1
PROPUGNA IL BENE SOCIALE
MORALE RELIGIOSO DEGLI ITALIANI.
o /0O .^y O ^^9 ‘^9^0k J^9 JFok/^9jp9 ^9 ^9
AB BONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3 ; semestre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Dlfettope e flffimlnisti<8tot<e : Beov«nuto Celli, Via magenta 18, HOfflB
Homa, 20 0ttobre ' 2^nno m = ÏT. 43,
divino e l’umano nel Cristo
II III Idi IO ♦ _ A proposito della rivoluzione portoghese — « Il papa non esiste » — La
Chiesa Romana e la libertà — I Giovani evangelici portoghesi — Un difensore dei Gesuiti —
Da la « Voce di S. Giuseppe » — I Cattolici milanesi
e l’insegnamento religioso nelle scuole — La lotta
contro l’alcoolismo — Per i giovani che vanno a Parigi — Per Pietro Viret — Gesù Cristo è esistito ? —
Di glori aincoronato — La Signora Jemina Jessie Ford
— Parole d’Amici — Da le antiche province — Su le
lagune — Da la Romagna Appenninica — Nella città.
dei fiori — Il «. gruppo Valdese » di New York —
Sferzatine — Libri e periodici ricevuti — Errata corrige — Auri sacra famés — Sotto l’incubo!
IL ùluino E L’umnno
NKL CRISTO w
La inchiesta sol tema QesU o Cristo, che si va
svolgendo da vari mesi sulla rivista Coenobìum di
Lugano e da essa opportunamente aperta a somiglianza di quella ài%\VHibbert Journal, in occasione
d’un celebre articolo di Alfredo Loisy, è tra i fatti
più significanti dell’ora attuale.
Noi abbiamo già riassunto in queste stesse colonne un articolo di Henry Jones, nel quale l’illustre professore dell’Università di Glasgow mostrava
che non v’è nulla di repugnante al buon senso ed alla
ragione nell’ammettere la divinità del Cristo, purché
si intendi il significato del sorgere di questa grande
fede. Purché si sia profondamente convinti della
realtà di Dio, del fatto che noi si vive dello Spirito e nello Spirito e che Io Spirito é la sola realtà
da noi direttamente sperimentabile, quella in cui
tutte le altre esistono, quella che tutte le sostiene
e che in tutte si esprime, nulla si oppone a che Dio
che é in tutto, sia per altro presente in vario grado
nei vari gradi delle sue creature e riveli sé stesso
più pienamente nell’uomo che nella natura e nei
maggiori tra gli uomini che nei minori. E nulla si
oppone, anzi tutto esige, che, per noi nomini, la
più piena rivelazione di Dio non possa darsi che attraverso la più piena e ricca umanità. Gesù può
quindi davvero ritenersi colui che ha rivelato perfettamente realizzate tutte le potenze dell’umana
(1) Ci si domandava, con insistenza, tempo addietro,
perchè la Luce non desse ospitalità a sacerdoti cattolici
di spiriti liberali, a pensatori credenti non aggregati a
chiese evangeliche. Aquesta obiezione abbiam già risposto, facendo notare che il nostro periodico aveva già
pubblicato scritti di non evangelici. Tra poco speriamo offrire ai Lettori un articolo di un illustre membro
del clero cattolico. Ed ecco qui un nuovo articolo
dell’illustre ex positivista Angelo Crespi ; che abbiamo
già da parecchio tempo l’onore d’annoverare tra i nostri collaboratori. Quanto ci riesce caro l’omaggio che
una così bella mente — qual è Angelo Crespi—rende
a Colui che noi, con così sincera, benché troppo debole fede, chiamiamo Maestro, Salvatore e Signore!^
La Direzione.
natura, che ha insegnata e vissuta la vita più alta,
manifestata in modo attuale quella divinità dell’uomo, che in tutti i suoi fratelli minori non é ancora che potenziale. La sua rivelazione sta nella scoperta di questa divinità di tutti gli uomini, che
in. essi dorme, che in lui trionfò e si palesò via di
salvezza e di grandezza per tutti gli altri ; essa é
rivelazione non di differenze, ma di- somiglianze
tra Lui e noi : il problema della compenetrazione delle due nature, umana e divina, sussiste
non solo per Lui, ma per tutti quanti credono
che l’uomo é un essere spirituale. Se le cose stessero altrimenti non si comprenderebbe in che l’esempio
del Cristo ci possa aiutare e la redenzione, da processo etico, si trasformerebbe in processo magico ;
il Cristianesimo tornerebbe a cadere al livello d’nn
qualsiasi naturalismo pagano.
Il fatto che nelle varie risposte all’inchiesta di
Coenobium non ne vedo una sola che tocchi questa
posizione centrale del problema, m’induce a ritornare su di esso con la speranza di potere aiutare
alcuni spiriti a superare i lor dabbi e a meglio comprendere la loro fede e sé stessi. Il problema é quello
di riprodurre in noi stessi l'esperienza che generò
in Gesù la convinzione d’esser figlio di Dio, e che fece
irradiare questa convinzione da lui ai suoi discepoli
e generò la fede nella unicità del suo grado di intima comunione con l’Assoluto. La storia pone fuori
di dubbio il fatto che questa fede sorse, e l’osservazione pone fuori di dubbio che essa é reale e possente
presso spiriti magni d’ogni tempo e anche del nostro. Qnal’é Tesperienza che l’originò e che la mantiene ? E’ dessa proprio l’assurdità che molti credono ?
Nell’articolo sui rapporti tra morale e religione,
pure pubblicato in queste colonne, ho mostrato come
il carattere di trascendenza proprio dell’oggetto
(Dio) dell’esperienza religiosa, non é proprio solo
di questa esperienza. Il genio poetico, il genio artistico, il genio scientifico, il genio politico e sociale, nell’opera e nella vita loro si sentono come
dominati dalle loro ispirazioni e visioni ; essi pongono la propria grandezza e dignità nel sentirsi
strumenti, veicoli, interpreti di verità più vaste e
più grandi del loro volere e delle loro, vedute personali ; si sentono liberi precisamente nella misura
in cui si sottraggono a sé stessi e si identificano
con necessità superiori, col volere di Dio, o con
la necessità storica, o collo spirito della verità e
della bellezza : essi si sentono posseduti dall’Universale, si sentono superiori alla sfera della mera
moralità: non essi vogliono, ma lo Spirito vuole e
vive in essi. Non cessano di sentirsi loro stessi e
di distinguere tra sé e la realtà trascendente da
cui si sentono invasi ; ma si sentono vivi non per
virtù propria, ma per partecipazione ad essa e per
sua grazia. E’ questa una esperienza psicologica.
un aspetto mistico della vita d’ogni vero genio
Nel genio religioso, che é la forma più alta, più
ricca e più rara di genialità, quest’esperienza é
fuor di misura più piena ed intensa ; e in Colui
che fu il più alto genio religioso, che apparve
come lo stesso trasparente veicolo del Divino, essa
deve aver raggiunto il massimo di pienezza e d
intensità. Noi abbiamo cosi, come una gerarchia di
spiriti umani ; in basso stanno quelli in cui la coscienza della realtà propria é come confusa o sullo
stesso livello di quella delle cose esterne ; son
coloro che non sono ancor comici d’essere spiriti.
Più in su stanno coloro in cui la coscienza della
propria realtà spirituale, la coscienza d’e.sser persone, spicca in contrasto col mondo esterno concepito come un mero mondo di cose, di realtà non
spirituali ; è il livello della coscienza matura più
comune. Più in alto ancora stanno coloro in cui il
mondo naturale appare come esso stesso vivo, spirituale, non meno dell’interiore e sullo stesso livello di questo ; é cosi che l’Universo appare a
genii poetici come Wordsworth e Shelley, o a
pensatori come Herder e Goethe, o a Santi come
San Francesco. Più in alto ancora, finalmente,
stanno coloro in cui é viva la coscienza che il loro
mondo interiore é la presenza in essi dello Spirito
che si rivela nell’esteriore : essi si sentono meno
reali di questo Spirito, si sentono sue irradiazioni,
sue manifestazioni, delegazioni della sua realtà. Il
senso della realtà propria non é mai scompagnato,
pur essendone sempre distinto, da quello della
Realtà assoluta che costituisce la prima. La radice
divina del nostro essere, l'anima divina che é il
cuore dell’ùmana, é cosi, a cagione della sua profondità, l’ultima ad essere scoperta. Per gli spiriti
che sono agli inizi del loro sviluppo non é visibile
che l'aspetto umano del loro essere ; é solo per gli
spiriti pienamente sviluppati che si rivela pure il
divino. Vale a dire che, appunto perché siamo nel
dominio dello spirito, l’umano e il divino non si
escludono come due corpi impenetrabili ; all’opposto si compenetrano. In modo analogo lo spirito
dell’età matura non esclude quello della giovinezza,
ma ne é lo sviluppo : se i due non si compenetrassero, giovani e vecchi non s’intenderehbero mai
e la transizione sarebbe impossibile. E’ cosi pure
che va concepito il rapporto tra lo spirito umano e
l’animale. Il cane non capirebbe il suo padrone
(nella misura in cui può capirlo) se l'intelligenza
canina non fosse compresa neH'umana, non fosse
identica rudimentalmente con questa ; e il padrone
non capirebbe il cane, se l’intelligenza umana non
comprendesse in sé la canina, non ne fosse come
un pieno sviluppo. Queste analogie ci possono grossolanameiite aiutare ad immaginarci la natura del
rapporto tra l’umano e il divino : questo comprende
quello ; e quello, nella misura in cui si sviluppa,
2
LA LUCE
aumenta, per cosi dire, la sua capacità di còmpene• trarsi col divino, di somigliargli in potenza d’a
more, di conoscenza, di creazione di bellezza e di
bontà. In Gesù questa capacità raggiunse un grado
che parve un massimo e di cui pur oggi non se
ne può concepire uno più alto; egli ha realizzato
. l’ideale della piena sovranità di Dio neU’uomo : fra
tutte le realtà finite, fu quella che più rispecchiò
e concentrò in sè l’Infinito ; fra tutti i cuori, quello
che più s’aperse allo spirito d’amore e se ne senti
posseduto. Egli fece in sè l’esperienza della pienezza traboccante del divino neU’umano. Gli uomini
non seppero esprimere questa esperienza interiore
del rapporto di leale subordinazione di Gesù a Dio
e di intima corrispondenza e condiscendenza di Dio
verso Gesù, altrimenti che con l’analogia dei rapporti ideali tra padre e figlio, e presto obliarono che
l’analogia, per quanto sia la migliore possibile e la
più rappresentativa, non ha che un valore simbolico. La dipendenza genetica da Dio è un elemento
religiosamente secondario di fronte all’esperienza
della nostra dipendenza spirituale da Lui, del nostro vivere in Lui e di Lui.
Essa non è che un’idea suggerita dalla esperienza
della paternità spirituale di Dio, dal senso della sua
ineffabile trascendenza, dal senso che ogni valore,
che è in noi, viene dai Lui e che sola piotenza creatrice è lo Spirito d’amore; esperienza questa che,
sola, non ha bisogno d’altra testimonianzi e prova
sè stessa. Sentire Dio come Gesù l’ha sentito, è a
nn tempo capire il valore rappresentativo di. tutta
l’ontologia dogmatica e superarla; è sentire Dio in
Gesù; è avviarci a sentire sempre più Dio'in noi
stessi ; è sentire l’immanenza della Trascendenza :
. ^
sentire ch’Egli è più che noi non siamo e la fonte
e la sostanza di tutto ciò che noi siamo. E’ sentire
che la vita è un sacro mandato che è sacrilegio tradire ; è una fiamma d’amore affidataci per accenderne
altre e accrescere lo splendore e la bellezza del Tutto ;
è sentirci partecipi fin d’ora del trionfo eterno dello
Spirito che non può morire; è sentire che, più che
la morte fisica, è terribile l'altra morte, quella di
chi nulla aggiunge alla gloria del Regno. Ed è riconoscere con Giorgio Meredith che
Our life is but a little holding lent
To do a mighty labour ; we are at one
With heaven and thè stars when it is spent
To serve God’s aim ; else die we with thè sun.
Il problema cessa d’essere un problema di critici
e di filosofi e diventa un problema d’azione e di buona
volontà : l’Imitazione del Cristo. A. Crespi.
h proposito della rivolozione portoghese
« Les Etats-Unis de l’Amérique se sont trouvés, dès
la proclamation de l’indépendance, faite au son de la
cloche de Philadelphie, prêts et milrs pour là République, et, dès ce jour, ils ont trouvé, dans le régime
démocratique, leur assiette normale et définitive. C’est
que les fondateurs, les héros de V indépendance (puritains, quakers, presbytériens) avaient été préparés à
la pratique des institutions libres, par l’enseignement
de leurs Eglises, enseignement tout de tolérance, d’égalité et d’austérité. Les peuples catholiques, jàu contraire, élevés à une école d’intolérance, semblent voués
à de perpétuelles secousses, ballottés de la tyrannie à
la licence et rejetés de la révolution sans frein à la
réaction sans mesures ».
Queste parole di Eugenio Rèveillaud, deputato protestante alla Camera francese, venuto, si noti bene, dal
cattolicismo romano, si leggono nel suo aureo opuscolo ;
« La question religieuse et la solution protestante ». |
Sono importanti e vanno ricordate a proposito dei moti i
del Portogallo, che dalla monarchia, in un batter d’oc- |
chio, è passato al regime repubblicano. Ci vuole, dunque,
una preparazione di natura morale, anzi religiosa nel
buon senso della parola, perchè un popolo possa reg- |
gersl con istituzioni libere e democratiche. General--1
mente cotesta preparazione manca in quei popoli che ,
per lunghi secoli furono educati alla scuola della teo- !
crazia religiosa. L’ignoranza, la superstizione, l’analfa- |
betismo nou possono essere i coefficienti sicuri della
stabilità delle istituzioni libere e democratiche. i
Il Poriogallo fin qui schiavo della teocrazia politicoreligiosa, e non ostante il suo attuale analfabetismo
(il 7.5 per cento), ha in sè le virtù necessarie per operare quella rivoluzione vera e sostanziale che rende i
popoli degni della libertà? Noi ce lo auguriamo, quantunque non manchino fin d’ora segni non dubbi che
la nuova Repubblica, invece di inspirarsi all’esempio
della Svizzera e degli Stati Uniti, voglia seguire troppo
da vicino quello della Francia. La libertà, è senza dubbio,
una grande conquista, ma non deve degenerare in violenze inutili e odiose sempre contro la libertà degli
altri. E non basta che questa parola come le consorelle uguaglianza, fratellanza, sia scritta sulla bandiera della nazione, nelle leggi e nelle istituzioni in
genere, quando il popolo non la comprenda e la violi
nel medesimo istante in cui la proclama con ogni mezzo.
La forma del governo, in fondo, non significa nulla o
quasi, se il popolo non intende quali siano i suoi doveri e se diventa preda di nuove oligarchie.
Quando la Norvegia, anni sono, si separò dalla Svezia,
poteva, invece del regime monarchico, scegliere quello
repubblicano. Vi fu allora chi scri.«se che quel popolo
si lasciò .sfuggire una magnifica occasione 1 Ma in
fondo, 0 l’uno o l’altro di quei regimi non aveva importanza. La Norvegia è pienamente libera col reggimento
monarchico, come sarebbe stata ugualmente libera col
reggimento repubblicano. Questo si deve al fatto che
il popolo novergese ha avuto una lunga preparazione,
per la quale esso è quello che è: un popolo libero e
veramente democratico.
I capi della rivoluzione portoghese sembrano essere
stati spinti a rovesciare l’istituto della monarchia anche
dal loro anticlericalismo. Ma l’anticlericalismo, secondo
Waldeck-Rou.sseau, non può essere un programma. Sembrano, inoltre, inspirarsi nella loro nuova opera di rigerazione della nazione, al positivismo di Augusto Comte.
Ma un giornale francese già saviamente ha ammonito
che a Lisbona si abusa alquanto del nome di quel filosofo e che non bisogna abusare neppure del positi-^
vismo. Il generale André, per esempio, scrive quel medesimo giornale, se ne era servito per creare il sistema
delle schede di delazione.
Ci vuole, dunque, a base della vita di una nazione,
qualche cosa di più grande, di più vitale che un anticlericalismo fatto di persecuzioni e di violenze.
Edgar Quinet nella sua grande opera La Revolution
ha dimostrato gli errori, le colpe degli uomini che
hanno .guidato la giande Rivoluzione francese, ed. ha
scritto che il cattolicismo non poteva essere vinto che
con un’altra forma di cristianesimo. « La Révolutiou
n’aurait pu entamer 1’ ancienne religion qu’en lui opposant nne autre foi positive ».
Ora non il positivismo di Augusto Comte sarà quello
che rigenererà una nazione, che conta ancora un si
gran numero di analfabeti. Ci vuole qualche cos’altro
di più efficace e di più positivo, che sia base sicura
di un governo di libertà, di uguaglianza e di fratellanza. Le riforme politiche devono essere accompagnate
e assicurate dalla riforma morale, che, alla sua volta,
deve derivare dalla Riforma religiosa. Qui è stato e
sarà ancora il segreto della emancipazione dei popoli
e della loro ascensione sulla via del Progresso e della
Civiltà. Enrico Meynier.
'' Il papaji^ esisfe „
Prima cura del nuovo governo portoghese è di far
casa pulita. Dopo aver mandato via la famiglia reale,
esso dà lo sfratto a coloro che del trono erano i più
validi difensori : gesuiti, frati, preti e monache. Deve
pur esser grande l’amore dei cattolici romani per i
loro ministri e direttori spirituali, se primo loro pensiero è di cacciarli via appena sono liberi di farlo I
E non giova dire che i soli a schernire e maltrattare
1 religiosi sono massoni e teppisti ; è il popolo Invece,
che si leva a tumulto e dà 1’ assalto a conventi e a
chiese. Curioso modo di esprimere la propria riconoscenza verso coloro che del pubblico bene sono tanto
benemeriti 1 La caccia ai preti è un fenomeno prettamente cattolico, e non si verifica mai, per esempio,
nei paesi protestanti. Chi sa perchè!
In una intervista concessa a Barzini, il presidente
della repubblica lusitana, Teofilo Braga, parlando delle
future relazioni col Vaticano, ha pronunziato uua
frase caratteristica che non si era mai sentita sulle
labbra di altri uomini di stato. < Il papa » disse < per
noi non esiste. Non abbiamo nulla da chiedere, nulla
da concedere al Vaticano ». — Posizione più netta e
più semplice non si potrebbe desiderare; sarà forse
anche semplicista e ingenua, poiché il papa esiste pur
troppo ed è ancora una potenza, ma, ad ogni modo,
quelle parole tracciano un programma di governo
chiaro, moderno e rispondente allo spirito dei tempi
nuovi.
La miglior politica con il Vaticano è d’ignorarlo
di agire come se non esistesse. La cosa non è sempre
possibile, specialmente per i principi e governanti
cattqlici e là dove i fedeli di quella confessione sono
in maggioranza ; però se si cessasse dall’ attribuire
alla Curia una importanza anche maggiore di quella
che ha, e dal considerare il papa come un sovrano
vero e proprio, il quale esercita un’ azione internazionale, facendolo intervenire nelle faccende interne
degli stati, la vantata sua autorità diminuirebbe rapidamente. Invero, codesta autorità riposa oramai
più sull’importanza che gli attribuiscono e sugli atti
di ossequio o di devozione che gli tributano sovrani
e uopiini di stato, che non sull’impero spirituale, da
lui esercitato sopra le turbe. Il papato sta su, perchè
appoggiato e puntellato dai grandi della terra, dai
reggitori dei popoli. Ignoratelo, lasciatelo esercitare
da solo, come meglio sa e può, l’azione sua, non gli
chiedete e non gli concedete nulla, ed esso si ridurrà
ad una amministrazione ecclesiastica come un’altra.
« Il papa per noi non esiste » : che lezione di dignità e di coerenza data da un professore a tutti i
governanti e soprattutto a quei protestanti, siano al
governo o semplicemente altolocati, i quali, per snobismo idiota, hanno la fregola di vedere, inchinare,
ossequiare il papa, per venerazione o per semplice
curiosità, quasi che si trattassé di un monumento nazionale o di una bestia rara. Allora, naturalmente, la
stampa cattolica dà fiato alle trombe, la notìzia si
propaga per ogni angolo dell’ universo, i credenti
hanno un concetto sempre più alto del. loro capo spirituale ed egli cresce nell’ estimazione dei popoli nella
misura dell’importanza che gli si dà.
Non è quistione qui d’intolleranza o di fanatismo,
ma di logica, di dignità e di buon senso. Il papa,
come individuo, sarà una brava persona, degna del
più alto rispetto; ma, per l’idea che rappresenta e per
le pretese che accampa, dev’essere ignorato da chiunque non sia suo fedele suddito spirituale, tanto più
quando si occupa una posizione elevata nella società.
« Il papa per noi non esiste ,» : imparate da Teofilo
Braga, o liberali di princisbecco ! o cattolici atei e volterriani !
Hnitieo I^lv/oife
Errata - corrige — Nell’articolo «Sfacelo», pubblicato
nell’ultimo N., invece di « in modo più ridicolo il
Portogallo » (si ribella), leggasi : • in modo più mtitCQ/le ».
La Chiesa Ìjornana e la llbeftà
Ripensando alla rivoluzione portoghese, la quale
espelle monaci e monache, VEvangéliste stima assai
notevole il fatto che un regime di libertà civile non
possa mai istituirsi nei nostri paesi latini senza che
la Chiesa Romana ne abbia del danni. « Di chi è la
colpa, se i popoli sempre più scorgono in Roma la
nemica delle loro libertà? ».
I Giovani evangelici portoghesi
Da Silva, presidente del Comitato Nazionale delle
Associazioni Cristiane della Gioventù in Portogallo,
ha di recente visitato le varie Associazioni sparse per
il paese e ne ha avuto incoraggiamenti. « L’opera »
egli scrive « si sviluppa e il progresso del regno di
Gesù fra i giovani è un fatto manifesto. In quest'ora
si fa sentire un soffio di libertà, dovuto in parte, io
credo, all’azione perseverante delle nostre Associazioni,
e dal quale le nostre Associazioni riceveranno vantaggio ».
Un difensore dei BBsyìti
E’ il letterato Annibaie Gabrielli, che — come egli
stesso ricorda — scrisse nel luglio 1906 sui « Libelli
antigesuitici nel secolo XVIII » in « Nuova Antologia »,
e che ora torna alla sbarra, con uno scritto intitolato
« L’éspulsione dei Gesuiti dal Portogallo », che il
« Fanfulla della Domenica » pubblica nel suo ultimo
numero.
L’ « allegra nuova repubblica », dice il Gabrielli,
« deèreta respnlsione immediata dei Gesuiti ». Questa
gli fà tornare a mente « la fiera, memorabile persecuzione contro di essi intrappresa dal ministro Pombal
nella seconda metà del secolo XVIII ». Par chiaro
che il Gabrielli non creda alla colpevolezza dei venerandi padri. Dopo aver rammentato che il Portogallo
« fu, tra le nazioni d’Europa, il primo a tradurre in
concreti atti di antorità le polemiche ostili dei Gesuiti»,
cita un’accusa e cerca porgameli.
Nel 1758, re Giuseppe I, tornandosene in berlina a
palazzo, viene assalito a moschettate. Rimane incolume.
Si ricercano i colpevoli. I mandanti saranno i Gesuiti^
si grida; e il ministro don Luigi De Cuuha, in nome
3
LA LUCE
del Ee, chiede a papa Clemente XIII facoltà di procedere contro certi padri Gesniti, che in attesa erano
tenuti « in carcere rigorosamente costnditi », mentre
gli altri Padri venivano accuratamente sorvegliati.
Il Gabrielli fa notare che invano si cercherebbero
nell'atto d’accusa « fatti che valgano a stabilire una
reale partecipazione dei Gesuiti all’attentato del 3 settembre 1758 » ; ma è obbligato ad ammettere che « di
fresca data » era uscito alle stampe « il celebre libro
del Padre Bnsenbaum a difesa della dottrina del regicidio ». Oh, non dovevano dunque i Gesniti essere tenuti per eccitatori al delitto ?...
Tant’è vero — esclama il Gabrielli — che i Gesniti
erano innocenti come angioletti, che uno dei tre catturati, il « celebre ottantenne Padre Malagrida », fa
condannato bensì e dall’Inquisizione, che gli fece gustare le fiamme del rogo di cui era tanto generosa ;
ma fu condannato non per crimine di « lesa maestà »,
bensì per certi scritti « stupidi e strambi » nei quali,
come assicura un anonimo giansenista imparziale in
un opuscoletto curiosissimo stampato alla macchia a
Parigi », l’Inquisizione credette scorgere propositi
ereticali.
Sarà benissimo. Quei tre incarcerati Gesniti non saranno stati colpevoli. Non saran stati colpevoli « materialmente », nell’accennato fatto specifico, neppure gli
altri. Ma scrivevano i Gesuiti si o no in favore del
regicidio ? Erano stati sì o no autori di « disordini »,
come i documenti allegati da Annibaie Gabrielli dicono ?
E si parla di persecuzione di cui que’ reverendi Padri
sarebbero stati e sarebbero anche oggi vittime nel Portogallo ?.. Oh, via ! A tale stregua, gli Anarchici sono
essi pure innocenti ! Ci attendiamo dunque un’apologià
degli Anarchici !
Il « Giornale d’Italia » pubblica un lungo articolo
di Domenico Oliva sui « Gesuiti ». Anche qui la stessa
tendenza semiapologetica. ¡
Pa la ‘‘ Voce di Ciuseppe „
Per chi non lo sapesse, la « Voce », da non confondersi
con quella che si pubblica in Firenze, è un «periodico
bimestrale benedetto dai Pontefici Leone XIII e Pio X
inteso a provvedere alla costruzione del santuario dedicato al Glorioso Patriarca ~(Sr Ginseppe)’e all’ospizio
per i figli degli operai vittime del lavoro in S. Giuseppe Vesuviano Diocesi di Nola ». Abbiamo sott’occhio il N. 4 di quest’anno e ne spigoliamo alcune cose.
Tra gli oblatori è il Pontefice. E la « Voce » scrive ;
«...segniamo innanzi a tutti il nome santo (?) del Papa
Pio X. Egli, per mezzo di Mòns. Giovanni Bressan, ai
9 di giugno, ci fece spedire lire 500, a vantaggio dei
lavori del Santuario. Il papa, che si chiamò Giuseppe,
mostra di aver cara la gloria del suo Santo, e nelle
ristrettezze (?) in cui versa guarda dalla sua (?) Roma
con interesse questa fabbrica, la soccorre e la benedice >.
Il Santuario, ossia S. Giuseppe glorioso Patrarca, fa
miracoli a iosa, e la «Voce» anche in questo numero
ne dà una bella lista. Eccone un solo saggio : ?
« Reverendo Don Giuseppe, (1)
Mia moglie, dopo subita la estirpazione di tre radici morali, fu colpita da tale un dolore mascellare
che sentivasi vicina a morte. Con fede viva, chiese lo
aiuto della mamma nostra, la Vergine Maria, invocandola sotto il titolo di Montevergine. Io, mentalmente,
pregai San Giuseppe a dire una parola alla sua sposa.
In men che si pensa, senza alcun rimedio, cessò il male
come per incanto (2). La mia consorte, insieme con me,
ringrazia il Cuore di Gesù, la Madonna di Montevergine e San Giuseppe, pregandola di pubblicare nel periodico il celeste favore ottenuto, a maggior gloria dì
Dio, a lode deU’Immacolata e del suo Vergine Sposo,
San Giuseppe.
Accolga i sensi della più sentita stima, mentre ringraziandola mi raffermo.
Di Lei umile servitore
Salvatore Gervasi.
(1) . Don Giuseppe » non è il glorioso Patriarca,
ma il Direttore del Santuario, Sacerdote Giuseppe
Ambrosio. Preghiamo i Lettori di non commettere
confusioni, a cui potrebbero essere indotti da le omonimie. Il periodico si intitola * La Voce di S. Giuseppe ». Il Santuario è dedicato a S. Giuseppe. li santuario, dedicato a S. Giuseppe, sorge nel borgo di S.
Giuseppe Vesuviano (Napoli). Il Direttore del santuario
di S. Giuseppe e del periodico « La Voce di San Giuseppe » è il sac. don Giuseppe Ambrosio.
(2) Si sopprimano dunque tutti i gabinetti dentistici fuori dei conventi e dentro!
I CdTTOLia niLdNCNI
e l’InsegnameDto religioso celle setiole
La questione che in questi ultimi giorni si è agitata e dibattuta tra le file del clericalismo milanese e
che, ancora una volta, prova i sentimenti da cui sono
animate tutte le loro agitazioni, è dì tal natura che
merita la nostra attenzione.
Negli anni scorsi la giunta comunale clerico-moderata milanese aveva ripristinato per l’insegnamento
religioso nelle scuole elementari la sola e semplice scheda
di richiesta fatta da un parente deH’alunno; cosa questa, che dava luogo ad infiniti abusi ed era un buon
giuoco per i clericali. Quest’anno il Commissario Regio
applicò alla lettera il decreto Credano, le cui disposizioni vengono a stabilire che i padri, anziché servirsi
dei moduli di schede, chiedano verbalmente l’insegnamento religioso catechistico per i loro figli alle rispettive direzioni, firmando indi la scheda in presenza del
Direttore.
Cosa contiene questa disposizione di contrario all’insegnameuto religioso? Nulla pare; anzi dovrebbe essere una migliore garanzia che l’insegnamento religioso
è richiesto con intendimenti serii.
Ma i clericali milanesi, che dell’insegnamento religioso fecero sempre la loro- base per l’alleanza coi moderati, si credono in diritto di non sottostare a queste
disposizioni e si sono recati dal Commissario Regio,
per invitarlo a recedere dalle disposizioni prese e ripristinare l’antica scheda. Però trovarono il funzionario
rigido e sordo alle loro proteste ; egli giustamente fece
osservare che si era attenuto allo spirito ed alla lettera del nuovo regolamento Credaro, e fece osservare
che queste disposizioni erano da mesi di dominio del
pubblico.
Di qui convegni d’associazioni clericali, riunioni del
Collegio dei parroci, proteste e relativa interpellanza
alla Camera dei deputati da parte degli on. cattolici
Cornaggia e Meda; tutte cose però che non trovarono
eco nella cittadinanza.
Ma ciò che fece stupore è la deliberazione presa e
comunicata alla cittadinanza con grandi avvisi invitante i genitori a non richiedere l’insegnamento religioso catechistico nelle scuole elementari, per protestare contro la sopraffazione contenuta nel decreto Credaro, accusato ferocemente, con parole roventi, anche
da un manifesto pubblicato più tardi.
Questa trovata clericale ha fatto una pessima impressione in città ed avvalora sempre più la tesi sostenuta
da varie personalità cittadine, che il partito clericale
si serve della questione dell’insegnamento religioso nelle
scuole per fini politici, che certamente tornano a danno
deU’edncazione delle future generazioni. Ormai on buon
insegnamento religioso nelle scuole non è possibile, perchè tale insegnamento, com’è praticato oggi, non fa che
suscitare continue passioni politiche, nocive allo spirito
e alle vere idealità religiose, come faceva notare lo
stesso « Corriere della Sera », grande protettore degli
interessi clericali.
Staremo a vedere cosa faranno i clericali milanesi, E
certo è interessante seguire le varie fasi di questa quetione. Già è stata preannunziata, anzi posta come base
della futura alleanza coi moderati, la questione dell’insegnamento religioso. Vedremo come la cittadinanza
intenderà subire le volontà clericali che oggi si vogliono
imporre alla capitale lombarda, facendo di Milano una
rocca del clericalismo.
Gaspare Gandí ni
La lotta contro Talcoollsmo
Nei giorni 30 e 31 ottobre corrente avrà luogo a
Milano il IV. Convegno Nazionale per la lotta contro Talooolismo, sotto gli auspici della Federazione antialcoolista italiana e della Loggia dei« Placidi templari > di Milano. Il convegno riuscirà certamente una
buona affermazione delle giovani forze, che, animate
da intenti altamente umanitarii, lottano con energia
contro l’invadenza dell’ alooolismo nel nostro bel
paese. Fra i relatori siamo lieti di vedere i nomi del
pastore Valdese Giovanni Rochat di Firenze, del figlio di lui Dott. Luigi, accanto a quelli di varie
personalità di partiti politici. Ecco i vari temi che
saranno discussi, la maggior parte dei quali ha
attinenza coll’opera nostra d’Evangelizzazione :
1. Provvedimenti legislativi contro l’alcoolismo
(relatore On. Adolfo Zerboglio).
2. La lotta contro l’alcoolismo e gl’interessi nazionali:
a) della viticultura (rei. Dott. M. Casalini).
b) dell’industria e del commercio (rei. Dott David Levi Morenos).
.3. Risultati dell’indagine scientifica sopra :
a) l’alcool e 11 lavoro (rei. Dott. G. Allievi e
Dott. Giulio Casalini).
b) l’alcool come alimento (rei. Dott Luigi Rochat).
4. L’influenza dell’alcoolismo sopra;
a) la famiglia (relatore Sig. Giovanni Rochat).
b) l’organizzazione Operaia (rei. Dott. A. Schiavi).
5. L’azione pratica per combattere l’alcoolismo :
a) l’insegnamento antialcoolista nelle scuole
(rei. Prof. P. Pasquali).
b) buvettes e trattorie di temperanza, ricreatori serali e festivi (rei. Dott. Ferruccio Fiorioli della
Lena).
c) l’opera specifica della donna (relatrice Prof.
Teresina Bagnoli).
I lavori si svolgeranno sotto la Presidenza Onoraria dell’On. Raineri Ministro dell’A. I. e C.
Noi Evangelici dobbiamo seguire con vivo compiacimento i lavori di questo convegno, e le deliberazioni che saranno da esso prese torneranno certamente utili ai nostri Evangelisti, i quali devono
combattere continuamente contro la marcia disastrosa
ohe l’alcoolismo, in unione colla bestemmia e coll’ateismo, compie fi a le nostre popolazioni. E’ doveroso quindi anche per noi il seguire la propaganda
che oggi s’inizia con intendimenti serii contro l’alcoolismo, e, come già ieri abbiamo partecipato ufficialmente alla Società Internazionale per la Pace,
prepariamoci ora ad aiutare quest’altra opera altamente morale e a darle il nostro contributo di forze.
— A Milano è sorta, mesi or sono, una nuova associazione denominata : Loggia dell’ Ordine dei placidi
tempièri, con un programma di viva propaganda da
svolgersi in special modo nella Capitale Lombarda,
sia con conferenze, che con distribuzione di opuscoli
di propaganda e colla pubblicazione d’un giornale
mensile. Nell’attesa d’iniziare la regolare pubblicazione del giornale, venne intanto pubblicato un numero unico intitolato Redenzione’, che fu distribuito
largamente in tutte lè Associazioni Operaie, nei circoli ricreativi e nei ritrovi pubblici.
Gaspare Gandini.
Per i giovani che vanno a Parigi
Se qualche Lettore avesse o dovesse mandare il suo
figliolo a Parigi, e desiderasse affidarlo a buone mani,
scriva a M. Th. Cremer, 46, rue de Vaugirard, indicando nome e indirizzo del giovane, o chiedendo la lista delle dozzine e delle camere mobiliate che l’Associazione éristiana della Gioventù raccomanda. li suddetto sig. Cremer è il segretario dell’Associazione stessa.
Pietro Viret
L’anno prossimo, ricorrerà il quarto centenario della
nascita di Pietro Viret, il .simpatico Eiforinatore di
Losanna. Per tale ricorrenza, Jean Barnand, secondo
dice la Vie Nonvelle, pubblicherà in un volume di circa
1000 pagine un’opera completa intorno al Riformatore.
Vedranno pure la luce una Biografia popolare del Viret,.
e un volume contenente brani dei suoi scritti (un autobiografia, lettere latine tradotte in francese, scritti
di edificazione, didattici, polemici e satirici, e, inoltre,
un intero sermone, che si conserva nella Biblioteca di
Ginevra).
QE5Ù CRIST^^J^ISTITO ? «
Sono circa 25 pagine che costituiscono una lettura
facile, piacevole quanto istruttiva. Nè potrebbe essere
diversamente, poiché ne è autore il famoso pastore di
Basilea, Gustavo Benz, oratore molto popolare e spirituale ad un tempo, i cui volami di meditazioni sono
stati accolti con grandissimo favorè dal pubblico svizzero, tedesco e francese. In questa conferenza il Benz
combatte e confuta esaurientemente le stravaganti ma,
per certuni, pericolose affermaz'.oni degli Strauss, dei
Bruno Bauer, dei Kalthoff, dei Jensen, degli Smith, dei
Drews, nonché di tutti i piccoli Milesbo che sono spun
tati in questi ultimi tempi. Il Benz dimostra la esi
stenza storica di Gesù Cristo citando e vagliando te
stimonianze non cristiane (Tacito, Svetonio, Plinio, G
Flavio, Celso) e testimonianze cristiane (Paolo apostolo,
gli Atti, i Vangeli sinottici) ; la esposizione ed il ragionamento procedono in modo da interessare qualunque lettore.
(1) Conferenza di G. Benz. Traduzione della nobildonna Dullfus.— Lugano, Casa editrice del Coenobium.
4
LA Lüge
E’ dunque un opuscolo prezioso che raccomandiamo
vivaméntè ai nostri lettori. Costà 30 centesimi Sappiamo che è in deposito in Eoma, p'resso la Chiesa Valdese di 107 Via Nazionale. Chi manderà la tenue somma
al sig. Domenico Giocoli, depositario, lo riceverà//•««co
■di porto. Ern. C.
DI GLORIA INCORONATO
Gesù Cristo venne tra i < suoi > e fu respinto ; ma ci
iu chi l’accolse invece festosamente. Da allora, sempre
così. I c figlioli delle tenebre * rifuggono da Lui,
perchè Egli è « luce ». Anche nel mondo dello spirito abbondano uccelli notturni. Ma quante anime
hanno gioito alla luce di Gesù Cristo ! Da Lui emana
-una forza d’attrazione morale arcipotente ; e questa
iorza più e più volte è riescita a sopraffare e a vincere quella di repulsione. Le S. Scritture ce lo mostrano nei cieli circonfuso dì splendori ; ma è dolce
n noi suoi discepoli il riconoscere che pur su la terra
il nostro Maestro diletto è venuto e tuttora viene in-coronato di gloria da semplici e da dotti, da credenti
e da increduli. In ogni secolo, da ogni parte della
«terra è un pellegrinaggio a Lui, un pellegrinaggio
di anime ammiranti e amanti ; ciascuna delle quali
reca pietre preziose a ingemmarne la fronte del nostro Redentore e Signore. Un coro di voci, in ogni
secolo e da ogni parte della terra, si alza magnificamente verso di Lui, ed è un omaggio sincero e affettuoso. Nel coro si odono voci di donne e di bimbi,
di uomini rudi e di artisti insignì, di ispirati poeti
e di gravi statisti, di meditabondi filosofi e di eroi :
s queste voci armonizzano tutte in unico cantico.
Nel coro si discerne la voce di Glémenceàu l’anti-clerieale ; il quale dice : * Fallimento non già delprofeta Oalileo, ma delle potenze politiche che adattarono
TEvangelo alle proprie inclinazioni da barbaci ». Si
-discerne la voce di Buisson l’antireligioso; il quale
confessa che Gesù Cristo < ha portato nel mondo un
programma non mai fin qui superato e nemmeno attuato ». Ed ecco la voce di Teofilo Braga, U poeta,
l’anima eccitatrice della rivoluzione portoghese ! Egli
canta :
La stella dalla lacrima nutrita,
segno di pietà,
silenziosa addita
colui che, della vita
nelle dure battaglie, al ben degli uomini
espiatrice vittima sì dà. j
Osanna al cielo, osanna! '
Divo lume su monti e su pianure,
che l’alma avvince, dice alle future
genti che la tiranna
mano è rotta al superbo :
redime il mondo della Luce il Verbo » (1).
Io non saprei, certo, ripetere, neppure ia millesima
parte dì ciò che fu detto a onore e gloria di Gesù.
Sentite Giovanni de Muller : « Gesù Cristo — egli
dice — è la chiave della storia ». Sentite Schleiermâcher : « Gesù Cristo è un’ apparizione meravigliosa in mezzo alla nostra schiatta peccatrice ; è il
fiore del genere umano, il suo ideale vivente, la personificazione della religione assoluta ». Fichte chiama
Gesù « straordinario miracolo. » La storia sì divide in
due soli periodi, secondo lui. Con Gesù Cristo incomincia il mondo nuovo. « L’esistenza di Lui è il maggior miracolo ». Eppur Fichte non credeva ai mi- :
racoli 1 Steffens descrive con giubilo « la dolce e luminosa figura di Gesù Cristo, il Dio-uomo ; il quale
prepara i futuri tempi in cui tutte le cose, rinnovate,
conseguiranno perfetta unità ». E Krause : « Gesù
tiene un posto unico nella storia. Per mezzo della
sua nuova dottrina e deila vita in Dio da lui iniziata,
rende al genere umano la coscienza d’un Dio unico,
padre di tutti gli uomini ». Federigo Keerl ; Gesù
Cristo è« l’imagine eterna di Dio e dell’uomo creato a
quell’jmagine ». Rottels: « Gesù Cristo non solamente
compie la legge e la profezia giudaica ; ma sodisfa benanche a tutti i legittimi istinti dell’anima e risponde
a tutti i problemi dei savi. E’ apparso in un tempo
in cui lo spirito umano, sospinto in braccio alla disperazione, aveva finito col rinunziare a scoprir la
verità ». Ed ecco Eyth, il quale dipinge Gesù Cristo
come « la figura centrale verso cui tutto tende e da
cui ogni raggio si diparte ». Per Bûchez, Gesù Cristo
è « l’incarnazione di Dio, che riscatta tutti gli uomini
e per tal modo li rende tutti eguali, tutti fratelli ».
Bunsen, libero pensatore, esclama in punto di morte :
« E’ dolce morire. Non ho mai voluto se non nobili
cose; mala più bella di tutte consiste nell’aver conosciuto Gesù Cristo ».
Riescirebbe facilissimo l’evocare molt’altre voci ; ma
queste basteranno certamente a dimostrare che cre
(1) Versione dì Emilio Teza, pubblicata nel Giornale d’Italia. (
denti, mezzi credenti e increduli si son dati convegno
ad onorare Colui, che da noi è chiamato Maestro, Redentore e signore. E’ ben naturale che da noi si concorra dunque con le parole, con gli scritti, con la gratitudine e con l'amore a onorarlo. Ed è ben naturale
del pari che si provi il bisogno di invitar tutti gli
uomini a unirsi al coro' di ammirazione che in ogni
tempo e da ogni parte della terra sale a Lui, per incoronarlo di gloria.
Diseipulus.
La Signora Jemina Jessie ferd
Nacque a Livorno nel 1835. Era figlia di Thomas
Henderson e di J. J. Thomson. Suo padre, fratello
di Patrick Henderson, fondatore della forte ditta di
armatori tuttora esistente in Glasgow (P. Henderson
and C.), si stabili a Livorno nel 1821; dove, fra il
generai rimpianto della cittadinanza mori con uno
de suoi figliuoli, durante 1’ epidemia colerica del
1854. S’erano ambedue arrolati nella Compagnia
della Misericordia ; e per il loro eroismo nell’ assistenza de’ malati, la famiglia s’ebbe speciali attestati di benemerenza dal Granduca.
La Signorina Henderson avea 12 anni quando
andò in Scozia. Visse quivi in casa di una zia, Signora Ford, dove conobbe il suo futuro sposo. A
17 anni, il padre la rivolle a Livorno. Intanto, ella
s era fidanzata al Signor William Ford, il quale,
venuto a raggiungerla l’anno dopo in Italia, la sposò.
Dal quel tempo, i Signori Ford fecero visite frequentissime in Italia ; non solo, ma si può dire addirittura che, dopo la Scozia, l’Italia divenne la terra
del loro cuore.
Chi ha conosciuto quel nido incantevole che a
Edimburgo si chiama « 17 Grosvenor Crescent »,
sa che cosa la famiglia Ford rappresentasse nell’aristocratica città. Rappresentava un centro d’arte
gentile, di sincera pietà, e d’illimitata beneficenza.
Dico d’arte gentile, perchè i Signori Ford amavano appassionatamente la musica. La Signora, dotata ella stessa di una voce incantevole, cantava
come nessuno sapea cantare, a Edimburgo, la no
linconiche arie scozzesi tutto il profondo e vibrante
sentimento dell’ anima italiana. Le sue mattinate
musicali erano tanti avvenimenti ; e quando io me
la immagino nel suo elegante ed affollato salotto,
circondata dai cultori più provetti della musica vocale e strumentale, io non so definirla altrimenti
che cosi; « una regina dell’arte ».
Dico di sincera pietà, perchè nel santuario di
casa Ford non era l'arte che mondanizzava la pietà,
ma era la pietà che santificava 1’ arte. E neU’ambiente puritano di Edimburgo, le mattinate musicali
di casa Ford, che forse poteron da principio lasciar
titubante qualche coscienza soverchiamente scrupolosa, avean finito col diventare per tutti una lezione
oggettiva ; esse insegnavano che anche 1’ arte è,
come l’amore, « fiamma di Jahveh »; insegnavano
che se delirava lo Strauss quando avrebbe voluto
sostituir l’arte alla religione, erravano anche i Puritani antichi quando l’arte avrebbero voluto bandire in nome della pietà.
E dico di beneficensa illimitata. La simpatia, la
protezione, l’affetto che i nostri poveri italiani del
Grass Market e del Cowgate -non trovavano altrove,
essi eran sempre certi di trovare in casa Ford. E
in casa Ford fu infatti meditata e preparata la santa
campagna contro i cosi detti Padroni, o mercanti
di schiavi italiani ; in casa Ford molte ragazze italiane trovaron rifugio nell’ora tragica dell’estremo
pericolo, e molti e molti giovani s’ebbero il consiglio e il soccorso, che li salvarono dal disonore.
Quando la carrozza della benefica Signora si fermava nel Grass Market, le porte del lurido quartiere si spalancavan tutte per lasciar libero l’adito
all’angelo della carità che passava.
Io non sono che uno d’nna lunga serie di giovani
studenti che, sotto la scorta della Signora Ford, fecero per un anno, a Edimburgo, le loro prime armi
nell’apostolato cristiano. E noi tutti sappiamo qual
anno fosse codesto : ricco di preziose esperienze in
un tìimpo durò'ed ingrato, dove la perduranza di
casa Ford diventava l’anima della perduranza nostra.
Al « 17 Grosvenor Orescent » di Edimburgo corrispondeva in Italia « La Striscia », una Tenuta,
sulla via che da Castelfiorentino conduce a Volterra.
Nella villa padronale, che protetta dal selvaggio colle
di Montignoso domina la trentina di poderi della
vasta proprietà, venivano i signori Ford a passare
l’estate fra i loro contadini ch’essi tanto amavano,
e dai quali erano con grande affetto riamati. E quando
il 6 di gennaio del 1902 il signor Ford, nel castello
di Dreghorn non lungi da Edimburgo, passò a vita
migliore, la sua vedova fe’ più che mai della Striscia la sua residenza prediletta ; tanto, che in questi ultimi tempi, tolti i mesi d’ estate quando tornava in Scozia, ella vi passava tutto quanto il resto
dell’anno.
E quest’ anno, v’ era appena tornata il primo di
settembre, quando, sul tramonto dello stesso mese,
còlta da un attacco più violento del suo solito malore cardiaco, e da una complicazione nefritica, vi
rendeva a Dio l’anima redenta. La fine fu precipitosa ; una settimana in tutto. La benefica Signora fu
in sè fino agli ultimi momenti. Circondata con grande
amorq dai parenti ai quali era stato possibile accorrere al suo letto, ella a più riprese ripetè parecchie delle grandi parole del Libro eh’ era stato la
forzai della sua vita ; e sentendo che la grand’ ora
s’avvicinava, pronunciò ancora parole di benedizione
e d’addio ; poi, s’addormentò nel Signore.
Era il 5 d’ottobre. Il 7, le rendemmo gli ultimi
onori. Deponemmo il feretro nella piccola Cappella
della* casa padronale. In cima alla gradinata fu messo
un tavolo per l’oratore ; presso al tavolo stavano gli
amici personali della defunta, accorsi da Montaione
e dalle Tenute limitrofe ; e giù per la vasta gradinata, e dai lati, e sulla spianata del gran piazzale,
350 contadini ascoltavano con attenzione profonda
le parole a loro rivolte ; e quando 1’ oratore concluse proponendo di ripetere tutti assieme la preghiera insegnata dal Maestro, fu commovente il vedere tutta quella folla mettersi in ginocchio, e ripeter con lai le petizioni del » Padre nostro ».
La mattina" ' deir 8, 'jiartfvanaò verso le 7 dalla
Striscia, per accompagnare il feretro sino a Boscotondo ; vale a dire, sino al confine della Tenuta.
Yenivan prima i coloni ; poi, la rappresentanza della
Scuola della Striscia ; poi una rappresentanza della
Banda di Castelfiorentino, a cui non fu però concesso di sonare ; quindi il feretro, circondato dai
rappresentanti la famiglia e dagli amici, e finalmente,
le contadine tutte abbrunate. Ai coloni della Striscia se n'erano aggiunti parecchi altri delle Fattorie circonvicine, e tutt’insieme formavano un corteo
di 450 persone, che con le torce funebri accese accompagnavano la salma dell’amata « Signora ». Alle
8,30 arrivammo a Boscotondo ; ci raccogliemmo di
nuovo intorno al feretro ; e dopo alcune altre parole rivolte ancora al corteo, e dopo una preghiera
a Dio, il feretro parti per Castelfiorentino accompagnato dalla famiglia, e la folla andò lentamente
dispèrdendosi fra i poggi della caratteristica regione, che tocca i confini di tre province : Firenze,
Siena e Pisa.
Mentre sto scrivendo, la .salma è sul mare, in via
per Edimburgo. E io mi domando: Nulla più dunque ci rimane della buona signora Ford ?...
Molto di lei ci rimane ; ci rimane il suo ricordo ;
un ricordo santo, che può essere una continua benedizione per chi lo sa conservare nel cuore.
Ella ci lascia il ricordo d’ una vita di fede. La
fede della signora Ford non era la fede nostra,
uscita dal crogiuolo della critica e del dubbio.
Io non credo ch’ell’abbia mai dubitato in vita sua ;
la sua fede era fede tutta d’un pezzo ; era fede del
vecchio stampo; la fede dei Covenanters, degli Ugonotti, de’ Valdesi antichi. E in cotesta fede sta la
ragione ultima del fatto, che la vita della signora
Ford fu una vita non sacrata al « piacere », ma
sacrata al « dovere »,
'iEi.lla ci lascia il ricordo d’nna vita benefica. Le
Chiese, le imprese cristiane e le opere di beùefi-
5
LA LUCE
cenza che risentiranno la mancanza della signora
Ford, sono innamerevoli. La sua beneficenza era
larga, signorile. Lo sa la Chiesa Valdese, che fa la
Chiesa missionaria del sno cuore ; lo sanno i coloni
della Striscia, che fnron sempre oggetto delle cure
materne della buona « Padrona ». Alla Striscia ella
donò una Scuola, che Renato Fucini, in una delle
sue ispezioni scolastiche, ebbe a lodar maravigliato,
e a dichiarare « una Scuola modello ». E quasi poco
ell’avesse fatto finora per i suoi amati contadini,
quest’anno avea condotto seco dalla Scozia una infermiera che volea interamente consacrata alla Tenuta, perchè portasse per le case coloniche un po’
di luce, un po’ d’amore, un po’ di metodo intelligente nella cura degli infermi.
Ella ci lascia finalmente un esempio del come
dobbia'm tutti portar le nostre croci. Anche la signora Ford ebbe le sue croci. L’alba del suo matrimonio fu rallegrata dallo sbocciar d’un fiore, ricco
di speranze e di conforto ; e il fiore fu ad un tratto
reciso, quando più parea rigoglioso, esuberante di
vita. E fu un lutto grave per la famiglia Ford. Molti
di noi hanno conosciuto quel sant’uomo che fu il signor William Ford, e sanno come per molti anni
e’ fosse infermo ; come, privato della visione delle
cose esteriori, e’ vivesse concentrato in una vita
tutta interiore, e dovesse completamente appoggiarsi
al braccio fedele dell’amata compagna. E soltanto
noi parenti conosciamo le infermità fisiche che tormentavano il frale involucro di cotesta beU’anima,
e sappiamo come ne minassero continuamente Tesi
stenza. E tutte codeste croci la signora Ford sop
portò con santa perduranza, con eroismo cristiano
le sopportò, non voglio dire con rassegnazione
la rassegnazione è cosa troppo passiva, e più del fa
talista che del cristiano ; le sopportò con sottomis
sione filiale ; con la sottomissione cosciente di colui
che, anche nell’ora grigia del dolore, si sa nelle mani
di un Padre, che tutte le cose fa « cooperare al bene
di quelli che l’amano ».
G. Luzzi.
Parole d* Amici „ ?
Pastore A. Mellis. — Visitai la vostra Chiesa 30
anni fa e ricordo parecchie facce che ora sono scomparse, Sono lieto che la mia Chiesa Presbiteriana d’Inghilterra mi abbia scelto quale suo delegato. Credo
che la Chiesa vostra meriti il nostro interesse pel suo
glorioso passato e per l’opera che compie al presente.
Vi animi lo spirito di Gianavello e di Arnaud e, nonostante la vostra piccolezza e le difficoltà attuali,
potrete fare grandi cose, perchè il Signore al quale
tutti serviamo è possente.
Bishop Hasse. — In nome della Chiesa Morava Sparsa
in Germania, America, Inghilterra e della direzione
generale di Hernhut, vi porgo un fraterno saluto e
invoco su di voi e sull’opera vostra copiose benedizioni. Le nostre Chiese sono strettamente unite da
vincoli storici, nella fedeltà alla Parola di Dio e nello
spirito missionario. Noi non abbiamo dimenticato
quanto vi dobbiamo. Quando nel 1457 ci distaccammo
da Roma, stringemmo relazioni con la vostra Chiesa,
e da voi fu consacrato il primo vescovo moravo. Le
antiche relazioni fra le Chiese nostre devono restringersi e noi saremo lieti di ricevere in Inghilterra i
vostri delegati.
Signor Goocli. — Mi sento come a casa mia in mezzo
a voi e sono lieto di vedere facce amiche e di ritemprarmi nelle vostre gloriose memorie. Vi porto i saluti del Consiglio dell’Alleanza Evangelica; la quale
ha bisogno di stringersi vieppiù in un fascio potente.
Speriamo che per la prossima Assemblea Generale voi
proporrete Roma, perchè tale evento gioverebbe alla
evangelizzazióne d’Italia.
Signor Nott. — Ieri, insieme con un amico tedesco, nella grotta della Carrueola abbiamo cantato
l’Inno di Lutero, abbiamo pianto pensando alle sofferenze dei vostri martiri e abbiamo gridato : « Viva
l’Italia, ringhilterra, la Germania », attuando così una
nuova vera triplice alleanza.
Pastore B. Mae Laren — Parlo in inglese per essere ben capito. Vi porto gli affettuosi saluti della
Chiesa Nazionale di Scozia, la quale ha con la vostra
vincoli di fuoco e di sangue. Ripensando ai tempi di
persecuzione, ci rallegriamo della libertà di cui godete al presente. Come dai ruscetli che scendono dalie
vostre Alpi, dalla Chiesa vostra ha fluito è continua
a fluire la verità per dissetare ì viandanti della vita.
(CoHÌmua).
J)a le aniiche province
GENOVA. — (F. Rostan), Domenica 9 corrente fu
consacrata al culto di Dìo la nuova cappella tedesca
situata in via Assarotti accanto alla Valdese.
Il pastore signor Hörstel predicò con forza sul testo » Gesù è lo stesso ieri oggi e in eterno » dinanzi
ad un numerassimo uditorio.
Mercoledì 13 nel locale della Chiesa Scozzese ebbe
luogo la presentazione del nuovo pastore signor James Saing (l)_chiamato ad occupare il posto tenuto dal
Dottore Miller per ben 40 anni.
Il discorso, accuratamente preparato, fu pronuuciato dal Dottor Gray di Roma. — Auguriamo ai due
colleghi, che predicano lo stesso Evangelo in due lingue diverse dalla nostra, molto successo nel loro campo
di lavoro.
Dopo lunga e dolorosa malattia rendeva l’anima a
Dio nell’ospedale protestante il signor Rinalde Gerosa. Il suo funerale, cui presero parte molti operai
della Società Unione Italiana Tramways elettrici, nella
quale era occupato il nostro ottimo fratello,, fu presieduto dal collega signor A. Comba, durante l’assenza
temporanea del pastore impegnato in una gita di
evangelizzazione.
(1) Non siamo certi d’aver letto esattamente questo
nome. N. d. D.
~^suTETA^fm
Il 9 corrente fu per la chiesa Valdese di Venezia
un giorno di festa, e nel medesimo tempo di rincrescimento! Di festa perchè i membri di essa vollero dare al sig. Buffa ed alla sua famiglia una sentita
testimonianza della loro riconoscenza e del loro profondo affetto. Ma è stato altresì di afflizione, perchè
stava per partire per altro campo di lavoro il loro
amato pastore, il quale per ben sei anni ha lavorato
in mezzo a loro con zelo, con intelligenza e con amore,
ma altresì con efficacia.
Al culto principale della mattina il Sig. Buffa —
presentò il suo successore alla congregazione, additandogli l’esortazione di Pietro (I Pietro 5il-5) come
la regola da seguirsi da ogni buon messaggero di
Cristo. Ed invitando i membri tutti delia chiesa a
praticare l’ordine di Paolo (I Tesa. 5fl2); non soltanto a ricevere con affetto II nuovo conduttore di
questa chiesa, ma di volerlo aiutare ed assecondare
in tutta la sua attività. Il Sig. Balmas comincia il
suo discorso colPevocare il grato ricordo di aver già
lavorato in questa città a fianco del sig. Giosuè Tron
26 anni or sono; si dichiara felice di essere tornato
a Venezia e si propone di ubbidire all’ordine di
Paolo a Timoteo (II Tim. 4[2); di.« predicare la Parola » che è luce, potenza e guida per condurci alla
conoscenza di Dio e del sno amore in Cristo, e per
additarci la via della salute. D’altra parte chiede ad
ogni componente la chiesa di unirsi a lui per far
risplendere quella Parola, quel Vangelo della vita pel
bene di tante anime ancora tenute schiave nelle tenebre del mondo.
La sera poi, dopo il culto, i membri della chiesa
furono invitati a fermarsi nei locali dell’Unione cristiana dei giovani, decorati a festa, dove numerosi
rinfreschi e... cuori caldi li aspettavano. E mentre i
nostri cari giovani e le nostre gentili signorine facevano gli onori di casa, l’infaticabile Signor Semini
lesse un acconcio, affettuoso e sentito discorsetto in
cui ringrazia a nome della chiesa tutta il Sig. e la
Sig.ra B. dì quanto hanno fatto durante i sei anni
della loro attività in questa città ; esprime ii loro
rincrescimento di vederli partire e domanda al Signore di volerli benedire nel loro nuovo campo di
attività.
Nel medesimo tempo dà il « ben tornato » al suo
successore' ed il benvenuto alla sua famiglia, promettendo In nome di tutti di aiutarlo secondo le
loro forze, onde la chiesa Valdese di Venezia continui a rendere una fedele testimonianza al Signore
ed alla sua Parola nella nostra città.
E quale ricordo tangibile dei membri della chiesa
viene quindi offerto al Sig. Buffa un gran vassoio
ed alla Signora uno stupendo portafiori cesellato, lavoro in cui'eccelle l’arte veneziana. Parlarono quindi
i pastori Buffa e Balmas.
A quella bella e dolce festa, alcuni aderenti alla
fede evangelica ne furono commossi, riconoscendo in
quella intimità di fratelli e attraente e benefica comunione della chiesa apostolica.
Un fatto degno di nota che ridonda ad onore del
Sig. B. si è il gran rispetto, la preziosa stima e l’alta
considerazione di cui gode nella società di molti, anche éminenti, liberali di Venezia; il che dimostra
l’iufluenza e l’effieaòia del Vangelo in questa città.
A. Balmas.
J)alìa T{omagna J^ppenninica
Sono sicurissimo che ai gentili Lettori de La Luce
interesserà pochino il sapere quanti abitanti faccia
ed a che altszza sia Dovadola... Quindi, pitture e descrizioni punte ! Mi compiaccio, invece, di pubblicare
alcuni fatti che spero, varranno a sviluppare ed a
fortificare, nel cuore di... qualcuno il sentimento del
bene e la fede del cristiano...
A Dovadola — mercè l’assistenza del Signore e le
cure gentili ed amorevoli della benefica sig.ra Robertson — l’opera Valdese vien fatta nel senso prettamente evangelico : predicare la verità e praticare
l’amore. « Gèsù Cristo andava attorno facendo benefici » ; e noi — se desideriamo essere suoi discepoli
— dobbiamo fare altrettanto I II Signore un giorno
non ci domanderà soltanto se avremo frequentate le
radnnanze cristiane, cantate le lodi di Dio, difeso il
suo Nome, predicata la sua Parola, ma ci domanderà
pure se avremo asciugate le lacrime degli afflìtti, raddolcito i dolori dei sofferenti, portati i carichi de’
miseri !.. Per carità ! Volevo raccontare dei fatti, e mi
son lasciato sfuggire uno squarcio... di predica! Pazienza !
Dirò dunque anzitutto, che nell’estate u. s. — allorché l’aria afosa e greve del piano ci metteva in cuore
una grande nostalgia del monte e del mare — una
quindicina di ragazzetti dovadolesi furono condotti,
dal sottoscritto, per venti giorni circa, a respirare l'aria
balsamica della spiaggia riminese. Poveretti! Bisognava vederli alla partenza, pallidi e silenziosi ! Con
una manO reggevano il loro fagotto e con l’altra, davano e ricevevano strette a destra ed a sinistra, dalle
loro madri che li fissavano piangendo, dai pìccoli compaesani che lì invidiavano... sorridendo! Se volessi,
poi, parlare del viaggio e del soggiorno laggiù... mi
ci vorrebbero molte colonne de La Luce; ma a che
prò? Descrizioni, lo ripeto, non ne voglio... fare! Dirò
soltanto che la scena del ritorno fu pure assai commovente! I bambini, abbronzati, vispi, con le mani
piene di giocattoli e le tasche gonfie di ricordi marini, erano assediati dai parenti che, baciandoli, se li
stringevano al petto. Taccio i ringraziamenti, le lodi
e le benedizioni dei genitori all’indirizzo dì chi pagò
e di chi diresse la colonia, poiché, certe parole, bisogna accontentarsi di sentirle dire e di saperle... coù^
servare in segreto !... Quella preziosa fanciulla che nomasi... Modestia non è mica nata... per nulla ! D’altro
canto, quanto sono nobili le soddisfazioni di chi può
fare realmente del bene, nel nome del Signóre.
Ma alla benefica istituzione della c Colonia marina »
gratuita, se ne aggiunge un’altra, ora, non meno caritatevole ed apprezzata: « l’Asilo Infantile Donna
Giulia ». Abbiamo già inscrìtti 23 piccini ! È un piacere sentirli recitare le nostre preghiere e cantare
i nostri inni ! Per le povere famiglie quest’istituzione
è veramente tanta... manna celeste ! I bambini, non
soltanto scrivono col gessetto sulle pìccole lavagne, o
colla matita sui loro quadernetti, o imparano a contare sul pallottoliere, ma sono al sicuro e riparati dai
pericoli e dalle intemperie... A mezzogiorno, poi, hanno
tutti una bella scodella di minestra ! E subito dopo
la refezione escono sul vicino e comodissimo piazzale
dove — sempre sorvegliati dalla maestra — si divertono un mondo, facendo risonare — allegri, nei semplici ginochi infantili — le loro voci argentine...
— I nemici, intanto, ci muovono una guerra sorda
ed incessante! Ma noi non soccomberemo. € Con noi
pugna un Uom possente, che Dio scelse a nostra guida..»
— Un esempio solo per non tediare troppo. Una ragazza di Dovadola — nostra sorella — sposò a Basilea
(Svizzera) un giovane di Tredozio — piccolo paese
del nostro Appennino Tosco-Romagnolo, ancora ligio
al confessionale I II marito, a poco a poco, abbracciò
i principii religiosi delia moglie e fini per far benedire — i’anno scorso — il matrimonio dal pastore
Werner. Qui incominciano le prove del giusto. Il giovane marito non godeva troppa salute ed i suoi genitori lo pregarono di rimpatriare, assicurandolo ohe nel
paese natio avrebbe trovato casa e lavoro... Questo,
era semplicemente un tranello teso alla sua fede !...
Gli sposi vennero in Italia pieni di fiducia nella promessa dei loro parenti ! Ma ora una manovra. La sposa,
per motivi di salute, venne a Dovadola dai suoi genitori, ohe sono evangelici; e il marito, rimasto solo,
a'Tredozio, fu subito assalito dal tentatore :<Se tu farai
il battesimo del tuo bambino, nella nostra Chiesa,
ti tro'^erai contento : avrai una bella casa e molto lavoro!...» — « No, no — rispose il nostro fratello —
io non farò mai, e poi mai il battesimo nella vostra
chiesa, ma nella nostra »... Gli mostrarono subito i...
denti ! Cacciato dalla casa paterna, come un figlio'degenere, ebbe perfino la disdetta dal padron di casa
ohe è uno... pseudo-socialista ! Ecco la carità evangelio
che s’insegna nelle pagode romane I Ora i due sposi
si trovano a Dovadola in cerca di lavoro e di casa,
perchè la famiglia di lei è pòvera e numerosa!! Eppure, quanto sono grandi le coii^olbzìoni del èignor«
6
LA LUCE
nonostante la lotta che debbono sostenere si riconosce,
dalla serenità del loro volto -rr la pace profonda che
regna ne’ loro onori ! Coraggio, fratelli ! . Voi sarete
odiati da tutte le genti per lo mio nome — dice il
Signore ; — ma chi avrà perseverato infino alla fine
sarà salvato ».
Enrico Bobutti.
Nella città dei fiori
Il 29 settembre nella nostra cappella dell'Oratorio
<Via Manzoni 13) graziosamente adorna di palme e
di altre piante verdi, venne celebrato il matrimonio
del Sig. Virgilio Sommani, nostro Evangelista a Felonica Po, con la Sig.ra Anna Longo, figlia del ministro emerito Sig. Longo, Egli stesso implorò la benedizione di Dio sopra i giovani sposi, dopo aver loro
rivolto qualche parola di esortazione con queU’aocento di profonda pietà, reso ancora più fervente
dall’amore paterno, che caratterizza il nostro caro
Fratello.
Numerosi amici erano accorsi per assistere alla
commovente cerimonia, felici di potere ancora una
volta augurare ai cari sposi ogni bene, ogni benedizione.
Pochi giorni prima, in una riunione fraterna in
casa del pastore, venne espresso al caro Sig, Giacomo
Longo, anziano della nostra Chiesa, il vivo rincrescimento di vederlo allontanarsi da Firenze, ove era
altamente stimato dai Fratelli, e da chi ebbe il bene
di conoscerlo da vicino. Egli fu per la nostra chiesa
un buono, un vero Ansiano, compiendo i suoi doveri
con fedeltà, con zelo e con cristiana carità. La sua
assenza sarà vivamente sentita. Gli auguriamo ogni
benedizione nei suo ritiro a Becco dove è andato a
stabilirsi, dopo un lungo e benedetto ministero.
Prendemmo pure commiato, non senza vero dispiacere, del. suo caro figlio dott. Teodoro Longo, chiamato ad essere professore di Tedesco alla Scuola
tecnica superiore di Macerata, ove egli si è recato
già il 2 del corrente mese. Al giovane professore le
nostre felicitazioni e la certezza che il nostro affetto
ed i nostri auguri migliorii lo accompagnano nel suo
campo di lavoro.
— Come per compensare queste perdite, è venuto fra
noi il Sig. A. Mingardi, che La Luce ben conosce,
come pure la nostra chiesa di Roma. Venuto qui per
seguire i corsi di teologia della nostra Facoltà, aiuterà
in pari tempo il pastore della chiesa dell’Oratorio.
Ogni mese egli ci terrà due conferenze nelle ore pomeridiane della domenica.
Ieri, il dì 16 corr., egli tenne la prima sul tema
• Cristianesimo e CTerica/imo »: soggetto più attuale
ed opportuno non poteva scegliere. Manifesti murali
e foglietti distribuiti ai fratelli e dai fratelli valsero a procurargli un numeroso ed attento uditorio.
Pochi furono quelli che si allontanarono prima della
fine della vibrata conferenza.
— Due care sorelle ci furono in questo mese riprese
dal Signore. La prima, Adele Sarperi che aveva già
varcato gli ottant’anni; morì nella Pia Casa di Lavoro,
ove rese una fedele e commovente testimonianza della
sua fede. Tre ore prima di esalare l’ultimo respiro,
al pastore ohe le stava vicino disse con flebile voce:
« Ho un buon Padre che m’aspetta in ciel » . la
faccia sua a contemplar ». L’ultima parola che disse
fu questa :«... l’alma senz’ansia sta »... « La croce » alludendo alle 10 lire, tutta la sua sostanza, da lei messa
da parte per farsi porre una croce sulla tomba.
Un altra sorella, hmilia Giusti, venne richiamata
dal Signore nel suo 49. anno, dopo lunga e dolorosa
malattia. Diede un bell’esempio di pazienza, di rassegnazione, di fede, prima all’Ospedale ove rimase 14
mesi, poi in casa, ove, secondo il suo vivo desiderio,
volle morire, circondata dalle cure di una cara sorella e di suo marito. Ad ambedue le nostre sincere
condoglianze.
Si ricordino che:
Non è morir quel volo.
Ch’ha per sua meta Iddio,
Se lascia il lungo duolo
Di questo mondo rio.
6. R.
Il " gruppo VoldesB „ di Htw York
liMiirailant ilii culti rogolufi Bella “ Cinteli oi thè StraBgera „
Che vi sia solidarietà tra i Valdesi di New York e
che essi siano determinati ad afFermarsi senza ambagi
anche religiosamente dinanzi al mondo civile di America, non si pnò più dubitare dopo le adunanze tenute regolarmente nel corso di parecchi mesi nella
« Christ’s Mission » diretta dal Sig. James 0’ Connor, e segnatamente in seguito aU’inan^razione dei
culti regolari nella Chiesa degli Stranieri e all’inse•iliamento del nuovo pastore. Valdese di sangue e di
ispirazione. Signor Pietro Griglio. Domenica 2 ottobre alle 3 pom. un’adunanza di oltre 150 Valdesi raccoglievasi fra le mura della Chiesa degli Stranieri
apertasi lietamente ai nostri emigrati in omaggio al
significato del nome che porta. Erano presenti, oltre
alla Signora Metcalfe sorella del Signor Giovanni Rochat di Firenze, anche alcune signore Americane tra
cui Mrs. Potter direttrice della c Italian Home » per
studenti italiani e Mrs. Jackson. Occupavano la « platform » il Prof. Jackson del Collegio teologico di
Bloomfield, il pastore P. M. Spencer della « Church of
thè Strangers », il Dr. A Pirazzini, direttore del Dipartimento Italiano della « Bible Teachers Training
School, « il Prof. A. Clot, il Signor Pietro Griglio, il
Prof. Filippo Ghigo, il signor Giovanni Pons, pastore
a Brooklyu, il pastore Paolo Luigi Buffa, il Signor
Giovanni Geymonat un bravo campione Valdese del
Val Pellice e il Prof. De Leo un antico convertito
della Chiesa di Messina. Il Eev. Antonio Arrighi, decano dei pastori italiani di America, e il past. H. L.
Grandliénard pastore della Chiesa francese di New
York, essendo impossibilitati ad intervenire, mandarono una" lettera di adesione.
Il Prof. A. Clot che, naturalmente, presiedeva, perchè organizzatore del Gruppo Valdese e Delegato 'iella
Chiesa Valdese, lesse il Salmo 16 e prese per testo le seguenti parole : « Un’eredità mi è stata data ».
Ricevemmo questa eredità, dimostrò l’oratore, anzitutto
come popolo cristiano e più particolarmente come popolo Valdese e affinchè « lux luceat in tenebria ».
Procedette poi aU’insediamento, secondo la liturgia
Valdese, del Signor Pietro Griglio. Il nuovo pastore
parlò commosso, con voce alquanto tremula, ma che
poi andò man mano rafforzandosi, esprimendo la gioia
di trovarsi, sebbene in terra straniera, tra Valdesi e
persino tra membri della sua stessa parrocchia in Italia. I signori Pons e Jackson espressero in parole acconce il loro contento per la felice organizzazione del
gruppo Valdese. Degno di speciale nota è il discorso
pronunziato dal Dr. Pirazzini in un francese squisitamente parigino e con quella dolce e penetrante eloquenza che gli è propria. Ci piacque specialmente l’affermazione che fece di sentirsi un VaJdpse tra i Vaidesi. L’eloquenza del Prof. Ghigo fu fruttuosa anche in
un senso altamente pratico, poiché la colletta che egli
propose e che segui il suo discorso fruttò più di 14 ■
dollari a favore dell’Opera in Italia. Dopo una poesia
sui Valdesi letta dal Sig. Geymonat e un discorso efficace del Prof. De Leo, ultimo parlò il Sig. Spencer
pastore della Chiesa ospitale, che si disse lieto di ricevere i Valdesi nel recinto del suo tempio e si dichiarò fortunato di accoglierli per un tempo illimitato.
A lui vadano i nostri sensi di profonda riconoscenza.
Giovanni Pons.
Sferzatine
...Danke /...
Roma piange ! Il tassametro dei vetturini è in gramaglie, i tranvieri, gli osti e i locandieri sono desolati, i ciceroni, i venditori di immagini e coroncine, e
financo — orribile dictn — i mercanti di indulgenze e
di perdono vivono nella disperazione più profonda.
E tutto per colpa di quella linguaccia di Ernesto
Nathan, sindaco di Roma per volontà del blocco e per
disgrazia del Vaticano ; linguaccia che, priva ormai
dell’antiea mordacchia di ferro, osò ficcare il naso (una
lingua che osa ficcare il nasol) nelle cose spirituali
del santo Pio, Nono o Decimo che sia! E perciò i
giornali clericali, specialmente quelli della Germania,
hanno lanciata all’orbe cattolico la terribile minaccia
di punire il Senatus Popnlnsque Romanus inculcando
di non più mandare pellegrini aU’A/wa Mater, finché
i suoi abitanti non si saranno arresi ai piedi del Sommo Pontefice.
• •
E noi tutti piangiamo ! Ma che ne avrete voi, o sacri ultori (stavo per dire, o sàcre oche) delle offese
capitoline, quando tutto il Tevere strariperà per le
nostre lagrime e porterà al mare gli ultimi atomi vaganti delle ceneri di Arnaldo o di Bruno, o del sangue di un valdese Pascale o di un Monti e Tognetti ?
In omaggio all’antico apologo del pagano Agrippa,
la sacra pantofola, priva di pellegrini, non giacerà
anch’essa negletta in un cantuccio del misero tugurio
del Santo Padre, e lo stesso S. Pietro — quello di
bronzo — non protenderà invano il consunto piede al
bacio dei fedeli, con gran dispetto della famosa virgola asiatica, che oggi con tanta insistenza anela alla
cittadinanza italiana?
E’; vero che voi — o redattori della « Germania »
— vi offrite a sborsare un gruzzoletto al Santo Padre, a cui non basterebbe certamente la visita mattutina della candida colomba ; ma non pensate che gli
occorrono molti milioni, dal momento che egli — pur
nella sua squallida miseria — è cosi fiero da rigettare in faccia al governo italiano più di tre milioni
all’anno?
I *
T • • * *
Via, siamo più pratici ! Punite i nostri lustrascarpe;
ma con vantaggio almeno dei loro colleghi d’oltralpe;
ed uh mezzo infallibile, forse più infallibile dell’Infallile, sarebbe, puta caso, che il Santo Padre da oggi
e per omnia saecula saeculorum se ne andasse addirittura da Roma e dall’Italia, tanto più che non avrebbe l’incomodo di scuotere troppa polvere dai suoi
calzari, avendo fatto vita casalinga. In quanto a noi,
ci rassegneremo col tempo, anche perchè speriamo di
rivedere ancora fra noi l’ombra di qualche forastiere,
forse per la magica attrazione di certe vecchie casupole, quali il Colosseo ed il Campidoglio, e di certi
monumentini moderni ancora in costruzione, e di un
certo bel cielo, detto per antonomasia il cielo italiano,
e per certi fremiti di gloria che agitano questa che
dicono culla d’insuperata civiltà antica e moderna.
* *
*
Perchè fate complimenti ? Accettate il dono ; tanto,
per noi, sia detto a quattr’occhi, non è un sacrifizio
troppo grave, e, forse, non lo sarà neppure pel Santo
Padre. Perchè, volere o volare, i tempi corrono tristi
per le teste coronate, e, a forzieri, per i triregni ; ed
il povero Manuel del Portogallo ne sa qualche cosa, e
se qi|esJo giovinetto ha potuto trovar scampo sul
Yacht Amplia, la graziosa nave paterna, non sarà facile al Papato di allontanarsi da Roma sulla navicella
di S. Pietro, perchè di questa, documento autentico
delle operose, umili ma nobilissime origini della
Chiesa di Cristo, sventuratamente s’è perduta ogni
traccia. Perciò, tutto sommato, un tale sacrifizio non
farebbe male a nessuno e farebbe bene a tutti, parola
d’onore !
f
% *
M’era appena sfuggita la parola d’onore, quando un
fonogramma d’oltretomba già tuonava nel mio studiolo :
— Pronto! con chi parlo?
— Con Martin Lutero.
— 0 quale onore 1 Che vuole da me ?
— Voglio che gli Italiani non prendano sul serioil giornale « Germania » organo del centro cattolico
finché si voglia, ma non organo del centro della Terra
0 del Sistema Planetario, e tanto meno della popolazione germanica, che in maggioranza è evangelica.
In quanto al dono gentilissimo che voi ci offrite, parole
al vento ; perchè il papato. - Avignone insegni - sentirà
sempre la nostalgia di Roma; ed è giusto; perchè,
bello è il morire là dove si è nati.
Comunque, per conto nostro ; danke !
Eroi.
LI5RI E PERIODICI RICEVUTI
FEDE E VITA, Anno III N. 1 (ottobre 1910), Redazione Via Venti Settembre 43, Roma. — OPERA PACIFISTA ITALIANA, notiziario trimestrale, Anno IL
N. 2. — THE BIBLE RECORD, N. 7 (settembre).
Errata corrige
Si prega di completare il 3. capoverso della seconda colonna nell’articolo « Giorgio Appia e le missioni » (V. numero scorso) leggendo così : « A proposito del come sapesse Giorgio Appia armonizzare il
lavoro dell’evangelizzazione in patria con quello delle
lontane regioni... ».
Disflnta famiglia Valdese
sione. — Rivolgersi al Signor E. Giampiccoli — pastore. — Via Pio Quinto, 15. TORINO
i Amici d’America:
I nostri Lettori d’Ame_ rica possono pagare il
loro abbonamento (un dollaro) al prof. A Clot, 86 Romeyn 8t. Rochester N. Y. — Preghiamo tutti quei nostri fedeli Lettori e Amici di procurarci ciascuno un
nuovo abbonato per l’anno 1911.
Siizzera, Germania, Scandinavia
Luce, rivolgersi al pastore Pàolo Calvino, LUGANO»
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia delPIstituto Oould, Via Marghera 2, Roma»
7
LA LUCE
^uri Sacra Fames
(La. tormentosa fame dell’oro).
XVI. i
I quattrini della leggenda.
Il marchese Filippo si mise all’opra. Prese due uomini a giornata e cominciò a far dei tasti nell’ampio
podere. Ma dopo due mesi di ricerche e di speranze,
egli non aveva ancora trovato nulla. E intanto i suoi
avvocati, gli usurai, i creditori bussavano alla porta
di casa sua per aver quattrini. Stava per darsi per
disperato, quando una mattina, scavando per caso ad
occidente della palazzina, s’imbattè in un masso di
pietra, che pareva una vecchia reliquia di altri tempi.
Egli continuò a scavare e presto apparvero le fondamenta di un edifizio. Non c’era più alcun dubbio.
Quei ruderi, quelle rovine erano i resti miserandi
dell’antica Chiesa. Si trattava di trovar l’abside. Egli
la cercò con ansia febbrile e la trovò. Dopo un lungo
mese di lavoro, giunse a scoprire tutta l’abside. Ma non
bastava. Egli voleva trovare la lapide che recava le
famose iniziali, ma questa sfuggì a’suoi più acuti sguardi. Scoperse tutto il selciato dell’abside : esaminò accuratamente tutte le opere di muratura, ma non trovò
nulla. Il lavoro gli era costato più di cinquecento lire ;
il risultato era stato nullo : oltre il danno, ne avrebbe
avuto anche le beffe de’suoi contadini, i quali, saputo
che egli cercava l’antico tesoro, osservarono rispettosamente che esso era stato portato via dal diavolo,
come cosa che a lui apparteneva esclusivamente
Una sera, il marchese Filippo rientrò nella sua camera solitaria colla disperazione nel cuore e il fiele
nell’anima. I suoi nemici trionfavano. Egli aveva perduto tutto ; le sostanze avite, la moglie, il figlio, i parenti, gli amici. Gli restava una tenuta, la quale presto sarebbe anch’essa caduta in mano de' suoi creditori. E gli Olden, gli abborriti Olden, sapendo in quali
tristi acque egli navigasse, gongolavano di gioia e
aspettavano il suo totale fallimento per impossessarsi
della Pellegrina. Miriam si era ficcata in testa di comprare la Pellegrina e il fratello l’avrebbe contentata.
Tutta la sua sostanza sarebbe caduta in mano de’ suoi
nemici. E il figlio, l’unico suo figliuolo?
Egli nulla sapeva di lui. Forse era morto, forse lottava colla miseria, colla malattia, col disonore. L’ul
timo rampollo di casa De Paoli era forse mendico e
lacero in terra straniera, mentre il padre suo agonizzava in patria sotto il peso di mille maledizioni.
il marchese Filippo si disperò. Era notte buia. Scintillavano in cielo poche stelle. L’aria quieta notturna
dava dei brividi di freddo, non punto da aspettarsi
nel mese di giugno. Sul mare si vedevano i fuochi
delle navi, che entravano nelle belle acque di Genova.
Il marchese uscì di casa, risoluto ad appiccarsi al
primo albero che gli capitasse fra i piedi.
Prima, tuttavia, volle ancor dare un colpo di piccone nel posto dove, secondo la pergamena antica,
doveva trovarsi il pozzo racchiudente il tesoro. Era
un’ inutile fatica, egli ben lo sapeva : era disceso col
piccone fino a quattro metri di profondità. Aveva
trovato terra, terra e null’altro che terra. Tuttavia
il tentare ancora una volta non lo avrebbe danneggiato ; anzi lo avrebbe aiutato a recare ad effetto con
maggior gusto il suo triste proposito. La conferma
del suo disinganno gli avrebbe reso più dolce il capestro. Morire gli è sempre una cosa dura : ma si muore
più volentieri, quando c’è un motivo, un motivo reale
al suicidio. E quale motivo maggiore per lui che quell’ultimo disinganno ?
Ben presto i colpi disperati del marchese Filippo
risuonarono nella quieta aria della mezza notte. Le
dure zolle della Pellegrina caddero squarciate sotto
il ferro del lavoratore disperato. Egli non le apriva
con amore per deporre nel loro seno il seme fecondo
delle biade virenti : egli le straziava e torturava per
domandar loro conto di un tesoro che esse nascondevano à’ suoi cupidi occhi !
Era mezzanotte e la candela che il marchese aveva
deposta in terra stava per finire. Il marchese bestemmiò Dio e i suoi santi. — Quando la candela sarà finita, esclamò ad alta voce, andrò ad appiccarmi. —
La corda era già pronta sull’albero : il capestro non
aspettava che il suo frutto umano penzolante nel vuoto.
La candela diede un guizzo e morì : e il piccone
risuonò stranamente. Il ferro aveva battuto sul duro.
Il marchese s’inchinò e tastò colle mani la terra. Vi
era una pietra : non era un sasso, no, era una pietra
lavorata e levigata. Buttò il piccone e colle mani, preso
da una rabbia convulsa, si diede a scoprire la pietra.
Forse era il coperchio del forziere che racchiudeva il
tesoro del diavolo.
Il marchese non s’ingannò. Dopo un cinque minuti
di ansia febbrile, le dita del marchése sentirono distintamente un incavo di lettere scolpite sulla pietra.
Lesue unghie, allora, fecero da scalpello tagliente e
in breve egli lesse o gli parve di leggere lè iniziali
desiderate : I. P. TH. D. Gli orli delle lettere erano
logori, erano consunti, erano in parte rotti : ma egli
sentiva le lettere sotto le sue dita tremanti e leggeva,
in un estasi di gioia, il sogno della sua felicità. Il tesoro del diavolo diveniva finalmente suo. I suoi nemici conoscerebbero alla fine chi egli era. La guerra
sarebbe aspra, dura, forse lunga : ma la vittoria alla
per fine sarebbe sua. I quattrini delia leggenda ritornavano nei forzieri di casa De Paoli.
Per quella notte non continuò il suo lavoro. Coprì
accuratamente la fossa scavata : solo vi mise un segno
per riconoscerla l’indomani. La sera dopo vi ritornò
col lume, e alla luce della candela scoperse tutta la
lapide: ma di toglierla fu nulla. Essa era saldata solidamente alla bocca del pozzo, nè bastavano le sole
sue forze a sollevarla. Il marchese rimase a lungo sospeso, non sapendo che cosa fare : quindi prese una
ferma risoluzione. Licenziò i due uomini che lavoravano con lui : fece credere ai contadini che, disilluso
nelle sue aspettazioni, rinunciava per sempre a dissotterrare il tesoro nascosto, quindi per ben quindici
giorni non si recò più al luogo della lapide misteriosa. Continuò, tuttavia, le sue visite notturne a varie
parti del podere. I contadini, che sapevano gli usi strani
dèi padrone, non lo pedinavano più. Quando si ritenne sicuro di non essere più osservato ne’ suoi notturni andirivieni, ritornò non visto al nascondiglio
del tesoro. Con un colpo di piccone e duco tre di pala
rimosse la terra e scoprì la lapide : quindi, con una
piccola cartuccia di polvere da caccia, cominciò a smuovere la gmn idetra. L’esplosione era così tenue che
il suo rujgfiore npn veniva udito. Dopo quattro sere,
la pietra era gi$ sipossa, alla quinta cedette alla leva
del marche^
Erano le due dopo mezzanotte. Il marchese Filippo
ritto in piedi sul pozzo scoperto, investigò col lume
il fondo del medesimo. Era un pozzetto non più profondo di due metri, del diameto apparente di ottanta
centimetri. Era vuoto, salvo che in fondo poteva contenere un venti centimetri d’acqua
Prof. Giorgio Bartoli.
(Continua). (13)
Sotío VimuBo!
Proprietà riservata — Biprodazione proibita
•
Nel salottino elegantissimo tutto tappeti e mobili
di gran lusso, benché un poco antiquati — il salottino particolare di Donna Luisa — c’era un caldo soffocante e un odore acuto di tuberose, che dava alla
testa. O fosse per l’eccitamento del lungo conversare,
0 fosse a cagione del caldo e del profumo, il volto
della Signora, per solito pallidissimo, sembrava allora
quasi congestionato. Sotto laureola dei capelli ondulati, tutti bianchi come la neve, quel volto così rosso
produceva un effetto sorprendente e penoso.
Donna Luisa di Campovenatico era vicina ai sessant’anni, tuttavia poteva ancora dirsi una bella signora*
Il suo profilo aveva le linee pure e severe della statua romana e nell’occhio grigio, profondo sotto le ciglia folte, splendeva ancora il fuoco de’ suoi anni più
giovani.
Mentre inquieta scorreva il foglio con lo sguardo,
seguendo dall’alto al basso le lunghe colonne di cifre,
il Cardinale la fissava immobile a fronte corrugata.
Aveva una strana espressione di sfida negli occhi lampeggianti.
— Bene I — esclamò finalmente la Marchesa ; e con
moto nervoso si diede a raccogliere in un fascio i
fogli sparpagliati, ohe gettò poi rabbiosamente fra le
fiamme del caminetto. Le labbra le tremavano convulse, le palpebre le battevano veloci... sembrava che
il pianto stesse per irrompere impetuoso.
Senza toglierle gli occhi di dosso,il Cardinale leohiese:
--Avete ancora dei dubbi, Luisa? Volete ancora delle
spiegazioni ? Accarezzate ancora qualche illusione ? 0
siete finalmente persuasa che la rovina è completa?
Ella si alzò di scatto e andò verso la finestra, che
aperse con veemenza.
— Che fate, Luisa ? — disse il prelato. ~ É un tèmpo
da lupi fuori. Chiudete, ve ne prego.
— Ah 1 Qui manca il respiro — disse la signora —
ho bisogno d’aria, d’aria, d'aria; mi sento soffocare.
Espose per qualche minuto il volto scottante al vento
gelido della notte ; poi, scossa da un brivido, richiuse
1 vetri e si buttò sul seggiolone, nascondendo la testa fra le mani >
— Luisa, — disse il prelato — comprendo il vostro
dolore e lo condivido... ma tutto ciò era da prevedersi,
Non piangete! Una figlia dei Marchesi Vergati dei
Sasso non piange nella sventura, ma alza la fronte
superba e sfida la bufera.
— Oh, Paolo, pensate !... — esclamò la Signora, congiungendo le mani. — La rovinai la rovina completa...
— É terribile, lo so; ma!...
— Che faremo, Dio mio ! ohe faremo ?
— Anche sacrificando tutto il vostro patrimonio e
tutta la sostanza di vostra figlia non arriverete a coprire che in parte i debiti di Camillo...
— Dio mio! Dio mio! E poi?...
^ E poi ? Ah, e poi... — disse il prelato con faro
sarcastico. — E poi la miseria...
— O Paolo, Paolo, non parlate così ; voi mi farete
impazzire. No, Paolo; abbiate compassione di me. Aiutatemi in un momento così terribile. Voi siete potente ;
una vostra parola... una vostra promessa basteranno
per allontanare da noi la sventura, o almeno per renderla meno spaventosa... Ditela, Paolo, questa parola ;
fatela questa promessa...
— Le donne ! — esclamò il Cardinale scotendo il
capo. — Le donne ! Eccole qui... una parola ! una promessa! Ma voi sognate, Luisa. I creditori sono cento
e non si appagano più di promesse... Quanto a me,
ho fatto già tutto il mio possibile... ora basta... Vostro figlio lo sa... io l’ho completamente disilluso. Da
me non ha più nulla da sperare.
— Siete freddo ; siete crudele. Paolo ! — proruppe
la Marchesa. — Ah ! vedersi abbandonati così... Voi ci
lascerete dunque soffrire tutti i tormenti della miseria,
tutte le vergogne della rovina, senza muovere un dito
per soccorrerci ? Voi, voi che nuotate nell’abbondanza ?
Ma non pensate che la nostra vergogna ricadrà anche
sopra di voi. Paolo? Che si dirà d’un principe della
Chiesa, che abbandona i suoi più stretti parenti ?...
— Basta così ! — interruppe il prelato. — Voi delirate, Luisa. Voi non avete coscienza di quello che dite.
Io non nuoto nell’abbondanza; e quand'anche?... Mi
credete forse obbligato a spogliarmi, per sopperire ai
bisogni di un pazzo, di uno scapestrato?...
— Oh, ma mia figlia... che colpa ne ha leiP ed io
stessa ?...,
La Signora s’era alzata e si aggirava per la stanza
agitatissima.
— Figlio senza cuorel mormorava. — Anima di ghiaccio !... Chi io crederebbe, vedendolo !... Sempre sorri
dente... sempre allegro... sempre tranquillo... ah! sepolcro scialbato... E voi, voi. Paolo, avete potuto ancora ridere e scherzare oggi, a pranzo pur sapendo
qnel che sapevate!...
— Vorreste forse che in faccia al servidorame io
facessi il muso lungo e mi mostrassi afflitto e sconvolto, perchè domani tutta Roma ne facesse i più strani
commenti P Abbastanza presto verrà l’ora in cui il
nostro nome sarà sulle bocche di tutti...
— Oh, non me ne parlate ! Tacete, ve ne scongiuro.
Ma dov’è Camillo ? Perchè non è qui ? Che cosa dice,
che cosa pensa quel disgraziato?
— Ebbene; Camillo, sorella mia, in questo momento
dimostra assai più buon senso di voi, scusate se ve
10 dico.^ Egli ha perfettamente compreso che un Campovenatico non deve abbandonarsi alla disperazione,
nè deve assoggettarsi alla miseria. Camillo entra nelle
mie vedute ed accetta la mia proposta, l'unica via di
scampo: quella che voi vi ostinato a rifiutare...
— No^ no ! quella mai — gridò la Marchesa, avvicinandosi con impeto al fratello. — Ma voi m’ingannate; non è possibile ohe Camillo...
— Camillo, vi ripeto, non oppone la minima resistenza.
— Ma l’oppongo ben io ! — esclamò la signora battendosi il petto con la destra. —Vi giuro. Paolo, che,
fintantoché avrò vita, il mio consenso non l’otterrete...
Mai... piuttosto la fame...
— Una vera Vergati del Sasso ! —disse il cardinale.
— Superba ed ostinata! Ma sono anch’io un Vergati
del Sasso ed è pericoloso, Luisa, il cimentarsi con
me. Il vostro consenso m’occorre. Voi lo sapete. Vi
consiglio per il vostro bene di cedere ora, subito. Per
11 vostro bene, Luisa’!
—^ Nè óra, nè mai !
— Mi^' rincresce per voi, perchè mi costringerete a
servirmi di un’arme terribile, che non volevo usare.
Dio m'è testimònio che non l’avrei usata mai; ma la
vostra caparbietà.», Luisa, ancora una volta, cedete...
— Nè ora, nè mai ! — ripetè con calma ostinata la
Marchesa.
— Se è così — disse con egual freddezza il prelato,
vi pregoMi venire qui vicino a me e di osservare questi due documenti...
((Continua).
(44)f
8
8
LA LUCE
Libri del prof. Em. Comba
I Nostri Protestanti voi. I. L. 3.50, ridotto a L. 1,75
» » voi. II. » 6,—
Histoire des Vaudois voi. I. L. 3,50
» • voi. II. » 5,—
Claudio di Torino . 1,50
Inazioni di storia delia Chiesa,
3 fascicoli. ..............> 3,00
Henri Arnaud.................» 1,00
Storia della Riforma in Italia > 2,50
Valdo e i Vald. avanti la Rif. » 1,50
Histoire des Vaudois, 1. ediz. > 3,00
» 2,50
» 1,75
. 2,50
. 0,76
» 1,60
. 0,50
> 1,25
» 0,76
» 1,50
Rivolgersi alla Libreria Claudiana
Via dei Serragli 51, Firenze.
Tiisriiir~
Pi** JOHN BIAVA, 2 Quintino Sella, Milano.
Diplomato in Italia, Svissera e New York
Denti senza, placche, Otturasiom, Corone
in oro. Dentiere. Estrazione senza
dolore.
Nuovo deposito di libri evangelici
£' stato aperto accanto al nostro tempio di Via Nazionale in Roma, al N. 107. — Vie posto in vendita un
bel numero di libri evangelici di storia, di edificazione, di polemica, di apologetica, di lettura amena, ecc.,
oltre alle S. Scritture in varie edizioni e versioni.
Anche la Luce si trova ivi.
Foyers - Case internazionali
deiru. C. D. G.
Pensione per signorine
-------©—-----
rORinO - Corso Uitt. Emon. 8Z.
ÌTlILfìnO - Uio Prino 7.
ROiTlfi - Uio Balbo 4.
Maison de [oulurt.
Piazza Castello 23, p. 1.
Tailleurs pour Dames. —
G. Deodato e C.gnia, Torino,
TMWl
iLfifDct cffcno
ILCncnOoeiliC
ÜFílDlTfl PotssoTon
1 COnFCTTICCI EDaOGHltRI >.
ClOCCOLtlTO P iRRniD]
uenOlTflPREbbO TUTTI iCOnFETTIEBI tPOOGHIfcRl
IL CA.CA.O TA.LJSa.ONE è riconosciuto Valiznento ricostituente più nutritivo e facile a
differirsi.
brande Hedaglia
del MINISTERO
di Affricoltura, ^
Industria
e Commercio
20 Diplomi d’Onore
e Medaglie d’oro
9ltrt specialità dello Staidlioiento
TaLMOHE;
Colazioni Istantanee High iife
Cianduja Talroone
Cioccolatine Talmpne
Pejjcrt de Reme
Bouchée de Pame.
Friaodi^ej
L,* iVOQUÀ
ANTICAHIZIE-MIGOilE
BIDONA IN BBEVH TEMPO E SENZA DISTUBBI
Al CAPELLI BIANCHI «d alla BARBA
IL COLORE PRIMITIVO
È un preparato speciale indicato *per ridonare alta barba ed al capelli bianchi
ed indeboliti, colore, bellezza e Tital^a della prima giovinezza senza macchiare nè la biancheria nè la pelle Questa inlpareggiabile c< mposizione pei capelli non è una
tintura, ma un’acqua di soave profumo che non macchia nè fa biancheria nè la
pelle e che si adopera colla massima facilità e speditezza Kssa agisce sul bulbo dei
capelli e della I arba f< mendone fi nutrimento uecessario e cioè ridonando loro il colore primitivo,
favorendone lo sviluppo e rendendoli flessibili, morbidi ed arrestandone fa caduta. Inoltre pulisce prontamsnte la cotenna e fa sparire la forfora — Una
s ita bnttigita, bu^ia per con-teguirne un effetto sorprenuente
■ iiSÙi.
tfOUIUNIiCAIim
A. TT *r e: ® T A TT O
Sig^wri AiiGELO TIGONE & C, • miau»
FinaLaiente ho potuto trovare una preparazione che mi
ridonasse ai caprili e alia barba il colore primitiva, U fre•chesita e belieua della gioventù senza avere il minimo
disturba netrapplicazione.
Vna aola botVgl a della vostra Anticanizie mi bastò ed
ora «OD ho un solo pelo bianeo. Sono pienamente convinto che
queamt vostra ip^talità non è una tintura, ma un'acqua che
oon macchia oh la biancheria nè la pelle, ed agisce suUa cute
eséi bulbi del peli facendo scomparire totalmente le peliic<de e tinforlapdale radici dei capelli, tanto che ora essi nos
cadoQo pili, mentre corti il perìcolo di diventare calvo
Fsiuani Enrico.
Costa L. 4 la bottiglia, cent. 8n in più per la tpedisione,
a bottigLe !.. 8 — y bottiglie L. M franche di porto da ,
tutti i Parrucchieri, Droghieri e Fanttaolsti, ^7y-*^.^*f*y.SJ^r****^**^'**
IM v.nillt. pp..aa tutti i Pp.fumi.ri, Fann.ot.tl • Dr.0hi.Fl. ‘‘f LT'sssssXm.JSSi'*SsSS?*"
Deposito generale da MIGOIE • 6. — Via ToriLvt, 12 • Hilanos
nniblilUn
(MCnifiMI • SWRtMaM
UCaQMrGOniie!
La Tip. B LibPBPia Claailiana
FIRENZE - Via Serragli 51,
offre franchi di porto i seguenti libri :
I. Letture istruttive e piacevoli.
Whittemore — Delia L’uccello azzuro
(storia vera)........................L. 0,50
Alcoch M. — Una famiglia a Ginevra ai
tempi di Caivino......................» 1,—
Hócking J. — Per la fede e per l’onore » 1,—
Celli B. — Vita di Spurgeon .... » 1,—
Giannini E. — Falco (rac. fiorentino) » 0,75
Cerni O. — Prove e benedizioni (dall’ingl). » 1,—
Pierre — Così va la vita............... » 2,—
ed altri molti.
II. Libri di canto.
Cento canti popolari (ediz. Ricordi) . > 2,50
Cori inediti del maestro Adolfo Baci, 5
fascicoli a 0.40, ins.............. » 2,—
Inni sacri, 320 cantici colla musica . . » 1,—
L'arpa Evangelica, senza musica. . . » 0,25
» » colla musica ... > 0,60
III. Libri in difesa del Cristianesimo :
Cadot A. — Difesa del Cristianesimo . L. 0,75
Gay T. — Contraddizioni della Bibbia » 0,25
Gauthier — Idea di Dio e sua assurdità . » 0,20
Godei F. — Conferenze apologetiche . » 1,50
Pcbterson — Apologetica cristiana . . • 0,75
Pierson Dr. — Il soprannaturale . . » 0,30
Quattordici noci da schiacciare dagl’increduli ............................. > 0,05
Row — Prove storiche della risurrezione » 0,15
Società fides r tamor — N. Testa vento
annotato, pa te I, i Vangeli edmoatti » 0;70
Bartoli O. — Sotto le palme en F.lle
orientali............... ... . » 2,50
L’nmee di ensR
Calendario 1911. Numero doppio con molte illustrazioni specialmente sul cinquantenario patriottico, Prezzo centesimi 20. Forti sconti ai rivenditori.
L’AMICO DI CASA, giunto al suo 54.iuo anno
di vita, èia pubblicazione evangelica che ha fatto
comprare un maggior numero di Vangeli ed è
Tfcnetrata più facilmente nelle case italiane. Vendita annua circa 40 mila copie.
Cataloghi gratis.
Pagamento anticipato
Pension de faniillei^
= INTERNATIONALE
CASA DI PBIM’ ORDINE
B, Via Ospedale - TORIlSro
Recentemente ampliata di un altro piano
CONFORT MODERNO
% --------------------
,V^ Luce elettrica in tutte le camere
Prezzi Modici
^ Propr. Mademoiselle J. Prenlelonp ^
I Libreria Evangelica ì
43, Via Cavour — ROM A
Primo deposito in Roma delle
pubblicazioni della Tipogfrafla
Claudiana di Eirenze.
Vendita di Sacre Scritture in
vari4 lingue.
Tiene pare in deposito il Nuovo Testamento
annotato della Società Fides et amor,, cent. 60.
Il Nuovo Testamento. Illustrato ceUt. 25. «