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Anno - n. 47
11 dicembre 1987
L. 700
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
MESSAGGIO NATALIZIO DEL SEGRETARIO DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
Il bambino di Betlemme
Era la prima volta che un paese delTEst europeo giocava timidatnente la carta della democrazia e adesso il governo polacco si trova nel bel mezzo di
una sconfitta da cui è difficile
uscire.
Il governo polacco aveva tentato, con la decisione di sottoporre al popolo i suoi progetti di riforma, di garantirsi un
minimo di legalità, da contrapporre a chiunque avesse cercato di opporsi alla « perestrojka » polacca. Nessuna delle due
proposte referendarie — quella
sulla riforma radicale dell’economia e quella sulla democratizzazione del paese — ha raggiunto la maggioranza dei si degli aventi diritto al voto. Nessuna delle proposte potrà essere messa in pratica. Il parlamento, che le aveva approvate,
dovrà ora ridiscuterle.
Le proposte erano state giudicate con benevolenza dal cardinale Glemp, ma avevano anche
trovato l’opposizione dell’ala dura del partito comunista polacco
e il boicottaggio elettorale di
Solidamosc clandestina.
I/afflusso alle urne, 67,3%, è
stato basso e, poiché .Ja . legge
elettorale polacca prevede che i
referendum devono essere approvati dulia maggioranza degli aventi diritto al voto, il 37,7%
dei no sulla riforma economica
e il 24,5% dei no sulla proposta di democratizzazione sono
stati determinanti per la clamorosa bocciatura del governo.
Sono no che provengono in larga parte dall’ala intransigente
del partito comunista e che indicano quanto sia difficile un
processo riformatore.
Erano proposte che avevano
alle spalle il pieno consenso di
Gorbaciov, che giocava anche
fuori casa contro i suoi nemici
interni la carta della « perestrojka » e della « glasnost ».
Jaruzelski si trova ora messo
sotto accusa dalla « nomenklatura » del suo partito, dallo zoccolo duro dei dogmatici che ritengono irrlformahile il socialismo reale.
La sconfitta in Polonia avrà
conseguenze anche negli altri
paesi dell’Est, dove i brezneviani
avranno nuovi motivi per aprire il conflitto circa la necessità
o meno di un ritorno alla sovranità limitata in Polonia.
11 Vaticano sembra oggi voler prendere le distanze dal cardinale Glemp, affermando — come ha riferito la radio vaticana — « che i polacchi, a sei anni di distanza dallo stato d’assedio e dallo scioglimento di Solidarnosc, hanno espresso la loro sfiducia nell’équipe di governo e nel presidente Jaruzelski».
Solidamosc, che pure può
vantare il 36% delle astensioni,
non è stata però in grado di opporre un progetto alternativo
e democratico di delegittimazione del potere.
Il futuro della Polonia è perciò quanto mai incerto. La democratizzazione non è passa/ta,
la riforma economica probabilmente verrà attuata (cosa avverrà quando i prezzi aumenteranno del 150% in un paese
già oggi costretto ad una rigida
austerità?), e si delinea come
unica possibilità di governo una
alleanza con la chiesa cattolica.
C’è poco da stare allegri.
Giorgio Gardiol
L’affermazione (della vita e dell’amore - Il potere, i conflitti, e le conseguenze subite (dai
più deboli - Occorre che le nostre chiese possano interrogarsi sulle proprie responsabilità
« Ci sia dato di vedere la nostra società come la vedono i bambini:
quale cammino di speranza apriamo davanti ad essi? ».
Cari fratelli le sorelle, « che la
grazia e la pace di Dio vi siano
date in Gesù Cristo ». Con ravvicinarsi del Natale i nostri pensieri vanno ancora una volta alla
nascita del bambino Gesù. Il profeta proclama la buona novella
della nascita di un bambino in
cui sono rivelati l’amore le la potenza di Dio (Isjaia 9: 6). Ai pastori è stato dato un segno che
annuncia la nascita di un Salvatore: essi troveranno « un neonato in fasce dentro ima mangiatoia » (Luca 2: 12). Il bambino di
Betlemme è anche la risposta ai
magi d’Oriiente « che hanno visto il suo astro e sono venuti a
rendergli omaggio» (Matteo 2: 1).
« Ci è nato un bambino » e, con
lui, la speranza e la gioia di un
nuovo inizio che invade i genitori ogni volta che, in qualsiasi
luogo, il miracolo della nascita si
ripete. Il Natale è l’affermazione della vita e dell’amore.
Il presepio è stato immortalato
nell’arte e nella liturgia delle nostre chiese come un quadro gioioso. Ma nel testo biblico è solo un
riparo improvvisato in mancanza
di una càmera nella locanda.
Quanti bambini, nel mondo, nascono ancora oggi in miserabili
tuguri? L’« Anno del rifugio per
AVVENTO - 3
Il pulpito della fantascienza
« Teneva sette stelle nella mano destra e dalla sua bocca usciva
una spada affilata, a doppio taglio. Il suo viso era lui^oso, come
sole fiammeggiante. Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi, come morto. Ma egli pose la mano destra su di me e disse: non spaventarti,
io sono il primo e l’ultimo. Io sono il vivente» (Apocalisse 1: 16-17).
Queste parole hanno affascinato un’epoca intera. Gli uomini
del Medioevo hanno guardato
incantati quest’immagine terribile del Cristo giudice e ne hanno atteso la venuta; sono stati,
per così dire, maturi per l’Avvento.
Nei nostri giorni milioni di
lettori sono stati impressionati
da un romanzo nel quale Adso,
un giovane monaco, scopre i segreti di un’abbazia medievale
che custodisce un quadro in cui
il Cristo apocalittico lo minaccia dal portale dell’abbazia. Cos’è che qui affascina l’uomo moderno? Cos’è che lo attrae, al
di là della lettura de « Il nome
della rosa», nelle città medioevali, nei castelli, nei musei, nelle cattedrali?
Il Medioevo è in voga. Le
masse dei turisti riempiono le
navate delle antiche cattedrali,
come se fossero astronavi costruite per un viaggio verso il cielo.
Cercano e trovano qui un senso
di sicurezza in mezzo ad un mondo che sta tramontando? Una generazione, che si è assuefatta alla fine del mondo guardando il
cinema e la televisione, si riconosce qui, nelle scene di terro
re e nelle visioni apocalittiche
del Medioevo?
Auschwitz ed Hiroshima, il
Vietnam e Cemobyl non sono
forse le prime immagini di un
avvento che prelude alla catastrofe? Certamente il Medioevo
viene incontro all’uomo contemporaneo, affamato d’immagini.
Certamente le immagini sono ancora il mezzo più efficace per
annunciare ciò che il futuro e
l’avvento porteranno. E così i
lettori moderni possono affiancarsi al monaco Adso, incantati
da una visione che promette castigo e redenzione. Per questo
oggi la predica minacciosa non
è più prerogativa di professionisti religiosi, siano essi cristiani
o sciiti.
Sotto il pulpito della fantascienza c’è l’avvento. Alle, cupe
fantasie di un tempo vengono
contrapposte oggi altre immagini; per la fede nel progresso le
prime sono derise.
Ma c’è anche un’altra immagine, di un altro giovane monaco;
Lutero, il quale, sebbene non si
fosse mai liberato dalla paura
del diavolo, aveva scoperto un
Cristo umano e un uomo libero. Il sentimento medievale del
la fine presagiva un avvento: lo
testimoniano Copernico, Galilei
e Colombo. La fine di quelV« uno, santo mondo » è stata un
passaggio verso nuovi mondi. A
quella crisi altre ne seguirono,
ed ognuna fu come una spada:
ognuna spezzò tradizioni, divise
regni, separò gli uomini da concezioni del mondo ormai consuete.
Al desiderio della fine del
mondo, spesso fomentato dal richiamo al giudizio universale e
dall’apocalisse ebraico-cristiana,
venne sempre incontro la grande pazienza.
La pazienza che già fece dubitare i discepoli di Gesù del loro Maestro, perché volevano essere i primi spettatori dell’ultimo giorno. Ma lui, « il vivente »,
cerca i viventi, perché non vivano nella fine, ma nella transizione verso l’uomo che essi
stessi sono chiamati ad essere.
Questo non riesce vicino agli altari laterali delle cattedrali medievali dove, ognuno per se stesso, si cercavano le vie per allontanarsi dalla morte e vincere il
terrore. Questo riesce solo se
si sta insieme. Infatti il terribile quadro di Cristo (ma bisogna
lasciarlo comunicare) parlò prima di tutto a quegli uomini che,
uniti nella prima comvinità cristiana, costruivano una vita nuova. Essi la chiamarono « vita
eterna ».
Jìirg Kleemann
i senzatetto», proclamato dalle
Nazioni Unite, sta per finire. Il
suo scopo era di far prendere coscienza all’umanità della tragedia di coloro che sono senza casa.
Il bambino di Betlemme, che è
venuto per cambiare il mondo e
farne la casa di tutti i bambini
di Dio, lui stesso « non aveva dove posare il capo » (Luca 9: 58).
I soldati di Erode si precipitano verso Betlemme per uccidere
il bambino Gesù. Il bambino, portatore dei sogni e delle speranze
dei suoi genitori, dei senza casa
e dei poveri del mondo intero,
rappresenta una minaccia per
l’ordine costituito! Il dolore delle
madri di Giudea prefigura il dolore delle donne ai Piedi della
croce. Quanti bambini nascono
oggi in mezzo a conflitti devastatori. vittime della paura e dell’odio degli adulti? IL principe
della pace continua a soffrire e a
morire in ogni piccolo che viene
mutilato e uccìso (Matteo 25;
40: 18: 5).
Nel momento in cui celebriamo il Natale, non possiamo fare
a meno di pensare ai bambini arrestati e torturati in Sud Africa,
a anelli che sono stati abbandonati nelle Brandi città doH’Am“rica latina, a quelli che vivono in
una profonda insicurezza nei
Paesi del Golfo, in Afghanistan,
in America centrale e in tanti altri luoghi del nostro mondo dilaniato
Ma, nello stesso tempo uroviamo una grande gioia perché ci ricordiamo che in questo giorno è
nata la speranza, che vive ancora
oggi. I re Erode del nostro mondo non potranno mai trionfare.
La speranza e la vita si sono incarnate nella mangiatoia di Natale. e .sono entrate nella storia.
Tn Quella mangiatoia viene proclamato il regno deH’amore. in
mezzo a un mondo di violenza.
T.’adnr^'^innp rlei nastori e dei
magi, il rifugio offerto in Egitto
ad una famiglia in fuga, sono la
nrima manifestazione di nuesto
amore, espresso a colui che « è
venuto non ner essere servito,
ma ner seriore ^ fMarco IO- 45).
Noi ■nocsìarpo relebrau'^ il Natale eome festa della sneranza nerché nelle nostre famiglie nelle
nostre chiese, in ogni atto 4i <^r>lidari“tà responsabile oei
fronti dei più piccoli, esprimirmo
già una parte dell’amore di Dio
manifestato nella mangiatoia di
Betlemme.
Cerchiamo, ora che si avvicina
il Natale di sentirci chiamati in
modo narti^'olare al servizio dei
bambini ne’ mondo di Dio! Ci sia
dato d’ vedere la uost^-a società
come la vedono i bambini: Quale protezione offrono loro la legge e le strutture sociali? Che cosa offrono loro i programmi
sanitari ed educativi? Quale
cammino di sneranza apriamo
davanti ad essi? Ma è importante anche chiedersi come i bambini Possano imparare da noi ad
amare la vita, a credere neH’av
Emilio Castro
; rfàa
(continua a pag. 2)
2
2 commenti e dibattiti
Il dicembre 1987
DIBATTITO
Pastore, non parroco
Il molo della comunità - Cambiare dopo sette anni è giusto, anche
se sono sensibili le difficoltà pratiche dovute al cambio della sede
Vorrei tentare di rispondere
airintervento di A. Romussi sul
pastorato, che mi pare dettato
da un grave disagio.
Prima di tutto, non mi sento di condividere la visione
del pastore-parroco. Il pastore
non è un vice^padre: Dio ed il
mio padre naturale mi sono più
che sufficienti, e non posso dimenticare le parole di Gesù;
« Uno solo è il Padre ».
Il battesimo, la confermazione,
la santa cena, l’ultima testimonianza che mi verrà concesso
di dare al momento del mio funerale, tutta la mia vita di credente insomma è legata non ad
un singolo pastore, ma ad una
comimità in cui sono cresciuta
alla fede. I pastori sono per me
essenzialmente i predicatori dell’Evangelo, quelli che settimana
dopo settimana mi aiutano a leggere nella Bibbia la Parola di
Dio attraverso la testimonianza
umana dei suoi autori materiali, al di là dei miei preconcetti
e fraintendimenti individuali; sono quelli di cui spesso Dio si
serve per parlarci. Alcuni sermoni restano, a distanza di anni o
di decenni, vivi in me come il
giorno in cui li ho ascoltati.
E allora direi che la scelta
del settennio sia molto più utile che nociva, ai membri di chiesa come agli stessi pastori, non
legando per ima comunità la
lettura della Bibbia ad una sola interpretazione, per quanto
autorevole, permettendo di valorizzare doni diversi in più di
una Sede e compensando, nei
cambi, eventuali deficienze, stimolando l’uno e gli altri nell’incontro con personalità e situazioni differenti, salvandoci così
dal rischio sempre presente della « routine ».
Per quel che riguarda le famiglie pastorali, penso di poter
parlare con l’autorità che deriva dall’esperienza diretta; anche
se non sono figlia di pastore,
fino ai ventun anni non ho mai
vissuto più di cinque anni nella
medesima località, in un periodo in cui ci si spostava molto
meno di adesso, e il colmo fu
raggiunto proprio al momento
del mio primo approccio con la
scuola; ho frequentato il primo
anno scolastico in tre scuole diverse, una per trimestre. Posso
dire che, quando i genitori si
vogliono bene e vogliono bene
ai figli, i trasferimenti, anche
numerosi, si rivelano alla fine
un’esperienza positiva e, se talvolta sono faticosi e inizialmente deludenti, aiutano a maturare, attenuando i condizionamenti ambientali.
Hanno collaborato a questo numero; Bruno Beltion, Archimede Bertolino, Mario Cignoni,
Vito Gardiol, Paolo Gay. Giorgina Giacone, Lucilla Peyrol,
Claudio Rivoira, Piervaldo Rostan, Aldo Rutigliano, Franco
Sommani, Franco Taglierò.
C’è invece la reale difficoltà
di conciliare l’attività lavorativa
dei coniugi. E’ un grosso problema; però non è una condizione
« strana » delle famiglie pastorali, anzi è sempre più una situazione « normale » di moltissime
famiglie « normali », nell'attuale
clinia di crescente mobilità professionale. Mi pare tuttavia che,
rispetto a casi analoghi, l’amministrazione ecclesiastica sia più
attenta di molti altri enti alle
necessità familiari (chiunque se
ne sia occupato sa che rompicapo siano i trasferimenti). E poi
c’è sempre, per chi accetta di
seguire questa vocazione, l’alternativa del pastorato locale, per
cui chi senta questo bisogno di
radicamento nel « territorio »
può dedicarsi ad una qualsiasi
altra attività normalmente retri
buita accanto al gratuito lavoro
pastorale, che allora potrà essere svolto anche per tutta la vita
nella località in cui l’altro coniuge si realizza professionalmente. Dal tessitore Saulo di
Tarso ai colportori medioevali,
ai giorni nostri, abbiamo esempi più che incoraggianti in questo campo. Ma anche così diffido della visione di « un territorio da gestire, amministrare, organizzare ». Non solo mi pare
un programma paternalistico,
per non dire dittatoriale ma,
prima di tutto, questo è compito specifico del consiglio di chiesa, o concistoro, non del pastore. II pastorato, ripeto, ha per
me ben altro significato e valore.
Marcella Gay
ANCHE SE NESSUN
RISARCIMENTO
E’ POSSIBILE...
I più sacrificati per opera di chi . sgoverna » il nostro Paese da oltre quarant’anni senza dubbio sono gli invalidi di guerra. Infatti questi percepiscono cifre da vera provocazione, dopo
essere stata loro rovinata la salute per
colpa di chi gettò l'Italia ed il mondo
nel baratro di un conflitto. Perciò a
tutte le categorie viene fatta pervenire
una pensione da fame, quando si pensa che a quelli dell'S" categoria gli si
mette in mano niente più che 128 mila
mensili, ciò che fa vergognare chi si
presenta all'Ufficio postale ed indignare gli impiegati degli sportelli. E pensare che nessuna cifra ( per alta che
fosse) potrebbe remunerare chi si rovinò la vita e ritardò il suo lavoro o
la sua professione per colpa e per conseguenze di guerra!
E questa autentica sconcezza perdura
ormai da troppi anni, facendo perdere
ogni speranza perfino a quanti ingenuamente si erano illusi di vivere in una
nazione dove si decantano democrazia,
giustizia e libertà!
E chi dirige le sorti di questo sventurato Paese continua a far sperperare denaro in armamenti, sport, per stipendiare incompetenti e parassiti, per
riempire le tasche del nostri presentatori e attori della TV con cifre da
capogiro, in barba a chi sempre ha faticato per guadagnarsi il pane quotidiano, a qualunque categoria sociale
ed onesta essi appartengano.
Tutto questo, del resto, fa parte delle pungenti spine che coronano una
nazione dove tutto (dagli ospedali alla scuola) è andato alla completa deriva. Ma intanto gli incoscienti continuano a perdersi nei vizi, nelle feste,
nelle dissoluzioni civili ed etiche, imitando i negri americani quando si
ubriacavano per illudersi di dimenticare di essere schiavi di chi II trattava
come animali da lavoro e sottoposti
perfino alla vendita al primo offerente!
Elio Giacomelli, Livorno
Il bambino di Betlemme
(segue da pag. 1)
venire, a sognare un domani migliore.
Che le nostre preghiere e offerte di Natale accompagnino coloro che cercano di agire di fronte alle situazioni di oppressione
in cui i più piccoli sono i primi a
soffrire! Che le nostre chiese si
interroghino nuovamente sulle
loro priorità; e che le nostre famiglie accolgano i derelitti del
mondo intero, con i loro bambini, perché sono anche loro figli
di Dio!
« Poiché un fanciullo ci è nato,
un figlio ci è stato dato,
e l’imperio riposerà sulle sue
[spalle:
sarà chiamato Consigliere ammi[rabile, Dio potente.
Padre eterno. Principe della pace,
per dare incremento all'impero e
[una pace senza fine
al trono di Davide e al suo regno,
per stabilirlo fermamente e so[stenerlo
mediante il diritto e la giustizia
da ora in perpetuo:
questo farà lo zelo dell'Eterno
[degli eserciti »
(Isaia 9; 5-6),
Che Dio in Cristo vi colmi delle
sue benedizioni.
Emilio Castro
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TORRE PELLICE
PROTESTANTESIMO IN TV
La trasmissione di domenica 29 novembre, di M. Davite,
ha affrontato il tema — attualissimo — del rapporto uomo-natura.
Ci ha guidati nella riflessione teologica il pastore Gino Conte, mentre la nota ecologista Laura Conti ha chiarito l'argomento dal punto di
vista scientifico. Interessante
notare come, su questo piano, scienza e fede giungano
alle stesse conclusioni: un atteggiamento di umiltà e di
responsabilità dell’uomo nei
confronti dell’ambiente naturale avrebbe evitato i guasti
che sono sotto gli occhi di
vità trasformatrice nella rnateria disordinata ( anidride
carbonica, acqua ecc.) e quello animale che, con la sua
attività, ricrea disordine. Questo ciclo è divenuto patologico da quando l'uomo si è costruito una vita sempre mù
artificiale. Poiché la terra è
un sistema chiuso, in cui tutto si trasforma ma tutto permane, non ci è permesso di
accelerare con i nostri abusi
il « cammino entropico ». L.
Conti spiega a questo proposito che non si possono impunemente ridurre le foreste
e le paludi per sostituirle con
aree coltivabili, né usare sen
Uomo e natura
tutti e potrebbe ancora scongiurarne di peggiori per le
future generazioni. Il pastore
Conte ha risposto alle critiche che dal mondo scientifico
sono state rivolte alla concezione biblica, come espressa
in Genesi 1: 28. L’autorizzazione da parte di Dio all'uomo ad assoggettare la terra
e a dominare sugli animali
darebbe alla sua « rapacità
istintiva» una copertura teologica. Poiché la Bibbia si
spiega con la Bibbia, non dobbiamo però dimenticare gli
altri numerosi passi che completano il quadro.
Infatti le parole della Genesi vogliono significare che
la natura non va divinizzata
ma collocata nella sua giusta
dimensione, mentre il limite
alla nostra possibilità di disporne emerge ad esempio da
Esodo 23: 12 («Il settimo
giorno ti riposerai, affinché
anche il tuo bue e il tuo asino possano riposarsi... »), da
Levitico 25: 3 («...ma il settimo anno sarà un riposo completo per la terra... »), da Deuteronomio 20: 19 ( « Quando
cingerai d’assedio una città,
non ne distruggerai gli alberi a colpi di scure... ») ecc.
Qui il messaggio è chiaro anche se esso è da riportare al
nostro contesto.
Laura Conti ha poi illustrato i due poli del « sistema vivente »: il mondo vegetale, che
mette ordine con la sua atti
Z.a limite metalli e plastica in
luogo di materiali come la
carta e il legno ecc. Essa ritiene indispensabile ormai che
i paesi ricchi riducano i propri consumi e quelli poveri
limitino l'incremento demografico. Il pastore Conte ha
concluso ricordando che il
Nuovo Testamento non ignora « il gemito del Creato »
(Romani 8: 22) ed indica in
Gesù e nella sua resurrezione l'inizio e la futura promessa di una nuova creazione.
Tuttavia, pur consapevoli che
la rigenerazione totale non sarà opera dell'uomo, i crederi
ti sanno di essere chiamati
ad operare anche in questo
ambito in uno spirito di solidarietà responsabile.
La trasmissione ha mantenuto la struttura della « lezione » (in alcuni tratti, sui
versante scientifico, anche
troppo diffusa), nonostante
qualche azione di « alleggerimento » (immagini contrapposte di squallida degradazione e idilliaca integrità della
natura, una bella canzone di
Guccini, indovinate didascalie, quali: « Muoiono alberi,
uccelli, fiori: a quando il nostro turno? »: « Una parte del
mondo ne trae profitto, ma
tutto è lecito purché renda? »
ecc.).
Una lezione, comunque, pili
che mai da meditare e soprattutto da imparare!
Mirella Argentieri Beiti
Claudiana editrice
HANS RUEDI WEBER
« EMMANUEL »
La venuta di Gesù nella Bibbia e nell’arte
pp. 122, ili. a colori, cop. cart., L. 26.(K)0
Un invito a riscoprire il significato del Natale.
VITTORIO CALVINO
QUANDO SAREMO FELICI,
LA TORRE SUL POLLAIO
e altri scritti teatrali
pp. 256, L. 16.000
Un inedito e altre tre opere del drammaturgo valdese.
CARLO SCARRONE
LA MANO E IL RICORDO
pp. 160, 191 ili. col./b.n., L. 39.500
Sei antichi mestieri delle Valli Valdesi.
L’ TESTAMENT NEUV DE NOSSEGNOUR
GESU-CRIST IN LINGUA PIEMONTEISA
pp. 460, L. 30.000
Ristampa anastatica dell’ediz. originale del 1832.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
3
11 dicembre 1987
marta e maria 3
UN CONVEGNO A TORINO
Donna, potere, chiesa
// Coordinamento donne credenti di Torino ha. articolato la
giornata di studio del 14 novembre su «Donna, potere, chiesa» in
un seminario e in un dibattito a cui hanno preso parte Livia Turco,
responsabile nazionale delle donne del PCI, Caterina Jacobelli, antropologa e teologa cattolica, e Adriana Zarri, teologa cattolica.
La sala valdese di Via Pio V,
che ospitava il dibattito, era stracolma di donne e anche di uomini, segno che il problema della « differenza » delle donne anche nelle chiese va facendosi
strada nelle coscienze, ponendosi come questione oggi nodale.
Donna e politica
Ha incominciato Livia Turco,
che tutti a Torino ricordano, e
a cui il Desante incarico (è davvero il caso di dirlo) non ha
tolto nulla della sincerità e dello spirito di testimonianza in cui
vive. 11 suo è stato un discorso
stringato, appassionato, polemicamente « vissuto » sul rapporto
donna-potere, donna-politica. La
storia di questo rapporto è una
storia di esclusione, ha detto,
di estraneità. Ma estraneità non
perché le donne fossero « innocenti » o « vittime », ma perché
collocate in un luogo altro rispetto al patto sociale che abbiamo fin qui conosciuto, e rispetto allo statuto della politica,^ alle sue regole, ai suoi codici. Sappiamo infatti che la politica ha
coinciso con la distinzione pubblico/privato e con la distinzione maschile/femminile. L’oggetto
della politica è stato il territorio, il governo, lo scambio, la
guerra, e questo per antonomasia ha coinciso con il soggetto
maschile: la distinzione pubblico/privato, poi, ha coinciso con
la formazione dello stato moderno c del capitalismo. ^
Lo stato moderno costruisce
le sue grandi idealità (uguaglianza, giustizia, persona) assumendo la categoria del cittadino: che
è universale, astratta, neutra, ma
che è invece riferita a un maschile che da uno diviene univer.sale, poiché nel privato viene relegato ciò che è concreto
e differente, e in primo luogo
la donna. Il nostro oggi ci dice
che superare l’esclusione delle
donne dal luogo del potere (più
che non dalla politica, intendendo
come potere dove si prendono
le decisioni) significa modificare le regole del patto sociale.
Si può dunque superare l’esclusione delle donne dalla politica « facendo parlare l’estraneità »: la relazione politica tra
donne diviene così fondativa dell’autorità femminile. Se le don
ne infatti da molti anni sono
state attivissime nella politica,
come impegno sociale, etico, sono state però escluse dai luoghi
del potere (pur esercitando le
donne « molti poteri »). Oggi le
donne non vogliono più avere
disinteresse e distacco nella gestione del potere, ma il punto
drammatico è di stabilire i rischi delVontologazione rispetto
ai maschi, e la possibilità di stare in questi luoghi affermando
la propria differenza, standoci
« da donne »: e il confine è molto labile.
Il rischio dell’omologazione è
di non essere « visibili », e per
« essere visibili » e « starci da
donne » non basta fare alcune
leggi in più, anche se questo è
un bisogno molto drammatico.
Le donne che sono nelle istituzioni non devono mettere da parte il proprio sesso; ci deve anzi
essere la pratica della trasversalità tra donne di diversi partiti
(si è donne prima ancora di appartenere a un partito). La strategia delle relazioni tra le donne è una strategia da pensare.
Donna e strapotere
Caterina Jacobelli ha ripreso
con molta forza, vivacità e ironia il tema del rapporto donnapotere che, ha detto analizzando il titolo del convegno, collegato al termine chiesa, assume
una valenza ancora più negativa, poiché qui significa davvero
« strapotere ». E, riferendosi al
recente Sinodo dei vescovi cattolici, ha notato che in quel dibattito c’era un continuo slittamento del significato del termine chiesa: tra chiesa come « popolo di Dio » (e allora il ruolo
della donna è quello del battezzato e dei credente, chiamato
alla santità come il maschio e
non c’è bisogno di un Sinodo)
e chiesa come « stanza dei bottoni » (e qual _è il ruolo della
donna nella stanza dei bottoni
non c’è di nuovo bisogno di un
Sinodo dei vescovi per dirlo).
Quando la donna ottiene una
fettina di potere nella società,
lo paga a un prezzo spaventoso:
lo paga a prezzo della sua identità di donna, deve in un modo
o nell’altro rinunciare alla sua
femminilità (sia alla famiglia, o
ai figli, o alla sessualità). Nel
la chiesa cattolica tutto questo
si esaspera: nel ranoorto del potere con il suddito, questo non
c’è. Perché allora meravigliarsi
Se nella chiesa come gerarchia
non c’è spazio per la donna?
Una gerarchia fatta di maschi
celibi quando mai ha avuto apertura nei confronti della donna? Conoscono solo la fuga o
il dominio nei confronti delle
donne: la chiesa come « stanza
dei bottoni » non può considerare la donna come partner. E
la proposta della donna-chierichetto, oltre al danno, ci aggiungeva la beffa!
Donna e chiesa
Per Adriana Zarri, sempre così presente — nonostante la sua
scelta di eremitapio, e direi, anzi, a partire proprio da essa — tra
le cose del mondo' e i dibattiti
dell’oggi, la chiesa è anche una
società umana, sottoposta a tutte le regole e ai meccanismi di
tale società, quelli stessi che analizzava Livia Turco, ma c’è anche un « qualcosa di più », che
è la sua particolare identità. Qual
è il ruolo della donna che le
rimane, nella chiesa, dalla sua
secolare esclusione dal potere?
Quello della «missione di madre»
del familismo cattolico (chissà
perché non si parla mai della
« missione del padre »?), di donna « tutta-casa-e-chiesa » (ma non
nel presbiterio, perché « non decet », né come chierichetto, né
tanto meno come sacerdote!). Il
potere come possibilità di fare
è legittimo e va perseguito: ci
deve essere una maggiore .giustizia distributiva tra uomini e
donne. Per poter essere perseguito, però, va rigorosamente ripulito da una certa « cupidigia
del potere ». Il discorso dei ruoli e delle funzioni della donna
è molto grave: la donna può
fare « diversamente » le stesse
cose dei maschi, e deve pretenderlo, senza punte di rancorosità o di animosità che talora possono emergere e dalle quali c(>
me cristiane bisogna dissociarsi.
Quando noi avremo dismesso la
bramosia del potere, saremo mature per conquistarlo.
Su tutti questi temi, che vanno molto al di là della discussione che si è potuta sviluppare
in questa stimolante serata, ritengo sia davvero urgente e necessario continuare una riflessione individuale e collettiva, di
credenti delle diverse confessioni e di non credenti, di donne
e di uomini. Piera Egidi
Una pagina al femminile
Inauguriamo con questo numero una pagina mensile « al femminile », che vuole essere il segno di apertura ai temi della differenza del soggetto-donna: come credente, cittadina, individuo, nelle complesse interrelazioni e nelle iniziative che la riguardano, e riguardano la vita delle chiese e insieme quella della società; nel rapporto con le altre donne, gli uomini, le
istituzioni, i modi della cultura, della fede e della politica. Un contributo, che ci proponiamo vivo e non certo rituale, a quel « decennio di solidarietà con le donne » promosso dal Consiglio ecumenico delle chiese.
Uno spazio autonomo e specifico aperto al confronto
e al dialogo, e in cui si rispecchino le varie esperienze, iniziative, forme di organizzazione, quei « percorsi
di donne nel protestantesimo » che hanno sperimentato la volontà e la fecondità del parlarsi già nel seminario agostano di Agape. E nella convinzione che, come sempre, dallo spazio aperto da alcune anche le altre, molte altre, troveranno il modo, il desiderio e la
volontà di esprimersi.
Affinché ciascuna di noi non sia solo quella «affaccendata intorno a molti servigi», la pratica Marta dello storico ruolo domestico delle donne, ma faccia crescere in sé, dandole credibilità e alimento, quella sorella
contemplativa e meditativa, quella Maria l’intellettuale che, « postasi a sedere, ascoltava »: trasgredendo così un destino millenario assegnatole dal patriarcato,
ma scegliendo anche « la buona parte che non le sarà
tolta ». Un progetto e un impegno di rinnovamento e
di rifondazione, di umanità armonica e ricomposta che
riguarda oggi noi donne, e non soltanto noi.
P. E.
DONNE CREDENTI
Ripensare
maschile
Il Coordinamento donne credenti di Torino ha organizzato,
sabato 14 novembre, un convegno sul tema: « Donna, potere,
chiesa ».
Malgrado la sigla, erano presenti anche donne non credenti e, lavorando in gruppi di discussione, si è trascorso il pomeriggio in un interessante
scambio di idee sull’argomento,
introdotto da Adriana Zarri,
teologa, e Ausilia Riggi, del Coordinamento.
Nelle donne cattoliche, c’è una
forte delusione per i risultati
prodotti dal recente sinodo dei
vescovi, che aveva fatto nascere delie aspettative poi tutte negate.
Adriana Zarri ha ribadito che,
nella chiesa, tutti i carismi sono assommati nel sacerdote maschio, mentre sono da far emergere i carismi del laicato. La
base precorre con spinte rivoluzionarie, ma l’istituzione è
sbilanciata sul pedale del freno, azionato dalla gerarchia.
L’azione dei laici non è organizzata e la dohna, col suo essere
donna, si oppone al potere, ricordando che questo dovrebbe
sempre essere in funzione di
qualcosa, non diventare fine ma
rimanere mezzo.
La discussione successiva ha
sottolineato che le donne vedono male il potere nell’accezione classica, perche viene usato
contro le persone. Soprattutto
il potere economico. E’ un diritto dato per delega dalla base, ma quando la delega passa
sulla testa del singolo diventa
un furto.
Le donne sono portatrici di
istanze diverse e si è detto che
devono entrare nelle istituzioni maschili per cambiarle. Ma
questo entrare è carico di contraddizioni, perché non riusciamo a modificare le regole del
gioco e la struttura di potere ci
sovraccarica con le sue esigenze. Oppure, per farsi accettare,
molte donne al potere esaspera
la società
no le caratteristiche negative
del ruolo maschile.
D’altra parte, il contrario del
potere è l’impotenza, chi è disorganizzato è impotente. Non è
corretto dire che l’uomo in quanto tale ha il potere: ^nche gli
uomini sono schiavi della società così com’è organizzata e la
subiscono nelle sue durezze.
E’ possibile costruire un potere diverso? C’è chi ha messo
in discussione il mito della base e delle donne: la base respinge ed emargina, vedi il recente
esempio dell’assegnazione di
terreni per costruire campi per
nomadi e le donne, dove predominano, come nella scuola, non
danno risultati eccezionali. In
famiglia, poi, la donna si è costruita un potere sommerso che
usa per gestire e talvolta opprimere i familiari.
Il cambiamento deve essere
portato avanti da uomini e donne insieme, ma rimane il fatto
che, storicamente, gli uomini
sono il nord del mondo e le
donne il sud.
C’è chi dice che quando entra
in campo l’affettività (valore
considerato femminile), si crea il
crollo delle ambizioni e della
progettualità (valori maschili)
e che le donne coltivano la marginalità.
Forse, per uscirne, sarebbe necessario puntare su una migliore qualità della vita, lavorare
tutti di meno ma lavorare tutti, anziché proporre dei part-time che poi presentano svantaggi contrattuali e normativi, o
lamentare la disoccupazione.
Finora purtroppo le donne
hanno conquistato, insieme alla
loro emancipazione, anche il negativo della società maschile
competitiva: infarto, tumore,
fumo, inquinamento e uso prepotente dell’ambiente.
Una crescita diversa passa attraverso valori considerati femminili.
Oriana Bert
4
4 ecumenismo
11 dicembre 1987
W.. ■
SINODO DEI VESCOVI PRESENTATO UN LIBRO DELLA CLAUDIANA
Quale laico?
Nessuna novità a livello dogmatico - Il Canone e un tempo che pare
lontano - I nuovi movimenti - Attenzione per l’impegno nel sociale
Il cardinal Ballestrero, intervistato da ’Tamiglia Cristiana” (n.
44), alla domanda: «Chi è il laico cristiano? » ha risposto: « E’
quello di prima, quello di sempre ». Allora non ci sono novità? No, non nell’ambito della
dogmatica, nessuna novità sostanziale. Il laico resta ciò che
era. Ma, in verità, non ciò che
è sempre stato, poiché ci fu un
tempo in cui neppure esisteva
la distinzione tra clero e laici.
E il cardinale, se lo sa, non lo
dice...
Laico è chi non fa parte del
clero, non ha ricevuto l’ordine
presbiterale o diaconale e non è
’’religioso”, cioè incardinato, con
i ’’voti”, in im ordine religioso.
Anche le laiche sono quelle di
prima. Per loro vi è una impossibilità in più, esse, proprio perchè ’’dorme” non possono fare
parte del ’’clero”. E’ ima impossibilità fondata sul ’’genere”, impossibilità superata da molte
chiese protestanti e in via di superamento in quella anglicana.
Non a Roma. Il nuovo Codice di
Diritto Canonico (1983), nuovo
ma per molti àsìpetti "vetusto”,
recita, senza alcuna possibilità
di appello: « Riceve validamente
la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile » (can. 1024, cfr. 230). Essere donna cattolica è ancora ecclesialmente svantaggioso.
Il canone e la conseguente
prassi di esclusione, paiono venire da un altro pianeta, il pianeta senza tempo, come avrebbe
potuto scrivere, in una favola,
Gianni Rodari. Un luogo dove il
tempo che scorre non segna la
storia ma vi passa accanto, non
la tocca, la benedice senza scalfirla. ’Xlutta cavat lapidem”, imparano i nostri ragazzini al ginnasio, ma la roccia ecclesiastica
romana non pare accogliere il
lento lavorìo della goccia sulla
pietra.
Il documento base dato ai par-,
tecipanti al Sinodo, (Instrumentum laboris) non prendeva neppure in considerazione che si discutesse del sacerdozio alle donne, né proponeva una nuova visione dei laici. Il dociunento tracciava con queste espressioni i
confini dei tre stati di vita nella
chiesa: « Lo stato presbiterale
rappresenta la garanzia permanente della presenza sacramentale della redenzione cristiana jn
ogni tempo e luogo. Lo stato
religioso testimonia l’esigenza di
assolutezza intrinseca al ’’dover
essere” cristiano, che urge ogni
fedele a far coincidere il più
possibile r ’’essere” con il ’’dover
essere”. Lo stato laicale infine
conduce alla santificazione di tutte le condizioni umane nella comunione con la Trinità » (33).
Qualsiasi cosa voglia dire il difficile e contorto testo che disegna i tre stati, si ha un’impressione di vertìgine, il linguaggio
è allucinato. Il presbitero Narciso è invitato a distogliere lo
sguardo dallo stagno ecclesiastico, perché l’immagine che esso
gli rinvia è distorta e provoca
teologici deliri. La divisione tra
laici e clero ci è consegnata dalla
storia, ne è una ecclesiastica
piaga, non si trova nella Bibbia.
Ma allora perché contrabbandarla per vera? Il trucco c’è e si
vede. Il Sinodo è dei vescovi, del
clero, sono loro che dicono al
laici chi essi sono e devono essere. Nessuno dei 60 laici presenti al Sinodo ha voce deliberativa. E’ come se un’assise di
uomini volesse definire cos’è la
femminilità e, ascoltate educatamente le donne, decidesse, tra soli maschi, chi è la donna. Strapotere clericale? Certamente e tristemente.
Nel documento base un paragrafo, il 6“, è dedicato all’appello
ai laici perché combattano, denuncino, i sistemi politici autoritari. Invitiamo i ’’laici” a non
dimenticare di denimciare anche
i sistemi ecclesiastici autoritari.
Se, com’è vero, il Sinodo dei vescovi è in mano al papa, che lo
convoca, ne ratifica l’elezione dei
membri, ne stabilisce l’ordine dei
lavori e l’ordine dèi ^omo, ne
promulga i documenti (canoni
CJC 344 ss.) ciò significa che decide una sola persona: il papa.
Politicamente per tali forme di
governo usiamo espressioni dure che ne indicano ruiegittimità e
l’insostenibilità.
Il Sinodo non ha emanato documenti, né lo può fare, lo farà
il papa, tenendo conto, nella misura che vorrà, dèlie 54 proposte formulate dai vescovi e sottoposte al giudizio del ’’Beatissimo Padre”. Le proposte avrebbero dovuto restare segrete ma
(ecclesiastica glasnost) qualche
vescovo birichino ha violato la
consegna, perciò sono state pubblicate. La proposta 5" lamenta
il declino delle devozioni popolari e ne auspica la ripresa. Avanti con le processioni e i pellegrinaggi. La proposta 9‘, non
sappiamo se ingènuamente o coraggiosamente, chiede che si
chiariscano i criteri per discernere i ’’carismi”.
In Sinodo alcuni vescovi hanno chiesto che i nuovi movimenti, vedi Opus Dei, Neocatecumenali, Comunione e Liberazione
eoe., stiano sotto l’autorità del
vescovo diocesano e non snobbino le parrocchie. La proposta
15‘ auspica che sia il vescovo
ad emettere il giudizio sui movimenti operanti nella sua diocesi.
Si può osservare che, mentre
nel buio Medio Evo i movimenti
avevano carattere progressista
ed erano laicalmente promozionali, ora, i movimenti citati ed
altri, sono più conservatori dei
vescovi stessi! Però piacciono a
Wojtyla. La proposta 39' accusa le sette (vedi Pentecostali,
Mormoni, Testimoni di Geova
ecc.) di manipolazione ed invoca
la catechesi quale idonea profilassi. Il nostro codice penale ha
abolito il reato di plagio, ma se
proprio vogliamo contemplarlo,
estendiamo la critica e l’autocritica a tutti i plagiari, a tutti i
maestri di manipolazione.
Le donne sono ’’manovalanza
della comunità cristiana”? chiedeva l’intervistatore al card. Ballestrero. Le richieste provenienti sia dal clero che dai laici, in
Sinodo, configuravano una laica
più coinvolta in alcune mansioni: lettrice, chierichetto, diaconessa. Nelle proposte dei vescovi
tali timide istanze scompaiono. Davanti alla contestazione
del sacerdozio ’’maschile” cos’è
la richiesta che le bambine possano ’’servire messa”? Scompare
nelle proposte vescovili l’accenno alla sperimentazione di conduttori di parrocchia laici. Persone cui possono essere affidati
compiti di organizzazione e ani
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 13 DICEMBRE
ore 23 circa - II Rete
In questo numero:
— Intervista al past. Gioele
Fuligno di ritorno da Haiti
— Schèda filmata sui 20 anni della Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia
— Franca Long risponde ai
telespettatori
— Il riflettore sul convegno
« Eboli ed oltre »
mazione (non sacramentali in
senso presbiterale) sono già al
lavoro in alcimi Paesi, Africa,
America Latina epe. I Padri sinodali non hanno ritenuto di utilizzare tale esperienza per consolidarla ed, eventualmente, estenderla.
Le novità, formali, si diceva.
Insistenza sulla dignità della
donna (fatta salva la discriminazione nella chiesa), forte attenzione al compito politico- sociale del laico. C’è anche, faticosa scoperta, il riconoscimento,
nero su bianco, del fatto che
l’amore coniugale è anche sessuale. Molta attenzione è stata
data alla formazione dei laici,
alla loro preparazione teologica.
Sarà forse questa la strada che
porterà, nei Sinodi del futuro, a
im vero cambiamento di rotta.
A forza di Sinodi, speriamo
non nei secoli a venire, si farà
strada tra i laici e il clero la
convinzione che. ciò che impedisce una corretta visione di tutti
i discepoli di Gesù è l’ipertrofica concezione del ’’clero’’, la cui
stessa nozione è evangelicamente abusiva e violenta.
Per il prossimo Sinodo, suggeriamo un tema socialmente promozionale ed ecumenicamente
gradito: declericalizzazione. Grazie.
Alfredo Berlendis
CEVAA
Verdetto
ingiusto
In Nuova Cededonia è stato
celebrato un processo contro un
gruppo di persone accusate di
aver assassinato 10 melanesiani
nel dicembre 1984: con stupore
e inquietudine di tutta la popolazione, la corte di assise di
Hienghene ha giudicato non colpevoli gli imputati. La chiesa evangelica della Nuova Caledonia,
membro della CEVAA, ha diramato il seguente comunicato
stampa (31 ottobre):
Appreso con costernazione e
indignazione il verdetto della corte di assise che ha giudicato non
colpevoli gli accusati del processo di Tiendanite a Hienghene,
la chiesa evangelica:
— dichiara che l’assoluzione
degli imputati dimostra molto
chiaramente che la giustizia, in
Nuova Caledonia, legittima di
fatto il colonialismo di cui soffre il popolo canaco;
— dichiara che questa giustizia, fondamento della pace sociale, è instaurata ed esercitata
in modo discriminatorio e selettivo, a seconda che la persona
giudicata sia melanesiana, indipendentista o legalista:
— esprime preoccupazione
per le gravi conseguenze in vista della pace e della libertà tra
i popoli che abitano in Nuova
‘ Catedónia;
— prega il governo francese,
così come gli • abitanti di questo territorio, di fare trionfare
la giustizia in modo da progredire insieme verso una società
in cui la dignità di ognuno è
rispettata;
— si adopera con fede e con
impegno evangelico affinché le
generazioni future non siano
messe in causa da tali atti di
giustizia. Quale eredità di giustizia lasceremo ai nostri figli?
Per il Consiglio superiore
della chiesa evangelica
past. Passa Sailali
Concilio tradito
o da oltrepassare?
Alcuni segnali di vero e proprio ritorno indietro
- Anche l'ecumenismo non riesce ad avanzare
La sera del 20 novembre, a
Torino, il Centro Evangelico di
Cultura, le Comunità cristiane di
base e altri gruppi hanno promosso una presentazione del volume di Hans Kùng, N. Greinacher e altri. Contro il tradimento del Concilio - Dove va la chiesa cattolica? (ed. Claudiana,
1987) affidata a Paolo Ricca, della Facoltà Valdese di Teologia,
a Giampiero Casiraghi, preside
della Federazione interreligiosa
per gli studi teologici, e a Carlo
Molari, docente alla Urbaniana
di Roma.
Paolo Ricca esordisce descrivendo il volume: un dossier di
fatti che impressiona, con la documentazione di quanto vien fatto a livello ufficiale nella Chiesa romana per bloccare e invertire il movimento avviato dal
Concilio. Fra gli argomenti di
maggior rilievo Ricca sottolinea
taluni aspetti del nuovo Codice
di diritto canonico, in cui i poteri del papa superano non solo quelli del vecchio codice, ma
addirittura quelli statuiti dal
Concilio Vaticano I (nello stesso nuovo codice è delineata la
prelatura personale, istituzione
utilizzata di recente per VOpus
Dei). Altro bersaglio delle tendenze anticonciliari è il metodo
storico-critico di approccio alla
Bibbia, qualificato dal card. Ratzinger di « necrofilia ». Ma scegliendo come tema specifico del
suo intervento la situazione dell'ecumenismo, Ricca rileva che
sull’argomento siamo a un punto
morto, non solo e non tanto per
le tendenze rilevate dagli autori del volume, quanto perché
Tecumenismo stesso — di cui pure Giovanni Paolo II parla spesso e favorevolmente — richiederebbe di andare oltre il Concilio. Tutto, invece, resta immobile; nulla viene concesso sul culto, sulla Cena, sulla pastorale
evangelica, sui matrimoni misti...
Casiraghi si assume di enunciare alcune istanze critiche sulle tesi che emergono dal volume nel suo assieme, pur consen
tendo con taluni degli scritti che
lo compongono e confermando
talune considerazioni in esso esposte. Le sue osservazioni vertono soprattutto sulla dimensione storica, la quale deve prevalere sulle singole polemiche, e
nel cui ambito il Concilio si pone sulla direzione della continuità della vita della Chiesa, costituendone una realtà irreversìbile. Ciò è sjtecialmente constatabile nella Chiesa nel suo insieme, per cui più appropriata sarebbe la domanda espressa nel
titolo del libro se suonasse: dove va la Curia romana? Prendendo lo spunto da quanto si è
scritto circa la teologia della liberazione, Casiraghi rileva la nenetrazione di taluni motivi fondamentali di essa nella coscienza cattolica, che ne viene orientata verso l’esigenza di una teologia che si attagli aH’odierna
situazione del mondo anche religioso, privilegiando il rapi>orto Nord-Sud in confronto rdle
secolari polemiche interne all’ambito europeo.
Molari definisce il volume come un libro appassionante che
attesta amore alla Chiesa. E’
d’accordo con Ricca nel ritenere che l’effetto della contrapposizione ratzingeriana alla « modernità » mostra il suo maggiore imroatto nello sforzo di precludere la spinta del Concilio oltre se stesso. Sul tema specifico della situazione dei laici, sulla quale particolarmente si sofferma, Molari rileva che in realtà ci sono dei passi avanti; il
tema si è posto seriamente nel
Sinodo dei vescovi; la missione
laicale è d’avanguardia. I movimenti oggi nella Chiesa vanno
nella direzione dell’universalità
e sono laicali. Anche i capitoli
sulla donna nella Chiesa portano alla conclusione deH’esigenza
di andare oltre il Concilio.
Vari e vivaci interventi dei
presenti e le repliche dei relatori hanno concluso la proficua
serata.
Augusto Comba
Claudiana editrice
KARL BARTH
PREGHIERE
Rileg. tela, impr. in oro e sovracc., pp. 96, L. 14.000
Le preghiere dei culti del più grande teologo del secolo
per ogni occasione dell’anno. Un prezioso libro di spiritualità
evangelica.
PAOLO RICCA, GIORGIO TOURN
GLI EVANGELICI E MARIA.
L’ANNO MARIANO
(«dossier» n. 21), pp. 64, L. 5.000
L’« anno mariano » non favorisce l’ecumenismo, perché
queste 0 sarà centrato su Gesù Cristo o non sarà. La posizione degli evangelici di fronte alla nuova mariologia e all’enciclica del papa. La vera Maria del Nuovo Testamento. Appendice di V. Subilia.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
5
11 dicembre 1987
vita delle chiese 5
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
ROMA
Riprende il collettivo ecumenico Giornata
PINEROLO — Nella riunicme
del 5 novembre scorso si è deciso di proseguire l’esperienza del
Collettivo Biblico Ecumenico, iniziata nel 1975.
Specialmente durante lo scorso anno (1986/87) si sono ridotte moltissimo le presenze di vaidesi e di cattolici, tant’è che non
si è potuto organizzare rincontro interconfessionale nel pomeriggio della Pentecoste.
Nonostante queste difficoltà si
è ritenute importante tenere aperto questo piccolo spazio di
confronto sulla Parola di Dio,
anche in vista di un servizio da
rendere alle comunità locali.
Durante l’anno 1987/88 il Collettivo imposterà alcuni studi
biblici sul progetto preparato
da un gruppo misto locale per
la Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani (gennaio
1988 ) : « L’amore di Dio scaccia
la paura » (1 Giov. 4: 7-21).
Ecco gli 8 studi biblici previsti:
— « Chi ha questo amore è
diventato figlio di Dio e conosce Dio, perché Dio è amore »
(1 Giov. 4: 7-8).
Letture: Geremia 31: 31-34;
Salmo 145; Efesini 3: 14-21; Giovanni 17: 20-26.
— « Noi amiamo Dio, perché
egli per primo ci ha mostrato
il suo amore» (1 Giov. 4: 19).
Letture: Geremia 31: 1-9; Salmo 103; Efesini 1: 3-14; Giovanni 15: 12-17.
— « Dio ha manifestato così
il suo amore per noi: ha mandato nel mondo suo figlio, l’uni
Inaugurazione
Ospedale
TORRE PELLICE — In occasione dell'inaugurazione deirOspedale valdese è
stata predisposta una serie di manifestazioni:
Venerdì 11, alle ore 21, presso la Foresteria valdese tavola rotonda sul
« ruolo dell’Ospedale Valdese nella vai
Peli ice »; relatori past. A. Taccia, presidente GIOV, P.C. Longo, presidente
Comunità Montana Val Pellice-USSL
43. Giovanni Mathieu, direttore sanitario deirOspedale, Giovanni Rissane,
cooidinatore sanitario USSL 43.
Sabato 12 - Fra le 15 e le 17 visita
all Ospedale; ore 21, nel tempio valdese. concerto coralistico e strumentale
con ia partecipazione delle corali di
Luserna S. Giovanni e di Torre Pellice,
dei Coretto di Torre e del Gruppo
flauti.
Domenica 13 - Culto con la comunità
di Torre Pellice alle ore 10; pranzo presso la Foresteria ed alle ore 15, nel
tempio valdese, « L'Ospedale di Torre
Pellice, ieri ed oggi «, relazione del
presidente della CIOV A. Taccia.
Ore 17-19: visita all'Ospedale.
12>13 dicembre
□ FGEI-VALLI
VILLAR PEROSA — Presso il convitto
valdese ha luogo un incontro su “ biogenetica », viaggio fra le nuove tecnologìe. Questi i momenti principali delle
giornate: appunti dal campo studi M.
C. S. di Strasburgo, rassegna stampa,
studio biblico, dibattito dal titolo « Etica e scienza verso II dialogo? », con E.
Tomassone e P. Ribet. Sabato: inizio
ore 16.30.__________________
Lunedì 14 dicembre
□ INCONTRO PASTORALE
DEL 1“ DISTRETTO
TORRE PELLICE — Alle ore 9.15, presso la Casa unionista, ha inizio l'Incontro pastorale del I Distretto. Dopo la
meditazione a cura del past. M. Berutti,
S. Labsch e V, Gardiol introducono II
tema: « Nuove tendenze della cura d’anime », Nel pomeriggio: comunicazioni
varie.
CO, per darci la vita» (1 Giov.
4: 9).
Letture: Deuteronomio 30: 1520; Salmo 36: 6-10; 2 Corinzi 5:
14-17; Giovanni 10: 7-10.
— « Non l’amore che abbiamo
avuto verso Dio, ma l’amore che
Dio ha avuto per noi, il quale
ha mandato Gesù suo figlio, per
farci avere il perdono dei nostri
peccati » (1 Giov. 4: 10).
Letture: Isaia 1: 16-18; Salmo
130; Colossesi 2: 11-15; Matteo
20: 25-28.
— « Dio ha mandato Gesù suo
figlio, per salvare il mondo » (1
Giov. 4: 14).
Letture: Deuteronomio 18: 1518; Isaia 12: 1-6; Atti 3: 20-26;
Giovanni 3: 13-18.
— «Dìo ci ha dato il suo Spirito » (1 Giov. 4: 13).
Letture: Gioele 3: 1-5; Salmo
27: 1-6; 1 Cor. 12: 4-11; Giovanni 7: 37-39.
— « Noi abbiamo visto e siamo testimoni che Dio ha mandato Gesù suo figlio» (1 Giov.
4: 14).
Letture: Isaia 43: 10-13; Salmo
40: 10-12; 2 Cor. 4: 1-4; Giovanni 1: 40-51.
— « L’amore di Dio scaccia la
paura » (1 Giov. 4: 18).
Letture: Genesi 3: 1-11; Salmo
46: 2-8; Atti 18: 9-11; Matteo 8:
23-27.
Gli incontri del Collettivo si
svolgeranno presso la Comunità di.S. Domenico (V.le Savorgnah'dOsPìipo, 1) il 2° giovedì di »
ogni mese alle ore 20.45,’ secondo il seguente calendario:
14 gennaio 1988
18/25 gennaio: Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
11 febbraio
10 marzo
14 aprile
12 maggio
22 maggio: Pomeriggio di Pentecoste.
Incontri aperti
FERRERÒ — La chiesa di Perrero-Maniglia sperimenta quest’anno una formula diversa per
la sua riunione del centro. Nel
corso di quattro incontri mensili
verranno discussi anche temi che
non interessano unicamente i
membri di chiesa. Un incontro
ha già avuto luogo nel mese di
novembre, con la proiezione di
diapositive scattate durante un
viaggio in Messico e Guatemala
da Luciano Micol, direttore della
corale di Ferrerò. Le immagini,
al di là dell’interesse per la bellezza dei luoghi, hanno suscitato
degli interrogativi sulla vita delle
popolazioni di quei paesi. Il prossimo appuntamento è fissato per
mercoledì 16 dicembre. Nella sala delle attività di Ferrerò la
bioioga Lucia Di Mauro Meli introdurrà il tema: Biotecnologie
e ingeg;nerla genetica.
• L’unione femminile di Ferrerò invita al tradizionale incontro natalizio, il 15 dicembre alle
ere 14.30, tutti coloro che sono
interessati ad accogliere le sorelle dell’unione femminile della
chiesa di Villasecca e due sorelle
dell’Esercito della Salvezza di
Torre Pellice.
• Il culto di Natale avrà luogo
alle 9 a Maniglia e alle 10.30 a
Ferrerò. In serata, alle 20, nel
Tempio di Maniglia la corale
di Pinerolo « Turba conclnens »
.eseguirà alcuni canti del suo repertorio.
La scuola a nuovo
LUSERNA S. G. — Sabato 12
dicembre, presso la sala Albarin,
la società di cucito presenterà il
suo bazar natalizio a partire dalle ore 14,30.
• In due intense giornate di
lavoro volontario da parte della Commissione Stabili e di
molti abitanti del quartiere, è
stata rimessa a nuovo la scuola di quartiere dei Gonin.
Culto dei giovani
TORRE PELLICE — Ha avuto un’ottima riuscita l’iniziativa
dei giovani dell’Unione dei Coppieri di proporre in un culto,
svoltosi domenica 6 dicembre, il
frutto delle loro riflessioni sul
tema della creazione proposto
dal libro della Genesi. La parte
liturgica è stata curata dai ragazzi del precatechismo, presenti al culto numerosi insieme ad
alcuni genitori, in una sala risultata troppo piccola vista la partecipazione.
• Buona partecipazione ha pure riscontrato, sempre domenica
6, il bazar delle Missioni presso
la Foresteria.
• Sabato 12 e domenica 13 si
svolgeranno due giornate al
Foyer di Villa Elisa; fra l’altro
verrà proposto un bazar.
Grazie!
S. GERMANO — Un ringraziamento sincero va a tutti gli organizzatori della « Strasangermano », manifestazione riuscitissima, che ha fruttato la bella somma di 2 milioni di lire a favore
della ristrutturazione dell’asilo,
e al Coretto di Torre Pellice
per la serata offerta che è stata
seguita co|i .p.J;teniàQne dal pubblifeó; pùrtroppó pòco numeroso,
ma che tuttavia ha applaudito
con entusiasmo i giovani, e il loro direttore, che hanno voluto
pensare anch’essi ai nostri anziani.
Agape fraterna
VILEASEOCA —- Domenica 20
dicembre vi sarà un culto di Natale particolare con la partecipazione degli alunni della Scuola
domenicale e del catechismo,
tutti accompagnati dai genitori.
La liturgia del culto sarà svolta
da alcuni ragazzi/ragazze.
La nostra Unione femminile
coglie questa occasione per organizzare un’agape fraterna subito dopo il culto, offrendo un «primo piatto caldo » : ciascun partecipante provvederà al resto per
sé. Seguiranno canti e giochi.
Oltre all’Unione femminile
prenderanno parte a questo incontro la corale e la filodrammatica.
Tutta la comunità è cordialmente invitata. E’ necessario
però prenotarsi il più presto possibile.
Concerto
S. SECONDO — Martedì 15
dicembre, presso il tempio valdese avrà luogo un concerto di musiche vocali e strumentali del
’600: in programma musiche di
Frescobaldi, Gorelli, Scarlatti,
Purcell ; soprano Antonella Lolli,
flauti diritti Claudia Krael e Stefania Bertolino, clavicembalo
Claudio Gillio.
La Creazione
RODORETTO-FONTANE —
Domenica 20 dicembre alle ore
20.30, nella scuoletta di Fontane,
serata comunitàMa con 1 ragazìsì
della scuola domenicale: canti,
diapositive sul racconto biblico
della Creazione.
Bazar
RORA’ — Domenica 20 dicembre avrà luogo il culto della
scuola domenicale; nel pomeriggio alle 14,30 apertura del bazar
delle Fucine a cura del gruppo
donne: partecioano la Corale ed
i bambini della scuola domenicale.
evangelistica
L’Assemblea di chiesa del 25
ottobre ha concluso un’intensa e
bella giornata nella quale, al culto del mattino, cinque catecumeni sono stati battezzati e due confermati, all’agape che è seguita
al culto hanno partecipato circa
150 persone. Poco dopo le 16 è
iniziata l’Assemblea con la relazione dei lavori del Sinodo fatta
da Paolo De Prai, nostro deputato.
L’Assemblea si è interessata
molto alla proposta di una collaborazione più intensa e organica fra le chiese valdesi, metodiste e battiste, come pure ampio spazio, nella discussione, è
stato dato al modo col quale sarà ricordato nel prossimo 1989 il
cosiddetto « glorioso rimpatrio ».
Il Sinodo ha sottolineato la necessità di impostare questo ricordo sui temi della testimonianza e dell’evangelizzazione. In questa linea l’Assemblea ha proposto al Concistoro di studiare la
possibilità di organizzare, insieme Etile altre chiese evangeliche
della Federazione, una giornata
evEuigelistica per il 1989, in un
quartiere della periferia romana.
Sarebbe anche questo un segno
del cammino in comune fra le
chiese, che in questi ultimi anni
ha ripreso respiro.
In pàralleló à queéta proposta
ne è stata fatta un’altra: quella
di avere un’altra giornata di presenza evangelica aprendo tutti ì
nostri locali al pubblico esterno
(richiamato con opportune iniziative), così come avevamo fatto alcuni anni or sono. A questo
fine è stata nominata una commissione di lavoro composta da
Carla Long, Vincenzo Ribet, Pao
la Rostan e Davide Dogliani.
Sulla questione delle finanze
deUa chiesa si fanno queste osservazioni: 1) I doni delle chiese estere, se pur continueranno,
saranno sempre più vincolati a
scopi particolari; 2) I proventi
degli stabili debbono coprire le
spese degli stabili stessi, infatti
chiese e locali di attività costano, ma non rendono. Inoltre si
deve tener presente che la Tavola Valdese ritiene di dover affittare i suoi locali a equo canone;
3) Le contribuzioni dovrebbero
coprire le spese vive della chiesa che sono costituite soprattutto dal mantenimento dei pastori
e degli emeriti. Purtroppo per
ora non siamo capaci di far
fronte a questa spesa, anche se
gli stipendi pastorali sono notoriamente molto bassi e da qualche anno non sono stati aumentati che in modo limitEdissimo.
(Basterebbe che ogni membro
che ha una entrata — stipendio,
pensione, ecc. — desse il 3% e
non ci sarebbero problemi!).
Da due anni il Sinodo invita
le chiese a mettere nelle voci ordinarie del loro bilancio anche
la Facoltà di teologia. La cosa è
discussa dall’Assemblea e ci si
accorge che la nostra comunità,
così vieiha alla Facoltà, ignora
gran parte dei problemi che riguardano questo Istituto fondamentale per la vita delle nostre
chiese.
Si decide di invitare un professore della Facoltà a parlare
nel corso di un culto sui problemi della Facoltà stessa, con
particolare riguardo alle questioni finanziarie.
UNIONE PREDICATORI LOCALI
Un importante contributo
Il supplemento al n. 8-’87 de
Il Testimonio contiene la Circolare informativa deH’Unione Predicatori Locali (UPL). Si consiglia a tutti coloro che ne sono
interessati di leggerla attentamente. Vi si trovano infatti il
programma del corso (biennale)
per i candidati predicatori locali, il verbale deU’assemblea del
25/26 aprile 1987, alcune comunicazioni del Comitato, alcune
questioni amministrative e finanziarie, il regolamento e gli
articoli della disciplina generale
che ai predicatori locali si riferiscono.
Il Comitato sta lavorando per
discutere il contenuto di alcune
richieste pervenute ed i loro modi di attuazione, e per preparare i programmi della prossima
assemblea nazionale che si dovrebbe tenere ad Ecumene nei
giorni 16/17 aprile 1988.
Non si ricorda mai abbastanza quanto sia utile — per chiese come le nostre — la presenza di laici che, anche con una
preparazione opportuna, si dedi
chino con impegno alla predicazione. L’UPL ed il suo Comitato, con molta umiltà, desiderano portare il loro contributo
specifico alla predicazione evangelica in Italia.
M. C.
TORINO — Lunedì 14 dicembre, alle
ore 20.45, presso la sala valdese di via
Pio V Diego Novelli, Mario <Baudino,
Piera Egidi presenteranno il libro flesonance di Rina Lydia Caponetto, i sentimenti, le emozioni di una donna di
oggi nel caos della vita cittadina. Sarà presente l’autrice.
TORINO — Venerdì 18 dicembre, alle
ore 21.15, nel tempio valdese di corso
V. Emanuele si terrà un concerto dell’organista Luca Antoniotti. Verranno
eseguite musiche di J. Guillon, F. Couperin, J.S. Bach, T. Dubois, J. Alain,
W. Mathias.
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6 valli valdesi
Il dicembre 1987
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Un governo
attento
Il Consiglio comunale di Luserna San Giovanni, riunitosi il
30 novembre, ha ricordato, in
apertura di seduta, Alcide Carnero, già amministratore del Comune negli anni ’60 e figura ben
nota nel paese per il suo impegno civile, deceduto la sera del
29 novembre.
Un Consiglio comunale piuttosto tranquillo, con all’o.d.g. questioni che non hanno dato àdito
ad accese discussioni; l’impressione che si traeva è che la maggioranza esercita la funzione di
governo del paese in modo anche attento e sensibile alle istanze ed osservazioni della minoranza, che non manca di farsi
sentire: molte votazioni all’unanimità, talora la minoranza si
astiene, manifestando così che
il « gioco — politico — delle’'
parti » è vivo.
In rapida sintesi, gli argomenti risultati più rilevanti: ad una
interpellanza del P.C.I., sul servizio di custodia e di manutenzione degli impianti sportivi comunali, il Sindaco rispondeva
che il problema era (ed è) all’attenzione della Giunta come
parte di un programma di intervento sul. centro sportivo per
aumentarne la funzionalità; il
Comime ha assunto un impegno
di spesa per l’istituzione di corsi di nuoto per le scuole.
Il regolamento delle Commissioni consultive comunali è stato modificato in modo da evitare che possano far parte di esse
persone che potrebbero trovarsi
in conflitto di interessi con il
Comune.
Il Consiglio comunale ha preso atto della relazione finale e
della conclusione del lavoro di
riordino dell’archivio del Comune, effettuato dalle dott. Ballesio
e Fantino: è stato un lungo e
complesso lavoro, che gli interessati alla storia di Luserna
San Giovanni apprezzeranno certamente negli anni a venire.
P. G.
VIABILITÀ'
Nuovo ponte
sul Chisone
VILLAR PEROSA — Verrà
inaugurato, domenica 13 dicembre, con im convegno sulla viabilità nelle valli Chisone e Germanasca, il nuovo ponte sul Chisone
che è stato costruito a valle di
Villar Perosa (zona Tupini) dopo
il crollo del precedente a causa
dell’alluvione del 1977.
Nel corso del convegno verrà
illustrata una proposta di variante alla strada statale 23 che la
Provincia ha predisposto ed il
cui costo (comprendente un tratto in galleria e un viadotto in
corrispondenza di Perosa) è di
circa 40 miliardi.
La prima parte, di cui il ponte
è la prima « opera d’arte », costerà 4 miliardi ed è a carico
della Provincia, per il resto si
prevede l’intervento dell’Anas.
DIECI ANNI DOPO LA PIENA
Penice: fiume pericoloso
Una denuncia dei gruppi ambientalisti mette in evidenza responsabilità e problemi - Si faranno in inverno alcuni interventi urgenti?
Potrebbe sembrare di primo
acchito strano preoccuparsi di
alluvioni in una stagione che vede ormai i nostri monti coperti
da una buona coltre di neve, tuttavia proprio in questi giorni il
Comitato per l’ambiente Val Pellice, nel corso di una serata che
ha visto la partecipazione di un
centinaio di persone, ha messo
in risalto una situazione di grave rischio, non dissimile da quella che provocò la rovinosa piena del "77. Nel corso della serata,
che ha visto anche l’impegno
della commissione per la tutela
deH’ambiente montano del CAI,
si sono levate voci preoccupate
e con documenti fotografici ben
visibili. I tecnici presenti hanno
spiegato come una caratteristica
tipica della Val Pellice sia il
basso « tempo di corrivazione »,
ovvero la breve durata che intercorre fra l’inizio della pioggia e l’istante in qui nel torrente defluisce la goccia d’acqua caduta sulla località idraulicamente più lontana del bacino.
Siccome una pioggia di fortissima intensità ha in genere ima
durata breve, se il tempo di corrivazione è lungo, il bacino riesce a smaltire gradualmente la
Ponte sul Pellice all’Albertenga di Torre Pellice: la luce sotto il
ponte in alcuni punti è ridotta a meno di 1 metro.
massa liquida. Nel nostro caso,
invece, tutta l’acqua che cade
dal cielo va a confluire velocemente nel torrente.
Rispetto al 1977, migliaia di
metri quadrati di territorio in
più sono stati impermeabilizza
TORRE PELLICE
Aumenti tariffari
Il Consiglio comunale di Torre Pellice, nel corso della sua
ultima seduta, ha deliberato una
serie di aumenti tariffari o maggiorazioni che porteranno nelle
casse comunali un discreto numero di milioni. Va detto che
si tratta di misure molto spesso
impopolari, riguardando esse la
raccolta rifiuti, le pubbliche affissioni, lo scarico delle acque,
l’energia elettrica. Si tratta di
possibilità impositive a vantaggio dei Comuni che il governo
centrale concede in assenza di
misure più precise per la finanza locale, che vede i Comuni sempre più in difficoltà anche nella
semplice normale amministrazione.
Oltre a ciò i consiglieri hanno deliberato di realizzare, in
accordo con l’Associazione dei
partigiani, un cippo funerario in
onore dei partigiani caduti ed
hanno approvato un capitolato
speciale che determinerà i criteri per l’assegnazione della gestione del centro culturale denominato Cinema Trento con annesso il padiglione spettacoli di
Piazza Muston.
Infine è stato deciso di stipulare un mutuo con il Credito
Sportivo per lavori di adeguamento e miglioramento del Palazzo del ghiaccio; sull’argomento va segnalata la voce che vedrebbe come concesso il finanziamento per la copertura, secondo le richieste presentate
(quella di Torre fu a suo tempo la seconda in assoluto) sulla
base della legge nazionale che
tende a migliorare gli impianti
adibiti a pratiche sportive.
ti a causa dell’urbanizzazione e
della costruzione di strade: anche questo fatto comporta un
più veloce concentrarsi delle acque nei torrenti e piene più repentine.
D’altro canto, le briglie costruite a monte non hanno più ricevuto cure, mentre pioppi e salici alti 4-5 metri, cresciuti in
questi anni nell’alveo del Pellice, possono essere trascinati via
ed ammassarsi contro i pilastri
dei ponti, formando dighe estremamente pericolose.
Il ponte delTAlbertenga, poco
a monte di Torre Pellice, è ostruito dalla vegetazione e dai detriti per i 3/4 della sua luce. Esso
ha già subito gravi danni nel
1977 (un pilone presenta una vistosa crepa) e, trasformato in
barriera alle acque, non resisterebbe ad una nuova piena.
A monte del ponte Blando si
è formata, per l’accumulo di
massi, una grossa isola che divide in due la corrente e che
è attualmente ricoperta di vegetazione: anche in questo caso
una piena sarebbe disastrosa in
quanto l’acqua andrebbe a scalzare i piloni laterali.
Si attende ora un incontro fra
Magistrato del Po, responsabile
del Pellice, e Sindaco di Torre.
Non bisogna dimenticare, comunque, che gli interventi a valle devono essere integrati dalla
cura delle opere di contenimento costruite a monte. P.V.R.
SAN SECONDO
Il successo
del metano
Nel corso della sua ultima seduta il Consiglio Comunale di S.
Secondo, considerato il notevole
successo ottenuto dalla diffusione del metano nel comune, ha
dovuto deliberare una variante di
spesa relativa alla messa in opera della rete di distribuzione,
comportante la spesa di L. 650
milioni, reperiti con l'accesso ad
un prestito della cassa DD.PP.;
spesa causata sia dal maggior
numero di richieste avute rispetto a quelle previste, sia da alcuni imprevisti: l’attraversamento della linea ferroviaria, che ha
richiesto più di un mese di tempo, maggiori spese di ripristino
dei manti stradali e così via.
Sono stati poi approvati lo
studio generale di massima sulla rete fognaria, che dovrebbe
coprire buona parte del territorio comunale, di cui ovviamente non si può ancora precisare
la spesa: essa presumibilmente
sarà di alcuni miliardi e vena
attuata nel corso di diversi anni, ed ancora il progetto generale di sistemazione della viabilità interna, che prevede l'adozione di alcuni sensi unici in
centro (V. Repubblica) e la costruzione di due nuovi tronchi
di strade per agevolare il collegamento Pinerolo - Prarostino, ■ vitando l’attraversamento del
centro.
In chiusura sono stati deliberati alcuni contributi verso enti
e associazioni, tra cui quello alla Cooperativa Produttori Agricoli Prarostinesi, che conta diversi soci di San Secondo. Tale contributo ha suscitato un acceso dibattito causato dalla parziale opposizione della minoranza, dibattito che ha dato lo spunto per una presa di posizione
del Consiglio a favore di un’attività, l’agricoltura appunto, che
viene generalmente snobbata m.i
che riveste particolare importanza sia per quanto riguarda la
difesa del territorio, sia per l’occupazione. C. R.
Domenica 20 dicembre 1987
nel Tempio Valdese di
Torre Pellice - ore 14.45
LA GIOIA DEL NATALE
Programma di canti e musi
che presentato dalla
Corale Valdese
di Torre Pellice
Esecutori:
Carlo Arnoulet (basso)
Gruppo flauti Val Pellice
Corale Valdese diretta dal M.o
Ferruccio Corsani
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7
11 dicembre 1987
valli valdesi 7
TORRE RELUCE TOURNEE DI TULLIO RAPONE ALLE VALLI
Solidarietà
con ii Nicaragua
Venerdì 27 nov. si sono concluse al Cinema Trento le tre serate dedicate al Nicaragua e organizzate dalla locale sezione del
PCI unitamente alla F.G.C.I. e
all 'Associazione Italia-Nicaragua.
Il programma comprendeva
documentari sulla situazione di
quel paese sia sotto la feroce
dittatura di Somoza, sia dopo
l’abbattimento della medesima
ad opera del fronte sandinista,
oltre ad analisi e dibattiti sulTargomento. Si è esaminato fra
l’altro uno « Speciale TGl », tipici,) esempio di disinformazione
a cura dei mezzi di comunicazione che, sotto una patina di
pretesa obiettività, giustificava
in sostanza lo stanziamento di
miliardi di dollari dagli U.S.A.
a favore dei contras e delle ex
guardie somoziste. Impossibile
non pensare alla favola del lupo
e del l’agnello in versione moderna, di fronte a chi sostiene eh’'
una potenza come gli Stati Uniti si sente minacciata da un paese poverissimo di tre milioni di
abitanti che, per questa logorante aggressione, ha già avuto cinquantamila morti ed ha dovuto
stanziare nel 1986 un terzo del
suo bilancio!
Francesco Petrelli, al termine
della proiezione, ha illustrato
il « Progetto Nicaragua » della
F.G.C.I. Si tratta di una proposta che, al di là di ogni convinzione politica e anche a prescindere da ogni valutazione degli eventi di cui sopra, dovrebbe
tro\are il consenso di ogni persona « di buona volontà », in
particolare dei credenti e quindi
anche dei lettori dell’Eco-Luce.
Si prevede infatti di costruire
un centro educativo e ricreativo
nel nord del paese in una zona
in cui molti sono gli orfani, di
famiglie contadine, a seguito della guerra e della guerriglia. La
costruzione di questo complesso
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Storie valdesi
in musica
di edifici, che, verrà a costare
400 milioni, prevede la possibilità di ospitare 156 bambini e
ragazzi, con spazi attrezzati sia
per lo studio che per attività
sportive e ricreative.
Un interx’ento dunque di solidarietà, un minimo risarcimento
verso un paese che ha sempre
conosciuto la sopraffazione e la
miseria. Per dei cristiani che vogliano contribuirvi un « investimento sicuro » nello spirito del
Sermone sul Monte (Luca 12;
33).
Le offerte possono essere inviate servendosi del C. C. postale n. 63912000 intestato a « Scuola e Università », Roma, indicando come causale del versamento
il progetto Nicaragua.
M. A. B.
Guida ai
servizi bancari
Talvolta può non essere sufficiente valutare la redditività di
un conto corrente bancario; occorre sapere qual è il costo di
ogni operazione possibile e quali servizi vengono offerti ai correntisti. Per venire incontro alle esigenze degli utenti, la Giunta regionale ha deciso di mettere a disposizione un volumetto; « Allo sportello consapevolmente » (guida ai servizi bancari).
La pubblicazione, promossa
dalla Federccnsumatori del Piemonte, è reperibile presso l’assessorato al commercio della
Regione Piemonte, in piazza S.
Giovanni 4 a Torino, oppure
presso le associazioni dei consumatori nelle principali città
della Regione.
Il Folkstudio di Roma fu quel
locale dove agli inizi degli anni
’70 lotta politica e musica popolare si fondevano parlando di
impegno, di libertà con l’ausilio
quasi sempre di una chitarra.
Là si poteva trovare uno studente liceale chiamato Francesco De
Gregori od uno studente in giurisprudenza, un tale Antonello
Venditti. Di là passò, « per far
sentire le sue canzoni », Tullio
Rapone, ogai residente a Torino, i cui percorsi furono poi molto diversi da quelli dei cantautori prima citati. Una statone
come insegnante in provincia e,
a distanza di 15 anni, la ripresa
di certe serate, uno stile che indubbiamente ricorda quello deF
la cosiddetta « scuola romana », i
temi solo apparentemente diversi. Oggi Rapone canta ballate in
cui spesso il filo conduttore è
una vicenda o un personaggio
della storia protestante, ma sono anche canti sulla libertà, sull'intolleranza, situazioni che rimandano non solo al mondo valdese ma ai rapporti umani in
genere « anche se — dice lo stesso Rapone — non è detto che
sia facile trovare persone disponibili ad ascoltare una vicenda
di "barba” inseguiti dal Savoia
di turno o asserragliati sui monti ».
Crediamo possa piacere lo stesso sentire, secondo la tradizione
dei cantastorie, le vicende del
Barun Litrun o della stessa Glorieuse Rentrée, con l’accompiagnamento ormai non nuovo, ma
per qualcuno accattiveinte, di una
chitarra.
Perciò Radio Beckwith ha organizzato alcune serate in vai
Pellice; sabato 12 die., ore 20.45,
presso la sala della Chiesa valdese di Rorà, domenica 13 die.,
ore 20.45, nel tempio di Torre
Pellice, sabato 19 dicembre, ore
20.30, nella sala di Bobbio, do
menica 20 die., alle ore 20.45,
nella sala di S. Lorenzo ad Angrogna.
Segnalazioni
TORRE PELLICE — La Cooperativa
Operaia quest'anno intende organizzare, in occasione deila festività natalizia, un incontro, con relativo rinfresco,
con tutti i soci pensionati.
Lo svolgimento di questo piccolo
trattenimento avverrà sabato 12 dicembre, alle ore 15.30, nei locali della Soc.
Generale di Mutuo Soccorso In via
Roma n. 7 a Torre Pellice.
PINEROLO — La sezione pinerolese
del WWF ed II CAI, avvalendosi della
collaborazione del coro Eric Boucle, organizzano una serata intitolata ■■ Immagini e canti », che si svolgerà presso
il tempio valdese di via dei Mille 1,
alle ore 21 di sabato 12 dicembre.
Nel corso della manifestazione verrà
consegnato il premio « Monica Savino »,
giunto alla terza edizione, che viene
assegnato ad una persona che si sia
particolarmente distinta per la salvaguardia dell’ambiente nel pinerolese.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Il « gruppo Italia
90 » Val Pellice, nel 39° anniversario
della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo, promuove un seminario
sul tema « La pena di morte ».
Il seminario, che inizia alle ore
16.30 di lunedì 14 dicembre e di martedì 15, si svolgerà presso la Foresteria valdese con il patrocinio del Comune di Torre Pellice e la collaborazione del Distretto scolastico 43.
Sono previste relazioni del magistra
CONCESSIONARI
LONGINES
I^F^IN^RÈNT
CoUectm
CITIZEN
FERNH ••
ARGENTERIA - CRISTALLI MOSER
e articoli da regalo
Gioielleria BORNO s.n.c.
di TESI & DELMASTRO
PINEROLO
via Trieste, 24
to Elvio Passone su « La pena di morte: giustizia, vendetta o paura? » e
del prof. Carlo Ottino su « Il diritto alla
vita e la pena di morte - la posizione
di Amnesty International ».
Comitati per la pace
POMARETTO — Il Comitato pace e
disarmo delle valli Chisone e Germanasca si riunisce mercoledì 16 dicembre, alle ore 20.30, presso il municipio.
_____________Cinema_______________
TORRE PELLICE — Queste le proiezioni previste nella settimana al Cinema Trento: giovedì 10, alle ore
20.30, "El Cochecito” di M. Ferreri;
ven. 11, ore 21, ”11 signore degli anelli”; sabato 12 (ore 20-22) "Cavalli di
razza”; domenica 13 (ore 16, 20, 22) "La
casa 2".
Mostre
TORRE PELLICE — Dal 9 al 24 dicembre, la sede della Pro Loco, presso il municipio, ospiterà una mostra
della ceramista Romana Pavan.
RINGRAZIAMENTO
« O Eterno, al mattino tu ascolterai la mia voce; al mattino ti
offrirà la mia preghiera e aspetterò y>
(Salmo 5: 3)
I familiari della compianta
Teresa Manavella ved. Roland
commossi e rifNjnoscenti per 1-a girande
dimostrazione di stima e affetto tributata alla loro cara, neirimpossibìlità di
farlo singolarmente, ringraziano tutti
coloro che con seritti, parole di conforto e presenza al funerale hanno preso
parte al loro dolore.
Un grazie particolare al pastore Zotta, alla dott.sa Miehelin Salomon, a
tutto il personale medico e paramedico
deirOspedale Valdese di Torre Pellice.
Torre PelV.ee, 11 dicembre 1987
RINGRAZIAMENTO
c( UEterno è la mia luce e la
mia salvezza »
(Salmo 27 : 1)
I familiari di
Enrico Robert
commossi e riconoscenti ringraziano
di cuore tutti coloro ohe con il loro
aiuto e la loro simpatia sono stati loro
vicini in questa triste circostanza. Un
grazie particolare al medico curante
dott. P. Giorgio Griffa e ai pastori
Klaus Langeneck e Thomas Noffke.
Prarostino^ 25 novembre 1987
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Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
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- Via Nazionale, 22 - Tel. 840707.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa; Tel. 81.000.
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefa
no 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; Tel. 22664.
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Pinerolo, 21 - Telef, 55733.
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no 91.996.
8
■
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li-:
Èi
e problemi
Il dicembre 1987
COMUNITÀ’ ISRAELITICA DI TORINO
LOC
Ebrei - cattolici : una rottura Obiettori
per rispettare la propria identità a congresso
L’affermazione del cardinale Ratzinger, prefetto della Congregazione vaticana per la dottrina della fede, fatta al settimanale « Il Sabato » del 24 ottobre scorso, secondo cui « certe
proposte... hanno mostrato il popolo ebreo come
una entità per lo più spiritualmente prigioniera
della memoria dell’olocausto » e « seguendo il
pensiero di San Paolo, possiamo dire che, divenendo cristiano, io divento vero ebreo, perché ho tutta la pienezza dell’Antico Testamento
in me », aveva non poco sconcertato le comunità ebraiche in Italia.
La successiva affermazione del papa Giovanni Paolo II, contenuta nella omelia pubblicata
sull’« Osservatore Romano » del 12 novembre,
quando papa Wojtyla, citando per esteso i versetti della Bibbia contenuti in Atti 2: 22-23,
ha omesso l’inciso « per mano di iniqui » che
indica la responsabilità dei romani, e non degli
ebrei, per la crocifissione di Gesù, ha fatto reagire duramente la comunità israelitica di Torino. Di fronte a queste autorevoli dichiarazioni
cattoliche, gli ebrei di Torino hanno deciso di
interrompere ogni dialogo ecumenico con la
chiesa cattolica. La chiesa valdese di Torino
ha espresso alla comunità ebraica la sua solidarietà. Pubblichiamo la presa di posizione della
comunità israelitica di Torino.
L’Amicizia Ebraico-Cristiana
ha ormai qui a Torino qualche
anno di vita e sta operando con
conferenze di grande interesse
per la conoscenza delle reciproche religioni. Si tratta di un fatto culturale innovativo di notevole _ rilievo per il quale la Comunità ha volentieri collaborato,
considerando l’alto valore morale degli intenti con i quali ognuno degli « amici » è entrato a
far parte di questa associazione;
in forza di questa amicizia e del
significato di reciproca stima e
rispetto che la parola sottintende, ci sembra importante esprimere in questa sede il senso di disagio crescente che gli
ebrei provano di fronte a certi
atteggiamenti e posizioni sempre
più. marcate che vanno assumendo le principali gerarchie cattoliche.
Il Concilio Vaticano Secondo
di Giovanni XXIII, con un ecumenismo che si rivolgeva agli
« uomini di buona volontà » passando attraverso le barriere religiose che dividono gli uomini,
aveva fatto intrawedere agli ebrei una possibilità di dialogo
e di revisione ideologica davvero impensabile da parte di una
Chiesa secolarmente e culturalmente Ostile. Questo secolo è
stato foriero di avvenimenti così travolgenti ed imprevedibili
per il popolo ebraico da far sembrare possibile anche im radicale rinnovamento neU’atteggiamento della Chiesa. Da allora le
iniziative a carattere ecumenico
si sono moltiplicate, finché si è
giunti allo storico incontro nella sinagoga di Roma tra il Papa Giovanni Paolo II ed il Rabbino Capo della Comunità di Roma. Tale incontro ha elettrizzato i « mass media » di tutto il
mondo, che hanno interpretato
Tavvenimento nel modo apparentemente più chiaro ed evidente:
la ricerca del dialogo.
Ma ecco insorgere numerosi
dubbi sulla valenza da dare a
tale riavvicinamento alla luce di
fatti che lasciano sconcertati.
Tra gli esempi più salienti, vorrei annotare la canonizzazione di
Edith Stein, ebrèa, che per realizzare compiutamente il proprio
ebraismo si è fatta suora e come tale è morta ad Auschwitz.
Vorrei ricordare ancora l’installazione del convento delle Carmelitane aH’intemo del lagef di
Auschwitz. Il mensile ebraico romano « Shalom » ci informa sulla canonizzazione, avvenuta nel
1986, di Giuseppe Maria Tornasi,
la cui benemerenza principale
consiste neH’aver convertito un
rabbino nel lontano 1698. E poi,
non ultimo di tutti questi ed altri numerosi fatti, il mancato riconoscimento dello Stato di
Israele da parte dello Stato Vaticano.
II significato di questi eventi
apparentemente non collegati ci
venne fornito dal Cardinale Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, con la sua intervista del 24
ottobre su « Il Sabato », settimanale di Comunione e Liberazio
Tutta l’intervista merita im’attenta lettura, ma mi pare il caso di rilevare in particolare due
frasi: « Certe proposte... hanno
mostrato il popolo ebreo come
un’entità per lo più spiritualmente prigioniera della memoria dell’olocausto », e più avanti: « Seguendo il pensiero di S. Paolo,
possiamo dire che, divenendo
cristiano, io divento un vero ebreo, perché ho tutta la pienezza dell’Antico Testamento in
me ».
Siamo in presenza di un vero
e proprio tentativo da parte della Chiesa Cattolica di appropriarsi della nostra storia, e non solo
di quella dell’epoca biblica, ma
addirittura di quella attuale: persino l’olocausto, che brucia ancora sulle carni della nostra stessa generazione, deve essere da
noi dimenticato per lasciare alle suore Carmelitane il compito
di interpretarne il significato ed
eternarne il ricordo.
Gli ebrei non sono e non vogliono essere prigionieri del proprio passato, ma il loro passato,
la loro storia, le secolari sofferenze cui sono stati sottoposti
costituiscono parte integrante
della loro stessa identità e non
vi può essere amicizia con chi
non è disposto a comprendere
almeno questo.
Siamo certi di avere la comprensione di coloro che sono qui
questa sera, perché sappiamo
che la loro amicizia è autentica
e quindi chiediamo collaborazione a tutti i presenti. Noi desideriamo, attraverso rinterruzione della nostra collaborazione
con l'Amicizia Ebraico-Cristiana,
determinare una protesta che abbia un’eco in quel mondo cattolico che sta modificando e travisando il significato originale
del Concilio Vaticano II e tenta
ancora una volta e per vie traverse di eliminare la nostra incomoda presenza.
Ci auguriamo che questa richiesta di sospensione transitoria sia foriera di un’amicizia più
solida e più vera che ci permetta di essere e rimanere noi stessi.
Il mondo dell’obiezione di coscienza al servizio militare, e in
particolare la Lega degli obiettori di coscienza (LOC), sta vivendo una profonda crisi di identità che si manifesta sotto la
forma di una evidente povertà
di contenuti, di uno scarso spessore politico e di un forte calo
di domande (quasi 10.000 nel 1984,
oltre 7.000 nel 1985, circa 4.800
nel 1986). Il XVI Congresso nazionale della LOC, svoltosi a Padova dal 13 al 15 novembre, non
ha fatto che sancire questa crisi. Ha contemporaneamente fatto intrawedere, però, alcune interessanti novità sulle quali è
legittimo pimtare per un rilancio della Lega e di tutto il movimento deH’obiezione.
La mozione più importante approvata nel corso del congresso
è quella relativa alla difesa popolare nonviolenta (DPN). Con
essa la LOC si impegna direttamente a promuovere la DPN
quale concreta alternativa all’attuale modello di difesa e a partecipare attivamente a tutte quelle iniziative, anche intemazionali, volte a sperimentare forme
di difesa nonviolenta o a costituire, come recentemente proposto daU’indiano Ramshai Purohit,
forze internazionali nonviolente
di pace. Tutto questo, tra l’altro, rappresenta un’applicazione
pratica di una recente sentenza
della Corte Costituzionale (164,
25/5/85) che, pur confermando
il dovere costituzionale di ogni
cittadino di difendere la patria,
ha però stabilito che quella armata non è l’unica forma di difesa possibile: in questo modo
si apre la strada anche a livello
istituzionale alla difesa popolare
nonviolenta.
Lia Montel Tagliacozzo,
Presidente della
Comunità Israelitica di Torino
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nuamente nuovi spazi di democrazia diretta e partecipativa.
Laboratorio in cui sperimentare l’attuabilità e la validità di
questa proposta potrebbero essere, suggerisce un’apposita mozione, gli Enti pubblici convenzionati con il Ministero della difesa, che attualmente utilizzano
in modo scorretto gli obiettori
e le cui stmtture di protezione
civile sono spesso mal funzionanti o assenti.
Le radici comuni tra la protezione civile ipotizzata al congresso e la DPN sono evidenti:
ciò rende estremamente interessante il settore della protezione
civile, la cui importanza è sempre stata sottovalutata dalla
maggior parte degli obiettori.
Questo congresso ha di fatto
segnato una svolta nel modo di
far politica della LOC. Il sen/izio civile risulta essere sempie
più frammentato e disperso a
causa del numero crescente di
enti convenzionati, mentre ;a
frattura tra le motivazioni d ll’obiezione e i contenuti del servizio diventa sempre più profotida. In questa situazione la LOC
tende a lasciarsi alle spalle il
ruolo di semplice « sindacato degli obiettori », per aprirsi ct.n
maggior decisione al mondo "i
movimenti pacifisti, ecologi s;i,
nonviolenti, perseguendo un piogetto comune di trasformazione
della società. Questa è probabilmente l’unica strada per rilanciare, nei contenuti e nelle articolazioni concrete, il senizio
civile sostitutivo.
Alberto Bragaglia
Importante è anche la mozione approvata circa la protezione civile, soprattutto in relazione alla proposta, formulata originariamente in parlamento, di
assegnare prioritariamente a
compiti di protezione civile gli
obiettori. Nel corso dei lavori di
un’apposita commissione congressuale, è stata elaborata una
ipotesi che prevede una protezione civile basata prìncipalmente sul concetto di prevenzione
e sul coinvolgimento diretto dei
cittadini, assegnando agli obiettori un ruolo di « cerniera » fra
società e istituzioni. Il loro compito principale diventa quello di
promuovere ed allargare conti
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Redattori; Alberto CorsanI, Luciano Deodato, Giorgio Gardiol (direi
tore). Paolo Florio, Roberto Giaco
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redazione: i redattori e: Mirelia
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