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Anno VI
numero 45
del 20 novembre 1998
L. 2000
Spedizione in a* i», 45%
arti 2 eotnma 20/B legge 662/96
Filiale di Torino
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VIGILANTI
«/ vostri fianchi siano cinti, e le vostre lampade accese»
Luca 12,35
Questo imperativo apre una parabole che presenta due immagini
che appartengono al nostro «dialetto
religioso» ma che sono estranee alla
cultura di oggi. Il nostro abbigliamento è per lo più decisamente pratico:
non ha niente a che vedere con le lunghe vesti orientali che erano d’impaccio quando ci si doveva muovere con
una certa rapidità, per cui bisognava
tirarle su legandole ai fianchi. E anche
per quanto riguarda le lampade, oggi
non ci vuole un granché a pigiare il
tasto di un interruttore, ma ai tempi
di Gesù non era così agevole accendere
le lampade: per non fare attendere il
padrone al buio, dovevano essere accese con un certo anticipo. Queste due
immagini introducono alcune idee:
noi siamo i servi e Gesù-Dio è il padrone; dobbiamo essere sempre pronti
a obbedire e disponibili a metterci in
azione: il padrone è momentaneamente assente ma sta per tornare, anche se è probabile che ritorni a un’ora
insolita, per cui è necessario vivere un
tempo di vigilante attesa.
Lf IMMAGINE del servo è ricorrente
nel Nuovo Testamento, ma è appunto un’immagine; Gesù infatti dice
ai suoi discepoli: «Io non vi chiamo
più servi, perché il servo non sa quello
che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere
tutte le cose che ho udite dal Padre
mio» (Giovanni 15,15). Siamo davanti
a una doppia novità: la prima è la conoscenza, non del tempo della parusia, ma del fatto che Gesù ci fa conoscere il Padre. E questa è la conoscenza
che dà la vita eterna (Giovanni 17, 3).
La seconda novità è che in conseguenza alla conoscenza siamo diventati liberi, quindi non siamo più schiavi,
servi. Il servo deve darsi da fare perché
ha paura di farsi trovare impreparato;
vive appunto un rapporto servo-padrone. Il Signore Gesù ci chiama invece amici e l’apostolo Paolo dirà che
«non abbiamo ricevuto lo spirito di
servitù per ricadere nella paura, ma lo
Spirito di adozione per il quale ci rivolgiamo a Dio chiamandolo “Abba,
Padre!" e se siamo figli, siamo' anche
eredi» (Romani 8,15-17). Se siamo parte della famiglia di Dio la nostra sarà
sempre una vigilante attesa nel quadro
di donne e uomini che esercitano l'autorità dei figli e adempiono ai loro
compiti secondo la volontà del Padre.
Anche oggi, come sempre, si tratta
di capire che cosa ci è d’impaccio,
che cosa ci impedisce di esercitare l’autorità dei figli e adempiere la volontà
del Padre. Nella parabola è la lunga
veste che impedisce il movimento e che
va perciò legata. Ognuno può riconoscere ciò che gli impedisce di muoversi
secondo il dettato dell’Evangelo e quindi impegnarsi a legare ai propri fianchi
I abito che lo rende impacciato. Ma in
ana società complessa come la nostra
^appello individuale non riesce a risolvere tutti i problemi: i credenti sono
chiamati a dare il loro contributo per
^ edificazione della città dell’uomo; si
'J^vta di una costruzione comune.
Coltre il testo esorta a mantenere «le
vostre lampade accese». Viene usato il
Presente, il tempo della realtà, deltttione che si sta svolgendo ora e che
^enie a durare nell’immediato futuro.
^ hce che deve rimanere accesa non è
naturale del giorno, non la troviarrp direttamente in natura, richiede
^contro, un’elaborazione, una
vomppizione di elementi: TEvangelo
Che ci 3 stato offerto in Gesù Cristo, la
Nde eh? ci è stata donata, la nostra fatcosa, ma anche gioiosa, risposta,
miscela deve rimanere accesa
li Signore che viene.
Arrigo Bonnes
SETTIMANALE OEI.LE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
è Reportage dall'Argentina per capire il dramma dei familiari di trentamila «desaparecidos»
«Nunca mas»; per non dimenticare
Da più di venfanni si attende di sapere la verità sul terrorismo di stato che negli Anni 70 dilagò
in America Latina. I responsabili del massacro'di una generazione devono essere processati
GIANNA URIZIO
Ero appena arrivata a Buenos
Aires per realizzare un servizio
della rubrica di Rai 2 «Protestantesimo» quando è giunta la notizia
dell’arresto a Londra del generale
Pinochet; il simbolo, in America
Latina, di quanto è successo negli
Anni 70 e della successiva «normalizzazione» fatta di impunità e indulti per i colpevoli del terrorismo
di stato. Per quanti aspettano ancora giustizia, l’arresto di Pinochet
significa la possibilità di riconoscere e distinguere i responsabili e le
vittime. Per i governi il suo arresto
mette a forte rischio il processo di
normalizzazione in corso.
Nei giorni successivi sono stata
travolta da una fitta agenda d’incontri, con familiari, nonne, madri,
torturati che da anni si battono
perché si sappia la fine dei trentamila desaparecidos argentini e affinché i responsabili siano processati. Ogni storia una tessera di un
mosaico unico: una repressione
violenta, crudele e sistematica che
ha cancellato le speranze e la vita
di un’intera generazione. Una storia per tutte. Me la racconta Laura
Bonaparte, psicanalista, figlia
dell’aìta borghesia argentina. La
sua famiglia distrutta: marito e tre
dei quattro figli scomparsi, uccisi.
Una storia feroce: la prima figlia
uccisa in strada con il marito. Per il
riconoscimento, alla madre viene
mostrata una mano. Lasciava un figlio di due mesi e mezzo. La seconda figlia viene arrestata in casa con
il marito; suo figlio e il figlio della
sorella che lei aveva accolto, lasciati a una vicina. Scomparsi. Il marito
di Laura va alla polizia per chiedere
dove siano stati incarcerati. Desaparecido, scomparso. Infine un altro figlio arrestato con la moglie.
Scomparsi. Hanno lasciato una
bambina piccola. Il solo figlio di
Laura rimasto vivo è riuscito a
scappare in Messico con la moglie.
Come la prima sorella uccisa in
strada, era membro dell’Esercito rivoluzionario popolare, di professione giornalista. Ma gli altri due fi
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Manifestazione di madri di Plaza de Mayo che ogni giovedì chiedono giustizia
gli erano semplicemente attivisti
nella gioventù peronista. Chiedo a
Laura perché suo marito sia scomparso e perché i bambini non siano
stati dati in adozione a famiglie di
militari come molti altri figli di desaparecidos. «Mio marito era judio
- mi risponde - e quello che per lui
è stato fatale è stata la salvezza dei
miei nipoti, nessuno militare voleva allevare carne judia». Questo è il
risvolto antisemita della giunta militare: gli ebrei in Argentina sono
meno dell’1% della popolazione e
tra i desaparecidos sono il 12%.
Mi sono spesso sentita dire «né
dimenticare, né perdonare». «Il perdono appartiene a Dio - dice Laura
- potrei accettare il perdono da parte del miei figli, ma loro non lo possono fare, sono morti. Io non posso
farlo per loro. Io posso solo chiede
re giustizia. Non voglio vendetta,
ma che si dichiari la verità su questa
pagina di storia e che i colpevoli sia- ■
no giudicati. In questo paese, come
in tutta l’America Latina nessuno si
è dichiarato colpevole. Come si può
perdonare chi non si riconosce colpevole?». Chiedo della riconciliazione: «Riconciliarsi con la storia - risponde Laura - significa riconoscerla. Riconoscere la verità. E questo, qui, non è successo».
Ho ascoltato le stesse cose da decine di altre persone. Dalle madri
di Plaza de Mayo, tra queste molte
madri metodiste e valdesi, che da
22 anni sfilano tutti i giovedì. Chiedono la verità. Vogliono tenere
aperte le loro ferite finché non
verrà riscritta questa pagina di storia con i nomi dei colpevoli ufficialmente riconosciuti tali. Ascolto
NUNCA MAS
familiari delle vittime della dittatura argentina
per la memoria, la giustizia e i diritti umani
PROTESTANTESIMO IN TV SU Rai 2
domenica 29 novembre, ore 23,40 circa
replica: lunedì 7 dicembre, ore 9,15 circa
Le chiese alla IV Conferenza mondiale dell'Onu sul clima
L'emergenza ambientale e la questione della giustizia
Nel corso di una tavola
rotonda su «Fede cristiana
e cambiamenti climatici»,
che si è tenuta a Buenos
Aires il 7 novembre David
Hallman, coordinatore
del programma sui cambiamenti climatici del
Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha richiamato l’attenzione sulle
connessioni fra questo
grave fenomeno e la questione etica e teologica
della giustizia nelle relazioni umane e del rispetto
per la creazione. L’incontro si è svolto parallelamente ai lavori della IV
Conferenza mondiale dell’Onu sul cambiamento
del clima recentemente
conclusasi a Buenos Aires,
ed è stato organizzato dal
Consiglio latinoamerica
no delle chiese (Clai) e
dall’Istituto evangelico di
studi teologici.
«Il fenomeno dei cambiamenti climatici - ha
affermato Hallman - costituisce una sfida ineludibile per le chiese: esistono almeno tre ambiti
in cui i cambiamenti climatici in atto minano la
giustizia: la relazione fra
persone ricche e povere,
fra le generazioni attuali e
quelle del futuro e fra gli
esseri umani e le altre
specie viventi della creazione». L’80% delle emissioni di gas che aumentano l’effetto serra sono
prodotte dai paesi ricchi
del Nord del mondo; d’altra parte gli effetti devastanti del fenomeno sono
subiti in gran parte dai
paesi poveri, che per ragioni geografiche ed economiche sono più vulnerabili. Hallman ha ribadito la responsabilità dei
cristiani nel preservare
una relazione di giustizia
nei confronti della creazione; l’attuale tendenza
rischia di rompere l’equilibrio naturale, con gravi
conseguenze per l’intero
creato. «Le chiese devono
proclamare - ha affermato ancora Hallman - che
Dio ama la creazione nella sua interezza e che le
altre specie viventi hanno
valore per se stesse e non
in virtù della loro utilità
per gli esseri umani».
Il pastore William Somplatsyky-Jarman, dell’ufficio per la giustizia ambientale della Chiesa pre
sbiteriana degli Stati Uniti, ha presentato varie iniziative delle chiese amerìcane. «Anche le chiese - ha affermato - cercano di testimoniare la necessità di giungere a una
riduzione dell’emissione
dei gas che producono
l’effetto serra, spesso adottando cambiamenti
nel loro stesso stile di vita». Ha ricordato che i
leader di 24 chiese statunitensi hanno chiesto al
Presidente e al Congresso
di ratificare il Protocollo
di Kyoto (ratifica che è
poi avvenuta alla conclusione del vertice di Buenos Aires) e di creare le
condizioni perché le nazioni più industrializzate
riducano le emissioni di
gas nocivi. (nev)
le loro parole e penso ai voli della
morte, all’orrore di sentirsi dire
che il proprio figlio, marito, padre
è stato buttato vivo da un aereo in
volo. Loro continuano a chiedere
di sapere come i loro familiari siano morti e dove. Perché nunca
mas, perché non succeda mai più,
perché la storia passata sia maestra
per il futuro. Per le prossime generazioni. Per noi.
Un altro capitolo importante è
quello delle chiese e dei cristiani.
Molti si sono impegnati e hanno
pagato. Con la vita, con l’esilio.
Cattolici e protestanti e la loro testimonianza è un capitolo da scrivere. In particolare quelli che hanno fondato il Movimento ecumenico per i diritti umani (Medh), il primo organismo che si è battuto per
denunciare quanto stava succedendo. Tra questi il vescovo cattolico Novak, della diocesi di Quilmes, il pastore José De Luca o il vescovo metodista Echegoyen. Ma il
comportamento dell’episcopato
cattolico è stato prudente se non
complice. I cappellani militari hanno addirittura sostenuto chi era
impegnato «a restaurare l’ordine
necessario», compreso chi era incaricato dei voli della morte. Dopo
la fine della dittatura nessuna confessione di peccato, nessun cappellano militare che sia stato, non
dico rimosso, ma almeno biasimato. Sono affermazioni di Novak, vescovo di Quilnes.,
Un’altra tessera: il capitano
dell’esercito José D’Andrea Mohr,
dimessosi dall’esercito nel 1976.
Mi mostra su una mappa i campi
di concentramento. Mi parla del
«Piano Condor», un unico piano
per tutta l’America Latina, formalmente voluto per combattere il
«cancro del comunismo» che'da
Cuba stava dilagando nel continente sudamericano e sostenuto
dai servizi segreti americani: le polizie di questi paesi avrebbe potuto
agire, arrestare, interrogare (cioè
torturare) ed eliminare chiunque,
anche negli altri paesi. Insomma,
la più grande e coordinata azione
di polizia del mondo.
SPIRITUALITÀ«^^ ^
Immagini bibliche del cibo
di LIDIA MAGGI ^
A PAGINA 3
ECUMENE '
L’Assemblea del Cec
di KONRAD RAISER
Í CHIESE« :
Cura pastorale dei malati
di GABRIELLA CASANOVA
A pagina/
EDITORIALÉ^^’A.'«::
El Niño e La Niña
di AUGUSTO SPURI
A PAGINA 70
¡COMMENTO
La giustizia e il 513
di M. BOUCHARD e P. TROTTA
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 20 NOVEMBRE io.
«“E come volete
che gli uomini
facciano a voi, fate
voi pure a loro.
Se amate quelli
che vi amano,
quale grazia ve ne
viene? (...) Ma
amate i vostri
nemici, fate del
bene, prestate
senza sperarne
nulla, e il vostro
premio sarà
grande e sarete
figli dell’Altissimo;
poiché egli è
buono verso gli
ingrati e i
malvagi. Siate
misericordiosi
cornee
misericordioso il
Padre vostro. Non
giudicate, e non
sarete giudicati;
non condannate,
e non sarete
condannati;
perdonate, e vi
sarà perdonato.
Date, e vi sarà
dato; vi sarà
versato in seno
buona misura,
pigiata, scossa,
traboccante;
perché con la
misura con cui
misurate, sarà
rimisurato a voi”.
Poi disse loro
anche una
parabola: “Può un
cieQO guidare un
altro cieco? Non
cadranno tutti e
due in un fosso?
Un discepolo non
è più grande del
maestro; ma ogni
discepolo ben
preparato sarà
come il suo
maestro.
Perché guardi la
pagliuzza che è
nell’occhio di tuo
fratello, mentre
non scorgi la trave
che è nell’occhio
tuo? Come puoi
dire a tuo fratello:
Fratello, lascia
che io tolga la
pagliuzza che hai
nell’occhio,
mentre tu stesso
non vedi la trave
che è nell’occhio
tuo? Ipocrita, togli
prima dall’occhio
tuo la trave, e
allora ci vedrai
bene per togliere
la pagliuzza che
è nell’occhio
di tuo fratello”»
(Luca 6,31-42)
«SIATE MISERICORDIOSI!»
Abbiamo tutti bisogno di misericordia. Essa è la misura di Dio nei nostri confronti
ed è la misura con la quale ci è dato di vivere ogni rapporto della nostra vita
MARIA BONAFEDE
SIATE misericordiosi! Non
giudicate! Sono due imperativi che ci inquietano: perché da
un lato è evidente che essi riassumono l’intero Evangelo come
possibilità offerta per vivere, come criterio di una vita che si voglia collocare nell’amore di Dio.
D’altra parte è anche così difficile metterli in pratica, così difficile essere misericordiosi e sospendere il giudizio sul nostro
prossimo per davvero, senza
fìngere. È così difficile che finiamo 0 per essere ipocriti o per
mettere tra parentesi il cuore
dell’etica cristiana.
Due imperativi liberatori
Eppure questi due imperativi non vogliono mettere un
carico in più sulle nostre spalle,
ma anzi, vogliono toglierci i nostri carichi, alleggerirci proprio
da quel peso che è davvero insopportabile, che è il peso di essere sempre nella posizione giusta, di essere dei modelli nei
confronti del prossimo, di dover
essere a posto per quel che riguarda ciò che abbiamo e ciò
che siamo, il nostro status, l’immagine che di noi stessi abbiamo e che trasmettiamo, la nostra morale. Perché è così difficile avvertire la portata liberante
di questo discorso? Non sarà
perché in fondo ciascuno di noi
non vorrebbe essere oggetto di
misericordia e di benevolenza
nel giudizio? Non sarà che in
fondo siamo tra coloro che giudicano, certo molto cristianamente, e ritengono di essere sufficientemente misericordiosi?
Noi sappiamo benissimo che
cosa proviamo o che cosa proveremmo, anche dentro la nostra comunità e talvolta più
dentro la chiesa che fuori di es
Preghiamo
Signore, continua a donarmi,
affinché possa condividere.
Continua a perdonarmi,
affinché sappia essere indulgente.
Continua ad interpellarmi,
affinché non mi rinchiuda in me stesso.
Continua ad invitarmi a donare,
affinché non capitalizzi.
Continua a scuotermi,
affinché non mi adagi.
Ed abbia pazienza con me,
affinché non mi stanchi di servirti.
Gregorio di Nazanzio (IV secolo)
(tratto da In attesa del mattino della Cevaa, pag. 39)
sa, qualora ci capitasse di trovarci improvvisamente ad essere nella situazione in cui si dipende dal giudizio altrui e dalla
misericordia del nostro prossimo: sto pensando a chi ha un figlio o una figlia tossicodipendente, a chi si trova in una situazione di bisogno economico, a
chi soffre psichicamente, a chi
fallisce per insipienza, o a chi ha
una malattia come l’Aids, che
tutto sommato è considerata socialmente infamante, a chi ha
dei rapporti familiari deteriorati.
Situazioni insomma che suscitano, con buone ragioni, pena,
commiserazione, ma anche giudizio. Oltre alla sofferenza per la
cosa in sé c’è in questi casi una
enorme sofferenza per il giudizio che si legge sulla faccia del
nostro prossimo, o per quel giudizio che crediamo di leggervi
perché alberga in profondità in
noi ed è in fondo la misura con
la quale misuriamo.
Perché fatichiamo tanto ad
accogliere la portata di grande
liberazione di queste parole di
Gesù? Perché la misura che abbiamo nel cuore non è la misericordia e, quando meno ce lo
aspettiamo, viene a galla la vera
misura con cui misuriamo che è
quella del giudizio. In fondo è
profondamente nostra la preghiera di chi diceva: «Ti ringrazio Signore, perché non sono
come loro!».
Gesù invece dice esattamente
il contrario: dice che siamo proprio così, che la nostra umanità
è questa: uomini e donne che
hanno bisogno di misericordia,
di una misura abbondante, di
una misericordia traboccante. È
molto eloquente l’immagine che
viene usata da Gesù: la nostra
umanità è come il sacco di grano che non solo viene riempito,
ma che in più deve essere scosso
perché si faccia ancora posto, e
poi deve essere pigiato per poterne mettere ancora, finché
non trabocca. Questa è la misura di cui abbiamo bisogno, questa è la misura che incontriamo
in Dio, e questa è la misura con
la quale ci è dato di vivere ogni
rapporto della nostra vita. La
misura di Dio è la misericordia:
chi abbandona la misura della
misericordia di Dio e condanna,
giudica, si ritiene giusto, ritiene
di essere lui o lei stessa la misura con cui guardare al prossimo,
sceglie una misura che gli si ritorce contro. Non è un caso che
sia proprio qui, in questo stesso
capitolo, la preziosa regola d’
oro: «Come volete che gli altri
facciano a voi, fate voi pure a loro» (v. 31).
«Siate misericordiosi come è
misericordioso il Padre vostro».
Questo versetto potrebbe essere
il titolo non solo del nostro testo, ma dell’intero Evangelo di
Luca. Luca ci presenta Gesù così: come colui che racconta e incarna la misericordia di Dio, ma
anche come colui che fa della
misericordia la misura che ci fa
essere pienamente umani. È di
Luca l’episodio della peccatrice
perdonata perché ha molto
amato; è in Luca la parabola del
padre misericordioso che va incontro al figliuol prodigo, è ancora in Luca che Gesù chiede a
Dio di perdonare coloro che lo
crocifiggono perché non sanno
quello che fanno, e che promette al malfattore che riconosce il
proprio peccato che sarà con lui
quel giorno stesso in paradiso.
porti di cui è intessuta la nostra
vita, questa misura che Dio ci ha
dato, la misura della misericordia? Il testo è molto chiaro: non
giudicate! non condannate! perdonate! siate misericordiosi!
Non giudicate!
Dio è misericordia
DIO ha misericordia, Dio è
misericordia. La misericordia di Dio è narrata in tutta la
Bibbia e questa parola che è una
parola rara nel Nuovo Testamento, ha una lunga storia e un
significato prezioso. Mi viene in
mente il racconto del pruno ardente nel libro dell’Esodo. Dio
dice a Mosè: «Ho veduto l’afflizione del mio popolo, ho udito il
grido che gli strappano i suoi angariatori, conosco i suoi affanni,
e sono sceso per liberarlo...»
(Esodo 3). Questa è la misericordia: sia l’entrare profondamente
nella sofferenza altrui, l’essere
mosso a compassione, sia l’azione soccorrevole, la decisione di
agire, l’intervento che cambia la
situazione di chi si incontra.
Ma è proprio la misericordia di
Dio che diventa la misura della
nostra umanità: questo è il messaggio che ci fa arrivare Gesù. Essere davvero umani, essere degli
uomini e delle donne e non delle
caricature di donne e di uomini,
significa essere misericordiosi. In
due sensi: perché soltanto nella
misericordia rispondiamo alla
misura che Dio ha voluto per
l’umanità creata a sua immagine,
siamo conformi alla creazione di
Dio, e perché essere misericordiosi significa scegliere questa
misura per tutta l’umanità sulla
scìa dell’amore di Dio che Gesù
incarna: si tratta di vedere, udire,
conoscere la sofferenza e decidere a favore dell’umanità. Questa
possibilità è per noi, davanti a
noi, può essere colta.
Che cosa vuol dire cercare
nella nostra umanità, nei rap
S FESSO si è subito portati a
pensare che essere misericordiosi, non giudicare significhi rinunciare a prendere posizione, oppure, come ogni tanto
si sente dire, coprire l’ingiustizia
col mantello dell’amore. Ma non
è affatto così. La misericordia richiede anche chiarezza, coerenza, talora durezza. Alla fine dello
stesso capitolo 6, Gesù è molto
esplicito con quelli che gli dicono «Signore, Signore», e non
fanno quello che dice (v. 46) e li
paragona ad un uomo che ha
edificato la sua casa sulla terra
ma non ha posto le fondamenta.
La misericordia di Dio è anche
questo: la chiarezza che colpisce
nel profondo ma non uccide,
non condanna, indica la via e dà
la possibilità di entrarvi e lo fa
una, due, dieci volte.
Dunque «non giudicate!» significa avere a cuore la situazione del nostro prossimo perché
essa ha bisogno di amore allo
stesso modo in cui lo abbiamo
noi, essa ha bisogno di giustizia,
di verità, di fraternità. «Non giudicate!»: Gesù tocca un nervo
scoperto. Potremmo ripercorrere i nostri rapporti familiari, i
delicati rapporti tra le persone
nelle nostre chiese, nei nostri
istituti, nei nostri uffici. Ci accorgeremmo quanto spazio di
azioni, di pensieri, quanta strada c’è ancora e sempre daccapo
da percorrere, per provare ad
avere con il nostro prossimo
quella misura di misericordia
che in Cristo ci è donata. Non
che noi vogliamo veramente
giudicare gli altri, spesso non lo
vogliamo affatto, e quasi non ci
accorgiamo di quello che stiamo
facendo, ma viene quasi da sé: è
così facile, fa così bene rendere
evidenti gli errori altrui. Il giudicare comincia col separarsi, col
paragonarsi, col perdere la misura umana. Non giudicare non
significa giustificare tutto per
salvare anche se stessi e il proprio diritto a sbagliare, significa
cercare insième al nostro prossimo e reciprocamente la misura
della misericordia, dell’attenzione, della giustizia, della compassione, del bene, della resistenza
al male.
(Ultima di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletiche
Il brano si trova nel
mone sul monte e
quadro delle «antiw
che in Matteo (5,
sono sei, mentre iuca^
riprende soltanto due
ultime due. Si chiami!
antitesi quelle mirabili
dicalizzazioni della li
rabbinica operate da*6
sù e che nell'Evangeloj
Matteo saltano allw
perché sono introdoi
dalle parole di Gesù;a
vete udito che fu dé%
e poi: «Ma io vi dicolij
che comprendono ilpj
gere l'altra guancia a|
ha percosso la prjn„
l'amore per i nemici, '
Nel Vangèlo di Lucafc
antitesi sono l'antefatj
del testo che qui è prta
in esame. L'amore pei
nemici viene subito prim
dell'invito ad essere misa
ricordiosi come lo èilpj
dre. Questo «come»ij
tuisce una relazione»
portante tra la miseri»
dia di cui i discepoli so»
oggetto e quella cheèli
ro richiesta nei confroii
del loro prossimo. Siti»
ta di entrare nei due me
vimenti e nelle riflessi«
fondamentali che il
me» indica: quella sii
misericordia di cui sia*
oggetto, quella sui
porti che possiamoi»
staurare con il nostra
prossimo.
La misericordia di Di(
il suo amore sono qual
del dono incondizionatd
del dare la vita per lasil
vezza del mondo,
condivisione della vita)
persino della morte ei
una morte infamante di
nella croce di Gesù Crii
appare in tutta la su
portata. «Dio ha tanti
amato il mondo da dati
suo unigenito figlio,
finché chiunque credei
lui non perisca ma abS
vita eterna» (Giov. 3, li
questa è la misericori
di Dio rivelata in Gei
Cristo. La misericordia
un fatto, una decisiM
che trova la sua origi*
nell'amore gratuito!
Dio verso le sue creatura
Non si tratta di un sei
mento, di un moto
l'animo, ma di una'
sione sconvolgente per»
quale il Signore decide»
avvicinarsi a tal pun#
all'umanità da assutnetit
ne le sorti, da mostrarli
la colpa, non per inciti»
darvela ma per liberar®
da quella colpa.
La misericordia cui »
sù invita i suoi ascolta®
allora diventa chiara:!®
si tratta di un sentimeiro
di forzare se stessi P,
provare trasporto p
ci fa del male o per
male ad altri, rna dic
re delle occasioni, n
azioni, dei fatti che Ci c»
leghino al nostro pn
mo non per il m
■'amore ci»
fa, ma per . j,
abbiamo ricevuto e
Dio dona anche a lui'
Così al versetto
che corrisponde, eh
na indietro dall'averPj
• date
donato,
una misura
anche qui
è in riferimento i
ra dell'amore di
vrabbondante ehe
sua grazia ha
vita nella nostra e^^
ed una vita che non
sce mai e ha prome«
centuplo.
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20 NOVEMBRE 1998
Fede e Spiritualità
La Bibbia ci insegna a parlare di Dio con immagini, metafore e parabole
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
l'ìfrvriagine del cibo è molto diffusa nella Scrittura: è il segno della cura di Dio
perno!. Come il cibo, anche la parola del Signore può abbondare o scarseggiare
PAG. 3 RIFORMA
lidia maggi
MIO nonno, quando ero
bambina, mi viziava e
coccolava, come forse tutti i
nonni del mondo. È solo sul
mio modo di mangiare che lo
scontro sorgeva tra di noi.
Quando per esempio addentavo una mela per poi lasciarla a metà sulla tavola, andava
su tutte le furie. Non tollerava che il cibo si gettasse o si
sprecasse. Sapevo bene che
dietro il suo scandalizzarsi
c'era U ricordo della guerra e
del dopoguerra. I lunghi racconti sulla sua infanzia segnata dalla fame, sui doni di
Natale costituiti da poche
noci e due mandarini, mi testimoniavano un periodo di
carestia a me sconosciuto...
Tempi di carestia e tempi
di abbondanza caratterizzano la storia biblica e forse anche la nostra storia, tempi in
cui il cibo è prezioso perché
raro, altri in cui abbonda. La
carestia rappresenta nei racconti biblici non solo una situazione che crea povertà
collettiva: è una vera categoria teologica. Un motivo che
accompagna tappe importanti della storia sacra, che
spinge spesso ad uscire dai
propri confini, dai propri
schemi... La carestia per esempio è la ragione che muove i figli di Giacobbe verso
l’Egitto (Genesi 41, 50; 55).
Le premesse per l’esperienladi liberazione dell’Esodo
sono state gettate proprio da
quel viaggio alla ricerca di cibo, viaggio nella terra dell’ab■dij bondanza, viaggio nella terra
che si trasformerà poi in terra
di povertà e schiavitù. Perché
le categorie bibliche a volte si
nbdtano; «Gli ultimi saranno
¡primi», una maledizione diventa fonte di benedizione.
Persino il deserto, luogo di
morte e di carestia, diventa
dell’esperienza di Dio luogo
di benedizione e di abbondanza: la manna non mancava mai, il rapporto con Dio
era intensissimo: «Il deserto e
a terra arida si rallegreranno,
la solitudine gioirà e fiorirà
rame una rosa» (Isaia 35, 1).
La carestia non necessaria®ente rimane perciò una ma
«I mangiatori di patate» di Vincent Van Gog (1885)
ledizione. Spesso indica più
un momento di passaggio, di
cambiamento. Anche la storia
di Ruth si apre sullo sfondo di
un periodo di carestia («Al
tempo dei Giudici ci fu nel
paese una grave carestia»,
Ruth 1, 1), carestia che la
spinge ad emigrare, o meglio,
a ritornare.
L’immagine del cibo è molto cara alla storia sacra. Spesso è un modo per dire Dio e
l’esperienza di cura amorevole che da lui ci viene. Il
banchetto del Regno, la moltiplicazione dei pani, l’invocare il pane quotidiano, il lieto banchettare di Gesù con i
peccatori sono segni che ci
parlano del progetto di salvezza, una salvezza totale,
che non lascia mai a stomaco
vuoto. Altre volte il cibo
esprime l’intimità, l’appartenenza, il discepolato, la comunione con Dio: il pane
della vita, il mangiare di Giovanni 4: «Il mio pane è fare la
volontà del Padre mio», o di
Giovanni 6: «Chi mangia la
mia carne rimane in me», sono immagini che vanno in
questa direzione: dicono il
bisogno di nutrirsi di Dio.
Perché Ezechiele possa vincere il suo silenzio e lasciarsi
sedurre da Dio a parlare deve
mangiare il rotolo, rotolo che
troverà dolce come il miele
quando avrà ormai interiorizzato la sua chiamata.
«Venite e gustate quanto è
buono il Signore» esclama il
salmista nutrendosi di Dio...
La bocca è il luogo del cibo,
ma anche l’organo dove nasce la parola. Gesù stesso lo
sapeva bene quando all’angelo tentatore che gli chiede
di trasformare i sassi in pane
replica: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola
che viene dalla bocca di Dio»
(Matteo 4, 3-4). D’altra parte
però l’esigenza spirituale di
nutrirsi della parola di Dio
non può essere separata dal
nutrimento concreto di pane.
Quando i discepoli vogliono
mandare via la folla che ascoltava Gesù, egli ordina di
sfamarla: la moltiplicazione
dei pani ristabilisce la tensione umana tra i bisogni spirituali e quelli materiali, legittimando questi ultimi, come
nel Padre Nostro.
La Bibbia a volte sembra
un vero trattato culinario per
le numerosissime immagini
legate al cibo, ma prima di
addentrarci nel menu è necessaria la condizione di affamati altrimenti quel cibo rimane sulla tavola abbandonato, disprezzato, un avanzo
destinato ad essere gettato
via. Beati sono invece gli affamati: cibo abbondante nei
periodi fertili, cibo scarso nei
periodi di carestia... il cibo,
quando manca, diventa prezioso. Non è permesso lo
spreco: il suo sapore è più intenso, è un tesoro reso ancor
più saporito dal desiderio. Lo
sapeva bene mio nonno e lo
sanno tutti coloro che faticano per vivere. Una buona
cuoca non è necessariamente
chi esegue un piatto sofisticato con a disposizione tutti
gli ingredienti ma chi è capace con quel poco che ha di
sfornare un piatto nutriente e
appetitoso. Non è un caso
che i migliori piatti della cucina italiana nascano dalla
povertà: la polenta, la pizza,
gli spaghetti, piatti nati poveri, con pochi ingredienti eppure così gustosi.
Così come il cibo anche la
parola di Dìo in alcuni tratti della storia sacra sembra
abbondante, in altri invece
scarseggia, è quasi assente.
C’è abbondanza di parola di
Dio nelle storie dei patriarchi, nell’esperienza dell’Esodo, del Sinai, del deserto. Dio
diventa più parsimonioso di
parola nel periodo dei giudici
e dei re. È silente con Saul,
eroe tragico della storia sacra
e con Giobbe che resiste alle
disgrazie cercando un senso
nell’agire di un Dio che si rivela per lui incomprensibile.
Una poesia d'annore
Come polpa
di un frutto maturo
«Sono come una poesia
Le cui parole succulente colano
Come polpa di un frutto maturo nella tua bocca,
una poesia che ti sazia di amore,
prima ancora che tu ne colga il senso misterioso:
basta assaggiarne il gusto...»
Mario Quintana
Una poesia del corpo
Siamo quello
che mangiamo
«Il corpo è cucina.
Senza fuoco che vi arde dentro,
il fuoco della fame
desiderio, anelito, immaginazione,
non vi è speranza di resurrezione,
giacché noi siamo ciò che mangiamo»
«Siamo quello che mangiamo»
Rubem A. Alves
Ludwig Feuerbach
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II cibo scarseggia. Chi li deve
procurare? La minestra non si
prepara solo con l’acqua. Del
resto alcuni ingredienti necessitano di essere cucinati,
crudi sono immangiabili, la
realtà cruda ha bisogno di essere trasformata, cucinata,
resa appetibile.
Il primo passo è quello di
trovare gli ingredienti per cucinare la minestra di Dio. I
discepoli sono diversi tra loro. Alcuni aspettano che altri
consegnino gli alimenti base,
scelgano una vita più contemplativa, altri sentono invece di dover uscire a cercare
le erbe, uscire ed affrontare
spesso una realtà «selvatica»,
sconosciuta, non catalogabile, come tutte le nuove situazioni che interpellano la nostra vita. Il rischio di sbagliare è sempre alle porte.
Provo simpatia per quel discepolo iperattivo che, in un
periodo di carestia, trovandosi di fronte una pianta selvatica, non addomesticata,
con frutti abbondanti, ha rischiato e prima ancora di catalogarli se ne è riempito il
vestito per la minestra. È il rischio della nostra vita cristia
na, di percorrere piste sconosciute alla ricerca di senso.
Il frutto sconosciuto sembra
bello e appetitoso, sembra
aprire nuove possibilità di
nutrimento. Viene portato a
casa, tagliato, e gettato nella
minestra. Si rivela invece alla
cottura tossico, capace di avvelenare il tutto.
La minestra viene distribuita, ma è immangiabile, i
discepoli se ne rendono conto, sono in grado dopo averla
assaggiata di discernere, di
valutare il risultato e di dichiarare immangiabile quel
piatto. 11 giudizio che danno
è durissimo, ma salva la vita a
tanti: «C'è la morte in questa
minestra». Ecco che il cibo
che doveva nutrire, dare forza, vita, si trasforma in veleno, morte... il discepolo che
voleva contribuire col suo
servizio al bene comune si
scopre avvelenatore.
Non resta che buttare via
tutto il contenuto della pentola e rimanere a digiuno. Ma
in tempi di carestia lo spreco
non è permesso. Il profeta interviene questa volta però
con un miracolo, particolare,
unico. Egli non moltiplica o
trasforma, ma corregge: aggiungendo un ingrediente
rende quel veleno cibo appetitoso che nutre. Il lavoro di
tutti non va perciò sprecato.
L’azione del profeta non è radicale, egli si limita a correggere un’azione sbagliata. Proprio come una massaia che
cerca di correggere con una
patata una minestra dove è
scivolato troppo sale...
Oggi le parole non sono rare. Le si pronuncia, le si legge, le si ascolta, le si scrive
dovunque. Nasce il problema
di distinguere la parola di Dio
dalle mille parole umane.
Problema che di per sé presenta già un paradosso: la parola di Dio da una parte ha
bisogno di essere incarnata
per entrare in contatto con
noi, e tuttavia necessita di essere purificata da avvelenamenti troppo umani. 11 messaggio che la Bibbia ci tramanda necessita di essere
cucinato, risulta a volte crudo, indigesto e deve essere
cotto perché sia reso appetibile per nutrire la nostra
realtà, perché si trasformi in
minestra che può essere distribuita e mangiata da molti.
Ma il fuoco della passione
non sempre è acceso. Vorremmo trovare nuovi linguaggi, nuovi ingredienti per
cuocere la Parola, nuove ricette ma abbiamo paura,
paura di essere il discepolo
che avventurandosi per sentieri sconosciuti trasforma la
parola di vita ricevuta in minestra di morte, e allora ci
sentiamo paralizzati.
Meglio morire di fame che
rischiare l’avvelenamento. E
se troviamo il coraggio di
agire subentra il timore di
non essere capaci di discernere il risultato, di non riconoscere come i discepoli di
Eliseo che la minestra della
vita può essere diventata veleno. Carestia di Parola, di
passione, di coraggio e di discernimento. Tempi difficili,
non va negato, forse però la
morsa della fame ci rende disponibili ad apprezzare anche solo le briciole della parola di Dio e a non gettare via
troppo frettolosamente quei
piatti che ci sembrano riusciti male, nella speranza che
Dio susciti tra noi profeti capaci di correggere le nostre
minestre sbagliate, (l.m.)
Un teologo russo
La tavola
di un banchetto
universale
«Nel racconto biblico della
creazione l’uomo è un essere che ha fame e il mondo
intero è il suo cibo. Egli deve
mangiare per vivere: deve assumere nel proprio corpo il
mondo intero e trasformarlo
nella propria carne e nel proprio sangue. Egli è proprio
quel che mangia e il mondo
intero è per l’uomo la tavola
di un banchetto universale.
L’immagine di quel banchetto rimane, attraverso la Bibbia intera, l’immagine centrale della vita. È l’immagine
della vita nella sua creazione
e anche nella sua fine, nel
suo compimento: Che mangiate e beviate alla tavola del
mio regno».
Alexander Schmemann
teologo ortodosso russo
Nev agenzia stampa
notizie evangeliche
abb. L. 60.000 - ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 20 NOVEMB^j^
3-14 dicembre: Vili Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese - 2
Essere chiese responsabili le une delle altre
Il giubileo biblico è innanzitutto il simbolo della riconciliazione. Non c'è alcun
dubbio che il movimento ecumenico ha bisogno di udire questo messaggio
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-1
KONRAD RAISER*
La seconda caratteristica
dell’Assemblea è che essa
coincide con il punto culminante del Decennio ecumenico della solidarietà delle chiese con le donne. Durante i tre
giorni precedenti l’Assemblea, dal 27 al 30 novembre,
un migliaio di donne di tutte
le tradizioni cristiane del
mondo si riuniranno a Harare
per un Festival che avrà come
tema: «Affrontare il futuro dopo il 1998». Durante questa
manifestazione si raccoglieranno i frutti del Decennio e
si celebrerà la vita nell’ambito di una comunità senza
esclusiva. Il bilancio del Decennio, basato sulle relazioni
delle circa 70 équipe che hanno visitato più di 300 chiese
membro del Cec, indica che
esso ha favorito una presa di
coscienza critica in molte
chiese. Ma finora abbiamo
fatto soltanto i primi passi
verso una vera comunità di
uomini e donne. L’Assemblea
dovrà quindi confermare che
il Cec è ben deciso ad andare
avanti su questa strada nei
prossimi anni.
Un messaggio liberatore
Il terzo segno caratteristico
dell’Assemblea è, ovviamente, il fatto che vi celebreremo
il giubileo del Consiglio ecumenico delle chiese. Un giubileo ecumenico: che cosa
vuol dire? Nella tradizione biblica, il giubileo è portatore
di un messaggio di liberazione degli schiavi e dei prigionieri, di remissione dei debiti
e di restituzione delle terre
ancestrali. Ma il giubileo è innanzitutto il simbolo della riconciliazione e del ripristino
di giuste relazioni aH’interno
della comunità umana. Non
c’è alcun dubbio che il movimento ecumenico ha bisogno di udire questo messaggio che viene ripreso nel tema dell’Assemblea: «Volgiamoci verso Dio nella gioia
della speranza».
Le chiese hanno bisogno
di udire il messaggio liberatore del giubileo, che proclama che la riconciliazione viene offerta a loro e a tutto il
mondo, da Dio in Cristo. La
riconciliazione tra le chiese
separate, cioè l’unità che ricerchiamo, è un dono della
grazia di Dio. Le chiese sono
pronte a riceverlo e a cele
brare la comunione, reale
sebbene imperfetta che, per
la grazia di Dio, è diventata
una realtà durante questo secolo ecumenico? Se l’unità e
la riconciliazione sono davvero doni di Dio, il messaggio
del giubileo pone i nostri
sforzi ecumenici in una prospettiva nuova e più ampia.
Molti dicono che, alla vigilia del XXI secolo, il movimento ecumenico è giunto
ad un bivio in cui la strada
che gli si apre davanti è incerta. Gli sforzi delle chiese,
soprattutto quelle delle tradizioni protestanti anglosassoni, per realizzare l’unità
tramite unioni istituzionali
organiche, si trovano quasi
bloccati. I dialoghi dottrinali
approfonditi tra chiese e famiglie di chiese, portati avanti negli ultimi trent’anni, non
sono riusciti a creare la comunione, e le chiese si trovano alle prese con gli accordi
che le chiamano a ridefinire
la loro identità tradizionale.
Né l’unione organica né il
consenso dottrinale sembrano da soli capaci di dare una
risposta alla ricerca dell’unità
visibile. Il tema dell’Assemblea invita le chiese a liberarsi, nello spirito del giubileo,
dalla loro cattività istituzionale e dottrinale. Le invita alla
conversione, le invita a volgersi verso Dio per meglio riprendere il cammino. L’attuale cattività delle chiese e il loro atteggiamento difensivo
sono radicati nella storia delle
divisioni e nel ricordo dei
danni e della vergogna che essa si porta dietro. Questo passato non è stato riconciliato. Il
giubileo di Dio è portatore di
un messaggio di perdono. Esso può liberare le chiese dai
legami che le incatenano al
loro passato e aprire loro il
cammino verso il futuro.
All’inizio di questo secolo,
quando la generazione dei
pionieri ecumenici formulò
la sua visione, questa liberò i
responsabili delle chiese, laici e pastori, e diede loro l’energia necessaria per impegnarsi in un processo di rinnovamento ecumenico. Molte cose sono state realizzate
nei corso dei decenni succes
Logo per l’Assemblea del giubileo del Cec
sivi. La visione ecumenica è
sempre un faro che guida il
popolo di Dio nel suo cammino comune? All’Assemblea
di Harare, dopo la celebrazione del giubileo, delegati e
delegate saranno chiamati a
rinnovare il loro impegno a
favore del movimento ecumenico a nome delle loro rispettive chiese. L’ordine del
culto che indica questo rinnovamento dell’impegno,
definisce la visione ecumenica nei seguenti termini:
«Aspiriamo all’unità visibile
del corpo di Cristo, che attesti i doni di tutti, giovani e
vecchi, donne e uomini, laici
e pastori. Aspettiamo la guarigione della comunità umana, la pienezza dell’intera
creazione di Dio. Crediamo al
potere liberatore del perdono, che trasforma l’ostilità in
amicizia e rompe l’ingranaggio della violenza. Apriamo le
nostre vite a una cultura di
dialogo e di solidarietà, nella
condivisione con gli stranieri
e nell’incontro con i credenti
di altre religioni».
Una nuova visione
Questa visione è abbastanza forte per guidare le chiese
negli sforzi che esse compiono per essere più autenticamente chiesa e per essere
sempre di più, per il mondo,
uno spazio in cui la riconciliazione sia una realtà? Questa dichiarazione è centrata
sulla visione di una nuova
qualità di vita e di rapporti
all’interno della comunità. In
questo senso, essa ribadisce
l’affermazione contenuta in
un recente documento di
orientamento riguardante
l’essenza del Cec, vale a dire
che il Cec è una comunità di
chiese che si impegnano ad
essere responsabili le une
delle altre. Questa dichiarazione è una sfida lanciata sia
alle chiese sia al Consiglio. Il
modo in cui l’Assemblea affronterà e tratterà i p tenziali
conflitti di carattere politico,
ecclesiale e morale, ci indicherà in quale misura le chiese membro e il Cec in quanto
organizzazione saranno disposti a realizzare questa visione. Questo sarà forse il
messaggio più forte dell’Assemblea. (Cec-info) (fine)
* Segretario generale del Cec
(traduzione dal testo francese a cura di J.-L Peyronel)
Si sono svolte presso il Centro del Lazaret, a Séte, i 17 e 18 ottobre scorsi
Francia, le «Giornate nazionali del protestantesimo liberale»
LUCETTE TENDER
IL modo migliore, credo,
per suscitare il desiderio di
condividere il grande interesse di queste due «Giornate
nazionali del protestantesimo liberale», è di presentare
il programma del Seminarlo
che si è svolto presso il Centro protestante del Lazaret, a
Séte, il 17 e 18 ottobre scorsi.
Questo «Dialogo fra religioni» verteva su «le nozioni
di amore e di compassione».
11 dibattito è stato introdotto
da varie relazioni: Roger Favry ha parlato su «Amore e
compassione per il buddismo»; Nayla Farouki, filosofa
e codirettrice insieme a Michel Serres della collana «Domino» delle Edizioni Flammarion, ha parlato di «Clemenza e misericordia nell’Islam». È seguita una tavola
rotonda presieduta dal pastore Jean-Paul Sauzède su «i
pericoli e gli aspetti negativi
dell’amore». Il giorno successivo Elie Cohen, professore
incaricato presso l’istituto di
studi e di cultura ebraica di
Aix-en-Provence, è intervenuto su «L’amore secondo la
Torah». Dopo il culto presieduto dalla pastora Christine
Durand, Lytta Basset, docente alla Facoltà di teologia di
Losanna, ha relazionato su
«Amore e compassione: punto di vista cristiano». Le conclusioni sono state presentate dal pastore Jean-Marie de
Bourqueney, della chiesa
riformata di Marsiglia.
11 numero dei partecipanti
a queste «Giornate» aumenta
di anno in anno. Questa volta
eravamo più di 150. Certo,
per approfittare al massimo
di queste eccellenti conferenze di livello universitario, occorre avere una buona conoscenza del francese, il che facilita poi i contatti con gli
stessi relatori. Sono credenti,
liberi pensatori, cristiani e
non: questo è una delle specificità di questi incontri. Abbiamo ascoltato con attenzione la presentazione buddista di una compassione
vuota di emozioni: troppo cerebrale forse, o calcolata.
Credo che la mentalità occidentale faccia fatica a comprendere quell’attitudine.
La filosofa musulmana ha
sottolineato l’importanza di
Gesù, grande profeta dopo
Maometto: né Dio né morto,
ma molto presente in una religione che esclude i fanatici.
Ai due relatori medici è toccato insistere sulla realtà angosciosa di tutti coloro che
soffrono delle deviazioni di
un «amore-possesso», sofferenza che accentua i risvolti
nascosti di un’anima tormentata. A mio parere, l’amore e la compassione descritte dal rabbino erano
troppo vincolati alla legge.
Alla fine, abbiamo ritrovato
la nostra serenità condivi
dendo i contenuti della bella
e luminosa conferenza della
pastora Lytta Basset, che ha
rilevato con forza la natura di
Gesù, così sensibile alle sofferenze del genere umano.
Avendo egli stesso vissuto
tutte quelle emozioni, ivi
compreso il bisogno di essere
amato, egli può comprenderle meglio e compatire con
ciascuno, ispirando forza, coraggio e fiducia.
11 prossimo incontro si
svolgerà il 23 e 24 ottobre
1999 e sarà centrato sulle prospettive del cristianesimo e in
particolare del protestantesimo. Chiunque può partecipare iscrivendosi presso Mr. et
Mme Nougarède, 18 me Aristide Briand, 94100 St-Maur,
Francia (tei. 01-48838480).
Allo stesso indirizzo è possibile chiedere l’abbonamento
gratuito in prova per tre mesi
del mensile del protestantesimo liberale francese «Evangile et Liberté».
li cardinale Ratzinger (a sinistra) e ii vescovo Huber ( a destra)
Chiesa evangelica luterana di F
Incontro tra il card. Ratzingt
e il vescovo Wolfgang Hub^
ALBERTO SAGGESE
T A pazienza è una virtù
ecumenica». Con queste parole il card. Joseph Ratzinger, prefetto deila Congregazione per la dottrina della
fede, durante rincontro avvenuto nella Chiesa iuterana di
Roma il 19 ottobre scorso, ha
invitato a superare le irritazioni che immancabilmente si
presentano, sempre e di nuovo, sul cammino ecumenico
delle chiese. Suo interlocutore
è stato Wolfgang Huber, vescovo della Chiesa evangelica
luterana di Berlino-Brandemburgo, uno dei teologi più in
vista in Germania.
Alla presenza di un pubblico folto e interessato e di numerosi giornalisti, i due teologi hanno a lungo dialogato
sulle loro esperienze personali e sulle prospettive ecumeniche per il futuro. 11 vescovo Huber ha voluto sottolineare, quasi in risposta all’affermazione del card. Ratzinger, di come anche l’impazienza possa essere una
virtù ecumenica. Essa è una
realtà del nostro mondo moderno e può essere un motore anche nel cammino ecumenico: i coniugi in un matrimonio interconfessionaie,
ad esempio, chiedono alle
chiese in che modo possano
vivere la loro fede in questa
loro situazione e attendono
una risposta subito e non in
vista delle prossime generazioni.
Un punto interessante del
dibattito è stato senza dubbio
quello riguardante la Dichiarazione congiunta sulla Giustificazione, il documento stilato da una commissione mista cattolico-luterana, recepito ufficialmente dalla Federazione luterana mondiale ma
rimesso in discussione, all’ultimo momento, dalla Chiesa
cattolica romana. Era appunto a questa delusione da parte
iuterana che Ratzinger si
riva con il suo invito
zienza. Si è riconosciute! cì^almeno per quanto rigui
membri della commissi
mista, mai nella storia c’è s|
to un più pieno consensési
le verità fondamentali dd
fede. Huber ha inoltre nfl
in guardia contro il voleif i
consenso ecumenico tflta|
subito. L’ecumene proc^
piccoli passi e ogni passidt
ve essere ben calcolato. • .»
Rifacendosi ad esempl'sli^
rici (anche prima della
sione fra le chiese eccidi
e quelle orientali c’eraneo]
nioni differenti, ma cof
venti nelle due chiese). Ri
zinger ha espresso l’opii
che ciò che è veramenti
base della fede non può.
essere unico; ma che ci si
nella fede delle cogn¡
particolari di ciascuna tri
zione di cui si deveten?
conto e a cui deve essali
sciata aperta una port^
cardinale ha affermato di£
tenere comunque
giungere a un consenso dffl
Chiesa cattolica nei co;
della Dichiarazione, mi
aggiungendo e approfoni
do alcune riserve espre®
nel documento stesso. ^
La necessità del cami|p
ecumenico è stata presepe
dal vescovo Huber sott^
ma di domande critici!# Sfe
quale misura le differen^®
le chiese, intese anche cof.
ricchezze delle diverse
zioni cristiane, posso!
ventare fonte di testimeli
za dell’Evangelo nei con?
ti di chi vive chiuso ^lar*"
e all’esperienza di Dio?
I presenti, sia i cattolif?
gli evangelici, hanno ap^
zato molto l’incontro e fi
no espresso il desiderio
avere più spesso occasi
di incontri simili, con
tecipazione di teologi m
peso e di linguaggio^
prensibile a tutti.
licei
Seduta della Commissione misMi
Luterani e ortodossi d'accoi
sulla Giustificazione
Luterani e ortodossi lavorano per cercare di raggiungere
la «piena comunione ecclesiale». Lo ha confermato la IX seduta della Commissione mista luterano-ortodossa. Sono
stati formulati congiuntamente gli «Elementi fondamentali della fede cristiana» e
tra questi anche la dottrina
della Giustificazione. La seduta, che ha avuto luogo a Sigtuna (Svezia) nell’agosto scorso
è stata «un passo importante»
nello sforzo che ortodossi e
luterani stanno facendo insieme per mettere in luce e for
mulare gli elementi esl
della fede cristiana, ^ ysij
Sven Oppegaard, ""
generale aggiunto d“‘ ,j
razione luterana mo
che ha aggiunto: 1
le differenze nelle nop
dizioni, per quanto W
la terminologia teolo&*j^,
ricerca dei punti basi ,
mo riusciti ad espriiR® ^
tariamente gli aspetti
ziali della grazh di Dio ^
salvezza in Cristo. ^
ci siamo riferiii
la nostra coihprensi ^
materiale biblico».
5
)ì 20 NOVEMBRE 1998
A
PAG. 5 RIFORMA
È giunto nelle sale italiane «Salvate il soldato Ryan» di Steven Spielberg
A tu per tu con un nemico invisibile
isbai'co in Normandia del giugno 1944 ripropone uno scenario che sprofonda
lo spettatore nel campo di battaglia per farlo poi uscire sconvolto e turbato
Le guerre viste dal cinema
Dallo sbruffone «Rambo»
alla metafisica di Kubrick
DAVtPE ROSSO________
NO stranamente piccolo
caporale americano della
¡ida guerra mondiale uca sangue freddo un soltedesco inerme. È una
ultime scene di Salvate il
Ryan di Steven Spielin sé una delle meno
Ite del film e anche un
arginale nell’economia
iva sviluppata, ma è un
chiave di tutto quanto
stato presentato fino a
^momento. Quel caporale
certo senso percorre
■ario dello spettatore. È
[ualunque quando viene
per la missione, senza
una conoscenza reale
guerra; poi comincia la
ivventura, si trova faccia
;cia con gli orrori delle
¡lie; prima si sforza di
i con gli occhi del buon
to ligio alle regole poi alcon quelli della persona
lale, e alla fíne viene so:o dall’illogica realtà di
«acui si trova,
spettatore i primi venti
del film li passa pratile fianco a fianco dei
Iti alleati che tentano lo
in Normandia. L’uso
lunto di vista soggettivo è
equente che si ha quasi
fessione di tenere in
la cinepresa; non solo
«colui che guarda», ma
ie colui che filma. Intorivani soldati che muoioangue che emerge da
dove, l’acqua del mare
Un’immagine dei D-Day (1944)
che si colora di rosso e viene
percossa dalle bombe e dai
cadaveri che cadono, e schizza suU’obbiettivo che riprende, il quale è davanti a chi
guarda (che così non può più
vedere chiaramente di fronte
a sé), ma subito la visuale si fa
più nitida: l’orrore e il non
senso ricominciano, accompagnati dal rumore assordante, che non si interrompe
mai, dei colpi che vanno ha
cercare un bersaglio.
Certo, Salvate il soldato Ryan non poteva che pensarlo e
realizzarlo un regista degli
Usa, c’è forse troppo sangue
che corre, una certa retorica,
ma anche molta umanità che
si scontra con una realtà di
roposta del governo Jospin
erare la memoria
rima guerra mondiale
Ito
Ine
[caso dei soldati francesi
Iti per le armi a causa del
“ di obbedire all’ordine
i massacrare, che ora il
ìtno intende riabilitare,
ttovocato, oltre che l’apaamento del ministro
Difesa italiano, Scogna®, e di un vecchio testifi come Mario Rigoni
l’irritazione di alcuni
(Indro Montanelli in teuanno richiamato alla
ìssjtà di evitare le guerre
[ánche all’evidenza che
tdo ci si trova in mezzo
ina combattere. Se eSa all’epoca dei fatti, o
hvo dell’azione, questa
'aone avrebbe avuto una
^Mogica. Ora essa suona
“la negazione a qualsiasi
> di riconsiderare i fatti,
^muovere nuove valuta’ ® un arroccamento sul'sizioni che solitamente
fistra vengono rimproveri storici «ufficiali» della
detta di alcuni
mudili a qualsiasi nuomsiderazione.
■’r^are quei fatti può
- essere utile a tanti: ci
alcune iniziative
m degne di lode (la tedel sottotenente
IGino Frontali in «La
^state di guerra». Il
y ’ ° le nuova edizione
1? “Plotone di esecuifl' Frocessi della prima
rpi. ^odiale» di Enzo
«Í ® liberto Monticojg L'^^dpensamento falifj.f^^enche al mondo
itatrf’ l*e parte
P^ttovalutato la
te“à(egh effetti in
idiale suìiT®
5 dpim Puura atomila ««r,i®^?’''“lgltnento
■^hwitz finale» e
’ ^l'ovinti simbolo
della distruzione sono stati
in massima parte gli eventi di
massa: ce n’era ben motivo,
anche perché il mondo bipolare teneva l’intero pianeta
sotto la minaccia della competizione nucleare. Si è persa
tuttavia la dimensione dello
stillicidio, del veder cadere
gli uomini uno a uno, dei
drammi delle singole famiglie di fronte alla perdita in
battaglia (o di fronte al plotone d’esecuzione) dei figlioli.
Una dimensione in cui probabilmente ognuno è solo,
padre, madre, morosa... Una
situazione umana in cui la
condanna della maledetta
guerra non si accompagnava
con la rivolta «politica» contro le guerre. Per questo probabilmente non vi si è posta
attenzione, come non la si è
posta ai sentimenti che uniscono ancora i reduci, e che
non si possono liquidare solo
come espressioni di «spirito
di corpo» o fiancheggiamento del potere.
Si è parlato e lottato giustamente contro r«equilibrio
del terrore», molto meno dei
drammi che colpivano le singole famiglie nelle decine se
non centinaia di conflitti
combattuti con metodi «tradizionali» dal ’45 a tutti gli
Anni 80. E in seguito abbiamo visto di pepio, forse, anzi, le crudelissime guerre etniche (Bosnia, Ruanda...)
hanno rappresentato un’inversione di tendenza. Negli
Anni 90, verso la fine del millennio, c’è stato chi ha continuato a morire uno per uno,
anche se alla fine morivano
in tantissimi. Uno per uno
sotto le mire di un cecchino
(roba d’altri tempi?) in Bosnia come uno per uno contro un muro per avere disobbedito a ordini assurdi.
sumana, personaggi con caratteri molto «post moderni»,
tipici del nostro tempo, obbligati a confrontarsi con un
mondo quasi irreale eppure
vero al punto da far molto
male. La narrazione è come
frantumata, spezzata e ricomposta qua e là, ma è anche percorsa da molte ripetizioni e citazioni. La realtà del
mondo che ci viene presentato è composta da mille
schegge come la nostra. La ricerca del regista sembra tutta
indirizzata a creare immedesimazione nello spettatore
che qui si trova faccia a faccia
con una guerra molto diversa
da quella a cui l’avevano abituato altri film sul secondo
conflitto mondiale: che era
una guerra un po’ distaccata,
combattuta, sì, ma dagli altri,
contro un nemico (l’antagonista) brutto e cattivo che andava fronteggiato.
Qui il nemico non si vede
quasi mai ma è quello che
spara, uccide e viene ucciso, i
protagonisti tardano a manifestarsi, a porsi in chiaro, ma
soprattutto muoiono come
gli altri, l’eroe non è più invulnerabile come nei film
con John Wayne; viene colpito, soffre e viene lasciato indietro come chiunque. Si obbietterà che dopo quella stagione cinematografica molta
acqua è passata sotto i ponti,
c’è stato il Vietnam, un ripensamento generale anche del
ruolo, e perché no, del modo
di porsi della cultura Usa.
Certo, ma qui quel che mi
sembra emergere è altro, è la
volontà di avere come protagonista il nostro sentimento,
il nostro disagio contro quella che è il vero soggetto negativo del film, la guerra in generale, per molti di noi ormai
lontana o per fortuna mai vista e per questo dimenticata
o «inimmaginata». Quello
che emerge è il nostro sentimento, il nostro disgusto, il
nostro sgomento di fronte a
una realtà che non riusciamo
a dominare razionalmente
ma neanche a sfuggire: non
basta distogliere lo sguardo
perché il rumore ti insegue, a
meno che non si voglia rinunciare e uscire dal cinema.
Pochi film presentano una
vicenda apparentemente lineare come Salvate il soldato Ryan-. l’esercito Usa deve
riportare a casa un soldato la
cui madre ha già perso gli
altri tre figli. I film di guerra
di più recente realizzazione hanno fatto scalpore: da
Rambo ai suoi epigoni, da
Berretti verdi (John Wayne,
1968) a Platoon (Oliver Stone, 1986) a Apocalypse Now
(Francis F. Coppola, 1979), si
sono in gran parte dedicati
alla guerra in Vietnam, con
toni alterni. Se il film diretto
e interpretato da Wayne (a
guerra in corso) era in pratica
propaganda governativa, come in parte i vari Rambo, e se
nel film di Coppola, tratto dal
racconto di Joseph Conrad
Cuore di tenebra, la guerra
nel Sud-Est asiatico era un
pretesto per andare a scavare
nelle profondità tenebrose
dell’animo umano, Platoon
faceva un discorso critico nei
confronti della guerra, con
toni un po’ retorici.
Questi toni erano del tutto
assenti invece dall’altro film
di successo, ben più meritato, degli Anni 80: Full metal
Jacket (1987) di Stanley Kubrick. Diviso in due parti
(l’addestramento nel campo
dei marine e la battaglia nella città di Hue), il film è tutto
basato sulla dialettica tra la
prescrittività di un ordine gerarchizzato e perfezionista
da un lato, e l’assoluta casualità delle contingenze, che
mettono fine, in un attimo, a
ogni studio e piano prestabilito, fra incendi e pallottole
vaganti, provenienti da chissà dove.
Lo stesso Stanley Kubrick è
però anche autore, 30 anni
prima, di quello che forse è il
più importante film sulla prima guerra mondiale. Orizzonti di gloria (1957), la cui
vicenda ricalca abbastanza
da vicino la condizione dei
cosiddetti disertori che il'governo francese intende oggi
riabilitare. Siamo infatti sul
fronte franco-tedesco, dove
un generale comanda una
azione suicida che fallisce, e
in conseguenza di ciò esige
la condanna a morte di alcuni soldati.
Il rimando obbligatorio è
allora da Kubrick al Jean Renoir della Grande illusione
(1937, con Jean Gabin, Pierre
Fresnay, Erich von Stroheim), ambientato in un campo di prigionia tedesco. Un
capitolo a parte meriterebbero le pellicole, per lo più
commedie, ma c’è anche
qualche poliziesco, ambientate nella Francia occupata
dai nazisti (su tutti II corvo di
Henri-Georges Clouzot, realizzato addirittura nel 1943, e
in epoca recente L’ultimo
metrò di François Truffant,
1980). Sullo scontro anglonipponico è invece Furyo del
giapponese Nagisha Oshima
(1983), mentre agli annali
della storia del cinema resta
la pietà ispirata da L'arpa
birmana (Kon Ichikawa, del
1956), denuncia del codice
d’onore militare e riflessione
sulla preghiera e la devozione di un soldato che decide
di farsi bonzo.
L'ultimo libro di racconti dello scrittore ripropone anche tematiche di guerra
La neve custode dei ricordi e delle amicizie di Rigoni Stern
PAOLO T. ANGELERI
.. T^sotto quella neve vivo\\J^no i miei ricordi». Così
si chiude il bel libro di racconti di Mario Rigoni Sterni
una carrellata sul passato per
ricongiungersi, attraverso la
coltre di neve dei suoi monti,
ai suoi animali, ai suoi boschi, stendendo su tutto un
velo di sottile malinconia che
distanzia le cose per tramutarle in poesia.
Come dice Norberto Bobbio nel libro De Senectute,
«Nel ripercorrere i luoghi della memoria, ti si affollano attorno i morti, la cui schiera
diventa ogni anno più numerosa. La maggior parte di coloro coi quali ti sei accompagnato ti hanno abbandonato.
Ma tu non puoi cancellarli
come se non fossero mai esistiti. Nel momento in cui li richiami alla mente, li fai rivivere almeno per un attimo e
non sono morti del tutto, non
sono scomparsi compietamente nel nulla...». È Rigoni
Stern stesso a citare questo
passo come introduzione a
un colloquio immaginario
con Primo Levi durante una
passeggiata sugli sci. Una rivisitazione a due del passato:
quando l’uno, uscito dalla
sacca presso Charkov nella
ritirata di Russia, va coi i suoi
compagni senza orari, senza
itinerari prefissati... spinto
dal desiderio del ritorno a
casa; e l’altro, uscito da Auschwitz, sospinto dalla stessa
nostalgia, marcia a tappe
forzate verso la sua Torino,
immemori entrambi dei
compagni lasciati indietro:
«E non pensavi a tutti quei
compagni e agli amici che
avevi Lisciato?».
Già: i sommersi e i salvati^
Ma i ricordi non vanno scossi, non bisogna agitarli, «sono
come il vino che decanta dentro la bottiglia: rimangono
limpidi e il torbido resta sul
fondo» (p. 93). La memoria è
comunione fra chi ancora è
qui e chi ci ha preceduto nel
mondo dell’ombra e del silenzio. Una comunione che
sembra legare tra loro persino gli alberi: «Pensa che in un
recente convegno di dottori
forestali c’è stata una relazione che spiegava di consociazioni di alberi della stessa
specie, come una famiglia con
vincoli di sangue, che si aiutano vicendevolmente scambiandosi elementi vitali attraverso le radici: e con i rami si
proteggono l’un l’altro dalle
inclemenze». Detto benissimo, con movenze che ci rimandano al respiro incantato dei boschi, al fremito delle
fronde. Sembra quasi che
Mario Rigoni voglia imitare
queste consociazioni silvestri
per attingere alle proprie radici la forza necessaria a capire l’incomprensibile mondo degli uomini.
Come in «Osteria di confine», «il fabbricato sulla via
che sin dai tempi più remoti
collega il Veneto con il Titolo»
(p. 52). Un luogo pieno di
memorie lungo il percorso
dei secoli, dove si danno appuntamento gli spiriti di chi
ha avuto modo, da vivo, di
abitarlo. E la moglie dell’oste
«sistema le sedie attorno al focolare, sul tavolo vicino pone
il lume a petrolio, una scatola
di fiammiferi, qualche bottiglia di vino, una di grappa e
un cestello di pane biscotto e
un bel pezzo di fortnaggio stagionato». Poi arrivano gli
ospiti, il feldmaresciallo barone Franz Conrad von Hòtzendorf, il contrabbandiere
Tònle, Vittorio Emanuele,
Francesco d’Asburgo e Carlo
il pastore... E discuteranno
della guerra, della sua inutilità: «...cimiteri di soldati e
ancora soldati morti fra le
rocce e i maghi. Ma perché?
Questo mi domandavo e vi
domando. Sapete dirmi perché? No, non sapranno rispondere. Non riusciranno in
quel momento a pronunciare
con leggerezza parole come
onore, difesa della patria, gloria, fedeltà» (p. 61).
Più avanti, il ritorno alle cose di casa sua {«Attorno all’orto», «Caprioli»), agli animali
del bosco che finiscono per
invadere il suo orto: «Una
mattina presi un fringuello
maschio che si era intrufolato
sotto la rete. Lo tenni un po’ in
mano mente si agitava e strillava e quando capii che era
ben spaventato lo lasciai libero sperando che la lezione gli
fosse servita. Gli avevo detto:
“Con tutto il largo e il cibo che
avete in bosco perché dovete
venire nel mio orto a mangiare le sementi? In questa stagione cibo ne avete in abbondanza, ritornate in tempi di magra e ve ne darò a volontà...’’».
Occorre avere un grande ani
mo di poeta per saper dire cose così belle con tanta limpida delicatezza e semplicità,
senza una sbavatura, senza
un filo di retorica... Caprioli,
scoiattoli, passere, averle,
cornacchie, galli cedroni...
tutti animali boschivi che lo
aiutano a scavare sotto la neve per trarne fuori i ricordi sepolti: sentieri dei pastori, aie
dei carbonai, trincee della
grande guerra... Il filo del racconto ti conduce lontano, per
sentieri meravigliosi e incantati, ti immerge in un mondo
di fremiti, di frusciar d’ali, ti
pone a colloquio appunto con
le radici tue, degli altri, dell’umanità che ti circonda, a
somiglianza degli alberi, consociati fra di loro per alimentarsi l’un l’altro. Attraverso le
radici, appunto.
(1) Mario Rigoni Stern: Sentieri sotto la neve. Torino, Einaudi,
1998, pp. 124, £22.000.
(2) Tìtolo dell’ultimo libro di
Levi (Einaudi, 1986).
Il sacrario ai caduti della guerra 1915-18 a Asiago
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 20 NOVEMBR^^
Due novità Claudiana su temi che suscitano sempre grandi interrogativi
La Bibbia^ la sessualità e i protestanti
L'interpretazione biblica non può mai essere messa al servizio dei dogmi religiosi
0 sociali. E necessaria la capacità critica e la responsabilità personale dei credenti
PAWEL GAJEWSKI
Sesso e morale, sessualità
ed etica sono i concetti
che non appena vengono
menzionati suscitano interesse e curiosità. È anche vero
che molte chiese e organizzazioni religiose si pronunciano a questo proposito in
modo definito e autorevole.
L’enciclica di Paolo VI «Humanae vitae» (1968) è un esempio storico di tale presa di
posizione. La cosiddetta «Dichiaraziorie di Chicago» sull’etica biblica (1986) che rispecchia le posizioni dell’Alleanza evangelica mondiale,
usa formulazioni ancora più
forti rispetto al documento
vaticano. Nell’ambito delle
chiese evangeliche storiche
non esistono più questi tipi
di pronunciamenti. La riflessione teologica, sia quella accademica che quella pastorale, produce piuttosto strumenti di lavoro e proposte
assolutamente non dogmatiche. Il libro di William Countryman', può essere indubbiamente considerato un tale
strumento, mentre il libretto
di Franca Long^ della serie
«Cinquantapagine», è soprattutto una proposta molto
chiara e rivolta a tutti coloro
che vogliono conoscere la ricerca etica delle nostre chiese in questa materia così delicata e importante.
Il libro di Countryman, non
è recentissimo; la sua prima
edizione americana risale al
1988. Questo fatto, però, non
è un limite per il tipo di di
scorso che viene presentato
al lettore. L’autore segue l’antica regola degli umanisti e
dei riformatori, che insegnavano che l’esegesi non può
essere messa mai al servizio
di nessun dogma. Questo approccio è spiegato molto bene nell’introduzione che già
in sé costituisce un breve ma
molto utile e quasi autonomo
saggio sul rapporto tra testi
sacri ed etica. Il libro è costruito su tre concetti, corrispondenti alle sue tre parti:
impurità, cupidigia e sesso.
Resterà deluso chi cercherà in
queste pagine le risposte
pronte e preconfezionate, infatti sia la prima che la seconda parte del libro hanno carattere di una rassegna di citazioni e di concetti biblici e
non di un discorso etico. Per
questo motivo la lettura può
sembrare difficile; lo sforzo.
però, rende molto, perché
l’autore sa aprire delle prospettive veramente molto originali. Questo vale, per esempio, per il discorso sulla purità, nella prima parte del libro, che traccia un panorama
molto più ampio rispetto al
solo argomento di purità sessuale. Lo stesso si può dire
anche a proposito della seconda parte dell’opera che,
mettendo in evidenza la parola cupidigia, affronta un
problema molto trascurato e
apparentemente superato e
cioè la proprietà sessuale.
Solo la terza e più breve
parte di questo saggio teologico propone alcune conclusioni di tipo pratico. Attenzione però, la nota dell’editore potrebbe suggerire che la
classica «litania» dei «punti
centrali» e meno centrali dell’etica sessuale trovi qui una
Un libro con Cd-Rom sulla questione zingara
Felici di essere liberi per il mondo
SERGIO FRANZESE
ZINGARO, felice se sei libero! Questo il titolo scelto
per un libro dedicato agli zingari curato da Alain Reyniers,
etnologo e direttore della prestigiosa rivista «Etudes Tsiganes»*. Un po’ insolito, oltre al
titolo, è anche il percorso
scelto per avvicinare il lettore
alla realtà del mondo «romanò». Uno dei molti pregi di
quest’opera sta nel fatto di
non seguire un modello strutturale scontato nella maggior
parte dei testi sugli zingari, e
ciò pur senza tralasciare alcuna notizia importante per una
conoscenza completa dell’argomento che esso affronta. Il
testo contiene, oltre alla prefazione e alla presentazione,
quattro sezioni principali che
ne costituiscono l’ossatura.
Nella prima di esse, intitolata «20 piste attraverso l’universo zingaro» si individuano
altrettanti itinerari, ognuno
dei quali conduce alla scoperta di un aspetto preciso (migrazioni, cittadinanza, condizioni di vita, ecc.). La seconda
sezione, intitolata «Sulle tracce del Rom nell’Europa centro-orientale: radici, situazione e dinamica culturale»,
mette a fuoco attraverso sette
capitoli una realtà nella qOale
la presenza dei Rom è fortemente radicata nella storia e
nella cultura di un territorio.
L’analisi si sviluppa evidenziando situazioni contraddittorie e rivelatrici di una dinamica in cui si combinano tra
di loro elementi di appartenenza etnica e di integrazione (o non integrazione) socio-economica. La terza sezione è dedicata alla presentazione del Cd-Rom allegato
al testo, di cui costituisce una
mappa stampata e una guida
all’uso. Chiudono l’opera sei
brevi capitoli raggruppati nella sezione «Risorse complementari». Si tratta di indicazioni bibliografiche, discografiche, filmografiche, di un indirizzario di associazioni e siti
Internet e di un breve lessico
con i termini più ricorrenti.
L’elenco dei siti Internet è
forse l’unico neo, poiché ve
ne sono citati appena sette
contro i molti già esistenti al
momento della pubblicazione (estate 1998). D’altra parte
è comprensibile come l’informazione scritta in un tale settore fatichi a essere al passo
con i tempi, tenuto conto della sua veloce espansione.
Si tratta comunque di un
neo di dimensioni infinitesimali, che assolutamente nulla
toglie alla bontà dell’opera. I
testi principali di ogni capitolo sono abilmente affiancati
da racconti, proverbi, poesie
in versione bilingue romanésfrancese e da numerosi richiami che sottolineano le
correlazioni esistenti tra i diversi argomenti trattati. Il libro è inoltre impreziosito da
numerose immagini in cui
l’obiettivo dei fotografi ha saputo cogliere e fissare in maniera particolarmente significativa momenti e situazioni
di ogni giorno.
Il Cd-Rom, il cui titolo specifico è «Strade, piste, sentieri
alla ricerca degli zingari», costituisce indubbiamente il
pezzo forte di quest’opera in
quanto strumento di comunicazione immediata. Ricco di
immagini, di suoni, commentato e affiancato da testi scritti, è probabilmente uno tra i
primi strumenti multimediali
dedicati al mondo dei Rom. Il
«menu» (termine gastronomico ormai acquisito nel gergo informatico) è composto
da quattro voci: storia, presenza, cultura e ambientazioni. A ogni voce corrisponde
un «sottomenu» che consente
numerosi approfondimenti.
Navigare attraverso questo
supporto multimediale significa intraprendere un vero e
proprio viaggio dentro la sfpria e la cultura dei Rom e può
aiutare a sconfiggere quei
pregiudizi che ancora sono di
impedimento a un dialogo tra
la società dei Rom e la società
dei «Gagé».
L’accoppiata libro-Cd-Rom
costituisce uno strumento
nuovo e educativo soprattutto se chi lo usa, dopo un approccio virtuale con il mondo zingaro, saprà rendersi disponibile a un incontro reale, quotidiano, di lotta per il
riconoscimento di quei principi di libertà e di giustizia
che debbono essere patrimonio di tutti gli esseri umani e
se i più giovani sapranno cogliervi un invito a costruire
un futuro fondato sulla convivenza e sul rispetto reciproco. Credo che questo
possa essere, oltre che l’intenzione principale del curatore dell’opera e di tutti quelli che hanno collaborato alla
sua stesura, il miglior auspicio con cui licenziare questa
breve recensione.
applicazione molto concreta.
L’autore preferisce lasciare
veramente tanto spazio alla
responsabilità personale e alla capacità critica del lettore.
Molto preziosa è la bibliografia che riporta anche le traduzioni italiane delle opere
citate da Countryman.
Il breve scritto di Franca
Long cerca invece di presentare nel modo più chiaro possibile la posizione e i percorsi
etici delle nostre chiese. L’ottica dell’autrice si focalizza
principalmente su due concetti: il corpo e la violenza.
Anche in questo caso il primo
capitolo del libro, dedicato
alle parole chiave dell’etica
sessuale, diventa un’unità
completa nonché una brillante sintesi del libro di Eric
Fuchs Desiderio e tenerezza
(Claudiana 1984,1988). La bibliografia è uno strumento
indispensabile per chiunque
voglia approfondire l’argomento. L’unico difetto di
questo libro, piccolo per le
sue dimensioni, grande per i
contenuti è l’ultimo capitolo,
il sesto, dedicato all’educazione dei bambini. Le parole
scritte su queste due paginette sono molto profonde; il
lettore però ha il diritto di domandarsi perché un argomento così importante non si
sia meritato uno spazio un
po’ più ampio.
(1) William Countryman: Sesso
e morale nella Bibbia. Torino,
Claudiana, ’88, pp. 320, £ 38.000.
(2) Franca Long: Protestanti e
sessualità. Torino, Claudiana,
1998, pp. 64, £ 5.000.
Pietro Bolognesi a Collegno
Quale indentità cristiana
in un mondo che cambia?
CESARE MILANESCHI
IL 24 ottobre scorso si è tenuto a Collegno (Torino)
un interessante convegno sul
tema dell’identità cristiana
come caratteristica specifica
degli evangelici nel contesto
della società occidentale, nella quale le chiese evangeliche
sono chiamate oggi a rendere
la loro testimonianza. Il convegno, organizzato dal Centro d’unione cristiana (Cduc),
che raccoglie singole persone
e comunità delle Chiese libere, della Chiesa apostolica e
di alcune Assemblee dei Fratelli, è stato condotto dal teologo Pietro Bolognesi, che ha
introdotto e guidato i lavori
della giornata.
La riflessione teologica ha
preso spunto dal libro di
Neemia e ha proposto la vocazione profetica del personaggio biblico come risposta
alle debolezze dell’identità
cristiana che spesso caratterizza le chiese evangeliche
nel momento presente. Oggi
infatti, ha osservato Bolognesi, spesso si sa che cosa si fa
ma non che cosa si è, l’identità si appiattisce sull’ideologia, sull’economia, su elementi esterni più che su aspetti strettamente inerenti
all’essere delle persone. Bolognesi ha proposto alcune linee di riflessione per correggere, almeno all’interno delle
chiese evangeliche, questa
tendenza: il recupero di una
autentica integrità della persona e dell’unità del suo agire; l’attenzione all’eredità storica di cui le chiese
evangeliche sono figlie; il Risveglio del secolo XIX, la Ri
forma protestante e
ancora i Padri della
le chiese evangeliche
chiamate oggi a ritrovZ
senso e il volto della loto *
ca eredità; l’elaborazii
una teologia sana, che
dalla parola di Dio
ioneii
contesto della vita
conct^
delle chiese, affinché la clT
rezza della loro identi^
accompagnata dalla coej
za del pensiero.
E ancora: l’identità, quan||
è percepita con chiar^
crea anche una certez^
nazionale, paragonabile
qualche modo a quells||
ebbe Neemia. Solo questo|
po di certezza è in grado.,
mettere in crisi le certezzeì
mondo; poi l’impegno gio|
le, che implica sia il mom^
profetico dell’annuncioii
crea la chiesa, sia il momejl
istituzionale che garantis®
sua continuità e infine lag
stanza nel perseguire il p|
getto; il Risveglio, la Rifonj
e tutti i grandi movimentici
si sono sviluppati nella stol
del cristianesimo hanno ds
vuto lottare contro coloroiì
si opponevano ai loro
ti. E necessario perciò cft
progetto di Dio sia chiaroi
noi e che noi stessi siamoii
tati del necessario coraj
per perseguirlo, nonosti
tutte le difficoltà.
Le chiese evangeliche og
di fronte alla diffusa crisii
senso che si avverte intoim
noi, sono chiamate annaffi
raggiosa perseveranza pai
svegliare la nostalgia di
conoscenza di Dio; un
pito simile a quello di MS
mia nella Gerusalemme i^l
secolo a.C.
Palermo, tavola rotonda «tra integralismi e laicismo>!
Le iniziative dei credenti in campo etico
GAETANO PENNINO
(*) Ai.ain Rfynif.rs: Tsigane,
heureux si tu es fibre! Éditions
Unesco, Mémoire des peuples,
con Cd-Rom. Pp. 206. Ff 240 + 30
per spese di spedizione. Ordini
a: Éditions Unesco - Division de
la promotion et des ventes; 1,
rue Miollis F-75732 Paris Cedex
15. Fax: 0033-(0)l-45686741. Internet: http://www. unesco.org/
publications.
VI sono attualmente dei
terreni di dialogo e di
confronto fra cristiani che accendono, più di altri, i toni
della dialettica. Difficilmente
oggi ci imbatteremmo in una
polemica aspra se assistessimo ad una controversia tra
un cattolico e un protestante
sul significato della Grazia o
della cena del Signore. Ben
altro accadrebbe se il dibattito si spostasse su eutanasia e
divorzio, argomenti notoriamente atti a stimolare posizioni sui cui principi si innalza sistematicamente il tono
della voce. Ciò accade perché
se la Grazia e la Santa Cena
vengono comunque interpretate come esperienze spirituali che riversano in primo
luogo nella nostra individualità i loro significati profondi,
nel divorzio o nell’aborto le
immediate ricadute in termini di atteggiamenti e di conseguenze sociali e collettive
sembrano essere dirette e
precise. Se ne è avuta prova
quest’estate quando, ormai
abituati al puntuale silenzio
della stampa e della radiotelevisione sulle vicende del loro Sinodo annuale, i protestanti italiani battisti, metodisti e valdesi hanno improvvisamente udito, com’è noto,
parlare di loro, purtroppo
maldestramente, per le vicende legate al dibattito sull’eutanasia svoltosi a fine agosto
a Torre Pellice.
Il Centro evangelico di cultura «Giacomo Bonelli» di Palermo non ha voluto perdere
l’occasione di riflettere sui
m mmedHrice
Claudiana
via Principe Tomaso, 1 • Torino
:ipe
tei 011-6689804
fax 011-6504394
http://www.arpnet.it/vaidese/claudian.htm
cosiddetti «temi etici», organizzando il primo di due dibattiti ad essi dedicati nel
quadro dell’allestimento della
mostra su «Il lungo cammino
della libertà religiosa» che è
stata realizzata nella chiesa
valdese di via Spezio dal 17 al
24 ottobre. Il dibattito, svoltosi il 21 ottobre, si è incentrato
sul tema «Tra integralismi e
laicismo: le iniziative etiche
dei credenti» e vi hanno partecipato il pastore Giorgio
Bouchard e il sacerdote Salvatore Previtera, docente di
teologia morale presso la Facoltà teologica di Sicilia.
L’intervento di Bouchard
ha ripercorso le ben note posizioni delle nostre chiese sulle questioni etiche, le cui caratteristiche, al di là di ogni
facile etichettatura in senso
permissivista, non sono prive
di un qualche tormento e di
una certa dose di interrogativi
insoluti. Si pensi, ad esempio,
al delicato tema dell’aborto
da alcuni esaminato a partire
dall’individuazione scientifica o morale della nascita della vita, ovvero dalle motivazioni terapeutiche; da altri visto quale drammatico problema in quanto gesto che si
compie comunque in direzione di una violazione della vita
stessa. Una questione, tuttavia, sembra creare un’amalgama tra le posizioni talvolta
sofferte degli evangelici: l’inclinazione a considerare ogni
fatto etico sotto il raggio dUuce dell’amore e della tolleranza, che ammette anche la diversità di coscienza, laicamente intesa, e allo stesso
tempo la necessità di un esercizio estremo della responsabilità personale verificata secondo la parola del Signore.
L’etica evangelica si astiene
dall’orientamento perentorio
verso soluzioni certifto
quali compatibili o incomp
tibili con la parola di Dio.i
sa cerca piuttosto di indin
zare verso il miglior compo
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logiche dell’amore che Cns
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Fondato nel 1848
I quarantanni
del Coro Valpellice
È una tappa importante: arrivare a 40 anni per un coro rappresenta un segno di grande vitalità. Il Coro Valpellice, fondato nel 1958, ricorderà quella data con un concerto nel tempio valdese di Torre Pellice con inizio alle 21. Impegnato per
anni nella diffusione del canto popolare regionale e valligiano, il gruppo si è chiamato fino a poco tempo fa «Coro alpino vai Pellice». La scelta di cambiare il nome è stata una logica conseguenza dell’evoluzione del repertorio: i brani di
varie regioni italiane o di paesi stranieri sono diventati sempre più frequenti nel tentativo di coinvolgere e trascinare
emotivamente il pubblico. Il Coro Valpellice, come scrivono
i responsabili, ha da sempre cantato «il passare del tempo,
scandito dal ciclico tumare delle stagioni», la vita di tutti i
giorni, «l’amore gentile e l’amore travagliato da mille insidie», còme le guerre. Ora, da alcuni anni, organizza di concerto con il Comune di Torre Pellice, una rassegna annuale al
mese di luglio, a cui invita cori popolari e di montagna.
VENERDÌ 20 NOVEMBRE 1998 ANNO 134 - N. 45 LIRE 2000
Mentre una volta i giochi
sembravano fatti e chi
nasceva valdese o cattolico
restava tale per la vita, e la
conversione riguardava al
massimo pochi sporadici casi,
spesso motivata da matrimoni
misti, oggi assistiamo anche
alle Valli a un interessante
movimento «trasversale» fra
le due confessioni. E vero che
sta aumentando l’interesse
per i valdesi, ricevo praticamente una volta la settimana
richieste da persone «esterne»
che vogliono saperne di più
su di noi, ma la vera trasversalità confessionale si muove
ad altri livelli che non toccano necessariamente le profonde convinzioni della fede. C’è
innanzitutto la trasversalità
matrimoniale: nel caso di ma
UN PROBLEMA PASTORALE
TRASVERSALITÀ
CLAUDIO PASQUET
trimoni misti è ormai abbastanza comune che i fidanzati
decidano di sposarsi in una
chiesa e battezzare i figli
nell’altra, più raramente accade che i figli siano battezzati
alternativamente in una chiesa o nell’altra. Succede sempre più spesso che alcuni
bambini abbiano fatto comunione o cresima cattolica, ma
poi vendano inviati al catechismo valdese in vista della
confermazione. Spesso si
tratta di coppie che si fanno
vedere pochissimo nelle rispettive chiese ma che hanno
risolto a modo loro il problema della differenza confessionale. Cominciamo però
anche ad assistere a una trasversalità «cimiteriale»: succede che il pastore venga
contattato da famiglie di origine cattolica per celebrare il
funerale di un cattolico che
aveva detto di sentirsi «valde- '
se», senza peraltro aver mai
formalizzato questo desiderio
in vita. Oppure succede che si
chieda la presenza valdese al
funerale cattolico del vedovo
o della vedova di un valdese.
Quello che mi preme è sottolineare come le persone, sovente marginali alle chiese, si
stiano dando delle regole
comportamentali. Nella nostra frenesia ci verrebbe la
voglia di regolamentare tutto,
di creare dei comitati, di imporre steccati o simili: è quello che, come chiese, stiamo
facendo. E se invece la confusione del momento non ci
richiedesse altro che esserci a
livello di consapevolezza del
fenomeno, e di accompagnare
a livello di cura pastorale?
’As110 di Pinerolo
Settanta nuovi
addetti
in organico
. L’Asl 10 di Pinerolo sta
completando il piano di assunzioni 1998: 70 persone sono entrate in organico fra medici specialisti, infermieri professionali e tecnici. In realtà
le assunzioni sono state molte
di più, circa 370, ma le altre
300 sono ascrivibili al norma: le turn over. «È uno sforzo
economico pari ad oltre 2 miliardi di lire - ha sottolineato
i il direttore dell’Asl, Ferruccio
■ Massa è questa una risposta
ai programmi di miglioramen
, io dei servizi avviati in numeI tose specialità». Infatti le assunzioni riguardano i settori
Recupero e riabilitazione. Oncologia, Medicina interna,
■ "Ofrologia, Neurologia, Oculistica e Farmacotossicodipendenze. Molte assunzioni sono
;^ate anche ai settori radiologia e laboratorio, personale
01 vigilanza e di ispezione.
' Situazione particolare è
Wla degli infermieri professionali: 1.000 persone avevamo inoltrato domanda al conjCrso bandito quest’anno dalAsl lo, con provenienza da
‘Otta Italia e in particolare
all intero Piemonte, dalla Sijoa> dalla Puglia, Campania e
oscana; di questi 815 erano
ati ammessi all’esame e, do^ prove piuttosto selettive
Olle capacità professionali, ne
stati dichiarati idonei
Assunzione 315. L’azienda
(i^’odi proceduto alle rela0 assunzioni, chiamando
ogtessivamente tutti i 315
onci: «Di questi solo 120
nno confermato il loro intese ptr l’assunzione effettign^’ ?P-ega Massa; 80 sono
tire a- 'o^tganico per consentii cojrire il turn over, 40
Dei nuova istituzione,
siati u- ‘^•'hiarati idonei sono
chiamiti tutti pur con soli
l9s ‘Esponibili; gli altri
ttnva?^ .^‘^sr.tempo avevano
turp ^ ^‘steuazione in strutzonp più vicini alle
'‘»’ediproveiienza.
I gruppi attivi delle chiese valdesi alternano gli appuntamenti tradizionali alla riflessione di tipo spirituale
Quale futuro per le Unioni femminili delie valli valdesi?
CARMELINA MAURIZIO
Sono una piccola schiera,
oltre 200 in tutte le Valli,
le donne valdesi che da anni
si riuniscono una o due volte
al mese e danno vita a numerose iniziative di beneficenza,
solidarietà, aiuto concreto:
sono le donne che fanno parte
delle Unioni femminili, delle
società del cucito e di altri
gruppi femminili di recente
creazione. Abbiamo provato
a conoscerle più da vicino,
per sentire dalla loro voce che
cosa fanno, gli obiettivi dei
loro incontri, i loro problemi,
le loro speranze. Innanzittutto
ci sono delle caratteristiche
comuni a tutti i gruppi: il numero delle partecipanti, per
esempio, varia da un minimo
di 13-15 a un massimo di 4050, con medie di 20-25 donne
a incontro; la cadenza delle
riunioni è quasi ovunque
quindicinale, ma c’è chi non
ce la fa a trovarsi più di una
volta al mese; l’età media
delle donne che fanno parte
delle Unioni femminili e delle società di cucito è piuttosto
alta ovunque, circa 60-65 anni, ed è proprio questo uno
dei dati sui quali più si sono
soffermate le varie responsabili intervistate, in gran parte
riunite nello scorso fine settimana a Torre Pellice in occasione del seminario biblico
«Oltre le barriere» organizzato alla Foresteria: il problema
dell’invecchiamento e della
mancanza di ricambio generazionale è infatti avvertito
ovunque tra le donne delle
Valli. Che cosa fare?
Le donne più giovani hanno impegni di lavoro e famiglia, per cui o non sono disponibili ad incontrarsi la domenica pomeriggio (uno dei
giorni tradizionalmente destinati a questo scopo) oppure
non sono proprio interessate,
forse perché pensano che si
tratti di incontri destinati alle
più anziane, forse perché per
antica tradizione all’Unione
andavano le madri (prima si
chiamavano infatti unions des
mères) e così le più giovani si
sono allontanate da subito. In
qualche caso si sta tentando
di coinvolgere le donne più
giovani, creando, come nel
caso di Lusema San Giovanni, per esempio, un gruppo
proprio di donne tra i 35 e i
Un momento del seminario biblico a Torre Pellice
50 anni, che da tre anni si ritrovano al venerdì sera oppure, come è avvenuto ad Angrogna dove le donne più giovani della comunità hanno ricevuto una «lettera aperta»
che le invitava a conoscere
l’Unione femminile.
Non è troppo pessimistico
dunque pensare al futuro delle
Unioni e del cucito con preoccupazione: oltrettutto, come
dice una delle donne intervistate che fa parte di una delle
Unioni da quasi quarant’anni,
si rischia di perdere anche un
patrimonio umano e culturale
di grande valore, che purtroppo non viene trasmesso a nessuno. In genere le donne delle
Unioni durante i loro incontri
fanno studi biblici, o autogestiti o condotti dal pastore, discutono di problemi di attualità, spesso con la partecipazione di autori e autrici di libri, esperti, donne e uomini
che portano testimonianze varie. Ovunque le donne organizzano uno o più bazar (il cui
ricavato è sempre destinato
alle comunità locali, con par
Com’è noto, i valdesi medievali si sono battuti, fin dal 1185-90, contro la
pena di morte sostenendo che nessuno,
neppure l’autorità secolare, ha il diritto
di abbreviare la vita dell’essere umano,
perché questa è un periodo di tempo fissato da Dio, aperto al pentimento in vista
del giudizio. Hanno pure contestato la
prassi della Chiesa di abbandonare il reo
alla condanna secolare raccomandando
clemenza, dicendo che la Chiesa ha «le
mani tutte piene del sangue dei martiri»
(1235, Ench*. Il, P- 70). Hanno quindi
contrastato in ogni modo lo spirito di
crociata (di cui avevano subito gli eccessi in Provenza-Linguadoca negli anni
1209-14): «Condannano coloro che predicano le crociate perché non si deve costringere alla fede i ruteni e i pagani con
la spada, ma convincerli con la predicazione» (1260, Ench. II, pp. 124).
I valdesi rifiutavano inoltre la necessità
di «liberare i Luoghi Santi» di Palestina
(il grande pretesto che aveva permesso di
IL FILO DEI GIORNI
VALDESI
E ARABI
CARLO RAPINI
scatenare le crociate contro gli arabi), perché non hanno alcuna importanza nella
vita di fede. Inoltre, non è proprio il caso
di «liberarli» perché «anche i pagani (gli
arabi, ndr) venerano il sepolcro del Signore e dei profeti a piedi nudi» (Ench., p.
135). Un’apertura di sorprendente irenismo nell’epoca in cui il «saraceno» era
considerato un diavolo incarnato!
Quando poi Gerusalemme venne «liberata» per la seconda volta (dal 1229 al
1244), si aprì la corsa ai pellegrinaggi, in
particolare per assistere, la seconda domenica di Pasqua, all’accensione miracolosa della lampada votiva davanti al Santo Sepolcro. I valdesi condannavano questi pellegrinaggi e lo sfruttamento della
credulità popolare. In realtà non c’era alcun miracolo: era il patriarca di Gerusalemme in persona che accendeva furtivamente la lampada! Per questo, dicevano,
quel patriarca deve essere considerato la
seconda bestia dell’Apocalisse (13, 13),
quella di cui è detto che «operava grandi
prodigi sino a far scendere fuoco dal cielo sulla terra in presenza degli uomini».
Un potere demoniaco concessogli da Dio
per convincere gli abitanti della terra a
erigere un’immagine della bestia apocalittica (Ench. I, p. 156). Che cosa direbbero oggi del sangue di San Gennaro a
Napoli?
(*) Enchiridion Fontium Valden
sium, a cura di G. Gönnet, voi. I,
Claudiana 1958; voi. II, Claudiana 1998.
ticolare attenzione al problema degli stabili e alle necessità particolari) e in molti casi
si occupano dei pranzi comunitari e dell’accoglienza ai
gruppi in visita alle chiese locali; inoltre quasi ovunque le
Unioni femminili si dedicano
agli anziani con visite regolari
agli istituti e anche a domicilio, come avviene per esempio a Bobbio Pellice e a Pinerolo, dove tutti gli anziani che
hanno più di 85 anni vengono
festeggiati in occasione dei
loro compleanni, con piccole
feste e doni, di cui si occupano le sorelle dell’Unione.
Visite e festicciole avvengono anche a Natale, quando
le donne delle Unioni si recano un po’ ovunque nelle Valli
dagli anziani, portando amicizia, compagnia, piccoli regali, canti. Tra gli altri impegni
che le donne portano avanti ci
sono la gestione di un ciclo di
studi biblici, le visite e gli
scambi con le altre Unioni, la
cura e la partecipazione a
congressi e incontri di più
ampio respiro, i contatti con
le sorelle delle altre parti
d’Italia e all’estero, la gestione delle risorse culturali locali (come è il caso del museo
della donna, al Serre di Angrogna, creato e curato dalla
locale Unione). Se consideriamo allora le Unioni femminili e le società di cucito,
oltre agli altri gruppi, come
un insieme possiamo dire certamente che siamo di fronte a
una sorta di movimento, che
è ancora solido e forte, pieno
di energie, impegnato in più
campi, che rischia però l’estinzione per invecchiamento,
cosa di cui c’è la massima
consapevolezza, per il quale
vanno forse inventate forme
nuove e strategie che assicurino continuità, alla luce di
un’esperienza che sin dalle
sue origini ha permesso alle
donne di avere un momento
di incontro, uno spazio di riflessione, un luogo spirituale,
dove mettere in comune non
solo la propria fede ma anche
la propria vita.
8
PAG.
Il
E Eco Delle Yalli Illesi
VENERDÌ 20 NOVEMBRf
Per le vie del centro a Torre Pellice
MONACHE
INCENDIO DOLOSO A PRAMOLLO — Le fiamme si sono sviluppate in piena notte, fra le 3 e le 4 di domenica
mattina e, spinte dalle forti folate di vento, si sono rapidamente estese a monte e a valle. I volontari delle squadre
antincendio boschivi di Pramollo, Rinasca e San Germano
hanno lavorato per ore per bloccare l’avanzata delle fiamme. Dalla zona in cui il fuoco è partito, fra le borgate Teit
Cremà e Roccia dei Preinas a Pramollo, le fiamme hanno
minacciato altre borgate abitate, a cominciare da Ruata;
anche gli abitanti della zona hanno lavorato nello spegnimento e poi, per molte ore ancora, con le squadre Aib,
hanno vigilato per evitare il riattizzarsi di qualche ceppala
a causa del vento. Nessuno è stato fermato, ma l’origine
dolosa dell’incendio è praticamente certa.
INCENDI ANCHE IN VAL PELLICE — Vigili del fuoco e
volontari delle squadre Aib sono intervenuti più volte nel
corso della settimana; a Bobbio Pellice, zona Sibaud, a Villar Pellice nell’Inverso e in diverse zone di Torre Pellice, ad
Angrogna in località Gonin: in tutte le occasioni è stato evitato il peggio grazie al lavoro di molte persone. In tutti i casi l’origine delle fiamme può considerarsi dolosa.
CLANDESTINI SU TIR ALLA CORCOS — Sono scesi di
corsa da un Tir che stava entrando alla Corcos di Lusema
San Giovanni; per loro la libertà poteva essere anche sulla
collina di San Giovanni. Un gruppetto di una decina di
clandestini, salito probabilmente durante una sosta in autogrill a 30 km da Milano su un camion tedesco, è arrivato
venerdì scorso fino a Lusema; poi la rapida fuga e le ricerche dei carabinieri; degli immigrati abusivi nessuna traccia.
LABORATORIO D’ARTE PER GIOVANI — «Il sogno nel
segno» è il titolo di un laboratorio d’arte per giovani dai 13
ai 18 anni promosso dalla Comunità montana vai Pellice
che si avvarrà dell’esperienza del pittore Guy Rivoir; il laboratorio inizierà il 25 novembre e si svolgerà dalle 16,45
alle 18,45, ogni mercoledì presso il Ciao di Torre Pellice.
Le iscrizioni si ricevono al Ciao (Sandra Cattaneo, tei 012191556) o informagiovani di Lusema (tei 0121-900245).
ANCORA UNA TRUFFA A UN PENSIONATO — Anco
ra una volta è stato preso di mira un anziano; un pensionato di 74 anni di Pinerolo venerdì 13 si è visto alla porta un
uomo che, spacciandosi per incaricato del Comune per
controllare la superficie dell’abitazione, è riuscito a sottrarre al malcapitato ben 20 milioni in banconote. Due
giorni prima un giovane di origine jugoslava era stato fermato a Cantalupa; con sé aveva oggetti in oro appena mbati nell’abitazione di Luigi Brazzone in via Roma.
GUIDA ALLA CONOSCENZA DEI VALDESI — «Perché
sono simpatici i valdesi» è il titolo dell’inchiesta di copertina uscita su il «Diario della settimana» mercoledì 18 novembre. L’inchiesta, scritta da Luciano del Sette, con immagini di Claudio Degola, partendo dalla domanda: come
mai trecentomila italiani versano l’otto per mille della dichiarazione dei redditi a una comunità di cui sanno molto
poco, vuol essere una guida alla conoscenza dei valdesi
(storia, fede, temi che caratterizzano il loro impegno nella
società ecc.). «Diario» sarà presente nelle edicole, nelle librerie Claudiana e in alcune librerie del Pinerolese.
BELOIT CONFERMATI I TAGLI — La direzione della Be
loit Italia ha confermato i 130 tagli al personale negli stabilimenti di Pinerolo. Per parte sua il sindacato Alp (Associazione lavoratori pinerolesi) ha ribadito recentemente con un
comunicato la necessità di bloccare i «licenziamenti» e di
spingere la direzione a preparare un piano di rilancio e di investimenti dell’azienda. Intanto la priorità per Alp è di coinvolgere le istituzioni e «portare al ministero deH’Industria
questa crisi e chiedere al governo interventi di sostegno al
settore cartario così come è stato fatto per altri settori».
ESpOSiziONE E lAbORATORÌOì
vìa S. SECONdo, ÌS^^0Ì2Ì/201712
ABBADIA ALPINA ^ PINEROLO (To)
(di ÍRONTE aIIa caserma AlpÌNÌ «BERAfidi»)
VeTRÌNA NOVÌìÀ - wcolo CÌRAud/pICmiCt m <ChÌ/^ERO
Un progetto per l'abitato dì Torre Pellice
Ristrutturazione
del centro storico
FEDERICA TOURN
E Stato presentato, in un’assemblea pubblica a Torre
Pellice lo scorso 11 novembre, il progetto di massima per
la ristrutturazione del centro
storico del paese. Si tratta di
un lavoro impegnativo, portato avanti dallo studio Bardini
e Morra di Asti, che conosce
la realtà urbanistica di Torre
Pellice per essersi già occupato del suo piano regolatore e
che ha proposto, sulla base di
un’accurata documentazione,
un’idea di centro basata sul rispetto delle linee del passato e
delle modificazioni intervenute nel corso degli anni.
E un progetto omogeneo,
strutturato in tre diversi interventi, che guarda al centro
storico nel suo complesso e
che costerà al Comune almeno 300 milioni. Fatta l’ovvia
premessa che sarà ancora discusso e potrà subire modifiche, ecco come lo illustra
l’assessore all’Arredo urbano
di Torre Pellice, Enzo Alessio. Innanzitutto, l’intenzione
è di partire dal completo rifacimento della pavimentazione
di piazza San Martino: da
corso Gramsci fino a via Repubblica saranno collocati dei
cubetti lisci in pietra di Lusema, escluso il sagrato della
chiesa cattolica, che verrà lastricato in pietra; un viale alberato dividerà la parte alta
della piazza da quella bassa e
il giardino con il monumento
a Carlo Alberto sarà ripensato
rispetto a questa nuova stmttura. Per valorizzare la piazza
Torre Pellice
Un segnale di
integrazione
Torre Pellice come Torino
dà un segnale di solidarietà e
apertura eleggendo a rappresentate dei genitori nel comitato di gestione dell’asilo nido intercomunale Aziz Basroui, 32 anni, marocchino, da
circa 6 anni in Italia. Basroui,
operaio a Lusema San Giovanni e papà di una bimba
che frequenta appunto il nido
di Torre Pellice, vive in valle
da diversi anni; come ci racconta Tiziana, sua moglie, ha
faticato abbastanza a trovare
un lavoro, e nel frattempo si è
occupato della bimba che oggi ha due anni. Durante la riunione per eleggere i rappresentanti dei genitori nel comitato di gestione del nido Aziz
ha deciso di presentare la sua
candidatura ed è stato eletto
con il secondo maggior numero di preferenze. «Siamo
molto contenti - dice Tiziana
Basroui -; per me, ma soprattutto per Aziz, questo è un segnale importante di integrazione nel territorio in cui viviamo, e allo stesso tempo
per Aziz in particolare si tratta di un impegno importante
per seguire più da vicino
l’educazione e la formazione
della bambina».
come luogo di incontro, sarà
mantenuto il collegamento
pedonale con il corso.
Il secondo intervento riguarda la salita di via Al Forte, davanti alle scuole mauriziane, dove saranno ripristinati le caratteristiche guide di
pietra di un tempo; verrebbe
anche rimessa a posto la vecchia scalinata all’inizio della
via. Infine, in piazza Libertà
si riporterà tutto il marciapiede in pietra per rendere omogenea la pavimentazione;
inoltre, «visto che questa era
la piazza dove cresceva “l’albero della libertà” - spiega
l’assessore Alessio - vorremmo ritagliare uno spazio dove
possa crescere di nuovo un
bell’albero, circondato da
panchine per creare possibilmente un altro spazio di socializzazione».
Poi ci sono gli extra, dettagli ancora in fasce. L’illuminazione, per ora solamente
«pensata», dice l’assessore,
perché con ogni probabilità
non riuscirà a rientrare nei
300 milioni: è comunque
un’esigenza importante, che
verrà tradotta in atto quando
sarà compiuta la trasformazione del centro e si potranno
collocare i lampioni di conseguenza. «Se non dovessero
bastare i fondi stanziati - ha
assicurato Alessio - il Comune accenderà un mutuo per
completare gli interventi.
Questo è un progetto per una
ristrutturazione destinata a
durare nel tempo, che coniuga
la storia di Torre Pellice con
l’apertura verso il futuro».
Malcontento diffuso nel Pinerolese
L'annoso problema
dei collegamenti
DAVIDE ROSSO
Dopo la presentazione, avvenuta poco tempo fa,
del corposo «Rapporto intermedio», che dava le linee
guida per lo sviluppo del Pinerolese, i Patti territoriali
nella nostra zona sembrano
essere giunti ad un altro punto nodale. Infatti lunedì 23
novembre a Pinerolo un centinaio fra enti locali, associazioni e privati aderenti ai Patti si riuniranno in un assemblea generale per trarre un bilancio delle adesioni all’iniziativa, per discutere le procedure del nascente Patto territoriale pinerolese e illustrarne le modalità di insediamento e le funzioni del tavolo di
concertazione che l’accordo
intende istituire. L’idea di
riunire enti locali, associazioni e privati intorno a un tavolo per programmare le politiche comuni di sviluppo del
territorio è nata un paio di anni fa su iniziativa dei parlamentari locali ed è subito stata fatta propria da vari enti
pubblici (Comuni, Comunità
montane, Asl) e associazioni;
oggi la costituzione del tavolo comune sembra essere arrivato al dunque e sono molte
le attese che suscita.
Nel frattempo i collegamenti stradali continuano ad
essere la spina nel fianco del
territorio pinerolese, e in particolare comincia a diventare
annoso il problema del completamento dell’autostrada
che dovrebbe collegare Pinerolo a Torino ma che è ferma
ad Airasca. 11 sindaco ij
nerolo, Alberto Barbero
recentemente inviato una]
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nità montane vai Pellice S
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Costruire un futuro per l'Istituto «Malva Arnaldi» di Bibiana
La formazione e l'agricoltura
PIERVALDO ROSTAN
C9 è Stato un tempo in cui
si pensò di sostenere il
miglioramento dell’agricoltura partendo anzitutto dalla formazione delle persone impiegate: sorsero scuole di agricoltura istituti, corsi. A volte
nemmeno l’esperienza può essere sufficiente: la necessità di
aggiornare tecniche di coltivazione e di produzione era sentita fin dall’inizio del secolo.
La storia dell’istituto Malva
Arnaldi di Bibiana si inserisce
in quel filone; negli Anni 30 il
ministero arrivò ad attribuirle
la qualifica di «ente morale»
con un apposito decreto: si
dovevano istruire gli agricoltori verso le tecniche allora ritenute «moderne» nei campi
della coltivazione dei boschi e
delle colture arboree e nella
manutenzione delle strade
campestri.
Quella scuola ebbe nuovamente un momento di rilancio nell’immediato dopoguerra, quando prese a organizzare corsi di avviamento
agricolo, poi venne abbandonata. Le proprietà terriere
vennero concesse in uso ad
agricoltori della zona fino
agli Anni 70; la Malva diven
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ne quello che oggi protremmo definire il classico «ente
inutile». Perché parlarne ora?
Negli ultimi 10 anni si è cominciato a ragionare sulla
scuola, sulle sue finalità ritenute non a torto di grande attualità; finiti i contratti di affitto dei terreni, da circa un
anno si sta lavorando per
creare intorno all’istituto un
vero e proprio progetto; c’è
stata la ricerca di fondi europei fallita per l’insensibilità
della Regione: si cercano
nuove vie.
«Ci siamo dati tre campi di
azione - spiega il presidente,
Dario Martina -: la formazione secondaria degli agricoltori (in particolare, le tecniche
vivaistiche, la potatura, gli innesti). Le scuole agrarie danno una formazione generale
mentre nelle aziende si cerca
formazione specifica, ecco
dunque uno spazio per l’istituto Malva Arnaldi. Pensiamo di avviare corsi nel settore frutticolo, ma anche nella
gestione del verde pubblico,
individuando linee operative
molto pratiche». Un secondo
obiettivo è quello di fare della
scuola Malva Arnaldi un ente
di sperimentazione a vantaggio dei tecnici agricoli del
territorio; la terza linea di lavoro riguarda la conservazione delle vecchie varietà, di
melo, di pero e di vite esistenti in Piemonte. Un progetto Interreg è stato elaborato, ha ottenuto un finanziamento e ci consentirà di dare
il via ad interessanti campi
sperimentali: 450 antiche varietà verranno lì convogliate,
osservate in modo da creare
un centro di documentazioi
sulla biodiversità.
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parte presso la scuola e
resto direttamente nello
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progetti non finanziati
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20 NOVEMBRE 1998
/^Pinerolo, a Perosa e a Torre Pellice
Ricominciano
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Da qualche tempo è tornato sulle Alpi
Un lupo per amico?
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È novembre e se riprendono i corsi in quasi tutte le università, non è da meno l’Unittè nelle nostre valli; nelle se¿i di Pinerolo, di Perosa Argentina e di Torre Pellice solo infatti ricominciate le attività, a cui ogni anno partecipa lìn folto gruppo di persone
(un centinaio a Torre, centocinquanta circa gli iscritti a
Perosa, nella gran parte anziani e donne). Tra le novità
di quest’anno, la più rilevante
è forse che con l’anno accademico 1998-99 l’Unitrè di
Perosa Argentina passa da sezione a sede autonoma, segno
del successo e dell’interesse
suscitati dall’Università della
terza età in questa valle; in
particolare il gruppo di lavoro
dell’Unitrè di Perosa porta
avanti un progetto di collaborazione con altre realtà culturali e sociali del territorio per
una crescita e un arricchimento comuni; in questo senso è lo scorso anno è stato organizzato il «viaggio della
memoria» a Dachau, in collaborazione con i ragazzi delle
scuole medie. I corsi (dieci
più due laboratori, ognuno
strutturato in 12 lezioni di
due ore a cadenza quindicinale) si tengono nei locali del
municipio di Perosa Argentina dal lunedì al venerdì dalle
ore 15 alle 17. Ecco le materie; letteratura italiana, storia,
atte, diritto, diritto del consu
matore, francese, giornalismo
(tenuto dal pastore Miguel
Angel Cabrerà, che fa il confronto tra i nostri giornali e
quelli sudamericani), scienze
naturali, storia delle fortificazioni, storia dell’alimentazione, bridge e laboratorio di pittura. Per le iscrizioni rivolgersi al Comune di Perosa,
dal lunedì al venerdì dalle ore
16 alle 17; la quota associativa costa 50.000 lire.
La sede di Torre Pellice
punta come ogni anno sull’altemarsi di concerti e conferenze su temi legati da un filo
conduttore; nella prima parte
dell’anno si parlerà soprattutto di alimentazione (ma anche di viaggi e di storia), da
marzo in poi verrà invece approfondita, in vista della gita
finale a Ferrara e Mantova, la
storia del casato degli Estensi. Gli incontri si tengono
ogni giovedì alle ore 15,30
presso la Casa valdese in via
Beckwith 2.
Ricchissimo il programma
dei corsi dell’Unitrè di Pinerolo, che spazia dagli interventi sulla geografia e sulla
grammatica italiana alla degustazione e abbinamento vino-cibo, dall’educazione fisica alla psicologia della scrittura e alle tecniche di rilassamento. La quota di iscrizione
è di 55.000 lire, la segreteria
in piazza Vittorio Veneto 8 a
Pinerolo (tei. 0121-374477).
MASSIMO GNOME
Il lupo; animale odiato e temuto; incubo notturno per
antonomasia; figura mitica del
plenilunio (chi non conosce la
leggenda di Romolo e Remo o
il lupo di Gubbio?), ma ormai
da qualche tempo presente anche sulle Alpi. Del lupo si è
parlato nel corso del dibattito
tenutosi venerdì scorso a Torre Pellice, in Comunità montana; un lupo decisamente meno fantastico dell’animale leggendario dell’Italia centrale,
ma la cui convivenza con l’attività di pastorizia è quanto
mai una realtà.
Maurizio Quirino, del Wwf
Piemonte e Valle d’Aosta, ha
sottolineato l’importanza di
un’opportunità per incontrare
gli allevatori e chi yive sul
territorio; «La presenza del
lupo può essere un incentivo
allo sviluppo turistico e culturale», ha detto; è importante,
quindi, la comunicazione tra i
vari settori. La serata, molto
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Il seminario biblico delle Unioni femminili a Torre Pellice
I popoli «oltre le barriere»
LILIANA VIGLIELMO
Sono passati venti anni da
quando per la prima volta
le Unioni femminili delle
v^li valdesi decisero di organizzare un incontro su un tema di attualità, accompagnato da una riflessione biblica;
1 iniziativa è stata ripetuta di
npno in anno fino al seminano che si è tenuto a Torre
Penice il 14 e 15 novembre.
«Oltre le barriere» è stato il
tonta scelto, indicando con
pesto termine tutto ciò che
top^a gli individui e i popoli
n che ostacola la comprensiojto e la convivenza pacifica.
t*n è stato perciò difficile
pyare degli esempi anche
'Cini a noi di un malessere
Ottuso, che fa guardare con
spetto e a volte con ostilità
orestieri che ci sembrano
la nostra tranquil„nni quali tutto ci divide,
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Bibbia’ perché l’umaV la stessa in ogni tempo,
*iRessione non depripuntare su mes“i speranza; così troAsat primo episodio
nati A che, allonta
semk. casa di Abramo,
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a pienn°i^®*'®^omelio entra
diruto nella schiera
dei figli di Dio. Intanto, per
non dimenticare che anche
tra le chiese si possono avere
scarsi rapporti di intesa e collaborazione, l’introduzione
del tema è stata affidata a Jules Matanda, predicatore locale congolese residente a
Giaveno, e a Elisabetta Ribet,
studentessa in teologia, che
hanno presentato il movimento «Essere chiesa insieme», creato recentemente
con l’obiettivo di rinsaldare i
legami tra le varie compo
nenti del mondo evangelico
italiano.
Liberare la mente dai pregiudizi, accettare la diversità
come un valore positivo e
non come una minaccia, cercare di capire le motivazioni
altrui prima di esprimere giudizi; un bel programma che il
piacevole incontro ha reso
più esplicito, anche con l’aiuto di gesti significativi, e che
accompagnerà l’attività di
ogni Unione nell’anno appena iniziato.
affollata e alla quale erano
presenti molti allevatori e
amministratori pubblici, è
stata un’occasione per la presentazione del «Progetto fife»
finanziato daU’Uniqne europea, che prevede un’azione
sui tre grandi carnivori presenti sulle Alpi; lupo, orso,
lince. Il progetto verte essenzialmente sull’attenuazione
dei conflitti che possono innescarsi con le attività zootecniche e venatorie; ad esempio con la fornitura di recinzione (alcuni metri sono
già stati piazzati a Pomaretto)
e con l’informazione, in particolare con la preparazione di
una mostra itinerante, già
ospitata dai comuni di Pinerolo e San Secondo.
Nel suo intervento Claudio
Gioia, dell’associazione provinciale allevatori, ha illustrato la possibilità di ricevere
rimborsi per danni causati alle greggi da canidi (cani vaganti e lupi); sull’arco alpino
non ci sarebbero problemi di
cani inselvatichiti, ma molti
sono gli animali che durante
il giorno sono sfamati e vivono comodamente in casa
uscendo poi la notte. «Il fondo provinciale - ha spiegato
Gioia - prevede un indennizzo di 120.000 lire per ogni
capo ucciso e di 50.000 lire
per ogni animale ferito».
Gianfranco Righerò, dell’
assessorato alla Tutela fauna e
flora, ha assicurato che la
«densità dei lupi sul territorio
è così bassa che non ci sono
problemi di trasmissione di
malattie quali la rabbia». Ancora Quirino, per il Wwf, ha
sottolineato che «Il lupo non è
la “scusa” che può distruggere
l’attività zootecnica; il vero
problema è che mancano incentivi seri a livello regionale
e nazionale per attività produttive nelle aree marginali».
DONI • DONI • DONI • DONI • DONI • DONI • D
Asilo valdese di Luserna San Giovanni
ELENCO DONI 1« SEMESTRE 1998
GENNAIO
£ 20.000; Jolanda Comba;
Franca e Marco Eynard.
£ 50.000; Rodolfo Norther;
Carlo Barberis in memoria di
Delfina Morando Barberis e
Marta Morando Rabaglio; Lucia Battaglino.
£ 65.000; Eunice Biglione.
£ 100.000; Chiesa valdese di
Prarostino; Chiesa Vvaldese
di Ivrea; Federica Pons; Ines
Malanot Riva in mem. della
cara amica Alma Long; Etiennette e Pierluigi dalla; Sivio
Tourn e famiglia.
£ 150.000; Rita Alimonda; Telma Malacrida, Milano.
£ 200.000; Ines Malanot Riva
in mem. dei genitori.
£ 500.000; Unione femminile
valdese di Milano.
£ 1.000.000; G. Gay Eynard.
FEBBRAIO
£ 50.000; Giovanni e Vanda
Ferrino.
£ 85.000; Giovanna Berardo
in mem. di Lorenzina Ainardi.
£ 100.000; corale valdese di
Torre Pellice; Francesco e
Margherita Cerutti; Emilio Perotti; Lina ReveI in mem. dei
suoi cari; Germana Colombo
Jouvenal.
£ 200.000; Con. Costamagna;
Renata Bounous, Pinerolo.
£ 250.000; Irene Bounous, Pinerolo.
£ 300.000; Unione femminile
di Luserna San Giovanni.
£ 500.000; Ferruccio Pasquet
in memoria del papà Guido.
MARZO
£ 25.503; Clelia Smith e Jaqueline Ouiene.
£ 50.000; Liliana Ribet.
£ 100.000; Valentina Pirozzi.
£ 200.000; I famigliari di Giulio
Tourn.
£ 428.571; Famiglia Vigne-Ribet, Parigi.
£ 8.655.174; Comité vaudois.
APRILE
£ 50.000; Mourglia Giacoletto
in mem. della sorella Ada; E.
B., ricordando Filippo.
£ 100.000; Cnoranze funebri
Giachero; Lilia don Scotta e
Mirella Loik, ricordando la cara signora Juliette Balmas Marauda; Onoranze funebri Giachero.
£ 400.000; Alfredo Rostagno.
£ 1.000.000; Liliana Varese e
famiglia in mem. della mamma
Giulia Marauda; Bruno ReveI
in mem. della moglie Carla.
MAGGIO
£ 50.000; Livia Malan ricordando la sig. Giulia Balmas.
£ 100.000; Laura Long Lodi; i
condomini in mem. di Ferruccio Rivoir.
£ 400.000; Comunità alloggio
Uliveto.
£ 3.000.000; N.N. in occasione dei 90 anni della sig.ra Olga Rivoir e in mem. del sig. Aldo Furhmann; la moglie in
mem. di Ferruccio Rivoira.
£ 20.000.000; Lascito Irene
Malan.
GIUGNO
£ 25.000; Jolanda De Filippis
Comba.
£ 30.000; N.N.
£ 35.138; Clelia Smith.
£ 100.000; Lilia don Scotta in
mem. della cara signora Delfina Giordan.
£ 150.000; Paola, Tiziano,
Franco, in ricordo di Gianni Rivoira.
£ 200.000; Emilia Roman.
£ 400.000; Emma Ayassot in
mem.della cara sorella Emilia.
£ 420.000; Lionello Gay.
£ 5.000.000; Giga Rivoira,
contributo per il giardino.
(precedenti elenchi sono stati
pubblicati sui nn. 42, 43 e 44)
4 Nelle
9 Chiese Valdesi
COORDINAMENTO SCOUT 1” CIRCUITO — Sabato
21 novembre, alle 16, alla Casa unionista di Torre Pellice, incontro del gruppo attività scoutistiche della vai Pellice.
ANGROGNA — Domenica 22 novembre, giornata dei
giovani; culto alle 10 con partecipazione dei bambini delle
scuole domenicali e del precatechismo e pranzo nella sala.
Martedì 24 novembre alle 20,30 riunione quartierale al Serre.
Domenica 29 assemblea di chiesa sulla relazione sul Sinodo e
su alcuni problemi amministrativi.
BOBBIO PELLICE — Domenica 22 novembre culto in
francese. Riunione quartierale a Campi martedì 24 alle 20.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Studio biblico giovedì 26
novembre, alle 20,45 al presbiterio, su «La cena del Signore in
comunione gli uni con gli altri/e». Riunioni quartierali; lunedì
23 a Bricherasio, martedì 24 a Boer Priorato e Vigne.
PERRERO-MANIGLIA — Riunione quartierale a Foren
go alle 14 di mercoledì 25 novembre.
PINEROLO — Giovedì 19 novembre alle 15 incontro
dell’Unione femminile con la pastora Giovanna Pons che parlerà su «La bioetica e i problemi della fede»; l’incontro è aperto a tutta la comunità. Domenica 29 alle 10 culto con assemblea di chiesa sull’insegnamento della religione a scuola.
POMARETTO — Riunione quartierale mercoledì 25 novembre a Maurini alle 20,30. Studio biblico sul Libro dei Salmi giovedì 19 novembre alle 20,30 all’Eicolo grande.
PRAROSTINO — Riunioni quartierali; giovedì 19 novembre alle 15 a Pralarossa, mercoledì 25 novembre alle 20,30 al
Roc, giovedì 26 alle 20,30 a San Bartolomeo. Domenica 22 alle 9 culto al Roc, alle 10,30 a Roccapiatta.
RORÀ — Giovedì 19 novembre, alle ore 20,30, riunione
quartierale alle Fucine; culto e studio del documento «L’ecumenismo e il dialogo interreligioso».
SAN SECONDO — Riunioni; giovedì 19 novembre alle
20,30 a Cavoretto, mercoledì 25 a Lombarda-Crotta.
TORRE PELLICE — Domenica 22 novembre, alle 10,
culto con la partecipazione della scuola domenicale e del precatechismo; alle 15 l’Unione giovanile invita tutta la comunità
a un pomeriggio comunitario alla Casa unionista. Lunedì 23
novembre studio biblico al presbiterio, alle 20,45, su «Salmo
88; l’orizzonte della mortalità». Riunioni quartierali; martedì
24 novembre all’Inverso, venerdì 27 agli Appiotti. Domenica
29 novembre alle 14,30, alla Foresteria, si terrà un pomeriggio
di solidarietà con la Cevaa organizzata dal gruppo missioni
Cevaa di Torre Pellice.
VILLAR PELLICE — Riunioni quartierali, ore 20,30; venerdì 20 al Ciarmis, mercoledì 25 al Centro.
VILLASECCA — Runioni quartierali; martedì 24 novembre al Serre Giors alle 20, mercoledì 25 alle 20 alia Roccia,
giovedì 26 alle 20 a Villasecca.
IL Cito INFORMA
Donne imprenditrici
Creare nuove opportunità per le donne che intendono avviare nuove attività indipendenti, proseguendo l’esperienza
del progetto «Now - Euroentreprendre au feminin - le donne
fanno impresa in Europa» promosso negli anni scorsi dal Cilo di Pinerolo. E con questo intento che il Comune di Pinerolo, insieme ad altri nove enti locali regionali ha aderito al
progetto «Patto per l’imprenditorialità femminile - il villaggio globale delle microimprese» finanziato dall’iniziativa comunitaria Now (Nuove opportunità per le donne). Il nuovo
progetto si pone come naturale prosecuzione del precedente
promosso dal Cilo che intendeva stimolare e sostenere l’avvio di attività da parte di donne disoccupate o che intendessero rientrare nel mondo del lavoro o che fossero desiderose di
migliorare la propria condizione occupazionale, il tutto in un
ottica di lotta alla disoccupazione e di sviluppo locale.
L’obiettivo del nuovo progetto è più ampio però rispetto al
precedente, in quanto consiste non soltanto nel sostenere
l’avvio di iniziative imprenditoriali gestite al femminile, ma
anche e soprattutto nel loro consolidamento, dando priorità
alle donne disoccupate e a quelle che desiderano rientrare
nel mondo del lavoro. L’intento è di sostenere, attraverso la
sperimentazione di metodologie innovative e la progettazione di nuovi stmmenti, la creazione di nuove imprese, selezionando i progetti con fondate possibilità di fattibilità e di
sviluppo nel tempo e generare nuova occupazione. In concreto, le potenziali e nuove imprenditrici potranno gratuitamente usufruire di un’ampia gamma di servizi. Durante la
fase di studio e di preavvio dell’iniziativa potranno ottenere
indicazioni per un accesso facile alle fonti di informazione,
agli iter burocratici e alle opportunità offerte a livello locale,
nazionale ed europeo; in questa fase saranno «accompagnate» attraverso consulenze personalizzate per realizzare lo
studio di fattibilità, definire la forma giuridica, il regime
contabile, individuare eventuali finanziamenti, accedere a
periodi di stage presso imprese simili.
Anche dopo l’avvio dell’impresa è poi previsto un servizio di accompagnamento personalizzato, per garantirne lo
sviluppo e la permanenza sul mercato; e al fine di consolidare l’esperienza aziendale e la crescita sono previsti anche affiancamenti delle nuove attività a imprese di pluriennale
esperienza. Il progetto prevede poi, tramite la realizzazione
di uno spazio Internet, che sia a disposizione delle imprenditrici un supporto informatico specifico dove queste potranno
entrare in contatto con esperti di altri paesi e cercare eventuali nuovi sbocchi commerciali. Infine sono previste missioni commerciali di alcune delle neoimprenditrici in uno
dei paesi europei partner del progetto (Francia e Spagna) per
mantenere un continuo interscambio di esperienze, li servizio è attivo dal 6 ottobre presso l’ufficio Cilo del Comune di
Pinerolo in via Duomo 1, su appuntamento.
(a cura di Davide Rosso e del Cilo di Pinerolo)
10
PAG. IV
E Eco Delle vao.t "\àldesi
VENERDÌ 20 NOVEMBRE 199S
Sport
HOCKEY GHIACCIO
Torre Pellice fatale anche
per la capolista Laces Val
Venosta; imbattuti dopo nove
partite gli altoatesini sono
stati superati dall’HC Valpellice Sparea per 5-4 al termine
di un incontro giocato ad altissimi livelli di intensità
agonistica. Ancora fermo il
portiere titolare Rossi infortunato, i valligiani hanno
chiesto aiuto al Courmaosta
da cui è arrivato il portiere
Testa; l’operazione è stata
possibile in virtù del rapporto
di «farm team».
Con questa vittoria il Valpellice, salendo a 8 punti in
classifica (sesta posizione), ha
cominciato a capire di potersela giocare alla pari con tutti,
almeno a Torre Pellice, senza
le 8-10 ore di pullman che invece bisogna fare per le trasferte nel Nord-Est. E proprio
da Asiago, domenica, è arrivata la conferma di quanto incida un lungo viaggio poco
prima di una gara. Opposti
all’Amatori Asiago, attualmente secondi in classifica, i
biancorossi hanno iniziato be
Novità in libreria
Guida per gite
di ogni tipo
JEAN-LOUIS SAPPÉ
Nel vasto panorama editoriale di genere escursionistico, si segnala per la sua
praticità questa nuova fatica
di Giulio Berutto*, già autore
di una lunga serie di pubblicazioni per la collana «Guide» dell’Istituto geografico
centrale di Torino.
Si tratta in sintesi di una
guida che va bene per tutte le
stagioni, dato che propone
escursioni a brevi e medie distanze, adatte in particolare ai
nuclei familiari alla ricerca di
luoghi dove trascorrere in serenità una giornata all’aria
aperta. Così, accanto alla proposta di camminate offerte
dalle Prealpi (diversi itinerari
riguardano la vai d’Angrogna
e il vallone di Pramollo, percorribili anche nella stagione
invernale e primaverile) la
guida presenta una vasta
gamma di escursioni nei parchi di pianura, dalla Rocca di
Cavour a Stupinigi, dai laghi
di Avigliana a La Mandria, e
in quelli di montagna (il Gran
Bosco di Salbertrand, l’Orsiera-Rocciavrè, la vai Troncea),
offrendo la possibilità, praticamente per tutto l’anno, di
camminate di diverso impegno e lunghezza.
(*) Giulio Berutto: Parchi,
Riserve e Prealpi: 153 itinerari
intorno a Torino. Istituto geografico Agostini, Torino, 1998,
320 pp, 26 illustrazioni in bianco
e nero, £ 28.000.
ne portandosi in vantaggio
con Malan ma i vicentini hanno avuto una pronta reazione
prima pareggiando e poi portandosi in vantaggio fino al 41 di fine primo tempo. Il Valpellice non è riuscito a sfruttare le molte superiorità numeriche derivate dalle penalità inflitte ai vicentini e solo
a pochi minuti dal termine è
andato in rete con Marchetti;
la squadra di casa ha ancora
segnato a pochi secondi dal
termine fissando il punteggio
sul 6-2 finale. I valligiani,
sempre sesti con 8 punti, dopo
la trasferta di martedì a Como, torneranno a Torre Penice domenica 22 col Bozen.
Intanto prosegue senza lode
il cammino dei Draghi Pinerolo in serie B; dopo aver
perso 10-1 a Chiavepna e in
casa col Bergamo per 4-3,
domenica i giocatori di Pilon
hanno surclassato un Torino
ancora a zero punti.
PALLAMANO
In salita l’esordio per il 3S
Pinerolo; opposti al Casale, e
in più con un paio di assenze
determinanti, i ragazzi di
Gaydou sono stati battuti nella prima giornata di serie C
per 19-10. Quattro rigori a favore, ma solo uno realizzato,
sette contro, di cui tre parati
dall’ottimo Barberis: questi
alcuni dati dell’incontro. Gaydou si è impegnato nella duplice veste di giocatore e allenatore. Positiva la prestazione
del giovane Rivoira, così come gli esordienti Pascal, Magnao, Chiabrando e Trematore. Domenica 22, alle 11,30,
al palazzetto dello sport di Pinerolo, confronto under 19 fra
3S e Vercelli.
Torre Pellice
Gambarotta
all'Unitrè
Con l’arguzia e la bonomia
che lo distinguono, giovedì 5
novembre, nella biblioteca
della Casa valdese. Bruno
Gambarotta ha inaugurato
l’anno accademico deH’Università della terza età di Torre
Pellice. Accompagnato per
esigenze familiari dal nipotino, un bambino delizioso,
educato e paziente, per circa
due ore (passate in un baleno)
ha intrattenuto il numeroso
pubblico con aneddoti di vita
vissuta, episodi poco noti della storia di Torino, sua città
d’adozione, battute di spirito
che hanno suscitato calorose
risate. Sempre misurato nei
termini, anche quando gli capita di toccare argomenti spinosi, ha confermato, se mai
ce ne fosse stato bisogno, la
vis comica di uomo di spettacolo formatosi negli ambienti
più diversi: Rai, giornalismo,
teatro, televisione. Grazie, caro Gambarotta, per l’«onsa ’d
bon sangh»!
PALLAVOLO
Giornata negativa domenica per le formazioni pinerolesi; in B1 femminile il Magic
Cerutti pur opponendosi bene
alle titolate avversarie del
Biancoforno Santa Croce, è
stato battuto per 3-1 mentre
in B2 il Body Cisco è stato
superato nettamente dalla capolista Bassi Novara per 3-0.
Male le formazioni del 3S: i
ragazzi sono stati battuti per
3-1 dal Cus Torino, le ragazze in casa dal Chieri per 3-0 e
in prima divisione fenuninile
il 3S ha perso a Carrara per
3-0; nel torneo Baudrino il
3S ha superato il Fabio Neruda per 3-0 e guida la classifica con 6 punti.
TENNISTAVOLO
Anche per la D2 provinciale è iniziato il campionato e
per la Valpellice è subito è
stato derby: mercoledì scorso
la squadra A, composta da
giocatori più esperti (Girardon, Ghirardotti e Reynaudo)
ha superato i giovanissimi Cesano, Odino e Del Pero per 51. In Cl, dopo aver iniziato
male trovandosi sotto per 3-0,
la Valpellice ha rimontato fino al 5-3 vincendo sulla capolista Casale grazie ai punti di
Gay, Rosso e Malano. Buono
l’esordio di Sergio Ghiri in
C2; grazie ai suoi due punti e
a quelli di Migliore e Piras la
Valpellice ha vinto per 5-2 sul
Sisport Fiat. Ancora una vittoria, ma con qualche sofferenza per la DI; opposti al
Crdc Torino i valligiani Picchi, Battaglia e Belloni si sono imposti per 5-3. Sabato 21
la Cl sarà impegnata a Bergamo, la C2 e la DI a Torino
contro il Crdc e il Tt Torino.
XVI edizione
Torino Film
Festival
«Cinema giovani» diventa
«Torino film festival». Quest’anno la nota kermesse cinematografica torinese di novembre, giunta alla sedicesima edizione, cambia nome e
presenta dal 20 al 29 novembre le opere di oltre 150 registi tra novità, retrospettive,
corti e lungometraggi. Interessante è la presenza all’interno
della nuova sezione di documentari del nostro paese intitolata «Sopralluoghi italiani»,
di un video di 52 minuti di
Tonino De Bernardi, La vena
imperfetta, sulla vai Pellice e
sulla comunità valdese vista
attraverso le generazioni (è in
programma in via XX Settembre 15 nella sala Reposi 2 giovedì 26 novembre alle ore
18,15 e sabato 28 nella sala
Reposi 5 alle ore 20,30).
L’edizione di quest’anno
propone anche tre esordi (fuori concorso) di indipendenti
italiani, il Programma speciale
«Americana 2» idealmente
contrapposto al già noto Orizzonte Europa; la sezione «Primo piano» è puntata sui poco
conosciuti Michael Haneke e
Robert Guédiguian, mentre
r«Omaggio» è dedicato a
Jean-Daniel Pellet, cineasta
della Nouvelle Vague; la Retrospettiva è dedicata al cinema dell’Africa sub-sahariana
dalle origini al 1975, mentre
fanno la loro comparsa due
nuove sezioni, i già citati Sopralluoghi italiani e i Raccordi, dedicati a inediti «fuori genere e fuori formato».
L'ultimo numero di «La beidana>
Artisti delle Alpi
Due ampi studi pubblicati
sul n. 33 de La beidana (ottobre 1998) occupano l’apertura della rivista che, come affermano nel sottotitolo, si occupa di cultura e storia nelle
valli valdesi. Dunque non soltanto di cultura valdese. Il
primo contributo, di Elena
Romanello, proviene dalla
giornata di studi su «Circolazione di artisti e di stili
nell’arco alpino occidentale
nel XV secolo», organizzata
dal Gruppo storico «La Lucerna» presso la chiesa di
Santa Croce a Luserna San
Giovanni. È dedicato al ciclo
di affreschi quattrocenteschi
che decorano la Cappella di
San Bernardino nel cimitero
di Lusernetta e, nel contesto
della riflessione sul significato iconografico, contiene interessanti annotazioni sulla
presunta predicazione di San
Bernardino da Siena nel Pinerolese, in funzione antiereticale valdese. Il secondo articolo, di Paolo Cozzo, si ad
CORCOS
INDUSFRIALE s.p.A,
Società del Gruppo |—Freudenl
[Tv
ringrazia tutti gli intervenuti
airincontro a porte aperte
del 17/10/1998 allo stabilimento di
Luserna San Giovanni
al successo dell'iniziativa hanno contribuito:
Hotel Gilly - Torre Pellice - strutture e rinfreschi - tei. 0121 -932477
Pronto Snop - Torino - allestimento stand e realizzazioni grafiche
tei. 011-6604522
dentra invece nel tema dei
«segni .sacri» esistenti sul nostro territorio e in particolare
descrive, ipotizzandone i vari
possibili significati, le «croci
rurali» nella zona di San Secondo, teatro per molti secoli
di forte contrapposizione tra
popolazione cattolica e forte
minoranza valdese.
Sempre nella sezione storica della rivista, Daniele Tron
prosegue l’interessante ricostruzione delle vicende valdesi in vai Chisone: questa puntata del suo studio va dal consolidamento della Riforma alle conseguenze per la valle
del trattato di Cavour, all’invasione francese del 1630 e
alla revoca dell’editto di Nantes (1685). Con la pubblicazione della parte dedicata alla
vai Pellice si conclude poi la
ricerca che Fulvio Trivellin
ha dedicato ai componimenti
e alle lettere utilizzate da Jean
Jalla per il suo leggendario
valligiano. Come al solito
completano il numero de La
beidana numerose rubriche:
Ines Ponte! presenta le poesie
di Giovanni Odin (molto bella quella dedicata al lavoro
tradizionale della Tipografia
Subalpina), Augusto Comba
presenta il Gruppo vai Lucerna, Davide Dalmas presenta il
Sistema museale eco-storico e
il Progetto 2000 del Centro
culturale valdese.
RADIO BECKWITH
fm 91.200 e 96.550
Venerdì 20 novembre
ore 1D30 e 18,45
incontro con il
nuovo vescovo di Pinerolo
mons. Piegiorgio Debemordi
Appuntamenti
20 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 21,
nella sede del Cai in piazza Gianavello, proiezione diapositive su
«A sud del Caucaso», Georgia,
Armenia, Azerbaijan, a cura di
Alberto Fomeris.
20 novembre, venerdì —
VILLAR PEROSA: Alla biblioteca comunale, alle 20,45, proiezione del film di Renzo Ribetto
«Viaggiatori di primavera, poiane e pecchioli»; sarà presente
l’autore, ingresso libero.
20 novembre, venerdì — PINEROLO: Al teatro Incontro di
via Caprini, alle 21,15, Roberto
Anglisani presenta «Giovanni Livigno, ballata per piccione solista
ispirata al più famoso parente Jonathan Livingston»: ingresso lire
15.000, ridotto 10.000.
20 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 20,45,
nella sala consiliare della Comunità montana vai Pellice, su iniziativa del Gruppo studio vai Lucerna, Manuel Kromer parlerà su
«La Claudiana ieri e oggi».
20 novembre, venerdì — PINEROLO: Alle 21, al Centro sociale di via Lequio, prima lezione
del corso pratico di orticoltura
biologica su «Introduzione e pianificazione dell’orto».
20 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Nella sala
consiliare del municipio, alle ore
21, presentazione del libro «Tibet
sopravvissuto», di G. Franco
Bracci, Fosco Maraini, Reinhold
Messner; condurrà la serata Paolo Oliaro, coautore, che commenterà e proietterà una serie di diapositive sul Tibet. Saranno a disposizione copie del volume, i
cui proventi saranno destinati alla
costruzione e alla gestione della
Cristal Mountain School di Tarap, nell’alta Dolpo.
21 novembre, sabato — PINEROLO: Al Circolo sociale
concerto con Pinuccia Giaimanà
e Alessandro Lucchetti, pianoforte a quattro mani, musiche di
Mozart, Schubert, Brahms, Lucchetti, Rota. Ingresso lire 15.000.
21-29 novembre — PINEROLO: A Palazzo Vinone, in
occasione del IO“ anniversario
del magazine «Eco me.se», esposizione delle vignette di Giuliano
Rossetti «Dieci anni di storia di
Italia» e di «11 frutto delFimmaginazione», nature morte rese vive dalla fantasia, con fotografie
di Mauro Cinquetti.
21-29 novembre — PINEROLO: Nella saletta del Borg
mostra hobbistica «Il tempo libero», dedicata a pittura, numismatica, modellismo, scultura e collezioni varie.
22 novembre, domenica —
TORRE PELLICE: Alle ore 16,
al teatro del Forte, la compagnia
«Teatrino dell’erba matta» presenta la rappresentazione per
bambini «Cappuccetto Rosso» di
e con Daniele Debernardi. Ingresso lire 6.000.
22 novembre, domenica —
PINEROLO: Al teatro Incontro
concerto de «I cameristi», gruppo
d'archi; direttore Rony Rogoff,
musiche di Dvorak e Ciaikovski.
Ingresso lire 15.000.
22-29 novembre — TORRE
PELLICE: Sui campi del circolo
«Fratellanza», dalle 14, 2° trofeo
di bocce «Franco Ricca».
23 novembre, lunedì — PINEROLO: Alle 16,30, al liceo
scientifico di via dei Rochis,
Giorgio Bouchard parlerà su «La
Bibbia e il tricolore, i protestanti
nel Ri.sorgimento italiano».
24 novembre, martedì — PINEROLO: Alle 21,15, all’associazione «Stranamore», proiezione di «Basquiat» di Y. Schnabel,
ingresso gratuito.
26 novembre, giovedì — PINEROLO: Al teatro Incontro
convegno su «La cura dei tumori:
la medicina ufficiale a confronto
con l’altra».
Servizi
VALLI
CHISONE - GERMANASC4
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 22 NOVEMBRE
Rinasca: Farmacia Bertorello
- V. Nazionale 22, tei. 800707
Ambulanze:
Croce Verde, Porosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte ; tei. 201454
VAL RELUCE
Guardia medica: ~
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
26 novembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle 15,30,
alla biblioteca della Ca.sa valdese,
per rUnitrè concerto con Alessandro Andriani, violoncello, e
Claudia Bracco, pianoforte. Musiche di Debussy, Fauré, Brahms.
26-27 novembre — PINEROLO: Alla scuola elementare
«F. Farri» Alberta Chiabrando
propone il corso «Il gesto pittorico e grafico», dalle 17 alle 19,30.
DOMENICA 22 NOVEMBRE
Luserna San Giovanni: Farmacia Savelloni - Via Blando
4 - (Luserna Alta), tei. 900223
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 19 e venerdì
20, ore 21,15, Racconto
d’autunno, di Eric Rhomer;
sabato 21, ore 20,10 e 22,10,
domenica 22, ore 16, 18, 20,
e 22,10 e lunedì 23 ore 21,15,
Cello cedrone.
PINEROLO — La multisala Italia propone alla sala
«5cento»; giovedì 19, ore
20,45, cinefórum per i soli
tesserati; negli altri giorni
Salvate il soldato Ryan; feriali ore 21,30, domenica ore
15, 18,15 21,30. Alla sala
«2cento» Tutti pazzi per
Mary feriali: 20, 22,20, sabato 20, 22,30 e domenica
15,15, 17,40, 20 e 22,20
BARGE — 11 cinema Comunale ha in programma, ve
nerdì 20, ore 21, Lo stranie
ro che venne dal mare; sa
bato 21, ore 21, Elizabeth;
domenica (ore 15,
spada magica; domenica^
(ore 19, 21), lunedì, martedì e^
giovedì, ore 21, Sei giorni*jj;
sette notti.
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40 anni
Consiglio i
ecumenico
delle chiese
Il 28 novembre alle oií
20,45, in occasione
del
cinquantenario del Cec.
nei locali della Chiesa valdese in via dei Mille 1
Pinerolo si terrà una tavo»
rotonda sul tema, org^>£
zata dal I distretto e
diocesi di Pinerolo.
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Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323BJI
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n. 175/60 gnidi
Resp. ai sensi di leggeJ“ier^(gvi
Stampa: La Ghisleriana Mon
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20 NOVEMBRE 1998
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
0 L'esperienza negli Stati Uniti di un corso di preparazione psicologica e teologica per la cura pastorale dei malati
La medicina può guarire dalla malattia, ma Dio guarisce dal male
Una premurosa e costante presenza evangelica in un ospedale è importante perché porta la forza che solo Dio può dare
per affrontare il dolore, la paura e la disperazione dei malati e dei loro familiari. La collaborazione con il personale medico
____gAHRIELLA CASANOVA
Lavoro airospedale evangelico valdese di Torino da un anno e mezzo. Durante un viaggio negli Stati
Uniti il pastore Giorgio Bouchard, presidente dell’OspeJale, fu impressionato dalTospedale battista di WinstonSdem (Wake Foresi Hospital
[)Q e dai suoi corsi teoricopratici di preparazione psicologica e teologica per la cura
paWale ai malati. Mi propose quindi di frequentare uno
Ji quei corsi, per tentare ancUe a Torino (come accade da
tempo neli’Ospedaie evangeIco di Napoli) di «inventare»
pna figura diaconale di aiuto
spirituale a malati e familiari.
Il corso, iniziato il 1° giugno, è terminato il 7 agosto.
Eravamo 14 studenti, tutti
statunitensi tranne me. Sono
stata colpita daile tante denominazioni presenti nel
gruppo; battisti, luterani,
presbiteriani, moravi. Esperienze e tradizioni diverse,
ma per tutti un unico scopo;
imparare a lavorare con rispetto e amore con gli ammaiati. Non è facile lavorare
in un ambito in cui la sofferenza è protagonista, soprattutto quando essa ci è sconosciuta. I seminari e le classi
che frequentavo quotidianamente erano condotti con serietà e insegnanti e supervisori mi hanno sempre ascoltata e confortata. Ho ricevuto
grande sostegno e conforto
anche dai miei stessi colleghi.
Mi avevano affidato il «7°
L’ospedale battista di Winston-Salem
Reynolds», una delle torri
dell’ospedale; un reparto di
medicina con pazienti sieropositivi o con malattie terminali. La figura del cappellano
è ben vista negli ospedali degii Stati Uniti, sia dall’ospedale che dall’équipe medica
che è a conoscenza di che cosa essi rappresentano. Oltre a
visitare i malati del mio piano, venivo spesso chiamata
durante situazioni particolarmente difficili: forte depressione 0 decesso di un ricoverato, sconforto, conflitti tra
parenti, ecc. Come cappellana avevo libero accesso alle
cartelle cliniche e il personale
medico e paramedico era
sempre disponibile per qualsiasi informazione su ogni
singolo paziente. Dal punto
di vista teologico mi è s^ato
più facile lavorare in questo
ospedale perché ero in un
ambiente protestante. Molti
dei pazienti provenivano da
chiese battiste o presbiteriane e mostravano interesse
verso una conversazione di
tipo biblico-teologico: spesso
erano proprio loro a chiedermi di pregare. L’ospedale
mette a disposizione di ciascun paziente una Bibbia, riposta accuratamente sul comodino dell’ammalato.
Nella mia giornata si avvicendavano ore di teoria e di
pratica. A turno ero richiesta
di presentare papers, di predicare nelia cappella dell’ospedàle (aperta tutti i giorni a
tutte le ore) e di essere reperibile un certo numero di volte
durante le 10 settimane di
programma. Si trattava di essere a disposizione per 24
ore: potevo esser contattata
in qualsiasi momento tramite
un cicalino. Questo è stato il
compito più duro. La notte si
era compietamente soli e i
casi per cui venivo chiamata
erano sempre molto tristi.
Tante sono state le vicende:
ne ricordo particolarmente
una, in cui una sera mi è stato
chiesto di recarmi al pronto
soccorso, una bambina di 6
anni era annegata nella piscina di casa ed era nel reparto
di rianimazione. La mamma
nella sala d’attesa attendeva
trepida notizie da parte del
dottore. Le salette che ospitano i familiari in queste circostanze sono curate anche nei
minimi dettagli: l’arredamento è caldo, le lampade emanano una luce tenue, ci sono
a disposizione fazzolettini di
carta e acqua fresca. Sui muri
sono esposti quadri raffiguranti beilissimi paesaggi. Tutto studiato per dare un senso
di agio e rendere meno inquietanti le ore di chi aspetta
di conoscere le condizioni di
un proprio caro. Ricordo che
ho dovuto tenere la mamma
della bambina lontana dalla
televisione perché al telegiornale dicevano che questa era
già deceduta, quando in realtà era ancora viva.
La mamma era disperata,
piena di sensi di colpa per
averla lasciata sola nell’acqua
per pochi istanti. Pensava al
marito in carcere che non
l’avrebbe mai perdonata. Abbiamo parlato a lungo, pregato e sperato insieme, poi
l’arrivo del dottore, la certezza che la bambina non sarebbe sopravvissuta e le grida
della donna, i pugni contro il
muro, il bisogno di sfogare in
qualche modo il proprio dolore. E ancora l’arrivo del marito dal carcere, scortato da
due guardie armate, le catene
alle mani e ai piedi, il terrore
della donna nel vederlo, l’atmosfera di angoscia e di morte che avvolgeva tutto. A quel
punto ogni paroia di conforto
era vuota, banale; ogni tentativo di soiidarietà inutile. Si è
presenti e basta: davanti a un
dolore così grande non si può
fare altro che tacere, nell’intima speranza della presenza
di Dio: tale è lo scompiglio
interiore che le parole non
comunicano più, paiono ridotte a «massime di cenere»
(Giobbe 13,12).
È stata un’esperienza traumatica in cui mi sono sentita
impotente. Eppure mai come
quest’estate ho capito l’importanza di una presenza
diaconale negli ospedali. Non
una presenza a buon mercato, di passaggio, visibile nelle
ore di visita ma una presenza
assidua, costante, premurosa, incisiva che porta su di sé,
con la forza che solo Dio può
dare, ii peso dell’inquietudine, della solitudine, della sofferenza, della paura dell’ammalato. Perché un’ospedale
si quaiifichi come «evangeiico» nei senso bibiico dei termine, deve combattere il male nella sua manifestazione,
materiale e spirituale. La medicina e la chirurgia possono
guarire da una malattia. Solo
Dio può guarire dal male. Ecco perché sono convinta che
dottori e operatori diaconaii
debbano viaggiare insieme.
Con diaconi e pastori di diverse denominazioni
m mmeditiice
Claudiana
®í?í?(§Gf^© tlÌ)Ì)©
Vale dal 1° dicembre 1998 al 15 gennaio 1999
Teologìa femminista
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M LEI I
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Egíf
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M. Buhrig
Donne invisibili
e Dio patriarcale
Ut 17.000
Lit. 8.500
D. SÓLLE,
Per lavorare
e amare
Ut. 2e.oou
Lit. 13.000
E. SCHÙSSLER
Fiorenza
In memoria di Lei
Ut. *'^5.000
Lit. 22.500
OAÌ SILÈNZIO
ALU PAROLA
.Stùai é'ìnmf tKilri UMu
E. Green
Dai silenzio
alla parola
Ut -.S.OóU
Lit. 7.500
AA.VV,
Riletture bibliche
al femminile
Ut 20.Gol)
Lit. 14.500
E. Green
Perché la donna
pastore
Ut 'IC.Oóu
Lit. 5.000
Valli valdesi
R. Bonous - M. Lecchi
/ templi delle Valli
valdesi
Lii "2.000
Ut. 21.000
E. Lantelme
/ canti
delle Valli valdesi
Ut 30.000
Ut. 19.000
Musica
Johann Sebastian
BACH
fmfiÓUTORI
D BRIT4NMC1
'■UHI!
si!
VM.DESI I
Viaggiatori
britannici alle
Valli valdesi
A CURA DI G. TOURN
Lit. '12.000"
Lit. 21.000
G. Long
Johann Sebastian
Bach. Il musicista
teologo
Lit. 38.000
CD:
Il nuovo organo
barocco del Tempio
valdese di Torino
Lit. 20.000
CD:
Bach - Buxtehude Kuhnau, Natale alla
Thomaskirche
Lit. 27.000
Lit. 60.000
Lit. 50.000
Lit. 44.000
Lit. 50.000
12
PAG. 8
RIFORMA
Delle Chiese
VENERDÌ 20 NOVEMBRE
L'apertura delle attività ecclesiastiche della Chiesa battista di Mortola
Una pietra per ringraziare il Signore
Nella liturgia di due culti ci si è avvalsi di alcuni metodi espressivi e simbolici
per illustrare la fede e la speranza. Coinvolti anche i bambini e IVnione femminile
NUMZIA NOTARISTEFANO
GIOVANNA SPERANZA
U BEN-EZER», fin qui il
\\ X2i Signore ci ha soccorso.
Questo è stato il centro della
meditazione fatta dalle donne
della comunità evangelica
battista di Mottola domenica
11 ottobre, come apertura
delle attività dell’Unipne femminile. Una liturgia dal significato profondo espresso anche attraverso la simbologia e
la gestualità: una pietra posta
al centro del tavolo ad indicare il punto in cui Samuele ringraziò il Signore per il soccorso dato al suo popolo e un
grande semicerchio in cui tut
te le donne della comunità si
sono raggruppate per lanciare
agli altri messaggi biblici e
unirsi in preghiera con la comunità tutta. Una liturgia,
dunque, ricca di spiritualità. 1
pensieri esprimevano soprattutto la gioia e la gratitudine
al Signore per il suo costante
aiuto, la sua costante presenza al nostro fianco.
Interamente all’insegna
deU’allegrezza si è poi svolto
domenica 18 ottobre il culto
di adorazione curato dalla
scuola domenicale sul tema
della «porta». Si è trattato di
una celebrazione insolita per
la comunità in quanto era assente la meditazione centra
le. Durante la liturgia sono
state aperte quattro porte che
rappresentavano interrogativi posti dai bambini ai quali
essi stessi hanno poi dato risposta, attraverso canti, animazioni e semplici ma significativi pensieri. Il materiale è
stato rieleborato dal culto
della scuola domenicale tenuto in occasione della domenica di preghiera del 1988.
Un ringraziamento particolare è stato rivolto dal pastore
Nunzio Loiudice sia alle donne che a monitori e monitrici
e ai bambini per l’impegno
mostrato- ma il pastore ha
anche voluto, in tali occasioni, rinnovare il suo caldo gra
zie e i complimenti a due giovani della comunità, Daniele
Mariani e Pierpaolo Nunzio,
che da alcuni mesi mantengono il loro impegno di arricchire i momenti di celebrazione eseguendo al flauto basi musicali di canti presenti
nelle raccolte evangeliche. Il
loro è un ruolo importante
come fondamentale è la funzione della musica nella vita
cristiana. Ciò ha trovato conferma sia nel culto dèlie donne sia in quello della scuola
domenicale, entrambi caratterizzati da una notevole ricchezza musicale e, per questo, da intensa comunicabilità e grande coinvolgimento.
«
Primo convegno nazionale della Rete evangelica «Fede e omosessualità»
Diverse famiglie, famiglie diverse» nella società che cambia
HENRY OLSEN
■r\ IVERSE famiglie, fa
miglie diverse»: questo il titolo del primo convegno nazionale indetto dalla
Rete evangelica «Fede e omosessualità» (Refo), un organismo nato nel gennaio scorso
per iniziativa di un gruppo di
protestanti desiderosi di stimolare la riflessione delle
chiese sul rapporto tra fede
cristiana e sessualità umana
in generale e, più in particolare, di lavorare per l’accoglienza delle persone omosessuali
nelle chiese e nella società.
Hanno partecipato all’incontro, svoltosi il 24-25 ottobre
presso il Centro evangelico
Casa Cares di Reggello (Firenze) una sessantina di persone: pastori e membri delle co
munità evangeliche, e inoltre
rappresentanti di gruppi di
omosessuali cristiani.
Particolarmente apprezzato da tutti i partecipanti sia il
tema prescelto, la crisi della
famiglia «mononucleare» e
l’emergere di nuove aggregazioni familiari tra le quali anche quelle omosessuali, sia la
presenza di credenti eterosessuali e omosessuali, che
hanno potuto discutere in un
clima di apertura e fiducia
reciproca. Il convegno è stato
introdotto da Giorgio Girardet, professore emerito della
Facoltà valdese di teologia,
che ha sottolineato l’impossibilità di trovare nella Bibbia
un modello di «famiglia cristiana»: la chiamata di Dio
è molto più importante della famiglia, termine che in
COMITATO PROMOTORE PER LA RISTRUHURAZIONE
DELL’OSPEDALE VALDESE DI TORINO
presenta
Oscar Alessi
domenica 29 novembre - ore 17,30
Conservatorio Giuseppe Verdi
TORINO
Posto unico L. 30.000
Il ricavato della serata sarà Interamente
devoluto al Comitato promotore
per la ristrutturazione e ’ampliamento
dell’Ospedale evangelico valdese di Torino
Prevendita:
Ospedale evangelico valdese - via 5. Pellico, 19 (Portineria)
C.S.A in - via Legnano, 27 - tei. 011-5622253
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Segreteria dei Comitato - tei. 011-4702245
Il luo contributo ci aiuterà a realizzare il secondo lotto
del grande progetto di ristrutturazione dello storico Ospedale Evangelico Valdese di Torino in un Centro Sanitario
moderno. Dove efficienza del servizio, dotazione tecnologica e nuovi sistemi organizzativi siano coniugati con una
particolare attenzione al rapporto umano con il malato. Per
continuare la tradizione che, da più di 150 anni, contraddistingue la presenza di questo Ospedale nel quartiere San
Salvario.
I contributi a favore del Comitato per la Ristrutturazione e
l'Ampliamento dell'Ospedale Evangelico Valdese di Torino
possono essere effettuati:
• tramite Bonifico bancario sul c/c n. 10/500 ABI
01025 - CAB 1077 - Istituto Bancario San Paolo di Torino ag. 40;
• con versamento in c/c postale n. 36294106 - Torino
intestato a: Comitato Promotore per la Ristrutturazione e
l'Ampliamento dell'Ospedale Evangelico Valdese di Torino.
quanto tale è assente dai testi
biblici. La Bibbia parla piuttosto di «casa», spazio di convivenza aperta.
È seguita la relazione di Letizia Tomassone, pastora valdese a Verona, che ha illustrato una serie di libri e documenti pubblicati in ambito
protestante su omosessualità
e famiglia. Tomassone ha
espresso fra l’altro alcune
perplessità, condivise dai
partecipanti al convegno, sul
documento «Bioetica, ricerca
e orientamenti» elaborato da
una commissione valdese e
metodista nel 1995 e raccomandato dal Sinodo di quest’anno allo studio delle comunità. Le perplessità riguardano sia i contenuti del paragrafo relativo alle convivenze
omosessuali e alla «genitorialità singola», sia la forma: pare infatti improprio parlare di
convivenze omosessuali nell’ambito di un documento
dedicato a problemi di bioetica. Le altre relazioni sono
state svolte da Franco Grillini, consigliere provinciale a
Bologna e presidente onorario di Arcigay, che ha illustrato la problematica del riconoscimento giuridico delle
«unioni di fatto», e da Roberto Del Favero, psicologo e
fondatore di un centro di
«gay counseling» che, anche
attraverso un video recentemente prodotto in collaborazione con la Provincia di Milano sul problema degli adolescenti omosessuali, ha sottolineato come in una società ancora profondamente
omofoba sia anzitutto difficile per una persona omoses
suale costruire serenamente
la propria identità e di conseguenza progettare vissuti familiari «diversi», ancora difficilmente accettati e privi di
modelli.
Dopo la tavola rotonda iniziale i partecipanti si sono divisi in gruppi per approfondire gli spunti emersi dalle
relazioni. La domenica mattina il convegno si è concluso
con un momento intenso di
culto, con predicazione del
pastore valdese Luca Baratto
di Napoli che ha invitato gli
omosessuali a farsi avanti
chiedendo alle chiese di essere riconosciuti, come fece
la donna cananea con Gesù
(Matteo 15), e con una assemblea plenaria, nel corso
della quale è stata sottolineata la necessità che gli evangelici sostengano le proposte di
legge volte a regolare le unioni di fatto (di qualunque tipo
esse siano), che si avviino altri momenti di riflessione su
un concetto di famiglia sempre più in evoluzione, lavorando sui temi della crisi dei
moli e della crescente solitudine delle persone in un sistema economico sempre
meno attento ai bisogni umani. Si è anche discusso sulle
modalità per riprendere un
dibattito all’interno delle
chiese che non isoli l’omosessualità come «caso particolare», ma si inserisca nel
più ampio quadro di una riflessione sul rapporto tra fede e sessualità. Questa tematica sarà ripresa, in particolare, dall’assemblea nazionale
della Refo, che si svolgerà a
Roma sabato 9 gennaio 1999.
COMUNICATO REFO
Il settimanale Panorama del 12 novembre, in un servizio
intitolato «Sexylandia. Viaggio nell’Italia del proibito», intendendo offrire ai lettori una «pornomappa, città per città,
peccato dopo peccato», ha pubblicato anche l’indirizzo e il
telefono privato del coordinatore della Rete evangelica fede
e omosessualità, definita come gruppo di «gay credenti
evangelici». Nel deplorare l’iniziativa di Panorama, che senza darne preventiva informazione ha accostato la nostra Rete a locali pornografici, desideriamo anche precisare che la
Rete non è un gmppo di «gay evangelici», bensì una iniziativa che accomuna evangelici, donne e uomini, eterosessuali
e omosessuali, nell’impegno a stimolare il confronto sui temi della sessualità in rapporto alla fede cristiana, e a favorire l'accoglienza di gay e lesbiche nella società e nelle chiese.
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TORINO - VIA XX SETTEMBRE 65 TEL. 011/5620521
TORINO — Il 2 novembre si è improvvisamente spenta, allw
di 82 anni, la sorella Maria D’Arpino ved. Beiforte. La ao«
zia si è diffusa rapidamente tra i membri della conimi^
battista di via Passalacqua lasciando tutti nello sconce^
Ultimamente la sorella Beiforte non godeva certo di •
salute, ma nulla lasciava presagire la sua fine imminenti
Maria ha chiesto di essere sepolta indossando la veste bi^
ca del battesimo, un gesto meraviglioso quanto eloquuh
che ha colto tutti di sorpresa e il cui significato ha ragginnj,
il suo scopo: la morte non ha l’ultima parola e il battesiZ
in Cristo è l’atto profetico di morte e risurrezione. Men^
ringraziamo il Signore per il meraviglioso ricordo che ab
biamo di Maria, ai figli Silvia, Enzo e a tutti i parenti desidj.
Un SOC
eai
PAC
riamo ricordare le parole dell’apostolo Paolo che in moi »t
particolare hanno segnato la sua fede: «Io sono convim jN
che né morte né vita (...) potranno separarci dall’amorei ^¿cultura
Dio che è in Gesù Cristo nostro Signore» (Romani 8,38-39), mizzino i
SANT’ANGELO IN VILLA — Il fratello Umberto Di Rien» [
uno dei fondatori della chiesa battista, è morto all’età di® P'^'^'^Vato
anni il 6 novembre. Umberto era stato l’uomo detenni. —
nante per la formazione della nostra chiesa quando, iJl ^
àone della
ifcisenthal e
I* lent sarà f'
nella cattolicissima Ciociaria sarebbe sorta una chiesi 1’°
________IJ___J.____y. _________l: + » A -!_ flÌrS
1955, il paese intero si era rivoltato contro la
vescovo di abolire la parrocchia di questa piccola fraàoi
di Veroli (Fr). A quel tempo nessuno avrebbe pensato chi ‘ , ,nitn
.... 1. pjj Stupì LU
evangelica, tanto meno gli abitanti di Sant’Angelo che coi
un gesto clamoroso avevano allontanato i messi vescod Socalé
Hi traHìmiintr» Allo Intto HpIIìì nonola7Ìnno lo
colpevoli di tradimento. Alle lotte della popolazione le aucente, ma gli stessi parrocchiani non sapevano in reali
torità non avevano saputo rispondere in maniera convia^ ** *
sul tema «fi
che fare. In quei giorni molti finirono in carcere, donnea ^¡¡ff^dal
i via SI
uomini, alcuni vi rimasero per 15 giorni, accusati di
sovversivi. Fu allora che, nel mezzo del caos e della pauiù* . jgi),
Umberto Di Rienzo si ricordò di aver frequentato inoi™*^..
[ON è
chiesa
re
ventò, seppure saltuariamente, la chiesa evangelica di ìsoi de
la del Liri. Quel ricordo l’aveva spinto a cercare aiuto in gg
quella comunità, dove era pastore Graziano Gannito, va Ljjgca est
lente predicatore ed evangelizzatore, che non si lascii Ijappresi
sfuggire l’occasione. Umberto si pose a fianco del pastoS [g javo
Gannito e convinse molti santangelesi ad ascoltare la pj, jgj
rola dell’Evangelo. All’inizio il movimento era numerosii (g j
in un anno vi furono molti battesimi, poi il gruppo didiss^ ^
denti dal cattolicesimo prese sempre più coscienza di es g j
sere entrati nella realtà evangelica. Umberto più di tuttiii<|* ^ comrn^i'
mase fermo nella sua scelta di fede anche se non volle fan „fQfQpjiiQ
subito il battesimo: era nel suo carattere non fare nient ^
con avventatezza, soprattutto in vista di una testimoniaiB jj'jppgig ^
di vita così impegnativa e definitiva. Solo quando fu ceri questi (
che la sua scelta non sarebbe stata interrotta da un ripen ¡jjenthal
samento, chiese di essere battezzato. Lascia di sé un ricoi ¿lagito ai i
do esemplare e valido, non solo per la Ghiesa ma anche p! jj^g^ tramii
il paese: abbiamo perduto in lui un personaggio importai
te per la nostra storia e testimonianza evangelica.
Un video sull'omosessualità
Una riflessione pacata
senza intenti apologetici
FRANCO CALVETTI
La sessantina di partecipanti al primo seminario
organizzato dalla Refo (Rete
fede omosessualità) a Gasa
Gares (Fi) dal 14 al 15 ottobre
ha potuto visionare in anteprima un video-documentario intitolato «Nessuno uguale: adolescenti e omosessualità» che farà parte del videocatalogo messo a disposizione degli insegnanti dal ministro della Pubblica istruzione. Il video è stato realizzato
dalla Provincia di Milano in
collaborazione con l’Agedo
(Associazione dei genitori,
parenti e amici di omosessuali). Il documentario, della
durata di un’ora, servirà sia
come oggetto di studio nei
corsi di formazione per insegnanti sia come strumento
didattico per avviare in classe
il dibattito sulle diversità.
Il film, curato dal noto filmaker milanese Claudio Cipelletti, parte con una serie
di interviste colte all’uscita
della scuola a ragazzi e ragazze, a cui si chiede quale sarebbe la loro reazione se scoprissero che un loro compagno o compagna è gay o lesbica. Ci siamo tutti stupiti
nel constatare cbe, nonostante l’apparenza aperta e
spavalda degli intervistati, i
ragazzi rivelino un alto grado
di pregiudizio e di chiusura
mentale. In seconda battuta
viene presentato un dibattito,
svoltosi presso l’Istituto Rizzoli per l’insegnamento delle
arti grafiche di Milano, in cui
ogni ragazzo, ogni studentessa sono invitati a esternare le
loro esperienze in fatto di
identità sessuale.
Il simpaticissimo colloquio-dibattito avviene alla
presenza dello psicoterapj
ta Roberto Del Favero, i^
professionista milanese s|
cializzato in consulenze st
diversità sessuale. Accani
ragazzi già segnati da att
giamenti conformisti e m
mente sicuri si distinguí
alcuni studenti e studenti
che ci hanno colpito pd*
serietà nell’argomentareepe
la determinazione
#
mere gusti e comportani®j
diversi dalla norma in fatto
abbigliamento, di capig““]^» Li
, di scelte di divertimenti *P,INc
ra.
relazione con gli altri. Gw
all’abilità professionaleji^j
berto Del Favero, che into^
per la carica umana, pi
ateccl
ragazzi e ragazze com^^ p0|* i<|
no la loro diversità m fattoci > I
gusti sessuali. E lo ^nno
semplicità, a volte in ®
umoristico, dimostrane
sicura padronanza del» u fiig^g
gua italiana e un’intel 'B - Juianifes
e maturità invidiabili’ W 41a Chies
me sequenze filmiche ò , w il 15Q0
strano un gruppo diWg ®'®i'cipaz
che hanno fatto i.^'^^^dì 21
percorso ricco di conc
emozioni che li hanno p ^ Associ
a «ascoltare» primu^'® J
tere una quaNiusi ,,„5agion
giudizio, un percorso "«a è stai
ne che li ha resi
nell’affrontare il cpT^ aÌ^"'®rsa
Ìtta'^r'"
5. ® la se
manda un messaggio pf- ^
sincero, non anologe«^i ««aella,
mondo della sessualità’
Il video «Nessuno ug“
confronti deirornosess“"^ HuiìrUj.'
mai aggressivo. C’è !!’>-> ® tii
che questo video-doc ^
rio sia fatto circoia^j^^jjj^
scuole italiane (ma
ri), per far sì che
menti di liberazione jg’i Jq*
cettazione dell’«altrO’’ ^„1^ otcheg. ^
no un fatto comunea^e^
straordinario nella vi che^j r
democratica del nostro P ^^ra,n
'^«Marh
gioa
per
Ä!;
tanza
Corte s
Prograi
13
ij 20 NOVEMBRE 1998
Vita
Chiese
ta,
'• La noi
'oniuji^
concetto
di
‘tninenh
ìstebia^
ìloquentj
Una mostra su «fede e immagine» nella chiesa valdese di Milano
Rosenthal e Laurent artisti e credenti
Un sodalizio umano e intellettuale che si sviluppa negli anni successivi alla guerra
c alle persecuzioni. Nuovi linguaggi per esprimere la militanza della fede
paolo fabbri
aattesinu
“• Menti
ocheali,
Iti desilo
in mola aTON è usuale che una
convint N chiesa valdese e un ciramore i «lo culturale protestante orL 38-39) lanizzino nei propri locali
in- ■ Lmostra dedicata a un
r Kienji . g Q a uno scultore, e chi
lata disi L„trato lunedì 2 novemhre a Milano, all’inauguraI Ione della mostra di Harry
’ Sosenthal e Noël Emile Lau
1 trazioni Ltsarà forse rimasto un
oo’stupito. In effetti la mon sita non è un fatto isolato,
° “ tolsi una tappa del percorso
¡1,0 la locale comunità valdeaneleai ¡jota facendo per riflettere
aconvin. ¡„i tema «fede e immagine».
' Lospunto è nato dal restauro
’ della facciata gotica del temati 01 at(J„|„ yjg Sforza, e dalla pro
. . posta dello scultore e im• prenditore Harry Rosenthal,
ica dilso ^onibro della comunità, di
^ " Bettere, accanto alla nuova
iiacheca esterna, una scultu1 silascii urappresentante la croce
el pastoB |g tavole della legge e i
^ i’* simboli del pane e del vino.
L'idea (e la scultura) è pia10 di msst g molti, altri hanno soltevato perplessità. È nata così
™ ma commissione che ha ap
■ volletai pjofojjditQ y tema stimolanire menti j| ¿¡yattito e approdando
moniaiB ¿’attuale esposizione. Per0 tu ceri questi due artisti? Harry
unripea (Qjguthal, ebreo austriaco
' nn ncoi Uggito ai nazisti in Francia,
anc epe ¡¡¡ye tramite la testimonianimportao
za di un pastore riformato,
incontra l’Evangelo, è già stato presentato su questo giornale; la sua ricerca artistica
fortemente espressiva dei
sentimenti dell’uomo e della
donna, dei loro dubbi, delle
loro lotte, dei loro slanci, reca
certamente l’impronta della
fede accanto a una sottile ironia che si alterna a delicato lirismo, che trova i suoi risultati più efficaci nelle sculture in
cui la figura umana è composta da un caleidoscopio di
frammenti di vetro inquadrati
nei cerchi di bronzo, struttura
costante della sua opera
nell’ultima fase.
Noël Emile Laurent, coetaneo di Rosenthal (sono entrambi del 1922) inizia la sua
formazione con l’intento
preciso di dedicarsi alle arti
figurative, ma rifiuta subito
l’accademismo che vincola le
possibilità espressive. Diventato amico di Rosenthal ancora diciottenne, lo influenza
facendo nascere in lui una
vocazione alla scultura che si
svilupperà accanto all’attività
industriale e agli studi di ingegneria. Rosenthal influenza invece l’amico facendogli
conoscere la Bibbia, una conoscenza che sfocerà poi nella fede e in un impegno attivo nel Concistoro della Chiesa presbiteriana di Nizza.
Laurent, morto nel 1995, ha
«1963», olio in tela di N. E. Laurent
avuto come il suo amico una
personalità poliedrica, che lo
ha portato a impegnarsi in
vari settori: ha collaborato
con l’architetto Mirabeau, introducendo il cromatismo
negli edifici da lui progettati,
ha prodotto degli studi sulla
storia dell’arte francese, è
stato sindaco di Lesigny. La
sua pittura ha attraversato
varie fasi, ottenendo un
grande successo negli Anni
;otera|
vero,
mese
lenze si
Acci
i da al
sti e fi
stinga!
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lottameli
I in fattoi
SS ® Nella chiesa valdese di Bari
Itti. Gra»,
Un concerto bachiano
a, parecfl ^ ^
ri ricordare la Riforma
fanno!»*
e i"®!! ^J3i!y?LA vigliano
randef
50 con uno stile marcatamente espressionista in cui
le figure o le cose emergevano dalla tela come fantasmi
evocati a dire il loro dolore o
la loro solitudine, per approdare negli ultimi anni a un
astrattismo quasi materico in
cui le persone diventano
blocchi talvolta vaganti in
uno spazio sidereo donde
lanciano il loro grido straziante e silenzioso, altre volte
agglomerati in forme inquietanti a richiamare l’idea di un
maligno che incombe.
Si tratta dunque di una pittura potente, tanto quanto è
delicata quella di Rosenthal,
unite entrambe dalla più assoluta libertà di ricerca delle
forme espressive. A riaffermare il profondo sodalizio
artistico e umano di questi
due grandi artisti, la mostra
si intitola Amicizia. L’introduzione del pastore Antonio
Adamo ha spiegato il senso
della manifestazione, che si è
chiusa con un concerto di
Cecilia Chailly all’arpa e Lucio Fabbri alla viola e al mandolino. La mostra è aperta
nei locali di via Sforza 12/a
(ingresso dalla libreria Claudiana) fino al 24 novembre,
con orario lunedì 15-19; martedì/sabato 9-13,15-19.
Ila® TL filone
valdese di Bari
itìi I), anniversario della
' r'^'.Pazione si è concluso
di
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musicale
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'ÌT della Riforma,
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^iiipeiil* ®ach PC ^°dann Sebastian
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'-Acu iii.u ucui
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njortesveva».
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'estrai
Pei due violini e
*ilCo“r„?''eDin. BWV1043
^onceno 1
jre miti. Bwv 1052,
«stra h violino e or
ìRlnti A ““*1- DV
'*'®Maïam^®®‘i"dro Perpiarosaria D’Aprile,
violini; come bis il m.o Perpich ha proposto la trascrizione
del corale Ein feste Burg
(«Forte rocca...») di Lutero.
La seconda parte del concerto ha presentato tre cantate (per la 15a, 19a e la 27a domenica dopo la Trinità): Jauchzet Gott in alien Landen,
Bwv 51; Ich will den Kreuzstab tragen, Bwv 56; Wachet
auf ruft uns die Stimme, Bwv
140. Nelle sale da concerto e
nelle chiese italiane è abbastanza raro l’ascolto delle
Cantate di Bach, mentre in
Germania, come scrive Gianni Long nel suo volume sul
musicista edito dalla Claudiana, «permane l’uso di eseguire durante il culto le cantate
bachiane in centinaia di chiese anche di piccoli centri». È
un vero peccato, perché il
numeroso pubblico ha dimostrato di apprezzarle molto,
soprattutto l’ultima che è fra
le più belle e le più note, aiutato anche nella comprensione daH’allegato al programma contenente la traduzione
dei testi in italiano.
Comunità valdese a Ginevra
Un culto internazionale
nella cattedrale di St.-Pierre
Il 1° novembre la Chiesa
valdese di Ginevra ha preso
parte, insieme alle altre chiese riformate presenti nella
città di Calvino, a un solenne
culto per la Domenica della
Riforma, che si è tenuto nella
cattedrale di Saint-Pierre. La
predicazione sul testo delle
Lamentazioni 5, 21 («Facci
tornare da te, o Signore»),
letto in malgascio, spagnolo,
inglese, olandese, ungherese.
Italiano, coreano e francese è
stata tenuta dal segretario
generale dell’Alleanza riformata mondiale Milan Opocenskij, della Chiesa evangelica dei Fratelli cechi.
Dopo avere ricordato come
la Riforma «magisteriale» del
XVI secolo sia stata preceduta dalla Riforma «radicale»
valdo-hussita del XV secolo, il
pastore Opocenskij ha sottolineato come oggi farsi guidare dal Signore per ritornare a
lui significhi per le nostre
chiese cogliere la sua presenza nei volti dell’umanità ancora sofferente in troppe parti e regioni del mondo e im
pegnarsi concretamente per
la giustizia, nel nome di quella sovranità di Dio sul mondo
intero che è stata così fortemente «riscoperta» e affermata dalla teologia riformata.
Le corali della Chiesa presbiteriana di Scozia, della
Chiesa coreana e quella della
cattedrale hanno guidato il
canto dei numerosi partecipanti al culto. Successivamente abbiamo partecipato
alla tradizionale cerimonia
della Domenica della Riforma davanti al monumento ai
riformatori. Qui gli interventi
di un pastore luterano e del
diacono ginevrino Maurice
Gardiol, moderatore della
Compagnia dei pastori e dei
diaconi, hanno ricordato come quest’anno cada il 25"
anniversario della Concordia
di Leuenberg. Il canto del corale luterano Ein feste Burg
(«Forte rocca») ha poi concluso questa mattinata di
ascolto della parola di Dio, di
ricordo, riflessione, speranza, nel segno della fraternità
dell’Evangelo.
PAG. 9 RIFORMA
Agenda
20 nooembre
GROTTAGLIE (Ta) —Alle ore 18, presso l’ex carcere «Torrente del vento» (via C. Mastropaolo 123), nell’ambito della
rassegna «Condividere il respiro delle donne», la pastora
Elisabeth Green tiene una conferenza sul tema: «Quando
lo Spirito soffia... le donne parlano», preceduto e concluso
dallo spettacolo «Apparizioni» di Benedetta Brunetti e della Compagnia Alicante di Bergamo. Fino al 5 dicembre è
anche visitabile la mostra di quadri di Pina Nuzzo.
BERGAMO — Alle ore 17,30, al Centro culturale protestante
(via Tasso 55), la prof. Alessandra Marzola, nell’ambito del
ciclo di incontri su «Religione, società, individuo in Inghilterra e negli Stati Uniti», parla su: «Anticipazioni dell’ideologia protestante e puritana nel teatro di Shakespeare».
21 novembre
MILANO —Alle ore 17, presso la sala della libreria Claudiana (via Sforza 12/a), il Centro culturale protestante organizza una conferenza del past. Fulvio Ferrarlo sul tema:
«L’assunzione del concetto filosofico di Dio da parte della
teologia cristiana». Per informazioni tei. 02-76021518.
22 novembre
BASSIGNANA — Alle ore 16, nella chiesa metodista (via
della Vittoria 5), il prof. Roberto Frache, ordinario di Chimica analitica all’Università di Genova, parla sul tema;
«Crisi ecologica e cristianesimo».
NAPOLI —Alle 16,30, nella chiesa battista di Fuorigrotta
(via Cumana 23/f) è convocata l’assemblea delTAssociazione evangelica battista del Napoletano. L’incontro si conclude con un concerto del coro della chiesa di Fuorigrotta.
novembre
MANTOVA — Alle 20,45, nella sala Adi (via Solferino 36), si
tiene il secondo incontro del Sae sul libro di Giona. Don Roberto Fiorini parla su: «La comprensione del contenuto».
TORINO — Alle ore 15, presso la sede decentrata della biblioteca «E. Peterson» (via Martini 4b), il professor Stefano
Villani parla sul tema: «Tremolanti e papisti. Missioni
quacchere nell’Italia del Seicento».
25 novembre
UDINE — Alle ore 18,30, nella chiesa metodista (via Diaz
18/a), il pastore Giovanni Carrari parla sul tema; «Le linee
teologiche dell’Antico Testamento».
26 novembre
TRIESTE — Alle ore 17,30, nella basilica di San Silvestro, il
professor Paolo Ziller parla sul tema: «Società giuliana e
istituzioni nel secondo ’800 asburgico» per la serie di conferenze dedicate a «Trieste nell’Ottocento».
VENEZIA — Alle ore 15,30, al liceo «G. Bruno» (via Baglioni 49, Mestre), il corso di aggiornamento per docenti organizzato dal Centro culturale Palazzo Cavagnis su «Il cristianesimo, l’Italia e l’Europa» prevede una lezione del
professor Mario Miegge sul tema: «Protestantesimo e trasformazione politica nell’età moderna».
26-27 novembre
NAPOLI — Nell’Aula «Pessina» (corso Umberto I), l’Istituto
di Diritto ecclesiastico e canonico dell’Università «Federico II» organizza un convegno dal titolo: «Le intese viste
dalle confessioni». Tra gli altri intervengono il professor
Giorgio Peyrot e il pastore Franco Scaramuccia.
27 novembre
BERGAMO —Alle ore 17,30, presso il Centro culturale
protestante, il prof. Mario Corona parla sul tema: «L’egemonià puritana nella cultura americana: l’individuo nella
poesia di Whitman e Ginsberg».
SONDRIO — Alle ore 21, presso il Centro evangelico di
cultura (via Malta 16), Franco Monteforte e Alfredo Berlendis discutono l’enciclica «Fides et ratio».
2§29 noverñbre
PACHINO (Sr)— Alle ore 15 del venerdì comincia, nella
chiesa valdese, il seminario di formazione organizzato dalla Fcel sul tema: «Immigrati tra noi».
2Bnmmibm
BIELLA —Alle ore 20,45, nella sala valdese di via Fecia di
Cessato 9/c, si tiene una presentazione del libro di Piera
Egidi Bouchard «Incontri. Identità allo specchio tra fede e
ragione». Presente l’autrice, introduce Massimiliano Zegna
e presiede il past. Jonathan Torino. Musica e poesia piemontesi a cura di Laura Rolando e Tavo Burat.
29 novembre
.1
ROMA — Con l’agape successiva al culto e per tutto il pomeriggio, presso, la Chiesa battista di Centocelle, si tiene
una giornata di evangelizzazione promossa dall’Acebla
teleoisiane
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27
sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione
e notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appun
tamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, tra
smessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,15 circa. Dome
nica 29 novembre andrà in onda: «Nunca mas. La lotta
dei familiari delle vittime della dittatura argentina per la
memoria, la giustizia, i diritti umani».
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PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 20 NOVEM^pw
Ritorma
El Niño e La Niña
Augusto Spuri*
Le notizie catastrofiche che arrivano dal Centro America
ci fanno riflettere ancora una volta sugli effetti devastanti
di alcuni fenomeni meteorologici particolarmente intensi.
Dopo le inondazioni dell’estate scorsa in Cina, adesso è la
volta del Centro America dove l’uragano Mitch con le sue
abbondanti precipitazioni (fino a 600 mm al giorno: è la
quantità di pioggia che cade in un anno nel Sud dell’Italia), hanno provocato migliaia di vittime e più di un milione di senzatetto. Ancora una volta si parla, senza alcuna
distinzione, di effetto serra, buco dell’ozono, E1 Niño, La
Niña e di imminenti e catastrofici cambiamenti climatici.
E1 Niño, ad esempio, è un fenomeno descritto dalla fine
del 1800: così si indicava una corrente marina calda che, in
alcuni anni, si instaurava lungo le coste aride del Perù e
dell’Equador nel periodo natalizio mitigando le condizioni
determinate dalla correnti fredde da sud, di solito prevalenti, e apportando precipitazioni benefiche. Ecco come lo
descriveva un viaggiatore dell’epoca: “11 mare è pieno di
meraviglie e ancor più la terra. Innanzitutto il deserto diviene un giardino; il suolo si intride di acqua per le forti
piogge e in poche settimane tutto il paese si ammanta di
pascoli verdeggianti. Il bestiame si riproduce in misura
doppia rispetto al solito e il cotone può crescere in luoghi
altrimenti del tutto sterili”. L’avvento di E1 Niño quindi
non era considerato una disgrazia, ma un fatto positivo,
un “regalo” del Bambino Gesù (ovvero di E1 Niño).
Oggi gli studiosi includono questo fenomeno in un
complesso meccanismo di interazione (chiamato Southern Oscillation), tra le acque dell’Oceano Pacifico meridionale e l’atmosfera, che provoca una oscillazione periodica della temperatura superficiale del mare lungo le coste del Perù e delI’Equador: la fase calda di questa oscillazione corrisponde a E1 Niño mentre la fase fredda e stata
recentemente nominata La Niña. Le alluvioni della Cina e
dell’America Centrale potrebbero essere legate all’ultimo
episodio di E1 Niño (quello del 1997-98) che, in effetti, è
stato particolarmente intenso (come quello del 1982-83) e
ha provocato un aumento della temperatura superficiale
del Pacifico orientale di circa 5 gradi.
Gli effetti catastrofici di queste ultime alluvioni ci fanno
avere una comprensione negativa di E1 Niño; ma in realtà
non sono cambiati tanto i fenomeni meteorologici ad esso
associati quanto piuttosto è cambiato il contesto in cui tali fenomeni si verificano: le intense piogge trasformano
ancora il deserto in giardino, ma travolgono anche i prodotti dell’attività umana, soprattutto quelli legati ailo sviluppo economico (nei paesi ricchi) e all’aumento demografico (specie nei paesi poveri) di quest’ultimo secolo ovvero strade, ponti, case, montagne disboscate e cementificate. È probabile, quindi, che nel futuro assisteremo sempre più spesso a eventi catastrofici simili a queili di questi
ultimi mesi anche in assenza di un cambiamento significativo del clima globale, sul quale peraltro gli scienziati
non concordano affatto. Allora che cosa si può fare? Da un
punto di vista scientifico sarà necessario conoscere sempre più approfonditamente i fenomeni che avvengono
nell’atmosfera e i complessi meccanismi di interazione
tra atmosfera e oceani e le loro implicazioni sulle variazioni climatiche del globo. Da un punto di vista politico
bisognerà raggiungere un accordo a livello mondiale sulla
riduzione deli’emissione delle sostanze inquinanti, ma bisognerà anche avere più cura e rispetto del territorio,
bloccando la distruzione sconsiderata delle foreste pluviali, favorendo la riforestazione ed evitando la cementificazione irresponsabile di coste, fiumi e montagne.
A livello mondiale non è facile raggiungere accordi soddisfacenti poiché gli interessi nazionali sono contrastanti: i
paesi industrializzati si sono accordati per ridurre le emissioni dei gas serra, ma i paesi in via di sviiuppo non hanno
preso impegni seri perché il controllo dell’inquinamento e
la tutela del territorio hanno dei costi che non sono in grado
o non vogiiono sostenere. Ma se davvero vorremo evitare
che anche fenomeni meteorologici di portata limitata si trasformino in vere e proprie catastrofi (come e successo a Sarno), dovremo imparare a mettere seriamente al centro del
nostri interessi l’integrità e la salvaguardia del creato.
‘ del Servizio meteorologico dell’Aeronautica militare
Riitobma
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Croce. Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
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Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
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EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -10125 Torino.
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono siate registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 44 del 13 novembre 1998 è stato spedito dall'Ufficio
CMP Nord di Torino mercoledì 11 novembre 1998.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Le polemiche dopo la sentenza della Corte costituzionale sull'articoloSiji
Ricerca della verità e rispetto delle garanM,irìsp
La sentenza non rappresenta né una vittoria dei giudici né il ritorno al procesa
inquisitorio, ma cerca di contemperare le esigenze dell'accusa e della difesa
MARCO BOUCHARD*
DANDO viene commesvJ so un delitto la prima
reazione è quella di sperare
che sia fatta piena luce sull’autore e sulle ragioni del
reato, il più rapidamente e
compiutamente possibile.
Nella ricerca della verità, che
si tratti di grandi crimini o di
episodi privi di allarme sociale, la cultura giuridica moderna impone però alla pubblica
autorità (polizia giudiziaria e
magistratura) il rispetto di alcune garanzie fondamentali.
In Italia dal 1989, data dell’introduzione del nuovo processo penale, la garanzia fondamentale è data dalla regola
secondo la quale le prove
contro l’accusato debbono
formarsi in un pubblico dibattimento (e non nel segreto
di indagini inquisitoriali), così da consentirgli una difesa
ad armi pari secondo quel
principio che i giuristi definiscono del contraddittorio.
In realtà l’aspirazione del
processo a raggiungere il più
possibile la realtà e la verità
dei fatti criminosi non è sempre compatibile con il pieno
rispetto delle garanzie della
difesa. Un esempio banale:
se il magistrato ritiene che
nella casa dell’accusato ci sia
il corpo del reato non può
certo dargliene preventivo
avviso ma deve compiere un
atto a sorpresa. Le cose si
complicano terribilmente
quando la prova della responsabilità dell’accusato è
data essenzialmente dalle dichiarazioni rese contro di lui,
ad esempio, dal complice nel
delitto che si vuole accertare.
Un conto, infatti, è che queste dichiarazioni siano rese in
un pubblico dibattimento offrendo all’accusato la possibilità di replica; se, invece, le
accuse sono lanciate in una
sede (ad esempio davanti alla
polizia) dove non solo non
c’è l’accusato ma neppure il
suo difensore è intuitiva la
pretesa che quelle accuse,
perché possano essere considerate una vera prova di colpevolezza, siano rinnovate
nella pubblica udienza davanti al giudice che dovrà
condannare o assolvere.
Non c’è bisogno di scomodare i processi di mafia e il
carico di intimidazioni e ritorsioni che circondano le
prove che vengono raccolte
contro i mafiosi per comprendere la portata di queste
osservazioni. Se due tossicodipendenti a bordo di una
motocicletta scippano un anziano ben difficilmente verranno individuati: il mezzo è
solitamente rubato e l’azione
è così rapida da impedire un
Esiste un modo di dire
che si ode spesso nel nostro paese e. purtroppo, anche all’estero. È l’espressione: «una cosa fatta all’italiana», che sta a indicare un
qualcosa di mal pensato e
peggio ancora eseguito. L’ultimo esempio è ancora sotto
i nostri occhi e sotto quelli di
tutto il mondo: il modo barbaro e inaccettabile con cui è
stato gestito il decreto di regolarizzazione degli immigrati stranieri non in regola.
Si sa che sono varie centinaia
di migliaia: ci voleva poca
fantasia per immaginare che
il fatto di stabilire un tetto
massimo di 38.000 per le
concessioni avrebbe scatenato una corsa spasmodica
da parte degli interessati. Di
qui le code indescrivibili e i
disordini che ne sono seguiti,
i bivacchi scandalosi e le sof
ricordo nitido delle figure e
delle immagini. Ma se uno
dei due autori confessasse la
propria colpa e quella del
complice quell’episodio potrebbe certamente riportare
in superficie una verità ristoratrice per la vittima e per il
senso di giustizia in generale.
Nella prospettiva della vittima e della giustizia sostanziale non ha molta importanza
come quella confessione-accusa diventi la prova del fatto.
Nella prospettiva dell’accusato il modo in cui si perviene a quel risultato è invece
fondamentale, per un semplice motivo: l’accusato potrebbe non essere il colpevole.
È su questo sfondo che un
anno fa il Parlamento aveva
preso una decisione a vantaggio delle garanzie dell’accusato. Se infatti il complice si rifiutava di confermare in dibattimento le accuse contro
l’imputato, non c’era, praticamente, alcuna possibilità di
utilizzare come prova le dichiarazioni accusatorie prece
dentemente rese. Ed è su questa legge che è intervenuta,
due settimane fa, una complicata sentenza della Corte Costituzionale contro cui si è duramente scagliato il mondo
politico, senza grandi distinzioni per settore, e l’avvocatura (pressoché all’unanimità)
dichiarando un clamoroso
sciopero di una settimana. Il
messaggio della Corte può essere così sintetizzato: d’ora in
poi il complice-accusatore
potrà continuare a rifiutarsi di
confermare in dibattimento le
accuse ma tutti potranno
contestargli il contenuto delle
dichiarazioni accusatorie prima rese (ad esempio alla polizia). E, a quel punto, il giudice
anche di fronte al persistente
silenzio potrà utilizzare quelle
accuse, ancorché non espresse in pubblico, come prova
del delitto.
In realtà quella sentenza
non rappresenta né una vittoria dei giudici, come qualcuno ha incautamente sostenuto, né il ritorno al processo
Caro dire
ilgiorna
opporturi
jamo del
ipchi coni
io a recr
ile compri
iato che
ittista e i fi
_o non s
Sttetutto il
[OSO e lase
ma
La Corte costituzionale le tutela più dei Parlamento
Le libertà fondamentali in uno stato di diri
PIERO TROTTA*
N ON desta meraviglia la
quantità di critiche con
le quali è stata accolta la sentenza della Corte costituzionale dello scorso 2 novembre.
Tentando, infatti, di contemperare principi spesso in confiitto (quali sono quelli che
presiedono alle garanzie di
cui devono fruire gli imputati
nella raccolta delle prove a loro carico e quelli che tendono
ad assicurare l’interesse generale alla punizione dei colpevoli di gravi reati) e sostituendosi in qualche modo alle funzioni regolatrici del Parlamento, la Corte ha compiuto un’operazione passibile di
valutazioni non univoche.
Personalmente ritengo che
i giudici abbiano operato con
grande equilibrio, tenendo
conto che le modifiche introdotte dal Parlamento, appena
un anno fa e fra mille polemiche, all’art. 513 del Codice di
procedura penale finivano
per affidare ai mutevoli interessi di alcuni imputati (e alle
sollecitazioni spesso mafioso
da questi subite) la sorte di
importanti processi contro la
criminalità organizzata e, talvolta, contro la corruzione
politica. Ma appare del tutto
lecito opinare diversamente.
Ciò che invece sorprende
(ma fino a un certo punto) è
la violenza che ha caratterizzato tali critiche, soprattutto a
opera degli avvocati penalisti
che sono arrivati al punto di
astenersi dalle udienze per
un’intera settimana (e alcuni
volevano proseguire), paralizzando i processi in corso e,
quindi, il funzionamento della giustizia. La sorpresa, in
realtà, è attenuata da notorio
clima di vera e propria guerra
che ormai da anni circonda il
mondo della giustizia italiana, alimentato principalmente da un personaggio che pretende l’immunità in funzione
del potere politico ed economico di cui dispone. In tale
quadro, i giudici vengono
continuamente accusati di
operare sulla base di motivazioni politiche ostili e qualcuno si è spinto, impunemfente,
a gratificarli deH’appellativo
di «assassini». Quindi può ritenersi «normale» che ogni discussione sulla giustizia sia
condotta in un clima «da stadio», con fazioni pregiudizialmente contrapposte, anziché
in quel contesto di riflessione
che dovrebbe caratterizzare
ogni ragionamento teso a valutare l’esercizio delle funzioni fondamentali in uno stato
di diritto. Fino a quando questa anomalia non cesserà, potremo attenderci di tutto.
Un’ultima osservazione: da
parte di alcuni dei penalisti
inquisitorio che si vele»
polto nel 1989. Quellasi
za dimostra piuttosto la
coltà di contemperare là
esigenze di fondo: ricen
la verità e rispetto dellf
ranzie dell’accusato. L’
duazione di un punto dì
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quella sentenza comunqàjissà quali
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ché la veemenza della re® ¡p’Unione
ne degli avvocati penai affensivo
contro il giudice delle lej ®one che
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zionale dei prowedimenl o contribt
gislativi. Gli autori della tetiva all’i
posta, nella foga della pi tasidente
mica, non si sono resici aiiimità).
della sua obiettiva natuiS I Non si
tolesionista. La Corte, in ®e la presr
negli oltre quarant’anni iDachiesa
suo funzionamento, ha! íinimissiot
pre operato nella direi Ble scuole
della tutela delle libertà aé l’atto n
damentali. ®mbleac
E bene lo sanno gli evi ® testualr
lici italiani, che devo» ®tadiseij
suoi illuminati interveit » nell’a
non a quelli del Parlan« 'Valdesi e
spesso dominato dalla si enelVC
a discriminare le confeS
religiose diverse dalla eli '
ca) il riconoscimento
ritto di testimoniatesi .
pesanti limitazioni, p „ ^
cancellazione delle fa®1 , *uo
te leggi di polizia alla eli Ja chie:
zione degli effetti eoe ^ decís
della famosa circolMefi^ i, pi
ci-Poletti, la Corte èsisy
ticamente intervenuta^
giusta direzione. Qu®
l’insensata proposta o"
farsi strada, dovremo
starla con ogni meza®
stra disposizione.
Nell!
PIERO bensì
ferenze di tanta povera gente, che già vive in condizioni
disperate.
La situazione era così penosa che il ministro stesso è
stato obbligato a dichiarare
che tutte le domande di soggiorno saranno esaminate,
anche al di fuori del tetto stabilito. Insomma: proprio una
cosa all’italiana. Perché devono avvenire queste cose
nel nostro paese? Eppure
non siamo né meno intelli
genti, né meno capaci degli
altri. Anzi: lo spettacolo di
generosità e di disponibilità
offerto dal popolo pugliese
verso i disperati che giungono da oltre Adriatico è stato e
è straordinario.
Ma allora perché? Credo
che i motivi siano molti, ma
ne indico uno solo che mi pare il più grave. Quando l’italiano da semplice cittadino
diventa un funzionario, un
burocrate, sia a alto livello
(dove si prendono le ,
ni) sia a livello locale 1 ,
eseguono le docisioub 1
preoccupa più degl>^
le sofferenze, dei di jaltri diventano nume ^
da sistemare, non
ne. È un vizio antica
gi, per fortuna, h®
eccezioni) contrario
rito del messaggio
co: «Ama il tuo pro®^
me te stesso»;
quello che vorresti e .jg
a te»; «Ciascuno di jJ
gli altri superiori a ^
cercando ciasou
proprio interesse,
quello degli altri»
(Rubrica
mento» della
Radiouno ¡0
curata dalla
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15
i¡ 20 NOVEMBRE 1998
°'o5ll)OSTA
difesi
la
nzict Il rispetto
we» «I'"*
faro direttore, rileviamo
agiornalenonharitenu
r„nportuno ascoltare il rie si vote liamo del lettore Sergio
Quellasea nchi continuando a dare
ittosto la j azio a recriminazioni di difaperarele * comprensione, dal moio: ricercai („to che l’ordinamento
'etto delle ittista e i fatti che si contetsato. L’ijr «10 non sono noti a tutti,
punto die itretutto il linguaggio è fule nellaqi oso e lascia presupporre
1 comuna» lissà quali manovre politiamentalen ie,che pare non esistano
'a della re* all’Unione battista, oppure
nati penai offensivo nei riguardi di
:e delle b arsone che sono aspramensoddistai icriticate senza il supporto
àsione esl iprove circa quanto si vor'sponentii febesostenere (necessità già
stanno trai mnosciuta perfino in epoca
sso in unaa imana con la massima onus
le priva dii nbandi incubit ei qui dicit,
ri condivis oè l’onere della prova innatico co® ambe su chi afferma i fatti).
rimi sembi iPertanto riterremmo più
ativi e indi (iretto interrompere la pubil fine delj fcazione di lettere su cjuesto
i secondi I fomento invitando gli scrilifestareiai ititi a rivolgersi agli organi
unzionedi (esenti nell’ordinamento
a vita sodi ittista, i quali sono delegati
iscutere e risolvere i promagisl lami lamentati (Assemblea
elCoordinamento, AssemA’3 lea generale Ucebi, Com.
cutivo). Per quanto riguarlo specifico della lettera a
na Podestà, pubblicata sul
mero 43 del 6 novembre
irso, desideriamo, in breve,
lisare i seguenti aspetti:
1) Se lo scrivente, invece di
è giunti a Bciare l’Assemblea del Córvente del tdlnamento per i suoi imtagliare le ^i personali, fosse rimaB Costituì t|Smo al termine dei lavori
con leggi ®bbe stato correttamente
tuzionale,i ìirettamente informato:
to nella và oltre, con la sua partecipattimitàcosl me, avrebbe potuto dare il
)wediment io contributo alla decisione
jtori delia ilativa all’elezione del suo
)ga della! residente (avvenuta all’uono resili animità).
tiva naturi 2) Non si è potuto mantea Corte, te We la presenza del membro
arant’anri tìa chiesa di La Spezia nella
lento, ha? ^immissione di lavoro bmv
iella direz »le scuole domenicali perule libertà oé l’atto numero 9 della 11
Kemblea congiunta bmv renna gli evai ih testualmente: «...è com;he devo® ®hdi sei persone di cui tre
ti interveii tolte nell’ambito delle chieel Parlami 'valdesi e metodiste aventi
Ito dalla sf nel V Circuito e tre scelI le confess ^nell’ambito dei membri
se dallacià ^ehiese aderenti aU’Uniolimentodel aventi parte nel
noniatesii ^tdinamento ligure». Pertazioni. p non era possibile elegdelle faml| ^ nel suo seno un membro
da alla eli® dna chiesa che ha liberafetti coete LP^d.hociso (dopo reiterati
ircolarefili tativi, protratti ormai da
erte è sis»
mento
anni, di farla recedere da questo proposito) di rinunciare al
suo diritto di far parte del
Coordinamento.
3) 1 rapporti fraterni sono
comunque salvaguardati, visto che l’Assemblea del Coordinamento ha deciso che
vengano comunicati i vari incontri anche alle chiese battiste liguri non appartenenti
al Coordinamento le quali
pertanto, se lo vorranno, potranno liberamente prendervi parte.
Il Consiglio del Coordinamento delle chiese battiste
della Liguria
Elsa Rostan
a Ivrea
Ho conosciuto Elsa Rostan,
quando venne a Ivrea con suo
marito, il pastore Ermanno
Rostan. Era un tempo di intense passioni, per l’Evangelo
innanzitutto, poi per il sociale
e il politico in cui si vedeva la
principale possibilità di espressione del «servizio» attraverso un profondo rinnovamento della società, oppure
mediante un attivo impegno
per la pace. Non sempre la
comunità era disponibile a
seguire i giovani e altri membri di chiesa che erano più disposti a esperienze al di fuori
degli schemi ecclesiastici consueti. Nacque così un gmppo
(a cui partecipavano anche
giovani della Chiesa dei Fratelli) con una sua sigla, che si
adoperò per costituire uno
dei primi «Comitati per la pace nel Vietnam» in Italia, organizzò un doposcuola per
bambini disadattati utilizzando i locali di una vecchia òaserma dei carabinieri, tenne
corsi di studio per giovani
operai meridionali, si impegnò nel politico.
Gli attriti con la comunità
erano inevitabili, anche se
non c’era alcuna volontà di
rottura, e si acuirono quando
si decise di fare qualche agape fraterna nei locali del doposcuola, con Santa Cena alla
fine, come nelle comunità
primitive. Si vide in questa
iniziativa una volontà di separazione che non c’era. Era
difficile uscire da quella situazione di staUo molto pericolosa. Un giorno, aU’inizio di
un’agape, ecco comparire il
pastore Ermanno Rostan con
la signora. Entrambi pranzarono, fecero la Santa Cena,
discussero molto apertamente con tutti. Una giornata di
lode al Signore rimasta, credo, nel cuore di tutti i partecipanti. Se la testimonianza del
gruppo (con poche eccezioni
sono ancora oggi membri attivi delle proprie comunità),
pur nelle divergenze, proseguì senza fratture, ciò fu cer
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Nella collana «Cinquantapagine» è uscito il n. 10
L’ecumenismo
^ il dialogo interreligioso
pp. 72, L 6.000, cod. 293
® tematiche vanno dai
apporti con le altre
tìiese evangeliche, con
9;' ortodossi e i cattolici,
rapporti con ebraismo,
iJam, eccetera. Il docu*
^ ®^to è preceduto da
p ampia presentazione
** Paolo Ricca.
lotn^
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 - 10t25 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 * C.C.P. 20780102
htq}V/www.arpnetit/>valdese/claudlan.htm
Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
La Federazione delle chiese evangeliche e la convenzione con la Rai
A mezzanotte va... la rubrica televisiva «Protestantesimo»
Abbiamo poco spazio nel comparire in telet/isione e quel
poco spazio secondo me crea grosse difficoltà a chi voglia seguire la trasmissione «Protestantesimo», perché la domenica
sera è in orario tardo e la seguente replica in orario di lavoro.
Il disagio potrebbe venire ridotto se la trasmissione andasse
in onda il sabato sera, e la situazione sarebbe ottimale se
avessimo più spazio a disposizione.
Vincenzo Pavone-lormo
Esprimo con rammarico la mia più profonda delusione per
la mancata messa in onda in tv, alle ore 10, del culto in occasione della Domenica della Riforma. Penso sia un mio desiderio e il desiderio di tutti gli evangelici italiani sapere il perché,
dopo tanti anni di culti trasmessi al mattino, quest’ultimo sia
stato relegato a mezzanotte.
Dalle parole del pastore Giorgio Bouchard, che durante il
sermone ha salutato tutta l'Europa che era collegata, si deduce che questo culto sia stato trasmesso in Eurovisione. Pertanto, di chiunque sia la colpa, Rai o rubrica «Protestantesimo», mi sembra un fatto gravissimo che il culto della Riforma
non abbia trovato una sua degna collocazione alla domenica
mattina. Non aggiungo altro se non per rinnovare il mio sconcerto e la mia delusione, peraltro condivisa da alcuni simpatizzanti che mi hanno chiesto chiarimenti in proposito.
Sergio Margara - Vercelli
Culti e tempi di trasmissione
Già da diversi anni là rubrica «Protestantesimo» ha ottenuto dalla seconda rete Rai l’opportunità di trasmettere 4 culti
l’anno, inseriti in un circuito di culti eurovisione che vengono
pianificati di anno in anno con le rubriche religiose delle reti
televisive di altri paesi (Francia, Svizzera, Belgio ecc.) che partecipano a questa iniziativa. In Italia, le date sono generalmente Natale, Pasqua, Pentecoste e la Domenica della Riforma. Si tratta a nostro parere di un risultato importante dal
punto di vista del pluralismo dell’informazione religiosa in
Italia, risultato che «Protestantesimo» ha ottenuto dopo lunga battaglia e gestisce con notevole impegno.
Quest’anno, su richiesta dei partner europei, è stato inserito
nel circuito delle eurovisioni il culto di domenica 15 febbraio,
che ha visto la partecipazione del Presidente della Repubblica
e che è stato trasmesso in diretta da Torre Pellice, in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario delle lettere patenti di re Carlo Alberto. Di conseguenza non è stato più possibile disporre dello spazio mattutino in occasione del culto
della Domenica della Riforma, essendo già stata raggiunta la
quota massima di 4 spazi mattutini. Data però la notevole rilevanza della giornata di celebrazioni organizzata dall’Ospedale evangelico «Villa Betania» in occasione dei 30 anni della
sua fondazione, manifestazione che comprendeva tra l’altro
un culto in occasione della domenica della Riforma organizzato insieme alle chiese del Napoletano, «Protestantesimo» ha
deciso di rendere quindi conto dell’awenimento, negli spazi a
sua disposizione, ottenendo peraltro un tempo di messa in
onda di 45 minuti, dunque superiore al normale.
Tutto questo è stato reso possibile dalla disponibilità della
Rai che ha anche fornito la squadra e i mezzi tecnici necessari alla messa in onda. Da parte sua la rubrica «Protestantesimo» ha cercato di adattare l’avvenimento alla fascia oraria
notturna, dando spazio agli aspetti di cronaca della manifestazione, dalia visita delTon. Luciano Violante agli interventi,
come quello dell’on. Màselli, che hanno preceduto il culto.
Sulla questione dell’orario di messa in onda, che da qualche tempo supera costantemente la mezzanotte, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, curatrice della rubrica
«Protestantesimo», ha già seguito in questi anni e continua a
battere anche in questo momento tutte le strade possibili per
tentare di ottenere il rispetto della Convenzione, che impegna la Rai a mandare in onda il programma alle ore 22,40 della domenica. Di fronte all’evidente impossibfiità di ottenere il
rispetto degli accordi, la Federazione ottenne a suo tempo un
nuovo spazio il lunedì mattina, per la replica, che ha avuto
esiti di ascolto positivi e sempre crescenti, tali da raggiungere
e a volte anche superare gli indici di ascólto della domenica
sera. Ora, è chiaro che possono esistere anche ipotesi più allettanti, come ad esempio il sabato serai magari (petehé no)
in seconda serata e per 45 minuti. Si tratta ovviamente di
aspirazioni legittime, ma a che servono se non si ha la forza
nemmeno per ottenere il rispetto dell’attuale convenzione?
Fulvio Rocco
segretario del Servizio stampa radio e televisione della Feci
tamente grazie alla grande fede e al profondo senso pastorale di Ermanno Rostan, ma
anche e particolarmente all’apertura mentale e alla sensibilità di Elsa. Ho rivisto Elsa
Rostan Tanno scorso, oltre 25
anni dopo, nella Chiesa valdese di Milano in occasione
di una visita della sua comunità. L'abbraccio fraterno è
stato immediato e spontaneo,
gli occhi e il sorriso erano
quelli di sempre.
Paolo Fabbri - Milano
Errata
Sul n. 43, a pag. 11, nell’articolo di Liliana Ribet sulla
rievocazione dell’Editto di
Nantes, è stata erroneamente
attribuita a Luigi XTV non solo la revoca ma anche la promulgazione dell’Editto stesso, che fu invece di Enrico IV.
I:; Nuovo indirizzo
La Chiesa valdese di Milano comunica il proprio indirizzo di posta elettronica: valdese.mi@iol.it.
Un esempio
di gestione
trasparente
Una chiesa che aveva organizzato un viaggio comunitario, al ritornò fornì ai partecipanti un rendiconto particolareggiato del movimento
denaro, quante quote versate
e quante no, spese per trasporto, pasti e pernottamenti, visite guidate, doni, mance ecc. Essendo risultato in
attivo, esso non venne girato
alla chiesa stessa, ma ripartito fra tutti i paganti, senza fare percepire alcun messaggio
subliminale, tipo: ti sono stati resi dei soldi, ora tu disponi come vuoi.
Segnalo questo episodio
non soltanto quale esempio
di informazione limpida e
corretta, ma come un di più:
uno stile etico per esempio.
Senza con ciò assumere che
sia l’unico caso nel suo genere perché sarebbe ingiusto
verso eventuali procedure
analoghe passate e future.
Renzo Turinetto-Torino
confimi
11
NOVEMBRE 1998
Harare
L’Assemblea del Cec tra tensioni e speranze
Argentina
Un pastore per i desaparecidos
Giovani
Il Nord-Est dopo Maso
Ecumenismo
Una «giustificazione» di troppo
Islam
Quando «Maometto» era un cardinale
Confronti: una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
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Condividere
i doni
Al fratello e amico Simonpietro Marchese, che ha curato per circa due anni la
Chiesa valdese di Taranto, va
tutta la mia stima e il mio affetto, ma anche il mio dispiacere per il suo trasferimento
avvenuto così all’improvviso.
La sua permanenza a Taranto
ha segnato per me e per la
comunità battista di Mortola
un rafforzamento nella fede
vissuta e condivisa, poiché è
stato sempre pronto a stimolare, incoraggiare, e a suscitare l’entusiasmo, sempre disponibile nelTaccompagnare fratelli e sorelle. Attivo e
instancabile, faceva parte
con me della Federazione di
Puglia e Lucania ambedue
membri della commissione
per il «Decennio delle chiese
in solidarietà con le donne»;
lo scorso anno ha fondato il
Centro culturale evangelico,
che è stato inaugurato con
una conferenza del prof.
Giorgio Spini; abbiamo vissuto insieme culti, animazioni e
campi di studio. Da molto,
infatti, sentivo parlare del
centro evangelico Bethel, ma
soltanto lui, con quel sorriso
dolce e con la sua voce che
sembra sussurri, mi ha dato
la possibilità non soltanto di
visitarlo, ma anche di partecipare a qualche campo come cuoca e, perciò, di incontrare tanti fratelli e tante sorelle. Sono grata al Signore
per averci donato di conoscere Simonpietro anche se il
rammarico di non saperlo
ancora qui a Taranto è molto
forte: probabilmente, come
tutti i bei doni, dobbiamo imparare a condividere con altri
anche queste presenze così
preziose che vorremmo tutte
per noi. Che il Signore ti benedica, Simonpietro, e che ti
guidi negli studi e nel lavoro!
Pinuccia De Crescenzo Mortola
Lettere brevi
Chiediamo ai lettori di scriverci lettere dil5-20 righe
dattiloscritte. Grazie
Per le chiese evangeliche
Liturgie per i funerali
irrURGIE PER I FUNERALI. È disponìbile il fascicolo n. 4 degli
«Atti liturgici» prodotti dalla Commissione per il culto e la liturgia delle chiese battiste, metodiste e valdesi. Il fascicolo contiene
diversi schemi di liturgie per i funerali, preghiere per situazioni
particolari (morte di un/a giovane, di un giovane padre o madre,
ecc.), una scelta di testi biblici adatti per la lettura in questa circostanza. Il costo del fascicolo (pp. 88, formato 18x24 cm) è di L.
8.000 (più spese postali, L. 4.500 se si utilizza la tariffa «lettere»).
Nella stessa serie degli «Atti liturgici» è disponìbile il fascicolo
n. 1 che contiene le LITURGIE PER IL BATTESIMO dei credenti,
il battesimo dei figli dei credenti, la confermazione, l'ammissione dì nuovi membri già battezzati in uria chiesa non evangelica
e l'accoglienza (presentazione) di figli di credenti. Il costa di
questo fascicolo (pp. 111, formato 18x24 cm) è di L. 10.000 (più
spese postali).
Chi lo desidera, senza ulteriore spesa, può ricevere anche il testo in floppy disk (in formato RTF, specificare solo se si utilizza la
piattaforma Dos o Mac) o tramite la posta elettronica.
Inoltre sono disponibili i seguenti registri ecclesiastici:
• atti di battesimo;
• atti di sepoltura
• atti di matrimonio;
• atti di benedizione di matrimonio.
I registri sono utilizzabili da parte di tutte le chiese evangeliche, salvo il registro degli atti di matrimonio che è predisposto
per le chiese valdesi e metodiste. Il costo di ciascun registro (pp
100, formato 26x35) è di L. 50.000 (comprese spese postali).
Rivolgersi alTamministrazione di «Riforma»: via San Pio V 15,
10125 Torino, telefono 011-655278, fax 011-657542.
16
PAG. 1 2 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 20 NOVEMBRE lon.
Il rapporto è stato consegnato a Mandela il 29 ottobre
La Commissione «verità e riconciliazione»
critica duramente le chiese del Sud Africa
Nel suo rapporto pubblicato alla fine di ottobre, la Commissione «verità e riconciliazione» critica duramente le
chiese del Sud Africa. Tuttavia la Commissione che dal
1996 cerca di fare luce sulle
violazioni dei diritti della persona commesse durante il regime dell’apartheid, riconosce il ruolo giocato dalle comunità religiose che si opponevano alla politica di segregazione razziale, provocando
spesso la reazione violenta
delle forze di sicurezza del
governo.
1129 ottobre scorso il presidente della Commissione,
l’arcivescovo anglicano Desmond Tutu, ha consegnato il
rapporto di cinque volumi e
3.500 cartelle nelle mani del
presidente Nelson Mandela.
Nelle conclusioni del rapporto, che si basa sulle udienze
di rappresentanti di comunità religiose, la Commissione sottolinea che il cristianesimo, religione dominante in
Sud Africa, ha appoggiato
l’ideologia dell’apartheid in
vari modi, tra l’altro con la
promozione di un insegnamento biblico e teologico che
giustificava l’apartheid stesso, come nel caso delle chiese
riformate bianche afrikaner.
Altre chiese, storicamente
stabilite secondo logiche razziali, non sono riuscite ad
unirsi, spesso a causa di forme non dichiarate o residuali
di razzismo. La maggioranza
delle chiese, tra cui le chiese
anglofone, hanno spesso praticato l’apartheid all’interno
della chiesa, nominando pastori in base alla razza e pagando salari disuguali. Le comunità e le istituzioni religiose in genere non hanno potuto sostenere i pastori dissidenti, i preti, gli imam, i rabbini e i laici in conflitto con lo
stato, né hanno avuto modo
di aiutare economicamente le
vittime dell’apartheid.
«La Commissione riconosce che alcuni membri di comunità religiose hanno resistito coraggiosamente all’apartheid e hanno pagato un
pesante tributo per questo. Si
è inoltre preso atto con soddisfazione che tutti i gruppi
religiosi venuti a testimoniare davanti alla Commissione
hanno ammesso la loro complicità con l’apartheid», specifica il rapporto, che ricorda
che cappellani in servizio
presso l’esercito, la polizia e
altri servizi analoghi, indossavano la divisa, venivano
considerati come personale
militare e talvolta erano armati di pistole. Essi partecipavano ai blitz illegali compiuti fuori frontiere dai militari nei paesi limitrofi, accompagnavano le truppe nelle township nere e sui luoghi
di conflitti ed erano considerati come sostenitori delle
strutture del vecchio regime.
«In quanto tali - prosegue il
rapporto - le chiese che han
no approvato sul piano religioso e legittimato sul piano
teologico un gran numero di
azioni delle forze armate, devono essere pronte ad assumerne la responsabilità morale. Le comunità religiose
devono riconoscere di essere
colpevoli moralmente e religiosamente, di non aver saputo resistere con sufficiente rigore al deleterio effetto
dell’apartheid sul paese. La
sconfitta delle chiese a questo
riguardo ha consentito non
solo la sopravvivenza della
segregazione razziale ma anche il perpetuarsi del mito,
prevalente in alcuni ambienti, che l’apartheid fosse al
contempo un comportamento morale e cristiano in un
mondo ostile ed empio».
La Commissione accusa
inoltre le chiese di avere praticato, giustificandolo teologicamente, un «imperialismo
cristiano» e una propaganda
antisemita e antislamica: «Il
paese ha il diritto di aspettarsi [dalle chiese] un rispetto
reciproco tra i gruppi religiosi, l’edificazione di comunità
comprendenti persone di differenti credenze religiose,
razziali e ideologiche, e la
promozione della pace e della
giustizia», afferma. Le iniziative missionarie e colonialiste
indeboliscono la cultura africana e le religioni tradizionali, una prassi che, secondo il
rapporto, «continua ancora
oggi in molti ambienti», (eni)
Impressioni contrastanti di un viaggio in Medio Oriente-6
Diaframmi occupati
ADRIANO ROANO
La città della fratellanza: Filadelfia in epoca pre-musulmana. Amman, terra di conquiste e di integrazioni culturali, assimilazioni di razze e sincretismi, cosmopolitismo e
tolleranza. Al tempo della Nakba (la catastrofe, come il mondo arabo definisce la creazione dello Stato di Israele) nessuno si sognò di
imporre un numero chiuso (ad esempio
38.000) all’ingresso di un milione di profughi
palestinesi; il settembre nero venne vent’anni
dopo. In questo crocevia di commerci il flusso di popoli produsse da sempre U succedersi
di espansioni e collassi di quartieri e città; il
centro di Amman nelle ore diurne è un unico
corpo di lunghe tuniche candide e kefhia a
scacchi rossi alternate a poche vesti occidentali in febbrile movimento attorno ai diciannove colli organizzati a pianta irregolare e in
costante mutazione; la capitale non offre attrazioni turistiche, perciò è interessante per
l’assenza di artificiosità. Intaccata dall’Occidente più di altre nazioni arabe, contiene
però quest’influenza grazie alla vocazione
all’accoglienza, capace di inglobare in quel
corpo unico qualsiasi nuovo ospite, che è
l’assunto del libro Storia di una città di Abd
al-Rahman Munif (Jouvence, 1996). Di fronte
alla moschea ad altissima concentrazione
maschile si riescono ancora a riconoscere gli
schemi che regolano la società e gli scambi;
una rara atmosfera di metropoli provinciale
di 2,5 milioni di abitanti non ancora omologata. Esiste un McDonald, completamente
deserto. L’Hard Rock Café è un’oasi per europei in transito verso Petra.
Questa genuinità si paga però in termini
di democrazia. La stabilità si ottiene anche
con la censura capillare sui giornali e con il
costante piantonamento di moltissimi edifici, gangli del regime. Percorrendo la King’s
road che costeggia il Mar Morto (confine
con Israele violato via etere da molte stazioni della nostra autoradio, evidenziandone le
profonde differenze) i posti di blocco si susseguono in pieno deserto e i ragazzini che
imbracciano pericolosamente il mitra non
sanno cosa chiedere ai viandanti attraverso
i monosillabi di inglese di cui dispongono e
nella nostra imperdonabile ignoranza
dell’arabo comprendiamo l’allarme di Yeoshua: lo scrittore aborre la possibilità che si
diventi una koiné senza patria basata sulla
lingua della Cnn. Quei soldati sono la faccia
burbera del regime che nell’effigie del re si
propone bonariamente come equilibrato
autocrate; i giordani non sembrano accorgersi dell’invasiva presenza del regime e
l’abitudine li rende sinceramente solleciti
nei confronti della famiglia ashkemita, a cui
sono grati di averli tenuti ai margini del secolare conflitto. La scarsità di risorse è superata dal turismo e dalla posizione di strategico cuscinetto tra belligeranti; la foto scattata a Jerash ritrae le categorie della economia giordana; il poliziotto, il commerciante
e l’artista di strada; a quest’ultima si ascrivono molti sottogeneri, non ultimi gli estensori di documenti che, proiettando l’ombra
dei loro ombrelloni sui poveri banchetti
affollati da moduli e fogli di carta, officiano
un rituale dal quale traspare un rapporto
antico con la scrittura.
Per fermare gli scontri tra le forze armate e l'ex milizij
L'esercito del Congo Brazzaville sollecita
la mediazione del Consiglio delle chiese
«Da oltre 30 anni si è voluto
costruire il paese con la violenza, e questo ci ha portato
alla catastrofe; rispondere alla violenza con la violenza
non porterà la pace di cui il
paese ha bisogno. Per risolvere i nostri problemi, si impone il dialogo». Con queste
parole, il pastore Alphonse
Mbama, presidente della
Chiesa evangelica della Repubblica del Congo Brazzaville ha proposto una soluzione per fermare gli scontri
armati tra le forze dell’ordine
e alcuni elementi dell’ex milizia armata di Bernard Kolelas
nella zona del Pool che circonda la capitale.
Dall’agosto scorso il governo è di nuovo confrontato a
un’insurrezione armata che
colpisce tutto quello che simboleggia lo stato nelle varie
località della zona. L’economia nazionale è sconvolta
dall’interruzione del traffico
ferroviario tra Brazzaville e
Pointe-Noire. È stato necessario istituire un ponte aereo
per rifornire la capitale di
derrate alimentari. L’esercito,
con il contributo di ex miliziani arruolati nelle sue file,
ha compiuto un’operazione
punitiva contro le popolazioni innocenti, uccidendo la
maggior parte degli uomini
tra i 18 e i 40 anni, non avendo trovato il nemico ricercato. Gli abitanti di diversi villaggi che hanno avuto le case
saccheggiate e incendiate si
sono rifugiati nelle foreste;
varie voci, tra cui quelle di
numerosi leader ecclesiastici,
si sono alzate per denunciare
il massacro delle popolazioni.
Di fronte alla pressione
dell’opinione pubblica e soprattuttó alla incapacità di
fermare l’insurrezione, a metà
dello scorso ottobre i capi
dell’esercito hanno sollecitato
la mediazione del Consiglio
ecumenico delle chiese cristiane del Congo (Coecc) con
gli insorti (è da oltre sei mesi
che i responsabili del Coecc
aspettano invano di essere ricevuti dal presidente della Repubblica). Dal 26 ottobre è
stato costituito un Comitato
di mediazione composto da
47 membri, diretto da padre
Bernard Diafouka, attuale
presidente del Coecc; il Comitato comprende tra l’altro 18
delegati delle chiese.
La strategia di mediazione,
elaborata dal Coecc e approvata dal Comitato, invita le
due parti a cessare immediatamente le ostilità per poter
avviare il dialogo tramite mediatori interposti in vista di
ristabilire la pace. È prevista
un’azione umanitaria d’urgenza (soprattutto cibo e medicinali) a favore delle popolazioni vittime e ora esposte
alle intemperie della stagione
delle piogge. La Croce Rossa
è stata incaricata di raccogliere e seppellire i corpi e di
disinfettare i villaggi.
Il Coecc ritiene che la me
diazione dovrà essere
da un’operazione di
delle armi che pullulano ¡j,
tutto il paese, con la pane^.
pazione dei rappresentane
della forza pubblica e delle
varie regioni. Una somma
pari a circa 115.000 milioie
di lire assegnata dal governo
e mezzi logistici forniti dal.
l’esercito sono stati messia
disposizione del Comitato di
mediazione per questa missione. Il presidente Sassoa
ha auspicato «il successo di
questa iniziativa». Da parte
sua, padre Diafouka si è ral-^
legrato di vedere i politici
tornare al Cristo».
Catastrofi
nel mondo
Secondo un rapporto
della Croce Rossa e della
Mezzaluna Rossa, dalla
metà del 1996 alla metà del
1997, nei maggiori conflitti
armati i morti sono stati
128.000, di cui 50.000 solo
in Congo. Nel ’97 sono state registrate in tutto il mondo 179 catastrofi naturali,
che hanno colpito soprattutto l’Asia. Nel rapporto si
parla anche dei morti pei
incidenti stradali. Nel suo
primo secolo di esistenza
l’automobile ha causato la
morte di trenta milioni di
persone. (Reform.b)
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