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Anno - n.
27 maggio 1988
L. 800
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
OSSERVATORIO AMERICANO
James e Melissa
L’impegno di un pastore presbiteriano e della moglie che lavora presso la diocesi - Un ’’ecumenismo di base” vissuto concretamente ogni giorno - I rapporti con il cattolicesimo di Roma: responsabilità dei laici e ruolo delle donne
Una tranquilla città industriale nel nord dello Stato di New
York, non lontana dal Canada.
Un pastore presbiteriano, James
Reufrew, e sua moglie Melissa
Márquez, di origine messicana.
Una bella casa stile « early american » con tante stanze ( « abbiamo sempre un sacco di gente
di passaggio »), molti libri e un
caminetto per le fredde serate
invernali. Tutto molto OK, se non
per un particolare che rende questa giovane coppia, sposata da
due anni, così straordinariamente diversa dalle altre. James lavora à pieno tempo per due piccole comunità presbiteriane cittadine e Melissa lavora, anche lei
PACCHETTO
ALTO ADIGE
Religione a
scuola « secondo
il Concordato? »
La Comunità israelitica di
Merano, l’Unione delle Comunità israelilàche italiane e
la Federazione delle Chiese
evangeliche in Italia esprimono la più ferma protesta per
la dichiarata intenzione del
governo di emanare, nell’amhito di uno schema di DPR,
norme di attuazione dello statuto di autonomia della provincia di Trento concernenti
l’ordinamento scolastico, e più
particolarmente un articolo
21 in base al quale l’insegnamento della religione dovrebbe essere « impartito secondo
le norme stabilite dal vigente
Concordato ».
Gli enti firmatari sottolineano la palese ambiguità della
formulazione adottata in
considerazione della presenza, nel contesto del Concordato, di un protocollo aggiuntivo attualmente in vigore
nella provincia di Bolzano,
secondo il quale, nel rispetto
di tradizioni storicamente risalenti all’impero austro.ungarico, la disciplina dell’insegnamento della religione è
stata modificata restrittivamente raddoppiando le ore
di insegnamento di religione
e ponendo gli interessati nell’impossibiUtà di usufruire della facoltà di avvalersi o
di non avvalersi dell’Insegnamento stesso.
Essi affermano che la disciplina vigente in Alto Adige
e che si vorrebbe con tale
decreto introdurre anche
nella provincia di Trento, viola in parte norme fondamentali della Costituzione poste
a salvaguardia delle libertà
individuali e la legge 449/84
di attuazione dell’intesa con
la Tavola valdese e ne chiedono pertanto Tallineamento con la normativa vigente
nel resto del territorio nazionale.
a pieno tempo, nelTufficio della
diocesi cattolica come coordinatrice di im vasto programma di
« social action ».
Ho vissuto alcuni giorni con loro seguendoli nel loro lavoro e
raccogliendo impressioni, desideri, speranze in questa situazione
posta agli estremi confini del pianeta ecumenico.
Per il momento non ci sono figli. Ma James e Melissa, che si
stanno avvicinando alla trentina,
pianificano già Tallargamento del
nucleo. « Se nascerà una femmina — dice Melissa —, vorrei battezzarla nella chiesa presbiteriana, se invece dovesse nascere un
maschio, preferirei battezzarlo
nella chiesa cattolica ». Perché?
« Le donne — continua Melissa —
sono più discriminate nella nostra chiesa che in quella protestante e per i nostri figli cerchiamo di scegliere sempre il meglio.
In realtà vorrei dar loro una formazione ecumenica, che tenga
conto delle reali diversità delle
nostre appartenenze confessionali, senza drammi, e costringendo
le due comunità a confrontarsi
con il nostro problema di coppia
intercpnfessionale ».
Il sabato James partecipa con
Melissa alla messa presso la vicina chiesa cattolica. Al momento
delTeucai'estia, James si alza e si
avvicina al prete che distribuisce
l’ostia il quale, conoscendo la situazione, non gli offre l’eucarestia. « Comunque — dice James
— io mi alzo lo stesso e resto It
davanti al prete che dà l’ostia,
quasi a voler dire: se voi cambiate, io sono pronto a condividere l’eucarestia con voi ». La
domenica Melissa partecipa al
culto presieduto in genere da suo
marito, senza prender parte,
quando c’è (poche volte all’anno)
alla Santa Cena.
« Non mi sento di compiere un
gesto profetico — dice Melissa —;
preferisco lavorare e pregare per
un accordo teologico tra le chiese
sul tema della eucarestia ». James ha predicato più di una volta nella locale chiesa cattolica il
cui prete ha, a sua volta, parte
cipato a diverse iniziative della
locale chiesa presbiteriana.
Melissa e James si sono sposati due anni fa a San Diego (California) in ima chiesa cattolica.
Lei, in accordo col vescovo, non
ha firmato la lettera d’intenti e
alla celebrazione del matrimonio
cattolico ha preso parte attivamente un pastore donna presbiteriano. Parlando a lungo con questi due amici, ho scoperto che James non è l'unico pastore proto
stante della regione che vive con
una partner cattolica; lui, però,
è l’unico ad avere sposato una
cattolica dopo essere stato consacrato pastore. Nella loro buca da
lettere trovano spesso inviti per
andare a parlare, come coppia,
della loro singolare esperienza.
Ma raramente accettano. Hanno
poco tempo. Sono entrambi impegnatissimi nel loro specifico lavoro ecclesiastico. Melissa, che lavora gomito a gomito col vescovo,
sogna di trasformare teologicamente la sua chiesa daH’interno.
James è invece alle prese soprattutto con i problemi sociali di
i MIRACOLI
Il cieco nato
« ...passando vide un uomo ch’era cieco fin dalla nascita. E i suoi
discepoli lo interrogarono, dicendo: Maestro, chi ha peccato, lui
o i suol genitori, perché sia nato cieco? Gesù rispose: Né lui peccò, né i suoi genitori; ma è così, afSnché le opere di Dio siano
manifestate in lui... » (Giovanni 9: 1-3).
I miracoli di Gesù sono chiamati anche segni. Segni di che
cosa? Sono segni, caparre di un
mondo nuovo. Sofferenza, malattia, menomazione fisica, morte sono manifestazioni di un disordine che Dio non vuote e che
Cristo ha vinto con la sua risurrezione.
Alla domanda: perché gli uomini soffrono?, Gesù risponde
(scavalcando ogni sorta di speculazione razionale o filosofica)
che nel disordine si manifesta
l’intervento di Dio, anticipando
con i segni la realtà di un mondo nuovo.
E' questo una prospettiva nuova che cortringe l'uomo ad una
tensione di attesa, di fede, di
preghiera.
Con Ta sua risposta, Gesù affronta un altro aspetto del problema: in quale rapporto sta
l’uomo con il Signore nell’ora
della prova, quando è coinvolto
nel dolore, nel disordine, nella
malattia, nella morte? L’uomo
spera tutto dalla risposta e dal
rimedio umano, medico, scientifico, politico, economico, oppure
al di là di questo rimedio e oltrepassandolo senza scartarlo,
c’è qualche altro che può intervenire e dire una parola più adeguata?
Ed ancóra: quale parte e quale ruolo noi abbiamo affinché la
potenza dell’intervento di Dio
sia fatta conoscere?
E qui potremmo aprire una
parentesi personale e collettiva,
come singoli e come comunità,
per esaminare modi, tempi, piani,
progetti attraverso cui testimoniare della potenza di Dio che
chiama alla speranza e alla salvezza. Guerre, oppressioni, discriminazioni, morti per fame e
decimazioni di milioni di uomini per mancanza di cure e di
sostegno: chi ha peccato, loro o i
loro genitori, perché questo sia
accaduto ed accada? E se in tutto questo l’intervento di Dio si
deve manifestare, come si manifesta? Attendendo che miracolosamente qualche cosa cada dal
cielo, o non anche mediante la
strumentalità del nostro coinvolgimento?
Quasi simbolicameitte Gesù usa della terra e della saliva per
farne del fango da spalmare sugli occhi del cieco: non sono
questi elementi che salvano il
cieco, ma la potenza di Dio che
sta dietro ad essi: insignificanti
strumenti materiali, strumenti
risibili che il Signore non sdegna di adoperare; come noi, fragili uomini, ma strumenti che il
Signore vuole adoperare vivificandoli con la sua potenza.
Certo il segno che coinvolge
l'uomo e lo trasforma in testimone comporta dei rischi imprevedibili.
Il cieco nato, costretto ad esibire la sua menomazione alla
porta del tempio, fino ad allora
aveva ricevuto qualche spicciolo
ed anche qualche parola di simpatia; ma ora che ci vede, invece
di essere oggetto di rispetto, diventa oggetto di sospetto al punto da essere cacciato via dal tempio. Là dove un segno si manifesta, là dove un testimone parla si forma un muro di intolleranza, piovono accuse e nascono
vilipendio e disprezzo. Là dove
un segno dell’intervento di Dio
si manifesta, sono allestiti i banchi degli accusati.
Non è certo corretto credere
che la validità della nostra testimonianza sia dirnostrata dal fatto che siamo considerati testimoni sospetti ed accusati, ma ci
deve dare da pensare il fatto
che spesso, nei nostri riguardi,
non solo non c’è sospetto ma c’è
un gran rispetto. E dato che noi
oggi,^ mediante la nostra testimonianza, riusciamo con un certo successo a creare attorno a
noi simpatia ed amicizia (molto
raramente, invece, riusciamo a
suscitare credenti), sarebbe bene
che esaminassimo con maggiore
scrupolo la natura ed il contenuto del gran rispetto che abbiamo creato attorno a noi.
Il cieco, nel vedere per la prima volta in faccia i suoi simili
che prima aveva solo immaginato, si accorge che invece dt
trovare degli amici che si rallegrano con lui, si trova isolato, sospettato a causa dell'affermazione da lui fatta: prima ero
cieco ed ora ci vedo.
Il dono di Dio non può essere
tenuto nascosto ed impone una
testimonianza coraggiosa e perseverante.
Salvatore Briante
una comunità giovane dove — mi
dice — « la questione più drammatica è rappresentata dal problema della droga, in particolare
il "crack”, letale miscela di cocaina ».
Spesso il nostro discorrere è
scivolato sul tema del Vaticano e
sulTambiguità del papa — leader
spirituale e capo di uno degli Stati ideologicamente più potenti del
mondo —, sul ruolo integralista
giocato dalla chiesa cattolica...
Melissa non mi lascia continuare: « Roma è lontana. Il papa,
negli Stati Uniti, è considerato una grande figura carismatica, ma
il temperamento pragmatista e
indipendente dei cattolici americani non permette che si viva
nell’attesa di ordini che arrivano
da Roma. C’è molta elasticità
nella vita ecclesiastica ».
Ma la struttura ecclesiastica
cattolica — insisto — è sempre
quella, a Roma come a Washington. « Ammetto — dice Melissa — che più frequento la chiesa
presbiteriana, più mi accorgo di
non poter sempre accettare iV’decision-making process", il processo decisionale cattolico, sostanzialmente autoritario. L’ordine di
un vescovo o di un cardinale può
distruggere anni di lavoro di una
comunità locale. Ma si-'errAr di
rado. Del resto — continua Melissa — gli autoritarismi non
mancano anche nell’ambito protestante, pur riconoscendo che
esso è sorretto da un sistema democratico ».
La chiesa cattolica statunitense conosce una profonda crisi di
vocazioni al sacerdozio. « Molto
bene — dice Melissa —, è anche
questo un frutto dello Spirito ed
è segno che i tempi sono maturi
per una sempre maggiore presa
dt responsabilità nella vita della
chiesa da parte dei laici, per un
riconoscimento delle donne nel
sacerdozio e per abolire il celibato obbligatorio dei preti. Siamo
nell’attesa di questo giorno ».
E nel frattempo? « Si tratta di
lavorare insieme perché i risultati migliori del Concilio Vaticano II trionfino nella vita delle
chiese locali. Certo che i tempi di
questa maturazione sono terribilmente lunghi ».
Non hai mai pensato di scegliere l’alternativa, passare al protestantesimo? « Se un giorno dovessi cambiare chiesa, e può darsi che .succeda — conclude Melissa —, vorrei far parte della
chiesa anglicana perché per me
l’eucarestia, nella vita della comunità cristiana, è un fatto centrale ».
James sorride. Forse sente anche lui ner la nrima volta il desiderio di Melissa di una terza
via. « Ci siamo ripromessi di aiutarci nelle nostre due ricerche di
fede — dice James — che avvengono in due chiese diverse, ma vicine nella pratica cristiana. Facciamo il punto di volta in volta.
Non è facile, non va da sé. Ma è
possibile ».
L’amore, qualche volta, è più
forte delle barriere confessionali.
Giuseppe Platone
2
commenti e dibattiti
27 maggio 1988
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CHE COSA CONTA REALMENTE?
Alla sera della vita...
Immaginazione e creatività fra le mura domestiche del quotidiano
Ancora sull’onda del Sessantotto (arrivava sempre in ritardo in tutto ) la « signora
emancipantesi » aveva rivoluzionato artisticamente la sua stanza., e l'aveva arricchita
con tanti cartelli recanti motti, sentenze, versi, suggestioni. Cominciava con: « La fantasia, se non al potere, almeno nella mia stanza » e continuava con: « Vissero infelici perché costava meno ». Poi c’erano i durissimi
versi di Gatto: «Lascia che soli restino / avanzando nella risata gelida di Dio ». Erano stati scritti per i nazisti, ma servivano anche per
i personali nemici quotidiani. Cera Lucy che
gridava: « Io sono tutta mia... con qualche
aiuto » e cera un proverbio ebraico: « L’uomo pensa e Dio ride », un po’ amaro ma atto
a ridurre Veventuale senso di onnipotenza
della signora. In un poster grande, invece,
che presentava uno splendido tramonto su
una spiaggia esotica, parlava la Bibbia: « Alla sera della vita ciò che conta è aver amato ». La signora era convinta sì ed era convinta no. Guardava il tramonto, pensava di
aver amato tanto e concludeva che no, il fatto non costituisce merito e non paga, stando
anche che al dannunziano « Io ho quel che ho
donato » non credeva neppure a quindici anni. Pensa e pensa, in un giorno di gagliarde
rivendicazioni, aveva corretto il motto così:
« Alla sera della vita ciò che conta è aver
vinto ». Sì, le sarebbe piaciuta una piena sen
L’ANNUNCIO
CONTRO
I COMPROMESSI
« Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Figlio, che è nel seno del
Padre, è quello che l'ha fatto conoscere » (Giov. 1: 18).
di
Una signora, che si professa cristiana e credente, affermava in una discussione: « i'o credo al Dio del mio cuore, non al Dio della Bibbia ». E in una
recente conversazione radiofonica si
dichiarava: bisogna ricercare il Gesù
storico, reale, che « non è » quello
dei Vangeli.
Due atteggiamenti opposti, in realtà due facce della stessa medaglia:
il rifiuto della Parola rivelata, che per
il cristiano è rintracciabile soltanto
nella Scrittura (ii « sola Scriptura » di
Lutero). E' la pervicace, perenne pretesa dell'uomo di raggiungere Dio con le
proprie forze e facoltà, non importa
se affettive, razionali, scientifiche o
magiche, considerando di conseguenza, non si dice la Rivelazione (biblica)
ma anche solo l'ipotesi di una rivela
zione, come qualcosa di assurdo, _
irragionevole, soffocante la spontaneità umana, o indice di una mentaiità
arcaica e infantile, che si basa tuttora
sulla leggenda, sul mito, in una faccenda così seria com'è quella di capire Dio. Ammesso che Dio esista. Il
protestante sa, non per dimostrazione
ma per fede, che la Scrittura è una
lettera, l'unica, che Dio ha consegnato all'uomo per essere rettamente conosciuto, amato, servito, adorato,
in un azione salvifica che è insieme
impegno anche per l'uomo. Sa che
il centro di questa lettera è Cristo,
Paroia fatta carne, attraverso cui si
ristabilisce il ponte tra Dio e l'uomo, andato distrutto col peccato di
quest'ultimo. Sa che (per riprendere
Lutero) • chi cerca Dio all'infuori di
Gesù Cristo, trova il diavolo ». Sa che
l'unico Gesù Cristo, fonte e oggetto
della nostra fede di cristiani, è quello
che balza vivo dalle pagine della Scrittura, e di cui una ricerca cosiddetta
scientifica condotta . al di fuori » dèi
dati scritturali, non può dirci pressoché nulla. Proprio perché scienza e
storia sono cose molto serie, non possono essere inventate sulla base di
dati che semplicemente mancano. Ma
anche se ne esistessero in abbondanza,
magai relativi a « sacre sindoni », non
ci darebbero, di Gesù, nulla più che
un personaggio non diverso da un qualunque altro personaggio umano del
passato; non ci darebbero « mai > il Gesù come figlio di Dio, come .« Parola
fatta carne ». E il credente sa che non
ha bisogno di una biografia, ma di un
annuncio. L'annuncio che il dolore, il
male, la morte, sono radicalmente vinti, in Cristo, per l'eternità, che il 'Regno di Dio è tornato, in Cristo, possibile e vicino.
Né cuore, né cervello, né laboratori,
né computer, cose dentro e fuori dell'uomo, sono capaci di darci questo
annuncio. A parte il problema che un
Dio, o un Cristo, ricavati in base a
intuizizoni umane, costituirebbero, per
l'uomo alle prese con le conclusioni
del marxismo, della psicoanalisi, del
kantismo, con tutte insomma le moderne teorie che abbondantemente si occupano di Dio e deil'idea umana di Dio,
e non certo in senso generalmente
positivo. Né si possono liquidare queste teorie, discutibili o no che siano,
con un'alzata di spalle. Esse sono
pur frutto di pensiero umano. Ora, o
si fa del pensiero conoscitivo umano
fino in fondo, e solo questo, anche a
proposito di Dio, o lo si trascende totalmente nell'annuncio di fede, accettato non per dimostrazione, ma per libera adesione. Non può esserci un posto, che anche razionalmente regga,
per compromessi, commistioni, sincretismi, anche se nella storia del
cristianesimo ce ne sorto stati tanti. Altrimenti è come per la macchina elettronica spremi-limoni: ingegnosa finché si vuole, ma totalmente Inutile.
Dio rimane ben altro e, in questo senso, ben altrove.
Vera Buggeri, Cusano Milanino
ORGOGLIO E
RESPONSABILITÀ’
in una corrispondenza sul numero
del 20 maggio il Movimento di Testimonianza Evangelica Valdese viene gratificato di orgoglio e di presunzione
per aver messo in dubbio che un omosessuale possa considerarsi credente.
Poiché si riferisce a una circolare
della TEV che non tutti i lettori cono
scono, approfittiamo della cortese ospitalità per ricordare che chiunque desiderasse riceverla non ha che da richiederla gratuitamente, indirizzando
presso la casella postale di Torre
Pellice.
Sul problema dell'etica sessuale la
TEV si sforza di mantenersi sulla linea della Sacra Scrittura, dove l'omosessualità è considerata come una
abominazione che distrugge il concetto stesso della famiglia come Dio
l'ha voluta creando la creatura umana come maschio e femmina, e quelli
che fanno tali cose non erediteranno
il Regno di Dio (Galati 5; 21),
Questo non significa che slamo autorizzati a pronunziare dei giudizi contro chi è caduto in questo peccato,
perché non c'è nessun giusto (Romani 3: 10) e riconosciamo di essere
tutti dei peccatori, chi in un modo e
chi in un altro.
Ma questo non significa affatto che
qualcuno possa dichiararsi credente in
quanto adultero, o fornicatore, o omosessuale o altro. E' appunto perché
sono credente che io odio il mio peccato e morirei dalla vergogna se venisse sbarvdierato ai quattro venti. E'
perché sono credente che mi sforzo
di lottare contro di esso, pregando il
Signore perché mi aiuti e mi mantenga in comunione con Lui.
Purtroppo, in questa mia disperata
lotta quotidiana, non sono sempre aiutato neppure nella Chiesa. Infatti, quando mi trovo davanti a dei testi inoppugnabili della Sacra Scrittura, incontro dei sapienti che vorrebbero convincermi che essi devono essere interpretati diversamente, che andavano
bene al tempi in cui furono scritti, ma
non più ora. CI sono anche altri che
non si pronunciano perché temono di
andare contro certe tendenze largamente affermate nel mondo. E finalmente c'è chi mi chiede di « mettermi accanto a dei fratelli », mentre in
realtà si vuole affermare, senza però
osare di dirlo apertamente, che l'omosessualità non è un peccato.
Ma ciascuno di noi porterà la propria responsabilità, anche per aver
taciuto.
Quanto a noi, se la nostra protesta
ci espone al giudizio di orgoglio e di
presunzione, vuol dire che non siamo
riusciti a farci capire o, meglio, che
non si vuole capire.
Minitnus, TEV ■ Torre Pellice
VITTORIO SUBILIA
Una crisi grave
sazione di vittoria. E per qualche mese il
motto la soddisfece. Ma i tempi erano duri
e le filosofie della vita cambiavano. Così la
signora aveva portato un’ulteriore modifica
al concetto: « Alla sera della vita ciò che conta è aver lottato ». Più coraggioso, più modesto, molto più etico, il discorso indicava
ora che non c’era più l’attesa del premio. Fai
il tuo dovere e vedremo cosa succede, anzi:
fai il tuo dovere e basta. Intanto la stanza
sessantottesca cominciava a perdere il suo
fascino. La signora toglieva i cartelli a uno
a uno e li buttava. Il poster della Bibbia, con
quel bel tramonto arancione, passò in corridoio e subì un’altra correzione: « Alla sera
della vita ciò che conta è aver resistito », che
non è impresa da poco. Cioè, prima c’è anche il rischio di dare fuoco alle micce. Rimasto così negletto, fra una porta e l’altra del
corridoio, il pensiero non esercitava più suggestione. Ma una mattina la signora ritornò
a considerare il problema; e se scrivessimo:
« Alla sera della vita ciò che conta è aver
amato, aver lottato, aver resistito e... avere
vinto »? Per i primi tre impegni lei aveva la
coscienza a posto. Per l’ultimo... bah! Di tutte le ciambelle che aveva tentato le era riuscito bene soltanto il buco. Chissà! Forse. E comunque, dopo la sera viene sempre anche la
notte, che a volte porta anche dei bei sogni.
Reginella Boccara
Mi sia consentito intervenire
per ricordare la scomparsa di
un pastore e di un teologo della levatura di Vittorio Subilia
che lascia un grande vuoto nel
cuore di noi tutti, ma anche una
grande ricchezza di pensiero che
forse non abbiamo saputo valutare ancora nella sua pienezza.
Il mio rapporto di amicizia e
di fraternità con lui risale agli
anni trenta, quando insieme abbiamo iniziato e compiuto gli
studi alla Facoltà di teologia a
Roma.
Fin da allora egli manifestava,
nell’approfondimento e nell’orientamento dei suoi studi, la linea
di pensiero che doveva caratterizzare tutta la sua vasta produzione teologica degli anni successivi. Essa è così accentuatamente cristocentrica ' che, scorrendone le pagine, non si può
non scorgere un continuo, preciso riferimento ispiratore alle parole di Paolo: « Mi proposi di
non sapere altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso »
(I Cor. 2; 2).
Quando venni a conoscenza
della sua infermità, gli scrissi
una lettera. Egli mi rispose con
un biglietto, scritto con mano
malfeima, il cui contenuto trascrivo come segue per fare conoscere ad un più vasto pubblico quali fossero i suoi sentimenti e i suoi pensieri fino alla sua
ultima ora di vita terrena.
lettura e nel disinteresse. Si è
trattato di una grossa avventura chirurgica, con 4 ore di intervento al pancreas. Stavo male dalla fine di ottobre, ora sono a letto dal 14 dicembre, in
uno stato di deperimento e di
prostrazione indescrivibile, senza riuscire a mangiare, nutrito
solo di fleboclisi. Ma sono riuscito a varare, con un mese di ritardo, il n. 1-1988 di Protestantesimo. Però sono molto in ritardo col mio nuovo libro che ho
in macchina: « Il Regno di Dio Le sue interpretazioni storiche ».
Da quella politica di Pilato a
quella sociale marxista. Devo ancora fare per V800, il '900, la parte sistematica conclusiva. Vedo
piuttosto pessimisticamente le
mie possibilità di ripresa normale.
Che piacere mi farebbe rivederti e parlare un po' della situazione allarmante in cui siamo: dal Consiglio Ecumenico alla nostra Chiesa. Si è perduto
il centro, i riferimenti biblici sono caduti, non ci si occupa che
di un ecumenismo falso e livellatore, del terzo mondo, di ecologia, di conformismo ai problemi sociali. Dal 1700 non si era
prodotta una situazione di una
simile gravità.
(Roma 21.2.’88)
Caro Panascia,
il tuo affettuoso biglietto mi
ha tanto cominosso, mi ha fatto ricordare i tempi in cui andavamo a fare le nostre passeggiate dalla Facoltà. Mi ha fatto
tanto piacere, tra l'altro, che tu
abbia menzionato le mie « Prospettive luterane »: ho sempre
paura che l'immenso sforzo che
costa la rivista cada nella non
Le riflessioni di Vittorio Subilia dovrebbero renderci pensosi
tutti, perché ne siamo coinvolti
tutti. Perciò sarebbe opportuno
che quello che egli ha scritto,
con fatica e con sofferenza non
lieve, nella sua pregevole produzione teologica, venisse fatto oggetto della lettura o rilettura, anche da parte delle nostre comunità. Sarebbe il modo migliore
anche per onorare la sua memoria.
P. V. Panascia
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore; Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto CorsanI, Luciano Deodato, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Piervaldo Rostan
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Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Glampiccoll
Il n. 20/88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino II 18 maggio e
a quelli decentrati delle valli valdesi il 19 maggio '88.
Hanno collaborato a questo numero: Ivana Ckistabel, Piera Egidi, Luigi Marchetti, Teofllo Pons, Lucilla Peyrot, Paolo Ribet, Bruno Rostagno, Jean
Louis Sappè, Letizia Tomassone, Enrico Fumerò.
3
r
27 maggio 1988
fede e cultura
INCONTRI DI STUDIO STORICO
La Riforma a Lucca
I lucchesi e il messaggio della Riforma tra la città toscana e l’esilio - Gli importanti rapporti con la cultura umanistica del tempo
Presso la comunità valdese di
Lucca è stato organizzato un ciclo di incontri dedicato allo studio di alcuni aspetti della storia
locale nel periodo rinascimentale, con lo scopo di riproporre ancora una volta il tema della Riforma; un proposito quindi divulgativo, ma anche di confronto e di riscoperta dei grandi temi della cristianità, per riflettere, nella nostra realtà locale, su
quegli avvenimenti che videro
Lucca fra le città dove maggiormente le idee riformate penetrarono in ogni strato sociale della
popolazione, in città come nel
contado, e raggiunsero perfino i
piccoli centri montani della Garfagnana.
Il 29 aprile si è svòlto il primo incontro, con una conferenza
del prof. S. Caponetto dal titolo
« La Riforma a Lucca », e la sua
presenza ha richiamato un pubblico numeroso e qualificato,
riempiendo la sala di culto.
La prima parte del suo intervento è stata dedicata all’analisi dei caratteri generali del movimento riformato in Italia; le
ragioni di questa massiccia penetrazione delle idee luterane,
sebbene così lontane dalla cultura umanistico-cristiana, sono
da ricercarsi nella profonda crisi della società italiana del '500,
maturata durante il periodo delle guerre d’Italia e causa anche
della mancata formazione di uno
stato unitario, a cui si aggiungeva la protesta religiosa; tutto
questo portò al formarsi di un
movimento popolare che egli ha
definito, con le parole di Federico Chabod, « il più grande movimento di carattere popolare
che ci sia state in Italia prima
del Risorgimento ».
Il prof. Caponetto ha poi indicato, come veicoli attraverso cui
si è diffusa la Riforma nelle varie città italiane, la stampa, che
ha permesso ampia circolazione
delle opere di Lutero; la predicazione, soprattutto di frati agostiniani (che ponevano talvolta
l’accento sulla dottrina di S. Agostino della predestinazione e della grazia) e francescani; ed infine i trattati scritti in lingua
volgare con l’intento di confutare le tesi luterane, che contenevano spe.sso traduzioni di ampi
brani tratti dalle sue opere.
A Lucca le idee riformate si
diffusero attraverso i numerosi
testi che i mercanti lucchesi riportavano' al ritorno dai loro traffici commerciali che svolgevano
nei paesi d’oltralpe, ma anche
attraverso la controversia religiosa e soprattutto la predicazione.
Dalla città di Lucca, ha sottolineato, sono passate le più grandi figure di predicatori riformati
italiani, quali Pietro Martire Vermigli, già allievo del Valdès a
Napoli, che fu eletto priore nel
convento di S. Frediano, ed il
senese Bernardino Ochino, che
vi soggiornò più volte fra il 1538
ed il 1542; a questi si aggiunse
la presenza, in qualità di precettori, di altri due grandi esponenti della cultura umanistica: Aonio Paleario ed il piemontese Celio Secondo Curione. A questo
proposito il relatore ha messo
in evidenza che sia il movimento di riforma in Piemonte, iniziato con il Sinodo di Chanforan del 1532, sia il movimento
lucchese, finirono entrambi per
sfociare a Ginevra e trovarono
nel Curione un punto di contatto in Italia, l’unico finora emerso, ma che rappresenta comunque un’interessante ipotesi di studio.
Dopo il 1542, le pressioni della
Curia Romana per una più decisa opera di repressione dell’eresia, unite al pericolo rappresentato dalla potenza medicea
che minacciava la libertà cittadina, costrinsero il governo de¿li Anziani ad adottare provvedimenti sempre più severi nei
confronti dei Riformati; ebbe così inizio un esodo massiccio di
intere famiglie lucchesi verso i
paesi d’oltralpe, dove era possibile praticare liberamente la propria fede religiosa.
I lucchesi esuli
a Ginevra
Della loro sorte ed in particolare della comunità lucchese che
si formò a Ginevra dopo il 1555,
ha riferito il prof. D. Maselli nella successiva conferenza tenuta
a Lucca venerdì 6 maggio, dal titolo « I lucchesi a Ginevra e la loro influenza sul protestantesimo
europeo », che ha dato una sua valutazione sulla presenza di questa comunità, numerosa e ricca,
che in breve tempo divenne una
prestigiosa forza economica e po
litica nella città di Ginevra. Egli
si è soffermato in particolare a
studiare alcune figure: Niccolò
Balbani, ministro della chiesa
italiana di Ginevra, Giovanni Diodati, teologo e traduttore della
Bibbia, Benedetto Turrettini, protagonista del Sinodo di Dordrecht
del 1618, e suo figlio Francesco,
che ne continuò l’opera.
Paola Frateschi
SONDRIO
Una giornata
particolare
Domenica 12 giugno sarà una
« giornata » speciale per il VI
Circuito. Si terrà in piazza Garibaldi, a Sondrio, una giornata
di testimonianza che coinvolgerà
le chiese metodiste e valdesi della Lombardia e del Piemonte orientale e le chiese di lingua italiana dei Grigioni.
Il programma:
ore 10.45: introduzione col complesso « la promessa »
di Torino;
ore 11 : culto, inni e brevi in
terventi di testimonianza;
ore 14.30; complesso «la promessa »;
ore 15 : concerto della corale
evangelica di Milano.
Nella piazza saranno allestiti
stand e mostre.
La decisione di avere una giornata di evangelizzazione è stata
assunta dal VI Circuito e vedrà
la partecipazione della Pgei, della Federazione femminile e del
past. Salvatore Ricciardi, di cooperative locali di animazione sociale.
La « giornata » è stata preceduta da tre incontri presso il Centro evangelico di cultura, tenuti
nel mese di maggio.
PROTESTANTESIMO IN TV
Il "contenitore” di domenica 15 era piuttosto stipato:
presentazione di due libri di
autori valdesi pubblicati dall’editrice torinese « Gruppo Abele », un servizio sulla grossa
manifestazione dei pentecostali al Paialido di Milano ed uno
sui recenti congressi delle Federazioni femminili evangeliche denominazionali e della
FDEI a Vasto, e infine le risposte di G. Girardet a tre lettere di telespettatori.
I libri di cui sopra («Barriere di carta » di Elena Corsani Ravazzini e « Il bambino
dell’autostop » di Franco Gi
unche di un precedente libro,
dal titolo « II. convitto liberante ».
Alla domanda se vi sia relazione tra la fede personale e
il fatto di essere educatori, E.
Cor sani Ravazzini risponde
che per lei non si tratta di
fare « opere buone » ma di stabilire rapporti autentici con
gli altri, e F. Girardet che la
sua utopia nasce dal fatto che
« il credente non si scoraggia
mai ».
Questo primo argomento,
come pure, al termine, le risposte di Giorgio Girardet alle
lettere (da cui emergono sfi
Attualità
rardet), già recensiti sul nostro giornale, rivolgono entrambi la loro attenzione al
mondo degli adolescenti, sia
pure in settori diversi.
Nel primo, ricordiamo, si riferisce di un’importante e particolare esperienza di inserimento di giovani handicappati motori in una scuola superiore statale di Torino (caso
pressoché unico in Italia).
Dall’intervista all’autrice, insegnante impegnata nell’esperimento fin dai suoi inizi, sono
emersi sia la complessità dei
problemi che gli aspetti positivi di questo tentativo di risposta, che vanno molto al
di là del pur utile conseguimento del « pezzo di carta ».
Il secondo libro descrive la
maturazione di un bambino in
circostanze quanto meno anomale (figlio di ragazza.madre,
che per ragioni di lavoro deve
continuamente viaggiare, la
convince a lasciarlo vivere da
solo). L’intervistatore chiede
se si tratti di paradossi, di
provocazioni o di utopia. La
risposta è pronta: è l’utopia
che domina e ispira il racconto, nel quale A. Malocchi intravede il sogno di un mondo dove i bambini siano capaci di
essere adulti e p.li adulti di
ridiventare bambini. F. Girardet (che per la sua vasta
esperienza è particolarmente
coinvolto dai problemi dei ragazzi privi di una famiglia che
possa definirsi tale) è autore
ducia nelle « religioni », situazioni di solitudine, « dolore e
stupore » per averci sentito
definire Maria semplicemente
«nostra sorella») hanno trovato adeguato respiro nella
trasmissione.
Qualche perplessità mi suscita invece la trattazione dei
due temi centrali relativi alla
« vita evangelica ».
Circa il servizio sulla manifestazione dei pentecostali
(«Gesù vive, noi lo abbiamo
incontrato»), ritengo che quando la rubrica presenta movimenti e chiese, debba anche
proporsi di aiutare il telespettatore a capire e a discernere,
in definitiva a sapersi orientare nella realtà dell’evangelismo italiano. Nel caso specifico, la breve presentazione introduttiva al filmato, accostata alla spettacolarità della manifestazione e degli interventi, temo non sia stata sufficiente allo scopo.
Sul resoconto dei congressi
di Vasto, anche se l’impressione che se ne ricava attraverso
i vari flash e le interviste è
positiva per la vivacità partecipe degli interventi e delle
risposte, non si può non osservare che ci sarebbe stata materia per un’intera trasmissione. Averli costretti in così breve spazio, non sembra un buon
contributo al neonato decennio per la donna.
MireHa Argentieri Bein
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Sono quattro mesi che lavoro
al Centro Culturale « Emilio Nitti» a Ponticelli (Napoli), per svolgere l’ultimo periodo del mio
servizio per la Tavola valdese e
sono molto contento di aver potuto fare questa esperienza, della quale vorrei rendervi partecipi
pubblicando questo articolo.
Il nostro centro offre diversissime attività, sia per gli abitanti
del villaggio «Caracciolo» (costruito per i terremotati dell’80)
che per quelli del quartiere. Innanzitutto sono i bambini ed i
giovani che cerchiamo di coinvolgere ed interessare, cominciando dai piccolissimi, attraverso la « psicomotricità », poi la
ginnastica per i più grandi, pallavolo, ping-pong, taglio e cucito
ed infine il doposcuola, nel quale seguiamo circa 12 ragazzi nello svolgimento dei loro compiti e nel recupero di lacune scolastiche, che in parte sono dovute all’altissimo tasso di evasione scolastica.
La gestione di queste attività
non è facile: i ragazzi non rispettano gli orari; non frequentano regolarmente; vengono a
disturbare sia noi che i loro
compagni, dimostrando atteggiamenti di violenza non solo
verbale ma anche fisica verso
i collaboratori del centro e le
strutture di esso.
Le cause di questi comportamenti sono da cercare nelle famiglie dei giovani, dove non vengono seguiti appropriatamente.
La situazione di alcune famiglie
è disperata, con il padre incarcerato, disoccupato, la madre
stravolta dalla famiglia numerosa con tantissimi bambini, il figlio magari sotto arresto domiciliare e via dicendo.
Esattamente qui c’è un pericolo per il futuro sviluppo del
Mezzogiorno. Non basta un ennesimo programma del governo
che prevede nuove spese che vanno solo a « gonfiare ulteriormente l’amministrazione pubblica », come ha sostenuto il pastore Sergio Aquilante nella sua
relazione al convegno di Parma
sull’opera sociale nel Mezzogiorno. Ed il nuovo presidente della
Conflndustria, Pininfarinà, commette un grave errore affermando che si sono sprecati «migliaia
di miliardi nei così detti lavori
’’socialmente utili” che poi utili
non sono » (Il Mattino, 23.4.’88).
Senza pensare anche allo sviluppo socio-culturale di una parte della società meridionale, per
far sì che essa sì possa integrare nella società di oggi e nel sistema economico, basato purtroppo solo sulla concorrenza
e sulla «performance» personale, il divario all’interno dell’Italia
non diminuirà. Anzi, il Nord dovrà continuare a sovvenzionare
fortemente il Mezzogiorno, che
inoltre mostra una crescita
demografica più elevata (soprattutto nei ceti bassi) rispetto a quella del Nord, un fatto che sicuramente potenzierà
solo « l’esplosione sociale » temuta da Pininfarina. La necessità di un cambiamento culturale
viene anche in evidenza se si pensa che in Campania l’aiuto economico del dopo-terremoto ha
ancora rafforzato l’atteggiamento di voler essere sempre aiutati in tutto senza iniziativa propria (= assistenzialismo).
Qui nasce il compito del Centro Culturale « Emilio Nitti » e
la sua ragion d’essere. Si cerca
dì dare una mano nella preparazione all’inserimento nella socie
tà odierna a coloro che sono
stati sorpassati dal rapido cambiamento culturale della nòstra
vita, rispetto al passato.
Ovviamente, l’aiuto che le chiese evangeliche possono dare è
solo un piccolo contributo e da
solo non può incidere sulla situazione. Comimque è una testimonianza importante ed è un
buon esempio nei confronti degli
altri e dello stato: infatti il Centro Culturale «Emilio Nitti» è
l’unico nel quartiere ancora funzionante.
Il lavoro con i giovani rappresenta una grande sfida personale, molto interessante, diversa ed impegnativa per il volontariato o il servizio civile nella
chiesa. Una sfida che purtroppo
solo pochi conoscono o vogliono accettare. Dal 1988 il Centro
Culturale « Emilio Nitti » è convenzionato con la Tavola valdese
come opera diaconale presso la
quale si può svolgere 11 servizio
civile. Chi è interessato a lavorare nel campo dell’animazione
per bambini e giovani è il benvenuto e può farsi una validissima esperienza.
Thomas Krieger
4
4 ecumenismo
SINODO DELLA CHIESA RIFORMATA DI FRANCIA
27 maggio 1988
ERF: UN PO’ DI STORIA
]
Una chiesa in diaspora un’unità incompleta
Ricordato con sobrietà il cinquantenario della formazione dell’ERF - P®** assemblea costituente alle divisioni, con
■ I 1 . ........ _ . . \r\ ^..1 ^ ^ _:__ ____ i
iiiouiuciLu ouii ouuiicid II uiiiL|uctiiLt;iiciriu ueiia Tormazione aeii thr - . — — uhvioiwmì, ouh
Il peso dei fatti della Nuova Caledonia e la speranza della Pentecoste ° sguardo sul cammino ancora da compiere
A 50 anni dalla formazione dell’ERF (Eglise Réformée de France;, il Sinodo di Nantes (12-15
maggio '88) ha ricordato con molta sobrietà quell’awenimento. C’è
un sentimento di umiltà nel riconoscere che il tentativo del '38 di
unificare le diverse denominazioni protestanti francesi non è stato raggiunto. A fianco dell’ERF
sono rimaste infatti le chiese di
tendenza « evangelica », raccolte
per la maggior parte nell’ERE
(Eglises Réformées Evangéliques). La frattura è ancora oggi
evidentemente dovuta al modo
in cui viene avvicinato il testo
biblico. Il presidente della ERE,
presente al Sinodo di Nantes,
nel suo saluto ha messo l’accento proprio sulla lettura fondamentalista della Bibbia, per la
quale la Scrittura è la Parola d’
Dio. Conosciamo anche noi questo dibattito che attraversa le
nostre chiese, e come riformati
rispondiamo che la Parola è Gesù Cristo, e la Scrittura è la testimonianza che gli è resa nella
storia. Ma questo non fa avanzare il nostro incontro reciproco.
Il Sinodo inizia subito con la
relazione del presidente nazionale Jean-Pierre Montsarrat, una
relazione molto rivolta ai problemi e alle trasformazioni della società francese. In particolare si cerca di analizzare il voto
al Fronte Nazionale di Le Pen,
che ha trovato qualche appiglio,
come voto di protesta, anche nel
mondo riformato.
Tutta la chiesa è poi interpellata dalla situazione degli evangelici in Nuova Caledonia. Ogni
comunità è invitata a pregare
per una soluzione di giustizia e
di indipendenza di questa che è
una delle ultime colonie francesi. Viene indicata la domenica
di Pentecoste per questa intercessione: a Pentecoste le barriere di razza e di lingua sono spezzate. E’ dunque un segno di speranza dato ai credenti che si
trovano nel cuore di un movimento di indipendenza. Del resto, la Chiesa evangelica della
Nuova Caledonia ha ripreso come proprie le parole di Martin
Luther King sulla siperanza in
un mondo di giustizia costruito
senza violenza, sulla forza del1’« amore a mani nude ».
La catechesi
CHIESE PROTESTANTI IN GERMANIA
Buon lavoro,
Bruder Spengler!
Helmut Spengler, il presidente
della Chiesa dello Hessen-Nassau,
è stato eletto presidente della
Conferenza di Amoldshain. Si
tratta di un organismo nel quale sono presenti quasi tutte le
chiese protestanti tedesche e che
si occupa di problemi generali
legati alla confessione di fede o
al ruolo delle chiese nella società.
In questi ultimi anni la Conferenza di Amoldshain si è per
esempio occupata, nel quadro
dei rapporti con la chiesa cattolica, del problema del battesimo
e della intercomunione.
Nel corso dell’ultimo incontro,
svoltosi a Hofgeismar, è stata
presa in esame la questione dell’unità europea. In vista della
scadenza del ’92 le chiese tedesche si sono interrogate su quale
debba essere il loro ruolo all’interno dell’area diel Mercato Comune. Esse individuano una funzione di collegamento per tutta
l’Europa, ivi compresa anche
quella dell’Est, nel segno della
riconciliazione. Per questo la
Conferenza di Amoldshain intende seguire con particolare attenzione il processo in atto, e i
nuovi problemi etici che esso
pone.
tazioni è un modo di sentirsi responsabili di una predicazione
nella società, verso gli adolescenti ma anche verso gli adulti.
Tutto il Sinodo è orientato a
concludere la riflessione delle
chiese locali e regionali sulla catechesi. La discussione, attenta e
precisa, si serve di diversi mezzi
di animazione. Anche se si tratta di un Sinodo, dove le persone
arrivano già preparate sul tema
in esame, non si dà per scontato che la discussione venga da
sé. Si inizia con dei piccoli gruppi per approfondire singoli aspetti: l’adolescenza come ricerca di identità, il problema della
accoglienza e dell’integrazione
(termine naturalmente molto discusso) nella comimità, la catechesi ecumenica per i ragazzi di
famiglie miste, la pedagogia propria ad ogni età.
La-riflessione continua poi con
una tavola rotonda animata da
teologi e psicologi.
Si arriva al testo finale dell’o.d.g., dopo aver visto anche un
audiovisivo montato in Costa Azzurra sulle disavventure umoristiche di due ragazzi alle prese
con i tentativi e le sperimentazioni di diversi catecheti. I) testo finale inviato alle chiese parla del catechismo come di un
percorso in cui l’adolescente può
costmire la propria autonomia
di persona, la propria libertà di
fede; un luogo dove deve essere
portato ad incontrare personalmente il Cristo, ad ascoltare ed
imparare a leggere i racconti appassionanti della Scrittura.
D’altra parte, in questo cammino, la comunità è in ascolto,
accompagna, cresce e si trasforma con il crescere dei giovani.
La catechesi è anche un luogo
dove la storia personale e collettiva e la speranza per il nostro
mondo vengono riempite di significati diversi e spesso in conflitto con quelli trasmessi nella
società e nella scuola. Assumere questo conflitto di interpre
Riconoscimento di
ministeri diversi
Il culto di chiusura del Sinodo si svolge nel tempio di Nantes; una comunità di diaspora,
come del resto la maggior parte dell’ERF in Francia. Durante
il culto viene riconosciuto il ministerio di una donna pastore
che lavora nella Federazione nazionale come incaricata dei rapporti con il mondo deH’informazione; televisioni e giornali. Lei
stessa, un po’ emozionata, spiega il camrnino compiuto dalla
sua chiesa in questi ultimi vent’anni. E’ da vent’anni infatti
che un disagio si è manifestato
nel rifiuto da parte di molti di
essere « consacrati ».
L’unica consacrazione comune
a tutti i credenti era vista nel
battesimo. Da allora l’ERF ha
fatto un lungo sforzo per adeguare le discipline e la liturgia
al principio del sacerdozio universale. Ora le liturgie di riconoscimento si aprono verso una
pluralità di ministeri. Il pastore
non è più dunque l’analogo del
prete cattolico, con tutti i rischi
di un’immagine clericalizzata,
ma è un ministerio particolare
all’interno di una rosa diversa
e ricca di tutti i doni che tengono viva una chiesa; l’animazione biblica, la cappellania in carceri ed ospedali o fra gli studenti universitari, la catechesi, la
diaconia, l’anzianato, ecc. Tutti
questi sono riconosciuti come ministeri della Parola e dei sacramenti, che hanno ognuno un proprio ruolo specifico. E finalmente anche il pastore non è più un
factotum, apprendista stregone
in o^i campo della vita comunitaria, ma il suo ruolo è più
precisamente individuato nella
predicazione, in senso lato, e nella cura pastorale.
Molte indicazioni precise su
questi temi di vita interna della
chiesa, che ci vengono dall’ERF,
meritano di essere ascoltate con
molta attenzione anche da noi
in Italia.
Spesso noi siamo un po’ frettolosi e raffazzoniamo le nostre
analisi. Abbiamo perciò tutto da
imparare da una chiesa che si
interroga con tanta serietà sulla
coerenza all’evangelo della propria vita interna, per poter avere una predicazione più incisiva
nella società in cui è posta.
Letizia Tomassone
CHIESE AFRICANE
Mass media
(SOEPI) — I partecipanti alla
Consultazione delle Chiese francofone dell'Africa sull’informazione e la comunicazione (CEFAIC)
hanno constatato, nel documento
finale dell’incontro recentemente
tenutosi a Kinshasa, che si assiste, da diversi anni, ad una « degradazione costante della comunicazione^ non solo fra le chiese
del continente africano, ma all'interno di ogni chiesa, e nelle
relazioni con gli altri continenti ». E’ stato raccomandato di
creare, a Yaoundé, un « centro
di formazione polivalente per gli
operatori francofoni della cornunicazione ». Altre raccomandazioni sulla preparazione degli operatori sono state rivolte alla
CEVAA, al Consiglio ecumenico,
all’Alleanza Riformata mondiale
e all’Associazione mondiale
per la comunicazione cristiana
(WACC).
Il pastore
Marc Boegner,
cui si deve
la parziale
unificazione
del protestantesimo
francese.
Aprile 1938: nel tempio di
Change, a Lione, si tiene l’Assemblea costituente della Chiesa Riformata di Francia. A cinquanta
anni da quella data l’avvenimento è stato ricordato con sobrietà, con uno sguardo al futuro
più che al passato.
Le radici delle chiese riformate francesi affondano nel XVI
secolo, quello della Riforma protestante. Il primo Sinodo nazionale si tenne nel 1559; da allora,
e per cento anni, i riformati
francesi poterono tenere regolarmente i loro sinodi; poi la serie
s’interruppe, per imposizione della monarchia. Pochi anni più tardi, nel 1685, con la famosa Revoca dell’Editto di Nantes, la
Francia scelse decisamente il cattolicesimo e agli Ugonotti rimase
la scelta tra l’abiura o l’esilio.
Tuttavia, nonostante le enormi
difficoltà, le chiese riformate rimasero unite.
Il Risveglio e la
frantumazione
L’unità fu rotta nel secolo scorso, quando le chiese furono percorse dal movimento del Risveglio, giusta reazione allo spirito
deirilluminismo penetrato ormai
ovunque. Le prime avvisaglie
della scissione si ebbero a Lione dove, intorno alla figura di
Alphonse Monod, si formò nel
1832 la Chiesa Evangelica. Alcuni anni più tardi nacque l’Unione
delle Chiese Evangeliche Libere;
poi, all’inizio di questo secolo,
si formarono altre unioni: quella delle Chiese Riformate Evangeiiche, che rivendicava la continuità con la confessione di fede della Riforma; accanto a questa, ma di tendenza liberale, quella delle Chiese Riformate Unite;
tra le due, in funzione quasi mediatrice, si collocò l’Unione delle Chiese Riformate.
E’ stato osservato, forse con
ragione, che la causa principale
di questa polverizzazione di sigle fu dovuta proprio alla impossibilità di tenere dei sinodi
dove poter dialogare, confrontare le diverse posizioni e giungere ad una mediazione tra le
tendenze liberali, ortodosse, fondamentaliste.
Il cammino dei riformati francesi verso l’unità iniziò intorno al 1910. La data è significativa perché, com’è noto, proprio
nel ’10 si tenne ad Edimburgo la
prima Conferenza Missionaria
Mondiale, uno degli avvenimenti fondanti del movimento ecumenico. Credo sia importante te
ner presente questo elemento
per poter comprendere il processo francese, che si colloca così in un binario parallelo al
movimento ecumenico stesso.
Con questa differenza, però, che
mentre il movimento ecumenico
subiva una dura battuta d’arresto per io scoppio della prima
guerra mondiale, quest’ultima
veniva invece a costituire un elemento propulsivo in più per
superare gli ostacoli di una divisione che non trovava più degli elementi validi per essere
mantenuta.
Un sogno in parte
realizzato
Il cammino dell’unità trovò
un convinto ed intelligente interprete: il pastore Marc Boegner.
Il suo sogno era quello di ricucire in una unità l’intero protestantesimo francese, dai riformati ai luterani, dai metodisti
ai battisti e alle chiese «libere».
Ma si realizzò solo in parte.
Per questo le celebrazioni del
Cinquantenario si sono svolte in
un clima di sobrietà, nella consapevolezza che molto resta ancora da fare.
In pochi anni Boegner, lavorando con intelligenza e alacrità,
riuscì a ricucire le fratture e a
giungere, appunto nel ’38, alla
Assemblea costituente.
Il documento costitutivo della
Chiesa Riformata Francese è dato da una rielaborazione della
Confessione di fede. Il fatto, in
sé abbastanza normale e ovvio,
acquista però un significato più
ampio. Sono gli anni che vedono
affermarsi in Europa il nazifascismo. In Germania si è costituita
la Chiesa confessante intorno alla Confessione di Barmen (1934).
Si sa del contributo dato da Karl
Barth alla stesura di questa confessione; la teologia di Barth è
diffusa anche in larghi strati delle chiese francesi. E’ in questo
clima che deve essere collocata
quindi la nascita della Chiesa
Riformata Francese; sono queste
le sue componenti maggiori: il
movimento ecumenico da un lato, l’unità intorno ad una riscoperta della centralità della figura del Cristo dall’altro, e infine
la neces.sità di essere chiesa confessante.
Sulla base di questi fondamenti la giovane chiesa potè affrontare, senza smarrimenti, la
dura prova dell’invasione nazista.
Luciano Deodato
5
27 maggio 1988
marta e maria
LEGGE SULLA VIOLENZA SESSUALE: IL LUNGO CAMMINO DI UN’IMPORTANTE BATTAGLIA
BASTA CON LA VIOLENZA !
E’ di questi giorni la notizia che finalmente,
dopo più di dieci anni di discussioni e di battaglie delle donne, la legge sulla violenza sessuale, approvata dalla Commissione Giustizia del
Senato, a metà giugno affronterà l’aula. Già su
questo testo c’è stato duro scontro: una maggioranza PCI, PSl, Sinistra Indipendente, con l’appoggio della democristiana Maria Fida Moro,
ha battuto in commissione DC, MSI e — purtroppo per la coerenza interna del fronte laico ■—
PRI. I punti qualificanti della proposta di legge
di iniziativa popolare, presentata nell’80 dal mo
vimento delle donne dopo mesi di appassionata
discussione e assemblee, e della nuova legge presentata dalle donne parlamentari, sono stati
mantenuti : la nozione di « reato contro la persona », il concetto di « perseguibilità d’ufficio », la
« costituzione di parte civile » di associazioni e
movimenti delle donne ai processi, e il processo
« per direttissima » nei casi di stupro. Ma il gruppo democristiano ha già preannunciato che ripresenterà in aula, al Senato, gli emendamenti
bocciati in commissione. Il cammino della legge
si presenta ancora, dunque, difficile. E sono ne
cessarie da parte di tutti attenzione e partecipazione.
Su questi temi abbiamo chiesto un intervento
a Pinuccia Bertone, deputato della Sinistra Indipendente, dirigente delle AGLI di Torino e impegnata da sempre nelle lotte di emancipazione
e liberazione delle donne.
Pubblichiamo anche la testimonianza collettiva su una storia di stupro, che ci hanno inviato
le donne dell’UDI di Omegna, che qui ringraziamo per il loro impegno, la loro passione e la loro
collaborazione. P- E
INTERVENTO
TESTIMONIANZA
Una legge di civiltà La Storia di Donatelia
Fino ali’ultimo ostacoli di natura politica Altre lotte per cambiare mentalità e cultura
Abbiamo discusso tanto di una
legge contro la violenza sessuale in questi anni (la prima proposta di legge, presentata dalla
deputata Angela Bottari, PCI, è
del 1917) che si potrebbe pensare
che tutti i nodi, concettuali se
non politici, siano stati risolti.
Eppure non è così. Quando si
interviene in una materia così intima e delicata come la sessualità
e i rapporti interpersonali le leggi appaiono sempre come strumenti un po’ rozzi, che dijficilmente riescono ad entrare in
tutte le implicazioni possibili.
Per usare una metafora legata
al ruolo attribuito per tanto tempo alle donne, direi che è come
cercare di fare un ricamo fine
con un ago per trapuntare!
Allora chi fa le leggi, soprattutto quando si tratta di donne
che pensano partendo da sé e
avendo in mente altre donne, altre persone, ha la consapevolezza
(e l’angoscia) di dover fare il meglio « possibile ». ma che il meglio in assoluto resterà irraggiungibile, che dubbi e preoccupazioni resteranno aperte. Eppure si
deve scegliere e decidere.
Ora la legge è in discussione in
Commissione Giustizia al Senato
e dopo un primo momento in cui,
in comitato ristretto, si era trovato l’accordo unitario di tutti i
partiti su un testo, in commissione è di nuovo polemica.
Sono in particolare tre i punti
di dissenso riproposti da alcuni
deputati DC:
— la perseguibilità d’ufficio (e
cioè senza querela di parte)
anche nei casi in cui la violenza sia avvenuta tra coniugi;
— la presunzione che si tratti
sempre di violenza quando è
Un minore ad essere soggetto
del rapporto sessuale;
— l’inserimento nella legge di un
capitolo riguardante la pornografia.
Se l’ultimo punto proposto appare esplicitamente strumentale,
fatto apposta, oserei dire, per impedire l’approvazione della legge,
e improprio rispetto agli obiettivi
della legge stessa, sulle altre due
questioni è comprensibile, a mio
parere, che possano esserci perplessità.
E’ indubbiamente delicato intervenire con la pesantezza della
legge in un rapporto tra coniugi,
e la violenza sui minori appare
oggi quasi un'emergenza.
Nonostante ciò, personalmente
continuo a credere che sia opportuno mantenere la procedibilità
d’ufficio anche nel caso di violenza nel rapporto matrimoniale
dove la donna è molto più facilmente ricattabile che in altri casi e dove la violenza, proprio per
il patto d'amore che è alla base
del rapporto, assume un volto
più odioso e sconvolgente.
E mi domando, per quanto ri
guarda i minori, se sia giusto,
cercando di proteggerli, colpevolizzare ogni loro approccio alla
sessualità.
Mi domando se l'equazione che
viene proposta: sessualità per i
minori di 14 anni uguale violenza subita, non sia un atto di repressione totale della loro sessualità. Credo che, se la legge deve colpire ogni abuso sui minori,
tutto il campo della sessualità
degli adolescenti attenga di più
all’educazione ed alla cultura, alla disponibilità degli adulti ad
ascoltare, capire ed educare.
Occorre anche dire che alcuni
punti qualificanti della proposta
di legge presentata dalle senatrici del PCI - Sinistra Indipendente - PSI - PSDI - PRI - DP - Verdi
e dalla sen. Maria Fida Moro
(DC) che erano già contenuti
nella proposta di iniziativa popolare presentala nell'80 e riassunta in questa legislatura come testimonianza di continuità, non
sono più stati contestati dalla
DC (come era avvenuto nelle legislature passate) e pare si possano dare per acquisiti. Tra questi,
i più significativi sono la definizione della violenza sessuale come reato contro la persona e
non più contro la morale, e la
possibilità per movimenti e associazioni di donne di costituirsi
parte civile nel processo.
Mi pare questo un segno positivo, che dimostra anche come
sia possibile cambiare la cultura,
far cambiare la mentalità... persino a chi sta nelle istituzioni ed
è spesso un po’ sordo al dibattito
che si svolge nella società civile.
Ed è certo che, al di là della
legge per l’approvazione della
quale credo debba esserci ora il
massimo dell’impegno e della
mobilitazione, sono cultura e
mentalità che devono cambiare
per prevenire la violenza sessuale.
La legge, speriamo presto, svolgerà il suo compito, ma questo
non basta. Superare la violenza,
sessuale e non, fa parte di un
processo più profondo che coinvolge tutti, soprattutto le donne,
portatrici per esperienza e sensibilità di una cultura non violenta.
Il dibattito che si svolge intorno alla legge può diventare una
occasione ulteriore per affrontare i nodi che sono alla base della
violenza. Mi pare un’occasione da
utilizzare pienamente.
Pinuccia Bertone
• E’ in corso una iniziativa per
sollecitare il Parlamento ad una
rapida approvazione della legge.
Chi vuole aderire può scrivere a
— Presidenza Camera dei Deputati - Piazza Montecitorio 00100 Roma
— Presidenza Senato - Palazzo
Madama - 00100 Roma.
Ce l’abbiamo messa tutta per
raccontare in tre cartelle una
lunga e penosa storia di dodici
anni di vita, e non abbiamo trovato altra formula se non questa; non abbiamo « romanzato »
proprio niente di niente: è proprio così, con le mucche e il
maiale e il brav’uomo vicino
di casa, e lei che è piccola e
bionda e aveva i codini buffi.
Si poteva, volendo, fare una
cronistoria più « ufficiale », ma
ci sembrava arida, non ci esprime. Non volevamo nemmeno « fare un comizio » o spiegare allora il perché e il percome serve una legge ecc. Queste son considerazioni a cui si può arrivare, se ci si vuole arrivare, no?
Il raccontare così è il nostro
modo di « testimoniare ».
C’era una volta una ragazzina
piccola e bionda che non aveva
ancora quattordici anni e quindi stava in bilico fra le favole
dell’infanzia e ia voglia di diventare grande, come tutte le altre
ragazze di quell’età. Viveva con
i genitori, i fratelli, le mucche,
la vite, il maiale, i ranuncoli sul
bordo del sentiero.
Ma un giorno — era primavera — proprio mentre stava andando dalla nonna, ha incontrato un lupo, che per l’occasione
aveva assunto le sembianze di
un bravo padre di famiglia vicino di casa e persino amico di
famiglia (o forse è stato il bravo padre di famiglia a trasformarsi improvvisamente in lupo...). Comunque, la ragazzina
non sapeva che era un lupo ed
— incuriosita — gli si è avvicinata allorché lui l’ha chiamata.
Non l'avesse mai fatto! E’ stata
stuprata.
Qui finisce la favola della ragazzina ed incomincia la storia
vera e tutta diversa di una ragazza e della sua solitudine, della sua paura, de! suo smarrimento: è la storia di una famiglia
del nostro popolo « operaio e
montagnino' » che si ritrova incredula di fronte alla figlia più
piccola e più disperata, di due
genitori che raccolgono la confessione del lupo' pentito e rifiutano i soldi che egli offrirebbe
per tacitare la cosa. Il bravo padre di famiglia, tornato agnello,
si avvale della « comprensione »
di compagni ed amici protettivi.
Si alza il coro dei « lasciamo
perdere, non facciamo scandali,
quel che è stato è stato, siamo
tutti fra noi ecc... ». Ma la ragazzina e la sua famiglia son
gente sana, di quelli che credono nella giustizia e nello sforzo
di tutti per « un mondo migliore », e non ritirano la denuncia.
Passano i cinque anni che dovrebbero essere i più belli ed
allegri per una ragazza dai tredici ai diciotto, ma non possono
esser tali per chi « aspetta giustizia » di un torto profondo.
Finalmente, il primo processo: neH'estate dell’81, a Verba
Una legge
adeguata
potrà cancellare,
almeno in parte.
la giusta
paura in cui
molte donne
sono costrette
a vivere.
nia, chissà se qualcuno ricorda...
Lì c’eravamo anche noi, ma non
soltanto noi: molte altre donne
e uomini, c’era anche una famosa avvocatessa venuta apposta da
Milano per sostenere con noi la
ragazzina e la sua mamma. I
giornali pubblicano la cronaca:
come si fa a non tremare di rabbia e di tenerezza A/edendo quella biondina con i codini che poco prima ha pianto sul nostro
collo ma adesso — di fronte alla Corte — ha la vocina chiara
e coraggiosa? Il lupo viene condannato, la vittima non ha chiesto nessun risarcimento danni:
allora si credeva fosse giusto così... Ma il bravo padre di famiglia vuole avvalersi di tutti i
suoi « diritti » per non finire in
carcere, quindi ricorre alla Corte d’appello di Torino. Passano
così altri cinque lunghi anni, e
si arriva alla primavera delT86:
la ragazzina non è diventata moh
to più alta di quando aveva tredici anni ed è ancora piccolina
quando, con il papà e la stessa
donna avvocato, Taccompagniamo anche a Torino, dove il lupo
non si presenta nemmeno, giacché lì c’è il suo avvocato a raccontare che ’sto pover’uomo
era stato sedotto... dalla primavera allorché l’aveva violentata
e poi ricattata. Abbiamo pianto
tutte, in quell’aula di Torino! Ma
la Corte ha confermato la chiara condanna di Pallanza! Era finita?! Macché, il bravo padre di
famiglia — peraltro reo confesso! — ricorre sino alla Cassazione, a Roma, dove sa che né
noi né la ragazzina potremo arrivare, e nemmeno Tawocatessa
di Milano...
NelT87, per la terza e definitiva volta, anche da Roma il
brav’uomo si vede ribadire la
condanna... Pagherà, almeno adesso?
Se ne parlerà e ci sarà « riscatto » per la ragazza e la sua
famiglia? Da allora, ancora un’attesa piena di solitudine e di torto, ci vogliono lunghi mesi prima che venga pubblicata la sentenza (ed un rinomato settimanale locale non la pubblica nemmeno su richiesta di rettifica da
parte della famosa avvocatessa).
Tutto tace, tutti tacciono, il lupo indenne da carcere o pene, la
vita continua, ognuno nasconde
i propri panni sporchi, siamo
fra brava gente lavoratrice, lo
stupro di Piazza Navona è cosa
lontana, le duecentomila donne
del 26 marzo a Roma sono andate e tornate, queste son « cose da donne », ci sono sempre
state, lasciamo che se ne occupino quelle quattro gatte di femministe, è meglio dimenticare, è
meglio « per tutti », appunto!
Quando abbracciamo la nostra
amica ragazzina ci viene da piangere a dirle che dovrebbe dimenticare quel pomeriggio di primavera di quando non aveva ancora quattordici anni e non temeva i lupi perché non sapeva
che si potessero travestire.
A lei, che ora è una giovane
donna fragile e forte, vorremmo poter rendere dodici primavere sciupate.
E andiamo avanti, anche per
quelli che continuano a voler
credere che questa è soltanto
una favola inventata, anche per
quelli a cui fa comodo mai capire e sempre dimenticare.
Le donne dell’UDI
di Omegna
6
6 prospettive bibliche
27 maggio 1988
I
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Ancora su:
"Per una sessualità
libera e responsabile"
■ 1
Il passo controverso è costituito
dai primi due versetti del capitolo.
Come avevamo osservato, la TILC
traduce: « Rispondendo alla domanda che mi avete posto nella vostra
lettera, io vi dico: è meglio per l’uomo non sposarsi; tuttavia, per non
cadere nell’immoralità, ogni uomo
abbia la propria moglie e ogni donna
il proprio marito »; e la Riveduta (revisione 1982): « Quanto alle cose di
cui m’avete scritto, è bene per l’uomo non toccar donna; ma per evitare
le fornicazioni, ogni uomo abbia la
propria moglie, e ogni donna il proprio marito ».
Osservavamo che nella prima versione c'è un « io vi dico » che è stato
aggiunto e che non si trova nel testo
greco originale; nella seconda è stata
inserita ima virgola, fra « m’avete
scritto » ed « è bene » che, notava il
Maillot, sempre nel testo greco originale non c’è.
La lettura proposta
Il contesto
Nel capitolo precedente Paolo lotta contro gli « spirituali » (« pneumatici ») di Corinto, che in base al
possesso dello Spirito e alla libertà
cristiana si arrogavano il diritto di
rapporti con prostitute. Il passo 6:
12-20 è fondamentale per capire quale visione aveva Paolo del corpo e
della sessualità umana: radicalmente opposta al disprezzo ostile per la
corporeità, tipico della gnosi successiva, e invece profondamente radicata nella fede ebraica nel Dio creatore. Contro ogni dualismo fra "spirito” e "materia”, il corpo con tutte le
sue funzioni naturali è un dono buono di Dio, corporeità e sessualità sono "buone”. Naturalmente Paolo sa
a cura di GINO CONTE
Avremmo dovuto scrivere più chiaramente che, secondo la lettura proposta da Maillot, che a noi pare convincente, il testo di Paolo andrebbe
letto così: « A proposito di ciò che
mi avete scritto [, che] è bene per
l’uomo non toccar donna [, ecco la
mia risposta]: ad evitare le [lett.: a
causa delle] immoralità, ogni uomo
etc. ».
anche bene la vulnerabilità della vita
naturale alla forza tentatrice del peccato e all’impulso di rivolta dell’io
che vuole affermarsi contro il volere
di Dio: ai "pagani" (e non è certo
una qualifica etnica, razziale) rimprovera appunto che, avendo scambiato la creatura con il Creatore, sono sprofondati nell’idolatria e nella
corruzione (Rom. 1: 21 ss.).
Insomma: « è bene per l’uomo non
toccar donna » non è il parere di
Paolo, bensì il parere (o, almeno, il
problema, l’interrogativo) dei Corinzi, comunque di una parte dei cristiani di Corinto, che in tal senso
hanno scritto all’apostolo; e questi
risponde. Vediamo meglio il contesto \
Insomma, Paolo, pur tenendoli in
stretto rapporto, distingue recisamente Creatore e creatura: e perciò
da un lato non divinizza né idolatra
il corpo, come avveniva (e avviene)
in parte nel paganesimo, dall’altro
non lo demonizza, com’era caratteristico nel movimento gnostico, erede di una certa visione greca che vedeva l’anima, scintilla divina, prigioniera nel carcere, nei vincoli corporei, da cui anela liberarsi e da cui
la morte la libererà. Per il « corpo
fetente, sozzo e corruttibile » (così lo
definiva un documento mandeo) non
c’è speranza, è destinato all’annientamento.
Non ho un corpo:
sono un corpo
Per Paolo invece il corpo (sòma, da
cui « somatico ») è, appunto, dono di
Dio; la creatura umana non ha un
corpo, ma è un corpo. E tale corpo
non è solo una realtà di questo mondo presente (eone), ma anche di quello avvenire, anche se sarà ovviamente un corpo diverso, risuscitato,
ricreato (Paolo ne parla — per quanto si possa dire l’indicibile — nel
cap. 15): noi risorgeremo = il nostro corpo risorgerà, incorruttibile.
Nel passo 6: 12-20, il nostro corpo
è visto in tutta una trama di riferimenti: al Cristo, perché il corpo appartiene al Signore (v. 13 e 15); allo
Spirito, perché il corpo è un tempio
Corinzi 6 e 7
Un mese fa, sul numero del 15 aprile, abbiamo pubblicato in traduzione lievemente adattata ■— tenendo conto delle nostre traduzioni bibliche in italiano — un articolo di Alphonse Maillot, tratto dal settimanale riformato francese « Le Christianisme au XX® siècle », dedicato al
commento del cap. 7 della prima Lettera ai Corinzi. Un lettore di Terni,
Reto Bonifazi, ci ha scritto che, apprezzando la rubrica, « questa volta
però non sono riuscito a comprendere in qual maniera l’aggiunta della virgola o dell’ “io vi dico” travisi a tal punto il pensiero espresso dall’originale greco, da far dichiarare a Maillot che; “In questo caso delicato
molti traduttori sia antichi ohe moderni portano la pesante responsabilità
di aver ’inventato’ un testo che ha prodotto pesanti sensi di colpa in intere generazioni di cristiani, mentre avrebbe dovuto liberarli". Qual è
mai questa interpretazione tanto diversa da giustificare il titolo dell’articolo, che diversamente sembra anch’esso incomprensibile?». Poiché forse questo interrogativo è comune ad altri lettori, cerchiamo di chiarire
meglio.
dello Spirito santo (v. 19); aW’éschaton, perché Dio con la sua potenza
risusciterà i nostri corpi (v. 14); al
contesto ecclesiologico, perché i corpi sono membra di Cristo, aventi ciascuno il proprio compito nella chiesa, corpo di Cristo (v. 15). Paolo ha
dunque una visione non solo antropologica, ma teologica del corpo,
dell’uomo. Ed è radicato nella tradizione antico-testamentaria, libero
però da ogni ritualismo: la « purità »
rituale, che tanta parte ha nella legislazione e nella prassi giudaica (e che
ha spiegazioni nel contesto antico),
ha perso per lui — dopo che per Gesù — ogni valore. Della tradizione,
resta naturalmente valido il rifiuto
deH'adulterio, motivato non solo sociologicamente ma teologicamente:
è un colpo non solo alla struttura
sociale, ma al volere di Dio.
Si può dire che il fondamento della
posizione di Paolo nei confronti del
corpo e della sessualità è il settimo
comandamento e il commento che
Gesù ne dà nel Sermone sul monte.
Il rapporto sessuale non è considerato peccaminoso, né rende (contro
norme del Pentateuco) ritualmente
impuri. Quando il dono della continenza non è dato (ed è l’eccezione),
Paolo consiglia espressamente la piena comunione matrimoniale (7: 2-5),
per non dare spazio all’immoralità.
Quando poi certi Corinzi esaltati vogliono mettere sullo stesso piano il
rapporto sessuale e il mangiare e bere (accomunati dunque nella stessa
sprezzante squalifica), Paolo insiste
sulla rilevanza etica del rapporto
sessuale, che è incontro fra due persone (« corpi ») responsabili, e non
un maneggiare oggetti: e ciò vale anche per il rapporto con una prostituta (6: 12 ss.).
Su un punto, Paolo sembra concordare con la posizione gnostica che
andrà affermandosi: l’uomo natura
le può essere salvato solo se redento
dal vecchio mondo. Però la perdizione dell’uomo consiste per lui non
nell’essere vincolato a un corpo materiale (l’uomo è questo corpo) con
le sue varie funzioni, bensì nell’essere ribelle al volere di Dio; e la redenzione consiste dunque non nell’essere liberato dal corpo, ma nell'essere
un corpo (ri-creato) liberato dalla ribellione a Dio e dalle conseguenze di
questa.
Solo più tardi, negli Atti apostolici
apocrifi e negli eretici del 2° e del
3° secolo il rapporto sessuale sarà
sempre più considerato « contaminazione », e il matrimonio sarà rifiutato: in questo contesto si diffonderà imponente il movimento monastico, e si avvierà il culto mariologico
della Vergine, con lontane propaggini, più tardi, nel movimento dei bogomili, poi dei catari. Lo stesso Paolo, nel corso della storia ecclesiastica, è stato considerato un duro nemico della fisicità e paladino dell’ascesi sessuale: ma tale interpretazione è chiaramente arbitraria e falsa, sulla base dei testi paolinici. Non
a lui può richiamarsi una simile concezione, ma ad influssi dualisticoascetici, esercitati daH'ellenismo e
dalla gnosi ^ anche, in larga misura,
sul cristianesimo.
Invece la valutazione che Paolo dà
del corpo — riferendolo al Dio creatore, a Cristo Signore, allo Spirito
che vuol abitare e agire in noi, e al
contesto comunitario in cui siamo
chiamati a vivere, nell’attesa della
finale redenzione totale del nostro essere — resta significativa, indicatrice, anche nella così mutata situazione tecnico-scientifica e sociale odier
Glno Conte
na.
(continua)
'Ci riferiamo, per quanto segue, al più
recente commento alle Lettere ai Corinzi:
Friedrich Lang, Die Briefe an die Korinther, Gòttingen 1986; è una edizione totalmente nuova del volume della serie « Das
Neue Testament deutsch »: edita in Italia
da Paideia, Brescia, abbiamo però in italiano solo la redazione precedente, di
H.D. Wendland, di questo volume.
“ L’ellenismo, e al suo interno il vigoroso e multiforme movimento religioso-filosofico della gnosi {= « conoscenza »), sono stati, per alcuni secoli, un vero calderone in cui sono confluiti e si sono fusi, in
forme anche mutevoli come in un caleidoscopio, innumerevoli elementi tratti sia
dalie tradizioni greche (o, almeno, dalla
cultura greca ’’vincente”; ma non si può
dimenticare che vi era nure un robusto
filone francamente ’’materialista”, senza
per questo essere affatto immorale, privo di una sua etica: si pensi al vituperato
Epicuro, o allo stesso Aristotele), sia da
tradizioni orientali, specie dal dualismo
iranico, influssi ancora ben presenti, anche
se latenti, fra noi.
7
w
27 maggio 1988
obiettivo aperto
OBIEZIONE FISCALE ALLE SPESE MILITARI
Se prepari la pace, non pagare la guerra
Una campagna collegata a quella sulla difesa popolare nonviolenta - Un richiamo alla Costituzione che partì dalla
decisione di installare i missili a Comiso - Solidarietà agli obiettori in un ordine del giorno votato dal Sinodo
Il 16 aprile scorso è avvenuta a Torino una manifestazione per l’obiezione di
coscienza e per la difesa popolare nonviolenta (DPN);
tra i numerosi promotori,
c’erano anche la FGEI e la
commissione « Pace e disarmo » della chiesa valdese di
Torino. Questa manifestazione, benché sia passata
quasi inosservata se non nel
« giro » pacifista e nonviolento, ha avuto una certa importanza e non è stata una semplice manifestazione come
tante altre; con essa, infatti,
per la prima volta in Italia si
è collegata pubblicamente la
campagna per l’obiezione di
coscienza contro le spese militari (OSM) al suo obiettivo
finale, che va prendendo forma sempre più definita e definitiva: la proposta di legge
sulla DPN e sull’opzione fiscale (vale a dire il diritto di
optare per la destinazione di
una quota d’imposta ad un
servizio nazionale di difesa
non armata, la DPN appunto). Una raccolta di firme per
una petizione popolare, iniziata in quest'occasione, dovrebbe cominciare a far conoscere questo progetto e a
sensibilizzare le autorità prima che venga redatto un testo definitivo e si lanci la
proposta di legge. E intanto
si è iniziata anche per questo
anno la campagna per l’OSM.
Ma come è cominciata l’obiezione di coscienza alle spese
militari?
« L’obiezione di coscienza
alle spese militari è una campagna lanciata dal MIR (Movimento internazionale per
Obiezione fiscale e difesa nonviolenta: due lotte contro la forza delle armi.
la riconciliazione) e dal MN
(Movimento nonviolento) nel
1982. L’82 è l’anno in cui divenne esecutiva la decisione
di trasformare l’aeroporto
del Magliocco (Comiso) in
base missilistica. Questa decisione era stata preceduta
da manifestazioni contrarie
così grandi e così unitarie da
non avere precedenti nella
storia d’Italia. E’ proprio
perché la protesta popolare
non era stata ascoltata che i
movimenti nonviolenti si decisero, seppure a malincuore,
a fare un appello alla disubbidienza civile, proponendo
al ben più largo movimento
pacifista di passare dalla protesta alla resistenza nonvio
Mantengo la speranza
Mi ripromettevo di informare sull’esito positivo o negativo del mio contenzioso
con lo Stato, relativo al mio
rifiuto di pagare l’aliquota
del 5,5% di tasse che esso
devolve al Ministero della Difesa, in quanto sono contrario alle spese militari in ogni
paese a partire dal mio, solo a vicenda conclusa.
Ma, a seguito di un primo
ricorso, e dopo che la Commissione Tributaria lo ha respinto, l’Esattoria consorziale di Livorno si è affrettata
a procedere ad im sequestro,
senza attendere l’esito di un
secondo ricorso che intendo
porre in essere.
Poiché credo, secondo i
dettami della mia coscienza,
di avere sin qui correttamente operato, in quanto non ho
evaso il fisco ma ho regolarmente dichiarato la mia obiezione motivandola, mettendo la cifra relativa a disposizione di opere di pace
che vanno- a benefìcio — insieme a quelle di migliaia di
altri obiettori fiscali — della
parte più indifesa della
collettività, mi sembra che
tale fretta sia inopportuna e
che l’entità economica del sequestro sia assolutamente
sproporzionata alla somma
stornata (L. 482.000 rispetto a
L. 122.000, cioè quattro volte
quella).
Non ho perso comunque la
speranza che, seguendo le vie
legali, nel paese del diritto
si riesca a riconoscere il valore ideale della modesta obiezione, che rappresenta soltanto un simbolico richiamo
alla gente perché valuti se le
spese militari sono utili a
salvaguardare il paese dai
mali che lo affliggono, ed ai
politici perché provvedano a
cambiare certe leggi.
Mi auguro che tale speranza non vada delusa.
Davide Melodia
Davide Melodia, pacifista da sempre, è membro e predicatore laico
della Chiesa valdese di Livorno,
fondatore della Lega per il disarmo
universale e consigliere della Lista Verde al comune di Livorno.
lenta. Non per attaccare la
legge, ma per farla rispettare
da un Governo e da un Parlamento che l’hanno violata.
La legge fondamentale della nostra Repubblica è la Costituzione. In essa si afferma
che l’Italia ripudia la guerra
e si stabilisce che il nostro
esercito ha unicamente fum
zioni di difesa ( art. Ile art.
52).
Ora, come si può chiamare
difensiva un’arma progettata
per colpire a 3.000 km. dai
nostri confini?
I missili non c entrano nulla con la difesa. Infatti, se
sparati prima sono un attacco, se sparati dopo sono una
vendetta (probabilmente postuma), mai una difesa.
Riconosciamo una legge
più alta ancora della Costituzione. I credenti la chiamano legge di Dio; tutti, credenti o no, la riconoscono, nella
loro coscienza... ».
Con queste parole veniva
rilanciata l’anno scorso la
campagna OSM ’87, che in
Piemonte e in Val d’Aosta
contava tra i suoi promotori
il MIR, il MN, Pax Christi,
Democrazia Proletaria, la
LOC (Lega obiettori di coscienza), il Coordinamento
regionale dei Comitati pace
e disarmo, più numerosi altri aderenti « non schierati »,
con motivazioni abbastanza
diversificate, ma tutte riconducibili all’indicazione comune di « pagare per la pace anziché per la guerra ».
Tra gli altri, anche la mia
compagna ed io cominciammo nell’84 a fare l'obiezione
contro le spese militari, a
parlarne con i nostri amici e
a collaborare per l'estensione di quest’iniziativa. Ci siamo così ritrovati a fianco di
fratelli, sorelle, compagni
che già conoscevamo in altre
sedi, e di altri ancora non
conosciuti in precedenza. Abbiamo manifestato silenziosamente, con cartelli e volantini, sotto le finestre dei nostri amici Chiara e Alvise,
che furono i primi a Torino a
ricevere la visita delTufficiale
giudiziario per il pignoramento, ed attualmente abbiamo appena ricevuto anche
noi la prima ingiunzione di
pagamento, relativa all’obie
ne condividono le finalità e
sono disposti ad aiutarci.
Tra gli altri, la chiesa valdese di Torino ha deliberato
in assemblea, l'anno scorso,
una mozione di appoggio a
coloro che praticano l’OSM,
riconoscendo in essa una
forma di impegno per la pace « in linea con l’Evangelo ». Ancora prima, nell’86, il
Sinodo delle chiese valdesi e
metodiste aveva approvato il
seguente ordine del giorno:
« Il Sinodo, constatata la
presenza di un crescente
movimento, del quale sono
partecipi credenti e non credenti, tendente a contrastare
attraverso l’obiezione fiscale
la politica militare e la spesa per armamenti dello Stato
italiano, nonché la installazione, in particolare nel nostro territorio, di missili ed
altri ordigni nucleari; riconoscendo che tale atto di disubbidienza civile tende alla difesa della vita e della pacifica
convivenza dell’intera umanità; ravvisando in tali fini
la traduzione nella storia del
principio evangelico dell’agape di Dio; ritenendo che tale movimento ci interpella
sul piano della nostra testimonianza all’interno della
società civile; esprime piena
solidarietà a coloro i quali,
pagando di persona, pongono di fronte alla coscienza
L’obiezione fiscale
Nel 1986 c’è stato in Italia un grande dibattito attorno alla
destinazione delle spese militari. Parte dei giornali si è scagliata contro gli obiettori fiscali accusandoli non solo di non
avere il senso dello stato, ma anche di essere « evasori » (per
tutti Enzo Biagi in polemica col vescovo Bettazzi di Ivrea).
Da allora è iniziata una battaglia politica per il riconoscimento deU’opzione fiscale con proposte di legge (DP, ed altri).
L’obiezione fiscale è stata promossa da alcune organizzazioni pacifiste: Movimento nonviolento (fondato nel '61 da
Aldo Capitini), Lega degli obiettori di coscienza. Lega per il
disarmo unilaterale. Movimento cristiano per la pace. Movimento internazionale della riconciliazione (fondato nel dopoguerra, tra gli altri, anche da Tullio Vinay e Hedi Vaccaro).
« Dal 1981 gli obiettori fiscali italiani non testimoniano un
generico disaccordo con la politica fiscale della nostra Repubblica — ha scritto Mauro Vaipiana su ’’Azione nonviolenta” —
ma vogliono far discutere sulla sacralità della vita minacciata
dalla politica militare. Sarebbe assurdo che lo Stato italiano
riconoscesse il diritto a difendere la vita secondo coscienza ai
medici che non appro\>ano la legge 194 e non agli obiettori
fiscali ». G. G.
zione fiscale di quattro anni
fa. Abbiamo risposto all’Esattoria comunale dichiarandoci obiettori e chiedendo una dilazione, per poter
concertare un’azione comune con gli altri obiettori della nostra città che sono nella
nostra stessa condizione.
Porteremo quindi avanti la
nostra azione continuando
ad obiettare, e siamo pronti
a subirne le conseguenze. In
questo, contiamo anche sulla
solidarietà di quanti, soggetti individuali e collettivi, pur
non praticando l’OSM in prima persona per vari motivi.
del paese, in forma radicale,
il ripudio della guerra e. di
ogni altro tipo di sopraffazione, insiti nella destinazione
di sempre più consistenti risorse a fini militari... ».
E così speriamo che, sulla
base di queste motivazioni
così chiaramente espresse, e
con la prospettiva di arrivare
un domani non lontano al riconoscimento dell’opzione fiscale e all’avviamento concreto della DPN, il movimento continui ad estendersi, anche con l’apporto e l’aiuto
degli evangelici.
Saverio Merio
8
8 vita delle chiese
27 maggio 1988
LUCCA: SINODO DELLA CHIESA LUTERANA
CORRISPONDENZE
Alla ricerca di un ruolo Due donne
in Salvador
L’informazione all’interno e all’esterno delle comunità - I rapporti
con le chiese tedesche e con l’evangelismo italiano - Saluto ecumenico
Domenica 8 maggio, con un
culto di Santa Cena celebrato
nella chiesa di San Michele in
Foro a Lucca, si è aperto il Sinodo della Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI). L’invito
a cominciare il Sinodo con im
culto pubblico in una chiesa
cattolica era stato rivolto al Konsistorium, vale a dire all’esecutivo della CELI, dall’arcivescovo
di Lucca mons. Giuliano Agresti che, oltre ad un saluto iniziale, ha rivolto un messaggio al
Sinodo subito dopo la predicazione del pastore J. Kleemann,
allontanandosi dal suo posto solo al momento in cui veniva celebrata la Cena del Signore, a
cui peraltro era stata invitata
anche la cornimità cattolica.
I lavori del Sinodo si sono
poi svolti a’Viareggio, in una
atmosfera di vivace partecipazione.
Tre sono i momenti che vorrei segnalare ai lettori:
— la relazione del Konsistorium;
— la relazione del decano;
— il saluto di mons. Abiondi,
segretario della Commissione della CEI per l’ecumenismo.
Leggere la stampa
evangelica italiana
Nella sua presentazione dei
problemi, il Konsistorium ha
messo in evidenza la necessità di
ima maggiore informazione sia
all’interno delle comunità, sia
verso l’esterno. Tra le altre co
se, è stato ricordato che tutti i
membri del Sinodo dovrebbero
essere abbonati aH’Eco-Luce ed
al Nev, il servizio stampa della
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia.
Per quanto concerne il nostro
settimanale, il Konsistorium raccomanda pure che esso venga
usato maggiormente 'X)er far conoscere il lavoro ed il pensiero
delle chiese luterane.
Altro argomento che ha occupato il Konsistorium è stato
quello dei rapporti con l’internazionale luterana, in modo particolare con la chiesa tedesca
(EKD), da cui la CELI dipende
per molti aspetti organizzativi
e finanziari. Ma a questo sguardo
rivolto verso le chiese dell’Europa fa riscontro anche un rinnovato desiderio di più intensi
rapporti con l’evangelismo italiano, all’intemo del quale la
CELI cerca di trovare un suo
ruolo specifico che, dagli interventi sinodali, parrebbe poter essere compreso come un
ponte, una mediazione tra il
mondo protestante e quello cattolico. Naturalmente queste affermazioni possono lasciare
perplessi, ma non vi è dubbio
che un confronto e una maggiore conoscenza reciproca, tenendo conto anche delle radici
storiche della CELI e delle chiese evangeliche italiane, devono
essere affrontati.
Nella sua relazione, che ha
rappresentato anche un momento di intensa commozione per
tutto il Sinodo, il decano Joachim Mletz, pastore a Milano,
ha comunicato che lascerà il suo
incarico col prossimo 30 settembre, per assumere un nuovo posto pastorale a Davos (Svizzera).
Credo che anche le chiese vaidesi e metodiste si uniscano al
Sinodo della CELI, ricordando
che egli ha avuto una parte importante nell’avviare un dialogo
più intenso con le chiese evangeliche italiane.
Una grande opera
di avvicinamento
Sulla base di una amicizia
personale che lo lega al vicedecano pastore Kleemarm, il segretario della Commissione per
Tecumenismo, mons. Abiondi, ha
rivolto un saluto calorosamente
applaudito dai membri del Sinodo. Egli ha ribadito la difficoltà di comprendere la presa
di posizione degli evangelici e
dei laici nei confronti del crocifisso negli uffici pubblici, considerando quel simbolo il ricordo di un uomo che è vissuto
per dare, per servire, esempio
ben valido nel mondo di oggi.
La prospettiva della creazione
di un nuovo posto pastorale in
Sicilia, sia per i molti turisti
estivi, sia per i residenti (si tratta per lo più di donne che hanno
sposato lavoratori italiani emigrati in Germania o Svizzera
poi rientrati) e un’ampia informazione su ima bozza di intesa, che la CELI spera di poter
in breve discutere col governo
italiano, hanno segnato gli altri momenti del Sinodo.
Bruno Belfìon
TORINO
Attualità di un sogno
Una rievocazione della figura di Martin Luther King - L’emancipazione dei neri d’America e le lotte per i diritti civili: quale eredità?
Il 27 aprile, nella sala incontri
della Chiesa valdese di Torino,
Holly Jones, wlontaria americana che lavora a Cinisello, e Paolo
Naso, insegnante di lettere a Milano, harmo tenuto una conferenza sulla figura del pastore battista tragicamente scomparso a
Memphis neU’aprile del '68. Parlare di King non vuole significare
una rievocazione a un ventennio
dalla sua morte, ma soprattutto
ci serve per ribadire che la lotta
per i diritti civili e contro la discriminazione razziale è appena
iniziata; anzi, la situazione nel
mondo e negli Stati Uniti sta peggiorando, sia come divario di reddito che come tasso di disoccupazione.
Una tendenza negativa che data da prima dell’attuale governo e
che dall’inizio deiramministrazione Reagan si è ulteriormente aggravata. I due relatori hanno cercato di sfatare le idee che frequentemente ritroviamo nella descrizione del pastore di Atlanta:
la figura di un ingenuo sognatore
inefficace politicamente e quella
di una persona strumentalizzata
dal potere economico bianco, di
un moderato con un programma
vecchio e superato nel momento
in cui scomparivano dei reali interlocutori politici. Consapevole
delle difficoltà da affrontare, M.
L. King cercò di trasformare la
propria comunità in un luogo di
aggregazione e di preparazione
politica tramite una rielaborazione delle teorie della nonviolenza.
Nacque così una nuova concezione di disobbedienza civile vista come diretta testimonianza
della propria fede. Dopo l’acquisizione dei diritti civili la minoranza nera negli Stati Uniti iniziò a
disunirsi, da una parte i moderati che erano soddisfatti del diritto al voto, dall’altra il movimento del block poM’er^ guidato da
Malcom X, convinto di una risoluzione violenta della situazione,
infine King, ben conscio dei limiti
di quella vittoria ma che alla fine
i metodi della nonviolenza avrebbero portato a una reale giustizia. Una capacità incredibile di
contestualizzare le proprie predicazioni, contro il militarismo,
contro il consumismo, contro
la guerra nel Vietnam. I pochi suoi scritti che possiamo
studiare non possono che rivelare la sua visione di una liberazione totale che cambia dal nrofondo la nostra storia. Chi ha raccolto l’eredità di questo sogno?
Sicuramente due movimenti di
cui il nostro giornale si è già ampiamente occupato: la Riverside
Church, promotrice di una nuova confessione di fede contro gli
armamenti nucleari e contro l’eccessivo spazio riservato al consumismo ideologico; il movimento dei santuari, impegnato sia sul
fronte della pace che nella solidarietà ai desaparecidos del Centro America. La consapevolezza e
la fantasia della sua testimonianza acquistano risalto pensando alla lungimiranza del suo pensiero:
un’America che già vent’anni fa
non doveva tiranneggiare gli altri
per la sua opulenza e per i suoi
privilegi, un netto rifiuto della politica portatrice di morte e di fame del Fondo Monetario Internazionale. Oltre a questa visione del
rapporto Nord-Sud, si stava impegnando per un progetto che
doveva aver luogo solo diciotto
giorni dopo la sua morte (22/4/
’68), uno sciopero di massa di
tutti i poveri provenienti dalle
varie parti degli Stati Uniti, portati a protestare davanti alla Casa Bianca. Una teologia del sacrificio, una vita sotto il segno della
croce e della nonviolenza, una
persona scomoda che viene uccisa in un momento non di ascesa,
ma di svolta e debolezza dovute
alla rielaborazione di un orizzonte segnato da nuovi meccanismi
politici. Ci rimane una speranza
fondata sulla verità, un urlo di
giustizia che riecheggia tra le nostre case e nelle nostre comunità,
una sfida da affrontare in un’Italia con 1 milione e 200 mila immigrati, di cui più di due terzi
clandestini, in una società che diventa plurirazziale con episodi di
intolleranza in continua crescita.
Qual è la nostra risposta? Quella
del fanatismo di Le Pen o riusciremo a rendere attuale e ad insegnare il sogno di M.L. King, ricevendolo come prezioso dono e
costruendo insieme un futuro di
pace?
Simonpietro Marchese
SAMPIERDARENA — Abbia
mo incontrato due giovani donne di E1 Salvador. L’una, Claribel Peña, proviene dalle comunità ecclesiali di base, ha lavorato cinque anni in un’équipe
pastorale nelle zone liberate dal
Fronte Farabundo Marti, ed ora
è impegnata nella diocesi di E1
Salvador dove è stato vescovo
Mons. Romero. Claribel ci ha
mostrato chiaramente la spaccatura che esiste in America Latina fra la base delle comunità
cattoliche e le gerarchie. Ci ha
parlato dell’isolamento in cui
Romero è stato lasciato dagli altri vescovi. Ci ha parlato del processo di conversione che Romero stesso ha vissuto, in favore
del popolo povero, in mezzo al
quale soltanto l’evangelo trova la sua collocazione.
Con lei era Victoria Cortes,
respònsabile della Chiesa Luterana del Salvador in esilio, lei
stessa in esilio in Nicaragua dal
1983. La Chiesa Luterana esiste
da pochi decenni in Salvador,
ma subito la sua predicazione
è stata confrontata con la povertà e l’oppressione del popolo. Così, benché sia nata dalla
missione del Sinodo del Missouri, che è uno dei più conservatori e fondamentalisti negli USA,
questa chiesa del Salvador ha
invece subito preso posizione a
fianco dei poveri, del popolo. Il
vescovo luterano del Paese è
stato arrestato e minacciato di
morte, a causa della sua predicazione.
Il CEC stesso ha promosso
una campagna mondiale d’informazione per difendere la sua
vita. Il lavoro pastorale e di
formazione che Victoria svolge
a Managua è indirizzato alle migliaia di fuorusciti del Salvador che cercano rifugio in Nicaragua.
A questo scopo Victoria ha
cercato, nel suo viaggio in Europa, la solidarietà delle chiese protestanti, nella preghiera e
nell’aiuto concreto: usando il
fondo di solidarietà dell’Eco/
Luce, abbiamo accolto così un
progetto che lei ci ha proposto,
un laboratorio di cucito che dovrà dare lavoro a dieci donne rifugiate a Managua.
Victoria e Claribel hanno girato l’Europa per due mesi e
mezzo, toccando una decina di
Paesi e portando un messaggio
forte di ecumenismo vissuto
nella testimonianza.
Ci hanno raccontato del progetto comune che è stato messo in atto a Natale ’87 e che
vogliono ripetere: rompere, il
cordone di controllo che l’esercito ha costruito intorno alle
zone liberate. Centinaia di europei sono riusciti ad entrare, anche clandestinamente, insieme a
camion di viveri e medicinali, e
questo ha permesso di rompere
il silenzio deH’informazione su
ciò che succede nei villaggi dentro le zone liberate. Queste
zone subiscono il blocco dei rifornimenti e quotidianamente
vengono bombardate da parte
dell’esercito.
Questo incontro ha dato un
nuovo peso, per noi, alle notizie che leggiamo sui giornali
quando parlano del Salvador:
certamente ora sentiamo più vicina la lotta che quel popolo
combatte contro un governo repressivo di destra. E sentiamo,
dietro le notizie, la voce dei
cristiani di quel Paese, impegnati a fondo grazie alla certezza
che U Dio di Gesù Cristo non
sta a fianco di chi opprime e
uccide, ma porta libertà, giustizia, amore, e sta in mezzo al
popolo oppresso che lotta.
• Domenica 1" maggio un’assemblea molto numerosa, forse
più di cento persone, ha circondato del suo affetto un giovane
che ha voluto fare pubblica confessione della sua fede. Ringraziando il Signore per aver aggiunto Adriano Bertolini alla nostra comunità, insieme abbiamo
chiesto allo Spirito di Dio di guidarci nella testimonianza all’evangelo in questa città. Adriano,
che proviene da una famiglia
cattolica e da una scelta personale di agnosticismo, è oggi testimone della rottura e della liberazione che il Signore opera
nella nostra vita. Questa liberazione non cancella tutta la quotidianità dei rapporti umani o
i diversi impegni politici e pratici di ognuno di noi, ma li attraversa con la promessa della
novità di vita in Cristo. Adriano
è la ventesima persona, in otto
anni, che chiede di partecipare
alla comunità valdese di Sampierdarena con la sua fede.
La donna
nella Bibbia
SESTRI PONENTE — Tre
conferenze dibattito sul tema
della « donna nella Bibbia » sono state organizzate nella sala
della Circoscrizione di Sestri P.,
fra febbraio e marzo ’88.
Letizia Tomassone ha parlato delle donne nascoste della
Bibbia, centrando il discorso
sulla domanda se e perché a
noi serva oggi cercare questa
presenza femminile nel rapporto con Dio.
Domenico Maselli ha dato attenzione alla presenza attiva
delle donne nei movimenti come
quello francescano. Questa presenza era favorita anche dall’immagine autonoma della donna
che si veniva formando nella cultura dell’« amor cortese » e, sul
versante teologico, nel pensiero
di Bernardo di Chiaravalle.
Gino Conte ci ha poi parlato
dì Maria, di come la sua figura
sia stata appesantita fino a cancellare in lei la donna, l’essere
umano, per mettere al suo posto
la chiesa. E la chiesa-Maria collabora al fianco di Cristo alla
salvezza dell’umanità.
Queste serate sono state allietate e anche movimentate dalla presenza dei Fratelli di Pegli e
altre zone di Genova, mentre
molto meno numeroso è stato
il pubblico esterno alle nostre
chiese. Questa è però un’attività
che darà i suoi frutti a lungo termine e pensiamo di continuare a
offre questi spazi di incontro
nella città.
Intanto abbiamo avuto un ultimo incontro, il 29 aprile, con
Elisabetta Donini e Sergio Rostagno, su « etica e scienza ».
Come si possono affrontare i
temi e le responsabilità della
biogenetica, della fecondazione
artificiale? « Si tratta di manipolazioni o di aiuto?
E. Donini ci ha fatto riflettere
su alcune prese di posizione etiche: il fatto che, come esseri
umani, siamo parte del mondo;
il fatto che dobbiamo e possiamo prenderci cura di noi e dell’ambiente; il fatto di saperci
responsabili e nello stesso tempo di sapere che abbiamo sempre un punto di vista parziale e
interessato. S. Rostagno ha parlato invece della necessità di
riscoprire, nell’ottica del Sermone sul monte, una maggiore mansuetudine, da contrapporre alla
aggressività che la cultura occidentale ha espresso nei confronti
della natura. Pur tenendo conto
del fatto che, essendo noi coinvolti nel peccato, non possiamo
scegliere il bene contro il male
in modi assoluti, Rostagno invitava però ad esigere cose radicali, a puntare all’utopia, per
poter cambiare i rapporti fra
l’umanità e la natura.
9
27 maggio 1988
vita delle chiese 9
ASPETTI DELLA DIACONIA DELLE CHIESE
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Accogliere i ragazzi
La predicazione evangelica vissuta nel servizio - Una corretta analisi della realtà serve ad aiutare adeguatamente i più penalizzati
Una parola che nelle chiese
evangeliche si sente pronunciare frequentemente è: diaconia. E’
una parola greca che si trova
spesso nel Nuovo Testamento e
che letteralmente vuol dire: servizio. Servizio delle chiese e dei
singoli credenti.
Parlare di diaconia nelle chiese valdesi e jnetodiste significa
rapportarsi ad una predicazione
deH'Evangelo vissuta, cioè in grado di affrontare i problemi concreti della gente e di proporre
tentativi di soluzione. Nell'Ottocento, le nostre chiese non hanno solo diffuso la Parola del Signore fondando delle comunità
in tutto il paese, ma hanno ugualmente lavorato per la costituzione di una rete di strutture
di tipo sanitario e assistenziale
attraverso la creazione di opere
per minori, anziani, handicappati e bisognosi, completandola
con una diffusa attività culturale e favorendo l’apertura di scuole in una realtà educativa italiana di tipo elitario.
Quando, a partire grosso modo daH’ultimo dopoguerra, lo
Stato ha assunto direttamente
questo tipo di impegni e di interventi, come evangelici abbiamo scelto la via del coordinamento dei servizi e della cooperazione, nel senso che, anziché
privatizzare o chiudere i nostri
istituti, li abbiamo messi a disposizione degli enti pubblici,
tramite convenzioni che da un
lato salvaguardano la nostra autonomia giuridico-amministrativa, e dall’altro garantiscono adeguatamente il ruolo di presìdi
sul territorio.
Questa attenzione aH’evolversi
delle vicende rispecchia anche le
necessità sempre nuove che la
società ci presenta. Prendiamo
ad esempio le Valli valdesi. Dagli orfanotrofi in senso lato e
dai collegi-convitto che ospitavano i ragazzi che si trasferivano
per ragioni di studio, si è passati, agli inizi degli anni ’70, ad un
servizio a favore dei ragazzi a
rischio che provenivano da sitiuizioni disastrate della provincia torinese, in seguito anche alla massiccia immigrazione dal
sud.
Verso la metà degli anni ’70,
anche 1-e chiese evangeliche hanno recepito il discorso della « de^
istituzionalizzazione », cioè i nostri istituti sono stati smembrati
e sostituiti parzialmente attraverso affidi familiari e adozioni
(molte famiglie delle Valli vaidesi hanno offerto disponibilità),
oppure da comunità alloggio,
cdè istituzioni ridimensionate
nella capienza (un massimo di
10 ragazzi per gruppo, con un
congruo numero di assistenti).
Un’altra situazione è quella
deiruiiveto, un istituto che raccoglie bambini portatori di gravissimi handicap. Questa struttura si inserisce in una rete di
setvizi, in accordo ed in piena
collaborazione con l’ente territoriale € coordina anche servizi
familiari, domiciliari, ambulatoriali e scolastici, operando in
stretto contatto con le realtà educative pubbliche e le famiglie.
Un po’ diverse sono le esperienze in Italia meridionale (ad e
sempio Casa Materna di Portici,
Centro diaconale di Palermo), dove la permanenza di istituti è
stata resa necessaria da condizioni sociali ed economiche differenti rispetto al Nord Itàlia.
Esperienze moderne, dunque, e
concezioni più tradizionali convivono. Tutte, però, devono confrontarsi con il problema che noi
definiamo della « evangelicità »
dei nostri istituti. L’evangelicità
dovrebbe esprimersi soprattutto
nel modo in cui si fanno le cose
e che esula da qualsiasi impostazione confessionale, nel rispetto
della libertà di coscienza deU’altro, sia esso un operatore o un
ospite. Questo per noi è un punto essenziale: l’Evangelo non è
un dogma né un veicolo per indottrinare il prossimo, ma una
testimonianza di totale libertà e
di rispetto della persona e della
coscienza. Niente etichette confessionali. L’annuncio delTEvangelo è una dichiarazione di libertà, e quindi non può venire in
alcun modo inculcato agli ospiti degli istituti.
Meno specifico è stato finora
il nostro contributo contro le
tossicodipendenze: una commissione ha relazionato al Sinodo
mettendo in luce le cause di questo flagello. Fondamentale risulta puntare sulla prevenzione: solo un diverso assetto sociale che
stimoli impegni ed interessi alternativi allontanerebbe i giovani dalla droga. Questa riflessione forse non è originale, ma gli
^angelici si sono ugualmente
impegnati inserendosi, per esempio a Torino come componente
all’interno del Gruppo Abele, nell’ottica della considerazione del
pluralismo con cui questo servizio deve essere svolto.
Secondo me, il concetto basilare nel lavoro con i minori è
quello dell’accoglienza. LIn concetto che significa far sentire ai
giovani il medesimo calore che
una famiglia ha per un figlio. Se
nell’istituzione (convitto, collegio,
comunità ecc.) c’è invece implicita un’ipotesi di violenza, di
coercizione, viene a cadere ogni
idea di accoglienza. Questo non
significa voler penalizzare in assoluto le istituzioni di aiuto ai
minori perché, in parecchi casi, l’istituto è l’unico rimedio ad
uno stato di violenza endemica
nelle famìglie. Tuttavia, sul piano sociale, il contesto familiare
è quello verso cui bisogna puntare.
La nostra epoca sembra caratterizzarsi per una crescita esponenziale dei casi di violenza contro i minori. Anche qui occorre
sgombrare il campo da equivoci:
la condizione dell’infanzia nella
storia è sempre stata terrificante. Qggi questi episodi godono
giustamente del clamore dei
mass media ed hanno ursa eco
precedentemente inconcepibile. Il
discorso è valido soprattutto per
CHIVASSO — Domenica 29 maggio,
alle ore 15, presso II teatrino civico
avrà luogo un Incontro a cui sono Invitati tutti I credenti di qualunque confessione cristiana, sul tema « Il tempo stringe: per la giustizia, la pace e
la salvaguardia della creazione: è
iniziato un cammino ecumenico ».
1® DISTRETTO
Convocazione
Conferenza Distrettuale
La Conferenza del Primo Distretto è convocata in sessione ordinaria a San Secondo di Pinerolo, presso la Chiesa Valdese, sabato 4 giugno alle ore 9.
La Conferenza proseguirà, secondo gli orari stabiliti dal
Seggio, anche la domenica 5 giugno.
Ai lavori della Conferenza possono assistere tutti i membri delle chiese valdesi del 1” Distretto.
p. la Commissione esecutiva distrettuale
Bruno Rostagno, presidente
Villar Perosa, 20 maggio 1988
Culto di Pentecoste
il nord. Ma se le statistiche recitano che il maggior numero di
episodi violenti si verifica in Lombardia, questo non significa che
al sud il fenomeno sia meno intenso. Semplicemente dosi ancora massicce di omertà e strutture familiari rigide impediscono
alle notizie di filtrare (salvo casi clamorosi) e di essere portate a conoscenza della pubblica
opinione.
Alcuni esperti osservano che la
crudezza delle notizie, spesso diffuse dal piccolo schermo ed accompagnate con immagini ancora più brutali, può causare
shock drammatici al pubblico
infantile ed adolescente che guarda la TV per molte ore al giorno. Ma anche in questo caso non
è credibile una casistica generale, dato che l’elaborazione dei
discorsi recepiti varia da individuo a individuo. Così come il
nevrotico o il paranoico interpreteranno seihpre la realtà circostante con gli occhi della loro
patologica verità, ugualmente è
i’esperienza del singolo a discernere le informazioni valide da
quelle dannose. Un black-out informativo sarebbe dunque un risultato peggiore.
In conclusione, dobbiamo porci almeno tre obiettivi: fare un’analisi corretta della realtà, evitando ogni manipolazione del
bambino da parte delTadulto;
sensibilizzare l’opinione pubblica su questi problemi; non agire in una visione ristretta, ma
sollecitare la collaborazione di
tutte le forze che si occupano di
questo problema.
I rischi oscillano sempre tra
due campi: chi mitizza l’infanzia
e l’adolescenza, con una visione
romantica di fiducia assoluta nel
futuro e di improponibili paragoni con la propria infanzia in
chiave autolesionistica, e chi invece esclude completamente il
bambino ed il giovane negando
loro anche Tassunzione delle minime responsabilità, ed entrando cosi in contrasto con l’evoluzione biologica della specie umana. Eppure la pedagogia moderna ha mostrato come in ogni stadio del suo sviluppo il bambino
meriti rispetto, riconoscimento
della sua personalità e dei suoi
diritti.
Gesù disse, con una famosa
espressione: « Lasciate i piccoli
fanciulli venire a me ». Gesù avanza cioè la richiesta di un contatto diretto senza la mediazione degli adulti, volendo che essi
usufruiscano di una esperienza
di ascolto e di accoglienza autentica, Ed è proprio attraverso l’ascolto e l’accoglienza che
Gesù restituisce dignità agli esseri umani derelitti, agli umili
e ai così detti « ultimi ». Gesii
ci offre contemporaneamente una importante lezione di fede e
di pedagogia.
Valdo Benecchl
VIULAR PELLICE — Domenica 22 il culto di Pentecoste ha
segnato la chiusura dell’attività
della Scuola Domenicale, che ha
partecipato con rapporto del
canto degli irmi preparati nel corso dell’anno sotto la guida della
signora L. Frache, che ringraziamo anche a nome della chiesa.
I gruppi giovanili hanno organizzato, sempre domenica 22, un
pranzo comunitario il cui ricavato sarà devoluto alla copertura
delle spese dei lavori di ristrutturazione della sala teatro. Siamo
grati al gruppo ANA di Villar, ed
in modo particolare a: Adiel Barolin, Gianni Catalin, Pierino
Garnier, Giacinto Giordan, Valdo
Gönnet, Silvio Malan, Stefano
Michelin Salonion, Daniele Monnet e a quanti altri hanno in vario modo collaborato.
• L’Assemblea di chiesa di domenica 8 maggio ha nominato
deputati alla Conferenza distrettuale: Lino Bonjour, Remo Dalmas, Mario Geymonat; supplenti: Franco Charbonnier e Roberto Geymonat. Deputati al Sinodo sono stati nominati: Marina
Barolin Charbonnier e Giovanni
Frache; supplenti: Riccardo Catalin e Giovanna Pelenc.
Corale
PERRERO-MANIGLIA — La
corale di Perrero-Maniglia si è
recata in visita, domenica 15
maggio, alla casa di riposo « Villa Grazialma » di Avigliana.
Al mattino, l’itinerario si è
esteso fino a Coazze, dove si è
partecipato al culto con la comunità. Il pastore Giuliana Gandolfo ha presentato brevemente
i problemi del piccolo nucleo,
che vive in una situazione di
spopolamento e denatalità molto simile ad alcune zone della
vai Germanasca. Per questo motivo, le visite sono sempre assai
gradite.
Nel pomeriggio, dopo una visita turistica alla Sacra di S. Michele, la corale ha eseguito il
suo repertorio di inni e canzoni
nei locali della casa di riposo,
terminando sotto un sole smagliante la piacevole giornata.
Bazar
PRAMOLLO — Domenica 29
maggio, alle ore 14.30, si terrà
l’annuale bazar organizzato dall’Unione femminile.
Il culto del mattino sarà preparato dai ragazzi della scuola
domenicale e del catechismo, a
conclusione di questo anno.
• Domenica 12 giugno ci sarà
la gita della comunità a Portofino.
• Domenica 19 giugno, nel corso del culto avrà luogo un’assemblea di chiesa per la rielezione di due anziani che hanno
compiuto il loro quinquennio e
per un primo esame dei lavori
della conferenza distrettuale.
• Il 21 maggio il Signore ha
richiamato a sé Davide Bertalot (Boochiardi) all’età di 85
anni. Ai familiari esprimiamo
la simpatia e la solidarietà cristiana della comunità.
ANGROGNA — Nel pomeriggio di domenica 29 maggio, presso la Sala unionista, avrà luogo
il tradizionale bazar. L’ingresso
è naturalmente libero, e tutti sono invitati ad intervenire.
Matrimonio
POMARETTO — Si sono uniti
in matrimonio Daniela Galliano
di Perosa Argentina e Mauro Costabello di Inverso Rinasca; possa questa nuova famiglia essere
guidata e protetta dallo Spirito
del Signore.
• Auguri anche a Paolo Simondi e Gabriella Prot per la nascita
dì Manuela.
• Nelle ultime settimane sono
deceduti Alberto Bertolin di Inverso Rinasca ed Albertina Baret; ai familiari nel dolore va la
simpatia cristiana della comunità.
Concerto
SAN GERMANO — Sabato 28
maggio, alle ore 20.45, nel tempio
valdese avrà luogo un concerto
della Corale.
• Domenica 29 alle ore 10, assemblea di chiesa con esame e
discussione della relazione morale.
Incontro
TORRE PELLICE — Giornata
di festa quella di domenica 22
maggio: in mattinata culto, ai
Coppieri a chiusura delle attività
della scuola domenicale; nel pomeriggio incontro comunitario,
sempre ai Coppieri, con la partecipazione di un gruppo di trombettieri del Baden, del Coretto e
del gruppo flauti vai Pellice.
• Sabato 28 maggio si conclude lo studio biblico, dedicato a
Israele e Palestina, con una serata presso la Casa unionista: inizio ore 20.30.
• In settimana si sono svolti i
funerali della sorella Enrichetta
Ribotta in Perotti di anni 65 : fraterna simpatia alla famiglia.
Deputati
VILLAR PEROSA — L’assemblea del 15 maggio ha eletto quali deputati alla Conferenza distrettuale Giacomo Ribet, Germana Costantin, Anna Marchetti, e quale deputato al Sinodo
Marilisa Bessone.
• Ci rallegriamo con Claudio e
Enrica Bertin per la nascita di
Federico.
Trovarsi all’aperto
PRALI — Il culto di domenica 29 maggio sarà alle ore 10.
I ragazzi della Scuola domenicale si trovano alle ore 11.30 davanti alla sala per andare a Selle
per un pasto all’aperto. Se il tempo è brutto, la passeggiata non ci
sarà.
* Sabato 28 maggio avevamo
propammato la recita dei giovani. Purtroppo il gruppo ha deciso di non recitare. Esiste però
un programma sostitutivo; il
cantautore Tullio Rapone, nella
sala alle ore 20.30, presenta la
cantata « La glorieuse rentrée »,
un programma di canzoni da lui
scritte sul Rimpatrio.
Domenica 29 maggio
□ CULTO IN TEDESCO
LUSERNA S. GIOVANNI — Il gruppo
di lingua tedesca che si ritrova nel
Tempio di C.so Vittorio (Torino) una
volta al mese per il proprio culto è
cordialmente Invitato a passare II pomeriggio della domenica a Luserna S.
Giovanni. Il programma prevede un
culto in tedesco e un momento d'incontro e fraternizzazi'one.
□ GIORNATA GIOVANI
1° DISTRETTO
S. SECONDO — Assume quest'anno
ampiezza distrettuale l'iniziativa, partita
alcuni anni fa a livello di 1° Circuito,
di un Incontro primaverile >per I giovani. L’appuntamento quest’anno prevede la partecipazione al oulto e una
riflessione pomeridiana sul problema
• migranti ». con Intervento del pastore africano Bony Edzavé, impegnato a
Roma neH’azione della CEVAA.
10
10
valli valdesi
27 maggio 1988
POLIAMBULATORIO DI LUSERNA SAN GIOVANNI
Alluvione, quando?
Prego, attenda un attimo
Servizi, integrati con l’ospedale valdese, che presentano problemi:
lunghe attese ad oculistica - Privilegiata la prevenzione in altri settori
Al momento di dare avvio al
piano di sviluppo della Comunità
montana Val Pellice si discusse,
assumendo decisioni precise, di
quale assetto e quali strutture
dare, sul piano socio-sanitario,
alla valle; « ci furono anche grosse battaglie politiche », ricorda
l’odiemo presidente del comitato di gestione dell’USSL, arch.
Longo. La scelta, com'è noto, cadde sull’Ospedale valdese di Torre
in quanto struttura ospedaliera
e sul Mauriziano di Luserna, come poliambulatorio integrativo
sul territorio. Col presidente Longo e col dott. Fontana, di fatto
coordinatore sanitario vista l’assenza del dott. Rissone, analizziamo i servizi che vengono offerti
ed il loro livello di funzionamento.
rio, udire le proteste degli utenti,
da chi lamenta prenotazioni a
maggio per visite nel novembre
successivo, a chi per la semplice
prenotazione ha dovuto attendere due mesi, a chi ancora ha ricevuto visite di pochissimi minuti.
Problemi
specialistici
« Va detto anzitutto — esordisce il dott. Fontana — che si tratta di un poliambulatorio che prevede una serie di servizi: la cardiologia, la chirurgia, la neurologia, l’oculistica, Vodontostomatologia, l’ortopedia e traumatologia, l’otorinolaringoiatria, la
pneumologia, il servizio di radiodiagnostica e l’Urologia. La
scelta è stata fatta anche tenendo conto del flusso di ricoveri registrato in precedenza sui due
ospedali, e dal quale emergevano
dei precisi bisogni di degenza.
Naturalmente questi servizi riguardano una parte di risposte, e
cioè quelle che si possono dare a
livello di valle, senza far ricorso
a strutture di maggiori dimensioni, peraltro situate a Pinerolo
o Torino ».
Adeguarsi
alla domanda
Il poliambulatorio funziona come tale sulla base di convenzione
con l’Ospedale Mauriziano di Torino in pratica dal 1984; come si
esplica l’attività?
« E’ stata identificata una
certa quantità di ore da dedicare
ad ogni singola specialità —
afferma ancora Fontana —, sempre partendo dalle patologie presenti in valle; ci sono stati successivi aggiustamenti in funzione dei flussi di domanda ed anche ora dobbiamo ancora fare ulteriori verifiche per alcune specialità, in specie la pneumologia
nei mesi invernali, l’oculistica e
l’otorinolaringoiatria ».
Sull’oculistica, ad esempio, è facile, recandosi al poliambulato
« Effettivamente per questa
specialità si richiede un pronto
aggiustamento; il problema centrale, fatto salvo che l’urgenza
viene inserita nel più breve tempo possibile, è che è estremamente difficile reperire specialisti che
siano disponibili a prestare la loro attività in strutture di questo
genere, in periferia. Si tratta infatti di specialisti che, oltre a
prestare servizio a Luserna e,
ovviamente, nella divisione di
oculistica del Mauriziano di Torino, operano anche in altre strutture decentrate ».
A questo punto, visto che il rapporto col Mauriziano è regolato
mediante convenzione, si tratterà
di rivedere questo rapporto...
« Attualmente — precisa Longo — la convenzione dell’84 è stata posta in regime di "prorogatio”
dalla Regione; siamo comunque
attenti ai problemi sorti ed il nostro obiettivo è di trovare delle
risposte adeguate nel momento
in cui si andrà a ridiscutere con
la controparte la nuova convenzione ».
Tornando ai servizi, si può avere un quadro del numero e della
durata delle visite?
« Ovviamente ci sono notevoli
differenze a seconda della specializzazione — dice Fontana —; esaminando i dati del mese di marzo
’88. vediamo per esempio sulla
cardiologia che in quattro ore di
apertura settimanale abbiamo
21 visite e 43 elettrocardiogrammi; per altre specialità, ad es. ortopedia, troviamo 132 visite su 5
ore di apertura settimanale; l’odontqstomatologia ha un complessivo di 46 ore settimanali, più
12 ore per l'ortodonzia, ed ha prestato 444 visite od interventi ».
Un’ultima domanda riguarda
quest’ultimo servizio; si tratta
della sostituzione delle normali
prestazioni dei (costosi) « dentisti »?
« In questo servizio si è privilegiato un discorso di tipo preventivo, cioè l’intervento sulle giovani fasce di età; si tratta in prati
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Cantieri di lavoro
Organizzati dalla locale Comunità montana, si
rivolgono ai disoccupati dal reddito più basso
La Comunità Montana Valli
Chisone e Germanasca organizza, ai sensi della legge regionale
n. 55/1984, un cantiere di lavoro
della durata di 80 giorni, a cui
saranno avviati 20 lavoratori disoccupati appartenenti alle più
basse fasce di reddito.
Di questi, 3 posti saranno riservati solo a lavoratori in possesso della qualifica di operaio
tecnico specializzato o di diploma di istituto tecnico o professionale.
Presso gli uffici di collocamento e nelle bacheche comuna
li si trova affisso il bando con
l’indicazione delle modalità di
funzionamento del cantiere e dei
criteri stabiliti per la formazione della graduatoria.
Possono presentare domanda 1
lavoratori disoccupati, che abbiano compiuto il 18« anno di età,
iscritti nelle liste degli uffici di
collocamento di Fenestrelle, Perosa Argentina, Roure e Villar
Perosa.
A tal fine è sufficiente compilare un apposito modulo presso
il collocamento di appartenenza,
entro il 17 giugno 1988.
ca di un lavoro soltanto in parte
di tipo curativo, mentre il nostro
obiettivo è soprattutto quello di
evitare al massimo l’insorgenza
di successive complicazioni e
quindi di costi individuali e collettivi molto elevati.
Si è partiti con la ricerca nelle
scuole, con l’indagine sullo stato della bocca; successivamente
si è passati alla fase curativa, affiancata da una informazione alle
famiglie sul piano dell’igiene personale o dietologico: tutto questo
per evitare la diffusione di fenomeni molto gravi di malattie della bocca, presenti non solo a livello locale ma su tutto il territorio
nazionale. Certo, in questa linea
il servizio non si pone in alternativa o sostituzione ai ’’dentisti"
operanti in zona ma opera nel
senso, ripeto, della prevenzione ».
Piervaldo Rostan
Fra i temi dell’annunciato convegno sulla « tutela delle acque »,
un solo titolo sembra di pressante attualità, quello proposto dalla
Commissione ambiente che intende affrontare i « problemi del dissesto idrogeologico dei torrenti ». La salute dei torrenti, come si
vede, non è affatto buona. Le opere di disalveo, compiute 10 anni
fa e costate miliardi, sono ormai vanificate dalla vegetazione che è
cresciuta indisturbata in tutto l’alveo di tutti i corsi d’acqua. Non
avesse nevicato in alta quota, si sarebbero formati normalissime
frane e smottamenti, e la maggior massa d’acqua avrebbe trasportato detriti che non avrebbero potuto essere smaltiti. Pioverà ancora.
Auguriamoci che il dibattito di venerdì lasci ampio spazio, anche
decisionale, a problemi che sembrano essere più sentiti e sofferti
che non la balneazione. (s.a.h.)
IN VISTA DEL CONVEGNO SULLA TUTELA DELLE ACQUE
Slalom tra I batteri
Alcuni dati dell’indagine sulla salute del torrente Pellice - Pochissime
zone balneabili - Politici, tecnici e ambientalisti al convegno dell’USSL
La conclusione deH’indagine
sulla salute del torrente Pellice,
curata in collaborazione con gli
Istituti di I^ene e di Idrobiologia dell’Università di Torino,
permette alla Comunità Montana-USSL 43 di organizzare un
conveigno che si svolgerà venerdì 27 maggio, a partire dalle ore
20.45, presso la nuova sede di
Torre, in corso Lombardini.
Alcuni dati sulle indagini condotte evidenziano che « il torrente Pellice, quand’è sottoposto ad
inquinamento urbano — ed in
parte anche industriale —, riduce progressivamente la qualità
biologica delle sue acque, dapprima fino a livelli non eccessivamente preoccupanti, come accade a valle di Luserna S. G.
Procedendo per 7 km. verso
valle, sino al ponte sulla strada
Cavour-Osasco, non si osservano
segni di recupero; anzi, i valori
degli indici biotici denunciano
già effetti preoccupanti della
pressione antropica anche se, nell’insieme, l’entità degli scarichi
non è aumentata.
Si ritiene che in questo tratto
si sia sensibilmente compromessa la capacità autodepurativa del
corso d’acqua. Questo è un duplice segnale: da una parte di
un dimostrato inizio di compromissione biologica, dall’altro di
uno stato di predisposizione al
degrado più grave, ciò che dovrebbe stimolare l’intrapresa di
provvedimenti di recupero ».
In altre parole, in un periodo
in cui si va verso l’estate, ossia
verso il tempo della balneazione, pare che ancora una volta
verrà mantenuto il divieto di tale pratica; la relazione di fine indagine al riguardo è chiara: « I
punti perfettamente corrispondenti alle norme sono: Villanova (Torrente Pellice), Mugniva
(Torrente Luserna) e Pra del Torno (Torrente Angrogna). Per
quanto riguarda le altre stazioni
di prelievo, non sono da considerarsi balneabili, in quanto la
legge prevede che almeno il 90%
dei campioni prelevati in uno
stesso punto presenti valori
entro i limiti raccomandati.
Per quanto riguarda l’utilizzazione delle acque a scopo irriguo,
si conclude che l’acqua delle stazioni più a monte possiede
buone caratteristiche a tale sco
po, mentre 'più a valle si verificano situazioni di rischio infettivo, quando tali acque vengono
impiegate nell’irrigazione di verdura da consumarsi cruda.
L’aspetto paesaggistico viene
complessivamente conservato, anche se talora l’inciviltà di pochi
può compromettere la bellezza
originale, offrendo la visione di
rifiuti solidi urbani sulle rive di
questi. La situazione globale dei
corsi d’acqua può venire ulteriormente migliorata, a patto che le
acque reflue ed i liquami subiscano un'appropriato trattamento dopo una corretta raccolta
sia dalle abitazioni, sia dalle industrie e dagli allevamenti ».
Dunque una situazione definita febbricitante, con margini e
possibilità di intervento a livello politico e scientifico realizzabili entro breve tempo in presenza di volontà di operare. Come?
« Col superamento del sistema
depurativo basato su piccoli im
pianti a livello comunale, con
conseguente potenziamento dell’impianto ubicato nel comune di
Luserna San Giovanni come fulcro strutturale del sistema depurativo per la media e alta valle; eliminando tutti gli scarichi
che affluiscono ai corsi d’acqua
superficiali che non abbiano subito un’efficace depurazione, ed
infine mediante l’individuazione
di sistemi depurativi per piccole comunità o case sparse che
si dimostrino efficaci dal punto
di vista ecologico e che siano
compatibili con la struttura territorÌ£ile ed economica della nostra valle ».
Appuntamento quindi per venerdì 27 presso la sede USSL,
quando questi dati saranno presentati, altre relazioni verranno
proposte e si potrà di tutto questo discutere, con l’incognita di
un orario che definire infelice,
se davvero si vuol discutere, è
ancora un eufemismo.
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1
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11
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27 maggio 1988
valli valdesi 11
TORRE PELLICE: CONFERENZA DI ADRIANA ZARRI
La donna nella chiesa
Dalle interpretazioni della Genesi alle discriminazioni ancora vigenti nella chiesa cattolica - Il sacerdozio femminile e il celibato
Una storia di penalizzazione,
che continua a manifestarsi in
alcune norme e strutture della
Chiesa cattolica, ma che trae
origine anche dalle prime interpretazioni che la chiesa, allora
indivisa, diede ad alcuni passi biblici, ricavandone una pretesa inferiorità della dorma.
Questa potrebbe essere una
sintesi dell’ampia panoramica
che Adriana Zarri, teologa « scomoda », ha tenuto a Torre Pellice, domenica 8 maggio, su invito del S.A.E. e dell’Y.W.C.A.U.C.D.G. Titolo dell’incontro era
appunto ; « La donna nella chiesa ».
L’ampiezza della materia obbliga forzatamente ad tadividuare, nell’ampia esposizione di Adriana Zarri, durata un’ora circa, e nel successivo e vivace
dibattito, solo alcune delle questioni affrontate.
Nel campo dell’interpretazione
biblica: le prime letture, inffuenzate da quella che Paolo fa della
Genesi (ma lasciando di proposito cadere l’ampio discorso di
libertà fatto da Paolo stesso) e
viziate anche da una concezione
di Dio troppo modellata sull’immagine storica di un Essere superiore (più facilmente impersonabile da fattezze maschili)
hanno privilegiato la « nascita
dalla costola » e il concetto di
« donna all’origine della colpa ».
Con il passare dei secoli, poi,
alcune pericolose trasposizioni
(dall’amore di coppia all’amore
di Dio) hanno portato a individuare quell’inquietante ruolo di
« spose di Cristo », che è da rifiutare in quanto destinato ad
una sola, precisa e limitata categoria di persone e donne (le
suore). Il tutto era stato collegato con una presimta maggiore predisposizione della donna
a « ricevere, accogliere » la scelta fatta da Dio: si confondeva
la « ricettività », che è disposizione ad accettare la chiamata
di Dio ed è comune a uomini
e donne, con la « passività », che
per altre ragioni è stata affibbiata alle donne.
Nei secoli ancora successivi e
fino ai nostri giorni, due sembrano essere, nella visione di
Adriana Zarri, i punti attorno ai
quali Tufficialità della Chiesa
cattolica stenta ancora a far luce, sebbene i tempi siano ormai
più che maturi per un radicale
cambiamento dello stato delle
cose: l’esclusione delle donne
dal sacerdozio (e a questo proposito la teologa ha più volte
ricordato la sensibilità decisamente diversa delle chiese protestanti) e l’obbligo del celibato
ecclesiastico.
Tutti gli argomenti che fin
qui hanno sostenuto la prima di
queste limitazioni sembrano far
acqua: in particolare non si capisce chi dovrebbe avere pieni
titoli per riportare la Parola e
l’annuncio del Cristo. Perché se
è del Cristo storico che si tratta si potrebbe dire, in un paradosso, che solo i maschi ebrei
ne potrebbero riportare la voce.
Trattandosi invece di dover testimoniare del Cristo risorto.
qualunque funzione di annuncio
esplicata da noi (uomini e donne) sarà comunque inadeguata.
Ma per la Zarri è ancora più
pericolosa la questione del celibato ecclesiastico, vera e propria fonte di « antifemminismo »
all’interno della Chiesa cattolica.
L’imporre ima condizione che solo per alcuni può corrispondere ad un’inclinazione naturale
vivibile senza angosce, costringe
a far leva su tutta una pratica
formativa (che sarebbe stata in
vigore nei seminari) basata sulla svalutazione della donna: per
rendere accettabile una verginità che al seminarista viene imposta dall’alto, è giocoforza far
leva sulla sessuofobia e su una
concezicoie peccaminosa della
donna.
Ultimo capitolo di questa ap
FERROVIA
Modifiche d’orario
A partire dal 29. maggio entreranno in vigore alcuni mutamenti agli orari del collegamento ferroviario fra Torre Pellice e Torino.
Il treno delle 7,15 da Torre
Pellice sarà anticipato alle 7,11.
La stessa cosa per il treno delle
7,46, che partirà alle 7,42 e giungerà a Pinerolo alle 8,03.
in questo modo sarà assicurato l’ingresso in orario per gli
allievi degli istituti scolastici di
S. Lazzaro. Commenti favorevoli
fra i giovani interessati: « L’anno prossimo, potendo utilizzare
il treno, avremo un bel risparmio, visto che l’abbonamento
mensile fra Torre Pellice e Pinerolo costa solo 12.000 lire; peccato che questa modifica non
VOLONTARI
PER IL RIFUGIO
La nostra Associazione ha volontari
presso l'Ospedale di Torre Pellice,
presso la Casa di riposo San Giuseppe, ma ha una sola volontaria, proveniente nientemeno che da Bibiana,
per il Rifugio Carlo Alberto.
Sappiamo tutti quali siano purtroppo le condizioni della maggioranza del
ricoverati.
Sappiamo pure che persone di buona
volontà aiutano come possono questo
Istituto e ne visitano i degenti.
Questa è certamente cosa bella ed
encomiabile, ma vorremmo richiamare
l'attenzione sui lati positivi di un volontariato organizzato che può garantire una continuità di presenza ad ore
determinate e concordate con i responsabili degli Istituti stessi e sulla quale II personale può contare
per una valida collaborazione.
Per esempio, molti anziani non più
autosufficienti hanno bisogno di aiuto
nell'ora dei pasti. Tagliare la carne,
imboccare, incoraggiare i disappetenti a nutrirsi vuol dire aiutarli a vivere meglio.
Sostenerli quando fanno i quattro
passi in corridoio, ascoltare i loro discorsi vuol dire aiutarli ad uscire da
un certo isolamento.
Non ci stanchiamo di ripetere che
il volontario non sostituisce il personale, ma ha le funzioni di un amico che aiuta chi è nel bisogno.
Apriamo quindi le Iscrizioni di volontariato per il Rifugio Carlo Alberto.
Accogliete l'invito! Date una mano
a chi ha bisogno di solidarietà e
conforto.
Il problema della distanza per chi
non possiede mezzi propri verrà studiato a tempo debito.
Per informazioni rivolgersi al Centro d'incontro, portici del municipio
di Torre Pellice, dalle 17 alle 18 di
ogni venerdì o telefonare al 91238
all'ora dei pasti.
Il Comitato direttivo A.V.O.
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Oggi
e domani
Cinema
■m
passionante carrellata è stato,
inevitabilmente, il marianesimo.
E la rifiessione più interessante
è stata quella sui rapporti con
la religiosità popolare, che la
Chiesa cattolica avrebbe « addomesticato» e che le chiese sarte dalla Riforma avrebbero invece dimenticato.
All’interno di queste forme
di devozione (e nella coscienza cattolica popolare) è in crisi l’idea trinitaria, e prevale
un’immagine eli Dio come par
dre (Gesù è quasi solo « Gesù
bambino », si ignora lo Spirito
Santo): ecco perché sì rende necessaria la mediazione eli Maria,
raffigurata come « più buona dì
Dio », più vicina al capire l’uomo, e l’immagine del Dio d’amore si trasferisce sulla figura della Madonna. Alberto Corsanj
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma in settimana: ■ SId
e Nancy» ven. 27, ore 21.15; « Il cielo sopra Berlino » sab. 28, ore 20-22;
« Com’è dura l’avventura », dom. 29.
Conferenze
LUSBRNA S. GIOVANNI — Venerdì
27 maggio, alle ore 21, presso il boociodromo, organizzata dal Comune ha
luogo la seconda conferenza su « architettura ed edilizia valdese ».
Concorsi
sia stata decisa prima! ». Piccoli
cambiamenti anche per i treni
in arrivo da Torino. Per quello
delle 6,47 partenza da Pinerolo
alle 7,37 anziché alle 7,40 con arrivo a Torre Pellice alle 8,04. Posticipato di 6 minuti il treno in
partenza da Porta Nuova alle
15,10. Anticipo alla partenza di
un minuto per il convoglio che
attualmente parte da Torino alle 18,15, con arrivo a Torre Pellice alle 19,16.
In coincidenza con il treno
(feriale) delle 22,48 da Torino,
continuerà ad essere effettuato
il collegamento a mezzo autobus, con partenza da Pinerolo
alle 23,33 e arrivo a Torre Pellice alle 24.
LUSERNA S. GIOVANNI — La Pro
Loco ed il Comune organizzano un
concorso fotografico sul tema » Luser
na S. Giovanni, aspetti di vita nel tessuto urbano e nel l’ambiente rurale ».
Il concorso nasce dall’esigenza dì
evidenziare gii aspetti quotidiani della
nostra comunità ed in particolare; le
attività artigiane, la cultura, i personaggi, la storia, le tradizioni, l'ambiente, cercando dì riscoprire e valorizzare « momenti » noti e meno noti della
nostra vita collettiva.
Tutte le opere saranno esposte al
pubblico in una mostra ohe sì terrà nel
novembre 1988 (sede da definire).
Una selezione del materiale sarà
trattenuta in vista di una prossima
esposizione neirambito delle manifestazioni culturali del 1989.
Le opere andranno consegnate entro il 30 settembre in uno dei seguenti recapiti;
Negozio Photographìe, V.le De Amicis 141 - Luserna S. Giovanni;
Studio Arch. Grand, Via Aitali 2 (Cond.
Vittoria), tei. 901.641, Luserna S. G.;
Agenzia Geom. Merlo, Via Fonte Blancio 16, tei. 909.583, Luserna Alta.
Proiezioni
TORRE PELLICE — Domenica 29 maggio, alle ore 21, presso la casa unionista di via Beckwith si svolgerà una
presentazione di diapositive sulla storia e sulla realtà degli zingari. L'Incontro è organizzato dall'associazione
culturale F. Lo Bue e dal Centro Studi
Zingari.
PINEROLO — Venerdì 27 maggio, alle ore 21, neirauditorium di corso
Piave il WWF organizza, col patrocinio del Comune, una serata con proiezione di due filmati dì produzione cinese sulla vita del panda.
Concerti
TORRE PELLICE — Venerdì 27 maggio, alle ore 20.45, avrà luogo un
concerto nel tempio valdese organizzato dalla Pro Loco: Maria Mastino, soprano, ed Andrea Ivaldi, pianista, eseguiranno brani di Pergolesi, Verdi,
Puccini, Offenbach, Donizetti, Rossini.
PEROSA ARGENTINA — Domenica 29
maggio, alle ore 15.30, presso il parco « E. Gay », nell'ambito della rassegna Cantavalli il gruppo » dar dia
Valara » presenterà canti dì risaia e di
osteria del basso vercellese.
S. SECONDO — Venerdì 3 giugno,
alle ore 20.30, presso il tempio valdese avrà luogo un concerto degli
allievi della classe di pianoforte della
professoressa Elisabetta Antoniotti di
Possano.
Associazione per la pace
PINEROLO — Il Comitato di Pinerolo dell'associazione per la pace organizza una serata suM'obiezIone fiscale alla spesa per armamenti per
venerdì 27 maggio, alle ore 21, presso la Camera del Lavoro in vìa Demo 8.
POMARETTO — Venerdì 27 maggio,
ore 21, presso la sala consiliare del
municipio avrà luogo un incontro per
conoscere la nuova attività dell'assoclazione nazionale per la pace uscita dal congresso costitutivo nazionale del febbraio scorso a Bari; Interverrà Reppe Reburdo, del coordinamento
nazionale dell'associazione per la pace.
TORRE PELLICE — Il comitato plnerolese antiapartheid e l'associazione pace Val Pellice organizzano per
giovedì 26 maggio, presso il cinema Trento, con inizio alle ore 20.45.
una serata su: » Sud Africa/Apartheid » con proiezione del film-documentario « Destinati a combattere »,
le lotte del popolo nero nel 1986-87.
Teatro ~
PRALI — Sabato 4 giugno, alle ore
21.30, nella sala valdese il Gruppo
Teatro Angrogna presenterà lo spettacolo « La macìvèrica ».
___________Segnalazioni
TORRE PELLICE — Sabato 28 maggio,
alle ore 16.30, nei locali della librerìa
Claudiana, alla presenza del legale
dott. proc, Lìnette Cotta Morandini,
verrà estratto a sorte fra i sottoscrittori il vassoio dipinto da Oretta Paltrinieri e da lei lasciato a favore
deirOspedale valdese di Torre.
Per ulteriori informazioni telefonare
a Ade GardioI (91277), oppuure a Lidia
Olsen (91422).
RINGRAZIAMENTO
<e In pace io dormirò perché tu
solo, o Eterno, fai abitare in sicurtà ».
La moglie, la figlia, il fratello Vittorio di
Ernesto Beux
ringraziano di cuore tutte le persone
ohe hanno preso parte ai loro dolore,
ma soprattutto per e^re state d’aiuto
nella malattia del loro caro.
Rodello, 19 maggio 1988.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia di
Enrichetta Ribotta in Perotti
ringrazia di cuore tutti coloro che le
sono stati vicino nel momento del dolore.
Un grazie particolare alla dottoressa
Paola Grand per l’assidua assistenza
morale e fisica.
Luserna S. Giovanni^ 19 maggio 1988.
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Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
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Guardia medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefonò 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
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Bibiana: FARMACIA GARELLA - Via
Pinerolo, 21 - Telef. 55733.
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Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
12
12 fatti e problemi
27 maggio 1988
FRANCIA
REGIONE TOSCANA
Le Pen e i protestanti
I risultati numerici dell indagine devono essere valutati con attenzione nonostante i limiti della campionatura: un segnale d’allarme?
Secondo un sondaggio il 16,3%
dei protestanti avrebbe votato
per .Le Pen il 24 aprile (primo
turno delle presidenziali, ndr), il
che corrisponderebbe, sì, ad una
percentuale maggiore rispetto a
quella dell’insieme dei francesi
(14,4%) ed anche rispetto a quella dei cattolici praticanti (12,2%^
ma minore rispetto a quella dei
cattolici non praticanti (18,9%)^
i quali, è bene ricordarlo, rappresentano la maggioranza della popolazione cattolica. Oltre a
questo 16,3% per Le Pen, i protestanti sarebbero stati 12% a
votare Raymond Barre, 7,6% Jacques Chirac, 51,2% François Mitterrand, 5,9% André Lajoinie e
5,4% a votare Antoine Waechter.
Il risultato ottenuto da Le Pen
fra i protestanti è la sorpresa
di questo sondaggio e questo dato rischia di provocare un grosso scossone nel mondo protestante, ritenuto moderato (tanto
a destra quanto a sinistra) sul
piano politico, e profondamente
attaccato alla democrazia. Il voto protestante, fino ad ora caratterizzato da una più marcata preferenza per la sinistra, si
sta avvicinando a quello della
« popolazione globale » al punto
di arrivare a sposarne anche le
tendenze più estreme?
Occorre prudenza, perché prima di interpretare bisognerebbe essere sicuri di avere dei dati affidabili sul voto dei protestanti. Ora sarebbe un errore,
a nostro giudizio, fidarsi imicamente di questo sondaggio per
analizzare la scelta elettorale dei
protestanti.
Credibile scientificamente per
ciò che riguarda le varie categorie di cattolici e la categoria
dei « senza religione », il sondaggio in questione non lo è altrettanto riguardo alle minoranze religiose protestante, musulmana
ed ebraica. Anche se la scala globale è importante (4.078 risposte) e benché vi si ritrovino le
minorarle religiose secondo la
proporzione che esse rappresentano approssimativamente nella
popolazione francese (1,4% di
protestanti, 0,5% di musulmani
e 0,9% di ebrei), i risultati sul
voto del 24 aprile richiamano a
delle riserve. I numeri su cui
sono state calcolate le percentuali sono effettivamente, in questo caso, troppo ridotti: ima sessantina di protestanti, una ventina di musulmani, meno di 40
ebrei. I risultati che derivano
da ima base numerica così ridotta non sono molto affidabili, e
non si può accordare credito a
degli scarti del 2-3% sapendo che
un protestante rappresenta l'l,7%
su una base di 60 persone. Peraltro, questi risultati permettono di intravvedere alcune grandi tendenze. Per esempio, il fatto che si sviluppi una netta maggioranza per François Mitterrand
nelle intenzioni di voto espresse
dai protestanti per il secondo
turno (63% contro il 37% per
Jacques Chirac).
Detto questo, non si tratta di
scartare a priori l’ipotesi di un
voto per Le Pen relativamente
importante tra i protestanti. Alcune osservazioni vanno fatte in
questo senso. In una regione come l’Alsazia, dove Le Pen ha totalizzato un risultato nettamen
te più elevato (21,8%) rispetto
a quello nazionale (14,4%), si
constata, per esempio, che le percentuali di voto per lui sono
particolarmente rilevanti nelle
zone a maggioranza protestante
(pei esempio, nel dipartimento
Bas-Rhin Drulingen, Bouxwiller,
la Petite-Pierre, dove il Fronte
nazionale ha ottenuto rispettivamente 26,7%, 25,8% e 26,3% dei
voti). « Le Monde » segnala un
balzo del FN nelle Cevenne. Certo, bisognerebbe verificare più a
fondo, ma questi dati indicano
che una frazione dei protestanti francesi sono stati sensibili,
come altri cittadini, al messaggio di Jean-Marie Le Pen.
Il fatto che fra i protestanti
si trovino tutte le sensibilità politiche, comprese quelle più estremiste, non è, a una prima impressione, stupefacente: gruppo
ben inte^ato nella società francese, socialmente più diversificato di quanto non si pensi troppo
spesso, il protestantesimo è attraversato da tutte le correnti
di pensiero di una « società globale », e si confronta con gli
stessi suoi problemi. Peraltro,
ponendosi dal punto di vista del
pensiero protestante, ripercorrendo la storia del protestantesimo francese, se si pensa a quel
protestantesimo che rifletteva,
poco tempo fa, sui fenomeni di
emarginazione in occasione del
terzo centenario della revoca dell’Editto di Nantes, lo stupore è
grande: come possono gli esclusi di ieri aderire ad un’ideologia
di emarginazione?
Jean-Paul Willaime
Nessun
finanziamento per ie
industrie di armi
Una regolamentazione per l’industria bellica?
Toscana disarmata? Lo chiede
all’unanimità il Consiglio regionale toscano che, primo in Italia, ha votato lo « stop » ai finanziamenti alle aziende produttrici di materiale bellico. La decisione è stata presa al termine di
un lungo dibattito sul traffico di
armi e suH’ultima « scoperta »,
quella del business delle bombe
dirette in Iraq bloccate a Fiumicino, un affare nel quale sono
coinvolte anche alcune aziende
toscane. 11 Consiglio regionale ha
chiesto così al governo il « dossier » sulle fabbriche toscane
coinvolte nelle inchieste sul traffico d’armi, richiesto al parlamento l’approvazione urgente di
una legge che riordini l’intero
settore e regolamenti il commercio degli armamenti secondo criteri di trasparenza, sicurezza e
controlli sulle vendite. Ma destinato a creare polemiche è il divieto dei finanziamenti regionali
« ad aziende produttrici di materiale bellico, salvo spiecifiche iniziative finalizzate alla riconversione ».
Un brutto colpo per il largo
arcipelago regionale di aziende
belliche. Nel panorama nazionale, infatti, la regione occupa la
testa delle regioni maggiormente produttrici di armi: viene subito dopo la Lombardia, la Liguria, il Lazio e il Piemonte. Un
libro bianco presentato dai demoproletari ci fa conoscere Tesatto identikit delle aziende: « So.
INDAGINE DELLA GlOC IN LOMBARDIA
Il lavoro che non c'è
L’occupazione giovanile fra i 14 e i 22 anni: precaria e senza contratto, ma è grande la percentuale di disoccupati - Sfatato il mito del « rifiuto del lavoro » - I problemi scolastici
Quasi non lo si crederebbe,
ma ci sono ragazzi che non sono paninari, né « ragazzi delT85 »,
tanto meno delinquenti. Hanno
fra i 14 e i 22 anni, ma nel tanto
parlare dei giovani, di loro non
si dice nulla, perché non sono
riconducibili a fenomeni di costume o delinquenziali. Per quanto ci si sforzi, di loro è più facile dire ciò che non sono. Eppure i giovani apprendisti, disoccupati, precari, le ragazze casalinghe non sono rare eccezioni, in P’articolare in una città
come Milano. Infatti fra i santuari della finanza e i templi delTinformatica, nella lotta senza
frontiere ed esclusioni di colpi
dei corridoi della carriera, si insinuano esistenze senza troppe
pretese. Una generazione di giovani candidati ad occupare posti di lavoro di scarsa e nulla
qualificazione, che reggono lo
strascico alle nuove professioni.
La GiOC lombarda e alcuni
gruppi che lavorano nelle parrocchie di due zone di Milano e
una di Varese hanno voluto incontrare questi giovani dimenticati, che abitano i residui popolari di quartieri del centro (è il
caso di Milano), ormai riservati
alTaristocrazia del reddito. Per
prima cosa è stato preparato un
questionario ix>i, dopo un breve
corso di formazione, una decina di ragazzi e di ragazze è andata a cercare gli interlocutori nei bar, in giro per le strade, agli angoli di ritrovo, e ha
realizzato 187 interviste di cui il
67,8% a maschi e il 32,2% a femmine, giovani soprattutto fra i
15 e i 18 anni.
Poco più del 20% di loro ha
un lavoro stabile, ma solo la metà è in regola con il contratto
di lavoro. Si tratta per lo più di
mansioni da operaio, svolte in
prevalenza da coloro che hanno
superato i 18 anni. Un altro 15‘!'o
è impiegato come apprendista
oppure fa dei lavori saltuari. iSi
sono contati circa settanta lavoretti diversi, mal pagati e di bassa qualificazione: baby-sitter, pulizia, barista, facchino, consegna
rapida, vendita porta a porta,
ecc... L’inchiesta ha rivelato che
i giovani sgobbano: il 41% lavora più di 40 ore la settimana.
Il loro atteggiamento nei confronti del lavoro sfata il mito
del rifiuto del lavoro. Sebbene i
giovani facciano gli straordinari
solo se gli viene imposto, più
delT80% di loro si dichiara soddisfatto del lavoro che fa, considerando già una conquista averne uno. I disoccupati e coloro in cerca di una prima occupazione sono il 16,5% e il 30% di
loro lo sono da oltre due anni.
Più della metà è iscritta all’Ufficio di collocamento; traspare la
sfiducia verso questi strumenti,
ma anche un atteggiamento più
generale nei confronti della ricerca del lavoro. Chi è senza lavoro non si dà un gran da fare
per cercarlo, ma più che ad una
mancanza di volontà ciò è attribuibile alla carenza di conoscenze e di informazioni. Non
si rivolgono al collocamento perché pensano sia inutile, ma anche perché non sanno come funziona. Quasi nessuno presenta
domande di lavoro (meno del
20%) o ricorre ad inserzioni o
fa corsi finalizzati alla ricerca
del lavoro. Quasi tutti, invece, si
affidano solo ai consigli di amici e familiari. Chi spiegherà a
questi ragazzi anche soltanto come presentarsi ad un colloquio
di lavoro? Chi troverà nel proprio ambiente sociale la « conoscenza giusta » per trovare un
posto al figlio?
Dei 70 ragazzi intervistati nella zona Wagner di Milano (centrale). circa l’80% è di origine
operaia e in gran parte proveniente da Puglia, Sardegna e Campania. Meno del 10% dei genitori è andato più in là della terza
media. Fra i ragazzi che studiano ancora (il 40%), uno su quattro non ha ancora finito le medie (e tutti hanno fra i 14 e i
22 anni). Il 60% degli intervistati
è stato bocciato una o più volte
e la percentuale aumenta fra i
maschi (66%) e fra i figli di operai ed immigrati (72%). Il 60%
ha smesso di studiare, nella convinzione che avere un diploma
sia inutile, meglio cercare di
essere indipendenti guadagnando
qualcosa. Accade così che quando a questi ragazzi è stato chiesto: « Quale lavoro desideri? », sono venuti fuori lavori concreti
di meccanico, impiegato e commessa, con la tendenza delle ragazze a privilegiare attività che
comportino l’utilità agli altri e
i buoni rapporti fra i colleghi.
Tutti mettono l’accento sull’importanza di ottenere un lavoro
con una buona paga e la sicurezza di un posto stabile. Solo
una minima parte dei ragazzi
ha proseguito gli studi, e quindi cerca un lavoro coerente con la formazione scolastica. Ma sul totale dei 187 intervistati la maggioranza si è
fermata alla scuola media inferiore (56%), mentre il 15-17% Tha
abbandonata. In queste condizioni, le aspirazioni di ciascuno abbassano inevitabilmente il tiro.
L’ultimo capitolo toccato dal
questionario è quello del tempo
libero e delTaggregazione. Le risposte ricorrono: la radio, la televisione, in giro con gli amici.
Ma meno di un terzo di questi
ragazzi si dice soddisfatto di come impiega il suo tempo libero.
Gli agguati più tristi li tende
la noia; « si fanno sempre le stesse cose », lamenta la maggioranza. Appare allora come unica
scelta la frequentazione dei locali pubblici dov’è d’obbligo la
consumazione: i bar, i Burghy,
in cui gli avventori sono un’umanità povera di stimoli. Eppure il buon impiego del tempo
libero sarebbe già un buon punto di partenza per questi giovani che purtroppo di tempo da
buttare ne hanno tanto. Per evitare questo spreco, i ragazzi della GiOC e con la GiOC lanciano
un appello alle città, ma con le
maniche già rimboccate. (Aspe)
no 36 quelle con una produzione costante di sistemi di arma,
di componentistica e logistica militare — spiega Moritz Gabrielli,
segretario regionale di DP —; altre quindici hanno una produzione militare non continuativa, ricevono commesse col top secret
militare. La produzione coinvolge T8% dei comuni toscani ».
La -fotografia della Toscana armata, elaborata dal libro bianco
di DP, è uno spaccato di tutto
quanto serve alle guerre in corso, con un fatturato annuo di oltre 600 miliardi di lire e 4.000
dipendenti. La maggior parte dell’export è destinato al Terzo
Mondo, Medio Oriente, Sud America, una fascia che raccoglie il
98 per cento dei « clienti ». Il resto, ufficialmente, finisce nei paesi Nato. Ma non mancano destinazioni ■ « clandestine » verso il
Sud Africa e verso paesi in guerra, come Iran e Iraq. In dettaglio, le industrie belliche sono
nove: la Galileo, TOto Melara,
Motofides, Sma, Lmi, Cantieri navali Picchiotti, Cosmos, Officine
Panerai, Eurovinil, Swisel, Sipe,
Nobel. Ma l’indotto conta decine di piccole industrie artigiane
che producono milioni di « pezzi », minuteria soprattutto per le
tre principali industrie (Sma, Motofides e Oto Melara). Ma cosa
parte con il marchio « made in
Toscana »? Di tutto. Il catalogo
delle produzioni comprende il
settore elettronico con computer per navi, sistemi radar per
elicotteri e guida missili, sistemi
ottici di puntamento per artiglieria campale, contraerea e cani
armati, calcolatori balistici, sistemi di telecomunicazioni di appontaggio elicotteri. Quello meccanico-logistico comprende siluri, piattaforme di atterraggio,
gommoni di salvataggio, mine,
mignatte e mitragliere. Quello
chimico-esplosivo produce polveri esplosive pei munizioni, missili e razzi, segnalatori, nitrocellulose, munizioni di vario calibro. E quello navale ha una produzione di pattugliatori costieri
di vario tonnellaggio, motovedette, imbarcazioni di ricerca e salvataggio, navi da 58 a 67 metri
che possono imbarcare cannoni
e missili delTOto Melara, minisommergibili d’attacco e per la
posa delle mine.
Tredici industrie usano fare
pubblicità su riviste specializzate e i loro cataloghi finiscono
anche sui tavoli degli addetti militari delle ambasciate; partecipano anche a mostre ed esposizioni intemazidnali. Sul fronte
del traffico d’armi, la Toscana è
particolarmente attiva. Soprattutto nel giro clandestino. Sono
note le vicende che hanno visto
le banchine del porto di Talamone servire da imbarco alle armi delTIrangate. E alcuni anni
fa la Galileo venne « pizzicata »
dalla magistratura mentre era
impegnata in un export bellico
fuori dai territori Nato. Tirava
allora le fila una società di import-export con sede in Inghilterra e presidente piduista. Molte inchieste sono state avviate
nei tribunali di Massa e di Firenze.
Il caso più recente è quello
dei « pezzi » di armamenti prodotti da un pool di piccole industrie di San Marcello Pistoiese destinati all’Iraq, una produzione bellica giustificata goffamente dai titolari con la storia
dei « p>ezzi per lavatrice ».
DP ha lanciato la parola d’ordine « riconversione », che sembra accettata anche dal Consiglio regionale e dai sindacati.