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Anno 118 - n. 28
9 luglio 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
biblioteca
10066 T0:iBE PEIlÌcs
delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
A PROPOSITO DELLA TRAGEDIA PALESTINESE
Da diversi giorni la Federazione della Stampa (il sindacato
dei giornalisti) sta portando avanti uno sciopero ad oltranza
per il rinnovo del contratto, perciò nessun giornale nelle edicole,
nessun giornale-radio e telegiornale. Unica eccezione: le trasmissioni dei Mondiali di calcio che
vanno in onda per una « decisione politica » del sindacato dei
giornalisti, «per non privare il
grande pubblico di avvenimenti
sportivi di eccezionale importanza internazionale» (così recita
lo speaker prima e dopo ogni
partita). Essendo anch’io amatore di calcio, la cosa certo non
mi dispiace, però non vedo perché questa « decisione politica »
(?!) privilegia questo tipo di avvenimenti rispetto ad altri sicuramente più importanti, sia internazionali sia nazionali. Perché
privare, ad esempio, il grande
pubblico di un’informazione esauriente sulla sorte dei Palestinesi in Libano, o sulla nuova
stangata del governo, o sui giochi romani dei partiti che, all’insaputa di tutti, si preparano
— a quanto sembra — a nuove
elezioni anticipate? E sapere chi
si nasconde dietro la corda che
ha impiccato Calvi non interessa
proprio nessuno?
Non si tratta qui, ben inteso,
di mettere in questione il diritto
dei giornalisti — come di chiunque altro — ad usare l’arma
dello sciopero per le loro rivendicazioni. Ma è questa eccezionale deroga a favore di un avvenimento sportivo che fa problema. Perché? Perché non la che
confermare ed assecondare un
dato sociologico preoccupante,
più volte messo in luce da inchieste e statistiche: cioè la scarsissima domanda di informazione da parte dell’Italiano medio.
Si sa, i giornali più letti in Italia sono quelli sportivi, e le trasmissioni più ascoltate e guardate sono gli spettacoli di varietà,
le canzoni e i tele-film. Ma di
chi è la colpa? L’informazione è
ormai un prodotto che, come ogni altra merce, sottosta alla legge dell’offerta e della domanda,
per cui si dà alla gente quello
che chiede. Così almeno dicono i
managers dell’informazione. Ma
questa è una mezza verità perché si sa che la domanda è a
sua volta influenzata e determinata da chi dà l’informazione.
Per cui, in ultimo, la responsabilità ricade soprattutto su chi
sceglie, confeziona ed offre l’informazione, cioè i giornalisti e i
loro padroni. Ora, l’esempio dei
Mondiali è sintomatico perché è
rivelatore di una determinata
politica dell’informazione, intesa cioè come spettacolo.
La realtà però tornerà presto
a farsi sentire. E sarà certamente amara. Allora, forse, si scoprirà che nel momento in cui
tutto il paese era fermo davanti
al televisore, venivano prese decisioni politiche ed economiche
sulla testa degli italiani, in assenza quasi totale di informazione. Allora forse — chissà? —
anche i giornalisti ci ripenseranno e decideranno che in futuro possono valere deroghe anche
per altri latti importanti che riguardano lo vita quotidiana di
tutti.
Jean-Jacques Peyronel
Ma Begin è come Hitler?
La coscienza (degli ebrei democratici si ribella alla politica di aggressione del governo israeliano contro il popolo palestinese - Ne parliamo con gli scrittori Primo Levi e Natalia Ginzburg
« Dopo la seconda guerra mondiale, abbiamo amato e commiscrato gli ebrei che andavano a
Israele pensando che erano sopravvissuti a uno sterminio, che
erano senza casa e non sapevano
dove andare. Abbiamo amato in
loro le memorie del dolore, la
fragilità, il passo randagio e le
spalle oppresse dagli spaventi.
Questi sono i tratti che noi amiamo oggi nell’uomo. Non eravamo affatto preparati a vederli
diventare una nazione potente,
aggressiva e vendicativa. Speravamo che sarebbero stati un piccolo paese inerme, raccolto... ».
Natalia Ginzburg scriveva queste cose nel 1972. « E le ripeto
oggi tali e quali — ammette in
una breve conversazione — poiché sono sempre stata contro la
legge delle armi ». Firmataria
anche lei delFappello « Perché
Israele si ritiri » sottoscritto sul
quotidiano « La Repubblica » da
più di trecento persone è visibilmente scossa dalla recente
aggressione delle truppe israeliane in Libano.
La guerra
solo per difesa
A Primo Levi, ex-deportato ad
Auschwitz, autore del romanzo
storico 'Se non ora, quando?’ che
sta incontrando un successo notevole, chiedo un commento a
questa frase della Ginzburg. « E’
magnifica — ammette lo scrittore — ma se Israele fosse stato
un piccolo Paese inerme, raccolto, oggi non esisterebbe più. Sarebbe già stato cancellato almeno quattro volte. Leone Ginzburg
è stato un grande resistente e
Natalia, sua moglie, lo approvò:
dunque no alla guerra, ma allora mi chiedo: neanche quando
essa è guerra difensiva? La storia dei Valdesi, per esempio, dimostra che se fossero stati inermi oggi non esisterebbero più ».
Sollecitato da alcune nostre
domande sull’invasione israeliana Levi ammette che; « il nodo
di tutta la faccenda sta nel cosiddetto ’fronte del rifiuto’, ovvero della decisione dei Paesi
arabi in blocco, dopo la guerra
dei sei giorni, di non trattare con
, Israele e di non riconoscerlo.
Questo fatto — aggiunge Levi —
ha purtroppo fornito un ottimo
pretesto a Begin il quale non ritiene di condurre una guerra tra
nazioni ma di svolgere un’azione
militare legittima contro un
gruppo di terroristi. Oggi tutti
sbandierano una solidarietà con
i palestinesi però li massacrano
appena possono a partire pro
DAL CULTO DELLA CONFERENZA DEL I DISTRETTO
Una voce nel deserto
Matteo 3: 1-4
Vogliamo cogliere di Giovanni
Battista due aspetti: la sua etica
e la sua predicazione.
Giovanni vive e si prepara nel
deserto per compiere la sua missione, veste e si nutre dell’essenziale, vive il suo messaggio sino
in fondo.
Egli predica il ravvedimento
(= cambiamento di mente) annuncia il Regno di Dio, presente
nella persona di Gesù Cristo.
I.
Noi vogliamo riferire tutto
questo quadro a noi stessi non
per ridurlo, ma per precisarne i
contenuti.
E vogliamo qui deliberatamente osare di proporre di essere
noi, oggi, il tramile per indicare
Cristo agli altri.
Accettando questa proposta
dobbiamo innanzitutto avere la
piena consapevolezza di essere
« una voce che grida nel deserto », e, nello stesso tempo, sapere di essere noi coloro ai quali questa voce è destinata. Questo
vuol dire: sapere di essere « voce » nell’ambito della societcì iit
cui viviamo ed operiamo, e di
essere noi per primi chiamati a
vivere il messaggio che vogliamo
portare agli altri.
Dunque: una voce che grida
nel deserto. Ma, dove e cosa è il
deserto? E’ il mondo in cui viviamo!
Infatti, una delle più grosse
contraddizioni del nostro tempo
è di aver reso deserto il inondo
riempiendolo di problemi, di violenza e di morte in modo tale da
aver reso impossibile proprio
quella vita che avevamo pensato
di assicurarci attraverso miriadi
di beni di consumo che ci vengono offerti da altrettante miriadi
di voci. Ne siamo talmente invasi da rimanerne quasi del tutto
sommersi. Il deserto lo abbiamo
portato in casa nostra, nelle nostre famiglie, dentro noi stessi.
Il deserto, invece, di cui parla
l’Evangelo è là dove la vita è resa possibile solo se Dio è presente.
Se è così inteso, allora sì, bisogno andare a vivere nel deserto.
Cioè è necessario ricercare Za solitudine, l’isolamento e l’allontanamento dai frastuoni fisici e
psichici della nostra vita moderna per offrire a noi stessi una
chance per ascoltare la voce del
Signore. Il deserto allora è là
dove ìa vita acquista una qualità
nuova, è là dove si può trovare
una vita diversa perché « donata » nel luogo e nel tempo in cui
la vita, umanamente intesa, non
è possibile.
IL
Come ci poniamo noi « tribù »
valdese con i suoi clan, le sue famiglie e le sue individualità di
fronte a questa vocaz.ione (o proposta)?
Qui torna uno dei problemi piti
urgenti: come « tribù » valdese
abbiamo anche il compito di educare alla fede questi clan, famiglie e individualità. E’ un proble
ma che mantiene ancora tutta la
sua vitalità ed attualità perché
coinvolge i credenti di ogni età a
confrontarsi a tutti livelli con le
nuove generazioni.
La ricerca di sobrietà nuova
è d’obbligo: una sobrietà teologica ed etica, una maggiore octdatezza nei gesti che compiamo nella vita quotidiana, accompagnata
da un maggior senso critico nelle
scelte etiche.
Per essere autentici testimoni
dell’Evangelo il richiamo al rav
vedimento è di importanza prioritaria.
— Ravvedersi significa essere
messi a confronto con l’Evangelo
per quanto riguarda tutta la nostra vita.
— Ravvedersi significa rottura
col passato ma senza rinnegarlo
o disprezzarlo.
— Ravvedersi significa muoversi in un processo di rinnovamento continuo, in cui niente è
definitivo e ultimo, ma tutto risente della provvisorietà.
Ma in questo processo tutto
diventa critico dal momento che
Dio solo parla. Il suo Spirito non
riconduce indietro, ma procede
sempre verso l’immagine di Gesù
Cristo che è davanti a noi. Pertanto non vi sono più tempi di
« silenzio » di Dio, oppure assenza di voce profetica. Dio parla
sempre, ovunque ed in qualsiasi
circostanza. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che fra la tra
Aldo Rutigliano
(continua a pag. 3)
prio dai Giordani e dei Siriani.
E’ noto che hanno fatto più morti i Giordani contro i Palestinesi
che non gli Ebrei. E Begin, politicamente, gioca su questo fatto: noi — dice — i Palestinesi
non li vogliamo, ma voi Paesi
arabi li volete? Allora dimostratelo con i fatti ».
Israele e la
diaspora ebraica
Leggo a Levi l’atto di condanna all’attacco dello stato d’Israele contro le popolazioni palestinesi, votato dalla Conferenza del
II Distretto Nord-Italia delle nostre chiese in cui si sottolinea la
necessità di saper distinguere tra
lo stato d’Israele e il popolo
ebraico. « Sono d’accordo su questa distinzione — ammette Levi
— è doloroso dirlo ma c’è una
spaccatura, del resto la diaspora ebraica non è solo dispersione geografica ma anche di opinioni ».
— C’è oggi una differenza tra
ebrei credenti e non credenti riguardo alla politica di Begin?
« I credenti sono divisi quanto i non credenti. C’è un ’establishment’ ebraico — dice Levi — che è filo-israeliano ed è
anche religioso e c’è un altro
segmento di ebraismo che è religioso e che per ragioni religiose si dissocia dalla politica di
Begin ».
— Dunque non c’è nulla di
scandaloso che un ebreo dissenta dall’attuale politica d'Israele?
« Certo — prosegue Levi —
che non c’è nulla di scandaloso,
ma per alcuni questo è uno scandalo. E’ un po’ la situazione dell’italiano all’estero durante la
guerra fascista. Secondo Mussolini un italiano ovunque si trovasse avrebbe dovuto essere ligio alle decisioni prese dal governo... Ora non vorrei fare paragoni tra Mussolini e Begin ma
attualmente è vero che in modo
abbastanza oppressivo il governo di Israele chiede e pretende
intorno a sé un consenso totalitario che non può avvenire, perché malgrado tutto Israele è ancora un Paese democratico, che
registra una forte protesta interGiuseppe Platone
(continua a pag. 3)
Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall’Atto n. 79 della
sezione sinodale europea 1981, è convocato per
domenica 22 Agosto 1982
I membri del Sinodo sono invitati a trovarsi nell’Aula
Sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice alle ore 15.
II culto di apertura avrà inizio alle ore 15.30 nel tempio
di Torre Pellice, e sarà presieduto dal past. Giuliana Gandolfo.
Il Moderatore della Tavola Valdese
Giorgio Bouchard
2
2 vita delle chiese
9 luglio 1982
LA FORESTERIA VALDESE DI TORRE PELLICE
ALLE VALLI VALDESI
Struttura aperta, al servizio
della chiesa e del territorio
Ospiti in Germania
Da quasi un anno i coniugi
Longo hanno lasciato la direzione del Convitto di Pomaretto e
SI sono trasferiti a Torre Pellice
dove la Tavola Valdese ha affidato loro la gestione della Foresteria, in sostituzione del past.
Achille Deodato. Abbiamo intervistato il direttore, Adriano
Longo, per sapere su quale linea
intende muoversi la nuova gestione di questa opera cosi preziosa per tutta la nostra chiesa.
— Dal Convitto di Pomaretto
alla Foresteria di Torre Pellice:
è stato un passaggio indolore o
avete incontrato difficoltà?
— Abbiamo vissuto a Pomaretto una bella esperienza comunitaria a diversi livelli, da quello
della comunità valdese nella quale ci sentivamo inseriti, noi e il
nostro lavoro, a quella più ampia della comunità civile con la
quale eravamo sempre in dialogo (comune, scuola). Il passaggio a Torre Pellice ci ha immessi in un contesto totalmente diverso e molto meno omogeneo di
quello dal quale provenivamo, e
con molte tensioni. Da questo
deduciamo che il nostro inserimento avrà bisogno di tempi
molto più lunghi, ma siamo fiduciosi proprio per l’esperienza
precedentemente compiuta.
— Per anni la Foresteria è sta
ta identificata con la persona
del Past. Deodato il quale l’ha
creata e gestita egregiamente.
Voi siete una nuova generazione:
ci sarà continuità o cambiamenti?
— In effetti, nel dopoguerra si
assisteva ad un fiorire di iniziative sviluppatesi per la volontà
di persone con spiccati carismi,
capaci di creare intorno a sé un
grosso consenso. È inevitabile
che ad un certo momento si ponga il problema del « dopo »; riteniamo quasi impossibile trovare la persona che assume in
se gli stessi doni di chi l’ha preceduta, perché le persone sono
inevitabilmente diverse e per
esperienze fatte. Non rimane
quindi che diluire su più persone
quelli che sono i doni necessari.
D’altra parte, se è la Chiesa Valdese che vuole offrire ospitalità,
non può che essere una comunità che esprime l’insieme di
questi carismi.
Giungendo quindi al nocciolo
della domanda, riteniamo che ci
si muova nell’ottica di una continuità con il lavoro precedente, operando man mano quelle
aperture che nel dibattito comunitario si verificheranno come valide.
— Come concepite il ruolo della Foresteria rispetto alla testimonianza deila Chiesa- Valdese?
Puntate .sid consolidamento e
potenziamento del turismo ecclesiastico straniero o avete in mente di sviluppare, accanto a questa
impostazione, un altro tipo di
utilizzo di questa struttura?
Riteniamo che .sia un tutt uno. Non vediamo il nostro lavoro sganciato dall’essere della
chiesa nell’oggi. Anche se il nostro lavoro è un servizio alle
comunità che vengono per visitare il museo o i luoghi storici
delle nostre valli, pure l’interesse e più che mai sul momento
attuale. Come la chiesa esprime
la sua presenza nei problemi del
mornento, dalla diaconia al dibattito culturale, al contenuto
della predicazizone, tenendo d’occhio la realtà attuale. Vediamo
che vi sono ben più spazi in cui
essere presenti di quanti si riescano a coprire. Per quanto riguarda l’utilizzo della struttura,
contiamo di proseguire nella linea di un servizio per la comu
nità locale, pranzi comunitari, incontri, gruppi di lavoro e più
in generale nei confronti di iniziative culturali in collaborazione con gli Enti Locali. Avremo
quest’anno alcuni corsi musicali,
accompagnati da dibattiti e tavole rotonde. Si sono già tenuti
nei nostri locali una serie di concerti ed un’altra è appena iniziata a cura della Pro Loco. Le date
sono state concordate in modo
tale che coincidono con la presenza dei gruppi.
— Generalmente i gruppi ospitati alla Foresteria desiderano visitare i luoghi storici delle Valli
e conoscere più a fondo la singolare vicenda vaidese: a chi è affidato questo compito?
— La ricorrenza del 450“ anniversario del Sinodo di Chanforan ha incrementato le richieste
di ospitalità anche con compresenze di gruppi. Si è quindi posto il problema di avere delle persone disponibili a fare questo
servizio con gruppi diversi. Per
supplire alla momentanea ridotta disponibilità nostra, dovuta a
problemi di avvio e legata alle
trasformazioni avvenute nell’anno, abbiamo distribuito durante
un colloquio pastorale un programma di massima per i gruppi
in arrivo. In questo modo i pastori direttamente interessati
hanno potuto inserire queste
visite nel loro calendario; inoltre, ci si è appoggiati alla Società di Studi Valdesi ed a volontari locali. Indubbiamente questo è
un settore da potenziare, anche
con iniziative gestite dalla Foresteria stessa; occorre però del
tempo, ma contiamo di poterlo
fare.
— Qual’è il ruolo del Comitato
e della Chiesa locale nella gestione della Foresteria?
— Ciò che abbiamo detto in
precedenza circa le proposte che
comunitariamente possono essere pensate e gestite si adatta
bene al Comitato della Foresteria, con il quale a scadenze quasi mensili si sono esaminati tutti i problemi, e non erano pochi, che la trasformazione della
cucina e l’adeguamento alle disposizioni di prevenzione incendi ponevano. Dobbiamo dire che
il contributo del comitato è stato determinante, sia per il dibattito vivace che ha prodotto,
sia per il contributo di lavoro
rnanuale che ha portato. Analoga
rispondenza vi è stata in vari
membri della comunità che hanno aiutato nella preparazione in
vista dell’apertura e poi in più
occasioni sono stati presenti per
dare il benvenuto agli ospiti.
Ci auguriamo che questo sentire la struttura come propria e
quindi utilizzarla in questo senso
si radichi sempre di più. Riteniamo quindi che la primitiva intuizione di creare uno spazio aperto per rincontro tra la nostra chiesa e le innumerevoli
realtà esterne, del pastore Deodato 25 anni fa, sia ancora l’indicazione di marcia che si dimostra sempre più valida.
— Ospitate solo dei gruppi o
anche dei singoli?
— Attualmente la struttura è
organizzata per i gruppi e per il
Sinodo, è comunque possibile negli ambienti non occupati ospitare contemporaneamente singoli o famiglie. Riteniamo che sarebbe importante poter dare
continuità anche a questo servizio per la diaspora italiana.
Intervista a cura di
Jean-Jacques Peyronel
C’è anche
l'emergenza
Avventura a lieto fine per una
signora norvegese in visita alle
Valli.
La signora Berntsen faceva
parte di una comitiva di Avventisti norvegesi giunti nella tarda
serata di domenica alla Foresteria Valdese di Torre Pellice. La
signora madre di tre figli ed al
sesto mese di gravidanza nella
notte stessa doveva essere ricoverata d’urgenza al reparto maternità dell’ospedale per una minaccia di aborto.
Dopo alcuni giorni di degenza
con frequenti consultazioni telefoniche fra i rappresentanti della Compagnia di Assicurazione
che soyrintendeva al viaggio ed
i medici dell’ospedale, veniva
predisposto un apposito aereo
sanitario attrezzato con incubatrice che nella notte fra giovedì
e venerdì trasferiva felicemente
la paziente da Torino a Tromso
dove veniva ricoverata nel locale ospedale.
A. L.
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In risposta all’invito del past.
Eiss della Gustav Adolf Werke,
la terza media di Pomaretto si è
recata a fine maggio in Germania
nella zona di Stoccarda. Sono stati tre giorni densi di incontri, prima con la comunità di Schwäbisch Gmünd e poi in particolare
con il gruppo di animatori giovanili.
Nel quadro della presentazione delle Valli i ragazzi hanno
eseguito alcune danze e canti delle valli davanti ad un pubblico
per lo più all’oscuro dell’esistenza e dei caratteri del popolo valdese, come chiesa e come tradizioni.
Della chiesa valdese ed in generale degli evangelici in Italia
si è ancora parlato durante un
culto al quale è intervenuta anche la past. Sciclone: In questa
come in altre occasioni sono
emersi i caratteri propri della
chiesa evangelica, propri di una
comunità-minoranza che vive in
una realtà cattolica; i protestanti tedeschi sono, nella zona da
noi visitata, minoritari e come
noi discutono sul problema ecumenismo, ma senza dubbio è
molto diversa la situazione in cui
essi vivono per i forti legami
con la chiesa protestante della
Germania settentrionale: l’impressione che ne abbiamo ricavato è quella di una struttura
ecclesiastica molto solida ed imponente, con pregi e difetti della cosa.
Calorosa e sentita accoglienza
ci è stata offerta dalla piccola comunità di Perouse dove ancora è
molto vivo il legame con le Valli.
A. B.
Coretto
Il Coretto di Torre Pellice è
stato ospite dal 17 al 21 giugno
scorso della Brüdergemeinde e
defio Zinzendorf Gymnasium di
Königsfeld ed ha poi partecipa
to al Gustav-Adolf Pest di Villingen e St. Georgen.
Königsfeld, tranquilla cittadina
nella Foresta Nera, è conosciuta
in tutta la Germania per i suoi
quotati collegi e la sua scuola
gestita dalla Chiesa dei Fratelli
Moravi. Per i giovani di Torre
Pellice e S. Giovanni si è trattato dunque di un incontro estremamente interessante, sia per la
presa di contatto con una chiesa
dalla storia molto ricca sia per
10 scambio con gli studenti tedeschi. Il Coretto ha animato con
11 suo canto una serata con la
Brüdergemeinde ed ha poi partecipato al culto mattutino degli
studenti e a quello domenicale
della comunità (predicazione di
T. Vinay).
Infine, per la sesta volta in dieci anni, il Coretto ha cantato alla
Pesta del Gustav Addoif Werke
del Baden, partecipando all’incontro dei giovani il sabato a
Villingen (...ma di giovani ce
n’erano pochi!) insieme ad un
gruppo giovanile austriaco e poi
alla festa centrale della domenica insieme alla Corale di Angrogna.
F. T.
__________PRAROSTINO
Giornata comunitaria
Domenica 1“ agosto : Giornata comunitaria a Roccapiatta.
Culto unico alle ore 10,30 nell’antico Tempio di Roccapiatta,
e inaugurazione delle riparazioni aH’interno del tempio, dopo i
furti degli anni passati (portarsi l’innario). Pranzo al sacco
Lutto. E’ deceduta la nostra
sorella Comba Rachele ved. Fornerone della Losera di Roccapiatta, all’età di 88 anni. Il funerale si è svolto mere. 30 giugno
a Roccapiatta. Alle famiglie in
lutto rinnoviamo l’espressione
della nostra cristiana simpatia.
• Domenica 25 luglio, alle ore
8,30 : culto nella cappella del Roc.
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9 luglio 1982
vita delle chiese 3
Va presto per le piazze
e le strade della città...
RIVIERA LIGURE ^3 ßegiii è coiTie Hitler?
In ubbidienza all’ordine di Gesù, siamo andati recentemente
nella graziosa Albisola, il maggior
centro della ceramica ligure. Un
gruppo di fratelli e sorelle della
« diocesi » di Erminio Podestà ci
attendeva sul posto; infatti ad
Albisola c’è un locale di culto
della chiesa battista frequentato
da alene famiglie; nell’ora in cui
la gente cominciava ad uscire per
la passeggiata pomeridiana il
gruppo corale della chiesa di Via
Ettore Vernazza, con coralisti
delle chiese vicine ha attirato
l’attenzione dei passanti ai quali
un fratello distribuiva opuscoli
e porzioni dell’Evangelo; tra un
coro e l’altro messaggi di speranza rivolti ai presenti da Gaetano Puglisi, Gustavo Bouchard ed
Erminio Podestà; le persone erano colpite dal fatto che Dio non
ha scelto la via della violenza o
della umana potenza ma ha accettato di essere debole nella persona di Gesù e di morire sulla
croce per trionfare poi mediante
la risurrezione sulle potenze distruttrici dell’egoismo umano; infatti l’evangelo dà una risposta
ed un giudizio al clima di violen
za, di nostalgie imperialistiche e
dittatoriali che minacciano resistenza stessa del creato. Con la
gioia nel cuore i genovesi si sono congedati dal gruppo di Fratelli di Albisola e Savona certi
che « il pane gettato sulle acque
lo si ritroverà ».
La felice esperienza dello scorso anno in Via Assarotti ci aveva
stimolato a trascorrere una do-menica intera all’aperto per la
manifestazione di canto delle
scuole domenicali e dei giovani
della Liguria; purtroppo il tempo non ci ha favorito ma non
ci ha impedito di ritrovarci
ugualmente nella Villa Galliera
di Voltri la domenica 23 maggio; sin dal mattino all’alba i telefoni di Saro e del Pastore squillano e la domanda telefonica si
ripete con frequenza; piove! dobbiamo andare a Villa Galliera?
Le risposte invitano alla fiducia;
si va ugualmente all’appuntamento; seppure con ritardo, per
via dei treni e del tempo incerto
ci si trova nella stupenda villa
dove occorre il filo d’Arianna per
non tornare al punto di partenza... ci sono i gruppi di Vallecro
sia, Savona, Genova e Sampierdarena battista e valdese, metodista di Sestri, Avventisti ed il
coro di Via E. Vernazza, con elementi di altre chiese e guidato
da Domenico Carreri.
Il messaggio di Gaetano Puglisi si armonizza con il clima di
gioia e di testimonianza cui segue la preghiera di intercessione
di Erminio per l’ora difficile che
si attraversa; i cori dei bambini
riscuotono grandi applausi del
pubblico, felicemente trasmessi
dal microfono. La colletta viene
devoluta per un’attività evangelistica dell’ospedale.
La pioggia ritorna con insistenza e la maggioranza dei convenuti ripiega su via Buranello dove
la festa di canto prosegue con un
rinfresco e molti cori a lode e
gloria del Signore, facendoci gustare « quanto è bello che fratelli e sorelle dimorino insieme ».
Siamo grati al gruppo responsabile, particolarmente a Saro
per rimpegno con cui si è cercato di rendere gioiosa la giornata.
Gustavo Bouchard
CORRISPONDENZE
Tempo di professioni di fede
GE-SAMPIERDARENA — Nel
la domenica dopo Pentecoste è
stata accolta nella comunità Carla Gambaro dopo un lungo itinerario spirituale: l’occasione della scoperta della nuova Via è nata molto semplicemente; a scuola, nella classe della figlia Monica c’era una compagna evangelica che non frequentava la lezione di religione e con un nome straniero; la curiosità ha stimolato madre e figlia di conoscere la comunità dell’eretica e
sono venute in chiesa; il Signore ha operato nel cuore e la ricerca è proseguita con spirito
di preghiera e di approfondimento della Scrittura. La preghiera
di Michel Quoist letta al momento della professione di fede esprime quanto la sorella Carla ha
vissuto: « Signore, tu m’hai afferrata e non ho potuto resisterti;
ho corso a lungo. Tu m’hai inseguita e m’hai raggiunta; mi sono dibattuta e tu m’hai vinta; eccomi, Signore; ho detto di si col
flato sospeso, senza volerlo; e
mentre, tremante, ero come un
vinto al cospetto d’un vincitore.
Tu hai posato il tuo sguardo di
amore su di me... Ormai è fatta; Signore non ti posso dimenticare; in un istante m’hai conquistata; in un istante m’hai afferrata ed i miei dubbi sono stati spazzati via e i miei timori
sono stati fugati...
Cosa m’importano le cose, il
benessere, la mia vita; non desidero nient’altro se non Te, Signore. La gente sussurra: ”è
pazza”; ma pazzi sono loro che
non ti conoscono! Ormai il sole
della Tua grazia ha inondato tutto il mio essere e la mia vita risplende come un gioiello...; tutto è canto e gioia. Grazie Signore. Perché hai scelto me, proprio
me? Gioia, Gioia, pianti di gioia! ».
Che il Signore continui ad operare nella vita di questa neofita
e della comunità perché la Luce
■ Hanno collaborato a questo
numero; Domenico Abate,
Anna Bosio, Gustavo Bouchard, Gino Conte, Ditto Gardiol, Adriano Longo, Eugenio
Rivoir, Franco Taglierò, Cipriano Tourn.
di Cristo possa risplendere per
altre creature a mezzo della testimonianza umile e gioiosa.
• Nozze d’argento: i coniugi
Ricchetti Alba e Dino di Campomorone hanno celebrato il loro
venticinquesimo anno di vita in
comune nella chiesa; il pastore
ha rivolto agli « sposi » un pensiero augurale in un clima di preghiera perché si rinnovi ogni
giorno la benedizione del Signore.
TORINO — Diciotto sono state quest’anno le ammissioni fra
i membri della chiesa di Torino.
In tre culti, rispettivamente in
Via Villa e in Corso Vittorio il
giorno di Pentecoste, e in Corso
Principe Oddone il 6 giugno,
sono stati accolti Myriam Aldrighetti, Antonella Rivoira e Ferdinando Sala, del gruppo del Lingotto; Elena Michelini, Nadia
Mello, Paolo e Ermanno Decker,
Massimo Giordan, Luca Benech,
Luca Piccinini, Rakotomalala
Dieudonné, Marco Bressy e Adelio Cuccureddu il 30 maggio;
Giampiero Peyrot, Dario Pasero,
Luciana Papurello, Chiara Grassi e Tullio Braga la domenica
successiva. Un’agape fraterna ha
riunito buon numero di neo ammessi e parecchi membri di chiesa dopo il culto di Pentecoste.
Può essere interessante notare
che la metà esatta dei nuovi
membri comunicanti provengono
da un corso di formazione adulti organizzato quest’anno a cura dei pastori di Torino.
• Il 14 giugno un’assemblea di
chiesa ha discusso la relazione
del concistoro e la controrelazione preparata da Laura Leone, Danielle Jouvenal, Saverio
Merlo e Giorgio Vidossich. Sono
stati discussi in modo particolare problemi riguardanti il nuovo
salone di Corso Vittorio, l’ospedale valdese di Torino, il catechismo, le attività culturali, la
libreria Claudiana e i nostri rapporti con il movimento piemontese per la pace. L’assemblea ha
in seguito approvato un ordine
del giorno che raccoglie il parere
favorevole del locale gruppo degli amici della facoltà a proposito del progetto di creazione
di un posto di quinto professore
ordinario a Roma.
Incontri con la
comunità di base
AOSTA — Con una buona partecipazione di pubblico si sono
conclusi gli incontri promossi
dalla nostra chiesa e le comunità di base (c.d.b.). Li ricordiamo: al dibattito con G. Alles e
il past. Del Priore sui temi della liberazione dell’uomo ha fatto
seguito un incontro animato dal
past. P. Giampiccoli, Franco
Barbero della c.d.b. e Mario Treves, inségnante cattolico di Aosta. Ben preparato anche rincontro sull’attualità di Lutero introdotto all’ultimo minuto dal
past. Del Priore causa l’improvvisa assenza della relatrice past.
Giuliana Gandolfo. Infine, domenica 4, nell’ora del culto
Franco Barbero e il past. Platone, partendo dal testo di Efesini 4, hanno avviato un vivace
dibattito con molti interventi sia
dei valdesi presenti sia dei membri della comunità di base di Aosta. Un discorso avviato che
merita di essere proseguito in futuro.
(segue da pag. 1)
na poiché tra tutte le guerre che
Israele ha subito questa è sembrata la più pretestuosa ».
Non esiste un
piano di sterminio
Molti ebrei democratici, in Italia e altrove, vivono giornate di
angoscia di fronte a questo assurdo massacro che Israele ha
inferto fuori dai suoi territori
verso il popolo palestinese. A
partire da qui si è prodotta, specie nella diaspora ebraica progressista, una ferita profonda
che non si potrà facilmente rimarginare. In questi giorni si è
proposta, da più parti, anche in
occasione di manifestazioni pubbliche l’agghiacciante equazione
Hitler uguale Begin. « Ecco —
sbotta Prmo Levi, sul cui braccio sinistro è ancora impressa la
matricola del campo di sterminio di Auschwitz — respingo con
indignazione e con rabbia questi accostamenti. Non mi piace
Begin, fossi cittadino israeliano
non voterei mai per lui però, insomma, non è un Hitler. Il suo
scopo non è quello di sterminare fisicamente i Palestinesi. Agli
ottomila Palestinesi circondati a
Beirut Begin offre la possibilità
della resa con le armi personali,
nel ghetto di Varsavia i nazisti
agirono ben diversamente ».
Inoltre, aggiungo io, Begin è
stato democraticamente eletto
dal popolo. « Purtroppo — conclude Levi — anche Hitler, ma
ritornando a questo pericoloso
parallelismo è bene chiarire che
non esiste un piano israeliano di
sterminio del popolo Palestinese,
mentre è esistito un piano del genere nei confronti degli Ebrei.
Non solo ma fa parte della dottrina deirOLP la clausola della
distruzione fisica e geografica di
Israele ».
Una voce nel deserto
(segue da pag. 1)
gica conclusione della vita di
Giovanni Battista e noi vi è stato
il « fatto » Gesù Cristo che ha
dato una svolta unica ed irrepetibile alla storia dell'intera umanità, e vi è stato il « fatto » Pentecoste attraverso il quale Dio è
in continua comunione con l’uomo di ogni tempo. Attraverso il
suo Spirito Dio parla ancora,
oggi.
Il rischio che noi corriamo è
di non saper più distinguere la
sua voce dalle miriadi di altre
voci dei nostri contemporanei.
Perché l’Evangelo incida nella
vita di chi ci ascolta è necessaria
una grande umiltà da parte nostra.
Ed in questa situazione l’ascolto è possibile.
Siamo un piccolo popolo, ma
non un popolo insignificante.
Siamo una minoranza, ma significativamente valida.
Possiamo affermare ciò, ma ad
una condizione: che la nostra fede e la nostra etica rispecchi il
contenuto del messaggio che portiamo.
La voce autenticamente profetica è stata sempre debole ed isolata, ma ha trovato sempre riscontro nella coscienza di chi
l’ha percepita.
III.
Noi stiamo celebrando il 450“
anniversario di Chanforan. Senza idealizzare il passato, quella
fu una data storica molto importante: aderendo alla Riforma,
che stava coinvolgendo tutta
l’Europa, i Valdesi hanno preso
coscienza di essere una realtà valida e significativa, di avere qualcosa da dire, di essere una « vo
Corpo pastorale
Il corpo pastorale è convocato per sabato 14 agosto
alle ore 9 nell’Aula Sinodale
della Casa Valdese di Torre
Penice col seguente OdG:
1) esame di fede del candidato Eugenio Bernardini;
2) studio del materiale preparatorio in vista dell’Assemblea di Vancouver;
3) relazione della Commissione per il culto e la liturgia;
4) proposta di un nuovo catechismo;
5) varie.
♦ * *
Se l’esame di fede del can
didato avrà esito positivo, il
sermone di prova verrà tenuto nel tempio dei Coppieri
(Torre Penice), alle ore 17
del giorno
21 agosto
Tutti i membri delle Chiese
Valdesi, metodiste, libere, nonché gli invitati al Sinodo sono cordialmente pregati di assistere all’esame di fede e di
partecipare alla discussione
del sermone di prova.
Il Moderatore
della Tavola Valdese
Giorgio Bouchard
ce ». E questa voce, con lucida
coerenza etica, gridò raggiungendo persone ed istituzioni mettendole decisamente in crisi: vi fu
chi accettò questa voce, ma vi
fu anche chi la rifiutò rispondendo con la violenza e lo sterminio:
un tentativo non riuscito di mettere a tacere per sempre quella
voce.
Nell'area delle Valli, in particolare, il Valdismo dice molto^
poco, oggi, alla società che ci
circonda; non interessa.
Di fronte a chi vive il messaggio che porta non si può rimanere indifferenti: Israele non rimase indifferente di fronte al tnessaggio del Battista.
Non solo le nostre parole, ma
tutta la nostra vita deve essere
un grido di protesta.
Ma perché questa nostra posizione profetica sia valida è necessario anche verificare in quale area ci collochiamo nel campo della testimonianza, del sociale e del politico, tenendo ben
chiaro che l’integralismo è incompatibile con l’Evangelo. Tollerare o ammettere e praticare
l’integralismo significa venire ad
un compromesso con l’Evangelo.
E ogni compromesso è sempre
mistificante e fuorviante.
IV.
Se dunque, accettiamo questa
proposta che comporta tutta una
problematica molto complessa,
e se accettiamo questa sfida, che
ci viene dalTEvangelo, ad essere
coerenti testimoni di Gesù Cristo, allora:
— Possiamo denunciare, senza
alcun timore, il male ovunque si
trovi: a livello politico, a livello
ecclesiastico, a livello di popolo
proclamando le esigenze dell’amore di Dio che chiama gli
uomini ad amarsi in Cristo fra
loro.
Nel messaggio cristiano vi è
ancora posto per ammonire e
denunciare.
La verità dell’Evangelo è come luce per occhi malati.
La chiesa, cioè la comunità dei
credenti, non deve aver timore
di chiamare le cose col loro proprio nome.
— Possiamo richiamare gli uomini a praticare la giustizia presentando loro le esigenze della
giustizia di Dio rivelataci in Gesù Cristo.
Non possiamo limitarci a denunciare gli uomini perché non
hanno messo in pratica l’amore
e la giustizia di Dio, ma dobbiamo decisamente richiamare gli
uomini a compiere gesti che rispecchino questo amore e questa giustizia.
Amen.
4
4
obiettivo aperto
9 luglio 1982
DAL CONVEGNO DI COMISO SU FEDE E IMPEGNO PER LA PACE
Riconversion©: utopia necessaria
ta orXir'’'h ^
p duzione bellica possa aumentare la disoccupazione
questo numero il resoconto forzatamente parziale, del numeroso materiale di lavoro emerso dal
convegno di Comiso della scorsa Pentecoste agli sSf del
du.tr sulla riconvLsIone dell’S
vellica aggiungiamo il rapporto del gruppo che ha
avorato soprattutto sulla relazio^ di Enea Suetti sul
1 equilibrio politico nell’area del Mediterraneo
«L ingegner Stefanini, ammimstratore delegato della nota
di armamenti navali
Oto Melara di La Spezia, ha piazzato sul confine antistante i capannoni dell’azienda un vecchio
trattore di cui ad un certo punto
SI tentò la produzione in questa
impresa da sempre attiva unicamente nel campo bellico. Ovviamente l’esperimento fallì non ottenendo il successo di mercato
che ci si aspettava e ora questo
residuato del tentativo di produrre strumenti di lavoro e di
pace invece che di guerra e di
morte sta davanti agli operai come un monito che ricorda loro
a cosa portano le pretese dì riconversione dell’industria bellica »,
Con questo esempio simbolico
Alberto Tridente ha aperto la sua
relazione a Comiso sul tema delia riconversione deirindustria
bellica sottolineando, a partire
dalla sua esperienza di sindacalista, la difficoltà di un’azione in
questo campo. La difficoltà è oggi connessa all’ambito sempre
più vasto dell’industria bellica
che non produce più singole armi ma complessi « sistemi d'arma ». « Alcuni esempi recenti _____
ha detto Tridente riferendosi alla guerra delle Falkland-Malvine
niostrano che ad un cacciatorpediniere che scorta una flotta
aerea è necessaria la protezione
elettronica e missilistica. Ogni
mezzo bellico richiede quindi un
di altri mezzi ausiliari e
l insieme di questi mezzi costitui
sce ciò che si chiama sistema
d’arma ». La complessità di questa produzione fa sì che si moltiplichino le imprese impegnate
anche marginalmente, nella pro^
diizione di parti singole creando
vari livelli di indotto.
« Il settore armiero, forte di
90 - 100.000 lavoratori, è un settore fondato sulla scommessa
della guerra o per lo meno su
condizioni di conflitto o di timore di conflitto o da ragioni di sicurezza nazionale intesa per lo
più come difesa da ceti sociali interni, non più disposti a accettare sistemi di sfruttamento e
dominazione intollerabili ».
Dopo aver osservato, a titolo
di esempio, che l’Argentina per
la prima volta dalla sua nascita
ha usato quest’anno le proprie
armi per una guerra esterna dopo averle rivolte per decenni contro il proprio popolo in forma
repressiva. Tridente è arrivato
alla contraddizione fondamentale insita nel settore specifico della produzione bellica e in quello
ben più vasto (ha menzionato anche la Riv SKF del Pinerolese!)
della collaborazione indiretta alla produzione bellica.
La contraddizione
fondamentale
« Il fatto di manifestare il sabato e la domenica per i movimenta di liberazione, contro la repressione e la pratica del far
sconiparire gli esponenti dell’opposizione politica e sociale in decine e decine di paesi del mondo, per poi tornare in fabbrica
il lunedì per produrre i sistemi
darma che verranno venduti ai
carnefici di quelle vittime per le
quali si è manifestato il sabato e
la domenica, rappresenta il più
perverso processo di rimozione
immaginabile prodottosi nella
coscienza di centinaia di migliaia
di lavoratori e tecnici in Italia,
in Francia, in Gran Bretagna, negli Stati Uniti, nell’Unione Sovietica. Ora non è possibile credere
u/ffi nascita di un movimento
della pace forte e compatto con
la partecipazione della sinistra
e del movirnento sindacale fintanto che esistono queste connessioni e complicità e questa identificazione con la speranza di
guerra, che è tutto l’opposto di
una cultura e di una lotta che si
aprirne nella speranza dì pace.
E giunto il momento, in Italia,
in Europa, che i movimenti dei
Ceti che si considerano piuttosto
vittime che carnefici, rifiutino
anche di essere alleati e complici dei carnefici ».
E’ in base a questa necessità
inderogabile — ha affermato Tridente — che in questi anni si è
fatta strada tra alcuni dirigenti
sindacali e poi via via tra decine
e centinaia di delegati sindacali,
l’esigenza anzitutto di conoscere
e denunciare la realtà, la mappa
dell'industria bellica italiana, l’intreccio di connessioni e interessi, e in secondo luogo di scindere le responsabilità rifiutando
complicità e interessi che nulla
hanno a che vedere con quelli
dell’occupazione dei lavoratori.
Per la protezione
civile
In positivo, rinviando ad altri
suoi scritti per i dettagli. Tridente ha sottolineato la necessità di
prernere sulla politica nazionale
in vista di un rilevante sviluppo
della protezione civile. « Senza
una proposta in questo senso,
senza una domanda alternativa a
livello di bilancio dello Stato,
non passa alcuna linea di riconversione industriale del settore
Sei punti
da approfondire
bellico. Un bilancio di 750 miliardi per un triennio, quale quello
proposto dal ministro Zamberletti non produrrà certo riconversione dell’industria bellica sul
versante della protezione civile.
E’ quindi necessaria una modifica del panorama nazionale e
delle scelte prioritarie e le proposte devono salire dal basso,
dalle fabbriche, dall’inventiva
operaia, in uno sforzo di adeguare le scelte dei sindacati e dei
partiti politici ad una cultura di
pace anziché ad una cultura fondata sulla scommessa della guerra ».
Certo su questa strada il sindacato è ancora arretrato, ha dichiarato esplicitamente Tridente.
« Diciatno chiaramente che è meglio la cassa integrazione che rifornire di armi argentini e cileni.
Ma quando la cassa integrazione la decide Agnelli perché il
settore auto va male, sindacati e
partiti incassano e chiedono fondi per rifornire la cassa integrazione. Quando invece si tratta
dell’industria bellica, si ha un
sacro timore che entri in crisi
proprio quel settore armiero che
ha così abbondantemente arricchito e armato assassini dichiarati e si ha paura di rischiare la
cassa integrazione per qualche
migliaio di lavoratori ».
L’oratore ha tuttavia ripercorso il cammino compiuto finora
all’interno del dibattito sindacale ricordando che è stato ottenuto l’inserimento nell’ultima
piattaforma contrattuale del diritto di obiezione di coscienza
per i lavoratori dell’industria
bellica. Non si tratta comunque
di una meta, ma solo di una tapta a partire dalla quale la lotta
deve proseguire.
F. G.
TRA I LIBRI
NOVITÀ’ CLAUDIANA
Nella « Piccola Collana Moderna » esce il n. 43;
I matrimoni
interconfessionali tra
cattolici ed evangelici
a cura della Commissione del Sinodo delle
Chiese valdesi e metodiste
pp. 144, L. 4.600
complesse terminologie giuridiressa un ecclesiastiche un problema umano che inte
opztone» H^^ di fumig/ze. £’ giustificato il «diritto di
nascituri cattolica continua tenacemente a porse sui
Zsi nò e ^ impegno preventivo al bat
tesimo e all educazione cattolica degli eventuali figli?
Chiesi tempio evangelico con'l’assenso della
cetiahilc ÌhJ ’ impen.sabile, è oggi possibile. Ma è ac
tolici-^ semorP^rArr"®^-"!^ imposte dalTautorità cat
.olS celSo'p’Ì‘.'d'Ìga !'■ " '
e ne?ia'‘nrass?Itf’egi^Iazione delle Chiese
e nella pia.ssi di questi ultimi dieci anni in questo che è ffiusta
mente considerato il « banco di prova » della reale volontà ecume
del Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste pre.scnla oia il primo n.sultato del suo lavoro che intende fornir-e un
® teologico del problema, esaminando in
mrnódtm cattolica e valdese
nemmenf ' H u- f®Stuta nell ultimo decennio e j tentativi di supeianitnto dell attuale situazione di stallo.
nare le "^“''■^tirio per risolvere questo problema ed elimi
dfffìcn- ^ ma m • nei singoli è certo ancora lungo e
cónoscerJ^^f .P?sso determinante può es.sere costituito dal
volumetto. essenziali. E’ quel che si propone questo
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 Torino - c.c.p. 20780102.
Innanzi tutto occorre ribadire
ed estendere l’appello per sospendere la costruzione della base missilistica di Comiso che dice:
« Chiediamo al Governo italiano di non dare inizio alla costruzione della base per i missili
CRUISE presso l’aeroporto di
Comiso. Sospendendo la costruzione della base, l’Italia darà un
contributo positivo alla riduzione progressiva degli armamenti nucleari, all’Ovest come all’Est,
sino alla loro totale eliminazione, stimolando inoltre, positivamente, la trattativa di Ginevra ».
La discussione nel gruppo di
lavoro ha fatto emergere la validità del ricercare modelli di sviluppo e di rapporti societari alternativi utili all’affermazione
della pace. Occorre superare la
scissione tra religione e politica
per soluzioni simili a quelle delineate da Campi nella sua terza
ipotesi.
Ciò premesso, il gruppo di lavoro ha convenuto che occorre
approfondire la conoscenza ed
allargare l’iniziativa sui temi seguenti nel rispetto degli interessi delle varie componenti del movimento per la pace.
1. Le trattative per il controllo e la riduzione degli armamenti, nucleari e convenzionali, debbono essere genuine e non contraffazioni propagandistiche. Anche per questo scopo occorre
che i governi dei paesi europei
alleati delle due superpotenze siano presenti e attivi entro negoziati che riguardano organizzazioni ed interessi asimmetrici.
Senza tale partecipazione le trattative non possono produrre assetti condivisi di sicurezza per
tutti.
2. Nelle leggi e nella prassi politica occorre ottenere in ogni
paese il massimo controllo parlamentare e pubblico sulle organizzazioni, sui mezzi, sui costi
e sulle dottrine delle Forze Armate nonché sulle industrie della difesa: tali controlli sono infatti un requisito essenziale per
un accordo di riduzione degli
armamenti e delle misure per
stabilire la reciproca fiducia.
3. Nelle organizzazioni e nelle
leggi dei vari paesi occorre far
evolvere la rifiessione sulla difesa verso i temi e le predisposizioni per la protezione e la difesa
civile, nonché verso le forme di
resistenza civile non violenta:
tutto ciò può sviluppare una
maggiore coscienza collettiva dei
pericoli della violenza militare e
sollecitare impegni alternativi di
contributo ad una reale sicurezza.
4. Nei rapporti tra gli stati occorre mettere sempre in evidenza la necessità di mantenere le
eventuali contese relative a temi
vitali e forieri di scontri militari — quali quelli dei rifornimenti petroliferi e del possesso del
mare — esclusivamente sul piano
degli accordi pacifici e del mutuo vantaggio.
5. In questo quadro generale
occorre promuovere nelle coscienze la richiesta di trasferire
le ingenti risorse oggi destinate
agli armamenti verso piani di
cooperazione e di sviluppo che
affrontino i nodi del rapporto
nord-sud; bisogna operare modifiche alle ragioni di scambio, come quelle basate sulla vendita di
armi in cambio di materie prime, realizzando invece una progressiva riconversione dell’industria bellica attraverso una domanda alternativa di beni socialmente utili (protezione civile, trasporti, sanità, istruzione, tecnologie produttive agricole e industriali, ecc.).
6. In questo quadro riteniamo
importante impegnarci non solo
intorno a linee di mutamenti politici generali, ma anche nella
promozione di comportamenti e
scelte di persone, di gruppi e di
organizzazioni che siano immediate manifestazioni di una cultura della pace che faccia crescere dal basso la richiesta del
disarmo e della pace.
(Rapporto del gruppo di lavoro
su produzione bellica e disarmo).
In cosa
credono
gli italiani
In questo suo saggio acuto
quanto di piacevole lettura (Longanesi, L. 9.000) Giorgio Bocca
indaga le virtù sommerse di un
popolo pieno di difetti, di una
nazione schizofrenica divisa fra
pubblica menzogna e verità privata, fra Europa e campanile, fra
il boom industriale e l’antica anima contadina. « Gli italiani credono che sia doveroso, anzi necessario rivolgersi prima al dogma, al verbo, alla verità rivelata, alla sacra scrittura, alla politica come scienza, alla Città del
Sole, al Sol dell’Avvenire e a tutte le astrazioni che non servono
a vivere nell’attuale, salvo poi
tentare di correggerle, di tradurle in pratica ricorrendo a un
pragmatismo anarcoide, individuale, familista... Credono nella
famiglia, o almeno ne fanno un
loro personalissimo uso; credono di essere buoni; credono nella
fortuna e nella felicità da fragore (come le loro feste, celebrale
con botti, castagnole e petardi);
credono alla ’sistemazione’ e praticano l’arte di sopravvivere e
l’arte di arrangiarsi... V’è forse
una sola cosa in cui gli italiani
non sono disposti a credere, ed
è la guerra. Da quella è difficile
uscire, anche se neH’ultima abbiamo fatto il capolavoro di perderla e poi di vincerla, semplicemente spostando il maresciallo Badoglio al posto del cavalier
Benito Mussolini ». In ordine
sparso, a passo di parata sfilano
politici e sindacalisti, industriali e intellettuali, giornalisti e preti, operai e burocrati, gente di
spettacolo e gente di tutti i giorni, quella che quotidianamente
dà spettacolo di sé. Ci siamo tutti, proprio tutti. E, anche se Bocca lo dice meno chiaramente di
altre volte, è mancata e manca
la Riforma.
g. c.
5
9 luglio 1982
obiettivo aperto 5
450« ANNIVERSARIO DELL’ADESIONE DEI VALDESI ALLA RIFORMA PROTESTANTE
Chanforan: i valdesi invertono la rotta
La ricostruzione storica delTormai famosa assemblea di
Chanforan in Val d’Angrogna,
svoltasi tra il 12 e il 18 settembre del 1532, in cui il popolo valdese aderì, ufficialmente alla Riforma protestante, è andata molto avanti in questi anni. Certo
non si conoscono i dettagli del
dibattito anche perché non sono
pervenuti i verbali, se mai ci fossero stati, delle sedute. Ma si conoscono molti retroscena dì
Chanforan grazie al carteggio
intercorso, due anni prima della
storica assemblea, tra i Barba
Morel e Masson e i riformatori
Ecolampadio e Bucero. E oggi
siamo informati anche su nuovi
particolari del dibattito, di quel
co tempo prima? Da un lato si
decide di finanziare la versione
di una nuova Bibbia in francese
( quella che realizzò inagnifìcamente l’Olivetano, parente di
Calvino) e dall’altro si scrivono,
per cosi dire, gli atti finali del
Sinodo in italiano ; mi chiedo in
che lingua si sarà discusso a
Chanforan? Un’altra questione : dati certi alla mano sappiamo che la maggioranza dei
Barba — i predicatori nomadi
del valdismo medioevale — furono contrari ad aderire alla Riforma. Intendevano continuare
come prima : vita clandestina e
notturna, una pietà ancora cattolicheggiante ( preghiera delle
ore, digiuni, scoprimenti di ca
Una visita annunciata
Giovanni Ecolampadio al suo Bucero.
In Cristo salute!
Mi rallegro, mio Bucero, se sei tornato salvo a casa. Verranno da te quei Valdesi, uomini certamente molto pii, per
ascoltare anche il tuo consiglio su alcune questioni. Ti mostreranno che cosa io ho risposto loro. Per non perdere tempo
con molti discorsi, leggerai i miei scritti e darai loro consigli
migliori o li approverai con qualche piccola raccomandazione
affinché essi, così da te congedati in pace, comincino a correggere le loro opinioni! Li tratterai secondo la tua umanità. Se
ora a causa delle occupazioni non hai tempo, commetterai
ciò aH’ufficio a Capitone. (...)
Vale! Basilea, 17 ottobre mille cinquecento trenta.
(da « Le confessioni di fede dei valdesi riformati »
ed. a cura di Valdo Vinay, Claudiana 1975).
lontano settembre, grazie al rinvenimento della deposizione del
giovane Barba Griot interrogato daU’Inquisitore ad Aix, pochi
giorni dopo Chanforan. Il giovane apprendista Barba c’informa del fatto che sotto i castagni
di Chanforan si discusse, piuttosto vivacemente, della giustificazione per grazia mediante la
fede. Tema, quest’ultimo, centrale nella Riforma protestante di
cui però non si trova traccia
esplicita nella dichiarazione conclusiva di Chanforan. Evidentemente la dichiarazione finale riportava soltanto i punti sui quali si era raggiunto il pieno accordo dell’assemblea. I verbali
del processo Griot, pur completando il quadro offertoci dalle
’proposizioni’ approvate a Chanforan : « en presencia de futi li
ministri — come afferma il cattivo italiano del documento —
et ecian dio del populo », non
fanno completamente luce sull’avvenimento.
Interrogativi aperti
Restano, insomma, molte ombre. Molti interrogativi aperti.
Per esempio a molti piacerebbe
sapere cosa disse Farei, l’amico
di Calvino, per convincere i rappresentanti della diaspora valdese europea ( essa andava dalle Puglie e Calabrie sino alla Marca del Brandenburgo e
in Pomerania passando dalla
Francia meridionale, la Spagna
settentrionale e via dicendo) ad
accogliere la Riforma protestante che in quegli anni stava squassando alle fondamenta il monolite cattolico. Ma poi, fu veramente Farei a dominare il dibattito o non furono piuttosto i
rappresentanti della Riforma
italiana, come l’agostiniano Mainardi che in quei mesi infuocava Asti con le sue prediche luterane? Ma se a Chanforan la
parte del leone la fecero i riformati italiani — che più tardi verranno stroncati dalla Controriforma — come mai i Valdesi decisero di stampare una nuova
Bibbia in francese e non si pensò invece di utilizzare la traduzione italiana della Bibbia del
Brucioli, stampata a Venezia po
po, celibato) che si accompagnava ad una lettura della Bibbia
piuttosto letteralista e limitata
solo ad alcuni « pezzi forti ». Malgrado il dissenso dei Barba, a
Chanforan vincerà, come sappiamo, la linea riformata. Dunque
fu il popolo valdese e non i suoi
’pastori’ a far pendere la bilancia decisamente dalla parte della Riforma. Il popolo valdese
contava più dei suoi dirigenti.
Entrando nell’alveo della Riforma i Valdesi presentavano un
passaporto sicuro poiché da più
di trecento anni essi ritenevano
la Bibbia centro della loro vita
di fede. E guarda caso, come
l’inizio del Valdismo a Lione fu
caratterizzato da una traduzione parziale della Bibbia in franco-provenzale ( finanziata dallo
stesso Valdesius), cosi a Chanforan l’assemblea valdese, erano
quasi tutti agricoltori di montagna, riesce a tirare fuori una cifra enorme per realizzare l’obiettivo di dare una Bibbia ad ogni
famiglia. La centralità della Bibbia è il grande tratto comune tra
il prima e il dopo Chanforan. Ma
detto questo tutto il resto era da
correggere. E a Chanforan si
opera questa correzione di rotta.
Certo che se a Chanforan anziché un travaso si fosse arrivati
ad un approfondito e serrato
confronto tra la teologia dei Barba e la teologia dei Riformatori
non si sarebbe certamente messa da parte, con tanta rapidità,
l’eredità antica della protesta
medioevale.
Per noi sarebbe interessante,
oltreché nuovo, per la testimonianza evangelica nel nostro Paese tentare di coniugare gli aspetti più biblicamente autentici del
Valdismo antico con l’attuale
quadro riformato in cui viviamo. Per parlare chiaro penso:
all’intransigente rifiuto della violenza da parte dei primi Valdesi,
alla loro ricerca di una vita povera per essere liberi, alla loro
visione di una chiesa minoritaria e critica verso i poteri di
questo mondo, al privilegiare
nelle predicazione e nell’etica
quotidiana i radicalismi di Gesù insieme alle linee d’azione
emergenti dal Sermone sul
monte.
Attualità
della Riforma
Dal 450" anniversario dell’adesione dei Valdesi alla Riforma,
oltre a problemi storici di ulteriore messa a fuoco degli avvenimenti passati, sorge una domanda centrale : cosa significa,
oggi, essere protestanti nell’Italia del 1982? Non c’interessa comporre un « vademecum » per le
singole situazioni, lasciamo volentieri ad altri questo stile di
impartire direttive dall’alto su
come comportarsi nei diversi
frangenti della vita, ma nel quadro della ricerca che ci vede impegnati mi sembra che bisognerebbe tenere presente nelle risposte reali che, in quanto riformati intendiamo dare, l’intreccio
tra il nostro passato e il presente. Per esempio noi possiamo
dire sì, alla centralità della Parola di Dio nella vita personale
e comunitaria, letta e spiegata
con tecniche scientifiche e moderne. Possiamo dire sì ad un
nuovo rapporto con lo stato (le
Intese non vanno forse in questo senso?) e con ì potenti rifiutando ogni privilegio economico, ogni accomodamento. Si
anche ad una chiesa i cui predicatori non trascorrino tutta la
loro vita in pochi kilometri quadrati illudendosi di conoscere e
capire le diverse situazioni. Possiamo dire sì, ad una chiesa minoritaria che porta avanti, certo
a fatica, una sua riflessione teologica originale, non scopiazzando le grandi chiese, ma cercando una propria linea d’azione...
Forse si tratta di fare quello
che l’ecumene protestante aspet
ta da noi. Essere insomma noi
stessi. Con quella libertà e quella autonomia che caratterizzano
sia la testimonianza al Cristo
degli Evangeli sia i rapporti di
fraternità all’interno della grande e multiforme famiglia riformata.
Pagina a cura di G. Platone
INTERVISTA ALLO STUDIOSO DEL VALDISMO MEDIOEVALE
Quattro domande a MoInàr
Quattro brevi domande e quattro risposte spontanee su Chanforan di Amedeo Molnàr, della
Università Comenius di Praga,
non esauriscono certamente quello che lo storico Molnàr — uno
dei maggiori specialisti contemporanei di Valdismo medioevale
— ha scritto e detto sul significato della storica assemblea. La
intervista che vi presentiamo è
recente. E’ stata realizzata a Roma, durante un rapido soggiorno a carattere accademico dell’insigne storico, presso la nostra Facoltà di teologia.
— Ritengo Chanforan una svolta fondamentale dei Valdismo.
E’ giusta — secondo lei — questa
valutazione?
— Chanforan e gli anni immediatamente successivi hanno certamente avviato una svolta nella storia del Valdismo latino. Da
quel momento in poi la coscienza avuta sino ad allora da parte
del Valdismo circa la propria
missione all’interno della società
globale subisce un cambiamento.
Dal messaggio della seconda Riforma, ovvero la Riforma cinquecentesca, il Valdismo non
aveva, secondo me, da imparare
molto se non l’essenziale : la presenza operante di Dio giustificante in Cristo.
— Alla luce degli studi più receni in materia cosa ha perso e
cosa ha guadagnato il movimento valdese a Chanforan?
— Ritengo che dopo Chanforan i Valdesi abbiano troppo
presto ed in modo eccessivamente sbrigativo abbandonato certe
intuizioni evangeliche vissute dai
loro predecessori, che avrebbero
potuto e dovuto riesaminare con
paziente responsabilità teoogica
e, se giustificabili alla luce della
testimonianza biblica, riproporre queste intuizioni all’attenzione della Riforma cinquecentesca
europea. Penso per esempio alla
loro vecchia scoperta secondo
cui la cosiddetta cristianità maggioritaria non può legittimamente richiamarsi al nome cristiano
se si sottopone al criterio del
messaggio apostolico e profetico. Riproporre insomma il problema del come essere una presenza cristiana confessante nel
mondo degli uomini. Aderendo
alla seconda Riforma il Valdismo, d’altra parte, ha guadagnato un pensiero teologico coerente, chiaro e strutturato a partire dal centro del messaggio biblico nel suo insieme. Grazie ai
contatti con fratelli riformati,
anche geograficamente prossimi,
i Valdesi poterono alimentarsi in
modo più o meno continuo. Mentre il contatto con i laboratori
teologici della prima Riforma
sono sempre stati, per i Valdesi
latini, di difficile accesso e quindi insufficienti ad alimentare uno
svoluppo organico e duraturo.
— Quali elementi coglie nella
vicenda di Chanforan sui quali
la nostra chiesa potrebbe, oggi,
utilmente riflettere?
— Una nuova presa di coscienza degli elementi essenziali del
dialogo mancato tra la prima e
la seconda Riforma. Perché appunto questo dialogo mancato
è una delle cause di debolezza
della testimonianza protestante
all’interno dell’evoluzione societaria ulteriore e che va fino ai
giorni nostri. E’ ovvio: con degli « slogane » non si risolve
niente. Una presa di coscienza
seria presuppone uno studio approfondito.
— In due parole: cosa significa, per lei, essere valdese e riformato nel 1982 in Europa?
— Confessare e vivere la libertà dataci in Cristo e pensarla,
anche con le mani, per gli altri.
Letture
Jean Gönnet - Amedeo Moi.nàr. Les
Vaudois all Moyen Age. Claudiana,
Torre Pellice 1974.
Amedeo Moi.nàr. Storia dei Valde.si/I.
Torino 1974.
Jean Jalla. Storia della Riforma in
Piemonte fino' alla morte di Ernanuele Filiberto. 1517-1586. Torre
Pellioe. 1914.
Auou.sto Armand Hiu;on. La .Riforma in Piemonte, vicende c persona/jgi Torre Pellice 1969.
Valdo Vinay. Le confessioni di fede
dei valdesi riformati, con documenti
del dialogo fra « prima » e « seconda » Riforma. Torino 1975.
Amedeo Molnàr. La protesta valdese
e la prima Riforma. Quaderni della
G.E.I.. 1966.
Vai.DO Vinay. La prima e la seconda
Riforma nel passato e nel presente
della Chiesa Valdese, in « Protestantesimo )) .3-4-1967.
Franco Giamimccoli - Carlo Papini.
L'eredita del Valdismo medioevale.
Claudiana. Torino. 1974.
Giuseppe Platone. 15.32 Chanforan:
.svolta del Valdismo, Società di Studi
Valdesi. Luserna S. Giovanni 1982.
Vittorio Si:hilia. Chanforan 1532 o
la presenza protestante in Italia, in
« Protestantesimo d 2-1982.
Gabriel Audisio. Le barbe et Vlnqui.siteur. Édisiid. .Aix - en - Provence
1979.
6
6 cronaca delle Valli
Guerra
di
secessione
Il capogruppo della DC, Celeste Martina, ha più volte denunciato carenze di consultazioni, di
iriformazioni e — a sentire lui —
si direbbe che l’attuale presidente della comunità, una donna, gestisce la comunità in maniera
antidemocratica.
A ben guardare però le vere
ragioni della linea politica democristiana stanno nella ricerca
del potere a tutti costi e con ogni
mezzo.
Lo stesso Celeste Martina infatti è un uomo del potere, si
trova a suo agio accumulando
potere politico: attualmente è
consigliere a Lusernetta, capogruppo DC alla Provincia, presidente del Comprensorio di Pinerolo, consigliere nazionale dell’ANCl, oltreché membro della
direzione provinciale democristiana (e forse ha qualche altra
carica che non conosciamo).
La lotta per il potere è lotta
politica per eccellenz.a e non
dobbiamo quindi stupirci se questo viene perseguito dalla DC.
Ma in vai PeUice occorre interrogarsi se sia lecito contrapporre i valdesi ai cattolici su una
questione che tutto sommato, è
esterna alle principali preoccupazioni delle due comunità religiose, se sia lecito sollevare sempre e solo questioni di metodo,
mentre sulla sostanza dei provvedimenti amministrativi si sia
in completo accordo tra le forze
politiche.
Lotta per il potere sì, ma nella
chiarezza delle posizioni e dei
programmi perché gli elettori
possano tra tre anni democraticamente decidere chi li dovrà amministrare.
Il ricatto della secessione non
serve, nè a conquistare il potere,
né a creare una consapevolezza
nraggiore Ira la gente su, come
risolvere i gravi problemi della
valle. Serve sola a aumentare il
qualunquismo e la sfiducia nelle
istituzioni.
Può darsi che sul qualunquistno qualcuno pensi di costruire
il proprio potere, ma sarebbe un
potere illusorio. Il potere nel nostro sistema democratico è in
primo luogo consenso attorno ad
un programma per la soluz.ione
di problemi della gente.
Ciò vale sia per la maggioranza che per la minoranza.
L’atteggiamento democristiano
verso la secessione contraddice i
principi della democraz.ia.
9 luglio 1982
COMUNITÀ’ MONTANA VALLI CHISONE E GERMANASCA
Verso il riciclaggio dei rifiuti
Il consiglio della comunità a causa di assenze o urgenze sta perdendo
la sua funzione di discussione dei problemi. Due argomenti affrontati
Concerto corale
E in corso in Val Pellice una
dura battaglia politica: da una
parte le sinistre e il PLI, dall’altra la DC. Come abbiamo vifevito
nello scorso numero questa contrapposizione assume i caratteri
di una vera e propria « guerra di
secessione ». La DC vuole arrivare ad una spaccatura della comunità: da una parte i comuni dell alta valle ( i comuni «valdesi » )
e dall’altra i comuni della bassa
valle (Luserna, Bibiana, Bricherazio, i comuni «cattolici »).
Motivo di questa minacciata secessione sarebbe la scarsa considerazione in cui l’attuale maggioranza della comunità tiene le
esigenze di questi tre comuni,
che rappresentano però la maggioranza della popolazione della
Val Pellice.
Riuscirà una volta tanto il
Consiglio della Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca
ad esaurire in una seduta tutti i
punti all’ordine del giorno? Il
Consiglio riunito il 2 luglio con
argomenti in parte già ereditati
dalla seduta precedente non ha
esaurito nemmeno questi e ha
dovuto cedere il posto all’assemblea deirUSL (sempre le stesse
persone) che doveva approvare
d’urgenza il rendiconto finanziario del 1981.
più vicino ha reso i consiglieri
pensierosi, ma subito è stato fatto osservare che la pulizia delle
due valli merita pure qualche sacrifìcio.
Si spera che con l’apporto di
questo materiale in più, si realizzi in breve tempo il progettato
impianto di riciclaggio a Pinerolo, in modo da non distruggere
totalmente ciò che può ancora
essere utilizzato.
Sono quindi stati discussi due
soli argomenti (di un certo rilievo, senza dubbio), e cioè il piano
per la raccolta dei rifiuti solidi
urbani e il progetto per un « Centro Mezzi », in altri termini un
capannone per raccogliere tutti
i mezzi meccanici di cui la Comunità dispone.
Il progetto del « Centro Mezzi »
consiste più o meno in questo:
un capannone a due piani pre
fabbricato, utilizzato nelle parte
inferiore per le macchine e nella parte superiore come centro
di vendita per i prodotti agricoli
ed artigianali della zona. La localizzazione migliore è stata vista nel Comune di Pinasca, in un
terreno che il Cottolengo cederebbe a poco prezzo. La discussione si è orientata sulla bruttezza dell’opera e sul disappunto di
vedere ancora una volta sacrificato un terreno agricolo ad altre
esigenze.
Liliana Viglielmo
MENTRE C’E’ CASSA INTEGRAZIONE
FRALI — Con la consueta maestria la Badia Corale Val Chisone ha presentato sabato 26 giugno nel tempio di Ghigo alcuni
brani del suo repertorio ad un
pubblico entusiasta.
Composta di 45 elementi, divisi
in tre gruppi (corale maschile,
femminile, strumentale ) questa
associazione musicale si è ormai guadagnata una posizione
di primo piano nelle ricerche sul
patrimonio culturale popolare
delle nostre valli.
Il concerto ha voluto fare ridire le canzoni, debitamente armonizzate, raccolte dalla viva
voce dei pralini; in particolare
quelle di Aldo Richard, che durante la serata ha avuto la sua
giusta parte di applausi e di Susanna Grill, scomparsa di recennte.
Il piano per la raccolta dei rifiuti non ha suscitato grosse discussioni perché ogni singolo Comune aveva già affrontato la questione nella propria sede: sono
state avanzate alcune critiche all’ubicazione dei compattatori, in
particolare per quello di Frali, e
alla prospettiva che in alcuni Comuni il mezzo di raccolta della
Comunità Montana potesse servire non solo per portare i rifiuti al compattatore ma anche
per fare il giro delle borgate. Anche la maggiore spesa prevista
per portare il carico giornaliero
nella discarica controllata di Pinerolo anziché depositarlo senza
tanti complimenti nel torrente
Aldo Peyran
confermato sindaco
roseo
ii futuro deil’Indesit
L’Indesit, la seconda industria
italiana di elettrodomestici in
crisi da molti anni, si appresta
ad uscire dalla amministrazione
controllata. Lo ha dichiarato il
presidente della società, Mario
Nobili, presentando il conto consultivo del 1981.
Il bilancio ’81 si chiude con
un utile di 1 miliardo e 58 milioni, nonostante le perdite di 8
miliardi nel comparto della elet
tronica. La società ha inoltre effettuato ammortamenti per 17
miliardi e investimenti per 4,3
miliardi. Il fatturato è stato di
265 miliardi ( -h 10% ) con vendite per il 60% all’estero.
MASSELLO — Giovedì 24 giu-gno si è tenuto il primo consiglio comunale dopo le elezioni.
È stato confermato sindaco Aldo
Peyran, mentre vicesindaco è
stato eletto Giuliano Pons, assessori Vittorio Giraud, Osvaldo
Pons, Giorgio Micol.
Raccolta dei fughi
PER LA CROCE ROSSA DI TORRE PELLICE
Nuova autoambulanza
TORRE PELLICE — Grazie
anche al contributo della Cassa di Risparmio, una nuova autoambulanza è venuta ad aggiungersi alle altre due della Crqce
Rossa. Si può così disporre di
tre autoambulanze, tutte dotate
di radio telefono, che rendono un
prezioso servizio per la popolazione di tutta la valle. La CRI
dispone di venti volontari che si
alternano 24 ore su 24 per le
varie chiamate di soccorso.
Si tratta indubbiamente di un
servizio insostituibile che è reso
possibile dalle quote versate dai
soci (3.500 lire annue) e dai doni
dei cittadini.
Ma non è l’unico servizio: la
CRI organizza infatti colonie
marine per bambini bisognosi di
cure (quest’anno vi parteciperanno circa 20 bambini) e dà
contributi economici a persone
in necessità che per svariati motivi non siano assistiti da altri
enti.
Sono ormai più di 80 anni che
una sezione della CRI opera nella nostra cittadina con vivo apprezzamento da parte della popolazione.
Tra gli elementi che hanno permesso questo risultato finanziario va ricordato il massiccio ricorso alla cassa integrazione che
è stata totale per gli addetti alla produzione di elettrodomestici. Per il futuro l’Indesit punta
su un piano di intervento pubblico per quanto riguarda la elettronica civile (in accordo con Zanussi, Brionvega ed Europhon)
mentre per gli elettrodomestici
punta ad un rilancio della esportazione sia nei paesi della (ÌEE
che negli altri (soprattutto paesi arabi).
PRAROSTINO — Il comune
non aderirà al regolamento per
la raccolta dei funghì che è stato
approvato dalla Comunità Pedemontana. Lo ha dichiarato il consigliere Paschetto alla assemblea
della comunità svoltosi il 23 giugno scorso. Infatti tale regolamento prevede la concessione di
10.000 tessere di autorizzazione
alla raccolta. Per gli abitanti di
Prarostino si tratta di evitare
che troppi raccoglitori distruggano completamente le colture
dei funghi.
Ora di religione
Anche il PCI ha discusso della situazione produttiva alla Indesit nella conferenza per i quadri di fabbrica tenutasi a Orbassano il 26 giugno scorso. I
quadri comunisti hanno messo
in rilievo come sia ancora molto basso l’utilizzo degli impianti e che pertanto non ci siano
possibilità a breve scadenza per
un rietro della cassa integrazio.
ne. gg
PINEROLO — Anche il consiglio pastorale della diocesi ha
discusso il tema dell’ora di religione cattolica. Lo ha fatto partendo dai problemi sorti con
l’inserimento dei « supplenti » là
dove gli insegnanti avevano dichiarato la loro non disponibilità ad impartire questo insegnamento. L’esperienza non è stata
positiva per cui l’orientamento
della chiesa cattolica sarà quello
di convincere gli insegnanti statali a insegnare religione.
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7
9 luglio 1982
cronaca delle Valli 7
ITINERARI ALLE VALLI - 6
Roberso - Pra Didier - Porte
A cura di Raimondo Genre
Località di partenza:
Roberso (Massello) 1188 m
Dislivello in salita: 513 m
Tempo complessivo: h 3J0
In un itinerario precedente (vedi prima serie n. 3, deU’ll luglio
1980) avevamo presentato il vallone del Pis, nell’alto vallone di
Massello.
Ora vorremmo consigliare agli
escursionisti che hanno la benevolenza di seguirci nelle nostre
peregrinazioni attraverso le Valli
un percorso molto interessante,
a quote decisamente più basse
che nell'itinerario precedente, attraverso villaggi e « miande » un
tempo intensamente abitati ed
ora in via di progressivo abbandono.
Questa facile escursione è particolarmente indicata per chi
ama le zone tranquille, fuori mano, dove il silenzio regna assoluto, dove la natura è particolarmente aspra e severa, ma rivela
anche una inaspettata ricchezza
di motivi di interesse.
Alla flora ed alla fauna, particolarmente ricche in questa zona, si uniscono l’estrema varietà
del paesaggio, con scorci panoramici notevoli su tutto il vallone,
sulle montagne sovrastanti Balsiglia, così ricche di storia, e su
quelle più lontane di Salza, Rodoretto e Frali.
Per quanto riguarda la fauna
va segnalata in zona la presenza
di camosci, cinghiali, lepri, pernici, fagiani e, forse, di caprioli.
Alla ricchezza della flora tipica
dì queste quote si unisce qui l'abbondanza dei boschi di larice,
faggio, abete rosso. Nel primo
tratto della salita si icontrano
anche alcuni interessanti esemplari di tasso (Taxus bacata) specie estremamente rara in vai Germanasca.
Un facile percorso
L'itinerario è estremamente facile ed è percorribile quasi lutto
l’anno. Al percorso è stato dato
un andamento ad anello per facilitare il recupero deU’auto.
Raggiunto il vallone di Massello seguendo la strada provinciale che ad un chilometro dall'abitato di Ferrerò (Ponte Rabbioso) si diparte sulla destra di
quella che sale a Frali, portarsi
al Roberso 1188 m, capoiuogo del
comune, con sede del municipio.
Vi si trovano pure la vecchia
scuola valdese e quella comunale, chiuse da parecchi anni per
la mancanza di bambini.
Lasciata l'auto sull’ampio piazzale, portarsi a monte dell'abitato ed imboccare la mulattiera
che volge a sinistra ad attraversare su un ardito ponte in legno
il Rio Cuhnian (Lou Riou). Superato il ponte, lasciare a sinistra
la deviazione per il Reynaud e
salire all’abitato di Aiasse attraverso i campi ancora ben coltivati.
Auraversato il villaggio e raggiunta la carrozzabile (bella fontana in posizione caratteristica),
percorrerla per pochi metri, poi
imboccare la mulattiera che sale
verso il crestone roccioso. Attenzione a non seguire il sentiero
che, in piano, conduce al Roccias!
E' in questa zona rocciosa che
troviamo i pYimi esemplari di
faggio e qualche raro e stento cespuglio di lasso abbarbicato alle
rocce.
La mulattiera, con un percorso
ora meno ripido, si inoltra nell’ampio e tormentato vallone di
Rabbioso (Rabiour) che, a valle
del sentiero, strapiomba sul Piccolo Passet.
In breve si raggiunge la mulat
tiera proveniente dal Gros Passet (Grò Pasét) che con stretti
tornanti (segni Gta) si innalza in
mezzo ai larici (Lou Malzé) lungo il crestone su cui è adagiata
in magnifica posizione l’area
mianda di Pra Didier (Pra Deidìe) 1673 m che si raggiunge in
circa 90 minuti da Roberso.
La posizione particolarmente
felice di questa mianda consente
di ammirare tutto il vallone sottostante ed i contrafforti dei Tre
Denti che si trovano quasi di
fronte e impone una buona sosta
anche in considerazione del fatto che il grosso della salita è ormai superato.
Sul fianco opposto del vallone
di Rabbioso si possono intravedere, tra la vegetazione che si sta
infoltendo, abbarbicate sul ripido costone, le belle miande di
Martoretto (lou Martouré) 1693
m, Eidùt 1600 m e Soccianera
(Soucciounièro) 1428 m. Quest'ultima sovrastata dalle balze rocciose di Cournilhoun il cui nome
è legato ad una delle più belle
leggende della valle. (Vedi Leggende delle valli valdesi, a cura
di A. Genre e O. Bert, Claudiana
Editrice 1977 Torino).
Ripreso il cammino dopo la
necessaria e corroborante sosta,
da Pra Didier si prosegue verso
est attraverso i prati in leggera
discesa, seguendo il sentiero che
in breve si raccorda alla mulattiera che sale a Balmétto. Percorrere quindi in discesa la mulattiera che attraversa una zona
boscosa poi torna a sbucare al
limite dei prati presso i casolari
di Pelionas (Pélhounas) 1580 m.
Si lasciano a valle le miande
di Pegliu (Pelhounet) e Garnìer
e si imbocca (seguire le tacche
rosse Gta) il sentiero (fontanella
con rustico bacias in legno) che
sale fiancheggiando un impian lamento di abete rosso a Ciuliera e
poi si inoltra, in piano, nella comba valangosa di Coulmian che si
attraversa a quota 1686 m in località Pra dà Cougn.
Da qui, con percorso sempre
pianeggiante, percorrendo il sentiero che costeggia l’antico ruscello, si perviene a Troncea (la
Trouncéo) 1609 m (h 0,30), altra
bella mianda posta su un costone prativo all’inizio delle praterie
dell’esteso anfiteatro di Coulmian, da cui un tempo 1 massellini scendevano, a traino e sulle
slitte, con fatica e sacrifici sovrumani, ingenti quantità di fieno indispensabile per nutrire ilPr
Incontro
al Colle della Croce
Il 18 luglio avrà luogo II tradizionale INCONTRO al quale anche quest'anno parteciperanno giovani evangelici di Francia e altri Paesi. Ecco
Il programma della giornata:
Ore 10: Culto presieduto dal pastori
Sergio Ribet, Gilles Pivot e Alme
Bonifas;
ore 11.30: La responsabilità dei credenti nei movimenti per la pace
e il disarmo (Saverio Merlò e
Marco Ayassot) ;
ore 12.15: pranzo al sacco. Cori e
canti...
ore 14.30: Dibattito sul tema: Riforma della chiesa e necessità di un
maggiore impegno delle Comunità
evangeliche (Sergio Ribet e Aimè
Bonifas);
ore 15.15: Chanforan ieri e oggi
(Osvaldo Co'isson).
bestiame durante i lunghi mesi
invernali. Questo oramai non avviene più e, dopo alcuni anni di
completo abbandono, i prati sono ora ceduti in affitto ad alcuni
mandriani che vi portano al pascolo il loro bestiame.
Da Troncea il nostro itinerario riprende per un breve tratto
in salita, seguendo la mulattiera
che risale la morena di Pàrant a
monte delle case, poi attraversa
la comba, torna ad inoltrarsi nella zona boscosa e perviene alla
grossa sorgente della Fountano
dà vacìe 1680 m. Proseguire quindi verso est seguendo il sentiero
che in breve perviene al Pra 'd la
Grangio nei pressi della baracca
dei mandriani. Ore 0,30 da Troncea; 2,30 da Roberso.
E' evidente la provvisorietà di
questo ricovero che è stato costruito in attesa che il Consorzio,
costituitosi di recente tra i proprietari dei prati, riesca ad ottenere dei finanziamenti regionali
che consentano la costruzione di
una struttura stabile e definitiva.
Dai pressi della baracca si diparte il sentiero, riaperto di recente, che in leggera discesa ci
porta nel valloncello boscoso in
cui sono evidenti i segni di un recete taglio di conifere. Qui si abbandona il sentiero Gta che prosegue per Maniglia e si inizia la
discesa imboccando la bella mulattiera fatta costruire dalla Forestale alla metà degli anni ’50.
Dopo un breve tratto si incontra
la zona acquitrinosa della Fountano que bulbo e la sottostante
Sagnétto, poi si prosegue verso
il costone di Bòlonc. Si compie
un tornante e si torna ad attraversare per due volte la comba
sottostante la baita di Pie. Quindi, con alcuni tornanti più brevi,
si attraversa la zona di Ciarbounel il cui toponimo deriva chiaramente dalle molte carbonaie
costruite in passato nella zona e
di cui si individuano ancora chiaramente alcune piazzuole. Si perviene co.sì alla fontana del Cousas e, in pochi minuti a Porte
1386 m, bel villaggio servito da
carrozzabile ancora abitato tutto
Tanno.
A fianco della prima casa si
prende il sentiero che consente
di raggiungere in pochi minuti
Porrence (lou Pourence) 1260 m,
da cui si ritorna al Roberso seguedo la mulattiera che unisce i
due villaggi. Ore 1 di discesa dal
a ’d la Grangio.
Errata corrige
Doni prò Asilo Valdese di Luserna S.
Giovanni per il mese di maggio: leggasi:
L. 200.000: Sandra Rainella Borsetti,
in mem. degli zi! Angiolina e Mario
Archetti (Biellal; Elena Angiolino Borsetti, in mem. id. id.
L. 300.000: Roberto Borsetti, ih mem.
della zia Angiolina Archetti Maestri.
Teatro
PINEROLO — Mercoledì 14 luglio alle
ore 21 nel cortile di Palazzo Vittone la
compagnia Bangrop presenta « Te con
me ».
TORRE PELLICE — Domenica 18 luglio alle ore 21 nel cortile della scuola
elementare la cooperativa teatrale Piccionaia presenta ■< Sepolta viva » di T.
Caprara.
Concerti
TORE PELLICE — Giovedì 22 luglio alle ore 21 presso la Foresteria Valdese
concerto di pianoforte di Gian Luigi
Bruera.
Mostre
TORRE PELLICE
Musica
occitana
Con una conferenza stampa alla presenza dell’Assessore alla
Cultura della Provincia, Longo —
dei rappresentanti degli Enti Locali e della ricerca storico-etnografica della zona, sono stati presentati ufficialmente i corsi di
« Escola de musica occitana »
che si terranno presso la Foresteria Valdese di Torre Pellice
dal 1 al 8 agosto p.v.
I corsi organizzati dall’Associazione « Lou Soulestrell » e dalla Comunità Montana Val Pellice si pongono come obiettivo
quello di insegnare le tecniche di
esecuzione degli strumenti musicali tradizionali, al fine di far
sorgere nuovi esecutori che mantengano vive le musiche, le canzoni e le danze delle Valli eccitane
italiane. Contemporaneamente ad
essi, ci saranno dei corsi di aggiornamento e perfezionamento
per suonatori già impegnati nel
settore. Durante la settimana del
corso sono previste anche uscite
alTesterno per animazioni di feste popolari nella Val Pellice ed
in quelle limitrofe della Val Chisone e Po.
Infine, novità di rilievo, ogni
giorno dalle 17 alle 19 si terranno
conferenze pubbliche e tavole rotonde sui temi a carattere storico-etnico-religioso con riferimento alla zona occitana, dal medioevo sino alle tematiche attuali.
Ulteriori informazioni per modalità ed iscrizioni si possono ottenere telefondando a Daniela
Giaime (09175) 926820 o Vera Cognazzo (0121) 91397 all'ora dei
pasti.
A. L.
TORRE PELLICE — Nell'ambito delle
attività dei >■ Centri di Incontro » ed in
collaborazione con il « Centro SocioTerapeutico » (ex Centro di Lavoro Protetto), si organizza per la settimana
dei Ferragosto a Torre Pellice, nel concentrico, una Mostra fotografica, con fotografie che testimoniano le tradizioni,
gli usi, i costuumi, ecc. del tempo passato, non solo limitato al nostro Comune, bensì estese a tutta la Val Pellice.
Le fotografie si raccolgono presso la
Segreteria dei Servizi Sociali (Piazza
Municipio 3) a partire da lunedì 19 luglio 1982 fino alla fine del mese, durante i seguenti giorni: lunedì e martedì
dalle ore 10 alle 12; giovedì e venerdì dalle ore 8.30 alle 12.30.
Si precisa che tutto il materiale raccolto verrà restituito ai rispettivi proprietari, alla chiusura della mostra.
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi
destinazione, preventivi a richiesta :
Sala Giulio, via Belfiore 83 - Nichelino - tei. (011) 6270463 - 6272322.
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e collaborazione. Per informazioni rivolgersi al segretariato della Comunità Evangelica Riformata dì Bellinzona e dintorni - 6500 Bellinzona Ch
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DOMENICA 11 LUGLIO 1982
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CALETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.288.
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
8
8 uomo e società
UN INCONTRO A STRASBURGO
9 luglio 1982
APERTA UNA SOTTOSCRIZIONE DAL C.E.C.
Evangelo e mass media: Appelli per ii ubano
le possibilità e i rischi
La Tavola valdese ricorda al governo israeliano
la responsabilità dei confronti dei prigionieri
Tre giornate di colloqui ed incontri a Strasburgo nei primi
giorni di maggio per discutere
di teologia e linguaggi audiovisivi. Tre intensissime giornate, con
quasi cento partecipanti tra protestanti e cattolici, giunti nel
cuore delTAlsazia da ogni parte
d’Europa per discutere e approfondire un argomento di grandissima attualità; come parlare
aU'uomo contemporaneo delTEvangelo attraverso la radio, la televisione, il cinema, la fotografia,
la musica. L’incontro, organizzato congiuntamente dalle Facoltà
di teologia cattoliche di Lione e
Strasburgo e da quelle protestanti di Ginevra e Strasburgo,
si è strutturato su una serie di
comunicazioni e relàzioni che
hanno consentito l’apertura di
numerosi dibattiti.
Gli interventi di maggior intt
resse sono venuti dal prof. Prigent della facoltà di Teologia
protestante di Strasburgo, dal
prof. Chappuis della Facoltà autonoma di teologia protestante
di Ginevra e dal sociologo cattolico Jean Paul Terrenoire. Prigent ha presentato una relazione
sull’arte figurativa nel cristianesimo primitivo esplorando, sulla
base di quei dati, la problematicità dell’immagine rispetto al
culto. L’arte cristiana antica ci
insegna, e ciò vale anche per le
moderne esperienze d’immagine
nel cinema e nella televisione,
che l’immagine non ha importanza per se stessa. Il cristianesimo primitivo se ne serve in
chiave allegorica, la piega alle
proprie esigenze di contenuto e
non presta perciò eccessiva importanza all’aspetto formale. Per
i cristiani delle prime comunità
il concetto classico di bellezza si
svuota dell’esaltazione dell’uomo
per mettersi al servizio del messaggio evangelico.
Chappuis ha analizzato l’effetto deH’immagine e del suono
sullo spettatore. Al di là del razionale, suono e immagine producono impressioni profonde,
spesso indelebili, scatenano reazioni, toccano la sfera del sentimento, agiscono in maniera determinante nel formare la personalità, gli orientamenti, il gusto. Usarle richiede competenza
e preparazione specialmente in
contesto di predicazione.
Jean Paul Terrenoire si è chiesto cosa sia il prodotto immagine, quali possano essere i suoi
contenuti sociali, quale il grado
di ricezione, il suo effetto topologico, la sua capacità di trasmettere valori. Quasi tutte le
comunicazioni erano accompagnate da esemplificazioni: programmi radiofonici e televisivi
sui quali si è discusso a lungo
anche per la parte tecnica. In
questo senso è stata illuminante
la proiezione di un servizio per
la messa cattolica della televisione francese. In che misura, ci si
è chiesti, il regista può sostituirsi alTofficiante, può privilegiare
certe inquadrature anziché altre,
creare momenti di suggestione
non percepibili da un normale
fedele che assista alla funzione
in chiesa? In che misura è possibile addirittura manipolare lo
spettatore scegliendo per lui ciò
che deve o non deve essere visto
con particolare attenzione, ciò
che dev’essere scartato? Che valore ha una messa (o un culto)
guardato a casa magari in salotto con in mano una tazzina di
caflè o in cucina mentre si prepara il sugo? Che valore ha una
Irasmissione del genere, che cos'è in realtà? In che rapporto è
chi la segue dai teleschermi con
la comunità che si riunisce per
adorare un Signore che garantisce la sua presenza « laddove
due o più si riuniscono » nel nome .suo?
Due comunicazioni sono state
riservate alla musica come momento liturgico e comunitario,
come linguaggio capace di portare all’esterno il messaggio evangelico? Ciò che con chiarezza è
emerso dall’incontro di Strasburgo è la complessità del rapporto
che intercorre tra predicazione
e linguaggi audiovisivi, la delicatezza di uno strumento del
quale è indubbiamente necessario oggi poter servirsi ma che va
rigorosamente sottoposto a controllo teologico affinché non diventi un « idolo », qualcosa che
nasce dalle mani delTuomo non
per mettersi al servizio della verità di Cristo ma come strumento fine a se stesso e, in rispetto
alTEvangelo, addirittura fuorviante e dannoso.
Claudio H. Martelli
« Incontrandoci in Beirut su
invito del Consiglio delle Chiese
del Medio Oriente mentre è in
corso l’invasione del Libano, noi
pastori e responsabili delle chiese spatriate in Beirut Ovest affermiamo la nostra solidarietà
con tutti coloro che soffrono in
questo paese. Rivolgiamo un appello per un permanente cessate il fuoco di tutte le ostilità in
ogni circostanza e perché sia
tolto il blocco di Israele a Beirut. Sono le due condizioni cruciali perché il lavoro di soccorso possa andare avanti ».
Riportando questo appello proveniente dal Libano, il Consiglio
Ecumenico delle Chiese ha lanciato un appello per raccogliere i fondi per i primi aiuti di
emergenza, mentre si prepara la
visita di una équipe ecumenica
in Libano e Israele.
Nel darne l’annuncio il CEC
ha ricordato che nel 1981 sia il
Segretario generale Philip Potter sia la Commissione delle
chiese per gli affari internazionali hanno preso posizione sul
Libano sottolineando tre condizioni essenziali :
— il Libano è e deve restare un
paese sovrano;
— tutte le nazioni della regione
medio-orientale hanno legittimi interessi quanto alla sicurezza, particolarmente Israele
e la Siria, ma la sicurezza
non può essere ottenuta a
spese del Libano;
— che non vi può essere soluzione se non con negoziati.
A seguito dell’invasione del Libano, il vice segretario del CEC
CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
Visita ecumenica
in Argentina
Patrick Coidan ha detto : « L’ap' pello dell’anno scorso non può
che essere ripetuto, con raggiunta della richiesta a Israele
di ritirare incondizionatamente
e immediatamente le sue truppe
dal Libano ».
La Tavola valdese nelle sue recenti sedute si è occupata del
problema medio-orientale inviando un telegramma al presidente
del Consiglio Spadolini in cui,
facendo appello alla sua alta senbilità morale e umanitaria », si
chiede che il governo italiano
intervenga per « assicurare garanzie prigionieri esercito israeliano Libano ». In un telegramma all’Ambasciata israeliana la
Tavola ha chiesto che venga trasmessa « rispettosa accorata preghiera» perché sia accordato ai
prigionieri di guerra il trattamento garantito dalla convenzione di Ginevra. Lo ha fatto ricordando al governo israeliano il
passo di Isaia 42: 5-7 in cui nel
quadro dell’elezione del popolo
d’Israele il profeta annuncia da
parte dell’Eterno « ti prenderò
per la mano... per aprire gli occhi dei ciechi, per trarre dal carcere i prigioni, e dalle segrete
quei che giacciono nelle tenebre ».
La Tavola comunica inoltre di
aver preso atto dell’appello del
CEC a favore delle popolazioni
colpite nel Libano e invita tutti
i credenti e le chiese a partecipare alla sottoscrizione. Per la
raccolta dei fondi è stato indicato il conto corrente del fondo
di solidarietà della Luce 11234101
( specificare : Libano ).
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Coi'sson
La paura della guerra, degli
arresti politici e delle rappresaglie del governo contro l’organizzazione della chiesa, regnava in
Argentina al momento in cui l’équipe ecumenica arrivò a Buenos Aires. Malgrado le tensioni
politiche crescenti — informa l’agenzia ecumenica SOEPI — un
certo numero di chiese protestanti ha accolto in aprile una
équipe internazionale composta
di 9 rappresentanti di chiese, venuti da tutti i continenti.
I membri dell’équipe hanno
trascorso la prima settimana nella capitale. Il loro arrivo ha coinciso con una grossa repressione
da parte della polizia e delTesercito di una manifestazione politica di lavoratori contro la disoccupazione. E’ durante questa
prima settimana che ebbe luogo
l’attacco a sorpresa dell’Argentina contro le isole Malvine.
L’équipe alloggiava alTISEDET
(Instituto Superior Evangelico
des Estudios Teològicos) una
delle più antiche scuole di teologia deH’America Latina ed anche
centro di cooperazione ecumenica di 8 chiese protestanti.
L’équipe ha incontrato i rappresentanti delle chiese membro
delTTSEDET, il corpo insegnante e i membri di differenti organizzazioni che cooperano con esso. In particolare, l’Assemblea
permanente dei diritti delTuomo
e il movimento ecumenico per i
diritti delTuomo hanno permesso all’équipe di comprendere la
realtà politica delle chiese argentine. L’incontro con alcuni prigionieri politici rilasciati e con
le madri dei « Desaparecidos » e
la testimonianza di un responsabie dei diritti delTuomo circa il
suo arresto e le brutalità commesse dalla polizia il 30 marzo
hanno sconvolto i membri dell’équipe; inoltre, la presa di posizione ferma adottata dalle chiese protestanti anche se questo
può significare la persecuzione, la
morte e la prigionia dei collaboratori della chiesa, li ha profondamente impressionati.
L’équipe si è poi divisa in tre
gruppi per visitare le diverse
chiese della regione del Rio della Piata: l’Uruguay, il Paiaguay,
Mendoza e Cordoba al centro dell’Argentina. Al di là del tema delTAssemblea 1983 del Consiglio
Ecumenico, « Gesù Cristo, vita
del mondo », che doveva essere
l’oggetto della discussione, le visite stesse hanno finito per essere un punto centrale di scambio fra ospiti e delegati.
Nel riassumere queste esperienze, la responsabile dell’équipe, Fernanda Comba, membro
della nostra Chiesa valdese e del
Comitato Centrale del CEC, ha
dichiarato: « La preparazione
delTA.ssemblea è la ragion d’essere di questa e delle altre visite
che si faranno negli altri continenti. Noi dovremmo sempre lavorare in questo modo; troppo
poca gente conosce il programma del CEC, poiché i viaggi sono effettuati normalmente dai
responsabili c si finisce col comunicare spesso per interposta
persona. Parlare agli altri è un
aspetto importante se vogliamo
allargare la partecipazione all’interno delle chiese »,
Giappone: cristiani
contro il militarismo
(Soepi) — Secondo il Consiglio cristiano nazionale giapponese, una sessantina di riunioni
ecumeniche hanno raccolto nel
febbraio scorso circa 10.000 cristiani in segno di protesta contro la reintroduzione della « Giornata Nazionale della Fondazione » TU febbraio.
Prima della seconda guerra
mondiale questa data commemorava la promulgazione nel
1889 della Costituzione Imperiale
che dichiarava l’Imperatore Capo di diritto divino e Prete della
nazione. E’ anche l’anniversario
dell’inizio del regno del primo
imperatore nel 660 a.C.
Il bollettino della Chiesa Unita di Cristo in Giappone (Kyodan) situa queste riunioni ecumeniche nel contesto di un’azione « per controllare l’espansione dello shintoismo che ha preso nuova forza dalla tendenza
degli ultimi governi a sviluppare la potenza militare e ad accrescere la potenzialità atomica
del paese ».
Zambia-Kaputa: la
presenza della chiesa
(Terre Nouvelle) — A Kaputa
(dove la CEvAA porta avanti un
progetto di Azione Apostolica)
la Chiesa Unita dello Zambia ha
organizzato 18 luoghi di culto e
progetta l’invio di un secondo
pastore.
Nasce Radio Contact
(BIP) — Il Centro Protestante «Recherche et amitié » ha
messo in funzione, nella periferia di Parigi, una Radio locale
libera « Radio Contact ».
Questa radio è innanzi tutto
una radio di informazione locale per gli abitanti della zona, trasmettendo per più di 35 ore alla
settimana: musica, dibattiti, vita locale ecc.
Germania est: le
chiese alla televisione
(Information) — Caso unico
negli stati socialisti dell’Europa
dell’Est, nella Germania dell’Est
i protestanti hanno diritto di
presentare alla televisione ed alla radio alcune emissioni all’anno in connessione con le principali feste liturgiche della Chiesa. Si tratta, secondo l’accordo
stipulato nei 1978 di sei emissioni di 15 minuti alla televisione e
di 12 programmi all’anno alla
radio.
I manoscritti ed i filmati devono essere presentati sei settimane prima ad una commissione della radio di stato che poi le
prende in carica anche finanziariamente.
In questi anni la collaborazione è sempre stata buona. I temi
devono avere un contenuto religioso, mentre i soggetti relativi
alla cura d’anime degli alcolizzati, i problemi della coppia o
delle famiglie, e quelli ecologici
non sono ammessi.
La difficoltà principale per gli
autori delle trasmissioni è quella di dover parlare a spettatori
sconosciuti, cresciuti in un mondo marcato dalTateismo dove
molti non sanno nulla delle chiese. Le emissioni devono essere
concepite in modo che siano
comprensibili a quelli di fuori,
ma al tempo stesso devono essere annuncio e incoraggiamento
per i fedeli.
r' ------------------------------------^
Comitato di Redazione: Franco
Becchino. Mario F. Berutti, Dino
Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio
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Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Giulio
Vicentini, Liliana Viglieimo.
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• La Luce »: Autor. Tribunale di
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• L’Eco delle Valli Valdesi ■; Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960
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