilio molti abitanti di
Giuda
Comune in provincia di
Cuneo
15. Mezza idea
16. Sigla di Lucca
18. Un libro del Pentateuco
22. Non adatti alla circostanza
24. Iniziali dell’astronomo
Tolomeo
25. Cattivi, malvagi
26. Cavaliere in breve
27. Viene usato anche nella
cura delle vie respiratorie
29. Pezzo degli scacchi
30. Sigla di Trieste
31. Il cardinale di levante
32. Penisola croata
33. Vi si possono incontrare
giraffe e ippopotami
Verticali
1. Riscuotevano le tasse
per conto dei romani al
tempo di Gesù
3. Un prefisso per indicare
la metà
4. Lo erano gli antichi egizi, greci e romani
5. Spesso lo è stata l’opera
di Gesù
6. Pari in Norman
7. Pronome personale
8. Ente Nazionale Assistenza ai Lavoratori
10. Giacobbe lo era di Labano
13. Secrezione della lumaca
17. Un’opera diaconale in
vai Pellice
19. Acqua nei prefissi
20. Simbolo del rame
21. Pari in cosacco
23. Città di origine dell’apostolo Paolo
28. Donna moabita progenitrice del re Davide
31. Iniziali dello scrittore
Zola
Ora ho una eredità da conservare, da rinnovare e da
portare dentro e fuori di me.
Frida ha molto dato, perché
ha molto amato. Donna libera di larghe vedute, partigiana combattente di Giustizia e
Libertà fino alla fine dei suoi
giorni, «libera pensatrice» di
ispirazione cristiana, appartiene di diritto alla storia del
movimento femminile d’Italia e d’Europa nonché alla
cultura più alta, nobile e libertaria del protestantesimo
europeo. La ricordo così: dolce e forte, davanti a me, mentre sollecita, con la mano sulla spalla, piena di mille premure, mi chiede della mia vita lavorativa, spirituale e affettiva durante i nostri indimenticabili dialoghi, nello
splendore dell’estate torrese.
Ecco, in queste ore spero di
averla sempre vicino; sapeva
che avrei sofferto duramente
alla sua perdita e, negli ultimi
tempi, ne parlava sempre più
spesso, perché desiderava
che non avessi sull’argomento pregiudizi di sorta, e che
tutto fosse chiaro tra noi.
Torre Pellice senza di lei non
sarà più la stessa, ma io ho il
dovere di tornare a questi
luoghi di studio e di fede a
me carissimi, e di continuare
a renderle omaggio, secondo
quanto tacitamente stabilito.
Silvia De Cristofano - Napoli
Il problema
del battesimo
Non ho mai avuto contatti
più diretti con la chiesa battista; ho solo letto qualche
opuscolo e seguito sempre
quanto scritto su Riforma.
Forse per questo mi nasce
spontanea una domanda,
che mi pongo anche a seguito della mia confermazione.
Allora, ormai 65 anni fa, promisi consapevolmente di restare fedele a Dio; ma quanto
posso affermare di aver mantenuto questa mia promessa?
Sì, ho sempre continuato ad
andare in chiesa e alle varie
riunioni; ho persino letto sin
da allora giornalmente i versetti di Un giorno una parola
(c’erano già in tedesco), e
spesso anche commenti. Ma
con ciò? Basta? No, perché
spesso, anche per lunghi periodi, era solo una buona abitudine e facevo ben poco
conto di Dio nella mia vita.
Dio invece sì, è rimasto fedele; non mi ha mai abbandonata; in mille occasioni mi ha
richiamata a sé e mi ha dimostrato il suo amore.
E ora mi chiedo se il battesimo da adulto, se la confessione di fede fatta in quella
occasione, mi mette in condizioni molto diverse dalla
confermazione; sento il bat
tesimo, a qualunque età ricevuto, come sigillo della mia
appartenenza a Dio e con
ciò, come sentiva Lutero, un
aiuto nella lotta contro Satana. E se non fossi battezzata?
Sarò eretica, ma non sento
come diversità di riti o sacramenti possa separarci dai
fratelli in Cristo solo perché
la teologia, che è pur sempre
una scienza umana, li interpreta in maniera diversa.
Nella chiesa e nelle sue cerimonie vedo un semplice aiuto nella nostra relazione con
Dio (anche se per gli «affari»
terreni è necessaria come
istituzione). L’unica cosa che
sento veramente importante
è il primo comandamento,
che in fondo presuppone e
comprende tutti gli altri.
Questo mi fa spesso sentire
lontana dalla Chiesa cattolica con la sua venerazione di
madonne e santi. Quanti
fanno distinzione tra venerazione e adorazione? E quanti
di noi cristiani, di qualunque
denominazione, non adoriamo (o solo veneriamo?)
Mammona?
Cristo è morto per me ed è
risorto e ha ristabilito il mio
rapporto con Dio Padre. Il
suo spirito santo mi guida e
mi «conduce in ogni verità».
Questo non basta per sentirmi unita a tutti i figli di Dio?
Jolanda Schenk - Merano
Succede in ospedale
Sul n. 4 del 25 gennaio di
Riforma, nelle pagine de
L’eco delle valli valdesi, ho
letto l’articolo di fondo «Se è
bianco è cattolico» di Marco
Rostan. Ho lavorato in diversi
ospedali di Milano, città e
provincia, e vi posso assicurare che qui la situazione è
ben peggiore. Infatti, se all’ospedale di Pinerolo si pensa che «se uno è bianco è cattolico, se è moro è islamico,
se è giallo è buddista», come
riferisce Marco Rostan, qui a
Milano si ritiene che a tutti,
indistintamente, debbano essere amministrati i sacramenti della Chiesa cattolica
romana che, mal che vada,
«male non fanno».
Se una persona muore in
ospedale, oppure è in imminente pericolo di vita, c’è
sempre una solerte infermiera (figura che ho trovato in
tutti gli ospedali in cui ho lavorato) che chiama prontamente il prete di turno. Questi arriva e, senza porsi il minimo problema su chi sia la
persona che ha davanti, se
creda, se non creda, se ap
partenga a qualche confessione religiosa diversa dalla
sua, gli propina l’estrema unzione. Annota poi in matita la
sigla «o.s.» nell’angolo in alto
a sinistra della prima pagina
della cartella clinica, per evitare che eventualmente qualche altro prete, soprattutto
nei grandi ospedali dove vi
sono più figure pastorali,
chiamato a sua volta, amministri di nuovo il sacramento.
L’importante è mettere il bollino, il rispetto della fede o
della non fede altrui non ha
nessuna importanza. Quanta
strada bisogna ancora fare affinché ciò che viene detto negli incontri ecumenici sul rispetto della fede altrui, diventi prassi comune.
Per quanto riguarda poi le
piastrine militari, io stesso,
che ho fatto il militare sì nel
secolo scorso, ma pur sempre
nel 1991, ho dovuto far rifare
la mia piastrina per ben tre
volte prima di averla con la
dicitura «protestante», ottenendola in prossimità del
congedo.
Stefano Guidoni - Milano
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16
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 22 FEBBRAIO 2002
Di ritorno da un viaggio in Centro America: visita ad un progetto 8%o in Salvador
Una cooperativa di 450 capi famiglia
Il programma, iniziato nel 1999, riceve fondi 8%o della Tavola Valdese, oltre che dalla
Cooperazione italiano e dall'Heks. La cooperativa è impegnata nella lavorazione del caffè
MASSIMO CNONE
UN centinaio fra donne,
uomini e bambini. Campesinos, braccianti nei bananeti e nelle/ìncfls di canna da
zucchero, cortadores nelle
piantagioni di caffè: tutti i
rappresentanti delle comunità qui intorno sono arrivati
a piedi, per partecipare all’assemblea. La cornice è una
grande radura assolata e polverosa, dove è stato ricavato
anche un campetto di calcio
circondato dal verde tropicale. La maggior parte della
gente resta in piedi; gli uomini portano dei lunghi machete legati alla cintura: si presentano, sorridono, pronunciano il proprio nome e ci
stringono forte la mano. Fra
gli alberi si scorge la sagoma
di un vulcano, che svetta nel
territorio fra il dipartimento
di San Miguel e quello di
Usulutan, nel municipio di
San Jorge Chinameca. La capitale, San Salvador, è a due
ore d’automobile verso nord.
Tutti sono impazienti di dire la loro sui problemi che attanagliano le comunità. A
prendere la parola sono soprattutto gli uomini ma intervengono anche alcune donne.
Alla fine è prevista la riunione
del directivo: una sorta di comitato ristretto con compiti
operativi formato dai rappresentanti «anziani». «In questo
programma - spiega Jerman
Avalos Castro, ingegnere agronomo responsabile del
progetto - si è adottata una
strategia partecipativa. Abbiamo sempre lavorato a partire
dalle esigenze primarie della
popolazione: l’assemblea alla
quale abbiamo assistito è diventata una prassi».
«Directivo» dei rappresentanti deiie comunità
Contributi 8%o
della Tavola valdese
Il programma, iniziato nel
1999 con un primo contributo della Fcei, dal 2000 al 2004
riceverà i fondi della Tavola
valdese, attraverso TUfficio 8
per mille, oltre che dalla Cooperazione italiana e dall’Heks
(organizzazione delle chiese
evangeliche svizzere). «Prima
di tutto - commenta Avalos
Castro - abbiamo dovuto organizzare la popolazione che
abita nelle microconche di
Las Marias, San Jorge e La
Florida. Sono state individuate queste aree perché caratterizzate da degrado ambientale: finora sono stati costruiti
ben 114 chilometri di canali
per attenuare i fenomeni
dell’erosione, restaurare il
drenaggio naturale ed evitare
che l’acqua possa travolgere
persone e abitazioni». È un
programma che coinvolge
450 capifamiglia, generando
occupazione e introiti. Anche
il salario, 3 dollari al giorno,
come le opere da realizzare, è
stato stabilito collettivamente dall’assemblea. Il programma prevede anche la
realizzazione di vivai per la
messa a dimora di nuove
piante di caffè, quindi l’appoggio a produzione e lavorazione. Con il contributo
della Tavola valdese, e dell’ambasciata giapponese, è
stato costruito l’argine del
Rio grande di San Miguel
che, a seguito del terremoto
del gennaio 2001 metteva a
repentaglio l’esistenza di 16
comunità della pianura.
Nel cortile del «beneficio
Las Marias» riposano i rottami di un elicottero da combattimento. «Sono pezzi di ricordi tristi», dice Marcos, il
presidente della cooperativa
che dal 1993, un anno dopo
gli accordi di pace fra guerriglia e governo, è proprietario
del beneficio, lo stabilimento
per la lavorazione del caffè.
Anche Marcos, come Jerman,
è un ex guerrigliero del Fmln,
il Fronte di liberazione nazionale Farabundo Marti. AlTintemo del beneficio è ospitata
la sede di Ademur, l’associazione femminile fondata nel
1993 che al momento riunisce circa 250 donne suddivise
in sette gruppi. Sono le donne a raccontare i problemi e a
formulare alternative, ricevendo lo stesso salario dei loro mariti. Inoltre le socie di
Ademur hanno attivato un
servizio di asilo nido aperto
alle famiglie impiegate nella
lavorazione del caffè.
Un prestito da Banca etica
garantito dalla Tavola
«Il beneficio è Tasse di tutto
il programma - spiegano Jerman e Marcos - perché l’integrazione economica passa
dalla vendita del caffè. 11 problema principale è che le banche locali non concedono
prestiti perché a loro volta sono proprietarie di stabilimenti
concorrenti». Dal beneficio
escono 1.200 quintali di caffè:
la struttura potrebbe avere
una capacità più che doppia,
ma la cooperativa non ha i
soldi per pagare il caffè conferito. Quest’anno sono in arri
vo 150.000 dollari da Banca
etica (la Tavola valdese garantisce il prestito), cifra che servirà per il processo di produzione del caffè e per un progetto di microcredito.
Nella stagione 2001-2002 il
prezzo del caffè è sceso a picco, gettando sul lastrico migliaia di piccoli produttori. Le
ragioni della diminuzione dei
prezzi sono da cercarsi da un
lato nella mancanza di gelate
in Brasile, il massimo produttore mondiale, e dall’altro
nell’ingresso sul mercato di
nuovi concorrenti, come il
Vietnam. Drammatica la siccità che ha colpito tutto il
Centro America: si parla di
circa 100.000 contadini coinvolti soltanto in E1 Salvador. E
c’è un paradosso: le leggi
dell’economia globale fanno
sì che il caffè destinato all’esportazione (di prima qualità)
sia venduto a un prezzo di tre
volte inferiore rispetto al caffè
destinato al mercato locale, di
minore qualità.
Migliaia di lavoratori
rimasti a casa
Dal 1° gennaio migliaia di
lavoratori sono rimasti a casa
per il piano di riduzione
dell’apparato statale. Secondo
il responsabile del sindacato
del pubblico impiego, William
Huezo, la situazione «è conseguenza delle politiche neoliberiste e delle condizioni imposte dagli organismi finanziari internazionali che obbligano gli stati allo smantellamento delle politiche sociali».
Un anno fa la legge di integrazione monetaria ha permesso
la libera circolazione del dollaro, fissando il cambio con la
moneta locale (il «colon») e
attualmente circa il 50% del
denaro circolante corrisponde a moneta statunitense. Per
alcuni ci sarebbe il rischio di
una nuova Argentina, ma in
un’intervista ripresa dal quotidiano guatemalteco Prensa
Libre, l’ex ministro del Tesoro
salvadoregno, Hinds, getta acqua sul fuoco: «11 collasso economico argentino è stato frutto di indisciplina fiscale».
(3 - fine)
Il pastore Martin Robra, membro dell'équipe «Jpc» del Consiglio ecumenico
Difendere la terra non è progetto ma modo di vivere
Un’équipe ecumenica di oltre 20 persone di tutti i continenti, in rappresentanza di chiese, organizzazioni ecumeniche regionali e comunità autoctone, ha
assistito alla 2'> sessione del comitato preparatorio del Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile. La composizione
dell’équipe rispecchiava «le priorità del
Consiglio ecumenico delle chiese (Cec)
nei confronti dello stesso Vertice mondiale», ha sottolineato il pastore Martin
Robra, incaricato di programma nell’ambito dell’équipe «Giustizia, pace e salvaguardia del creato» (Jpc) del Cec.
Le questioni sui tappeto
Secondo Martin Robra, le principali
questioni sono le seguenti:
- Africa australe: il Vertice darà alle
chiese dell’Africa australe l’occasione di
esprimere pubblicamente la loro preoccupazione circa le possibilità della popolazione della zona di avere accesso a
mezzi di esistenza duraturi. 11 Cec lavora
in stretta collaborazione con il Consiglio
delle chiese del Sud Africa (Sacc) su questa questione: il Sacc era rappresentato a
New York dal pastore Sipho Mtetwas.
- Comunità autoctone: il Cec sostiene
le comunità autoctone e le loro specifiche prospettive sullo sviluppo sostenibile. 1 rappresentanti delle comunità autoctone nell’équipe ecumenica (Estlter
Camac Ramirez, Costa Rica, Moses Gutierrez Roja, Bolivia e Willy Alangui, Filippine) hanno fatto sì che le preoccupazioni degli autoctoni restassero fra le prime
priorità delTéquipe ecumenica.
- Globalizzazione economica: a partire
dal lavoro delle équipe ecumeniche presenti al Vertice mondiale sullo sviluppo
sociale (Ginevra 2000) e al processo di
preparazione della Conferenza Onu sui
finanziamenti allo sviluppo, suor Wendy
Flannery (Australia), Joy Kennedy (Canada) e il personale delTUfficio di collegamento del Cec con TOnu, proseguiranno Tanalisi critica della globalizzazione economica dal punto di vista ecumenico.
- Cambiamenti climatici: il Cec ba assistito a numerose riunioni di comitati
intergovernativi di negoziati sui cambiamenti climatici che si sono svolte sotto
gli auspici delTOnu a partire dal 1989.
L’appoggio al protocollo di Kyoto e alla
sua attuazione occuperà un posto importante negli sforzi di promozione del
Cec al Vertice mondiale. Elias Abramides (Argentina), membro delTéquipe del
Cec presente alla Conferenza sui cambiamenti climatici, ha rappresentato
questa preoccupazione a New York.
- Il Cec ritiene che l’incapacità ad attuare diverse promesse formulate alla
Conferenza Onu sull’ambiente e lo sviluppo a Rio de Janeiro (1992) sia indice
della mancanza di volontà politica di
applicare il patto concluso a Rio tra gli
imperativi ecologici e la necessità dello
sviluppo sociale. Ma tale incapacità rivela anche la tensione intrinseca tra gli
obiettivi affermati e i mezzi scelti per
realizzarli. È fuor di dubbio che, dopo la
Conferenza di Rio, i meccanismi distnittivi non hanno cessato di produrre i loro
effetti e sono sempre attivi, ha spiegato
Martin Robra.
La morte del sociologo francese
Pierre Bourdieu
intellettuale impegnato
FRANCO CALVEni
Sviluppo sostenibile
Secondo Martin Robra le delegazioni
del Cec che hanno partecipato alle varie sessioni della Commissione sullo
sviluppo sostenibile delTOnu hanno affermato chiaramente che non è possibile garantire uno sviluppo sostenibile
a partire dagli attuali approcci economici centrati sulla crescita economica
illimitata e sull’espansione permanente
e non regolamentata della produzione e
del consumo dei ricchi di questo mondo. «Coloro che operano a favore di una
vita fondata sulla dignità all interno di
comunità eque e vivibili, devono prendere atto di questo fatto.
Spesso, la resistenza allo sfruttamento e alla distruziorte causate da una
concezione errata dello sviluppo è più
un imperativo di sopravvivenza che una
scelta», ha spiegato. Sempre di più, la
gente viene defraudata dalle risorse essenziali alla propria sopravvivenza. Le
condizioni di vita si stanno deteriorando: coloro che sono già impoveriti ed
emarginati soffrono ancora più degli altri; privi di accesso al denaro e all’economia di mercato, essi dipendono per
vivere dal sostegno che la comunità può
dare loro e da quello che la natura ha da
offrire. È urgente riorientare le prospettive e rivedere il modello economico.
«Difendere la terra non è un progetto.
Difendere la terra è un modo di vivere»,
ha concltiso il pastore Robra. (Cec info)
Tutta la Francia, quella
intellettuale e quella militante a sinistra, una sinistra
indipendente e libera, si è fermata colpita al cuore per la
morte di Pierre Bourdieu. Con
lui sparisce uno degli ultimi
grandi nomi della sociologia
del XX secolo, un sociologo
militante su tanti fronti, sempre alla ricerca dell’indipendenza di giudizio e dell’esaltazione dello spirito critico.
Uno degli ultimi grandi
sociologi del XX secolo
Uno dei punti forti del suo
ragionare lo accomunava a
un grande linguista di tutti i
tempi: Noam Chomsky. Come Noam Chomsky, Bourdieu era convinto che siamo,
in quanto locutori, legati a un
repertorio limitato di regole
ma che nello stesso tempo
possiamo formulare un numero illimitato di frasi grammaticalmente corrette. Per
questo molti lo hanno paragonato a un «bricoleur», esperto nelle scienze sociali
moderne. Il sociologo del
Collège de France accomunava il gusto per la disquisizione più acuta ad una energia militante che stupiva i
suoi interlocutori, lasciandoli
attoniti e confusi.
riamente la stabilità del deutshmark, vantando i benefici
della flessibilità. La posizione
di Bourdieu, forte e suffragata da esemplificazioni, era
quella di guardare alle forze
sociali mobilitate e unite al di
là e al di sopra delle frontiere •
dei paesi europei. «Contro
un’Europa delle banche, contro un’Europa della Bundesbank, contro l’Europa preconizzata da Hans Tietmeyer
è urgente creare un welfare
state europeo grazie alla mobilitazione di tutte le forze
progressiste smascherando il
falso internazionalismo che
non è altro che imperialismo
vero e proprio». Un intellettuale atipico dunque, pronto
a denunciare «la violenza
simbolica» come strumento
al servizio della classe dominante. Un modo nuovo e alto
per rilanciare l’educazione, la
cultura, la letteratura, l’arte.
Le sue pubblicazioni sono
«Gli eredi» del 1964, «La distinzione» del 1979, «La miseria del mondo» nel 1993, «Le
strutture sociali dell’economia» nel 2000. La sua produzione saggistica (25 titoli) gli
valse nel 1993 la medaglia
d’oro del Cnrs (Centro nazionale ricerche e scienza).
Un intellettuale atipico
Un episodio rimasto celebre fra i dotti e fra i grandi affabulatori del mondo d’oggi
fu quello provocato nel corso
del dibattito al centro francese dell’università di Friburgo
in Germania a proposito del
quesito lanciato e raccolto
con audacia da Bourdieu:
«La globalizzazione, una
scommessa culturale per
l’Europa». Si trattava di confrontarsi sulle tesi sostenute
dalTintoccabile presidente
della Bundesbank, Hans Tietmeyer, che asseriva perento
L'impegno sociale
Ma quello che ci affascinò
fu il suo impegno sociale seguendo quella grande tradizione francese che va da Zola
a Sartre. Negli Anni 90 diede
una visibilità indiscussa al
movimento sociale che incarnò quella che amava chiamare «la sinistra della sinistra», una sinistra che rifiutava i compromessi e le mezze
parole e puntava ad una linea
chiara e inequivocabile. Una
grande lezione anche per noi,
quella di Pierre Bourdieu. Un
Bourdieu generoso, umanista
impegnato a cui come europei dobbiamo incbinarci con
profondo rispetto.
i Con l'appoggio delle chiese della città
Lotta dei migranti di Hong
Kong per la difesa dei salari
Il 3 febbraio scorso, centinaia di colf e di altri lavoratori filippini hanno manifestato
nelle strade di Hong Kong
per celebrare la decisione
presa dal governo il 1° febbraio di bloccare i loro salari
al livello attuale per un altro
anno. Dallo scorso novembre, i lavoratori migranti e le
organizzazioni di difesa dei
diritti chiedevano il blocco
dei salari, dopo che l’associazione dei datori di lavoro di
Hong Kong aveva proposto
una riduzione di circa il 35%.
circa 217.000 stranieri lavorano come domestici a Hong
Kong, e fra questi vi è un numero crescente di indonesiani e srilanchesi. Il salario minimo dei domestici stranieri
è di 477 dollari Usa al mese.
lavoratori migranti
Dopo la crisi economica
asiatica del 1997, il livello dei
salari a Hong Kong è diminuito in molti settori ma questi tagli sono sentiti in modo
particolarmente acuto dai lavoratori migranti che spesso
si indebitano pesantemente
per coprire le spese di sistemazione e di viaggio. È quanto sottolinea Cynthia Tellez,
direttrice esecutiva della Missione per i lavoratori migranti filippini, organizzazione
fondata vent’anni fa per difendere i diritti e le condizioni dei lavoratori.
I domestici rappresentano
la classe socio-economica di
Hong Kong più svantaggiata.
Quelli filippini, che sono circa 150.000, costituiscono il
gruppo più importante di migranti che lavorano in questo
settore. Gomplessivamente,
Il ruolo delle chiese
L’afflusso di lavoratori migranti filippini ha portato ad
una crescita importante delle
chiese cattolica romana e
protestanti filippine che danno un’assistenza giuridica e
accolgono i lavoratori licenziati. L’Associazione di pastori di Hong Kong ha rivolto un
appello a Fanny La Fan Chiùfan, segretaria alTeducazione
e alla mano d’opera. «Non è
giusto vedere - dicono - che
in un tempo di declino economico mondiale, i membri
pili deboli della società sono i
primi a essere sacrificati».
Per gli organizzatori della
manifestazione del 3 febbraio, il successo è dovuto alla «forza e all’ampiezza delle
azioni intraprese dai gruppi
di migranti». Ma si tratta di
una «vittoria» fragile, perché i
livelli dei salari devono essere
rinegoziati ogni anno. «Non è
la fine della lotta. Chiediamo
a tutti i migranti di restare attenti e di militare per la difesa dei loro diritti», ha dichiarato alla folla presente nelle
strade Connie Bragas-Regalado, presidente dei «FilipP'"
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