1
Anno 119 - n. 32-33
26 agosto 1983
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice.
Sig. PELLEGRINI Elio
Via caduti Liberta* 3
10066 TORRE PELLICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
ATTi 17: 16-34 -1 CORINZI 15: 3-5
Nel riferire il discorso programmatico del presidente del
Consiglio che ha preceduto la fiducia accordata al nuovo Governo dal Parlamento, la stampa
nazionale ha ignorato — salvo
un accenno di « la Repubblica »
— il passo relativo ai rapporti
tra Chiese e Stato. Come ogni
governo presentatosi in questi
anni al Parlamento, anche quello
dell’on. Craxl esprime l’intenzione di portare a conclusione la revisione del Concordato e a compimento l’iter dell’Intesa con le
Chiese valdesi e metodiste; ma
siccome per gli ultimi governi
questa materia è rimasta nel
campo delle intenzioni, una dichiarazione in merito diventa
scontata e svuotata di interesse.
Senonché la formulazione di
questo passo del programma
governativo — che riportiamo
per esteso a p. 8 — si presenta
in una forma inedita che potrebbe indicare qualcosa di diverso
dalla solita dichiarazione di rito.
A proposito della revisione si
parla infatti dei « Patti Lateranensi », lasciando l’impressione
che nella revisione si includa
specificatamente anche l’art. 1
del Trattato che definisce la religione cattolica come « religione
dello stato » ; si parla di una
« completa attuazione del dettato costituzionale » che sembra
essere richiamato come esplicito
criterio di legittimità per la valutazione del contenuti della revisione ad esclusione del criterio
del compromesso sull’esistente ;
-si parla di riprendere il negoziato, laddove le informazioni ufficiose di governi precedenti davano per conclusa la trattativa;
si parla del superamento dell’attuale rapporto in vista di una
diversa collaborazione in termini
che mal si accordano con la semplice razionalizzazione dell’esistente che è stata finora persegruita.
A proposito dell’Intesa raggiunta con la Tavola valdese si
parla di « leggi » atte ad avviare
l’abrogazione della legislazione
sui culti ammessi, lasciando
quindi intravvedere un’intenzione nel Governo di farsi parte attiva nel promuovere « con la necessaria organicità » tale abrogazione, non con la sola legge necessaria ad attuare l’Intesa con
le Chiese valdesi e metodiste,
bensì con una pluralità di leggi
con le altre confessioni religiose
interessate.
Ha ragione la grande stampa
ad ignorare questo accenno programmatico, o abbiamo ragione
noi a sottolinearne la specificità? E’ certo che avremmo torto
se vi leggessimo tutto quanto
può essere consentito dal senso
delle parole e dalla loro connessione ma non lo è dalla situazione culturale e politica del nostro
paese. Tuttavia mi sembra importante segnalare la particolarità della formulazione del progranuna governativo perché su
di essa — per la parte che le riguarda direttamente — il sinodo
e le nostre chiese facciano leva
per premere senza stancarsi, con
il nuovo interlocutore, per l’avvio di un nuovo assetto dei rapporti tra Stato e Chiese.
Franco Giampiccoli
Confessare il Cristo risorto
Il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste si è aperto con un culto presieduto dal pastore
Giorgio Girardet, durante il quale sono stati consacrati Daniele Garrone e Mauro Pons
Uno dei momenti più singolari
della recente assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese a
Vancouver è stato la solenne erezione di un totem alto 15 metri,
fra i discorsi e le danze delle popolazioni indiane di quella regione del Canada. Era un dono,
ci è stato spiegato, secondo le
tradizioni di ospitalità degli indiani: non era un idolo o un oggetto di culto.
Eppure, mettendo insieme la
cerimonia dell’erezione del totem
con altre e diverse manifestazioni di una grande apertura, quasi
indiscriminata, alle molteplici
forme del culto e alle numerose
manifestazioni religiose delle religioni non cristiane è nata in alcuni di noi una vaga sensazione
di disagio, come se fossimo davanti ad una nuova e forte ondata di sincretismo.
Ora, il sincretismo è quel movimento culturale che considera
tutte le religioni e le fedi come
equivalenti, perché tutte espressioni di una medesima intuizione
religiosa fondamentale, contro il
quale 20 anni fa Visser’t Hooft
uno dei padri del movimento
ecumenico aveva preso vigorosamente posizione.
Il sincretismo — è cosa nota —
si manifesta soprattutto nei tempi di mutamento culturale e di
incertezza sulla verità, proprio
come avveniva al tempo in cui
l’apostolo Paolo percorreva le
vie di Atene e vedeva la città piena di idoli, di tutti i culti, di
tutte le religioni.
Incertezza
Che il nostro tempo sia im tempo di mutamento culturale e di
incertezza sulla verità è un’affermazione comune. Lo ricordava
anche — sempre a Vancouver —
il moderatore del Comitato centrale, l’arcivescovo anglicano Edward Scott quando parlava della
«fine di un’era», che egli vedeva
nella fine, o nella crisi, della cultura urbana e industriale con i
suoi valori fondati sullo sviluppo
tecnologico e Taumento della produzione.
Scott osservava anche che le
chiese sono rimaste prigioniere,
si sono trovate in uno stato di
« cattività culturale » nei confronti di quei valori. Troppo
spesso esse si sono tirate indietro davanti al compito di « criticare la cultura del proprio tempo dal punto di vista delle lóro
affermazioni di fede », accomodandosi invece, adattandosi, ai
valori culturali del proprio tempo. Di qui, in gran parte, le attuali incertezze.
Di queste incertezze vediamo
intorno a noi — e in noi stessi —
i sintomi chiari in quelle che ci
sembrano essere delle risposte
false e delle risposte parziali e
imprecise.
Lo vediamo neH’affermazione
generica del valore del « religioso » in sé, che porta all’attuale
tendenza al sincretismo, di cui
abbiamo già parlato.
Lo vediamo anche in quella
che vorrei definire la « teologia
della buona volontà », che pone
la fonte della conoscenza e della
verità in una capacità naturale
dell’uomo, che così in qualche
modo giustifica se stesso.
Lo vediamo nell’importanza assunta dai grandi beni-rifugio, che
a momenti sembrano essere l’og
RAPPORTO DALL’ASSEMBLEA DI VANCOUVER
“Gesù Cristo, vita del mondo”
Presso antichi totem indiani,
in un prato lungo la spiaggia del
Pacifico, la sera del cinque agosto i quattromila partecipanti
alla Assemblea di Vancouver si
sono ritrovati per iniziare una
veglia per la pace che doveva
durare fino al mattino. La data
non era casuale: il 6 agosto 1945,
infatti, era scoppiata la prima
bomba atomica su Hiroshima,
una città dall’altra parte del Pacifico. « Un oceano che, da oceano
di vita, è divenuto mare di morte », ha commentato Philip Potter, mentre un gruppo di giapponesi faceva rullare i tamburi
per ricordare la tragedia passata, e mettere in guardia dalle
tragedie che oggi gravano sulrumanità.
È stato questo uno dei momenti più significativi nelle intense
giornate della VI Assemblea del
Consiglio Ecumenico delle Chiese che si è svolto a Vancouver,
nel Canada occidentale, dal 24
luglio al 10 agosto. Che cosa sia
stata questa Assemblea e quale
ne sia stato il significato è difficile dirlo a caldo, in poche frasi.
Se ne parlerà a lungo nei prossimi mesi e nei prossimi anni,
dato anche l’interesse che susciterà il contenuto dei documenti
prodotti.
Il luogo in cui si è svolta l’Assemblea è il vasto Campus della
Università della British Columbia alla periferia di Vancouver.
Qualche cifra: eravamo novecento delegati delle chiese anglicane,
ortodosse e protestanti di tutto il
mondo. Delegati italiani: Giorgio
Bouchard per le chiese valdesi,
Linda Katsu.no, canadese di origine giapponese, legge una parte
della liturgia eucaristica di Lima
durante il culto conclusivo dell’Assemblea.
Gioele Fuligno per le chiese battiste, il sottoscritto per le chiese
metodiste. Erano dunque rappresentati quasi tutti i cristiani non
cattolici del mondo, circa 400 milioni. Presente anche una delegazione cattolica composta da 20
delegati nominati dal Vaticano,
più una cinquantina di osservatori cattolici invitati dal CEC.
Inoltre, centinaia di persone tra
invitati, osservatori, giornalisti.
Circa quattromila persone che
per tre settimane hanno vissuto
insieme, hanno lavorato, hanno
discusso nelle assemblee plenarie e nei gruppi, hanno pregato
e cantato insieme nella grande
tenda a strisce multicolori, hanno dato una testimonianza pubblica a favore della pace.
Il costo dell’Assemblea? Nel
corso di una intervista rilasciata
al quotidiano francese « Le Monde », Philip Potter, segretario generale del CEC, ha risposto, a
proposito, che la visita di Giovanni Paolo II in Gran Bretagna
era costata tre volte più dell’Assemblea di Vancouver nel suo
complesso.
In primo luogo desidero sottolineare che all’aspetto cultuale
è stato riservato molto spazio.
Nulla a che vedere con i nostri
culti dalla liturgia così rigida,
spesso ripetitiva, così sobria e
talvolta triste, come è per esempio la celebrazione della Santa
Cena in molte nostre comunità.
I momenti cultuali dell’Assemblea sono stati vissuti come festa
della fede e della vita: musiche
e canti di ogni paese, i simboli
della vita offerti e scambiati a
seconda delle diverse tradizioni
culturali. C’era talvolta qualche
« Kyrie eleison » in più secondo
la sensibilità della^ delegazione
italiana, che avrebbe gradito
qualche solida predicazione dell’evangelo in più.
E’ stato un grande incontro,
dove abbiamo imparato a conoscerci, ad ascoltarci: un luogo di
libero dibattito, di ascolto e di
condivisione. Noi che partecipavamo per la prima volta (ed eraValdo Benecchi
(continua a pag. 4)
getto di una vera e propria corsa
all’accaparramento: mi riferisco
a quello che vorrei chiamare il
positivismo istituzionale, che trova la sua forma più clamorosa
(ma non la sola) nel rilancio di
un cattolicesimo esteriore adatto
per il consumo di massa. Sappiamo bene che, fortunatamente,
questa non è la sola espressione
del cattolicesimo oggi, né la più
importante, anche se in questo
momento, in Italia essa sembra
la più diffusa.
Vi sono però altri beni-rifugio,
per esempio il fondamentalismo
biblico, che sembra negare tutto
ciò che esiste in nome di una
Bibbia di carta, che è un pezzo
di cielo caduto sulla terra, senza
punti di contatto con la nostra
storia.
Forse, fra questi beni-rifugio
possiamo domandarci sommessamente se anche il nostro richiamo frequente alla Riforma
protestante e il nostro recente
amore per i centenari e per le
celebrazioni del nostro passato
non rientrino un po’ anch’essi in
questa categoria... se non siano
anch’essi un sintomo delle nostre incertezze.
Il risultato poi di questo complesso quadro di incertezza della
verità, di questo che si è soliti
chiamare « riflusso », è che, nel
ritirarsi delle acque e nel loro
raccogliersi in un bacino che ci
sembra tutt’altro che limpido,
vengono lasciati allo scoperto
delle realtà vive, dei luoghi di
impegno e di lotta, che esistono,
che chiedono la nostra solidarietà, ma che noi ormai rischiamo
di non vedere più per ritirarci in
un mondo tutto e soltanto ecclesiastico.
Ritrovare l’Evangelo
E’ in questa situazione che siamo tutti chiamati (voi ed io. voi
candidati al ministero pastorale
e tutti noi che in questo momento manifestiamo la realtà della
chiesa) a ritrovare e a dire di
nuovo la narola eterna delTevangelo; cioè a scoprire di nuovo
« un riferimento trascendente »,
come diceva il moderatore Scott
a Vancouver; ovvero a ritrovare
la nostra confessione di fede, come diremmo noi in modo più
preciso.
Occorre cioè che in questa società, in questo nostro tempo,
con i caratteri che abbiamo indicato, si ripeta, si dica, si faccia comprendere, si renda vicina la parola eterna dell’evangelo: questo è il nostro mandato
essenziale, la ragione per cui esistiamo come chiesa; questa è
la nostra ansia, il nostro tormento. la nostra gioia.
In altre parole, siamo chiamati a ripensare e a riformulare la
nostra confessione di fede; a dire in che cosa crediamo e perché,
e che cosa questo significa per
noi: in modo da essere in grado
di comunicarlo agli uomini del
nostro tempo.
Giorgio Girardet
(continua a pag. 2)
2
2 vita delle chiese
26 agosto 1983
(segue da pag. 1)
Il centro
I passi che abbiamo Ietto nel
Nuovo Testamento ci parlano
appunto della confessione della
fede.
Nel racconto di Paolo ad Atene (Atti 17) questo avviene nel
modo narrativo: di fronte al sincretismo, di fronte al moltiplicarsi degli dèi, conosciuti o ignoti,
di fronte all'evidente curiosità intellettuale degli ateniesi. Paolo
dopo un discorso accattivante e
apparentemente sincretistico, annuncia bruscamente il giudizio
di Dio e la risurrezione del Cristo. E così il dialogo è subito
chiuso.
Nel capitolo 15 della I Corinzi
Paolo annunzia e proclama direttamente, in termini netti, il contenuto essenziale della fede comune su cui egli stesso e i Corinzi, e tutti gli altri credenti del
tempo, erano fondati. Dopo aver
citata e ricordata quella che era
la confessione di fede comune.
Paolo sottolinea energicamente
il carattere centrale, unico e assoluto deU’annuncio, della realtà
che Gesù è risuscitato.
Frequenti sono nel Nuovo Testarnento le esplicite « confessioni di fede », e molti di noi ricordano lo studio attento che
anni fa ne ha fatto Oscar Cullmann. Tuttavia, sarebbe errato
fermarsi su quelle formulazioni
come se si trattasse di pure e
semplici proposizioni teologiche,
del tipo di quelle che il pensiero
cristiano avrebbe poi elaborato
nei secoli: da soppesare, da confrontare, da difendere con argomenti razionali.
In realtà, se vogliamo intendere il senso che ebbe allora la
confessione di fede, e se vogliamo perciò essere in grado di ripeterla e interpretarla oggi con
parole del nostro tempo, dobbiamo cercar di comprendere
che cosa è avvenuto allora, che
cop stava dietro alle parole con
^i Paolo solennemente ripeteva
il « credo » concordato:
« vi ho trasmesso, come l’ho ricevuto anch'io, che Cristo è morto per i nostri peccati, secondo
le Scritture; che fu seppellito;
che risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture; che apparve
a Cefa e poi ai Dodici ».
Dietro a queste parole apparentemente così misurate e composte, come dietro alle tante parole che nel Nuovo Testamento
parlano della tomba vuota e delle apparizioni, della venuta dello
Spirito, che usano termini vecchi in senso nuovo, come « luce »
e « vita » e « nuova creazione » vi
era il tentativo, spesso maldestro
e contraddittorio, di dire con parole vecchie le cose nuove e senza precedenti che erano avvenute
in quella mattina di Pasqua.
Se cerchiamo un’immagine,
possiamo pensare a una folgorazione improvvisa; o a qualcosa
come una grande esplosione. Si
vede una luce abbagliante, si ode
un tuono, ma non si può dire
quello che è successo, perché
mancano i punti di riferimento,
nriancano le esperienze precedenti, letteralmente mancano le « parole » per dire quello che nessuno prima aveva mai detto o immaginato. Soltanto col tempo,
quando la polvere dell’esplosione
comincia a posarsi, si comincia
a intravvedere il nuovo paesaggio, modificato.
Oppure, per far capire ancora
quello che può essere successo
m quella mattina di Pasqua, è
stata come un’eruzione, che ha
portato alla superficie della storia il magma incandescente che
saliva dalle sue profondità. Le
parole della confessione di fede
sono allora come una diga, oppure sono come un muro di terracotta, resistente al fuoco, con
cui si è cercato di fermare il movimento, cioè di circoscriverlo e
di « definirlo ».
Ora Paolo è già in grado di parlare con parole nrecise e quasi
« fredde » di quell’evento iniziale, riproducendo in poche parole
quello che era stato riconosciuto,
fin dal principio, come il suo significato essenziale: Cristo — è
morto — per i nostri peccati —
secondo le scritture — risuscitò
Confessare il Cristo risorto
— secondo le scritture.
Non entriamo qui nei particolari dell’interpretazione; ma osserviamo soltanto che parlando
di « morte » e di morte « per i
nostri peccati » la confessione di
fede afferma — in armonia con
l’insegnamento biblico — che vi
è fra l’uomo e Dio una distanza
immensa, incolmabile, un abisso.
Per l’uomo non c’è alcuna possibilità propria di salvezza, cioè
di vivere in senso pieno la propria vita e di raggiungere la felicità e la pace.
La confessione di fede afferma
inoltre che proprio attorno a
quell’uomo Gesù, attorno alla
sua morte come uno schiavo e a
quel fatto inatteso e inedito che
in mancanza di altri termini viene chiamato la « risurrezione »
si è compiuto il destino di tutta
la storia dell’umanità che si apre
così, in modo inatteso, verso la
vita e non verso la morte, verso
la felicità e la pace e non verso
la disperazione e la distruzione.
Allora e oggi
Questo annimzio, il contenuto
di questa confessione di fede,
dobbiamo oggi ripensarlo e ripeterlo con parole semplici e chiare, perché tutti possano capirlo.
Certo, possiamo limitarci a ripetere le formule antiche, come
quando nel culto ripetiamo il
Credo. Ma questo, forse, è poco
efficace ormai, in una cultura
postcristiana dove le parole dell’Evangelo suonano scontate, oppure incomprensibili, oppure
compromesse dalTimmagine che
le chiese hanno nella nostra società.
Dobbiamo perciò compiere
un’ operazione più complessa:
tornare, anzitutto, a quel fatto
iniziale e comprendere che cosa
fu, che cosa significò allora nella
vita di coloro che ne furono coinvolti. E dobbiamo poi venire al
nostro tempo, ai nostri problemi, alla situazione dell’uomo di
oggi.
Partiremo così dal senso di
vuoto, dall’insoddisfazione e incompiutezza della nostra vita,
dalla mancanza di senso, che
tanti sentono oggi in modo drammatico. Partiremo anche dal
sentimento di timore, di fronte
a un mondo troppo grande e
complesso per noi, troppo minaccioso e pericoloso, per il grande
potere che l’uomo ha sulle cose,
senza sapere come usare questo
potere.
Partiremo anche dal desiderio,
dalla spinta di superamento e di
miglioramento, dalla volontà di
lotta che è presente in tanti uomini, che non si rassegnano al
male, che rifiutano di sprofondare nel nulla.
Tutto questo, che descrive la
situazione deH’uomo, potrebbe
essere espresso dalla parola antica e poco popolare di « peccato », cioè la nostra incapacità,
o impossibilità, di trovare la
« pace » nel senso pieno della parola.
Su questo sfondo, davanti a
questi interrogativi annunzieremo quello che è il cuore della
nostra confessione di fede: Dio
è apparso, è venuto nella nostra
storia proprio in quelTuomo Gesù, per mezzo di quell’evento che
chiamiamo risurrezione — e che
sta al centro di tutta la nostra
fede.
Due indicazioni
Riprenderemo dunque queste
parole e le ripeteremo; eppure
ci accorgeremo presto che in genere non sono efficaci, o che lo
sono in casi eccezionali — che
la maggior parte degli uomini e
delle donne del nostro tempo
non le comprendono.
Che faremo allora? Se non vogliamo che questa nostra eredità
cristiana si riduca a folklore: se
non vogliamo che le chiese si riducano a luogo di rifugio in tempi di crisi; se non vogliamo chiuderci in un estetismo liturgico,
ripiegato su se stesso — come
abbiamo visto in alcuni momenti
dell’assemblea di Vancouver —
dobbiamo ripensare a fondo il
senso della nostra confessione
di fede e ripeterla con parole
nuove.
E’ possibile, in questa ricerca,
segnare una pista, darsi una direzione di marcia? Nessimo, certo, può indicare oggi le tappe del
cammino di domani, né prevedere quali saranno le sfide storiche
con le quali ci dovremo confrontare; eppure dovremmo almeno
tentare di darci alcune indicazioni.
Ne suggerirò due.
La prima potrebbe essere questa: entrare in dialogo, con maggiore coraggio, con le voci critiche del nostro tempo, con i diversi « maestri del sospetto ».
Mentre le scienze deìl’uomo e
della natura sono entrate nella
nostra vita, anche nella divulgazione e nel linguaggio quotidiano,nella scuola, nella letteratura
di eva,sione, la nostra riflessione
teologica e soprattutto la nostra
predicazione non sembra che ne
siano realmente toccate.
Pensiamo agli interrogativi sollevati dalle scienze umane: la
storia delle religioni, l’antropologia culturale e anche la sociologia della religione ci mettono
m questione con le loro domande critiche e ci chiedono se per
caso non confondiamo la nostra
fede e l’Evangelo di Gesù Cristo
con la nostra fedeltà alle nostre
strutture sociali e religiose. La
psicologia e la psicanalisi analizzano i nostri comportamenti
e le nostre motivazioni inconsce
e ci chiedono in che modo queste loro conoscenze siano compatibili con il nostro appello alla
d^isione e con la concezione biblica del peccato. La linguistica
analizza criticamente il nostro
modo di pensare e di comunicare e mette in questione ogni possibilità di un discorso « vero » e
di un riferimento a una realtà
ultima.
E vi sono poi gli interrogativi
e le sfide delle scienze della natura. Quello che ci mette in crisi non è solo la visione di uno
spazio infinito e popolato da
mondi inaccessibili che sono, come il nostro, brulicanti di vita
e di vita cosciente; non è soltanto la visione dell’evoluzione
del cosmo, dall’atomo alla molecola alle formazioni organiche,
alla vita nella molteplicità delle
SU6. forme; quello che ci rende
difficile situare l’uomo, situare
noi stessi come oggetti particolari nel cosmo, è soprattutto la
conseguenza che tutto questo ha
avuto sulla moderna teoria della
conoscenza, sul dubbio che viene
posto ad ogni nostra possibilità
di conoscenza « vera »; al carattere pratico, funzionale e quindi
comunque limitato e parziale e
relativo di ogni nostra asserzione di verità.
Questi sono tutti interrogativi
che pongono una sfida senza precedenti al_ nostro pensiero teologico e quindi anche alle espressioni della nostra fede. Teologi
e filosofi, certo, si cimentano già
con questi interrogativi, ma nelle chiese e nella nostra predicazione essi non trovano che scarsa eco, mentre quello è già, in
gran parte, ¡1 mondo concettuale in cui vivono i nostri interlocutori e i destinatari del nostro
messaggio evangelico, nelle chiese e fuori delle chiese.
La seconda indicazione, la seconda pista di ricerca ci pone in
qualche modo sul versante opposto. Ed è questa: che rincontro
con l’uomo del nostro tempo e i
suoi problemi e il suo linguaggio
non può avvenire in un luogo
astratto, al tavolino, o in una
tavola rotonda di scienziati ma
può realizzarsi soltanto là dove
l’uomo oggi vive e lotta, vive e
lotta realmente; dove non si rassegna, dove non evade; dove si
confronta con la psicologia e la
linguistica, con la teoria della
conoscenza e anche con l’economia e con l’informatica perché
sa che da queste cose dipende
il futuro dell’uomo, dipende la
sua vita e la vita di milioni e di
miliardi di esseri umani. Il « luogo » per la nostra riflessione —
per la nostra azione teologica —
non può perciò essere un’assenza di luogo, un’ umanità
astratta, non storica; ma deve
essere il luogo dove l’uomo è vivo, dove, appunto, non si rassegna.
Qui naturalmente pensiamo ai
luoghi teologici dell’America latina, 0 della Corea del Sud, o ai
settori in cui il processo di africanizzazione o indigenizzazione
del cristianesimo si svolge in
modo consapevole e realistico;
ma senza andare così lontano,
pensiamo che il luogo per la nostra azione sia anche fra noi, nel
nostro paese, dove non ci si rassegna e dove si lotta per la trasformazione della società, dove
ci si impegna a fondo per la pace — magari proprio per impedire l’installazione dei missili Cruise a Comiso — dove si lotta contro la mafia e la camorra, come
le nostre chiese del sud hanno
fatto; pensiamo che il luogo per
la nostra azione sia proprio in
mezzo a noi, in quelle che chiarniamo le nostre comunità tradizionali — e che sono, semplicemente,, le nostre comunità ^— dove ci si impegna a vivere in modo diverso, alternativo, dove non
si cede al clima generale di depressione di questi anni. Dovunque gli uomini, le donne cercano
un senso, danno un senso alla
propria vita.
Questo dunque è il « luogo »
dell’azione teologica. Il luogo, badiamo bene, non il criterio. Qui
è bene essere chiari e evitare
ogni possibile equivoco. Le « lotte » e gli impegni di cui ho parlato, non sono il criterio, non sono né la fonte di verità, né il giudice della nostra riflessione di
fede, ma soltanto il luogo in cui
essa avviene, lo spazio in cui si
muove, il linguaemo di cui si serve. E’ necessario sottolinearlo
perché non sempre questo è stato chiaro; spesso si sono confusi
gli obiettivi delle lotte con il
mandato evangelico; anche fra
noi forse, negli anni passati, anche in certe posizioni del Consiglio ecurnenico, dove non sempre è chiara la motivazione ultima della nostra azione.
Vita e senso
In questo modo (confrontandoci con il pensiero critico delle
scienze del nostro tempo e operando nel luogo dove l’uomo è
«vivo») possiamo ricuperare la
forza originaria del messaggio
cristiano, cioè la grande « novità » della risurrezione; perché
al di là delle nostre infedeltà e
incertezze e tradimenti sappiamo che lo Spirito è attivo.
La grande eruzione del mattino di Pasqua è sempre presente:
può darsi che nel corso dei secoli quella colata di lava, dopo
aver cambiato il paesaggio e fecondato nuovi campi, si sia ora
fermata, solidificata, irrigidita: e
per questo crediamo poco nel
valore in sé della tradizione della chiesa. Ma sappiamo che il
vulcano di Dio non è un vulcano
spento; e che ogni momento della storia può essere il suo momento. Questo è lo Spirito.
Per questo sappiamo che è
possibile ritrovare la nostra forza comunicativa, la nostra capacità di evangelizzazione: non
imitando modelli di una predicazione individualistica che non
va nel fondo dei nostri interrogativi, ma traducendo la nostra
fede in modelli nuovi di vita associata e in una gioiosa celebrazione cornune, aperta al futuro.
Se vogliamo riassumere, se vogliamo indicare in modo schematico quali sono le domande
essenziali, i bisogni fondamentali dell’uomo di oggi, possiamo
indicarli forse con due semplici
parole: vita e senso.
La vita, cioè la sopravvivenza
stessa dell’umanità, domani, o la
sopreyvivenza fisica immediata
oggi, in condizioni di miseria, e
di fame, e di guerra e di ingiustizia. E’ per la vita che l’uomo lotta oggi, che lotta l’uomo vivo, che
non si rassegna. E in questa lotta irnmediata, urgente, noi non ci
possiamo tirare indietro, o ritirarci soltanto sul monte a pregare.
Questo è un compito comune
che abbiamo con tutti gli uomini vivi, e al quale non intendiamo
sottrarci: la vita è un bene assoluto e la risurrezione del crocifisso sta lì a ricordarcelo: una
vita che è al tempo stesso negazione della morte e negazione
dell’ingiustizia.
E naturale perciò che ci impegniamo in questa lotta comune. Di qui la necessità di un impegno serio, che coinvolga le nostre comunità, per la pace: per
una pace che nasca dall’eliminazione deH’ingiustizia. Il Sinodo
saprà senza dubbio dare alle
chiese un’indicazione in questa
direzione. Il secondo bisogno
fondamentale è quello del senso:
il significato, lo scopo della vita.
Qui forse abbiamo un compito
più specifico: riscoprire per noi
— e per tutti — la realtà di un
Signore che è al di sopra di ogni
Signore, cioè, come diremmo noi,
riscoprire il senso di una realtà
ultima, di una trascendenza, che
dà « senso » cioè orientamento,
cioè prospettiva e futuro alla
nostra vita. Trenta anni fa Giovanni Miegge scrivendo « Per una
fede » parlava di « un problema
ultimo della vita » che trova risposta « in una decisione divina
avvenuta in favore dell’uomo »
(p. 44). E’ a questa domanda che
potremo, che possiamo, dare risposta: una risposta chiara, specifica, che si pone al di qua di
ogni generico discorso religioso
e al di qua di ogni tentazione di
sincretismo. Di qui la necessità
di un impegno di riflessione sul1 essenziale per dire, con parole
semplici e chiare, la nostra fede
in un Dio che dà senso alla nostra vita.
* * *
Sorelle, fratelli, le parole che
abbiamo ascoltato sono per tutti
noi; per me, per voi, per tutta la
chiesa. Siamo riuniti come chiesa, in comunione con tutte le
chiese che confessano Cristo come Dio e come Salvatore — anche quando tale comunione non
è reciproca — e le parole che
abbiamo udite si rivolgono in
qualche rnodo a tutti. Ñon c’è
qui distinzione confessionale. Ma
certo in modo specifico si rivolgono a noi che siamo riuniti in
questa chiesa come Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste, per le
quali abbiamo tutti una specifica responsabilità. Non è possibile — credo — occuparsi della
nostra amministrazione ecclesiastica, per quanto anche questo
sia necessario, senza avere nelle nostre menti e nei nostri cuori le domande e gli interrogativi
di fondo che la Parola di Dio solleva in noi; qui, nei sei giorni dei
lavori sinodali, e durante tutto
l’anno che viene nelle nostre chiese locali.
_ Ed è all’interno di onesta realtà, di oueste chiese valdesi e metodiste, che si situa anche la vostra chiamata particolare, di Daniele e di Mauro che venite oggi
consacrati al ministero pastorale nell’ambito e secondo i criteri
di una chiesa evangelica riformata. 11 vostro, come sapete, è un
rninistero specifico, che è anello
di tutti coloro che in questo sinodo sono pastori; ma non è un
ministero isolato o solitario. Ed
è appunto in una prospettiva di
impegno comune e di lavoro comunitario che abbiamo ascoltato insieme la parola di Dio per
la nostra chiesa — per cercar
di rispondere tutti insieme alla
nostra vocazione comune.
11 Signore ci invita — vi invita — a confessare con chiarezza
la vostra fede nel Cristo risuscitato — l’evento unico della storia — senza cadere nelle tentazioni del sincretismo e senza ripetere le formule irrigidite o incomprensibili: operando attivamente una riflessione critica nei
luoghi dove l’uomo è vivo e lotta. E’ un invito, ma al tempo
stesso è una promessa: è questo
che vi sarà dato, che a tutti noi
sarà dato. Giorgio Girardet
3
26 agosto 1983
fede e cultura 3
r 'Ì' '
f
’■i
- V V ,•«
^vA '
IL PUNTO SU UNA COMPLESSA VICENDA
Istruttoria sulla Sindone
Tra le pubblicazioni della nostra Editrice più vendute neM’82, segnalate al Sinodo, presentiamo un saggio del direttore della Claudiana
CAMPO TEOLOGICO DI AGAPE
Sfogliate
la cipolla
In Sindone, un mistero che si
svela^, Carlo Papini si propone
di fare il punto sulla complessa
vicenda riguardante l’autenticità della Sindone di Torino. Stimolato anche dalla pubblicazione in Italia del libro Verdetto
sulla Sindone^ rinnegato e fatto
sequestrare in America dagli
scienziati del gruppo STURP
(« Shroud of Turin Research
Program »), l’autore traccia una
chiara e lucida sintesi degli eventi storici susse^itisi dalla metà
del XIV secolo fino ai nostri giorni e dei risultati scientifici più
recenti.
Da tutto ciò scaturisce un libretto che possiede il non trascurabile pregio di permettere
al lettore di apprendere in breve
tempo gli elementi essenziali
deU’argomento trattato.
Nella introduzione Papini propone in rapida sequenza le scoperte scientifiche sulla Sindone
fatte dopo il 1978: a) « le presunte zone ematiche della Sindone si comportano come se contenessero sangue »; b) « le immagini del corpo della Sindone
sono state determinate da una
forte ma lenta irradiazione di
calore a distanza ravvicinata ».
Viene poi proposta la cosiddetta
« ipotesi del falso », ovvero viene
descritto come un artigiano medievale potrebbe aver creato un
falso avente le caratteristiche
precedentemente citate.
La storia
Lasciata questa ipotesi ad una
completa verifica sperimentale
ed ad una più dettagliata analisi che viene compiuta nel terzo
capitolo, Papini ci conduce alla
ricerca dei « dati storici sicuri »
riguardanti la Sindone. Veniamo
così a sapere che la Sindone di
Torino appare per la prima volta nel 1356 in Francia e che, come dimostrano gli studi di V.
Chevalier, è probabile che provenga dalla Turchia, fu assegnata ad un piccolo feudatario, Goffredo I, come bottino di una crociata cui prese parte intorno al
1345, e fino alla morte del proprietario non le fu attribuita
importanza religiosa. Solo successivamente il decano della Collegiata di Lirey decise di mostrarla al popolo a fine di lucro.
Alla decisione (1389) del vescovo
di Troyes, Piero d’Arcis, di proibirne ¡’estensione, pena la scomunica, segue, nel 1390, la soluzione di compromesso del papa
Clemente VII il quale stabilisce
che l’ostensione sia svolta senza
solennità e che venga proclamato che si tratta di « una pittura
o tavola fatta a raffigurazione o
imitazione del Sudario che si dice sia appartenuto al Nostro Signore Gesù Cristo ». L’autore dopo essersi soffermato sulla questione deH’autenticità di queste
bolle papali, oggi ormai provata,
ci fa notare, citando gli studi
del gesuita H. Thurston, che fino
alla fine del ’400 « il problema
dell’autenticità non è mai stato posto seriamente da nessuno ». A partire dalla metà del
1400 la Sindone passa ai duchi
di Savoia che la acquistano dalla nipote di Goffredo I. I Savoia
riescono negli anni successivi ad
ottenere sempre maggiori riconoscimenti dai papi e da allora
la Sindone resterà legata alla
storia di questa casata.
L’ipotesi del falso
Infine, nel terzo capitolo, Papini riprende Tipotesi del falso
per esaminare le obiezioni più
frequenti.
Per quanto riguarda il problema dell’origine viene data quasi
per certa quella orientale con
motivazioni che vanno dall’analisi del polline al segno dei chiodi
sui polsi. Per controbattere la
tesi della perfezione della Sindone, argomento che ne escluderebbe la fabbricazione da parte di
un artigiano, vengono citati alcuni particolari che suscitano dei
dubbi, quali: la posizione delle
mani, il colpo della lancia, la
posizione delle gambe e dei piedi, le immagini del volto e del
capo, il fatto che il viso doveva
essere avvolto dal sudario. All’obiezione che solo il cadavere
di un uomo crocifisso avrebbe
potuto lasciare tracce di sangue
così precise si oppone che in
oriente le conoscenze anatomiche e mediche erano tali da permettere l’esatta riproduzione
delle colate di sangue delle vene.
Infine Papini riporta i risultati
delle scoperte che hanno dimostrato che Timmagine della Sindone è stata prodotta da un oggetto tridimensionale con una
emissione lenta e prolungata di
calore o luce, tale da escludere
la tesi «fideistica » della « folgorazione » al momento della
resurrezione.
Dai dati scientifici e storici
riportati sempre con ampia ci
tazione di fonti e dall’ipotesi del
falso, onestamente dichiarata
teorica e suscettibile di verifica
scientifica, deriva un quadro
coerente in cui i dubbi sull’autenticità della Sindone sono tali
e così stringenti che ci sembra
giusta la conclusione dell’autore: ormai non può più essere rifiutata la prova del carbonio 14
che permetterebbe l’esatta datazione del tessuto.
In conclusione si tratta di un
libro stimolante in cui è assente
la polemica gratuita e priva di
fondamento e che, al contrario,
grazie all’ampia raccolta di riferimenti bibliografici di tipo tecnico-scientifico oltre che storico,
può essere considerato come un
valido punto di partenza per
approfondire Targomento da
varie angolature con ulteriori
letture.
Valdo Pasqui
1 Carlo Papini, Sindone, un mistero che si svela. Il « verdetto » americano non conferma l’autenticità,
Claudiana (Dossier n. 16), Torino,
1982.
® K. E. Stevenson, G. R. Habermas, Verdict on the Shroud. Evidence for the Death and Resurrection of
Jesus Christ, Servant Books, Ann Ar.
hour, Mich., 1981 (Ed. italiana Queriniana, Brescia, 1982).
L’incontro « fede-psicanalisi »
avviato Tanno scorso ad Agape
ha preso forma quest’estate nel
campo teologico « Senso di colpa
e coscienza del peccato »; un incontro che, per essere serio, cioè
per andare al di là del semplice
confronto ideologico, dev’essere
ed è anche un confronto con gli
psicoanalisti, che a loro volta
hanno come campo di indagine
« la sessualità e l’aggressività
umana e i condizionamenti che
tali pulsioni possono esercitare
sui prodotti dello spirito e della
cultura» (C. Poti).
É stato dunque un incontro fra
persone: dove lo psicoanalista,
T« altro », era di volta in volta
relatore, interlocutore, campista
e conduttore del gruppo di lavoro o dello psicodramma; e dove
io, il credente, ero il soggetto che,
nel confronto con la psicoanalisi
come teoria e come cultura comincia a pensare a se stesso come ad una cinolla che può essere
sfogliata (non senza lacrime) alla
ricerca del proprio inconscio,
o della sua fede autentica, o del
suo vero Sè.
Dimque, quale rapporto fra
senso di colpa e coscienza del
peccato? Il nroblema, non facile,
"asceva dalla giustannosizione
di vari metodi e varie scienze
(psicoanalitiche e teologiche) che
DIALOGO SULLE DISCIPLINE ECCLESIASTICHE
Le persone e I ministeri
Nel concludere l’esposizione in forma dialogata e sintetica delle
linee del nostro ordinamento, segnaliamo la «Raccolta delle discipline vigenti nell'ordinamento valdese », edito per conto della Chiesa
Evangelica Valdese (Unione delle chiese valdesi e metodiste) dalla
Claudiana giusto in tempo prima del Sinodo.
— Come mai ci sono nelle
chiese discriminazioni tra membri elettori e membri comunicanti?
— Veramente non è che esistano discriminazioni imposte, in
quanto ogni membro comunicante può decidere liberamente di
diventare membro elettore, facendone domanda ed impegnandosi a partecipare in pieno alle
attività della chiesa. La Disciplina generale ed i regolamenti
prendono semplicemente atto del
fatto che le persone che partecipano alla vita della chiesa lo
fanno con intensità diversa: abbiamo quindi j simpatizzanti, i
membri comunicanti ed 1 membri elettori.
Nelle chiese metodiste, in ossequio alla loro fisionomia propria che il Patto di integrazione
tra queste e le chiese valdesi ha
inteso rispettare, tutti i membri comunicanti sono elettori
mentre sono eleggibili coloro
che sono membri comunicanti
da almeno tre anni.
Il valdese che si trasferisce
in una chiesa metodista ed il
metodista che si trasferisce in
una chiesa valdese conservano
la loro qualità di membri comunicanti ed elettori a tutti
gli effetti.
Ovviamente la distinzione tra
membri comunicanti e membri
elettori non piace a nessuno ;
la possibilità di renderla inoperante è nelle mani dei membri
comunicanti che possono tutti
diventare membri elettori.
— Non c’è, nelle nostre chiese, di .tatto, una certa distinzione tra clero e laicato, al di
là delle affermazioni di principio?
— Anche qui, spetta al cosiddetto laicato far si che il monopolio del ministero non resti
in mano ai pastori (anche se
non è da escludere qualche caso di pastore piuttosto accentratoro). Il regolamento n. 3
precisa che a nessuno è conferito l’esercizio esclusivo delle
attribuzioni proprie del ministero conferitogli. Questo significa
che la predicazione non è cura
esclusiva dei pastori, che il servizio fraterno non è cura esclusiva dei diaconi ecc... I ministeri
regolamentati sono quelli di
pastore, anziano e diacono, secondo la tradizione delle chiese
riformate che ricalca un po’ il
modello degli scritti più tardivi
del Nuovo Testamento. Ma questa struttura non è rigida, nel
senso che nel capitolo sugli
anziani e sui diaconi è previsto
anche il ministero dei predica^
tori locali, mentre è lasciata libertà alla chiesa di promuovere
tutti gli altri servizi opportuni
in un articolo che recita: «Il
Concistoro o Consiglio di chiesa presenta all’assemblea le persone chiamate a svolgere i particolari servizi di visitatore,
monitore, catechista, colportore, responsabile di gruppi settoriali. di opere locali, o di altri
servizi promossi dalla chiesa
locale». Come si vede non c’è
limite alla fantasia evangelica
delle nostre chiese. I tre ministeri regolamentati devono garantire la continuità del servizio e della predicazione ; alla
libertà di nuovi servizi è affidato il rinnovamento della nostra testimonianza.
— Come mai uno non può
più essere eletto anziano o diacono per più di 15 anni?
— Il limite che non può essere superato è fissato per tutte
le cariche amministrative della
chiesa e questo è importante
perchè non avvenga che una
persona o un gruppo finisca
per tiraimeggiare la vita della
chiesa. Per gli anziani ed i diaconi la soluzione lascia un cei>
to disagio, perchè il loro compito essenziale non è amministrativo, ma pastorale. L’essenza del loro ministero non è
l’elezione, ma la vocazione ; e
questa non è a termine. In ogni
caso la soluzione adottata ha
tenuto conto di queste considerazioni: 1. Era importante che
Tamministr azione della chiesa
locale fosse affidata a persone
che la curavano dal lato spirituale, per evitare che i criteri
rischiassero di diventare di tipo amministrativo o addirittura speculativo. 2. Era, d’altra
parte, importante che i compiti
amministrativi fossero a termine. 3. Infine era importante che
le chiese non si adagiassero
sullo spirito di servizio di alcuni fratelli. Per quest’ultima
considerazione il termine del
quindicennio può essere uno
stimolo a nuove vocazioni. Sarebbe grave se si aggirasse
l’ostacolo all’Italiana, ponendo
una parentesi di un anno per
rieleggere la stessa persona, finito un primo quindicennio, per
un altro periodo più o meno
lungo. Queste soluzioni furbesche non possono avere cittadinanza nella chiesa. D’altra
parte l’anziano o il diacono che
lasciano le responsabilità amministrative non per questo
lasceranno il servizio, proprio
per le ampie possibilità che ci
sono, come abbiamo visto, in
questo campo.
A cura di Claudio Tron
possono incontrarsi in uno scambio fecondo, ma che non possono senz’altro scambiarsi categorie concettuali o confondere i
rispettivi campi d’indagine.
Al di là di una facile identificazione tra religione e senso di
colpa, che Freud non ha mai affermato (la religione non inventa
la colpevolezza, ma la gestisce e
la utilizza: a volte, non necessariamente, in modo ossessivo),
il senso della colpa avrebbe per
Freud un costo importante nella
strutturazione della personalità
e nella costituzione della società.
A questo punto (J. Ansaldi)
entra in gioco il concetto lacaniano di Legge. Questa, prima
che norma etica, è Legge strutturante, « ciò che mi interdice
la Madre, e che impedisce al mio
narcisismo di porsi come onnipotente ». E’ una Legge di questo
genere _ quella che ci dona Dio
dandoci il nome e chiamandoci
figli suoi; ed è nei confronti di
una Legge simile che si esercita
la trasgressione del Peccato originario di Genesi 3: non colpa
etica, ma tentativo di farsi Dio,
di darsi il nome (la propria identità) da sè. Analogamente, per
Paolo, la Legge viene conservata
non come etica, ma al contrario
come ciò che mi imnedisce di
diventare ossessivo (attraverso
l’etica), di salvarmi per opere,
di darmi il « nome » attraverso
le mie produzioni. Divento così
anche libero di costruire la mia
etica in modo libero e « autonomo ». La psicoanalisi giungerebbe così a confermare i dati
della più pura teologia paolinica,
così corne essi sono stati recepiti
dalla Riforma: nessuna scoperta, nessuna novità!
E tuttavia, molti problemi restano aperti e anzi vengono evidenziati proprio dalTaccostarsi
reciproco della psicoanalisi e
della fede cristiana. Riportiamone uno solo: è vero che l’etica del Protestantesimo è « decolpevolizzante » se raffrontata
a Quella cattolica? Quanti genitori, anche protestanti, premiano o puniscono i bambini chiedendo loro di separarsi dalle
parti « sporche », aesressive di
sè, e di ademiarsi così ad un
altro sè, che è il srenitore interiorizzato (C. Poti) contraddicendo così In teologia della giustificazione Per fede e sostituendo l’etica della libertà con un’etica del merito?
Ma per avventurarsi su Questo
terreno occorrerebbe forse l’apporto di altre scienze. Quali la
storia delle religioni, la antropologia, la sociologia. Nell’attesa,
ciascuno sfogli con coscienza e
serietà la sua cipolla.
Saverio Merlo
RFT: UN LUTTO
Il past. Grefe
E’ improvvisamente mancato
in questi giorni, stroncato da un
infarto, il pastore Grefe, presidente dell’associazione dei Valdesi in Germania. Profondo conoscitore della realtà valdese italiana e particolarmente delle
Valli Valdesi, Grefe ha sovente
guidato gruppi evangelici stranieri in visita alle nostre comunità. Questa improvvisa scomparsa che ci priva di un grande
amico della nostra chiesa ha
gettato un’ombra di tristezza sul
Sinodo valdese e sul WaldenserTaag che si riunisce il 25 settembre in Germania Federale.
4
4 obiettivo aperto
Í
26 agosto 1983
26 ai
I PASTORI VALDO BENECCHI E q\q
"Gesù Cristo, la vita dei mondo”
N
Vancouver è stata un grande incontro in cui abbiamo imparato a conoscerci, a condividere, ad ascoltare i marginalizzati i II f
Una sessione plenaria dell’Assemblea, nella palestra dell’Università.
(segue da pag. 1)
vamo l’85 per centó dei delegati) abbiamo fatto l’esperienza non solo di
iin’assemblea deliberativa sia pure
su importanti problemi, ma di una
grande comunità nella quale le difficoltà, gli ostacoli e i momenti di
crisi sono stati affrontati con grande sincerità e fraternità. Una comunità che ha saputo ascoltare coloro che spesso sono marginalizzati: donne, giovani, handicappati.
Desidero solo citare ora quelli
che mi sono sembrati gli interventi
introduttivi più rilevanti, per avere
offerto la sostanza ai dibattiti e ai
documenti finali. Il sermone del culto di apertura di Pauline Webb, inglese, metodista, che dopo aver ricordato che « la stessa Chiesa di
Cristo non ha le mani pulite nell’attuale bagno di sangue », ha detto _ con forza che i cristiani sono
chiamati a non dimissionare, ma a
impegnarsi nella lotta per la pace e
per la giustizia «con tutto l’ottimismo di una fede che agisce per amore ».
Il rapporto del segretario generale, il pastore metodista Philip Potter
è stato molto apprezzato ma anche
molto discusso e criticato da parte
ortodossa e anglicana, là dove ha
sostenuto la necessità di « esorcizzare l’autorità magisteriale » della
Chiesa. Potter ha centrato il suo discorso su una visione della Chiesa
fortemente radicata nel Nuovo Testamento. La Chiesa è una casa
di pietre viventi di pari dignità, corresponsabili e basate sull’unico fondamento, Cristo Gesù. La Chiesa come luogo di comunione e di partecipazione. Una Chiesa di potere perde tutta la sua credibilità di fronte
al mondo. Potter ha altresì sviluppato il tema della giustizia e della
pace, esortando ad allontanare dalle chiese la tentazione di assumere
un atteggiamento di rassegnazione
come se ci importasse « solo di
salvaguardare la fede, lasciando che
il mondo bruci. Un atteggiamento
che spesso si adatta molto bene alle
funeste politiche militariste dei potenti ». « Siamo chiamati ad essere fermi nella fede e cercheremo di
parlare e di capire con audacia, nella speranza e nell’amore ».
La relazione del presidente del
Comitato Centrale, l’arcivescovo canadese anglicano, Edward Scott,
partendo dalla sua prospettiva ha
posto l’accento sul fatto che le
ideologie del capitalismo e del marxismo non soddisfano più le opzioni
più profonde degli uomini oggi. E’
necessario per le chiese uscire dalla loro dipendenza culturale e da
certi modelli di vita segnati dalla
prosperità e dal consumo per offrire e vivere fra loro una nuova qualità di rapporti.
Il tema generale dell’Assemblea,
« Gesù Cristo, vita del mondo », è
stato affrontato partendo da varie
angolature ed esperienze. Del dramma del Sud Africa ha parlato il pastore Boesak, un nero sudafricano,
presidente dell’Alleanza Riformata
Mondiale, eletto a questa carica im
anno fa nel corso della assemblea
generale delTAlleanza nella quale si
è deciso di sospendere dall’A.R.M.
la Chiesa riformata che in Sud Africa appoggia e pratica l’apartheid.
Dall’interno di una^ situazione di
chiesa perseguitata, ha sostenuto
che « il problema della pace, come
oggi si pone, non può essere separato dalla giustizia». In una situazione di povertà, di fame, di razzismo, confessare che Cristo è la vita
del mondo, non è uno slogan, ma in
primo luogo una « protesta contro
l’arroganza dei potentati di questo
mondo »; è dire che Cristo si preoccupa non solo della Chiesa, ma anche del mondo.
Altre voci hanno ricordato situazioni di sofferenza e di persecuzione: Domitilla Bario ha parlato delle lotte dei minatori boliviani, il pastore coreano Hyung Kyu Park ha
presentato il significato della testimonianza resa dai cristiani nella
situazione di repressione della Corea del Sud. Esprimendosi sui problemi globali del mondo di oggi, la
pacifista australiana Helen Coldicott ha tradotto in dati e cifre impressionanti la follia della corsa
agli armamenti, mentre l’economista olandese Jan Pronk, vicesegretario della conferenza delle Nazioni
Unite per il commercio e lo sviluppo, membro della Chiesa riformata,
ha giudicato l’attuale crisi economica più grave e più complessa di
quelle precedenti, ed ha rivolto un
appello alle chiese perché difendano i valori fondamentali della sopravvivenza, della giustizia sociale
e di un’equa ripartizione delle risorse mondiali: « Le chiese possono
farlo — egli ha detto — perché sono in grado di sfidare i poteri esistenti e proporsi come avanguardia
di quei mutamenti economici e politici che sono indispensabili per la
sopravvivenza dell’umanità ».
Un forte appello alla coscienza
delle chiese occidentali è stato lanciato dalla teologa tedesca Dorothee
Sbile, nota per le sue posizioni radicali. La Sòlle ha illustrato due modi in cui la vita viene distrutta: la
povertà esteriore e il vuoto interiore. Questo vuoto interiore è tipico
del « primo mondo », ricco, incapace di dolore e di gioia profonda, insoddisfatto del proprio lavoro, incapace di sentimenti autentici: « Le
cose superflue rendono la vita superflua ». È inoltre, « denaro e violenze
vanno di pari passo: chi fa del denaro il proprio dio deve necessariamente fare della ’’sicurezza” una
ideologia di stato e degli armamenti una priorità politica ». Per questo Gesù pone anche alle nostre
chiese occidentali la domanda che
un giorno ha posto al giovane ricco: « per quanto tempo ancora parteciperemo a un ordine mondiale
fondato sullo sfruttamento e sull’oppressione? ». La Sòlle ha anche
sottolineato che « l’apartheid non è
solo un sistema politico di un paese africano, ma un certo modo di
pensare e di sentire e vivere senza
prendere coscienza di ciò che accade attorno a noi. C’è un modo di
fare teologia ohe fa si che i poveri
e le vittime dello sfruttamento economico restino sempre fuori dalla
nostra ottica e non prendano mai
la parola: è la teologia deH’apartheid ».
Ampio spazio è stato dato al problema delle culture e dei popoli autoctoni, fra cui gli stessi indiani
d’America, numerosi anche nella regione nella quale l’Assemblea si è
svolta.
Numerose le testimonianze di diversi continenti e paesi su situazioni
di sofferenza, di ingiustizia: Medio
Oriente, Corea, Sud Africa, America
Centrale, Nuova Caledonia, ecc.
L’intenso lavoro svolto negli oltre
50 piccoli gruppi, dove di volta in
volta abbiamo reagito agli interventi e ai temi proposti, si è aggiunto
a quello degli 8 « Issues Groups »,
gruppi tematici, in cui si sono Emalizzate e cercate le prospettive della
Assemblea. Tutto questo lavoro ha
portato a una serie di importanti
documenti finali. Fra questi, quelli
che meritano più attenzione sono:
1) Dichiarazione sui diritti dell’uomo;
2) Dichiarazione su pace e giustizia;
3) Promuovere l’unità con atti
concreti (BEM);
4) Testimoniare in un mondo
diviso;
5) Sviluppare la partecipazione;
6) Essere una comunità formativa;
^ 7) Vivere insieme in una comunità di condivisione e di guarigione.
Vorrei soffermarmi brevemente
sui primi due, che indubbiamente
sono i più importanti. Probabilmente non ci fanno fare grandi passi
avanti nei confronti deU’Assemblea
di Nairobi nel 1975, ma cercano di
concretizzarne maggiormente le
istanze alla luce degli sviluppi che
si sono verificati in campo economico, ma anche politico, sociale e
storico.
Dichiarazione sui
diritti umani
« Ogni giorno prendiamo più coscienza che i diritti umani non possono essere considerati isolati dai
più ampli problemi della pace, della giustizia, del militarismo, del disarmo e dello sviluppo », afferma il
documento, che aggiunge: « Siamo
andati più in là della mera riflessione per passare ad impegni concreti nella lotta per i diritti umani. Ma,
così facendo, abbiamo senza dubbio
scoperto quanto difficile e doloroso
risulti occuparsi dei diritti umani
e della violazione degli stessi. Abbiamo scoperto che, per promuovere
i diritti della donna, del bambino,
degli handicappati — ad esempio —
le chiese debbono esaminare e modificare le loro proprie strutture e
metodi di lavoro. Nella loro lotta
per la giustizia, molti cristiani
stanno sperimentando il cammino
della croce ».
La dichiarazione, nella prima parte ricorda poi, esemplificando, il
problema dei popoli indigeni e condanna la teoria della « sicurezza nazionale », mentre nella seconda parte affronta con ampiezza il problema dell’America Centrale (denunciando severamente la politica di
Ronald Reagan), il problema delTAfghanistan, e il problema di Cipro. Spesso il dibattito su questi
temi, soprattutto sull’ Afghanistan,
è stato difficile, vicino ad una rottura ma si è concluso poi in fraterna solidarietà.
Dichiarazione sulla
pace e la giustizia
occasioni in cui esse sono rimaste
silenziose davanti all’ingiustizia e
alle minacce contro la pace. La visione biblica della pace, che comporta la giustizia per tutti, la integrità, la unità di tutto il popolo di
Dio, non costituisce per i discepoli
di Cristo una opzione tra le altre:
è im imperativo del nostro tempo ».
Così afferma il documento sulla
pace e la giustizia.
Parlando dei « tremendi » passi
in avanti verso le armi della morte,
compiuti dal mondo dopo lo scoppio della prima bomba atomica di
Hiroshima, e notando che oggi si
spendono nel mondo due miliardi
di dollari al giorno per gli armamenti, il testo sostiene: «un momento di follia, ima avventura strategica fondata su basi sbagliate, un errore nei computer, una cattiva interpretazione delle intenzioni dell’altro rischia di far scoppiare un
olocausto nucleare ». Perciò, si
auspica che giungano in porto i negoziati russo-americani di Ginevra
e del dialogo nord-sud.
a lungo termine la pace e la sicurezza ».
351 (
steird
ÈCHIl
Un’esperienza unica pazic
In Ogni caso, sostiene il documento, va ricordato che « una guerra
nucleare non è mai giustificabile »
e che «si deve rifiutare il concetto
di dissuasione nucleare, la cui credibilità dipende dal ricorso possibile alle armi nucleari, perchè questo concetto è moralmente inaccettabile e incapace di salvaguardare
Noi che eravamo presenti all’Assemblea possiamo ribadire che essa
è stata un’esperienza unica vissuta
in una comunità unica. Discuteremo insieme i documenti, ma purtroppo non sarà possibile c(tn dividere con le nostre chiese il « clima» che abbiamo vissuto, fatto di
fraternità e di universalità. E stato
davvero un privilegio. Direi, iìifine,
che è stata soprattutto un’assemblea di credenti. E non è poco.
La solidarietà nella lotta cotnune
per la pace e la giustizia, per i diritti umani, non è stata basata solo
su considerazioni di ordine politico
e sociale, o su sentimenti umanitari, ma sul mandato di Gesù, sul desiderio, alle volte sofferto, di capire
e di vivere la sua volontà nella storia di oggi e per l’uomo di
oggi: la convinzione di fede che
l’Evangelo non è solo una parola di
salvezza individuale, ma è un annuncio per la salvezza del mondo
attraverso un costante confronto
con i suoi problemi. E’ un risithio,
ma chiudersi ciascuno nella propria
tradizione, fondandosi sulla propria
giustizia, è venir meno al mandato
di Gesù Cristo.
Valdo Beni’'cchi
SI è
d’olit
macc
tato,
.ne, q
trO ;
hp a'
« Oggi le chiese sono chiamate ad
una nuova confessione della loro fede ed al pentimento per tutte le
tinaii
tori,
da e
na 1
ment
to'gi
dibat
Inglei
gnolc
altre
La
spett
trent
di in
e ”p:
deilT
fece
a Ve
’’nera
e del
direi
era (
ca, c
Saluti nel nome di Gesù Cristo, dalla
Sesta Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese, riunita a Vancouver,
Canada.
Noi rappresentiamo 400 milioni di
persone di 300 chiese membro. Fra noi
vediamo donne, giovani, persone handicappate partecipare in numero sempre maggiore. Grazie per le vostre preghiere di intercessione. Siamo pieni di
riconoscenza a Dio per la grazia concessaci dai nostro uitimo incontro ad
oggi. In molti luoghi le chiese sono
cresciute in numero ed in profondità
di impegno. Ci rallegriamo per il coraggio e la fede dimostrati nelle avversità. Ci umiliamo per coloro che sono
nuovamente chiamati ad essere martiri.
Lo Spirito Santo ha fatto sorgere questi e molti altri doni, per questo noi
ci incontriamo rendendo grazie.
Questo incontro si inserisce in un
susseguirsi di incontri che iniziò ad
Amsterdam nel 1948 con l’impegno di
stare insieme. Da allora siamo stati
chiamati a crescere e a lottare insieme. Qui, nel tema « Gesù Cristo, la
vita del mondo », siamo chiamati a vivere insieme. Nella Assemblea noi sperimentiamo questa vita. Il nostro culto,
sotto una grande tenda che ci ricorda
il popolo pellegrino; la presenza di Indiani canadesi che ci ha sfidati; le nostre
commosse preghiere, in molte lingue,
ma in un unico spirito di devozione;
le nostre lotte per affrontare tematiche
di divisione; i canti dei bambini; tutto
questo è parte della vita comune nella
famiglia cristiana. La presenza significativa di ospiti dii altre fedì e delle
migliaia di visitatori ci parla della più
ampia comunità umana.
Questo impegno comune a Vancouver
sottolinea quanto sia critico questo momento nella vita del mondo, un momento in cui si volta una delle pagine della storia. Noi udiamo le grida di
milioni di persone che affrontano la
lotta quotidiana per la sopravvivenza,
di quelli che sono schiacciati dal potere militare o dalia propaganda del potente. Noi vediamo i campi dei rifugiati e le lacrime di quanti, soffrono
perdite immani. Sentiamo la paura di
nazioni e di gruppi ricchi e la mancanza di speranza di molti che, nel mon.
do ricco di beni vivono in un grande
vuoto spirituale. C’è una grande divisione tra nord e sud, est ed ovest. H nostro mondo, il mondo di Dio, deve scegliere tra « vita e morte, benedizione
e maledizione ».
Questa scelta difficile ci obbliga a
proclamare nuovamente che la vita è
Vivere in
un dono di Dio. La vita in tutta la sua
pienezza riflette la comunione d'amore
di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Questo è il modello della nostra vita,
un dono pieno di meraviglia e di gloria, senza prezzo, fragile ed insostituibile. Solo quando noi ci poniamo in una
relazione d'amore con Dio, con gii altri
e con la natura, ci può essere vita nella
sua pienezza. La miseria ed il caos del
mondo sono il risultato del rifiuto del
disegno di Dìo per noi. Costantemente,
nel pubblico e nel privato, la comunione è spezzata, la vita è mutilata e noi
viviamo soli. Nella vita di Gesù noi incontriamo la reale vita di Dio, faccia a
faccia. Egli ha sperimentato la nostra
vita, la nostra nascita e la nostra infanzia, la nostra stanchezza, il nostro
rìso e le nostre lacrime. Egli ha diviso
cibo con gli affamati, amore con gli
emarginati, guarigione con gli ammalati,
perdono coi pentiti. Egli visse in solidarietà coi poveri e gii oppressi, e
alla fine diede la sua vita per gli altri.
Nel mistero dell’eucarestia il Signore
risorto ci dà la forza per vivere questa
vita Ibasata sul dare e sul ricevere.
«Se il seme di frumento non finisce sottoterra e non muore, non porta frutto.
Se muore, invece, porta molto frutto».
(Giovanni 12; 24). Solo il potere di conversione dello Spirito Santo permette
che questo stile di vita si formi tra di
noi. Questa trasformazione costa e può
significare anche la volontà di rischiare la vita nel nostro pellegrinaggio verso il Regno.
Lungo questo cammino noi riconosciamo la nostra infedeltà. La divisione della chiesa nei punti centrali della sua
vita, la nostra incapacità di testimoniare con coraggio ed immaginazione. Il
nostro attaccamento a vecchi pregiudizi,
la nostra partecipazione alle ingiustizie
del mondo; tutto questo ci dice che siamo disobbedienti. Eppure la grazia di
Dio ci stupisce, perché noi siamo ancora chiamati ad essere il popolo di
Dio, la casa di pietre viventi costruita
su Cristo, il fondamento. Un segno di
questa grazia è il movimento ecumem'co nel quale nessun membro e nessuna chiesa è isolato.
L'Assemblea quindi rinnova il suo impegno per una visione ecumenica. Il Signore prega per l'unità del suo popolo
come segno, mediante il quale il mondo possa essere portato alla fede, al
rinnovamento ed all'unità. Stiamo facen
do pa;
dell'ur
mo si
giusta
sembli
ficati I
chiese
mune,
nuova
trabbe
una cc
Dio, ir
za oh
sperla
flinn
missio
questo
tìflcazi
di anti
Gesù
del m
la fed
possia
zienza
che ei
per pt
deve c
e cult
contes
fedi V
ci rico
tutti, s
ti al b
vente,
il suo
Rinn
giustiz
guari
chiami
»edlan
tare di
condìv
tic! d)
zia. Q
Wtadi
La via
Potere
stizia
loro 0
*ertà,
destini
depret
guerra
la dial
hiamo
*0 ord
quale i
stìcam
5
26 agosto 1983
obiettivo aperto 5
_E GIORGIO BOUCHARD, DELEGATI DELLE CHIESE METODISTE E VALDESI, RIFERISCONO SULL’ASSEMBLEA DI VANCOUVER
Nuove spinte per il Consiglio Ecumenico
ati ili futuro di un CEC ringiovanito dipende ora anche dall’Impegno per attuare le indicazioni dell Assemblea di Vancouver
irez
l’Asessa
suta
terepurdivi«cli
0 di
dato
fine,
sem
mne
1 disolo
i tico
Liita[ depire
nel
5 di
che
a di
an¡ndo
Dnto
hio,
pria
pria
lato
cchi
_ Dall’agosto del 1948 quando i
351 delegati dell’assemblea di Amgterdam diedero vita al Consiglio
¿Dumenìco delle Chiese la partecipazione alle assemblee ecumeniche
si è andata allargando a macchia
d’olio. Oggi come funziona questa
macchina che a Vancouver ha ospitato, al suo interno, per tre settimane, quattromila persone?
‘ — La macchina funziona senz’al
tro molto bene. L’impressione che
ho avuto, arrivando a Vancouver, è
stata imponente; 900 delegati, centinaia di addetti stampa e collaboratori, migliaia di visitatori dal Canada e dagli Stati Uniti. Una macchina tecnicamente perfetta ; documenti distribuiti sempre al momento giusto e traduzioni efficienti; il
dibattito non avveniva soltanto in
inglese, ma anche in tedesco, spagnolo, francese, greco, russo e in
altre lingue.
La prima differenza che colgo, rispetto ad Amsterdam, è questa ;
trentacinque anni fa ci si trovava
di fronte ad un’assemblea ’’bianca”
e "protestante” in cui la teologia
dell’Ihiropa che usciva dalla guerra
fece la parte del leone. Arrivi oggi
a Vancouver e vedi un’assemblea
"nera”, poiché il numero dei negri
e delle negre è imponente. A occhio
direi che un terzo deH’assemblea
era composto da negri dell’Ameri
: ca, dell’Africa e naturalmente da
molti asiatici. Rispetto ad Amsterdam, che fu un’assemblea storica
sotto il profilo teologico e dell’Impegno morale, la composizione del
CEC si è molto rinnovata; da allora un centinaio di nuove chiese
evangeliche o anglicane dell’Africa
e dell’Asia hanno fatto il loro ingresso nel Consiglio. Inoltre, non
dimentichiamolo, tutte le chiese ortodosse sono rappresentate, con i
loro problemi e anche con la loro
forza.
Si trattava, in sostanza, di tenere
in equilibrio questa confederazione.
C’era naturalmente una certa polarizzazione ; da una parte problemi
di diplomazia e di equilibri interni
da rispettare e dall’altra problemi
di partecipazione. Per cui l’assemblea oscillava continuamente tra il
congresso, in cui si decide, e il convegno in cui ci si incontra, si canta, si prega e ci si scopre a vicenda.
Durante l’assemblea sono state
accolte due nuove chiese (il numero
delle chiese membro è ora di 303):
i presbiteriani negri del Sud Africa
e i battisti del Nicaragua. Due ingressi, come vedi, altamente significativi.
— Oltre ai neri sappiamo che significativa è stata anche la presenza femminile...
— Sì, la presenza delle donne, che
costituivano il 30% deH’assemblea
è stata notevole. A cominciare da
e insieme
sua
more
ante,
vita,
glotituiuna
altri
nella
; del
del
ante,
unio: noi
li in.ia a
)stra
1 inastro
iviso
I gli
aiati,
soii. e
aitri.
nore
està
aere,
sotu noto ».
coniene
a di
può
chiaver
sciadelsua
inia3, »
dizi,
tizie
siaa di
ana di
ruita
0 di
lenissu
ite
1 Sipolo
nonI, al
cen.
do passi piccoli ed incerti sulla strada
deH’unità visibile della chiesa, ma siamo sicuri che questa è la direzione
giusta per ia nostra fedeltà. Dalla Assemblea di Nairobi ad oggi si sono verificati nuovi fatti in molti luoghi: nuove
chiese unite, atti di testimonianza comune, progetti ecumenici locali. C’è una
nuova convergenza teologica che ci potrebbe permettere passi decisivi verso
una comunione eucaristica. Ringraziamo
Dio, in modo particolare, per la speranza ohe ci ha dato il documento su
■ Battesimo, Eucarestia e Ministero », e
operiamo in una vasta risposta ad esso.
Rinnoviamo il nostro impegno nella
missione e nell'evangelizzazione. Con
■luesto intendiamo quella profonda identificazione con gli altri che ci consente
4i annunciare la buona notizia, cioè che
Gesù Cristo, Dio e Salvatore, è la vita
fial mondo. Noi non possiamo imporre
la fede con la nostra eloquenza, ma
possiamo nutrirla con attenzione e pazienza cosicché lo Spirito Santo, Dio
oh* evangelizza, possa darci le parole
P*' parlare. Ciò che noi proclamiamo
lieve essere tradotto In ogni linguaggio
* cultura. Qualunque possa essere il
oontesto in cui viviamo, tra popoli di
^1 viventi o senza fede alcuna, noi
ei ricordiamo che l'amore di Dio è per
*|ittl, senza eccezione. Tutti sono invitafi al banchetto; Gesù Cristo, il pane vivente, chiama chiunque sia affamato, e
il suo cibo è illimitato.
Rinnoviamo il nostro impegno per la
fiiustizia e la pace. Poiché Gesù Cristo
guarì e sfidò la vita intera, noi siamo
chiamati a servire la vita di tutti. Noi
TslIlaiiK) il dono di Dio colpito dal po*®re della morte. I doni dell’unità, della
®°Pdlvisione e della responsabilità, damici da Dio, sono negati dall’lngiustizla. Quando nazioni, gruppi e sistemi
“•tengono il potere di decidere della
*lta degli altri, essi amano quel potere,
te via di Dio è quella di condividere il
Potere, dì darlo ad ogni persona. L’ingiu^zia corrompe i potenti e sfigura co™o che sono senza potere. La poterte, continua e senza speranza, è il
wtìno di milioni di persone; le terre
“•predate sono causa di amarezza e
la diversità delle razze diviene
I* diabolica prigionia del razzismo. Abbiamo urgentemente bisogno di un nuote ordine economico internazionale nel
fiPsle II potere sia condiviso e non egoi*6oamente arraffato. Noi siamo impegna.
ti per questo. Ma ecco che una domanda si ritorce contro di noi; cosa succede nella chiesa? Fra di noi condividiamo liberamente il potere? Siamo legati
alla ricchezza della chiesa? Consideriamo i potenti nostri amici e rimaniamo sordi di fronte ai diseredati? Tutte
queste sono sfide che dobbiamo affrontare in casa nostra.
L'ingiustizia evidente, costante ed aggressiva porta alla violenza. La vita
odierna è minacciata dalla guerra, dalla crescita di armamenti di tutti i tipi,
particolarmente dalle armi nucleari. La
scienza e la tecnologia, che molto possono fare per nutrire, vestire e offrire
un tetto a tutte le persone, possono oggi essere usate per por fine
alla vita sulla terra.
La corsa al riarmo consuma grandi
risorse di cui ci sarebbe disperato bisogno per aiutare la vita deli’umanità.
Coloro che minacciano col potere militare stanno trafficando con la politica
della morte. E’ un tempo di crisi per
tutti noi, e noi tutti uniti in solidarietà,
in tutto il mondo, intendiamo resistere
per chiedere con insistenza, in ogni
luogo, che si fermi la corsa al riarmo.
La vita, ohe è dono di Dio, deve essere
protetta quando la sicurezza nazionale
diventa la scusa per il militarismo arrogante. L’albero della pace ha le sue
radici nella giustizia. ,
Le vita è data. Noi riceviamo il dono
di Dio con riconoscenza costante. Nel
culto di apertura della Assemblea una
madre teneva in braccio il suo bambino
di fronte al tavolo della Santa Cena.
Era un segno di speranza e di continuità di vita.
Alle volte siamo quasi sopraffatti dalla piccolezza e dalla mediocrità delle
nostre vite e allora ci sentiamo senza
aiuto alcuno. Ma quando nel culto ci
nutriamo del pane della vita noi scopriamo sempre di nuovo l’atto di salvezza di Dio in Cristo e quindi nelle nostre stesse vite.
Siamo sbalorditi e stupiti dal fatto
che la proposta eterna di Dio sia affidata persistentemente a delle persone
comuni. Questo è il rischio che Dio
vuol correre. Le forze della morte sono
potenti, ma il dono di vita in Cristo è
ancora più forte. Noi ci impegniamo a
vivere quella vita, con tutti I suoi rischi
e tutte le sue gioie, e pertanto osiamo
gridare, con la moltitudine dei cieli: « Q
morte, dov’è la tua vittoria? » Cristo è
risuscitato. Egli è veramente risuscitato!
(Messaggio alle chiese dell’Assemblea
di Vancouver).
Pauline Webb, leader del metodismo inglese, che ha aperto i lavori
con una forte predicazione su « Gesù Cristo, vita del mondo» per finire con una donna pastore luterano della Danimarca che, insieme
all’arcivescpvo di Canterbury (con
una ritualità un po’ anglo-cattolica) ha distribuito la Santa Cena ai
partecipanti; in queste due immar
gini si riassume il premere delle
donne come numero, come temi e
come problemi nuovi all’interno
del CEC. A me sembra che proprio
da parte delle donne sia venuta la
spinta più forte verso la democratizzazione delle chiese. E Vancouver
ha accettato questa sfida.
— Alla vigìlia dell’apertura dei lavori della VI assemblea ecumenica
Philip Potter, l’attuale segretario
del Consiglio Ecumenico, si augurava che a Vancouver le chiese piccole, umili, periferiche facessero
sentire la loro voce. E’ stato così?
— Direi proprio di si. La voce degli africani e degli asiatici è stata
molto incisiva. Abbiamo inoltre
scoperto le chiese del Pacifico che
ci hanno parlato della loro fame,
della loro povertà e degli esperimenti atomici. Abbiamo conosciuto
i figli degli abitanti di Bikini e di
altre località del Pacifico che sono
stati fatti sgomberare, trent’anni
fa, per gli esperimenti nucleari nei
loro territori. C’erano inoltre i credenti pellirosse; gli indiani del Canada. Ma il momento moralmente
più alto dell’asaemhlea è stato quello in cui è risuonata la vóCé degli
handicappati; il Consiglio ha saputo imporre all’attenzione di tutti i
delegati la presenza degli handicappati. Diversi di loro, su sedie a rotelle, hanno parlato, hanno discusso, hanno letto la Bibbia durante
i culti quotidiani.
Per esempio un gruppo di loro
era diretto da un pastore americar
no, nato senza braccia. E questo
pastore mangiava, scriveva, dirigeva il gruppo, accendeva e spegneva
il microfono con i piedi. Naturalmente si è anche studiato il problema ; gli handicappati sono, nel mondo, 450 milioni, di cui, significativamente 2/3 vivono nel Terzo Mondo. Si è redatto anche un appello
alle chiese in cui ci si chiede se c’è
posto per gli handicappati nelle
chiese...
— Ancora un commento sulla
presenza g;iovanile aH’assemhlea.
— I giovani sotto i 30 anni costituivano il 15%. Del resto tutta l’assemblea si presentava molto ringiovanita rispetto al passato. In particolare durante le elezioni i giovani
hanno protestato perché la percentuale di giovani e di donne nel comitato centrale era troppo bassa. I
risultati dell’elezione hanno visto
la sostituzione di due persone anziane con due giovani: un’immagine eloquente della situazione.
— Arriviamo così al grandi temi
del giorno. Su quali punti Vancouver ha detto qualcosa di nuovo rispetto aH’ultima assemblea ecumenica di Nairobi del 1975 e su quali
temi a tuo parere, Vancouver spinge oggi le chiese a riflettere e ad
agire?
— Non mi pare che Vancouver
abbia detto qualcosa di totalmente nuovo rispetto a Nairobi. Però
ha consacrato l’urgenza del problema della pace nel mondo. Il messaggio finale ne parla. C’è stata una
condanna molto limpida nei confronti del possesso e dell’eventuale
uso delle armi atomiche, tutti poi
erano d’accordo che i credenti debbano elaborare al più presto una
strategia per la pace.
Gli ortodossi russi, che su altri
punti erano sulla difensiva, vedi
il caso dell’Afghanistan, sul tema
della pace hanno dato un contributo qualificato. In particolare l’arcivescovo ortodosso di Leningrado,
ricordando i 6(X).0(K) morti dell’ulti
Il tendone nel campus dell’Università, sotto il quale si sono tenuti
i culti dell’Assemblea..
ma guerra nella sua città, ha proposto, in un modo ricco di indipendenza spirituale, di costituire una
sorta di fronte mondiale cristiano
per la pace. Non è vero quello che
hanno scritto alcimi giornali e cioè
che la Chiesa ortodossa russa
avrebbe spaccato in due l’assemblea; c’è stata polemica ma non
spaccatura.
Un altro punto è stato questo:
Vancouver ha dimostrato che ie
chiese òggi pòssòhó èssere grarìdi
forze di riconciliazione. In un incontro commovente, tutti i delegati
degli Stati Uniti e quelli dell’America Centrale hanno firmato un patto di giustizia e di pace rivolto
particolarmente nei confronti del
Nicaragua. E’ stato un atto pulito,
privo di demagogia: un tentativo
onesto per cercare vie nuove nel
difficile rapporto tra gli U.S.A. e
l’America Centrale.
A mio avviso sono stati però ripresi troppo poco i temi della fede
e della responsabilità morale di
fronte allo sviluppo della scienza.
Uno scienziato scozzese ha detto,
e mi sembra a ragione ; « Se non
saranno le chiese ad affrontare il
problema del senso della scienza
non vi sarà nessuno a farlo ».
— Facciamo un piccolo passo indietro. I giornali in Italia hanno
riferito della tua presa di posizione
sul documento che l’assemblea ha
votato sulla situazione in Afghanistan.
— Sì, ma ne hanno riferito in
modo impreciso. Sul documento,
che m’è parso troppo debole rispetto per esempio a quello sul Nicaragua, mi sono astenuto. In sintesi
ho detto che ritengo la società sovietica più moderna e più giusta di
quella afghana ma non penso che
rURSS abbia il diritto di imporre
modernità e giustizia sociale contro la volontà, la cultura e la libertà di un popolo...
— Fino a che punto le dichiarazioni dell’assemblea ecumenica sui
diritti umani, sulla pace nel mondo,
sulla giustizia, suUa partecipazione
possono avere un peso determinante nella crisi mondiale che stiamo
attraversando?
— A media scadenza un lavoro
efficace è possibile. Mi spiego ; mentre le organizzazioni politiche stanno perdendo di velocità, le chiese,
almeno in Asia e in Africa, stanno
guadagnando spazi nuovi, mobilitano le persone. Penso che le chiese possano diventare la culla in cui
nuovi valori morali e civili si sviluppano e vengono custoditi. Quindi
la chiesa non come custode dei valori del passato, ma come luogo
d’incontro in cui si elaborano nuovi
valori e proposte. Perciò ritengo
che le chiese del CEC, ma anche le
altre, potranno svolgere un lavoro
efficace, al servizio deH’umanità,
nei prossimi anni.
— Sul tema dell’unità della chiesa si stanno ancora raccogliendo i
pareri delle chiese sul documento
teologico di Liima su « Battesimo,
Eucarestia e Ministero»; Vancouver come ha valutato questo documento?
— La mia personale impressione
è che poche persone nell’assemblea
avessero letto il testo redatto a Lima un anno fa. L’idea diffusa è che
il documento di Lima sia molto importante forse perché attraverso di
esso si spera di raggiungere una
riconciliazione tra le chiese. La Santa Cena a cui alludevo prima è stata un rammento molto bello con
canti moderni e una liturgia ricca,
preparata appunto a Lima: ma distro c’era un po’ il sogno di mettere
tutto assieme, di riconciliare gli
opposti. Con una battuta si potrebbe dire: chissà che un vescovo-donna non riesca ad unificarci. Come
sai, per molte chiese, una donna
non può essere né pastore, né sacerdote. Ritengo che sarebbe un errore prendere alla leggera il documento di Lima. Si tratta di un testo che va studiato attentamente e
mi auguro che, almeno qui in Italia, lo faremo in modo capillare in
tutte le nostre comunità.
— Nel corso dei lavori quale
componente del movimento ecumenico ha prevalso?
— Il Consiglio Ecumenico è retto
fin dal suo inizio, da due grandi
correnti. Una è la corrente «Fede
e Costituzione » cioè la riflessione
teologica che investe soprattutto
questioni inerenti l’ordine nella
chiesa. L’altra è la corrente «Vita
e Azione » che si occupa, essenzialmente, di progresso sociale. Queste
due correnti coesistono ma non mi
pare che a Vancouver ci sia stata
una riflessione teologica sul rapporto tra il vasto impegno sociale
della chiesa e la formulazione della
fede.
— Dopo Vancouver quale sarà il
futuro del Consiglio Ecumenico?
— Il Consiglio Ecumenico ha indubbiamente tratto da Vancouver
una sorta di ringiovanimento. Ci
sono spinte nuove. L’entusiasmo
era notevole e non credo che si affievolirà molto presto. Non è un
caso che a Vancouver si tenessero
tre culti al giorno in una bella
atmosfera seria e festiva allo stesso tempo. Insomma sul piano della
fede chi ha vissuto questa assemblea ne è uscito tonificato. Il futuro
dipende anche dalla determinazione
con cui il pòpolo dei credenti porterà avanti le indicazioni di Vancouver.
Intervista a cura di
Giuseppe Platone
6
6 vita delle 4:íiiese
26 agosto 1983
Chi sono
cc
AGAPE - INCONTRO BIENNALE - 9-11 SETTEMBRE
amici
_ Ogni due anni Agape organizza
rincontro degli « amici ». E’ un
momento di grande importanza
per l'attività del centro. Perchè?
Almeno per quattro motivi.
Innanzitutto perchè evidenzia
il fatto che Agape incarna un
progetto di ricerca di fede, di
cultura, di presenza politica che
concerne un ampio ventaglio di
persone: protestanti, ma anche
cattolici, credenti, ma anche non
credenti. Sarebbe im errore grossolano pensare che Agape è uguale al gruppetto idi chi vi risiede
e lavora tutto l’anno; come è un
________________FFEVM
Campo
di animazione
biblica
La Federazione Femminile
Evangelica Valdese e Metodista
(FFEVM) sta organizzando un
campo di Animazione Biblica
che si terrà ad Ecumene il 1° e
2 ottobre prossimi. Il tema sarà
« La metodologia », introdotto
dal pastore Yann Redalié che ci
insegnerà come leggere un testo
biblico e dimostrerà concretamente che ranimatore è colui
che parla il meno possibile e fa
parlare gli altri il più possibile.
L’invito a partecipare a questo campo è rivolto a tutti coloro che contribuiscono (o desiderano contribuire) alla crescita
spirituale della loro comunità :
alle presidenti di unioru o gruppi, alle mogli di pastore, monitrici, responsabili di gruppi giovanili o cadetti, membri di concistori o consigli di chiesa, ecc.
La quota richiesta pro-capite
giornaliera è di L. 15.(X)0. Si può
trovare rm modulo d’iscrizione
sulla circolare della FFEVM di
aprile oppure scrivendo direttamente a: Claudia Claudi, v. del
Passeggio, 125, 02044 Forano Sabino (RI).
gli
Agape”?
errore pensare che sia uguale ai
residenti più i due Comitati che
hanno la responsabilità della gestione. Cose risapute, dirà qualcuno: ma proprio per questo è
utile ripeterle. Agape resta rma
sfida aperta e sempre da ridefinire, spazio di incontro, di conoscenza, di vita comunitaria in
cui è possibile essere visitati da
quella Parola che sempre ci interpella; spazio in cui è permesso mettersi in discussione, ascoltare _e capire l’altro, trovare hidicazioni per individuare un senso della propria vita. Ma anchespazio di utopie, di sogni, di
quiete, in cui per qualche giorno si crede di -vivere fuori dalle
contraddizioni quotidiane. E’
vero, è anche facile fare l’eroe
ad Agape, confondere Timmaginario col reale. Ma si può proibirlo?
In secondo luogo perchè l’assemblea degli « amici » rappresenta un momento di grande
democrazia in cui ognuno può
intervenire e dire la sua su tutto
ciò che Agape è. Democrazia che
si formalizza poi nella elezione
di tre membri (di cui uno straniero) del Comitato generale che
è, insieme al Comitato esecutivo, l’organismo che è investito
dal Sinodo della gestione del
centro. Si tratta quindi di valorizzare intelligentemente questo
incontro per riceverne critiche,
suggerimenti, proposte, che permettano di proseguire il lavoro
sapendo di essere sostenuti, capiti, aiutati nei molti modi ed
occasioni che sempre si presentano. Chi meglio dei partecipanti ai campi può svolgere questo
ruolo importantissimo?
In terzo luogo perchè è necessario approfondire e discutere a
fondo i filoni di ricerca che caratterizzano oggi Agape, sia da
un punto di -vista dei contenuti,
sia da un punto di vista delle
tecniche di animazione che noi
usiamo. L’incontro inizierà con
un intervento di un membro del
Comitato generale, Yann Redahé,_ di Bologna, che porrà una
serie di quesiioni che' possiamo
pro-wisoriamente indicare col
concetto di « animazione ». Un
Gli incarichi al Sinodo
Dopo il culto di apertura, il Sinodo, composto di 166
membri con voce deliberativa, ha iniziato i suoi lavori. Diamo l’indicazione dei principali organismi che assicurano il
funzionamento del Sinodo.
SEGGIO DEL SINODO:
Presidente: Neri Giampiccoli.
Vice Presidente: Fulvio Rocco.
Segretari: Daniele Garrone, Mauro Pons, Giovanna Gandolfo,
Antonella Visintin, Fernanda Comba.
Assessori: Massimo Aquilante, Giuseppe Sfameli.
COMMISSIONE D’ESAME: Bruno Bellion, Giorgjio Gardiol,
Claudio H. Martelli, Claudio Tron.
COMMI^IONE PER LE PROPOSTE: Gian Maria Grimaldi,
Enmo Del Priore, Violetta Sonelli, Ruben Vinti, Ruggero
Mica.
COMMISSIONE STAMPA: Giorgio Spini, Ed-ward Bishop,
Giorgio Girardet, Giuseppe Platone.
Predicazione del pastore Neri
Giampiccoli durante l'incontro
amici del 1981 che ha ricordato
il trentennale di Agape.
discorso fondamentale che non
è dissociabile dal problema dei
« contenuti » e che deve ovviamente fare i conti anche con la
« struttura », con il corpo architettonico di Agape.
Infine, e questa è la novità
cui si troverà di fronte l’assemblea degli « amici » (finalmente!), occorrerà eleggere il Consiglio di amministrazione della
costituita « Associazione Amici
di Agape » che ha lo scopo di
favorire le attività del centro e
al tempo stesso di raccogliere
in modo più ordinato le quote
annue degli « amici », destinate
a sostenere il lavoro complessivo_ del centro. Il versare la propria quota regolarmente, diventerà dunque, d’ora innanzi, la
condizione giuridica per poter
partecipare attivamente a questo incontro biennale degli amici di Agape.
Vi aspettiamo dunque per i
giorni 9-10-11 settembre. L’incontro inizierà con la cena di venerdì 9 e si concluderà con il pranzo di domenica 11 settembre.
Ermanno Genre
ESAME Di FEDE DEI DUE CANDIDATI
La passione
dell’Evangelo
Alcune novità quest’anno per
l’esame di fede di Daniele Garrone e Mauro Pons, due giovani
che, dopo aver finito i loro studi
teologici ed aver compiuto l’anno di prova in una delle nostre
chiese, chiedono di essere accoliti nel loorpo pastorale valdese.
Prima di tutto, su proposta di
uno dei professori della Facoltà,
si decide di cominciare dall’argomento che di solito chiudeva
l’esame di fede: il candidato ci
parli della sua vocazione. Sullo
slancio di questa innovazione, la
discussione preliminare continua: perché non cambiare profondamente, dal punto di vista
formale, il tradizionale modo di
interrogare? Invece del modo a
cui eravamo abituati (tre domande poste preventivamente,
un po’ di tempo lasciato ai candidati perché possano prepararsi raccogliendo e organizzando
le loro idee) perché non cominciare subito, senza domande preventive, e iniziare un dialogo con
i due giovani, a partire dalla loro esposizione sul senso della loro vocazione, interrompendo qua
e là, « come se ci trovassimo in
un vagone ferroviario e ci dovessimo confrontare con altri viaggiatori, curiosi di quel che siamo
e di quel che pensiamo »? Ma sa
CORRISPONDENZE
Siena: dialogo e chiarezza
Dialogo e chiarezza e non
accumulo sincretistico di posizioni diverse caratterizzano la
vita interna della comunità. Valga come esempio, e non è poco, il rispetto nei confronti delle diverse ottiche teologiche in
merito al « battesimo », nonché,
conscientemente, delle diverse
liturgie battesimali. Il « battesimo», infatti, è il fattore teologico primario che si pone come momento di diversificazioni airinterno della chiesa di Siena. Questo il motivo per cui nel
corso di quest’anno ecclesiastico 82-83 è sulla questione del
« battesimo » che si sono articolate le riunioni di studio biblico del venerdì sera. E’ stato
letto, ma solo come testo provocatorio per l’ulteriore discussione, il terzo documento BMV
« Raffronto, approfondimento e
chiarificazioni del battesimo
presenti nelle chiese hattiste,
metodiste e valdesi ». La componente battista (uso questo
termine in funzione del battesimo e non della denominazione omonima) nella chiesa di
Siena è costituita da fratelli e
sorelle provenienti dalla Chle
sa Apostolica Italiana, dalla
Chiesa di Cristo, dalla Chiesa
del Nazareno e dalla Chiesa dei
Fratelli. Il dialogo avuto con i
fratelli della chiesa valdese che
hanno frequentato le riunioni
è stato molto utile ai fini di
una più attenta comprensione
delle diverse posizioni. Il tema
sarà ripreso nel futuro. Ma sin
da ora si può ringraziare il Signore per la gioia dell’unità che in
Lui ci sta facendo realizzare.
Altro tema di rilevante significato ai fini di una ancor più
stabile comunione è stato studiato dalla comunità senese nella seconda fase dell’anno ecclesiastico: si tratta della preghiera insegnataci dal Maestro,
il « Padre Nostro ». Questo tema, tratto dalla sistematica lettura sinottica dei Vangeli in
corso sin dallo scorso anno, ci
ha aiutato nella individuazione
della nostra comune filiazione
da Dio per l’opera del Cristo
nostro unico Signore e unico
punto di riferimento.
Il carattere interdenominazionale della Chiesa di Siena ha
un suo riscontro nella composizione del Consiglio che l’As
semblea ha voluto costituirsi
nel corso della sua prima seduta di quest’anno. Il Consiglio di
Chiesa risulta così, composto :
Luigi Santini (valdese) e Mario
Affuso ( Chiesa Apostolica Italiana Firenze-Prato), pastori;
Giovanni Donnini (valdese), cassiere; Franco Pavone (valdese)
e Francesca Reggiani ( Chiesa
di Cristo), consiglieri.
Fiera dei libro
SAMPIERDARENA ■ SESTRI P.
In questi ultimi mesi le nostre
comunità hanno preso parte attiva alla fiera del Libro a Galleria Mazzini, diretta da Sergio
Rastello e con la collaborazione di Carla Gambaro ed un folto gruppo di persone di varie comunità di Genova; l’esperienza
della Piera è sempre un
prezioso stimolo perché le nostre chiese si aprano all’uomo
della strada. Le cartoline intervista hanno pure avuto un grosso
successo e occorre che le nostre
comunità, specialmente i giovani, collaborino per contattare
quanti hanno chiesto di avere
un dialogo, studi biblici a mez
zo del formulario.
Un nostro gruppo corale ha
collaborato con la corale battista di via E. Vemazza per il culto tenuto a Venezia in occasione della gita in quella città; siamo grati a Riccardo Bensi per
Taffettuosa accoglienza ricevuta
a palazzo Cavagnis nella foresteria.
La corale ha contribuito per
il culto all’ospedale internazionale nel clima della collaborazione con le altre chiese.
La festa di canto dei bambini
in edizione ridotta ha consentito un simpatico incontro con la
comunità di Savona, sempre molto ospitale; si prospetta per il
futuro Un maggior impegno.
Gli studi bibUci di Sampierdarena e Pegli, hanno durato fino
a tutto giugno con un buon
contributo ai culti radio da
parte del grupno che si raduna
a Sampierdarena.
Siamo lieti di ricordare il matrimonio di Ivan Sasso e Myriam
Lastrego celebratosi nella terra
d’origine della famiglia Sasso,
nella chiesa di Bordighera con
una possa partecipazione di credenti e soprattutto di estranei;
che il Signore benedica la nuova famiglia che rallegra noi tutti ed in particolare il nostro
predicatore Ennio e Maria Anigela.
remo capaci di improvvisare un
dialogo, che non sia troppo banale, tenendo anche conto che
— per tutti noi, sia per chi interroga che per chi è interrogato — oggi dobbiamo decidere cose molto più importanti di quel
che di solito si decida (ma chi
lo sa?) in una conversazione in
un vagone ferroviario?
Il corpo pastorale, interessato
ma un po’ preoccupato, decide
che è sufficiente, per oggi, capovolgere l’ordine dei lavori. Così
a Daniele Garrone si chiede di
parlare sull’antropologia biblica,
sulla continuità e discontinuità
tra Antico e Nuovo Testamento
e sui criteri per una catechesi;
a Mauro Pons invece si chiede
di esporci il senso della visita
pastorale (e della « cura d’anime»), il senso della predicazione domenicale — anche in riferimento alla Santa Cena — nel
contesto del culto nel nostro
tempo e infine quello che egli
pensa suU’ecumenismo.
Due candidati diversi; quest’anno si vede chiaramente che
cosa significhi discussione nella
ricerca della chiesa, nella fraternità di chi propone idee diverse sul significato della nostra
testimonianza oggi. Doni diversi, possibilità e capacità diverse di esprimersi, piste di lavoro
che si differenziano, ma una stessa passione (per adoperare i termini di uno dei due candidati):
« revangelo ha bisogno di persone »,dirà a un certo punto uno
di loro, ma — dirà l’altro — « ci
rendiamo conto che non abbiamo sempre risposte chiare e risolutive». In una situazione di
crisi delle jwrsone, cercano di
mettersi a disposizione.
La predicazione del pomeriggio, al Ciabas, conferma questa
differenza e questa disponibilità;
e la discussione che ne nasce
nella numerosa assemblea che si
è riunita intorno ai candidati si
trasforma, invece di critica scolastica, in una discussione sulla
nostra situazione e sul senso della nostra vocazione. Uno stimolo
di pili per dei credenti di oggi.
Eugenio Rivoir
IN BREVE
• PIEDICAVALLO — Il tradizionale culto in piemontese sì
terrà domenica 28 agosto alle
ore 16.
• GUARDIA PIEMONTESE —
Si sta preparando la manifestazione del 24-25 settembre con
l’inaugurazione del Centro culturale Giovan Luigi Pascale e la
visita del Comune gemellato
Torre Pellice. Pubblicheremo il
programma sul prossimo numero.
7
26 agosto 1983
cronaca delle Valli 7
IL XV AGOSTO A PRAMOLLO LUSERNA S. GIOV.
Festa malgrado la pioggia
La festa tradizionale valdese
del XV Agosto ha avuto luogo
quest’anno a Pramollo (Val Chisone). Il paese, che deve il suo
nome dal latino « Pratum molle », probabilmente per le numerose sorgenti, ha mantenuto la
sua fama offrendo alla manifestazione una leggera pioggia mattutina che ha reso impraticabile
il luogo prestabilito per l'incontro. Così gli organizzatori hanno
dovuto rapidamente trasferirsi
al tempio che è situato nella borgata Ruata a m. 1140.
Il tempio, inaugurato proprio
il 15 agosto di 95 anni fa, era
gremito: nonostante il tempo
non bello più di 700 macchine
sono salite su per il vallone di
Pramollo da San Germano Chisone per partecipare a questa
giornata di festa.
Tra gli altri, hanno partecipato
al culto il presidente della Commissione Esecutiva del 1° Distretto, pastore Bruno Rostagno, Carla Long Peyronel e Lidia Ribet
NofFke. Il sermone è stato presentato dal pastore battista Paolo Spanu che ha parlato sul testo di Marco 11: 23: «in verità
io vi dico che chi dirà a questo
monte: togliti di là e 'gettati nel
mare, se non dubita in cuor suo
ma crede che quel che dice avverrà, gli sarà fatto ».
Dopo il culto, il pastore Giuseppe Platone ha presentato il
nuovo libro. « Itinerari alle Valli Valdesi », messo in vendita
insieme con libri e materiale
dalla Libreria Claudiana di Torre Peli ice, il disco dei canti luterani delle corali di Villar e Bobbio Peliice e produzioni dei musei di San Germano e Pramollo.
La EGEI ha eretto uno stand
sulla pace, raccogliendo firme
da una parte per un referendum
contro l’installazione dei missili
Cruise a Comiso e dall’altra per
promuovere un referendum popolare sull’opportunità o meno
di installare testate nucleari sul
territorio nazionale. Entrambe
le raccolte di firme hanno ottenuto una grossa adesione.
Prima dell’intervallo il Moderatore, pastore Giorgio Boucliard, ha presentato alcune riflessioni ed impressioni sulla
sesta assemblea del Consiglio
Ecumenico delle Chiese tenutasi
a Vancouver, in Canada, dal 24
luglio al 10 agosto.
Per fortuna il tempo ha permesso a tutti i presenti di poter
consumare un pasto nei dintorni
(nei campi, più in alto sui monti,
o nei locali della chiesa), servendosi anche dì un buffet e bar
messo a disposizione dalla comunità locale.
Alla ripresa pomeridiana, Tanz'ano Guido Peyronel ha presentato un breve riassunto della storia della Chiesa Valdese di Pramollo con una descrizione anche
della realtà attuale.
Il tema centrale della giornata
è stato « la terza età » e il nostro impegno nella loro assistenza. Su questo tema si è svolta una tavola rotonda alla quale
hanno partecipato il vice moderatore pastore Alberto Taccia,
Franca Coisson, presidente della
Comunità Montana Val Peliice
e Livio Gobello, direttore del
l’Asilo per Vecchi di Luserna
San Giovanni.
La giornata è stata caratterizzata da molta fraternità, come
sempre, quando fratelli e sorelle in Cristo si incontrano in una
comune occasione di testimonianza.
L. R. N.
Invito aH’Asilo
Il Comitato dell’Asilo Valdese di Luserna S. Giovanni informa che sabato 27 agosto a partire dalle 14,30 avrà luogo all’Asilo un pomeriggio comunitario
al quale sono invitati tutti gli
amici e quanti hanno seguito i
lavori di ristrutturazione della
Casa. Durante questo pomeriggio, organizzato nella linea di
struttura aperta verso il mondo
esterno propria dell’Asilo, sarà
possibile apprezzare e acquistare alcuni lavori confezionati dagli ospiti della Casa e valersi del
servizio di buffet.
TORRE PELLICE
Mostra d'arte
Il Comitato Promotore della
Mostra d’Arte Contemporanea di
Torre Peliice informa che la
XXXIV edizione deU’esposizione
suddetta non avrà luogo per sopravvenuti contrattempi e imprevedibili ritardi tra cui, prevalente, quello delTautorizzazione
delle Autorità Competenti circa
Tagibilità dei locali per l’accesso del pubblico alle sale espositive della Mostra che pertanto
è rimandata all’agosto 1984.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Due visite a Prarostino
Un gruppo di giovani di Gross
Villar, guidati dai fratelli coniugi Blanc, ha soggiornato a Prarostino per una settimana, ospite di alcune famiglie della comunità.
Al loro arrivo, il gruppo di
Prarostinesi che 5 anni fa ha
visitato Gross Villar, ha dato
loro il benvenuto con un’agape
fraterna; il gruppo di tedeschi
alla loro partenza ha invitato
le famiglie che li hanno ospitati
con una buona cena e un ricco
programma di canti e giochi. La
domenica 24, metà del gruppo
ha partecipato al culto a Roccapiatta con alcuni canti molto
apprezzati, mentre l’altra metà
ha partecipato con alcuni giovani di Prarostino all’incontro itaio-francese al Colle della Croce.
Un altro gruppo di famiglie,
provenienti da Kehl (Baden),
guidato dal Pastore Oloff e Signora, ospiti alla Foresteria Valdese di Villar Perosa, hanno dedicato la domenica 31 luglio alla
comunità di Prarostino. Hanno
partecipato al culto che per l’occasione è stato bilingue; ha predicato in italiano il nostro studente in teologia Vito Gardiol,
R sullo stesso testo, in tedesco,
il Pastore Oloff: il gruppo ha
arricchito il culto con alcuni
canti.
Poi, agape fraterna nel prato
del Presbiterio, pomeriggio di
canti, giochi e fraterne conversazioni, nonostante la difficoltà
della lingua (ci si può anche intendere a segni!) e thè con dolci preparati con gioia dalle nostre sorelle delTUnione Femminile.
Due ottime occasioni di fraternizzare e di apertura verso
fratelli di altre Chiese, che Dìo
voglia benedire.
• Il nostro fratello Renato
Paschetto dei Cardonatti è deceduto improvvisamente sirOspedale di Torre Peliice dove
era stato ricoverato qualche
giorno prima, in seguito a infarto. I funerali si sono svolti martedì 26 luglio a San Bartolomeo.
Alla famiglia in lutto, esprimiamo ancora la nostra fraterna
simpatia, come pure alle famiglie Tourn-Longo del Collaretto
per la tragica scomparsa del
congiunto Stefano Rivoira.
• Ricordiamo infine che la domenica 28 agosto avranno luogo
i seguenti culti: ore 8.30: Roc;
ore 10,30: San Bartolomeo; ore
15: Roccapiatta (Rostagni).
Bazar
SAN SECONDO
• Il tradizionale BAZAR, pre
parato dalle sorelle delTUnione
Femminile, avrà luogo domenica pomeriggio 4 settembre nei
locali della Sala delle Attività.
Sarà allestito un accogliente
servizio di Buffet con vendita di
dolci locali.
• B’ mancato, dopo breve malattia, il fratello Valdo Godine di
anni 66 (Veirolera). Il funerale è
stato presieduto dal pastore Giovanni Conte ed ha avuto luogo
il 14 agosto.
Rinnoviamo ai familiari la solidarietà cristiana.
Lutti
FRALI — La comunità si è
stretta attorno ai parenti di Filippo Grill, deceduto all’età di
82 anni. Alla moglie ed ai familiari rinnoviamo il nostro affetto e la nostra simpatia.
VILLASECCA — Lorenzo
Clot e Lidia Peyronel ved. Massei non sono più tra noi.
Alle rispettive famiglie la nostra comunità esprime la propria simpatia cristiana nella comunione di fede e di speranza
in Cristo.
SOCIETÀ' DI STUDI VALDESI
XXIII Convegno di studi
suila Riforma
Si ricorda il Convegno che avrà luogo a Torre Peliice i
giorni 28 e 29 agosto prossimi col seguente programma:
Domenica 28
Ore 15: LA VAL PELLICE FRA LE DUE GUERRE MONDIALI
dibattito introdotto dai proff. Lusso e Rochat.
Ore 21: LA FORMA CORALE FRA RIFORMA E CONTRORIFORMA - Concerto del maestro Clemente Terni e del Quintetto polifonico italiano.
Lunedì 29
Ore 9: LUTERO E LA CULTURA ITALIANA.
Relazioni dei proff. Dal Pino, Caponetto, Gönnet, MaseUi.
Ore 15: Proseguimento dei lavori e dibattito.
Società Studi Valdesi,
Giornata dell'Eco delle Valli
Sabato 27 agosto - Giardini di Piazza Muston - Torre Peliice
Apertura della giornata: ore 10.
Stands: Artigianato locale. Agape,
Claudiana.
Servizio continuativo dì buffet, ristoro; si raccoglieranno le
prenotazioni per TAsado Criollo in distribuzione alle 18,15.
Ore 16,00 - DOVE VA L’AMERICA LATINA? con Ruben Artus.
Ore 16,30 PROBLEMI E PROSPETTIVE DELL’ECO DELLE
VALLI VALDESI
Ore 17,00 L’AZIONE DELLE CHIESE EVANGELICHE NELLE ZONE TERREMOTATE, parla Toti Bouchard.
Ore 18,00 - IMPRESSIONI SU VANCOUVER con Aldo e Fernanda Comba.
Ore 20,30 - Tavola Rotonda su « A 40 ANNI DALL’8 SETTEMBRE » con Alessandro Galante Garrone, Giorgio
Rochat, Ettore Serafino, Carlo Gay.
Alle 19 estrazione della sottoscrizione a premi. Partecipa alla
Giornata un gruppo canoro del Württemberg e saranno poste
in vendita le litografie di Scroppo ispirate a Lutero.
RINGRAZIAMENTO
« Certa è questa parola che se
muoiamo con Lui, con Lui anche vivremo »
(Timoteo 2: 11)
AR’età di 88 anni è mancata
Adele Rostan ved. Jahier
I familiari ringraziano tutti coloro
che in qualsiasi modo hanno preso
parte al loro lutto.
Un ringraziamento particolare al
medico curante Dott. V. Bertolino ed
al Pastore T. Noffke.
Pramollo, 12 agosto 1983
RINGRAZIAMENTO
« ...fattosi sera, Gesù disse loro: Passiamo alValtra riva »
(Marco 4: 35)
Le famiglie del compianto
Filippo Samuele Grill
commosse per le manifestazioni di
simpatia ricevute nella triste ora della
dipartita del loro caro marito, papà e
nonno, ringraziano tutti coloro che
hanno preso parte al loro dolore.
Proli. 28 luglio 1983
RINGRAZIAMENTO
« Ascolta, o Dio, il mio grido,
attendi alla mia preghiera.
Dall’estremità della terra io grido a te, con cuore abbattuto;
conducimi sulla rocca ch’é troppo alta per me »
(Salmo 61: L2)
Ha terminato la sua giornata terrena all’età di 55 anni
Letizia Boero Rol Aschwanden
Lo annunciano: il xnairìto, i
il fratello con la moglie, il nipote e
parenti tutti.
. I resti verranno tumulali nel cimitero di Rorà il lO settendsre alle ore
15.
La presente è partecipazione e
ringraziamento.
Grenehen, 25 luglio 1983
RINGRAZIAMENTO
« Quest*afflitto ha gridato e
VEterno Vha esaudito »
(Salmo 34: 6)
I familiari della compianta
Ortensia Leger in Coucourde
riconoscenti per la dimostrazione di
affetto tributata alla loro cara, ringraziano coloro che attivamente si sono
adoperati nel decorso della malattia e
chi con presenza, fiori, scritti e opere
di bene ha partecipato al loro vivo
dolore.
Inverso Pinasca, 26 agosto 1983
RINGRAZIAMENTO
« Io ho combattuto il buon
combattimento^ ho finito la
corsa^ ho serbato la fede »
(II Timoteo 4: 7)
I familiari di
Vittorio Emanuele Coucourde
ringraziano quanti hanno partecipato
al loro dolore. Un particolare ringraziamento va al personale tutto dell’Asilo per vecchi di San Germano Chis,
e al Pastore Thomas Elser.
Inverso Pinasca, 17 agosto 1983
AVVISI ECONOMICI
VENDESI in Angrogna 6 stanze da
ristrutturare e terreni, luce, acqua,
strada asfaltata. Tel. 0121/91626.
TRASLOCHI e Irasporii pei qualsiasi
destinazione, preventivi a richiesta :
Sala Giulio, via Belfiore 8.3 - Nichelino - tei. (011) 6270463 - 6272322.
Società
di Studi
Valdesi
VIAGGIO
IN GERMANIA
Si comunica che il progettato viaggio in Germania non
potrà aver luogo a motivo di
impreviste difficoltà organizzative.
8
8 uomo e società
_______rapporto da IMAC-COMISO
Il movimento per la
pace diventa adulto
26 agosto 1983
11 movimento per la pace diventa adulto. Coinvolge e mantiene uniti, con le sue scadenze
® coi suoi metodi, parlamentari,
P_3ftiti, intellettuali, organizzazioni non violente, lavoratori,
giovani, donne e riesce addirittura a uscire vincente dal confronto con l’ala più disperata e nichilista del « Movimento del '77 ».
Uopo due anni di previsioni
pessimistiche e di paziente lavoro di ricucitura, si sta verificando
quello che tutti sognavamo, ma
che in pochi osavamo sperare.
Non siamo rimasti soli a lottare
contro i missili e per una nuova
co » messo in atto da circa 150
persone, fra cui 6 deputati, hanno partecipato una decina di giovani della FGEI, fra cui due studenti della Facoltà Valdese di
Teologia. Il 6 agosto, dalle 6 alle
9 del mattino, e l’8 per tutta la
durata dell’azione circa 35 partecipanti al Campo del Consiglio
Ecumenico Giovanile in Europa
(CEGE) che si stava svolgendo
ad Adelfia ( « Comiso: una sfida
alla pace e alla giustizia »), insieme con altri evangelici siciliani e con cattolici delle Comunità di base, hanno vissuto l’esperienza entusiasmante e insie
Le forze di polizia durante la manifestazione dell’8 agosto,
poco prima della carica.
cultura di pace, anzi: la partecipazione di singoli, di organismi,
di istituzioni è andata crescendo
e — quel che più conta — in maniera unitaria e non violenta.
UIMAC, il Raduno internazionale contro la militarizzazione e
i missili Cruise che, lanciato dal
Coordinamento Nazionale dei Comitati per la Pace insieme col
CUDIP e col Campo Internazionale per la Pace, si è aperto a
Comiso il 1° luglio dopo quattro
mesi di discussioni e ha raggiunto il culmine nelle giornate del
6 (Hiroshima Day), del 7 (Comiso Day) e soprattutto dell’8 agosto, si configura come l’iniziativa di gran lunga più unitaria e
politicamente incisiva di due anni di lavoro e di lotte per la pace
in Italia. Chiunque abbia visitato
il campeggio sorto sul terreno
acquistato dal movimento alla
fine di giugno (e per l’acquisto
del quale la sottoscrizione procede abbastanza bene), particolarmente nella prima settimana
di agosto, non è certo restato indifferente di fronte allo spettacolo delle tende che sconfinavano dappertutto (col beneplacito
dei proprietari dei terreni circostanti), delle centinaia di automobili con le targhe di tutte le
provincie d’Italia, per non parlare di quelle straniere, di strutture di servizio approntate in quindici giorni da uno staff organizzativo di una decina di persone
che pure reggevano la prova.
Tanta gente venuta a passare
le sue ferie — tutte o in parte —
a Comiso, a lavorare per informare e per sensibilizzare la gente del luogo, quartiere per quartiere, sulle conseguenze politiche
e pratiche deU’imminente installazione dei missili Cruise, a dimostrare che la vocazione del militante pacifista non è riservata
a pochi eletti o utili idioti o fannulloni prezzolati, ma è rivolta
a tutti.
Gli evangelici, come già avevano fatto nella fase organizzativa,
sono rimasti in prima fila anche
nella gestione nelle giornate più
calde dell’IMAC. Il 20 e il 21 luglio. al blocco dei quattro cancelli dell’ex aeroporto « Maglioc
me drammatica del primo vero
blocco di massa.
In entrambe le occasioni un
po’ per caso, un po’ per scelta,
ci si è ritrovati al cancello più
difficile, la prima volta venendo
più volte rimossi dalle forze delTordine, la seconda subendo
Tinaudita violenza della polizia
insieme con le altre 500 persone
che sedevano davanti all’ingresso principale della base. Nove
membri del gruppo, che comprendeva tra gli altri il Presidente della Federazione delle
Chiese Evangeliche di Sicilia e
di Calabria Past. Salvo Rapisarda, il Segretario Nazionale della
Federazione Giovanile Evangelica Paolo Naso, il Pastore della
Chiesa Metodista di Scicli Arcangelo Pino, il Pastore della Chiesa
Valdese di Catania Mario Berutti e Giovanni Franzoni, della Comunità di base di S. Paolo di
Roma, sono stati colpiti più o
meno duramente dai manganelli,
dalle bandoliere, dai guanti imbottiti di piombo della polizia.
« Un’esperienza di fede intensissima », secondo Paola Benecchi, studentessa alla Facoltà di
teologia, il cui nome figura fra
i 36 denunciati a piede libero
per manifestazione non autorizzata, solo perchè ha avuto il coraggio. insieme con altri due giovani evangelici e con molti altri
pacifisti, di presentarsi al Pronto
Soccorso per ottenere un referto legale delle contusioni riportate. « Ho avuto paura come gli
altri ». dichiara Rossella Casonato della Chiesa battista di Pordenone, in procinto anch’essa di
iscriversi alla Facoltà di teologia, « ma non per questo mancherò al prossimo blocco, che
si sta programmando intorno al
20 settembre ».
« Le botte cementano », ha
detto un giovane non violento
all’Assemblea tenutasi all’IMAC
due ore dopo la carica della polizia. A dispetto di chi pensava
di fermare con la violenza un
movimento ancora piccolo, ma
saldo nelle sue motivazioni ed efficace nelle sue strategie, la paura si è subito trasformata in entusiasmo, il dolore della frustata
RAPPORTI
CHIESE E STATO
Dal ” Resoconto sommario ” del
Parlamento (9 agosto 1983, p. 41)
riportiamo il punto 5.6 del discorso programmatico dell’on. Craxi
relativo ai rapporti tra chiese e stato, rinviando per un commento, al
’’punto di vista” della prima pagina.
« Nella prospettiva di una completa attuazione dei dettato costituzionaie ii Governo riprenderà ii
negoziato con la Santa Sede per
là revisione dei Patti Lateranensi,
per risoivere definitivamente un
profaiema che si trascina da troppi
anni, in una dimensione che consenta di superare organicamente
formuie e meccanismi ormai invecchiati e di porre su un piano
di proficua collaborazione ie relazioni tra società civile e società
reiigiosa, nelia distinzione dei rispettivi ordini. Neiia medesima
prospettiva ii Governo si impegnerà per l'adozione deile leggi' che,
suiia base delie intese già raggiunte con le confessioni valdese e metodista, in applicazione deii’articoio 8 della Costituzione, avviino con
la necessaria organicità l'abrogazione delia iegislazione sui cosiddetti "culti ammessi” ».
TURCHIA: DOVE DEMOCRAZIA E’ REATO
Chi conosce
il dramma di Falsa?
in incitamento.
La gente di Comiso e dei paesi vicini non ha visto, come era
successo dopo il disastroso tentativo di occupazione della base
promosso dagli anarchici il 24
luglio, una massa scomposta rovesciarsi rabbiosa nelle piazze,
inveendo contro l’immobilismo
delle forze locali. Ha invece fatto la fila, dal ^giorno dopo, davanti a una mostra fotografica che,
più efficace di qualsiasi comizio,
documentava in maniera inequivocabile la brutalità delle forze
dell’ordine e la totale assenza di
reazioni violente da parte dei
rnanifestanti. Così un vago sentimento di umana solidarietà che
già avevamo potuto registrare
da parte delle famiglie che abitano nei pressi dell’aeroporto, che
ci avevano soccorso in vari modi
subito dopo la carica, ha cominciato a farsi più politico. In questa direzione vanno ora gli sforzi delle centinaia di persone rimaste airiMAC e di quelle che
arriveranno nei prossimi giorni.
Bruno Gabrielli
Il 12 gennaio è iniziato ad
Amasya (Turchia) un processo di
rnassa a 759 cittadini (fra cui il
Sindaco, sig. Kikri Sònmez) di
Falsa, una piccola città del Mar
Nero di 30.000 abitanti.
Nel 1979, Kikri Sonmez, indipendente e quindi prescindendo
dai partiti tradizionali, vinse le
elezioni amministrative a Falsa
ed organizzò i servizi municipali
sulla base della gestione diretta
a partire dai Comitati di Quartiere per cui erano gli undici Comitati a regolare i problemi amministrativi in sincronia con i bisogni della popolazione. Il Comune cessava così di essere simbolo dell’autorità centrale e di
una burocrazia anonima, per diventare centro propulsore di sensibilità civica e di partecipazione, garante dell’autogestione popolare. Negli otto mesi di democrazia diretta, il municipio di
Falsa divenne un modello per
r intera Turchia: proprio per
questo attirò i sospetti dell’esercito e l’odio dei gruppi fascisti.
Il 9 luglio 1980, due mesi prima
del putsch, l’esercito occupava la
città ed arrestava 400 cittadini.
Nella notte precedente, squadracce di fascisti mascherati avevano provveduto a segnare di
croci nere le case dei futuri arrestati. La repressione crebbe
ancora prima del colpo di stato,
e ci furono così nuovi arresti.
Da allora centinaia di cittadini
di Falsa sono stati internati nelle prigioni militari, soprattutto
gli esponenti dei Comitati di
Quartiere ed in genere i più attivi nell’esperimento di partecipazione, a cominciare dal Sindaco. Dopo 30 mesi, è iniziato il
processo a 759 imputati; il procuratore, rappresentante delle autorità militari al potere, ha richiesto ben 263 condanne a morte (Sindaco compreso).
Malgrado alcime brevi notizie
apparse qua e là, questo processo di massa e la situazione disperata degli imputati sono quasi
sconosciuti in Europa. Il pastore
Alain Wiler e Gotthard Klinger,
responsabili del C.E.D.R.I. («Co
Una carica furibonda
• Dal rapporto di Luciano Griso di
Pinerolo, medico IMAC, stralciamo la
descrizione della carica della polizia.
" Preceduti dal lacerante suono delle
sirene e dai fischietti degli ufficiali, vediamo i poliziotti armarsi velocemente,
schierarsi e partire, brandendo lunghi
manganelli, in una carica furibonda. Urla. lamenti, i corpi calpestati dominano
per qualche minuto la scena. Poi la
fuga, per i campi, e l’inseguimento;
per quelli che sono raggiunti è il massacro.
Vinto l'impulso imperioso a scappare,
noi tre della sanità riusciamo a strappare dalle mani dei poliziotti stravolti
dalla rabbia, daH'odio, dal sole cocente
(ma non sono gli stessi con cui qualche
minuto prima, discutevamo serenamente dei missili e della pace?) un ragazzo con la schiena tumefatta dai colpi,
ed un altro che si dibatte a terra,
stringendosi l'addome; urlando "sanità,
sanità” e correndo curvi per non essere
colpiti dal lacrimogeni sparati dai poliziotti, raggiungiamo il pulmino tappezzato di vistose croci rosse che avevamo sistemato al centro del piazzale, dentro cui si erano già rifugiate delle ragazze ferite. Ma è allora che abbiamo
la certezza di essere in trappola; siamo
infatti nelle retrovie dello schieramento
della polizia. Un nugolo di poliziotti ci
circonda battendo coi manganelli sulla
carrozzeria del pulmino e urlando frasi sconnesse mentre altri loro colleghi
infieriscono sui giovani catturati.
Ma anche tra di loro ci sono delle
contraddizioni. Qualcuno protesta per le
violenze, qualche altro ci dice di andare. Ma è un funzionario a dichiarare il
nostro fermo e ad ordinare il nostro
trasferimento sui cellulari. I venti metri che ci separano da essi sono un calvario. Calci e manganellate su tutti,
specie sui feriti. Un capitano urla che
le botte prese sono solo un assaggio
rispetto ai resto ».
• Luciano Griso è stato riiasciato
neiia stessa giornata insieme ad altri.
Gesualdo Altamore, comunista di Gela e Jochen Lorentzen, nonvioiento tedesco, sono stati arrestati per « violenze
a pubblico ufficiaie ». In seguito, il 16
agosto, sono stati messi in iibertà provvisoria; l'uno riportato a Gela, l'altro
è stato espulso dall'Italia.
• I membri della Federazione Chiese
Ev. di Sicilia e Calabria, della FGEI e
delle Comunità di base partecipanti al
blocco dell 8 agosto hanno rilasciato un
comunicato stampa In cui affermano recisamente la totale nonviolenza del
blocco e testimoniano della violenza
inaudita della polizia che ha inseguito i
manifestanti fin dentro il campo per
la pace (IMAC) diàtante circa 2 Km.
• I partecipanti al campo « pace e disarmo » dì Agape in data 9 agosto
hanno espresso la loro solidarietà ai
pacifisti dell IMAC e la loro indignazione per l'attacco dell’8 agosto, chiamando in causa direttamente il questore di Ragusa e la responsabilità del
governo appena insediato.
mité européen pour la Défense
des Réfugiés et Immigrés », Missionsstrasse 35, CH-4002 Basel),
hanno diffuso un appello nel quale, dopo aver ricordato i fatti
di cui sopra, sottolineano la necessità che si formi subito in Europa un largo movimento di solidarietà e di protesta, proponendo che i Comuni d’Europa intervengano pubblicamente per
sostenere i colleghi amministratori di Falsa. Si è così costituita
una delegazione europea formata da Sindaci ed amministratori
comunali, con il compito di recarsi al processo di Amasya come osservatori. Poiché il processo rischia di durare sino a due
anni per l’elevato numero degli
accusati, è necessario prevedere
il ricambio degli osservatori per
assicurarne la continua presenza al processo. La delegazione
pubblicherà un rapporto periodico sugli esiti della missione.
Molti Consigli comunali d’Europa hanno votato mozioni nelle
quali, ricapitolando i fatti e riferendosi alTappello del CEDRI,
si esprime solidarietà nei confronti degli amministratori di
Falsa e preoccupazione per la
loro sorte, si denuncia l’incompatibilità di un processo di tali
contenuti in un paese che pur
aspira alTintegrazione europea e
dichiara di voler restaurare la democrazia, e si appoggia la delegazione europea d’inchiesta, auspicando che possa seguire lo svolgirnento del processo ed acquisire informazioni precise sulle accuse e sulla situazione fisica degli incarcerati.
In Italia due Comuni Medaglia
d’Qro della Resistenza si sono
interessati: Marzabotto, che ha
votato la mozione, e Biella che
l’ha approvata lo scorso luglio.
In Francia, il coordinamento
delle iniziative di appoggio al
CEDRI per Falsa è stato assunto dalla Cooperativa agricolo-pastorale di « Longo Mai » (04300
Forcalquier, e Soop Textile de
Chantemerle, 05330 St. Chaffrev).
Mi sia permesso Tauspicio che
i lettori di Eco-Luce possano farsi strumento di verità e di aiuto
per chi soffre ad Amasya nella
lotta per la libertà e la giustizia.
Tavo Burat
« L'Eco delle Valli Valdesi »; Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione: Franco
Becshino, Mario F. Berutti, Franco
Carri, Dino Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay
Adriano Longo, Aurelio Penna, Jean
Jacques Peyronel, Roberto Peyrot
Giuseppe Platone, Marco Rostan
Mirella Scorsonelli, Liliana Vigliel
mo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione; Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
655.278 - c.c.p. 327106 Intestato a
« L'Eco delle Valli - La Luce ».
Abbonamenti '83: Annuo L. 18.000,
Semestrale 10.000; Estero 35.000;
Sostenitore 36.000. GII abbonamenti decorrono dal r gennaio e dal r
luglio (semestrale).
Redazione Valli: Via Arnaud, 25 10066 Torre Pelllce.
Pubblicità: prezzo a modulo (mm
49x49) L. 7.000 (oltre IVA).
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna: mortuari
280 - sottoscrizioni 150 - economici
200 e partecipazioni personali 30P
per parola (oltre IVA).
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
Intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)