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Spedizione in a. p. dS% - art 2 comma 20/B legge 662/96 ■ Filiale di Torino
■ ^ J' -a-____________«aIa. l'I OT Te\minn ^AAD KInrÀ
Anno IX - numero 33 - 30 agosto 2002
■COMMENT
, vicenda IHy-Saro
sma^ampa quotidiana
SOCIETAHIM9IH ■¡^■mCHIESEI
Anoressia, bulimia... parliamone Immigrazione in regola: è possibile
di LORENZA BORSARELLI
a cura deI Srm della Fcei
■ECO DELLE VALLI!
L'evangelicità delle opere
di ALBERTO TACCIA
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
ANCHE VOI
foste stranieri
Il cinema, che è un potente mezzo di comunicazione, e la cultura protestante
La fabbrica dei sogni
«Non maltratterai lo straniero e
non l’opprimerai, perché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto»
Esodo 22, 21
La Bibbia e i valori protestanti, spesso presenti nei film, nel nostro paese non sono
riconosciuti Nasce un'associazione evangelica intitolata al metodista Roberto Sbaffi
PIÙ volte nella Torà compare la
forte esortazione al rispetto per lo
straniero. Ogni volta le parole si concludono ricordando ai destinatari di
questo comandamento che anche loro sono stati stranieri in terra d’Egitto. Il primo motivo dunque, per cui
chi viene da un altro paese deve essere accolto, risiede nella storia stessa di
Israele, nella sua memoria collettiva.
A ciò, qualche versetto più avanti di
quello citato, si aggiunge una nota
psicologica molto interessante: «Voi
conoscete lo stato d’animo dello straniero». Avete sperimentato nella vostra anima, sul vostro corpo che cosa
significhi essere considerato diverso:
sapete quali sono le speranze e i timori, le lotte e le delusioni, la durezza della vita in un paese ostile. Per
questo in Levitico 19, 34 il comandamento diventa ancora più coinvolgeote: «Tratterete lo straniero, che
abita fra voi, come chi è nato fra voi,
tu lo amerai come te stesso». È facile
considerare prossimo il familiare o
l’amico, il paesano o il connazionale:
ricordati che lo straniero ti è prossimo quanto ognuno di loro.
IL secondo motivo ci viene illustra
to da altri passi dove emerge una
presa di posizione netta di Dio che
sembra quasi una risposta a possibili
obiezioni o perplessità: «Dio non ha
riguardi personali... ama lo straniero
e gli dà pane e vestito» (Deut. 10, 17
18). Siccome sono io che ti ho libera
to dalla schiavitù, «ti ordino di fare
cosi» (Deut. 24, 18) e se ancora ci
fosse qualche tentennamento ricor
datevi che «Io sono il Signore vostro
Dio», (sempre Levitico). C’è dunque
una ragione oggettiva: la volontà di
Dio, e una ragione soggettiva: la mia
storia, la mia esperienza. Il Signore ci
indica con precisione che cosa vuole
da noi, ci espone con chiarezza i suoi
comandamenti ma fa anche appello
ul nostro vissuto, alla nostra intelligenza, alla nostra sensibilità facendoci vedere quanto siano ragionevoli e
razionali le sue richieste.
Queste parole chiare ci paiono
di grande rilevanza per un paese
come il nostro, che si avvia ad applicare la nuova legge sugli immigrati in
un clima di ostilità verso gli stranieri,
alimentato da esponenti politici che
fomentano paure irrazionali, ignoranza, ottuso egoismo in persone bi
sognose di trovare un capro espiatorio per le loro frustrazioni. È chiaro
che il fenomeno dell’immigrazione va
tegolato, è ovvio che fra coloro che
Un’immagine tratta dai ceiebre fiim «Paisà
ALBERTO CORSANI
» di Roberto Rosseliini
UN rapporto non scontato, quello del protestantesimo con il cinema: la tradizionale familiarità delle chiese nate dalla Riforma con la
parola scritta e una troppo pedissequa applicazione delle idee iconoclaste del XVI secolo hanno per anni
limitato l’attenzione delle nostre
chiese a un linguaggio in altri ambienti considerato fondamentale:
basti pensare alle solidissime reti di
cinefórum nati in ambito cattolico,
ai notevoli cataloghi di film in 16
mm da parte di case di produzione
come la San Paolo, che poi cominciò
a trasferire su videocassetta gli stessi
titoli. Eppure non mancherebbero,
nella storia del cinema, esempi illustri di cineasti protestanti, o quanto
meno debitori di una formazione e
di una cultura protestante: Bergman,
e prima di lui Dreyer; né mancherebbe una sorta di «clima» che si può
respirare in pellicole all’apparenza
distanti da ogni problematica religiosa, ma legate all’eredità culturale
puritana: è il caso di tanti western
più o meno famosi. E ancora: è di
pòchi mesi fa la pubblicazione in italiano di un testo critico del regista
statunitense di famiglia calvinista
Paul Schrader {Il trascendente nel cinema, V. Riforma del 31 maggio).
Proprio per promuovere un’attenzione critica nei confronti del prodotto cinema e della sua cultura nasce in queste settimane l’Associazione protestante cinema, la cui prima
«uscita» pubblica è stata a Torre Pellice (il 23 agosto): nell’intenzione dei
promotori si tratta di sollecitare il
confronto dei singoli e delle chiese
con le emozioni e le esperienze umane che vengono dallo schermo e che
hanno a che fare con la dimensione
della fede. Non è poi un caso che la
nuova Associazione venga intitolata
a Roberto Sbaffi (1921-1996), metodista, giornalista e regista televisivo,
fra gli ideatori della rubrica Protestantesimo, Un maestro nelle forme
di comunicazione non verbali.
D’altra parte occorre tenere presente un contesto, italiano e internazionale, che si presenta come
contraddittorio: nei più importanti
festival che si succedono in Europa
ogni anno (Cannes, Berlino, Locarno), accanto alla giuria che assegna i
Segue a pag. 10
J Le recenti alluvioni
La Fcei per l'Est
dell'Europa
arrivano da altri paesi ci sono anche
delinquenti, ma l’indegna equa
. liiu 1 lliVlVgiiU vvjl.*»
^lone fatta per stupidità o in malafede
t3 immigrato e spacciatore, tra extra'■^munitario e terrorista è una vergogna mostruosa. Per generazioni sianio stati un popolo di emigranti e doy^^nto conoscere lo stato d’animo
conoscere io stato a ani
.. intmigrato: restituiamogli la sua
diOnitX ^
'gnità e accogliamolo con umanità.
1 altro la maggioranza degli italiaha seguito per secoli con ossequio
z? ® spesso ipocrita le indicaoni del magistero romano, anche le
nobili: perché le
eh 1 perche le respinge ora
^ Chiesa cattolica ha preso una
Do • • canoiica na près
dizione chiara ed evangelica?
Emmanuele Paschetto
Di fronte alla devastazioni che il
maltempo ha provocato in diversi
paesi europei, la Fcei farà da tramite
per la raccolta di fondi a favore delle
popolazioni colpite. Per intervenire
in modo più sollecito e mirato, la
Fcei farà confluire le somme che
perverranno con quelle che raccoglierà la Chiesa valdese in riposta a
una specifica richiesta di aiuto del
Servizio diaconale della Chiesa evangelica dei Fratelli cechi (Repubblica
ceca), la quale è già attivamente all’opera (vedere scheda a pagina 16).
Per i versamenti utilizzare il ccp n.
38016002, intestato a Federazione
delle Chiese evangeliche in Italia,
oppure: Banca Popolare Etica, c/c n.
502060, Ahi 05018, Cab 12100. In entrambi i casi è indispensabile indicare la causale: prò alluvionati.
Sviluppo sostenibile
Équipe del Cec
a Johannesburg
«Dobbiamo avere il coraggio di
ammettere che il mercato e la mondializzazione sono falliti per oltre i
due terzi della popolazione mondiale che vivono nella povertà». È questa la dichiarazione del pastore Molefe Tsele, segretario generale del
Consiglio delle chiese del Sud Africa
(Sacc), il quale guida una delegazione comune del Sacc e del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec) al Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile che è in corso a Johannesburg
fino al 4 settembre. La delegazione
fa parte di un’équipe ecumenica che
ha partecipato a tutte le riunioni
preparatorie del Vertice. «Questa
Terra è di Dio», è stato il tema del
culto che si è tenuto il 25 agosto a
Alexandra Township per segnare
l’apertura del Vertice. Ccec)
Valli valdesi
Torre Pellice
aperto il Sinodo
L'OPINIONE
NON
IN NOME DI DIO
Con il culto presieduto da Erika
Tomassone, pastora a Pisa, si è aperto a Torre Pellice, domenica 25 agosto, il Sinodo delle chiese valdesi e
metodiste: una sessione, quella che
ha cominciato a lavorare dopo il culto solenne, che affronterà questioni
di grande rilevanza per le chiese, come la difficile situazione degli ospedali valdesi e i rapporti di solidarietà
con le chiese del Rio de la Piata, col
pite dalla grave crisi economica e so
ciale di tutto il Sud America e dell’Argentina in particolare. Il sermone
della pastora Tomassone ha avuto al
suo centro una riflessione sul concetto di benedizione, inteso nel senso
collettivo che coinvolge la chiesa tut
ta e impegna ogni credente.
A pag. 11
La condanna a morte di un’altra
«adultera» da parte di un tribunale
islamico nigeriano fa vacillare nuovamente la nostra coscienza che, particolarmente sulle questioni interreligiose,
cerca faticosamente di conservarsi, come si dice oggi, «politically correct».
Forse, dopo Safiya, anche Amina
Lawal, la contadina nigeriana condannata alla lapidazione per aver concepito una bimba fuori dal matrimonio,
sarà salvata dalla mobilitazione internazionale, forse i giudici d’appello considereranno la sua situazione particolare, resta il fatto che, per la nostra coscienza, una condanna a morte rimane
un fatto ripugnante. Forse per un crimine efferato, forse per un feroce criminale recidivo la nostra coscienza potrebbe essere tentata di comprendere le
ragioni di una corte di giustizia che
commini la pena di morte. Ma per un
«crimine» come quello di Amina persino un processo ci pare scandaloso, figuriamoci una condanna, e una condanna a morte per giunta. E se processo e condanna ci devono proprio essere, dovrebbero riguardare l’uomo della
situazione, colui che ha illuso Amina
facendole credere che l’avrebbe sposata e poi non ha neppure riconosciuto la
figlia nata dal loro rapporto.
Su Riforma abbiamo spesso discusso
della pena di morte, soprattutto quando riguarda società e culture che ci sono vicine, come quella statunitense. In
Europa, poi, esiste un forte movimento
abolizionista che in questi anni è riuscito a guadagnare le adesioni di alcuni
stati, anche non occidentali, tradizionalmente non abolizionisti (ultimo della serie la Turchia). Io personalmente
non riesco a capire come un cristiano,
membro di una comunità di fede nata
dalla predicazione di un condannato a
morte, possa giustificare la pena di
morte, e mi sento quindi in dovere di
interrogare criticamente il mio fratello
cristiano che è di parere contrario. Cosi, quando un tribunale islamico, che
confessa un Dio «giusto e misericordioso», emette sentenze come quella contro l’«adultera» Amina, non solo mi
sento in dovere di fare la stessa interrogazione critica, ma mi aspetterei forti
dissensi e vive discussione anche all’interno della comunità islamica internazionale che non è composta solo da tradizionalisti o, peggio, da estremisti.
Quando c’è di mezzo l’abuso del corpo
e delle coscienze, quando c’è di mezzo
la vita e la dignità umana, non si può
invocare il rispetto delle tradizioni religiose. Rispettare e dialogare noiupuò
degenerare nella connivenza con un delitto 0 in pratiche tradizionali che ripugnano alla coscienza civile.
Questo non vuol dire unirsi al coro
di coloro che criminalizzano tutto
l’Islam. Già all’indomani dell’11 settembre avevamo ribadito che non è
l’Islam il «Grande Satana» (come non
lo è l’Occidente né lo sono gli Stati Uniti d’America), ma lo è il fanatismo, lo è
l’estremismo fondamentalista e integralista, ovunque si trovi: in Oriente
come in Occidente, nell’islamismo come nel cristianesimo. Non c’è da combattere una determinata religione in sé,
ma c’è da contrastare fortemente quei
fanatici che si pretendono al servizio di
un loro dio sanguinario e feroce, un
dio-killer. Come farlo? Non certo utilizzando i loro sistemi, ma i nostri: democrazia e cultura, giustizia ed equità, laicità e tolleranza. Insomma, essere credenti non significa essere fanatici.
Eugenio Bernardini
2
PAG. 2 RIFORMA
1.1,’As COLTO
,i,A Parola
«■'In quel periodo vi fu
un gran tumulto a
proposito della nuova
Via. -^Perché un tale,
di nome Demetrio,
orefice, che faceva
tempietti di Diana in
argento, procurava
non poco guadagno
agli artigiani.
- Riuniti questi e gli
altri che esercitavano
il medesimo mestiere,
disse: “Uomini, voi
sapete che da questo
lavoro proviene la
nostra prosperità;
“‘ e voi vedete e udite
che questo Paolo ha
persuaso e sviato molta
gente non solo a Efeso,
ma in quasi tutta
l’Asia, dicendo che
quelli costruiti con
le mani non sono dèi”.
(...) ^"Essi, udite queste
cose, accesi di sdegno,
si misero a gridare:
“Grande è la Diana
degli Efesini!”.
'^^E tutta la città fu
piena di confusione;
e trascinando con sé a
forza Gaio e Aristarco,
macedoni, compagni
di viaggio di Paolo,
si precipitarono
tutti d’accordo
verso il teatro. (...)
^^Dalla folla fecero
uscire Alessandro, che
i Giudei spingevano
avanti. E Alessandro,
fatto cenno con
la mano, voleva tenere
un discorso di difesa
davanti al popolo.
^*Ma quando si
accorsero che era ebreo.
tutti, per quasi due ore,
si misero a gridare in
coro: “Grande è la
Diana degli Efesini!”.
Allora il segretario,
calmata la folla, disse:
“Uomini di Efeso, c’è
forse qualcuno che non
sappia che la città degli
Efesini è la custode del
tempio della grande
Diana e della sua
immagine caduta dal
cielo? ^Queste cose sono
incontestabili;
perciò dovete calmarvi
e non far nulla
in modo precipitoso;
^'voi infatti avete
condotto qua questi
uomini, i quali non
sono né sacrileghi,
né bestemmiatori
della nostra dea.
dunque Demetrio
e gli artigiani che sono
con lui hanno qualcosa
contro qualcuno,
ci sono i tribunali
e ci sono i proconsoli: si
facciano citare gli uni e
gli altri. '■‘"Se poi volete
ottenere qualcos’altro,
la questione si risolverà
in un’assemblea
regolare”»
(Atti 19, 23-39)
«Il fabbro incoraggia
l’orafo; chi usa il
martello per levigare
incorala colui che
batte l’incudine, e dice
della saldatura: è
buona! Egli fissa l’idolo
con dei chiodi, perché
non si smuova»
(Isaia 41, 7)
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UNA TEOLOGIA «IN CAMMINO»
GREGORIO PLESCAN
IL libro di Atti non ha la forma
di un trattato teologico, ma è
denso di teologia vissuta, con
sfaccettature tali da permetterci
di conoscere i dibattiti presenti
nella chiesa delle generazioni
successive a Gesù. Spesso è una
teologia spiegata da discorsi,
una teologia «in cammino» perché i viaggi prendono molta
parte dell’opera.
La teologia dei discorsi
La letteratura antica dava importanza a úna forma letteraria particolare: il «discorso del
testimone». Il libro degli Atti utilizza questo stile per presentare
la sua riflessione specifica: i discorsi sono un filo rosso che unisce tutta l’opera, indipendentemente dall’oratore, dal pubblico
e dalle località in cui si svolge.
Questa constatazione ci fa pensare che il pubblico a cui i primi
cristiani si rivolgevano fosse
piuttosto omogeneo e uso a ritenere fondamentale la comunicazione orale di questo tipo.
Un esempio è il discorso di
Stefano di Atti 7, 1-53. Stefano
tiene il suo discorso al momento
del suo martirio e ciò è interessante per alcune ragioni. Innanzitutto per l’oratore: a partire da
Atti 6 viene introdotto il tema
della relazione tra cristiani di
origine ebraico-palestinese e
cristiani di origine ebraica ma
provenienti dalla diaspora, definiti da Atti 6, 1 «ellenisti», che
avevano legami solo di carattere
religioso con la Palestina, non
politico. 11 mondo ebraico ellenista era molto vivace rispetto al
testo biblico (la traduzione in
greco della Bibbia ebraica è del
250 a.C. ca) e alla riflessione teo
logica. Atti 6 presenta l’episodio
in cui la chiesa sente l’esigenza
di riconoscere a questo secondo
gruppo un ruolo, a partire da un
avvenimento polemico non sviluppato a sufficienza per le nostre curiosità, il fatto che venissero «trascurate le loro vedove».
Ma benché ai rappresentanti del
gruppo ellenista venga riservato
11 ruolo specifico di «tecnici della
beneficenza» (i diaconi, dalla
parola greca che significa «servizio»), cosi da sollevare da ciò i
12 apostoli e permettere loro di
concentrarsi sulla predicazione,
i successivi capitoli presentano
due diaconi prestigiosi, Stefano
e Filippo, impegnati proprio
nella predicazione (Atti 7 e 8).
poi superata nei decenni, è una
stimolante metafora per la centralità del cammino per la fede
(9,2; 19,9-23:22,4:24,14-22).
Le due anime dell'ebraismo
Preghiamo
Signore Gesù Cristo, vivo e presente nel mondo,
aiutami a se^irti e a cercare la tua strada
giorno per giorno, là dove lavoro,
là dove incontro la gente,
nel modo in cui spendo i miei soldi
e faccio i miei piani per il futuro.
Prendimi come discepolo del tuo Regno,
fammi guardare a quello che succede
tramite i tuoi occhi,
fammi ascoltare le tue domande
e accogliere chi mi si presenta davanti
con fiducia e verità.
Per cambiare ciò che contraddice l’amore di Dio
attraverso la forza della tua Croce
e la libertà che dà il tuo Spirito Santo.
Il discorso di Stefano ricalca in
buona parte lo schema presente nei discorsi dell’Antico Testamento (come il discorso di
Giosuè a Sichem, Gios. 24), con
una ricapitolazione delle azioni
di Dio per il suo popolo a partire
dalla vocazione di Abramo e il Sinai, ma si conclude con una riflessione tipica della prima polemica tra cristiani ed ebrei: il
mancato riconoscimento del
rapporto tra Gesù e Dio, che ha
portato all’uccisione di Gesù. Il
discorso di Stefano riprende riflessioni evangeliche analoghe,
come il lamento di Gesù su Gerusalemme di Matteo 23, 37:
«Gerusalemme, Gerusalemme,
tu che uccidi i tuoi profeti...». Nel
discorso di Stefano è anche significativo il riferimento finale
alla Legge: «Voi, che avete ricevuto la legge promulgata dagli
angeli, e non l’avete osservata».
Questa frase rivela la diversa
comprensione della Legge tra le
due anime dell’ebraismo di
quell’epoca: norme per gli uni,
Gesù stesso quale suo compimento per gli altri.
Il libro di Atti descrive molti
viaggi, dando a quest’opera un
respiro di grande movimento,
geografico e spirituale. Infatti la
concezione del viaggio non si limita a descrivere lo spostarsi tra
due punti della carta geografica,
ma è più profonda; a un viaggio
fisico corrisponde anche un movimento spirituale, un incontro e
una scoperta. È anche significativo notare che Atti usa, almeno in
alcuni casi, la parola «via» come
sinonimo di «cristianesimo». Anche se forse questo è ciò che resta di un’autodefmizione antica
L'approccio alla religione
Un viaggio molto significativo ci offre un esempio di
tutto ciò, più per le persone incontrate che per la distanza coperta: l’arrivo della fede in Samaria e rincontro con Simon
Mago (Atti 8,4-25). In questo
episodio spiccano alcuni elementi: il fatto che i missionari
siano ancora membri della componente ellenistica della chiesa
(Filippo), il confronto con un
approccio magico alla religione,
che ci viene detto essere pericoloso ma affascinante per i primi
ascoltatori dell’Evangelo, e alcuni accenni che ci fanno pensare
che il cristianesimo primitivo
abbia seguito una linea di sviluppo meno univoca di quella
presentata (il riferimento al
«battesimo nel nome del Signore Gesù», contrapposto a quello
dello Spirito Santo). Tutto ciò
solleva alcune domande:
- come è cominciata la missione in Samaria? È possibile che il
gruppo palestinese e quello ellenistico fossero in «concorrenza»?
- il battesimo che hanno ricevuto i samaritani è quello di
Giovanni il battista, come ci viene anche detto in Atti 19,2ss?
- il modo in cui viene trasmesso il battesimo fa pensare
che siano esclusivamente gli
apostoli a determinare la discesa dello Spirito Santo, mentre in
altri episodi, come quello al capitolo seguente, è Filippo, un
diacono, a battezzare pienamente l’eunuco etiope.
VENERDÌ
La figura di Simon Mago
La figura di Simon Mago merita attenzione: egli richiede il
battesimo per specularne sui
vantaggi. Questo brano si inserisce nella scia delle contrapposizioni classiche tra fede e magia e
presenta quello che era l’ambiente in cui il «viaggio della fede
cristiana» nel mondo è cominciato. Gli scrittori cristiani delle
generazioni successive hanno visto nella figura di Simon Mago il
precursore'del primo grande «avversario» del cristianesimo; la
gnosi. Eusebio di Cesarea, storico della chiesa dei primi secoli,
scrive di lui: «Simone fu così celebrato nel suo tempo che egli
aveva acquisito, tramite i suoi
Nella foto; affreschi delle catacombe di San Cailisto, Roma
Note
La sommossa di
(Atti 19,23-41) avvi!
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Il libro di Atti è denso di teologia vissuta. Spesso è una teologia spiegata da discorsi
una teologia «in cammino» perché i viaggi prendono molta parte dell'opera
trucchi, una tale influenza su
quelli che erano plagiati da lui,
da far loro pensare di essere il
grande potere di Dio... E ciò che
è sorprendente è che lo stesso
awiene tuttora per quello che seguono la sua eresia più impura».
Simon Mago non è più menzionato nel Nuovo Testamento, ma
la sua figura è stata caricata di
numerosi aspetti leggendari a
partire dal II sec., quando Ireneo
di Lione scrive; «Tutti coloro che
corrompono la verità in qualche
maniera e feriscono l’insegnamento della chiesa sono discepoli e successori di Simon Mago
di Samaria...». Giustino Martire
sostiene che Simone giunse a
Roma durante il regno di Claudio
ed ebbe un tale successo che gli
venne eretta una statua sull’isola
tiberina con l’iscrizione «Simone
il Santo di Dio» (in realtà la statua era dedicata a una divinità
sabina e riportava l'iscrizione
«Semo» e non «Simo»).
Un altro scrittore cristiano,
Ippolito di Roma, tratta nel dettaglio la dottrina di Simone e
sostiene che venne cacciato da
Roma da Pietro e Paolo: tornato
nella sua città natale, per dimostrare la sua divinità si sarebbe
fatto seppellire in una buca, dopo aver profetizzato la sua resurrezione dopo tre giorni, ma
ne sarebbe morto. Queste leggende sono interessanti perché
mostrano come le preoccupazioni dei cristiani si fossero spostate: nella prima fase riguardavano il falso messia (Simon Mago «Santo di Dio»); nella seconda fase, invece, vivono con più
preoccupazione l’eresia. Da Atti
non si capisce fino a che punto
il riferimento a un personaggio
di tale importanza per il cristianesimo successivo sia un anacronismo (cioè se a lui è attribuita una posizione teologica in
realtà posteriore) ovvero se sia
la testimonianza indiretta dell’esistenza di un altro cristianesimo, eretico già nei primi decenni del I sec.: rimane il fatto
che un testo gnostico molto antico, il Vangelo di Tommaso,
quasi contemporaneo agli Evangeli canonici, contiene dei
detti che vennero attribuiti anche a Simon Mago.
(Seconda di una serie
di quattro meditazioni)
tempio dedicato ad
mide che era consi*
una delle sette meravà
del mondo. La deaA^
mide, secondo una
genda, nacque prii
Apollo nello stesso pan
e aiutò la madre a mette
lo al mondo; avendoi/is
le sofferenze della
nel partorire, Artemi
decise di fare votodi^
stità e divenne prptefl
dei parti; spesso in,}|
onore erano innal?|
edicole lungo le strai
ai crocicchi, detti trivi:
Roma Artemide v;
chiamata Diana. Lasiii
statua, che si pensavai
se scesa dal cielo, erap
sta nel santuario e a»»
la parte inferiore
in fasce ed era di
lindrica, la parte supaip
aveva numerosi e fitti|
ni, simboli di feconditlÌi
Il discorso di Demi
mette in discussione lal(
gittimìtà della predìcaiis
ne cristiana facendo'lan
sul benessere materiali
degli artigiani e della pi
polazione efesina e sul
spetto per l'autorità e
prestigio della dea
condo discorso del,cane
liere riporta la calmato)
folla ricordando la tri
zinnale tolleranza reli^
sa e ragionevolezzadd
province imperiali, mai
che la fermezza con
questi mantenevano h
dine pubblico. Da
due discorsi possiamo«dere che uno deglialf
menti della mlssionattistiana era quello dellaji
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presente nell'Antico Teitt
mento come in Is 41,
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agli ebrei e Alessandro#
ne definito «ebreo»?l
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paolina: egli afferma®
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facinorosi e non i mi^
nari. Questi toni con»;
mano una delle linea
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cui le autorità costi!
sono state tradizionali
te neutrali rispettoa
predicazione cristiana
che i cristiani stessi si 5
davano bene dal disto
re la quiete pubblica.
Il punto -fondamen
di questo episodio e i
sto della fede, le sue
sequenze sulla vita e ,
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Paolo fa capire a Dernii^
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PAC. 3 RIFORMA
30 ACOSTO 2002
CUMENE
^ Intervista a José Miguez Bonino sulla teologia della liberazione latinoamericana
Ú Una teologia attenta ai bisogni della gente
A\/V/Ìa_A . 1
¡injo trüscendente è anche un Dio che si incarna. La trascendenza di Dio non e la lontananza
® Dio bensì è la sua capacità di farsi egli stesso uomo per condividere la vita umana»
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untata dell’intervista al proCorJosé Miguez Bonino.
teologia della liberazio^laünoamericana.
CIANNA URIZIO__________
Una teologia vincolata
al messaggio cristiano
Secondo lei, qual è il cuoil centro della teologia dell^liberazione?
«Si tratta di una teologia
che cerca di essere fedele alla
fede cristiana, vale a dire che
sia vincolata al messaggio
cristiano. Una teologia che risponda anche alla vita della
ssso pJ comunità cristiana, vale a di2 a mtìsi re una teologia che viva con
'endoil la chiesa, e che si ponga in
ella relazione con gli eventi che
Artemi vive la gente in un momento
<11« preciso. E se le circostanze in
protetìi Rivive la gente sono di op'"li pressione a vari livelli: oppressione politica, culturale,
di pericolo per la vita delle
persone, soprattutto negli
Mi più poveri della società.
E se questa è la problematica
fondamentale, la domanda di
fondo è: come si può rispondere a questi bisogni a partire
dalla riflessione cristiana e
dalla vita cristiana. Per questo la teologia della liberazione non è una cosa che finisce
una volta che viene scritta,
ma deve sempre rispondete.alle situazioni e ai problemi che emergono. Vale a dire
che imo ha una teologia
quando ha una situazione
umana, quando ha una comunità cristiana e quando ci
sono persone che chiedono
di pensare organicamente ciò
che significa essere una comunità cristiana in questa situazione. Ad esempio, negli
Anni 60, il tema era quello
della dipendenza e del fallimento del processo di sviluppo. Ma 10 0 15 anni più tardi,
tra gli Anni 75 e 90, il problema principale della gente
amno i governi militari e i
diritti umani, o anche solo
semplicemente la difesa della
ùtain un periodo in cui l’oppressione si trasformava automaticamente in persecuzione. La teologia della libe
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razione deve quindi rispon
ocre a questi problemi. E daAnni 90 a oggi abbiamo altre priorità: come può la gente vivere la globalizzazione
Il prof. José Miguez Bonino
economica e le conseguenze
di questa globalizzazione sulla vita della gente?».
Un Dio che si incarna
- Un'altra domanda: normalmente uno pensa che la
teologia sia una scienza che si
occupa della trascendenza,
della metafisica, di qualcosa
che non possiamo toccare, invece lei mi parla di una teologia del contesto, come può
questa teologia legare una riflessione metafisica di Dio
con la pratica della gente?
«Credo che per questa domanda possiamo chiedere
aiuto a Barth. Fu lui che insistette molto sulla trascendenza nel senso che Dio è il
“totalmente altro”; tuttavia
Barth ha anche insistito sul
fatto che il Dio trascendente
è un Dio che si incarna, che
chiede di vivere nell’essere
umano. Così che la trascendenza di Dio non è la lontananza di Dio, bensì è la capacità di Dio di farsi egli stesso
uomo per condividere la vita
umana. Pertanto, quanto più
riconosciamo la sovranità di
Dio, la trascendenza di Dio,
tanto più dobbiamo occuparci di quello che ciò significa nella vita umana. E credo che questo sia il centro, il
cuore di quello che è stata
chiamata “teologia della liberazione”: una teologia cioè
attenta a quello di cui ha bisogno la gente oggi. E se uno
riflette un attimo, può verificare che è quello che succede nella Bibbia. Nella Bibbia,
il Dio trascendente si occupa
della vita della gente, delle
sue malattie, dei suoi proble
mi, dell’eccesso di potere,
dell’oppressione. Di tutto
questo parla la Bibbia. È il
Dio trascendente che entra e
che chiede di essere uomo e
vive come un essere umano».
Il contributo protestante
- La teologia della liberazione in Europa è conosciuta
soprattutto come una teologia
cattolicd; in questo contesto,
quale contributo hanno potuto portare i teologi protestanti
a questa teologia?
«lo credo che in realtà, in
quella che è stata chiamata
teologia della liberazione, vale a dire questo processo tra
gli Anni 60 e oggi, c’è stata
una relazione molto stretta
tra i teologi cattolici e protestanti. Di fatto noi ci riunivamo spesso, sia in primavera
che in estate, per pensare e
discutere insieme. Io direi
che c’è una certa dimensione
nella tradizione protestante,
che è importante. Può sembrare strano, però la teologia cattolica tende ad essere
troppo ottimista, vale a dire
ad avere una visione troppo
ottimista dell’essere umano.
E credo che il protestantesimo invece dice: “Ricordiamoci che noi esseri umani
siamo giusti e peccatori nello
stesso tempo, così che noi
non abbiamo una lotta tra la
perfezione e il male assoluto;
gli esseri umani, siano essi
teologi 0 semplici cristiani,
sono giusti e peccatori nello
stesso modo”. E quindi un
ottimismo esagerato, la convinzione che con questa teologia andiamo a cambiare il
mondo per realizzare doma
ni il regno di Dio è illusoria.
Credo che il protestantesimo
aiuti ad avere una certa attenzione, una certa prudenza, che ci rende coscienti che
quello che stiamo facendo è
temporaneo, imperfetto, e
che il massimo che possiamo
fare è indicare il nuovo, senza poterlo raggiungere».
La situazione odierna
- A questo proposito, l'ottimismo di molta teologia della
liberazione è legato, oltre che
a un’antropologia cattolica
anche ad un'epoca di ottimismo: la rivoluzione sembrava
possibile, vicina, oggi si vive
un periodo molto più difficile.
«Esattamente».
- Come si sviluppa oggi
questa teologia rispetto a una
povertà crescente e una so
cietà che non ha potuto assi
curare praticamente alcuna
giustizia sociale?
«Questo è proprio il problema che stiamo affrontando di questi tempi. Credo che
ci siano due cose importanti,
anzitutto la condizione della
gente. L’operaio di oggi non è
l’operaio degli Anni 60 che
sentiva la forza che aveva per
realizzare un cambiamento;
oggi si tratta del disoccupato,
non è più l’operaio».
-L’escluso...
«Esattamente. Che perde il
suo lavoro, che si trova nella
condizione di non essere in
grado di mantenere se stesso
e la sua famiglia. E questo
non solo da ora. La classe
operaia, e sempre di più la
classe media. Settori della
classe media che all’improvviso si accorgono che non sono più in grado di vivere come pensavano che si potesse
vivere. Credo che allora la
teologia abbia il compito di
aiutare a vivere in questa situazione, vale a dire una teologia di “consolazione”, non
nel senso negativo che ti devi
accontentare».
- Ma di accompagnamento?
«Sì, che accompagni e che
comprenda che se la situa
zione è questa, c’è ugual
mente bisogno di dare una
testimonianza. Direi quindi
che oggi c’è bisogno di una
teologia pastorale che io ritengo estremamente importante in questo contesto di
difficoltà, di nuove povertà,
di povertà tragiche».
(2 - continua)
DAL MONDO CRISTIANO
Il segretario del Cec di ritorno dal Sudan
«Un inferno in terra» il campo profughi
GINEVRA — «Un inferno in terra»; così Konrad Raiser, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec),
ha definito il campo profughi di Dar-es-Salaam in Sudan, dove sopravvivono in condizioni precarie circa 250.000 profughi, vittime della guerra civile che da 18 anni insanguina il
paese. Al Consiglio nazionale delle chiese sudanesi, che Raiser ha incontrato nel corso di una visita pastorale, il pastore
ha assicurato che il Cec farà ogni sforzo per «riportare il soffio della speranza tra chi soffre senza colpe». (nev/bt)
¡Stati Uniti; uno studio della Fondazione Pew
In forte crescita gli ispano-americani
nelle chiese protestanti Usa
NEW YORK — Sorprende il risultato di uno studio realizzato negli Stati Uniti dalla Fondazione Pew (tre anni di lavoro,
1,3 milioni di dollari di costi). Secondo la ricerca, dopo tre
generazioni la percentuale di fedeli ispano-americani nelle
chiese protestanti americane è salito dal 18% al 32%, mentre
nello stesso periodo la Chiesa cattolica ha registrato un calo
dal 74% al 59%. Sempre secondo lo studio Pew, il 56% dei
protestanti è favorevole all’ordinazione pastorale delle donne, contro il 49% dei cattolici che è contrario. (nev/ns)
Panama; interessante iniziativa ecumenica
Costituito l'Istituto ecumenico
per la società e lo sviluppo
PANAMA — Una interessante iniziativa ecumenica si sta
sviluppando a Panama, dove è stato formalmente costituito
l’«Istituto ecumenico per la società e lo sviluppo» (lesde),
con la finalità di promuovere studi e ricerche sul dialogo
ecumenico e le sue ricadute nel campo dello sviluppo sociale ed economico. Lo lesde (di cui fanno parte le chiese episcopali dei Caraibi, la Chiesa metodista di Panama, ortodossi, battisti e la Chiesa cattolica) ha scelto come suo primo
presidente il pastore metodista Lesley Anderson. (nev/ns)
I Una richiesta del pastore battista David Coffey
Gran Bretagna: incentivare
la riconversione delle fabbriche di armi
LONDRA — Bisogna creare un fondo nazionale per iitcentivare la riconversione delle fabbriche di armamenti militari
a una produzione di utilità sociale. È la richiesta avanzata al
governo britannico dal pastore David Coffey, segretario generale dell’Unione battista della Gran Bretagna. David Coffey è uno degli esponenti religiosi alla guida di una campagna nazionale contro il commercio delle armi. (nev/bt)
¡Associazione per la libertà religiosa
A Manila il 5° Congresso dell'lrla
MANILA — La capitale delle Filippine ha ospitato a metà
giugno il congresso mondiale dell’Associazione internazionale per la libertà religiosa (Irla) che ha riunito circa 300
esperti di 33 ntizioni per elaborare nuovi mezzi per promuovere la tolleranza e la libertà di fede. Un documento reso
pubblico al termine dell’incontro individua in alcuni paesi
(Corea, Sudan, India, Cina, Turkmenistan) le nazioni dove
più alte- sono le violazioni del diritto alla libertà di religione e
riafferma «la volontà e l’impegno dell’Associazione per trovare soluzioni a queste difficili situazioni». L Irla (fondata nel
1893 da responsabili della Chiesa awentista) è oggi un’organizzazione mondiale non denominazionale che collabora
con la Commissione per i diritti umani dell’Onu. (nev/adn)
L'arcivescovo del Galles è stato nominato il 23 luglio scorso dal primo ministro Tony Blair, a nome della regina Elisabetta
Rowan Williams subentra a George Carey e diventa il 104® arcivescovo di Canterbury
/^opo l’annuncio della sua
°niina ad arcivescovo di
®P®''bury, il 23 luglio scor’ •'Owan Williams, 52 anni,
1p« u ^^^“vescovo del Gal’ ùa dichiarato: «Un’im«nsa fiducia è stata posta
mani, e non posso
„ affrontarla con un certo
j ' timore e anche di
“°ine per esserne stato
T , ”t>sciuto degno». Il Daily
ta^taph descrive Rowan
>atns come «un sant’uoson’a"'u ^t'udito, una per® Stiarda i segni dei
cotrin* saggezza e la
atada questo mondo».
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rale Keith Clements si è rallegrato per la nomina. «Come
so personalmente, Rowan
Williams ha la qualità rara di
conciliare la spiritualità, il rigore intellettuale e l’impegno
ecumenico. Alcuni anni fa egli
ha descritto l’ecumenismo
come una passione condivisa
della nostra concezione di
Dio. Ora, in questo momento,
è di questa visione semplice,
ma profonda, che abbiamo
bisogno per rianimare il movimento ecumenico».
Un liberale
Rowan Williams appartiene all’ala liberale dell’anglicanesimo e la sua nomina è
stata accolta con favore dalle
associazioni di donne e dai
gruppi di omosessuali all’interno della Chiesa d’Inghilterra. La nomina di donne
vescovo e l’ammissione di
omosessuali al ministero sono i due maggiori temi di divisione che la Chiesa dovrà
affrontare. La posizione liberale di Williams rispetto al
l’omosessualità sarà probabilmente un motivo di irritazione per molti anglicani in
Africa e in Asia. Tuttavia le
province anglicane sono autonome, e anche se l’arcivescovo di Canterbury esercita
l’autorità morale, non ha il
potere di imporre le proprie
vedute alle province.
Secondo Christina Reese,
presidente di Watch (Le donne e la Chiesa), Rowan Williams «consacrerà le prime
donne vescovo». Ai suoi occhi, il sentimento prevalente nelle parrocchie della
Chiesa d’Inghilterra è già a
favore della nomina di donne
vescovo. Per Geoffrey Kirk invece, segretario nazionale del
gruppo tradizionalista anglicano «Forward in Faith», «è
una strategia ad alto rischio
di avere scelto qualcuno così
strettamente associato alle
questioni delle donne vescovo e dell’omosessualità». Il
past. Konrad Raiser, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec),
ha reso omaggio alla «sua visione teologica, al suo impegno ecumenico e alla sua
sensibilità pastorale».
Rowan Williams ha lasciato intendere che potrebbe
esprimersi più liberamente
del suo predecessore, George
Carey. Nello scorso luglio
Williams ha sottoscritto una
dichiarazione sul giornale
cattolico romano The Tablet,
che definisce l’eventualità di
un nuovo attacco contro l’Iraq come un atto «immorale
e illegale». La dichiarazione
sottolinea con forza che «è
deplorevole che le nazioni
più potenti al mondo continuino a considerare la guerra
e la minaccia di guerra come
uno strumento accettabile di
politica estera».
Nato a Swansea, in una famiglia che parla il gallese,
Rowan Williams è diplomato
dell’Università di Cambridge, ed ha trascorso due anni
in un monastero anglicano,
la Comunità della Risurrezione, a Mirfield, nel Nord
dell’Inghilterra. È stato professore di teologia all’Università di Oxford dal 1986 al
1992. È diventato vescovo di
Monmouth nel 1992 e arcivescovo del Galles nel 2000.
Ha scritto diversi libri sulla
storia della teologia e la spiritualità e ha pubblicato raccolte di articoli e di predicazioni e numerose poesie.
Riflessioni
suini settembre
Sono state pubblicate anche le sue riflessioni sugli attentati terroristici dell’il settembre («Writing in thè Dust»). Il giorno degli attentati,
Williams si trovava a New
York, non lontano dal World
Trade Center. Rowan Williams diventa il 104“ arcivescovo di Canterbury, dopo
un complesso processo di selezione iniziato nel gennaio
scorso quando George Carey,
66 anni, annunciò che sarebbe andato in emeritazione il
31 ottobre. Fu istituita una
commissione di designazio
ne comprendente rappresentanti della diocesi di Canterbury e laici ed ecclesiastici
del Sinodo generale della
Chiesa d’Inghilterra. Siccome
la Chiesa d’Inghilterra è una
chiesa di stato, la scelta finale
è stata fatta dal governo, a
nome della regina Elisabetta.
Riunita in segreto, la commissione ha esaminato una
lista di diversi nomi e ha proposto due di loro al primo
ministro Blair. Il secondo nome non è stato rivelato.
In una lettera indirizzata a
Rowan Williams, Konrad Raiser scrive: «Le sue recenti riflessioni sugli avvenimenti
dell’il settembre e sulle loro
conseguenze hanno fatto
sentire la voce della ragione,
della chiarezza e della testimonianza cristiana in mezzo
alla confusione e alle tendenze alla disumanizzazione». La moglie di Rowan Williams, lane, è docente universitaria'. Hanno due figli,
Rhiannon, nata nel 1988, e
Pip, nato nel 1996. (eni)
4
PAG. 4 RIFORMA
A
Il teologo fa ¡I tupist
a
luoghi e le genti narrati da Giovanni Verga nel romanzo «I Malavoglia»
I pescatori di Aci Trezza
Che cosa è realmente cambiato nel paese dall'epoca in cui lo scrittore lo descrisse?
Il desiderio di seguire lo tradizione e l'incalzare dei mutamenti sociali L'impegno della fede
SALVATORE RAPISARDA
A pochi chilometri da Catania, percorrendo la costa
verso Taormina, ci si imbatte
in Aci Trezza. Qui, nelle sere
d’estate, i giovani catanesi
erano soliti andare a respirare
l’aria fresca di brezza marina
e a consumare gelati di ottima fattura. Per la verità, non
era soltanto la ricerca di aria
fresca che spingeva verso la
periferia: la sera si era come
costretti ad abbandonare il
centro storico, reso invivibile
da rapinatori e taglieggiatori.
Da alcuni anni la tendenza si
è invertita e il centro storico
catanese è diventato fruibile,
trasformato com’è, nelle sere
d’estate, in un immenso pub,
con orchestrine a ogni angolo
e fiumi di birra.
Aci Trezza, comunque, è
sempre là: offre uno spettacolo che riempie la mente di
mille pensieri. Se ci si affaccia
dalla ringhiera della piazzetta
principale, si vedono barche
di pescatori cullate placidamente dalle acque calme. Lì
ferve pure un piccolo cantiere
dove vengono costruite barche e pescherecci in legno;
niente metallo, niente vetroresina: soltanto legno, pecOi
vernice scintillante sotto i
raggi del sole. Le grandi barche di legno in costruzione
fanno pensare a Noè, che ne
costruì una che venne chiamata Arca: servì per porre in
salvo quel nucleo di umanità
e di esseri viventi necessario ,
per la continuazione della vita sulla terra. I pescherecci
costruiti ad Aci Trezza però
hanno una finalità più modesta, comunque utile a dar lavoro e pane ad alcune famiglie di artigiani e di pescatori.
Alla fine del XIX secolo, una
barca costruita qui venne
chiamata «Provvidenza»; a dispetto del bel nome (un antifrastico che incontreremo ancora), quella barca, così come
ci narra il Verga ne I Malavoglia, non riuscì a essere provvidenziale per i suoi proprie
tari: naufragò, trascinando in
fondo al mare la fortuna di
un’intera famiglia.
Guardando le barche ormeggiate e quelle in costruzione, le facciate delle case e
le viuzze del' paese, ci chiediamo se questo paese è
cambiato molto da quello,
pur immaginario della fine
del 1800, che fa da palcoscenico a I Malavoglia. Lì si evidenzia un conflitto tra il desiderio di rimanere ancorati alla tradizioni con la sua cultura patriarcale, e il desiderio di
nuovo, di progresso, di sperimentazione. Quell’Aci Trezza, come la «Provvidenza»,
sembrava squassato dai venti
e dalle onde del cambiamento, dell’evoluzione, del progresso. Il paese non era un ni
do di tenerezza e di pace:
l’usura, praticata da uno, detto «zio Crocifisso», crocifiggeva i poveracci bisognosi di
aiuto per superare le difficoltà
momentanee. Poi c’era Tamministrazione pubblica vorace, che imponeva tasse su tutto: c’erano i preconcetti della
gente, le maldicenze, il bisogno di emigrare e lasciarsi tutto alle spalle. Il progresso, si
sa, è inarrestabile, ma è sempre portatore di benessere? È
sempre governabile? Se è governabile, come lo si governa?
Oggi la globalizzazione ci
costringe a porci domande
che non sfigurerebbero ne /
Malavoglia. Per esempio, ci
chiediamo: sarà ancora il caso di costruire barche, piccole
e grandi, per dar vita a una
cantieristica e a una attività di
pesca a misura di piccola comunità? Fino a che punto ie
multinazionali della pesca, il
disinteresse o, peggio, le tassazioni dello stato, le tangenti
e il pizzo da pagare, la concorrenza sleale e il credito
tutt’altro che agevolato faciliteranno l’impresa locale? Fino a che punto, senza cedere
al tradizionalismo retrogrado,
si potrà governare il gigante
della globalizzazione?
Già, il gigante! Come non
pensare a Polifemo? Secondo
la mitologia, questa è la terra
di Polifemo. La sua dimora
era una enorme grotta sulle
falde dell’Etna che. da Aci
Trezza, si ammira volgendo lo
sguardo a nord-ovest. Il vulcano («la Montagna», come
■
r-,K ■
In questa e nelle altre immagini, alcune inquadrature dei film è
terra trema» che Luchino Visconti realizzò a partire dai «MaiW
giia» di Giovanni Verga nel 1948
affettuosamente si chiama
qui) con il suo perenne pennacchio di vapori e fumi, con
le sue colate laviche, minacciose e affascinanti a un tempo, apparve agli antichi come
la dimora appropriata per alcune divinità esperte nella lavorazione del ferro e delle armi. I ciclopi avevano la loro
fucina proprio qui, si servivano del fuoco dell’Etna per forgiare armi e persino i fulmini
di Giove. L’Etna, comunque,
non è soltanto fiamme e lava,
boati e fremiti, lapilli e tremori. È anche un paesaggio ricco
di vegetazione, di corsi d’acqua, di boschi e di frutteti.
Degrada dolcemente verso il
mare ed è un posto ideale per
l’agricoltura e la pastorizia.
Grazie a queste sue caratteristiche, gli antichi avevano popolato queste terre non soltanto di ciclopi.
Altre creatura mitologiche
abitavano il circondario. Tra
questi vi era Aci (da qui il nome del luogo?); era un pastore
e, secondo Ovidio, era figlio
di un dio (Fauno) e di una
ninfa (Simetide). Come in tutte le storie che si rispettano.
Ad era innamorato, i suoi occhi erano tutti per la ninfa
Galatea; la bella storia d’amore non ebbe un lieto fine, perché Polifemo voleva per sé
Galatea. Per liberarsi del suo
rivale, Polifemo uccise Ad, lasciando Galatea nel dolore; la
ninfa affranta trasformò il
corpo del suo amato in fiume
e rimane ancora ora a vegliarlo seduta sulla sua sponda.
Non pago della sua violenza,
sembra che il gigante abbia
voluto lasciare altre tracce di
sé: proprio in Aci Trezza, il
porticciolo è ferito (adornato?) da alcuni faraglioni, gli
enormi massi che Polifemo
avrebbe scagliato contro Ulisse e i suoi compagni. Stanno
lì, neri di lava, monumento
misterioso e affascinante alla
lotta impari tra le forze irrazionali e gli esseri umani, lotta che non sempre ci lascia
privi di dolore e di lutti (vedi
Aci e Galatea), ma che talvolta
è possibile vincere. Ulisse ci
ricorda che la vittoria può
giungere non cedendo alle
proposte della violenza, della
sopraffazione e della irrazionalità. Lottare contro queste
forze è titanico, dunque preludio certo al fallimenlo e alla
condanna. La vittoria, invece,
si persegue animati da ingegno, sapienza, ragionevolezza, visione, perseveranza,
speranza.
Mentre pensiamo a tutto
questo, ci coglie il pensiero
che forse da soli, nonostante
le migliori virtù, potremmo
non farcela; le insidie, lo scoraggiamento, la perdita di
orientamento possono deviarci, farci crollare, soccombere. Ulisse non sarebbe tor
nato a Itaca se Atena nont
avesse aiutato, perché
done gli era ostile,
dunque, dobbiamo peni
noi, delle nostre sfide,
nostre lotte, siano esse _
che o personali, materii
spirituali, contro carne e s»
gue o contro le potenze spi
mali? Ce la faremo con le»
stre forze, con le nostre soli
forze? Non abbiamoaflpk
noi bisogno di Dio, d
aiuto e, come diceva Zi
deila sua provvidenza? Sei»chiamo l’aiuto di Dio, st
forse cadendo in una spetìi
di mitologia, in un moni
passato, con divinità a fav»
e divinità contrarie?
Più sopra ci siamo imbatt
ti in un nome, anzi in un
mignolo: «crocifisso»,«i
però nella croce di Cristtì'®
periamo lo scandalo deli
mignolo e della pazzi^
usciamo dalla mitologia^
entrare nella storia: lì la
senza di Dio non è solt
immaginata o sperata,!
reale, si tocca con mano,
là della teologia della crocei
luterana impostazioneiali
là del concetto di nasco#
mento di Dio, non dimeit
cheremo quel che Giov^
scrive, annunciando Cri#
«Quel che era dal prind#
quel che abbiamo udito, P
che abbiamo visto conine
stri occhi, quei che
contemplato e che le
mani hanno toccato d<
rola della vita (la vita èstP
manifestata e noi Tabbi#
vista e ne rendiamo testi#'
nianza, e vi annunziamo »®'
ta eterna che era presso il
dre e che ci fu manifesti
quel che abbiamo visto e
to, noi lo annunziamo ani»
siate®
a voi, perché voi pure
comunione con noi; e
stra comunione è con il
e con il Figlio suo,
sto. Queste cose vi scrivi™
perché la nostra
completa (1 Giovanni lU'. ,
È proprio neU'ascolW
messaggio di Cristo cn.
nostra gioia diventa
ta, che la nostra malavoi
trasforma in impegno^ ^
e costruttivo, che la b ^
disperazione diventasi
za certa, perché
denza di Dio si è mamt®
in Cristo. Ora non siamo perché Dio, in Cristo, „
incontrati. Non aibb® , '
perché Cristo è per
centro in cui, conte rau^^
una ruota, siamo 4”*“ joit
uniti a
telli e sorelle, nomini ®
ne credenti, che nel
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lato cristiano si muov®
creare quella femi^i
diale che vuole abbaù
ogni barriera
quella unità per cut
«non c’è né Giudeo n
non c’è né schiavo n ,
non c’è né maschio
mina» (Galati 3,28).
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PAG. 5 RIFORMA
Un libro dello storico Enzo Traverso indaga scientificannente il fenomeno
Genealogia del totalitarismo
iln'ideologia che germino in Italia dopo la primo guerra mondiale e si diffonde
in tutto il continente europeo. I fascismi, il nazismo e il mondo comunista
: È Uno strumento aggiornato
La vicenda sanguinosa
della dittatura staliniana
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orofondità la cultura e la storia del Novecento, indica un
fatto (i regimi totalitari), un
concetto (lo stato totalitario) e
una teoria (modello di domiuiodefinito). È stato oggetto
rii un dibattito svoltosi «quasi
del tutto in lingua inglese, rivelando così il suo carattere
essenzialmente occidentale»
e «dal punto di vista della storiaintellettuale, l’idea di totalitarismo ha fatto il suo cammino soprattutto in seno alla
cultura politica dell’esilio».
L’idea di totalitarismo (neologismo che ha le proprie origini in Italia) nasce all’interno
del contesto storico successivo alla prima guerra mondiale, definita da Ludendorff come «guerra totale». «La guerra
totale inaugurava l’era dei
massacri tecnologici e svelava
l'orrore della morte anonima
di massa. La grande guerra fu
aH'origine del primo genocidio del XX secolo, quello degli
armeni, e annunciò i massacri
delsecondo conflitto mondiale. Auschwitz sarebbe difficilmente concepibile senza il
timdente storico di questo
macello pianificato su scala
continentale».
Il concetto di totalitarismo,
dunque, prende sviluppo in
un contesto bellico (anche di
«guerra fredda») e vede il fascismo mussoliniano, il nazionalsocialismo hitleriano e
lo stalinismo russo. Tutte e
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Tedesco-orientali in fuga da Berlino
tre queste sue forme storiche
rappresentano la negazione
dello stato di diritto e l’antitesi del liberalismo, annientano la categoria del politico
quale luogo di confronto e di
pluralismo, eliminano i confini tra stato e società perché
«il terrore totalitario ignora e
calpesta il diritto, ma presuppone il monopolio statale
della forza». I totalitarismi fascisti necessitano delle masse, che scompaiono e vengono annullate nello stato totalitario, in un corpo collettivo
(popolo, nazione, razza), e si
pongono in antitesi all’Illuminismo. Lo stalinismo, invece, considera la massa un
soggetto politico e comprende se stesso quale erede della
Rivoluzione francese.
Esuli e antifascisti, da Parigi a New York, a partire dal
1933, «punto di svolta nella
storia intellettuale del totalitarismo», lo combattono rendendolo così da quel momento inseparabile dalla sua antitesi (l’antitotalitarismo). Sono
i maggiori nomi tra filosofi,
teologi, religiosi, intellettuali:
da Herbert Marcuse (il totalitarismo come una nuova ver
Est prima della caduta del Muro
sione di uno sviluppo capitalistico a uno stadio più avanzato) a Hannah Arendt (la novità del totalitarismo sta nei
campi di concentramento),
da Paul Tillich (il nazismo come stato totalitario ed espressione di paganesimo) a Luigi
Sturzo (le origini del totalitarismo stanno in una «ragion
di stato» risalente all’età della
Riforma con Machiavelli e
Lutero) a Manès Sperber (il
totalitarismo come «ornamento intellettuale» della tirannide moderna).
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, nel 1939,
l’idea di totalitarismo diventa
«una parola chiave del vocabolario politico il cui uso era
condiviso allo stesso tempo
dai liberali, dagli antifascisti
cristiani, da una minoranza
di marxisti e da qualche ex'
comunista in rivolta contro
lo stalinismo». Mentre nel
corso degli Anni Trenta e
Quaranta era ormai diventato patrimonio della cultura
antifascista, pur non occupando una posizione centrale e mostrando (con rare eccezioni) una qual certa benevolenza e acriticità nei con
fronti dell’Unione Sovietica.
Nel periodo della guerra
fredda il dibattito sul totalitarismo divenne particolarmente vivace (convegni internazionali e ricca pubblicistica) e «l’antitotalitarismo
era diventato la bandiera di
numerosi intellettuali, passati ormai armi e bagagli alTanticomunismo militante (fra
gli altri, Ignazio Silone)». Nascerà, per esempio, il «Congresso per la libertà della cultura», finanziato dalla Fondazione Ford e dalla Cia, che attraverso riviste di stampo
conservatore diffuse le teorie
del totalitarismo. In seguito
invece, negli Anni Sessanta, il
termine totalitarismo comincia a scomparire perché considerato «un residuato ideologico della guerra fredda».
Negli Anni Settanta e Ottanta, scomparso in quei paesi
nei quali era concetto dominante (Usa e Germania occidentale), il totalitarismo fa la
sua apparizione in Francia
grazie alla traduzione di Arcipelago Gulag di Solzenicyn e,
dopo il 1989 (caduta del muro
di Berlino e riunificazione tedesca, crollo dell’Unione Sovietica e smantellamento del
Patto di Varsavia), rientra al
centro del dibattito. «Il totalitarismo è diventato una chiave di lettura del Novecento e
uno strumento di legittimazione delTOccidente vincitore», afferma l’autore, che sottopone al lettore una riflessione tra le tante; «Riprendere il
filo di una critica del totalitarismo significa conservare
una difesa dello spirito, come
una barriera di fronte al baratro, come la ringhiera di una
finestra aperta su un paesaggio devastato», perché «il totalitarismo ci obbliga a ripensare la storia e la politica».
(*) Enzo Traverso: Il totalitarismo. Milano, Bruno Mondadori,
2002, pp. 194, euro 11,90.
Un saggio del biblista cattolico Antonino Minissale
l'origine dell'universo e deH'uomo
__SAIVAT0RE RAPISARDA
I primi capitoli della Bibbia.
ri sa, costituiscono un test
per ogni lettore della Scritturi. Il primo scoglio che bisogna superare è quello di ben
comprendere che tipo di inonnazioni riceviamo. Alla luce delle moderne teorie sulwigine dell’universo, c’è ancora posto per i racconti bibli'•.Quel che leggiamo è storia,
fio, favola? Abbiamo a che
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scoglio consiste nel
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Sciardato da diverse an
golature, con gli strumenti
della critica letteraria, storica
e critica teologica. Viene gettato anche uno sguardo, non
tanto superficiale, sul panorama limitrofo, cioè sui diversi miti mesopotamici, tra cui
quelli di Gilgamesh ed Enuma Elish, che servono per
collocare il testo biblico nel
suo ambiente naturale.
L’opera di Minissale è sicuramente preziosa per la sua
chiarezza espositiva e per la
perizia con cui maneggia termini quali «doppio racconto»,
«contraddizioni», «mito». Egli
scrive: «...il mito viene sì demitizzato, ma non viene abbandonato il linguaggio mitologico...». Se di mito, o di linguaggio simbolico si tratta,
continua con altre parole il
nostro autore, allora méttiamo da parte l’idea di avere a
che fare con un testo che ci
«narra» qualcosa di avvenuto,
di storico (direzione discendente) e percorriamo il sentiero inverso (ascendente).
Sono i fatti naturali (degrado,
morte, inondazioni), o liturgici (sabato, alleanza) che costituiscono il punto di partenza
per la riflessione teologica.
Essi vengono, quindi, presentati in forma simbolica, attingendo alla cultura del ternpo,
e trattano di senso della vita e
di morte, di paure e di speranze. Coerentemente con
questa impostazione, l’autore
• fa un discorso nuovo a proposito del peccato originale. Dal
racconto di Adamo ed Èva
Studioso di temi della nascita del regime staliniano e
dei rapporti tra lo stato sovietico e la società rurale, lo storico Andrea Romano offre in
un agile volumetto* una ricostruzione dello stalinismo
tanto accurata quanto problematica. Le vicende della
sanguinosa dittatura staliniana, «una tra le pagine più feroci» del Novecento, non può
essere ridotta a poche formule di facile consumo, a «fenomeno metastorico e trascendente», a slogan (banale al
pari di tutti gli slogan) per liquidare l’avversario politico
(spettacolo a cui si assiste
quasi quotidianamente nel
desolante panorama politico
nazionale). E ricostruirle risulta impresa storiografica alquanto complessa, «non solo
per la molteplicità degli elementi in campo, da cui non
può prescindere un’analisi
che tenti di essere rigorosa
ma anche e soprattutto per la
difficoltà di rappresentare lo
stalinismo nella sua storicità».
Lo stalinismo, «vicenda feroce per eccellenza», è una
sconvolgente pagina del secolo trascorso nata in un contesto segnato dalle vicende
politiche e culturali del bolscevismo al potere, che fin
dalle sue prime fasi andava
muovendosi in termini di improvvisazione. Ciò, nel suo
insieme, generò «l’ossessione
per la sicurezza e gli obiettm
di sviluppo economico che il
regime staliniano porrà alla
base delle sue politiche». E
Stalin riuscì, appunto, a tradurre il bolscevismo che si
era fatto stato in una ricostruzione di una società socialista tesa a un’autosufficienza sia economica sia militare. Poi, davanti alla seconda guerra mondiale lo stalinismo dovette fare i conti con il
proprio fallimento.
Andrea Romano ripercorre
le vicende delTUrss staliniana
partendo dallo sfondo storico
della Russia zarista prima e
bolscevica poi, per addentrarsi nella successiva guerra
civile, che vide il comunismo
di guerra e l’ascesa al potere
di Stalin, con l’instaurarsi di
una dittatura personale e del
Culto della personalità, con la
pratica di un terrore preventivo («il progetto di stabilizzazione terroristica ebbe esiti
largamente autodistruttivi,
traducendosi nell’indebolimento di molti gangli vitali
dello stato e dell’organizzazione economica sovietica») e
con ravviamento di una industrializzazione del paese
accelerata improntata alTimprowisazione del giorno dopo giorno («il meccanismo
della pianificazione si rivelò
tutt’altro che regolato dalla
pura razionalità»).
Terminato il secondo conflitto, «la normalizzazione postbellica dello stalinismo passò in larga parte attraverso i
settori della cultura e dell’ideologia, sui quali il regime
operò una spettacolare conversione dal patriottismo antifascista maturato nel corso
della seconda guerra mondiale a un nazionalismo imperiale e fondamentalmente xenofobo». Morto Stalin nel
1953, l’Unione Sovietica procedette a una destalinizzazione dai contorni ambigui (da
Kruchov con le sue denuncie
al XX Congresso del Partito
nel 1956 a Gorbaciov con la
sua perestrojka). E ora la Russia dei nostri giorni, guidata
da Vladimir Putin, è volta a
una «difficoltosa ricerca di
una nuova identità nazionale»
e «sta cercando di consolidare
le sue gracili basi di libertà e
di democrazia», (s.r.)
(•) Andrea Romano: Lo stalinismo. Milano, Bruno Mondadori,
2002, pp. 152, euro 10,50.
non si può ricavare un atto
iniziale che condizioni la storia successiva. Abbiamo infatti a che fare con un simbolo
(discorso ascendente), non
con un condizionamento (discorso discendente). Qui Minissale non sfugge a un con^
fronto con l’esegesi di Paolo
in Romani 5, 12-19. La sua
proposta cristologica è di sicuro interesse.
Mi sento di dire che il volume qui in esame costituisce
un utile strumento per uno
studio personale dei priini
undici capitoli della Bibbia
ma anche un buon manuale
per uno studio biblico comunitario. Esso, accompagnato
a una lettura attenta della
Bibbia, apre diversi ambiti di
riflessione, di domande, di
approfondimenti che toccano la cultura e la sensibilità
di ciascuno. L’autore dà delle
risposte per quanto riguarda
l’aspetto storico e letterario
della Bibbia, ma lascia ampio
spazio alla riflessione e alle
possibili risposte personali
sui temi che il testo solleva a
proposito, appunto, di «interrogativi esistenziali» quali il
rapporto con Dio, la presenza di Dio nella vita di ciascuno e nella storia, la responsabilità personale, lo sguardo
verso il futuro.
(*) Antonino Minissale: Alle
origini dell’universo e dell’uomo
(Genesi 1-11). Interrogativi esistenziali dell’antico Israele. Ci
nisello Balsamo, Ed. San Paolo,
2002, pp. 92, euro 5,00.
È uscito un utile «Cinquantapagine» della Claudiana
Conoscere il battesimo e la santa cena
CESARE MIUNESCHI
UN testo di cinquanta pagine sul battesimo e la
cena del Signore poteva risultare ermetico o banale, come
spesso avviene quando si volgarizzano temi teologici complessi e aperti alla discussione. Al contrario, quest’ultimo
di Fulvio Ferrarlo*, come i
precedenti sul Credo, su Dietrich Bonhoeffer e sui Comandamenti, sintetizza i risultati della ricerca biblica,
storica e teologica senza sacrificare la complessità delle
problematiche connesse.
Il battesimo e la cena del
Signore non mancano certo
di problemi aperti. Basta
pensare al complesso rapporto fra il battesimo dei credenti (che è la forma più coerente con le indicazioni del
Nuovo Testamento e può
aprire la strada a una chiesa
che mostra il proprio volto
più genuino nella società secolarizzata) e il pedobattismo
(storicamente più praticato e
tuttora maggioritario fra le
chiese cristiane) che ha portato al non trascurabile risultato ecumenico del riconoscimento reciproco del battesimo fra le chiese cristiane
che lo praticano.
La sintesi teologica è ancora più ardua (e forse meglio
riuscita nel testo) a proposito
della cena del Signore. In poche pagine l’autore espone la
complessità del suo significato, indica delle piste di rifles
sine teologica affinché nelle
chiese la complessa «memoria» non si riduca a uno sterile rito, e propone anche alcuni sviluppi che, se tradotti in
azioni concrete, ravviverebbero non poco il culto e la vita delle chiese. Penso per
esempio alla celebrazione
della Cena nella prospettiva
universale ed escatologica di
Luca 13, 29 (che si potrebbe
tradurre, fra l’altro, in una
apertura della Cena stessa ai
bambini e anche ai non credenti) e al carattere di convivialità della Cena, che ha già
in se stessa una potenziale
universalità (pp. 38-40).
Altro pregio del lavoro di
Ferrarlo è l’ampiezza della visione, che permette di presentare il battesimo e la Cena
non solo in rapporto alle
chiese evangeliche ma anche
alle chiese ortodosse e alla
chiesa cattolica, mostrando
di ognuna i limiti e le potenzialità. Risulta evidente lo
«scandalo ecumenico» per il
fatto che il «sacramento» della comunione e dell’unità costituisce, al contrario, il segno
più drammatico della divisione. Per superare questo scandalo, percepito però solo raramente come tale, l’autore
esprime un suo sogno che
forse si realizzerà e che fin da
ora può essere accolto come
provocazione salutare: la celebrazione della Cena «in
ogni culto domenicale, tenendo conto nella preghiera
(...) della tradizione anche di
altre chiese», affinché ognuna
viva non solo al suo interno i
momenti più alti della comunione con Cristo e con tutti
coloro che credono in lui.
La Cena dovrebbe avere il
carattere di un pasto fraterno
e festoso, che comprenda anche «dolce e frutta», da cui
«nessuno sia escluso», e che
costituisca una condmsione
della storia di Gesù «insieme
ai bambini e alle bambine
della comunità» e insieme
anche ai «non [ancora] credenti» che vedono Gesù solo
come «uomo buono»; ma anch’essi, come i credenti tante
volte stanchi e chiusi nella loro mediocrità, sono raggiunti
dalla gioia che viene «dalla
grazia di Dio manifestata in
Gesù Cristo» (p. 52s). Queste
riflessioni e proposte, unite
all’esame storico-critico del
concetto di sacramento (pp.
55-59), fanno di questo libretto un prezioso aiuto per
chiunque voglia riflettere sulla propria identità di fede
evangelica e cristiana.
(*) Fulvio Ferrario: Sacramenti? Battesimo e cena del Signore.
Torino, Claudiana, 2002, pp. 64,
euro 3,00.
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
euro 5,00
euro 10,00
euro 10,00
6
PAC. 6 RIFORMA
C'è una via d'uscita possibile per una serie di malattie tipiche del nostro tempo
Anoressia, bulimia... parliamone
Un male con il quale sembra di essere condannati a convivere: è importante invece
ascoltare il racconto e seguire i consigli di chi ha fatto l'esperienza e ne è uscito
lORENZA BORSARELLI
MI chiamo Lorenza e sono un architetto di 30
anni. Da due anni sono uscita dall’incubo della bulimia e
ora voglio raccontare qualcosa di me per gridare al mondo, ma soprattutto a chi ancora soffre di disturbi alimentari, che una via d’uscita
c’è, al contrario di quanto affermano in molti. 11 mio passato è: buio, disperazione, incomprensione. Mi sono ammalata conclamatamente a
20 anni, ma credo che il disturbo alimentare sia nato
con me. Un calvario le cui
tappe sono state le diete, i digiuni, l’iperattività, le abbuffate, le vomitate, i ricoveri, i
colloqui psichiatrici e... la
solitudine. Chiusa nel mio
mondo e imprigionata nell’
ossessione dell’amico-nemico cibo, rappresentavo un
pericolo in primis per me ma
anche per gli altri, in particolare per miei familiari, sfiniti
dagli esiti negativi di qualunque terapia intrapresa.
La Lorenza di allora era
uno scheletrino attraverso cui
passava a malapena la vita:
un fragile tronco senza linfa.
Ero una ragazza con forti potenzialità, come qualunque
altro essere che popola il nostro pianeta, disinnescate tutte dalla scarsa fiducia nelle
mie possibilità, dalla costante
paura di sbagliare e dall’incapacità di assumermi anche la
più piccola responsabilità. I
capelli lunghi e lisci perennemente sugli occhi, insieme ai
maglioni tipo Fogar al Polo
Nord, celavano il mio desiderio di essere parte del mondo,
di essere viva, voglia che solo
di recente, dopo la guarigione, ho scoperto.
Dopo tanti tentativi falliti
mi ero rassegnata: avrei convissuto in eterno con il mio
male, mi sarei lasciata morire in silenzio e senza recare
troppo disturbo. Un giorno il
mio fidanzato mi fece leggere un articolo su una rivista;
parlava di una ragazza che
era riuscita a farcela. All’articolo era associato un numero verde. Le parole di quella
ragazza continuavano a farmi eco nella mente ogni attimo della giornata, non riuscivo assolutamente a convincermi che fosse possibile
uscire da quell’incubo. Tenni
il numero per molti mesi in
un cantuccio nascosto del
mio portafoglio e un giorno
La testimonianza
di una ragazza bulimica
L’articolo che segue è tratto
dalla rubrica «storie vere» del
sito web: www.crisalide.ch. È
la testimonianza drammatica di una ragazza affetta da
bulimia.
«Ho 18 anni, e da un anno
che soffro di bulimia. Ho
sempre saputo dell’esistenza
di questa malattia. Però fino
a quando non ci caschi dentro non ti rendi verameiite
conto di che cosa sia veramente. Non si può capire la
gravità e la serietà del problema, nessuno può capire al di
fuori di chi vive o ha vissuto
questa esperienza. Anch’io
mi dicevo che con un minimo di volontà si può uscirne.
Ma non è così.
Fino a 2 anni fa non avevo
problemi di peso; sono alta
1,68 e pesavo 49 kg senza fare
diete o cose simili. Poi ho cominciato a prendere qualche
chilo, e ho subito iniziato a
preoccuparmi. Avevo sempre
disprezzato le persone grasse. E stato questo a fregarmi.
Questo continuare a pensare
al cibo; più ci pensavo e più
mi veniva voglia di mangiare.
Avevo sempre il cibo in mente, dal mattino appena aprivo gli occhi fino alla sera
quando li chiudevo di nuovo.
Sono ingrassata fino a 62 kg.
Poi una sera dopo essermi
ubriacata vomitai l’anima, e
mi venne come un’illuminazione. Avevo scoperto il modo per risolvere i miei problemi. Che ci voleva? Bastava
rigettare quello che ingerivo.
Così ho iniziato a vomitare,
senza voler ammettere a me
stessa di essere malata. Ho
iniziato ad accettare il fatto
di essere bulimica 2 mesi fa...
dopo 10 mesi di vomito alla
fine di ogni pasto.
I miei genitori sospettano,
ma credo abbiano troppa
paura per ammettere che la
loro bambina ha qualcosa
che non funziona in testa. Io
intanto sono sempre più tormentata dai dolori ai fianchi
e alla gola. Le mani mi sono
diventate gialle e la mia faccia assomiglia a quella di un
cadavere. Voglio resistere,
voglio essere forte, non voglio passare la vita a piangermi addosso, ma non do segni
di miglioramento. Non che
me ne stupisca; sono qui a
darmi un ultimatum mentale
dietro l’altro, ma intanto non
reagisco. Resto ferma cdme
nell’attesa della fatina magica che mi tirerà fuori dai
guai. Il bello è che me ne rendo conto, e ciò nonostante
sono incapace di muovermi.
E intanto l’incubo continua; le braccia e il resto del
corpo portano i segni della
mia rabbia. Quando non ce la
faccio più mi sfogo, tagliandomi, graffiandomi e tirandomi schiaffi. Il mio stomaco
sta impazzendo, sto giornate
intere senza toccare cibo e
giornate a mangiare l’inverosimile e a vomitare. Ora peso
56 kg, ma ancora non sono
soddisfatta. Mi sento una balena, vorrei solo scomparire.
Vorrei poter camminare per
strada senza sentirmi gli
sguardi di tutta la gente addosso, vorrei potermi rimettere in costume da bagno come facevo 5 anni fa, vorrei
non dover sopportare tutta la
gente che dopo avermi guardato le mie braccia mi chiede
se a casa ho un gatto o una tigre. Vorrei smetterla di passare per una ragazzina che
vuole sembrare interessante
0 che vuole attirare l’attenzione degli altri. Nessuno
può capire, nessuno fuorché
le altre anime malate. Chiedo
solo di scomparire».
ebbi finalmente il coraggio di
chiamare. Fu l’inizio della
mia guarigione: dopo un percorso rieducazionale molto
intenso, fui pronta per affrontare il mondo di petto,
con la normale vitalità che
caratterizza una sana ragazza di trent’anni.
La Lorenza di oggi è una
donna carica di energia, di
progetti, di proposte e di iniziativa. Oltre alla mia professione, collabore con l’associazione senza scopo di lucro Fomm Crisalide, e sono promotrice di un’iniziativa che per
me significa molto. Prima di
essere curata giurai che una
volta guarita avrei dedicato
parte del mio tempo per aiutare chi ancora soffre di disturbi alimentari. Il mio giuramento si è concretizzato
neir«Operazione antenne».
Ho chiesto aiuto e collaborazione ad altre ragazze che co
me me hanno vinto il loro
male, e no costituito un vero e
proprio esercito di «Antenne»
per ora presenti solo in alcune
regioni d’Italia, ma che presto
coprirà tutto il territorio nazionale. Le «Antenne» rispondono alle chiamate di aiuto
da parte di chi ancora sta soffrendo a causa del disturbo
alimentare, offrono comprensione, condivisione e propongono una cura adeguata.
L’opera di sensibilizzazio
ne si concretizza anche nell’organizzazione di conferen
ze e interventi nelle scuole di
tutta Italia: le «Antenne» fanno tutte capo a un numero
verde gratuito, attivo 24 ore
su 24. E proprio lo stesso numero che contattai io! Il mio
vuole essere un messaggio di
speranza. Credetemi quando
vi dico che una via d’uscita
c’è! Oggi, quando al telefono
ascolto per la prima volta la
voce spaventata e insicura di
una ragazza che chiede aiuto
mi commuovo, perché so che
è già una vittoria, anche se lei
non ne è consapevole, è la via
giusta per uscire dall’incubo.
Comporre il numero verde è
già il primo passo verso la
guarigione.
Il numero verde attivo 24 ore
su 24 di cui si parla nell’articolo
è: 800-546660. Per ulteriori testimonianze e informazioni
molti sono i siti web disponibili.
Ne segnaliamo uno coi collaborano sia Lorenza Borsarelli, sia
il prof. Waldo Bernasconi dal
cui libro abbiamo tratto i brani
pubblicati in questa pagina:
www.crisalide.ch
L'«alba del sintomo»
e il ruolo dei familiari
Esistono molte e discordanti
teorie interpretative dell'origine dei disturbi alimentari.
Il brano che segue è tratto dal
volume di Waldo Bernasconi
«Anoressia, bulimia, obesità
per iperfagia» edito dalla Italian University Press di Pavia
e rappresenta una sintesi della
teoria sulla genesi dei disturbi
alimentari secondo l’approccio neoreichiano. Bernasconi è
fondatore della Scuola internazionale neoreichiana e direttore scientifico del «Progetto
crisalide» che si occupa della
cura di persone affette da disturbi alimentari.
Tuffandoci nell’alba della
vita, osserviamo come nell’
immaginario di un bambino,
quindi nel suo istinto, sia
presente la figura della madre ideale. Una madre «prevista dalla natura», ossia nutriente e calda, accogliente e
protettrice. La madre ideale
lo aiuta a svilupparsi in modo
creativo, ad essere colmo di
fiducia e di autostima. Ma
l’armonia ad un tratto cessa,
qualche cosa si rompe: la
madre non risponde alle
aspettative del piccolo. È ansia! È intensa angoscia, è
«certezza» di essere stato abbandonato a cui segue smarrimento e profonda rabbia
verso quel punto di riferimento che ha tradito.
Al bambino non rimane che
fuggire; fugge da quell’insopportabile senso di solitudine,
si rifugia in quel mondo fasullo nel quale ricostruire l’armonia perduta, nel quale inventarsi una madre sempre
accogliente, calda e amorevole ma che, ahimè, ha un difetto: è partorita dall’intelletto.
All’osservatore esterno nulla
sembra cambiato, ma «dentro» tutto ora è diverso. Per un
certo tempo la sfiducia nel
mondo circostante e in se
stesso si accuccia in qualche
angolo del cervello. Il bambino, di regola, si propone come un pargoletto modello, i
suoi punti di riferimento sono
però immateriali ed eterei.
Primeggia nello studio, nell’arte, nella musica, nello
sport, nella danza. È bravo...
in tutto! Poi un giorno, fulmine a ciel sereno, l’angoscia repressa esplode. La mente
freddamente lucida. Vuole distruggere ogni cosa, compreso quel corpo che reclama carezze, abbracci e sessualità,
che anela «il materiale» e che
lo spinge verso il Tu.
Con l’onniscienza di chi ha
perso il contatto con il reale,
quel Sé respinge la fisicità,
regredisce, torna piccino,
perde di peso, di consistenza,
di corporeità. È attratto dall’immateriale oppure si gonfia fino a scoppiare per scaricare poi la tensione vomitando o ancora, continua a ingrassare per creare una difesa fatta di ciccia valida nei
confronti delle sue pretese di
affetto. Tutte le attenzioni da
parte dei genitori, mariti, fidanzati, non fanno altro che
alimentare e accrescere le difese connesse all’idiosincrasia fissata nei meandri della
psiche, che collega affetto ad
abbandono («Chi ha tradito
una volta...»). È per questo
che r«entrata» nel sistema
ammalato deve avvenire al di
fuori dall’affettività familiare.
Occorre fare leva sull’emozione (...). La comunicazione
deve collocarsi al di fuori del
concetto di bene o male e incentrarsi sulla percezione
fisiologica inequivocabile,
quelle provenienti dal corpo:
solo in tal modo lo sbarramento costituito dalla «paura
d’amore» sarà aggirato.
Criteri diagnostici
per l'anoressia nervosa
• Paura intensa di diventare grassi che non diminuisce col proni
dire della perdita di peso; ^ ^
• Disturbi dell'immagine corporea (dimorfismo): per esempio ¡Ito.
stenere di sentirsi grassi, anche se emaciati;
• Perdita di peso di almeno del 25% dal peso originale; oppuii»
sotto i 18 anni, la perdita di peso da quello originale e il pesod
si presuppone si debba acquistare secondo i grafici della ere;
possono essere sommati per raggiungere il 25%;
• Rifiuto di mantenere il peso corporeo al minimo peso non
per l'età e per la statura;
• Nessun disturbo organico conosciuto a cui si possa attribuì
perdita di peso; \
• Negazione della malattia e disinteresse per qualsiasi terapia;,
• Ritardo dello sviluppo psico-sessuale o, negli adulti, disinta
per la sessualità;
• Amenorrea;
• Esercizi fisici estenuanti e ipermotricità.
Indicatori individuali
• Attività sportiva o danza svolta con ossessività;
• Rendimento e scolastico o lavorativo eccellente;
• Sentimenti di inadeguatezza e di insicurezza;
• Dipendenza o totale rifiuto della figura materna;
• Pseudosicurezza, ostinazione, insofferenza ad accenni al cibori 1
• Abuso di diuretici e lassativi.
Decorso e complicanze
• Sintomi fisici riscontrabili: pallore cinereo, acidosi, cute secca, laiv
guo (capelli da neonato), ipotensione, bradicardia, ipotermia, rldu;.,
zione della motilità gastrica, alterazioni enzimatiche nel sangue*,!.;
• Il decorso può essere senza remissioni fino alla morte. Studiatamnesici indicano una mortalità media tra il 15 e il 21%;
Età di insorgenza
• Dalla prima alla tarda adolescenza, benché si possa situare traía
prepubertà ai 30 anni;
• Il disturbo si presenta prevalentemente nel sesso femminils
(95%). Una ragazza su 250 tra i 12 e i 18 anni (gruppo d'età ad altó
rischio) può presentare il disturbo.
Criteri diagnostici per la bulimia
• Episodi ricorrenti di eccessi nell'alimentazione (con consumo rapido di una grande quantità di cibo in un breve periodo di tempo);
•Assunzione di cibo ad alto contenuto calorico e facilmentelngeribile durante gli eccessi (abbuffate);
• Atteggiamento indifferente nel mangiare durante le abbuffate;,;
• Conclusione delle abbuffate per dolori addominali o interruzion(j
da parte di qualcuno o vomito autoindotto;
• Tentativi ripetuti di perdere peso tramite diete restrittive;
• Uso di anoressizzanti e/o diuretici e/o lassativi;
• Frequenti fluttuazioni di peso di grado superiore ai 5 kg college
te con l'alternanza di eccessi alimentari o digiuni;
Consapevolezza del fatto che l'alimentazione è abnorme,
n Parla
una nuo
«ine.
• Umore depresso e idee di autoaccusa (sensi di colpa) consegueKfi
agli eccessi alimentari.
Indicatori individuali
• Laddove la bulimia si presenta dissociata e non collegata all'anoressia, alcuni individui si presentano in una fascia di peso nortnafe
altri possono essere sottopeso, altri sovrappeso;
• Attività sportiva o danza svolta con ossessività;
• Tendenza a far uso di barbiturici, anfetamine, alcol;
Notevole apprensione relativa al corpo e all'aspetto in generale;
Mancanza di attrattiva sessuale;
Difficoltà familiari e relazionali;
Isolamento sociale. j
Decorso e complicanze
Il decorso è cronico e/o intermittente su un arco di molti anni;
Sintomi fisici riscontrabili: aritmia fino ad arresto cardiaco, lesioPh
esofagee, dei denti e della ghiandole salivari, riflussi gastroesofag®
e possibili formazioni di diverticoli esofagei, ulcere lineari suiPesofa;
go che possono perforare e condurre alla morte, aerofagia, stipi
ostinata, nocche e dita rovinate per aver provocato il vomito.
Età di insorgenza
I disturbo, di solito, esordisce in adolescenza o prima età adulta-■
Criteri diagnostici per l'obesità da iperfagia
• Aumento, almeno del 20%, del peso originale;
• Episodi ricorrenti di eccessi nell'alimentazione (con consumo rapido di una grande quantità di cibo in un breve tempo);
Atteggiamento indifferente nel mangiare durante l'eccesso;
Tentativi ripetuti di perdere peso tramite diete restrittive;
• Consapevolezza che le modalità di alimentazione sono abnormL
Umore depresso e idee di autoaccusa (sensi di colpa) consegua™
agli eccessi alimentari; .
• Umore apparentemente «solare», accompagnato, nel profond®»
da sensi di inadeguatezza e colpa.
Indicatori individuali
Difficoltà di concentrazione; j
Calo dell'interesse sessuale oppure atteggiamento ipersessuato
compensare il cibo non ingerito;
• Estrema dipendenza dall'ambiente sociale;
Insicurezza.
Decorso e complicanze
Diabete mellito non insulino dipendente;
Ipertensione arteriosa;
Aumento dei livelli circolanti di trigliceridi;
• Arteriosclerosi coronaria o cerebrale;
Disturbi respiratori più o meno gravi; j.
Malattie delle ossa e della articolazioni (artrosi, ernia del disco-'
• Insufficienza venosa negli arti inferiori;
Ridotta funzionalità del testicolo o delle ovaie;
Problemi ostetrici con ripercussioni negative sul neonato;
Calcoli della colecisti e delle vie biliari;
Il decorso può essere senza remissione; ¡¡\
La situazione clinica dipende dal grado di obesità e dal gì®
stress conseguente all'obesità.
Età di insorgenza
Nella pubertà fino ai 30 anni.
L'obeso/a per iperfagia è un bulimico/a che non vomita.
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— Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
I Un appello a cura del Servizio rifugiati e nnigranti della Federazione evangelica
In Italia in regola: è possibile
Nonostante una valutazione molto negativa sulla legge Bossi-Fini, bisogna attrezzarsi
pei rendere facilmente accessibili le pratiche per la regolarizzazione. Il ruolo delle chiese
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n Parlamento ha approvato
una nuova legge sull’immiLone, la cosiddetta Bossiini. La legge contiene mcilti
lati negativi e renderà molto
più precaria la situazione de
gli immigrati, tuttavia è anche prevista una regolarizzazione di alcune categorie di
Immigrati irregolarmente
presenti in Italia. La legge
probabilmente entrerà in vigore all’inizio di settembre e i
datori di lavoro avranno circa
60 giorni di tempo per chiedere la messa in regola della persona immigrata con la
quale esiste un rapporto di lavoro. Si tratta di un’occasione importante per molti lavoratori stranieri: per il momento solo colf e «badanti», ma
probabilmente la possibilità verrà allargata anche ad al
tri tipi di lavoro subordinato.
Il «Servizio rifugiati e migranti» della Fcei chiede a
tutte le comunità e tutte le
opere delle nostre chiese di
adoperarsi in ogni modo per
permettere che più persone
possibile possano usufruire
di questa opportunità. In
questo senso il Servizio propone le seguenti iniziative:
1) diffondere il più possibile l’informazione sulla regolarizzazione e soprattutto invitare tutti i datori di lavoro
che hanno alle loro dipendenze lavoratori stranieri irregolari ad usufruire di que
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suatoi
co
ado di
sta possibilità. Lo stesso vale
per gli immigrati che lavorano senza essere in regola col
permesso di residenza e/o di
lavoro. Se la comunità non è
in grado di dare informazioni
specifiche, potrà indicare le
associazioni e gli organismi
che sono attrezzati, in particolare i patronati, la Caritas,
in qualche città l’Arci o orga-nizzazioni specifiche che si
adoperano per la difesa dei
diritti degli immigrati.
2) La comunità potrebbe
attivare un servizio di volontariato per assistere gli immigrati e i datori di lavoro nella
compilazione delle domande
{i moduli si dovranno ritirare
presso gli uffici postali). In
questo caso consigliamo di
collegarsi con il Servizio rifugiati e migranti e di chiedere,
se non si riceve già, il materiale Srm (materiali-Inform.
Legge) via e-mail. Inoltre si
raccomanda anche in questo
caso di collegarsi con gli altri
organismi che si occupano
della questione. È probabile
che nelle varie città si organizzeranno piccoli corsi di
preparazione per svolgere
questo servizio. Il nostro Servizio rimane comunque a disposizione per tutte le informazioni di cui disporremo.
3) Le comunità potranno
adoperarsi affinché più immigrati possibili trovino datori di lavoro disposti a metterli in regola.
Le chiese evangeliche
per gli immigrati
Colf e badanti all'interno delle famiglie
1) Perla pratica di emersione del lavoro irregolare, della
fìnna di regolare contratto di
lavoro e della conseguente
consegna del permesso di
soggiorno, è il datore di tavolo che deve muoversi, non il
lavoratore;
- il tutto si svolgerà presso
uno dei 14.000 uffici postali
(quindi non si va da nessun'altra parte, né in prefet•urainém questura, né all’ufficio provinciale del lavoro);
-per iniziare la pratica si
fiovrà attendere fino ai primi
^1 settembre, quando entrerà
■[) Àgore la nuova legge sul'ùumigrazione.
2) Ai primi di settembre o
l™se già alla fine di agosto si
Pui) ritirare presso l’ufficio
pustale (e probabilmente anufic presso i sindacati, pàtrouatiecerte associazioni) il
Woche contiene tutto il necessario per la pratica, e cioè:
'ijrnodulo (o scheda a due
duciate) che il datore di lavo0 dovrà compilare dichia®do che è già in corso un
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glijj.P'e.“Assicurata», il tataai j°/'cnane come ricevustrjyj^^ei'e di lavoro, a dimodhiofiJ’? ileirawenuta spelettera.
diie mp di lavoro, entro
te (]p|, UAll’entrata in vigoottobrgj.^^Pie (ir* settembre
- compila il modulo a chiare lettere e in ogni sua parte;
- all’apposito sportello
dell’ufficio postale fa il versamento aU’Inps servendosi del
bollettino di conto corrente
contenuto nel plico;
- inserisce nella lettera la
ricevuta (o attestato) di questo versamento e il modulo
compilato (e, se si tratta di
badante, anche il certificato
medico sul familiare da assistere);
- quindi chiude la busta e
la consegna al medesimo
sportello postale assieme alla
cedola per rassicurata; l’impiegato della posta restituisce
il tagliando annesso alla cedola, il quale serve come ricevuta, a dimostrazione della
spedizione della lettera.
Per tutta questa pratica il
datore di lavoro dovrà versare allo sportello anche una
somma che sembra di circa
30 euro.
4) Il datore di lavoro consegna anche al lavoratore fotocopia del modulo compilato e
del tagliando, perché con
queste carte il lavoratore, anche se ancora privo di permesso di soggiorno, non avrà
problemi con la polizia fino a
conclusione della pratica.
Questo permesso di soggiorno, legato a un contratto per
lavoro subordinato, durerà
un anno ed è rinnovabile se
perdura il rapporto di lavoro.
La questura di Roma assicura
che, per il rinnovo, questo
rapporto di lavoro può essere
anche con altro datore di lavoro, non necessariamente
col precedente.
5) Una volta spedita la lettera, il datore di lavoro e il
lavoratore non devono fare
più nulla, ma soltanto attendere di essere convocati dalla prefettura presso lo Sportello unico 0 polifunzionale
(a Roma dovrebbero venire
aperti 12 sportelli nelle varie
parti della città, forse presso
gli uffici dell’Inps). Nella lettera di convocazione saranno indicati luogo, giorno e
orario dell’incontro.
Altre precisazioni
importanti
a) La mancanza degli allegati che, assieme al modulo,
dovrebbero essere inclusi
nella lettera (ricevuta del versamento all’Inps ed eventuale certificato medico sulla
persona da assistere) o la non
completa compilazione del
modulo blocca la domanda;
questa non verrà respinta o
archiviata, ma accantonata
per essere trattata tra le ultime. Di conseguenza la convocazione da parte della prefettura sarà differita e forse
per un tempo notevole. Però
quando si viene convocati si
è ancora in tempo per consegnare gli allegati mancanti o
per completare la compilazione del modulo.
b) Le impronte digitali non
vengono rilevate alla consegna del permesso di soggiorno ma dopo un anno, al momento del suo rinnovo.
c) Nel modulo c’è un’ultinia parte che è riservata al lavoratore e deve essere da lui
sottoscritta. Gli si chiede di
portare con sé, quando sarà
convocato dalla prefettura allo sportello polifunzionale: 4
fotografie, marca da bollo di
10,33 euro e l’originale del
passaporto o di altro documento valido per l’espatrio.
Quindi attenzione:
- chi non possiede passaporto valido o altro documento equivalente non può
regolarizzare il lavoro e il
soggiorno;
- chi avesse il passaporto
scaduto o che sta per scadere, si affretti a rinnovarlo;
- non si richiede di inserire
nella busta come allegato la
prova che si era in Italia negli
ultimi tre mesi prima dell’entrata in vigore della legge, ma
la questura può procedere a
una verifica controllando il
passaporto o con altri accertamenti; altrettanto si dica
per l’alloggio: il datore di lavoro non deve includere nella busta le prove che l’alloggio per il dipendente è assi
curàto, basta la sua dichiarazione; ma non è escluso che
possa scattare una verifica.
d) È previsto anche un contratto di lavoro part-time, comunque non inferiore a ore
25 settimanali; per raggiungere o superare questa soglia
minima di ore, possono accordarsi più datori di lavoro,
ma uno di loro dovrà fare da
capofila e svolgere la pratica
anche a nome degli altri.
e) Con la stessa procedura
e con gli stessi tempi delle colf
e badanti (quindi da settembre) sarà aperta la possibilità
di regolarizzazione anche per
altre categorie di lavoratori;
sembra però che il tempo utile per presentare la domanda
non siano due mesi, ma soltanto un mese e che il versamento del contributo all’Inps
sia notevolmente superiore.
f) La legge sull’immigrazione (art. 33, c. 8) avverte che
«chiunque presenta una falsa
dichiarazione di emersione,
al fine di eludere le disposizioni in materia di immigrazione, è punito con la reclusione da due a nove mesi» e
il datore di lavoro nel modulo che dovrà sottoscrivere si
dichiara «consapevole delle
sanzioni penali» previste.
Anche per questo dovrà fare
dichiarazioni obiettive. Tuttavia maggiore è il rischio cui
va incontro se assume o continua a mantenere alle sue
dipendenze un/una colf che
non sia in regola con i contributi, con il lavoro e con il
soggiorno. Si spera che le
amministrazioni statali e regionali vengano incontro al
notevole carico economico
di chi assume nel rispetto
della legge; d’altra parte il
servizio domestico, specialmente delle «badanti» fa risparmiare alle Regioni centinaia di milioni di euro.
Attenzione a non farsi ingannare da false agenzie o
falsi mediatori che si dichiarano disposti, dietro compenso, a fornire informazioni
o documenti mancanti.
(da: «Migranti-press» n. 31-35
Il Servizio rifugiati migranti
(Srm) della Federazione delle
chiese evangeliche ha svolto
negli ultimi mesi una piccola
indagine sul coinvolgimento
delle comunità evangeliche
federate nel lavoro con gli
immigrati. Questo lavoro è
stato svolto con pochissime
risorse, sia dal punto di vista
materiale che scientifico. Ciò
nonostante emergono informazioni utili per il lavoro del
Servizio e per le chiese membro di cui qui presentiamo
una sintesi.
Metodo di lavoro
Il Srm ha inviato a tutte le
comunità un questionario,
per la maggior parte via email. Solo circa l’8% ha risposto spontaneamente, riempiendo i moduli. In un secondo momento una volontaria
del Servizio volontario europeo ha intervistato telefonicamente il 30% delle realtà.
Un altro 20% circa è stato intervistato dai coordinatori di
zona del Servizio, dalla coordinatrice del Servizio o da altre persone disponibili. Per
alcune aree è stato particolarmente difficile ottenere
informazioni, in particolare
per le valli valdesi e tutto il
Sud. Si deve ritenere perciò
che tutte le cifre debbano essere corrette verso l’alto. In
alcune parti d’Italia (per
esempio nelle valli valdesi) si
nota una forma particolare di
immigrazione, cioè il ritorno
di persone («return migration»), i cui antenati erano
emigrati dall’Italia.
Il campione raggiunto effettivamente dall’indagine
supera il 50% del totale delle realtà sulle quali si è svolta
la raccolta dei dati. L’indagine comprende 4 settori: dati
anagrafici, iniziative di sensibilizzazione e di informazione sul fenomeno dell’immigrazione, interventi di diaconia a favore di stranieri, e infine «Essere chiesa insieme»,
cioè l’incidenza della presenza di stranieri evangelici sulle
nostre comunità. Mentre il
territorio è stato suddiviso in
tre zone: Nord, Centro e Sud.
Prime valutazioni
Sono stati spediti 306 questionari, in molti casi due
volte, di cui 147 al Nord, 66 al
Centro, 96 al Sud. Risultano
coinvolte in qualche modo
155 comunità, quelle cioè
che hanno risposto al questionario. Il campione sul
quale si è lavorato è abbastanza ampio. Si tratta del
57% delle comunità che appartengono ad una dèlie
chiese federate. Naturalmente ci saranno altre comunità
che ci lavorano ma che non
hanno risposto.
Per quanto riguarda gli interventi di sensibilizzazione
sulla questione immigrati (in
tutto 62, il 36% sul totale delle chiese che hanno risposto
al questionario), dai risultati
emerge che le comunità hanno scelto due tipi di iniziative, uno rivolto verso le comunità con studi biblici, sermoni, seminari per le chiese; un
altro con interventi verso la
società con tavole rotonde,
conferenze e seminari.
Gli interventi di diaconia riscontrati sono stati complessivamente 114 e rappresentano il 67% del totale delle iniziative delle comunità che
hanno risposto al questionario. Analizzando i risultati per
gii interventi di diaconia si
nota una certa diversificazione. La maggior parte di interventi sono aiuti economici,
ma anche questi sono diversificati: molti dichiarano di
fare interventi sporadici, non
strutturati specificamente per
immigrati ma inseriti nel normale lavoro di assistenza della comunità. D’altra parte ci
sono ormai varie comunità
che promuovono un lavoro
più organizzato in questo settore con una serie di interventi, tra cui anche assistenza
economica. Molte chiese distribuiscono vestiario, fanno
orientamento legale e sociale,
offrono servizi alloggiativi, organizzano corsi di lingua. Importante è anche che molte
comunità non lavorano in
modo isolato, ma cooperano
con altre realtà sociali.
Per quanto riguarda le situazioni definibili come Essere chiesa insieme è emerso
chiaramente che non si può
distinguere tra stranieri comunitari o provenienti da
paesi industrializzati (tedeschi, francesi, canadesi ecc.)
e stranieri da paesi extracomunitari e in via di sviluppo.
Le situazioni sono in totale
118, il 69% fra le comunità
che hanno risposto al questionario. Dunque più di due
terzi delle comunità sono ormai toccate dal fenomeno.
Varia il tipo di contatto: la
forma più spesso riportata è
che stranieri, sia comunitari
che extracomunitari, frequentano le comunità autoctone, in alcuni casi formando
la maggioranza dei presenti
in chiesa, anche se queste cifre non necessariamente si
trasformano in regolari iscrizioni come membri di chiesa.
Quattro sono le forme di
contatto più frequenti: 1)
stranieri frequentano la comunità italiana; 2) la comunità italiana ospita una o più
comunità straniere; 3) la comunità ha contatti con comunità straniere, che comunque
non usano le strutture delle
nostre comunità; 4) avvengono incontri tra le comunità
italiane e quelle straniere.
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ
Una strunnentazione tecnologica in dotazione all'ospedale evangelico di Genova
Il gradito arrivo di «Total Body»
L'apparecchiatura per la «risonanza magnetica» costituirà una dotazione di avanguardia
per la struttura. L'informatica al servizio dei laboratori e l'adeguamento olle leggi sanitarie
LUCIANO GIULIANI
Nella notte tra sabato 3 e
domenica 4 agosto, il
traffico di corso Solferino a
Genova è stato bloccato per
permettere a una società
specializzata di spostare il
magnete della nuova risonanza magnetica «total body» (del peso di più di nove
tonnellate) dal piano stradale
al livello del giardino dell’Ospedale evangelico internazionale (Oei) superando, con
una mega gru, uno sbalzo di
più di 43 metri. Ora i tecnici
stanno montando la nuova
apparecchiatura negli appositi locali appena ristrutturati
e alla fine di settembre si potranno effettuare i primi esami di risonanza magnetica
«total body». Con questa
nuova attrezzatura il servizio
di radiologia all’Oei è veramente all’avanguardia essendo dotato di risonanza magnetica total body aperta, risonanza magnetica articolare, tomografo computerizzato volumetrico, mammografo, ortoclinoscopio, telecomandato, ecocolor doppler ultima generazione. Il
suo costo complessivo, superiore agli 800.000 euro, compresi i lavori di predisposizione dei locali, è stato sostenuto da una società di professionisti che collaboreranno con
l’équipe dell’Ospedale per la
gestione dell’apparecchiatura
e l’effettuazione degli esami.
Il 30 giugno scorso il presi
dente dell’Oei ha firmato con
il direttore generale dell’ Asl 3
genovese l’accordo contrattuale che regola i rapporti fra
l’acquirente delle prestazioni
(l’Asl) e l’erogatore delle prestazioni (l’Oei) per il prossimo
biennio. Nel contratto sono
fissati i livelli qualitativi e
quantitativi delle prestazioni
erogate dall’Oei, gli strumenti
di controllo previsti dalla Asl
e il sistema tariffario applicabile in base ai risultati raggiunti dall’ente in termini di
appropriatezza, qualità ed efficacia delle prestazioni erogate. L’accordo di cui sopra
ha consentito all’ente di assicurarsi un potenziale budget
adeguato rispetto ai costi.
Il 29 e 30 luglio, gli ispettori
della società CertiQuality
hanno attribuito la certificazione di qualità Iso 9002 al
servizio di radiologia, al ser
I San Giacomo degli Schiavoni
Cento anni di predicazione
dell'Evangelo
ENOS MANNELLI
La Chiesa evangelica valdese di San Giacomo degli Schiavoni (Cb) ha festeggiato, domenica 28 luglio, il
centenario dell’inizio della
predicazione dell’Evangelo
nel paese. Gli inizi di questa
storia sono comuni a tante
altre: un colportore valdese
proveniente da Chieuti (Fg),
Giorgio Volpitto (dai verbali
di un processo dell’Inquisizione risulta che nel 1451 il
centro dell’organizzazione
valdese fosse Manfredonia),
viene invitato da un evangelico residente a Guglionesi
(Cb) che negli Usa si era convertito all’Evangelo. La predicazione e la distribuzione
della parola di Dio hanno inizio immediatamente nei due
paesi viciniori. Nel paese più
piccolo. San Giacomo, un locale, messo a disposizione da
un privato, raccoglie un discreto numero di paesani per
ascoltare il commento della
parabola del «Padre misericordioso» (Luca 15).
Seguono decenni zeppi di
lotte contro preti e vescovi e
con certi questori sudditi della volontà dei primi. Un tempo di sofferenze e debolezze,
ma anche di fede e testimonianza evangelica, da parte di
fratelli e sorelle... Per queste
ultime non era per niente facile parlare in pubblico: dovevano lavorare e stare sottomesse ai mariti. Avvincente in
proposito la lettura del fascicolo Cento anni..., a cura del
prof. Marco Molinari sulla base di una documentazione
gentilmente concessa dall’Archivio storico valdese.
Erano presente: tutte le
chiese del 12° circuito con i
loro pastori, ma anche alcune del Nord (dove molti san
giacomesi emigrarono nel
passato) e Sud Italia, una delegazione della Commissione
esecutiva del III distretto, le
chiese battiste del Molise, il
rappresentante della chiesa
evangelica di Termoli; il vicario del vescovo di TermoliLarino, il delegato diocesano
per l’ecumenismo e il dialogo, il parroco locale; il sindaco, i pastori che si sono succeduti nella cura della chiesa: Aldo Rutigliano, Vincenzo
e Gianna Sciclone, Salvatore
Carcò, e poi Pasqualina Ferrenti, vedova del past. Domenico Cappella e chi scrive
queste note, anche come sovrintendente del 12° circuito.
Presiedevano il culto i past.
Stefano D’Archino e Laura
Leone; il sermone è stato recato dal past. Giovanni Carrari, membro della Tavola
valdese. In tutto 170 presenti.
Al pomeriggio, dopo l’affollata e gioiosa agape comunitaria nei locali del Centro sociale del paese, le testimonianze
dei pastori ci hanno fatto rivivere i tempi belli e quelli difficilissimi, vissuti nella consapevolezza che il Signore era
colui che ci precedeva. Nel
corso del culto, Giovanni
Carrari nella predicazione su
I Sam. 7,10-12; I Pietro 2,1-6,
ha detto che «essere pietre viventi, cioè vivificanti, portatrici di vita, dipende dal fatto
che partecipiamo alla risurrezione di Cristo.
E ciò a sua volta vuol dire,
tra l’altro, riuscire a coniugare in noi stessi il concetto della solidità di fede con il non
rimanere fermi nell’immobilismo, nella staticità, magari
ben protetti dalla memoria,
ma senza prospettive per il
domani». Questo tema della
memoria è emerso di nuovo
negli interventi pomeridiani.
vizio di laboratorio analisi e
al sistema di trattamento
computerizzato dei dati clinici dei pazienti ricoverati
(cartella clinica informatizzata) dell’ente. Inoltre, l’unità
operativa di ostetricia e ginecologia sta per ottenere l’accreditamento professionale
all’eccellenza secondo il sistema Vision 2000. Questo è
solo l’inizio di un percorso
che, nel tempo, dovrà portare
all’accreditamento professionale di tutte le unità operative dell’ospedale.
All’inizio di luglio è stata
attivata una sperimentazione
con cinque medici di medicina generale (i medici di base) i quali, tramite Internet (e
le necessarie abilitazioni)
hanno ora la possibilità di accedere, su server web, agli archivi digitalizzati dell’ente
(immagini, referti, lettere di
dimissione). È questo un progetto di avanzata e sofisticata
tecnologia che, a regime,
consentirà all’utente di accedere alla struttura ospedaliera una sola volta (solo per effettuare l’esame) in quanto
già ora vi è la possibilità di
prenotare telefonicamente
tramite il Cup metropolitano
(Centro unico di prenotazione), pagare il ticket in banca
o alla posta e poi, eseguito
l’esame, recarsi direttamente
presso lo studio del proprio
medico di base il quale avrà a
disposizione, nel proprio
computer, sia le immagini
che i referti. La sperimentazione di cui sopra si inserisce
in un progetto Ict (Information and Comunication Tecnology) del costo di circa 1
milione 800.000 euro, che
l’ente ha presentato in Regione e che, si spera, verrà finanziato con apposti fondi regionali (l’ente ha già ricevuto
dalla Regione una favorevole
lettera di intenti in tal senso).
Proprio nei giorni scorsi il
ministero della Salute ha approvato le modifiche del Regolamento organico predisposte dall’ente per adempiere agli obblighi fissati dalla legge di riforma del Servizio sanitario nazionale (emanata nel ’99) in materia, tra le
altre, di concorsi della dirigenza medica e del personale non medico, di rapporto
esclusivo della dirigenza medica e di trasferimenti del
personale da e per l’ente.
Lutto nella comunità valdese
Stefano Deodato, memoria
storica di Losanna
RUGGERO MARCHETTI
Aveva compiuto ottant’
anni ad aprile, e la comunità di Losanna lo aveva festeggiato con affetto. Poi, a fine primavera, l’esplosione
della malattia, da lui vissuta
con dignità e con forza: nella
sua ultima telefonata alla presidente del Consiglio di chiesa, Emma Mourglia, aveva
esclamato: «Si dice che la vita
inizia a quarant’anni. Io la
voglio iniziare ora, a ottanta».
Ma il male se l’è portato via
dopo tre mesi di sofferenze, e
nel cuore di questa strana
estate, Stefano Deodato è
morto. Era nato a Genova nel
1922. In seguito, subito dopo
la guerra, aveva sposato una
svizzera. Annette Chabloz; ormai da tanti anni era un cittadino svizzero ma non aveva
dimenticato la cittadinanza
italiana, e ad ogni votazione
tornaava puntuale per fare il
suo dovere di elettore.
Puntuale: dire questo di
uno che aveva la residenza in
Svizzera è un po’ scontato.
Ma Stefano Deodato univa alla sua precisione e allo scrupolo con cui faceva tutte le
cose, una verve tutta italiana,
che lo rendeva amabile, oltre
che affidabile. Queste sue doti
le aveva messe al servizio della chiesa: è stato per tanti anni l’inappuntabile segretario
del Consiglio del 9° circuito e,
fino alla fine, il cassiere della
sua comunità, sempre presente, sempre attento e disponibile. Innumerevoli volte ha
rappresentato Losanna alla
Conferenza del II distretto o
al Sinodo, sempre accompagnato da sua moglie.
Ci mancherà Stefano, già ci
manca, col suo sorriso discreto come lui, e come lui
cordiale. Manca ad Annette,
e ai loro figli e nipoti. Manca
alla comunità di Losanna,
che nel giro di un paio d’anni
ha perduto due vere «colonne» come lui e Sergio Minucci. Una comunità quasi tutta
di anziani, che vive ogni volta
con gioia il suo appuntamento mensile per il culto a StJacques, ma che vede con
preoccupazione i suoi membri andarsene via pian piano
uno dopo l’altro senza che
nessuno venga a sostimirli, e
comincia a interrogarsi sulla
sua sopravvivenza.
Nel libro dei Proverbi è
scritto: «Il frutto del giusto è
un albero di vita, e il saggio
attira a sé le persone» (11, 30).
Stefano ha saputo legare a sé
coloro che ha incontrato nella
sua vita, nel suo lavoro, nella
sua chiesa. Anche di frpnte alla morte ci sentiamo uniti a
lui, e speriamo e crediamo
che per lui, per questo «giusto», valgano oggi le parole
della promessa di Apocalisse
2, 7: «A chi vince io darò da
mangiare dell’albero della vita
che è nel paradiso di Dio».
Agape alla Chiesa battista ó\ Fiorii
Solidarietà da parte
delle chiese bmv
Domenica 21 luglio, con un
po’ di ritardo rispetto al ciclo
normale, la Chiesa battista di
Fioridia ha voluto concludere
Tanno ecclesiastico con un
culto speciale e con un’agape-rinfresco offerto a tutte le
persone presenti. La predicazione è stata tenuta dal past.
Salvatore Rapisarda, e la comunità ha partecipato attivamente mediante letture bibliche e preghiere spontanee.
L’anno che si chiude è stato per la comunità di Fioridia
un anno ricco di avvenimenti. Estremamente edificante è
stata la cerimonia battesimale del 2 giugno, in cui Clara
Maieli e Laura Guerino, alla
presenza di un folto numero
di parenti e amici, nonché di
fratelli e sorelle giunti da
Lentini e Siracusa, hanno dato la loro testimonianza battesimale, frutto di una riflessione matura e di una forte
determinazione a vivere una
vita rinnovata nel discepolato
cristiano. Clara e Laura hanno seguito percorsi diversi.
Clara di famiglia battista,
madre di figli adulti, e Laura
di famiglia cattolica, giovane
madre di una bambina, si
sono incontrate nel forte desiderio di vivere la propria
fede non già soltanto nel
chiuso dell’intimità, ma in
modo aperto e pronto alle
sfide della testimonianza,
persino in un contesto che
non nasconde le sue ostilità.
Il battesimo, la forte predicazione, i canti eseguiti dalla
corale di Siracusa sono stati
tanti altri momenti di appello a rinnovare la propria fe
deltàaCristo.eaco5,J
quell ulteriore passo S
sione e di consacrazion?*
ancora resta da fare **
L’anno che così si
de, dopo la partenza driü
Pawel Gajewski, ha fate!
rimontare alla comunitì!
grande solidarietà»!
grande collaborazion,
parte dell’associazioteà
chiese battiste di Ca’
Sicilia, nonché del 16<>ciy
to valdese metodista ^
stato un fattivo coinvi««
mento dei pastori valdeS
lo Pons, Davide Olleaio n
niela Santoro nella cotí
zione dei culti, degli stiA
blici e di momenti pr"'
tipo conferenze. Da
battista c’è stata la COL
zione della studentessa^
dra Spada, da Carlentintj
fratello Antonio Cavarraei
past. Rapisarda, da Siraa
Non è mancato un fonai
pegno da parte di tutte!
persone aventi partii
comunità nonché dei n ™
predicatori e predicati
cali (Ornella Fava, Lucìa
lora. Pino Fontana).
Non sono mancatele*
lattie e gli incidenti ajià
gravi, come quello capitati
fratello Salvatore Fonti,
ora in fase di complettìttà
bilimento. Tuttavia la co»
nità non si è scoraggiaSél
continuato ad andare avaif
nella rinnovata fiducia nelSt
gnore, nella ferma Cértea
della sua guida e nella
vinzione che c’è ancora
da fare per gustare quanto!
Signore è buono, e copie ^
non si allontana dai suoi
Nelle chiese battiste della Puglia
Incontri evangelistici ;
in tutta la regione
st’ifll'
A.
S
VIRGINIA MARIANI
DOMENICO D'ELIA
. T L figlio dell’uomo è ve
]
nuto proprio a cercare e
a salvare quelli che erano
perduti» (Luca 19, 10). Così si
conclude la storia di Zaccheo
e di questa, come di altre storie che raccontano dell’amore di Dio, ci ha parlato dal 14
al 25 luglio un gruppo di 16
sorelle e fratelli evangelici
provenienti dalla Gran Bretagna e ospitati nei locali della
chiesa battista di Mottola.
Coadiuvato dal pastore di
Barletta e Santeramo, David
McFarlane, e con l’attiva partecipazione di membri delle
comunità battiste locali il
gruppo, dopo un breve momento di preghiera e di consacrazione al chiuso, ogni sera ha svolto per strade e piazze animazioni evangelistiche
anche innovative nelle forme
e nella metodica di approccio
alla gente, ma soprattutto ai
bambini e bambine: canti, testimonianze, marionette che
si muovevano in un simpati
Nuovo pastore a Miglionico
Auguri a Emanuele Casalino
ANTONIO GUIDOni
DOPO circa 15 anni la comunità battista di Miglionico (Mt) ha un nuovo
pastore. Rimasta senza pastore ufficiale dalla fine degli
Anni Ottanta, la comunità è
stata curata dalle pastore Elizabeth Green e Marilù Moore, entrambe a disposizione
dell’Associazione delle chiese
battiste di Puglia e Lucania,
che hanno garantito insieme
ad alcuni predicatori locali i
culti domenicali e gli studi
biblici. Negli anni la comunità si è ridotta ma ha continuato ad andare avanti e lavorare per il Signore, a pregare con fede viva testimoniando la sua Parola. Le nostre
preghiere sono state ascoltate: dal mese di luglio il pastore Emanuele Casalino ha preso ufficialmente in cura, oltre
alla chiesa di Matera, anche
la comunità di Miglionico.
co teatrino e brevi r%fcpffij
biblici illustrati per
disegni e parole chiave fliH'
rescenti. u
Dal 14 al 16, a Santeranifti
culto battesimale della domenica, con la testimoniai
della sorella Gianna
dei coniugi Leonardo .
gio e Vita Maria D’Andréa,^
dato il via ai tre giorni®
evangelizzazione e dipK'
senza attiva sul territorio dala comunità battista da <0
che mese seguita con rego»’
rità dal past. McFarlane n®’
l’ambito di un progetto»'
l’Associazione evangeli?
battista di Puglia e BasilicaliDal 19 al 21 il gruppo si è#
stato a Gioia del Colle equi“
animazioni hanno
di contattare la gente,
lare con loro risponi
anche ad alcune domi
Momento conclusivo
gioia e partecipazione è si
il culto battesimale di doiw
nica 21 luglio, con
stimonianza della giovi
sorella Michela Panarellt;
Dal 23 al 25 a Mottolasif
no svolte le tre serate coi
sive del programma e
stico. Da sette anni-^r
McFarlane coordina pe^
chiese battiste di Pu^?®
silicata questo tipo di
zione evangelistica, cl
cuni suscita qualche esi
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semplice e diretto il lùi
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La scomparsa avvenuta il 16 agosto a Civitavecchia
Il pastore Luigi Spuri
Una vita dedita al ministero e allo cura delle chiese battiste di Pistoia,
Isola Uri, Roma oltre ai molti impegni negli uffici amministrativi
PIERO bensì
IL 16 agosto ha terminato la
sua corsa terrena il pastore
battista Luigi Spuri, da tempo
in pensione a Civitavecchia..
Aveva 79 anni. I funerali, presieduti dal past. Ramirez, si
sono svolti nella nostra chiesa
locale, con una grande e profondamente sentita partecipazione di gente: sorelle, frafelli, amici, compagni di lavoro e di impegno politico. È
stata una dimostrazione di affetto veramente straordinaria.
E non poteva che essere così:
la carica umana di Luigi Spuri
era fortissima e comunicativa.
Ci eravamo conosciuti nell'autunno del 1948, quando la
mia giovane sposa e io venimmo trasferiti da Torino a Civitavecchia, solo «prowisoria■ mente» in attesa di poter raggiungere la Sardegna. Fummo
accolti da un abbraccio entusiasta di una comunità vivace
e particolarmente di una
Unione giovanile di oltre 40
giovani, fra i quali emergeva
(letteralmente, data l’alta statura per cui veniva chiamato
«Luigino») questo giovane
Spuri, mio coetaneo, cassiere
ai Mulini della città e tesoriere
della nostra chiesa. Era sempre accoiripagnato dalla sua
fidanzata (e prossima sposa)
Nannina, creatura dolce e affettuosa. Fra le due coppie
nacque subito un «feeling» di
particolare e profonda amicizia, durato tutta la vita.
Durante gli Anni 50 Spuri
accettò l’invito da parte
dell’Amei (l’altra Unione battista operante in Italia) di entrare nel ministero cristiano e
venne inviato a Pistoia. Una
grande festa per noi, che nel
frattempo dalla Sardegna
eravamo approdati a Firenze.
Furono anni bellissimi di comunione tra le due comunità, scambi di pulpito, in
• Da Genova a Torino e valli valdesi
Un viaggio alla ricerca
delle radici protestanti
GIOVANNA VERNARECCI
PI FOSSOMBRONE
IL24 giugno scorso, a Torino, faceva un caldo veramente tremendo, nella piazza Castello che, per la festività dttadina di San Giovanni, era frequentata quella
mattina quasi solo da persone che portavano a spasso i
loro cani, questi ultimi occupati a cercare un po’ di refrigerio nelle fontane orizzontali che la adornano...
Noi eravamo circa una novantina (due pulmann partiti
da Genova alle sette del mattino ci avevano trasportato
fin là, e ora gli autisti attendevano pazienti che fossimo
pronti a ripartire alla volta di
forre Pellice) stretti intorno
al luogo dove è la lapide in ricordo del pastore Varaglia,
abbiamo ascoltato il pastore
FanloyCortés narrarci ancora brevemente la storia di
guei tempi di testimonianza
airfosiastica e pronta al sacritao: una buona preparaziorraper quanto ancora ci a*Pettava, nel pomeriggio, e
®modo per ringraziare il SipOre, per la forza che sa dac a coloro che chiama; e an0, un poco, chi ha voluto e
potuto dedicare parte del suo
»■Tipo per ottenere che quelopide stia là, a ricordare e
"Otiiamarci alla preghiera.
Y il pomeriggio nelle
naf ^Puritino veloce nel
P co dietro la Casa valdese,
tid Aula che tanti di
jg,'^°jloscono come austera
c di discussioni e com
plesse valutazioni, riempita
di uomini e donne che osservavano, con lo stupore un po’
commosso della prima volta,
le panche, il dipinto dell’albero, le scritte...
«Ricordate la roccia onde
foste tagliati»: al di sopra di
qualche passeggino e anche
di Moises, un bimbetto di tre
anni che giocava sommessamente con una palla, vedevo
gli occhi di ottanta circa tra
nostre sorelle e fratelli provenienti dal Perù e dall’Ecuador, soffermarsi sulle frasi bibliche che ornano quei muri,
in un luogo molto diverso da
quelli cui sono abituati.
Più tardi, alla Chiesa della
tana, cantano Padre nuestro,
que estas en los cielos, l’usuale incredibile emozione, resa
più forte dal pensiero di condividerla con persone venute
da tanto lontano, e infine a
Chanforan i nomi dei bambini riuniti per la foto ricordo
attorno alla base del monumento, sono Diana, Solange,
Bernabé, Jorge: frequentano
le scuole italiane, seguono
una scuola domenicale bilingue e saranno, come ci auguriamo, la «seconda generazione» veramente di casa a
casa nostra, e nel cuore porteranno (lo speriamo così come lo speriamo per i nostri figli) non solo il ricordo di questo giorno ma anche e soprattutto il desiderio di condividere e trasmettere la storia delle cose meravigliose
che il Signore compie da
sempre per il popolo che Egli
chiama a essere suo.
contri ecumenici, convegni.
In seno alTAmei Spuri fu una
pedina decisiva per l’ingresso
di quelle comunità nell’Unione battista, il che rese possibile il suo trasferimento da
Pistoia a Isola Tiri. In seguito
a questo trasferimento la comunità di Pistoia rimase vacante per sei mesi, durante i
quali venne affidata alla mia
cura, da Firenze. Ebbi così
modo, nelle visite alle famiglie, di constatare l’intensità
del calore umano donato dal
collega Spuri durante il suo
ministero.
Da Isola Tiri Luigi Spuri
venne poi trasferito a Roma
Monte Sacro, e gli venne richiesta pure una collaborazione nell’ufficio centrale
dell’Unione, in Piazza in Lucina. Sempre disponibile,
sempre pronto ad ascoltare, è
stato un pastore molto amato
dai fratelli e dalle sorelle, dovunque è stato, ben coadiuvato dalla moglie. Negli ultimi tempi ebbe svariate sofferenze fisiche, anche molto
pesanti, sempre sopportate
con una pazienza sbalorditiva. È stato in ogni senso un
vero testimone di Cristo e come tale lo vogliamo ricordare.
Siamo vicini a Nannina in
questo suo grande dolore e ai
figlioli che tanto ha amato e
di cui andava fiero. Per me è
la perdita di un amico carissimo, uno di quei pocbi che
ciascuno di noi può contare
su una mano sola.
Lutto alla Chiesa battista di Napoli via Foria
L'ultimo saluto a Giuseppino D'Auria
da parte della sua comunità
ANNA MAFFEI
OVREMMO essere ar\\MJ rabbiati con te, Giuseppino, perché ci hai lasciato e te ne sei andato, ma come facciamo? Tu stesso non
ti sei mai arrabbiato e hai vissuto la tua malattia con una
serenità che ci ha stupito».
Sono alcune fra le parole pronunciate il 29 luglio scorso in
occasione del funerale del
giovane Giuseppe D’Auria,
quando nel cortile della sua
casa la sua famiglia, i suoi
amici, i fratelli e le sorelle
della sua chiesa, la chiesa
battista di Napoli via Foria,
gli rendevano l’estremo saluto. Aveva solo 23 anni. L’ultimo compleanno l’aveva festeggiato in ospedale circondato dai suoi amici mentre
lottava contro una malattia
che sin dal suo primo manifestarsi, nell’aprile del 2001,
aveva evidenziato inaudita
virulenza e gravità. Giuseppino, come lo chiamavamo in
molti, sempre al corrente di
tutto, aveva reagito con coraggio e pazienza davvero rara. Chi gli è stato accanto
giorno per giorno nella fatica
del vivere e dell’affrontare le
dolorose terapie gli aveva riconosciuto una capacità di
sopportazione e una fede
matura che pochi’avevano
sospettato in lui, carattere
giocoso ma nel contempo
schivo e silenzioso.
La sua fede, seminata in lui
sin dall’infanzia, è germogliata e giunta a maturità proprio
in questi mesi fino al punto di
Impegnati molti musicisti evangelici
Il «Four Steps Choir»
a un festival cittadino
ERMINIO PODESTÀ
NELL’AMBITO del V «Festival in una notte
d’estate», un progetto di teatro, cinema, danza, musica e
poesia, sotto la direzione artistica di Daniela Ardini e di
Giorgio Panni che si svolge
in agosto nello splendido
contesto medioevale di piazza San Matteo a Genova, la
cooperativa Satya Graha di
La Spezia ha presentato
«Quattro passi nel coro» con
il Four Steps Choir, un gruppo composto da un’orchestra
ben affiatata di 8 elementi
che hanno accompagnato un
coro formato da 15 soprani,
16 contralti, 9 tenori e 10 bassi, e che si è brillantemente
esibito in musiche degli Anni
70, gospel tradizionale, jazz
vocale e incursioni nella musica d’autore.
Senza trascurare la professionalità vocale e strumentale di tutto il gruppo, per gli
evangelici va tuttavia sottolineato il fatto che del Four
Steps Choir fanno parte
quattro figli e una nuora del
compianto Michele Sinigaglia, per tanti anni pastore a
La Spezia, nonché professore di Antico Testamento alla
Facoltà valdese di Roma.
Uppa, Elisabetta e Marco Sinigaglia cantano nel coro,
mentre Piero ha eseguito come solista alcuni brani e la
moglie Gloria Clemente è
stata arrangiatrice e direttrice brillantissima, vivacissima ed entusiasmante di tutto il complesso.
Pur con qualche difficoltà
(a causa della pioggia, il concerto è stato trasferito all’ultimo momento all’interno di
Palazzo Ducale), il complesso ha riscosso favorevole impressione da parte del pubblico numeroso. Di notevole
spessore artistico si possono
citare le esecuzioni di Oh
Freedom, di Laudate Hominem del genovese Fabrizio
De André, e ancora Somebody to love dei Queen e Us
and them dei Pink Floyd.
richiedere il battesimo. La totale dedizione della sua mamma, l’affetto incondizionato
dei suoi cari, delle persone
della comunità, dei suoi amici, ma anche del personale
medico e paramedico dell’ospedale Cotogno di Napoli,
del primario professor Pimpinello e del dottor Montesarchio che lo hanno avuto in
cura come un figlio, più che
come un paziente, insieme alla caposala e amica Lucia Coco, hanno certamente contribuito a sostenerlo. Si è fatto
tutto quello che era possibile
fare. E abbiamo anche pregato tanto il Signore perché non
ce lo togliesse, ma Giuseppino se ne è andato lo stesso.
Al cimitero di Portici una
piccola folla di giovani amici
in lacrime ha ascoltato la parola della fede nel Cristo,
morto per amore e risorto
per darci la vita eterna. Il
racconto dell’incontro di
Maria Maddalena con il Cristo risorto all’interno della
tomba in cui era stato deposto il corpo trafitto di Gesù,
ha messo in luce come un
luogo di dolore, di separazione e pianto può, per l’azione di Dio, trasformarsi in
un luogo di incontro, di
compimento, di unità. Così,
fino alla fine, la vita di Giuseppino è stata testimonianza di vita e di fede, una fede
che resiste al male, al dolore,
alla-morte e si arrende solo
nelle braccia di Dio.
Chi ha potuto accompagnarlo in questi mesi gli sarà
per sempre grato anche per
aver saputo attendere da Dio
stesso la risposta alla domanda che tutti ci siamo sommessamente posti: perché è
accaduto? Perché proprio a
lui? Giuseppino ha avuto
pietà di noi e non ce Tha mai
chiesto: sapeva che non avremmo saputo cosa rispondergli così ha preferito col silenzio rendere, se possibile,
meno penoso il nostro tormento. La vita e la morte sono un mistero insondabile
ma quello a cui abbiamo assistito è che si può testimoniare della vita anche alle soglie della morte se, nel nome
di Cristo, si è ricevuto il sigillo dell’eternità. La sua memoria ci accompagnerà sempre, ci mancherà il suo sorriso disarmante, i suoi occhi
luminosi, la sua capacità delicata di amare. Fino al giorno in cui ci rivedremo. E allora sarà per sempre.
Comunità di Mottola-Matera-Policoro
Un matrimonio celebrato
con animazione liturgica
VIRGINIA MARIANI
COME recita un noto adagio, «L’unione fa la forza»
e io vi aggiungo, giocandoci
un po’, che l’Associazione regionale può davvero esserne
una chiara testimonianza. Da
poco ritornata dai giorni
ciampinesi durante i quali è
stata nuovamente ribadita
l’importanza della collaborazione territoriale fra comunità anche nell’ambito bmv
ho vissuto con Mimmo, Emanuele, Giuseppe, Raffaella e
Rosaria una meravigliosa
esperienza di condivisione.
11 14 luglio, infatti, dopo
aver percorso strade differenti per provenienza ma similmente afose e movimentate
dalle auto della domenica
balneare, ci siamo ritrovati
nel piccolo e accogliente locale di culto battista di Policoro: lì ci attendeva un accaldato e teso Pietro Calà, collaboratore scolastico, che a cinquant’anni stava per unirsi in
matrimonio con Temoziona
tissima e dolce Maria Teresa
Abitante, quarantunenne maestra di scuola dell’infanzia,
che, contravvenendo a qualsiasi tradizione sponsale, non
si sarebbe fatta attendere più
di cinque minuti. Cinque minuti importantissimi con gli
altri appena quindici d’anticipo per sistemare tastiera
mixer jack e microfono, per
concotdare un preludio non
previsto, per gestire meglio
tempi e spazi con il fotografo.
Il locale ricolmo di gioia e
allegrezza, oltre che di parenti
e amici, ha accolto per la prima volta la celebrazione di un
matrimonio e probabilmente
per la prima volta ha ospitato
un team di animazione liturgica e musicale così articolato
e da subito ben affiatato: Policoro, Matera e Mortola insieme nella predicazione e nel
canto, insieme per l’annuncio
dell’amore e della grazia, insieme con Pietro e Maria Teresa che dinanzi a Dio hanno
unito le loro esistenze nella libertà e nella letizia.
"«^“PPOdi
fagazzi di Genova in visita a Chanforan
' Bella e toccante esperienza alla Chiesa battista di Mottola
Culto celebrato dalla scuola domenicale
DANIELA BAIA
Domenica 9 giugno nella chiesa battista di
Mottola si è celebrato come
ogni anno il culto di adorazione a cura della scuola domenicale. Le monitrici, con
l’aiuto di alcuni genitori,
hanno pensato di non presentare un culto tradizionale
ma di percorrere con la comunità il lavoro svolto con i
ragazzi e ragazze durante
Tanno. Il percorso è iniziato
con la lettura di Matteo 5,
14-16 e con i canti «Una lampada sarei» e «Il tuo raggio
d’amor risplende» per introdurre un noto personaggio,
l’uomo che ha rappresentato
una luce per il suo popolo
oppresso: Mosè.
Successivamente i ragazzi
hanno letto le storie di alcuni
bambini meno fortunati che
costituiscono la parte più
consistente dei popoli oppressi. Dopo un momento di
riflessione, alcune preghiere
e altri canti è stato presentato un argomento sul quale la
scuola domenicale si è soffermata a lungo, i comandamenti, e una delle monitrici
ha condotto un gioco-lezione durante il quale i ragazzi
hanno dimostrato le loro conoscenze al riguardo. A conclusione del culto, i più piccoli hanno consegnato a tutti i presenti un cartoncino
con un versetto di ringraziamento e di speranza. Dopo il
pomeriggio trascorso insieme fra giochi e canti, la giornata si è conclusa con una
partita di calcetto.
10
^ERDÌ 30 ACOSTO
PAG. 11 RIFORMA
Usseaux, dal 5 all'8 settembre
Il bosco e il territorio
Sarà aperta dal 5 all’8 settembre la manifestazione internazionale «Bosco e territorio» a Usseaux in alta vai Chisone. La
manifestazione, che prevede uno spazio fieristico di esposizione di macchinari e attrezzature per il taglio e la manutenzione
dei boschi, vuole essere occasione nelle intenzioni degli organizzatori, Comune di Usseaux e consorzio Pracatinat, per dare
agli operatori locali del settore un momento di incontro e di
scambio. Segnaliamo i convegni di venerdì 6, inizio a Pracatinat alle ore 9,30, dal titolo «Produrre e utilizzare legno nelle valli alpine» e di sabato 7, inizio sempre alle 9,30 a Pracatinat; su
«Legno-energia: uno strumento per la gestione della foresta,
un’opportunità per la manutenzione della montagna».
li 7 settembre la prolusione
Nuovo anno al Collegio
Si terrà sabato 7 settembre, nell'Aula sinodale a Torre Pellice,
l’inaugurazione dell’anno scolastico 2002-2003 del Collegio valdese. Quest’anno la prolusione sarà tenuta dalla scrittrice e
giornalista Piera Egidi Bouchard che parlerà sul tema «Letteratura e giornalismo: due modi diversi di comunicazione». La
-giornata del 7 sarà anche l’occasione per visitare la rinnovata
aula di scienze. Per l’associazione degli ex allievi l’appuntamento è il 15 settembre, alle 12,30 all’Hotel Gilly, per il pranzo sociale e per l'assemblea annuale. Sempre il 15, al teatro del Forte, si
terrà, alle 16,30, «Pomeriggio in festa» con la rappresentazione,
a opera del Gruppo teatro del liceo e del College circus,
dell’adattamento de «La bottega del caffè» di Carlo Goldoni.
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Fondato nel 18481
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Si è aperto domenica a Torre Pellice l'annuale Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
Fiduciosi nella benedizione di Dio
Il sermone della pastore Erica Tomassone ha sollecitato le chiese e i singoli e un esame di coscienza
La questione degli ospedali e la crisi dell'Amercica Latina fra gli argomenti più coinvolgenti
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WLiCuneo che si insinua tra la chiesa e la chiesa: tra la chiesa che siamo
e la chiesa che siamo
chiamati a essere. Non
avvallo divino di scelte
umane, ma «promessa
che la nostra fatica non è
vana». Sono parole dalla
pastora Erika Tomassone
che ha presieduto quest'
anno il culto di apertura
del Sinodo valdese-metodista, apertosi domenica
25 agosto a Torre Pellice e
che terminerà venerdì 30,
dopo aver affrontato diversi temi «caldi», come
la situazione degli ospedali valdesi e la recente
legge suH'immigrazione.
L'apertura del Sinodo
quest’anno è stata caratterizzata da una liturgia
particolare che si è presentata viva e dinamica e
che si è avvalsa, oltre che
dell apporto ormai tradizionale di molti coristi,
anche del coro uruguaiauuGrupo Vocal Sur, in
questi giorni in tournée
al e Valli. Nel corso del
™to di inaugurazione è
ata consacrata al minitero pastorale la trenten“'Birgit Wolter, di origietedesca, che ha comsii studi alla Facoltà
t'aldesedi teologia.
Tri^llu di domenica è
ja una giornata carat«izzata però, anche dal
a’nn ^ preoccupa
ne per gli ospedali valn(|V,9ri^stione che i si
inaiii* affrontato
"aula martedì 27 agosto
a giornale ormai in stampa, con alcuni operatori e
molti cittadini che hanno
manifestato il loro sostegno agli ospedali anche
con uno striscione sistemato all'ingresso del
tempio di Torre (si veda
l’articolo qui a fianco).
Ma quello che si è aperto domenica è un Sinodo che ha anche alle
spalle un anno difficile,
carico di tragedie e lacerazioni: dagli attentati
dell’11 settembre a New
York alla gravissima crisi
economica in Argentina e
Uruguay alla guerra in
.Afghanistan. Tragedie
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che, come ha ricordato la
pastora Tomassone, ormai viviamo in diretta televisiva e con cui siamo
obbligati a confrontarci. I
moderni mezzi di comunicazione eliminano lo
spazio temporale che un
tempo stava tra noi e gli
avvenimenti che capitavano distante in termini spaziali. La televisione,
ma anche Internet, ci
precipitano dentro i fatti,
capitino questi a New
York 0 in Israele: «Di
fronte alla condizione
umana però - ha detto
Tomassone - la benedizione di Dio non intende
dirci concretamente ciò
che dobbiamo fare. Ci dice però che in noi Dio è
all’opera».
Alla luce anche di questa certezza, il Sinodo, la
cui presidenza quest’anno è stata affidata al pastore emerito Franco
Becchino, ha aperto i
suoi lavori che non si
presentano certo facili e
sapendo anche che poiché «tutto cambia, non è
strano che io cambi. Ma
non cambia il mio amore
anche se mi trovo lontano, né il ricordo, né il dolore del mio popolo e
della mia gente. E ciò che
è cambiato ieri dovrà
cambiare domani, così
come io cambio in questa terra lontana» (dal
canto del Gruppo vocal
Sur «Tutto cambia», eseguito nel corso del culto
di inaugurazione).
Una manifestazione al Sinodo
Per i nostri ospedali
«Ospedali valdesi delle
Valli. Vogliamo continuare ad esistere». Lo
striscione, bianco a lettere rosse, decidono di srotolarlo nel prato antistante il tempio. Sono le
15: i deputati e i pastori
entrano ed escono dal
cancello della Casa valdese. «No, in strada non
si può, è suolo pubblico»:
alcune operatrici degli
ospedali di Torre Pellice
e Pomaretto dispongono
i fogli sul banchetto,
mentre cadono le prime
gocce di pioggia.
Chi si aspettava megafono e fischietti è rimasto deluso, «non siamo
più nel ’68», mormora
qualcuno: è una manifestazione composta, nelle
settimane precedenti so
no stati distribuiti pochi
volantini e oggi, senza
troppo rumore, i dipendenti hanno fatto sentire
la propria \’oce, preoccupati ma rispettosi delle
decisioni del Sinodo che
fra due giorni discuterà
degli ospedali delle Valli e
di Torino. «Ci stringiamo
intorno ai nostri ospedali,
non possono chiuderli»: è
il commento di una signora anziana che come
gli altri ha voluto esserci.
AH'assemblea sinodale
si rivolge anche l’associazione Amici dell’ospedale di Torre Pellice, che
ricorda la sua nascita in
un periodo di forte difficoltà della struttura tórrese e «ribadisce la volontà di sostenere questa
nostra opera», (ni.g.)
ICONTRAPPUNTOI
IL SINODO
E JOHANNESBURG
PIERVALDO ROSTAN
Per una curiosa coincidenza mentre a Johannesburg si svolge il vertice
mondiale sullo sviluppo
sostenibile e si cerca un accordo-compromesso sostenibile dal mondo e dai suoi
abitanti, a Torre Pellice il
Sinodo valdese si interroga, fra gli altri temi, anche
sulle prospettive del creato e sull’impegno delle chiese cristiane.
Un tema non
nuovo questo e
i recenti pronunciamenti,
la decisione di
partecipare
in modo attivo
al dibattito in
corso nel mondo e nel nostro
paese, si collocano in un
solco tracciato da molti dibattiti e da anni di riflessioni. Le chiese valdesi alle
valli hanno riflettuto, quest’anno in modo più dettagliatamente, sul loro rapporto col territorio e in
questo confronto non è certo stato escluso il tema della gestione dell’ambiente.
Così molte chiese hanno
riunito la propria assemblea, hanno svolto studi biblici 0 riunioni quartierali
sulla globalizzazione col
primo intendimento di conoscere più a fondo questi
argomenti e di conseguenza provare ad agire in modo più coerente e rispettoso. Ma se è vero che molti
membri di chiesa sono a titolo personale o in quanto
rappresentanti di gruppi o
di attività, coinvolti nei «Social Forum» o nel vasto e
composito mondo del volontariato sociale e ambientalista, è altrettanto vero
che molto deve ancora essere realizzato sul piano
dell’azione concreta.
Prendiamo ad esempio i
prodotti del commercio
equo e solidale: nei circuiti
della grande distribuzione
adesso ci sono davvero. E
sono un successo. Portano
due grandi marchi: Ctm (il
consorzio dell’Altromercato i cui prodotti sono presenti soprattutto nella catena di supermercati Esselunga) e TransFair (un
marchio internazionale di
garanzia che è presente soprattutto nella catena delle
Coop). Ctm, che nella grande distribuzione è presente
in oltre 200 punti vendita,
ha realizzato 3,3 milioni di
euro di fatturato nel 2001.
Eppure spesso sentiamo i
nostri interlocutori «frenare» rispetto all’acquisto di
prodotti di questo tipo con
In discussione
anche l'mpegno
delle chiese
e dei credenti
di fronte al creato
motivazioni che vanno dal
«sono troppo cari» al «non
hanno lo stesso gusto degli
altri». Teorie entrambe
confutabili anche senza far
ricorso allo slogan «meno è
meglio» che suggerirebbe
di consumare un po’ di meno e prodotti migliori, risparmiando due volte, sull’acquisto e sulle spese sanitarie indotte dall’obesità tipica del
mondo occidentale. E a
proposito di
qualità dei
prodotti, che
dire del biologico e dei
prodotti del
territorio?
Qualcuno
(penso ad Agape, ad esempio) ha fatto una scelta di
campo; altri potrebbero seguire, a cominciare dalie
mense scolastiche e, perché
no?, dagli ospedali e dalle
case di riposo; scegliere i
prodotti del territorio significa dare una mano alle
aziende del posto ma anche
limitare i casi di mobilità su
gomma nelle nostre valli,.
11 Sinodo affronta poi i
rapporti col Sud America;
la vai Pellice sta ospitando,
in questi giorni una interessante rassegna sullo stesso
tema che porta a riflettere
sul nostro rapporto con
una parte del mondo che ha
ben note radici in questo
angolo di Piemonte. Prepararsi ad accogliere i figli e i
nipoti dei nostri emigranti
0 cercare di collegare davvero le nostre vite utilizzando qui dei prodotti del Sud
America, pagati a prezzo
equo creando sviluppo nel
Rio de la Piata?
Ragionamenti analoghi
si potrebbero fare sull’uso
delle risorse; in molti momenti dell’anno l’acqua,
anche qui, nel verde Piemonte, è scarsa e utilizzata
in modo improprio dai
mercanti di energia annullando la stessa esistenza
dei torrenti un tempo ricchezza paesistica e ambientale delle valli. E la stessa
incoerenza la si trova di
fronte al problema rifiuti:
ne produciamo troppi, li
smaltiamo in modo spesso
non corretto, salvo poi lamentarci dei costi troppo
alti del servizio di raccolta
e smaltimento. Come si vede la coerenza fra quanto
dibattuto, fra gli atti dei
nostri incontri e la pratica
quotidiana passa il più delle volte su piccoli esempi di
azioni concrete, spesso le
più difficili da attuare.
11
PAG. 12 RIFORMA
8 SETTEMBRE AL BAGNOÒU — Si rinnova anche
quest’anno l’appuntamento dell’8 settembre al
Bagnoòu per ricordare l’inizio della Resistenza al
nazifascismo; il programma prevede alle 9 la partenza delle delegazioni verso la vai d’Angrogna
dove verranno depositati fiori alle lapidi ai Caduti
(nella foto una manifestazione degli anni passati). Alle 10,30 cerimonia ufficiale alla lapide a Jacopo Lombardini al Bagnoòu con orazione ufficiale del sindaco di Angrogna, Ezio Borgarello.
Venerdì 6 a Torre Pellice, con partenza alle 20,30
dal municipio, fiaccolata; alle 21,15 arrivo in piazza Muston con saluto del sindaco di Torre Pellice,
Armand Hugon, e concerto della banda cittadina.
NUOVO GEMELLAGGIO PER LUSERNA — Luserna
San Giovanni si gemella con il Comune francese
di Savines-le-Lac. Gli ospiti francesi arriveranno
sabato 31 agosto: alle 16 si terrà il ricevimento in
piazza Partigiani. Alle 17, nell’auditorium di via
Deportati e Internati, ci sarà il convegno sul volontariato europeo. In serata; cena e balli al bocciodromo. Domenica 1° settembre, ritrovo in
piazza Partigiani alle 9, visita al centro storico di
Luserna Alta, degustazione di prodotti tipici alla
Pro Loco e aperitivo in piazza XVII Febbraio alle
11,30. Nel pomeriggio gita a Lusernetta con visita alla cappella di San Bernardino.
PROMOZIONE VIA INTERNET — Giovedì 29 agosto, alle 18, al seminario vescovile di via Trieste
44 a Pinerolo, presentazione del sito web «caprilli.com» dedicato alla promozione del Pinero lese sotto il profilo turistico ed enogastronomico. Verranno illustrate le potenzialità come
sito di servizio prima ancora che semplice vetrina. In questo senso si segnala l’adesione di numerosi enti locali della zona.
PER GLI AMMALATI DI SCLEROSI MULTIPLA —
Prosegue fino a venerdì 30 l’esposizione di pittori locali che hanno deciso di offrire le loro opere
a favore del nuovo padiglione dell’Istituto San
Giuseppe destinato agli ammalati di sclerosi
multipla. La mostra, al Priorato mauriziano di
Torre Pellice, è aperta dalle 17 alle 19.
INCONTRI SULLA FAMIGLIA — «Operazione mobilitazione» organizza, all’hotel Gilly di Torre
Pellice, nei giorni 3, 4, 6 e 7 settembre quattro
incontri sul matrimonio e sulla famiglia. Ad intervenire saranno due psicologi, Jeffrey Berryhill
e Christine Conway, fondatori a Washington del
Centro cristiano «Cornestone». Negli incontri
(inizio ore 20,30) si parlerà del matrimonio, da
costruire o ricostruire, del rapporto con i figli e
delle problematiche familiari in genere.
UN PREMIO ALLE DONNE DI MONTAGNA —
L’amministrazione comunale di Usseaux, in occasione della fiera di Balboutet ha voluto premiare alcune donne che si sono distinte per il loro attaccamento alla montagna e al lavoro e alla
vita in quelle condizioni; nove donne, per lo più
anziane, che grazie alla loro tenacia e alla loro
comprensione hanno contribuito a mantenere
abitata la montagna in alta vai Chisone.
WALTER GATTI IN CONCERTO A PINEROLO —
Nell’ambito della Mostra mercato dell’Artigianato, giovedì 29 alle 20,45, nella chiesa di San Maurizio, il m.o Walter Gatti in un concerto d’organo
con musiche del ’700 italiano e tedesco.
IN TANTI A PARLARE DI ARGENTINA — Sala piena, il 24 agosto, al cinema Trento di Torre Pellice, per la proiezione del film Hijos-Figli, del regista Marco Bechis, di nascita cileno e di infanzia argentina. Dedicato alla vicenda intima di
un ragazzo e una ragazza figli di desaparecidos
all’epoca della dittatura militare, il film ha riscosso una grande adesione di pubblico, ma il
dato più rilevante è che alla fine della proiezione si sono alzati in pochissimi, e il pienone è
perdurato fino a mezzanotte e mezzo, nel susseguirsi di domande all’autore e interventi specifici; spicca fra questi ultimi quello di un 55enne
che, avendo passato molti anni in Argentina, ha
ricordato con emozione i drammi del passato e
le incertezze sociali di oggi.
NELLE CHIESE VALDESI
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 1" settembre
culto a Maniglia alle 10.
POMARETTO — La chiesa organizza, in collaborazione con quella di Villasecca, la riunione
all’aperto (inizio ore 15) ad Eiciassie.
RODORETTO — Domenica 1'’ settembre ultimo
culto estivo con santa cena.
TORRE PELLICE — Domenica 8 settembre, dalle
15, pomeriggio comunitario ai Simound.
VILLASECCA — Domenica 8 settembre, ore 15, riunione a Bovile (Là Bara).
E Eco Delle Aàlli ¥vldesi
VENERDÌ 30
Si è aperta la tradizionale rassegna di Pinerolo
Via alla mostra-mercato
Erede della «kermesse» sull'artigianato, la fiera si estende
quest'anno nelle strade e negli spazi del centro storico
MASSIMO GNONE
A
RCHWIATA l’inaugurazione di mercoledì
28 agosto, entra nel vivo
la rassegna dell’Artigianato pinerolese, ribattezzata quest’anno «Mostra
mercato» e che dai collaudati spazi dell’ex caserma Fenulli si è spostata nelle suggestive strade
e piazze del centro storico. Dopo una brutta vigilia, caratterizzata dalle
frasi nere scritte sui muri
a firma Forza Nuova e avverse Artigianato e giunta
Barbero, in questi giorni
a parlare sono le iniziative della rassegna, i suoi
stand e le sue attrattive.
Pioggia permettendo, si
attende il pienone. Soddisfatti i commercianti,
anche se non mancano le
riserve. «La fiera nel centro storico è una forzatura - commenta il titolare
della storica drogheria
Monetti di piazza San
Donato - che danneggia
le attività esistenti in una
zona della città per la
quale si fa molto poco
durante l’anno». Sulle
condizioni del centro sono tutti d’accordo: «Speriamo che l’Artigianato
porti un po’ di gente in
un’area così degradata»,'
è il parere dell’«Angolo
fiorito» di via Trento. «La
proposta è interessante,
ma l’amministrazione
può fare di più e non privilegiare i supermercati:rilevano alla tabaccheria
n. 2 da quando è aperto
il Carrefour, nel centro
storico hanno chiuso 17
negozi». Secondo il titolare delle «Telerie Armand»
di piazza San Donato,
«l’idea della rassegna è
buona, ma bisogna abbellire il centro storico,
rendendolo una zona viva tutto l’anno; sbagliato
chiudere i parcheggi già
dal 22 agosto». Per il pittore Renato Cantelli, che
ha la sua bottega all’inizio di via Trento, «sarebbe sempre meglio raggruppare tutto in un posto solo, d’altra parte la
Fenulli stava stufando;
per quattordici anni ho
partecipato con un mio
stand, ma poi i prezzi sono diventati proibitivi e
ho lasciato perdere, così
come molti artigiani». La
conferma arriva da chi
ancora si impegna nel cosiddetto «artigianato minore», di fatto escluso
nelle precedenti edizioni
a causa dei costi eccessivi: secondo alcuni la rassegna è diventata sempre
più commerciale e sempre meno artigianale.
Malgrado le critiche,
anche quest’anno è par
ticolarmente ricco l’insieme delle iniziative «di
contorno» (tutte gratuite). Giovedì 29 agosto alle
20.45 a San Maurizio, ci
sarà il concerto d’organo
del maestro Walter Gatti.
Sempre giovedì, alle ore
21,45, sarà di scena il Mago Berry, de «Le iene».
Venerdì 30 in via Trento, la rappresentazione
dei vecchi mestieri di
Barge e, alle 21,30, in
piazza Vittorio Veneto,
Concerto Grosso Live dei
New Trolls, con l’orchestra di Maurizio Salvi. Sabato 31 alle 18,30 nel
centro storico, la rievocazione storica di «Poggio
Oddone e il dono del formaggio»; si prosegue alle
21.45 con Valentina Giovagnini, rivelazione al Festival di Sanremo 2002.
Sabato 31, alle 15,30,
prende il via il 1° Festival
internazionale di Musica
meccanica. Gran finale il
1° settembre alle 10 all’ingresso del Teatro socialementre, alle 19, si
esibiranno Giovanni Battaglino e le Malecorde.
Chiesa valdese di Villar Pelfee
Mezza Europa
visitata insieme
Un viaggio comunitario
attraverso mezza Europa;
questa la proposta del
Concistoro della Chiesa
valdese di Villar Pellice
che da diversi anni organizza viaggi che abbinano il notevole interesse
turistico per le mete proposte alla bellezza dello
stare insieme che rinsalda legami antichi e ne
crea di nuovi. Questa
volta, nel luglio scorso, le
organizzatrici Italia, Fiorella e Gigliola hanno
proposto un itinerario
attraverso la Germania,
la Danimarca, l’Olanda,
il Belgio e la Francia.
Un viaggio in pullman
iniziato alle 6 di mattina
del 1“ luglio attraverso
l’Europa centrale, con un
costante mutare dei paesaggi, dalle bellissime Alpi altoatesine e austriache, al verde della Baviera con i suoi immensi
campi alla prima meta,
Norimberga. Poi Berlino
ora non più simbolo di
divisione, il terzo giorno
Copenaghen, la gita in
battello verso l’isola di
Sielland lasciando per un
po’ il rassicurante autista
Fabio che farà daos.
pagnia e guida aliaci
tiva per tutto il viaj
Nella «Venezia del Kola scoperta dei cai ^
delle case che si
chiano suH’acqua'*a
luoghi più noti, com«
sa la celebre «SirenS
che sembra lì
per essere
viaggio prosegue
Nord, fino al Baltici
poi in Olanda terrj|
multiculturalità cotij^
sterdam piena divital
no a tardi, i giovanti
musicisti. Dopo un v4
ce passaggio in Belgioj
tour si conclude nell'ai
stera Strasburgo.
La ricchezza di
come questo si esp^
attraverso i paesaggi,!
opere diverse incontr»
nei vari paesi, il rappou
con chiese sorelle diate
nazioni, lo spirito di col
laborazione fra i parted
panti alla gita. Con mi
«scoperta» nuova
comune, eccetto
marca, dell’euro
semplificato!
nei diversi paesi visitali
già nascono le idee peri
prossimo viaggio
^ Pramollo: un garage in costruzione stride con il paesaggio
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Un cubo di cemento per lo spazzaneve?
MARCO ROSTAN
Tempo fa ho segnalato alcuni orrori edilizi
nel Comune dove sono
consigliere comunale ma
poiché, per via delle numerose estati passate con
la mia famiglia ai Bouciardoun di Pramollo, sono anche un pramollino
di adozione, non voglio
far torto a questo Comune. Negli ultimi 50 anni
ho assistito a una radicale trasformazione dalla
zona intorno al tempio
valdese della Ruà, certamente dovuta alla strada
asfaltata e alle necessità
di parcheggio, che tuttavia ha stravolto una parte
significativa di questa
borgata. Poiché sono anche presidente di una
commissione edilizia, so
per esperienza quanto
sia difficile, se non impossibile, impedire la costruzione di villette o di
muraglioni di sostegno in
cemento, quando i progetti rispettano i parametri urbanistici.
A Angrogna, con grande fatica, abbiamo finalmente approvato un regolamento edilizio e ci
siamo così dotati di uno
strumento che consente
all’amministrazione di
richiedere ai privati il rispetto di precise indicazioni riguardo anche agli
aspetti estetici, dai tetti
ai balconi, ai muri di sostegno. La cosa preoccupante è quando, a dare il
cattivo esempio, non sono soltanto i privati, ma
la stessa amministrazione ebe dovrebbe vigilare.
E quanto sta succedendo
a Pramollo, in uno dei
prati liberi che ancora
circondavano la zona del
tempio. Qui, già in passato, erano sorti alcuni
«orrori»; dal ristorante
Gran Truc, di cui non si
riesce a capire l’attuale
funzione, al vicino condominio dell’Abetaia, ad
alcune variopinte villette
private che deturpano la
vista della borgata dei
Bouciardoun, anch’essa
compromessa ma in modo più contenuto.
Recandomi a Pramollo
alcuni giorni fa, sulla sinistra della strada che conduce dalla Ruà al tempio,
sono quasi svenuto nel
vedere in costruzione un
enorme cubo di cemento:
mi dicono che si tratta di
un garage del Comune
per ospitare lo spazzaneve e altre macchine simili. Non metto in dubbio la
necessità, mi domando
soltanto se non era possibile individuare un luogo
un po' più appartato per
un simile intervento, magari nella zona del campo
sportivo oppure lungo la
strada dei Piene. Certo lì
dove è piazzato sarà un
bel pugno nell’occhio anche perché dietro vi sono
ancora alcune case ben
ristrutturate, con i muri
in pietra a vista. E a nulla
servirà coprire il garage
con un tetto in lose, perché in questo caso non
sono i particolari che
contano, ma il volume. Si
può ancora rimediare?
Spero di sì. Ho scritto al
sindaco succerendogli,
per lo meno, di rivestire i
muri esterni in pietra locale, di realizzare il tetto
con una soletta di cemento piana e di ricoprirla di erba, in modo
che il «rnostro», visto dalla stradina superiore, ridiventi un prato, mentre
dalla strada asfaltata si
vedrebbe soltanto il portone del garage, che mi
auguro sia realizzato in
legno scuro. Insomma
che si mimetizzi il futuro
garage, a minor danno visivo possibile.
Speriamo in bene ma
intanto voglio aggiungere
che, in questi e altri casi,
sarebbe anche compito
del Concistoro valdese
farsi sentire. 11 tempio di
Pramollo è un edificio
storico, con la storia della
antica «Rotonda» che
sorgeva nell’attuale giardino del presbiterio; un
tempo c’era una piacevole piazza davanti alla facciata, mentre il collegamento con la Ruà avveniva con una piccola strada
piana, un bel muretto
lungo i prati, adatto a sedersi per guardare a giocare alle bocce. Oggi
sembra che alle bocce
non SI possa giocare se
non su terreni simili al biliardo; le auto la fanno da
. padrone e le richieste di
comodità sono eccessive.
Così la piazza del tempio non c’è più: c’è invece
un orrendo e impersonale «spiazzo» asfaltato, riempito da auto il 15 agosto e in poche altre occasioni, deserto e squallido
per il resto dell’anno. Anche qui si potrebbe intervenire con qualche albero, qualche panchina o
aiuola, per delimitare la
parte a ovest del tempio
dalla strada e analogamente per il parcheggio
davanti al presbiterio. Un
po’ di fantasia e un po’
più di coraggio da parte
dei pramollini che non
vogliono rovinare del tutto il loro paese sarebbero
graditi; fare a piedi qualche decina di metri, sia
per arrivare a casa che
per andare al culto, fa bene alla salute e ci ricorda
che prima vengono le
persone, poi le case e il
paesaggio, infine le auto,
che non è necessario tenere sotto la cucina, come un tempo le mucche!
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[>*» Piero Frache, nuovo direttore della Foresteria
Cambio della guardia
Un lungo passato nel settore alberghiero garantisce
un avvenire di sempre miglior lavoro nella continuità
^^j^IMOGNONE
Sarà Piero Frache, 55
anni, originario di
Torre Pelli«, che riceverà
L chiavi delia Foresteria
da Marco Beilora. Al ter^nedei due mesi di aifiancamento. periodo che
si concluderà alla fine di
settembre, il nuovo direttore pi>trà far fruttare il
suo lungo passato nel settorealberghiero.
Per Frache l’impiego m
Foresteria è anche un ritorno in patria. «Iniziai
¿'età di quattordici anni
come aiuto cuoco proprio a Torre Penice - ricorda sono rimasto
alI'Hotel du Pare per sei
anni, poi mi sono trasferito alla Casa valdese di
Forgio Verezzi. In seguito
ho lavorato per tre anni
in Svizzera e poi di nuox'o
in Liguria, a Pietra Ligure,
dove sono stato titolare e
cuoco deU'albergo «La
lucciola». Quest'ultima
esperienza, durata x'entisette anni, è finita quando'il proprietario ha decisodi vendere lo stabile,
trasformandolo in una
serie di minialloggi»«
-Perchéquesta decisione dì tornare a Torre?
«Ho letto su Riforma
r Italo Moretti a Torre Pellice
Il lungo dramma
dei «desaparecidos»
che si stava cercando un
nuovo direttore per la Foresteria, quindi mi sono
presentato per il colloquio e sono stato scelto»».
- Quali saranno le priorità dei prossimi anni?
«Il lavoro compiuto resta ottimo e l'affiancamento sta andando molto bene: Marco Beilora è
attento nel passaggio di
consegne e io sono soddisfatto. Devo conoscere
meglio l’accoglienza turistica valdese, ad esempio
l’ufficio "li barba” del
Centro culturale. In futuro intendo puntare a un
miglioramento della cucina: voglio pasti più genuini, non per forza più
elaborati ma meglio presentati: per questo sono
sicuro che troverò la collaborazione del cuoco,
con cui in passato ho già
lavorato per sette anni.
Vorrei anche concentrarmi sugli spazi esterni
della struttura»».
- Che cosa si aspetta da
questa esperienza?
«Marco Beilora mi ha
garantito la sua disponibilità a collaborare. \'oglio anche continuare a
dialogare con le altre
strutture ricettive presenti sul territorio. Non
so ancora quanto tempo
resterò alla Foresteria,
mi auguro a lungo: da
parte mia cercherò di
impegnarmi al massimo,
confidando di trovare
appoggio nel Comitato e
in tutto il personale»,.
Nell’ambito della rassegna «Sudamerica, arte,
cultura e riflessioni d’oltremare», organizzata e
promossa dai Comuni di
Torre Pellice, X’illar'Pellice e Rorà, oltre che dalla
Comunità montana e
dall’.Lgess e dalla cooperativa «La Tana volante»»
si è svolto a Torre Pellice
nella biblioteca civica
«Levi»» un incontro con il
giornalista Italo Moretti,
venuto a presentare il
suo ultimo libro «I figli di
Plaza de Mayo», edito da
Sperling & Kupfer, giunto
alla terza edizione, sul
dramma recente dei figli
dei desaparecidos.
Moretti, noto per anni
come testimone televisivo (è stato anche direttore del Tg2), esperto delle
questioni sudamericane,
ha parlato sia del dramma molto attuale dei figli
degli scomparsi, mettendo in luce le enormi difficoltà che si incontrano
sia nel rintracciarli (solo
una minima parte dei
neonati rubati è stata
identificata) sia una volta riconosciuti nel gestire la nuova situazione
che si viene a creare: rimanere con i genitori
che all’epoca li sottrassero appena nati alla madri prigioniere, tutte uc
cise dopo il parto, oppure tornare alla famiglia di
sangue, dalle nonne in
particolare.
E proprio delle abuelas, le nonne di plaza de
Mayo, principali protagoniste nella ricerca dei
. bambini scomparsi, Moretti ha parlato con particolare calore, ricordando
come siano state proprio
loro le prime a lottare
per la risoluzione del
dramma dei neonati
scomparsi, per la giustizia. Moretti ha anche fatto riferimento alla tragica
situazione attuale di Uruguay e .Argentina, paesi
esposti a un rischio economico gravissimo, sostenendo che i problemi
esplosi recentemente sono figli diretti delle passate dittature e di malgoverni che da decenni tormentano l'America Latina, impoverendola e gettan’dola sul lastrico, li
giornalista scrittore ha
anche lanciato un monito di riflessione, affinché
quanto sta accadendo
Oltreoceano non debba
riguardare i paesi occidentali, che a causa della
globalizzazione e delle
nuov'e regole del mercato
finanziario mondiale non
sono affatto esenti da rischi altrettanto gravi.
Nelle chiese del 1 distretto
Corsi di organo
FRANCO TAGLIERÒ
DOPO la positiva esperienza dell’anno
scorso la Commissione
musica del I distretto delle chiese valdesi, ricevutone mandato dalla Conferenza e dalla Ced, propone alle persone interessate un secondo corso
di formazione all’accompagnamento con tastiera
degli inni durante i culti.
Come è noto questa iniziativa v'uole rispondere
all’esigenza che le chiese
sentono con urgenza: il
canto della e nella chiesa
è uno degli aspetti più
importanti dell’espressione di fede protestante e
per questo è necessario
che ogni comunità possa
contare sul servizio di
membri preparati ad accompagnare gli inni.
La nuo\»a proposta integra il progetto messo in
opera l’anno scorso, rivolto a chi già aveva una
specifica formazione e
condotto dal maestro
Walter Gatti. Infatti,
mentre coloro che hanno
seguito le lezioni del primo anno continueranno
la formazione per un secondo con la stessa formula, viene proposto un
corso di base a tutti coloro che, pur non avendo
una preparazione specifica, vogliono mettere a
disposizione della chiesa
un po’ di tempo e intendono prepararsi per questo servizio.
In vista dell’organizzazione dei corsi la Commissione musica invita
tutte le persone interessate a iscriversi: a fine
settembre gli iscritti verranno convocati per ricevere le informazioni riguardanti gli aspetti organizzativi del corso.
Poiché sicuramente tra i
membri delle chiese delle Valli ci sono insegnanti diplomati in pianoforte
che, in un’ottica di servizio, potrebbero im'pegnarsi per poche ore settimanali alla formazione,
anche a loro viene riv'olto
un appello affinché si
propongano per condurre una parte dei corsi. Le
iscrizioni (entro il 5 settembre) sono sono raccolte da Giuseppe Maggi
(1” circuito), Monica Natali (2" circuito) e Patrizia
Massel (3" circuito).
'fe Positiva riniziativa per i villeggianti di Massello, in vai Germanasca
Un'altra estate con la chiesa aperta
1 criteri che riguardano i rapporti nella diaconia
L'evangelkità delle strutture
PAWEL GAJEWSKI
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sibilìi
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Da diversi anni ormai, la chiesa di
Massello vive nel periodo
estivo una fase di particolare risveglio legato alla presenza dei numerosi
rilleggianti. Quest'anno
il Concistoro, in collaborazione con il Comitato
del museo storico di Balsiglia, ha preparato per la
Ifoka un programma
di animazione culturale
intitolato «Estate: chiesa
aperta»». Non si è trattato
orbamente di prolungarci orario di apertura dei
recali di culto bensì di un
trincetto più articolato:
achiesa e i suoi locali
®me luogo ideale di incontro, di riflessione e di
battito. Nel programa sono state inserite le
radizionali riunioni esti
t
* Casa delle
diaconesse
Torre Pellice
RISTRUTTURAZIO¡if'CEVUTI DAL 1» gennaio AL 31 LUGLIO 2002
valori in euro
10.00: Torre Pellice: Amato
CalkJT®'^ bollettino», Paola
totiin bollettino», An
l’inerm «Per bollettino»;
'ralripco^’ l^^lone femminile
reto- bollettino»; RovePiccoli «per
sone- Il ^^ri Germano Chifemminile valdeHarlaT= Bergamo
Elena Li
lo Ìl «P®' bollettino»,
is'on- TBalmas.
Pollice: Ernesto
^'glianò '' Marta Ru
ve, la Passeggiata storica,
organizzata in collaborazione con il Coordinamento dei musei e dei
luoghi storici valdesi
nonché la tradizionale
«Cena di mezza estate»».
La manifestazione è stata
inaugurata da Tabitha
Maggiotto: la sera del 27
luglio, nel tempio, la musicista di Vercelli ha offerto al numeroso pubblico non solo un'eccellente padronanza di uno
strumento così particolare come il clavicembalo,
ma anche un’ottima animazione sulla storia e la
cultura del '600 europeo.
Il progetto ha avuto il
suo momento più intenso
nei giorni 10 e 11 agosto.
Il 10 agosto sera, sempre
nel tempio si è tenuta
una tavola rotonda intitolata «L’Italia evangelica:
quali prospettive?»'. .Al dibattito hanno panecipato
Leonardo De Chirico, direttore aggiunto dell’istituto di formazione evangelica e documentazione di Padova, Daniele
Garrone, vricedecano della Lacoltà valdese di teologia e Luca Baschera,
laureando in filosofia a
Torino. Il filo conduttore
della serata è stato l'affermazione che i vari componenti del protestantesimo italiano, nel quale la
cosiddetta corrente evangelicale conquista una
crescente rilevanza teologica e culturale, devono
intensificare il loro dialogo e creare nuove occasioni di incontro. La sera
della domenica 11, il pastore Winfrid Pfannkuche
ha tenuto un’interessante
conversazione sul lavmro
ecumenico delle chiese
protestanti in Europa,
spiegando inoltre il ruolo
e la struttura della Concordia di Leuenberg. La
giornata si è conclusa con
una cena comunitària.
Lo stesso locale ha ospitato il 18 agosto il dott.
Davide Dalmas, ricercatore aU’Univ'ersità di Torino e membro del Seggio
della Società di studi v»aldesi. La serata è stata dedicata alla figura e all'opera di Giuseppe Caligale (1898-1978). L’argomento della serata volev'a
essere inoltre un piccolo
segno di riconoscimento
v'erso i fratelli e le sorelle
delle chiese battiste che
da diversi anni danno
con la loro presenza una
vivace testimonianza di
fede e di amicizia con la
popolazione di Massello.
ALBERTO TACCIA
Mentre d auguriamo che il servizio
reso attualmente dagli
ospedali valdesi di Torre
Pellice e Pomaretto possa continuare anche in
nuove forme, siamo convinti che in ogni caso
debba riprendere la riflessione sulla loro evangelicità. Questo termine
è stato nel passato a volte
frainteso. Bisogna subito
dire che euangeìicità non
significa confessionalità:
neppure un culto settimanale è di per sé indice
di evangelicità, anzi può
apparire a volte estraneo
al contesto operativo
dell’istituto se non controproducente qualora
non abbia una coerente
risonanza etica in tutti gli
aspetti della vita dell’o
Pellice: Florenti''^opDo .'^'’’noulet, Ulrico
^°ffl -l3<^Puellne Pic
Elena Prochet;
la Festa della Casa».
25,00: Torre Pellice: Roberto
Calgaro, Elena Corsani, Aldina
Goss; Torino: Maria Vay, Giovanni Coriasco, Gemma e Wanda Bodoira «in mem. dei nostri
cari»; Luserna San Giovanni:
Giulia Bensa, «in mem. della signora Lisa Maria Crespi».
25,82: Torre P.: Ivonne Clot,
Aline Jalla Bellion; Ivrea: Emilio
Cristoforo Almerina; Rignano
Flaminio: Elena E. Breda; Cassina De' Pecchi: Carlo Trambusti.
30,00: n.n.
35,00: Pinerolo: Irene Bounous; Torre Pellice: Giuseppe
Reinaudo «in mem. di Alberto
Caffaratti e Ivonne Rostan».
50,00: Torre Pellice: Mirella
Poli, Alda Jourdan «in mem. di
Rinaldo Bouvier», Ada Silenzi
«per la Festa della casa». Le cugine di Ferruccio Eynard «in
mem. di Ferruccio Eynard», Tina Di Vita, Giovanni Valè, Luciana Mathieu «per la Festa
della Casa»; Torino: Lucio Lucchini, Edina Prochet Sacher,
Marcella Deslex; Luserna San
Giovanni: Nella e Corrado; Bricherasio: Le cugine di Rosemma Eynard «in mem. di Rosem
ma Eynard»; Moncalieri: Bianca Marina Assandria; Alfredo
Pollo e Germana Morello.
51,64: Torre Pellice: Roberto
Prochet e Lilli «in ricordo dei
nostri cari», Emilia e Aldina
Odin; Luserna San Giovanni:
Matilde Benech «ricordando
Suor Jeanne Pent e tutte le care diaconesse», Aldo Malan e
Enrica Benech; Ivrea: Valdo Del
Priore, Erminia Valentina Gianotti; Torino: Felicina Quariento; Prarostino: Amilda Gay.
52,00: Torre Pellice: Marco
Tullio Fiorio; Mary Jahier.
55,00: Renato Toscano e Elena Avondet.
60,00: Pinerolo: Renata Bounous; Torre Pellice: Bruno Gonio; Mila.no: Giovanni Maggiore.
75,00: San Secondo di Pinerolo: Giulio Griglio; Luserna
San Giovanni: Elsa Lapisa ved.
Boero Rol.
97,00: Torre Pellice: Rinaldo
Bertalot.
100,00: Angrogna: Lamy Bertin «in mem. di suor Melanie e
suor Susanna»; San Germano
Chisone: Giovanni Bertalot; Torino: Elena Piccotti Decker; Pra
restino: Orfilia Summertmatterm; Manta: Lionello Gay «per
la Festa della Casa»; Pomaretto:
Letizia Baret.
120,00: Luserna San Giovanni: gli inquilini della casa di via
Monte Friolant 19 «in memoria della cara Annunziata Fornero».
125,00: Prarostino: I figli, i
nipoti e gli amici di Vir.ginia
Costantino.
150,00: Torre Pellice: Ida,
Vanna Cordin.
154,93: Angrogna: Elda
Coì’sson.
200,00: Torre Pellice: Salvatore De Felice «per la Festa
della Casa».
205,24: Prarostino: Famiglia
Bourne «in ricordo di M. L.
Gallo e Virginia Costantino».
250,00: Villar Pellice: Remo
Dalmas; n.n.
260,00: Luserna San Giovanni: n.n.; Torino: Luisa Moro.
516,00: Bergamo: Unione
femminile valdese.
520,00: n.n.
658,48: Torino: Giorgio e Lilia Crespi.
661,80: Comitato Zurigo.
spedale. La sfida dell’evangelicità si gioca essenzialmente nelle relazioni con il personale,
con gii ammalati, con il
pubblico. Con il personale: diciamo chiaramente
che occorrerebbe modificare il rapporto di lavoro
passando dalla dipendenza alla collaborazione, senza che questo abbia ad inficiare il contratto di lavoro. Non si tratta
certo di proporre un inconcludente assemblearismo, ma di ricercare vere occasioni di scambio,
nel rispetto delle responsabilità diverse di ciascuno. È necessario che i vari membri dèi personale
non si sentano semplici
pedine di uno scacchiere.
Ci \mole meno gerarchia,
niente paternalismo, più
partecipazione.
Sul rapporto fra medico e paziente si è scritto
molto e bene, purtroppo
poco del personale medico e infermieristico dei
nostri ospedali si è preso
la briga di informarsi sui
tanti convegni organizzati su questo tema (leggendo ad esempio l’ultimo
numero di Protestantesimo che ospita le relazioni
al recente convegno di
Torino). È vero che proprio per il modo di intendere il rapporto medicopaziente i nostri ospedali
sono particolarmente apprezzati: ma proprio per
questo la riflessione deve
continuare e non deve
essere lasciata alla sensi
bilità dei vari- operatori,
ma essere strutturata come impegno di tutti. Essa
deve comprendere anche
il delicato problema dell’accompagnamento alla
morte. Il rapporto medico-paziente, oggi oggetto
di attenzione in tutto il
settore sanitario, dovrebbe diventare l’elemento
qualificante umanamente ed evangelicamente la
nostra diaconia.
Quanto al terzo punto,
il rapporto con la popolazione del territorio, e non
solo con quella valdese,
occorre ribadire questa
apertura che, nei difficili
anni delle ristrutturazioni, ha costituito una preziosa solidarietà. Occorre
riprendere iniziative come la Giornata dell'Ospedale, che a Pomaretto è
sempre stata occasione
di informazione per tutta
la popolazione e che si
dovrebbe estendere alla
va) Pellice. Non basta
chiedere soldi alla gerite:
occorre che la gente venga resa partecipe é sia
convinta della validità di
un progetto.
Mi auguro che questi
punti, che avrebbero dovuto esser l’ossatura delia
nostra diaconia ospedaliera, non appaiano oggi
secondari rispetto alla
drammatiche urgenze finanziarie: essi sono comunque quelli che fondano l’evangelicità dei
nostri ospedali, la quale
non può che tradursi nei
rapporti umani.
Asilo dei vecchi di San Germano
Domenica 8 settembre 2002, alle ore 14,30,
apertura del bazar dell’Asilo dei vecchi di San
Germano Chisone. Verranno esposti i lavori
eseguiti dagli ospiti deli’Asilo e dall’Unione
femminile di San Germano. Potrete trovare il
banco dei dolci, della pesca, la lotteria con ricchi premi e il buffet. Durante il pomeriggio la
compagnia teatrale Aiegre presenterà lo spettacolo di burattini «Pulcinella, la poesia».
13
PAG. 14 RIFORMA
Delle ìàlli ^ldesi
VENERDÌ 30 AGOSTO)
SPORT
SOLO I GIOVANI PER
L'HOCKEY GHIACCIO
Ci sono solo i campionati giovanili nel futuro (immediato) dell’H.C. Valpellice; la notizia è ufficiosa da qualche settimana, dopo
che la dirigenza dell’All Stars (la
compagine piemontese nata due
stagioni or sono nel tentativo dimettere insieme il meglio dell’hockey su ghiaccio piemontese)
ha negato il ritorno in casa Valpe
dei giovani che l’anno scorso avevano disputato il campionato nazionale under 19 con le maglie
della selezione piemontese. Solo
contando su questo nucleo di giovani locali il Valpellice avrebbe
potuto confermare l’iscrizione al
campionato nazionale di serie A;
in quel caso sarebbero bastati al
cuni innesti di peso per garantire
una squadra capace di disputare
un campionato almeno dignitoso.
«Siamo costretti a rinunciare al
campionato di serie A e alla under
18 - scrive il presidente della Valpe, Fabrizio Gatti, ai genitori dei
giocatori non ci fermiamo però
qui: compiremo tutti i passi necessari per far tornare gli atleti
della Valpe. Per questo abbiamo
fatto appello a tutti gli organismi
competenti. Si tenga però conto
che ci siamo trovati con un accordo lasciato dal predecessore che
prevedeva che i ragazzi diventassero definitivamente atleti deU'All
stars. Le casse erano vuote; anzi
gravavano (e gravano tuttora) sulla situazione economica circa 200
milioni di deficit».
E COSI dalle «incomprensioni»
fra All stars e Valpellice ci rimette
lo sport, la Valpellice nel suo insieme che pur fra mille difficoltà
sperava di rivedere hockey di un
certo livello a Torre o a Pinerolo.
La Valpe schiererà soltanto le formazioni giovanili (del resto solo
partendo da un vivaio forte si potrà avere per il futuro una prima
squadra all’altezza) mentre la
femminile e la serie B, a Pinerolo,
giocheranno con le insegne della
All stars. Per chi vorrà invece «rifarsi l’occhio» con l’hockey di un
certo livello ci sarà quest’anno la
possibilità di vedere a Torino la
nuova squadra iscritta alla serie A
grazie a un accordo tecnico economico con il Milano; in panchina ritroveremo Massimo Da Rin
(e secondo Andrea Chiarotti), in
pista molti prestiti da Milano e sicuramente alcuni volti molto noti
al pubblico valpellicese.
Una recente pubblicazione di Giorgio Tourn per l'editrice Claudiana
Una guida delle Valli per ogni visitatore
MARCO ROSTAN
Gli appassionati come me conservano
ancora a casa la storica
Guide des Vallées Vaudoises du Piémont, publié
per la Société Vaudoise
d'Utilité Publique, presso
la Typographie Besson
di Torre Pellice, nel lontano 1898. È finalmente
arrivata la sua degna erede. Mentre le Comunità
montane discutono e approvano progetti su progetti senza essere per altro riuscite finora a produrre una carta turistica
(almeno in vai Pellice)
degna di questo nome,
del materiale informativo
di qualità e una segnaletica dei sentieri quale si
trova in tutte le valli e i
paesi del vicino diparti
mento francese HautesAlpes, da Névache a StVéran a Vallouise, ci voleva un Giorgio Tourn e una Claudiana per far nascere questa nuova guida,
dal titolo «Le valli valdesi»
(con lo stesso titolo anni
fa ne era apparsa un’altra
edita dalla Kosmos).
Si tratta di un libretto
pensato e scritto per tutti, valdesi, visitatori occasionali, scuole, insegnanti, gruppi italiani ed esteri, che solo a sfogliarlo
mostra la sua modernità;
non solo cartine e fotografie, ritratti di personaggi, schede sui luoghi
particolarmente interessanti, ma un testo ricco,
che presenta i valdesi
nella storia e identi'tà,
che poi si rivolge ai luoghi, suddivisi in Pinerolo
e dintorni, vai Chisone,
vai San Martino, vai Pellice. Una guida, scrive T
autore «nata dalla volontà di condurre il turista o il visitatore occasionale alla scoperta del
mondo assai complesso e
articolato delle valli vaidesi o, come preferiamo
dire, delle valli dei valdesi, in quanto ciò che le
caratterizza è proprio la
presenza della confessione religiosa dei valdesi».
Già immaginiamo la
selva di critiche che si le
veranno, come sempre,
nel mondo valdese quando qualcuno osa lanciarsi
in una impresa come
quella di fare una guida;
dagli storici che rileveranno le solite imprecisioni di Tourn, ai maniaci
della grafia dei luoghi che
si sono moltiplicati con
l’attuale moda occitana e
che non esiterebbero a
fucilare qualcuno per via
di una u in più o in meno
nel patuà { ecco, io continuo a scriverlo così, ma
so che molti lo vorrebbero scritto patouà, e i francesisti patois). Giorgio
Tourn è piccolo e magro,
ma ha le spalle larghe per
reggere a bufere più violenti. E noi siamo disposti
a sostenerlo, ringraziandolo per il lavoro che ha
fatto: criticate pure, ma
intanto questa guida c’è,
e aspettando i futuri prodigi della comunicazione
immateriale che oggi va
di moda, vai la pena di
leggerla, farla conoscere,
regalarla a chi ci viene a
trovare: costa soltanto 16
euro, come un pranzo.
APPUNTAMENTI
30 agosto, venerdì
PINEROLO: Nell’ambito della Rassegna di artigianato, nel salone della biblioteca Alliaudi, alle 17,30, incontro con Predo Olivero sullo sfruttamento del lavoro
minorile. Alle 21,30, in p.za Fontana, «Concerto grosso» con l’orchestra d’archi diretta da Maurizio Salvi.
VILLAR PELLICE: Nell’ambito della rassegna «Sudamerica, arte, cultura, riflessioni d’oltremare», alle 19,30
al ristorante Crumière, cena enogastronomica a buffet
«Sabores de la pampa»; prenotazioni 0121-934907.
31 agosto, sabato
PINEROLO; Nell’ambito della Rassegna di artigianato, dalle 15,30, nel centro storico, primo festival internazionale di musica meccanica, «Strade a manovella, tourneurs, chanteurs de me e artisti di strada».
Alle 18,30, nel centro storico, rievocazione «Poggio
Oddone e il dono del formaggio». Alle 21,45 in piazza
Vittorio Veneto, concerto di Valentina Giovagnini.
BOBBIO PELLICE: Concerto del Coro Prompicai di
Pinerolo al Rifugio Barant; info: 360-716471.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Fino al 1“ settembre,
gemellaggio con Savines-le-Lac.
1“ settembre, domenica
PINEROLO: Nel centro storico prosegue, dalle 10, il
festival della musica meccanica; alle 18 gran finale di
fronte al teatro sociale. Dalle 21, in via Trento, i personaggi e i gruppi della Maschera di ferro.
POMARETTO; La Pro Loco organizza la tradizionale «Festa delle borgate».
PRAMOLLO; In borgata Ruata, mostra mercato bovina e caprina.
BOBBIO PELLICE: Festa occitana al Rif. Granerò.
2 settembre, lunedì
ROURE: A Villaretto, fiera autunnale.
6 settembre, venerdì
FENESTRELLE: Al centro di Pracatinat, alle 21, Assemblea teatro presenta «In fra li casi de la vita e le
magie de cieli libertà vo cercando»; ingresso gratuito.
7 settembre, sabato
FENESTRELLE: Nel forte San Carlo, alle 21, assemblea teatro propone «Camaleonte, io cambio pelle»
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa di San Lazzaro,
nell’ambito della rassegna «Vox organorum», concerto dell’organista Giancarlo Parodi che proporrà musiche di Vivaldi, Mozart, Knecht, Carnicer, Candotti, Liszt, Lefébure-Wely e Dubois.
PINEROLO: Alle 10, presso il «Punto gioco» di via
Novarea 38, riprende l’attività della Leche league; tema dell’incontro «Il primo cibo solido».
7-8 settembre
SALZA DI PINEROLO: La festa patronale impegna
l’intero fine settimana: sabato alle ore 20, fiaccolata e
falò, a seguire musiche e danze; domenica giochi per
bambini e adulti e serata danzante.
^ÈRVizr
6UAROIAI
notturna, prefestiva,
telefono 800-2331 ii
GUARDIA PARMA
(turni festivi con ^
DOMENICA 1® SETTEU
Bobbio Pellice: Mosel||
Maestra 44, tei. 92744
Perrero: Valletti - via m'o;
nero 27. tei. 848827
Pinerolo: Nuova - b,
Lazzaro, tei, 377297
SERVILO ELIAMS
telefono lis”
CINEMA I
TORRE PELLICE
Trento ha in progrj®
ma, giovedì 29, ore 20,®
Monster & Co; ore 22,t|
Gosford park; vene»
30, ore 21,15, L’oradiis
ligione; sabato 31,m
20,30, Lilo & Stitch;*
menica 1“ settembre,®
21.15, Verso Oriente;li
nedì 2, ore 20,30, Sci
oby-doo. Dal 3 al 1
tembre chiuso per ferie,
BARGE — Il Comuflil
propone, venerdì 30,a
21.15, Gosford park;Si
bato 31, ore 21,15, Te
nenbaum; domenica It
lunedì 2, ore 21,15,
dent edvil; martedì 3,®
20 e 21,30, Metropoli
mercoledì 4, ore 21,15,
40 giorni & 40 nottì,
vedi 5, ore 21,15, IlsK
gnore degli anelli.
PINEROLO — L’ità
ha in programma,
sala «2cento» Frailty;aÌ
sala «Scento» Bladell,
ECONOMICI i
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Pinerolo (TO)
L’“UMIDO”: UNA NUOVA
RACCOLTA DIFFERENZIATA
Tel. 0121.2361
energia «ambiente
verde
pisello
verde
bottiglia
Un'altra raccolta differenziata?
Un impelo e i vantag^?
Negli ultimi 10 anni i rifiuti sono
aumenti del 30% nell'area del
Pinerolese. Il processo di smaltimento è
quindi più costoso. Eppure molti
cittadini si chiedono perché devono
pagare le tasse dell'immondizia.
Sono i Comuni che fissano le quote e i
criteri della tassa da applicare. La legge
nazionale dice anche che bisogna
passare da una tassa applicata in base ai
metri quadri, ad una tariffa definita in
base a quanto ognuno getta via; e che la
tariffa deve pareggiare i costì di
smaltimento e di raccolta.
È im buon principio, seppure difficile da
applicare.
La valorizzazione nel nt
stabilimento
Attraverso le lavorazioni
stabilimento nuovo in co»
presso la tangenziale di Pinerolo
valorizza il materiale organico fa
diventare: fanghi per compost (
(10%) da utilizzare in agricoltui^.e
usi, e biogas (21%) che prodiurrà
elettrica per far funzionare le ir
di produzione, acqua dai rifiuti (2^
Lo stabilimento tratta anche il
ali
“secco" che avrete gettato negli
'•f'' ■
alt!
m
ULTIMI 10
verde
mela
VERDE
SACCHETTO
Un obiettivo: fare in modo che nei
prossimi anni la tassa sia stabile
o cresca poco
Con l'aumento dei rifiuti crescono
anche i costi di raccolta e smaltimento, e
di seguito le tasse.
Se l'adesione alle varie raccolte
differenziate fosse maggiore, intanto si
otterrebbe da subito l'obiettivo di lasciar
ferma (o di incrementare poco) la tassa
da pagare, nonostante la crescita annua
dei rifiuti sia in media del 5,4%.
Non bisogna lamentarsi, bisogna
impegnarsi anche con la nuova raccolta.
sacchetti normali, sottraendo l'i
vengono valorizzati i metaHI«
separandoli; nìentrè una parte,
combustibile (CDR)‘ (23%)[^^da^:|
ricavare energia. ’
verde
ramarro
C
NWMnVRM .
La nuova proposta Acca: Verde
Sacchetto per l'umido una raccolta
comoda che inizia da casa vostra
Rivoltato e riempito dii materiale
"umido", ben chiuso con due nodi
prima di gettarlo nel cassonetto, il
sacchetto verde è una nuova raccolta
differenziata.
Ma é essenziale la colM
dei cittadinil ,
La proposta funziona se i cittai
casa loro, dividono i rifiuti: la rai
differenziate classiche da una p
dell'altra la nuova raccolta deU'U:
separato dal Secco, con il Sa»
Verde. ^ ^
Grazie per il vostro impegno!
m
Un'a'
Giovi
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entro il 2002 arrivo nelle vostre case: adottate«
14
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2002
Pagina Dei Lettori
PAG. 15 RIFORMA
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NOVITÀ
Guida illustrata alle Valli
Giorsio Tourn
Le valli valdesi
224 pp. euro 16,00 cod. 428
Da Torre Pellice a Prali, dall'Aula sinodale alle miniere di talco, dal «Glorioso Rimpatrio» alle Lettere Patenti del
1848, da Valdo al colonnello Beckwith: percorsi, a piedi o in auto, lungo
sentieri e strade panoramiche, che intrecciano territorio, economia e storia
- tanto locale quanto di respiro europeo - alla fede protestante.
Norbert Denecke
■»
Le comunità luterane
in Italia
cod.394
L'articolata e vitale realtà delle comunità luterane nel nostro paese, tanto
di lingua tedesca quanto italiana, illustrata attraverso le loro iniziative, la
storia e la vita, senza trascurare l'architettura.
Mediterraneo:
un mare di spiritualità
le donne dicono le fedi
a cura di Bruna Peyrot
184 pp. euro 12,50 cod. 427
Percorsi di spiritualità articolati intorno al Manifesto delle donne protestanti in Italia, redatto dalle donne
della Fdei e qui presentato e commentato a più voci, nonché al Campo
donne internazionale 2001, tenutosi
al Centro evangelico di Adelfia con la
partecipazione di donne ebree, ortodosse, musulmane e laiche.
Sara Saccomani
Giovanni Miesse
238 pp. euro 14,50 cod. 384
Un'attenta biografia intellettuale di
Giovanni Miegge (1900-1961), massimo teologo protestante italiano del XX
secolo che, senza mai trascurare la dimensione pastorale, si confrontò cocentemente con la cultura del tempo,
elea e non, in un originale percorso di
lede e ragione.
Una visione della vita
e della teolosia
Giovanni Miegse (1900-1961 )
3 cura di Ermanno Genre e Sergio Rostagno
176 pp. euro 10,00 cod 424
Un ritratto di Miegge - esegeta, teologo, pastore, docente e ricercatore - a
partire dagli interventi della giornata
di studi dedicatagli nel novembre del
2000 dalla Facoltà valdese di teologia
in occasione del centenario della nascita. Contiene un testo inedito di
Giovanni Miegge.
m mmedhrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claudlana.it
Borgo Ognissanti 14/R lei, 055 282896
12/A tei. 02 76021518
l0Rlhin u®'^®Wur 32 tei. 06 3225493
ÌORRp PPM ì'onif'iaso 1 tei. 011 6692458
^‘-LlCb P.za Libertà 7 lei. 0121 91422
POSTA
Gli oratori
e la «31 ottobre»
Anclie al Sinodo di quest’
anno l’Associazione 31 ottobre è presente con un banchetto che diffonde materiale
e raccoglie le adesioni. Come
tutti sanno la battaglia per la
laicità in Italia è un impresa
disperata, che non varia molto a seconda del colore del
governo. È tuttavia un po’
scoraggiante constatare che
anche aH’interno del protestantesimo la bandiera della
laicità è ormai agitata da pochi. Dispiace, a esempio, che
nella la dichiarazione del presidente della Federazione
delle chiese evangeliche a
proposito della recente approvazione da parte della Camera dei deputati del disegno
di legge relativo ai finanziamenti statali a oratori cattolici e analoghe strutture di altre
confessioni religiose non ci
sia neppure un cenno al fatto
che il finanziamento statale o
regionale agli oratori, motivato dalla funzione educativa e
sociale che svolgerebbero,
non ci trova d’accordo.
Già al momento della comparsa di questa ipotesi, proprio in occasione del Sinodo
2001, l’Associazione 31 ottobre aveva divulgato un comunicato molto critico, non
certo solo perché, all’epoca,
si parlava solo di oratori cattolici. È vero che il presidente
Gianni Long fa notare che il
disegno di legge, «rispettoso
della Costituzione e del pluralismo religioso in Italia...
anche grazie all’impegno della Federazione evangelica e
di varie chiese, che sono state
ascoltate nel corso del procedimento» manifesta la sua
perplessità sia perché viene
privilegiata la confessione
cattolica, poi le chiese con
Intesa, a danno delle altre e
perché «lo stato si scarica di
compiti che sarebbero prima
di tutto dei pubblici poteri».
Tuttavia mi sembra che, a
partire da un certo momento
in poi (il famoso 8 per mille?)
la nostra laicità si riduca alla
richiesta di dare anche alle
chiese non cattoliche ciò che
si decide per la confessione maggioritaria. Sarà anche
vero che, tanto per fare un
esempio, i nostri centri giovanili svolgono funzioni educative e sociali, in certi casi,
meglio di tanti oratori cattolici e che dunque se questi
prendono i soldi, è logico che
li riceviamo anche noi; ma
siamo proprio sicuri di non
avere nient’altro da dire come credenti e come cittadini?
Qualche volta scivoliamo anche noi nell’italica brutta abitudine per cui se c’è un privilegio dato a uno solo non va
bene, ma se il privilegio lo si
dà a tre o quattro, cessa di essere un privilegio e diventa
Nm I-ONÜO DI, wm
SOLIDARIETÀ
conto corr post. n. 11234101
intestato a La Luce,
via S. Pio V 15,10125 Torino
Le offerte per i 130 materassi da sostituire all'ospedale
della Chiesa evangelica del Camerún continuano ad arrivare.
Ricordiamo che ogni materasso in crine costa circa 30 euro;
speriamo che molti vogliano
regalarne uno, estremamente
necessario a quest'opera della
Chiesa del Camerún, (f.d.)
OFFERTE PERVENUTE
IN MAGGIO-GIUGNO
(valori in euro)
70.00 Anonimo
60.00 Febe Miletto
30.00 Renata Pons; Olga Avondet Bertalot (accr. Cuas 17-6 di
cui non è pervenuto bollettino)
Totale 220,00
tot. prec. 4.711,12
add. conto 10,00
accr. bollettino 1,00
inviati all'Ass. mutilati
coop. fornai in Eritrea
4.375,00
in cassa 545,12
Una riflessione sull'uso delle prerogative umane
Anseimo e i limiti del pensiero
In riferimento alTarticolo su «Anseimo e
resistenza di Dio» ^Riforma n. 31, del 2 agosto, pagina dei lettori), mi compiaccio del
fatto che Vunum argumentum di Anseimo
torni a far capolino nei nostri ambienti. Dai
tempi di Barth il mondo protestante italiano
non si occupava seriamente di un simile
processo di pensiero, tanto semplice quanto
ineludibile. Se per troppo tempo non vi si
torna su, si rischia di ridurre il pensiero a un
simulacro, ma quando tale processo venga
abbracciato in modo acritico ci si condanna
a nutrirsi di un simulacro di conoscenza.
Nelle conoscenze metafisiche, la ragione
umana «ha il destino particolare di essere
tormentata da problemi che non può evitare, perché le sono posti dalla natura deUa ragione stessa; ma che non può risolvere, perché oltrepassano ogni potere della ragione
umana» (Kant).
Anseimo definisce «Dio» come «dò di cui
è impossibile pensare qualcosa di maggiore». 1) È una definizione negativa: non dice
che cos’è questo «ciò»; né lo si può ricavare
da «qualcosa di maggiore», che è impensabile per definizione. L’unico termine definito è
«pensare». Quello di Anseimo è dunque un
concetto che indica negativamente il lìmite
del pensiero, pone cioè un massimo pensabile senza definire cos’è questo massimo.
Ma per poter dimostrare che tale oggetto
non è solo il perimetro interno del pensiero,
e che è invece un ente reale sussistente al di
fuori del pensiero stesso, costituendone il limite, occorre prima determinare positivamente quel «ciò», quel «fuori», cosa che Anseimo non fa. 2) Se il Dio che dovrebbe esistere al di fuori del mio pensiero è «maggiore» del Dio che somplirememe penso esi
stente (in base a ciò Anseimo afferma che
Dio deve esistere), allora quest’ultimo non è
Dio; io non sto affatto pensando Dio, e anche affermandone 1’esistenza non sto affermando resistenza di Dio. Soltanto della
(ipotetica) totalità del pensabile non si può
pensare qualcosa di maggiore. Ma chi può
dimostrare che essa sia il concetto di «Dio»,
se non presupponendo arbitrariamente che
Dio sia pensabile?
L’argomento di Anseimo non mette in luce una qualche conoscenza intorno a Dio e
alla sua esistenza, bensì ci fa conoscere
qualcosa d’importante riguardo al nostro
pensiero: il pensiero non può oltrepassare
se stesso. Pertanto, o è capace di fondarsi da
sé, oppure deve contentarsi di pensare senza conoscere quale sia li suo fondamento uL
timo. Aver scoperto che il pensiero ha dei limiti non significa ancora aver scoperto Dio.
Si può credere che il fondamento del pensiero sia Dio, ma altrettanto legittimamente
si può credere che non lo sia. E di tutto questo, non vi è scienza empirica che possa affermare alcunché (Anseimo docet!).
Sarebbe triste che oggi, dopo il sofferto risveglio dei filosofi dal sonno dogmatico, i
teologi si rivolgessero al prestigio delle
scienze empiriche per coltivare sogni metafisici, invece della fede. Le opinioni di un fisico, sia pure di Einstein, riguardo a Dio non
«provano» nulla, né in fisica né in metafisica, se non la fede di quell’uomo. Discutendo
seriamente queste cose, si vedrà che la portata dei problemi che esse pongono, ben
lungi dalj'essere risolti, è assai maggiore di
Marco Di Pasquale - Torino
una cosa apprezzabile. Lo so
che di soldi ne abbiamo bisogno ma so anche che tanto
protestantesimo ed evangelismo ha testimoniato nel passato con pochi 0 niente soldi
e che Gesù Cristo non si è affatto risentito per questo.
Marco Rostan
Luserna San Giovanni
Nessuno
deve fare esami
Mentre scrutavo alcuni articoli (tralasciati in precedenza
per mancanza di tempo) di
Riforma del 26 luglio scorso,
ho letto la lettera del fratello
Salvatore Di Pasquale di Torino («I regolamenti della chiesa»). Ho sentito e condiviso la
sua profonda sofferenza mentre rispondeva alla lettera del
fratello Andrea Quaggiotto
[Riforma del 5 luglio). Non
voglio dilungarmi parafrasando l’esposizione del fratello
Andrea, contraddittoria in alcune sue parti, nonché in netto contrasto con il messaggio
dell’evangelo di tolleranza,
sofferenza, sopportazione,
amore fraterno, specialmente
verso i «nuovi accolti», come
li chiama. Proprio queste persone, forse più di altre, hanno
il diritto di fare domande, fosse anche per «revisionare la
storia valdese» (per conoscerla più a fondo): le comunità e
le chiese hanno il dovere di rispondere a chiunque voglia
sapere, nonché di accogliere
chiunque. Le chiese, a volte, si
svuotano proprio per il modo
con cui molti membri, forse
in buona fede, si attengono
troppo scrupolosamente, in
modo ossessivo e intransigente, alle discipline e ai regolamenti anziché attenersi al
gran comandamento «ama il
tuo prossimo come te stesso».
Nessuno o nessuna su questa terra, e sottolineo nessuno o nessuna, deve arrogarsi
il diritto di dire a fratelli e sorelle che «o ha sbagliato chiesa o non è stato sufficientemente preparato a entrarvi».
Da quando, chiedo, si deve
fare un corso di specializzazione per diventare membri
di una Chiesa valdese? Non
ricordo di avere mai letto
nessun testo biblico che implicasse questo dovere. Ricordo, invece, e mi è rimasto
impresso nella mente a caratteri cubitali, un passo dell’Evangelo di Marco 9, 42 su
«non scandalizzare i piccoli
che credono», citato durante
un recente sermone dal pastore Dino Magri (che ha sostituito in modo eccellente
per un mese il nostro pastore
Giovanni Carrari) che dovrebbe farci riflettere su certi
atteggiamenti usati a volte
nei confronti di altri credenti.
Che il Signore ci aiuti a non
essere mai motivo di scandalo per i nostri fratelli e sorelle.
Rosy Castelletti Ralos
Trieste
Se^aliamo l’uscita dei numeri 16/17 del
BOLLETTINO DELLA RETE
EVANGELICA FEDE E OMOSESSUALITÀ
(Refo), di cui riproduciamo l’indice
Numero 16
• Per una memoria dei diritti di Franca Long
• Creati a immagine di Dio ma... di Cristina Arcidiacono
• Mozioni e bilancio dall'ultima assemblea
nazionale Refi) a Milano
• Appuntamenti, Rassegna stampa, Curiosando nello scaffale.
Numero 17
La coppia sintomatica di Manuela Simone
• Gruppo di lavoro sull’omosessualità bmv ,
di Claudia Angeletti e Daniele Bouchard ,
• Segnalazione libro Claudiana Bibbia e omosessualità
• Attentato omofobo nei confronti della libreria Queer
• Appuntamenti, Rassegna stampa. Curiosando in videoteca.
Chi è interessato a ricevere il bollettino può scrivere a
miriaminglese@lihero.it o telefonare al 339-50112218
■ PARTECIPAZIONI ■
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
Timoteo 4, 7
La moglie e i parenti tutti di
Claudio Stallé
ringraziano tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore con
scritti e parole di conforto.
Un grazie particolare al dott.
Soligo, al personale medico e infermieristico dell’Ospedale valdese di Torre Pellice, all’Avo, alle
associazioni Anpi di Torre Pellice
e Luserna San Giovanni, alle assistenti sociali, a Fernanda Frache per la sua amorevole assistenza, al gruppo amici coralisti e
al pastore Claudio Pasquet per le
sue parole di conforto.
Torre Pellice, 9 agosto 2002.
RINGRAZIAMENTO
«Tu sei il mio rifugio e la mia fortezza: il mio Dio, in cui confidoi»
Salmo 91,2
I familiari di
Irene Tron ved. Riceli
di anni 91
commossi per la dimostrazione di
stima e affetto tributata alla loro
cara, nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano quanti si
sono uniti al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al pastore Sergio Ribet, alla banda musicale di Pomaretto e ai vicini di casa.
Lausa di Pomaretto
9 agosto 2002
RINGRAZIAMENTO
«L’Eterno proteggerà il tuo uscire
e il tuo entrare da ora in eterno»
(Salmo 121,8)
«Servite l’Eterno con gioia, è lui
che ci ha fatti e noi siamo suoi»
(Salmo 100, 2-3)
Il Signore ha richiamato a sé
Stefano Deodato
Le famiglie Deodato e Chabloz
ringraziano tutti coloro che hanno
partecipato con presenza, fiori,
scritti e parole di conforto al loro
grande dolore.
Un sentito ringraziamento ai
pastori Raymond de Rahm di Losanna e Christian Gysin di Basilea e alle chiese valdesi di Losanna e di Ginevra.
Losanna, 22 agosto 2002
t necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedì.
Tel. 011-655278
fax Otl-657542
15
r
PAG. 16 RIFORMA
i>ALE
VENERDÌ 30 AGOSTO 2(Krt
In questo paese di oltre 130 milioni di abitanti, i cristiani sono soltanto 400.000
Bangladesh: costruire il futuro
Ci sono circa 1.200 Ong attive nel campo dello sviluppo sociale Le poche Ong protestanti
dipendono interamente dai doni esteri che rappresentano circa 8 milioni di dollari l'anno
SARA SPEICHER
DOPO la guerra di indipendenza del 1971, il
Bangladesh era un paese devastato e disperato i cui milioni di abitanti erano fuggiti
verso i paesi vicini. In seguito
a un appello del governo al
mondo intero, il Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec)
e i suoi partner ecumenici
collaborarono con il Consiglio nazionale delle chiese
per portare soccorsi urgenti.
Il programma elaborato in
quel momento fu messo in
piedi così rapidamente che
ricevette una delle prime targhe di immatricolazione del
paese: Wcc 1.
L'azione del Cec
e delle chiese locali
Il Servizio di soccorso d’urgenza e di ricostruzione del
Bangladesh, formato dalla
Commissione delle chiese e
dai suoi partner ecumenici,
sotto l’egida del Nccb, diventò la Ccdb nel 1973 e proseguì le proprie attività di
reinserimento e di ripristino
nonché i propri sforzi in vista
di uno sviluppo comunitario
a lungo termine. Attualmente, la Ccdb collabora con
87.000 famiglie di 2.600 villaggi in 27 dei 64 distretti del
paese. Essa lavora presso i
più poveri e con intere famiglie, ma in particolare collabora con le donne.
Nel suo lavoro si ritrovano
alcune delle sfide specifiche
che le attività sociali e di sviluppo devono affrontare nel
Bangladesh. Prima di tutto, si
tratta di un paese musulmano in cui i cristiani, che rappresentano lo 0,3% della popolazione, si definiscono essi
stessi come una «minoranza
minuscola». Nella società del
Bangladesh tradizionalmente
tollerante, la libertà di religione non viene messa in discussione, ma è evidente che
ogni attività di sviluppo deve
rivolgersi a tutte le religioni.
Anche il personale e i responsabili della Ccdb provengono
da ambienti religiosi differenti; come dice uno dei collaboratori, «abbiamo convinzioni differenti, ma lavoriamo tutti nella stessa casa».
...•f '
Bangladesh: l’alluvione del ’74 a Rampura, presso Dhaka
dendo come bersagli prioritari i comportamenti a rischio, per evitare che l’Aids
diventi un’epidemia.
Aiuti esteri
Un’altra realtà è l’estrema
povertà del paese, di fronte
alla quale gli aiuti esteri alle
attività delle Ong sono un’arma a doppio taglio. Come
sottolinea Afsan Chowdury,
primo redattore aggiunto del
Daily Star, in una società
molto povera, «le Ong offrono impieghi, le Ong guadagnano soldi. Ad ogni crisi, esse ne guadagnano di più. [...]
I problemi cominciano quando il denaro arriva senza che
si debba rendere conto».
Sudhir Adhikari, presidente
del Nccb, dichiara che ci sono circa 1.200 Ong di una
certa importanza, attive nel
campo dello sviluppo sociale,
su un totale di 26.000 Ong ufficialmente censite dal governo. Le poche Ong protestanti
dipendono interamente dai
doni esteri, i quali rappresentano circa 8 milioni di dollari
l’anno. Adhikari sottolinea
che «la maggior parte delle
Ong lavorano sugli stessi problemi, ma in differenti regioni del paese». Bisognerebbe
trovare il modo di incorag
giare la collaborazione delle
Ong e delle chiese, tanto nelle loro attività locali quanto a
livello dei loro rapporti con le
chiese e i donatori stranieri.
Dare il potere alla gente
Le tavole rotonde
Le tavole rotonde istituite
dall’équipe «Rapporti regionali e condivisione ecumenica» del Cec aiutano a coordinare le attività delle Ong e a
facilitare la concertazione tra i
donatori stranieri e le Ong locali. Il Cec ha organizzato circa 35 tavole rotonde a livello
naziontde e regionale per permettere ai partner e alle organizzazioni attive nel campo
dello sviluppo e del servizio
ecumenico di incontrarsi, di
scambiare le loro riflessioni e
di definire le priorità della loro azione comune. Mathew
George Chunakara, incaricato
del programma «Asia» presso
il Cec, afferma: «La tavola rotonda della Ccdb è una delle
più efficaci a livello della responsabilità, della trasparenza e del rispetto reciproco tra
partner. Inoltre, i partner della Ccdb si sforzano di migliorare la disciplina ecumenica
della condivisione delle risorse, e di attuare programmi locali, cosa importante nel contesto del Bangladesh».
Un’altra misura atta a favorire la cooperazione nazionale è stata presa dal Gruppo
ecumenico di azione sociale,
formato da responsabili di
Ong cristiane che di recente
si sono riunite sotto l’egida
del Nccb per coordinare i loro
sforzi. Tutti sono impegnati
nelle àttività delle chiese e intendono rafforzare l’ecumenismo nel Bangladesh. Come
ha sottolineato uno dei responsabili: «Vogliamo dare il
potere alla gente, non alle organizzazioni». George Chunakàra sottolinea che il compito di alleviare là povertà e
di incoraggiare lo sviluppo
rurale deve essere assunto sia
dalle organizzazioni locali sia
dai donatori stranieri. «La
moltiplicazione delle Ong e la
concorrenza crescente che si
stanno facendo hanno molto
spesso effetti sfavorevoli sullo
spirito che le ispira e sul loro
entusiasmo - ha detto -. Anche i partner stranieri dovrebbero stare attenti a scegliere con cura i propri partner locali in funzione della loro credibilità». (cec info)
(4 - fine)
(traduzione dal francese
di J.-J. PeyroneJ)
La sfida dei tabù
culturali e religiosi
I tabù culturali e religiosi
rappresentano un’altra sfida,
ad esempio nel campo dell’
Hiv-Aids. La Ccdb ha iniziato
a lavorare in questo campo
nel 1993, quando il problema
non veniva ancora riconosciuto. Rispetto ad altri paesi
asiatici, il tasso di Hiv-Aids è
ancora molto debole in Bangladesh, anche se supera i
circa 190 casi censiti dalle
statistiche ufficiali. Il personale della Ccdb è del parere
che questi 190 casi siano
quelli che sono stati trattati
negli ospedali. Secondo le
stime dell’Organizzazione
mondiale della salute (Oms),
13.000 persone sarebbero
colpite, ma la gente non viene incoraggiata a chiedere
aiuto. Le questioni di comportamento sessuale non sono oggetto di discussioni,
neanche in privato, e non
viene spiegato ai pazienti come evitare la propagazione
del virus, il che accresce il rischio per il resto della società. Tutto il personale della
Ccdb ha seguito un corso di
coscientizzazione nei confronti dell’Hiv-Aids, e la politica di reclutamento della
Commissione non discrimina le persone colpite dal virus. Il suo obiettivo è di rompere il muro del silenzio che
circonda THiv-Aids, pren
Dopo la drammatica alluvione che ha colpito la Repubblica cèca
Appello dalla Chiesa dei Fratelli cechi
Il 20 agosto scorso il moderatore della Tavola valdese ha ricevuto una lettera dal pastore Gerhard Frey-Reininghaus, segretario
per le relazioni ecumeniche e internazionali
della Chiesa evangelica dei Fratelli cechi,
che illustra la drammatica situazione che sta
attraversando la popolazione ceca e che fa
appello alla solidarietà e alla generosità delle
chiese sorelle in Europa e nel mondo. L’alluvione che ha colpito la Repubblica ceca è
iniziata il 7 agosto nel Sud della Boemia. Fin
dalTinizio, la diaconia della Chiesa dei Fratelli cechi (Eccb) ha cercato di portare aiuto
alle persone sinistrate, mobilitando i propri
centri e coinvolgendo i propri volontari nelle
squadre di Adra, l’organizzazione umanitaria della Chiesa awentista intervenuta nella
prima fase. Man mano che il livello dell’acqua cresceva, è apparso evidente che la catastrofe superava la dimensione regionale e
che nulla di simile si era verificato nella Repubblica ceca negli ultimi 150 anni. A poco a
poco, ralluvione ha raggiunto LOvest, il
Centro e il Nord della Boemia.
Un centro di coordinamento è stato istituito presso la sede centrale dell’Eccb. Esso
organizza i volontari, giovani delle chiese e
non, che lavorano per una durata di 4-5
giorni. Decide dove mandarli, sotto la guida
di istruttori sperimentati che già hanno
operato durante trascorse alluvioni in Moravia G nell’Est della Boemia, e provvede alla
loro sistemazione logistica e al loro equipaggiamento (attrezzi di lavoro, mezzi di
protezione, igiene e prevenzione delle infe
zioni). La Eccb non è direttamente coinvolta
nella raccolta, il trasporto e la distribuzione
di aiuti materiali, a cui provvedono le grandi
organizzazioni umanitarie come la Croce
Rossa ceca e la Caritas ceca, ma interviene
in casi di particolare necessità, specie per le
persone anziane.
L’Eccb ha deciso di concentrare il proprio
sforzo sugli aiuti individuali, a cominciare
dalTaiuto psico-sociale, tenendo conto del
fatto che moltissime famiglie e singoli hanno
avuto la casa distrutta e hanno perso tutto
quello che possedevano. Il Coordinamento
prò alluvionati dell’Eccb collabora anche alla
compilazione delle denunce di danni subiti e
alle negoziazioni con le autorità locali e ricerca volontari pronti a dare una mano in questo delicato compito, inoltre, l’équipe operativa del Coordinamento tiene i contatti con i
mass-media e sta preparando una raccolta di
fondi nella Repubblica ceca e all’estero. Grossi aiuti finanziari sono necessari per:
- assicurare un buon equipaggiamento ai
volontari, finanziare i loro pasti e pagare i loro spostamenti;
- procurare loro le attrezzature tecniche
per prosciugare e pulire le cantine e i piani
inferiori delle case alluvionate;
- fornire aiuti finanziari alle centinaia di
migliaia di sinistrati. La diaconia della Chiesa dei Fratelli cechi intende concentrare
questo tipo di aiuto sulle persone anziane e
sulle famiglie giovani con bambini;
- fornire aiuti finanziari alle opere sociali
(case per anziani, infermerie, scuole, ecc.).
«L'economia al servizio della vita»
Lettera alle chiese orientali
Pubblichiamo la «lettera alle chiese orientali» redatta in
occasione della consultazione ecumenica che si è svolta a
Soesterberg, vicino a Utrecht (Olanda) dal 15 al 19 giugno
scorso, (traduzione dall’inglese di Antonella Visintin)
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
vi scriviamo dalla consultazione ecumenica gentilmente sostenuta dal Consiglio delle chiese olandesi a cui hanno partecipato più di 80 rappresentati provenienti da tutta Europa coti
presenze di altri continenti oltre che al Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec), all'Alleanza riformata mondiale (Arm), alla
Federazione luterana mondiale (Firn) e alla Conferenza delle
chiese europee (Kek).
Abbiamo saputo dell'importante lavoro realizzato dalle
chiese e da gruppi ecumenici nella regione, per esempio il Documento sulla base della dottrina sociale della chiesa ortodossa russa sulla globalizzazione. Riconoscendone la basilarità, riprendiamo quanto emerso nel gruppo di lavoro Nord-Sud della Commissione chiesa e società della Kek a partire dalle parole di Giovanni 10, 10 e affermiamo di credere nel diritto alla
vita piena per tutti/e. Sappiamo che il nostro essere chiesa insieme è stato ed è ferito
- dail'impatto profondamente negativo della guerra in Jugoslavia, e In particolare del bombardamento Nato in Kosovo,
sulle relazioni fra le chiese dell'Europa occidentale e centrorientale;
- dalla nostra incapacità di ascoltare e rispondere adeguatamente al dolore di chi è stato frustrato nella speranza di uii
cambiamento positivo da un regime oppressivo a una società
democratica con libero mercato. Non vi può essere gioia in
presenza di disoccupazione e di emarginazione, in chi sperimenta quotidianamente l'incertezza e l'insicurezza. I danni e
le difficoltà della transizione vissuta come una terapia d'urto
neoliberista sono stati ampiamente sottostimati;
- dal fatto che non opponiamo sufficiente resistenza a1 carattere idolatra ed escludente della dottrina e della pratica
neoliberista che produce intollerabile ineguaglianza e distruzione ambientale come anche voi sperimentate;
- da strategie di aiuto attraverso la diaconia che non affrontano adeguatamente le radici dell'esclusione economica;
- dall'optare per compromessi quando dovremmo sfidare
chi ha il potere politico ed economico a costruire un'economia
al servizio della vita e della protezione sociale e dei diritti culturali ed economici.
Superare la globalizzazione neoliberista
Noi non sottoscriviamo l'assunzione condivisa che «non c'è
alternativa» alla globalizzazione economica, né che tale processo sia incontrollato. Come cristiani e cristiane dobbiamo e
dovremo sfidarli, ancor più perché molti di loro sono membri
delle nostre chiese. Nonostante segni positivi di miglioramento
dei risultati economici nei paesi dell'Europa centrorientale
dobbiamo confrontarci con gli effetti negativi delle politiche
economiche e sociali. La globalizzazione economica neoliberìsta può e di fatto divide ed esclude. Ciò è vero nel Sud, nell'Europa centro orientale come nelle nostre società, violandoli
vangelo della vita. Come cristiani costituiamo un solo corpo di
Cristo: se una parte soffre, tutte le altre soffrono con lei.
L'economia globalizzata minaccia di lacerare il tessuto comunitario, la koinonia. La nostra tradizione biblica ci ricor#:
che siamo chiamati/e a seguire Gesù in tutte le sfere della vita
e che dobbiamo scegliere fra Dio e Mammona, la vita e la
morte (Matteo 6, 24 e Deuteronomio 30, liss). La frequenta-'
zione delle nostre chiese nell'Europa occidentale é in declinò
e i valori prevalenti nella cultura sono sempre meno influenzati dal cristianesimo. Siamo dunque sfidati in molti modi da
questa realtà. Dobbiamo ascoltare e rispondere in modi nuovi
alla chiamata del Vangelo parlando con voce profetica aila società in cui viviamo, in risposta alla promessa di vita di Dioe
alle voci delle chiese dell'Europa centrorientale attraverso
concrete azioni di solidarietà e condivisione.
Dovremo incoraggiare i membri nelle nostre chiese a tertt
moniare il Dio di giustizia con preghiere, liturgie e attiviti;
educative. E quei membri di chiesa impegnati in luoghi di potere politico ed economico a lavorare per politiche che sostengono la vita dei popoli e delle nazioni. In particolare chi opera
nel settore della finanza, del commercio e dello sviluppo chiamandoli a diventare più responsabili verso i popoli attraverso
una più equa distribuzione della ricchezza.
L'integrazione europea
Guardiamo con apprensione al processo di allargamento
dell'Europa. 1 termini e le condizioni sono tali da prefigurare
un'Europa di serie A un una di serie B, mentre cresce lo scontento fra i portatori di interessi in Europa occidentale di fronte all'erosione dei loro privilegi. Comprendiamo che la strada
verso la piena integrazione è complessa. Tuttavia non
suna buona ragione per la quale immaginare dei futuri cittadini di un'Europa allargata e unita accolti come ospiti con to'
no diritti e in quarantena. Inoltre, per nessuna ragione p
tremmo accettare che i paesi che non fanno ancora pan
dell'Ue abbiano minori prospettive di vita. Il muro è crcillato
non vorremmo vederne erigere altri fra i popoli europei.
Noi incoraggiamo noi stessi e ciascun altro a:
- condividere il processo ecumenico con un maggiore imP®
,gno personale a partire dalle nostre convinzioni di
vorare con vigore per la giustizia nell'economia e sul
combattere insieme perché tutti possano gioire della
nella sua pienezza; g.
- testimoniare contro l'ingiustizia della globalizzazione
nomica; ^
- cercare e sostenere forme di economia alternativa c
l'ecocredito, il commercio equo e l'economia di comuni
dei Focolari;
- facilitare le reti di solidarietà tra chiese del Sud e
ropa centrorientale; ^ >0
- chiedere equi, giusti e rapidi negoziati per l'integra
1 m r^rcsr^AanAr\ la nar+Ì rhi nr\n \/Ìon<a ¡nrluso nel r
europea prendendo le parti di chi non viene incluso
cesso;
- lavorare per l'inclusione sociale; .
- adottare stili di vita sobri come forma di resistenza a
sumismo; . cgàe
- stabilire un Forum della verità come richiesto j. jp,efe
razione argentina delle chiese evangeliche al fine di
situazioni di ingiustizia quali debiti illegittimi e cono
non eque di commercio. , .
Tutto ciò per camminare verso un'economia al servizi
iini-fi cn(>rST)Z^ .
vita imparando l'uno dall'altro/a uniti dalla
unisce: Cristo e il suo Vangelo che dà la vita^Dio a
rendere conto della speranza che è in noi. FrateMi^e ^ ^
chiedeteci di rendere conto se violiamo tale speranza,
stro ragionare, nel nostro spirito e nella nostra pratica.
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