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Anno VI
nyitiei'o 20
del 10 luglio 1998
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.„edizione in a. p. 45%
art 2 comma 20fl8 legge 662t96
Filiale di Torino
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EV
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RALLEGRATEVI
«Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi»
Filippesi 4,4
Lf APOSTOLO Paolo richiama i suoi
fratelli all'allegrezza. Per capire
questa esortazione cerchiamo di considerare la situazione, che non era certo una situazione molto allegra, di
Paolo e dei cristiani di Filippi: l’apostolo era in prigione e le condizioni di
vita della comunità non erano certo
migliori dato che forme di persecuzioni facevano ingresso nel vivere quotidiano. Secondo un metro umano, nulla in loro li portava alla gioia e l’esortazione apostolica poteva così essere
una vuota parola pia. Qual è, allora,
il senso di questo «rallegratevi»?
ÌN primo luogo: «sofferenza e gioia»
sono componenti della nostra vita e
non devono mai essere vissuti in alternativa. È sbagliato credere che nella
vita vi debba essere solo gioia e che la
sofferenza sia da scrivere come un incidente di percorso. La complessità
della nostra esistenza deve renderci attenti olfatto che il «tempo del dolore»
è parte costitutiva di noi stessi, senza
con questo dare un valore educativo al
dolore, come più volte nella storia della cristianità è stato fatto. In secondo
luogo: Ingioia è con noi «malgrado
tutto». La lettera di Paolo ai cristiani
/ di Filippi indica il rallegrarsi proprio
nella contraddizione del «malgrado
tutto». Come cristiani siamo destinati
a una vita nuova e siamo ogni giorno
rinnovati per assumere l’immagine
éll’amore di Dio in Gesù Cristo malgrado la constatazione di essere ogni
§orno esposti alla morte e vediamo il
nostro corpo perdere vitalità e vigore.
«Malgrado tutto» quanto sperimentiamo e proviamo, possiamo rallegrarci
perché la nostra vita è pienamente rinnovata dallo Spirito Santo.
rUTTAVlA che cosa è questa cosiddetta «gioia»? di che cosa stiamo
parlando? Innanzitutto la gioia del cristiano è anticipazione e riflesso della
gioia futura del regno di Dio. Essa costituisce il segno forte della fede nel Signore Gesù come il risorto e come colui
che «ritorna». Gioia nella tensione e
nell’attesa del regno di amore di Dio,
gioia nella consapevolezza di essere già
passati dalla morte alla vita perché lo
Spirito Santo è nostro consolatore. Si
tratta soprattutto della capacità di date alla fede una dimensione ampia e
radicata nel quotidiano affinché la resurrezione che è in Gesù Cristo produca novità di vita. In secondo luogo il
senso del «rallegratevi» lo possiamo vedere nel fatto che questa gioia, «malgrado tutto», è condivisione con altri e
costituisce fratellanza nella pace. Gioia
non solo partendo da noi stessi e dalla
nostra situazione, ma anche dallo scoprire come attraverso il nostro continuo rallegrarci sia possibile riconoscere
In altri fratelli e sorelle da amare. Questa gioia diviene permanente tanto che
nulla e nessuno potrà mai togliercela
perché si costruisce nell’amore. Proprio
cjuesta gioia fa sì che, nonostante la limitatezza del nostro operare, vengano
Pnste radici forti nella nostra vita, tanìo da poter ripetere con la Bibbia che
né morte né vita, né alcun fatto poma/ separarci dall’amore che
abbiamo in Cristo Gesù.
yy'Dallegratevi. Ripeto: ralle''■11 gratevi». Sorelle e fratelli, accogliamo questa parola della gioia come
ano dell'amore di Dio per sconfiggere
^ni nostra vanità umana. Accoglia^fi^da dell’allegrezza evangelica
ella cornplessità del nostro vivere e
pi ambiguità della gioia stessa. Accog tanto soprattutto l’impegno per dare
■nuftì di speranza in un mondo senza
e, «malgrado tutto», viviamo nelFatellanza dell'amore.
Giovanni Anziani
Recentemente si sono moltiplicati gli interventi «autoritativi» della gerarchia cattolica
Lispirazione cristiana nella politica
Gli evangelici contribuiscono al «bene della
la laicità dello stato e la responsabilità e libertà
città» con un metodo diverso, che riconosce
di coscienza dei credenti impegnati in politica
GIORGIO BOUCHARD
IL nostro paese si trova ad affrontare la sua più grave «crisi di crescita» (dopo il 1945) proprio nel
momento in cui stiamo entrando
in Europa; ma non vorrei far perdere tempo ai lettori accumulando
una delle solite invettive contro
l’Italia «arretrata» e decadente in
confronto con l’Europa «moderna
e adulta». In un paese in cui si trova
una Ilda Bocassini che si offre per
andare in Calabria a lottare contro
la ’ndrangheta, proprio nel momento in cui la magistratura è fatta
oggetto di attacchi indegni e interessati, nessun credente può dimenticare che nella nostra Sodoma
(Genesi 18) vi sono forse ancora
«dieci giusti» che possono salvare
la città. Oggi, come ai tempi del Risorgimento, nel nostro paese i
«dieci giusti» ci sono: oserei dire
che Carlo Azeglio Ciampi è uno di
loro, come lo era il suo quasi omonimo Roberto d’Azeglio nel 1848.
Ma i problemi che questi «dieci
giusti» (e noi con loro) devono affrontare sono sicuramente drammatici. Da una parte c’è un’Europa
che cambia rapidamente: vecchie
ferite come l’Irlanda si vanno risanando, malgrado taluni estremismi
nazional-cattolici o reazionarioprotestanti; in tutto il continente,
poi, si delinea un dialogo tra culture cristiane e culture secolarizzate,
nel pieno rispetto di una sostanziale laicità dello stato.
Certo, l’Europa è ancora debole
(la Bosnia e il Kosovo insegnano) e
carica di problemi: i giovani, la disoccupazione, l’immigrazione, il
razzismo; questi problemi sono forse particolarmente gravi nel nostro
paese, con l’aggiunta del divario tra
Nord e Sud, dello sfascio scolastico,
del diffondersi di una morale edonistica (anzi: egoistica, perché questa
è la parola). A tutto ciò si aggiunga
una vera e propria «caduta italiana
del muro di Berlino»: per quasi cinquant’anni, dal 1947 al 1992, l’asse
culturale, morale, politico del nostro paese si è tutto svolto sulla base
della competizione fra cultura cat
tolica e cultura marxista, tra De e
Pei. Questa estenuante battaglia si è
conclusa con la morte per esaurimento dei due principali contendenti, e la vita politica ha perso
buona parte del suo interesse.
In questa situazione inattesa, le
forze spirituali sono tornate in primo piano, nella vita quotidiana dei
cittadini come nella vita pubblica
del paese. Le preoccupazioni che
animano le comunità religiose presenti in Italia sono spesso molto simili: il problema del lavoro, la protezione dei più deboli, la difesa della vita, l’ansia per una generazione
insidiata dalla droga e incapace
perfino di riprodursi (siamo il paese a più bassa natalità d’Europa);
anche il rispetto per il giorno del riposo ci trova d’accordo.
Eppure, le recenti prese di posi
zione di Giovanni Paolo II ci trovano in profondo dissenso. Non è
tanto un dissenso di merito, quanto un dissenso di metodo: anzitutto, perché noi siamo abituati a un
diverso processo di formazione
dell’opinione nella chiesa: strutture tendenzialmente democratiche,
le nostre chiese usano dibattere a
lungo i problemi, prima di pronunciarsi. E il nostro non è solo un
dibattito interno: è un dibattito
aperto (anche su temi scottanti come le «nuove famiglie») con le idee
della modernità. Perciò noi ci situiamo a notevole distanza da chi
ritiene che una chiesa possa «intervenire autoritativamente» sui
problemi morali e sociali che agitano il nostro paese. Certo, le nostre convinzioni possono e devono
tradursi in scelte legislative e am
ministrative ma questa traduzione
passa attraverso le libere coscie^e
dei credenti impegnati in politica:
della loro fedeltà risponderanno a
Dio, non alla chiesa.
E qui arriviamo a un punto per
noi decisivo: la laicità dello stato.
Nel dibattito seguito all’intervento
papale, ci pare che tdeuni cattolici
abbiano tenuto presente questo
principio: Gianni Vattimo, ad
esempio. Altri, spesso dei non credenti, hanno cercato di usare le
esternazioni papali come grimaldelli per scassinare l’intero impianto civile su cui si regge la nostra Repubblica; o viceversa, allo scopo
(certo nobile) di salvare questo impianto, ne hanno tratto occasione
per indecorose dichiarazioni di ossequio al Magistero vaticano.
Noto invece con piacere che il
nostro Valdo Spini* ha rilasciato
una dichiarazione limpida e dignitosa: come ci ha insegnato Giovanni Miegge, in questa Italia si può
dunque essere insieme credenti e
laici, evangelici ed ecumenici. Possiamo vivere e operare come cristiani affidandoci alla potenza della Parola che ci ha chiamati: possiamo contribuire al bene della
città se collaboriamo e preghiamo
per i «dieci giusti» che la possono
salvare: mai se ci vogliamo sostituire «autoritativamente» a loro:
con tutte le migliori intenzioni di
servire la causa di Dio, finiremmo
per lasciarci sedurre dalla voce insinuante dell’Avversario.
(*) Intervenendo a un convegno
sulle «Prospettive della Sinistra riformista» l’on. Spini, manifestando solidarietà al segretario del Ppi Marini
«per la difesa dell’impegno laico in
politica del cristiano», ha detto: «La
Chiesa, tutte le chiese, parlano alle
coscienze dei fedeli, i quali naturalmente si devono porre il problema se
aderiscono o meno a questo insegnamento. Diverso è quando si vuole
parlare ai legislatori o agli uomini politici, perché si entra in una sfera per
definizione laica. In Itedia questo non
si è mai ben compreso e sarebbe il
momento di farlo (...). In Europa, dove esiste una forte coscienza laica, tali
ingerenze non sono ammesse» [ndr].
Il Tg3 della Sardegna si è basato su una ricerca cattolica
Per la Rai anche gli evangelici sono una setta
Il 20 maggio il telegiornale regionale della
Sardegna, presentando
il Caris (Centro ascolto,
ricerca e informazione
sulle sette), ha mandato
in onda un servizio sulle
sette presenti in Sardegna. Il materiale filmato
alludeva alla celebrazione di riti satanici e conteneva immagini dell’arrivo di un maestro degli
Hare krishna in Sardegna, immagini messe a
disposizione dagli Hare
krishna stessi che non
pensavano di dovere
chiedere delle garanzie
sull’uso che la redazione ne avrebbe fatto. Durante il servizio è stata
introdotto una scheda
che elencava una decina
delle 24 sette rilevate in
Sardegna dall’istituto
della Chiesa cattolica.
Lì, al terzo posto, tra
maghi e occultismo figuravano gli «Evangelici» con 1.500 adepti.
Immediata la protesta
della chiesa awentista e
delle due chiese battiste
di Cagliari e Carbonia.
In una lettera indirizzata
al direttore del Tg3, Romano Cannas, il pastore
battista di Cagliari, Herbert Anders, dopo una
breve presentazione della storia del movimento
evangelico, ha affermato: «La designazione delle chiese evangeliche come setta - con qualsiasi
connotazione si voglia
usare il termine: sociologica, teologica o psicologica - deve essere il risul
tato 0 di una grandissima ignoranza o di un tipo di demagogia che ha
come suo proposito esattamente quello che sembra criticare, cioè l’omogeneizzazione del pensiero religioso in una sola corrente, amministrato e comunicato attraverso una sola chiesa».
La lettera si chiude con
la richiesta di una smentita del servizio.
Da allora le proteste si
sono moltiplicate: altre
chiese evangeliche hanno mandato delle lettere
alla redazione. Alcune
tra le religioni elencate
si sono rivolte alla Rai
tramite il Gruppo interconfessionale sardo (costituito da praticanti di
quattro diverse religio
ni) e, non avendo trovato ascolto, a «Videolina»,
una televisione regionale. Il «Gruppo ecumenico di lavoro» delle tre
chiese cristiane sta indagando sulle origini della
disinformazione. La Rai
però, si avvolge da allora
nel silenzio. Nessuna
smentita, scuse al telefono della responsabile.
Vera Coppa, risultato
delle ripetute telefonate
dei pastori. Promesse di
girare servizi di correzione sono state disattese dalla redazione del Tg
regionale, senza fornire
una pur minima spiegazione. Dove ci porterà
l’esasperazione dalla
tattica dell’essere tenuti
a bada con delle promesse a vuoto?
IL PROTESTANTE TRIMBLE
PRIMO MINISTRO
DELL'IRLANDA DEL NORD
David Trimble, il leader protestante
moderato dell'Ulster Unionist Party, è il
nuovo Primo ministro dell'esecutivo che
amministrerà l'Irlanda del Nord. Il suo vice
è Seamus Mallon del partito socialdemocratico laburista cattolico. L'accettazione
dell'incarico è avvenuta il 1° luglio durante la prima «storica» riunione della nuova
Assemblea dell'lrlanda del Nord prevista
dall'accordo di pace dello scorso venerdì
santo, poi confermato dal referendum del
22 maggio. La nomina fa seguito alle elezioni del 26 giugno in cui il partito dei
moderati di Trimble ha ottenuto una risicata maggioranza relativa con 28 seggi su
108, seguito dai laburisti cattolici moderati (25 seggi) e dai «falchi» anti-accordo
(20 seggi al partito unionista del reverendo lan Paisley e 8 ai suoi alleati). Il Sinn
Féin del cattolico Gerry Adams, favorevole all'accordo, ha ottenuto 18 deputati; il
resto dei seggi è andato a partiti minori.
Che la strada sia comunque ancora in salita lo dimostrano le tensioni e gli incendi
terroristici contro le chiese iniziati nella
notte successiva all'incarico a Trimble.
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 10 LUGlif) i
INSIEME PER CRESCERE... PER CRESCERE INSIEMI
Appare evidente a tutti noi, riuniti alllnsegna di questa parola, quanto la specificità del rapporto fra Paolo e|
filippesi si proietti sulla specificità della nostra esperienza di chiese legate fra loro da un «piano di cooperazioi
IL motto della nostra Assemblea
(«Insieme per crescere... per crescere insieme») è, per così dire, un
distillato del passo di Efesini 4,15-16,
che sarà oggetto delle meditazioni
mattutine. Ma, volendo insistere sugli stessi concetti, non ho certo difficoltà a trovare passi consimili. Le lettere di Paolo sono piene di esortazioni all’unità, alla concordia, all’amore
fraterno, alla collaborazione in vista
della testimonianza. Ho scelto l’epistola ai Filippesi che mi piace molto
perché, come sapete, testimonia
dell’esistenza di un rapporto del tutto particolare, unico, fra l’apostolo
Paolo e la comunità di Filippi. Un
rapporto intimo, affettuoso: «Ogni
volta che mi ricordo di voi ringrazio il
mio Dio. Con gioia prego per voi (1,
3-4)»; «Dio mi è testimone del grande
affetto che ho per tutti voi» (1,8).
Anche questa lettera è piena di
esortazioni all’amore fraterno, all’unità di intenti e alla collaborazione, contro le liti e le discordie. Sempre però in uno stile affettuoso che a
tratti diventa quasi un’implorazione:
«Se è vero che Cristo vi chiama ad
agire, se l’amore vi dà qualche conforto, se lo Spirito Santo vi unisce, se è
vero che tra voi c’è affetto e comprensione... rendete completa la mia
gioia. Abbiate gli stessi sentimenti e
un medesimo amore. Siate concordi
e unanimi! Non fate nulla per invidia
e per vanto, anzi, con grande umiltà,
stimate gli altri migliori di voi. Badate
agli interessi degli altri e non soltanto
ai vostri. I vostri rapporti reciproci
siano fondati sul fatto che siete uniti
a Cristo Gesù».
I perìcoli ai quali
è esposta la chiesa
Tutta la lettera sembra avere essenzialmente due scopi: ringraziare i filippesi per i doni che gli
hanno mandato, e metterli in guardia dai pericoli di divisioni. I pericoli
che preoccupano l’apostolo Paolo,
in questo caso, non sono una novità,
si ritrovano abbondantemente in altre chiese: il primo è la predicazione
di cristiani giudaizzanti, che vogliono tornare ad imporre la circoncisione («Guardatevi da quei cani,
quei falsi missionari che minacciano
la fede con il legalismo della circoncisione») contro i quali Paolo si scaglia con estrema durezza, rivoltando
contro di loro l’insulto («cani») che i
giudei usavano per indicare i pagani
e ribadendo che nessuna tradizione
umana, per quanto consolidata e
plurisecolare, nessun marchio, nessuna appartenenza etnica o religiosa
può garantire la salvezza, che viene
soltanto dalla fede in Cristo.
Il secondo pericolo è quello della
discordia interna: «Fate ogni cosa
senza lamentarvi e senza tante discussioni» (2, 14). In realtà, la lettera
non è così semplice e non si limita
affatto a ripetere esortazioni già no
RENATO MAIOCCHI
te. C’è, sotto traccia, la testimonianza di un rapporto del tutto particolare, unico, che lega Paolo ai filippesi e
i filippesi a Paolo, e che può essere
ricostruito attraverso alcuni momenti in cui da tale rapporto affiorano alcune chiavi di lettura.
Alcune chiavi di lettura
UNA chiave importante si trova al
capitolo 4, versetto 15: «Voi di
Filippi lo sapete bene: quando lasciai
la Macedonia e cominciai a diffondere altrove il messaggio del Vangelo, soltanto voi, e nessun’altra comunità, vi siete fatti miei compagni nei
guadagni e nelle perdite». «Guadagni» e «perdite» è un linguaggio di tipo commerciale, che fa riferimento
ad un contratto. Ho citato la Tilc ma
la Riveduta, che pure adopera un linguaggio più paludato, è ancora più
precisa: «Nessun’altra chiesa mi fece
parte di nulla per quanto concerne il
dare e l’avere». Paolo ha preso molte
volte a prestito il linguaggio commerciale per descrivere realtà spirituali. Pensate, per esempio, all’affermazione «siete stati comprati a caro
prezzo» oppure «avete ricevuto la caparra dello Spirito».
«So infatti che ciò tornerà a mia salvezza, mediante
le vostre suppliche e l'assistenza dello Spirito di Gesù
Cristo, secondo la mia viva attesa e la mia speranza
di non aver da vergognarmi di nulla; ma che con ogni
franchezza, ora come sempre. Cristo sarà glorificato
nel mio corpo, sia con la vita, sia con la morte. Infatti
per me il vivere è Cristo e il morire guadagno.
Ma se il vivere nella carne porta frutto all'opera
mia, non saprei che cosa preferire. Sono stretto da due
lati: da una parte ho il desiderio di partire e di essere
con Cristo, perché è molto meglio; ma, dall'altra, il
mio rimanere nel corpo è più necessario per voi. Ho
questa ferma fiducia: che rimarrò e starò con tutti voi
per il vostro progresso e per la vostra gioia nella fede,
affinché, a motivo del mio ritorno in mezzo a voi, abbondi il vostro vanto in Cristo Gesù.
Soltanto, comportatevi in modo degno del Vangelo
di Cristo affinché, sia che io venga a vedervi sia che io
resti lontano, senta dire di voi che state fermi in uno
stesso spirito, combattendo insieme con un medesimo
animo per la fede del Vangelo»
(Filippesi 1,19-27)
Tornando ai filippesi, qui siamo
chiaramente di fronte ad un patto,
descritto prendendo a prestito il linguaggio contrattuale che allude una
«cointeressenza», un dare e avere,
guadagni e perdite. Altre chiavi,
sparse nel testo della lettera, aiutano
a ricostruire questo rapporto: «Dal
primo giorno fino ad oggi mi avete
aiutato a diffondere il messaggio del
Vangelo» (1, 5). E anche quando
l’apostolo rivendica orgogliosamente di saper vivere senza il sostegno
economico altrui, lo fa con parole
che confermano l’esistenza del patto
coi filippesi: «È chiaro però che non
cerco regali, ma piuttosto frutti che
tornino a vostro vantaggio» (4, 17).
Ancora una volta è la Riveduta quella che adotta più esplicitamente il
linguaggio commerciale, bancario:
«Non già ch’io ricerchi i doni; ricerco piuttosto il frutto che abbondi a
conto vostro».
Ma la chiave più importante è forse
quella del versetto 18 del capitolo 4;
«Il vostro dono è un’offerta gradita, è
come il profumo di un sacrificio che
Dio accoglie volentieri». Altre volte
Paolo ha dovuto esaltare l’importanza della predicazione rispetto ai mezzi necessari per il sostentamento della chiesa, come quando, per sollecitare la colletta in favore della comunità di Gerusalemme, scriveva ai donatori; che cosa volete che sia un po’
di denaro che potete dare voi a loro,
rispetto a quello che hanno portato
loro a voi, cioè la predicazione dell’Evangelo?. Qui, la preoccupazione è
opposta: voi filippesi mi offrite un sostegno economico affinché io possa
predicare l’Evangelo. Sappiate che
ciò che fate voi ha la stessa dignità di
quello che faccio io, la vostra offerta
è come un profumo soave di sacrificio che sale a Dio.
Salvaguardare
un'impresa comune
Ecco dunque qual è la vera preoccupazione di Paolo e il vero
motivo di questa lettera: la salvaguardia di un’impresa comune,
un’esperienza che egli ha iniziato
solo con i filippesi: un’impresa missionaria che, unendo le risorse economiche messe a disposizione dalla
comunità e il lavoro missionario di
Paolo, realizzava un «piano di cooperazione» che dava «frutti» a vantaggio di entrambi, essendo entram
bi votati alla diffusione del Vangelo.
Alla luce di questo «piano di cooperazione» si comprendono meglio i
due passi che abbiamo letto all’inizio. Il domandarsi se sia meglio morire o continuare l’opera, da parte di
Paolo, non è un dubbio esistenziale
né una dissertazione filosofica, e
neppure una disquisizione teologica. Paolo sa che un «contratto» si
rompe o per morte di uno dei contraenti o per inadempienza di una
delle parti e quindi cerca di rassicurare i filippesi su tutti i fronti: state
tranquilli, io sono in prigione, ma
ciò non ha frenato la diffusione del
Vangelo, anzi «la maggioranza dei
fratelli ha acquistato una fiducia più
grande nel Signore proprio perché io
sono in carcere, e annunciano la parola di Dio con più decisione e senza
paura» (1,14). Addirittura, il Vangelo
è penetrato nella «casa di Cesare»,
cioè nel pretorio della città (probabilmente Efeso). Sì, ci sono alcuni
che predicano Cristo solo per gelosia e in polemica con me, ma che
importa? O per invidia o con sincerità, Cristo è annunciato. E quanto
alla mia possibile condanna a morte, non vi preoccupate, «so che resterò e continuerò a rimanere con
voi tutti per aiutarvi ancora» (1,25).
L'immagine della corsa
E poi l’immagine della corsa. Ma
come, prima ha scritto che forse
sarebbe meglio per lui morire, ora afferma che non ha ancora finito la
corsa, che non ha ancora afferrato il
premio! Questa apparente contraddizione, ci spiegano gli studiosi, è dovuta al fatto che l’attuale epistola è in
realtà l’unione di due o trej
scritte in tempi diversi, che lai
primitiva ha fuso insieme pi
mandarci in un unico docun
testimonianza del rapporto s
fra Paolo e i filippesi. La parte!
fica era probabilmente quella!
gi è la conclusione, il ringraziai
per il sostegno economico, su
vomente Paolo deve aver sapu
sorgevano problemi, dubbi sii.
tinuazione del suo ministeM
trasti che potevano mettere ipl
la volontà dei filippesi di conti
il sodalizio instaurato con lui, d
di ricorda loro che lui continiA
corsa, ma che «tutti noi, ch^
maturi nella fede, dobbiamoj
portarci allo stesso modo » (3, J
Insomma, la comune impre/
sionaria, il «piano di cooperai
questa esperienza unica di Paol
i filippesi è troppo preziosa p3
possa essere troncata. Non c’èa
re, dice Paolo, che possa freni
diffusione del Vangelo; none!
predicatori invidiosi, gelosi, eli
sano minare la forza del messiL
Cristo con la loro insincerità; m
eresia, non c’è discordia intera
possa distogliere i filippesi dall
missionario che hanno stipi
neppure la possibile condal
morte di Paolo deve interromf
cammino intrapreso; «Forseo
aggiungere il sacrificio della mL
al sacrificio che la vostra fede^
Dio. Io ne sono contento e vi t
nico la mia gioia» (2, 17). E
non ci siano dubbi sulla durata i
la qualità del loro impegno, I
zonte finale è collocato in coincf
za con la parusia: «Io sono sicuro,
Dio, il quale ha iniziato in voi j,
buon lavoro, lo condurrà a ter/® ■
per il ritorno di Gesù Cristo». ~
Rafforzare il nostro
«piano di cooperazione»
Fratelli e sorelle, credo apri .
evidente a tutti noi, riuniti al'
segna di questa parola, «insieme|
crescere... per crescere insiei I
quanto la specificità del rapporto^ La L
Paolo e i filippesi si proietti suUa|
cificità della nostra esperienzi
chiese legate fra loro da un «piani
cooperazione»; quanto la sua par
ne possa ispirare la nostra passii
tesa a salvaguardare e rafforzare
esperienza, che costituì per lui e
stituisce per noi un modello'
esclusivo ma prezioso di *®P®l|on^£
collettivo per l’evangelizzazioneC^jj^ ^
modello che mette in Micrc
sorse economiche e le risorse sf
tuali, riconoscendo alle une e ®|tiana
tre pari importanza, pari sign%jtjjjj
di consacrazione, in uno scambit^j
condo dei frutti, che vengono
ditati «a conto» degli uni per glT
Ma vorrei terminare con un
tazione, contenuta anch’essa
lettera, un’esortazione
gnante di per sé, indipendente%^J^.
te dal contesto in cui è colloc3J’^J^¡^JJ
che sembra quasi scritta appos®»
la nostra assemblea: «Ed eccoi
che chiedo a Dio per voi: che ^
stro amore aumenti sempre Parino
conoscenza e in sensibilità, in ^voc
che sappiate prendere le «^‘'"Sitato
giuste» (1, 9-10). Così sia. latti in
_____________________esp
Predicazione tenuta a
ra in apertura dei lavori del f* et
Assemblea dell’Unione battisi
«Così, miei cari, voi che foste sempre ubbidienti,
solo come quand'ero presente ma molto più
che sono assente, adoperatevi al compimento dm
vostra salvezza con timore e tremore, infatti è
produce in voi il volere e l'agire, secondo il suo dir
E ir
irreprensiam e inietti,
senza biasimo in mezzo a una generazione
perversa, nella quale risplendete come astri nel
do, tenendo alta la parola di vita, in modo chs ^he,.
giorno di Cristo io possa vantarmi di non aver co
invano, né invano faticato»
(Filippesi 2,
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PAG. 3 RIFORMA
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I" Si è svolta a Santa Severa, dal 24 al 28 giugno, la 35^ Assemblea generale dell'Unione battista italiana
Se lo Spirito soffia, dobbiamo osare grandi cose
IÌ3 crescits di spiritudlità e di quantità deve dnche pottetre àll3 crescitd dells consspevoiezzs del ruolo che i bBttisti sono
i' chiamati a ncopnre tra le chiese in Italia e in Europa. La collaborazione con I metodisti e i valdesi e l'otto per mille
PAOLO SPANO
CCOLE confluire verso il
jio della Gioventù a
Ite Severa, sul litorale meionale di Civitavecchia; arcano a frotte irregolari le
ilicrome rappresentanze
lee» ‘Chiese dell’Unione crinan sigriilifc.® evangelica battista
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missione che l’aspetta nel
mondo. Guidati da (liarlo Leila
e sostenuti dal coro Ipharadisi, i delegati, dopo l’introduzione di rito, prorompono in
una entusiasmante ricchezza
di canti, alcuni nuovi per molti di noi. Preghiere spontanee,
bellissime; messaggio biblicamente ispirato, e poi la gioia
scandita dal battito ritmato
delle mani. Da ora in avanti
scopriremo che la stessa spiritualità anima tutti i momenti
di culto e di preghiera. C’è la
predicazione della Parola, ma
non c’è il sermone che tradizionalmente giganteggiava
all’inizio dell’àssemblea: c’è
uno Spirito, che anima in crescendo la gioia corale della lode, come il doloroso percorso
del ravvedimento e della riconciliazione.
Non si tratta soltanto di
emozioni collettive, ma di
emozioni collettive motivate
dalla gioia di vedere otto
chiese (di cui una composta
di cittadini italiani, e le altre
formate da cittadini stranieri
nel nostro paese), alcune delle quali entrano nell’Unione a
pieno diritto, le altre invece
con apposite convenzioni:
questa Unione, dopo tutto,
non va così male, se ancora
attrae persone e chiese nella
sua orbita! Poi la presentazione di otto candidati al pastorato e ai ruoli diaconali. Poi
l’annuncio che, dopo le severe «pulizie» degli elenchi operate gli anni scorsi e senza
contare i membri temporanei
delle nostre chiese, i battisti
italiani passano da circa 4.600
a quasi 5.000. Questa crescita
di spiritualità e di quantità
deve preludere alla crescita
della consapevolezza del ruolo che i battisti sono chiamati
a ricoprire nel concerto delle
chiese d’Italia, ma ora, anche
e di nuovo, d’Europa.
Una delle note caratteristiche di questi ultimi due anni
di lavoro’sono le straordinarie
decisioni volte a sviluppare la
formula del Patto di reciproco
riconoscimento tra chiese
battiste, metodiste e valdesi
(bmv). I numerosi studenti
battisti alla Facoltà testimoniano che questo austero istituto di ricerca teologica ci ha
accolto, ormai da molti anni,
come fratelli e sorelle e con
grande generosità. Nel dibattito su questo aspetto della
collaborazione bmv, a dire il
vero, alcuni interventi sono
stati critici, al limite dell’ingeneroso, dei servizi che la Facoltà offre. La nostalgia di
un’università teologica battista di tipo americano o nordico (ci è parso di capire che si
pensasse al Seminario che fu
quello di Rùschlikon), oltre a
essere di difficile realizzazione nell’attuale assetto della
Università, non è detto che
garantirebbe una maggiore
attenzione, da parte di studenti e professori, alla realtà
multiforme e viva delle chiese
battiste in Italia. Nonostante
questa nota amara, il lavoro
bmv procede ai vari livelli:
Riforma, la Claudiana, il Centro di formazione diaconale a
Firenze, le consultazioni stabili e periodiche fra gli esecutivi e la collaborazione tra
chiese locali disseminate sul
territorio. Le cure espletate
da pastori delle tre denominazioni, indipendentemente
dal fatto che siano «b» o «m»
o «V», procedono con cautela
e attenzione.
Un altro elemento di cui
rallegrarsi è la constatazione
che le tensioni e i conflitti
hanno trovato nel Collegio
degli anziani uno strumento
valido nell’avviare la loro
composizione. E la stessa relazione e azione del Collegio
dei revisori ha contribuito a
far sì che i delegati non si
scontrassero in dibattiti e
controversie assolutamente
tecniche e di politica ecclesiastica. Sono venuti alcuni chiarimenti, si è preso atto delle
scelte di itinerario di servizio
fatte dal Comitato esecutivo
dell’Ucebi. E infine va notato
che questa Assemblea ha fatto
un immenso lavoro di risistemazione delle norme del Patto costitutivo e del regolamento, in modo da preparare
la nomina e l’introduzione
nell’organico della figura del
segretario generale. Ma il
nuovo assetto regola anche i
profili, la funzione e le metodologie di lavoro degli organismi operativi i quali, a loro
volta, si dimostrano strumenti
di lavoro, rispettivamente
nell’ambito dell’evangelizzazione e della preparazione
tecnico-teologica dei nostri
ministri che saranno iscritti
nei ruoli dell’Unione.
Questa Assemblea, però, rimarrà nella nostra memoria
per molti anni, perché dopo
un sofferto e accalorato dibattito ha deciso che l’Unione
non riaprirà il meccanismo
delle Intese per chiedere l’ingresso nel sistema dei finanziamenti di stato per le attività diaconali e culturali delie
nostre chiese. Ma c’è di più.
Sebbene non ci sia stato tempo per dare veste formale
all’iniziativa, tuttavia abbiamo registrato, nei capannelli
di delegati sostenitori del no
all’otto per mille, la determinazione a chiedere alle chiese
e ai singoli di qualificare il
«no» dei battisti italiani, di
modo che siano chiari alcuni
aspetti di questa decisione:
1) Non abbiamo affermato
che esiste un nesso obbligatorio tra il «no» e il principio del
vivere per grazia. Il nesso c’è,
se noi lo predichiamo, senza
voler essere «i primi della
classe».
2) Siccome riconosciamo
che anche la posizione dei
metodisti e dei valdesi può rivestire il carattere di predicazione significativa (nel senso
della diaconia e del contributo da dare alla cultura e ai beni culturali del nostro paese),
l’Unione potrebbe esplicitare
ogni anno l’invito formale a
firmare o per lo stato o per la
Tavola valdese. In questo modo, oltre ad aver evitato le inevitabili e spiacevoli «concorrenze» tra chiese diverse, si
sosterrebbe un altro aspetto
della testimonianza evangelica, quello della diaconia «pesante», che valdesi e metodisti
hanno dimostrato di saper
ben fare.
3) Potremmo, poi, realizzare la costituzione di un «gruppo di pressione» presso il governo, che richieda e si adoperi a ottenere la pubblicazione della politica di spesa dei
nostri governi nell’utilizzare i
proventi dell’Opm nei campi
che ha promesso di considerare nella distribuzione della
sua quota dell’Opm.
Il prossimo vero appuntamento istituzionale sarà l’Assemblea generale di fine millennio: dobbiamo cominciare a prepararla già da ora, di
concerto con i nostri fratelli e
le nostre sorelle metodiste e
valdesi (almeno).
Tuttavia l’appuntamento a
cui dovremo dare tutte le nostre risorse sarà il «Raduno
nazionale dei battisti in Italia»: occasione di festa e affermazione del messaggio
proprio di questa piccola
chiesa dell’ecumene cristiana: la chiesa deve vivere della
sola grazia di Dio, i credenti
che hanno parte nelle nostre
chiese sono chiamati a affermare il principio formale
della libertà di coscienza,
l’etica dell’amore vissuta anche nella dimensione politica e in modo da tradurre in
termini diversi quello che i
battisti si vantano di aver
sempre sostenuto; necessità
della fede come coraggio di
prendere le decisioni personali fondamentali, dell’osservanza del battesimo dei credenti, il rispetto e la promozione dell’autonomia delle
chiese locali entro il patto di
comunione, che le lega tra
loro; la separazione tra stato
e istituzioni religiose per dare spazio alla più grande delle libertà: quella di religione.
In tutti noi rimane la netta
sensazione che, se lo Spirito
ha soffiato in mezzo a noi,
osiamo, come diceva William
Carey, grandi cose anche se
la più impegnativa rimane
per ora l’eliminazione dei debiti e il pareggio di bilancio.
Ma anche questo, non è forse
un problema spirituale?
4
PAG. 4 RIFORMA
Il saluto del rappresentante della Conferenza episcopale italiana
Il cristianesimo^ un albero diviso
Il punto di vista della Fcei
Il secondo millennio ha portato divisioni gravissime, l'impegno ecumenico degli
ultimi decenni sta cercando di far guarire l'albero in vista dell'evangelizzazione
GIUSEPPE CHIARETTI*
IO nostro Padre e GeSÜ Cristo nostro Si
gnore, diano a voi grazia e pace» (Efesini 1, 2; Filip. 1,2).
Il vostro presidente, invitandomi, mi consente di salutare tutti voi, riuniti in assemblea per ricercare insieme, lependo la parola del Signore in rapporto ai segni dei
tempi, i progetti di Dio in
questo scorcio di millennio.
Vedendo fiorire un po’ ovunque un certo fervore ecumenico, mi sembra di intravedere il progetto di Dio, che non
è un sogno ma un compito:
quello di far progredire, tramite una chiesa più riappacificata al suo interno, la difficile convivenza umana verso
il modello della comunione
trinitaria.
Il guaio è che come cristiani
siamo divisi. È come se sul
grande albero della chiesa
fossero caduti in questo secondo millennio rovinosi fulmini che ne hanno spaccato il
fusto in tre tronconi, e l’albero ha perso la sua significatività e la sua forza. Lo Spirito
Santo di Dio si sta adoperando vistosamente per «cerchiare» il fusto mediante l’impegno ecumenico, facendoci ricercare tutti insieme la linfa e
il sistema fibroso che devono
assolutamente unirci, e lasciando libere le diversità delle ramificazioni tra loro compatibili. Il Concilio Vaticano II
lo ha detto chiaramente ai
cattolici, affermando che la
chiesa è voluta dal suo divin
fondatore quale «segno e strumento dell’unità e della comunione di tutto il genere
ELlCu
BIOVextO
L’intervento di mone. Chiaretti
umano» (LG 1). Per questo
anzi esiste e per questo è attrezzata con i necessari doni
di grazia, il primo dei quali
deve essere proprio la concordia e la pace per poter parlare
con credibilità a un mondo
diviso che è in attesa di profezia, senza sentirsi giustamente ripetere: Medice, cura te
ipsum! medico, cura te stesso.
Nel cammino verso l’unità
piena, anche visibile, siamo
intanto invitati a scambiarci i
«doni» che sono già presenti
in ogni comunità. Non è possibile, ad esempio, parlare
dei cristiani battisti senza ricordare la loro forte identità
spirituale, che nasce dalla libera personale volontaria
adesione alla fede nutrita di
parola di Dio; la passione
missionaria per comunicare
a tutti la libertà, e quasi la
fierezza propria dei figli di
Dio, che non hanno idoli terreni dinanzi ai quali genu
flettersi; l’impegno operoso
per una società più giusta,
degna dell’uomo.
In questo momento storico,
sia per l’inevitabile sconcerto
provocato dalle trasformazioni epocali di civiltà, sia per
l’innegabile degrado morale
che ha colpito la nostra società, i cristiani cattolici sono
anch’essi fortemente impegnati in un progetto di nuova
evangelizzazione, che deve
dfierare in primo luogo all’interno della chiesa in forma di
autoevangelizzazione con la
riscoperta dell’identità cristiana originaria. Parlando di
«nuova evangelizzazione»,
l’aggettivo «nuovo» è stato
bene connotato con riferimento alla novità del fervore
nell’evangelizzatore stesso,
che è poi ogni battezzato; alla
novità dei linguaggi, in rapporto alla radicalità dei problemi e alla diversità delle
culture; alla novità dei metodi
L'intervento del moderatore della Tavola valdese
La via della collaborazione reciproca
GIANNI ROSTAN
CARE sorelle e cari fratelli,
anzitutto vi porto i saluti
della Tavola valdese e di tutte le chiese valdesi e metodiste. Non vi parlerò delle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario delle Lettere patenti ma, da fratello a
fratelli e sorelle e per di più
sentendomi pienamente inserito nella vostra Assemblea
generale, affronterò alcuni
dei temi che vi preoccupano
e che sono di comune interesse. Vi ho sempre seguito
con affetto, come seguo con
affetto e partecipazione il vostro presidente.
Ho sentito parlare in questi
giorni di un grave problema
finanziario, di un deficit, e
concordo con chi ha detto
che la soluzione si può trovare in due modi, aumentando
le entrate e diminuendo le
uscite. Per quanto riguarda le
entrate ho notato che, essendo voi circa 5.000 ed avendo
44 pastori, avete un pastore
ogni 115 persone circa. Dato
che un pastore costa fra i 45 e
i 50 milioni all’anno (non solo come assegno pastorale,
ma includendo tutte le spese
relative ad un posto pastorale) questo significa che, mediamente, ogni vostro membro di chiesa deve dare al
Piano di cooperazione circa
440.000 lire l’anno (se includiamo anche le spese locali,
che gravano oggi per circa
140.000 lire l’anno prò capite,
la contribuzione totale media
dovrebbe essere 580.000 lire
l’anno). Oggi, per il Piano di
cooperazione, siete a 286.000
lire all’anno prò capite, quindi a circa il 65% dell’obiettivo. Scoraggiarsi? No, anzi, sa
II moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan
pere che si può fare di più
perché altri l’hanno già fatto
e lo sanno fare. Basta prendere esempio dagli avventisti,
che hanno una media prò capite di circa un milione di
contribuzione l’anno (ma loro hanno la decima...).
E come ridurre o meglio ottimizzare le spese? Attraverso
tre diversi progetti: il primo
riguarda la cooperazione e
collaborazione territoriale. La
vogliamo, tutti noi, soprattutto perché abbiamo riconosciuto di avere una vocazione
comune, che poi si traduce in
collaborazione territoriale ottimizzando la presenza di pastore e pastori sul territorio.
Noi intendiamo utilizzare al
massimo pastore e pastori
battisti tutte le volte che sia
possibile curare chiese locali
vicine, e di piccole o medie
dimensioni, battiste e valdesi
0 metodiste.
Un’altro progetto, già ipotizzato, riguarda la creazione
di un ufficio di contabilità
che dovrebbe tenere i conti
della Tavola, dell’Opcemi,
delTUcebi, magari della Facoltà di teologia e di altri istituti. Un altro ancora, lo studio del possibile decentramento degli uffici che si occupano della gestione e manutenzione degli stabili, in
modo che le tre amministrazioni bmv non debbano triplicare i viaggi al Nord, al
Centro e al Sud.
Vi sono poi progetti più
ampi, sui quali o siamo già
partiti o potremmo partire a
breve: la collaborazione già
avviata per l’Istituto G. B.
Taylor, la possibile collaborazione tra Claudiana e Riforma
(Sep), quella fra Facoltà di
teologia e Dipartimento teologico battista e una collaborazione a livello degli ospedali (già operativa, questa, per
lo meno a Ponticelli).
Non tutto sarà facile o immediato, ma con l’aiuto di
Dio ce la potrete fare, ce la
potremo fare.
di approccio e di comunicazione. Ma tutto è legato a una
legge fondamentale dell’evangelizzazione: e cioè «l’uomo contemporaneo ascolta
più volentieri i testimoni che i
maestri, o se ascolta i maestri
lo fa perché sono dei testimoni». Era anche quello che diceva Pietro nella sua prima
Lettera: una vita casta e rispettosa «conquista senza bisogno di parole quelli che si
rifiutano di credere alla Parola» (I Pietro 3,1).
Ecco perché è importante
per tutti i cristiani togliere di
mezzo a loro lo scandalo delle divisioni: nessuno, anche
se ha ragione, potrà convincere alcuno che la sua verità
è la Verità in assoluto finché
si ostina nelle sue divisioni e
nel suo isolamento. Anche se
la divisione fosse, in realtà,
solo diversa ma legittima spiritualità, occorre, ai fini dell’efficacia della testimonianza e fatta sempre salva la parte preminente di Dio e del
suo Spirito Santo, la confessione comune della fede e il
segno visibile dell’unità, dal
momento che la comunità
dei cristiani è di fatto anche
un corpo sociale ben visibile,
e non solo un corpo mistico.
Auguro alla vostra assemblea di conseguire le mete
prefissate, ma soprattutto di
crescere nella consapevolezza che siamo tutti chiamati
all’unità «perché il mondo
creda» all’origine e alla missione divina di Gesù. Il Signore vi benedica e vi doni pace.
La presenza battista i ^ (
nella testimonianza comuii
La
* arcivescovo di Perugia-Città
della Pieve; presidente del Segretariato Cei per Vecumenismo e il
dialogo
Nella generale stagnazione
del protestantesimo italiano
la presenza battista appare
oggi particolarmente vivace e
in crescita. Alcuni fratelli e
sorelle delle chiese battiste
sono presenti in posti chiave
nel quadro dell’evangelismo
in Italia. E non si tratta, evidentemente, di una semplice
occupazione di posti prestigiosi ma della presenza di
una precisa identità confessionale. Il battismo con quel
mix di popolare e di forte
aderenza al messaggio biblico, con quella sua grande libertà della chiesa locale che
si coniuga con la teologia del
battesimo dei credenti, tesa a
responsabilizzare di più e
meglio i membri di chiesa,
sembra incontrare anche un
grande favore tra le chiese
evangeliche composte da
stranieri che si trovano nel
nostro paese. Il fatto poi che
numerosi siano anche gli studenti battisti alla Facoltà valdese di teologia fa ben sperare per il vostro futuro.
Certo questa crescita e
questa vivacità si scontrano
con la preoccupazione economica che, paradossalmente, pare anch’essa in crescita
e di non facile soluzione. La
realtà battista sta attraversando una crisi sostanzialmente salutare. Importante,
mi pare, è che questa fase la
si viva insieme nella comune
piattaforma che la Fcei esprime come gamma di servizi
essenziali per il mondo evangelico italiano. Oggi, non potremmo immaginare la Fcei
senza la componente battista
(al di là del fatto che ne sia
attivo presidente il pastore
battista Domenico Tomasetto) né potremmo realizzare,
senza la presenza battista.
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GIOVANNI ANZIANI
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Dal dibattito avvenuto
nell’Assemblea generale
deirUcebi personalmente
vorrei ricordare quattro parole: chiarezza, certezza, consacrazione, crescita. Queste parole sono state al centro di
due meditazioni bibliche che
ogni mattina davano inizio al
dibattito in Assemblea: chiarezza del proprio ruolo di
chiesa tante volte povera di
ministeri avendo delegato
molto ai pastori: certezza della vocazione ricevuta dal Signore per svolgere un ministero di speranza; consacrazione di tutti i credenti in
quanto chiamati a vita nuova; crescita del numero dei
propri membri e delle comunità locali. Questo appello mi
ha coinvolto perché è parte
del mio vivere la fede evangelica oggi. Non si tratta di un
appello solo per i battisti italiani. lo l’ho ricevuto come
un appello a tutti i credenti in
Gesù Cristo.
Un’altra parola importante
nel dibattito assemlrleare è
stata: risanare. Riguarda soprattutto il problema delle finanze e le difficoltà economiche, problemi per cui si prospettano soluzioni non facili
nell’immediato. L’appello e
soprattutto il richiamo forte
risuonato in Assemblea è stato per una nuova responsabilità contributiva delle chiese
locali. 11 dibattito su tale tema
ha visto molti fratelli e sorelle
portare esperienze locali per
non far mancare l’apporto di
nuove energie all’Ucebi.
Questi temi mi hanno coinvolto perché fanno parte del
mio vivere la fede evangelica
oggi. Per cui dall’Assemblea
ho ricevuto un messaggio
molto preciso, io credo: le
questioni della vita e dello
sviluppo delle chiese facenti
parte dell’Ucebi coinvolgono
anche le chiese evangeliche
metodiste e valdesi. Un messapio non nuovo perché vorrei ricordare che da tempo
abbiamo dato avvio a quel
programma chiamato bmv
che si fonda sul riconoscere
di avere un’unica vocazione
per l’annuncio del regno di
Dio nel nostro paese. Oggi, ne
sono profondamente convinto, occorre mettere «una marcia in più» a quel programma
per compiere un nuovo pezzo
di cammino nella collaborazione e nella condivisione di
responsabilità. Si tratta Maone pei
di migliorare la collabotttotturalf
ne territoriale oppure diisdano nu
ficare la possibilità di unajoniese in
laborazione nel carapofepglio, o i
ministrativo del patrimpone alla
ma soprattutto che cP, compì
chiese desideriamo ripossario i
mare il medesimo itnpWpure fa
perl’evangelo. dottare
Vorrei così richiamaif"®anier
nostre comunità apol*P,^vabiettivi comuni senza
fermi nel convincimen#^^ ci
ogni chiesa ha i suoi ^
mi da risolvere nel P’’C
mi da risolvere nei
ambito. Siamo da temp£®Piut
ti, battisti, metodisti e m
SI, nell unico progetto
per vivere oggi la gius
speranza del Regno.
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Un momento musicale
5
!rUGlJOj.yp^PÌ
10 LUGLIO 1998
-----Assemblea Battista
Renato Maiocchi è stato eletto per il terzo biennio presidente dell'Ucebi
La comune vocazione dei protestanti italiani
testimonianza specificatamente battista si esprimerà sempre più nella
im. collaborazione con metodisti e valdesi e con le chiese aderenti alla Fcei
PAG. 5 RIFORMA
^uiocchit 55 cififiit to~
ISse, laureato in giurispru1^,^' «laico» con lunga espe^’a di lavoro nelle opere
Intestanti (Agape, Federazione
richiese evangeliche in Itaiu è stato rieletto, per un terzo
hMrno biennio, alla presidenhsiàl'Utiione cristiana evanbattista d’Italia (Ucebi).
-fbiamo chiesto di trarre
lancio deU’Assemnlea.
luca MARIA NEGRO
I Assemblea ha eviden__ ziato che siamo una
iòne di chiese che ha tutti
eri per proiettarsi in un
jo di sviluppo della testiDDePiat.^onianza battista nel nostro
paese, ma che dobbiamo rie comunii Mlvere alcuni problemi e doetodisti.j^tarci di alcuni strumenti che
1 settimai ci consentano uno sviluppo
tdispensisano.1 nostri “numeri” sono
3 della ni a grande numero di studenti
in teologia, le chiese «etninore vivett che» che, in misura crescen:ostruire, ii te, vedono neU’Ucebi un polo
1 maggiore dia^egazione, le nuove agdi ieri, qii^ gregazioni giovanili, lo svidi fede e« tappo di nuovi ministeri codi cuihaì me quello di “animazione
età italiani musicale”. Ora, il nostro sviaerdeteil} tappo è frenato da due elevi lega in»!_____________________________
do; la pa»
, che si coli
iustizia. Lai
asta i lava
lea,
a nero
i questo tei
smi e viole
lultietniche
issume a tre T A mozione programmati:ragicifatt.vZy^3®può riassumere in
0 cii^andrdue parole chiave che possodf questai no costituire anche la sintesi
grati. di tutta questa 35“ Assem
^biea; austerità e coraggio:
dunque in primo luogo una
. Jj Qjp t|>isura di rigore e austerità. Il
lUlbLc ligQfg nasce da una consideI razione molto semplice: l’aKpcrMisi di bilancio e gli insuc* *cssi finora registrati sul
fronte del piano di cooperasi trattaiaone per uscire dal deficit
ì collaborelstmtturale alla lunga non laoppure dimoiano molte alternative: o le
ilitàdiunafchìese in uno slancio di orel campoiipglio, o meglio di consacrael patrimpone alla causa dell’Evangeto che cf), compiono quel passo neriamo riafcssario a colmare il «gap»,
¡imo impPPPure fatalmente bisognerà
adottare dolorosi ridimenrichiani2^*'®®nnmnti dell’opera comlità a poh Wsiva.
1 senza re* J Segnali di progresso regiinciment»**frstì ci lasciano ancora spe
i suoi pr^^® la strada che manca
e nel pr|® Pareggio possa essere
da temp^jdpiuta da uno sforzo calodisti e nella misura di un auirogetto medio, per il pressi
la giustìF™“ quinquennio, dell’8% aneeno. Putte di ciascuna co
del contributo al pia
menti: le difficoltà economiche e l’obsolescenza delle
nostre strutture organizzative. Nella mozione programmatica votata dall’Assemblea
abbiamo quindi cercato di
individuare dei progetti che
ci consentano di superare
queste difficoltà, sia attraverso una più profonda coscientizzazione e consacrazione
dei nostri membri di chiese
che portando a termine alcune riforme già avviate, come
l’istituzione della figura del
Segretario generale e la ri
strutturazione del due Dipartimenti, quello di teologia e
quello di evangelizzazione.
Nel 1999 un convegno nazionale dell’Unione si concentrerà in particolare su questi
aspetti organizzativi».
- Dopo un dibattito a tratti
vivace, l’Assemblea ha votato
un documento, la citata «mozione programmatica» in cui
si conferma l'impegno battista nel processo bmv, cioè nella collaborazione con valdesi
e metodisti...
«Sì, l’atto sulle linee programmatiche impegna il Comitato esecutivo a “promuovere e accelerare” tutti gli
aspetti della collaborazione
bmv (e anche di quella a livello della Fcei), ritenendo che
questa collaborazione sia
"condizione essenziale per un
futuro sostenibile della nostra
opera e di quella delle chiese
sorelle”. Non si tratta però solo di questo: la collaborazione
fra battisti, metodisti e valdesi
è anzitutto la risposta alla comune vocazione del protestantesimo italiano, ,e poi
esprime la consapevolezza
che solo unendo le forze e facendo insieme tutto ciò che
possiamo fare insieme, naturalmente senza ledere l’identità di ciascuno, potremo avere uno “sviluppo sostenibile”.
Un esempio concreto è quello
della condivisione dei pastori:
abbiamo troppo pochi pastori
rispetto alle richieste delle
chiese, e al tempo stesso vi è
un rapporto pastore-membri
di chiesa insostenibile. La collaborazione territoriale consente di rispondere alle esigenze delle chiese con una razionalizzazione del “campo di
lavoro”».
- Che dire dell’otto per mille, al cui accesso i battisti
hanno ancora una volta risposto negativamente?
«Il Comitato esecutivo e io
stesso abbiamo preferito
mantenere una posizione
neutrale e di basso profilo,
non ritenendo giusto far pesare il proprio ruolo su un tema che appariva foriero di divisioni. Ora, a decisione avvenuta, non posso che rammaricarmi del fatto che un meccanismo che le nostre chiese
non hanno voluto ci abbia
costretto a schierarci tra un
distacco astratto e un coinvolgimento problematico».
Rigore e austerità, coraggio e audacia nella mozione programmatica
Rilanciato il piano di cooperazione fra le chiese
MASSIMO APRILE
Ito f’.'^°°P®'‘azione. Lo sfor¡ 6 impegnativo, richiede
t 3 misura di sacrificio, pa3 teologica divenuta obso3 nel nostro vocabolario.
“U ' però a questo punLj ®Ppttante è che tutte le
Bp assumano insieme
ifatr di crescita,
u non di tutte le chiese
si può dire che, in questi ultimi anni, abbiano compiuto
progressi significativi. La
mozione per la prima volta
nella nostra storia, credo, pone la mancata partecipazione ai progressi del piano di
cooperazione, come elemento cruciale per rivedere l’adesione di una chiesa all’Ucebi.
Questo aspetto è stato molto discusso e valutato dai delegati; molti hanno invocato prudenza, ma alla fine la
maggioranza ha concordato
che l’attesa della piena maturità di alcune chiese non
può essere differita aH’inflnito, pena l’inutilità dello sforzo di tutte le altre.
L’austerità riguarda poi anche gli interventi' straordinari
per ripianare l’attuale sbilanciamento e naturalmente si è
convenuto che questo non lo
si può realizzare in nessun altro modo che agendo sul patrimonio immobiliare. La
mozione saggiamente non va
oltre una generica autorizzazione ad alienare una proprietà che aiuti ad azzerare il
deficit. La politica del rigore
si vuole infine perseguire anche con una riorganizzazione
degli uffici che ne migliori
l’efficienza. A questo proposito l’Assemblea ha espresso
parere favorevole all’esplorazione di tutte quelle sinergie
con valdesi e metodisti, in
prima istanza, che senza
mettere in discussione le diverse identità delle chiese ne
ottimizzino le risorse.
Tuttavia l’aspetto pregevole di questa mozione di pro
Mone
Gli incarichi
^mitato esecutivo dell’Ucebi è stato eletto nelle perMaiocchi (presidente); Anna Maffei (viceattente); Erica Naselli, Nunziatina Formica, Maurizio
Ernesto Chiarenzi, Martin Ibarra, Franco Scakr u^’ **®*^**®*^ Anders, membri.
^ollegio degli anziani è stato eletto nelle persone di
^®*rsi’ Paolo Spanu, Umberto Delle Donne, Marilù
Ip 1 Eranco Casanova.
dei Revisori è stato eletto nelle persone di Ste, meloni. Secondo Giordani, Tommaso Gelao, Luca
Enrico Maltese.
elezioni è stata eletta nelle persone di
Pitott} ^r^Wiacono, Nicolina DI Sarno, Paola Perissi
Alcuni membri del nuovo Comitato esecutivo. Da sinistra: Maurizio
Girolami, Erica Naselli, Martin Ibarra, Renato Maiocchi, Ernesto
Chiarenzi, Anna Maffei, Franco Scaramuccia. Non compaiono nella
foto Nunziatina Formica e Herbert Anders
gramma sta nel coniugare al
rigore e all’austerità anche
una misura di coraggio e di
audacia. Benché la situazione
sia preoccupante non si vogliono sacrificare i promettenti segnali che provengono
dal sorgere di nuove vocazioni al ministero pastorale e
diaconale. Questi sono interpretati come un segno tangibile dell’opera dello Spirito e
della vitalità di molte nostre
chiese. Né l’Assemblea, votando questa mozione, ha
voluto rinunciare a raccogliere la spinta verso il riconoscimento di nuovi ministeri.
Una successiva mozione che
promuove l’istituzione del
ministero di animazione musicale ne è una riprova. Insomma la politica dei tagli
non può essere indiscrimina
ta e non deve mortificare
quegli investimenti che favoriscono opportunità di crescita per le nostre comunità.
La collaborazione fra valdesi,
metodisti e battisti sia a livello territoriale, sia nella messa
in comune più frequente dei
ministeri è l’altra coraggiosa
sfida che l’Assemblea desidera raccogliere, consapevole
delle potenzialità di sviluppo
che questa comporta.
La mozione si conclude
ponendo al comitato esecutivo e a tutti gli organi dell’Unione il principio di deliberare su ogni materia solo
dopo aver valutato e identificato per ciascun nuovo progetto la copertura finanziaria. Si tratta di un sano principio di politica finanziaria
non più differibile.
CEIÍ TRO EV ARfìE L I CO
VI LLA GDI 0 DE LLA GIOVENTÙ
Il prezioso lavoro di redazione dei verbali
Il logo e il motto dell’Assemblea
Le linee programmatiche
Intensificare
la collaborazione bmv
L’Assemblea, nel rallegrarsi per il continuo avvicinarsi di
chiese di stranieri alTUcebi, per le nuove responsabilità
che questo comporta, per la crescita di consapevolezza
della vocazione rivoltale dal Signore e per consolidare
l’opera di testimonianza evangelica a cui le nostre chiese
sono chiamate;
preso atto che;
a) nel biennio trascorso non sono intervenuti miglioramenti decisivi della situazione economica e finanziaria
dell’Unione;
b) che la relazione del Ce e la relazione dei revisori, nonché l’oggettiva analisi dei dati di bilancio, ripropongono
con sempre maggiore urgenza la necessità di una scelta di
fondo fra due alternative radicali: ridimensionare drasticamente l’Unione, ritenendo esaurita al livello attuale la capacità contributiva delle chiese, oppure affrontare per alcuni anni i sacrifici e i programmi necessari al riequilibrio
economico e finanziario in vista di un rilancio e di uno sviluppo, impegnando le chiese stesse, gli organi deU’Unione,
TUnione tutta neU’a’weramento delle condizioni che le diverse analisi del Comitato, dei revisori e dei consulenti
esterni concordano nell’indicare come indispensabili;
nella convinzione che ogni sforzo vada compiuto e che
nessun sacrificio sia troppo grande al fine di perseverare il
patrimonio di fede, di testimonianza e di specificità evangelica e battista di cui le nostre chiese sono portatrici;
da mandato al Ce di operare per il prossimo biennio secondo le seguenti linee programmatiche:
1) proseguire e allargare la riflessione iniziata, in vista di
una ricomprensione per l’oggi dei fondamenti del nostro
essere chiesa insieme, con particolare riferùnento alle basi
teologiche ed ecclesiologiche del Piano di cooperazione;
2) perseguire con determinazione, nonostante l’avversa
congiuntura del mercato immobiliare, il tentativo di azzerare, anche mediante l’alienazione di una o piùMproprietà,
l’indebitamento accumulato;
3) richiamare con fraterna fermezza all’impegno di sostenere l’opera comune, tutte le chiese che non vi partecipano in misura adeguata, secondo le linee guida del Piano
di cooperazione, tenendo conto delle situazioni specifiche
delie singole chiese, ma sollecitandole a porsi responsabilmente, in tempi definiti, obiettivi di crescita della consacrazione individuale e comunitaria;
4) prospettare a quelle chiese che, sollecitate, mostrino
di non condividere l’impegno a sostenere l’opera comune,
la difficoltà oggettiva della loro permanenza in seno
airucebi;
5) proporre a tutte le chiese l’obiettivo minimo di un aumento deH’8% annuo, per il prossimo quinquennio, dei
contributi al Piano di cooperazione;
6) proseguire nell’opera di rinnovamento illustrata nella
relazione del Comitato esecutivo;
7) sviluppare il programma di riorganizzazione degli uffici, dal quale si attende maggiore efficienza e tempestività,
massima trasparenza, nuovi e più adeguati strumenti di
gestione del patrimonio immobiliare e di sfruttamento di
tutte le sue potenzialità; ■
8) promuovere e accelerare tutti gli aspetti della collaborazione bmv e federativa - dalla creazione di nuovi servizi
comuni all’unificazione di servizi paralleli che non tocchino l’identità di ciascuna chiesa membro - considerandola
condizione essenziale per un futuro sostenibile della nostra opera e di quella delle chiese sorelle, nella convinzione
che solo moltiplicando le esperienze di collaborazione territoriale e lavorando, in prospettiva, a una piena condivisione della forze pastorali fra le chiese bmv (al servizio
quindi di una comunione di chiese molto più ampia e più
capillarmente diffusa nel territorio) sarà possibile continuare ad accogliere le numerose vocazioni di cui il Signore
ci fa dono in questi anni, investire nella formazione, assumere nuovi ministri e collocare adeguatamente le coppie
pastorali sul territorio;
9) ricondurre la gestione di tutte le istituzioni ad un autentico equilibrio economico, che tenga conto degli ammortamenti, degli oneri futuri e di tutte le normative che
presiedono all’esercizio delle specifiche attività;
10) raccomandare a tutte le chiese di destinare alle istituzioni esclusivamente risorse aggiuntive e non sostitutive
del proprio impegno primario a sostenere l’opera comune,
gli emeriti e i superstiti, i pastori e le loro famiglie.
L’Assemblea pone a se stessa, al Comitato esecutivo e a
tutti gli organi dell’Unione l’obiettivo di non deliberare
nuove attività o nuovi progetti senza l’indicazione della relativa copertura finanziaria.
6
PAG. 6 RIFORMA
Assemblea Battista
jrt.2com
Iti caso di
iimlttent
In questi anni sono molti i giovani che si preparano al servizio a tempo pieno nelle chiese e negli istituti diaconali
Il Signore ci ha chiamati e noi abbiamo risposto
Nell'ultimo biennio sono stati accolti cinque pastori e tre operatori diaconali: provengono da varie zone del nostro paese
e da Argentina, Honduras e Svizzera; tutti hanno ricevuto la prima formazione e motivazione a livello di chiese locali
Emanuele
Casalino
37 anni, nato a
Pozzuoli, proviene
da famiglia cattolica. Nel ’77 conosce il pastore battista di Pozzuoli,
Umberto Delle
Donne, che riaccende in lui l’interesse per la fede
Gabriella
Casanova
cristiana, assopitosi nel vedere il cattolice
simo troppo legato ai gruppi di potere che
dominavano la vita politica e sociale del
nostro paese. Colpito dalla comunità evangelica a motivo della sua semplicità e la
sua sensibilità verso i più deboli, si battezza nel 1979. Dopo le scuole superiori e vari
lavori trascorre quattro anni presso il Villaggio evangelico di Monteforte, dove si
impegna nel lavoro sociale. Nel 1991 si
iscrive alla Facoltà valdese. È sposato con
Maria, della comunità battista di Gravina.
Nata nel 1968 a
Reggio Calabria,
(dove il padre era
pastore della locale
chiesa battista) si
sente chiamata a 18
anni a esercitare un
servizio diaconale. Volontaria per
otto mesi all’Istituto Taylor di Roma, passa oltre un anno al
Wycliff Center ad Oxford (Gb), indi consegue la licenza pastorale al Seminario battista di Rùschlikon. Tornata al lavoro secolare, opera come volontaria all’Ospedale
evangelico valdese di Torino e segue un
corso di cura pastorale all’ospedale San Camillo di Torino. Entrata nei ruoli diaconali
battisti, in prova, è assunta all’Ospedale
evangelico di Torino. Sta seguendo un corso di Pastoral Care per malati terminali al
North Carolina Baptist Hospital (Usa).
Jaime
Castellanos
24 anni, nato in
Honduras. La madre, evangelica, venuta in Italia circa
10 anni fa per cercare lavoro, diventa membro della
Chiesa battista di
Roma Trastevere.
Poco dopo viene in
Italia anche Jaime: cresce nella chiesa di
Trastevere, dove si battezza e svolge diversi
incarichi nella comunità. Maturata la vocazione pastorale, studia teologia al.Seminario
battista di Città del Messico, e qui cura contemporaneamente una comunità. La sua richiesta di poter servire presso l’Unione battista italiana viene accolta e Jaime, che nel
frattempo si è sposato con un’italiana. Barbara, e ha un bimbo di pochi mesi, Mishael,
è destinato alla Lucania in appoggio alla pastora Marylù Moore.
Manuel
Kromer
Nato a Berna nri
1964, è cresciuti
nella Chiesa rifot,
mata di Poschiavi
dove si è confei.
mato nel 1980. Dj.
po le scuole supe.
I riori frequentati
nella Svizzera tede.
^ trascorso m
anno a Santa Severa come volontario e sii
poi iscritto alla Facoltà di fisica a Genovi
qui è diventato membro della Chiesa batti
sta di via Vernazza, dove è stato moniton
della scuola domenicale, predicatore locali
e per diversi anni consigliere della Federa,
zione ligure delle chiese evangeliche. Sposato, con due figli, ha risposto senza esitazione alla proposta di dirigere la Casa editrice Claudiana, lasciando il suo lavoro. Aitualmente è diacono battista in prova presso questa istituzione valdese.
Gabriela
Lio
Nata nel 1963 a
Buenos Aires si è
avvicinata all’Evangelo a 18 anni.
Ha lavorato nelle
chiese battiste argentine in programmi sociali e
per il recupero dei
tossicodipendenti.
La comunità di cui era membro, vivace,
aperta e molto attiva, anche nel campo dei
diritti umani, ha prestato attenzione particolare al problema dei desaparecidos. Venuta in Italia, ha fatto diversi lavori, anche
presso la Tavola valdese. Poi ha iniziato gli
studi alla Facoltà valdese. Nel dicembre
1996 è stata assegnata come pastora in
prova alla chiesa battista di Pozzuoli e al
servizio dell’Associazione battista del Napoletano dove coordina il lavoro giovanile,
femminile e delle scuole domenicali.
Nunzio
Loiudice
Nato nel 1963 in
Svizzera da genitori
emigrati, rientra
con loro ad Altamura dove cresce
l nella locale Chiesa
' battista. Durante le
scuole superiori
comincia a impegnarsi nella chiesa,
giunge al battesimo e si entusiasma al lavoro nella Federazione giovanile evangelica
italiana regionale il che lo porta a maturare
la vocazione pastorale. Compie gli studi di
teologia al Seminario battista di Rùschlikon
e a quello di Praga. Terminati gli studi Nunzio entra come pastore in prova nell’Unione battista e da circa un anno è pastore della chiesa di Mottola. Sposato con una giovane battista di Mosca, Julia Yablokova, conosciuta durante la permanenza a Praga,
hanno una bambina di pochi mesi.
Silvia
Rapisarda
E nata nel ’72 a
Catania, dove il padre era pastore.
Battezzata nell’89,
matura lentamente
una vocazione di
servizio collaborando per tre anni
a Catania e a Roma
a progetti del Servizio rifugiati e migranti della Fcei. Iscrittasi
alla Facoltà valdese si interessa della Federazione cristiana studenti e partecipa a convegni internazionali in Portogallo e Scozia.
Quindi dal Consiglio ecumenico delle chiese
è delegata in Ghana e a Chicago per la formazione di leaders fra le donne. Ad Atíanta
(Usa) prepara la tesi sulla teologia femminista e lavora per un anno presso una chiesa
presbiteriana di New York. È ora a Reggio C.
dove cura la Chiesa battista, quella filippina
e, dall’autunno, quella valdese.
Emanuele
Troiani
31 anni, sposato
con Luana Palla
ba di un annoi
m mezzo. Debora,
V ^ Nato da famiglii
evangelica è ciey scinto nella Chiesi
battista di Monti
Sacro, a Roma, do
ve si è impegnato nell’attività locale. Molti
attivo nel lavoro regionale della Federazione giovanile evangelica italiana e neit«s#
organizzati a Rocca di Papa, ha maturato li
vocazione a lavorare nei centri evangelici
per ferie, interessandosi soprattutto alla
formazione dei giovani. Dopo sei anni di
lavoro secolare si è candidato per lavora«
nel Villaggio di Santa Severa e ne è divenir
to direttore nel novembre del ’96. È animatore del Servizio istruzione ed educazione
della Federazione delle chiese evangeliche,
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L'Assemblea ha accolto otto nuove chiese, sette delle quali sono di stranieri recentemente immigrati in Italia
La gioia di «essere chiesa insieme» tra italiani, africani, asiatici, latinoamericani e Rom
ANNA MAFFEI
SENZA dubbio uno dei
momenti spiritualmente
più alti dell’Assemblea di
quest’anno è stato quello della presentazione e ammissione (o adesione) all’Unione
battista di otto nuove chiese.
Spiritualmente alto e intensamente partecipato da tutti
i presenti. Perché? Cominciamo con un dato essenziale:
delle otto chiese, sette sono
formate, anche se non tutte
esclusivamente, comunque
in massima parte da stranieri. Proprio come è accaduto
nel corso dell’ultimo convegno «Essere chiesa insieme»,
organizzato nel febbraio
scorso dalla Federazione delle chiese evangeliche, anche
le chiese battiste nel corso di
questa Assemblea hanno
preso ancor più coscienza di
quanto sia importante che
chiese di evangelici stranieri
che aggregano credenti di
medesima nazionalità o che
comunicano fra loro usando
una stessa lingua, si colleghino con chiese italiane.
Si tratta in primo luogo di
un’esigenza spirituale che si
coniuga in qualche caso con
altre di tipo pratico e che può,
com’è capitato negli ultimi
due anni per l’Unione battista, venire stimolata da qualcuno che nelle nostre chiese
italiane lavori per creare ponti di comunione e solidarietà.
Questo è avvenuto fra
battisti per la lungimiranza e
l’attenta cura del coordinatore del Dipartimento per l’evangelizzazione e membro
del Comitato esecutivo uscente, il pastore Carmine
Bianchi, e con il prezioso
contributo del pastore nigeriano Tayo-Taywo Martins. Il
ministero di quest’ultimo,
che coordina fra le altre cose
un nutrito gruppo di pastori
africani presenti in Italia, è
sostenuto dalla Società missionaria battista delle chiese
inglesi, che l’assemblea Ucebi ha ringraziato attraverso il
suo rappresentante per l’Europa presente a Santa Severa, past. John Passmore.
Fra le chiese presentate
all’Assemblea ce n’è una che
rappresenta un unicum nel
panorama denominazionale
italiano: la missione battista
Rom in Italia, formata da una
ventina di membri e moltissimi bambini, che l’Assemblea ha accolto secondo la
forma di membro aderente
per la sua particolare configurazione. E infatti una chiesa che, anche se ha il suo
principale riferimento geografico a Dolo in provincia di
Venezia, non ha carattere
stanziale. «La storia dei Rom
si perde nella notte dei tempi
- così riassumiamo la lettera
che hanno inviato all’Ucebi veniamo dall’India e dal
Pakistan. Ed è una storia fatta di rifiuti. Tutti i popoli ci
La presentazione all’Assemblea della «Christ Evangelical Church»
scacciano. Siamo stati perseguitati e anche sterminati in
epoca nazista. Abbiamo così
sviluppato una mentalità per
la quale tutti ci rifiutano. Poi
un giorno abbiamo scoperto
che Dio ci ha invece accolti,
fino a morire per noi. Perché
Gesù è morto per i cattivi e
non per i buoni». Durante i
contatti che hanno portato
all’ammissione della prima
chiesa tzigana all’Unione
battista, ci ha riferito il past.
Bianchi, hanno innumerevoli volte fatto la stessa domanda: «Ma voi veramente ci volete?». L’Assemblea ha risposto entusiasticamente di sì.
Tre le chiese prevalente
mente africane, tutte dai nomi particolari. La prima, rappresentata all’Assemblea dal
pastore Joseph Antwi Mensah, ganaense, è la «Tempie
of light ministry» (Tempio
del ministero della luce), e
ha sede a Rivarolo Mantovano (Mn): è nata sei anni fa ed
è attualmente formata da
una settantina di membri.
La seconda è la «Soul Clinic Ministry» (Ministero della cura dell’anima). Ha sede
a Bussolengo (Verona) e conta 78 membri di nazionalità
mista, fra cui anche italiani e
sudamericani. È guidata dal
past. Abu Bonsra Nana, nigeriano, la cui moglie è stata
presentata come una prédicatrice straordinaria. Questa
chiesa è molto ben inserita
nella realtà tanto da svolgere
un ministero di consulenza e
di supporto per famiglie in
crisi e per tossicodipendenti.
La terza è la «Christ Evangelica! Church» (Chiesa
evangelica di Cristo). La
chiesa, formata da una cinquantina di credenti nigeriani provenienti da varie denominazioni evangeliche, è
guidata dal past. Akinsulire
Clement, anch’egli presente
a Santa Severa. Ha sede a Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova.
Altre tre le chiese di provenienza orientale: due coreane e una cinese. La chiesa cinese, rappresentata all’assemblea da Chan Feilih, si
riunisce già da circa 12 anni
nei locali della chiesa battista
di Genova, via Vernazza. Formata da 35-40 membri e dai
loro bambini ha da qualche
tempo, nonostante le notevoli difficoltà linguistiche,
avviato alcune attività in comune con la locale chiesa
italiana. Le due chiese coreane, una con sede a Roma
presso la chiesa battista di
via Urbana, la chiesa evangelica coreana «Nuova vita» e
l’altra, la «Europe Mission
Church» (Chiesa per la missione in Europa) con sede a
Grumolo della Abbadessa in
provincia di Vicenza, accolta
come chiesa aderente, sono
entrambe formate in mag;
gioranza da giovani studenti
di musica e canto che f«'
quentano corsi di speciali!'
zazione in Italia. Entrambe»
chiese, che si caratterizzani
per una grandissima disciplina spirituale, hanno unB'
tensa attività evangelisti»
Subito dopo rammissio»
l’Assemblea ha potuto ascetare un saggio delle straoroi
narie voci di alcuni di loro.
La presenza oggi ancor p®
massiccia di chiese di sW
nieri nell’Unione battisi
pone con maggiore
problema di una loro pi®
partecipazione alla vita, ®
testimonianza e alla cresc
comune. Sarà questo u .
dei capitoli di impegno cm
prossimo Comitato epec
vo dovrà affrontare. L uu'
fra le chiese accolte è ita ,
na: la Chiesa evangelica
Sarzana (La Spezia). .
Si tratta in realtà di un
torno: la chiesa infatti n
que come gruppo battis
solo successivamente 0
ne parte della Chiesa del
zareno. Il pastore Ma
Cianchi, che ha
- airAsseì"
passionatamente a.. •- .j,
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ne delle chiese stranier '
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I caso di mancato recapito si prega restituire
in l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
Fondato nel 1848
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L'Editore
si impegna a corrispondere il diritto di resa.
riaperto L’UFFICIO POSTALE — È stato riaperto
a tempo quasi da record l’ufficio postale di Chiotti, chiuso
per un paio di settimane in concomitanza di lavori di ristrutturazione interna. Così per un breve periodo gli abitanti della zona hanno dovuto recarsi aH’ufficio postale di Ferrerò o
di Pomaretto. Qualcuno forse temeva che la chiusura potesse avere a che vedere con le proposte di razionalizzazione
che ogni tanto aleggiano nelle zone montane: nulla di tutto
questo, e ora l’ufficio Pt è aperto tutte le mattine.
)1 7
/ A -J..
VENERDÌ 10 LUGLIO 1998 ANNO 134 - N. 28 LIRE 2000
Quello che stiamo vivendo
sembra un periodo di
grandi progetti che riguardano
il territorio: si preparano carte, si cercano finanziamenti, si
cerca di essere a norma, si
sprona la gente a contribuire.
E molte cose sembrano muoversi: penso all’area Crumière
a Villar Pellice, al «Progetto
2000» del Centro culturale
valdese, e ad altre proposte.
Quasi tutte queste iniziative
sembrano puntare soprattutto
su quello che è stato chiamato
il petrolio italiano, ossia il turismo legato ai beni culturali.
Il fatto che i finanziamenti, si
trovano, significa che c’è un
interesse e un credito verso
quest’area. Con ogni probabilità questo credito e questo interesse sono creati che dalle
IL RUOLO DELLA CULTURA
QUALI VALLI?
DAVIDE DALMAS
caratteristiche di queste valli,
ossia dalla presenza valdese.
E, direi, dalla presenza attuale
ancora più di quella storica.
Non sono certo le attrattive
naturali, oppure la presenza di
vecchie industrie ad attirare la
maggior parte dei visitatori.
Di fronte a questo fenomeno,
però, si sente spesso da parte
di chi vive in queste valli un
ripiegamento su se stessi e
l’assenza di una diffusa con
sapevolezza. Per questo motivo qualcuno chiede una «battaglia» che per i prossimi anni
ponga costantemente al centro
deir attività delle chiese la
«cultura». Infatti, se intesa in
senso molto ampio (radio,
giornale, musei, discussioni,
concerti ma anche invenzione
di modi di vivere e pensare)
potrebbe proprio essere la via
per rispondere alla sfida presente. La proposta è attraente.
ma credo che sia necessario
idearla in modo da essere discussa e fatta propria molto al
di là del circolo degli «addetti
ai lavori».
Occorre quindi continuare
il dibattito sull’argomento,
ponendosi anche le questioni
più spinose, come valutare se
può ancora esistere una società chiamata «valli valdesi». Esiste ed esisterà di sicuro un mito, una storia e un
conseguente prodotto turistico-culturale con questo nome. Bisogna vedere se ci sono le volontà, ma prima ancora le condizioni, per fare in
modo che questo prodotto sia
anche continuamente trasformato, evitando l’imbalsamatura, da una società dallo
stesso nome.
Ospedali valdesi
^sl 10-Ciov
convenzione
rinnovata
È stata rinnovata, fino al 31
dicembre ’98, la convenzione
fe Asl 10 e Ciov per quanto
riguarda la collaborazione fra
l'azienda sanitaria di Pinerolo
e gli ospedali valdesi di Pottiaretto e Torre Pellice. Alla
richiesta di rinnovo avanzata
dalla presidente della Ciov,
Franca Coisson, il commissario dell’Asl 10 Ferruccio
Massa ha dunque risposto in
modo positivo, «pur nelle
more dell’approvazione da
parte della Regione Piemonte, delle nuove intese di programma».
Le collaborazioni già in atto nel primo semestre ’98
■tanno dato risultato positivi e
pertanto l’esperienza proseguirà: l’Asl io assicura agli
ospedali valdesi neurologi,
ortopedici, nefrologi, otorinoaringoiatri, urologi, psichiatn, radiologi, assistenti sanitarie e logopediste per un
®assimo di 120 ore mensili,
Mentre la Ciov collaborerà
ornendo un fisiatra e un medico prelevatore. L’Asl e la
si sono impegnate ad
eseguire prestazioni di esami
® unalisi rivolte sia a pazienti
j^eoverati sia a pazienti amuiatoriali presso i reciproci
spedali; inoltre l’Asl si è iml^gnata ad utilizzare personamedico anche della Ciov
a H '^^P^d'enze specialistiche
rii. °"'’dilio nei distretti delle
nell’ambito dei proim» assistenza domiciliare
è nostro indirizzo
elio della massima collaazione, - ha detto il comissario Ferruccio Massa -:
do n *^d*’t)viamo di buon graconvenzioni e prosavremo uno struaccordi congrarnm"^u® intese di proPmvSf ?n dp
LavaW- ® iO
«X'sV„“et/pt
La situazione dei giovani che scelgono il servizio civile dopo l'approvazione della nuova legge in materia
L^obìettore è una risorsa purché non faccia il «jolly»
PIERVALDO ROSTAN
Il diritto all’obiezione di
coscienza al servizio militare ha compiuto in Italia un
passo in avanti con l’approvazione della nuova legge avvenuta poche settimane fa da
parte dei due rami del Parlamento. Già nel 1992 si era arrivati ad un testo di legge innovativo, ma l’allora presidente della Repubblica Cossiga non firmò la legge. La norma approvata ora contiene indubbiamente alcuni elementi
di novità: la dipendenza diretta dalla presidenza del Consiglio tramite un «Ufficio nazionale per il servizio civile»
sancisce il ridotto impatto del
ministero della Difesa sugli
obiettori; la possibilità di impiego al’estero «in missioni
umanitarie nelle quali sia impegnato personale italiano».
C’è poi la possibilità concreta
per l’obiettore di svolgere il
servizio nella regione di residenza (si devono infatti indicare fino a 10 enti prescelti);
tocca a sua volta all’ente indicare se ritiene necessario, per
la qualità del servizio civile,
che l’obiettore risieda presso
Xf I ^
Gennaio 1991, una manifestazione contro la guerra del Golfo
la sede oppure no: nel primo
caso il Comune o l’associazione devono fornire vitto e
alloggio ai giovani in servizio. Questi, infine, i settori in
cui possono essere impiegati
gli obiettori: assistenza, prevenzione, cura e riabilitazione, reinserimento sociale,
educazione, promozione culturale, protezione civile, cooperazione allo sviluppo, formazione in materia di commercio estero, difesa ecologi
ca, salvaguardia e fruizione
del patrimonio artistico e ambientale, tutela e incremento
del patrimonio forestale, con
esclusione di impieghi burocratico-amministrativi.
Siamo dunque di fronte ad
un testo innovativo, in cui la
Repubblica italiana, per la
prima volta, riconosce il concetto di difesa civile. In Italia
si tratta di un «esercito» nonviolento composto da circa
50.000 giovani l’anno; nelle
valli valdesi il numero di
obiettori è andato crescendo
negli ultimi anni: se la Chiesa
valdese con le sue opere e la
Caritas rappresentano gli enti
col maggior numero di obiettori, è anche vero che proprio
negli ultimi due anni sono andati aumentando quei Comuni che hanno deciso di ospitare obiettori di coscienza avvalendosi dei loro servizi. Lo
stesso ministero della Difesa,
non più tardi di un anno fa, a
fronte di un aumentato numero di obiettori, aveva sollecitato i Comuni a sottoscrivere
le previste convenzioni. E che
ci fosse un certo esubero lo
conferma anche don Moine
che si occupa degli obiettori
della Caritas: «Fino a qualche
mese fa il ministero ci mandava diversi obiettori in più
rispetto ai numeri della convenzione, ora la situazione si
è abbastanza regolarizzata».
La Chiesa valdese è alle
Valli uno degli enti che impiega maggiormente obiettori: attualmente si tratta di 18
giovani distribuiti fra ospedali, Case per anziani. Agape,
Società di studi valdesi; nella
classifica dei numeri, seguo
Nel cimitero di Luserna San Giovanni
è sepolto Emilio Heribero Ganz
(1898-1990) pastore valde.se. Da parte di
padre era di origine svizzera; da parte di
madre apparteneva a una famiglia Beri
delle Valli. Ci teneva moltissimo alla
sua doppia nazionalità. Emilio Ganz fu
per alcuni anni maestro di scuola in Eritrea poi, consacrato pastore valdese negli Anni 30, venne inviato in Uruguay,
dove resse per molto tempo la parrocchia di Colonia Cosmopolita, per poi
passare a Dolores e altrove. Fu a lungo
l’animatore competente e instancabile
della Società sudamericana di storia valdese, benemerita nel raccogliere memorie e documenti di quelle nostre chiese
sudamericane.
Ma l’episodio che oggi ci interessa è
diverso. Da ragazzo Emilio Ganz abitava a Torre Pellice e precisamente a Santa Margherita, presso suo nonno Bert,
che era fotografo. Una volta all’anno, in
autunno, (prima della prima guerra mon
IL FILO DEI GIORNI
IL FITTO
ALDO COMBA
diale) certi lontani cugini venivano in
calesse dalla vai Pragelato, passavano
tutta la giornata con il vecchio Bert,
pranzavano assieme, e loro portavano
una gran quantità di miele, patate, frutta
e altri prodotti della campagna. La cosa
ha una spiegazione molto interessante.
Al principio del 1700 Enrico Amaud fu
obbligato a emigrare in Germania e tutta
la vai Pragelato, fino ad allora valdese,
fu cattolicizzata con la forza. Molte famiglie si trovarono ad affrontare un problema estremamente drammatico: rimanere o partire? Tra gli antenati del pastore Ganz alcuni optarono per la fede: ab
bandonarono ogni cosa e se ne vennero
nelle valli che erano rimaste valdesi. Altri optarono per le terre, si fecero cattolici, e occuparono anche le proprietà dei
parenti che erano partiti. Ma, per onestà,
continuarono a pagare loro un fitto. Con
il passare del tempo il fitto divenne più
che altro simbolico: è però interessante
osservare come tale sentimento di una
sorta di debito sia rimasto vivo fino al
principio di questo secolo, ossia per qua.si duecento anni.
Ormai le cose sono cambiate e anche
queste tradizione si è perduta. La storia
mi è stata raccontata dal pastore Ganz
più di quarant’anni fa, quindi è possibile
che alcuni particolari siano approssimativi, ma ritengo che l’essenziale sia esatto.
Sarebbe estremamente importante sapere
se altre famiglie hanno dei documenti o
delle memorie dello stesso genere, che ci
aiutino a capire come fu vissuta a livello
della gente comune, quella cattolicizzazione forzata di quasi trecento anni fa.
no il Comune di Pinerolo con
11 obiettori da oltre 10 anni
(impiegati nei settori istruzione, cultura e servizi sociali),
poi la Comunità montana vai
Pellice con 8, l’Arci con 6, la
Comunità montana valli Chisone e Germanasca con 5
l’Asl 10 con 4, il Wwf con 3;
fra i Comuni sono già operativi San Secondo (3 nei settori culturali, ecologici ed educazione) e Luserna (3 posti
iniziali più due nel settore
scuola è cultura, attività per i
giovani). A Torre Pellice, dopo l’ok del Consiglio comunale, si attende la firma della
convenzione.
Sono sempre esperienze
positive? «Mediamente sì afferma il dott. Mario Sandretto che si occupa degli
obiettori della Comunità
montana vai Pellice - tuttavia
in passato abbiamo anche noi
avuto i casi di quelli che tendevano ad “imboscarsi”». E
positivo è anche il loro giudizio, la valutazione di chi il
servizio civile lo sta effettuando; Stefano, che aveva
chiesto di prestare servizio in
un’opera valdese alle Valli,
dopo una prima esperienza a
Roma presso i Padri rogazionisti, è finito in Comunità
montana: «Il servizio risponde alle mie aspettative; svolgo mansioni di segreteria,
commissioni. Da fare ce n’è
sicuramente, molto dipende
da quali intenzioni si ha nel
momento di iniziare». La nostra breve indagine ci permette di fissare in circa il
30% la percentuale di quelli
che non hanno ottenuto la destinazione chiesta; ci sono
anche altri lati negativi e forse peggiori. Marco, che presta servizio in un Comune
pedemontano, commenta infatti: «In molte occasioni ho
l’impressione di sostituire di
fatto un dipendente che non
c’è; lavoro in biblioteca, a
scuola, a volte negli uffici
comunali». Insomma, a volte
l’obiettore è un jolly, più o
meno come i lavoratori socialmente utili.
8
PAG. Il
E Eco Delle Yaui A^ldesi
Il teatro valdese (già convitto) a Pomaretto
POMARETTO: CONSIGLIO — Il Consiglio comunale di
Pomaretto ha approvato martedì scorso il conto consuntivo
1997 che vede un avanzo di amministrazione assai contenuto: 11.493.000. Nella stessa serata sono stati approvati i
progetti preliminari per alcuni lavori nella sede del municipio (adeguamenti di impianti, soprattutto) e per il consolidamento di una parete rocciosa all’uscita da Pomaretto: in
questo caso i lavori saranno eseguiti in due lotti con una
spesa di circa 130 milioni. In chiusura di Consiglio il sindaco ha comunicato le dimissioni di due capigruppo, Giovanna Purpura per la minoranza e Marco Mourglia per la maggioranza; Purpura sarà sostituita da Arturo Riceli. Si è infine parlato del gemellaggio con Mirabel-et-Blacon il cui atto
in terra italiana dovrebbe svolgersi nel primo fine settimana
di maggio ’99: la data potrebbe però creare qualche problema se, come è possibile, dovesse coincidere con le elezioni
amministrative comunali. Verrà probabilmente cercata
un’altra data soddisfacente per i due Comuni.
SCIOPERO ALLA STREGLIO — I dipendenti della industria dolciaria di None «Streglio» hanno indetto da circa
una settimana uno sciopero di 32 ore, per protestare contro
il declassamento di 10 dipendenti da impiegati a operai, la
messa in cassa integrazione, il mancato impegno della direzione a non operare licenziamenti, invece avviato nei confronti di un impiegato la cui funzione è stata soppressa. I lavoratori della «Streglio» sostenuti dalla Piai (Federazione
lavoratori dell’agroindustria) stanno pertanto protestando in
questi giorni non solo con scioperi orari ma anche con sit-in
e striscioni, con conseguenti piccoli rallentamenti del traffico, lungo la statale davanti alla fabbrica.
SI PARLA DI PENSIONI — Il sindacato ha convocato, in
modo unitario, un’assemblea rivolta in modo particolare a
tutti gli ex lavoratori a cui mancano 5 anni per raggiungere
i requisiti al pensionamento di anzianità o vecchiaia e che
abbiano svolto un anno di lavori socialmente utili entro il
31 dicembre dell’anno scorso. L’assemblea, prevista per le
9,30 di mercoledì 15 luglio presso l’auditorium di corso
Piave, è naturalmente aperta a tutti.
NON CAMBIANO LE COMUNITÀ MONTANE — C’è stato un momento di panico la scorsa settimana; se il Consiglio
regionale non avesse prorogato i tempi, alcune Comunità
montane sarebbero decadute e altre avrebbero visto i propri
perimetri variare. Ad esempio la Pinerolese pedemontano
avrebbe perso in un colpo solo i Comuni di Pinerolo e Cumiana. La nomina della nuova giunta ha consentito al Consiglio regionale di spostare i termini a fine anno e di far partire gli effetti della riperimetrazione con le nuove amministrazioni che andranno ad eleggersi in primavera 1999.
L’ON. VIOLANTE «APRE» A PROVINCIA E PICCOLI
COMUNI — Il presidente della Camera, Luciano Violante, durante un incontro presso la Provincia di Torino con i
rappresentanti dei piccoli Comuni, ha promesso un maggior interesse per questa importante realtà italiana (si tratta
di circa i 4/5 del territorio). Troppo spesso, quando si fanno
le leggi, si pensa solo alle realtà metropolitane e si ignorano i problemi dei Comuni più piccoli. Violante ha proposto
che si crei un tavolo di lavoro che veda insieme Province e
rispettivi Comuni in modo da far pervenire ai gruppi parlamentari delle proposte legislative; il presidente della Camera ha detto che per questi scopi si potranno mettere a disposizione anche le strutture di Montecitorio.
DA TORRE PELLICE UN APPELLO PER IL PIEMONTESE — La nuova legge sulle minoranze linguistiche tutela molte lingue ma non il piemontese; bisogna che si intervenga perché il Senato modifichi questo stato di cose. Partendo da queste considerazioni il consigliere Hertel, da oltre 20 anni impegnato nella difesa e diffusione del piemontese, ha proposto un ordine del giorno durante il Consiglio
comunale di Torre Pedice per chiedere che anche il piemontese venga tutelato: l’ordine del giorno è stato approvato con una astensione. In precedenza il Consiglio aveva
approvato il conto consuntivo con un avanzo di amministrazione (in gran parte derivato da maggiori entrate) di
267 milioni. Verranno utilizzati per vari interventi, i più significativi dei quali riguardano la manutenzione strade, i
lavori per rimpianto a cippato di legna per il riscaldamento
delle scuole, il settore sport, la protezione civile.
«LES FABLES DE NICOLA» — È il titolo di un nuovo programma tutto dedicato ai bambini, ma che potrà essere piacevole anche per i grandi, che Radio Beckwith propone dal mese di luglio. «Les fables de Nicola» sono favole raccontate in
francese in onda il lunedì, mercoledì e venerdì alle 18.
Un progetto che coinvolge le Comunità montane del Pinerolese
Una città a misura di bambino
DAVIDE ROSSO
Costruire dei paesi e delle
città a misura di bambino; praticare uno sviluppo
che vada anche nella direzione di ricercare una miglior vivibilità del territorio; far partecipare i bambini e gli adolescenti alla trasformazione
dell’ambiente urbano tenendo
conto così delle loro esigenze. Tutto questo forse da ottobre sarà possibile anche nel
Pinerolese, così come si sta
tentando di fare anche in altri
luoghi di Italia (non molti peraltro), e questo grazie a un
progetto denominato «La
città amica dell’infanzia» che
vede come capofila il Comune di Pinerolo oltre alle Comunità montane della vai Pellice, Chisone e Germanasca e
Pinerolese pedemontano e il
Consorzio Pracatinat. Il progetto sarà presentato il 10 luglio per l’approvazione alla
Provincia di Torino e dovrebbe realizzarsi presumibilmente in autunno.
Dal punto di vista tecnico il
progetto, che si svilupperà secondo un programma quadriennale, si propone come
obbiettivo quello di «realizzare interventi di trasformazione urbana integrati con la realizzazione di servizi per l’infanzia»; in sostanza l’intento
è quello di creare un laboratorio intersettoriale, (denominato «Urban Center» e che vede
coinvolti enti locali, professionisti della formazione e
Comunità montane) in grado
di promuovere e coordinare il
coinvolgimento di gruppi di
bambini e di adolescenti lavorando su temi come l’educazione ambientale, la percezione delle aree urbane da
parte della fascia più giovane
della popolazione in vista di
una nuova progettazione di
queste, la qualità dello sviluppo territoriale, il tutto per una
pianificazione urbanistica e
ambientale che veda anche
gli adolescenti e i bambini dire la loro.
«L’idea da cui siamo partiti
- dice l’assessore all’Istruzione del Comune di Pinerolo,
Antonio Bruno - era quella di
far agire i ragazzi in una formazione “partecipata” della
città anche attraverso esperienze didattiche strutturate in
forma di laboratorio sulla
percezione da parte loro della
città. A questo nostro progetto si è poi aggiunta la proposta del Consorzio Pracatinat
per uno sviluppo ambientale
sostenibile ed è nato questo
progetto che ora presentiamo
alla Provincia che dovrebbe
intervenire, nelle nostra aspettative, con un finanziamento di circa 150 milioni».
Il progetto prevede l’attivazione innanzi tutto di un
gruppo di ricerca a cura del
Consorzio Pracatinat che dovrà fornire, sulla base dell’esperienza locale, un modello teorico ma anche operativo di azione; quindi si procederà alla costituzione di un
«laboratorio intersettoriale di
rete» che dovrà,- assumendo
l’infanzia come parametro di
valutazione della qualità urbana, essere in grado di attivare processi di riqualificazione e riconversione anche
del territorio attraverso azioni
coordinate di tutti i soggetti
coinvolti.
Un incontro-dibattito a Porosa Argentina
La risorsa montagna
LILIANA VIGLIELMO
Doveva essere un incontro
tra amministratori locali
e una figura di primo piano
del Parlamento, la vicepresidente del Senato, Ersilia Salvato ma, come talvolta accade, la senatrice è stata richiamata da altri impegni e le persone, anche numerose, che si
erano radunate nel salone della Croce Verde di Perosa Argentina sabato 4 luglio, hanno
dovuto rinunciare alla presenza di qualsiasi tipo di politico.
Il tema del dibattito: «La
montagna, una risorsa per
l’Italia del Duemila», accompagnato dal sottotitolo «Lo
sviluppo della montagna parte dalla riscoperta della nostra
memoria storica» poteva risultare leggermente misterioso; ma il fatto che tra gli organizzatori, oltre alla Comunità montana Chisone e Germanasca e al Comune di Perosa Argentina, vi fossero le
associazioni partigiane e il
Comitato per le manifestazioni al colle del Lys forniva una
spiegazione. La memoria storica, in questo caso, si riferisce al periodo della resistenza
partigiana e Giuseppe Berruto, segretario del comitato
Colle del Lys, ha illustrato un
progetto che si propone di rivalutare quella zona, restituendole la presenza umana
che negli anni duri della lotta
in montagna permise con aiuti di ogni genere di resistere
agli attacchi dei nazisti.
Nel progetto, già molto ben
finanziato, è prevista una
struttura museale, per raccogliere le testimonianze di
quel periodo storico, ma anche la ricostruzione delle antiche baite e il ripristino dei
sentieri quasi cancellati, per
rendere la montagna nuovamente produttiva e accogliere
i visitatori in un luogo vivo e
non solo rinchiuso nel proprio passato.
Malgrado la mancanza di
un interlocutore privilegiato,
il dibattito si è avviato ugualmente, dopo l’intervento del
segretario regionale dell’Anpi, Gino Cattaneo, che ricordava come sia indispensabile,
in una situazione di così vasto
degrado della montagna, prima di tutto un sostegno economico, che può provenire
soltanto da un intervento pubblico. Ma queste valli alpine,
che in tempi ancora più lontani della seconda guerra mondiale hanno garantito rifugio
e sopravvivenza a tanti esseri
umani, saranno ancora considerate così interessanti da
meritare l’attenzione di chi ha
i mezzi per provvedere? Tante volte questa domanda è
stata posta, ma un segnale positivo si fa ancora attendere.
Nel progetto, nelle intenzioni degli estensori, dovrebbero essere coinvolte da 15 a
45 scuole (tra elementari, medie e superiori), un centinaio
di adolescenti, che progetteranno e attueranno spazi e
iniziative per l’utilizzo del loro tempo libero, oltre a funzionari e tecnici degli enti locali coinvolti. «La città amica
dell’infanzia», oltre ad andare
incontro alle esigenze dei più
giovani, si pone anche in continuità con altri programmi
che interessano il territorio
pinerolese come quello dei
«Patti territoriali», uno strumento quest’ultimo che si pone come obbiettivo proprio lo
sviluppo concertato di tutto il
territorio pinerolese.
Regione Piemontt
Verso un
«Ghigo bis»
Dopo due mesi di crisi i
Regione Piemonte ha j,
nuova giunta; il preside,
uscente Enzo Ghigo è riusn
a mettere insieme i pez^j;
un difficile puzzle e a no®
nare due nuovi assessori: fi
tore Rachelli di Forza It^
sostituisce al Turismo Am
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mesi fa e attualmente anc,
sotto inchiesta, mentre %
liam Casoni sostituisce il j
missionario Gaetano Majoi
no. Il secondo cambio è tiii
interno ad An ma i presupn
sti e il voto in aula che h^
portato alla nomina del Ghi*
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clusione della crisi ma piatti
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maggioranza ha i voti contai
il centro che si sta costiriienl
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portati all’ordine del giorni
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sono dichiarate estremamenl
critiche nei confronti della»
luzione data alla crisi.
Iniziative a Luserna San Giovanni
150” delle Patenti
In occasione del 150® anniversario delle Regie Patenti
di Carlo Alberto, il Comune
di Luserna San Giovanni ha
organizzato una serie di manifestazioni culturali dall’11
al 25 luglio. Si comincia sabato 11 luglio con il convegno di studi sul tema «Circolazione di artisti e di stili
nell’arco alpino nel XV secolo», alle ore 10,30 nell’ex
chiesa di Santa Croce in frazione Luserna, in cui si esamineranno gli affreschi della
Cappella di San Bernardino.
Dal 16 al 26 luglio si svolgono i festeggiamenti patronali
di San Giacomo a Luserna, a
cura dell’associazione Amici
di Luserna. Domenica 19 luglio sarà la volta di «Città
d’arte a porte aperte», iniziativa promossa dalla Provincia
di Torino per approfondire la
conoscenza delle città del territorio provinciale. Il ritrovo è
previsto in piazza Partigiani
alle ore 9,30; alle 10 partirà il
Ospiti al Centro salutista di Bobbio
Ragazzi di CernobiI
L’Associazione nazionale
di volontariato «Il sassolino
bianco» ha organizzato un
soggiorno a Bobbio presso il
Centro vacanze dell’Esercito
della Salvezza per 16 bambini della Bielorussia provenienti dall’orfanotrofio di Radon. Questi bambini, che si
trovano a vivere in un territorio che risente ancora delle
conseguenze del disastro nucleare di Cemobil hanno bisogno, per crescere sani, di
poter respirare un po’ di aria
pura non contaminata da radiazioni. Naturalmente occorre collaborazione per permettere la buona riuscita del progetto. 11 gruppo di bambini
sarà a Bobbio nel mese di set
tembre. La Chiesa valde^,
inteso impegnarsi danù
proprio contributo:
una raccolta di offerte la
una laci^uiia ui .
naro, giocattoli, *a>duia^
generi alimentari; la ra
sarà fatta dai giovani m .
tembre e sarà simile a i),
che di solito si fa in oc<^
nCd^el bazar primavej
PÌTninnP feiHnW™
inoltre l’Unione
offrirà ai bambini e 11® ^
compagnatori una cena .
nizzata nella sala de** j
vità; infine alcune soi
dell’Unione femminile*'
deranno disponibili
volontari presso il
canze (pulizie, ^
i
L
pullman che dalla staziot
porterà i visitatori attraven
il paese: tra le attrattive prò
poste lungo il percorso, 1
mostra sull’incastellamenti
nell’ex chiesa di Santa Croci
la mostra personale di G»!
Rivoir nell’asilo infantile»
via Diaz, la mostra di oggett
e documenti del Casato df
Luserna nell’ex Conventoi
San Francesco e la personal
di Antonio Russo nel palati
comunale; nella chiesa p®
rocchiale di San Giacomo!
potranno ascoltare dei brai
dal repertorio gregoriano*
fico del «Cantus Ecclesiaej
Inoltre, è previsto un annw
postale speciale in occasiM
della rappresentazione stoff
che si terrà nell’Antica logp
dei mercanti.
Infine il 24 e 25
ore 21,30 nella piazza pan<*
chiale, rappresentazione sW
ca dal titolo «Frammenti'
storia di Luserna e del suoO
sato» (ingresso £ 5.000).
alcun
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della Federazione Donne Evangeliche in Italia
Con occhi bon aporti
La Fdei, con la riunione del proprio Comitato nazionale del 24 maggio scorso
ha chiuso un intenso periodo di lavoro che ha visto coinvolte decine di donne,
appartenenti a comunità diverse e a diverse denominazioni, ma tutte unite da
alcuni obiettivi comuni (nell impegno sia ecclesiastico o di testimonianza evangelica,
sia civile, al fine di raggiungere una migliore condizione di vita per le donne nella società e nelle chiese).
Alcune questioni che toccano da vicino le donne sono state oggetto di riflessioni biblico-teologiche e di prese di posizioni, che hanno poi determinato la necessità di «rendere visibile» la posizione della Fdei anche attraverso iniziative pubbliche. 11 caso del
convegno, organizzato con la Fcei, in occasione della chiusura, a fine dell’anno 1998,
del decennio «in solidarietà con le donne» voluto dal Consiglio ecumenico delle chiese;
un convegno che ha centrato il proprio obiettivo sulla «violenza contro le donne».
Abbiamo così potuto toccare con mano quanto sia diffusa tale violenza o quanto sia
radicata, in ogni ambiente sociale. Di qui la decisione presa di continuare ad affrontare
questo tema, in tutte le comunità: prima di tutto per non lasciare sole le donne,che ne
sono vittime, poi per far venire allo scoperto quel «lato oscuro» della personalità che
spesso sfugge a una prima percezione, nel nostro rapporto quotidiano con gli altri, ma
che si scatena poi verso le donne, nei momenti e nelle occasioni più imprevedibili.
Tutto deve venire alla luce, la sofferenza della vittima e il tormento del violento; una
comunità cristiana deve essere capace di conoscere e di affrontare (insieme e confrontandosi sempre con la parola di Dio) anche questo aspetto, meno piacevole e meno
rassicurante degli esseri umani.
Proponiamo, quindi, come esempio positivo, quanto è già stato fatto da alcune comunità: le sorelle che hanno partecipato al Convegno sono state invitate (non soltanto
a riferire oppure a raccontare) a predicare e a tenere il culto, proprio su questo tema,
per meditare insieme, pregare insieme, capire insieme; uomini e donne, giovani e vecchi.
L aborto è stata 1 altra grande questione; una questione che è da ricollegare strettamente alla prima; infatti, l’aborto è sempre una violenza, anche quando la donna decide di farla su se stessa. Ma, soprattutto, l’aborto è frutto di ignoranza, di disistima di
sé, ofpressioni psicologiche esterne e, fondamentalmente, di un uso irresponsabile del
proprio e dell’altrui corpo. Purtroppo questo tema, doloroso per ogni donna, è stato
di nuovo il bersaglio di una campagna «antifemminile» del Vaticano e delle solite «retroguardie» della cultura misogina del nostro paese. Ma quello che ci preoccupa, oggi,
è che un governo di centro-sinistra e soprattutto ministri donne, che dovrebbero avere
uno specifico e puntuale punto di vista, lontano dagli stereotipi «medioevali» di tanta
parte dell’opinione pubblica conservatrice, aprano invece già dei varchi sulla possibilità
che una buona legge come l’attuale, che regola «una maternità responsabile» (e non il
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via libera all’aborto!) possa essere «riveduta e corretta». Aprire su questa questione può
solo portare ad arretramenti nello sviluppo civile di questa nostra società. Inoltre, ciò
che più preoccupa la Fdei è il significato di tale «ascolto» della voce vaticana: dove va a
finire la divisione fra stato e chiesa? Chi governa l’Italia? Può una società democratica,
dopo ben due referendum su questa questione tornare ad essere messa «in subbuglio»
riarmando gli opposti fronti per, ancora una volta, decidere se è giusto o meno che
uno stato regolamenti nel modo più democratico comportamenti che attengono alla libera scelta e alla libertà di coscienza?
Forse il Vaticano, che ha il dovere di testimoniare e di educare, dovrebbe domandarsi «dove» e «come» ha fallito, esso stesso, visto che in una società a fortissima egemonia cattolica tanti neonati finiscono gettati nei cassonetti! Ma la Fdei è stata in questo
periodo anche molto presente, tramite le varie unioni, sul fronte intemazionale: Ha
aderito e partecipato alla Marcia globale contro lo sfruttamento del lavoro dei bambini,
voluta da molte organizzazioni cristiane e laiche.
La Fdei è impegnata, con le altre organizzazioni femminili protestanti europee, a
chiedere ai governi dei paesi più ricchi, tutti di cultura cristiana, di «rimettere il debito»
dei paesi poveri, in modo da ricordare degnamente nell’anno 2000 la nascita di Gesù
Cristo, figlio di Dio, Creatore e Signore di tutte le cose.
E in quest’ottica, la Signoria di Dio su tutte le cose, che la Fdei ha organizzato un
corso breve, d’intesa con la Commissione europea, per conoscere meglio l’Europa;
quella che era e quella che sta diventando. Volontà fondamentale delle donne evangeliche è di stare «con gli occhi bene aperti»: se vogliamo testimoniare al meglio l’amore
di Dio, dobbiamo sapere cosa accade attorno a noi e soprattutto, poterlo giudicare col
metro dell’agàpe.
Vogliamo testimoniare l’Evangelo alle donne di oggi, con i loro problemi, le loro sofferenze, i loro dubbi: dobbiamo parlare la lingua di tutte per essere comprese da tutte
le donne. Dobbiamo stare con i piedi «ben piantati» nella storia di oggi per essere credibili nel nostro annuncio delle «cose a venire».
Doriana Giudici
Cho coso abbiamo do offrire?
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«Mentre Gesù era a Betania, in casa di Slmone il lebbroso, venne a lui una donna che aveva un vaso di alabastro pieno d’olio profumato di gran valore e lo versò sul capo di lui che stava a tavola. Veduto ciò, l discepoli si indignarono e dissero: «Perché questo spreco? Quest’olio si sarebbe potuto
vendere caro e dare il denaro ai poveri». Ma Gesù se ne accorse e disse loro: «Perché date noia a questa donna? Ha fatto una buona azione verso di me. Perché i poveri li avete sempre con voi, ma me
non mi avete sempre. Versando quest’olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura. In
verità vi dico che in tutto il mondo, dovunque sarà predicato questo vangelo, anche ciò che ella ha
fatto sarà raccontato in memoria di lei».
(Matteo 26,.6-13)
H
o scelto questo passo perché mi ha sempre colpito il comportamento di Maria ttì Betania. Nei
passi dove è menzionata ha sempre agito in mòdo originale rispetto alle aspettative delle persone
che le stavano accanto. Maria di Betania, sorella di Marta e di Lazzaro, ha avuto l’opportunità di
ricevere più volte in casa sua Gesù dato che tra loro sa era instaurato un rapporto di amicizia e Gesù amava frequentare la loro casa. Ricordiamo tutte il comportamento di Maria che anziché aiutare sua sorella
nelle faccende di casa per servire degnamente l’ospite, sì era seduta ad ascoltarlo.
Nel brano che abbiamo letto Maria agisce, ma il suo agire suscita comunque delie osservazioni. Dato il
rapporto di confidenza è a conoscenza o presuppone dò che accadrà e si rende conto che pofrebbe essere l’ultimo suo incontro con Gesù vivente. Prende allora ciò che di più prezioso ha a portata di mano, un
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spreco, cioè del valore materiale della sostanza, senza tener conto del gesto. *
E ancora una volta Gesù difende la donna dai giudizi degli altri, in questo caso sembra voglia ammonire
i discepoli per la loro indifferenza su ciò che accadrà. Maria ha avuto l’opportunità di dare di- ^
rettamente a Gesù ciò che lei aveva in quel
momento di più prezioso e significativo non è
solo il donarlo, ma anche il modo in cui lo dona. Versando l'olio sul capo di Gesù vuole dimostrare che Io riconosce come il Messia, il
Cristo. Questi due termini sono infatti nella
lingua ebraica sinonimo di unto.
Dovessimo noi oggi offrire a Gesù qualcosa
di veramente prezioso per noi, quale sarebbe
il contenuto del nostro vaso di alabastro? Non
necessanamente deve essere qualcosa di valore materiale, come lo era l’olio di Nardo, ma
qualcosa a noi particolarmente caro, da cui d
costerebbe separarci. Possono allora essere il
nostro tempo, 1 nostri beni 0 talenti, la nostra
vita privata. Potrebbe essere anche la nostra
chiesa, non solo la chiesa dove si va a pregare, la gente della nostra comunità, ma la nostra chiesa che sa accogliere i diversi, ì bisognosi e gli ingrati. Il contenuto del nostro vaso
di alabastro cosi pregiato per noi deve però
essere versato come ha saputo fare Maria. Nel
versare il nostro prezioso contenuto dobbiamo
capire che il nostro tempo, le nostre capacità,
i nostri beni, la nostra chiesa sono soprattutto
dei tesori da condiwdere in attesa della venuta
del Regno di Dio.
Marina Bertin
Lo nostra preghiera
Signore nostro che sei sulla terra e
fai parte di ogni cosa, venga a noi il
tuo regno di abbondanza sia sulla nostra mensa sia nel nostro cuore.
Donaci oggi il nostro frumento quotidiano, però aiutaci a produrlo con
ragionevolezza senza contaminare e
distruggere la natura intorno a noi e
perdonaci per l’equivoco che commettiamo nel considerarci per ciò che possediamo e non per quello che siamo.
Non lasciarci cadere nella tentazione
di crescere nella superbia, senza la solidarietà e liberaci dalla violenza tra
fratelli perché sei la speranza per tutti
i secoli.
) a seò
■,é
Amen
10
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Informazioni dal Comitato della Fdei
Per ana nuova vita
Il Comitato nazionale della
Fdei, nell’incontro del 2324 maggio ’98, ha dedicato gran parte del suo tempo a
mettere a punto il programma
del Congresso straordinario
del 30 ottobre-1° novembre
1998, che avrà luogo a Santa
Severa. Come versetto guida
del Congresso è stato scelto il
seguente: «lo riconosco che tu
puoi tutto, e che nulla può impedirti d’eseguire un tuo disegno» (Giobbe 42, 2).
La scelta è caduta su questo
versetto perché ci è sembrato
corrispondere alle aspettative
emerse nello scorso Congresso
del 1996, il cui tema era stato:
«Va’ con codesta tua forza»
(Giudici 6, 14). La Fdei, in
questi due anni, con la forza
datale dal Signore, ha cercato
di allargare i propri orizzonti
prendendo contatto con altre
realtà evangeliche femminili. Il
prossimo congresso dovrebbe
dare visibilità a una «famiglia
allargata» di sorelle evangeliche impegnate in una testimonianza comune della liberazione di Cristo. Il versetto del libro di Giobbe, che si trova alla
fine del libro e che preannuncia una «nuova vita», ci è sembrato un augurio per la nostra
Federazione.
Le Unioni-Gruppi riceveranno, ai primi di settembre, le
schede di iscrizione e il programma del Congresso. La
bozza del nuovo statuto è già
stata pubblicata sul Notiziario
di aprile ’98 in modo che le
Unioni-Gruppi possano leggerla e discuterla. Anche la relazione del Comitato nazionale
verrà pubblicata sul Notiziario
del prossimo settembre perché
sia, anche questa, letta e discussa. Le delegate al congresso potranno in tal modo porta
re la voce della propria Unione-Gruppo.
Organizzare un congresso
costa; abbiamo pensato di
chiedere un sostegno in più alle Unioni-Gruppi. Vorremmo,
durante il congresso, allestire
un banco con piccoli oggetti,
da vendere a basso costo (dalle
1.000 lire a un massimo di
5.000), creati dalle sorelle delle nostre Unioni-Gruppi; siamo certe che i contributi non
mancheranno. Infine, per la
serata di sabato 31 ottobre, vi
chiediamo di portare un prodotto tipico (dolce) della vostra
città, da condividere con tutte.
Ormai le nostre attività stanno terminando, auguriamo a
tutte una buona estate chiedendovi, però, di pensare al congresso affinché possa svolgersi
sotto lo sguardo del Signore,
per il Comitato nazionale Fdei
Maria Gréizia Sbaffì
Il corso Cee di maggio a Roma
Tra storia a prospottivc
Dall’esperienza di queste
due giovani al Convegno «Dal
trattato di Roma all’agenda
2000: prospettive per le donne» emerge che l'Europa sarà
veramente unita se saprà investire in solidarietà.
Di Europa si sta parlando molto ma, a parte
il discorso sulla moneta unica, di questa Europa avevo le idee molto confuse. Il 23
maggio, a Roma, presso la Tavola valdese, si è svolta una
giornata organizzata dalla Fdei,
dove è stato invitato il dott.
Franco Chittolina, della direzione generale della Commissione
europea, che con un’esposizione chiara e fluida, non solo ha
allargato la mia panoramica,
ma mi ha permesso di capirne
qualcosa di più.
L’obiettivo di unificare l’Europa si perde nella notte dei
tempi ed è spesso stato un
obiettivo pericoloso e generatore di guerre. Ci hanno provato Giulio Cesare, Carlo Magno, Napoleone e Hitler, per
fare solo qualche grande nome della storia. Soltanto dopo
la tragedia dell’ultima guerra
mondiale lo stesso obiettivo è
tornato a declinarsi in modo
pacifico. Sono state ricordate
le date più importanti di questo cammino europeo a cominciare dai primi Anni 50
quando nacque la Ceca, comunità europea del carbone e
deH'acciaio. I paesi partecipanti furono 6: Germania,
Francia, Italia e i 3 paesi del
Benelux.
Nel 1957, con il Trattato di
Roma, nasce la Cee che crea il
mercato comune. Nel 1992, a
Maastrich, con il trattato di
Amsterdam, si fonda l'Unione
europea. A tutt'oggi sono 15 i
paesi partecipanti: si aggiungeranno presto la Svizzera, la
Danimarca e la Norvegia, nel
2004 potranno entrare i paesi
dell'Est. Di questi, quelli che
vedono per ora matura la loro
domanda di adesione, sono
l’Estonia, la Polonia, la Repubblica ceca, l’Ungheria, la Slovenia e Cipro. Rimangono in
attesa gli altri paesi finché non
matureranno alcune condizioni
di natura economica.
«Agenda 2000» è quel grande cantiere che contiene al suo
interno il futuro aH'allargamento dell’Unione. È stato questo
il tema che più degli altri mi ha
toccato, perché è qui che si
In qualità di cittadine e donne inserite professionalmente nel mondo del lavoro; in qualità di credenti impegnate, sentiamo la responsabilità di comprendere la realtà in
cui viviamo per interagire attivamente con essa. Chiunque si
pone un problema etico-religioso rispetto alla vita non può
fare a meno di guardare al
mondo, all'Europa, al Mediterraneo con interesse e interrogarsi sulle istituzioni politiche,
sociali ed economiche nazionali ed europee presenti.
Il seminario è stata l'occasione per riflettere su temi quali
globalizzazione, legittimazione
democratica delle istituzioni
politiche, sviluppo, lavoro, moneta e mercato unico, unione
politica, sovranità nazionale.
Evangeliche a Napoli
La nostra
Q la Sua volontà
Relazione dell’attività
svolta dal gruppo femminile interdenominazionale di Napoli Al gruppo
femminile interdenominazionale di Napoli appartengono sorelle dell’Esercito della Salvezza, della Chiesa battista di via
Foria, della Chiesa valdese di
Caivano e di via dei Cimbri e
della Chiesa valdese-metodista
di via Vaccaro; partecipano
agli incontri, anche se a titolo
personale e non assiduamente,
le pastore Gabriela Lio della
Chiesa battista di Monteruscello e llka Sobottke della Chiesa
luterana.
Nel corso dell’anno ecclesiastico abbiamo avuto 8 incontri
alternativamente nei locali delle diverse chiese denominazionali, con buona partecipazione complessiva e con animati
e proficui dibattiti. La capitana, signora Tursi, ha trattato il
tema: «Storia di Abramo nella
conquista della conoscenza
della volontà del Signore, fino
all’offerta del proprio figlio».
La relatrice ha invitato le partecipanti a testimoniare delle
proprie esperienze in rapporto
alla personale acquisizione della conoscenza della volontà
del Signore e, conseguentemente, all’avvicinamento a lui
nella fede.
La pastora Teodora Tosatti
ha trattato il tema della sofferenza, con spunti tratti dal libro di Giobbe. Sono state
esposte varie interpretazioni
sul tema, che si possono riassumere in tre enunciati: 1) la
sofferenza è il castigo per i
peccati; 2) la sofferenza è un
modo con cui il Signore corregge i nostri difetti e ci ammonisce per le nostre mancanze; 3) la sofferenza è un mistero di cui l’uomo non sa spiegare le varie manifestazioni.
Un altro spunto per la discussione ci è stato suggerito
dalla sorella Aurora Baglio che
è partita proprio dalla lettura
di un articolo di Riforma del
21 novembre ’97 dal titolo
«Come viviamo le nostre solitudini». Una riunione conclusiva a fine maggio incentrata
sulla lettura e il commento dei
versetti 8-21 della lettera di
Paolo a Filemone, ci ha permesso di soffermarci sull’esortazione di Paolo ad avere, nella pratica cristiana della fede, il
coraggio di opporsi anche alle
convenzioni e di tradurre in
modo pratico l’Evangelo. A
conclusione dell’incontro è stato fatto anche un esame del lavoro svolto.
Non ci nascondiamo le difficoltà che sono un ostacolo alle
nostre buone intenzioni, soprattutto le distanze che spesso
sono un deterrente più forte
della volontà di incontrarci e di
operare. Ci auguriamo che il
prossimo anno ci veda numerose e disponibili e, fortificate
nella fede, portiamo buoni frutti di testimonianza cristiana.
Olimpia Tropeano
Donne di Locamo e Muralto
Confrontarsi
«
parla di solidarietà nei confronti di questi paesi che sono
riconosciuti come i più poveri.
Nell’Agenda 2000 è prevista
una riforma del bilancio in
quanto come ci è stato, giustamente, fatto osservare, la solidarietà si fa con gli strumenti
del bilancio. Il lavoro da fare è
ancora tanto perché l’Europa
è ancora tutta da costruire;
non mancheranno problemi e
contraddizioni, ma abbiamo
oggi, la certezza, e una speranza per il domani, che si sta
costruendo, nella pace, quello
che non si è mai riuscito a costruire nelle guerre.
L
Daniela Uncini
Nel suo intervento il dott.
Franco Chittolina ha ripercorso storicamente 50 anni di
Unione europea, evidenziandone gli aspetti attuali e le prospettive future. Dagli interventi
e dal dibattito sono emerse alcune interessanti considerazioni. La constatazione preoccupante dell'aggravarsi di problemi quali la disoccupazione (20
milioni in Europa), l’esclusione
(50 milioni di poveri), la crisi
del welfare, ci fa affermare che
il tema della giustizia economica deve diventare cruciale. Le
chiese e la società devono ripensare un modello di sviluppo
che vive in maniera strutturale
sull'esclusione. Il tema della
giustizia sociale ha a che fare
con la coerenza cristiana.
Maria Luisa Stornaiuolo
^ incontro delle donne» esiste da quattro anni: ci si incontra una volta al mese, dalle
nove alle undici, si dibatte un
tema, si beve un caffè, e esiste
il sevizio di babysitting per i
più piccoli. Abbiamo creato
questo momento d’incontro
perché, dopo il primo anno di
lavoro pastorale, ci siamo accorti che era difficile mantenere dei contatti con le famiglie
dei bambini battezzati nella comunità e con le coppie che
hanno chiesto la benedizione
del loro matrimonio.
Non c’erano degli spazi adatti che facilitavano la presenza
dei/delle bambini/e. Cosi abbiamo iniziato con le mattinate
preoccupandoci anche dei
bambini. Muralto ha un grande
centro comunitario, le mamme
stanno nella sala grande tutte
attorno a un tavolo con una
tazza di caffè e dei biscotti. I
bambini sono in un’altra stanza, con una o due monitrici e
tanti giochi che i loro figli/e o
nipoti non usavano più. Il servizio di babysitting ci permette
di stare un po’ tranquille e avere un momento d’informazione, riflessione e discussione.
Per ogni incontro ci sono un
tema e un ospite. I temi sono
molto vari: la pulizia dentale
per i bambini, le attività della
«bottega del mondo», l’insegnamento della religione a
scuola, la questione del rapporto tra bambino e televisione,... La presenza varia a seconda dell’interesse suscitato
dal tema, però, da un anno a
questa parte, il gruppo si è
consolidato e c’è una maggiore richiesta di temi biblici: il
ruolo delle donne nei racconti
della Pasqua, le informazioni
sul convegno sulla violenza
contro le donne svoltosi a Roma. Importante è che rimanga
un gruppo aperto: vi parteci
pano diverse donne cattoliche,
o evangeliche, o simpatizzanti.
L’annuncio degli incontri viene
spedito mensilmente alle donne della comunità, segnalato
nei giornali ecclesiastici Vita e
Voce evangelica e inviato ai
quotidiani ticinesi.
Nuove donne sono state
coinvolte, e chissà ... Grazie
all’esperienza delle prime mattinate, abbiamo introdotto alcuni cambiamenti nell’attività
della comunità. Per favorire
maggiormente la presenza delle famiglie durante i nostri culti, abbiamo installato un parco
giochi, in fondo alla chiesa,
dove le bambine e i bambini
possono seguire il culto con i
loro genitori. Una volta al mese, il pastore celebra il culto
per le famiglie: durante i primi
dieci minuti i bambini seduti in
cerchio ascoltano una storia,
poi scendono nei locali comunitari, i più piccoli a giocare e i
più grandi per la scuola domenicale. Dopo il culto della famiglia, c’è sempre l'agape.
L’incontro delle donne è cosi servito a innovare e a rendere ancora più familiare la vita
comunitaria evangelica.
Convegni Fdei
Notìzie dei
Nord-Ovest
Con una breve meditazione
sulla solitudine, malessere
molto presente ai giorni nostri, si è svolto a Torino, sabato 23 maggio, il convegno interregionale della Federazione
donne evangeliche in Italia
(Fdei) di Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria. La partecipazione non è stata molto numerosa, ma, si sa, alla fine dell’anno ecclesiastico gli impegni
sono parecchi e, come nel nostro caso, si sovrappongono;
Lara Robbiani Tognina
infatti a Roma si teneva
quello stesso giorno, un incon
tro della Fdei sul lavoro fetn
minile e le donne battiste era
no impegnate in un’altra im
portante riunione.
Dopo la meditazione. Tordi
ne del giorno prevedeva la lei
tura e la discussione della relazione morale e finanziaria preparata dalla responsabile regionale e una valutazione sulla line del decennio di solidarietà
delle chiese con le donne. Sula
relazione le proposte sono state varie, le più discusse sono
state quelle riguardanti il Notiziario della Federazione accluso
a Riforma. Si è messo infatti
in evidenza la necessità di avere un’agenda comune per tutti
gli appuntamenti annuali da inserire nel Notiziario e, a tal
proposito, si è individuata una
sorella responsabile della raccolta e dell’invio in redazione
di tutte le comunicazioni perve;
nute dai gruppi di tutta Italia. È
emersa la proposta di trattare
argomenti anche se non necessariamente di attualità, ma dai
quali emerga il pensiero delle
donne evangeliche
Sul Decennio di solidarietà,
dopo una breve introduzione
che ne ha tracciato il perra'K)
storico, dal 1988 a oggi, te sorelle della chiesa di Torino
hanno raccontato la loro esperienza. In conclusione, dopo
una vivace riflessione, si è
giunte alla constatazione che,
se una solidarietà c’è stata, è
stata quella fra donne e delle
donne per le donne. Nel pomeriggio si è cercato, in gruppi, di sviscerare il problema
della violenza alle donne (tema
proposto dal Consiglio ecumenico delle chiese per la fine del
Decennio), soffermandosi su
tre aspetti di essa. La propo
sta di discussione è partita da
questo paragone: ieri la pietra
di fronte al sepolcro ostacolava l’incontro col Risorto, ogi
quella pietra è costituita dalla
solitudine, daH’indifferenza,
dall’insicurezza. Come
rotolare questa pietra? Ci si
accorte, lavorando su ques
argomenti, di come siano ancora grandi in noi TegoismOi
l’amore per se stesse, la m^’
canza di riflessione o ancWi
solamente, la lettura biblica.
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Le chiese della Christian
Science in Italia mi hanno mandato per una settimana, in quanto rappresentante per il campo italiano, a
un Convegno indetto a Vancouver per tutti i comitati di
pubblicazione mondiali della
Christian Science. Il compito
del «Comitato di pubblicaziope» è quello di fornire al pubblico la corretta informazione
sulla Christian Science. Il tema
trattato per tutta la settimana
era il grido del popolo ebraico
riportato da Nehemia 2, 18,
«Leviamoci e mettiamoci a costmirel».
Come cristiane dobbiamo
chiedere a noi stesse: «Sono io
davvero sveglia al Cristo?»;
«Sto costruendo io, pietra su
pietra, i miei pensieri, le mie
azioni, la mia vita nella nuova
Gemsalemme, ossia il regno di
Dio che è dentro di noi?»; «Sto
lasciando brillare in me la luce
del Cristo affinché questa luce
accenda la luce del Cristo negli
altri?»: «Rifiuto io, come Nehemia, di accettare suggerimenti
che mi invitano a scendere in
basso?». La partecipazione a
questo Convegno mi ha fatto
capire che ciascuno di noi, come seguace di Cristo Gesù, sta
costruendo la propria porzione
delle mura di Gerusalemme,
non solo per la propria salvezza ma, più ancora , per contribuire alla salvezza di tutta
l’umanità.
Donne nella storia
religiosa di una nazione
La storia delle donne nella
religione del Nuovo Mondo è
stata ben diversa da quella del
Vecchio Mondo. I pellegrini
inglesi che sbarcarono nel
1620 e negli anni seguenti
erano fuggiti alla persecuzione
religiosa di diversi paesi europei. Si trovarono faccia a faccia con una realtà ben diversa
da quella civile del Vecchio
Continente. Tutti, uomini,
donne, bambini, vecchi, furono costretti ad affrontarla con
coraggio e determinazione o
perire. Questa nuova sfida,
questo nuovo punto di vista
formò tutto un altro carattere
femminile.
Nonostante il tentativo di
questi primi puritani di formale una religione protestante
che abbinasse la testa e il cuoc®, questa religione parve alla
cerismatica Anne Hutchinson
di Boston (circa nel 1630) an*^he troppo scolastica. Ma
quando ella alzò fortemente la
per avere più cuore nella
[|9ione, fu esiliata a Rhode
«and. Man mano che questi
^uovi abitanti cominciavano a
ornare la natura selvaggia,
cominciarono anche a godere
olla nuova libertà di vita nel
oovo Mondo, tanto che que
Rivolgiamo un affettuoso
^cigraziamento a Laura
®lso Tomassone, che
a dovuto lasciare il suo
prezioso lavoro di spedizione del Notiziario, e diamo
“ oenvenuto a Didi Saconiani che prenderà il
posto.
b. -1
sta libertà permise nel secolo
XVII a un’altra donna, Anna
Lee, di fondare il Movimento
shakers. Gli shakers davano
sia agli uomini che alle donne
dei ruoli religiosi uguali e uguali possibilità di comando nelle
loro comunità. A quell’epoca
la Nuova Inghilterra era una
società agraria in cui uomini e
donne condividevano il lavoro.
Era quindi naturale che loro
condividessero i ruoli nella
chiesa.
Lungo il Settecento e all’inizio dell’Ottocento il Free-will
battista (una denominazione
importante in quell’epoca), il
metodismo e l’universalismo si
ampliarono grazie a un risveglio religioso portato da donne
quanto uomini. Lucretia Mott
fu ordinata al ministero dei
quaccheri nel 1821 e non tanti
anni dopo aiutò a fondare il
Convegno di donne americane
contro la schiavitù e più tardi
aiutò a lanciare le «Suffragette»
americane. L’awentismo fu iniziato nei primi deH’800 da un
uomo, ma verso il 1850 Ellen
White ne diventò il massimo
esponente e vi rimase fino alla
sua morte, nel 1915: veniva
considerata la loro profetessa.
Gli universalisti prima di
unirsi agli unitari, ben prima
del 1881, ordinavano le donne
al ministero. Però lungo tutto
l’800 la società americana cominciò a cambiare, da agraria
a industriale. Questo portò anche un cambiamento di stile di
vita. Man mano che i ruoli delle donne e degli uomini cambiavano, diventava meno comune trovare donne nei ruoli
religiosi. Quindi l’ordinazione
nel 1881 di Mary Baker Eddy,
scopritrice della Christian
Science, fu un evento inusuale.
Nata nel 1821 da una famiglia
calvinista-congregazionalista,
Mary Baker Eddy teneva care
le sue radici protestanti. Fu un
membro molto rispettato della
sua chiesa e fin da ragazza studiò la Sacra Bibbia. Nel 1866
dopo una lesione molto grave
che la portò in fin di vita, le
venne illuminato un grande
fatto: il Cristo di 2.000 anni fa
è tuttora presente a guarire e a
salvare.
Negli anni seguenti, Mary
Eddy approfondì le scritture,
particolarmente le parole e le
guarigioni di Gesù: considerando la Bibbia la porta d’accesso
alla salvezza, pubblicò nel
1875 «Scienza e salute con
chiave delle Scritture» e nel
1879 fondò la Chiesa del Cristo scientista. Nel 1908, all’età
di 88 anni, questa donna energica fondò il quotidiano The
Christian Science Monitor.
Christina Sloan
BUONE VACANZE!
Nel numero del Notiziario che inviamo all'inizio di questa afosa
estate si vuole riflettere sulle attività svolte da alcuni gruppi femminili; non solo, ma c'è qualcosa di più. Emerge, qua e là, la tensione
creativa verso il congresso autunnale in cui occorrerà veramente fare
il punto della situazione in un quadro difficile ma non privo di speranza. L'estate non è solo una fase di pausa o di rallentamento degli
impegni, ma può essere anche un'occasione per riflettere, magari
nel quadro di un campo studi in qualche nostro Centro, e tuffarsi in
qualche buon libro che sinora non abbiamo avuto tempo di leggere.
L'estate dunque come stagione in cui reincontrare noi stesse e arricchire la passione per l'Evangelo. Rafforzare la propria scelta di fede,
approfondendola e nutrendola con nuove riflessioni, significa prepararsi alla lunga stagione invernale in cui avremo bisogno di idee,
programmi e volontà per costruire, dentro e fuori le chiese, rapporti
rinnovati dalla forza dell'agape. Buona estate quindi e arrivederci al
prossimo Notiziario, previsto per settembre. d.f.
La Bibbia riveduta dalle donne tedesche
Un atto di giustizia
varso ii mondo famminiie
La Bibbia, si sa, è una raccolta di scritti unica al mondo.
Molteplici sono invece le traduzioni, a seconda del periodo
e delle lingue in cui sono state
eseguite, nonché a seconda di
chi è stato a tradurre. Finora
le traduzioni della Bibbia sono
sempre state fatte da uomini.
In Germania è uscita di recente una traduzione in lingua
corrente (Cute Nachricht Bibel, Stoccarda, 1997) che è
stata, se non proprio tradotta,
almeno riveduta e rielaborata
da molte donne. Sette gruppi
di donne sono stati invitati
dalla Società biblica tedesca a
collaborare alla traduzione, facendo attenzione soprattutto
all’uso di un linguaggio non
discriminante nei confronti
delle donne e alla rivalorizzazione dei personaggi femminili della Bibbia ebraica e del
Nuovo Testamento..
Il risultato non ha corrisposto al cento per cento alle
aspettative delle donne, ma è
comunque un passo avanti rispetto alle traduzioni di lingua
tedesca finora esistenti. Ecco
alcuni esempi delle «novità» di
questa traduzione.
- Da diversi anni è ormai risaputo e scientificamente provato che nelle prime comunità
cristiane le donne avevano un
ruolo molto importante e
tutt’altro che subordinato agli
uomini, quali diacone, discepole, profetesse. Così la Febe
di Romani 16, 1 è giustamente definita «diacona» e non più
«serva». Al versetto 7 dello
stesso capitolo si parla, nella
nuova traduzione, della «apostola Giunia» e non più di Giunio, come si era fatto finora.
- In diversi passi in cui si
parla di Gesù e dei suoi discepoli è stata aggiunta la spiegazione «uomini e donne». Così,
a esempio, in Luca 6, 20:
«Egli, alzati gli occhi verso i
suoi discepoli, uomini e donne, diceva...». Questo per rendere giustizia del fatto che il
movimento dei discepoli di
Gesù era composto da persone di entrambi i sessi, e non
solo da uomini.
- Un grande cambiamento
si ha riguardo la formula con
cui l’apostolo Paolo si rivolge
alle comunità. Il suo famoso
«fratelli...» è stato radicalmente sostituito, o meglio completato, dal «fratelli e sorelle...»,
in quanto nelle comunità a cui
Paolo si rivolge, le donne erano presenti e tutt’altro che
passive.
- Per quel che concerne la
Bibbia ebraica si è cercato di
tradurre alcune immagini e
metafore di Dio in modo più
fedele al testo originale, specie nel caso delle immagini
femminili; un esempio è Isaia
11, 12: «Io, Dio, prometto:
donerò alla città di Sion pace
e benessere, la ricchezza delle
nazioni scorrerà verso di lei
come una fonte che non ha fine. Voi succhierete dai suoi
seni, sarete come bambini tenuti in braccio e dondolati sulle ginocchia».
Nel testo che segue nella
traduzione viene espressa la
volontà che ha accompagnato
l’intero lavoro di trovare un
linguaggio che non discrimini
o escluda le donne. «Non si
tratta di un miope adattarci a
una moda del momento, ma
di un atto di giustizia». L’importanza del ruolo di alcune
donne nella storia del popolo
di Israele, nel movimento di
Gesù e nelle prime comunità
cristiane, è stata «sotterrata»
da una traduzione interpretativa del tutto maschile ed è ora
giusto liberarla e riportarla alla
luce in tutta la sua importanza
per le donne e le comunità di
oggi.
La traduzione riveduta vuole
trovare un linguaggio che si rivolga con uguale efficacia agli
uomini e alle donne, anche, o
forse soprattutto, a coloro che
non sono degli addetti ai lavori. Le donne che hanno collaborato alla traduzione non
hanno visto realizzate tutte le
loro proposte di cambiamento; ma molto è stato raggiunto
e ora la speranza è che sempre più donne si ritrovino nei
testi biblici quali protagoniste
e non quali passive lettrici.
Rossella Casonato
pastora a Amburgo
Attraverso lo studio della Bibbia
dlk radici
deiia cittadinanza
A
«
Ila sua nascita l’uomo è già integralmente se stesso
ma sotto una forma in cui tutto è in divenire. Le cose si realizzeranno a poco a poco, si
esprimeranno in seguito, a seconda degli incontri formativi.
Ma l’essenziale è già lì e quindi
merita di essere rispettato come se avesse cinquant’anni di
esperienza e ancor di più, se si
considera che gli anni possono
degradare e rovinare le ricchezze originarie». (Françoise
Dolto, Le parole dei bambini,
Mondadori).
Per avviare i bambini ad acquisire e vivere consapevolmente la loro cittadinanza, siamo partite, quest’anno, io e la
mia collega (insegno in una
scuola elementare a tempo
pieno) dall’aspetto iniziale della
vita: il momento della nascita,
con l’obiettivo di condurre una
riflessione sull’autobiografia, ricostruendo ognuno la propria
storia personale. Trovare forme nuove di narrazione di sé è
il primo stmmento che consente di entrare a far parte della
storia, attraverso una continua
e fitta rete di relazioni nelle
quali si esprimano i sentimenti,
decisioni, volontà, bisogni...
Rispetto ai nostri figli e alle
nostre figlie abbiamo un dovere di formazione fondamentale
che è il dovere attenzione agli
altri e perché ciò possa accadere è necessario prima realizzare la consapevolezza del proprio esserci. Come è possibile
accorgersi dell’altro e/o dell’altra se non dopo aver acquisito
coscienza di se stessi/e?
Nascita: l’inizio della partecipazione individuale all’esistenza: è questa una definizione
tratta da un vocabolario della
lingua italiana che convince,
almeno nel senso di indurre a
riflettere sul nascere nei vari
contesti in cui ci si trova: famiglie, scuola, chiesa, gruppo di
amici... Ricostruire la propria
storia personale, partendo dal
momento della nascita, ha rappresentato per tutti (mi riferisco all’esperienza scolastica)
l’occasione per raccontarsi:
per esserci in una situazione
non basta essere vivi, occorre
trovare il modo, le parole, il
luogo per dirlo: questa consapevolezza dà ragione delle domande che i bambini e le bambine (ma non solo) pongono a
chi vuole e sa ascoltarli: chi sono? da dove sono arrivato? dove sono?
Che cosa c’entra questa piccola esperienza personale con
il problema della cittadinanza
della donna? Che cosa vuol dire raccontare la propria vita,
per sentirsi cittadina, più cittaciina? Partendo anche dalla
identità di fede evangelica,
aU’interno delle comunità? Il
problema forse è di conoscere,
nel senso di sentirli propri, i
vari momenti di crescita come
uomini e donne credenti e
professanti una fede sin dal
momento della conversione
all’Evangelo che libera. Conoscerli per farli riconoscere.
Un piccolo gruppo di donne
diverse per provenienza e
identità di fede si è incontrato
quest’anno nei locali della
chiesa valdese di Perugia, per
riflettere sui primi due capitoli
del libro della Genesi, supportate in questo lavoro di ricerca
da testi di teologhe femministe
e teologi di vario orientamento. Durante gli incontri non sono mai mancati riferimenti alla
vita personale di ognuna di noi
e ciò ha reso il clima familiare
e cordiale. I testi biblici esaminati hanno costituito lo spunto
per una ricerca modesta, ma
che ribadisce (se mai fosse ancora necessario) che non si
tratta di cercare nella Bibbia
contenuti precostituiti femministi o antifemministi o altri,
ma se mai di cogliere nella Parola una richiesta di interrogarsi, rivedere comportamenti
e motivazioni, dare risposte di
liberazione. Non si parte da
ideologie ma si scopre, attraverso la Bibbia, un’esigenza di
vita dignitosa, responsabile,
coerente alle istanze dell’Evangelo, nelle concrete situazioni:
da qui nasce anche l’esigenza
di emancipazione delle donne.
Antonella Violi
CIn varsatto
par il Congrasso
Su invito del Comitato nazionale Fdei, ci siamo riunite per
accogliere i suggerimenti dei gruppi e delle Unioni femminili,
nonché di singole sorelle che hanno risposto all’invito rivolto
dal Comitato stesso di indicare un versetto guida per il prossimo congresso. Le risposte, arrivate entro la data stabilita, da
tutta Italia, sono state ventidue.
Abbiamo seguito il criterio dell’aggregazione dei temi più ricorrenti e tra questi emergono due filoni preferiti: quello della
luce e quello che raggruppa cpndivisione, solidarietà e amicizia. Per quanto riguarda il tem'a della luce abbiamo scelto, tra
le proposte pervenute, quelle evidenziate dai seguenti passi biblici: Giobbe 22, 28; Matteo 5, 13/16; Giovanni 12, 36. Per
quanto riguarda il tema della condivisione, solidarietà e amicizia, si sono evidenziati i seguenti passi biblici: Numeri 10 (2931),32; Ruth 1 (15), 16; Giovanni 15, 14-15 (16).
Abbiamo racchiuso tra parentesi I numeri dei versetti da noi
aggiunti per completezza di contesto. È interessante notare
che in ambedue i filoni sono emersi passi scelti dai gruppiUnioni femminili dell’Italia del Sud, del Centro e del Nord.
Questi ci sembrano adatti alla discussione in gruppo perché
dimostrano apertura verso la questione sociale, la condivisione e l’accoglienza gratuita degli uni/e verso gli altri/e.
Questo lavoro, che ci ha unito per alcune ore, è stato un
vero dono in quanto ci siamo sentite partecipi della ricchezza
che le donne credenti hanno espresso nella loro ricerca.
Giovanna Pons
DidI Saccomani
Florence Vinti
Aiiri versetti sono continuati ad arrivare, indice di grande sensibilità e condivisione con chi ha il compito di organizzare materialmente il congresso. Ringraziamo le sorelle, le Unioni i gruppi femminili che hanno collaborato e che hanno continuato a
scriverci e ringraziamo Giovanna, Didì e Florence per il prezioso
lavoro svolto.
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Per essere in equilibrio col mondo e con se stesse
Con i conflitti si cresce
Il conflitto mi sembra sia da
ritenersi come un elemento di
crescita, che permette comunque un incremento di energia,
una potenzialità che, vivendola come donne, abbiamo scoperto.
Il discorso dello spiazzamento mi piace molto. Lo spiazzamento cognitivo ci permette la
conoscenza. Quando non riusciamo più a situare nella nostra logica, nel nostro universo
di spiegazioni culturali, personali, professionali, l’ordine delle cose che ci competono,
quando non riusciamo più a
spiegare tutto, dobbiamo rimettere qualcosa in discussione: quindi, conoscere il nuovo.
Allora un conflitto che permette uno spiazzamento affettivo
ed emotivo permette una crescita; questo comporta la ricerca di nuovi equilibri. Quando
quello che ti arriva non è più
quello che ti aspetti, si deve rifare un percorso, si deve rimettere in discussione qualcosa.
E importante questo discorso del cambiamento, della lotta
che permette un cambiamento, che permette una riflessione, per avere di nuovo un
cambiamento, quindi la ciclicità del tempo non come corsi
e ricorsi, ma come possibilità
di andare da una lotta a un superamento con cambiamento,
a una possibilità di riflessione,
per poter ripartire ancora, perché questo discorso del conflitto non permette di sedersi. Per
poter vivere e affrontare un
conflitto abbiamo bisogno di
essere persone, di essere soggetti, di apprezzarci, di sentirci
come individui capaci di dire
delle cose, con la possibilità e
l’autorevolezza di farlo. Se è
un processo o un lavoro costante, non possiamo vincere
qualche volta noi e qualche
volta qualcun’altro, bisogna
vincere insieme. In questo senso è una vittoria di coppia se il
conflitto riguarda la relazione
interpersonale.
Nel conflitto bisogna dominare la rabbia, solo così è possibile discutere ed esporsi.
Questo è un termine attivo,
vuol dire accettare che l’altro
abbia qualcosa da dire, ma
pensare che anch’io ho qualcosa da dire all’altro e che
comporta una capacità reciproca di ascolto. Vuol dire darsi la parola e nel momento in
cui parla l’altro, fare il silenzio
dell’ascolto. Per il discorso del
potere ci sono in ballo un mucchio di sfide, di giochi, di trat
tative possibili. Però ci sono
delle trattative e dei giochi che
non ci piacciono affatto, potremo cominciare a scegliere e a
discutere quali sfide accettare e
quali non ci interessano.
Il confronto sulla visione del
mondo e della società mi interessa, ma noi donne siamo sicure di averne una? Possiamo
intanto lavorare per metterla
in comune, possiamo pensare
di dichiararla, ma non una volta per tutte l’8 marzo. Dobbiamo esprimerla in modo più o
meno determinato, più o meno sottile, ma ripetutamente,
tutti i giorni. Il conflitto passa
anche, storicamente, dalle barricate e allora l’individuazione
di sé rispetto a un conflitto sta
nel dichiarare da che parte mi
schiero. Allora si può negoziare e mediare.
Io penso che a livello psicologico, essere portatrici di pace, di riconciliazione, voglia
anche dire essere in equilibrio
col mondo e con se stesse. Rispetto alle emozioni, occorre
saperle riconoscere, ma non
lasciarsi soffocare, vuol dire
permettersi di viverle e come
donne vuol dire contentezza
per i successi raggiunti, ma anche la rabbia per poi gestire il
conflitto. Qualche volta, per
affrontare un conflitto, bisogna
per un po’ uscire, mettersi un
po’ al di sotto, al di sopra o al
di fuori; vuol dire in qualche
modo decentrarsi, distanziarsi
e stare a guardare.
La principessa e l'arcobaleno
In un lontano paese viveva una giovane principessa ben voluta dal suo popolo. Ella abitava in
uno stupendo castello sul quale svettavano innumerevoli guglie. La principessa spesso trascorreva i tiepidi pomeriggi della primavera passeggiando in boschi che si stendevano intorno al suo
maniero. In uno di questi magnifici pomeriggi si spinse lungo una traccia serpeggiante di sentiero che si dirigeva verso il bosco. A un certo punto si fermò e vide spuntare dall’erba degli esili
steli che reggevano dei delicati gigli dal candido fiore.
Quel prato inondato di luce, attorniato dai fusti delle piante, le ricordò il chiostro in cui aveva
trascorso parte della sua giovinezza. Rivide le colonne dei portici, respirò il profumo dei fiori
sommerso talvolta dal profumo pungente dell’incenso e sentì le sue membra rilassarsi vivendo
un istante senza tempo. Si riscosse sospirando e proseguì nel cammino. Gli alberi andavano diradandosi e ella arrivò presto in un luogo dove non era mai giunta fino ad allora. Era il confine
del bosco.
Poi, d’improvviso, vide che oltre la punta dei suoi piedi si apriva una profonda fenditura nel
terreno, un crepaccio del quale non si vedeva il fondo e dal quale proveniva un’aria fredda e
umida: era il limite estremo del regno. Alcuni metri più in là si stagliava l’orlo opposto e s’intravedeva l’altro versante. La principessa si fermò e si accorse che l’aria umida che si sentiva non
proveniva solo dal crepaccio, ma era anche la brezza che spirava da oriente, dall’altro versante
e portava con sé un profumo salmastro come dell’acqua del mare. Lei conosceva bene il ciclo
dell’acqua, sapeva che le nubi gonfie che passavano trasportate dal vento sul suo capo si erano
formate dalle acque del mare, ma pur avendo udito molti racconti sul mare non l’aveva mai visto e desiderò ardentemente calpestare la rena della spiaggia e immergersi nelle onde e sentire i
flutti che con fragore si frangevano sulla riva.
Stava ancora assaporando questa sensazione, quando si accorse che al suo fianco era comparso un arcobaleno che pareva sorgesse dal terreno e, superato l’abisso, si posava dolcemente
sull’altra sponda, sentiva e sapeva che quel magico ponte era espressione delle possibilità create
dal suo desiderio e ne conosceva il rischio.
Infatti, man mano che si incamminava su quell’arco, scompariva il tratto già percorso poiché
era già stato raggiunto e non era possibile tornare indietro dopo aver scelto una direzione. Temeva anche che, giunta sull’altra sponda, non si ricreasse la magia che le avrebbe permesso di
tornare indietro, a casa, nel suo regno. Decise comunque di continuare per provare a raggiungere il mare. Mosse con delicatezza i primi passi sull’arcobaleno che soffice come una nuvola,
cedeva sotto i suoi piedi, ammirando le molteplici sfumature. Fattasi più sicura, avanzò verso la
sommità dell’arco, poi sentì una sottile paura insinuarsi in lei, si sorprese a dubitare della propria volontà di raggiungere l’altra sponda e sentì e vide l’estremità dell’arcobaleno fremere leggermente, iniziare a dissolversi.
Era ormai nel punto più alto, a metà del suo percorso, si voltò e vide che dietro di lei il ponte
era scomparso. Infatti quella meta era stata raggiunta e quindi la possibilità espressa sul tratto
precedente si era ormai realizzata. Aveva timore, sentì, senza spiegarseli più, i dubbi sulla sicurezza delle sue scelte. Svanì lentamente il cammino davcinti a lei e, scomparendo la luminosità
dei colori, rimase l’ombra del crepuscolo sotto di lei. Si fermò su una superficie di arco sufficiente a reggerla senza potersi più muovere per timore di fare dei passi falsi. Era su una nuvoletta morbida e brillantissima, smagliante di colori riflessi poiché in quel luogo aveva raccolto
tutte le sue possibilità.
María Varano
Maria Varano, per quella caratteristica narrativa che la distingue,
ci lascia, al termine della sua relazione, questo racconto.
DICONODINOI
Nuove prospettive dello famiglio
La famiglia, il riconoscimento delle coppie di fatto, l’uso
degli anticoncezionali allo scopo di prevenire gravidanze
non desiderate, le infezioni letali come l’Aids e liberare la
propria sessualità da condizionamenti negativi, l’accettazione di considerare legittime forme di sessualità diverse da
quella eterosessuale, l’aborto
sono argomenti che tornano a
far discutere le donne e gli uomini che hanno responsabilità di governo
del nostro paese. Ovviamente, papa in testa, è la Chiesa cattolica a partire all’ attacco su questi temi e, immediatamente,
la sinistra si accoda, concordando con il
papa, indifferente e smemorata della sua
tradizione di laicità, mentre la destra riesce sempre e solo ad essere una pallida
ombra delle posizioni vaticane.
Mi chiedo quanto tutto questo ci coinvolga veramente e in modo diretto, noi
che abbiamo ossuto o ci siamo adattati
mentalmente, culturalmente e psicologicamente, al «traghettamento» dalla famiglia mononucleare tradizionale (padre,
madre e figli) alla pluralità dei modelli familiari in cui siamo coinvolti e che ci circondano. Se è vero che nel nqgtro paese
la stragrande maggioranza delle famiglie
è sempre o tende ad essere ancora mononucleare, dobbiamo anche considerare
il significativo aumento di famiglie «allargate», ricomposte a partire da separazioni consumate e riunificazioni dove i genitori raddoppiano, i nonni quadruplicano
e il numero dei figli cresce a misura
esponenziale. E poi, come non considerare le famiglie composte da omosessuali, lesbiche, conviventi per necessità e
convinzione, vedovi e vedove che si mettono insieme, perché invecchiare da soli
è brutto e in compagnia ci si aiuta e ci sì
diverte (coppie di fatto queste ultime, anche se spesso «non legalizzate», per non
perdere le varie pensioni di reversibilità).
Infine non possiamo dimenticare le famiglie fatte da una mamma e da figli/e perché, tendenzialmente, le donne separate
non si risposano o costituiscono una
nuova famiglia con la stessa facilità dei
loro ex compagni. Cresce anche il numero delle famiglie formate dai cosidetti/e
single perché, in fin dei conti, soli è meglio, meno dannoso per sé e per gli altri.
Se questa è dunque la situazione generalizzata, perché la Chiesa cattolica si
agita tanto su questi temi?. Possibile che
abbia già dimenticato le sonore sconfitte
subite negli Anni 70 e 80 con i referendum sul divorzio e suH’aborto?. Negli ultimi vent’anni, nel nostro paese, abbiamo
assistito a un impoverimento culturale,
politico e ideale che ha favorito la formazione di «nicchie di sopravvivenza», dove
ognuno di noi ha sviluppato una tendenza sempre più esasperata a un individualismo nichilista, dominato da una sorta dì
«far da sé» in tutti i vari settori della nostra vita. Al di là del consumismo quotidiano, unico orizzonte che ancora ci è
comune, ognuno è lasciato solo di fronte
alle grandi questioni della vita: senso e
prospettiva delle nostra esistenza; l’amore, la sessualità; il lavoro; le relazioni con
le/gli altre/i; l’autoformazione; l’educazione dei figli/e; la cura di sé e degli altri/e; la propria spiritualità; la morte; la
politica e la democrazia, come possono
entrare a far parte di un progetto contemporaneamente personale e collettivo?
in quale orizzonte comune possono essere circoscritti per ridare senso al nostro
bisogno di «cittadinanza» in questo mondo fatto di parzialità e globalità?.
La Chiesa cattolica ha conservato intatta la sua «ideologia» e ora ce la ripropone, perché nella sua tradizione trova la
forza di un «pensiero unico», da cui sì
può ripartire per «fare ordine» nelle nostre parzialità e confusioni. E per fare
questo essa parte da quella che considera
la base di ogni società: la famiglia. Se
questa è la sfida, noi dobbiamo allora accettarla, aprendo al nostro interno un
confronto e un dibattito che, però, non
distorcano la realtà dei fatti ma, al contrario, partano da essi. In particolare, per
quanto riguarda le famiglie, le nostre po
sizioni non possono trascurare i seguenti punti fermi:
1) la «famiglia» non ha nulla
di naturale, ma è il prodotto
di una evoluzione storica determinata dalle necessità pratiche della sopravvivenza della nostra specie. Essa ha più
a che fare con l’ordine
dell’economia che non con
l’organizzazione biologica del
nostro essere. A seconda dei
tempi storici e delle situazioni
sociali, la cultura ha poi prodotto dei modelli di «famiglie», i quali si sono diffusi e
differenziati per epoche storiche e aree
geografiche. Qualsiasi richiamo all’esistenza originaria e naturale di un unico
modello di famiglia è antistorico e fondamentalmente falso: nella nostra storia
non ci sono sempre state solo famiglie;
2) non esiste una «famiglia cristiana», i
cristiani hanno ricevuto una vocazione che
determina ogni loro relazione a partire
dall’annuncio dell’Evangelo di Gesù Cristo. Ora, il problema non è «cristianizzare»
il mondo e ogni cosa che è compreso in
esso, ma piuttosto porre il mondo di fronte alla realtà della croce e della risurrezione di Cristo. Infatti l’Evangelo non propone un modello di relazione familiare, mette piuttosto in discussione ogni modello
storico di famiglia, perché dallo status
quo dell’esistente esso ci «apre» a una prospettiva, quella del regno di Dio, dove
ogni realtà umana è trasfigurata nella
«nuova creazione». Nel presente l’Evangelo pone il problema della nostra conversione a una prassi di relazioni articolata
sull’agape, sulla giustizia, sulla condivisione, sulla misericordia di Dio. Le famiglie
sono il primo luogo di questa esperienza;
3) la pluralità dei modelli familiari sono
anche il portato storico di un processo di
liberazione di cui sono stati protagonisti
le donne e alcuni uomini, e tra di loro
molti cristiani/e, il quale ha permesso di
smascherare le forme di oppressione e di
violenza che la famiglia tradizionale spesso veicola. Con la rottura spesso dolorosa di questo modello e nella sperimentazione di altre formule di vita familiare
non si è realizzato nulla dì particolarmente nuovo, non si è più felici, ma si sono
poste le premesse per la creazione di relazioni tra individui ugualmente liberi.
Mauro Pons
Il BOIA
L« componanlS
dal Comitoto
nazionale fdel
Doriana Giudici
presidente
via del Casaletto 385
00151 Roma
Mi succede talvolta di comperare un libro spinta dall’istinto, pur non conoscendone il
contenuto né l’autore. «Il boia»
di Par Lagerkvist, Premio Nobel nel 1951, è uno di questi:
un libro breve, scritto nel
1933, l’anno della salita al potere di Hitler, ma intenso, che
suscita in me riflessioni e interrogativi.
Nella prima parte del racconto troviamo il protagonista
in una taverna medievale; nella
seconda in un locale della Germania degli Anni 30. Il boia,
simbolo del male onnipresente
nella storia dell’uomo, compare muto al suo tavolo per quasi
tutta la narrazione, ma nel monologo finale estrinseca, secondo me, tutta la sua umanità. Egli è stanco di portare il
peso del male di ogni tempo e
allora si interroga, cerca di ribellarsi, pone domande a cui
non riceve risposte, si rassegna e continua la sua vita sorretto solo dall’amore incomprensibile di una donna.
Come dice Massimo Ciaravolo nell'introduzione, «la visione satirica che Lagerkvist offre
del nascente nazionalsocialismo è fine e acuta, oltre che
permeata da profonda amarezza. Ne “Il boia" l’autore coglie
l'essenza della nuova barbarie:
l’annullamento dell’individuo
nella totalità, la violenza, il razzismo, l'imperativo della guerra, la voglia di dominio e di
sterminio di tutti i diversi, la
profonda stupidità».
Emera Napoletano
vicepresidente
via Croce Rossa 34
90144 Palermo
María Grazia Sbaffì
segretaria
via Racagni 24
43100 Parma
Marina Bertin
tesoriera
via Olivet 12 ,
10062 Luserna S.Giovanni (Tfl
c.c.p. n. 36083103
Tea Tonarelli
via Pomposa 19
44100 Ferrara
Elena Chines
via Casalaina 32
95126 Catania
Margherita Greetje
Van Der Veer,
rapporti con
Amnesti^ International
località Toppito ,
67060 Villa S. Sebastiano
(L’Aquila)
Lidia Ribet
responsabile per la GMr
via Assietta 4 , ,
10069 Villar Perosa (Tonno)
Daniela Ferraro
responsabile per la stawp<>
via S. Pio V 15
10125 Torino
Grazia Martini
Fascicolo interno a
RIFORMA
n. 28 del 10 luglio 1998'
Reg. Trib. Pinerolo
n. 176/1951.
Responsabile ai sensi
legge: Piera Egidi.
Edizioni Protestanti sn,
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10125 Torino.
Stampa: La Ghislerian®
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L'estate alle Valli
L'accoglienza
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___donato MAZZARELLA
Le attività di chiesa si sono
concluse e con l’arrivo
dell’estate si avvicina il tempo della vacanza. Alcuni di
noi andranno fuori zona per la
villeggiatura, altri rimarranno
al proprio paese. Indubbiamente, come ogni anno, nelle
Valli verranno molti turisti
per trascorrere un periodo di
villeggiatura in posti ridenti in
mezzo a montagne tra le più
belle d’Italia. Cosa verranno a
fare queste persone? Certamente avranno molto da visitare, avranno da passeggiare
in montagna e da godere il
clima mite dell’estate.
Ma certamente non solo
questo: i turisti che arrivano
alle valli valdesi molto spesso
sono incuriositi dalla nostra
storia, dalle nostre tradizioni,
dalla nostra fede; desiderano
visitare i nostri luoghi storici
e conoscere, anche se spesso
superficialmente, una realtà
diversa da quella che sono
abituati ad osservare. E molte
volte ci pongono delle domande sulla nostra storia ma
anche sulla nostra fede. Il più
delle volte si tratta di semplice curiosità, ma talvolta queste domande manifestano un
vero interesse. Cosa rispondiamo noi a questi nostri fratelli e sorelle che ci interpellano? Probabilmente sapremo
dire diverse cose riguardo alle nostre tradizioni, e forse
anche riguardo alla nostra
storia. Ma cosa rispondiamo
alle domande che riguardano
la nostra fede? E soprattutto,
con quale atteggiamento rispondiamo? A questo punto
mi sembra di percepire una
obiezione da parte di chi legge: «Non è facile rispondere a
un certo livello poiché non
abbiamo studiato teologia e
Don ci sentiamo tanto prepaBti». Ma qui non si tratta di
fare discorsi teologici, quanto
piuttosto di manifestare la nostra fede, le nostre convinzioni, il nostro modo di essere
chiesa.
«Siate sempre pronti a rendere conto della speranza
che è in voi...». Chi ci avvicina, al di là della curiosità, si
aspetta di trovare persone
convinte della propria fede,
che sappiano dare una testimonianza della propria vita
di credenti. Domandiamoci,
allora, che testimonianza diamo a chi si accosta a noi; domandiamoci se è evidente nel
nostro stile di vita, nelle nostre parole e nelle nostre
azioni la speranza che è in
noi. Riusciamo a testimoniare questa speranza nonostante
il nostro numero esiguo, i nostri limiti, il nostro peccato?
La risposta può essere positiva soltanto se siamo convinti
che la nostra speranza non è
fondata sulle nostre capacità
umane ma su Gesù Cristo; è
lui la fonte della nostra fede,
il modello del nostro amore,
il fondamento della nostra
speranza. È lui che ha voluto
la nostra chiesa, che l’ha conservata attraverso vicende
storiche difficili e sofferte, e
che ancora oggi continua ad
assisterla nonostante il nostro
peccato e la nostra inadeguatezza. E Gesù Cristo che ancora oggi ci chiama a riscoprire il valore della nostra fede e del nostro impegno nel
mondo in cui viviamo. È Gesù Cristo che vuole risvegliare in ciascuno di noi l’amore
per la propria chiesa e l’entusiasmo per la propria fede
evangelica.
«Siate sempre pronti a rendere conto della speranza che
è in voi...». Questa parola del
Signore è oggi rivolta a noi
affinché ci ricordiamo sempre
che abbiamo non solo una
storia da raccontare, una tradizione da presentare, ma anche una fede da testimoniare.
Pinerolo: inaugurata l'area per la raccolta differenziata
Una nuova gestione dei rifuti
_______PIERVALDO ROSTAN______
Giovedì scorso è stata
inaugurata l’area per la
raccolta differenziata di Pinerolo, prossima all’ingresso in
città dal lato est e che consentirà il conferimento controllato e differenziato non solo di
carta, plastica e vetro, ma anche di materiale legnoso, di rifiuti ingombranti, di oli usati,
di pneumatici, batterie d’auto;
anzi, a questo proposito l’area
contiene uno spazio specifico
per quei cittadini che hanno
l’abitudine di cambiarsi da soli l’olio o pneumatici dell’auto. E la terza area realizzata
dall’Acea, dopo quelle di Torre Penice e Luserna e se ne
sentiva la mancanza. Sulla
collocazione all’ingresso della
città si è soffermato anche il
sindaco, Alberto Barbero:
«Vogliamo che il rifiuto sia
vissuto come un momento del
ciclo e dell’attività umana e
per tanto venga gestito in apposite aree e non abbandonato». A questo proposito Barbero ha mostrato delle foto
scattate pochi giorni prima dai
vigili urbani che denunciavano un abbandono quasi quotidiano di ogni genere di rifiuto
fuori dalle aree apposite. «E
spesso i rifiuti arrivano da Comuni limitrofi», ha commentato il sindaco di Pinerolo. Il
presidente del consorzio ha ricordato gli sforzi che fanno
ogni giorno i tecnici e gli operatori dell’Acea per affrontare
la questione rifiuti. L’area
sarà aperta al pubblico dal lunedì al sabato dalle 9 alle 12 e
dalle 14 alle 17.
Al «taglio del nastro» ha
partecipato anche l’assessore
all’Ambiente della Provincia
di Torino, Giuseppe Gamba,
col quale abbiamo affrontato
alcune questione di attualità
in materia di rifiuti, a cominciare dal piano provinciale
ormai prossimo all’approva
II Consiglio comunale di Angrogna sul problema fognature
Non è conveniente fare i furbi
Oltre ad approvare il consuntivo del 1997, che registra
poco più di 5 milioni di avanzo di amministrazione, il
consiglio comunale di AnStogna del 29 giugno ha svol0 una buona discussione sulc commissioni consultive e
SUI loro compiti. È stato in
putte corretto il relativo regountento, accorpando alcuni
ciui (la programmazione, il
crntorio, lo sviluppo econol’tJrbanistica) ed è stata
tolineata la necessità che
commissioni siano soprattto strumenti di lavoro per il
t>nsiglio, con mandati e sca«lenze precisi.
Adorno ha riApp ° ^“8li incontri con 1’
vari^ stati presentati i
e ri di insoddisfazione
assicurazioni di in(in particolare per le
invp ' ^ '^cea prevede di
milioni per ulpen„”'".’Siluramenti; in comUumpnc* prevedono piccoli
puri"“ '"gli usi, piccoli ma
” sempre difficili da capire
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evangelica
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per la gente di montagna che
almeno l’acqua dovrebbe averla naturalmente.
Animata discussione anche
sul regolamento per gli allacciamenti alla fognatura comunale. Come è noto, il fatto
che non tutti i proprietari partecipino alle spese di realizzazione del tratto delle fognature che li riguarda, realizzato
anche con il contributo comunale, fa sì che le spese per chi
partecipa siano maggiori. C’è
sempre chi vorrebbe aspettare
che la fogna sia realizzata per
collegarsi dopo, con minori
oneri. D’altra parte il Comune non può obbligare nessuno: dispone tuttavia di strumenti, come i controlli, utili a
convincere sull’opportunità
dell’allacciamento, anche in
considerazione della tutela
ambientale. La modifica approvata mette a carico di chi
non ha voluto partecipare alle
spese comuni con gli altri
proprietari della zona interessata, oltre alle spese di allacciamento, anche una quota
Il rifugio Vaccera
pari a quella sborsata dagli altri per la realizzazione della
fognatura, maggiorata dell’inflazione.
Infine il Consiglio ha approvato il regolamento per le
autocertificazioni che si fanno
in carta semplice se il documento va presentato al Comune presso il quale si fa l’autocertificazione stessa, e in bollo se rivolto a altro ente (ad
esempio per il passaporto).
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L’area inaugurata a Pinerolo
zione, dopo il confronto con i
Comuni e gli enti gestori del
servizio: «Il nostro piano propone ai cittadini e ai Comuni
la realizzazione di un sistema
integrato che parte proprio
dall’organizzazione della raccolta differenziata - spiega
l’assessore Gamba - ma si
deve trattare di una raccolta
differenziata agevole per il
cittadino, che non lo obblighi
a fare ricerche affannose per
trovare aree, piazzuole o contenitori per i vari tipi di rifiuto. Dobbiamo essere consapevoli che i rifiuti, fin da quando vengono prodotti, devono
essere trattati e gestiti in modo diverso se vogliamo arrivare a quantità elevate di riciclo. Noi infatti proponiamo di
arrivare oltre il 35% previsto
dalle legge per arrivare al
50%. Alla discarica tradizionale noi riserviamo un ruolo
marginale e cioè quello per i
rifiuti inerti, trattati e dunque
il 10-15%. Per il resto proponiamo un sistema integrato;
che non è fatto solo di raccolta differenziata ma anche di
compostaggio e di impianti
tecnologicamente avanzati».
Se i rifiuti sono tanti e assai
diversificati, è anche vero che
ciò è frutto di un sistema
estremamente consumistico;
si dovrebbe quindi cercare di
produrre meno rifiuti: «In
quanto enti pubblici dobbiamo muoverci per gestire la
raccolta e lo smaltimento rifiuti - precisa Gamba -, ma è
chiaro che il problema non
verrà mai risolto se a monte
non vi saranno azioni specifiche di modifica delle abitudini, che non vuol dire tornare
indietro; significa modificare
il modo di produrre, di imballare, di consumare, di acquistare. Sono politiche di grande respiro, a livello nazionale, che coinvolgono i grandi
processi economici; il nostro
piano prevede tuttavia che nei
prossimi anni si vada alla riduzione dei rifiuti prodotti
nell’ordine del 5-10% anche
solo con azioni locali: ad
esempio in tutte le aree rurali
o a urbanizzazione diffusa si
spingerà verso il compostaggio domestico e si cercherà di
arrivare a degli accordi con le
catene di distribuzione per ridurre gli imballaggi che spesso hanno solo la funzione di
presentare il prodotto». Praticando la raccolta differenziata ci saranno anche riduzioni
tariffarie? «Il momento è di
trasformazione; oggi non si
premiano i cittadini corretti conclude Gamba- Dall’anno
prossimo nel calcolo della tariffa si potranno premiare i
cittadini che attuano comportamenti virtuosi».
Una raccolta di firme dei Verdi
Come smaltire?
I Verdi hanno promosso,
nei mesi scorsi, a livello regionale, una petizione popolare per incenjivare e sostenere la raccolta differenziata.
Anche nel Pinerolese il sole
che ride ha raccolto alcune
centinaia di firme che sono
state consegnate al direttore
del consorzio Acea, ing.
Francesco Carcioffo, nei
giorni scorsi. La percentuale
di raccolta differenziata si aggira, secondo i dati Acea, intorno al 13,5%; «Un buon risultato - commenta Erica
Malan, segretaria dei Verdi
della vai Pellice - ma che necessita di ulteriore sforzo».
La nascita di un impianto di
compostaggio per la frazione
verde dovrebbe sottrarre dalla
discarica una grossa quantità
di materiale e consentire la
produzione di un compost di
qualità. I costi dell’impianto
si aggirano sui 9,8 miliardi, 4
finanziati dal Cipe e il resto
dalla stessa Acea. «C’è anche
il grosso problema degli ingombranti - aggiunge Malan
- di cui una piccolissima parte viene recuperata; troviamo
positiva la strategia dell’Acea
che ha costruito e prevede di
costruite numerose aree sovracomunali per la raccolta
differenziata; bisogna però
riuscire ad informare molto di
più i cittadini».
Dall’incontro con il direttore delTAcea i Verdi hanno ricevuto anche un’altra positi
va, se pur interlocutoria risposta; «Il progetto di smaltimento dei rifiuti prevedeva
anche la costruzione di un inceneritore. L’ing. Carcioffo conclude Erica Malan - ci ha
annunciato che TAcea sta valutando, attraverso il confronto con molte realtà nordeuropee, sistemi di smaltimento
compatibili con l’ambiente
che non prevedono la costruzione di un inceneritore».
COLLE DELLA CROCE
— Tradizionale incontro
italo-francese ai Colle della
Croce domenica 19 luglio
con culto e messaggi vari.
AGAPE — Campi: dal 19
al 26 luglio XIX incontro
fede e omosessualità sul
tema «Oltre il disagio la
speranza».
ANGROGNA — Mercoledì 15 luglio, alle 21, nel
tempio del Serre, i musei
della vai d'Angrogna invitano ad una serata storica
curata dal Centro culturale
valdese. Sarà proiettato il
film sulla storia valdese girato nel 1924.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Culti estivi: culto ordinario al tempio alle
10, agli Airali alle 9, a Bricherasio alle 11 ogni 15
giorni (eccetto luglio e
agosto). Riunione quartieraie estiva all'aperto 12 luglio alle 15 al Belvedere
del Saret.
MASSELLO — I culti
estivi sono tutti posticipati
alle 11,15. Visite pastorali
estive: dal 13 al 16 luglio.
Riunione quartierale all'aperto a Salza sabato 11
luglio alle 15.
PERRERO-MANIGLIA —
Culti estivi a Maniglia alle
9, esclusa domenica 2 agosto con culto unico alle 10.
Riunioni all'aperto, ore 15,
a Grangette (12 luglio), Lorenzo (19 luglio).
POMARETTO — Domenica 12 luglio, ore 15, riunione all'aperto a Combavilia.
PRALI — Conferenze del
museo: sabato 18 luglio alle 20,30, nel tempio, Ermanno Genre parlerà sul
tema «Cure palliative ed
eutanasia».
PRAROSTINO — Domenica 12 luglio alle 16 riunione estiva al Collaretto.
Domenica 19 luglio alle 10
culto alla Brusà e giornata
comunitaria (prenotarsi
per l'assado da Valdo Plavan tei. 0121-500776 o il
pastore tei. 0121-500765).
RODORETTO-FONTANE
— Culti estivi a Rodoretto
alle 9 il 12 (culto con assemblea di chiesa) e il 26
luglio.
RORÀ — Il 19 luglio si
svolgerà il tradizionale bazar.
VILLAR PELLICE — Riunione estiva domenica 12
luglio alle 16 al Teynaud.
Da giovedì 16 a domenica
19 luglio tour degli alpeggi da Ciabraressa alla Conca del Pra con conclusione
al Colle della Croce (rivolgersi a Marina Barolin).
VILLASECCA — Culti a
Combagarino: alle 9 il 19
luglio; riunioni quartierali
all'aperto alle 15 a Villasecca il 12 luglio.
Il 26 luglio la commemorazione
I cento anni del Rifugio
Re Carlo Alberto
Il Rifugio Re Carlo Alberto, ai Musset a Luserna San Giovanni, compie 100 anni nel 1998 e l’avvenimento verrà ricordato il 26 luglio nel corso dell’annuale festa; quest’anno la
giornata sarà più intensa e piena di incontri e di ospiti.
Programma
ore 10,30, culto con predicazione del pastore Bruno Rostagno
e letture di Elena Ravazzini ed Elio Meggiolaro
ore 12,30, pranzo nel giardino del Rifugio (è gradita la nrenotazione allo 0121 -909070) ^
ore 14,30, rievocazione storica a cura del pas. Alberto Taccia
ore p, saluti del comitato, messaggi della Tavola valdese, delIr Commissione sinodale diaconia, di autorità civili e dei
sostenitori del rifugio con intermezzi musicali
ore 16,30, sottoscrizione a premi
Durante la giornata saranno organizzati banchi di vendita,
bazar, video e gara a bocce.
14
PAG. IV
E EO) Delle Yaui ìàldesi
VENERDÌ 10 LUGLIO 1998 VEÄ
Pinerolo
Lesola del
cinema verso
nuovi spazi
Il Comune di Pinerolo, in
collaborazione con Arci e
Progetto Keaton, ha realizzato per il mese di luglio «L’
isola del cinema», sei appuntamenti che vedono alternarsi
proiezioni di cortometraggi e
film. «La vita è bella?» è il titolo della breve rassegna di
cinema all’aperto, un cinema
al di fuori dagli spazi usuali
per offrire in vari quartieri di
Pinerolo e dintorni la possibilità di assistere a proiezioni in
piazza insieme ad amici e parenti. La rassegna prevede tre
appuntamenti in altrettanti
spazi urbani; nel dettaglio ecco le tre serate.
Giovedì 9 luglio, alle 21,30,
nel cortile della scuole elementare Parri in via Rocchietta 1 a Pinerolo verrà proiettato il film del regista Aki Kaurismaki Nuvole in viaggio;
giovedì 16 luglio, alle 21,30
nel cortile della scuola materna di Baudenasca sarà la volta
della pellicola francese del regista Robert Guediguian Marius et lanette; giovedì 23
luglio, alle 21,30, nel campo
della polisportiva Tabona in
via Einaudi, verrà proposto il
film di Ang Lee D banchetto
di nozze.
La rassegna di cortometraggi prevede, per il mese luglio,
due appuntamenti, entrambi
preddo la sede dell’associazione Stranamore, in Strada
Baudenasca 17, tutti e due
con inizio alle 21,30.
È in distribuzione un interessante numero de «La beidana>
Dal «chaloun» alla vai Chisone
da Prarostino alPidentità valdese
MARCO ROSTAN
Tutto quello che avreste
voluto sapere sul mitico
chaloun, l’animale feroce
che, insieme al lupo, occupa
un particolare rilievo nell’immaginario collettivo valligiano, lo potete ora leggere sul
numero di giugno de «La beidana» (n. 32) grazie all’interessante ricerca di Marco Fraschia e di Thierry Negrin. Sapevate, per esempio, che una
delle caratteristiche più ricordate di questa lince (nome
scientifico Felis linx, conosciuto anche come lupo cerviero e loup chaloun o, in patuà, semplicemente lou chaloun) era quello di «misurare»
la sua vittima? Pare infatti
che usasse appoggiare le sue
zampe anteriori sulle spalle di
chi intendeva attaccare: se per
caso scopriva che il soggetto
era più alto, si allontanava rapidamente. Una saggezza rara, che ci auguriamo animi
nei propri progetti anche la
simpatica associazione nata
tempo fa in vai Pollice con lo
scopo di valorizzare a fini turistici, ambientali e di aggregazione giovanile la vecchia
struttura di Villa Olanda, e
che proprio da questo strano
animale ha preso il nome.
Ma questo è soltanto uno
degli interessanti articoli della rivista edita dal Centro culturale valdese, la quale si
conferma, di numero in nu
mero, come azzeccato crogiolo di giovani collaboratori
che, senza trascurare la ricerca storica, ci offrono utili approfondimenti sui temi che
maggiormente riguardano le
valli valdesi, il loro futuro, il
senso della presenza e della
testimonianza delle chiese e
dei credenti. Insomma, la rivista costituisce in tal modo
un utile complemento al
L’eco delle valli: e non mi
stancherò di ripetere che l’attenzione, la collaborazione, la
lettura regolare di questi nostri strumenti di informazione
è indispensabile per chiunque
voglia vivere alle Valli, e non
soltanto vegetare.
Per quanto riguarda l’approfondimento storico, di cui
c’è grande bisogno in considerazione della quantità, sempre in crescita, di persone che
vengono, vogliono sapere,
conoscere, visitare, questo
numero della Beidana ci offre
una bella ricostruzione delle
vicende civili e religiose che
hanno riguardato la vai Chisone, dal XIII al XIV secolo
(la parte successiva sarà pubblicata in un prossimo numero). Con un’esposizione semplice e ricca di particolari non
sempre conosciuti, Daniele
Tron ricostruisce le vicende
del Pragelatese e della vai Perosa, per lungo tempo nettamente distinte perché uno appartenente al Delfinato francese e l’altra al Ducato di Sa
Luserna: un convegno storico per conoscere un'opera d\ valore
Gli affreschi di San Bernardino
A Lusema, all’interno della
cappella di San Bernardino,
non lontano dal cimitero, è
conservato un ciclo di affreschi della metà del ’400 raffigurante «Eterno in mandorla,
apostoli e storie sacre», ad
opera di un pittore anonimo
formatosi nell’ambito culturale di Giacomo Jacquerio e
Aimone Duce.
Per conoscere meglio questi
affreschi a due passi da casa
nostra, il Comune di Lusema
San Giovanni, in collaborazione con la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, la
Comunità montana vai Penice, il Gruppo storico «La Lucerna» e il Comune di Lusernetta, ha organizzato una giornata di studi sulla «Circolazione di artisti e di stili nell’arco alpino occidentale nel
XV secolo» per sabato 11 luglio a Lusema San Giovanni
nell’ex chiesa di Santa Croce
in frazione Lusema. Il ritrovo
è previsto per le ore 10 in
piazza Maria Danna a Luserna; seguiranno le relazioni di
Simone Baiocco, su «Episodi
figurativi a cavallo delle Alpi
occidentali nel corso del
Quattrocento», di Elena Romanello, su «11 maestro di Lusernetta: un pittore di metà
Quattrocento tra Pinerolese e
Nizzardo» e di Laura Senatosu «Tracce di scambi tra
re
Piemonte sud-occidentale e
Provenza nella pittura del tardo Quattrocento», sotto la supervisione scientifica del prof
Giovanni Romano dell’Università di Torino. Nel pomeriggio, gli studiosi guideranno
gli intervenuti nella visita al
centro storico di Lusema e soprattutto alla cappella di San
Bernardino.
Gli affreschi di Lusernetta
non sono tuttavia un caso isolato, ma si inseriscono in un
contesto e in un’area culturale
che copre l’arco alpino nel
corso del XV secolo, più aperta agli scambi di quanto forse
si immagina. La mano dello
stesso artista è stata infatti riconosciuta anche nella decorazione della cappella di
Saint-Erige a Auron nelle Alpi
Marittime. Gli affreschi di
San Bernardino quindi sono
da porre in un ampio contesto
figurativo, che va ben oltre il
Pinerolese, a cavallo tra Francia e Italia. «Lo scopo del
convegno è comunque valorizzare il patrimonio artistico
del territorio, spesso più sconosciuto i lusemesi die ai turisti, che invece arrivano abbastanza numerosi in visita
guidata alla cappella di San
Bernardino - spiega Marco
Fratini del Gruppo storico «La
Lucerna», che tiene a sottolineare rimpianto divulgativo
dell’iniziativa - non volevamo
organizzare una giornata che
LAeOKATOKIO AKTIßlANALE
dì PASVCCERIA
di Sergio Mollea
Apertura al pubblico di un punto veruUta al minuto di
pasticceria fresca e secca - rinfreschi-- specialità torresi
salatini - Uurte nuziaU.
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voia: come vi erano giunti i
valdesi? Quali le vicende per
«sradicare l’eresia», a cominciare dalla terribile crociata
condotta nel 1384 dal frate
Francesco di Gap, venerabile
inquisitore degli eretici, per
proseguire con quella del
1488, voluta da papa Innocenzo Vili per mano del tristemente noto arcivescovo di
Cremona Alberto Cattaneo?
Quali erano le analogie e le
differenze tra gli escartons e
l’autonomia delle comunità di
quel tempo e le idee odierne
di autonomia?
Il dibattito sull’identità e
sul turismo è invece l’altro
grosso argomento all’ordine
del giorno delle nostre assemblee, a cui anche il Centro
culturale ha dedicato gli ultimi convegni, l’anno scorso
quello provocatoriamente intitolato «Valdese si vende» e,
poche settiniane fa, quello sul
patrimonio culturale valdese
e sui modi più efficaci per gestirlo. Su questo tema la rivista pubblica un contributo di
Giorgio Toum, una stimolante critica di Alberto Corsani e
un intervento di Bruna Peyrot
dedicato al «fascino discreto
delle immagini». Paolo Cozzo ci conduce nelle vicende
del Consiglio comunale di
Prarostino, ai tempi di Cavour e delle polemiche suscitate dalla politica liberale circa l’incameramento dei beni
ecclesiastici della Chiesa cattolica. Continua anche la ricerca di Fulvio Trivellin, già
iniziata su un precedente numero della rivista, sulle fonti
leggendarie di Jean Jalla, con
specifico riferimento alle leggende della vai Germanasca.
Jean-Louis Sappé ci racconta poi i primi passi del progetto, finanziato dalla Comunità
europea e promosso dal Centro culturale, che si propone di
tutelare e valorizzare i diversi
patuà di matrice occitana parlati nelle valli Pellice, Chisoe Germanasca. Infine le
ne
rivelasse chissà quali novità
sugli affreschi, quanto avvicinare i monumenti alla popolazione locale». In questo senso
è stata inserita la visita alla
cappella e la proiezioni di immagini e diapositive durante il
convegno, che naturalmente è
aperto a tutti.
consuete rubriche di segnalazioni, incontri, attività, con
una novità: la rubrica «zona
Cesarini», a cura di Davide
Dalmas dove, parlando di Pasolini e di D’Annunzio, di
Kierkegaard e di Barth, ci si
domanda se, dopo la generazione barthiana che in Italia si
è riconosciuta nelle «tesi della
nuova ortodossia» di Giovanni Miegge, la giovane generazione, cresciuta nell’onda del
«pensiero debole», delle emozioni e dei «frammenti» sarà
in grado o no di trovare tre o
quattro idee chiave un po’ più
generali, non per un mero gusto di rifare dei dogmi, ma per
saper andare oltre le mode,
per non stare solo alla superficie, per andare ai dunque e di
questi discutere.
ARREDA
}0?3
ESpOSizìONE E UboRATORÌO:
vìa S. SECONdo, 58 ^ * 0121/201712
ABBADIA ALPINA - PINEROLO (To)
(di Ironie aUa caserma aIpìnì «BcRARdi»)
VeIUÌNA novità - vicolo CÌRAud/pORTicì vìa ChÌAppERO
9 luglio, giovedì — PRAROSTINO: «Balliamo a Prarostino», serata di musiche e danze eccitane.
, 10 luglio, venerdì — PINEROLO: Alle 22 nella sede
dell’associazione Stranamore,
str. Baudenasca 17 (all’aperto) i
Jazzinaria presentano «Ma
l’amore no», canzoni degli Anni 40 in jazz.
11 luglio, sabato — TORRE
PELLICE: Per le strade dell’isola pedonale dalle 8 alle 17
mercatino biologico.
11 luglio, sabato — ROCCA SBARCA: Dalle 17 in
avanti concerti di «Musica in
movimento»: alle 17 al Colle
Ciardonet musica antica per voce e violoncello, alle 18 Reiki
Work, musica New Age, al
piazzale elicottero alle 21 musiche e danze di tutto il mondo
«Il paese delle mille danze» e
«Dissonanze armoniche», jazz
etnico e New Age. Grigliata e
possibilità di pernottamento al
Rifugio Melano. Ingr. gratuito.
11 luglio, sabato — RINASCA: Al centro «Abitare in valle» alle 21 serata teatrale con la
compagnia «Renato Clot».
11 luglio, sabato — PINEROLO: In piazza San Donato,
alle 21,30, «Les mariachis de
Atxlico», con musiche tipiche e
note del repertorio messicano e
brani sconosciuti ai più ma appartenenti alla più tipica tradizione folcloristica del Messico.
Ingresso gratuito.
11 luglio, sabato — FROSSASCO: Nell’area polivalente
Grà, alle 21,15, spettacolo con
il gruppo «Trehlu». Ingresso lire 10.000, gratuito per i bambini fino a 10 anni.
11 luglio, sabato — TORRE
PELLICE: Alla civica biblioteca «Carlo Levi» alle 16,30, incontro con Bruno Gambarotta,
giallista.
11 luglio, sabato — VILLAR PEROSA: A Pramartino
6“ gara di tiro a volo.
11 luglio, sabato — TORRE
PELLICE: Alle 15,30 al Centro culturale valdese avrà luogo
un ineontro degli «Amici della
biblioteca».
11-15 luglio — LUSERNA
SAN GIOVANNI: Nell’area
del mercato coperto si svolge il
Festival dell’Unità a partire dalle 19 di sabato 11 con la cena, il
saluto dell’ass. Marco Bellion e
ballo per tutti; domenica alle 17
incontro con Gianni Quarona,
segretario regionale dello SpiCgil; lunedì 13 alle 21 concerto
bandistico con majorettes; mercoledì 15 alle 18,30 12° edizione della Gara podistica.
12 luglio, domenica —
RORÀ: Al laghetto di Orghen
IV raduno trattoristico.
12 luglio, domenica —
TORRE PELLICE: Al circolo
Mûris Festa d’estate, con gara
al punto e a freccette alle 15,
giochi vari, ballo liscio.
12 luglio, domenica — PINEROLO: «Le dimore sognate», itinerario cicloturistico con
visite guidate ai castelli di Miradolo, Osasco, Macello, Parco
Villa del Torrione. Biglietto
singolo lire 5.000, cumulativo
lire 16.000. Informazioni e prenotazioni tei. 0121-72832.
12 luglio, domenica —
TORRE PELLICE: Il Gruppo
Amici Santa Margherita propone il rancio alpino.
12 luglio, domenica — RINASCA: In frazione di Grandubbione Festa della Montagna.
13-17 luglio — TORRE
PELLICE: Alla biblioteca della Casa valdese Università estiva 1998,ore9-12,30e 15-18,30.
Informazioni: Centro culturale
tei. 0121-932179.
14 luglio, martedì — PINEROLO: Alle 21,30 a Stranamore «Cortometraggi» a cura di R.
Ricatto e Renato Peronetto.
14 luglio, martedì — PINEROLO: Alle 21,45 l’Assemblea teatro-musica presenta «Si
va leggeri in certi viaggi».
16 luglio, giovedì — PINEROLO: Alle 22, da Stranamore, concerto dei «Butt head».
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 12 LUGLIO
Perosa Argentina: Farmacia
Termini - Via Umberto i, tele!
81205
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 12 LUGLIO
Bricherasio: Farmacia Ferraris - via Viti. Emanuele 83/4,
tei. 59774
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento prevede per
giovedì 9, venerdì 10, sabato
11 luglio The Game-Il gioc»
(ore 21,20); domenica 12 e
lunedì 13 Sfera (ore 21,20).
BARGE — Il cinema Comunale in luglio, è chiuso
per ferie.
BIBIANA — Per la rassegna cinema in piazza, mercoledì 15 luglio, alle 21,30
nell’area di Villa Bodo, viene
proiettato il film La vita è
bella.
SAN SECONDO — Per la
rassegna «Cinema in piazza»,
venerdì IC luglio, alle 21,30,
in pi.za Europa, proiezione del
film La maschera di ferro.
Complimenti vivissimi a
Michelle Rovara di Torre Pellice, laureatasi in Lingue e letterature straniere moderne con
110 e lode con una tesi, discussa a Chambery lo scorso
17 giugno, relatore il professor Lionello Sozzi, dal titolo;
«La fortuna di Victor Hugo,
poeta in Italia (1833-1913)»
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Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo
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Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
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Assemblea Battista
Ancora rinviata la decisione sulla nuova figura amministrativa
pausa di riflessione sul «segretario generale»
[a «via italiana al battismo» richiede scelte molto convinte anche a livello di
organizzazione centrale, un ulteriore approfondimento può essere salutare
PAG. 7 RIFORMA
fpAMCO SCARAMUCCIA
A lunga vicenda del segretario generale parte
^ 1992, con una decisione
L
presa
dall’Assemblea genera
le di quell’anno, quattro atti
presidente, che chiedeva al
Comitato esecutivo di predisporre una modifica normativa per inserirne la figura
nell’ordinamento. E non posso negare che tra i vari fattori
die giocarono nella mia accettazione deil’incarico, ci fu
anche quella decisione, così
come fra i motivi delle mie
dimissioni, oltre quello prevalente e decisivo della salute, ci fu anche la delusione
per le decisioni prese in merito daH’Assemblea straordinaria del 1993 (i verbali del
Comitato esecutivo dell’epoca testimoniano fedelmente
del mio stato d’animo).
Per la verità quella delibera
parlava di «segretario generaleo esecutivo» e già in questadefinizione erano evidenti le incertezze e le ambiguità
che caratterizzavano la figura di ciò che si voleva e che
accompagneranno la discussione negli anni successivi.
Da allora tutte le Assemblee
seguenti se ne sono occupate
senza riuscire a decidere che
cosa si vuole veramente. Tre
Assemblee non erano state
sufficienti a delineare con
chiarezzai contorni del nuovo ruolo e neppure questa
del 1998 è stata capace di risolvere / nodi e le contraddi7/077/cAe accompagnano il
dibattito da quando è co
della mia elezione a
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NZA
Il canto ha ripetutamente scandito I lavori dell’Assemblea
minciato nel 1992. Da una
parte si vuole sollevare il presidente «da alcune delle responsabilità e funzioni istituzionali attribuitegli dalTart.
15 del Patto costitutivo» e per
far questo si vuole un segretario subordinato al presidente, che sia «sovrintendente la gestione dell’ente patrimoniale e l’organizzazione e
direzione dei servizi di segreteria, amministrativo e tecnico» (sto citando la decisione
iniziale del 1992, da cui è partito il dibattito).
Dall’altra parte, però, questa nuova figura pare generare sospetti e diffidenze, soprattutto la paura di portare
a conflitti e rotture. In realtà,
questo è soltanto un mio tentativo di interpretazione dei
fatti, perché non mi pare che
ciò sia mai stato affermato
con chiarezza: è una mia
• E necessario riflettere più a fondo
Avanti con giudizio per i
vari organismi e istituzioni
JMMAWUELE PASCHETTO
PER gli organismi dell’
Ucebi (Dipartimento di
Oologia, Dipartimento per
evangelizzazione), come
par altre questioni affrontate
e parola d’ordine, non imV?*® dall'alto ma scaturita
?“Voattito e dalla complesJ delle problematiche
P ae, è stata «congelare»,
ana volta tanto questo verl'on ha una connotazione
, /®dva ma ha significato da
s delegare a un’Asjmblea straordinaria da te1 anno prossimo tutta
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smia3^?^°^°9rafico
o': 35* Assemblea
3®freraledell'Ucebi
. ■ curato
Pietro Romeo
dei responsabili dei due organismi, dovrà muoversi con
accortezza fra la difficile situazione delle finanze e le
grosse opportunità che si
presentano oggi al battismo
italiano. Mai un logo è stato
più appropriato a rappresentare la situazione deU’Unione
battista: la navicella che affronta un mare agitato. Queste due esigenze sono per i
battisti italiani la Scilla e Cariddi di questa fine millennio.
Diverso il discorso per le
istituzioni. Le annose difficoltà dell’Istituto Taylor per
anziani e bambini, di Roma,
si vanno avviando verso una
soluzione sotto la mano ferma dei nuovi responsabili e
con una felice sinergia con la
Tavola valdese. Perplessità
notevoli sono state invece
espresse sui lavori da intraprendere per la Casa di riposo «Villa Grazialma»; a molti
pare che una sua ricollocazione al Centro Filadelfia di
Rivoli sarebbe stata molto
più appropriata. Il Villaggio
di Santa Severa sembra godere buona salute, mentre
nn momento delicato attraversano i centri minori: Rocca di Papa, Campo Sardegna,
Meana di Susa, stretti nella
morsa della ferrea normativa
per la sicurezza.
Con dolore l’Assemblea ha
votato poi la cessione dello
Spav, che produce audiovisivi e cura la rubrica televisiva
Protestantesimo. Il deficit
accumulatosi di anno in anno, la scarsa competitività
sul mercato, la necessità di
rinnovare gran parte delle
attrezzature ha portato alla
decisione di rinunciare a
questo servizio.
congettura per cercare di
spiegare ciò che accade. Infatti anche questa Assemblea
ha dovuto prendere atto delle
resistenze e decidere di rimandare ogni decisione, in
attesa che in un convegno,
che il Comitato esecutivo dovrà convocare il prossimo anno, l’intera questione sia esaminata a fondo in tutti i suoi
risvolti e in tutte le sue conseguenze.
Per la verità, in molte
Unioni battiste estere esiste
la figura del segretario generale, accanto a quella di un
presidente; è anche vero però
che l’Unione italiana ha caratteristiche differenti dalle
altre europee e, fra queste
note di diversità, c’è anche la
figura del presidente. Oltre
tutto, il problema, che magari all’estero non si presenta
per motivi anche ecclesiologici, è quello dell’ente patrimoniale. Si possono diversificare le responsabilità dell’Unione e dell’ente attribuendole a due differenti
persone o addirittura a due
comitati, senza creare due
centri direzionali concorrenti
e con forti possibilità di conflitto? Oltre tutto, a proposito
delle Unioni battiste estere,
ci diceva durante l’Assemblea il segretario della Federazione battista europea, Karl
Heinz Walter, che alcune di
esse con il segretario generale cercano di cambiare la
struttura per accentrare la direzione nel presidente.
Immagino la delusione di
molte chiese quando i loro
delegati riporteranno la noti
zia della decisione presa. La
nostra Unione rischia di essere considerata come quella
che non decide mai e rimanda sempre a un’Assemblea
successiva, magari dopo un
convegno.
A me sembra che bisogna
considerare la nostra giovane
età come Unione e comprendere che siamo tuttora alla ricerca di un assetto, che non
abbiamo ancora trovato non
per capriccio ma forse perché
è giusto che si ponderino bene e con molta calma e cautela le conseguenze di ciò che
vogliamo essere. Il fatto è che
non abbiamo né una struttura né una tradizione amministrativa consolidata e perciò
le soluzioni vanno cercate
con pazienza. Non va dimenticata inoltre la costante dialettica (che abbiamo voluto a
motivo di quella che fu chiamata una volta «la via italiana al battismo» e che secondo me è una delle nostre forze), che deve esistere tra il
nostro congregazionalismo e
la messa in comune delle risorse, tra l’autonomia delle
chiese e la responsabilità
dell’ente patrimoniale.
Questa tensione fra le due
opposte tendenze che inevitabilmente fa capolino nelle
nostre scelte e che non può
non esistere, non ci ha ancora consentito di vedere con
chiarezza che cosa vogliamo:
allora forse è il caso di valutare la saggezza dell’Assemblea, che preferisce attendere
piuttosto che prendere decisioni sulle quali non si sente
tranquilia.
Ristrutturazione dipartimenti
L’.^semblea, dopo ampia discussione, approva il progetto di ristrutturazione del Dipartimento di evangelizzazione
presentato al Ce, specificando che la figura del segretario
s’intende a tempo parziale;
con riferimento al progetto di ristrutturazione del Dipartimerito di teologia presentato dal Ce, ritiene che le questioni che esso pone debbano essere ulteriormente approfondite;
considerata la mutata situazione dell’Ucebi, anche relativa ai positivi sviluppi della collaborazione fra battisti, metodisti e valdesi;
tenendo conto delle attuali difficoltà economiche
delTUcebi;
nella convinzione che tale revisione non può non coinvolgere settori cmciali nella vita delle nostre chiese come i
dipartimenti;
ritenendo necessaria la predisposizione delle modifiche
al Patto costitutivo e al regolamento per l’inserimento del
progetto approvato e di quello da definire nell’ordinamento deU’Ucebi;
dà mandato al Ce
di presentare alla prossima Assemblea generale le opportune modifiche delTordinamento relative alla nuova struttura del Dipartimento per l’evangelizzazione;
di prevedere alTinterno del convegno dei cui all’atto 35
AG 98 uno spazio in cui si analizzino in profondità le mutate situazioni e a partire da tale analisi si pongano le basi di
una nuova regolamentazione del Dipartimento di teologia
da sottoporre poi alla prossima Assemblea;
nel frattempo delibera di non eleggere per il biennio
1998-2000 1 segretari dei dipartimenti di cui all’art. 8 lett.
m) del Patto costitutivo e, conseguentemente, di non attivare le procedure di cui all’art. 218 del regolamento, dando
mandato al Ce di nominare un coordinatore a tempo parziale per ciascun dipartimento, che lavori secondo le linee
indicate dai progetti di ristrutturazione del Dipartimento
per l’evangelizzazione e secondo le linee indicate dal Regolamento Ucebi per il Dipartimento di teologia.
Il futuro dello Spav
L’Assemblea, preso atto che lo Spav, dopo diversi anni di
tentativi, non appare strutturalmente in grado, permanendo l’attuale assetto istituzionale e organizzativo, di raggiungere il pareggio di bilancio;
non ritenendo prioritario, in questa fase di gravi difficoltà
economiche, un impegno diretto delTUcebi nella produzione di audiovisivi,
autorizza il Coniitato dell’ente patrimoniale ad esplorare
e attuare forme di cessione dell’attività e della ragione sociale che, pur tendendo a recuperare la parte del capitale
investito che eventualmente residui rispetto al debito accumulato, consenta ai cessionari di continuare in proprio T
attività e, se possibile, di continuare ad offrire alle chiese
servizi audiovisivi a prezzi di favore.
Verso un convegno
L’Assemblea, nel ricevere le proposte di modifica delTordinamento relative all’introduzione della figura del Segretario generale e sulla base della discussione che ne è seguita;
preso atto che permangono incertezze circa il ruolo della
nuova figura e i suoi rapporti con gli altri organi delTUnione: ritenendo che al fine di sciogliere tali incertezze sia necessario incidere più profondamente nell’attuale assetto a
valutare Topportunità di conseguenti modifiche anche dello Statuto dell’ente patrimoniale;
preso_ atto che aiaehe su altri aspetti deU’assetto attuale
deU’Unione emergono proposte di innovazione, in particolare per quanto riguarda le strutture territoriali e la cadenza
delle Assemblee generali;
delibera di sospendere l’approvazione delle norme relative alla figura del Segretario generale e dà mandato al Comitato esecutivo di convocare un convegno nazionale che rifletta sull'impianto complessivo delle nostre attuali stmtture e, attraverso successive elaborazioni, porti alla formulazione di una riforma organica e coerente da sottoporre alla
prossima Assemblea.
Contestualmente, dovrà essere predisposto uno studio
che indichi i costi e i benefici, anche di ordine non economico, che potrebbero derivare dalle modifiche dell’assetto
istituzionale.
Tre mozioni non approvate
«Che fare dell'otto per mille?
Diamolo alla Chiesa valdese»
SALVATORE BAPISARDA
Due mozioni tendenti a
portare TUcebi nell’area
del sì all’otto per mille (Opm)
non hanno raggiunto il quorum richiesto per l’approvazione. Inutile dirlo, si trattava
di mozioni che escludevano
Tutilizzo per fini di culto dei
fondi provenienti dal gettito
Irpef. Anzi, una di queste
mozioni, nata nel convegno
sulTOpm del 7-8 dicembre
1997, si muoveva lungo una
linea di laicità nel tentativo di
offrire ad altri opportunità di
servizio. Dal dibattito assembleare è apparso che questa
proposta presentasse una
macchinosità troppo complessa. La seconda proposta,
favorevole al sì, ma non per
fini di culto, è stata respinta,
deludendo un ampio settore
di chiese e di persone che,
nella riapertura del dibattito
sulTOpm, avevano visto l’occasione per ribaltare il no
pronunciato con stretta maggioranza dall’Assemblea
straordinaria dei 1993.
È stata discussa anche una
terza mozione, tendente non
solo ad escludere la possibilità di accesso alla ripartizione deli’otto per mille ma, in
positivo, a ribadire che vi sono opportunità di servizio
che possono contare su finanziamenti statali forniti alle organizzazioni senza scopo
di lucro. Neppure questa mozione è stata approvata per
ché ha ricevuto un numero di
consensi pari alla somma dei
voti dei contrari e degli astenuti. Rifiutando queste tre
mozioni, l’Assemblea, nei fatti, riafferma la sua precedente
posizione che impedisce alTUcebi di accedere alla spartizione delT8 per mille.
Il dibattito, cosa curiosa,
non ha escluso per nessuno
la possibilità di firmare in
una delle caselle per la destinazione delTOpm. Nessuna
voce si è levata a favore
delTOpm per lo stato, nessuna, ovviamente, in favore
della Chiesa cattolica. La tendenza generale è quella di firmare per l’Unione delle chiese valdesi e metodiste. Con
queste chiese i battisti hanno
un patto di reciproco riconoscimento e sono avviate verso obiettivi di collaborazione
sempre più ampi e intensi. La
destinazione delTOpm a queste chiese, operata da molti
dei battisti italiani, è dunque
un segno di fiducia, pari a
quello che migliaia di cittadini, anche non evangelici,
hanno espresso loro.
Desideriamo sottolineare
con soddisfazione che la discussione è stata molto ampia e condotta con estrema
correttezza, nel pieno rispetto delle posizioni che ogni intervenuto non condivideva,
smentendo i timori di coloro
che (pochi in verità) pronosticavano rotture e anatemi
reciproci.
La mozione su «Riforma»
L’Assemblea, convinta che il settimanale Riforma sia uno
strumento indispensabile di formazione, testimonianza,
conoscenza della realtà evangelica in Italia e nel mondo e
di collegamento fra le chiese bmv e i singoli fratelli e sorelle, ribadisce la necessità che il settimanale sia diffuso in
maniera più capillare nelle singole chiese al fine di aumentare il numero degli abbonamenti, anche per giungere
all’autonomia finanziaria del settimanale stesso.
Discussione all’aperto in una pausa dei lavori
16
PAG. 8 RIFORMA
Assemblea Battista
VENERDÌ 10 LUGLIO
Il «piano di cooperazione» è la colonna portante delle risorse battiste
L^obiettivo delPautonomia finanziaria
Non esistono alternative ragionevoli alla crescita del contributo da parte delle
comunità, unita a una gestione sempre più efficiente delle risorse disponibili
STEFANO MELONI
La trentacinquesima Assemblea generale dell’
Unione delle chiese battiste
in Italia ha raggiunto un traguardo molto importante nel
cammino a tappe della crescita verso l’autonomia e della consapevolezza circa le
potenzialità ancora disponibili nel campo dell’economia
e delle finanze. La «mozione
programmatica», approvata a
larga maggioranza, contiene
infatti molti aspetti innovativi in materia di finanze.
1) Mantenere il «piano di
cooperazione» quale colonna
portante dell’ordinamento finanziario deirUcebi, poiché
si ritiene che esistano ancora
importanti margini per potenziare questa linea di autofinanziamento dell’Unione.
L’analisi dei dati statistici e le
indicazioni indirettamente
fornite da numerose chiese
locali evidenziano come sia
ancora molto diffusa l’abitudine di trattenere una parte
non trascurabile delle risorse
raccolte per la soluzione dei
problemi locali, manifestando così una sorta di diffidenza verso una gestione «centralizzata» e una non raggiunta consapevolezza dei
cornimi bisogni e dei comuni
impegni. Questo atteggiamento porta inevitabilmente
a situazioni di difficoltà nella
gestione complessiva per la
sovrapposizione oppure la
dilazione nella realizzazione
delle iniziative anche urgenti.
L’impegno dell’Assemblea è
stato rivolto verso un rafforzamento del Comitato esecutivo in termini di gestione
delle risorse finanziarie.
Un gruppo di canto durante i lavori dell’Assemblea
2) È stata espressa a chiare
lettere, tramite un preciso
mandato rivolto al Comitato
esecutivo dell’Unione, di
raggiungere l’autonomia finanziaria onde ridurre drasticamente il disavanzo di
gestione, per buona parte
originato da interessi passivi,
anche tramite operazioni
immobiliari.
3) La mozione invita a intervenire presso le istituzioni
per realizzare una gestione
in pareggio comprendendo
tutti gli elementi previsti da
un impianto amministrativo
per competenza, in luogo
dell’attuale gestione pura
X Le liturgie dell'Assemblea
Una spiritualità di tradizione
e innovazione musicale
MARTA D>AURIA
I culti che Ogni mattina hanno preceduto l’inizio dei
lavori della 35“ Assemblea generale dell’Ucebi sono stati
momenti di intensa e partecipata spiritualità. Sicuramente
i partecipanti tornano a casa
portando con sé, tra le altre
cose, un’immagine, un testo
biblico e tanti nuovi canti da
poter condividere con i fratelli e le sorelle delle comunità
locali. L’immagine, assunta
quale logo dell’Assemblea, ritrae una piccola barca, metafora della presenza battista
in Italia, che naviga tra le onde increspate di un mare agitato. 11 mare è tempestoso ma
la barca ha la sua stabilità
nell’albero maestro che è icona della croce di Cristo. All’orizzonte si staglia il mondo,
verso il quale l’imbarcazione
procede sospinta dal vigoroso
vento dello Spirito.
Il testo che ha accompagnato le cinque giornate è
stato quello di Efesini 4, 116, in cui l’apostolo Paolo riflette sull’unità del corpo di
Cristo e la varietà dei doni e
dei ministeri che lavorano
per la testimonianza nell’
unità dello Spirito. È toccato
a tre dei nuovi pastori in prova presenti all’Assemblea
(Jaime Castellanos, Silvia Rapisarda e Nunzio Loiudice)
preparare le riflessioni bibliche. A fronte dell’appiattimento e della stanchezza
che spesso ci immobilizzano, la volontà di Dio è che la
sua chiesa sia ricca di ministeri, articolata e armoniosa
come il corpo umano, sempre pronta a farsi testimone
dell’annuncio evangelico
che raggiunga gli uomini e le
donne del nostro tempo.
Alcuni inni della tradizione
protestante e altri canti della
nuova innologia hanno arricchito le liturgie, che sono diventate momenti privilegiati
della partecipazione comunitaria. Avvalendosi dell’apporto dell’animazione musicale, coordinata da Carlo Leila, l’insegnamento e l’esecuzione di nuovi canti hanno
scandito ogni ripresa dei lavori assembleari, e l’entusiasmo
e il desiderio di cantare è stato tale da dare corpo ad un
piccolo coro. Circa venti persone, di diversa età e provenienza geografica, alcuni dei
quali non avevano avuto mai
precedenti esperienze corali,
sono riuscite a ritagliarsi del
tempo prezioso, nell’ambito
del fitto programma, perché
spinti dalla voglia di lodare
Iddio con la propria voce.
Momento di profonda partecipazione è stato quello
della celebrazione della cena
del Signore, che è stata oggetto della liturgia conclusiva. Durante la distribuzione
del pane e del vino, il coro ha
cantato il negro spiritual «Oh
Signore, cammina con me!».
La melodia, in principio intonata sommessamente dal
coro, è diventata a poco a
poco la preghiera della comunità dei credenti che
chiede a Dio di essere suo
compagno di viaggio verso il
mondo da lui tanto amato in
Gesù Cristo.
mente finanziaria.
4) Per ultima, e non certo
perché meno importante, è
stata data l’indicazione al Comitato esecutivo e alle istituzioni di non intraprendere
iniziative di alcun tipo che
non abbiano una copertura
finanziaria, per consentire
una gestione politica responsabile e autodisciplinata.
Nel versante delle comunità
il messaggio che viene dalla
35“ Assemblea generale delrUcebi appare dunque in tutta la sua evidenza: il fabbisogno ordinario dell’Unione
non è coperto dalle entrate
ordinarie del piano e della ge
stione immobiliare. Non resta
che una strada: quella della
crescita del contributo da parte delle comunità, unita a una
gestione sempre più efficiente
delle risorse disponibili.
Non esistono alternative
ragionevoli. I doni di cui il Signore ci ha grandemente benedetti, come individui e come comunità, devono portare fmtto. E ciò è possibile solo nella piena condivisione di
quello che abbiamo. Non è
una scelta strategica, è l’unica strada in cui possiamo trovare risposta, e una risposta
piena di senso, alla vocazione
a essere comunità di Cristo.
L'animatore musicale
L’Assemblea, preso atto della considerevole mole di lavoro svolta dall’animatore musicale Carlo Leila, presso numerose chiese battiste ma anche a favore di diverse chiese vaidesi e metodiste, dalla metà del 1997 ad oggi;
valutato positivamente l’impatto che tale servizio ha sortito per le chiese incoraggiandole verso una ricerca del rinnovamento della liturgia e soprattutto del canto, espressione privilegiata della nostra spiritualità;
visti gli auspici espressi nella relazione del Dipartimento
per l’evangelizzazione presentato a questa Assemblea generale;
memore della mozione dell’Assemblea-Sinodo congiunti
del 1995 sull’animazione musicale;
impegna il Ce a dar luogo, nel più breve tempo possibile
all’istituzione di un ministero di animatore musicale;
ribadisce che, in prima istanza, debba essere verificata la
possibilità di una collaborazione bmv per questo progetto.
Una serata di animazione musicale con il coro «Ipharadisi»
Dislocazione pastorale
L’Assemblea, sentita la relazione del Ce conferma i criteij
di cui aH’atto 69 AG 96, approva il seguente piano biennale
di dislocazione delle sedi pastorali e al Ce di procedere eoa
gradualità e con le opportune cautele, applicando gli stessi
criteri nel corso di assunzioni di nuovi pastori nel corso dtì
biennio 1998-2000:
Piemonte n. 6 pastori
Liguria n. 3 pastori
Lombardia n. 4 pastori
Triveneto-Emilia n. 2 pastori
Toscana n. 2,5 pastori
Lazio n. 7 pastori
Campania-Molise n. 4,5 pastori
Puglia-Lucania n. 6 pastori
Calabria-Sicilia n. 2,5
Sardegna n. 2 pastori.
Nel computo del numero delle sedi pastorali saranno ap.
plicati come correttivi da usare con equüibrio, anche lo s^.
luppo di progetti di evangelizzazione, opportunamente ve-,
rificati, e l’indice di crescita dei membri di chiesa negli anni
precedenti.
L
Naj
Un raduno di tutti i battisti
L’Assemblea, accogliendo con gratitudine verso il Signo.
re la ricchezza dei ministeri che lo Spirito offre alle chiese
riconoscendo le potenzialità di crescita spirituale e numerica che questo comporta
invita il Ce, di concerto con i Dipartimenti, a lavorare per
dar luogo tra qualche anno ad un grande raduno del popolo battista, della durata di qualche giorno e che contribuì-,
sca, in un clima di festa e celebrazione, a rilanciare la testi-i
monianza evangelistica delle nostre* chiese nello spirito]
della consacrazione delle decime e delle primizie.
Invita le chiese a prepararsi a tale incontro con la preghiera avviando ai più presto progetti per la formazione di
gruppi cprali, liturgici, teatrali ecc., tesi all’individuazione'
di linguaggi nuovi per annunciare la Buona Notizia che Gesù è il Signore del mondo.
A questo scopo esorta le chiese oltre che a riconoscere e
incoraggiare nuovi ministeri suscitati dallo Spirito anche,
ad usarli al fine di poter «crescere come un corpo ben compaginato e connesso, me4iante la collaborazione di ogni
giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, die
riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso
nell’amore» Efesini 4,18.
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Anche I partecipanti all’Assemblea hanno seguito la partita dei M<*
diali Italia-Norvegia il 27 giugno
La mozione sulla scuola privata
L’Assemblea, constatate le forti pressioni a cui è sotto#
sto l’attuale governo da parte di centri di potere religiosi ^
economici, tendenti a ottenere per la prima
to italiano consistenti finanziamenti siile scuole private,
ligiose e laiche,
consapevole che tali finanziamenti probabilmente ^
ranno elargiti in forme diverse e che essi,secondo la nosv
prospettiva oltre a violare la Costituzione, acuirebbero
difficoltà della scuola pubblica in un momento in
in assenza di stanziamenti adeguati, è chiamata a far lio
a obiettivi educativi nuovi e complessi, ,
cosciente del rischio che essa divenga materia di mere ;
teggiamento politico j,
ribadisce la necessità che in difesa della scuola statai®*
bera poiché pluralista, aperta a tutti e aconfessionale, a |
verno prenda sagge decisioni e chiede a tale scopo
gnore di assisterlo, . «
auspica che alla difesa e al rilancio della scuola
concorrano, in uno spirito di rimotivazione etica e pt ^
sionale anche tutti gli operatori del settore, che
no, per la loro parte, con le classi dirigenti del paese
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chiede a tutte le forze politiche laiche e democratich
loro rappresentanti di promuovere iniziative utili ^ giji.
lizzare l’opinione pubblica e a promuovere forme di ^
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dà incarico al Ce di concerto con gli organismi d|^^i
della Fcei di esternare al governo la sua pt^cidcup
per le pesanti interferenze delle gerarchie dattolicn . •
centri di potere economico nel sistema formativo itai ^
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* Convegno giovanile sulla lettura della Bibbia
Parola di Dio, parola su Dio
Da un'idea del Consiglio nazionale della Fgei è nata a
[\lapoli, definita «zona piccante», un'iniziativa interessante
LUISA NITTI
■qHCZ: è una sigla un po’
Jl cacofonica che sta per
«Red hot chili zone», un progetto rivolto ai giovani delle
chiese evangeliche dell’area
napoletana, alla cui realizzazione lavorano insieme, da
un anno e mezzo, giovani,
pastori e pastore di Napoli, in
un clima di collaborazione
proficua. Il progetto è partito
alla fine del 1996 per iniziativa del Consiglio nazionale
della Fgei, trovando subito
un buon riscontro presso i
gruppi giovanili e le chiese
battiste, metodiste e valdesi
del Napoletano. A quanto pare, nonostante le immancabili difficoltà, le aspettative non
sono state deluse; Napoli è
proprio una Red hot chili zone: un po’ come dire, con una
traduzione alquanto libera,
che l’area del Napoletano è
una «zona piccante»; esistono molte realtà giovanili interessanti, molte risorse, molte
idee che aspettano solo di essere valorizzate e messe in
dialogo fra loro: è quello che
si sta tentando di fare. Nell’ultimo anno un gruppo di
lavoro ha organizzato tre
convegni giovanili, tutti molto significativi, sia in quanto
momenti di aggregazione, sia
dal punto di vista dei conte
nuti; la testimonianza, le relazioni, la lettura della Bibbia. Vale la pena di sofferrriarsi brevemente sull’ultimo
di questi appuntamenti, il
convegno dal titolo «Noi e la
Bibbia: parola di Dio, parola
su Dio...», che si è tenuto al
Centro incontri di Monteforte Irpino (Av) il 6 e 7 giugno e
a cui hanno partecipato più
di trenta ragazzi e ragazze.
È stato un convegno all’insegna delle «variazioni»; il clima decisamente sereno e l’affiatamento del gruppo hanno
fatto sì che tutti e tutte potessero esprimersi con fantasia e
creatività: ogni spunto di riflessione (coscientemente
preparato dagli animatori e
dalle animatrici!), ogni proposta di animazione, ogni canto
0 danza, sono diventate occasione di «variazioni» creative
sul tema, anche al di là delle
aspettative di chi ha preparato il convegno. Una delle animazioni svolte, incluse nella
sezione del convegno intitolata «La Parola raccontata», è
emblematica dello spirito
creativo che ha animato le
due giornate: ciascuno/a aveva il compito di scegliere un
versetto e trascriverlo più volte in modo nuovo e personale, usando i colori, le forme, la
grafica, i disegni che meglio
esprimessero il proprio modo
■ Scambi fraterni oltre Oceano
Un nuovo ciclo di rapporti
con la chiesa del Madagascar
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SONO ormai trascorsi dieci
anni da quando il gruppo
«fevani della Chiesa valdese
i'Pomaretto mise in scena
ftccia da turco», lavoro teaWe che raccontava la condiIftone degli immigrati turchi
j®Germania. Questo piacerle impegno ci fece dapprima incontrare un pastore tosiese, che ci invitò a trascorre un periodo di tempo in
^ica, e in seguito alcuni fragili legati alla Cevaa, con i
; Wi iniziammo il discorso
^dove, come e perché an^e in Africa. Da allora molla tose sono successe e molti
thntatti sono avvenuti tra
''aldesi e riformati malgasci:
Quattro visite da chiesa a
®iesa, di gruppi di una decia di persone (l’ultima delle
RUali si farà nell’agosto prosla fondazione del coro
*Uhavanana», creato per riavere il primo gruppo di
aigasci, e che ha portato
africani, sudamericani e
aigasci nelle nostre chiese;
. soggiorno di quattro mesi
. 8'ovane di Pomaretto,
Vili di un periodo di
pj “ll.^riato all’interno del
fcP?riimento per lo sviluppo
Cric? ^®ria Chiesa di Gesù
una ^ Madagascar (Fjkm);
sci^chor"® coppia di malgaal Servizio criRettn” *^’csi; un grosso proacnii costruzione di un
tempo libero del
UuniP Pinerolese Acca;
San i^ollette raccolte
^opra tutto da Unioni fem
Per fìnf domenicali
progetti saniSatti dSÌ ’ "i^l^arosi prosear fin '^^.PP° iri Madagadefiw^”^‘ari con i fondi
dei nostri fratelli e sorelle
riformati malgasci e di far conoscere alle chiese malgasce
la nostra realtà. Ora ci stiamo
preparando a chiudere un ciclo, che non vuol dire interrompere i rapporti ma continuarli in modo forse più «leggero» inviando o ricevendo
volontari per periodi più o
meno lunghi.
Ci stiamo però anche preparando a ricevere dodici
malgasci che saranno in mezzo a noi dal 7 agosto al 1° settembre; visiteranno chiese,
istituti, incontreranno persone che credono nel loro stesso Dio ma che vivono la loro
fede e la loro esistenza in luoghi diversi e hanno nel loro
bagaglio una diversa cultura.
Questi nostri ospiti malgasci
lavorano tutti per la loro chiesa: vi sono tra loro alcuni pastori e pastore, il direttore del
Dipartimento per lo sviluppo,
altri che hanno incarichi di
responsabilità in dipartimenti
vari o in scuole di teologia.
Un grosso sforzo per le nostre
chiese, i nostri istituti e tante
persone singole, ai quali va
sin d’ora il nostro grazie di
cuore; ma anche una eccezionale occasione di incontro
per ognuno di noi, occasione
che, tra l’altro, dà anche visibilità alla Cevaa che promuove, incoraggia e sostiene finanziariamente queste visite.
di rileggere e «interpretare»
quel passo biblico.
Quei fogli coloratissimi dei
ragazzi e delle ragazze sono
segni concreti del fatto che la
Bibbia è un testo aperto (ed è
così che si è cercato di presentarla nel corso del convegno): ogni rilettura esige uno
sforzo creativo, è possibile e
auspicabile accostarsi alla
Bibbia con fantasia e intraprendenza. Si è dunque parlato della Bibbia come Parola
raccontata. Parola scritta. Parola vivente cercando di ricordare che, ogni volta che
riprendiamo in mano quel libro, ci viene chiesto di scrivere fra le righe del testo qualcos’altro, qualcosa di «nostro» che ci aiuti a capire se e
come quelle parole del passato possano parlare a chi
oggi intenda interrogarle.
L’incontro con la Parola,
questa è una delle impressioni più vive che provengono
dal convegno, sollecita la nostra creatività; difatti è una
parola esigente, che ci chiede
di dire la nostra, così come
esigenti sono le parole di fede
dei credenti che ci hanno
preceduto: esse ci interrogano sul filo della memoria e
del ricordo, ci spingono a
giocare con i testi per dare vita a nuove storie, le nostre, di
relazione con Dio.
® Vita della comunità battista di Casorate Primo
Interrogativi sul processo ecumenico
Domenica 14 giugno ha
avuto luogo un culto particolare per la chiusura del corso
della scuola domenicale. Numerosi ragazzi, guidati dai loro monitori, hanno dato il loro valido contributo con preghiere, letture bibliche e canti
creando un clima radioso e
primaverile. A coronamento
finale Carmela Spezzacatena
e Marco Casali hanno presentato al Signore la loro piccola
Giorgia, di 6 mesi. Il pastore
ha rivolto parole di ringraziamento ai monitori per il fedele servizio reso durante l’anno e ha consegnato loro un
dono anche da parte della comunità. È seguito un elegante
rinfresco offerto dai genitori
della piccola Giorgia in onore
del lieto evento.
La comunità ha gioito di
ogni cosa con gratitudine al
Signore. Dopo tutto questo i
ragazzi della scuola domenicale accompagnati dai loro
monitori e da alcuni genitori
si sono recati in località Zelata, dove hanno consumato
un picnic all’aperto. È seguita una visita alla Cascina Orsine della zona, produttrice e
commerciante di prodotti
biodinamici. Una gioiosa
giornata tutta da ricordare.
Venerdì 19 giugno ha avuto
luogo un incontro ecumenico
presso una sala della parrocchia San Vittore Martire di
Casorate Primo, alla quale sono intervenute la pastora Lidia Maggi e Marisa Milazzo,
studentessa alla Facoltà teologica cattolica di Milano.
Chiesa valdese di Torino
Progetti per il futuro dopo
un intenso anno di lavoro
L’8 giugno l’assemblea di
chiesa ha discusso a fondo il
fascicoletto predisposto dal
Concistoro contenente la Relazione annua. Divisa in gruppi di lavoro (cultura, diaconia,
giovani, finanze) l’assemblea
ha indicato alcune direzioni
di impegno: riqualificare il lavoro con i giovani, mantenere
alto l’impegno contributivo e
«agganciare» quella metà della chiesa che non contribuisce, non moltiplicare le tante
attività culturali e musicali
ma migliorarne la pubblicità
in città, continuare con slancio l’impegno diaconale che a
Torino, dal rinato Ospedale
valdese al lavoro tra i migranti, ha mille possibilità. Alcune
voci in assemblea auspicavano che una comunità divisa in
quattro luoghi di culto realizzi
più culti unificati anche perché, sembra strano, ci si conosce poco. Intanto continua
il lavoro della Commissione
stabili che, su incarico del
Concistoro, sta predisponendo per l’autunno, e in vista di
una prossima assemblea, un
progetto di radicale trasformazione dell’ex teatro di corso Vittorio per trasformarlo in
«Casa valdese», cioè luogo di
attività e uffici della chiesa di
Torino. Intanto si è sempre in
attesa dell’ottenimento della
personalità giuridica da parte
della Prefettura di Torino.
Otto per mille.
„.brandi
"1, ^®*°ni che, in
Ptccole altre
'l'cono^cPermesso
ascerein parte la realtà
ABBONAMENT11998
ITALIA
ESTERO
■ ordinario
- ridotto
■ sostenitore
■ semestrale
f 105.000
£ 85.000
£ 200.000
£ 55.000
■ ordinario
- via aerea
- sostenitore
- semestrale
£ 160.000
£ 195.000
£ 250.000
£ 80.000
■ cumulativo Riforma + Confronti £ 145.000 (solo Italia)
Per abbonarsi: versare l'importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.i., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
Dopo l’appuntamento della Conferenza distrettuale,
svoltasi a Milano a metà giugno, le attività si sono ridotte
in vista dell’estate. Il catechismo e i corsi di formazione si
sono conclusi a Pentecoste
con il battesimo di Daniela
Chiantore, Paolo Calzi, Magda Giardina, Stefano Mattone. Le confermazioni di Jennifer Malisani, Daniele Sammaruca e Fabio Stella. L’accoglienza come membri comunicanti di Paolo Schirru,
Giuseppe Cervetto, Salvatore
Cirri, Alessandro Esposito,
Anna Delfini Riboldi.
Al Sinodo la chiesa di Torino sarà rappresentata da Angelo Brunero e Eugenia Ferreri (supplente Andrea Vinti).
La comunità ha infine salutato con affetto la pastora Daniela Santoro che in settembre prenderà servizio a Scicli,
in Sicilia, dopo tre anni di lavoro a Torino. Non sono previsti nuovi arrivi per il prossimo anno nell’équipe pastorale valdese torinese.
La vicina English Speaking
Church provvede intanto,
tramite la Tavola valdese, al
cambio del pastore James
Braeker che con la moglie
Florence rientrerà a metà
agosto negli Stati Uniti dopo
tre anni di impegno pastorale. In ottobre è atteso l’arrivo
del pastore Martin Spadaro
con la moglie Katherine e la
figlia Katie di 20 mesi, attualmente residenti in Australia.
Nel frattempo rientreranno a
Torino il pastore presbiteriano Leo Tautfest e la moglie
Martha che furono già in Italia dal 1992 al 1995. Domenica 19 luglio la English Speaking Church festeggerà i
suoi trent’anni di vita. La frequenza ai culti è aumentata e
non di rado tra i presenti si
contano quasi trenta nazionalità diverse: una continua
Pentecoste di cui siamo grati
al Signore. (g.p.)
Il pastore Bruno Colomba con la piccola Giorgia e i suoi genitori
Sembrerebbe che, da un anno a questa parte, il processo
ecumenico abbia avuto un
periodo di sosta. In realtà bisogna tenere presente che il
periodo precedente l’Assemblea europea di Graz aveva
avuto un forte impegno ecumenico con una vigorosa
spinta verso un crescente impegno al dialogo e perciò alla
comprensione fraterna dell’altro. Graz è stato il luogo
del confronto diretto e personale con l’ortodossia.
Questo confronto ha messo, in qualche modo, in crisi
cattolici e protestanti europei per via della loro arroganza teologica e per aver
considerato, senza alcun rispetto, l’Est europeo come
terra di conquista, di missio
ne, i cui abitanti bisognava
portare alTEvangelo e considerando gli ortodossi come
fratelli e sorelle poveri teologicamente e spesso dimenticati. Questo atteggiamento
ha molto irritato gli ortodossi e dai documenti finali si
evidenzia questa irritazione.
Tale situazione ha portato
l’ecumenismo europeo a
una riflessione che però non
è una sosta, anzi: anche se
con tante difficoltà, come
sempre il processo ecumenico continua e segni di questo
lento progresso sono presenti in varie zone d’Italia. A
Casorate Primo la comunità
evangelica battista auspica
un piano di riflessione ecumenico, ma il compito si
presenta difficile.
Iniziative nei mesi estivi
La presenza degli evangelici
a Piedicavallo e dintorni
Come ogni anno con l’arrivo dell’estate si avviano i programmi di iniziative di culto
e culturali nella zona di Piedicavallo. Ogni domenica nel
tempio valdese di terrà il culto alle 17. Inoltre giovedì 30
luglio, alle ore 21, ci sarà un
incontro sul tema: «La libertà
religiosa in Romania», con
l’intervento di Tavo Burat e
Viorel Danci, presidente della
Comunità cristiana awentista di Borsa (Romania).
Molte le iniziative in agosto. Martedì 4, dopo il culto,
la corale valdese di Prali presenterà brani cantati e recitati. Venerdì 14 (ore 21) il candidato al ministero pastorale
Emanuele Fiume, laureando
in Storia della Riforma all’
Università di Zurigo, parlerà
sul tema: «Tra Evangelo e Inquisizione». Giovedì 20 (ore
21) il pastore Giorgio Bouchard parlerà su «150° anniversario dei diritti civili per i
Il tempio di Piedicavaiio
valdesi in Italia», e domenica
30, alle ore 17, si terrà il culto
in piemontese.
A conclusione della stagione, domenica 13 settembre
alla Bocchetta di Margosio
(Trivero, Biella), il pastore
Giuseppe Platone terrà il culto all’aperto nella ricorrenza
di Fra Dolcino.
COAZZE — La Chiesa valdese organizza per i fine settimana di
luglio (venerdì, sabato, domenica, ore 16-20) una mostra
sull’Editto di emancipazione dei valdesi del 1848. In questo contesto si terranno anche un concerto del coro Valsangone di Giaveno (venerdì 10, ore 21) e una conferenza
del past. Giorgio Bouchard (domenica 19, ore 16) sul tema:
«I valdesi dall’emancipazione a oggi. Da 150 anni in Italia,
da 120 anni presenti a Coazze».
SAN GERMANO — Un fratello e una sorella ci hanno lasciati
ultimamente: Remo Pagetto di 77 anni, assai noto nel nostro paese, e Giulia Pascal ved. Breuza, originaria di Salza
di Pinerolo, deceduta all’età di 92 anni al Rifugio Re Carlo
Alberto di Luserna San Giovanni, il cui funerale ha avuto
luogo a San Germano dove questa nostra sorella aveva abitato per parecchi anni. Alle famiglie in lutto giunga
l’espressione della solidarietà di tutta la comunità.
— mmieditrice
claudÊBÊia
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C P 20780102
http://www.arpnet.it/-valdese/claudlan.htm
18
PAG. 10 RIFORMA
5^ Il movimento evangelico in Italia
La piccola grande storia
di tanti martiri siciliani
ALFONSO MANOCCHIO
Avevamo tanto spazio.
C’era davanti a noi, parlando delle Patenti di Carlo
Alberto, un vasto orizzonte
entro cui inserire le enormi
sofferenze, e in alcune zone,
la morte, la vigoria di resistenza e le spinte di progresso
dell’evangelismo italiano. Ma
si è preferito parlare agli italiani, anche nella celebrazione clou del 9 giugno alla presenza delle alte cariche dello
stato, della grande piccola
storia valdese. Va bene così.
Ma non si è dimenticata la
piccola grande storia dell’evangelismo italiano? Quello
dell’Emilia Romagna? quello
del Veneto? ma soprattutto
quello poco conosciuto della
Sicilia? Ed è di questa ultima
piccola grande storia, dei tanti martiri siciliani per la libertà tout-court, su cui desidero attirare l’attenzione di
quanti sanno e di quanti certamente non sanno.
Desidero suonare non le
trombe, ma il tamburo, che
nella simbologia non solo
africana vuol dire mettersi in
relazione metafìsica con l’altro. Entrare in dialogo con
tutta un’esistenza, che non
può più a lungo essere confinata in qualche libro, e lasciata fuori dai grandi circuiti
culturali. Forse per non scalfire una mitica posizione e
per continuare a suonare le
trombe? E invece a me ha fatto molto bene, venire a conoscenza della «robustezza» del
protestantesimo siciliano, inserito «in un fenomeno tutto
italiano». Ed accetto di buon
grado quanto scrive lo storico
siciliano Francesco Renda
(un laico): «Nella storia della
Riforma in Italia la Sicilia è
attivamente partecipe del
movimento generale, ed è
uno dei punti di riferimento
delle grandi correnti che
scuotono il paese».
Il laboratorio Sicilia
E in verità leggendo qua e
la, appurando alcuni episodi,
saldando situazioni ad altre
situazioni si ha un quadro
grandemente movimentato e
acceso di migliaia e migliaia
di passioni, di vite impegnate, che facevano della Sicilia
un laboratorio pericolosissimo per la Spagna e per la
Chiesa cattolica. Il trono e
l’altare correvano in quegli
anni, agli inizi del 1500 e per
tutto il secolo, il rischio reale
di cadere fragorosamente. Se
pensiamo che c’erano enclave numerose ed efficienti anche economicamente, un dato da tener d’occhio, particolarmente nella Sicilia orientale (Val Demone, Val di Mazara, Val di Noto ecc). Ma di
un enclave parla con amore
lo storico Renda, ed è quella
di Mandanìci, un paesino dei
Peloritani, l’enclave evangelica siciliana» più numerosa,
che scendeva a Messina ad
evangelizzare tra i setaioli e
gli argentieri; poi ritornava
sui monti. Ebbe quattro condanne al rogo. Ma, annota
sconsolatamente ló storico;
«Nonostante questi colpi, la
comunità resistette con alquanta efficacia per oltre un
decennio, ma subì l’annientamento negli Anni 60. (...)
L’ultimo evangelico di Mandanìci sopravvisse fino al
1573 (...)
Tentò di darsi alla fuga e
venne ucciso». Curiosamente
rivivrà su queste montagne,
proprio a Mandanìci, dopo
oltre due secoli, una comunità evangelica metodista ad
opera soprattutto del predicatore Giuseppe La Scala.
Anche questa comunità si è
spenta. Rimane in vita a
tutt’oggi soltanto la sorella di
Giuseppe, Ester, che vive a
Roccalumera, un paesino più
a valle vicino all’autostrada
Messina-Catania. In modo
impietoso vennero annientate dall’Inquisizione spagno- _
la-romana (unica in tutta Italia per questa caratteristica,
per la ferocia e per la durata;
infatti termina nel 1782 con
il decreto di soppressione
eseguito da Domenico Caracciolo) le comunità di Vizzini,
di Noto e di Siracusa Luna
dopo l’altra, come i numerosi
gruppi sparsi nell’entroterra.
L'arresto dello sviluppo
e del benessere
Non si può tacere in questa
piccola storia il prezzo pagato dalla Sicilia nel suo insieme. Infatti l’80% degli inquisiti erano siciliani e circa il
70% laici, gente del popolo o
intellettuali. In questa piccola grande tragedia del popolo
siciliano, che certamente
subì un processo di normalizzazione difficilmente immaginabile, si può leggere in
filigrana l’arresto dello sviluppo e del benessere, ben
più avanzato di fronte agli altri stati nascenti europei.
Messina, clavis Sicilice, era il
maggior centro produttivo
dell’isola e raggiunse il suo
massimo splendore nel XVI
sec. e, nella zona, il Valdemone, densamente sviluppato
per la produzione delle sete,
che esportava in tutta Europa, che ebbe da solo ben 117
inquisiti, dei circa seimila di
tutta la Sicilia. Si parla ovviamente di quelli documentabili, ma è facile immaginare il
quadro generale della situazione, dove agivano spie e
delatori ben pagati dall’inquisitore generale spagnolo,
nominato dal papa.
Si disegna la storia di
un’isola, che a varie riprese
(chi può dimenticare la rivolta di Messina del Seicento e
la vicenda del banditismo sociale che interessò negli ultimi anni del Cinquecento tutta la Sicilia per il profondo disagio dei rapporti con la
Chiesa cattolica uscita dal
Concilio di Trento?) ha tentato di rompere le catene e la
cappa della conservazione e
di intraprendere il cammino
della libertà.
La Società di studi valdesi
comunica il proprio nuovo numero
di telefono e fax:
0121-932765
e l'orario di apertura della segreteria:
dal lunedì al giovedì, ore 16-18
Per la
pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
Inquietudini dei giovani e della nostra società
Le rondini cha vanno via
La fragilità dell'adolescenza e la difficoltà di porsi in
relazione tra generazioni prive di punti di riferimento stabili
FERNANDO lACHINI
ALL’INIZIO della primavera, il telegiornale diede la
notizia di una notevole diminuzione dì rondini. Il professor Danilo Mainardi confermava dicendo che questa riduzione di presenza era del
40% e che ciò doveva allertare tutti noi. Poi ci sono stati i
capricci di una stagione che
improvvisamente è regredita
a inverno con neve e temperature natalizie. Assieme al
professor Mainardi ritengo
che sia un segno su cui riflettere tutti. Al benessere dell’
attuale società si attribuiscono la responsabilità e le cause
di certi comportamenti giovanili non accettabili, anzi riprovevoli. Oggi, si dice, i giovani hanno tutto: ma hanno
davvero tutto? Molti loro desideri restano insoddisfatti.
Se ricerchiamo le cause di
ciò, allora si insinuerà il dubbio che non sono poi tanto
agiati e felici come si pensa.
Il disagio è condizione di
malessere, si attraversa più
volte nella vita ed è una caratteristica propria dell’adolescenza, perché questa è una
fase di cambiamento sul piano somatico-psicologico e
delle relazioni sociali. Perciò i
giovani, tutti, avvertono e vivono il disagio. L’adolescenza
è stata chiamata purgatorio
della gioventù, perché grande
è la fragilità e la vulnerabilità
di questa età, molte le ristmtturazioni che ogni giovane
deve compiere nella propria
vita, grande il bisogno di
adulti significativi a cui rivolgersi; purtroppo pochi fortunati hanno l’opportunità di
averne a disposizione
I riti di iniziazione
I più antichi riti di iniziazione, dall’Australia alla Terra del Fuoco, aH’Africa meridionale, aiutano i giovani a liberarsi dal senso di colpa trasgressiva che si impadronisce
di loro, perché il passaggio
dall’infanzia alla vita adulta
realizzato da soli, senza sostegno, è vissuto come trasgressione. Nelle società tribali questi riti esprimono tutti una drammaturgia della
morte iniziatica: i neofiti devono morire all’infanzia se
vogliono far parte della vita
di gruppo e essere considerati adulti dalla società. Il rito
di passaggio o di iniziazione
è un mezzo per legare al clan
tutti i giovani. È un peccato
che nella nostra civiltà siano
scomparsi questi riti, che
danno garanzia, fiducia, sostegno a chi sta elaborando i
cambiamenti propri di que
CON un decreto pubblicato mercoledì 1° luglio il
papa ha richiamato vescovi,
teologi e sacerdoti ad attenersi scrupolosamente alle
direttive pontificie anche in
materia di morale come, per
esempio, il sacerdozio femminile e l’eutanasia. Atteggiamento estremamente rigorista e conservatore che da
un lato rende praticamente
impossibile la ricerca da parte dei teologi cattolici, e
dall’altro lato riduce lo sforzo
ecumenico a un dialogo fra
sordi. Com’è possibile stabilire un colloquio con chi rifiuta persino di mettere in discussione le proprie verità,
anche su argomenti di ordine
morale?
Penso alle tante donne
cattoliche, sincere credenti,
laureate in teologia, che sentono profondamente la vocazione al ministero cristiano ma sono bloccate da
sta età: essi sono interventi
che inseriscono l’adolescente
in un percorso uguale per
tutti, in un rito comune che
toglie l’angoscia durante l’elaborazione della metamorfosi, che rendono immediato il processo di identificazione per cui il giovane è
subito caricato del nuovo
ruolo. Di solito con la pubertà, per esempio, il maschio esce di casa per andare
e far parte di un gruppo di
coetanei, spesso nella casa
dei giovani che si trova quasi
in ogni villaggio.
La solitudine dei giovani
Nelle nostre società i giovani sono lasciati a se stessi, sono e si sentono soli nell’affrontare le dure prove e i gravi problemi che la vita offre,
l’adolescente è sempre più
dispensato da compiti, attività e responsabilità diventando in misura crescente un
individuo dipendente, mantenuto e controllato dagli altri. Ciò dipende dal tipo di
organizzazione economica,
sociale e culturale presente.
Così si ha l’allungamento
della giovinezza e ciò comporta la deresponsabilizzazione sociale di una parte
crescente di giovani, che restano a lungo parcheggiati in
una situazione di emarginazione. Condizione che pesa
maggiormente quando si
scopre che già in famiglia vige questa segreta legge.
I giovani devono avvertire
e vivere il disagio, ma c’è il rischio che esso si trasformi in
devianza. Oggi abbiamo una
normalità compatibile con il
crimine cioè brave persone,
sane di mente, come Pietro
Maso che ha ucciso i genitori
o come il giovane di Milwaukee che ha squartato quindici donne, mangiandone
poi qualche pezzo o come il
mostro di Rostov che ha eliminato cinquanta ragazzi.
Tutti sani di mente e brave
Liberi e responsabiii
PIERO bensì
un’intransigenza negativa
assurda. Penso alle migliaia
di malati terminali, con poche settimane'di vita, che
vorrebbero morire dignitosamente, senza passare attraverso atroci sofferenze, ma
che non possono neppure
discutere di eutanasia con la
loro chiesa. Oggi, per la prima volta nella storia, gli uomini sono riusciti a ridurre
drasticamente la mortalità e
a prolungare enormemente
l’esistenza, sovente in maniera artificiosa. Questo pro
VENERDÌ 10 LUGLIO 190^
persone, a giudizio degli esperti. Come mai?
Il crollo delle barriere del
proibito assieme alla cultura
dominante, che è priva di un
codice di comportamenti, ha
prodotto il cittadino che può
fare tutto e il contrario di tutto secondo le circostanze. Lo
psichiatra Vittorino Andreoli
afferma: «La normalità sta diventando la condizione del
tutto possibile, anche dell’omicidio più efferato». Di
fronte a uno stato inefficiente
e a una criminalità organizzata i giovani si sentono attratti da mafia e camorra,
non già perché sono criminali incalliti, ma perché pur desiderando una vita senza rischi, è meglio diventare mafiosi invece di restare poveri e
disprezzati. Fin quando la società non ritaglierà per i giovani possibilità di protagonismo nella legalità, questi
continueranno a voler essere
eroi della rivolta. Purtroppo
questi sarebbero destinati a
essere uomini di successo
nella società legale.
Per le rondini non conosco
esattamente la causa di quella diminuzione di presenze.
Per i nostri giovani le stragi
del sabato sera, la diffusione
della droga e quindi l’aumento di tossicodipendenti, l’estendersi dell’anoressia, l’epidemia dei suicidi, le fughe
dalla fatniglia sono tutte
realtà su cui dobbiamo riflettere seriamente, senza accettarle come eventi necessari e
inevitabili, perché ora siamo
in condizione di pensare alle
responsabilità che ciascun
adulto, genitore, insegnante,
politico, autorità in genere ha
verso i figli, scolari, adolescenti e giovani. Se e quando
questi sbagliano, è comodo
disporre di carceri, di cui si sa
tanto poco e male e su cui ci
sono tanti luoghi comuni: sarebbe come voler continuare
a ignorarli, come se non esistessero.
lungamento è veramente
sempre un bene? Di fronte
alle devastazioni provocate
da certe malattie, è proprio
volontà di Dio prolungare intollerabili sofferenze fisiche e
psichiche?
Poiché sono stato accusato
a volte di contestare il papa,
lascio la parola a un famoso
teologo cattolico, Hans Kùng,
il quale scrive: «Il Dio misericordioso che si attende
dall’uomo libertà e responsabilità per la sua vita, ha anche
lasciato all’uomo che è in
CORSIERE DELLA SElli
Dope
papaG
Senza sotterfugi
)%\enire
Oltre Trento
Rino Fisichella comment
(26 giugno) il documento sulla giustificazione concordata
tra la Chiesa cattolica e laFfr
derazione luterana mondiale,
considerato un’importante
tappa nel dialogo ecumenico,
«Per i cattolici e i luteraniscrive - la grazia è sempre e
solo dono di Dio». E tuttavia
«permane la grande questione che accompagna da sempre la vita della chiesa: quando sono salvato e perdonato
da Dio, questo è l’esclusivo
frutto della grazia oppure anche l’uomo è in qualche modo coinvolto con la sua libertà e con la sua vita?». So
questa problematica si sono
divise le chiese all’epoca ‘
Riforma. Poi viene citato
passo del documento:
«“In-'
sieme confessiamo che po'
grazia Dio perdona il peccato
dell’uomo (...). Quando luo
mo comunica con Cristo nella fede, Dio non gli imputa
suo peccato e suscita in lui*
amore operoso mediante
Spirito Santo”». A purùm _
qui, prosegue l’articolo,
trattati teologici su
ma dovranno essere
nuovo in una luce differen
procinto di morire la respej
sabilità e la libertà di cosci®
za di decidere il modo
tempo della sua
Proprio perché sono con
to che con la morte non
finito tutto (...)
l’incrollabile fiduci^a in'
Dio che non è un sadico.
Misericordioso, i
è il
m’importa molto il
mento infinito della mia
V»'
revisioi
Il politologo Ernesto Galli
della Loggia, pur favorevole
al finanziamento delle scuole
private, contesta in un edito,
riale (19 giugno) il modoii
cui i cattolici pongono la quj.
stione aggirando del dettato
costituzionale. «Ecco - scrive
- (...) prendere forma i tentativi di raggiro, gli arzigogoli
più fantasiosi. Sì, va bene, la
Costituzione dice “senza
oneri per lo stato", ma se a finanziare le scuole private fossero i Comuni o le Regioni!
(...) E se ricorressimo invece
alla defiscalizzazione? (...) jj
è forse un onere il “bonus’
che si potrebbe riservare
eventualmente ad ogni famiglia perché lo spenda presso
la scuola che più le aggrada!
(...) Io credo che a questi patetici sotterfugi anche i cattolici (...) dovrebbero sentire
l’obbligo di ribellarsi. L’articolo 33 della Costituzionei
chiarissimo: “Senza oneri per
lo stato” vuol dire quello che
tutti capiscono immediatamente che vuol dire: che lo
stato non ci rimette nulla ii
alcun modo». Galli propone
una legge di revisione costituzionale, che aggregherebbe
un’ampia maggioranza.
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(Rubrica «Un fattOi U
mento» della trasmissio
diouno «Culto evangelici’’ . j
dalla Federazione delie
evangeliche in Italia a
onda domenica 5 lughoi-
19
t/F^RDÌ 10 LUGLIO 1998
—liigiiüfili
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1
RIFORMA
§ È questa
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popo i recenti interventi di
papa Giovanni Paolo II per la
redsione della legge 194 (22
maggio) per una nuova e orgaidca politica a favore della
famiglia (27 giugno) e gli attacchi, en passant, alle unioni tra le persone dello stesso
sesso, si levano autorevoli
reazioni che, impugnando la
tesi classica della Repubblica
laica, protestano, si meravigliano, si dichiarano attoniti.
[e proteste rimangono tuttavia sempre le solite: il Capo
dello stato che va ad accogliere all’aeroporto romano il
papa di ritorno da un suo
riaggio, lo spazio inimmaginabile che la Rai concede al
pontefice, la libertà che hanno le organizzazioni cattoliche di paralizzare con le loro
manifestazioni intere città,
illegittimità delle «incursiom» del pontefice (e di alcuni
vescovi) nella sfera temporale, ecc. Lo stesso intervento
di Giorgio Bocca su la Repubblica del 29 giugno non
mi pare che sia andato più
lontano!
Lo stesso riferimento al
fondamento costituzionale
che stabilisce che la Repubblica italiana non è una ierocrazìa, è un argomento certamente valido, ma si ha
l’impressione che rimanga
poi isolato dal resto di una
riflessione che dovrebbe invece coinvolgere soprattutto
i contenuti del pensiero laico. Ora, mi chiedo, è tutta
qui la risposta del mondo laico italiano? O c’è qualche
contenuto che viene contrapposto? Sull’altro versante, quello della politica,
ahimè... le cose non vanno
certamente meglio. Basti ricordare l’intervento di alcuni
giorni fa del presidente dei
senatori ds Cesare Salvi, e
l'effetto che creava quel titolo posto a capo del suo artieolodel 29 giugno su L’unità:
«Papa Wojtyla ha ragione».
Anche qui un coro di proteste ma anche alcune soddisfazioni! NeH’ambito delle
prime vorrei segnalare quelle
fiMiriam Mafai su la Repub«Kfl del 30 giugno. Mafai si
pone giustamente l’interrogativo critico se una parte
della sinistra reagisce alla
laniera del senatore Salvi
Pwché mossa dalla smania
. ncercare voti sui più diversi versanti della pubblica
“Pmione oppure se in realtà
stt^o assistendo al sintomo
«duina reale divisione e dedlezza culturale». La gior
nalista opta per la seconda
ipotesi, che mi vede d’accordo. Accennato però quello
che mi pare il centro del problema, rimane tuttavia la difficoltà di (ri)proporre in modo chiaro alcune delle linee
centrali di un’etica alternativa e veramente laica. Mafai,
in realtà, qualcosa la propone, e si rifà ai valori della tolleranza e del relativismo che
essa contrappone alla logica
medievale del cattolicesimo
romano.
Tutto sommato non mi
sento ancora soddisfatto! La
tolleranza è uno dei cavalli di
battaglia del papato, non è
affatto un valore alternativo.
Nessun vescovo si sognerebbe mai di prendere le distanze da un sì tal nobile valore!
Il riferimento al relativismo,
dal canto suo, è molto generico, perché quella corrente
lascia coesistere al suo interno correnti spesso molto diverse (basti pensare a Mussolini che all’inizio della sua
carriera, tra le tante altre cose, si è anche autodefinito
«relativista»). È mai possibile
che non ci sia neppure un
laico o una laica che sappia
rispondere più concretamente a questo papa? Eppure guardando ai filosofi cosiddetti «minori», della prima
metà del ’900, qualcuno c’è
stato che ebbe degli argomenti da contrapporre sia a
lui sia ai laici del neoidealismo italiano: Adriano Tilgher, per esempio, che all’interno della sua vasta (ma
ignota) riflessione sull’etica
laica accolse due principi,
che non sono affatto nuovi,
ma che la nostra cultura
sembra avere dimenticato
del tutto: etica formale e centralità dell’individuo. Col primo principio Tilgher nega la
legittimità di definire una
volta per tutte il contenuto
dell’imperativo morale, affermando piuttosto l’esigenza di riformularlo volta per
volta, in una dialettica serrata con il concreto di ciascuna
situazione. Con il secondo
principio, negando l’esistenza stessa di una Ragione o di
un essere divino, il filosofo
laico Tilgher, mette l’individuo di fronte a se stesso e ai
suoi limiti umani, creandogli
così uno spazio necessario
alla maturazione della sua
responsabilità. L’impossibilità della delega apre alla riflessione sul soggetto. Tilgher è scomparso dalla scena
culturale italiana, perché?
Forse sarebbe arrivato il momento per molti italiani di
riaprire il baule di quella
grande tradizione culturale
dei «filosofi minori». Vediamo cosa hanno almeno loro
da proporre e contrapporre!
Stefano Mercurio
Torre Pellice
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Qitoiami p ° Ferrano, Giuseppe Ficara, Giorgio Gardioi, Maurizio
I . , easquaie lacobino, Miiena Martinat, Carmeiina Maurizio, Luca Negro,
laScnr'A'’ Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, MirelrilREnnoi'' Vinti, Raffaele Volpe.
riEViSIOMc Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
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1 Edizioni Protestanti s.r.i. - via S. Pio V, 15 bis -Ì0125Torino.
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Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è ii nuovo titolo della testata La Luce registrata dai Tribùnaie di Pineroio con ii n. 176 dei 1' gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate ii 5 marzo 1993.
Il numero 12 del 3 luglio 1998 è stato consegnato per l’inoltro postale all'Ufficio CMP Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 1® luglio 1998.
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fax 011-657542
^ Si discute la vicenda del documento cattolico-luterano sulla giustificazione
Il dialogo ecumenico richiede disponibilità airàscolto, non
rinuncia alle proprie posizioni di fede e alla propria identità
Il cattolicesimo resta autoritario
Le due riflessioni che pubblichiamo in questa pagina sono state
scritte prima che si conoscesse la risposta cattolica al documento congiunto cattolico-luterano sulla giustificazione, risposta
che, come abbiamo scritto nel numero scorso di Riforma, è una
sostanziale non approvazione del testo a cui era giunta la commissione mista e che i luterani avevano invece approvato ai più
alti livelli. Le prime reazioni luterane, su cui riferiremo prossimamente, sono state molto dure.
Nei rapporti tra la Chiesa
cattolica e quella luterana ha
avuto luogo l’approvazione
del documento comune sulla
giustificazione (Riforma, 15
maggio), a cui conseguirà la
caducazione delle rispettive
condanne teologiche.
La tolleranza civile, introdotta dal protestantesimo e
poi proseguita dalla cultura
propria dello stato garante,
non deve legittimare il qualunquismo etico, un indifferentismo definito dalla Ghie,sa cattolica pestilentissimus
errar; horrendum systema
(Gregorius XVI, Ep. encycl.
»Mirari vos», 15. Aug. 1832, in
Denz.-S., 2731; Pius IX, Ep.
encycl. «Qui pluribus», 9. nov.
1846, in Denz.-S., 2785). Al
contrario, la tolleranza religiosa deve rinviare ad una
più attenta conservazione
della purezza teologica (Williams R., La sanguinaria dottrina della persecuzione per
causa di coscienza (1644),
Giappichelli, 1994, Gap. LXV,
p. 105: «Se le zizzanie vengono tenute fuori dal giardino
della chiesa, dentro vi fioriranno le rose e i gigli malgrado che le zizzanie siano abbondanti nel campo dello
stato civile»). Tra il cattolicesimo e il protestantesimo
storico permangono inalterate le ragioni della reciproca
incompatibilità.
Il concetto stesso di chiesa
ha per i cattolici un preciso significato teologico incompatibile con la lettura protestante del testo sacro. Esso esprime, infatti, la comunione che
ha luogo tra Gesù di Nazareth
e, da un lato, la chiesa invisibile, dall’altro la chiesa visibile, vale a dire l’universalità dei
fedeli gerarchicamente ordinata sotto il primato di Pietro:
«Cristo, unico mediatore, ha
costituito sulla terra la sua
chiesa santa, comunità di fede, di speranza e di carità, come un organismo visibile; la
sostenta incessantemente, e
per essa diffonde su tutti la
verità e la grazia. La società
costituita di organi gerarchici
e il corpo mistico di Cristo,
l’assemblea visibile e la comunità spirituale, la chiesa
della terra e la chiesa ormai in
possesso dei beni celesti, non
si devono considerare come
due realtà, ma formano una
sola complessa realtà risultante di un elemento umano e
di un elemento divino. Per
una non debole analogia,
quindi, è paragonata al mistero del Verbo incarnato» (Concilio Vat. II, Const. dogm. «Lumen gentium». Gap. I, §. 8).
La chiesa visibile pone se
stessa come ordinamento giuridico perfetto, in quanto dotata dei requisiti della sovranità, della universalità e della
giurisdizione: «La formazione
della coscienza dei fedeli...
non può esaurirsi negli avvertimenti, nelle spiegazioni e
negli ammonimenti [ma postula la coazione da attuarsi
tramite il diritto canonico]»
(Giovanni Paolo II, Discorso ai
partecipanti ad un corso promosso dalla Penitenzieria
Apostolica, in OR, 17/18 marzo 1997, §. 4, p. 7): «A questo
proposito è bene ricordare
quanto il Concilio Vaticano
Primo e il Vaticano Secondo
hanno ribadito, e cioè che anche il magistero ordinario e
universale della Chiesa, quando propone una dottrina come divinamente rivefata, è regola di fede divina e cattolica
(cEr. Denzinger-Schonmetzer, 3001. Cost. dogm. Lumen
gentium, 25)» (ubi sopra, §. S).
Nel concetto di Chiesa cattolica è, dunque, ricompresa l’affermazione del suo essere
l’unica intermediaria tra Dio e
l’uomo. Proposizione, questa,
inaccettabile per il protestantesimo storico.
Il Concilio Vaticano II, nella «Dei verbum», si è riportato
al Concilio di Trento e, dunque, alla negazione radicale
dell’area della Riforma. A
chiarimento di questo punto,
valga quanto segue: «Il traguardo tanto desiderato della
piena unità non do'vrà portare a una piatta uniformità,
ma piuttosto all’integrazione
di ogni legittima [c.n.] diversità in un’organica comunione, della quale il successore
di Pietro è chiamato ad essere il servitore e garante» (Gio
vanni Paolo II, Angelus, 21
gennaio 1996, cit. da Thurian
M, Mater Unitatis Maria intercede per l'Unità in OR 2
marzo 1996, p. 1 e p. 5). Come momento di ulteriore riscontro, si consideri quella
felice sintesi del pensiero
teologico cattolico contenuta
nel «Catechismo della Chiesa
cattolica», basata sul primato
pontificio coniugato, da un
lato, alla vigenza del diritto
canonico, dall’altro, alla natura salvifica dei sacramenti.
Queste profonde e irriducibili discordanze sono note
(non possono non esserlo!) e
allora la firma di documenti
congiunti è opera di una
componente protestante che
non ragiona più con il patrimonio teologico che le è proprio, ma sulla base di motivazioni psicologiche e/o sociologiche inquietanti, di una
componente che si lascia trascinare dal fascino della dottrina e dell’azione di uomini,
invece che dalla Parola e dalla Provvidenza divine. La caducazione della condanna
del protestantesimo elargita
dalla Chiesa cattolica potrà
solo essere la conseguenza di
una conversione alle sue posizioni teologiche.
Alberto Donad - Trevi
Dove state andando, fratelli e sorelle luterani?
Dove state andando, fratelli e sorelle luterani? Non rischiate di disfare quello che
Lutero ha costruito con tormento e passione?
Già si sapeva che il Sinodo
dell’EIki-Celi aveva approvato, «alTunanimità», il testo
della Dichiarazione comune
cattolico romana-luterana
sulla giustificazione. Il testo
della delibera dei luterani
italiani (v. Riforma n.26 del
26 giugno ’98) non accresce
davvero il mio entusiasmo.
Tra l’altro, il titolo esatto del
documento è Chiesa e giustificazione e non è un particolare di poco conto; la chiesa
è dunque lo strumento e, sia
pure in seconda, l’agente
della giustificazione? Ho cercato ripetutamente, nei mesi
scorsi, di spiegare su Riforma
il netto dissenso che condivido con tanti (anche luterani,
e non fra i minimi, nonché
con qualche cattolico, anch’
esso non dei minori); non è il
caso di tornarci qui, tanto
più che i miei argomenti non
Nella «Piccola biblioteca teologica» è uscito il n. 44
Salile McFague
Modelli di Dio
Teologia per un’era nucleare ecologica
pp, 256, L. 35.000, cod. 278
«Il libro suona come una provocazione ed è invece un invito serio a ripensare le basi stesse del pensiero cristiano
nel contesto di una nuova sensibilità„
per la natura, il creato, il dialogo
con le religioni, la comunione con
tutte le cose. Uno scritto in armonia con il pensiero delle donne
che in Salile McFague vede una
delle sue più intelligenti, e più affermate, rappresentanti. Un’opera
che si è già affermata come un
classico della teologia di questo fine secolo» (Giorgio Girardet)
H mmeeBtrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://wiww.arpnet.lt/-valdesa/clau(li8n.htm
sono stati considerati degni
di discussione e forse di attenzione. Alla delusione, triste, per questa delibera dei
luterani nostrani (proprio
tutti intimamente unanimi?)
si aggiunge ora, accresciuta,
quella per l’approvazione
che il Consiglio della Federazione luterana mondiale
(Firn) ha dato alla Dichiarazione, sulla base della senz’
altro grande maggioranza di
risposte positive giunta da
chiese membro della Firn,
come appunto Riforma ha
documentato nel numero citato. Naturalmente sarebbe
interessante, e direi protestanticamente essenziale, sapere con precisione come
questi pareri positivi, impegnativi, sono maturati (alla
«base»?) nelle varie chiese luterane, e se tali pareri si sono
misurati, almeno, con le critiche teologiche mosse all’interno di alcune di esse e non
delle minori, oppure le hanno semplicemente eluse. Sarebbe o sarà pure importante
sapere se le chiese riformate,
presbiteriane e unite, nella
fraternità di quella Concordia di Leuenberg di cui stiamo per ricordare i 25 anni,
diranno schiettamente che
cosa pensano di questa decisione luterana. II Sinodo valdese avrà qualcosa da dire?
«Momento storico, per il
quale abbiamo pregato e che
speravamo», l’ha definito
Ishmael Noko, segretario generale della Firn. Non tutti i
«momenti storici» sono momenti di fedeltà lucida, anche
se sono pieni di buoni sentimenti. Per ciò che ho letto e
capito di Lutero, non credo
proprio che avrebbe, lui, approvato una tale Dichiarazione comune, nella quale non
pulsa certo la liberatoria ri. scoperta che il riformatore ha
fatto dell’assolutezza della
Grazia. È per questo che mi
permetto la domanda iniziale, con sincera fraternità, anche se turbata, e ferita.
Gino Conte - Firenze
Ecumenismo
per evangelici
Ieri 30 giugno è stata resa
pubblica la Lettera Apostolica
del papa dal titolo Ad Tuendam Fidem nella quale egli
elenca le verità di fede cattoliche dalle quali i teologi e studiosi delle Sacre Scritture non
devono allontanarsi pena
l’accusa di eresia e la relativa
«scomunica maggiore».
Come può la Chiesa cattolica essere così aperta in
campo ecumenico (almeno
così dice) verso i «fratelli ritrovati», e poi essere così
spietata al suo interno da
non permettere il minimo
dissenso? se i cattolici vogliono continuare nella loro strada sempre più settaria ed
esclusiva, perché noi dovremmo affannarci a inseguirli per trovare dei punti in
comune molto relativi? come
si fa a dire che questo documento, o altri già pubblicati, sono ostacoli all’ecumenismo, quando l’intera autocomprensione della Chiesa
cattolica è un ostacolo insuperabile? vogliamo citare altre prese di posizione recen
ti come Sindone o Giubileo?
Cerchiamo invece di impegnarci di più sul fronte protestante, nella collaborazione
con le altre chiese per una
evangelizzazione delTItalia,
dove per «evangelizzazione»
intendo, oltre all’annuncio
della Parola, portare a conoscenza degli italiani un altro
modo di vivere il cristianesimo, libero da vincoli umani
che deprimono l’Evangelo e
la libertà che ci ha portato.
In quanto ai cattolici, ora è
il momento di aspettare che
siano loro a fare la prossima
mossa (sostanziale e non di
facciata) altrimenti rischiamo, con i nostri documenti
accomodanti, di legittimare
queste loro posizioni controriformistiche a scapito della
chiarezza delTEvangelo. Mi
piacerebbe si aprisse un dibattito sull’argomento.
Fraterni saluti
Loris De Gaspari
Alassio (Svi
Nev
agenzia stampa
notìzie evangeliche
20
PAG. 1 2 RIFORMA
VENERDÌ 10 LUGUO 199S
Viaggio nella Bielorussia a sette anni dall'indipendenza dall'ex Urss - 1
Belarus, il paese più colpito dalla nube malefica di CernobiI
FRANCO CALVETTI
La Bielorussia (che gli indipendentisti preferiscono chiamare col nome di Belarus) è tristemente conosciuta fra noi per essere da
tanto tempo in prima pagina
per la tragedia di CernobiI. Il
disastro nucleare si è manifestato a CernobiI, in Ucraina,
a una trentina di chilometri
dal confine con Belarus ma i
venti hanno spinto verso il
nord la nube malefica: un vasto territorio attorno alla
città di Cornei è stato evacuato perché disastrato ecologicamente. Avevo già conosciuto la Russia (Mosca e
Baku in Azerbaigian) vent’
anni fa ed ero curioso di scoprire le novità sopravvenute
dopo la «perestroika» di Gorbaciov e in particolare dopo
l’indipendenza della Bielorussia dichiarata il 25 luglio
1991. Un invito a tenere un
seminario di linguistica applicata al Dipartimento di
lingue romande dell’Università di Minsk mi ha permesso
di soggiornare nella capitale
del paese a stretto contatto
con colleghi e studenti.
Sull’aereo da Francoforte
viaggiano con me numerosi
europei che si recano in Bielorussia: sono in missione di
solidarietà verso i bimbi,
chiamati impropriamente di
CernobiI. A proposito di solidarietà, nel corso di tante
conversazioni, i miei interlocutori sottolineeranno tutti
che l’Italia si è dimostrato il
paese piu generoso nei confronti dei soggiorni di bimbi
nelle famiglie, segnaleranno
che la Germania si impegna
molto nella ricerca e nel ricovero ospedaliero, denunce
Costruzione tipica deiia campagna bieiorussa
ranno che la Francia è la meno solidale anche perché, dicono loro, i francesi con le
loro centrali nucleari hanno
cattiva coscienza per cui le
campagne di sensibilità verso le vittime nucleari sono
state scarse e inefficaci. Per
quel che riguarda la Bielorussia pare che solo ultimamente il governo abbia dichiarato lo stato epidemico
del fenomeno e si muova solo ora nella direzione della
prevenzione e cura.
Da notizie accertate presso
medici e scienziati è stato
appurato che il «sarcofago»
(così si chiama il cuore della
centrale nucleare) sprofonda
inesorabilmente e accresce i
danni toccando falde acquifere. I bimbi piccoli, consumatori di latte, sono i più
toccati dall’epidemia e i casi
seguiti in via ufficiale si attestano attorno alle 1.000
unità. Sull’aereo per Minsk
viaggio con un bimbo malato
accompagnato dal padre: invano cercherò di strappargli
un sorriso. Ne ho lasciato
traccia in un appunto poetico: «Ti prego/ bimbo di Co
rnei/ un sorriso,/ uno solo,/
anche mesto/ per aiutarmi/
a sognare/ che il tuo corpo
risorge/ sbocciando a nuova
vita».
Come si presenta il paese
al visitatore? Il lungo tragitto
(30 km) dall’aeroporto alla
città passa davanti aH’imponente memoriale di Klatyn
che vuole ricordare i due milioni e mezzo di morti (su 10
milioni di abitanti) dell’ultimo conflitto mondiale. Tutta
la città è stata rasa al suolo
nel 1941 dalle forze naziste e
solo un piccolo quartiere
(della Santa Trinità!) comprendente 23 palazzi è stato
restaurato recentemente.
Le solite visioni di quella
che fino a poco tempo fa era
conosciuta col nome di Urss:
aeroporto piccolo ma pretenzioso e buio, strade dissestate, boschi di betulle, nessuna abitazione fino alla
città. Minsk con i suoi due
milioni di abitanti si presenta come città imponente con
la sua pesante architettura
del tempo di Stalin lungo la
Prospect Francisk Skorina
che la attraversa per otto chi
lometri. Le mie guide, studentesse di italiano all’Università, glisseranno sui monumenti del regime (mi riferiscono con orgoglio che le
statue di Stalin sono state
tutte rimosse) ma mi mostreranno tutte compiaciute la
cattedrale ortodossa Zamtchichtche tutta restaurata
con colori smaglianti, la
chiesa cattolica che fu per
tanto tempo nascosta da un
alto muro, la sinagoga appena rimessa in funzione (Minsk fu all’epoca degli zar un
centro molto importante per
l’ebraismo). I parchi immensi punteggiati da tanti lillà in
fiore, e quasi del tutto deserti, sono un grande polmone
verde per la città, peraltro
poco industriale.
Come tanti anni fa, due cose hanno ritenuto la mia attenzione: l’efficienza della
stmttura scolastica e culturale e le difficoltà di approvvigionamento alimentare, peggiorato secondo i più dalla introduzione, con l’indipendenza, del libero mercato. Per
i giovani bielorussiani (così
amano essere chiamati)
l’istruzione rappresenta ancora il luogo privilegiato dove
è possibile costmirsi una promozione sociale. In tutti i
quartieri della vastissima città
ci sono scuole dell’obbligo
(fino a 16 anni) che sono organizzate come i nostri istituti comprensivi: i 3 ordini di
scuola sono presenti nello
stesso edificio con un solo capo istituto e con docenti che
prestano il loro servizio indifferentemente con ragazzi dai
6 ai 16 anni (a volte anche
nelle scuole materne, peraltro
poco frequentate).
(continua)
È successo in un paese del Messico
Avventisti espulsi dalla città
Il 27 maggio scorso 87 avventisti sono stati espulsi dalla città di Santo Tomas Quieti, nel Comune di San Carlos
Yuntepec Oaxaca, in Messico.
L’espulsione è stata determinata dal rifiuto di pagare le
tasse per finanziare le feste
religiose in onore del santo
patrono della città, riferisce
Daniel Lòredo Cruz, responsabile del settore relazioni
pubbliche dell’Unione del
Sud del Messico. Dopo aver
abbandonato tutti i loro averi, le 11 famiglie indios sono
state accolte nella casa di un
membro avventista di una
cittadina vicina. La maggioranza delle famiglie ha poi
trovato una sistemazione definitiva e lavoro nelle fattorie
di diverse famiglie avventiate.
Il gruppo ha espresso il desiderio di rimanere unito. Per
questo motivo, l’Unione delle
chiese awentiste sta pensando di offrire loro ospitalità nel
terreno di 800 acri della missione Maya nello Yucatan.
Secondo Cruz, lì le famiglie
potrebbero continuare la loro
attività di agricoltori, anche
se rimarrebbe l’ostacolo della
separazione geografica dal
loro luogo di origine. Infatti
la lingua di queste famiglie è
un dialetto zapotecano, e
non lo spagnolo. Oaxaca, uno
stato con una popolazione
che comprende 17 tribù indiane, è culturalmente simile
al Chiapas, dove sono avvenuti simili incidenti di intolleranza religiosa.
Sebbene le famiglie avventiate a Santo Tomas non abbiano subito violenze fisiche,
nel corso degli anni hanno
dovuto sopportare numerose discriminazioni per le loro credenze religiose. Ini
zialmente furono accusati di
non prestare il servizio obbligatorio comunitario nella loro città, per via del fatto che
questo servizio si svolgeva di
sabato. Sebbene in quell’occasione sia stata trovata una
soluzione, tale soluzione era
chiaramente persecutoria.
Per compensare il mancato
servizio di sabato, gli avventisti dovevano assicurare un
servizio che normalmente
veniva realizzato in tre giorni.
Agli avventisti fu proibito di
fare spese nel negozio statale
(meno costoso di quelli privati), e fu loro proibito di raccogliere legna da fuoco. In
un’assemblea pubblica le autorità locali decisero di espellere le famiglie da Santo Tomas Quieti e di considerare i
protestanti cittadini indesiderabili nella loro città.
L’avvocato José Hayasaka,
per conto della Chiesa avventista, ha sollevato il loro caso
presso le autorità federali ma
sebbene queste abbiano convocato le autorità locali per
spiegare loro che la Costituzione garantisce la libertà religiosa, a livello locale non c’è
stato alcun ripensamento.
Per via delle pressioni generali e di casi di intimidazione, sette famiglie hanno
rinunciato alla loro fede avventista per poter rimanere a
Santo Tomas. Cruz ha anche
riferito che «il Congresso
messicano sta per approvare
una legge che concede maggiore autonomia alle autorità locali nelle regioni prevalentemente abitate da indios». Se la legge passerà, diver^terà ancora più diffìcile
per gli indios protestanti
esercitare il loro diritto alla
libertà religiosa. (bia)
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Il sogno di una casa, di cibo
a sufficienza, di una buona
istruzione, di un lavoro.
Per un bambino del Terzo
Mondo questi sogni si
avverano molto più
difficilmente che per un suo
coetaneo del Primo Mondo.
Per colpa delle guerre, delle
carestie, dell’aiterazione del
clima, del sottosviluppo di
questo grande continente.
Per questo le chiese valdesi
e metodiste hanno deciso di
investire una quota deH’8 per
mille, a loro esplicitamente
destinato dai contribuenti,
per sostenere progetti di
cooperazione alio sviluppo
nel Terzo Mondo realizzati in
collaborazione con
organismi ecumenici,
istituzioni locali,
associazioni di volontariato.
Un dettagliato rapporto delFutilizzo dei
fondi ricevuti è stato pubbiicato sui
maggiori organi di stampa e su Riforma
(numeri 2 e 4 del 9 e 23 gennaio 1998)
Tutti i fondi
dell’8 per mille
destinati alle
chiese valdesi e
metodiste sono
stati investiti
esclusivamente
in progetti
sociali e
umanitari in
Italia e
all’estero.
E sarà così
anche in futuro
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi)
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06-47885308; E-mail: TVmode@tin.it
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