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(Qianavello)
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SITTIMANÁIE DELLA
ABBONAMENTO
Italia e Impero . Anuo L. 20 — Semestre L. 10
Estero . » » 30"
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
.15
La copia Cent. 40
Riguardate alla roccia onde foate tagliati
(Isaia LI : 1) .
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OIraller« t Prel. QINO COSTABIL
AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE:
' * Via Carlo Alberto, 1 bis - TORRE PELLICE
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‘ Rallegratevi con quelli che so
no allegri - piavigete con quelli
che piangono.
Ep. ai Romani 12; 15
Ecco come Paolo stabilisce il principio della vera, genuina simpatia: Rallegratevi con quelli che sono allegri, pian- .
pete con quelli che piangono. Com’è
messo in pra-tica questo principio - oggi
- nel mondo? Qual’è rinsieme delle umane relazioni - oggi? - La risiposta ci è
data da uno scrittore moderno in una
frase che, se ha del mordente, è per^)
non priva di -verità. Rìdi e il mondo ride
con te; piangi e tu piangi solo.
Non è straordinariamente vero che
ciò che oggi accade darebbe ragione allo scettico scrittore? Quanti sono in mezzo a noi quelli che son solleciti ad accorrere là dove c’è sofferenza, lutto o
solamente tristezza o scoramento? Fu
per accentuare la forza ed il valore
della vera simpatia che il Signore Gesù
• compose la storica parabola del buon
Samaritano.
Da una parte ‘il quadro ci presenta
un uomo che accorre in aiuto al povero
neira-wersdtà, forse anche rischiando
la sua propria siciurezza; con un sorprendente contrasto si ha di contro la
visione di qualcuno per il quale l’immedia:to impulso è di passare al lato
opposto, ipiuttosto che imibarazzarsi nei
fastidi 3i un alte-òT
Si è naturalmente portati a simpatizzare con i nostri intimi, a risponder
senza esitare ai loro desideri, ai loro bisogni; ma verso quelli che non ci sono
prossimi, non è forse vero che molti
preferiscono scegliere la strada opposta
a quella dove il poveretto è caduto nelle mani dei ladroni?
PUmgi e piangi sólo.
Salvo poche eccezioni la mailifestazione d’una vera e genuina' simpatia è
creata e si forma in noi con im personale contatto con Gesù che originariamente creò la parte del « Buon Samaritano », perchè sta scritto che Egli
può sempre simpatizzare con le nostre
infermità.
Ha forse la mente divina alterato di
poi il senso delle Sue Parole? Abbiamo
noi una ragione per dubitare che Gesù
Cristo e realmente lo stesso ieri, oggi e
sempre? Che Egli è ora come più di
1900 anni fa ipronto a simp)atizzare coi
sentimenti gioiosi o tristi dei Suoi riscattati?
Rallegratevi con quelli che sono allegri,, piangete con qvìelU che piangono.
La risposta noi l’abbiamo ed allora,
perchè siamo inclinati ad agire come se
non ravessimo?
« E *
D’altra parte sorgono occasioni benché sembri una stranezza menzionarle - in cui la prima metà del nostro
testo domanda uno sforzo per metterlo
in pratica.
' Non è sempre facile di rallegrarsi con
quelli che si rallegrano. L’apostolo Paolo allude nelle sue epistole alle lotte atletiche che erano istituziani solenni in
quei tempi. Probabilmente scriv«jdo, e^
gli aveva nella mente Tidea d’un p:emìo, vinto da un atleta a dispetto d’un
altro che aveva esaxmto -tutti i suoi
sforzi per conquistare ragognato trofeo.
Forse Paolo aveva assistito a simili
incidenti e sapeva che solo la grazia di
Una Commimorazione Centenaria
mi.
Il Sinodo del 1693
L’anno scorso è stato solennemente
ricordato il 250° anniversario della prima assemblea sinodale riuni-ta dopo il
Rimpatrio del 1689, quella impressionante assemblea dei nove p>astori, che,
raccolta nel Tempio dei Coppieri il 18
aprile 1692, promosse la ricostituzione
della Chiesa Valdese. Abbiamo allora
sottolineato il significato ed il valore
della storica riunione, osservando fra
altro che essa non fosse e non potesse
essere l’espressione normale co-mpleta
della Chiesa Valdese, in quanto vi mancava totalmente la rappresentafiza laica
delle parrocchie.
Ma intanto, nonostante i turbamenti
della guerra chè continuava ad imperversare, le comunità a poco a poco si ricostituirono, si riordinarono, le famiglie
rioccuparono le case e le terre, si. riformarono le parrocchie, la vita civile ed
ecclesiastica riprese il suo svolgimento.
Tre successive riunioni pastorali in
quelPanno stesso pro,widero ai bisogni
^rgeuti, completando partieitongn?
te la rìcos-truzione della Chiesa e della
Scuola, i due cardini della vita valdese:
a tre altre parrocchie furono assegnati i
pastori, fu riaperta nella casetta dei
Bouissa, alla Torre, l’antica Scuola Generale 0 Latina, si promosse la ripresa
delle scuole primarie in ogni parrocchia,
sottoponendo ad esame i maestri che s’erano presentati a tale effetto ed opportunamente distribuendoli.
Resa cosi possibile l’attività normale,
il Sinodo fu regolarmente convocato nel
Tempio dei Coppieri, il 15 e 16 settembre 1693. Duecentocinquanta armj fa.
I vecchi muri screpolati del venerando
Tempio, che portavano i segni eloquenti
della rovina del 1686, accolsero in quei
due giorni un’assemblea straordinariamente interessante.
I pastori erano dodici, tutti reduci dagli orrori della persecuzione, tutti valorosi combattenti per la fede evangelica.
Erano presenti i tre pastori del Rimpatrio, chè alTArnaud ed al Moutoux s’aggiunse, come visitatore, Ciro Chion, già
prigioniero nella seconda 'giornata^ della spedizione, che, liberato nel 1690, era
■vina può mettere nel cuore del vinto im
sentimento di genuina allegrezza al posto d’un amara gelosia. Comunque sia,
la doppia esortazione non trova nella
nostra natura - profondamente egoista fatte poche eccezioni - un -terreno propìzio per manifestarsi.
Si ha fede, la ai possiede, ma essa
non concerne gli altri; così è della speranza: l’abbiamo in fondo alTanima; ma
l’amore o carità o simpatia che dir si
voglia concerne gli altri.
Mia il Signore può penetrare per’ vie
misteriose nelTintimo delle Sue più umili creature e forniàtré eròi e eroine
pronti non solo alla simpatia, ma pronti
fino al sacrificio. Che Egli ci aiuti.
X.
M> ^
^,1'divenuto Cappellano delle truppe valdel;Si combattenti agli ordini del Duca di
-f
^Savoia. In seguito a sua domanda, fu
^ammesso nel Sinodo a far parte del Cor
po dei Pastori Valdesi.
. I deputati laici erano venti. Non tutte
i -.le dodici parrocchie avevano mandato i
due delegati regolamentari; mancava del
./.tutto la rappresentanza di Pomaretto,
%. ancora spopolato e disorganizzato. Venti
-^'-uomini onusti d’esperienze inca&cella-. ■
l'^ bili, superstiti dallo sterminio, dalla pri/gione, daH’esilio, come il capitano Bar^ tolomeo Salvagiòt, di Rorà, l’autore delf la nota cronaca di quei tempi burrascosi;
- parecchi reduci del Rimpatrio, come il
"¿maggiore Pietro Odin, della Torre, il fedele collaboratore deirArnaud; tutti fe/deli testimoni deirEvangelo, coscienti
ll' della necessità che la Chiesa riprendesse
^pienamente la propria missione.
! AlTassemblea era pur presente un
personaggio eminente: Alberto Van der
Meer, ambasciatore olandese a Tonno,
generoso amico/dei Va^ldesi.^Ed è commovente rievocare la sua simpatica figura in quel Tempio stesso in cui, vent’anni dopo, la sua salma mortale
verrebbe tumulata, come tuttora è ricordato da una lunga lapide latina apposta ad imo dei pilastri.
Nel percorrere gli atti del Sinodo,
Tosservatore è colpito da un fatto singolare: il carattere assolutamente conservatore dell’assemblea. Dopo la terribile crisi subita, si sarebbe potuto prevedere la formazione di una tendenza
rinnovatrice, per riformare in qualche
modo Torganamento e la vita della Chiesa, per adattarsi alle nuove condiizioni,
per promuovere una più rapida ripresa.
Invece, nulla. Ci si limitò ad applicare
senza discussione e senza eccezione la
vecchia costituzione, il vecchio regolamento, la vecchia disciplina, a ristabilire
le bon ordre qui estoit observé avant la
désolatkm lamentable du 1686, per ripetere Tespressione degli atti. Il Sinodo
appare quasi, nel suo svolgimiento formale, ima semplice assemblea d’ordinaria aimiiiiiìstrazione. Secondo il criterio
riflessivo ed equilibrato di quei solidi
alpigiani valdesi, i regolamenti che s’erano dimostrati buoni nella lunga esperienza del passato continuavano ad essere buoni anche pei tempi nuovi; piuttosto conveniva seguire e sorvegliare e
correggere ed eventualmente rinnovare
le azioni e le applicazioni degli uomini.^
Giudicata con questo criterio, l’assemblea appare pervasa da un. senso di profonda, tranquilla, meditata saggezza.
Dopo il tradizionale culto introduttivo, si pTQcedè alla nomina degli ufficiali
della 'Tavola. I precedenti presentarono,
secondo l’uso, le dirnissioni. Il Moderatore Davide Léger, pour die gmndes raisons, fu rioonfermato nella carica ed
assunse la presidenza delFassemblea. Gli
altri due furono rinnovati.
Il Sinodo, dopo aver provveduto a correggere qualche .disordine anuninistrativo, si preoccupò con ansiosa sollecitudine dei cqnvaUigiani che, caduti prigionieri dei Francesi durante la spedizione
del ; Rimpatrio, erano stati gettati nelle
galere,- soffrendo una esistenza estenuante di fàtichè, di privazioni, di torture. Da loro giungevano di quando ’n
quando disperate invocazioni d’aiuto.
L’unico provvedimento possibile pei
Valdesi era quello di rivolgere alle Potenze amiche un’urgente preghiera perchè chiedessero la loro liberazione a
Luigi XIV, Re di Francia. Queéto fu
deciso e subito eseguito. Ed in seguito
alle loro richieste, il Duca di Savoia, ì
Cantoni Svizzeri, l’Olanda, altri Stati
ancora se n’interessarono più volte insistentemente presso il Sovrano francese. Inutilmente. Ad ogni richiesta fu
opposto un costante spietato jifiuto. Solitanto venit’anni dopo, con la péce di
Utrecht (1713), la liberazione fu consentita; ma la più parte erano morti nella
pena. Rievochiamo il ricordo di quegli
oscuri eroi che con una parola d’abiura
avrebbero potuto ottenere la liberazkKie
immediata e che preferirono rimanere
fedéli a costo della vita.
Tre quistioni d’ordine interno furono
trattate nel Sinodo. Si riferivano alla
formazione ed alla conservazione del carattere religioso e morale del popolo,
oh’erano d’importanza fondamentale per
la Chiesa.
La prima riguardava la conoscenza
delle Sacre Scritture e dei principi evangelici, dei mystères de l’Evangile, cQme
notano gli atti. Una tale conoscenza era
giustamente considerata essenziale: non
era il Valídese chiamato il popolo della '
Bibbia ? Ora si osservava in quegli ultimi tempi un rilassamento pericoloso,
dovuto evidentemente alié terribili traversie attraverso cui il popolo era passato. Il Sinodo deliberò di combattere il
grave inconveniente, provvedendo a che
in ogni parrocchia si istituissero due lezioni settimanali d’istruzione religiosa
da tenersi per i giovani e per gli adulti
negli ordinari culti serali.
« * *
La seconda questione si riferiva alla
preparazione dei futuri pastori; questione gravissnna, che preoccupò vivamente
i Sinodi di tutto quel periodo. Il pastore
allora non svolgeva soltanto ima missione religiosa, aveva anche una funzione
normativa e direttiva nella vita ernie:
poteva ben dirsi Tanima della comunità.
Diveniva quindi indispensabile poter disporre di pastori giovani, originari delle
Valli, capaci, pratici dell’ambiente, che
fossero pronti ad occupare adeguatamente i posti vacanti. Ora la- preparazione di tali pastori poteva farsi alle Valli
soltanto fino all’età di 15 anni, attraverso la scuola primaria parrocchiale, poi
attraverso la Scuola secondaria, detta
Generale o Latina. E per questo periodo
appimto, secondo quanto c’indicano gli
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coaictStcrti si pfitaSecupavano di ricerca^ ’'
re i bambini pjhi intelligenti elmeglio
disposti, li incoraggiavano allo studio, li
Bruivano con affettuosa sollecitudine,
trovavano eventualmente i mezzi finanziari per mantenerli. Per il periodo su<s
cessivo, .degli .studi classici superiori e
teologici, essendo impossibile istituire
aUe Valli istituti adeguati, diveniva ne^
cessario inviarli in qualche Accademia
ed Università Protestante dell’Estero. A
tanto non si sarebbe mai potuto giungere, senza il potente àiuto finanziario di
amici forestieri. Onde il Sinodo, dopo
maturo esame, rivòlse ali’anibasciatore
Van der Meer una calda preghiera, p>erehè procurasse, per studenti valdesi, la
concessione duna* borsa di studio in
Olanda. Egli li assicurò del suo appoggio. Ed eifettìvamente là ed altrove i
Valdesi ottennero poi l’aiuto richiesto.
Studenti valdesi potwono tosto frequentare Scuole Superiori Estere, specialmente in Isvizzera, e prepararsi così convenieritbmente al pastorato. Ed anche'là
la Chiesa Valdese, <he per mezzo dei
suoi organi direttivi, li aveva designati
ed inviati personalmente, continuò a
wrVegliarli ed a sostenerli ininterrottamente, finché, compiti gli stùdi, essi
non ritornassero alle Valli per la consacrazione al ministero. Azione veramente
mirabile di continuità e di tenace ;^Hecitudine, per cui i giovani pastóri dall’infanzia all’età .matura erano e si sentivano formati dalla Chiesa stei^ a cui
intendevano consacrare le loro energie.
La terza questione si riferiva a quellavasta e profonda azione dj disciplina
morale e civile, che la Chiesa, p>er generale consenso, esercitava sulle comunità
valdesi, per mantenere integro e vigo^
roso il carattere e saldo il legame di
solidarietà. Ma non ci è possibile restringere in im breve accenno la trattazione d’un argomento che merita da solo lo svolgimento d’im articolo. Lo rimandiamo quindi ad altra occasione. Ci
limitiamo ad indicare l’oggetto speciale
delle due deliberazioni prese a tale proposito dal Sinodo: la rigorosa osservanza
del carattere sacro della domenica, e
l’obbligo d’ogni Valdese di comparire
davanti al Concistoro, quando, per qualsiasi motivo disciplinare, vi fosse personalmente convocato. Ed osserviamo
che le sanzioni precisate per gl’inadempienti; pur avendo un carattere esclusivamente religioso, come la sosp>ensione
più 0 meno prolungata dalla Santa Cena, acquistavano pei Valdesi d’allora
un’importanza ed una gravità forse superiori a quelle comminate dai giudici
•civili.
Come già abbiamo accennato, il Sinodo del 1693 non presenta nella forma un
caj'attere speciale; esso appare veramiente un’assemblea d’ordinaria amminìstrazionei. Ma quando rievochiamo quella
riunione di 32 uomini, che, pastori, borghesi, agricoltori, alpigiani, erano stati
tutti valorosi conf^orì della fede, e
tutti, attraverso le prove, avevano acquistato la coscienza della necessità vitale
della missione deUa Chiesa Valdese, e
quando ci rendiamo conto che la riunione di tali uomini era la prima dopo U
Rimpatrio, ci risulta allora chiaramente
quale sia nella sostanza il significato del
Sinodo, ^ cui ricordiamo il 250° anniversario: esso sta nella risoluzione di
mantenere intatto il solido fondamento
secolare su cui la Chiesa stessa era stata
basata, e di riprendere smqiolosamente
l’opera tradizionale dei padri, con gli
stessi criteri di semplice pietà e di robusta praticità, formando quell’ambiente
spirituale tranquillo, equilibrato, concorde, sereno, che costituì la sua forza
e che i^suna bufera esterna potè turbare. Attilio Jolio.
JBÜSS ■
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VALU VALDEPI
MmÉiitim}
tutto l’animo nostro, con tutto il nostro
cuore !
Pertanto la nostra attitudine deve essere, e vuole essere, quella del Salmista
(Salmo 139: 24): « Provami, o Dio. Vedi
se v"'é in me qualche via iniqua e guidami .per la via eterna ». Dobbiamo' e vogliamo accettare la prova che Iddio ci
manda, al fine di essere ognor più da
Lui guidati per la « vita eterna ».
Ogni dolore ed ogni fatica, dovrebbe
scoprire a noi stessi tutte le « vie inique » Che ancora seguiamo, darcene sofferenza ed orrore, infanderct la fcrza
spirituale per superarle e camminare
sempre idi più sotto la guida di Dio per
la « via eterna ».
La lontananza da ogni cosa e da ogni
persona amata, il pericolo che ci sovrasta, avrebbe sempre dovuto essere e dovrà sempife essere la fiamma che ci affina e che ci purifica, che scopre a noi
stessi le hifedeltà e il peccato, che ci avvicina ai Signore.
Così, e solo così p>ossiamo prepararci
a vivere bene o a morire bene, secondoquanto Iddio ha disposto per ognuno di
■ noi !...
« Come ritorneranno ? », si chiedeva
tempo addietro su queste stese coloivne il Cappellano E. Rostan. Sentiamola
e faicciamola ben nostra tale domanda,
militari Valdesi 1 sii come ritorneremo ?
Camminando gloriosamente con Dio per
« la via etema », o ancora seguendo, rnoerti e disorientati, le nòstre divea^
«ivie inique», dalle mille curve, dai
mille agguati, dagli innumerevoli bivii
incomprensibili ?... Questo dipenderà solo dalla nostra attitudine, dipenderà dalla intensità con la quale noi avremo saputo dire ogni giorno, accesi di ogni
slancio e di ogni sottomissione: « Si,
provami, provami pure, Signore e Padre mio ! Vedi se v’è in me qualche via
iniqua, e guidami per la via eterna ».
Iddio, con il fuoco, .sta liberandoci da
ógni scoria che ci impedisce di servirlo
con. vera fedeltà.
Cerchiamo di capire ciò, noi soldati. !
Cerchi di capirlo la Chiesa nostra tutta,
e possa capirlo rumahità intera !... Lo
sconfinato dolore umano possa volgersi
a Dio, e dal fumo delle rovine di tutto
ciò die è terreno, sappia infine scorgere
qual’è la « via eterna » e incamminarsi
in essa con decisione e con nuova» esultanza, la mano nella mano della Gtiida
Suprema.
Così la guerra ^ il dolore, la prova,
ed il pianto, lo strazio e l’angoscia dell’ora presente avranno raggiimto lo sco
Dal Montenegro, li agosto 1943.
Ancora marce, aneoCà veglie, ancora
fatiche naa l’aiuto del Signore non ci è
mai mancato ! Ora ci troviamo in un’altra zòna di questa terra, e ci stiamo sistemando. Novità speciali nessuna da
far sapere ai cari lettori del nostro giornale ! Jùtti gli Alpini Valdesi godono
bjuona salute, grazie a Dio.
Indaghiamo oggi un ,poco il nostip stato d’ànimo. In noi tutti qui vi è Tanelito
^a tornare in Patria: da tanti mesi in
terra straniera, questo è sempre stato il
nostro recondito pensiero e la nostra
speranza. Ma qui ancora la Patriq ci.
vuole, qui ancora Iddio ha stabilito per
ora che noi rimaniamo, e vogliamo accettare con sottomissione e con speranza
tutto ciò. Molto probabilmente il Signore, ¡richiedendoci il sacrificio della lontananza dalle persone amate, do! pericqlo, della fatica fisica e spesso del disagio spirituale, vuole liberare ranimo e
lo spirito nostro dà tutte le scorie che ci
allontanano da Lui, per il fine buono e
bello della nostra personale santificazione, per togliere l’egoismo dai nostri
cuori, iper far sì che sappiamo distaccarci maggiormente da tutte le cose e gli
affetti terreni: in una parola, per imparare ad amare di più Lui ad amarLo
veramente con tutte le nostre fòrze, con
Eravamo abituati, da tanti anni, in'
^ occasione del 15 agosto, di udire la vo
Dal campo di Evangeiizilzione
•oe delle Chiese della Penisola; ascoltavamo sempre con attenzione e direi con
^®^^zie del campo di evan-'
f geJizzazione, molto ignorato dal popolo
valdese. Quest’annp per ragioni contin■ non s è udita questa voce che pu*
-’'re allarga di molto la visuale della nostra opera.
Pochi anni fa ho potuto prendere contatto con le Chiese della Puglia dove
ho compreso che TEvangelo aveva suscitato dei credenti nella vera accezione
del termine, che possono essere di esempio alle nostre .masse delle Valli
¡(die si credono privilegiate e amate da
Dio perchè calcano una terra sacra e
piena 'di ricordi gloriosi.
M
Nella provincia di Foggia ho potuto
visitare alcuni paesi anticamente fondati dai Valdesi, pure citati dagM storici d’Italia: Celle, Montaguto, Monte^ leone, Faeto, Castelluccio e Vulturàra.
Queste terre furono dissodate, coltivate
con amore e passione dando piena soddisfazione ai feudatari del posto: quella stessa passione fu posta nel diffondere la parola di Dio, nel mantenersi u■ niti dal vincolo dello Spirito, costituendo così delle piccole oasi di vita spirituale. Le persecuzioni ed i soprusi di ogni genere posero fine a quelle, chiese
fino a che in tempi più propizi non risorsero, almeno in uno di quei villaggi:
Faeto. *
In questo borgo che ci ricorda un
paese delle Valli, ho potuto, tempo addietro presiedere un funerale di una
sorella di altra denominazione. Mi vedo
ancora davanti im bel gruppo di persone, piene di zelo e dì fede; visi di giovanette rubiconde, come le valdesi dei
nostri monti, dallo sguardo serenò e-puro, dalla fede profonda ySie r^en-"
te hanno sofferto per la causa di Cristo;
visi di uomini‘forti dallo sguardo severo, conoscitori della Bibbia e che mi
parlavano con competenza dei piroblemi
spirituali. Ho pure visitato il paese di
Celle, dove ormai non v’è più traccia di
evangelo, ma dove si conserva ancora
un pKXio del dialetto provenzale; avvicinandomi ad un gruppo di persone affeivro alcune parole: « lu pan, la gialina »
ed altre espressioni del nostro patois e
che in questo momento mi sfuggono.
Anche valdestt iOetidb facil
mente nella pianura o in Ittogltit ÌJlù lontani per star m^lio, ma noit sempre
preoccupato di px>rre, mediante la sua '■>
testimonianza, le prime basi dì un’ope- '
ra di evangelizzazione. Molto spesso inY«ce è travolto daH’ambienie e abiura
alla sua fede, . '
Oggi la lidstra Chiesa si è affermata
da circa un quarantènnio e più in alcu- V
ne loealitcif della Pù^fia; nella zona *
montana, in Orsara. Questo paese è un
grosso borgo di 8000 aninte situato, co-' , ;
me buona parte dei paesi deH’Irpinia , ‘
e delle Puglie quasi sul cocuzzolo di una collina, a 650 mt. sul livello del mare. Il i>aese è percorso da una strada
principale e formato da case addossate
le une alle altre, j^o vanta come ricordi storici un castello ducale, oramai decrepito, prospicente una voragine e che
conserva ancora una torre- con i merli;
per tanti anni e fino a poco tempo fa,
dimora dei Pastori Valdesi è stato abbandonato perchè più adatto ad abita»zione di topi...
Buona parte delle famiglie vivono in
una sola stanza, dove in perfetta armonia e familiarità convivono gli animali
domestici e la numerosa prole di quelle
famiglie vergente patriarcali. E’ molto piacevole per il Pastore entrare in
quelle case, dove è accolto con tanta
gioia da una dozzina di bimbi dello stesso casato e che vi stringono la mano con
fierezza e vi fanno fare un esercizio
mnemonico per ricordare tutti i loro nomi. Il locale dove abitano è sempre aperto, sia d’estate che d’inverno, nella
gran caldura e nel crudo inverno, anche
perchè è l’unico posto dove l’aria entra
non essendovi spesso nessuna finestra.
Vicino alla porta si osserva il camino,
intorno al quale si siede la numerosa faimiglia nelle giornate d’inivemo vicino
"aiia fìamma; 13dr fiequentig-tt
aggiunge al gruppetto per chieder notizie delia famiglia e spigare di tanto
in tanto l’Evangeio, anche ai curiosi che
han visto entrare il Pastore dei prutestanti ».
L’orsarese, è lavoratore indefesso, costretto a percorrere limghe ore di cammino per gitmgere al podere lontano.
I lavori della semina e della mietitura sono* i più faticosi ed accorciano di
molto le ore del sonno, costringendo il
contadino a dormire sul dorso del mu
po che certo Iddio si prefigge: scopo
d’Amore e di Salvezza ! O ohe si viva, o
che si muoia, si sarà così compiuta la
propria vocazione, interamente ! Così
sia, così sia, Signore !...
♦ * *
Salutiamo fraternamente il Tenente
Serafino Adolfo che è stato trasferito ad
altra Divisione, e che da circa due mesi
ci ha lasciati: Iddio lo accompó^ni e lo
benedica nel suo nuovo posto di combattimento.
Sempre buone lettere ricevo dagli
Evangelici sparsi nella Balcania, e con i
quali cerco di mantenermi in relazicaie il
più possìbile. L’opera utile di Dio continua, se pur condotta da mani così malferme come le nostre.
Dialla P. M. 154 mi si scrive: « Chissà
che il mondo non sia orientato verso una
evoluzione spirituale che lo richiami alle leggi divine !... Confido che dopo tanto odio, e dopo tanto sangue generosamente versato, gli uomini si stringeranno, consapevoli dei loro errori, intorno
alla Croce, unica fonte di vita, di libertà, di redenzione. Potremo allora dire
^ dhe non invano avremo sofferto e patito ».
Dalla P. M. 204: « Voglia II Signore
benedire abbondantemente l’opera che
state svolgendo in mezzo a noi: troivan
domi isolato da ogni altro fratello Valdese forse imparo ad apprezzare ancora
più l’opera buona che con sacrifizio state
svolgendo, e .nelle mie preghiere chiedo
allEterno di conservarvi la salute affinchè possiate confortare i cari fratelli che
hanno H privilegio di poter esservi vicino ed udire la Santa Parola. E voglia
Iddio riempire del Suo Spirito i.nostri
cuori scacciando da noi ogni cattivo .pensiero ed ogni cattiva azione, e renderci
degni di poterci chiamare Suoi figlioli e
vivere in Comunione con Lui »^ Grazie
di cuore, caro fratello !...
Abbiamo seguito con il cuore gli ultimi avvenimenti militari e politici: vok
^iamo abbandonare in Dio ogni nostra
preoccupazione.
Il pensiero corre aUa Sicilia e, in modo speciale, alle nostre Chiese laggiù,
ai loro Conduttori, ai civili e ai militari
tutti: il Signore yogUa ascoltare la nostra ardente piéghiera di intercessione.
Coraggio sempre, senza abbattimenti,
senza angosciose sollecitudini. « Perchè
t’abbatti, anima mia ? perchè ti oomimuovi in me ? Spera in Dio, perch’io lo
celebrerò ancora; Egli è la mia Salvezza
e il mio Dio » (Sahno 42: 5).
Tenenfc Alfredo Rostam
Cappellano Militare Valdese
3
'V
L’ECO DELLE. VALLI VALDESI
7 lo, col grave rischio di cadere nella piefaraia della via. Ho ^visitato nei meriggi
d’estate quei luoghi infuocati, accolto
sempre con tanta 0oÌa. e ficonoscenza
dai-fratelli di ChilMiàj tifiti della visita
del loro ' Pastore. Sicuto, per lord il
Pastore è un padre, un consigliere la
cui parola è spesso vangelo in ogni
- campo, e anche in quello medico, ma
I più di tutto lo considerano veramente v
' il messaggero di Dio contro il quale difficilmente esercitano la critica maligna,
come si usa, con eccessiva libertà, in alcune parrocchie delle nostre valli. Le
abitudini di quei posti sono legate a tradizioni antiche, e talora dovute aid influenze spesso paganéggie^i. Avete
forse sentito parlare del cosidetto « con- ,
solo », cioè dieil’uso antico per il quale
i parenti, i compari, e gli amici a turno
consolano la famiglia colpita dài lutto
con lauti banchetti e che si protraggono
qualche volta per settimane intere. In
? sé l’idea è bella, ma degenera ^esso in
liti e contese incresciose perchè la famiglia in lutto a sua volta in circostanze identiche ha servito Un banchetto
meno costoso e abbondante. Non parlo
poi dei funerali dCve il dolore si espri)me in forma chiassosa e teatrale in lunghe nenie che sì protraggono per Ixmghe ore e che, se sfibrano gli astanti,
sono un mezzo efficace per fare scomparire più presto il ddore interiore. Al
funerale degli evangelici v’è maggiore
.serietà specie quando si tratta di veri
credenti i quali non manifestano apertamente un dolore che forse li fa soffrire maggiormente. In tali occasioni, la
folla dei curiosi si riversa nella. Chiesa,
per ascoltare il semplice annuncio della
Parola. Quanta gente che ha potuto co*
-si conoscere il Cristo in circostanze
luttuose. Di solito presso i cattolici al
-seppellim.ento non interviene mai il sar
cerdote perchè fatto in un secondo
tem^po, spesso il giorno dopo ili funerale!
Il Pastore interviene sempre destando
Fammiraz one dei cattolici i quali in
tale circostanza possono ancora -udire il
messaggio della consolazione e della
salvezza in Cristo.
Potrei continuare ancora a parlarvi
di altri usi' interessanti e che colpiscono
la mente di ehi- non ha visto quei luoghi. Mi riserverò di parlarvi in un secondo tempo del lavoro di evangelizzah
rione in Orsara e dei frutti ottenuti
durante quarant’anni di opera.
G. Bcmchard.
SOCIETÀ’ DI STUDI TALDESl '
Assemblea annua
L’assemiblea annua della Società di
Studi Valdesi avrà luogo in Torre Pelh
lice, nell’Aula della Casa Valdese, domenica 5 settemibre, alle ore 17, col seguente Ordine dei igiomo:
delazione morale del Presidente.
Belazione della Commissione per il 3“
Premao biennailie Davide Jahiier.
Conversazione storica del Vice-presidente prof. Attilio Jaila; I Castelli
f elidali di Bobbio.^ - ruderi, ricordi,
tradizioni. *
Tutti i soci ed amici vi sono comdSal- >
mente invitati. '
> Seguirà una breve seduta riservata
ai soci col seguente Ordine del Giorno:
Relazione finanziaria.
Discussionie sulle Rdaziani.
Osservarioni e proposte, ’
Elezione dèi Seggio (il Breridenta dUr
mtasionarìo).
Il Seggio.
I fi 0 S T'B I S R'H T'
Mi succede sempre così: un bel giorno, a mi certo momento, sento che devo scrivere qualcosa sopra uno dei nostri Cantici e all’improvviso mi vengan
dal cuore le parole che so a memoria e
la ben nota melodia. Anche stamane mi
sento spinto a scrivere; ma il Cantico
non si presenta, così, naturalmente come le altre volte...
Ecco giungermi dalla stanza vicina
una voce di donna. E’ ima giovane sposa occupata nelle' faccende domestiche.
Essa canta. Evidentemente le piace la
melodia. Essa forse non sa, essa nemmeno s’accorge che ü suo canto è una
preghiera: mentre sale al cielo la sua
voce argentina, essa compie la missione
sacra delFinteroessionè !
Prendo Tlnnario, guardo l’Indioe. E’
il N. 113. Non è indicato' Taiutore della
poesia originale.* Il traduttore è E.
Giàmpiocoh.. E nemmeno è dato di conoscere Tautore della musica: è ima melodía gallese: una di quelle melodie popolari che sono state ddle molle potenti nello scatto del risveglio rehgìoso del
paese di Galles nei primi anni del nostro secolo: dolce frase musicale che incomincia col fa sol, la delle note basse,
sale gradatamente, quasi ritmicamente,
par circa un’ottava e ridiscende poi lievemente ài disotto del punto di partenza: arco luminoso, ed' armonioso.
. I versi sono ispirati da quella 'parabola del Fagliai prodigo la cui prima
parte - quella del fratello mincrre traviato e ravveduto - rappresenta tutto
il dramma del mondo « gentile » che
accoglie il Messia, mentre la seconda
parte - quella del fratello maggiore rimasto a casa - rappresenta tutto ü
dramma d’Israele. Perfettamente legittima è del resto rinterpretazione abituale e i’applicazione che si fa di solito di questa parabola, considerando in
es'sa il simbolo del pentimento individualé e del perdono di Dio.
Ma qui - nel nostro Cantico - noi abbiamo im pensiero e un sentimento che
- pure ispirandosi alla parabola di Gesù - rappresentano uno stato d’animo
speciale: lo stato d’animo del buon Samaritano spiritùiale- Il credente che
canta .questo N. 113 concentra i suoi
pensieri e gli affetti del suo cuore non
su se stesso, ma sugli altri: egli assume
la veste del soccorritore, egli compie
il nobilissimo apostolato che Cristo stesso sta realizzando per i suoi nella presente economia dello Spirito: « Egli siede alla destra di Dio, egli intercede per
noi ».
Qiumti figliuoli prodighi, o Signor,
Vanno lornixmi, errando dal^Tuo cuor l
, Nel loro triste esilio - Non san che Tu li
chiami.
Non sanno che Tu li ami, - o eterno
Amor.
Questo il duro fatto: il mondo s’è allontanato da Dio; esso ora giace in im
tremràdo esilio spirituale. E ben ce ne
trendiamo conto noi tutti che in tanti
diversi modi soffriamo per la guerra.
Perchè andiamo noi a cercare chissà
dove le ragioni e i motivi ? Perchè ci
poniamo tanti difficili problemi e ci arrovelliamo il cervello intorno a tanti insolubili « perchè Y »... ‘
Dio ha voluto ? ci domandiamo. Dio
permette ? Dio castiga ? Sono questiom
trascendenti che oltrepassano ciò che la
mente umana - come dice cosi bsnè
San Paolo - « può conoscere di Dio »
(Romani 1: 19). Non si tratta di un problema intéiiettuale: ai tratta d’un problema morale. Poniamolo sopra un terreno pratico, concreto, reahstìoo ed ecco immediatamente la risposta positiva;
l’umanità si punisce da sè; rumanità
- malata d'aigoglio, di’^gDismo e d’ambiziòne - sta facendo una cura atrocemente energica che dovrebbe flnalmen
113 •
te guarirla; Tumanità non si ravvede
perchè non si rende’ conto, o Padre nostro, che Tu la chiami perchè Tu l’ami !
Sin a .quando gli uomini dovranno scontare i loro peccati, i loro errori, le loro
concupìsoenze, le loro brame insaziabili, la ìoTO follia ?. Sino a quando,
gnore ?
Ma .quando a Te ritornano, o Signor,
San Ui bontà infinita del tuo cor;
Al seno tu li! stringi, I falli lor perdoni
Di gloria li coroni, - o eterno Amor.
Pare una esagerazione ! Eppure è così: la”''meravigÌiosa nostra certezza di
credenti è- poggiata suH’inflnita compassione di Dio, sull’incommensurabile
ed inesauribile misericordia del Padre !
Perdono e gloria: non dice questo la
parabola del Figliol prodigo ? Io non
posso cantare quest’inno senza avere
davanti agli occhi un quadro del Burmand: quello che rappresenta il Padre
il quale, dal terrazzo di casa, scruta ansiospunente la campagna aspettando di
veder comparire da un m,omento all’altro il figlio - il suo figlio - ch’egli so e
ch’egli sente in, cammino sulla via del
ritorno. E un altro quadro ancora del
medesimo pittore cristiano io « vedo »
mentre canto: l’attimo deirincontro, e
rineffabile abbraccio in cui la confusione del penitente si perde nelle ampie
pieghe del manto paterno, mentre nsplende e trionfa, in piena luce, la suprema e tacita e (hvina gioia del Perdonatore.
Ed ecco che - allora - si compie il miracolo. Ci si sente invasi dal fuoco sacro delia passione fratemaì e si accendono le fiaccole deH’umana intercessione; '
Per quei che ancora soffrono, o Signor,
Servi del male, lungi dal Tuo cuor,
Noi Ti preghiam, ci ascolta: - Deh!
! ch’essi pure un giorno
Facciano a Te ritomo - o eterno Amor.
Castino d’Alba, 1 giugno 1943.
Oioroanni E. Metile.
Albo d’Onore
E’ giunta alla famiglia la comiuiioaZione ufficiale della mofte avvenuta
neiradempimepto del proprio dovere in
seguito ad un’azione di guerra, il 24
marzo 1943, del
S. D. T. MOURGUA STEFANO
di Enrico e di Rivoire Lìdia, nato a Parigi il 27 novembre 1923. La Salma è
stata inumata nel Cimitero di Acquedolci (Messina).
La Comimità tutta ed in particolare i
giovani di San Giovanni, si stringono
attorno ai genitori ed al giovane fratello del caro estinto, con sensi di profonda simpatia cristiana partecipando al
loro grande dolore. \
Non sp>eriamo di ricevere alcuna cosa di Dio, se non ne apprezziamo il valore. Ad. Monod.
SegnalazIòìÉi
■'
Al Battesimo dei fanciulli * Giovanm^
Miegge ha consacrato un ampio e_ documentato studio che sarà letto con interesse é profitto da qpanli si interessano
a questo problema. In realtà però il
merito principale di questo saggio è di
interessare non soltanto coloro che si
occupano ¿ella quistione, diciamo tecnica, ma di jnostrare come «ie Chiese
pedobattiste, fino dal tempo della Rffotvma, cioè fin dal sorgere del nostro .problema, hanno sempre sentito e voluto
esplicitamente difendere gli aspetti oggettivi della verità cristiana, il primato
della Grazia, del Patto e della iniziativa divina nella'' salvezza,„ contro una
tendenza, che sotto il colore di una
profonda spiritualità, tendeva in realtà
a dissolvere le verità oggettive della fede in un puro soggettivismo mistico, o,
più i tardi, razionalisitico ».
La polemica sulla precedenza del
battesimo degli adulti sul terreno della
Storia del Cristianesimo, pur conservando il suo valore, viene ari inquadrarsi in un problema molto più vitale:^
fede e saxnramieinti. A questo problema
G. Miegge ha consacrato limpide pagine che hanno il merito di rivendicare
revangelica essenza dèi sacramenti di
fronte ad ogni degenerazione e ciré ci
auguriamo vengano meditate dai nostri
membri di Chiesa, i quali .attingeranno un rinnovamento di vita spirituale
tanto maggiore dall’ilo dei Sacramenti.,
quanto più essi realizeranno che essi
sono « segni », non « simboli ». Nel
camjK> storico è ovvio che non ci sia da
spettare un rinnovamento sostanziale
di posizioni, ma sono degne di midto
interesse le indagini del Miegge sulle
■ relazioni tra il proselitismo giudaico e
quello cristiano, in forza delle qu^i
r autore ritiene di poter confermare
Topinione che va sempre più consolidandosi fra gli studiosi; che il battesimo dei pargoli fosse già amm.esso e riconosciuto nella cerchia deUa Chiesa primitiva.
Lo studio è pervaso da un profondo
senso irenico e redatto con criteri di
rigorosa obiettività nell’esposizione delle tesi contrastanti e lo raccomandiamo
ai nostri lettori.
* Giovanni Miegge: IL Battesimo dei
fanciulli, nella storia, nella teoria,
nella prassi. - 1 Voi. 116 pagine L. 12 - L. Editrice Claudiaipa - Torre
Penice.
Cronaca Valdese
LUSERNA SAN GIOVANNI
Il 24 agosto ha avuto luogo il funerale sig.ra Giovanna Toum ved.
Mourgl^, deceduta ai Jedla all’età di
30 anni.
— Il 25 agosto è stato celebrato il funerale dei sig. Cesare Alberto Bleynat,
deceduto a Santa Caterina di Brichem
ào. ‘
Rinnoviamo alle famiglie in lutto le
nostre sentite condoglianze.
TMINO
Al Rifugio Re Carlo Alberto di Lu?*
sema San Giovanni il 18 agosto è deceduto il signor Secondo Mantovani di
Torino. *
Alia vedova signora Seraflna Mantovani-Oaccianigà ©d ai congiunti rinnoviamo i sensi della nostra viva simpatia.
TORRE PELLICE
|1 culto di domenica pro^ima 5 set*
temhre alle 10.30 sarà presieduto dal
pastore signor V. Sommani, Moderatore.
La colletta dopo il culto sarà a beneficio del nostro Asilo Infantile.
* * «
^ Al Museo Voldèsc sono stati aggiunr
ti alcuni interessanti qggettì. e docu-
4
TAL»ESI
'• , •' -i- n '.i. ' » -J
mentì, recentemente offerti. Anzi tutto, i ri1>mt^ fotoffrafici dei cmqtte Val- ,
d€ii insi^nàti éÈetle più alte ricompense
al valor, militare: quattro sono caduti
nel compimento del loro aspro dovere,
il Generale Giulio Martinat (Ordine Militare. di Savoia), il Magg. , Giovanni Ribet, il Tetti. Minnitì (medaglie d’oro al
valor militare alla meim/oria), il Ten pilota Teodoro Puhimaim (medaglia d’oro
al valore areonautico alla memooia);
amo è vivente, il Ten. Coi. Adolfo Rii
voir (medaglia d’oro al valor militare).
E’ un’eloquente espressione dell’&roioo sacrifizio che i Valdesi hanno compiuto per la Patria.
In s^ito, un’ottkna copia del quadro deH’Alleson esistente nel Museo Civico di Torino: Vn episodio deUa perseanione contro i Valdesi (1686). La copia, veramente notevole dal pimto di
vista artistico, magistralmente restaurata per opera della pittrice sig.na Caveglia, dai danni sofferti in seguito allo
sfollamento da Torino, è stata offerta
dalla sigra ved. Ferrero-Boimet. In terbio luogo, una rustica ctistodio, per occhiali appartenente al pastore e storico
■Pietro Gilles (1571-1644) e fatta da lui
stesso per uso personale (è noto ch’egli
fosse fortemente miope), data dal sig.
Adolfo Micol, di Pomaretto. Infine, un
pugnale, prdóabilmente del sec. XVI,
trovato fra i ruderi del Castello di Sii
baud, appa-rtenente ai Conti BiglioriSibauKÌ di Luiserna, dato dal sig. Giuseppe Cresto.
Mentre esprimiamo i nostri ringraziamenti per questi preziosi doni, rinnoviamo a coloro ohe possedessero ancora
oggetti antichi di carattere storico di
volerli offrire al nostro Museo, onde
assicurare la loro gelosa conservazione
nell’interesse di tutti.
Avvertiamo che il Museo, in occasione del Sinodo Valdese, durante la prossima settimana rimarrà aperto ogni
giorno, dalle 17 alle 19. L’ingresso è
gratuito.
Consigliamo i viaitatoii d’acquistare
prima la piccola Guida del Museo Valdese, in vendita nelle librerie locali, per
comprendere meglio il contenuto éd il
valore del Museo stesso.
RORA’
Il bazar annuo della nostra chiesa ha
avuto luogo nel pomeriggio delle dome•nìche 15 e 22 agosto. I banchi dell’esposizione dei lavori quest’anno malgrado
i tempi difficili, erano al compiete, ma
il gruppo degli acqiùrenti un po’ meno numeroso. Lo spirito di buona volontà e di zelo, invece, superò ogni speranza e il risultato del bazar oltrepassò
notevolmente quello degli anni precedenti.
Ne siamo riconoscenti, dopo che a
Dio, ai fratelli Rorenghi ed agli amici
villeggianti.
— Venerdì sera, 27 agosto, abbiamo
terminato, nella saletta del presbiterio,
i culti di famiglia quotidiani cominciati im mese e mezzo addietro. Inaugurati dal pastore Colucci e presieduti volta a volta dai pastori Eynaa?d e Geymet,
sono stati seguiti, quest’anno, da una
simpatica piccola assemblea assidua e
compatta. Vi abbiamo passato delle ore
benefiche che resteranno come un ricordo benedetto di questa estate travagliata da tante preoccupazioni e sofferenze.
VILLAR PELLICE
^ Dipartenza, Il 26 scorso mese un lungo corteo di parenti ed amici ha accompagnato al suo ultimo riposo la spc^lia
mortale della nostra sorella Maria Caìrus ved. Catnis di Cucoruc che, malata
da oltre tre anni, si era, il giorno prima,
fiduciosammte addormentata ' nelle
braccia del suo Signore, ih età di 77 anni. Ai figliuoli e ai parenti tutti delle
famiglie Cairus, Cordin, Catalin e Pascal ripetiamo i sensi deUa nostra viva
simpatia nella prova e nella beata speranza.
Nuovo focolare. E due giorni dopo, la
diiesa condivideva la gioia di due care
famlgUe di i figliuoli hanno unito le
loro vite davanti al Signore, nel* nostro '
tempio, sabato 28 agosto: lido ^arbon- *■*
nier di Davide diel Teynaud e Attilio Gonàta di Adolfò di Torre PeUlce.
D Signore sia sempre l’ospite di que- '
sto nuovo focolare Valdese, i*
Visite. La comumtà rinnova i suoi
sentimenti di gratitudine al capo Distretto, pastore Roberto Nisbet e al pastore Giovanni Borinet di San Remo,
ohe l’hanno profondamente edificata con
i loro messaggi attuali ai culti dèi 22 e
del 29 agosto. j.
Sottoscrizione per il fascicolo biografico deireroico Generale (3® ristampa),
il cui introito è versato nel fondo della
Borsa di Studio intitolata al suo nome.
2* lista di doni
Dia Pramollo: Dono di L. 60:Long Emilio. Dono di L. 30: Bèrtalot Susanns^.
Doni di L. 15: Long Enrico, Ribet G.
Giacomo, Bounous Eli, Long Enrico
Alessandro. Doni di L. 12: Long Oreste,
. Reynaud Aldo, Jahier Enrico. Doni di
L. 10: Long Adolfo, Bouchard Emilio,
Sappè Alessio, Jahier Ida, Jahier Alessandrina, Long Elisa, Long Eli, Long
Daniele, Long Giovanni, Long Emma,
Long Elena, Reynaud Eugenio fu G.,;
Reynaud Eugenio fu E., Reynaud Alberto, Boudrandi Ernesto, Balmas Eli,
Bounous Briiesto, Plavan Enrichetta,
Bounous Irma, Plavan Elsa, Bounous
Clotilde, Bounous Dionigia, BounousRemo, Long G. Giacomo, Travers Emilio, Costabel Eh, Beux! Ernesto, Jahier
Roggero, Costabel Amedeo, Long Amedeo, Long Ida, Long Enrico, Beux Emi*lio, Jahier Emilio, Travérs Elsa, Ribet
Giovanni, Long Alessio, Ribet Bartolomeo, Sappè Enrico, Long Levi, Ribet
Ferdinando, Ribet Amedeo, Peyronel
Albina, Long Emiiio, Long Luigi, Long
Valdo, Clot Luigi, Peyronel Edmondo,Sappè Davide, Sappè Emilio, Sappè
Carlo, Peyronel Eugenio, Beux Lina,
Peyronel Olinto, Long Edoardo, Long
Luigi.
Doni di Cmnandi Militari: Comando
Deposito 5» Regg. Alpini L. 1000, Com.
Dep. 1° Regg. Alpini, 1355, Com. Dep.
4° Regg. Alpini, 800, Com. Dep. 2°
Regg. Alpini 140, Com. Dep. 3° Regg.
Alpini, 460, Com. Dep. 6® Regg. Alpini
160, Com. Dep. 7° Regg. Alpini 100, Comando 3° Regg. Alpini, Posta Militare,
600, Com. 11° Regg. Alpini, P. M., 400,
Com. 165? Regg. Alpini Cost., P. M.,
—724, Ufficio Stralcio Corpo d’Arm. AIp.
100, Comando Gr. Valcamonica del 2°
Regg. Artigl. Alpina, 260, Com. Dep. 4°
Regg. Artigl. Alpina, 40, Com. 2° Regg.
Art. Alp. Gr. Réclute, 300, Com. 5°
Regg. Artigl. Alpina, 100, Coro. 47°
Batt. Alp. Gr. Valchisone, 100, Com.
230° Auto rep. Misto p. D. A., 20, Colonn. Davide Jalla 100, Sottoten. Ide
Costantino, 100, Ten. Pierluigi Jalla,
10, Magg. Ezio Ramponi, 10.
Sta pubblicandosi una 4® ristampa
del fasdcolo predetto, per la quale le
prenotazioni oltrepassano già sensibilmente il miglimo. I doni relativi saranno pubblicati prossimamente.
Dodì riceìiiti dal Cassiera della Taiola
Per danni:
Caporale Antonio Fassina, L. 50 Sig.ri Janach-Grieshaber, 5000 - Tommaso Longo, Trieste, 100 - Sig.ne Castani en, Como, 200..
Per Cassa Culto:
Maria Di Paolo, Aitino, L. 50 - Ge
niere Mottif Alberto, 50.
Per Istituto di Vallecrosia:
In memoria Ester Cougn, le cugine
Marauda, L. 60 - Ma¡ry Vinçon, in me
nu>ria Emilio Bart. Coucourde, 50 - Due
bimbe per la guarigione del loro Papà
250. ' ^
Per Istituto femminile di Firenze:
Due bimbe, per la guarigione del loro Papà, L. 250.
Per Istituto di Pomaretto:
Vinçon, in memoria Coucourde Emilio Bairt., L. 50.
Alpini e Artiglieri Valdesi Divisione
«^ Tflùrinense » rinumàamdo alla loro festa del 15 agosto:
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Michela, Albergo Son Marco - Torre
Pellice. . \
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