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Anno 125 - n. 28
14 luglio 1989
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
USA; LA SENTENZA SULL'ABORTO
Un diritto delle donne
basato sul consenso
INGHILTERRA
«Oggi le donne di questa na
zione hanno ancora la libertà
di controllare il loro futuro, ma
i segnali sono evidenti e molto
inquietanti e tira un vento
molto freddo »; questa l’opinione del giudice Harry A. Blackmun, autore della storica
sentenza del 1973 («Roe contro Wade ») che aveva liberalizzato l’aborto negli USA.
Il giudice Blackmun è stato
uno dei giudici della Suprema
Corte degli USA, che nei giorni
scorsi ha preso una decisione
molto limitativa sul diritto di
aborto delle donne statunitensi.
Con questa sentenza si è iniziato un processo che riporta
indietro di 16 anni la discussione politica sid tema dell’aborto
nella legislazione di 50 stati della Federazione.
L’aborto, molto probabilmente, sarà uno dei temi principali
del dibattito politico negli USA
per il resto di questo secolo.
Nel 1973, quale pastore e membro deH’esecutivo della Associazione per la pianificazione famillài-<; nell’area in cui vivevo, ero
attivamente coinvolto nelle iniziative per liberalizzare la legge
sull’aborto nello stato di New
York, che a quel tempo prevedeva l’aborto solo nei casi in cui
la vita della madre poteva essere
compromessa.
La chiesa cattolica era la maggiore oppositrice a queste iniziative per la liberalizzazione. Comunque noi avevamo un dialogo
con quei preti che partecipavano con noi alla cura pastorale di
alcuni ragazzi già genitori di
bambini. Un prete mi raccontò
che stava seguendo cinque donne, nessuna delle quali ancora
trentenne, ma che erano già
nonne. « Questo non deve esistere — mi disse —; un bambino
ha il diritto di essere desiderato ».
Ci incontrammo ad Albany
con alcuni legislatori dello stato di New York e lentamente
— troppo lentamente — cercammo di muoverci alla ricerca di
Un consenso popolare.
Simili tentativi furono fatti o
iniziati in altri stati. Poi, improvvisamente, i nostri tentativi
furono fermati. Nove importanti persone, a Washington, avevano sentenziato che tutte le leggi che limitavano il diritto delle donne ad abortire nei primi
sei mesi erano da ritenersi invaUdate.
Dopo questa decisione, presa
dall’alto, noi — pastori e preti
— non avevamo nessun ulteriore bisogno di incontrarci e discutere.
Noi siamo stati zitti, ma i fondamentalisti hanno continuato
a parlare c ad agire e sono diventati un piccolo, ma importante gruppo di pressione negli
Stati Uniti. Il Partito repubblicano ha assunto questa battaglia: si è impegnato molto contro la liberalizzazione dell’aborto ed ha vinto le ultime tre eleiioni presidenziali. Ed è il Presidente che nomina la Suprema
Corte di Giustizia.
E’ perciò ora che pastori e
preti riprendano la discussione,
non soltanto sul piano giuridico e biologico, ma come dibattito teologico. E la domanda è quella di 16 anni fa: che
cos’è un essere umano? Quando si diventa uomini e donne?
Dove inizia la vita?
Sono domande che hanno a
che fare col diritto delle donne
d,i abortire. E’ necessario dunque riprendere il discorso interrotto 16 anni fa. Riprendere U
dialogo con i preti cattolici, discutere neUe chiese e ricercare
un consenso attorno ad una nuova proposta di legge.
Gli aborti sono sempre un dramma. Non ho mai incontrato
qualcuno che consideri l’aborto
un fatto scontato e che creda
che un bambino, con una nonna
di 26 anni, abbia molte possibilità in questa nostra società. Dobbiamo aver rispetto sia per la
vita che per i non nati e per coloro che vivono secondo convinzioni diverse dalle nostre.
Ma è anche necessario che alle domande teologiche non siano
solo i preti e i pastori a rispondere, ma si coinvolga nella di
Kenneth Hougland
(pastore della Chiesa di
lingua inglese di Torino)
{continua a pag. 2)
Il protestantesimo è
ancora un’alternativa?
Liverpool, specchio delle contraddizioni - La Chiesa anglicana, tra forme ’’romaneggianti” e teologia protestante - Quale cammino comune?
Liverpool, città postindustriale, capitale dei Beatles, fiera della sua cattedrale gotica anglicana più grande del mondo, con
il suo 20% di disoccupazione è
cliventata, in questi anni, lo specchio fedele dei problemi irrisolti dell’Inghilterra. Anche sul terreno religioso. Lunedì 26 giugno
alle 8 di sera il Royal Theatre
è stracolmo di gente per ascoltare in diretta su schermo gigante, insieme a duecento altre
località collegate, il messaggio evangelistico di Billy Graham lanciato dal grande stadio londinese di Earls Court di fronte ad
80.000 persone.
Frank Nailor, pastore anglicano che conduce una chiesa di
sordi predicando loro attraverso
il linguaggio dei segni, mi fa notare, tra il pubblico che assiepa il teatro, la presenza di alcuni preti cattolici. Difficile riconoscerli dai pastori anglicani,
il clergyman è identico. Fuori
dal teatro un cartello di protesta ammonisce la folla: « La na
ve del capitano Billy Graham sta
facendo rotta verso Roma ». I
membri della Free Church of England, chiesa protestante libera
inglese nata dalla scissione con
la chiesa anglicana, non partecipano al raduno evangelistico
perché « l’ecumenismo — afferma un suo leader, il pastore Peter Gadson — proposto dal predicatore americano battista
Graham genera confusione e
conduce a compromessi ». Sempre Gadson, il giorno dopo, mi
porta a vedere nella cattedrale
anglicana di Exeter i ceri alla
madonna; poco più in là una
lapide ricorda come quella chiesa accolse con amore gli ugonotti fuggiaschi del XVII secolo.
Difficile orientarsi nel panorama cristiano religioso inglese.
Esso è estremamente variegato
ma — continua Nailor — « in
sostanza è proteso alla collaborazione concreta tra le chiese ».
Una riprova? Sempre a Liverpool spendiamo alcune ore nella
comunità dei francescani angli
GIUSTI E PECCATORI
Ritrovati da Dio
« Se un uomo ha cento pecore e una di queste
si smarrisce, non lascerà egli le novantanove sul
monti per andare in cerca della smarrita?... »
(Mt. 18: 12)
Evidentemente già nella comunità primitiva si
correva il rischio di reintrodurre la gerarchia dei
valori che divideva la società, se si era sentito il
bisogno di insistere sull'ammonimento « Guardatevi dal disprezzare alcuno di questi piccoli» (Matteo 18: 10). Gesù aveva anche detto più volte di
essere venuto proprio per le pecore smarrite della casa d'Israele, e le pecore smarrite non sono
solo gli umili ed i semplici, ma tutti coloro che
vengono tenuti in disparte o, come si dice oggi,
vengono emarginati da quelli che credono di contare di più, nella società e nella chiesa. Il volere
del Padre è che nessuno venga tenuto da parte,
venga emarginalo.
La parabola della pecora smarrita è la storia
della salvezza di tutti noi. Tutti eravamo pecore
smarrite, e il Signore ci ha trovati. Qui c'è una
grande verità evangelica: non siamo noi che abbiamo trovato Dio, è Dio che ha trovato noi. Ci
ha cercati là dove eravamo, nel nostro smarrimento e nella nostra inutilità, e lì ci ha incontrati pet
.salvarci. Questo incontro di Dio con noi si chiama Gesù Cristo. Se avremo questo presente, non
cadremo nella tentazione di farci un Dio a nostra
immagine e somiglianza, ma conosceremo il modo con cui Dio vuole farsi conoscere da noi.
Quanti di noi cedono alla tentazione di identificare Dio con i propri ideali, con la propria visione. della vita e del mondo, come se Dio fosse una
proiezione della mente e della religiosità dell'uomo...! Dio, invece, è venuto a cercarci e ci ha trovati nella nostra diversità da lui. Ha rinunciato,
se mi si passa il termine, alla sua santità, per
immergersi nel nostro peccato, e così ricondurci
alla salvezza, alla vita.
Ma la comunità dei credenti in Cristo, di coloro che sono stati strappati dalla solitudine e
dalla lontananza da Dio, rischia continuamente
di escludere o dimenticare, a sua volta, coloro
che gli eventi hanno allontanato dalla comunità.
Si pensa che spetti a loro, che sia loro dovere
tornare sui propri passi e rientrare nei ranghi. La
chiesa è qui, la porta è aperta, se volete siamo
pronti ad accogliervi a braccia aperte... Ma non
è questo l'atteggiamento di Gesù! Egli è andato
personalmente a cercare e trovare le pecore smarrite della casa d'Israele. Per questo scribi e farisei, che si ritenevano persone pie e religiose, lo
accusavano di circondarsi di gente indegna, di
familiarizzare troppo con i pubblicani ed i peccatori, tanto che Gesù rispondeva loro con durezza:
« Io vi dico in verità che i pubblicani e le prostitute vanno innanzi a voi nel regno dei cieli » (Matteo 21: 31).
Il fatto è che scribi e farisei si ritenevano a
posto, si consideravano giusti e degni del favore
di Dio, e se Gesù era veramente quel profeta che
diceva la gente, perché perdeva tempo con i peccatori? Ma che stesse con loro, nel loro ambiente
puro e religioso, e lì avrebbe trovato comprensione e apprezzamento! E invece sono stati loro
a non comprendere e a non cogliere il senso della
predicazione di Gesù... O meglio: ne hanno capito
la portata pericolosa per la loro supremazia religiosa e sociale, ed è per questo che si sono accordati con le autorità per ucciderlo.
Gesù infatti aveva detto: « Non sono i sani che
hanno bisogno del medico, ma i malati. Io non
.sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori...» (Matteo 9: 12-13). E Gesù si rallegra per
la salvezza della pecora smarrita. La versione di
Luca di questa parabola conclude infatti così: « Io
vi dico che vi sarà in cielo più allegrezza per un
solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di ravvedimento » (Luca 15: 7).
.Ma vi è poi fra gli uomini anche un solo giusto che non abbia bisogno di ravvedimento?
Paolo Sbaffi
cani. Fratello Sam, con i suoi
correligionari (un centinaio in
tutta l’Inghilterra), ha fatto i
voti di povertà, castità, obbedienza di fronte all’arcivescovo
di Canterbury. Impegno antinucleare, solidarietà con il grande
popolo dei disoccupati nella crisi industriale dell’area metropolitana, condivisione profonda della situazione degli emarginati,
dei poveri: la bella casa dei francescani anglicani è aperta a tutte le ore e a tutti. « Noi oggi
guardiamo con intensa speranza
— dice Fratello Sam — a quando le chiese diverranno una sola chiesa e la chiesa anglicana
scomparirà perché ci sarà al suo
posto una chiesa più grande,
universale. Siamo pronti ad accettare la primazia del paipa, rna
non la sua autorità in materia
di fede; mai come oggi occorre
essere insieme, in quanto cristiani, per annunciare e vivere
concretamente l’Evangelo ». Un
gruppo di suore cattoliche, che
vive a pochi isolati di distanza,
partecipa, di tanto in tanto, alla Santa Cena dei frati protestanti: « Un’azione di santa disobbedienza », dice Fratello Sam.
Il Daily Telegraph di domenica
25 giugno annuncia a grandi titoli la notizia che l’arcivescovo
di Canterbury, il dottor Robert
Runcie, parteciperà in settembre,
durante la sua visita di quattro
giorni a Roma, alla messa che
celebrerà il papa e al momento
di scambiarsi il « segno di pace »
i due « leader spirituali finalmente si abbracceranno ». Settembre sarà un mese importante
perché si dovrà decidere se e
come la chiesa cattolica romana
diverrà membro del Consiglio
delle chiese in Gran Bretagna.
« Ma di fatto — mi dice molto chiaramente il pastore della
United Reformed Church di Birmingham, Murdoch Mackenzie
— noi, cattolici e protestanti, lavoriamo già insieme e il prossimo inevitabile passo dovrà essere quello di ricevere reciprocamente i sacramenti tra le due
confessioni. E’ solo questione di
tempo e il tempo lavora a nostro favore ».
E’ l’arcivescovo di Canterbury
che ha invitato, dall’America, il
noto predicatore Billy Graham
per la grande campagna evangelistica che coprirà tutta l’Inghilterra e si concluderà I’8 luglio. Graham, il più « verde » degli evangelicals di grido negli
USA, non vuole rubare membri
di chiesa a nessuno. Egli invita
le migliaia di persone che partecipano alla,sua campagna missionaria a vivere nella « chiesa
accanto a casa tua » la fede in
Cristo. Il protestantesimo non
è più un’alternativa. E’ una corrente, certo qui da dove scrivo
la più notevole ed impetuosa,
ma pur sempre una corrente nel
Giuseppe Platone
(continua a pag. 2)
2
commenti e dibattiti
14 luglio 1989
DIBATTITO SULLTRC
FATTO
GRAVISSIMO
Caro Direttore,
leggo sul numero del 30.6.89 un articolo di Nicoia Pantaieo dal titolo:
Si può essere evangelici e craxiani?,
su cui ia rivista stessa ritiene di « aprire il dibattito tra i lettori ».
Ne sono sinceramente sorpreso e
rattristato.
Il fatto che ognuno dei nostri atti
politici venga discusso, confrontato,
criticato con fratelli evangelici non
può che esserci di aiuto. Ma che venga messa in causa la compatibilità tra
fede evangelica ed appartenenza ad
un partito — in questo caso il PSI —,
e che tale • contributo » (oltre tutto
chiaramente disinformato) possa meritare l’apertura di un dibattito su un
settimanale che si dichiara organo
« delle Chiese Evangeliche Valdesi e
Metodiste » è un fatto gravissimo.
A mia memoria ciò non è mai accaduto per altro partito o gruppo politico.
Mi auguro che il giornale si renda
conto che questo è confessionalismo
alla rovescia, di marca cattolica preconciliare, non certo proprio della nostra cultura.
Fraternamente.
Valdo Spini, Firenze
LA SALVEZZA
E’ ALTRA COSA
Egregio Direttore,
ho letto con piacere il suo coraggioso articolo • Fine del comunismo? ».
Che il comunismo fosse un'idea politica illiberale e oppressiva (aggiungerei: atea) non era difficile da capire. Bastava constatare come, dove il
comunismo era al potere, le libertà
fossero nulla e l'oppressione tanta!
Riconoscere adesso che i dibattiti
su fede e politica hanno prodotto lacerazioni nelle chiese è discorso da
Monsieur de La Palissel
Mi soffermo, invece, sulla frase determinante del suo articolo, vale a dire che « la salvezza è altra cosa. E' il
dono di Dio! ». Ma davvero erano necessari i tragici fatti di Pechino per
arrivare a simili conclusioni? Valevano
la pena le lacerazioni e gli interdetti
di venti anni per arrivare a constatare
ciò che, semplicemente, si poteva
leggere, se la si fosse voluta leggere,
nella Bibbia?
Purtroppo le lezioni non servono e
il comunismo, già lo si vede in questi
giorni, rialzerà la testa, magari sotto
altre forme e con altre etichette, forse con altri capi e altri programmi,
ma con le stesse illiberali tendenze e
con la stessa oppressione.
Speriamo almeno che non riesca più
a ingannare i credenti.
Aldo Rostain, Torino
CARRI ARMATI
IDEOLOGICI
Egregio Direttore,
noto che, curiosamente, il vostro
indirizzo è legato ad un papa ed il
mio ad un prete: protestanti con indirizzi cattolici. Poco male. Il guaio è
un altro indirizzo vostro: quello comunista, e quello non mi sento proprio di
condividerlo. Ho cinquantaquattro anni:
sufficienti per ricordare un pastore
protestante vestito con l'orbace ed un
altro, nel '68, invocare « padre Stalin »: non mi è mai piaciuto il primo e
tanto meno il secondo. Anche se, quest ultimo, di recente ha dichiarato
che • c'è un tempo per il collettivismo
e c’è un tempo per una maggiore attenzione all’individuo », dando prova di
buon contorsionismo ideologico.
Veda, egregio Direttore, ha ragione
quando nel suo articolo di fondo • Fine
del comuniSmo? » asserisce: « ...occorre interrogarsi a fondo sul futuro
del comuniSmo ». Ma se al fondo non
si comprende che illusoria follia è
quella di sostenere un comunismo diverso da quello reale (o è, oppure non
è), allora si offre il pericoloso consenso culturale ai moderni cacciatori di
streghe, ai massacratori di piazza
Tien an-Men, al « padre Stalin » e al
suo amico, poi nemico, Hitler. Se,
come dice lei: « Rimangono cioè le
motivazioni che spingono ad essere "rivoluzionari" per cambiare "lo stato di
cose presente" », ossia, in chiaro,
« rimangono le ragioni per essere comunisti », allora viva i carri armati
che vincono! Però io, pur avendo assolto il mio dovere di soldato nel carristi dell’Ariete, non salgo sui vostri
carri armati ideologici, nemmeno con
Il protestantesimo
è ancora un'alternativa?
(segue da pag. 1)
grande fiume deH’ecumenismo.
il pastore della Christ Church
di Liverpool, di denominazione
congregazionalista, 40 mila membri in tutta l'Inghilterra, dotata
d’indubbia ossatura calvinista,
precisa che « è difficile leggere
con lenti continentali l’attuale dinamica delle chiese inglesi, molto pragmatiche e poco paítate
alla speculazione teologica. Il
problema più importante è cbe
i cristiani di tutte le confessioni
lavorino insieme per rievangelizzare, con forza ed entusiasmo,
una società sempre più vuota di
valori ».
Nelle chiese anglicane, sia « alte » che « basse », si continua a
pregare per la regina. Può darsi che arrivi i] giorno che si pregherà anche jx:r il papa. « Non
lasciamoci ingannare dalle apparenze — conclude Prescot Ste
phens, presidente delle Waldensian Missions inglesi, fondate dal
canonico anglicano inglese Gilly lo scorso secolo —; in realtà
la coreografia delle chiese anglicane è sì romaneggiante, ma la
sostanza del discorso di fede rimane protestante. I modelli ecclesiologici e teologici di ieri oggi tendono a cambiare sotto la
spinta dell’urgenza di superare le
divisioni tra le chiese. Ma questo non vuol dire che il protestantesimo inglese stia svendendo a Roma l’eredità della Riforma ». Nella più grande libreria
di Cambridge in v^etrina c’è il
best-seller dell’estate: « Setter
together », meglio insieme. Il libro è scritto a due mani da un
vescovo cattolico e un vescovo
protestante. Entrambi, sulla copertina, sorridono guardando al
futuro.
Giuseppe Platone
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il rinnovo dell’abbonamento al giornale per il prossimo anno. Mi sentirei
complice.
Raul Tentenni, Vicobellignano
PASTORI AL SAE
Caro direttore,
ho ricevuto il programma dell’incontro SAE di fine luglio-primi di agosto
1989 e ho espresso all’interno della
Tavola alcune osservazioni che forse
vai la pena di comunicare anche attraverso il giornale. Sono stato colpito dal
numero decisamente elevato, in paragone al nostro corpo pastorale, di pastori valdesi e metodisti che prenderanno parte, a vario titolo, all'incontro.
Si tratta infatti di circa una quindicina di pastori oltre ad altri, battisti e luterani. Per certi versi questo
è un segno della vitalità ecumenica
di questi incontri, e non voglio certo
riattizzare polemiche del passato sul
SAE. Qualcuno, infatti, ricorderà che
i primi pastori che vi presero parte
furono spesso criticati anche in Sinodo, alla luce di un nostro rapporto
con i cattolici che privilegiava decisamente i fratelli cattolici delle comunità di base. Nel tempo poi ci è stato
spiegato da pastori e professori della
Facoltà l’interesse degli incontri SAE e
la validità della conoscenza della ricerca e delle persone in tale contesto.
Mi rimane tuttavia una perplessità:
molti nostri centri lamentano da anni
la scarsa partecipazione di pastori a
determinati campi e incontri, in cui pure si svolge una riflessione teologica
ed ecumenica importante, e mi chiedo:
è soltanto colpa della scarsa attrattiva di alcuni nostri centri o di determinati programmi, oppure il SAE gioca
anche su una serie di gratificazioni
personali — per altro benvenute nella vita e nell'attività di un pastore
— ma, rispetto alle quali, in taluni
casi, occorrerebbe valutare maggiormente anche altri aspetti e ripercussioni? Ad esempio, date le limitate vacanze, sarà per alcuni difficile partecipare sia al SAE sia anche ad altre
scadenze nostre, anch’esse assai importanti. Ho notato, ad esempio, che
addirittura la partecipazione al Sinodo non è più avvertita essenziale come dovrebbe: non solo alcuni deputati
iaici non seguono più tutti i lavori,
ma capita anche a qualche pastore
di non considerarla un obbligo specifico del proprio ministerio. Fra l’altro
questa, del Sinodo, non dovrebbe essere vista come obbligo, ma come
occasione unica di incontro che dà la
possibilità, una volta all’anno almeno, di fraternità e contatti essenziali. Ma, oltre al Sinod'b, non so quale partecipazione ci sarebbe dei pastori se, ad esempio, si organizzasse
un convegno sull’evangelizzazione o
sulla cura d'anime. In effetti, negli
ultimi anni, non sono mancati, in particolare ad Agape, ma anche in altri
centri protestanti, vari campi teologici, per altro segnalati dalla Tavola ai
pastori anche con facilitazioni economiche, che in realtà sono stati assai
poco frequentati dagli italiani. Possibile che solo il SAE sia così attraente?
Marco Rostan
membro della Tavola Valdese
Un diritto
delle donne
(segue da pag. 1)
scussione tutto ,il popolo.
Sarà una discussione dai toni
molto accesi quella che avremo
per molti anni, ma alla fine si
arriverà ad un consenso attorno
ad una unica legge.
Nel frattempo avremo una
confusione di diverse leggi nei
d,iversi stati che compongono la
Federazione. Ma questi sono i
costi della democrazia. Come
protestanti abbiamo .sempre contestato chi vuole parlare « ex
cathedra ». Ora anche 1 giudici della Suprema Corte scoprono quanto sia pericoloso parlare dairalto, prima che si sia
raggiunto un consenso popolare
attorno al problema.
Kenneth Hougland
No, la CGIL-Scuola
è per la laicità
Caro direttore,
ho seguito con attenzione lo
scambio di vedute e di opinioni
che sono state pubblicate sul
giornale in merito aH’argomento « ora di religione, attività alternative, obbligo di permanenza a scuola ».
Non era e non è mia intenzione intervenire nel merito della
questione se' non per segnalare
che non si possono usare in modo indifferenziato i termini di
« assistenza » e di « vigilanza »
in quanto essi hanno, proprio
nella legislazione scolastica, significati e valori diversi.
Vorrei invece spendere due parole sulle affermazioni contenute nell’ultima lettera di Claudio
Tron, relativamente alle posizioni della CGIL-Scuola, che in qualche misura mi coinvolgono essendo io il responsabile di questo sindacato nel comprensorio
di Pinerolo.
La tesi sostenuta da Claudio
Tron è: la CGIL-Scuola è un
sindacato in crisi a causa dei
grossi compromessi fatti su questioni importanti e di principio.
Per salvare la sua immagine trova dei nemici immagir/ari da
combattere. Sulla questione della religione si è inventata la
« permanenza a scuola » per poter, diabolicamente, difendere gli
interessi dei suoi iscritti insegnanti di religione e, contemporaneamente, darsi lustro in una
« facile » battaglia di principio,
vinta in partenza perché l’obbligo di permanenza a scuola non
esiste. In realtà quindi la sua
azione si riduce ad una « piccola
battaglia » sui moduli.
Non intendo difendere la CGILScuola per errori che sicuramente ha commesso nella gestione
di vertenze contrattuali, ma cre
do che per quanto riguarda la
laicità della scuola, gli appunti
che le si possono muovere sono
pochi e sicuramente meno che
a qualsiasi altra organizzazione
politico-sindacale.
.Sono doverose però almeno
due precisazioni:
1) gli iscritti alla CGLL-Scuola sono circa 130.000. Tra questi 130.000 ci sarà una decina
circa di insegnanti di religione
(a Torino e provincia ce ne sono due).
Di recente è nato un nuovo
sindacato che organizza gli insegnanti di religione, che probabilmente raccoglierà molti consensi al loro interno, ma fino
ad ora le loro iscrizioni erano
rivolte fondamentalmente ■verso
la CISL e non sono un caso quindi le forti divergenze tra CGIL
e CISL su questo tema.
2) Certo, la CGIL-Scuola ha
anche fatto la « piccola battaglia » Sui moduli, ma non è giusto dimenticare che, direttamente o indirettamente, la troviamo
dietro ogni importante battaglia
di principio, e non ultima appunto quella per la laicità della
scuola: dalla costituzione dei « comitati per la laicità » e di « Scuola e Costituzione » alle petizioni
ai gruppi parlamentari, alle proposte di legge, ai ricorsi al 'TAR
fino al fatto conclusosi recentemente con la sentenza della
Corte Costituzionale.
Certamente ognuno è libero di
scegliersi i propri alleati e « inventarsi » i propri nemici. La
CGIl^Scuola ha scelto il « mulino a vento » della laicità della
scuola e dello stato.
Beniamino Lami
(CGIL-Scuola di Pinerolo)
r
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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Comitato di redazione; Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio
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Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio GardioI, Franco Rivoira (membri)
Registro nazionale della stampa; n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 27/89 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 5 luglio
e a quelli delle Valli valdesi il 6 luglio '89.
Hanno collaborato a questo numero: Valdo Benecchi, Ivana Costabel, Vito
GardioI, Giorgina Giacone, Bruna Peyrot, Teofilo Pons, Guido Baret.
3
¡.p
14 luglio 1989
fede e cultura
THOMAS MUENTZER NEL V CENTENARIO DELLA NASCITA
Un riformatore che fu
anche rivoluzionario
Gli anni cruciali della partecipazione alla « guerra dei contadini » Un teologo che propose il messaggio biblico come elemento di rottura
Ricorre quest’anno il cinqueccntesimo anniversario della nascita di Thomas Miintzer. Teologo,
riformatore, capo militare, egli
rappresenta una delle figure più
drammatiche e controverse nella
storia delTEuropa moderna. E’
dunque un’occasione utile per interrogarsi sul personaggio e sulla
vicenda storica in cui fu impegnato (la guerra dei contadini tedeschi del 1525) e in cui trovò la
UN VOLUME DA STUDIARE
morte.
Una vita breve
ma drammatica
La sua fu una vita breve (appena 36 anni!) scandita da tappe
drammatiche e significative.
Nacque a Stolberg (nell’attuale
RDT). Compì studi teologici a
Lipsia e Erancoforte (1506-1512) e
fu ordinato sacerdote nel 1514.
Uomo di grande cultura, non si
indirizzò ad una carriera universitaria, come i suoi talenti intellettuali avrebbero potuto permettergli. Svolse dapprima un ministero
itinerante nella Germania centrosettentrionale. In questo suo peregrinare ebbe modo di incontrarsi
e simpatizzare con Lutero, Melantone. Agricola e partecipò con
fervore ai movimenti di riforma
della vita religiosa del suo tempo.
Dal 1520 al 1523 — tranne una
breve parentesi in Boemia •— svolse l’attività di predicatore prima a
Zwickau, un florido centro industriale della Turingia, poi ad
Allstedt, nella Sassonia Elettorale.
In questi anni i suoi rapporti con
Lutero e il circolo di teologi wittenberghesi si deteriorarono perché Müntzer, anche sotto l’influenza di radicali spiritualisti, lo giudicava troppo pavido di fronte ai
principi e poco sensibile ai bisogni del popolo. Ormai avversario
dichiarato di Lutero, Müntzer tentò di trasformare Allstedt in un
centro di riforma radicale, una anti-Wittenberg. Eondò la « Lega degli eletti », che doveva essere lo
strumento per l’attuazione del giudizio divino sulla terra; introdusse, ancor prima di Lutero, riforme
liturgiche e la messa in volgare;
cercò, invano, di sottrarre i principi di Sassonia aH’influenza di
Lutero e di guadagnarli alla sua
causa.
E infine giungono gli anni cruciali 1523-1525. Con instancabile
attività teorica e organizzativa
partecipò da protagonista a quella
che comunemente si chiama la
« guerra dei contadini » che esplose in Germania nel 1525 e terminò
in un atroce massacro. I contadini
avevano una loro carta di diritti
che i principi non volevano accogliere. Essi chiedevano l’abolizione delle decime, la libertà di caccia e pesca, l’eliminazione della
servitù della gleba, la facoltà di
eleggere i parroci delle proprie
comunità... In quei mesi frenetici
in cui speranze e paure attraversavano gli animi di contadini, poveri minatori, artigiani dalle regioni
della Sassonia alla Svevia, dalla
Turingia allo Harz, all’Assia,
Müntzer ideò la teoria di una resistenza armata alle autorità inique:
« I principi non sono i signori ma
In un’antica incisione è raffigurata la "guerra dei contadini” da cui
il riformatore-rivoluzionario Miintzer fu ampiamente coinvolto.
i servitori della spada; essi non devono fare ciò che gli aggrada, ma
ciò che è giusto... L’intero popolo
deve avere il potere della spada... ». Nella rivolta dei contadini
egli scorge i segni della grande rivoluzione di Dio: « Se siete... fiduciosi in Dio, e ricercate solo il
suo nome e la sua gloria, non temete... e non vi spaventate... poiché non è battaglia vostra, ma di
Dio. Questa battaglia non dovete
combatterla voi, piuttosto state
saldi e vedrete l’aiuto che il Signore vi darà ».
Ma la realtà fu che i contadini
non ottennero ciò che volevano e
nella battaglia di Erankenhausen i
circa ottomila insorti che si erano
radunati vennero sbaragliati dall’esercito dei principi. Rimasero
nel campo ben cinquemila morti.
Müntzer stesso, catturato e torturato, fu decapitato il 27 maggio
1525 e così consegnato al giudizio
della storia come un « sedizioso
fanatico », « profeta di morte ».
Le immagini
di Miintzer
Per tre secoli egli fu rimosso
dalla memoria storica e abbandonato alla condanna dei suoi avversari e giustizieri. Solo nell’Ottocento, quando le correnti democratiche e soprattutto il socialismo
nascente cominciarono a riflettere
sul significato dei grandi movimenti rivoluzionari della storia,
la figura e l’opera di Müntzer uscirono dall’oblio in cui erano cadute. Nasceva l’immagine di Miintzer
come precursore del moderni movimenti di emancipazione politica
coniata da Engels, Kautsky e, più
recentemente, Lukàcs e soprattutto E. Bloch. Ma queste interpretazioni non mancavano di intenzionali distorsioni che mettevano
arbitrariamente in ombra le idee
teologiche e l’opera del Riformatore. Se si eccettua lo studio di
Bloch, ciò che non si voleVa vedere era il legame tra la riflessione teologica e l’impegno sociale
c politico, come il fondamento della rivolta veniva tratto da una lettura meditata delle Sacre Scritture. Bisogna aggiungere però che
non solo la storiografia marxista,
ma anche gli stessi storici della
chiesa, i teologi non hanno saputo
cogliere questo legame.
Attualità
e significato
Così Müntzer fino a ieri. Ma oggi. quale lettura viene fatta del
grande teologo e rivoluzionario
tedesco?
E’ significativo che in questi
mesi, nella Germania dell’Est, venga ricordato il cinqueccntesimo
anno della nascita di Müntzer ricollegando la sua opera a quella
dei rivoluzionari francesi del
1789, continuando così il lavoro
di mistificazione del Müntzer storico, della sua teologia e della sua
partecipazione alle lotte sociali del
tempo.
Certamente una valutazione più
libera ed argomentata è stata offerta a Ferrara, nel maggio di quest’anno, in un convegno internazionale organizzato da quell’Università con la partecipazione di
qualificati studiosi della Riforma.
Una valutazione non ideologica di
Müntzer fa emergere un dato ormai incontrovertibile: Müntzer è
un teologo, un riformatore, nella
cui predicazione il messaggio biblico è proposto come elemento di
rottura, come eversione radicale
dell’ordine esistente. I cristiani —
afferma Müntzer — tendono ad
avallare, benedire l’ordine esistente e le sue ingiustizie piuttosto
che testimoniare dell’« ordine di
Dio », di quel nuovo assoluto che
rappresenta l’irruzione di Cristo
nella storia degli uomini. Inoltre
la sequela di Cristo, il discepolato
cristiano, non è limitabile ad una
sfera privata, ma si svolge nella
società, si spende nel mondo, non
al fine di imporre e dominare gli
altri, ma per servire ed agire come
fermento innovatore.
Tale è l’immagine di Müntzer
che la ricerca odierna ci consegna.
Ora, se è vero che egli ha congiunto riflessione teologica e impegno sociale in maniera ingenua,
è anche vero che quella giusta è
lungi dall’essere stata trovata. Oggi i cristiani oscillano tra una comprensione intimistica, socialmente
irrilevante, della propria fede, e
forme vecchie c nuove di integralismo. Se non sono certo proponibili le soluzioni di Miintzer, sono
certamente attuali e irrisolti i problemi per i quali visse e morì. Non
ò quindi del tutto inutile avere
ricordato questa figura di credente.
Emidio Campi
Preludi evangelici
socialismo
in una forma più moderata e
realistica, come nella Zurigo di
Zwingli, nella Ginevra di Calvino e soprattutto nel trattato De
Regno Christi di Butzer ».
La « Città del sole » di Campanella non sorge quindi dal nulla, non è « puro sogno utopistico », e la condivisione oltre l’Italia di tali tematiche è dimostrata dalla pubblicazione e dalla
fortuna in Germania del manoscritto, portato fuori dal carcere napoletano dal tedesco Tobia
Adami. La raccolta dei saggi pubblicati intende dunque, conclude
Spini: « Individuare il singolare
cammino percorso dalle visioni
del grande calabrese in tanta
parte d’Europa e addirittura del
Nuovo Mondo stesso ». Moltissimi infatti furono i suoi eredi
spirituali, appartenenti a tutte le
correnti politiche e religiose: dai
gesuiti del Paraguay ai puritani
inglesi; dagli illuministi francesi ai socialisti utopisti; dai Padri Pellegrini d’America ai fondatori di comunità disperse nei
mari del Sud.
Lina nutrita serie di studiosi
di varie discipline, Enrico De
Mas, Giuseppe Giarrizzo, Hans
Christoph Schröder, Beatrix Wrede-Bouvier, Enea Balmas, Roberto Osculati, Vittor Ivo Comparato, Arnaldo Cherubini, Francesco Vannozzi, Massimo Bubboli
e Giorgio Vola hanno trattato
così da varie angolature il pensiero, i personaggi, le correnti
e le iniziative di quei secoli che
precedettero la formazione del
socialismo moderno.
Piera Egidi
Per chi volesse dare fondamenti storici e filosofici corposi al dibattito politico attuale
sui termini socialismo e comunismo, un serio e denso strumento è questo volume recentemente edito da Laterza, « Preludi di socialismo ne] XVII secolo », a cura di Giorgio Spini
e di Gaetano Cingari, che raccoglie gli atti dell’omonimo convegno internazionale organizzato nell’87 dalle sezioni siciliana
e calabrese dell'Istituto di studi storici « Gaetano Salvemini ».
Se la parola « socialismo » è
relativamente recente, usata per
la prima volta nel senso attuale
dai seguaci di Owen nel 1826,
nota Spini nel suo saggio introduttivo, certamente però le aspirazioni e gli ideali a cui tale
paiola si riferisce hanno radici
lontane, e in particolare nella
riscoperta di Platone da parte
degli umanisti transalpini, come
Erasmo e Thomas More, che fondarono la loro meditazione sulla società sui dialoghi immortali
della Repubblica, delle Leggi, del
Politico. Questi problemi furono
al centro, oltre che di dibattiti
teorici, anche degli scontri politico-sociali dell’età della Riforma: Lutero se li pose in qualche modo solo nell’AppeZ/o alla
nobiltà della nazione germanica,
ma soprattutto furono indicati
acutamente da Thomas Müntzer
e dai combattenti della « guerra dei contadini »: « Si ebbero
dunque tentativi di attuare le
idee di Platone e di More tanto
in forma estrema comunistica,
come quella del comunismo anabattista nelle colonie collettivistiche della Moravia, oppure
nel tentativo rivoluzionario di
Münster nella Vestfalia, quanto
AA.VV., Preludi dì socialismo nel
XVII secolo, Laterza, pp. 251, L. 22
mila.
TORRE PELLICE
Il bicentenario
di Beckwith
Ricorre quest’anno il bicentenario della nascita di Charles
Beckwith, l’indimenticato « generale » al Cui nome sono legate
in particolare molte delle oltre
120 scuolette di quartiere esistenti alle valli, oltre ai templi
di Torre Pellice (1852) e Torino
0853). Spesso ricordato come il
« benefattore » dei valdesi, è altrettanto noto per aver lanciato alla Tavola valdese il celebre
motto: « O sarete missionari o
non sarete nulla... ».
Ebbene in occasione del bicentenario l’associazione Lo Bue,
che da oltre quattro anni gestisce una radio evangelica a lui
intitolata (Radio Beckwith appunto), ha organizzato una serie
di manifestazioni che vedranno
in luglio un primo momento significativo.
Sabato 22 luglio, presso i giardini di piazza Muston, verrà aperta una « due giorni » che alternerà momenti di dibattito, riflessione, canto, gioco, il tutto
nella consueta cornice di stand,
con la partecipazione di Amnesty International, Lega Ambiente, A.I.D.O., Lega Antivivisezione,
proiezione video, mostre c servizio bar-ristoro.
Dal programma segnaliamo il
convegno storico di sabato 22
presso il cinema Trento, alle ore
16; intcrveiTanno Domenico Maselli (Università di Firenze) sul
tema: «Beckwith nell’Evangelismo italiano »; A. Maria Valdambrini Dragoni (pedagogista) sul
tema: « Beckwith e l’istruzione
primaria nelle valli valdesi »;
Giovanni Gönnet (prof, emerito
di storia del cristianesimo) sul
tema: « Beckwith nella storiografia valdese »; il past. Gustavo
Bouchard sul tema: « Beckwith
e il Risveglio »; il dott. Osvaldo
Cdisson su: «Alcuni aspetti della vita dei Beckwith alle valli »;
il dott. Prescot Stephens (presidente delle Waldensian Ghurch
Missions di Londra) su: « La famiglia Beckwith e le sue origini »,
Oltre a questo appuntamento
segnaliamo il concerto del sabato sera, quando il gruppo di ricerca e musica popolare « La
Cantarana » presenterà una serie di canti storici delle valli
valdesi.
Domenica mattina, a partire
dalle ore 9, si svolgerà una biciclettata fra Torre e Lusema,
cui farà seguito uno studio biblico. Nel pomeriggio una rassegna di cani (meticci e non) in
omaggio al famoso cane di Beckwith; alle ore 11 seguirà una tavola rotonda sul significato di
« essere missionari oggi », con la
partecipazione del dott. Andrea
Ribet, direttore amministrativo
degli ospedali di Torre Pellice e
Pomaretto, del past. Renato Cdisson, che illustrerà l’attività della CEVAA, e del prof. Claudio
Tron, che affronterà più direttamente il tema dell’evangelizzazione.
In serata un concerto jazz con
il gruppo « Emanuele Cisi Quartet » e l’estrazione dei premi della sottoscrizione in favore di Radio Beckwith.
4
vita delle chiese
14 luglio 1989
CATANIA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Il Cantico dei cantici
al femminile
Dall’esperienza alla ricerca di una realtà ecclesiale più inclusiva
Inni in patois
Il 4 giugno, a Catania, trenta
donne battiste e valdesi provenienti da varie località siciliane
— Scicli, Pachino, Lentini, Siracusa, Messina — si sono incontrate con le sorelle catanesi nei
locali della comunità valdese per
riflettere insieme sullo studio
FDEI 1988-’89 « Le donne nella
chiesa, oggi ».
All’incontro ha partecipato anche Paola Benecchi, pastore di
Pachino (SR), che ha illustrato
con grande chiarezza, e arricchito con un contributo personale,
il documento, da tutte giudicato materiale di lavoro preziosissimo, ricco di numerosi spunti
da approfondire.
La lettura dell’introduzione
storica alla teologia femminista
ha evidenziato l'importanza di
partire dalla « nostra » storia di
donne, dalla conoscenza del fondamentale ruolo svolto dalle
« Madri » della chiesa per dare
vita ad una realtà ecclesiale più
inclusiva, che coinvolga uomini
e donne paritariamente e che
consenta di mettere a servizio
della comunità i doni dello Spirito, senza condizionamenti o limitazioni inventate dagli uomini.
Nel temjx) le donne sono state relegate nell’ambito della
« carnalità » — sessualità, corporeità, riproduzione —, con « ciò
che passa », ciò che è effìmero;
gli uomini, invece, hanno rappresentato ciò che è stabile, si sono
identificati con le cose che durano nel tempo, che diventano
« storia ». Si tratta, quindi, di
recuperare la memoria di un
passato, del « nostro » passato,
un patrimonio di idee e di esperienze in un terreno — quello
teologico, ma così anche in quello sociale e politico — che ha
visto importantissimi contributi
femminili, spesso rimasti nell’ombra. Le donne nella chiesa
oggi devono, perciò, riappropriarsi della loro storia: chi ha una
storia ha, infatti, un’immagine
di sé, cioè ha forza, autorevolezza. Significa che esiste e può
contare, se voiole.
Tanti sono stati, e sono ancora in alcune realtà, gli ostacoli
che la cultura, la società, le donne stesse hanno messo in atto
perché l’immenso patrimonio di
idee e di esperienze di cui sono
portatrici non si affermasse in
tutta la sua ricchezza. Dalla consapevolezza di ciò nasce una
considerazione: la forza delle
donne non può che trovare alimento nel pensarsi autonomamente, al di là dei ruoli, nel darsi valore reciproco, soprattutto
fra donne. Anche nell’affermare
il valore della « differenza », che
non vuole essere « separazione »,
le donne parlano non solo alle
donne ma anche, e specialmente, agli uomini, « compagni di
viaggio », sollecitando un processo liberatorio per entrambi da
condizionamenti culturali, luoghi
comuni, opinioni errate e radicate. Questa « differenza » affermata dalla Bibbia (Genesi 1: 27)
può diventare « sale », « lievito »
per superare vecchie divisioni e
rappresentazioni dei ruoli che
hanno impedito un equilibrato
rapporto fra i sessi e, soprattutto, per affermare oggi con maggiore forza le possibilità del futuro: pace, giustizia, integrità
del creato, valori di cui le donne .sono da sempre portatrici.
Anche il linguaggio, che non
è un asettico modo di comunicare, ma la manifestazione di
un modo di vivere — nel senso
più ampio del termine — si inserisce nella problematica Tortala avanti dalla teologia femminista. La totale assenza nella
liturgia, negli inni, nelle preghiere, della componente femminile
— assenza di cui si comincia da
poco ad esser coscienti — adesso ci sembra inaccettabile: noi
donne esistiamo e vogliamo essere menzionate. Non ci sembra
più adeguato un linguaggio teologico che non tenga conto della nuova realtà che le donne stanno costruendo, lentamente ma
irreversibilmente. Il linguaggio,
per essere efficace mezzo di comunicazione, deve essere vivo,
flessibile, in sintonia con i tempi che sembrano ormai maturi
per avviare una riflessione di
questo tipo: bisogna intervenire
per modificare la cultura che fa
da supporto a questa subalternità linguistica. Certamente, la
creazione di un linguaggio « inclusivo » presenta non poche difficoltà poiché si tratta di correggere, di rielaborare espressioni
verbali radicate, che non hanno
mai tenuto conto della differenza-donna, fagocitandola nel maschile. In questo lavoro, fortemente creativo, ogni donna che
si senta coinvolta deve poter dare un contributo di inventiva,
che può nascere solo da ima nuova responsabilizzazione, da una
« alleanza » fra donne che supporti questa ricerca di un diverso modo di comunicare, che diventi nostro patrimonio, nostra
forza.
Le sorelle che hanno meditato sul Cantico dei Cantici sono
state concordi nel ritenerlo uno
stupendo esempio di storia d’amore che redime, che propone
un nuovo paritario rapporto fra
uomo e donna, che avvicina alla
natura in tutta la sua bellezza
e grandiosità. Evidente è apparsa la differenza tra questa storia e quella narrata in Genesi
1-3, ove appare una donna —
parte dell’uomo — relegata nella
carnalità; una natura amara, fonte di fatica e di sacrificio; una
maternità dolorosa e colpevole.
Una storia in cui il desiderio si
trasfonna in una forma di dominio dell’uomo sulla donna. Il
Cantico dei Cantici è esempio
d’armonia sublime: il desiderio
è una forma di piacere reciproco; l'amore è vissuto « in perfetta uguaglianza e reciprocità »;
la natura avvolge, protegge questo amore; la maternità è fonte
di gioia; la donna ha un ruolo
completo, positivo.
L’appartenenza alla Bibbia di
questa poesia così sessualmente
esplicita può forse causare un
certo disagio che, però, non è
diffìcile superare perché il messaggio del Cantico dei Cantici è
chiaro: qui la sessualità è sana,
espressa e nel suo rapporto con
la natura è una manifestazione
dell’amore di Dio. Fa parte della vita e ogni sfera della vita è
in rapporto con Lui, è un suo
dono. Non può, quindi, sussistere alcuna separazione fra la sfera sessuale e quella religiosa.
L’incontro catanese, anche se
durato poche ore, ha regalato a
tutte il desiderio di rincontrarci
presto, ricche di una nuova « alleanza », un po’ più coscienti di
noi stesse e con una grande voglia di « esserci ».
Loredana Acanfora Panasela
TRICENTENARIO DEL GLORIOSO RIMPATRIO
Il ponte'^di Salbertrand
Domenica 23 luglio il programma delle manifestazioni per il
« Glorioso Rimpatrio » prevede
un’intera giornata a Salbertrand
(vai di Susa). L’appuntamento è
per le ore 10 al ponte omonimo,
dove si terrà un breve culto a
cura del pastore Giuseppe Baldi
Per l’occasione converranno
fratelli della comunità di Susa
Alle ore 11.30 l’ing. Ferruccio Tal
la farà la commemorazione sto
rica deH’avvenimento legato al
la battaglia avvenuta in quei luoghi nel lontano 1689. Alle 12.30
pranzo al sacco nei dintorni. Alle ore 15, ci si ritrova davanti
alla locale chiesa cattolica per
essere accompagnati in visita
per il paese dalla sig.ra Clelia
Baccon Bouvet, esperta di sto^
ria locale. Alle ore 16, di nuovo
al ponte per lo scoprimento della lapide commemorativa, a cui
seguirà il saluto delle autorità locali e l’intervento del pastore
Giorgio Bouchard. Per questa
giornata la Società di Studi Vaidesi organiz7.a un pullman con
partenza da Torre Pellice alle
ore 8 davanti al Museo e ritorno previsto per le 19.30. Per prenotazioni, telefonare alla Società in orario d’ufficio, n. tei. 0121/
932179.
L’idea di mettere una targa
commemorativa al ponte di Salbertrand ha una lunga storia.
Circa un anno fa, infatti, la sig.ra
Clelia Baccon, autrice di A l'umhra du ciuchi. Salbertrand, paItià e vita locale attraverso i
tcjnpi, nel corso dei suoi studi
scoprì l’epi.sodio legato alle vicende valdesi, confermato dal ritrovamento da parte dcll'ing.
Jalla di un atto di seppellimentf) di alcuni ufficiali francesi caduti in quella battaglia. Dopo
alcuni colloqui e scambi storici.
nacque l'idea di segnalare al
grande pubblico resistenza di
quella « mémorable joumée »
del 1689,
Sono aperte le iscrizioni al
pranzo storico del prossimo 2
settembre presso la Società di
Studi Valdesi (0121/932179) e la
Libreria Claudiana di Torre Pellice. L’iniziativa è dovuta al Ristorante Flipot, in cui Walter e
Gisella da sempre si sono confermati attivi ricercatori di cultura culinaria locale. Essi hanno creduto opportuno dare il
loro contributo alla nostra ricorrenza storica, offrendo un
prodotto del loro lavoro ottenuto con la collaborazione di altri
commercianti: l’A (Analisi) - G
(Gestione) - C (Consulenza) di
E. Giordanetti; ditta Boggio di
Torino (stand per esposizioni);
Café Arnaud di Patrizia e Walter Mollea; il Centro Noleggio
Mobili di L. Lombardi di Torino;
MacelleriaI Boutique della Carne
di B. Gonin; la Stamperia del
Borgo Po di F. Masoero, e, infine, Daniele Gay per la grafica.
La rievocazione storica prevede l’antico menù offerto dai fratelli Peyrot del Forte ad amici
e personalità politiche il giorno
dell’inaugurazione della Casa Valdese, di cui esiste copia presso
l’Archivio della Società di Studi Valdesi. Scoperto nel corso
della ricerca di altre ricette « storiche », di cui Walter e Gisella
sono a caccia, suscitò subito la
curiosità ed il desiderio di riproporlo ad un pubblico più vasto, cogliendone occasione di autofinanziamento per le iniziative
del Triccntcnario. I] ricavato dell’incasso, infatti, sarà interamente devoluto alla Società di Studi Valdesi.
B. P.
POMARETTO — Con la collaborazione della Corale della nostra chiesa giovedì 27 luglio, alle
ore 21, presso la sala Lcmbardini a Perosa Argentina, via Re
Umberto, 7 bis, verranno provati inni in « patuà ».
L’invito a partecipare all’incontro è rivolto a chiunque sia interessato all’iniziativa e, in particolare, ai membri delle chiese
valdesi delle Valli Germanasca
e Chisone che prevedono di poter partecipare al culto in « patuà » che verrà celebrato, in
occasione della festa dell’associazione culturale «La Valaddo»,
domenica 27 agosto 1989 a Fontane.
Vita della comunità
TORRE PELLICE — Nelle ul
time settimane, nel tempio sono
stati celebrati i matrimoni di
Bruna Pellegrin e Claudio Berlin e di Ines Ponte! e Luciano
Charbonnier; che la benedizione del Signore possa accompagnare queste nuove famiglie.
• Nel corso del culto di domenica 9 luglio ha fatto la sua
professione di fede, diventando
dunque nuovo membro di chiesa, Sergio Franzese, collaboratore
del nostro giornale e redattore
di Radio Beckwith; anche in questo caso invochiamo la benedizione del Signore su un fratello
che ha deciso di intraprendere
in questa comunità il suo cammino di fede.
• Come ogni anno, col periodo estivo, ha preso il via l’iniziativa denominata « tempio aperto », in cui alcuni membri di
chiesa accolgono gli eventuali
visitatori offrendo loro notizie
sulla chiesa valdese, col supporto di un banco libri.
Quest’anno una novità: al posto delle conferenze che avevano contraddistinto le scorse
edizioni, verrà posto in visione
un video sui valdesi realizzato
da un gruppo di giovani della
locale chiesa.
• Domenica 16, alle ore 16, avrà luogo anche un concerto di
una corale tedesca.
Delegazione inglese
ANGROGNA — Al culto di domenica 23 luglio a Pradeltorno,
parteciperà anche una delegazione inglese in visita alle valli in
occasione del bicentenario di
Beckwith, guidata da Prescot
Stephens, figlio dell’indimenticabile « Captain Stephens » che
tanti gruppi guidò alle valli all’inizio del secolo.
Solidarietà
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 23 LUGLIO
ore 23.30 - RAI DUE
Replica:
LUNEDI’ 31 LUGLIO
ore 11.30 - RAI DUE
FEDE E SCIENZA
QUALE VERITÀ’?
Continua con questo' numero la riflessione sul rapporto
tra pensiero scientifico e fede evangelica.
Con l’aiuto di Paul Ricoeur
la trasmissione cerca di farci
vedere come è possibile parlare di Dio nella nostra società
occidentale caratterizzata dalla progressiva scomparsa della verità.
VILLAR PELLICE — A Geno
va è improvvisamente mancato
all’affetto dei suoi cari il fratello Pierre Olsen, all’età di 53
anni.
Alla moglie Lidia, ai figli Henry ed Annette ed a tutti i familiari rinnoviamo la fraterna solidarietà della chiesa e nostra
nel dolore della separazione, ma
anche nella speranza della risurrezione in Gesù Cristo.
Nozze
PRAMOLLO — Sabato 1" luglio si sono sposati, nel tempio
di S. Germano, Paola Menusan e
Elso Beccari.
Anche a questa giovane coppia,
auguri da parte di tutta la comunità.
• Ringraziamo di cuore F. Crivello per il messaggio che ci ha
rivolto nel culto da lui presieduto domenica 2 luglio.
Inaugurazione
del museo
MASSELLO — Domenica 16
luglio, alle ore 16.30, dopo la
consueta riunione di Balsiglia,
verrà inaugurato il museo presso la scuola Beckwith di Gros
Passet.
Tutti gli interessati sono calorosamente invitati a partecipare.
Auguri
SAN GERMANO — Sabato 17
giugno si sono sposati Cristina
Comba e Dario Sappè. A loro,
che si stabiliscono a Pinerolo,
la nostra comunità invia da queste colonne i suoi più fraterni
auguri per un avvenire sereno e
ricco di benedizioni del Signore.
incontro di chiese
FONTANE — Le comunità di
Prali e di Ferrerò si incontrano
domenica 16 luglio ed avranno
come ospite il pastore Jack Bitzer, che svolge attualmente il suo
servizio presso la chiesa di Pomaretto.
Domenica 16 luglio
□ RIMPATRIO
ROBA’ — Alle ore 15.30, presso il locale denominato ’’Scuola vecchia", sarà inaugurata la mostra su « Rorà ed
i rorenghi prima, durante e dopo il
Glorioso Rimpatrio », realizzata dal
gruppo giovani della chiesa.
La mostra rimarrà aperta tino ad
ottobre, nei giorni di sabato e domenica: in altri giorni su richiesta (pastore, tei. 0121/93108).
_______Sabato 22 luglio_______
□ CONVEGNO STORICO
SU BECKWITH
TORRE PELLICE — Alle ore 16, presso il cinema Trento, si apre il convegno storico organizzato da Radio Beckwith sulla figura del colonnello inglese. Partecipano Domenico Maselli,
Anna Maria Valdambrini Dragoni, Giovanni Gönnet, Gustavo Bouchard, 0svaldo Coisson e Prescot Stephens.
Domenica 23 luglio
□ INCONTRO
ITALO-FRANCESE
BOBBIO PELLICE — Il tradizionale
incontro tra fratelli e amici Italiani e
francesi si tiene domenica 23 luglio
presso il Colle della Croce.
La giornata prevede il culto mattutino, e, nel pomeriggio, la prosecuzione dell’incontro fraterno con vari
messaggi.
5
r
14 luglio 1989
speciale conferenze distrettuali
5
Il momento del voto. Anche le Conferenze Distrettuali rispecchiano
il carattere assembleare delle nostre chiese.
UNA VALUTAZIONE E MOLTI INTERROGATIVI
Sono tanti i problemi non risolti
In seguito al « Patto d’integrazione » stipulato tra vaidesi e metodisti, il territorio
sul quale sono presenti le varie chiese locali è stato ripartito in sedici circuiti e quattro distretti (Valli, Italia settentrionale e Svizzera, centrale, meridionale). I Regolamenti stabiliscono le competenze di queste diverse istanze: i circuiti si occupano di
tutto ciò che attiene alla vita
spirituale delle chiese locali,
ivi compresa l'evangelizzazione, cioè la presenza e l’irradiazione su un determinato
territorio; i distretti, oltre a
collegare più circuiti, si occupano anche della vita e dei
problemi delle opere presenti nella propria giurisdizione,
con un taglio amministrativo
e non solo spirituale.
Circuiti e distretti e, possiamo aggiungere, assemblee
delle chiese locali, sono i
luoghi nei quali si esercita
la democrazia della chiesa nel
suo complesso. Non a caso,
infatti, tutte queste assemblee, a somiglianza di quanto
avviene nel Sinodo (che è il
livello più alto di questa gerarchia di assemblee), sono
introdotte da relazioni affidate ad apposite commissioni d’esame, le quali vagliano
l’operato dei diversi esecutivi ed alle quali è affidato il
compito di indicare le tematiche da porre in discussione.
Questo meccanismo, che si
è venuto formando lentamente nel corso degli anni, se
non dei secoli, costituisce
una particolarità delle nostre
chiese. Non mi risulta infatti
che esistano in chiese sorelle
sistemi perfezionati come il
nostro.
Democrazia e
«comunione dei santi»
Due essenzialmente mi
paiono gli elementi da sottolineare. Anzitutto è questo un
sistema che garantisce l’effettivo controllo da parte della
base sull’operato degli esecutivi. Risponde quindi alla ne
cessità di una democrazia
diffusa e partecipata, esercitata con criteri di razionalità
ed ordine. In secondo luogo,
dato che la realtà delle nostre chiese è quella di una vasta disseminazione su un territorio ampio, quindi con
scarse possibilità d’incontro
e scambio tra i singoli membri di chiesa o i piccoli gruppi, queste istanze rispondono
alla necessità di avere momenti in cui potere comunicare, in vista di una crescita
che si vuole il più possibile
comune. Si tratta quindi di
luoghi nei quali è possibile
vivere realmente « la comunione dei santi ».
La sintesi tra il momento
istituzionale e quello spirituale è rappresentata dagli
« atti », approvati al termine
di ogni assemblea. In essi sono, in un certo senso, consegnate alla storia le decisioni
più importanti; questi sono
anche i punti, i capisaldi sui
quali viene, sempre in un certo senso, rinnovato il patto
che lega tra loro le chiese,
per il loro cammino nel tempo.
Conferenze dal
profilo basso
Le conferenze distrettuali,
come quelle di circuito, ma
anche, ovviamente, il Sinodo
e le assemblee delle chiese
locali, sono dunque un momento privilegiato per poter
capire in quale direzione si
muovono le nostre chiese e
come la vocazione e la testimonianza evangelica si combinano insieme per rispondere alle istanze dell’ora presente.
Abbiamo atteso il concludersi delle conferenze distrettuali, svoltesi nel corso del
mese di giugno, per tentare
una valutazione globale e fare il punto della situazione.
Dirò subito che il quadro
complessivo che emerge (e
che ognuno può valutare leggendo gli « atti » più importanti, riportati nelle pagine
successive) non è tra i più entusiasmanti.
Il profilo delle conferenze
(sempre da ciò che appare) è
piuttosto basso, senza elementi di spicco. La discussione sembra smorta, priva di
passione, « routinaria », senza tensioni ideali. Si ha
l’impressionp che tutto proceda in modo quasi tranquillo. Si tratta di un’impressione soggettiva, del tutto discutibile. Stiamo attraversando
un momento di stanchezza?
Oppure c’è qualcosa nelle
strutture che ci siamo dati
che non funziona più, o che
non funziona come dovrebbe
funzionare?
Finanze, culto,
evangelizzazione
Molto tempo è stato speso
in una serie di adempimenti
formali: dalla nomina del
seggio, alla verifica dei mandati, alle elezioni conclusive.
Altro tempo è stato impiegato nell’approvare le relazioni
e l’operato dei vari comitati
preposti alle opere. Vi sono
distretti nei quali queste sono veramente tante. Impossibile discutere di tutte; pertanto in genere se ne scelgono alcune che vengono esaminate in modo particolare.
Ma succede che pochi membri delle conferenze ne hanno una conoscenza diretta.
Avviene così che si genera un
doppio senso di frustrazione:
uno in chi dovrebbe sapere,
ma non sa e deve comunque esprimere una valutazione; un altro in chi ci lavora
dentro e profonde nell’opera
tempo, energia, intelligenza,
ma realizza di lavorare in
una situazione d’isolamento.
Altro tempo è stato speso
nel discutere di argomenti
che ormai si trascinano da una conferenza all’altra. Prendo a caso tre esempi: le finanze, l’evangelizzazione, il
culto.
Si sa che le nostre finanze
vanno male. Chi entra nelle
nostre chiese impara presto a
conoscere la parola « deficit ». Le amministrazioni
hanno fatto e stanno facendo
di tutto per cercare di eliminarlo. In questi ultimi anni è
stata lanciata « la campagna
delle 3 P » (ogni membro di
chiesa dovrebbe dare una
contribuzione periodica, personale, proporzionale al proprio reddito). Varata dal Sinodo, questa proposta non
ha finora incontrato l’accettazione che ci si attendeva.
E’ tempo ormai di cercare di
capire che cosa non ha funzionato e perché. Ma le conferenze si sono in genere limitate ad un lamento, senza
tentare di stringere su questa
tematica. Mancanza di tempo, o di volontà politica?
L’evangelizzazione: nel recente passato si sono avute
iniziative di vario tipo. Ma
non mi pare che siamo ancora giunti neppure a chiarirci
il significato di questa parola. C’è chi ha in mente l’archetipo, ormai mitico, dell’evangelizzazione sviluppatasi
nel 1800; c’è chi vagheggia esplosioni di tipo pentecostale e sogna « le messi ormai
mature », raccolti favolosi
che non avverranno mai, se
non nel Regno dei cieli; c’è
chi ha maturato una « teologia dell’occasione, della presenza ». Intanto il Sinodo ha
nominato una commissione,
con un mandato preciso, ma
i contatti tra questa e le chiese sono quanto meno fumosi.
Il culto e la sua riforma:
da quanto tempo ne stiamo
parlando, e quante sono state
le proposte avanzate? Quanti
sono stati, inoltre, i progetti
realizzati? Ma anche qui si
ha l’impressione di pestar
l’acqua nel mortaio, quando
addirittura non si è colti da
un senso di sgomento nel
constatare che v’è una diffusa ignoranza circa la liturgia.
Ed allora vien da domandarsi se il problema non sia tanto il culto in sé, quanto piuttosto la predicazione stessa,
intorno alla quale la liturgia
ruota e prende il suo senso.
Ma chi se la sente di affron
tare questa discussione? Le
conferenze non mi pare che
l’abbiano fatto.
Vivere la speranza
del Regno
Nel recente passato rimbalzavano nelle conferenze tematiche di un certo respiro,
in parte collegate con la storia del nostro paese o con i
fermenti presenti nell’ecumene cristiana. Oggi si è sentito
poco di questo. Eppure non
è che manchino spunti. La recente assemblea di Basilea è
un esempio; nel campo del
sociale abbiamo la questione
dei migranti — chi sa qualcosa dell’accordo di Schengen? —; l'apartheid in Sud
Africa continua, come prima;
i ragazzi e gli adolescenti dell’Intifada continuano ad essere massacrati... ma tutto
questo ed altro non sembra
entrare all’interno della vita
e della discussione delle chiese. Non voglio con questo dire che dobbiamo lanciare dei
proclami al mondo e alla nazione. Sarebbe assurdo e velleitario; ma mi domando come noi viviamo nell’oggi l’attesa del Regno e della sua
giustizia. Questo di certo non
traspare, o traspare poco,
dalle risultanze delle conferenze. E invece dovrebbero
trasparire: ne va del nostro
senso di essere chiesa.
In conclusione cosa voglio
dire? Ho l’impressione che ci
sia qualcosa che non funziona. E’ imputabile alle strutture che ci siamo dati? Ma
queste sono state studiate
ner permettere lo scambio,
la comunione, la crescita comune. Dipende dalla carenza
di uomini e di idee? Se così
dovesse essere, è difficile modificare una situazione: siamo quelli che siamo, né si
può cavar succo da una rapa.
Però una cosa è certa: bisogna assumere il problema in
tutta la sua dimensione e non
nascondere, come lo struzzo,
la testa nella sabbia.
Luciano Deodato
6
speciale conferenze distrettuali
14 luglio 1989
VILLAR PELLICE: CON FERENZA DELLE CHIESE DEL 1° DISTRETTO
(Ri)anitnare le chiese
La partecipazione e il coinvolgimento di tutti i membri di chiesa potrebbero trovare nuovi
impulsi nellutilizzo delle tecniche di animazione - La chiesa come la società deH’immagine?
Spesso, quando nelle conferenze distrettuali si discute della
vita della chiesa — sempre in
quel gruppo abbastanza ristretto di persone che portano avanti con impegno e responsabilità
la vita delle chiese — si sentono delle critiche amare rivolte
alle chiese: i singoli credenti e
la chiesa tutta non confessano
più il Cristo verso l’esterno; la
chiesa ha perso la coscienza della sua elezione, si mescola tropF>o con il mondo; la gente non
legge e non conosce più la Bibbia, non è più capace di seguire i sermoni. Queste affermazioni, nonostante che siano ormai
degli stereotipi di critica alla
parola porta ad un appiattimento del pensiero, e p>er la chiesa
questo significa un appiattimento della sua teologia. La parola
non è sostituibile, perché senza
parola la fede diventa solamente una questione di emozione e
di istinto. La fede in Gesù Cristo cioè nel Signore crocifisso
e risuscitato, invece, richiede la
partecipazione dell’intelletto, richiede il mezzo della parola per
poter rielaborare le esperienze
personali alla luce della fede.
Quindi, una chiesa protestante
non può puntare acriticamente
sui nuovi mezzi di comunicazione proposti dai mass media, ma
deve, e non per conservatorismo.
Villar Penice. Il tavolo della presidenza dell’assemblea.
chiesa, sono indizio del fatto che
c’è qualcosa che non funziona
nella vita della chiesa. Una chiesa protestante, i cui membri non
sanno più esprimere la loro fede, che non conoscono più la
Bibbia su cui è basata la loro
chiesa, che non hanno più né
voglia né capacità di partecipare al momento, finora sempre
ritenuto centrale per la vita della chiesa, cioè il culto, si avvicina pericolosamente alla crisi.
Che cosa fare? Come chiesa
nata dalla Riforma, la nostra
chiesa è basata sulla parola, sulla Parola di Dio letta nella Bibbia, sulla parola predicata dal
pulpito, sulla parola con cui le
assemblee discutono i problemi
per raggiungere determinate po
sizioni e decisioni. Oggi invece
assistiamo al fatto che la parola scritta e parlata perde sempre di più la sua importanz.a nell’ambito della comunicazione. La
parola viene sostituita dall’immagine, dal segno. Il linguaggio
diventa sempre più limitato, e
con rimpoverimento del linguaggio si impoverisce anche la capacità di pensare, perché mancano le differenziazioni, i concetti astratti per poter pensare
i collegamenti tra singoli fenomeni. Il risultato è che la parola diventa il patrimonio di pochi intellettuali e studiosi, mentre gli altri non osano più parlare o perché veramente non riescono più a seguire il discorso,
o perché hanno paura di non
poter capire, o per inerzia. La
gente non si esprime più e questo è grave per una chiesa che
vive della parola, perché significa che la parola diventa monologo, manca la risposta che
è l’unico criterio per capire se
la parola è arrivata e capita o
no. Forse la mancanza di risposta e di impegno da parte dei
membri di chiesa su certi temi
è semplicemente il segno che la
parola, il discorso, il messaggio
non sono arrivati.
Nonostante ciò, una chiesa protestante non può rinunciare alla parola. L’immagine senza la
difendere la parola scritta e parlata.
La situazione oggi è però tale
che nelle chiese si deve recuperalo* la parola come mezzo di
comunicazione. Non basta la buona volontà di parlare di più, di
leggere di più, di discutere di
più. In un certo senso noi abbiamo perso la capacità di parlare, di capire un testo scritto,
di ascoltare un dibattito e di
prendere posizione; abbiamo perso queste capacità pierché tutta
la nostra vita va in senso opposto (i mass media, l’insegnamento nelle scuole, la vita politica,
le offerte per il tempo libero,
giochi di computer e videocassette al posto di un buon libro,
il programma della televisione
al posto del dialogo fra i membri della famiglia, spettacolo al
posto di argomenti). Quindi, nelle chiese dobbiamo occuparci
della parola parlata c scritta,
dobbiamo imparare ancora ima
volta ad usare le parole come
mezzo per esprimerci, come mezzo per comunicare con gli altri.
Un metodo che potrebbe essere di aiuto per recuperare la
capacità di espressione verbale
è « l’animazione ». Forse questo
termine non è molto consueto.
Finora è stato usato nell’ambito del lavoro giovanile, dell’animazione biblica delle Unioni
femminili, nel lavoro dei centri
come Agape, Animazione significa però semplicemente curare
con sensibilità e fantasia le forme ed i modi in cui si devono
svolgere le attività. Quindi tutte le attività della chiesa, dalle
sedute del concistoro fino alle
riunioni dell’Unione giovanile,
hanno bisogno di animazione.
Animazione significa coinvolgere i partecipanti, scegliere dei
metodi che facciano sì che tutti
possano capire, che tutti possano partecipare. L’animazione non
sostituisce la parola, ma aiuta
a capire, a prendere la parola,
ad esprimersi attraverso le parole. Si deve quindi fare attenzione che l’animazione serva veramente a mettere in rilievo il
messaggio da dare o il discorso
da fare, e non porti lontano dal
tema.
Nella discussione di gruppo alla Conferenza del I Distretto questo discorso, finora forse ancora un poco teorico, ha raggiunto il livello delle attività concrete delle chiese; vorremmo riportare qui le proposte e le idee
emerse.
Per tutte le attività delle
chiese è necessario che esse si
svolgano in locali adatti. Le chiese non curano sempre gli spazi
delle loro attività. Ad esempio,
in un locale in cui si devono
svolgere dei dibattiti (assemblee
di chiesa), l’acustica, la luce, la
disposizione dei banchi/delle sedie vanno curate per permettere la partecipazione di tutti. E’
evidente che spesso nei nostri
locali, in particolare nei templi,
queste proposte trovano dei limiti oggettivi (impossibilità di
spostare i banchi, colonne ecc.),
che potrebbero essere superati
soltanto mediante interventi
grandi e costosi. Ci sono però
molte cose piccole che piossono
essere cambiate con un po’ di
sensibilità e a basso costo e che
evitano che la gente non partecipi più per il semplice fatto
che non si possono sentire gli
interventi degli altri o che non
si vede.
— Presentare i temi in modo
chiaro ed interessante, affiancando il discorso con mezzi audiovisivi, grafici, pezzi di musica
ecc., se il tema lo permette. In
certe -occasioni il tema può essere presentato a più voci. Questo vale per convegni, relazioni,
assemblee di chiesa. Inoltre per
il lavoro biblico (studi biblici)
è importante che si faccia con il
gruppo un percorso determinato
di lettura del testo, che si diano chiavi di lettura precise.
— Per facilitare la partecipazione della gente alla discussione si può iniziare con un lavoro in piccoli gruppi su domande precise. Il lavoro a gruppi,
in cui anche il più timido osa
parlare, suscita l’interesse per la
discussione plenaria, coinvolge il
singolo nel lavoro comune.
Animare le attività della chiesa in questo senso richiede naturalmente che le attività siano ben preparate, non soltanto
nel contenuto, ma anche nella
forma, e che non siano improvvisate. Riteniamo’impiortante che
nella vita delle chiese vengano
curati con attenzione e sensibilità questi aspetti formali delle
attività, per rendere le chiese
più vive, le attività più partecipate. Ripetiamo: non facciamo
queste proposte per avere una
chiesa più animata e colorata,
ma perché ci sembra problematico che delle chiese protestanti
siano delle comunità mute, gestite da concistori e pastori, e
perché la cura per le forme delle nostre attività, l’animazione
ci sembrano offrire dei metodi
promettenti per recuperare l’uso
della parola nelle nostre chiese.
Certo, chi prova ad animare
le attività della chiesa farà l’esperienza che non tutti i metodi
di animazione funzionano in ognj situazione. Dovrà allora chiede! si perché. Se scoprirà che il
metodo di animazione usato si
è dimostrato controproducente,
dovrà scegliere la volta successiva un metodo più adatto. Se
scoprirà invece che non ha funzionato perché la gente non ha
ancora imparato ad accogliere e
ad usare le possibilità offerte dal
metodo di animazione, allora
non dovrà farsi scoraggiare dai
primi fallimenti; in particolare,
non dovrà cercare di riempire
il vuoto con interventi personali,
ricadendo nel vecchio modo di
gestione delle attività.
L’u,so di melodi di animazione si deve e si può imparare;
questo vale sia per i responsabili delle attività, sia per i partecipanti. Se però l’animazione
funziona, le attività della chiesa diventano interessanti, appassionanti ^e invitanti. Invitiamo dunque le chiese del I Distretto a sperimentare metodi
di animazione nelle loro attività, in particolare in quelle che
incontrano poco interesse e poca partecipazione tra i membri
di chiesa.
Anna Bosio
Klaus Langeneck
Claudio Pasque!, pastore a Bobbio Pellice, è stato eletto presidente della nuova commissione
esecutiva.
PREOCCUPAZIONI E RIPENSAMENTI
Quando rimpegno
è discontinuo
Attività giovanili, incontro dei
catecumeni, XV agosto, strutture
ricettive, incontri pastorali: l’elenco dei settori di lavoro che
la CED ha presentato nella sua
relazione alla Conferenza è ricco e sostanzioso, così come nutrite sono le relazioni delle chiese, delle opere e delle assemblee di circuito.
Qualcosa però ha fatto si che
tutta l’attività (che è stata e che
si preannuncia per il periodo estivo imponente) fosse preceduta nella relazione da alcune riflessioni che suonano come un
campanello d’allarme. E in linea con questa visione si è espressa anche la Commissione
d’esame, che ha detto di condividere l’analisi fatta dalla CED.
Di che cosa si tratta? Quali
.sono queste preoccupazioni?
« Le Conferenze distrettuali degli ultimi anni — scrive la CED
— hanno ritenuto giusto impegnare le nostre forze su alcuni
dei problemi maggiori che interessano la società nel nostro tempo (...), settori di intervento in
cui si doveva cercare di dare
una testimonianza credibile ».
Qra accade, però, che sussistano dei « dubbi sulla continuità
che possono avere tali iniziative ». E la relazione prosegue, con
un certo allarme: « E' mancato
il coinvolgimento delle chiese locali »: e più avanti: « Si dovrebbe allora riconsiderare la quan
tità dei nostri impegni e valutare con attenzione i campi in cui
come chiesa siamo chiamati a
intervenire ».
D’altra parte, anche la Commissione d’esame sembra lamentare la mancanza, all’interno delle chiese delle valli, di un « livello di condivisione » che rimetta continuamente in circolo quei
temi — pace, lavoro, emarginazione sociale e disagio psichico
— rispetto ai quali le Conferenze sollecitavano un intervento.
Allora non è forse fuori luogo
vedere sotto questa luce altre indicazioni che emergono dalle due
relazioni a proposito di punti
specifici: il problema della delega (per esempio nell’ambito del
catechismo), quello della coincidenza, in questi anni, di molti
trasferimenti nel campo di lavoro alle valli, quello deH’impiego non sempre pertinente degli
animatori giovanili.
E forse non è fuori luogo’interpretare le preoccupazioni scaturite dalle due relazioni come
collegato in qualche modo a quelle che hanno segnato la discussione sinodale dell’anno scor.so.
« Inversione di tendenza », han
no detto alcuni: finalmente, almeno in una certa misura, si
mettevano da parte gli argomenti « d’attualità », o definiti con
terrore « politici », per ritornare
ad interrogarsi sul senso dell’essere chiesa, del chiedersi come
fornire una testimonianza cristiana nell’oggi.
Ma forse non si tratta tanto
di abbandonare le tentazioni del
mondo: forse sono necessari dei
ripensamenti, dei momenti in
cui fermarsi a riflettere su quello che nossiamo dire nella nostra società, che è legato strettamente a quello che sappiamo
essere in quanto chiesa. E il tutto è indissolubilmente legato alla capacità di farci interpreti e
testimoni dell’annuncio evangelico di liberazione. Non abbiamo
certezze da proclamare in materia di droga, di politica internazionale, di occupazione e disoccupazione, se non quella della centralità del messaggio biblico. Il confronto con la realtà
è una pratica quotidiana, in cui
possiamo e dobbiamo dire qualcosa, nella consapevolezza di
questa centralità e dell’impegno,
personale e comunitario, che ne
deriva.
A. C.
1989-90
Elezioni
La CED del I Distretto è stata
eletta nelle persone di:
Claudio Pasquet, presidente;
Erika Tomassone, vicepresid.;
Nora Ricca, segretaria;
Anita Tron, GrazieUa Tron, Paolo Gardiol, Vito Gardiol, membri.
La Commissione d’esame per
la prossima Conferenza è composta da: Andrea Garrone, Paolo Gay, Giorgio Baret, Lucilla
Peyrot; supplenti: Susanne
Labsch, M. Luisa Mathieu, Roberto Giacone.
La Conferenza ha eletto come
deputato al Sinodo Daniele
Griot; supplente Franca Recchia.
Il seggio ha designato Pomaretto (in alternativa Villasecca)
come sede della prossima Conferenza. Predicatore sarà Sergio
Ribet; supplente Gregorio Plescan.
7
14 luglio 1989
speciale conferenze distrettuali ^
ALLA RICERCA DI UN COLLEGAMENTO ’’STRUTTURALE’
La diaconia punta
sulia quaiità
Alcune ipotesi per accorciare la distanza tra chiese locali e opere
La Conferenza distrettuale quest’anno non ha preso in esame
un’opera particolare, ma ha puntato, su Suggerimento della Commissione d'esame, ad aipprofondire la discussione su « predicazione e diaconia » e ad esSminare
quali implicazioni pratiche questo può comportare.
Partendo dalla constatazione che
« le chiese normalmente si mobilitano in occasione di grandi progetti », si è tentato di evidenziare
che invece è proprio nel quotidiano, nel rapporto giornaliero
con gli ospiti, nel lavoro faticoso
e non sempre gratificante che va
ricercato il senso della diaconia.
« Ed è proprio dalle situazioni di
questi ospiti che hanno bisogno
di contatti — rileva l’apposito
gruppo di lavoro interno alla
Conferenza. — che nasce un
arricchimento per le chiese, che
così non possono dimenticare e
sono richiamate ad una coerenza
neH’esprimere la propria testimonianza ». E in quale modo possiamo legare le chiese e le opere in
un modo più strutturale?
« Una proposta potrebbe essere
quella che la CED, come ripartisce fra le chiese le spese per la
cassa centrale, ripartisca fra le
stesse anche i deficit delle opere »
— suggerisce qualcuno. La proposta è parsa troppo avanzata, se
comparata alla situazione attuale
della comprensione della nostra
chiesa, ma comunque indica che
si avverte la necessità di avere
una linea di coinvolgimento maggiore. Con una seconda proposta,
invece, si invitano le chiese a costituire nel proprio ambito delle
corì'imissioni diaconali, che tengano questi contatti più stretti
con le opere esistenti sul proprio
territorio o con altre opere. Questa ha invece avuto i necessari
appoggi ed è stata approvata.
Queste commissioni potrebbero
essere composte in maniera diversa: o da membri di concistori,
o da membri delle comunità già
sensibili a questi temi.
« Un tentativo — secondo il pastore Bruno Rostagno — di accorciare le distanze tra le chiese
locali e le opere »; e questo è un
campo precipuo in cui può esprimersi il nostro essere chiesa.
vaiar Pellice. La CED uscente durante i lavori della Conferenza.
L’altra parte dell’attenzione è
stata dedicata ai membri dei comitati delle opere. Gli incontri
annuali indetti dal Dipartimento
diaconale distrettuale (DDD)
vanno incoraggiati ed al tempo
stesso ai membri dei comitati devono essere forniti degli strumenti in più, a seconda delle esigenze, per far sì che possano essere uno strumento atto a facilitare questi rapporti fra chiese ed
opere. Al DDD è anche stato
chiesto di predisporre una tabella riassuntiva in cui compaiano i
dati di gestione di ogni singola
onera e i progetti di ristrutturazione o eventuali ampliamenti.
Il dibattito su questi temi è
stato vivace ed ha quindi permesso di fare alcùni piccoli passi in
avanti. Allargando il quadro di riferimento, emerge l’impressione
che le nostre chiese si trovino a loro agio solo quando
discutono di temi interni a loro stesse, mentre risulta loro
difficile occuparsi di temi più
generali che riguardano la presenza di tutta la chiesa, sia nella vita religiosa che in quella sociale e civile. Abbiamo ancora
qualche difficoltà a recepire che,
a partire dal primo dopoguerra,
l’organizzazione della società
agiicola, che era stata per secoli
il punto di riferimento, è andata inesorabilmente mutando;
quindi, nella nuova situazione di
diaspora, a fianco, ma in stretto
contatto con la comunità cultuale, dobbiamo poter funzionare
per gruppi di interesse coinvolgendo persone diverse in diverse
comunità, nell’ottica di rispondere, come insieme di chiese, ai
problemi e ai quesiti che la società che sta emergendo ci pone. C’è
da confidare che una rinnovata
presa di coscienza del nostro ruolo di credenti oggi ci porti a scegliere, magari facendo qualche rinuncia, che non sarà certo indolore, ma ripuntando sull’essenziale. Quindi un problema di qualità delle scelte più che di quantità.
Adriano Longo
Primo distretto
LE CHIESE DELLE VALLI VALDESI
Villa Olanda chiude
n i? «I
■■ . ..
' .Ufi- ;
STAMPA E COMUNICAZIONE
Un “Eco” più valligiano per il ’90
Il Sinodo 1988, con l’articolo
33, indicò alla Tavola Valdese ed
alTOPCEMI di « predisporre un
progetto completo di settimanale unico nazionale » da presentare all’Assemblea congiunta battista - valdese - metodista prevista
per il 1990, nel quadro della collaborazione fra le tre denominazioni; il progetto dovrà tenere
conto dell’esistenza di tre « testate giornalistiche » da integrare, ognuna con la sua storia, le
sue peculiarità di contenuto e di
pubblico ( « La luce », « Il testimonio », « L’eco delle valli valdesi »).
L’atto sinodale riservò alla
Conferenza distrettuale del I Distretto un parere sul futuro de
« L’eco delle valli valdesi », indicando che la testata sarebbe
stata da mantenere « nelle forme
opportune ».
Per esaminare e decidere sul
problema, un gruppo di lavoro
formatosi nell’ambito della Conferenza ha ascoltato le proposte
elaborate da una commissione
nominata dalla C.E.D., che nel
corso dell’inverno ha prospettato
varie possibilità di lavoro.
Le proposte sono risultate
quattro; 1) dar vita ad un gior
nale nuovo, a diffusione prettamente locale, con redazione e
forze nuove (tornare, più o meno, alla situazione anteriore alla
fusione tra « Luce » e « Eco »
operata nei primi anni ’60); 2)
mantenere la situazione attuale
(giornale unico con doppia testata); 3) mantenere la testata
« Eco » come supplemento al
giornale nazionale (forse da inviare e/o vendere chiedendo ai
lettori interessati una integrazione all’abbonamento ordinario
al giornale); 4) sopprimere
1’« Eco » come testata giornalistica stampata, e mantenerlo come testata radiofonica.
Dalla discussione nel gruppo di
lavoro è emersa una quinta possibilità, sostanzialmente una sintesi ed elaborazione delle ipotesi 3 e 4; considerando infatti le
potenzialità del mezzo radiofonico, come strumento di contatto e di diffusione di notizie
rivolto ad un pubblico molto
vasto ed eterogeneo, si è positivamente valutata la possibilità
di utilizzare un mezzo di questo
genere sfruttando al meglio
forze già esistenti, senza peraltro eliminare la testata giornalistica stampata.
Si è osservato che giornale e
radio non sono mezzi sostituibili
l’uno con l’altra, ma possono ben
essere complementari.
In piccolo, è illuminante e positiva l’esperienza fatta negli ultimi anni da Radio Beckwith
Evangelica di Torre Pellice (per
quanto ricevibile su un territorio molto ristretto; ancor migliori indicazioni si potranno
avere nei mesi prossimi, perché
dall’inizio di luglio la radio ha
aumentato notevolmente il suo
raggio di diffusione del segnale,
arrivando a Pinerolo ed a Bagnolo Piemonte).
L’ipotesi di dar vita ad un
nuovo giornale autonomo non
è stata presa in considerazione,
per la scarsa fattibilità e gli elevati costi, sia in termini di denaro sia di energie che richiederebbe, oggi non sostenibili.
Si è rilevato che, comunque
sia, la vita delle chiese del I Distretto e il loro particolare contesto sociale e culturale dovranno trovare adeguata attenzione
da parte del giornale unico, per
la singolarità di esse in Italia.
L’altro canto, si è ritenuto
che il mezzo radiofonico, proprio in quel medesimo contesto
sociale e culturale, possa essere
uno strumento da valorizzare e
sul quale costruire un progetto
concreto; si è quindi votato un
articolo in questo senso.
Sull’« Eco », scartate dunque
le due ipotesi estreme (la 1 e
la 4), la Conferenza non ha ritenuto di poter dare indicazioni
precise e vincolanti in una sola direzione, ed ha approvato un
articolo che recepisce le altre
due soluzioni, rimandando di
fatto al Sinodo ogni decisione
definitiva.
Paolo Gay
La notizia era nell’aria da parecchi mesi ed è stata ufficializzata nella Conferenza: la relazione della commissione d’esame ha chiesto di adottare iniziative per rendere meno traumatico il licenziamento dei dipendenti di Villa Qlanda.
Dunque Villa Qlanda chiude.
Sorta come asilo per i rifugiati
russi della Rivoluzione d’ottobre, man mano che gli ospiti
russi diminuivano la ca.sa si era
trasformata in una casa per anziani autosufficienti.
« Il bilancio di Villa Olanda è
in attivo — ha detto un delegato —, perché allora chiudere? ».
« Certo il bilancio è attivo, ma
la casa necessita di una ristrutturazione, se vogliamo dare standard migliori per gli ospiti. Inoltre non bisogna dimenticare che
stanno aumentando gli ospiti
non autosuificienti, il che vuol
dire altri lavori per eliminare
le barriere architettoniche e per
rendere più agevole il lavoro del
personale. E la chiesa oggi non
ha questi soldi », è stato risposto.
Così la casa chiuderà l’anno
piossimo e sarà posta in vendita, « ma il ricavato sarà impiegato in valle », ha detto il vicemoderatore Bellion.
E i lavoratori occupati? Si cercherà di aiutarli a trovare una
nuova sistemazione, per quanto
possibile.
G. G.
8
8 speciale conferenze distrettuali
14 luglio 1989
Il DISTRETTO
L’arrivo è affannoso e alla spicciolata, per merito anche del disservizio pubblico; e così, con un
po’ di ritardo, cominciano i lavori di questa conferenza. La presidenza provvisoria tocca quest’anno a Giulio Vicentini, lo coadiuva
il giovane deputato Giorgio Bonnet. Nonostante l’efficienza di
Vicentini, dovuta alla lunga frequentazione dei regolamenti, le
operazioni preliminari si mangiano buona parte della mattinata.
Ed alla fine il seggio definitivo
prende posto: Eugenio Rivoir
presidente, Giovanni Cartari vice, Mara Bounous e Francesca
Cozzi segretarie dirigeranno con
efficienza i lavori, permettendoci
di terminarli entro l’orario fissato. Alla destra del seggio siede la commissione d’esame (Salvatore Carco, Sandra Rizzi); alla
sua sinistra la commissione esecutiva distrettuale: Salvatore
Ricciardi, Antonio Adamo, Paolo
Gay, Roberta Peyrot, Annamaria
Grimaldi. Ben 104 sono i deputati con voce deliberativa, e 12
quelli con voce consultiva. Sono
seduti a gruppi, secondo la provenienza: a destra i torinesi, poco più in là i liguri, verso il centro gli zurighesi, i lombardi, gli
emiliani, i veneti, a sinistra quelli
della vai d’Aosta, di Basilea, della
Riviera di ponente... Molti i volti
conosciuti, segno di una costanza
e di una passione che non trarnontano; altri, giovani e meno
giovani, non mi sono noti, segno
di un organismo che si allarga e
si rinnova, coinvolge ed impegna
nuovi credenti.
La commissione d’esame legge
la sua relazione. Al primo posto
ha messo il problema delle finanze: vuole essere il tema di
All’insegna deirefficienza
Le procedure per costituire l’assemblea - La lettura della controrelazione - Gli ospiti - L’esame dettagliato delle opere e le elezioni
questa conferenza. Segue il capitolo « vita della chiesa », dove
riemerge la questione del « checkup » e si fa strada quella, recente,
del ri-battesimo. ¡11 « campo di
lavoro » è pieno di spine e triboli: troppi movimenti pastorali,
quindi troppe spese, ineguale distribuzione delle forze (o debolezze?) pastorali. Altro nodo,
quello dei rapporti circuiti-distretti: a dieci anni dal patto di
integrazione non siamo riusciti a
capire bene come queste strutture debbano funzionare. Un capitoletto è dedicato a « le nostre
identità » e cioè Glorioso Rimpatrio, per il quale ci si rallegra,
ma si esprime anche qualche
perplessità, e 250° anniversario
della conversione di Wesley, scivolato via senza un’adeguata riflessione. Nel capitolo « rapporti
con le chiese » si sottolinea l’accoglienza della chiesa di Pavia,
mentre si profila il nascere di una
comunità composita ad Asti.
Sono poi sfiorati i rapporti con
l’estero, Francia e Svizzera, la recente assemblea ecumenica di
Basilea, la questione dei migranti. Complesso è il capitolo della
diaconia.
Finita la lettura della controrelazione, parte la discussione sul
tema delle finanze. Se ne parla
nello scampolo della mattinata
e poi dilaga nel pomeriggio del
sabato. Sempre il sabato pomeriggio parla anche Jacques Gallier, della Chiesa riformata di
Francia, pastore a Monaco e
Mentono. Con intelligenza illustra
il lavoro svolto dalla sua chiesa
e le soluzioni trovate a problemi
del tutto simili ai nostri.
Si passa poi a parlare di Pavia,
dove da tempo esiste un gruppo
di credenti: alcuni di loro sono
battisti, altri valdesi. Ora hanno
deciso di aderire alla Chiesa valdese. Prende la parola il rappresentante della nuova chiesa. Il
suo è un bell’intervento, dotato
anche di un respiro storico: già
nel '500 esistevano nuclei di riformati nell’area di Pavia. Una nostra presenza in quella zona è in
un certo senso una rivincita sulla
storia; ma è ovvio che dobbiamo
guardare anche al futuro, alle
prospettive che si aprono, agli anni futuri, al consolidamento e allo sviluppo dell’opera.
La discussione prosegue poi affrontando la delicata questione
circuiti-distretti. Delicata perché
certe vqlte le strutture che ci
siamo dati non funzionano a causa delle nostre carenze. Altre volte, invece, perché (è il caso per
esempio di Zurigo) le strutture
si sovrappongono e finiscono per
essere un peso. C’è chi vorrebbe
sfrondarle, neH’illusione che una
guida centralizzata risolverebbe
le questioni al meglio; e c’è chi
non vuole rinunciare ad un governo più partecipato e più democratico. La discussione non
giunge ad alcuna conclusione.
La conferenza passa poi ad
esaminare questioni più tecniche: lo statuto del centro L. Menegon di Tramonti (che viene approvato) e quello della Foresteria di Venezia. Anche il suo regolamento sarà approvato.
La prima parte della mattinata
della domenica è occupata dall’esame delle varie opere presenti nel distretto. Non è un momento particolarmente emozionante: è un esame di routine. A
mio parere c’è qui qualcosa che
non funziona. La discussione si fa
più vivace quando si passa a San
Marzano Olivete, un’opera che
non riesce a trovare una sua fisionomia adeguata. Pochi sono i
membri della conferenza che la
conoscono direttamente, per cui
pochi sono quelli che possono parlarne. Si decide comunque, alla fine, di parlarne il
prossimo anno, sulla base di progetti precisi.
Un argomento partecipato è invece quello del culto. Molti sono
gli interventi, non tutti ugualmente buoni; segno che esiste in
proposito una certa confusione;
ma segno anche che nelle chiese
bisogna discutere del culto, riscoprirne il senso, capire la liturgia.
E’ arrivato così il momento del
culto: il tempio si riempie, tra
gli altri si vedono dei volti di
asiatici e di africani, segno di
una chiesa che accoglie e supera
i confini. I giovani leggono la Bibbia, si ode la testimonianza di
Boesak. La predicazione è tenuta
da Febe Cavazzutti ed è seguita
con molta attenzione.
Si arriva alle ultime battute
della conferenza: iniziano le operazioni di voto e intanto vengono
presentati gli ultimi ordini del
giorno. Tra questi due molto importatati sull’ora di religione. Sono una denuncia delle violazioni
della libertà religiosa, e quindi
ci si appella al Capo dello Stato,
come garante della Costituzione.
SuH’opportunità o meno di appellarsi al Capo dello Sfato nasce una discussione, il cui risvolto è cercare di capire quali devono essere i nostri rapporti con
lo Stato.
Intanto le operazioni di spoglio
procedono. Salvatore Ricciardi è
riconfermato presidente della
CED, Antonio Adamo vice, Mara
Bounous segretaria. Paolo Gay e
Sandra Rizzi membri. Hanno lasciato, vivamente e sinceramente
ringraziate da tutta la conferenza, Roberta Peyrot e Annamaria
Grimaldi (quest’ultima, per la
cronaca, è stata la prima donna
eletta in una CED).
Alle 17, in perfetto orario, gli
atti sono letti ed approvati.
L appuntamento per l’anno
prossimo sarà a Vallecrosia.
Luciano Deodafo
UNA NUOVA CHIESA
VENEZIA - TRAMONTI
Benvenuta, Pavia! Approvati gli statuti
La storia di una comunità viva ha riproposto
la necessità di un’ampia collaborazione BMV
Uno degli atti più significativi della Conferenza del II distretto è stato costituito dall’accoglienza nell’ordinamento valdese della chiesa di Pavia.
Ma vediamo come si forma
una nuova chiesa ripercorrendone la storia recente, nella descrizione fattane dalla commissione distrettuale, nel suo rapporto alla Conferenza.
« Fino al 1963 c'era a Pavta
una piccola diaspora della chiesa valdese di Milano, da questa
regolarmente curata. Quell'anno
un missionario battista americano, in collegamento con l'UCEBI,
intraprese a Pavia un'opera di
evangelizzazione, per non intralciare la quale il gruppo valdese
sospese le proprie riunioni e iniziò a collaborare con lui. La chiesa valdese di Milano mantenne
un contatto con frequenza mensile. Il lavoro evangelistico sfociò soprattutto in un coagulo
delle diverse forze già esistenti
nella città: si formò una comunità pluridenominazionale che
l’UCEBI, divenutane responsabile, affidò alle cure prima del past.
Giacomo Pistone {1966-10), poi
del sig. Antonio Di Pierre (1971'8.5) Dopo le dimissioni del Di
Pierro, la comunità di Pavia cominciò ad autogestirsi, chiedendo l'aiuto delle chiese battista,
metodista e valdese di Milano.
Queste garantirono tre predicazioni mensili, a turno; la chiesa
valdese potè offrire anche uno
studio biblico con frequenza quindicinale. Nuovi elementi si sono
aggregati, e quest'anno si è anche impiantata una piccola scuola domenicale con due monitrici.
Già Tanno incorso, però, la comunità di Pavia aveva considerato non ulteriormente proseguibile il regime di autogestione.
co.s't, dopo incontri e colloqui
con i responsabili dell'Unione
battista e della chiesa valdese
di Milano, decise a larga maggioranza (assemblea del 17l4/'88)
■di chiedere, recedendo dall'UCEBI, l'accoglimento nel Sinodo delle chiese valdesi e metodiste (...) ».
Qual è la procedura prevista
dai regolamenti per l’accoglimento di una nuova chiesa? Ecco
quanto recita l'art. 8. RO.4/77:
« Una chiesa locale, formatasi fuori dell’ordinamento
valdese, per unirsi alla chiesa inserendosi nella giurisdizione sinodale, deve presentare domanda alla Tavola documentandola in modo da
provare di possedere tutti i
requisiti per essere riconosciuta come chiesa costituita
o gruppo.
L’accoglimento della domanda spetta alla sessione sinodale, udito il parere della Conferenza distrettuale.
Ogni particolare accordo
convenuto con la Tavola non
avrà effetto se non approvato
dalla sessione sinodale in uno
con la domanda ».
La Conferenza, udita la relazione della commissione distrettuale, quella della commissione
d'esame e soprattutto il rappresentante di Pavia, ha espresso
parere favorevole all’accoglimento di questa nuova chiesa. Il Sinodo quindi sarà chiamato a decidere.
Il caso di Pavia fa però comprendere una cosa: quanto sia
necessario e ormai improcrastinabile il momento in cui tra battisti, metodisti e valdesi si dia
luogo ad una collaborazione organica.
L. D.
CED, CDE, ECC.
La Conferenza ha approvato
due statuti: quello della Foresteria di Venezia, e quello del
Centro evangelico L. Menegon
di Tramonti di Sopra (PN).
La Foresteria di Venezia è sorta nel ’68 per iniziativa della
Tavola, nella sede del Palazzo
Cavagnis. Ha una capienza di
circa una quarantina di postiletto. Nel 1988 ha avuto una
presenza di circa 9.000 persone
ed un utile intorno ai 50 milioni.
Col nuovo statuto la chiesa
di Venezia avrà un coinvolgimento maggiore nella conduzione della Foresteria.
Il Centro Menegon è nato in
Venezia:
la facciata
di Palazzo
Cavagnis,
sede della chiesa
valdese
e della Foresteria.
seguito ad una donazione alla Tavola di un fabbricato e di un terreno siti nel comune di Tramonti, per un’opera da condursi insieme alle chiese battiate e metodiste. Nel 1976, nel quadro degli interventi a favore delle popolazioni del Friuli colpite dal
terremoto, la FCEI ristrutturava il fabbricato ed acquistava
anche un terreno contiguo.
Attualmente il Centro ha una
capacità ricettiva fino a 40 posti
letto, suddivisi in 9 stanze e articola i suoi campi nei mesi di
luglio e agosto. Nel resto dell’anno ospita gruppi di studio e
campi autogestiti.
Le nomine
La CED 1989/90 risulta così composta:
Salvatore Ricciardi, presidente;
Antonio Adamo, vicepresidente;
Mara Bounous, segretaria;
Paolo Gay, Sandra Rizzi, membri.
Due sono i nuovi membri (Bounous, Rizzi), entrati al posto di Roberta Peyrot Rostan, ritiratasi prima del termine massimo, per poter meglio seguire il lavoro del centro Lombardini di Cinisello Balsamo. e di Annamaria Grimaldi che ha
lasciato per compiuto settennio.
Quale deputato della Conferenza alla prossima sessione sinodale
è stata nominata Cinzia Carugati
Vitaii; sostituti: Laura Carrari. Jolanda De Bernardi.
La Commissione d'Esame sull'operato della CED è composta da
Gianni Genre e Marco Roiando; supplenti: Anna Pigoni, Arrigo Bonnes,
Giulio Vicentini, Ruggero Mica.
La Conferenza ha anche nominato,
per la prima volta, i rappresentanti valdese e metodista nel comitato
del centro Menegon di Tramonti.
Sono risultati eletti: Daniela Campbell (metodista) e Alfredo Berlendis (valdese).
Dopo aver approvato lo statuto
della Foresteria di Venezia la Conferenza ha nominato quale proprio
rappresentante nel comitato di gestione Lino Pigoni.
Il Seggio ha designato quale predicatore d'ufficio alla prossima Conferenza il past. Gino Conte, sostituto Christian Gysin.
La Conferenza del '90 si terrà a
Valiecrosia; nel caso in cui dovessero sorgere difficoltà, inerenti all’attività della Casa valdese, è stata indicata, come seconda sede,
la chiesa valdese di Milano.
9
14 luglio 1989
speciale conferenze distrettuali 9
UNA VERIFICA PER LE CHIESE
Check-up tre anni dopo
Da alcuni anni prosegue in modo articolato il lavoro di autoanalisi
Sono passati ormai tre anni da quella Conferenza del 1986 in cui venne lanciata l’idea del
« check-up ». La Conferenza si espresse votando
un ordine del giorno che auspicava « una riflessione sulla vita delle chiese non limitata alla sistemazione del campo di lavoro e alle questioni contingenti, ma allargata ai problemi e ai contenuti
del lavoro pastorale e della testimonianza nelle
comunità, nelle città e nei circuiti ».
La CED nominò allora una commissione che
riferì l’anno dopo sul lavoro svolto, consistito nel
chiedere alle chiese di esprimersi e nel vagliare
le risposte.
Il quadro che emerse l’anno successivo a S.
Marzano Oliveta era composito: le chiese più piccole lamentavano l’invecchiamento, la mancanza
di forze, la scarsità di momenti comunitari all’infuori del culto, una cura pastorale limitata. Per
contro era positiva la capacità contributiva. Quelle più grandi soffrivano soprattutto del fatto di
essere disperse su un territorio che non facilita i
contatti (per esempio a Torino): la ricaduta di
questa situazione consisteva nella difficoltà a trovare persone disponibili per le varie attività, nella limitata partecipazione ai culti, nelle difficoltà
contributive.
La discussione alla Conferenza ’87 fu ricca e
intensa, e fece di quell’assemblea una delle meglio riuscite per il II distretto negli ultimi anni.
In seguito ad essa si giunse ad un altro ordine del giorno, che proponeva, per la prosecuzione
e l’approfondimento di questa « autoanalisi », quattro linee di lavoro: « intensificazione e rivitalizzazic>
ne dello studio biblico; riflessione teologica in vista della testimonianza; preparazione dei ministeri; promozione di momenti di maggior rapporto
fraterno e di più azioni di diaconia sul piano locale ».
La CED sollecitò per l’anno ’87-'8S che le chiese dedicassero almeno un’assemblea alla questione. Poche risposte si aggiunsero a quelle dell’anno prima, ma un dato interessante cominciò a
farsi strada: nella sua relazione alla Conferenzadi Torino (giugno ’88), la CED scriveva che «si
percepisce come il check-up sia stato spesso, se non
stimolo diretto ad autoanalisi e/o prese di posizione, almeno lo sfondo sul quale ci si è mossi ».
Forse ciò che la Commissione d’esame proponeva ( « adoperare il check-up come base permanente di studio ») era già stato individuato, magari inconsapevolmente, dalle singole chiese come
una necessità.
E’ la necessità^di interrogarsi sul proprio modo di « essere chiesa », che è proseguita in quest’altro anno, e su cui, per altri aspetti, la Commissione d’esame orientò parte della discussione
al Sinodo '88.
A. C.
UN PROBLEMA DI STRUTTURE
I giovani: il culto deve essere
più comunitario
Parlando della vita delle chiese si affronta l’argomento del
culto : ecco una parentesi interessante in una CD finora piuttosto
noiosetta e pesante. Parliamo
dunque del culto : come mai i
giovani mediamente non vi partecipano, mentre poi lavorano attivamente ed entusiasticamente
nei gruppi giovanili?
C’è, a mio parere, un problema di strutture del culto : chi ci
va è essenzialmente passivo, capisce poco la funzione della liturgia, vive male lo stare insieme
con gli altri, deve solo ascoltare
e se, invece di ascoltare, dorme,
nessuno se ne accorge. Non solo ;
il culto, così com’è fatto oggi, si
presenta come un momento affatto autonomo, che si esaurisce
in sé. Manca la continuità con le
altre attività della comunità, dove effettivamente il singolo ha la
possibilità di parlare ed esporsi;
manca altresì, all’interno del culto, una forma di predicazione
che sia capace di convertire continuamente il credente, entrando
nella sua vita globalmente. Il culto rischia così di diventare l’appuntamento della domenica mattina, ma un appuntamento tra
tanti, un impegno tra tanti altri
impegni.
Perché, allora, non restituire al
membro di chiesa il diritto di parola sulla predicazione? Perché
non dargli la possibilità di dare
un contributo attivo al culto, perché non renderlo, finalmente,
protagonista?
Non si tratta di eliminare la
figura professionale del predicatore, né di cedere ad improvvisazioni dilettantistiche: si tratta,
ad esempio, di portare al culto i
tanti gruppi di lavoro che esistono nelle chiese; si tratta di invitarli a rispondere alla predicazione, dopo un’opportuna preparazione.
Ovviamente i modi e le forme
per fare questo sono tutti da pensare. Mi sembra, però, che sia importante imboccare questa strada e mi sembra anche che da
questa Conferenza distrettuale
vengano segni incoraggianti in
questo senso.
Giorgio Bonnet
PATTO DI INTEGRAZIONE
Rilanciare l’esperienza
dei circuiti
Dopo 10 anni dal Patto d’integrazione (Pdl) che introduceva
nel regolamento dell’Unione delle chiese valdesi e metodiste le
due strutture — distretto e circuito —, vai forse la pena di fare
alcune considerazioni.
Da più parti emerge l’ipotesi
della soppressione di una delle
due istanze. A me pare che questa soluzione, sostenuta a volte
con superficialità, impedisca invece una serena discussione sull’effettiva possibilità di realizzare il decentramento dei lavori e
su quelle che sono le competenze
sinodali. Mi pare doveroso sostenere la necessità di un confronto,
scevro di campanilismi, sulle
specificità che circuiti e distretti
hanno nel contesto del Pdl, ma
che spesso non possono attivare
appieno. Perché avviene questo?
Non saprei trovare la risposta;
avverto però che qualcosa non
ha funzionato nell’attuazione del
Pdl a questo livello.
Dobbiamo tener in debito conto, in questo dibattito, la volontà
delle chiese di mantenere le due
istanze — dopo due anni di sperimentazione dell’integrazione —
proprio perché se ne era verificata la positività e l’arricchimento
comune che ne derivava.
Nella CD del II distretto ho
ascoltato numerose voci ed in alcune era palese il disagio che dei
fratelli provano quando il circuito non comprende alcuna chiesa
metodista, oppure quando le realtà geografiche impediscono rapporti rapidi e frequenti.
Il distretto ha, per sua natura,
competenza giurisdizionale sul
territorio, e deve gestire: 1) l’amministrazione territoriale; 2) le
destinazioni pastorali; 3) il coor
dinamento per gli interventi sulle proprietà immobiliari.
Il circuito è l’istanza che coordina e promuove il lavoro della
chiesa. Infatti è nella sede circuitale che i fratelli s’incontrano
1) per l’approfondimento bihlicoteologico; 2) per coordinare la
testimonianza sul territorio; 3)
per assicurare la predicazione
sul territorio con l’alternanza e
la rotazione dei predicatori locali; 4) per il mutuo scambio di
esperienze di fede, vissuta per
una crescita comune.
Auspico quindi un pacato ed
approfondito confronto a tutti i
livelli, affinché queste istanze
strutturali che ci siamo dati diventino sempre più efficaci ed
agili. Tutto questo nella prospettiva di una effettiva volontà
della Tavola e del Sinodo di iniziare il decentramento.
Sandra Rizzi
Secondo distretto
Centro d’incontri nazionali
ed intemazionali, Milano non
poteva non esserlo anche per
le comunità evangeliche. La
chiesa valdese, nel suo secondo distretto, va da Ventimiglia a Trieste, da Sondrio ad
Ancona.
Aggiungiamo alcune note a
quelle già scritte sulla Conferenza distrettuale. Si tratta
di un incontro fra gruppi piccoli e meno piccoli, periferici o meno, ma caratterizzati
dalla qualifica di « elementi
primari della nostra ecclesiologia », come ripetono i Congressi evangelici italiani.
A Milano ci siamo riuniti
nella chiesa metodista di via
Porro Lambertenghi. Quando
fu costruita apparvero sui
muri le scritte: « Meno chiese, più case »! Era la reazione di una città provata dalle
distruzioni belliche. Ma la comunità non fu distratta, anzi
fu attratta dalla situazione,
venne incontro alle esigenze
di gmppi civili, assistenziali,
politici. E questo la rese meno impopolare; la si apprezzò per l’apertura ai nuovi orizzonti postbellici. La scelta di Porro Lambertenghi avvenne dopo lo scambio con
la chiesa metodista di corso
Garibaldi. Una preziosa informazione sulla vita lieta e
dolorosa di quella comunità
è riportata con documentazione fotografica in una tesi
di laurea. Fra le varie figure
si nota il pastore Lodovico
Vergnano in mezzo alla scuola domenicale e con un gruppo di fedeli. La struttura architettonica della « nuova »
chiesa si presta ad una felice ripartizione dei compiti di
una chiesa moderna: zona di
assemblea per culti e riunioni, per accoglienza, per diaconia. Una parte dell’edificio
è destinata ad uffici.
Il numero dei membri comunicanti ed elettori è in ascesa. Ai « vecchi » combattenti si aggiungono nuovi catecumeni e una buona scuola domenicale. Il culto, la domenica della Conferenza, ci
ha riuniti con la guida della
sorella Fede Cavazzutti.
E quello nella chiesa valdese è stato diretto da Eugenio Rivoir: 110 presenti,
buon canto, molta attenzione.
La chiesa, si sa, è sita in via
Sforza, in una via centrale a
due passi dal Duomo. La chiesa valdese era l’antica S. Giovanni in Conca in piazz-a Missori; non la guerra, non l’anticlericalismo portarono alla
sua distruzione, ma gli interessi della Immobiliare. Così, al
suo posto, rimangono alcune
pietose rovine. In cambio, il
Comune di Milano ci diede
un vasto spazio, dove costruimmo tempio, sale, libreria, uffici, case pastorali... Si
ottenne il trasporto gratuito
della facciata romanica con
un bel portale e con il « piccolo S. Giovanni in Conca »,
ma non lo si vede più: è finito in cantina... per distra
zione.
Molto attive, le chiese evangeliche e in testa i loro
pastori hanno parlato o colloquiato con la città di Milano con culti, relazioni di carattere ecumenico ed evangelistico. L'ultima espressione è stata Basilea ’89, come ormai è
chiamata la riunione dello
scorso maggio. .Presidente del
Consiglio delle conferenze episcopali europee è il cardinale Martini, arcivescovo di Milano. Localmente il rapporto
di vicinanza alla popolazione
si svolge con la Libreria Claudiana e, ultimamente, con la
« chiesa aperta » per tre giorni, di settimana. 1.700 jjersone sono entrate in « quella
chiesa sempre chiusa ».
Abbiamo già parlato di varie opere del distretto. Abbiamo parlato di Pavia, Sondrio,
Ferrara e la settimana della
Riforma. Ci sia lecito parlare
di Zurigo e della Chiesa evangelica riformata di lingua italiana. Si riunisce la domenica
e in settimana nel Bethaus,
chiesa barocca del 1791. E'
composta da gente di lingua
italiana e cioè: a) evangelici
pugliesi, siciliani, calabresi,
ivi giunti da una generazione; b) alcuni valdesi delle valli; c) vari engadinesi, luganesi, figli di milanesi o svizze^
ri provenienti dal Cantone di
Lugano.
E’ ottimamente diretta da
un Consiglio; la presidente è
la signora Tron-Bodmer, il pastore è stata Giovanna Pons.
E’ affidata, da pochi mesi, al
pastore Emidio Campi, proveniente da Firenze e da Siena. Accolto con fraternità, il
suo ministero è circondato
dalle chiese riformate di Zurigo e dai loro consiglieri.
Per l’inserimento nel mondo
zurighese fu costruita, anni
or sono, una scuola elementare e media, che servì egregiamente agli immigrati del
dopoguerra. Il pastore Campi è altresì professore presso la Facoltà di teologia dell’Università di Zurigo. Anche
in queU’ambiente l'accoglienza è stata positiva. I due colleghi di « storia della chiesa » sono tedeschi e luterani,
il nostro è riformato e italiano. La sua conoscenza di
Zwingli e di Bullinger, successore di Zwingli, è ottima
per cui la sua competenza
è accolta con gratitudine.
Ci sia lecito terminare con
una notizia: si sta mettendo
a punto un.t ricerca universitaria su Giovanni Luzzi. Engadinese, visse, come il nonno e il padre, a Lucca. A Firenze preparò la traduzione
della Bibbia, edita da Sansoni. Per valdesi e cattolici, per
« liberali » e per teologi ecumenici o non, la ricerca servirà ad evidenziare un contributo non piccolo alla cultura teologica italiana e al modernismo, con tanto di epistolari con Semeria, Bonaiuti, Janni, ecc.
Carlo Gay
10
10 speciale conferenze distrettuali
14 luglio 1989
UNA TEMATICA DA APPROFONDIRE
Circuiti e distretti
Occorre rivedere il senso delle nostre strutture organizzative intermedie - Altri temi: l’evangelizzazione, gli istituti per minori
La Conferenza del III distretto
si è riunita il 17-18 giugno ad Ecumene. Nonostante le molte assenze e la partenza anticipata a causa delle elezioni, la discussione ha
registrato alcuni momenti « alti ».
La questione dell’evangelizzazione ha suscitato un appassionato
dibattito: da una parte è stata sottolineata la necessità della dimensione dell’evangelizzazione per la
vita stessa delle chiese e quindi
l’importanza di trovare i metodi
adatti allo scopo. Dall’altra è stato
posto l’interrogativo se la nostra
attuale difficoltà ad evangelizzare
sia dovuta semplicemente alla carenza di tecniche adeguate, o se
non sia piuttosto un sintomo dell’insufficiente entusiasmo per la
propria fede, presente all’interno
delle nostre chiese.
Una seconda discussione che
merita di essere ricordata è quella
sul funzionamento dei circuiti e
dei distretti. La Conferenza del1 anno scorso aveva già discusso
l’argomento e aveva nominato una
commissione che approfondisse la
questione.
A partire dalla relazione di
questa commissione, abbiamo avuto una vivace discussione nella
quale sono state espresse posizioni
molto diverse tra loro, ma tutte
con un denominatore comune:
I attuale struttura organizzativa intermedia (circuiti e distretti) non
è soddisfacente.
Ritenendo che fosse prematuro
investire già quest’anno il Sinodo
della questione. la Conferenza ha
nominato una nuova commissione
che approfondisca ulteriormente
l’argomento, seguendo alcune li
L’istituto « Ferretti » di Firenze; insieme al « Gould » è stato oggetto
di un'inedita presentazione ai partecipanti alta conferenza.
nee emerse dalla discussione (vedi ordine del giorno), per introdurre nuovamente l’argomento alla Conferenza dell’amio prossimo.
Particolarmente vivace, come
sempre, è stata la serata dedicata
alle finanze, anche se riguardava
soltanto le chiese valdesi.
Quest’anno, per la prima volta,
si sperimenta il metodo di partire
dagli impegni delle chiese per costruire su di essi il preventivo della Tavola. A mio parere i risultati,
per quanto riguarda le chiese del
III distretto, non sono stati pienamente soddisfacenti, ma nemmeno
deludenti. Il totale degli impegni
delle chiese, se non raggiunge la
cifra prevista per le necessità della
Tavola, le si avvicina più dell’anno scorso.
LUOGO DI INCONTRO E DI RICERCA
Ecumene, centro metodista
Ecumene a Velletri non è solo
il centro che ha accolto la Conferenza distrettuale, ma è un
luogo importante per tutto l’evangelismo italiano. Qui infatti si
fanno riunioni importanti, ci si
confronta, si prendono decisioni che riguardano la vita delle
chiese. Un luogo di incontro
dunque, un luogo di comunione
fraterna, un luogo dove si sta
bene insieme... a pochi chilometri da Roma.
Ma Ecumene è anche un centro di formazione metodista.
L’attività del centro si svolge su
quattro filoni principali: teolo
gico, sociale, politico ed educativo. Settori di ricerca che spesso mettono a confronto l’elaborazione teorica dei credenti con
quella dei non credenti. Tra i temi affrontati l’anno scorso vi è
quello dell’« Uomo nuovo: fatto
storico o escatologico », del diritto dei bambini (« Il bambino
violato») ed anche uno squisitamente politico quale « I problemi della riforma politica in Unione Sovietica».
Accanto ai campi vi sono seminari di ricerca. Lo scorso anno sono stati tre: « La Diakonia
nell’Europa che cambia », « Il
rock», «Integralismo e secolarizzazione ». Sono seminari di formazione i cui risultati spesso
seno oggetto di agili pubblicazioni che vanno sotto il nome
di « Quaderni di Ecumene ». I
« quaderni » sono a disposizione
di quanti vogliono aggiornarsi
sulle tematiche affrontate.
Lo scorso anno sono stati pubblicati quattro quaderni: « Umanesimo, rinascimento, riforma
in Gramsci », « Laicità, democrazia nelle istituzioni e nella società italiana », « La città meridionale: il caso Napoli », «John
Wesley: la perfezione cristiana ».
Ogni anno passano da Ecumene 2.200 persone, non solo membri delle nostre chiese, e per
molti di essi Ecumene è stato
ed è il primo incontro con gli
evangelici, l’inizio di una frequentazione che in alcuni casi
ha significato l’adesione alla fede evangelica.
Ecumene è diretta da un Comitato il cui presidente è il pastore Sergio Aquilante, mentre
direttore è Ornella Sballi. Gli altri componenti il comitato sono Silvana Nitti, Giovanni Ribet,
Salvatore Cortlni, Rosolino Siculiana. Nino Di Trapani, Daniele Benedetto, Bianca Maria
Becchino, Bruno Gabrielli.
Chi volesse saperne di più può
scrivere o telefonare a Ecumene,
Contrada Ciglialo, 00049 Velietri (Roma), tei. 06/963.33.10.
G. G.
Terzo distretto
^ MOLISE )
"
Ç ***^
Il momento più alto della Conferenza è stato, a mio avviso, quello gestito dai rappresentanti degli
istituti per minori di Firenze,
« Gould » e « Ferretti ». Invece di
propinarci la solita relazione fatta
di cifre e fatterelli, hanno cercato
di darci un’idea del loro lavoro
inserendolo in una prospettiva
storica (confronto tra il minore assistito dieci anni fa e quello odierno) e nel quadro del sistema assistenziale italiano.
Ne è risultato un quadro di
problemi molto istruttivo e stimolante, che ci ha fatti sentire più
vicini al lavoro degli istituti fiorentini, molto di più che se ci
avessero raccontato i loro ultimi
problemi pratici.
Daniele Bouchard
LE QUESTIONI SUL TAPPETO
Il nuovo che viene
Evangelizzazione, Rimpatrio, pastori e preeJicatori locali: i volti della vita della chiesa
Pubblichiamo le parti più significative della relazione che la
Commissione esecutiva ha presentato alla Conferenza del HI
distretto.
La CED, conformemente al
mandato ricevuto dalla CD/88
(art. Il), ha sollecitato dalle Chiese la comunicazione delle « diverse esperienze che le Chiese
avranno fatto in questo tempo »
a proposito della « evangelizzazione », suggerendo anche linee
di orientamento e tematiche.
Notizie in proposito la CED le
ha potute avere soltanto attraverso le circolari delle Chiese
che le sono pervenute. Da queste
risulta che c'è stato un notevole
irnpegno di presenza all'esterno,
sia con riferimento al problema
dell'insegnamento della religione
cattolica nelle scuole, sia in difesa degli immigrati dal Terzo
Mondo, sia sul tema della pace
e giustizia. Alcune Chiese hanno
sperimentato l'apertura del tempio durante la settimana, la diffusione di volantini e della stampa evangelica, i rapporti ecumenici. La CED propone che la CD
valuti le esperienze delle attività svolte. Anche le celebrazioni
del 3" Centenario del Rimpatrio
hanno avuto una chiara impostazione evangelistica, non come
esaltazione del passato, ma come riferimento a ciò che quel
passato può dire alle chiese e
alla Società oggi.
Campo di lavoro
Si sono avuti numerosi cambiamenti nelle sedi pastorali del
Distretto e altri sono preannunciati per il prossimo autunno.
La CED ha preso atto e ha avuto uno scambio di informazioni
e di vedute in particolare con Í
pastori Daniela Di Carlo e Daniele Bouchard e con il sovrintendente del XÌI Circuito, past. Enos
Mannelli, constatando la difficile situazione pastorale della zona Abruzzo-Molise, conseguente
sia alle variazioni sociologiche
delle comunità (indebolimento
progressivo delle comunità montane e rurali; spostamento della
popolazione attiva verso centri
di nuovo sviluppo, come Vasto
e S. Salvo), sia al fatto che la
nomina di Daniele Bouchard a
segretario nazionale della EGEI
l'ha costretto a dedicare metà
del suo tempo soltanto alla cura pastorale.
La CED vuole mettere in evidenza l'impegno notevole dei predicatori locali, sia in questa zona che altrove, che costituisce
un autentico arricchimento del
campo di lavoro.
Ampliamento
del "Gignoro”
L'impegno diaconale è stato
anche quest'anno molto serio e
intensamente vissuto. La CED lo
ha seguito con molta attenzione.
Qui riferiamo soltanto il fatto
più notevole, cioè il completamento dei lavori per l'ampliamento della Casa di riposo « Il
Gignoro » di Firenze che apre
una nuova fase nell'attività di
quest'opera per la quale la CED
ritiene necessaria una particolare attenzione della CD e delle
chiese.
Elezioni
La nuova CED è stata eletta
nelle persone di:
Alfredo Sonelli, presidente;
Giulio Maisano, vicepresidente:
Leonardo Casorio, segretario;
Ornella Sballi, Ferdinando Vitale, membri.
La Commissione d’esame per
la Conferenza ’90 sarà composta
da:
Paolo De Prai, relatore;
Daniele Bouchard e Mario Berutti, membri.
Supplente: Giovanni Conte.
La Conferenza ha eletto quale
suo deputato al Sinodo Grazia
Deleva Sballi. Supplente Emanuele Troiani.
Predicatore per il culto di apertura della prossima conferenza
è stata designata Daniela Di Carlo. Supplente Maria Bonafede.
11
14 luglio 1989
speciale conferenze distrettuali H
LA NECESSITA’ DEL CONTINUO RINNOVAMENTO
Le chiese sono scuole
di fraternità?
Alla ricerca della nostra identità - La complessa organizzazione necessaria per istituti ed opere - La rifondazione richiede basi nuove
I lavori della Conferenza distrettuale (CD) iniziano sempre
con un momento di preghiera e di
predicazione. 11 culto di apertura
tenuto da Ermanno Genre ci ha
fatto riflettere sul senso della nostra presenza in Italia. E’ stato
detto che non viviamo più l’impatto dell’Evangelo sulla nostra
vita come momento di rottura, come è stato per l’apostolo Paolo,
ma come momento di ricomposizione del nostro io.
Eppure, c’è un divenire in Cristo che comporta un continuo
spogliarsi dell’uomo vecchio, anche per quanto riguarda la nostra
identità protestante. Senza un rinnovamento permanente della nostra identità, in quanto piccola comunità di protestanti in una realtà a maggioranza cattolica, non
sigli di chiesa per quanto concerne
la sistemazione del campo di lavoro. Non si tratta di conformarsi
a un ordine del giorno sinodale o
a qualche articolo delle discipline.
Si tratta semplicemente di operare
nel modo più trasparente possibile.
Tutte le chiese o quasi vorrebbero un pastore a loro disposizione, ma non tutte si sentono ugualmente chiamate a coprire le spese
che ciò comporta. Gli impegni assunti dalle chiese valdesi del IV
distretto per il 1990 rappresentano
un aumento di circa il 10% rispetto agli impegni assunti per il 1989.
Ci siamo resi conto però che ciò
non basta affatto per venire incontro alle esigenze previste dalla Tavola, e perciò « la CD raccomanda caldamente alle chiese di
Palermo: Il Centro diaconale "La Noce". Una presenza attiva
nella complessità della realtà sociale del Mezzogiorno
abbiamo più una ragion d’essere.
Circolava la sensazione che
l’identità nostra non è più significativa, diversa o chiara, e quindi
non ha più senso portarla avanti.
Ma forse pesava più che altro una
certa stanchezza di fine anno ecclesiastico, ovvero la stanchezza
di alcuni pastori e laici che hanno
avuto e hanno troppo da fare.
La relazione della CED del IV
distretto si apre quest’anno con un
capitolo sul fenomeno del razzismo. Qual è raccoglienza che ricevono da noi gli immigrati dal
terzo mondo? Troppo spesso, ci
è stato detto, ci fermiamo all’enunciazione di bei principi, e non abbiamo il coraggio di passare alle
azioni concrete. Eppure, a Palermo. Catania, nel trapanese e altrove. si lavora con gli immigrati.
Pertanto, la CD chiede alla Commissione esecutiva di coinvolgere
maggiormente il CESE (Centro
emigrazione siciliana in Europa,
con sede a Palermo) per un lavoro
di coordinamento tra le comunità
in collaborazione con il Servizio
migranti della FCEl. Infatti, i programmi dello stesso CESE per il
1989 si propongono di allargare il
più possibile il campo d’azione per
quanto riguarda il lavoro con i
migranti.
Il dibattito intorno alle questioni inerenti alla sistemazione del
campo di lavoro è stato abbastanza vivace. Particolarmente preoccupanti sono le situazioni di Catania e di Reggio Calabria. La CD
fia insistito molto sulla necessità
di un più intenso scambio di informazioni e proposte tra Tavola,
CED, Consigli di circuito, Con
rivedere i loro impegni per il
1990 ».
Ci sono due centri di formazione aH’interno del nostro distretto
i quali andrebbero conosciuti e
sfruttati molto di più dall’evangelismo italiano; Bethel e Adelfia.
Abbiamo discusso soprattutto i
problemi e le prospettive del centro di Bethel.
Come qualsiasi opera nostra che
deve organizzare il lavoro di équipe di decine di persone, che rende
un servizio a centinaia di persone,
che gestisce un bilancio annuo che
supera i cinquanta milioni, pure
Bethel avrebbe bisogno di disporre di un direttore a pieno tempo,
come viene evidenziato nella relazione annua del presidente del comitato di Bethel. Attualmente, non
sembra che ci sia un pastore o un
laico residente intorno a Bethel
che può svolgere le mansioni di direttore. neppure a tempo parziale.
Non a caso quindi la relazione
della CED alTerma che « si ha
l'impressione che sia il presente
che il futuro di Bethel dipendano
anche da come le forze pastorali
vengono collocale in zona ».
Un altro problema da risolvere
è il mancato raccordo tra centri di
formazione e chiese locali. Purtroppo non siamo andati oltre le
solite lamentele e accuse reciproche. Non c’è dubbio però che
Bethel rappresenta sempre di più
un validissimo strumento di lavoro, da potenziare senz’altro, come
si vuole fare anche nel caso di
Adelfia e come si è già fatto nel
caso del Villaggio evangelico di
Monteforte Irpino, che risponde
però alla FCEI e non al Sinodo o
Elezioni
La CED del IV Distretto è
stata eletta nelle persone di:
Enrico Trobia, presidente;
Marco Tullio Fior,lo, vicepres.;
Maria Teresa Fiorio, Franco Carri, Edvige Schmid!, membri.
La Commissione d’esame risulta composta da: Giovanni Magnifico, Eugenio Stretti.
La Conferenza ha eletto deputato al Sinodo Piero Trotta; supplente Attilio Caristia.
Il seggio, sentita la Conferenza, ha indicato come sede per
l’assemblea del 1990 Guardia
Piemontese. Predicatore sarà
Mauro Pons; supplente John
Hobbins.
Quarto distretto
al distretto. Abbiamo peraltro apprezzato la relazione sull’attività
del centro di Monteforte dalla viva voce di Toti Bouchard. Il centro porta avanti un lavoro interessante, in diversi campi contemporaneamente: formazione, diaconia
e assistenza. Speriamo che il compito, auspicato dalla CD, dei comitati di Adelfia, Bethel e Monteforte, per discutere insieme finalità, utenze e programmazioni, possa essere produttivo.
I vent’anni di
’’Villa Betania”
Tra le opere del IV distretto
che hanno relazionato quest’anno
spicca l’ospedale evangelico di Napoli « Villa Betania », che ha celebrato di recente i suoi primi
vent’anni di attività.
Si sta lavorando, ci è stato riferito, per la pubblica classifica
dell’ospedale, il suo raddoppio,
il mantenimento del suo carattere di servizio sociale evangelico
aperto a tutti i problemi della città. La CD ha espresso la sua riconoscenza al Signore per questo
strumento di soccorso fraterno. Il
nostro ospedale a Napoli non è un
caso isolato: un dato costante salta subito agli occhi leggendo le relazioni della Casa di riposo di Vittoria, del Centro diaconale di Palermo, del CESE. del Servizio cristiano di Riesi, di Casa materna di
Portici: il nostro impegno diaconale continua a crescere e a riqualificarsi; l’anello più debole del
tessuto delle nostre chiese non è
certo quello delle opere diaconali, ma quello delle tante singole
chiese locali che non sono ancora
« scuole di fraternità, dove crescere insieme teologicamente, crescere insieme anche da un punto
di vista umano » (dalla relazione
della CED del IV distretto al Sinodo del 1984).
La nostra priorità assoluta, a
mio avviso, non può che essere
quella di rifondare le singole chiese locali su basi nuove, migliorando radicalmente i momenti principali della vita quotidiana delle
singole comunità. Ciò richiederà
un lavoro immenso da parte di
tutti.
John Hobhins
UN IMPEGNO PER LE CHIESE
Contro il razzismo
Quando pensiamo ai giorni bui della persecuzione degli ebrei e
del genocidio nei campi di sterminio hitleriani, sentiamo dentro di
noi un brivido di paura; un moto di ripulsa e insieme di condanna
invade la nostra mente. Dei mostri avevano in quegli anni il potere
assoluto sulle persone e sui popoli. Persone come quelle, pensiamo,
possono sorgere solo occasionalmente nella storia del mondo.
Il Sud Africa dell’apartheid, l’Israele dei « territori » e della
dura repressione dell’« intifada », la rivolta dei ragazzini, ma anche
altre situazioni in tutto il mondo, comprese alcune situazioni ancora esistenti negli Stati Uniti, sono lì a smentire quella fiducia, quella convinzione che l’uomo abbia potuto superare certi stati d’animo,
certi pregiudizi.
Ci salviamo noi italiani? Forse noi italiani del Sud? Abbiamo
l’esperienza di essere ancora emigranti in altri paesi al di là del
mare, o più dì recente al di là delle Alpi. Siamo stati anche noi discriminati, fatti oggetto di trattamenti disuguali, qualche volta calpestati. E’ valso questo a far sì che il nostro atteggiamento sia diverso nei confronti della gente che viene a cercare lavoro nel nostro
paese, diventato a sua volta terra di immigrazione? « Anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto» (Deut. 10: 19). Questa esperienza
passata rende maggiore la nostra responsabilità. Ma quale è dunque l’accoglienza che ricevono da noi gli immigrati dal terzo mondo?
Abbiamo predicato l’amore di Cristo, ma la nostra parola è stata vaga, poco incisiva, si è mantenuta in termini astratti, generali,
senza indicare in modo concreto la volontà di Dio per l'oggi.
In secondo luogo dobbiamo fare senza timore, senza esitazione,
senza reticenza quello che il Signore ci chiede: proclamare la dignità di tutti gli uomini (come coloro per i quali Cristo è morto, I Cor.
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Nordafricani occupali nella pesca a Mazara del Vallo
8) e l’uguaglianza di essi non solo davanti a Dio, ma anche nelle
relazioni umane.
E infine impegnarci di più nell’aiuto ai nostri fratelli, per condizioni di vita più dignitose. Aiuto sul piano dell’assistenza legale,
sanitaria, logistica e anche spirituale.
Di lutto questo si era già parlato in una recente CD ( 1985). Siamo tornati sull'argomento perché ci sembra essere montata in tutto
il paese una reazione di tipo razzista nell’opinione pubblica.
Pensiamo che la chiesa oggi abbia il dovere di parlare, che il
silenzio ci farebbe complici dell’ingiustizia.
Dobbiamo saper vedere al di là di una realtà certamente oscura,
come ne era stato capace M. L. King, in una situazione notevolmente più tragica.
Anche fra noi si è fatto e si fa qualcosa: non molto, ma positivo.
A Palermo la nostra chiesa di via Spezio collabora con una nuova
chiesa ghanese interdenominazionale. Nel trapanese la nostra chiesa. è impegnala in un lavoro a favore degli immigrati tunisini in
collaborazione con altre organizzazioni, mentre il CESE di Palermo
fa anch’esso la sua parte.
12
12 speciale conferenze distrettuali
14 luglio 1989
Le principali decisioni del primo distretto
Impegno
La Conferenza Distrettuale raccomanda alla CED di interessarsi perché
giunga per tempo alle chiese il modulo per l'indicazione dell'impegno contributivo di ogni singolo membro di
chiesa per il 1990.
Asilo
La Conferenza Distrettuale si rallegra dello stato di avanzamento dei lavori di ristrutturazione dell'Asilo di S.
Germano e chiede alle chiese di compiere un ulteriore sforzo per il reperimento della cifra ancora mancante.
Ristrutturazioni
La Conferenza Distrettuale, sentita la
relazione del DDD, si richiama all’atto
14/CD/86 ed invita il DDD a curare la
formazione dei membri dei comitati delle opere, chiede alle opere di trasmettere alla CED il risultato di gestione e i dati sui progetti di ristrutturazione ed eventuali ampliamenti entro il 30 aprile di ogni anno, chiede
al DDD di predisporre una tabella riassuntiva sulla base dei dati sopra citati da allegare alla sua relazione.
Chiese e opere
La Conferenza Distrettuale, dopo aver udito la relazione del gruppo di studio sul rapporto tra le chiese e le
opere, invita i concistori a promuovere all'Interno delle chiese la formazione di commissioni diaconali con lo
scopo di facilitare lo scambio tra vita delle chiese e vita delle opere.
Bilanci
La Conferenza Distrettuale dà mandato alla CED di predisporre ogni anno per le chiese un’informazione sui
preventivi e consuntivi delle diverse
opere.
Matrimoni
La Conferenza Distrettuale, consapevole della rilevanza che la realtà dei
matrimoni interconfessionali ha per la
vita delle nostre chiese, ringrazia la
Commissione ad refererrdum per il lavoro svolto ed invita la CED a trasformare tale commissione in una commissione della CED che continui a
seguire I lavori del gruppo delle coppie interconfessionali e tenga informata la Conferenza, invita le chiese
ad assumere le loro responsrmilità
nei confronti delle coppie interconfessionali senza pregiudizi, ma con
sensibilità ed apertura.
Glorioso Rimpatrio
La Conferenza Distrettuale, condividendo l'atto 7 dell’assemblea del 1
Circuito, invita le chiese del Distret
Villar Pellice.
Il pastore
Vito Gardiol
tiene la
predicazione
alla Conferenza
del I Distretto.
to a partecipare e pienamente valorizzare i vari appuntamenti programmati
per ¡I tricentenario del Glorioso Rimpatrio e chiede alla CED di organizzare
nel prossimo autunno un incontro che
esprima una valutazione delle manifestazioni indicando nuove prospettive
di impegno e di testimonianza per le
nostre chiese.
Basilea
La Conferenza Distrettuale, rallegrandosi deil’orizzonte ecumenico che
il tema « Giustizia, pace e integrità
del creato » ha acquisterto, tramite
i'assemblea ecumenica europea di
Basilea:
— invita le chiese a tenere presente questa tematica così complessa
nei suoi vari aspetti sia nella forma
di studio dei documenti conclusivi di
Basilea, sia nella forma di iniziative
che corrispondono alla situazione locale, in parte già esistenti;
— si rammarica che l'informazione
fornita nel nostro paese sia stata carente e parziale, dando esclusivo peso alla presenza della chiesa cattolica romana;
— propone che questo tema venga
discusso nel quadro dei rapporti ecumenici del Distretto.
Uomini e donne
La Conferenza Distrettuale, ritenendo
importante che nelle chiese venga avviata la discussione sul rapporto tra
uomini e donne nelle famiglie, nella
società, nella vita delle chiese, invita
le chiese, in particolare i responsabili
delle varie attività, pastori inclusi, a
prestare particolare attenzione a questa dimensione della nostra vita, ad
individuare i punti dove il rapporto
uomo-donna diventa interessante o problematico per la vita delle singole
chiese e ad incominciare delle riflessioni partendo dalla realtà in cui
viviamo, ricordando che fantasia, creatività ed iniziativa sono capaci di trasformare un tema spinoso in un lavoro serio ed allo stesso tempo divertente; dà mandato al seggio di nominare una commissione ad referendum con i seguenti compiti:
a) formulare delle proposte di lavoro per le chiese;
b) raccogliere un'informazione su
quanto già si sta facendo nelle chiese locali.
Valli valdesi
La Conferenza Distrettuale, ritenendo utile la conoscenza di alcuni dati
rilevanti sulle chiese, quale strumento per ampliare il discorso sulla situazione sociale e culturale alle Valli e
per valutare in modo più concreto le
possibilità e capacità delle singole
chiese, Incarica la CED, anche avvalendosi di contributi esterni, di preparare una griglia di domande in proposito entro l'anno in corso e di farla
pervenire ai singoli concistori; incarica i concistori di raccogliere i dati richiesti e di farli pervenire in tempo
opportuno alla CED; incarica la CED
di presentare questi dati alla prossima Conferenza Distrettuale.
Catechismo
La Conferenza Distrettuale, richiamandosi aH’ordine del giorno 28/CD/86
sul coordinamento tra le singole chiese nell'ambito del catechismo e della
scuola domenicale, fa proprio l’atto
n. 3 dell’assemblea del II Circuito
che chiede un calendario comune per
le lezioni di catechismo nelle varie
chiese del Distretto; invita le chiese
a rispettare le seguenti indicazioni: le
lezioni dovrebbero iniziare entro la metà di ottobre e terminare non prima
della metà di maggio, con l'esclusione del quarto anno per le chiese che
hanno le confermazioni alla domenica
delle Palme od al venerdì santo.
Eco delle valli
La Conferenza Distrettuale, visto l'art.
33/SI/88, indica alla TV la necessità
che nell'elaborazione del progetto
del giornale unico BMV da sottoporre
alle chiese entro il 1989 in vista deil'assemblea congiunta Sinodo-Assemblea UCEBI, sia tenuta in debito conto
l’esigenza di comprendere nel giornale unico informazioni sulla vita delle chiese del I Distretto e sul contesto sociale e culturale in cui queste operano. Per quanto riguarda la testata "Eco delle Valli Valdesi", la Conferenza indica l'opportunità che questa
venga mantenuta o come testata del
giornale diffuso nelle valli e anche come inserto del giornale unico.
Radiofonìa
La Conferenza Distrettuale invita la
CED ad elaborare un progetto di fattibilità per l'utilizzo di un mezzo radiofonico per il pinerolese, avvalendosi
degli studi della commissione già nominata dalla CED, e dell’esperienza acquisita in questo campo da Radio Beclrwith
Evangelica; chiede che tale progetto
sia presentato alle chiese entro il
1989, in modo che possa essere discusso nelle comunità, e la CED possa
riferire alla prossima Conferenza.
Vita delle chiese
La Conferenza Distrettuale chiede alla CED di curare la pubblicazione sull'Eco delle Valli Valdesi del resoconto del gruppo di lavoro sulla vita delle chiese affinché le chiese possano
utilizzarlo come base per l'attività
durante l'anno.
Vita della chiesa
La Conferenza Distrettuale, udita la
relazione del gruppo di lavoro sul tema vita della chiesa, constatate le
difficoltà che in alcuni momenti importanti dell'attività ecclesiastica si
incontrano a livello di comunicazione,
invita i concistori a ricercare delle
persone particolarmente adatte a facilitare la comunicazione e l'animazione, invita la CED ad organizzare dei
momenti di incontro e di formazione
per tali persone.
Studio sul culto
La Conferenza Distrettuale invita il
seggio a nominare una commissione
che, tenendo conto dei documenti prodotti dalla Chiesa Riformata di Francia sui problema del culto e della
partecipazione dei membri alla vita
della chiesa, studi delle proposte concrete per il rinnovamento del culto,
anche in forme diverse dal culto domenicale, e riferisca alla prossima
Conferenza Distrettuale ordinaria.
Servizio pastorale
La Conferenza Distrettuale, considerata la situazione delle grosse chiese di fondovalle, sollecita la Tavola
Valdese a potenziare il servizio pastorale in queste chiese.
Contribuzioni
La C.D., ricordando alle chiese
l'atto 43/SI/88 nel quale venivano invitate ad aumentare le contribuziOh
ni in vista di ; « a) migliorare il trattamento economico degli iscritti a
ruolo; b) coprire le spese della amm.
ordinaria; c) investire nel campo
della formazione, dell'evangelizzazione
e dei mass media ».
RACCOMANDA
ai concistori di affrontare il problema delle finanze nella chiesa secondo
le seguenti linee operative:
invitare coloro che hanno a cuore
la vita della chiesa a farsi parte attiva nella sensibilizzazione di tutti i
membri delle comunità circa il proiblema delle finanze;
varare al più presto un sistema
contributivo che sia basato sull'impegno personale che ogni membro di
chiesa prende prima dell’inizio dell'anno finanziario;
impegnarsi nell’Informazione affinché
si comprenda che l'importante è la
proporzionalità delle contribuzioni, il
3% non è che una indicazione per la
applicazione di questo criterio e non va
inteso come una imposizione;
vigilare, partendo dagli stessi membri dei concistori, affinché la contribuzione alla chiesa cessi di essere considerata come « spesa tra il dovuto e il
superfluo » e diventi parte effettiva
del bilancio di ogni credente, secondo criteri di proporzionalità e perioidicità;
fare ogni sforzo di informazione,
nei confronti dei membri di chiesa, circa la destinazione delle somme raccolte dalle chiese tramite le contribuzioni;
riconoscente per il grande lavoro
fin qui svolto dai concistori e nella
certezza che questo impegno continuerà anche in futuro, la C.D.
LI INVITA
ad iniziare il suddetto lavoro dì sensibilizzazione delle comunità con spirito di servizio e di perseveranza, nella consapevolezza che si tratterà di
un lungo cammino, li invita altresì
a non disperare per il tempo che inevitabilmente trascorrerà prima che tutti
giungano alla auspicata maturità contributiva.
Adeguamento
La C. D., esprimendo preoccupazione per la differenza tra gli impegni
delie chiese del Distretto per la contribuzione alla cassa centrale per il
1990 e la richiesta della Tavola, chiede alle chiese, in particolare a quelle
che non hanno aderito a tale richiesta, che, unitamente al lavoro per
l'avvio del nuovo sistema contributivo, facciano un ulteriore sforzo per
coprire le necessità evidenziate dalla
Tavola.
Religione a scuola
La C.D. si associa alla protesta della commissione delle Chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato,
vista la circolare 188/89 emanata dal
Ministero della Pubblica Istruzioaie con
cui si impone agli studenti che non si
avvalgono dell'I.R.C. di operare scelte
alternative e li costringe ad essere
presenti in scuola, nonostante lo « stato di non obbligo » riconosciuto dalla
Corte costituzionale nella sentenza n.
203 del 12 aprile 1989;
invita gli studenti e i genitori ad attenersi ai suggerimenti proposti dal
suddetto documento;
decide di inviare il documento stesso
a tutte le direzioni didattiche e presidi
delle scuole presenti nel territorio delle valli valdesi.
Il seggio nomina una commissione
ad referendum per lo studio sul culto
nelle persone di Bruno Rostagno. Marie Trance Maurin Coisson e Giulietta
Griot.
Il seggio nomina una commissione
ad referendum per il decennio di solidarietà con le donne nelle persone
di Marie France Coisson, Lidia Noffke
e Paolo Corsani.
Le principali decisioni
del secondo distretto
Le « 3 P »
La CD, facendo riferimento a 30/SI/
85, 34/SI/85 e 43/SI/88, ed in particolare ai motivi ispiratori di quest'ultimo articolo, sollecita le chiese ad
accogliere il sistema contributivo basato sull'impegno personale, periodico, proporzionale dei membri di chiesa
espresso al principio dì ogni anno.
Finanziamenti ’90
La CD decide che i finanziamenti
per il 1990 alla cassa CED siano così
ripartiti: L. 5.500.000 dalle chiese; L.
800.000 dalle opere.
Borse dì studio
La CD accoglie il suggerimento della
CED di continuare a sostenere il contributo per le borse dì studio alla Facoltà Valdese di Teologia a Roma con
l'importo complessivo per 2,5 borse,
corrispondenti a 12 milioni.
Impegno per il ’90
La CD. preso atto che gli impegni
totali delle Chiese Valdesi del II Dì
stretto per l’anno 1990 ammontano a
L. 750 milioni, rispetto alla richiesta
della TV di L. 804 milioni, invita le
Chiese Valdesi del 11 Distretto ad adeguare il loro impegno in ragione delle
esigenze generali dell'Opera, per evitare ripercussioni negative sul programma di lavoro della TV; raccomanda
inoltre alle Chiese Metodiste del II
Distretto di far fronte alle richieste del
CP/OPCEMI per l'anno 1989.
Chiesa di Pavia
La CD, preso atto della richiesta
della Chiesa Evangelica di Pavia di
entrare a far parte della Chiesa Evangelica Valdese, Unione delle Chiese
Valdesi e Metodiste, esprime parere
favorevole e lo trasmette al Sinodo.
La CD si rallegra con la delegazione
di Pavia, presente in assemblea, e la
saluta fraternamente in Cristo.
Centro « Menegon »
La CD, esaminati i pareri favorevoli
del Consiglio della FCEI, del CE/UCEBI,
della Tavola Valdese e del CP/OPCEMI,
ed il testo dello statuto relativo al
Centro Evangelico >< L. Menegon » di
Tramonti, ne approva l'articolato
toto e ne delibera la immediata efficacia.
Foresterìa
La CD, esaminato lo statuto della
Foresteria Valdese di Venezia, lo approva e ne delibera l'immediata efficacia.
- . 1 -
13
14 luglio 1989
speciale conferenze distrettuali 13
Le principali decisioni
dellquarto distretto
Giunte FCEI
La CD, in riferimento a 14/CD 11/88,
propone al Sinodo di modificare l'art.
8 RO 5/75 comma g, aggiungendo alle
parole: « i segretari regionali della
FGEI che operano nelle zone ricomprese nel Distretto » le parole: « o in
caso di impedimento loro sostituti che
siano membri eletti nelle giunte rispettive ».
San Marzano
La CD, preso atto della relazione
morale e finanziaria della Casa Evangelica di San Marzano Olivato, ne
approva l'operato e ringrazia i responsabili per il loro impegno; rinnova l'invito al Comitato a presentare alla
prossima CD uno o più piani di sviluppo per il futuro lavoro teso sempre
alla testimonianza sul territorio.
Venezia
La CD, preso atto della relazione
morale e finanziaria della Foresteria
Valdese di Venezia, ne approva l'operato e ringrazia i responsabili per il
loro lavoro.
Ospedale di Torino
La CD, preso atto della relazione
morale e finanziaria dell'Ospedale Valdese di Torino, ne approva l'operato
e ringrazia i responsabili per il loro
lavoro.
Centro Lombardini
La CD, preso atto della relazione
morale e finanziaria del Centro Jacopo Lombardini, ne approva l'operato e
ringrazia il gruppo di lavoro per il suo
impegno.
Vallecrosia
La CD, preso atto della relazione
morale e finanziaria della Casa Valdese
per la gioventù di Vallecrosia, ne
approva l'operato e ringrazia i responsabili per il loro impegno.
Tramonti
La CD, preso atto della relazione
morale e finanziaria del Centro Evangelico L. Menegon di Tramonti, ne approva l'operato, per quanto di sua
competenza, e ringrazia il gruppo di
lavoro.
Glorioso Rimpatrio
La CD, ascoltati i risultati raggiunti
dalle Comunità per la preparazione alla Mostra del Glorioso Rimpatrio durante il periodo sinodale '89, li approva; si rallegra per tutte le altre
iniziative compiute in vista della stessa celebrazione.
Formazione
La CD invita le chiese ad intensificare il lavoro di formazione storica e
biblico-teologica. sperimentando, se
possibile, nuove metodologie, ed a segnalare le iniziative alla CED in vista
di una valutazione alla prossima CD.
Formazione (II)
— di studiare la possibilità di organizzare altri momenti analoghi di formazione all'animazione per coloro che
conducono gruppi di adulti e di anziani delle chiese evangeliche.
Religione a scuola
La Conferenza delle Chiese Evangeliche Valdesi e Metodiste dell'Italia
settentrionale, riunita a Milano il 24
e 25 giugno 1989,
afferma che la risoluzione adottata
dalla Camera dei Deputati il 10 maggio scorso e le circolari in conseguenza emanate dal Ministro della Pubblica Istruzione in tema di insegnamento della religione cattolica nella
scuola pubblica vanificano la recente
sentenza della Corte Costituzionale,
che aveva solennemente riaffermato
che l'esercizio della libertà religiosa non può essere in alcun modo condizionato;
denuncia al paese che un diritto
fondamentale di libertà, costituzionalmente garantito, è nuovamente disconosciuto e la legge n. 449/1984 di approvazione dell'intesa tra lo stato e le
chiese rappresentate dalla Tavola Valdese resta ancora una volta contraddetta e inattuata.
Al Gapo dello Stato
La Conferenza delle Chiese Evangeliche Valdesi e Metodiste dell'Italia
settentrionale, riunita a Milano il 24 e
25 giugno 1989,
afferma che la risoluzione adottata
dalla Camera dei Deputati il 10 maggio scorso e le circolari in conseguenza emanate dal Ministro della
Pubblica Istruzione in tema di insegnamento della religione cattolica
nella scuoia pubblica vanificano la recente sentenza della Corte Costituzionale, che aveva solennemente riaffermato che l’esercizio della libertà religiosa non può essere in alcun modo
condizionato;
rivolge appello al Presidente della
Repubblica affinché un suo autorevole
intervento concorra ad assicurare il
rispetto della lettera e dello spirito
della nostra Costituzione.
Centri d’incontro
La CD invita i Comitati di Adelfia e
Bethel ad incontrarsi entro dicembre
'89 per discutere e pianificare insieme finalità, utenza e programmazione dei rispettivi centri prendendo anche contatti con il centro di Monteforte Irpino e di intesa con la CED ed
i Consigli di Circuito.
Approvazione dell’operato
dei Comitati
La CD approva l’operato del Comitato di Bethel.
La CD, dopo ampia discussione e
dopo aver apportato degli emendamenti a verbale, approva lo statuto del
Centro Sociale « Casa Mia ».
Ospedale di Napoli
La CD, informata dal Presidente Sergio Nitti dell'attività dell’Ospedale
Evangelico di Napoli, riconoscente al
Signore che ha dato alla Chiesa un
simile strumento di soccorso fraterno
e di testimonianza, si rallegra per questa realtà che si pone nella città di
Napoli come segno della realtà nuova
dell'Evangelo, sia nel rapporto con la
gente che nella concretezza della gestione;
appoggia il progetto di inserimento dell’opera nel piano sanitario regionale attraverso la classificazione e
l’ampliamento deH'Ospedale; invita le
chiese a sostenere l’Ospedale Evangelico Villa Betania con la preghiera
e con l’azione.
Montetorte
La CD ascolta una breve presentazione delle attività svolte dal Centro
Evangelico di Monteforte Irpino.
Finanze
La CD, richiamato l'atto 43/SI/88
[denaro nella chiesa), invita i concistori e i consigli delle chiese valdesi
e metodiste del Distretto a far pervenire entro febbraio 1990 alla CED una
relazione illustrativa delle iniziative
assunte per darvi attuazione e dei risultati conseguiti;
invita la CED a collaborare con i
consigli di chiesa che abbiano incontrato difficoltà particolari promuovendo i necessari incontri.
Dopo aver discusso la situazione finanziaria, condividendo la preoccupazione della Tavola, la CD raccomanda
caldamente alle chiese di rivedere i
loro impegni per il 1990; suggerisce al
Sinodo di indire una sottoscrizione nazionale per il risanamento del deficit
1988.
Operato CED
La CD approva l'operato della Commissione Esecutiva Distrettuale.
Solidarietà con gli
studenti cinesi
La CD esprime la propria solidarietà verso il movimento studentesco
e popolare in Cina che deve lottare
contro il suo stesso governo per creare nuovi spazi di partecipazione e libertà di espressione; esprime la sua tristezza per l'atteggiamento assunto dal
governo cinese nei confronti di questo movimento che lotta ormai da mesi, tuttora In modo pacifico; ritiene
che la via del dialogo è l'unica via
percorribile. Esprime la speranza che
il popolo cinese trovi la via di una
convivenza pacifica e partecipata. Auspica che questa tragedia non venga
utilizzata in Europa per scopi elettorali.
Le principali decisioni
del terzo distretto
La CD dà mandato alla CED:
— di organizzare momenti di incontro per la formazione di animatori/
animatrici, catechisti e monitori/monitrici, in collaborazione con la FGEI e
ove possibile coi Circuiti, per le attività dei giovani e con i ragazzi.
Iniziative
La Conferenza dibatte sulle iniziative riguardanti il « Decennio ecumenico di solidarietà delle Chiese con le
donne » e il campo della « Evangelizzazione ».
Predicatori
La Conferenza dibatte sul ruolo dei
predicatori locali e sulle sue prospettive.
Evangelizzazione
La C.D., preso atto delle iniziative
avviate in aicune comunità del Distretto nel campo dell’evangelizzazione, invita la CED a uno studio approfondito di specifiche situazioni che prefigurino future aperture evangelistiche in
talune zone per segnalare possibili
poli di sviluppo, ove concentrare uno
specifico impegno di uomini e mezzi,
incentivando anche l’attività preziosa
dei predicatori locali.
Gircuìti e distretti
La Conferenza, dopo ampio dibattito
sui rapporti fra Circuiti e Distretti,
chiede al Seggio di nominare una Commissione che prosegua lo studio già
avviato, tenendo conto dell'urgenza di
rivedere l'assetto organizzativo dei Circuiti e dei Distretti e di verificare la
possibilità, emersa nell'ambito della
discussione, della creazione di una
nuova struttura intermedia che:
a) eviti i conflitti e le duplicazioni
di competenza esistenti attualmente;
b) elimini o altrimenti disciplini
il decentramento amministrativo previsto tra le funzioni del Distretto, fin
qui non praticato;
c) superi la molteplicità di discipline che regolano le destinazioni pastorali;
d) contempli la possibilità di momenti assembleati in ambito regionale
che tengano conto anche dei collegamenti con le Chiese battiste.
Commissione
Il Seggio nomina la Commissione
di cui all'art. 14 nelle persone di
Giorgio Girardet, relatore. Maria Bonafede. Paolo De Prai, Giulio Maisano e
Aurelio Sbaffi.
Altri temi
La Conferenza dibatte sugli altri temi
contenuti nelle relazioni della CED e
della CdE: « L'ora di religione », « Migranti », « Anziani ».
Solidarietà con gli
evangelici cinesi
La CD raccomanda alle chiese di
sostenere nella preghiera la testimonianza delle comunità evangeliche cinesi che hanno contribuito alla rinascita nazionale della Cina e da molto
tempo si sforzano di essere insieme
leali cittadini di quel grande paese e
fedeli testimoni dell'Evangelo di Gesù Cristo.
Campo dì lavoro
La CD, dopo aver discusso sul campo di lavoro, chiede alla Tavola di provvedere di un pastore la chiesa valdese
di Reggio Calabria sin dal prossimo autunno.
La CD, venuta a conoscenza del fatto
che con la partenza del past. Ermanno Genre la sede pastorale di Catania rimarrà vacante, se ne rammarica,
chiede alla Tavola di fare tutto il
possibile perché si provveda a colmare la vacanza sin da quest'anno in
maniera stabile.
Ringraziamento a E. Genre
Nel momento in cui il past. Ermanno Genre è chiamato a lasciare il Distretto per assumere la cattedra di
Teologia Pratica presso la Facoltà di
Teologia, a nome di tutte le chiese
rappresentate, la CD gli porge il suo
ringraziamento per il fecondo ministero svolto negli scorsi due anni a
Catania, chiedendo al Signore di volerlo ancora guidare e assistere nel
lavoro di riflessione e di insegnamento che lo attende.
Migranti
La CD, sensibile alle problematiche
emerse per la presenza di immigrati
nel nostro paese, chiede alla CED di
coinvolgere maggiormente il CESE per
un lavoro di sensibilizzazione e di
coordinamento tra le comunità in collaborazione col Servizio Migranti della FCEI.
Malavita organizzata
La CD, dopo un ampio dibattito sulle forme di corruzione e di malavita
che paralizzano la vita civile in larga
parte del Mezzogiorno, incoraggia le
chiese a resistere a questo grave fenomeno di degrado spirituale; esprime la sua solidarietà con quegli evangelici che sono impegnati — con
rischio personale — per il risanamento delle istituzioni.
Immigrati africani
La CD, sensibile ai bisogni pastorali di molte sorelle e fratelli provenienti dall'Africa, chiede alla CED di
compiere, in accordo con i Consigli
di Circuito, una indagine conoscitiva di
queste esigenze e di riferire! alla
prossima CD.
Relazioni delle Opere
La CD, ascoltate le relazioni degli
invitati delle opere diaconali presenti
nel Distretto, Ospedale Evangelico
« Villa Betania », Centro Culturale « Emilio Nitti », Villaggio 23 Novembre,
Società di Studi Evangelici Meridionali, si rallegra per il loro impegno
di testimonianza.
Razzismo
La CD, avendo preso in considerazione il problema posto alla nostra
società, e quindi alle chiese, del razzismo, che si presenta oggi come un
fenomeno sociale sempre più preoccupante fra noi, ravvisa la necessità
di ravvedimento che coinvolge i credenti come tutti i cittadini, e in modo
particolare la chiesa cui il Signore ha
affidato una missione profetica presso
il nostro popolo; incoraggia le chiese
del Distretto a farsi centri di accoglienza per i fratelli stranieri e di
rieducazione alla fraternità per tutti.
14
14 valli valdesi
14 luglio 1989
PINEROLO
Al Colle,
con tanto
impegno!
Il 23 luglio giovani e anziani,
vecchie reclute e nuovi entusiasti amici si ritroveranno al Colle della Croce come già avviene
dal lontano 1933.
Non è Un incontro ecclesiastico, poiché sin dalla prima modesta manifestazione furono dei
laici, quasi tutti membri delle
Associazioni cristiane dei giovani, che vollero trovarsi nella « casa comune »; quella casa che porta con sé un’eco che viene da
lontano, dal messaggio evangelico contenuto nella preghiera sacerdotale (Giovanni 11: 21,23):
« ...affinché siano tutti uno... perfetti nell’unità ».
Questo meraviglioso messaggio
concernente la solidarietà e la
fraternità umana negli anni del
totalitarismo fascista non poteva essere compreso: i movimenti giovanili con programmi e finalità di fraterni rapporti tra i
popoli non erano accettati; anzi,
erano severamente perseguitati. Ma, italiani e francesi, malgrado le difficoltà, ci trovammo
proprio al posto di confine. Fu
un'immensa gioia poter cantare
le belle strofe di « In alto! »: « In
alto salga ogni nostro pensiero!
ver l'ideale che l’Evangelo ci addita... ». E poi, oltre alla « Cévenole », carica di significati, c’era
anche il canto del montanaro:
« O monti, o mie vallate/voi siete il mio tesor ».
Dopo l’ultima guerra i convegni sono ripresi e con più vigore, coinvolgendo anche gruppi
Svizzeri e poi tedeschi, sempre
di più, cementando lo spirito di
collaborazione e fraternità.
I grandi temi della pace (non
c’è pace senza giustizia!), e quelli della comprensione dei problemi del terzo mondo sono stati
un arricchimento culturale e spirituale. Oggi c’è sete di Dio, di
un Dio vero e non compromesso. Prova ne sia il volontariato
giovanile, e l’attività che cresce
per dare ascolto ai perseguitati
del Sud Africa, ai migranti che
vagano dall’Asia all’Europa; c’è
gente impegnata per la giustizia,
per salvare i tossicodipendenti,
per cercare soluzioni ai problemi dell’occupazione giovanile.
II cristiano (cattolico, evangelico o libero credente) che si oppone ai traffici illeciti, alle speculazioni, che lotta per la pace,
per la difesa dell’ambiente, è degno di appoggio. Ci rallegriamo
anche vedendo i gruppi di giovani che dedicano il loro tempo
libero a migliorare gli alpeggi,
i sentieri abbandonati: a tutti
dobbiamo dare non solo simpatia ma il più possibile il nostro
aiuto.
Ci rivedremo al Colle non solo per fraternizzare (l’amicizia
è uno dei beni più preziosi nella vita), ma per scambiarci gli
uni con gli altri le nostre esperienze, e, possibilmente, per impegnarci per il bene delle nostre
amate velili.
.Anche co.st si fa un pizzico di
storia, allargando l’orizzonte ideologico, e tentando di dare una
valida spinta alla riappropriazione, da parte della gente, di valori rilevanti: rilevanti non perché sono valori del passato, ma
perché trovano senso e validità
proprio nel presente.
Domenico Abate
La questione palestinese
Le cause della grave situazione odierna sono da ricercare nella storia passata - I gruppi pacifisti e le tendenze di tipo liquidatorio
Le motivazioni che nel corso
degli anni hanno portato la condizione palestinese ai livelli della tragedia quotidiana sono indubbiamente di una complessità esorbitante, quale pochi altri
conflitti possono aver fatto registrare nel corso dei secoli.
Per tentare non una risposta,
ma un avvicinamento alle radici vere e circostanziate del problema, l’Associazione per la pace (gruppo valli Chisone e Germanasca) ha organizzato una
riuscita serata, venerdì 7 a Pinerolo.
L’iniziativa faceva seguito, tra
l’altro, alla lettera, firmata da
circa 400 persone del pinerolese
e inviata all’assemblea ecumenica di Basilea nello scorso maggio, ed ha visto la partecipazione estremamente qualificata di
Guido Valabrega, docente di storia mediorientale presso l’Università di Milano.
La serata era focalizzata, in linea con gli intenti degli organizzatori, sul periodo 1947-’49, che
vede la fine del mandato britannico sulla Palestina, la risoluzione 181 delle Nazioni Unite (datata 29 novembre ’47, prevedeva
la spartizione della Palestina in
due territori, per lo stato ebraico e per uno stato arabo mai
nato), il progressivo insediamento dei coloni del movimento sionista, la partenza delle truppe
britanniche (15 maggio ’48) e la
nascita dello stato di Israele.
La data fu preceduta e seguita da una politica che fu già allora volta al tentativo di espel
In breve
-Alla marcia Perugia-Assisi (ottobre ’88): solidarietà con le donne
pacifiste di Israele.
lere la parte araba. La tesi sostenuta da Valabrega è semplice: la politica attuale, la repressione dell’intifada, i progetti, teorizzati dalla destra più integralista, troverebbero ragion d’essere nei primi anni, nella contraddittorietà delle stesse risoluzioni ONU, nello schieramento
di Israele a fianco delle potenze
occidentali fin dalla guerra di
Corea, che scoppierà di lì a poco (1952).
La conclusione è ovviamente
amara e inquietante: alcuni « superfalchi » dicono oggi apertamente ciò che in tanti, allora
come oggi, pensavano e pensano
tuttora. Di fronte a questa situa
zione rimpegno dei pacifisti deve essere innanzitutto quello di
saper parlare a quelle forze che
all’interno di Israele si battono
per' una diversa soluzione (che
non ipuò essere che politica) alla questione palestinese.
Che si tratti dei soldati di leva che rifiutano di essere impiegati in missioni nei territori arabi occuprati, dell’opinione pubblica, dei movimenti di protesta
(quello delle « donne in nero »
ha avuto un’eco anche qui in Italia, con manifestazioni di appoggio) hanno tutti bisogno di una
mano, come chi sta morendo
giorno per giorno.
Alberto Corsani
SALZA Di PINEROLO
Il prof. Vecchioni in concerto
Un comune che ha conosciuto lo spopolamento e che ora reagisce proponendo un’interessante iniziativa, quest’anno alla seconda edizione
Salza di Pinerolo in alta Val
Germanasca, con i suoi 100 residenti, è certamente uno dei più
piccoli comuni d’Italia.
Come tutti i comuni montani della nostra zona ha conosciuto, negli anni ’60 e ’70, lo spostamento della sua popolazione verso il fondovalle, causato soprattutto dal rifiuto dei giovani ad
adattarsi ai lavori agricoli o della
miniera. Chi capitava a Salza una
quindicina di anni fa, aveva l’impressione di trovarsi in un paese
abbandonato: nessun esercizio
pubblico, abitazioni disabitate e
in pessime condizioni che venivano riaperte solo nel breve periodo delle ferie estive.
Poi, con la fine degli anni settanta, la svolta inattesa: la quasi
totalità delle famiglie ha ristrutturato la propria casa o trasformato stalle e fienili in abitazioni
civili.
Tutto questo è stato senz’altro
frutto di una precisa scelta, che
forse sarebbe maturata ugualmente, ma bisogna riconoscere
che questa decisione è stata incoraggiata dalla nascita di alcune
iniziative che hanno avuto il merito di far ritornare sempre più
spesso i salzini al loro paese d’origine e, perché no, di farli socializzare.
Tra le varie iniziative ricordiamo « Salza Music », vera festa
« alternativa », tre giorni in cui
chiunque lo desideri nuò esibire
la sua musica in pubblico, e il
concerto di Bertoli del 16 luglio
’88.
Molte erano le critiche, accuse
anche di megalomania, ma alla
fine le 2.000 persone radunate
quella sera, peraltro freddissima,
nei prati dalla Pro Loco hanno
dato ragione a chi credeva che
quella iniziativa non fosse suici
da.
Continua così, anche quest’anno, quest’appuntamento con la
canzone d’autore; è la volta di
Roberto Vecchioni che si esibirà
a Salza il 15 luglio alle ore 21.
Il costo del biglietto è di L.
18.000; a qualcuno potrà sembrare eccessi-vo, ma resta la consolazione che eventuali guadagni non
andranno nelle tasche di qualche
« mercante di musica ». Con i
proventi del concerto dello scorso anno si è presa in Friuli una
casetta dei terremotati e quest’anno, se ci saranno guadagni,
si conta di ricostruirla e di attrezzarla come posto tappa G.T.A.
Un impegno dunque non indifferente per i membri della Pro
Loco, che sono comunque riusciti
ad estendere la fa.scia di territorio in cui si attua la prevendita
dei biglietti in pratica a tutto il
pinerolese. O. N.
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Campeggi WWF
TORRE PELLICE — L’inizia
tiva dei campeggi selvaggi prevista sotto l’egida del WWF alla
Sea del Vandalino è tramontata,
o per lo meno sfumata nell’anno
in corso. Già partita tardi ed avendo subito più di un intoppo
burocratico, sono state registrate nuove difficoltà a livello dei
rapporti con la società che gestisce i locali dell’ex stazione di
arrivo della funivia, in disuso da
anni. Essendo stata richiesta
una ingente somma come cauzione, il WWF, che già stava sobbarcandosi l’onere finanziario
derivante dalla risistemazione
dello stabile e dell’area esterna,
non se Tè sentita di accettare
quest’altra richiesta, che di fatto andava a mutare i termini
del rapporto prestabilito.
Disdetti dunque i campi e le
prenotazioni (non troppe per ìa
verità) con la sensazione, alla
fine, di aver perso im’altra, se
pur modesta, occasione per rilanciare un turismo di valle in
completa armonia con la natura.
Incendi dolosi
VILLAR PELLICE — Quella
che sembrava una facile intuizione si è dunque confermata
realtà.: gli incendi che hanno semidistrutto più di un cascinale
nel giro di pochi giorni erano di
matrice dolosa. Alla fine, dopo
vari appostamenti di cittadini
preoccupati di cadere nelle ire
del piromane, un giovane ventenne è stato arrestato dai carabinieri; si parla anche di complici, tanto più che nella prima
notte in cui il giovane si trovava in carcere, un nuovo incendio (dopo quello di alcuni mesi
or sono), scoppiato intorno alle
2 di notte, ha completamente distrutto la tettoia che la chiesa
valdese di Torre Pellice utilizza
da anni per la raccolta di carta
da macero.
Week-end di lavoro
VILLAR PEROSA — Il lavoro
al sabato e alla domenica negli
stabilimenti della RIV-SKF sta
producendo malcontento tra
una parte di lavoratori, che vedono in questo una ulteriore
rottura dei ritmi di vita dei lavoratori. Intanto ad Inverso Pinasca sta crescendo il disagio
degli abitanti e dei villeggianti
per il rumore prodotto dallo
stabilimento anche il sabato e
la domenica.
Tipografi e sport
TORRE PELLICE — Seguendo
le orme del più anziano di alcuni
anni Pier Luigi Ber fin (vincitore di alcune gare di corsa in
montagna). Paolo Griglio tipografo (come Pier Luigi) nella tipografia dove si stampa il nostro
settimanale, ha corso la Tre Rifugi arrivando 8“ con un tempo
di 2 ore e 20 minuti.
Bravo Paolo!
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15
14 luglio 1989
valli valdesi 15
IL DIBATTITO SUL PARCO VAL TRONCEA
PINEROLO
Rivalutare la montagna
Solidarietà
con
Il problema del riuso delle
strutture rurali è cosa da tempo
affrontata sia a livello urbanistico che tecnico-progettuale, importante è quindi stata questa occasione di sintesi rispetto alllnterdisciplinarità dell’argomento
e di confronto fra esperienze di
tipo professionale.
Le finalità del riutilizzo, come
evidenziato dal direttore del
Parco Val Troncea, possono, sinteticamente, indirizzarsi alla residenza stabile, all’uso da parte di
enti pubblici, o alla residenza turistica: le scelte .su tali obiettivi
determinano l’analisi e la valutazione delle principali problematiche da questi innescate: l’impossibilità attuale di una concreta
ripresa nelle zone montane di
una attività agricola autosufficiente, il reperimento di fondi sia
da parte di privati che di enti
pubblici, l’impatto ambientale
provocato da un aumento stagionale di popolazione, l’eventuale
necessità di inserimento di strutture estranee a quelle originarie
sia aH’interno che all’esterno de
gli edifici.
Dagli interventi è emersa la
complessità dell’argomento, ma
anche la possibilità che una precisa politica volta ad una rivalutazione della montagna nella
totalità dei suoi aspetti possa,
proprio a partire dall'ipotesi di
restauro del patrimonio edilizio
esistente, attivare importanti settori che, a livello economico e
culturale, forniscano il supporto
per un arresto del degrado, inteso in un senso assai più ampio
che quello edilizio.
In concreto, ad esempio, lo studio dei materiali e delle tecniche
usate neH'edilizia tradizionale
può fornire il supporto per censimenti, svolti a livello locale, delle
imprese artigianali in grado di
fornire determinate prestazioni.
Tale censimento, a sua volta, creerebbe le basi per l’istituzione di
cantieri di lavoro volti all’apprendimento delle tradizionali tecniche costruttive ed, in ultima analisi, alla formazione della mano
d’opera utile agli stessi interventi edilizi da attuare.
L’analisi, approfondita ed estesa ad un ambito piuttosto vasto
delle abitazioni rurali esistenti,
secondo un altro professionista
intervenuto al dibattito, dovrebbe condurre alla compilazione di
un «atlante delle tipologie popolari » ed a una relativa guida qgli
interventi sui problemi ricorrenti, fornendo un contributo fondamentale nell’ambito delle interazioni con le strutture urbanistiche ed ancor più in quello inerente allo studio tecnico sui materiali tradizionali o alternativi di
cui ammettere l’utilizzo.
Il problema è importante e sentito, almeno a livello di chi in
montagna vive e lavora, affrontandone le contraddizioni {l’occupazione, il degrado dell’ambiente, il turismo, ecc.). Lo hanno evidenziato i direttori di altri parchi, intervenuti alla giornata di
studio, parlando delle loro realtà
ed illustrando le iniziative ed i
problemi inerenti, nello specifico,
al riutilizzo del patrimonio esistente.
Daniela Alberti
Nicaragua
Il Comitato organizzatore della « Festa di solidarietà con il Nicaragua »,
svoltasi sabato 24 giugno a Pinerolo,
ringrazia coloro che hanno collaborato
e partecipato allo svolgimento della
manifestazione, il cui ricavato serve a
finanziare un progetto di tipo produttivo
che l'ACRA (Associazione di cooperazione rurale in Africa e America Latina] sta attuando a Managua.
Comunichiamo l'elenco dei biglietti
vincenti della sottoscrizione i cui premi devono ancora essere ritirati:
Biglietto numero 1519 (bicicletta),
3412, 2989, 1207, 1082, 3389, 3484,
969, 1869, 1445, 3903, 1588, 2800, 2476,
335, 3585, 3152, 2795, 2094, 2096, 3046,
1610, 3394, 3043, 3333, 1938, 863,
2232, 2073, 1211, 3588, 2068, 3211, 2580,
368, 1935, 3308, 984, 1917, 373, 1099,
3437, 898, 3304, 377, 3367, 2778, 977,
2091, 1114, 3428, 3592, 3112, 2087, 2794.
I premi possono essere ritirati presso la sede deH'ARCI (pz. S. Donato 8 Pinerolo - tei. 75025). La sede deH’ARCI
è in genere aperta dalle 10 alle 12 e
dalle 16.30 alle 18.30.
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ai soci del 10%
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Oggi .
e domani
Manifestazioni
LUSERNA SAN GIOVANNI — Dal 14
al 16 luglio, presso la piazza del mercato coperto avrà luogo 11 festival dell’Unità.
I ncontri
LUSERNA SAN GIOVANNI — Lunedì
17 luglio, alle ore 21, presso i locali
del presbiterio della chiesa valdese si
riunirà il comitato ambiente che si
occupa in particolare della questione
dell'industria Cartochimica.
Amnesty International
BORA' — Domenica 16 luglio, con
inizio alle ore 15, avrà luogo nella
sala valdese un "Trattenimento pomeridiano » con mercatino delle pulci, thè, dolci, bibite, pesca per i
bambini ecc. Al tavolino Amnesty
raccolta di firme per i prigionieri per
motivi d'opinione.
TORRE PELLICE — Giovedì 13 luglio, ore 16.45, avrà luogo al Centro
d'incontro una riunione con il seguente o.d.g.; a) Azione urgente in favore di tre membri dell’Unione dei
lavoratori arrestati recentemente in
Cina; b) Azione urgente in favore di
Li Weiguo, contadino aderente al Movimento studentesco, arrestato l'8 giugno in Cina; c) Azione urgente per
alcuni prigionieri d’opinione del Ghana (Africa); d) "Trattenimento pomeridiano per Amnesty”, domenica 16 luglio, a Rorà; e) Presenza di Amnesty alla "Due giorni per Radio Beckwith,
22-23/7”, Torre Pellice.
E’ deceduto a Miami (Florida, USA)
Vincent (Jimmy) D’Amelio
Lo annunciano la moglie Amelia (Mely)
Long e i familiari tutti.
Miami, 9 luglio 1989.
RINGRAZIAMENTO
« Io ho combattuto il buon combattimento ^ ho finito la corsa, ho
serbata la fede »
(II Timoteo 4 : 7)
Nuora e nipoti, in occasione della dipartenza della cara
Emma Chiavia ved. Malati
ringraziano tutti coloro che con scritti. presenza e parole di conforto hanno voluto dimostrare la loro simpatia.
Un grazie particolare alla dott.ssa Pons,
che per anni Tha assistila e curata amorevolmente. ed al pastore Tom NoflFke.
Luserna S. Giovanni, 13 luglio 1989.
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10-12.
L
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della nostra direttrice, cerchiamo, per data da stabilirsi
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16
area rìoplatense
14 luglio 1989
SCAMBI E INTERAZIONI
Chiese europee e
chiese latinoamericane
La Chiesa evangelica valdese vive, nella sua unica e duplice esistenza di chiesa europea e del Rio de la Piata,
l'immagine di un ponte; un
piccolo ponte ira due realtà
immense: l’Europa dell’ecumenismo di Ginevra e l’America Latina nelle sue ambivalenze e contrasti, segnata dalla presenza di una Chiesa romana caratterizzata da un tendenziale autoritarismo sociologico e teologico e da una
protesta popolare, contrastata fra molte angosce e molte
speranze. Il settimanale « Mensajero Vaidense » riporta, al
di là di un provincialismo inevitabilmente connesso con la
rete dei nomi Barolin, Baridon, Dalmas, Gilles, Gönnet,
l’eco e la sete di una chiesa
missionaria ed ecumenica e
che pertanto parla e predica
in spagnolo e non in italiano
o in qualche patois occitano.
Il lettore viene catapultato
dal nord dell’Argentina alle
spiagge dell’Uruguay e i redattori, i giovani, i pastori si
ritrovano, oltre che a Colonia
Vaidense, a Buenos Aires e
Montevideo, nella Basilea del
1989, nella prossima Assemblea di Seoul, nella Roma di
piazza Cavour (oltre a quella
della piazza S. Pietro), nelle
valli valdesi.
Il pastore Emilio E. Castro,
oggi segretario del Consiglio
ecumenico delle chiese, figlio
della chiesa metodista uruguayana, eletto dopo i segretari Blake (americano) e Potter (giamaicano), rappresenta
l’interesse spirituale e culturale delle 237 chiese del movimento ecumenico di Ginevra
per il continente sudamericano.
Castro, figlio di una chiesa missionaria, parte dalla
confluenza delle chiese degli
immigrati con le chiese nate
dalle Missioni metodista e
battiste dell’America del Nord.
Le prime, arrivate in un immenso continente, si sono aggrappate al contenuto dei loro bagagli come agli strumenti della difesa della loro identità, fatta di cultura, lingua,
teologia, canti. Per loro era
importante stabilire uno spazio nel quale riflettere la vita fisica e spirituale della vecchia Europa, lasciata con nostalgia e rimpianto. Riflessione non disgiunta dal desiderio di « fermentare» con una
civiltà progredita, non sempre consapevole dei valori della loro nuova terra. Le altre
sono le chiese nate dalla missione di chiese che non si
accontentano dei loro affari
interni, ma sentono il valore
di un Evangelo che non può
mai essere soltanto circoscritto in una cultura: la Missione, figlia del Risveglio del
XIX secolo. Spinge missionari ed evangelisti dall’America
del Nord verso le terre già
spagnole e segnate da una attenta Controriforma.
Ma il Risveglio, impiantato
in nuove terre, produce delle
chiese che, oltre che ad essere evangeliche, sentono di
esprimere l’Evangelo come
chiese latinoamericane, in una
realtà diversa da quella originaria degli emigranti. Arriva l’ecumenismo, i continenti
si avvicinano. L’immagine del
ponte non sarà soltanto quella di piccole chiese, come la
chiesa valdese, ma diventa
sempre più l’immagine delle
chiese sudamericane nei confronti dell’Europa. L’immagine di un ponte vasto di comunicazioni intense, di scam
hi culturali e teologici con
correnti di tutti i generi. Un
ponte che non potrà più essere bloccato. Accanto alle
chiese « storiche » nascono le
chiese « carismatiche », non
più « teologali » ma « spontanee ». Nel cattolicesimo, al fenomeno di chiese « dissidenti » che sorgevano in clima
protestante, diventando « evangeliche », si sostituisce il
fenomeno delle comunità di
base, nelle quali fermenta la
ricerca di una coerenza « cristiana » di carattere etico e
sociale. La lingua non è più
l’inglese, ma lo spagnolo o il
portoghese.
Seguendo le indicazioni di
Castro, aggiungiamo alcune
annotazioni sulla penetrazione
della teologia barthiana ed europea nel magma sudamericano.
1. La teologia barthiana
porta un chiarimento sul messaggio della Bibbia fra letterolismo e spiritualismo. La
Bibbia non è la Parola di Dio,
ma testimonia della Parola di
Dio. Lo Spirito Santo non è
la spiritualità dell’uomo. Lo
Spirito Santo è lo Spirito di
Dio che libera la Chiesa dai
molti spiriti che altrimenti
soffierebbero in lei. Lo Spirito Santo annunzia, in una testimonianza interna ai credenti, la grazia, distinta dalla legge, dalle tradizioni passate e
presenti.
2. La teologia europea, da
Barth a Bultmann, da Cullmann a Bornkamm, da Niebuhr a Tillich (questi con il
loro arricchimento di emigrati negli Stati Uniti) e (perché
no?) da Api Soggin a Subilia,
da Bruno Corsani a Ricciardi, ha portato la chiesa sudamericana verso una accentuazione biblica e cristocentrica, che condiziona le varie
ecclesiologie. Il movimento ecumenico, anche per le influenze barthiane, porta a ricercare nella Chiesa romana non i
vecchi motivi controriformistici, ma le speranze che segneranno il Concilio Vaticano
II, inteso non come cristallizzazione di vecchi dogmi, ma
come inizio di rinnovamento
della Chiesa Corpo di Cristo.
3. Prima d’ora la preponderanza, nelle chiese protestanti, apparteneva alla cultura e alla teologia anglosassoni. Negli ultimi quarant’anni
la porta si è aperta alla ricca cultura, teologica o non,
germanica. Ma stiamo assistendo ad una cultura, anche
teologica, di segno latino nella evangelizzazione, non più
intesa solo come strumento di
aggregazione chiesastica. Non
per nulla Giovanni Calvino fu
antesignano di tale « cultura ».
E Giovanni Calvino non fu
invano tradotto in spagnolo!
E chi potrebbe dimenticare
i fiumi di « cultura biblica »
passati sotto il famoso ponte fra i vari continenti nel
tempo presente? Traduzioni
in lingue correnti dizionari,
commentari biblici, edizioni
critiche del Nuovo Testamento, traduzioni nuove dell’Antico Testamento!
Concludendo, il ponte implica un passaggio continuo
di « prodotti ». Il Sudamerica
non resta un oggetto degli influssi europei, diventa soggetto con altri continenti, autore, non muto, di esperienze
e di spiritualità. In quel concerto, anche la Chiesa valdese
del Rio de la Piata potrà portare il suo contributo, se sarà vivente ed ecumenica.
Carlo Gay
ARGENTINA
Un cammino di liberazione
che ci coinvolge tutti
Sabato 17 e domenica 18 giugno la chiesa metodista di Milano ha avuto il piacere di ospitare il pastore David Delgado e sua
moglie Etel. David Delgado è membro della. Chiesa evangelica metodista argentina (lEMA), già Segretario generale dell’ultima Assemblea generale della lEMA e amministratore del MEDH (Movimento ecumenico per i diritti dell’uomo).
Nel corso del culto di domenica 18 giugno il fratello Delgado
ha rivolto alla chiesa il seguente messaggio, che ci fa riflettere
profondamente come cristiani e come cittadini europei. V. B.
« Miei diletti fratelli,
vi trasmetto, a nome del vescovo Federico Pagura, il saluto
della Chiesa metodista argentina,
rivolto alle Chiese metodiste e
valdesi in Italia; un abbraccio
fraterno che ci unisce, superando le distanze, facendoci sentire
un unico corpo.
Il mio paese è rArgentina, un
frammento di America latina, un
frammento del terzo mondo che
soffre, legato storicamente all’Europa attraverso due canali.
Un primo canale, gonfio di
acque di morte, costruito quasi
500 anni fa dai colonizzatori che
arrivarono in America con la croce e con la spada. Essi hanno
depredato e ucciso gli autentici
padroni dell’America, gli indios.
Portando con sé la religione e
la cultura dell’Europa, hanno in
cambio calpestato e umiliato
l’identità culturale degli indios,
e sono ritornati in patria con le
navi colme di oro, di argento e
di reperti artistici della civiltà
inca.
Da quel momento è stato architettato l’iniquo sistema che lega i due continenti: da una parte la ricchezza e dall’altra la povertà; da una parte l’opulenza
e dall’altra la miseria e la fame.
Dopo cinque secoli di cultura e
di ’’cristianesimo europeo”, nell’America latina muoiono ogni
anno centomila bambini per carenza di cibo, mancanza di ricoveri nella stagione fredda, cattive condizioni sanitarie. Questo
sistema — che non possiamo che
definire iniquo — è alle radici
dello stato di dipendenza economica che ci opprime con favolosi debiti con l’estero che i nostri paesi non saranno mai in
grado di pagare. Debiti che, a
ci unisce all’Europa, e in parlicolar modo all’Italia: il canale
solcato dalle acque di vita. Molti italiani migrarono in Argentina tra la metà dell’Ottocento
e i primi decenni del nostro secolo, e contribuirono a popolare
questo paese, arricchendolo con
il loro lavoro. Oserei quasi dire
Buenos Aires: il CUNP (Centro urbano nuova parrocchia), un’opera sociale posta alla periferia della città.
essere sinceri, abbiamo già pagato con gli alti interessi che il
mondo industrializzato modifica
unilateralmente a proprio piacimento. Così più della metà delle famiglie argentine deve sopravvivere con un salario mensile che non raggiunge nemmeno
40 mila lire.
Abbiamo però la speranza che
i cristiani europei (e quelli degli Stati Uniti, dove si tesse gran
parte di questa assurda trama)
si rendano conto dell’esistenza di
questo canale che ci irriga con
acque di morte, e abbiano il coraggio di fare pressioni affinché
diventi realtà un sistema che si
avvicini al Regno di Dio.
C’è poi un secondo canale che
Un murales, realizzato all’interno del centro, che esprime il concetto di solidarietà che anima l’opera.
che metà delle famiglie argentine ha radici in Italia, dato
che i nonni e le nonne erano
nati nella bella penisola italiana, così ricca di storia. Tanti cittadini argentini si sentono, in
qualche modo, figli dell’Italia.
Dobbiamo inoltre ricordare che
esistono altre acque di vita, assai importanti per le nostre vicende. L’Europa ci ha portalo
l’Evangelo attraverso l’interpretazione che ne hanno dato Pietro Valdo, Lutero, Calvino e Giovanni Wesley e anche — non possiamo dimenticarli — alcuni cattolici come il padre gesuita Bartolomé de Las Casas, che difese
strenuamente gli indios americani. E’ stato davvero un gran regalo e una fonte di ricchezza
per le nostre genti!
Ma oggi i tempi sono maturi
per non nutrire più sentimenti
di dipendenza nei confronti degli europei. Lo Spirito Santo ci
ha resi consapevoli di sentirci
pienamente fratelli, corresponsabili gli uni gli altri davanti al
Signore, per lottare insieme, se
necessario fino alla morte, affinché nel nostro mondo regni la
giustizia. Una parola che, tradotta in pratica, significa assicurare anche ai nostri figli, i figli
del terzo mondo, il diritto ad
una sana alimentazione, all’educazione, al tempo libero. Esigiamo che le possibilità siano eguali al Nord come al Sud. Seguiamo lo stesso cammino, diletti
fratelli metodisti e valdesi italiani, perché il Regno di Dio sia
fra noi, come ci ha detto il Signore di questo Regno. Un Regno che non deve concernere solo l’aldilà, ma deve realizzarsi
fin da ora sia in Europa che nel
terz;o mondo ».
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