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Anno 124 - n. 4
29 gennaio 1988
L. 800
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delle valli valdesi
■
È'
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
SICILIA
TORINO
Nella valle del Belice
20 anni dopo il terremoto
Ancora a rilento la ricostruzione - L’impegno delle chiese e i primi
soccorsi nei giorni successivi al sismo - Quello che rimane da fare
Carcerato perchè
obiettore
di coscienza
Un quotidiano ha pubblicato
il 15 gennaio una vignetta che
raffigura, in una carta geografica d’Italia, la Sicilia con una
cassa da morto. Sì, perché oltre ai morti ammazzati dalla mafia, ci sono anche da ricordare,
in questo giorno, i morti del
terremoto della valle del Belice
che furono tanti, ma anche le
vittime dello stato di abbandono in cui i paesi distrutti dal
sisma seno stati lasciati fino a
oggi.
Sono passati venti anni, ma è
ancora vivo davanti ai nostri
occhi lo spettacolo agghiacciante
delle case distrutte, e riecheggia nelle nostre orecchie il suono lacerante delle sirene delle
autoambulanze di soccorso.
La comunità valdese di Palermo aveva già assunto nella città
il suo impegno diaconale e non
poteva rimanere insensibile al
grido di core che saliva da
quelle 0 : e desolate. Recammo il ' iOT o dopo tutti gli immedhc; - .corsi possibili.
Mii i). ^ presto da parte dello
HEiCS Sr’ER (Svizzera), dal
Diak-:. ic.sches Werk dell’HessenNascau (Germania), dalle Valli
Valdesi, giunse a Palermo una
cesi grande quantità di soccorsi
la cui distribuzione ci impegnò
per vari mesi.
Si era aperta, nel cuore della
nostra isola, una grande ferita
che la moltitudine di soccorritori
di tutta Europa cercava di sanare con ogni mezzo. Quanto a
noi, piccola minoranza evangelica in Italia, cercammo di fare
del nostro meglio, dopo i soccorsi immediati, per assicurare
almeno per un certo numero di
anni una casa prefabbricata ad
alcune famiglie. A S.ta Margherita Belice, il Servizio Cristiano
di Riesi costruì una quarantina
di case che durarono per molti
anni; a Vita il Centro Diaconale
di Palermo costruì il Villaggio
Speranza, tuttora abitato.
I nostri amici all’estero si
rallegrarono anche del nome:
Villaggio Speranza di Vita. Era
come un impegno ed un augurio di bene e di prosperità
per tutti. Ma quale tristezza sarà per loro sapere che, dopo
venti anni, ci sono ancora nella
valle del Belice ottomila persone che vivono nelle baracche
(si può immaginare in quale
stato d’uso!).
Pietro Valdo Panasela
Per il Tribunale militare di
Torino la scelta di Stefano Mattone, 21 anni, di famiglia evangelica, è quasi incomprensibile.
Il giovane rifiuta di svolgere sia
il servizio militare, sia quello
sostitutivo civile. Le motivazioni di base dichiarate derivano
da una comprensione radicale
dell’Evangelo, quelle più specifiche riguardano la legge sulTobiezione di coscienza che, secondo
Stefano e secondo tutto il movimento degli obiettori di coscienza, è largamente incostituzionale.
Gibellina: le case sono ricostruite, grazie all’apporto di architetti
di fama mondiale; manca però l'ospedale.
Il processo si svolge giovedì 14 gennaio, non c’è molto
pubblico perché Stefano ha maturato la sua scelta da solo, forse perché pensava di non essere compreso, forse per altre
ragioni. Inoltre, rendendosi conto di quanto rischia, non vuole
sollevare, per il momento, troppa pubblicità intorno al suo caso. Anche la corte non è proprio da telefilm americano, soprattutto il Pubblico Ministero,
un giovane laureato un po’ imbarazzato dal suo ruolo.
IL GIORNO DOPO
Sindrome post-festiva
« Vi lascio la pace, vi do la mia pace. La pace che io vi do
non è come quella del mondo... » (Giov. 14: 27).
« ...Io vi rivedrò, e voi vi rallegrerete, e nessuno vi toglierà la
vostra gioia» (Giov. 16: 22).
Lo Stato dovrà spendere ancora settecentocinquanta miliardi
per la ricostruzione, senza
parlare della disoccupazione,
dell’emigrazione, della depressione economica e agricola.
Dobbiamo dunque ancora suonare una campana a morto o
piuttosto augurarci che le manifestazioni di popolo, e il rifiuto di parteciparvi da parte di
Santa Margherita Belice, le fiaccolate e tutto il resto, siano il
richiamo ad una speranza di
vita?
E’ noto il fenomeno della cosiddetta « depressione post-festiva », che coglie soprattutto dopo periodi di feste prolungate,
per lo più a scadenze fìsse: Natale, Capodanno, Carnevale, Pasqua, Ferragosto, Morti.
Scadenze precedute e accompagnate, nel nostro mondo consumistico, da sprechi di superfluo
a fiumane, fino a non evitare per
molti il fenomeno di prestiti, debiti, cambiali, purché si sacrifichi il massimo sull'altare dello
sperpero e del godere senza alcun limite. Si sente spesso dire
che la depressione è causata dal
ritrovarsi, dopo la baraonda salassante, letteralmente « al verde ». Si vorrebbe cioè avere indietro ancora tutto, soldi e roba, per tornare a rispendere tutto, per poi di nuovo riavere tutto, in un ciclo infinito di sperpero e di acquisto che non sono se non le due facce dell’unica medaglia: il culto, sovrano e
incontrastato del mondo di sempre, ma in forma parossistica del
nostro, di tipo cosiddetto occidentale (nonché cristiano), delf'avere. Più si ha, più si gode,
si vale, si è felici, ¡^ù è festa,
la festa che non finisce mai, la
realizzazione dell’eden, dell'età
dell’oro, dell’isola felice, della felicità stessa.
Ma noi credenti sappiamo, o
dovremmo sapere, che non è così. La festa è, per il credente,
non la « causa », ma V« effetto »,
il « segno » della gioia, così come il sacramento è non la « causa » ma, appunto, il « segno » della grazia. Si è gioiosi non perché è festa, bensì si fa festa perché si è gioiosi. E sappiamo anche, o dovremmo sapere, che
non c’è gioia se non in Dio, non
il Dio d’un generico teismo buono per tutti, ma il Dio che si
rivela prima al suo popolo prescelto, poi, pienamente, nella sua
stessa immagine fatta carne, nel
Cristo. Noi sappiamo che non
c’è vera gioia senza Cristo, e
non c’è vera festa se non in Cristo. Non c’è gioia se nel nostro
cuore abitano la cupidigia, il culto del possesso, del potere, del
denaro, del godimento, il rancore, la superbia, l’invidia, l’imbroglio, lo spirito di sopraffazione, in una parola l’egoismo e
l’odio. Non c'è festa nel nostro
cuore e nel mondo se essi sono
devastati dagli effetti di questo
egoismo e di questo odio, se tra
gli uomini non ci sono amore,
pace, umiltà, giustizia, equità,
tolleranza; se ci sono paesi che
si distruggono a vicenda in nome di fanatismi ideologici e di
giochi di potere politico ed economico; se in altri ¡mesi ci sono
ancora lager, gulag e camere di
tortura; se in altri ancora c’è
razzismo e apartheid, o se
ancora la gente continua a
morire per le strade di fame, di
lebbra, di mancanza delle più
elementari condizioni di vita, dove ancora esistono canili umani
dove languiscono nella solitudine e nella mancanza di affetti e
di vita di relazione migliaia di
anziani, di bambini abbandonati, di malati cosiddetti incurabili,
di handicappati, di nullatenenti,
dove migliaia di esseri umani
vagano ancora di paese in paese senza lavoro, senza permesso
di soggiorno, senza patria, senza più radici culturali, religiose,
etniche, senza la simpatia e l’aiuto delle popolazioni ospiti, circondati anzi di astio, di paura,
di pregiudizi, di reazioni di rigetto. Non c’è festa e non c'è
gioia, non possono assolutamente esserci in tali condizioni, in
cui Cristo è totalmente assente.
Non c’è presepio né canto di
campane pasquali, se Cristo veramente non nasce e non risorge
nel nostro cuore e nella nostra
società, sotto la forma di un
uscire finalmente dal nostro « ego » particolare, per accorgerci
degli altri che vivono o vivacchiano attorno a noi, a cominciare proprio dagli ultimi, da
quelli che non fanno festa mai,
che non capiranno mai il nostro
Cristo e il nostro Dio, se non
glielo mostriamo mai, non solo
con belle e vuote chiacchiere.
Vera Ruggeri
(segue a pag. 8)
Inizia il processo e si giunge
rapidamente alle dichiarazioni
dell’imputato. Stefano difende
con puntiglio la correttezza della sua scelta: disobbedisce a
una legge ingiusta. Il Presidente della corte e il Giudice a latere sembrano non capire perché un giovane voglia rischiare
il carcere militare per coerenza con i propri principi. L’avvocato difensore richiama la sua
memoria in cui ha illustrato
almeno tre ragioni di incostituzionalità della legge che regola
il servizio civile sostitutivo a
quello militare: la sua maggior
durata (20 mesi invece di 12),
un tribunale militare che investiga le coscienze, la dipendenza dell’obiettore di coscienza
dal Ministero della difesa e
quindi dalla struttura militare.
Per queste ragioni chiede alla
corte di rinviare alla Corte Costituzionale l’esame della legge
e, nel frattempo, di concedere la
libertà provvisoria all’imputato.
Il PM dichiara di non aver avuto tempo di riflettere sulla questione, ma comunque chiede
che l’imputato venga condannato a un anno di carcere. II
Presidente della corte fa rilevare che forse è il caso di concedere un po’ di tempo al PM
per riflettere. Dopo un po’ di
tempo la corte si riunisce nuovamente e il PM dichiara di accogliere la rilevanza e la non
manifesta infondatezza delle eccezioni di incostituzionalità sollevate dalla difesa; chiede quindi la libertà provvisoria dell’imputato, fino alla sentenza della
Corte Costituzionale. E’ la prima volta in Italia che un PM
ritiene in parte incostituzionale la legge sull’obiezione di coscienza. Ma la corte è di tutt’altro avviso, e condanna l’imputato a 1 anno e 8 mesi di carcere; 20 mesi, esattamente quanto quelli del servizio civile sostitutivo. A sentire alcuni esponenti della LOC (Lega Obiettori di Coscienza), si tratta di una
condanna dura: hanno voluto
punire le tesi della difesa e distogliere altri giovani da una
tale critica della legge. Il giorno prima una settantina di Testimoni di Geova erano stati
condannati a un anno soltanto!
Eugenio Bernardini
1.000 MANCANO
ALL’APPELLO
Un migliaio di abbonamenti non sono stati ancora rinnovati!
Forse un po’ meno, se consideriamo 1 ritardi nell’inoltro
degli accrediti sul conto corrente postale. Troppi comunque per non preoccuparci seriamente.
Vi raccomandiamo quindi
di affrettarvi a rinnovare. Se
non riceveremo la disdetta, a
fine febbraio invieremo il giornale in contrassegno.
J. “ - va
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commenti e dibattiti
29 gennaio 1988
DIBATTITO
ir-
11
Le celebrazioni
del Rimpatrio
Il rapporto tra fatti del passato e domande per la comprensione del
presente - Come interpretare le pagine tragiche di questa vicenda?
A colloquio con i lettori
A qualcuna delle domande fatte da Giorgio Girardet (n, 50 del
31-12-'87) avevano già tentato di
dare, se non una risposta almeno qualche spunto di riflessione, tanto Giorgio Bouchard quanto il sottoscritto nei n. del 4-9 e
30-10-’87, anticipando così il dibattito ajjerto dal Comitato del Centenario nel n. 47 dell’11.12-'87.
Riconquista
della ’’Patria”
ed evangelizzazione
In fondo il « teologo » si rivolge agli « storici » perché gli chiariscano un po’, tra l’altro, « che
cosa pensavano e come vivevano la loro fede quelle donne e
quegli uomini travolti dalla bufera », ma nel suo intervento Girardet già mette le mani avanti
quando fa rilevare come, al termine dell’intera faccenda, i responsabili dell’impresa avessero
proclamato « un digiuno collettivo di umiliazione », tirando in
ballo « la mano di Dio... ancora
armata d’ira contro la sua chiesa ». Ora, per conto mio, non si
tratta soltanto della « necessità
di individuare il clima spirituale
di quegli anni e di quegli uomini », ma anche della volontà di
capire come i valdesi vivevano
materialmente, prima e dopo l’esilio. Stabilito ciò, si potrà. « testi alla mano », riprendere il vecchio quesito se i rimpatriandi
avevano solo lo scopo di riconquistare la loro piccola patria,
oppure se già miravano più lontano, pensando di poter « evangelizzare » (non dico « protestantizzare ») quel paese di cui facevano parte solo marginalmente. Questa domanda ne richiama subito un’altra: ma essi, prima e dopo il rimpatrio, come
lo vedevano, quel paese? Quale
era lo sfondo « politico » nel quale si trovavano e da cui avrebbero dovuto muoversi? Divisi
tra due potentati (Savoia e Francia) e protetti ed aiutati dai
maggiori stati protestanti europei, essi non sembrano aver avuto altro intento — oltre al ricupero delle terre avite — che dare scacco ai loro Signori, entrambi buoni cattolici e tutt’e due fedelissimi al principio già dei
principi tedeschi del cuius regio
et eius religio, e permettere così il ricupero e il rafforzamento
della presenza protestante in
quel settore delle Alpi, non solo
sul versante piemontese ma anche su quello delfinese: prova il
prolungamento delle operazioni
militari oltre il Colle della Croce ne] Queyras. Per essi l’Italia
esisteva si, ma solo come dato
geografico o al limite come —
« destino baro »! — sede del papato.
Dato ciò, a me sembra — ma
posso sbagliare — che una particolare sensibilità verso il nostro paese i valdesi avessero cominciato a provarla solo dopo
il 1848.
Le pagine
nere
Ma la storia tout court — senza scomodare Croce e rip>etere
il suo noto aforisma secondo cui
essa è sempre « contemporanea »
— non è fatta solo di pagine
« gloriose », ce ne sono anche di
sconcertanti che uno, romantico
o no che sia, vorrebbe non fossero mai state scritte! Qui non
si tratta semplicemente dell’« incontro fra i fatti conoscibili del
passato e i nostri interessi e le
domande che poniamo al passato per comprendere il presente »;
qui, a mio modesto avviso, non
ci possono essere altre « griglie
di lettura » che la constatazione
pura e semplice dei fatti, come
ci sono stati narrati dai protagonisti. Quel che a me fa problema non è tanto la circostanza che i nostri padri siano tornati manu militari nelle loro terre — una parte di essi l’ha fatto più tardi senza colpo ferire
e con l’appoggio degli stessi Sabaudi! —, ma che in certi frangenti, sicuramente delicati, essi
abbiano sentito la necessità di
sopprimere dei prigionieri ritenuti scomodi, come avvenne durante la 10® tappa del rimpatrio,
da Joussaud ad Qrtiaré (26-8 _5-9-1689). I testi ci sono, di prima o di seconda mano, c’è solo
l’imbarazzo della scelta tra l’Arnaud e la sua Histoire de la glorieuse rentrée (pubblicata nel
1710) e le relazioni precedenti
del Reynaudin, del Robert e dello Huc coeve agli avvenimenti.
Lasciamo perdere le razzie di
viveri e di bestiame, immancabili in tutte le spedizioni di tal
genere, ma fa ancora senso leggere che, scendendo dal colle_ del
Pis ed avendo fatto sei prigionieri tra le guardie di Sua Altezza Reale, i nostri li uccisero,
« dopo averli interrogati ed esortati a pregare Dio, ciò che non
Sapevano fare e chiedevano in
lingua piemontese come bisognava dire » (Arnaud, ed. 1880, pp.
112-113). Reynaudin, nel suo Journal de l’expédition des Vaudois,
situa il fatto alla Balziglia e parla di una trentina di soldati i
quali, venuti dal Pis ed avvicinatisi senza timore al campo
valdese credendo si trattasse di
loro compagni d’arme, « corne si
videro in tal modo sorpresi, furono pieni di stupore e non fecero difficoltà a deporre le armi: dopo di che li conducemmo
alla Balziglia e, avendoli interrogati, li facemmo morire essendo nostri nemici giurati » (Bulletin de la Société d’Histoire
Vaudoise, n. 5, mars 1889, p. 28).
Per conto suo il capitano Robert, nella sua Relation de ce qui
se passa de plus remarquahle
dans les Vallées de Luserne en
l’année 1689 et 1690, tenta di giustificare « politicamente » queste
esecuzioni sommarie: « Potrebbe sembrare, a questo punto,
che noi procedessimo troppo rigorosamente coi nostri nemici.
Ma occorre considerare che non
disponevamo di nessun luogo dove rinchiudere i nostri prigionieri e che, se li avessimo lasciati andare, essi avrebbero
contribuito doppiamente alla nostra perdita, con le loro armi o
con il resoconto che avrebbero
potuto fare delle nostre forze,
che non erano note ed erano stimate superiori a quanto fossero
in realtà. E soprattutto si deve
considerare che quanti della nostra gente catturavano i Francesi, altrettanti erano impiccati
o inviati alte galere, ed eravamo
persuasi che i Savoiardi non ci
trattavano più favorevolmente »
(ivi, n. 8, mai 1891, p. 36). Infine lo Huc se la sbriga in poche
parale scrivendo che « facemmo
morire i nostri prigionieri per
ordine del consiglio di guerra »
(Relation en abrégé de ce qui
s’est passé de plus remarquable
dans le retour des Vaudois...,
Bollettino della Società di Studi Valdesi, h. 72, settembre 1939,
p. 165).
INTERESSE PER
JOHN WYCLIF
Da sfruttati a
sfruttatori
in quanto alle razzie fatte nel
Queyras, dopo che i valdesi furono passati al servizio dei Sabaudi in seguito al noto voltafaccia del Duca nel maggio 1690,
è interessante sentire un po’ l’altra parte: « A partire dal giugno
1690 i rapporti tra Valdesi e abitanti del Queyras sono quelli da
sfruttati a sfruttatori » — scrive il prof. Robert Bomecque
dell’Università di Grenoble —:
« approfittando dello stato di
guerra i Barbetti moltiplicano
le loro scorrerie e fanno man
bassa di tutti i beni trasportabili » (cfr. Les Vaudois et le Queyras d’après les mémoires des ingénieurs du Roi 1690-1700).
La fonte è ancora il Robert,
qui ripreso dal Rochas d’Aiglun
(Les vallées vaudoises: étude de
topographie et d'histoire, 1880),
corroborata per la parte lesa
da un « Mémoire sur la vallèe de
Queyras et la nécessité de fortifier Abriès » redatto dall’ingegnere Ricord: secondo costui i
valdesi solevano imporre agli
abitanti dei contributi annui
in luogo delle aborrite esazioni,
ma, in più casi, confiscavano
ugualmente il bestiame che i
proprietari dovevano poi riscattare: « Un buon saccheggio -7
scrive il Bomecque — consentiva di completare il beneficio delle operazioni precedenti ». Certo,
le conclusioni dello storico di
Grenoble non sono lusinghiere
né per noi né per i nostri padri:
« Che dire di costoro durante
l’ultimo decennio del sec. XVII
se non osservare malinconicamente, da moralista, che essi,
capaci di uno straordinario eroismo nel difendere la loro fede
durante la persecuzione, hanno
rinnegato, appena furono in posizione di forza, tutti i principi
del Vangelo per il quale avevano rischiato il supplizio e la morte? ».
Qttimi discepoli dei loro antichi carnefici, da vittime innocenti si sono trasformati in un
batter d’occhi in qualificatissimi
aguzzini » (in « Croyances religieuses et sociétés alpines. Actes du Colloque de Freissinières,
15, 16 et 17 octobre 1981 », a cura della Société d’Etudes des
Hautes-Alpes, Gap 1987, p. 181,
183 e 188).
Che dire anche noi? Le celebrazioni del rimpatrio non potranno fare a meno di accostare
questi dati negativi a quelli certamente positivi che non sono
mancati in quelle tragiche circostanze. Ma, a prescindere da
questo necessario ridimensionamento del passato, non vedo come le rievocazioni — comunque
siano fatte — possano giovare
oggi alla nostra opera di evangelizzazione, qui e ora, in Italia, intesa non solo ad offrire ai
nostri connazionali un’alternativa di comportamento sociale e
religioso basato sul solo Vangelo, ma anche a farci più vicini
ai nostri fratelli del multiforme
mondo evangelico italiano.
Giovanni Gönnet
In un beH’articolo di Gino Conte
apparso su ■■ La Luce » del 25 scorso
viene segnalata una importante pubblicazione concernente John Wyclif
definito " il Cameade della preriforma,
tanto che oggi egli sarebbe pressoché
ignoto in Italia anche nel mondo colto ».
Vorrei ricordare che vari anni fa
apparve uno studio antologico a cura
di Nathaniel Herbert Shaw « 'I Riformatori » (Claudiana 1897). L'autore
ritiene che la grafia esatta derivi dal
villaggio omonimo nella contea di
York, nel nord d'Inghilterra dove il
nostro nacque. Inoltre nel 1924 il pastore Aristarco Fasulo pubblicò un
volume dal titolo « Giovanni Wyclif, il
nonno della Riforma » con copertina
disegnata dal Paschetto (casa Ed. Bilychnis). Anche la rivista « Storia illustrata » - maggio 1969 - ricordando
Jan Hus poneva l'accento sull'Influenza che nel riformatore boemo ebbero
gli scritti di Wyclif.
Riterrei opportuno notare anche che
a Roma, in Piazza Campo di Fiori, alla base del monumento a Giordano
Bruno di Ettore Ferrari sono incisi
diversi medaglioni di eretici fra i quali John Wyclif, Jan Hus, Aonio Paleario ed altri.
Fraterni saluti.
Giovanni Conti, Roma
John Wyclif [o John Wycliffe come
altri preferiscono scrivere) 1320-1384
è sicuramente poco studiato in Italia.
Fra i volumi citati dal nostro lettore
praticamente 4 non sono reperibili. L’articolo voleva semplicemente segnalare
la possibilità di una nuova lettura su
questo importante personaggio della
preriforma. Il volume è disponibile
presso le edizioni il Melangolo, via di
Parte Soprana 3-1, 16123 Genova, tei.
010/203802. Lire 20.000.
INDIRIZZI
Caro direttore
poiché il nostro Indirizzo è segnalato in modo inesatto sul calendario
Valli Nostre, vi preghiamo di prendere nota delle seguenti indicazioni:
Chiesa evangelica battista, via Risorgimento, 87 - 00041 Albano Laziale (Roma), tei. 06/9324214. Pastore locale: Luca Negro, Ivi, tei. 06/6372106
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nella quale abbiamo consegnato alle
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delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Piervaldo Rostan
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Il n. 3/88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 20 gennaio 88
ed agli Uffici postali decentrati deile valli valdesi il 21 gennaio 88.
Hanno cellaborato a questo numero: Archimede Bertolino, Ermanno Genre. Vera Long, Luigi Marchetti, Anna Marullo Reedtz, Paola Montalbano. Bruno Rostagno, Jean-Louis Sappé.
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29 gennaio 1988
vita delle chiese
COPPIE INTERCONFESSIONALI
Banco di prova
ecumenico
Battesimo e catechesi: ancora tutto da inventare - Chiesta alle Chiese maggiore apertura
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
La condizione femminile
« Che cosa chiedono alle Chiese le coppie interconfessionali ».
Era questo il tema deH’incontro
del 17 gennaio 1988 del gruppo
delle coppie interconfessionali
di Pinerolo e su questo tema si
è sviiuppata un’ampia e viva discussione, alla quale hanno partecipato i numerosi presenti.
La riunione si è aperta con
una breve relazione di una coppia interconfessionale, che ha
innanzitutto sottolineato come
un matrimonio misto sia una
realtà vivente di ecumenismo e
rappresenti una forma di realizzazione di quell’unità cristiana
che è predicata dal Vangelo, ma
che è ancora lontana nella vita
ufficiale delle Chiese. Proprio la
posizione ufflciale delle Chiese
pone per la coppia interconfessionale problemi e difficoltà particolari, che potrebbero essere
risolti e superati se le Chiese
avessero un atteggiamento più
aperto, più comprensivo e più
immedesimato della realtà specifica, anche sul piano ecumenico, che le coppie interconfessionali esprimono. La prima richiesta di fondo alle Chiese riguarda,
dunque, una loro presa di coscienza di detta realtà; la seconda riguarda il loro impegno
concreto nell’affrontare e risolvere in una logica ecumenica
problemi ed esigenze delle coppie, dando in proposito precisi
e tempestivi segnali della volontà di operare fattivamente per
venire incontro alle attese delle
coppie stesse.
Quali sono i problemi? Nell’incontro di dinerolo sono stati
raggruppati in cinque filoni principali, r.igu irdanti rispettivamente: il ni.diimonio, il battesimo,
la cat':'.,.hesi, rintercomunione,
la pa.s jiale. Non sono problemi ni.'ovi, dato che da anni so
no stati sollevati dalie coppie
interconfessionali, ma i partecipanti alla riunione hanno voluto
ribadirli perché essi sono particolarmente sentiti e perché
costituiscono ancora veri nodi
da sciogliere.
Nella discussione sono stati approfonditi alcuni aspetti delle
procedure praticate per i matrimoni interconfessionali ed è stato raccomandato che da parte
delle Chiese venga data la massima diffusione a quelle procedure che consentono la celebrazione di matrimoni interconfessionali senza che nessuno dei
due coniugi debba rinunciare
alla fedeltà alla propria Chiesa.
La ristrettezza del tempo ha
impedito che anche gli altri problemi potessero essere esaminati in modo esauriente. Il loro
approfondimento è stato rinviato a incontri successivi. Il prossimo è già fissato per domenica
13 marzo, sempre a Pinerolo.
Verrà esaminato il tema del
battesimo con riferimento a
due aspetti: il concetto di inserimento nella Chiesa legato al
battesimo e la liturgia battesimale che contraddistingue oggi
le due Chiese. E’ già stato previsto che il passo successivo
sull’argomento potrà essere lo
studio di una proposta per una
liturgia « possibile » ai fini di
una ceiebrazione in forma ecumenica del battesimo dei figli
delle coppie interconfessionaii.
Se anche il problema del battesimo, dopo quello del matrimonio, procederà sulla strada
di una risposta positiva, tanto
attesa dalle coppie interconfessionali, si potrà dire che finalmente le Chiese intendono dare
segnali concreti di cammino
ecumenico.
Claudio e Roberta Salusso
XVI CIRCUITO SICILIA
Vivere in diaspora
Lunedi 16 novembre si sono
incontrati a Catania i pastori
del XVI Circuito. E’ stato il
primo incontro dopo una lunga pausa (lo scorso anno infatti non fu possibile incontrarsi
neppure una volta) ed ha fatto
registrare una larga partecipazione, nonostante le difficoltà e
gli inevitabili ritardi che caratterizzano gli spostamenti in Sicilia (erano presenti 7 pastori
valdesi e due battisti). Cinque
ore di lavoro complessivamente, suddivise in t''e diversi temi
previsti aH’ordin' del giorno:
a) prime valutazioni del nuovo
testo di catechismo « Crescere
nella fede », che è usato da tutti i pastori, seppure con apprezzamenti e valutazioni diverse e con gruppi diversi (non
soltanto con i catecumeni); b)
presentazione di alcune schede
esegetico-omiletiche per la predicazione domenicale (si segue la
proposta di lezionario della commissione per il culto e la liturgia); c) organizzazione di alcuni
incontri e convegni di formazione per l’anno ecclesiastico in
corso.
I pastori hanno deciso di riprendere l’argomento del catechismo e rivedere il materiale
utilizzato, in seguito alle diverse
esperienze fatte. Per quanto concerne invece gli incontri decisi
dall’assemblea di Circuito a Caltanissetta, il prossimo incontro
di formazione per i predicatori
laici (potenzialmente una qua
rantina, sparsi per tutta la Sicilia) avrà luogo il 27-28 febbraio a Palermo. Il corso sarà
curato dai pastori Genre e Volpe.
Un incontro di studio e di riflessione sulle prospettive della
presenza protestante in Sicilia è
previsto per la primavera prossima, probabilmente il 20 marzo. A venti anni dal 1968, qual
è il bilancio della presenza protestante in Sicilia? Quali gli
orientamenti per gli anni ’90?
Un gruppo di persone (S. Rapisarda, S. Velluto, F. Rivers, E.
Genre) è stato incaricato della preparazione di questo incontro che sarà dovutamente
pubblicizzato a suo tempo.
Il prossimo colloquio pastorale si terrà a Vittoria il 1“ febbraio, con inizio alle ore 10.
S. I.
FRALI — Nell’ultimo incontro deli’unione femminile, Marianne Hintermueller ci ha guidate in un viaggio attraverso la
condizione delle donne in diversi paesi. Abbiamo così affrontato ia vita delle donne nell’Islam,
e tutta la questione del velo, le
donne in una realtà nomade, le
dorme indie e il loro importante ruolo nella coltivazione della
terra e nella famiglia, le donne
nel Sud Italia. Attraverso le sue
diapositive Marianne ci ha trasmesso un senso di possibilità.
Anche in situazioni di enorme
svantaggio, le donne saimo costruire la loro vita con creatività; un altro importante insegnamento è stato l’attenzione che
dobbiamo prestare alle diverse
culture per non fare errori di
analisi grossolani. Due letture ci
hannp accompagnate: l’esperienza di Domitilla, moglie di
minatore nel pieno di una lotta
di iiberazione, e una pagina sul
tabù del corpo presso noi occidentali, visto attraverso gli occhi di un capo tribù delle isole
del Pacifico.
• All’età di 83 anni ci ha lasciati Aldo Francesco Richard. Con
lui non perdiamo solo un membro della nostra chiesa ma anche un pezzo di mondo fatto di
ricordi vivi, di canti condivisi
anche con ricercatori, di pregevoli lavori in legno.
Ai suoi familiari ed amici va
l’affetto fraterno di tutta la comunità.
• Martedì 12 gennaio il pastore
Guy Subilia ci ha reso testimonianza sulla sua esperienza missionaria in Sud Africa. Avendo
già ricevuto informazioni sulla
situazione dei credenti in quel
paese, in passate riunioni quartierali, abbiamo potuto udire
dalla viva voce di un testimone
oculare fatti, spezzoni di vita e
costumi. Molto impressionati, i
nostri ragazzi del catechismo e
pre-catechismo, che hanno udito
la sua testimonianza alia scuola
media di Ferrerò.
Studi biblici
PRAROSTINO — Il prossimo
r febbraio inizierà il secondo
ciclo di studi biblici che avrà per
tema l’evangelo secondo Marco.
Notiamo con piacere che il
gruppo che si riunisce intorno
ai testi biblici quest’anno è leggermente cresciuto e l’augurio è
quindi che un numero sempre
maggiore di membri di chiesa
partecipi a questi incontri interessanti e stimolanti.
• Nello scorso mese di dicembre si sono svolti a Bobbio
Penice i funerali del fratello
Paolo Bonjour, di 74 anni, originario dei Ser. Alla famiglia vada, seppur in ritardo, l’espressione della fraterna simpatia
della comunità.
Assemblea di
chiesa
SAN SECONDO — Domenica 7
febbraio, a partire dalle ore
10.30, avrà luogo il culto, seguito da una assemblea di chiesa
che dovrà esaminare la relazione della commissione stabili
sull’impianto a metano della
sala Presbiterio e votare sull’ordine di esecuzione dei lavori.
• Nel corso del culto di domenica 3 gennaio è stato insediato il nuovo cassiere, Ugo Ribet, a cui auguriamo un buon
lavoro assieme agli altri membri del Concistoro.
• Un grazie particolare va al
pastore L. Deodato, al fratello
R. Vicino, a Peggy Bertolino,
coadiuvata da Rosanna Paschetto e Mirella Rivoiro, che hanno presieduto i culti del 10, 17
e 24 gennaio.
« Check-up »
VILLAR PEROSA — Nella
sua seduta del 16.1 il Concistoro
ha potuto prendere atto della
situazione fcianziaria, che nell’87
è stata soddisfacente. Per il 30
gennaio, alle 20.30, è in programma una seduta quasi interamente dedicata al « check-up », cioè
allo « stato di salute » della Chiesa di Villar Perosa.
• Riunioni quartieralì: Municipio 2.2 (in casa Bertin); Tupini
3.2 (in casa Ghigo); Vivian 8.2;
Grange 10.2 (in casa Chambon).
• Assemblea di Chiesa: domenica 7.2 alle ore 10 (Convitto).
• Le serate bibliche riprenderanno venerdì 5 febbraio; il
ciclo di febbraio-marzo sarà dedicato all’Evangelo di Marco.
• Un affettuoso augurio a Rosina Travers e Flavio Massello
per la nascita di Danilo, e a Milva Chambon e Vittoriano Baù
per la nascita di Michela.
Testimonianza
suH’apartheid
ANGROGNA — Nel corso del
culto del 17 gennaio, la comunità ha ascoltato con attenta
partecipazione il messaggio del
missionario Guy Subilia. La
sua testimonianza diretta ci ha
fatto capire — meglio di tanti
articoli — il dramma dell’apartheid in Sud Africa. Lo ringraziamo ancora da queste colonne, così come ringraziamo la
famiglia Bertin del Serre per
l’ospitalità offerta al past. Subilia nel corso delle sue giornate angrognine.
• L’Assemblea di chiesa è
convocata per domenica 31 gennaio, alle ore 10, nel tempio
del capoluogo. Si discuterà, tra
le altre cose, il rendiconto finanziario ’87 relativo alla cassa
chiesa, agli stabili e alle strutture
ricettive del Bagnòou e di Pradeltorno. Verrà affrontata anche
la questione dei molti stabili (i
tre templi, la « Maison du régent », le scuole quartierali) da
ristrutturare con una certa urgenza.
• Calendario delle riunioni
quartierali del mese di febbraio:
Baussan (1); Capoluogo (8);
Martel (9); Prassuit Verné (10);
Odin (12); Serre (22); Buonanotte (23).
Riunioni quartierali
PINEROLO — Ringraziamo
Anita Tron per la sua parteci
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TORRE PELLICE
pazione al culto nella giornata
della CEVAA del 17 gennaio.
• E’ iniziato il terzo turno di
riunioni quartierali sul tema:
La formazione degli Evangeli.
• All’età di 87 anni, improvvisamente, ha terminato la sua
esistenza terrena Ida Paschetto
ved. Gay. Vogliamo qui ripetere alla figlia Erica e a tutti i
parenti la nostra solidarietà
nel momento della separazione
dalla loro cara.
Società
di Studi **]|®^*
Valdesi
Comunicato
'• L'orario di ricevimento del pubblico (per pagamento quote associative, vendita stampati vari, consulenza per laureandi, informazioni) presso
gli uffici di via Roberto d'Azeglio, 2
a Torre Pellice è il seguente: lunedì,
mercoledì e venerdì dalle 10 alle 12.
Tel. 0121/932179.
• A causa del lavori di ristrutturazione i prestiti dei volumi della Biblioteca sono sospesi, salvo casi eccezionali da concordarsi con la bibliotecaria.
• Soci e non s'oci possono consultare il materiale della Società previo
versamento di un deposito cauzionale
di L. 10.000. Ai non soci si richiede
inoltre il versamento di una quota
annua di iscrizione alla Biblioteca di
L. 10.000.
Venerdì 29 gennaio
□ INCONTRO
GRUPPI GIOVANILI
PINEROLO — Di fronte all’intenzione
di organizzare nel 1988 una giornata
dei giovani, come effettuato negli ultimi anni nel 1° Circuito, a livello
distrettuale, tutti i gruppi e le unioni giovanili sono invitati a partecipare ad un irrcontro che si tiene
presso i locali della chiesa valdese di
via dei Mille 1.
Domenica 31 gennaio
□ CULTURA ALLE VALLI
TORRE PELLICE — Alle ore 14.30,
preso la Casa unionista si tiene un incontro promosso dalia Commissione
esecutiva del primo distretto sul tema: « La cultura alle valli ». Introducono il dibattito comunicazioni di Marco Armand-Hugon, Jean-Louis Sappé,
Nadia Menusan, Giorgio GardioI, Claudio Tron.
□ ASSEMBLEA
PRIMO CIRCUITO
^TORRE PELLICE — Il Consiglio del
fi Circuito, visto l'argomento dell'Incontro organizzato dalla CED alla Casa unionista alle ore 14.30. invita le
chiese a considerare tale convegno
quale assemblea di circuito. Il tema
della cultura alle Valli, con quello
collegato della testimonianza ai visitatori, era stato indicato da precedenti
assemblee allo studio del fi Circuito.
______Sabato 6 febbraio______
□ CONVEGNO MONITORI
PRIMO CIRCUITO
TORRE PELLICE — Presso la casa
unionista, a partire dalle ore 16.30,
si riuniscono i monitori del 1° Circuito per il loro convegno invernale.
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prospettive bibliche
29 gennaio 1988
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ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Testimoni del perdono
illimitato
e inimmaginabile
Gesù guarisce un uomo
tormentato da spiriti malvagi
« Ritorna a casa tua, fra i tuoi,
e racconta loro tutto ciò che il
Signore, nella sua bontà, ha
fatto per te ».
(Marco 5: 1-20)
Questo racconto può essere paragonato a un romanzo moderno. Ci offre una specie di "radiografia” della
comunità dei Geraseni contemporanei. E' un pezzo di teatro avente lo
scopo di presentare il tessuto sociale
di questa collettività, con i suoi conflitti e le sue strutture.
Vocabolario: il termine moltitudine (greco; leghion), come l’espressione « spiriti malvagi », mettono in rilievo la "personalità" dei Geraseni,
a livello individuale e comunitario.
Vogliono mostrarci ima natura dicotomica, "divisa” ai limiti della
schizofrenia. Il dramma giunge al
parossismo con accessi violenti (v.
4). Si osservi il "dialogo” drammatico del V. 10, molto significativo.
L’evangelizzazione a partire
dal Regno del Signore
A partire dal dramma del testo,
l’evangelizzazione propone una critica radicale della società gerasena
nel suo complesso: mette a nudo una
patologia molto espansiva e schiavizzante. Nel suo insieme la società ha
un ruolo di vittima e di carnefice.
Tale patologia provoca un’alienazione in relazione al posto che ha, come
comunità, e al suo ruolo. La città ha
scelto di spersonalizzarsi e disintegrarsi. E’ in gioco un processo attuale, non c’è fatalità né tragedia. Il processo si sviluppa attraverso gli atteggiamenti e i comportamenti. Sono
i Geraseni che scelgono e decidono
l’espulsione di Gesù dal loro territorio. E’ la collettività stessa a scatenare questo processo storico: procede da sé alla propria autodistruzione, procede essa stessa alla propria autodisintegrazione (si potrebbe dire che è « cosmicida »). Al fine
di combattere la propria patologia,
fa appello a misure sanitarie (scienza
e tecnologia), sì da isolare il malato;
ma non servono a nulla.
Un complesso processo
idolatrico
Oggi si parla di ideologizzazione.
La nostra propensione a creare un
idolo viene dal nostro desiderio di
manipolarlo in modo automatico e
autonomo; a Gerasa, i porci sono il
segno della loro idolatria. In ogni
caso l’idolatria genera la morte della
società. Questa vertigine sbocca nel
a cura di GINO CONTE
Ed ecco un altro degli studi biblici che il pastore Norberto Berton,
della chiesa valdese di Buenos Aires, ha presentato alla recente sessione
annuale del Consiglio della CEVAA, a Colonia Valdense. Ne diamo una
nostra traduzione. Come il precedente, è tutto incentrato sulla realistica —’ « evangelizzazione del Regno ».
vuoto. Sempre in riferimento ai fini
comunitari.
Evangelizzazione del Regno
Sono le sue opere di guarigione.
L’atto teatrale del v. 15 non è che un
dispiegare pubblicamente questa
guarigione che umanizza e restituisce alla socialità, attraverso atti ben
precisi: era seduto, vestito, ed era
in sé. Tutto ciò, per coloro che hanno occhi e orecchie: questo pezzo
teatrale ci presenta l’atteggiamento
comunitario in opposizione alle opere di guarigione fatte da Gesù, v. 16.
Non un solo Geraseno può, né vuole,
veder nulla. La guarigione non merita quindi né la loro attenzione né
la loro accettazione. Impossibile pretendere una testimonianza più evidente.
La rete di meccanismi
di sicurezza e difesa
Il "malato" è bandito da questa
rete: deve svolgere il ruolo di "vittima espiatoria”, colpevole dei mali
della Società. Perciò i membri della
Società pretendono di ristabilire 1 equilibrio sociale (l’ordine): grazie a
questo « comportamento asettico »,
evadono dalla loro stessa realtà. Questo metodo permette loro l’abbandono del loro posto e la capitolazione
davanti al loro ruolo. Nessuno vuole
assumersi né le scelte umanizzanti,
né i comportamenti ad esse conformi.
I Geraseni conservano
la loro scala di valori
Questa scala di valori deriva da
una natura alienante e disumanizzante, che si manifesta nel panico
provocato dalla perdita dei porci.
Non è il parametro dei valori sociali (sicurezza, ricchezza, rendimento,
efficacia, religiosità)? La rappresentazione teatrale mette in scena due
poli opposti: a) la preoccupazione
minuziosa per i porci (pascoli, cibo,
salubrità), mentre, b) per la razza
umana (insomma, per un uomo) non
c’è che abbandono ed emarginazione.
Si aggiungono due elementi eloquenti: la sordità e la cecità di fronte alla
guarigione dell’umanità e della società, qui e ora. La risposta comunitaria di fronte all’evangelizzazione di
Gesù rappresenta la natura alienante di quella scala di valori: « Allora
si misero a pregare Gesù che lasciasse il loro territorio ». L’invito è senza dubbio cortese; eppure mette in
luce la scelta comunitaria nei confronti dell’umanità e della società
nuove. Decidono senza esitazione la
espulsione.
L’evangelizzazione di Gesù
Mette in moto un processo concreto, attuale. Vi si vede, fin dal principio, una percezione e una sagacia
perfettamente evangeliche, lucide;
ma c’è di più. L’evangelizzazione
contiene una liberazione e una
guarigione quotidiane, in piena
attività attuale. Trasforma le condizioni patologiche vigenti. Il lavoro di
Gesù si manifesta per farci scoprire
la realtà e la natura di una data
società: ha l’autorità e l’abilità
di fare la "dissezione” della schiavitù
e dell’oppressione. Fornisce la "diagnosi” della sua alienazione: una
specie di radiografia che ne descrive
la disintegrazione (il suo suicidio, il
suo assassinio, persino il suo culturicidio”). Ma lo fa valendosi del perdono e dell’amore trasformatori, già
qui e ora. Perciò non lo si può ridurre a un’idea, a una dottrina o a un sistema.
L’evangelizzazione di Gesù:
una rampa di lancio
Assomiglia a una "fissione nucleare” dalla quale si sprigiona l’energia
umana, sociale e mondiale. Quando
Gesù parla, agisce e quando agisce,
parla. Soltanto il suo perdono trasformatore, il suo amore vittorioso e
la passione della sua grazia — in piena attività, qui e ora — producono
questa "fissione nucleare”. La vita
nuova è messa a punto: la guarigione interpersonale e collettiva si produce, la saggezza e il buon senso ritornano: ogni persona, ogni vita è in
grado di conoscere e assaporare la
vita nuova. Ci si spiegherà quindi la
reazione dei Geraseni. Marco congiunge il rifiuto e la paura (v. 15);
« s’impaurirono »: questa locuzione
converge sull’espulsione (v. 17). Il
terrore di fronte alla liberazione!
L’inerzia del modus vivendi non
reagisce se non all’operazione di trasmutazione. Il rifiuto scaturisce perché hanno già impegnato il loro avvenire. Ma siccome la speranza di
innovazione e di ricreazione è già stata messa in moto, sorgono gli ostacoli e le porte si chiudono. Il fatto
che Gesù libera e trasforma tutto
fa apparire di colpo la "dissezione
mostrandoci che siamo tutti degli
schiavi, degli oppressi, delle vittime
e dei carnefici.
Gesù ci convoca, ci recluta,
ci impegna
Per entrare nella sua impresa di
amore e di perdono, per partecipare
alla sua spedizione verso la promessa
e Tavvenire, Gesù crea una confraternita solidale, un effettivo cameratismo. Legati a Gesù, e insieme a lui
siamo invitati a lavorare affrontando
le patologie (spiriti malvagi) e l’isolamento (sepolcri) quotidiano odierno.
Siamo cioè convocati, reclutati, impegnati a una fedeltà effettiva, a una
militanza attiva: diventare suoi discepoli attivi. La vittoria quotidiana,
attuale sulla malattia non tollera palliativi. Ogni società, senza eccezione,
soffre della sua patologia: ma ogni
società, senza eccezione, gode di un
Salvatore che lavora, agisce. Gesù,
che ci recluta e ci impegna al lavoro,
ci fornisce la possibilità e le occasioni favorevoli; con lo spazio e il tempo per l’intercomunione e l’interdipendenza solidali. Gesù stesso mette in movimento l’umanità e la società.
Una sfida alla nostra missione; il
Geraseno guarito ha una ferma convinzione; la sua comunità è a tal
punto alienata che in essa non c è
niente da fare, se non abbandonarla
al suo destino. Gli ha negato la vita;
perciò decide di andarsene. Invece
Gesù lo convoca e lo recluta: resterà
a Gerasa per lavorarci. « Torna a
casa, dai tuoi, e racconta loro tutto
ciò che il Signore, nella sua bontà, ha
fatto per te. L’uomo allora se ne andò e si mise ad annunciare (greco:
kerysso), nella regione delle dieci
città, tutto ciò che Gesù aveva fatto
per lui ».
Norberto Berton
5
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area rioplatense 5
29 gennaio 1988
ROSARIO-URUGUAY: L'OPERA Dl "EL PASTOREO”
"Servir, educar, evangelizar"
In un quartiere dimenticato: i servizi carenti e la repressione delfì: la dittatura non hanno frenato l’evangelizzazione e la testimonianza
Quando nel 1960 il pastore Wilfrid Artus, allora a Colonia Vaidense, e la chiesa valdese di Rosali; rio decisero di festeggiare il Natale con gli abitanti di « E1 Pastoreo », forse non pensavano che
questo atto avrebbe avuto un seguito, e se ci pensavano forse non
potevano immaginare gli ampi
sviluppi che ne sarebbero derivati.
Ma perché andare proprio a
« E1 Pastoreo »? Era questo allora (e lo è tuttora) un quartiere
periferico della cittadina di Rosario (Uruguay), con una sua storia
strana, fatta di abbandono e di
emarginazione.
Me la sono fatta raccontare da
Elisabet e Ricardo Collazo, che
per molti anni hanno lavorato a
« E1 Pastoreo » e che ho incontrato recentemente alla Facoltà
valdese di teologia in Roma, pochi
giorni prima del loro rientro in
Sud America, dopo aver trascorso
circa un anno di studio in Italia.
Elisabet e Ricardo sono particolarmente legati a « E1 Pastoreo »,
perché è lì che, quando sono stati
« licenziati » dalla scuola pubblica
{sono tutt’e due insegnanti) durante il duro periodo della dittatura, hanno trovato un lavoro; e
non soltanto questo, ma anche lo
scopo della loro vita e, forse, più
di questo, la fede in Gesù Cristo.
Circa 60 anni fa si stabilisce in
quella zona (che dista 3 km. da
Rosario) un gruppo di famiglie.
Oggi sono 80, per un totale di
400 abitanti. Il luogo è meno bucolico di quanto il nome potrebbe
far intendere (E1 Pastoreo = il
pascolo): lì infatti viene costruito il mattatoio comunale, dove
oggi lavorano gli uomini del
quartiere. I verdi pascoli intorno
sono popolati dalle decine di capi di bestiame in attesa di essere
macellati.
Le famiglie dunque si stabiliscono, il Comune dovrebbe distribuire loro, come d’abitudine, il
terreno, e procedere alle opere di
urbanizzazione. Ma poi, dopo un
inizio promettente, tutto si blocca
e per i decenni successivi la situazione rimane paralizzata. Esiste
un pozzo, ma l’acqua serve al mattatoio; c’è una mezza dozzina di
prese d’acqua, ma sono distanti
dal villaggio alcune centinaia di
metri e in estate l’erogazione avviene solo in ore notturne. Mancano le strade, e perfino la luce
elettrica. A nulla valgono le proteste e le richieste degli abitanti:
gli amministratori comunali le
ignorano con diverse motivazioni;
manca la volontà politica di fare
qualcosa e mancano anche i mezzi. Le famiglie abitano in case costruite su terreni che non appartengono loro, vivono in una situazione di precarietà, dimenticati da
tutti.
Ecco perché nel ’60 le chiese di
Colonia e di Rosario individuano
questo come un luogo nel quale
svolgere un servizio di solidarietà
e d’amore. Cominciano in modo
semplice, con una piccola équipe
di lavoro: c’è Berta Barolin che
presta la sua opera di assistente
sociale, c’è Wilfrid Artus che dedica parte del suo tempo pastorale, per un paio di anni ci lavora
Hugo Malan, « Pancho » (che è
diminutivo di Francesco), si alternano molti volontari. Alcuni di loro sono obiettori di coscienza statunitensi che, invece di andare a
combattere in Vietnam, preferiscono spendersi in quest’opera di
aiuto e promozione sociale. Si comincia anche a costruire qualcosa,
ma di modeste dimensioni, una
piccola casa, detta « el rancho »,
che oggi è abitata da una famiglia
bisognosa. Ed inizia anche la solidarietà delle chiese sorelle: la
chiesa unita del Canada raccoglie
del denaro, anche il Consiglio
Ecumenico delle Chiese manda
degli aiuti, e poi il Diakonisches
INTERVISTA A BEATRICE MELANO COUCH
Farcì teologia a Buenos Aires
li dir,-, .luro, malgrado il suo
poicrr : ia sua forza immensa,
non sopravvisse. Di lui resta solo la 1 ¡costruzione dello scheletro ni qualche museo. Altri esseri, molto più piccoli e molto
più deboli, sopravvivono ancora
oggi. La parabola del dinosauro
è la parabola del potere imperialista e militarista che è dotato sì di una immensa forza
devastatrice ma finirà anch’esso
per autodistruggersi. Questa suggestiva tesi del teologo brasiliano Ruben Al ves, contenuta nel
suo libro « Tomorrow’s Child »,
è stata recentemente discussa alla Facoltà teologica di Princeton
da alcuni teologi protestanti. Tra
questi figurava anche Beatrice
Melano Couch, la prima donna
che abbia ottenuto il dottorato
in teologia in America Latina,
con una ricerca sul pensiero di
Paul Ricoeur. Dal 1970 Beatrice
Couch è docente di ermeneutica
alla Facoltà teologica di Buenos
Aires. Direttrice della rivista
« Cuadernos de Teologia », la
Couch è una scrittrice prolifica;
nel 1976 ha pubblicato un importante volume su « La donna
e la chiesa », che ha suscitato un
vivo interesse in molte chiese
latinoamericane.
Con lei parliamo soprattutto
dell’ISEDET, la vecchia Facoltà
di teologia fondata, più di 50
anni fa, anche dai Valdesi. « La
nostra Facoltà a Buenos Aires
— dice la Couch — è sostenuta
da sette diverse denominazioni
evangeliche. Abbiamo ventidue
docenti e un centinaio di studenti di cui il 30% sono donne.
Una parte degli studenti preferisce vivere all’interno dell'Istituto, altri in città. Per tutti, professori e studenti, accanto alle
lezioni, lo strumento più prezioso di formazione è rappresentato dalla biblioteca, vero polmone del nostro Istituto. Essa è
la più completa, in fatto di pro
duzione teologica protestante, di
tutta l'America Latina. Viviamo
— continua la Couch — in una
atmosfera di ricerca e di grande apertura ».
C’è una teologia dominante all’ISEDET?
« Per noi la teologia più importante rimane quella della tradizione riformata. Non è un caso che gli autori più letti siano
ancora Barth, Bonhoeffer, Tillich,
Moltmann, ma su questa base
s’innesta il nuovo filone della
teologia della liberazione: espressione teologica contingente ed
emergente che sempre discutiamo e, a volte, facciamo nostra ».
L’Istituto è coinvolto nell’attuale processo di democratizzazione del Paese?
« Siccome non concepiarno la
teologia come puro esercizio accademico, che presupponga il distacco dalla realtà di questo
mondo, da sempre, studenti e
professori partecipano, pur a livelli diversi, alla vita del nostro
Paese. I nostri studenti non provengono solo dall’Argentina o
dall’Uruguay, ma dal Cile, dal
Perù, dal Brasile, dagli Stati Uniti, dall’Europa; c’è un’internazionalizzazione continua del dibattito teologico e politico. E’
chiaro che chi studia in vista del
pastorato è anche interessato a
capire e interpretare la realtà
sociale della situazione in cui sarà chiamato a servire ».
E l’atmosfera ecumenica?
« All’ISEDET si respira aria ecumenica. Il nostro docente di
Antico T estamento, Severino
Croatto, è un cattolico e il nostro rettore è un luterano. Non
sono pochi gli studenti cattolici
che vengono a studiare nel nostro Istituto, spesso attratti dalla nostra biblioteca. Cattolici e
protestanti collaborano insieme,
anche se in modi diversi, al processo di testimonianza a Cristo
in tutto il cono sud dell’Ameri
Ricardo ed Elisabet Collazo hanno prestato la loro opera presso
« El Pastoreo » negli anni difficili della dittatura, ricevendo minacce,
qui sono con un gruppo di bambini, principali utenti del centro.
ca Latina ».
E in questo « cono » le chiese protestanti registrano un aumento nel numero dei loro membri di chiesa o sono in declino?
« C’è una crescita numerica
soltanto tra i gruppi protestanti di tipo carismatico-pentecostale. Nelle chiese protestanti storiche c’è vita, ma stasi numerica. Per esempio la Chiesa valdese non cresce di numero, ma
è molto attiva; la stessa storia
valdese trasmette, per così dire,
una grande stabilità e una sorta di equilibrio psicologico anche alle altre chiese protestanti,
il che — se vogliamo — è importante in un quadro di effervescènza carismatica che, pur trovando consensi e accendendo
entusiasmi, teologicamente ha il
fiato corto ».
DaM’ISEDET sono usciti i metodisti Emilio Castro, atiual-e segretario del CEC a Ginevra, e Federigo Paguro, direttore della
Commissione per l’unione delle
chiese protestanti dell’America
Latina (CLAI); Miguez Bonino e
Julio de Santa Ana, fondatori dell’associazione « Chiesa e Società » che dal 1960, pur lavorando
nella clandestinità durante il periodo della dittatura militare, è
riuscita a dare una nuova prospettiva alla teologia latinoamericana. Oggi qual è la cosa più
importante per la vita dell'ISEDET?
« Trasmettere — conclude Beatrice Melano Couch — un grande amore per lo studio della Parola di Dio in chiave scientificocritica. Riuscire in questo compito significa contribuire alla crescita spirituale e culturale delle
chiese cristiane, protestanti e
cattoliche, portando così un apporto significativo, e per noi fondamentale, alla crescita del tessuto democratico in tutta l’America Latina ».
Giuseppe Platone
Werk, Brot für die Welt, la Gustav Adolf, e tanti altri.
Nel frattempo la chiesa ha ottenuto dal Comune di Rosario un
po’ di terreno che potrà avere in
proprietà a condizione che riesca
a costruire un centro sociale entro 15 anni. Il centro effettivamente viene costruito in ternpo abbastanza breve, grazie all’aiuto internazionale e all’opera di volontari locali. Ma nel frattempo
l’Uruguay piomba nella dittatura.
Tutto è bloccato. « El Pastoreo »
è soggetto a stretto controllo: gli
abitanti sono, uno ad uno, convocati dal commissario e intimiditi.
Anche i Collazo sono minacciati
e ritenuti responsabili di quanto
dovesse eventualmente accadere.
I tempi sono duri. Oltre alla libertà, mancano i mezzi di sussistenza. Allora si scopre la solidarietà popolare. Come in altre parti del paese, si inventa la « pentola populär » : in un grosso pentolone ognuno porta quel poco che
ha, e si prepara una minestra che
sfamerà tutti. Così, unendo i pochi beni che si hanno, si fa fronte
alla penuria generale. E ancora:
la legge proibisce riunioni con più
di tre persone, ma non può impedire le riunioni per il culto. Le
chiese diventano così gli unici luoghi nei quali è possibile incontrarsi con gli altri, rimangono gli
ultimi spazi di libertà.
E’ difficile descrivere un lavoro
che consiste essenzialmente di rapporti sociali, di piccoli e grandi
problemi quotidiani, di domande
e di risposte che devono essere
date immediatamente. E’ un lavoro di sensibilizzazione, di crescita
comune, di lotta per uscire dalla
precarietà di una situazione assurda; è il sogno della luce elettrica,
dell’acqua corrente, della strada,
della casa; ma è anche lo sforzo
di giungere ad essere consapevoli
della propria dignità. La chiesa
costruisce un asilo per bambini.
30 sono quelli di « El Pastoreo »,
altri 30 sono i figli della borghesia di Rosario. Questi ultimi pagheranno una quota doppia, provvedendo così ai primi, i cui genitori non avrebbero di che pagare.
Il lavoro viene svolto secondo
tre direttrici: il servizio (servir),
l’educazione (educar), l’evangelizzazione (evangelizar). Il servizio:
« Nulla di quanto appartiene all’uomo mi è estraneo — dice Elisabet —. Tutto è di nostro interesse e noi dobbiamo lottare per i
suoi bisogni. Cristo è stato tra noi
come colui che serve (Le. 22:
27) ».
L’evangelizzazione nasce spontanea da questa testimonianza in
atto. Nessuno ha spinto i genitori a chiedere il battesimo per i
propri figli, eppure oggi ci sono alcune decine di ragazzi che, dopo
aver seguito dei corsi tipo scuola
domenicale, chiedono di avere una
specie di catechismo. Si pone quindi il problema di dare origine, oppure no, ad una chiesa. Ma la
preoccupazione è quella di evitare
di fondare lì una chiesa di tipo
istituzionale. Qualcosa, certo, ci
vuole, ma di che tipo?
I Collazo, intanto, hanno capito
che, per rispondere a tante domande, dovevano studiare teologia e cosi ora andranno a seguire
i corsi alla facoltà di Buenos
Aires.
Dirige il centro in questo momento Zoraida Dalmas, insieme al
marito Ariel Charbonnier. Presidente del Comitato del centro è
Ruben Artus, pastore di Rosario.
Il Comitato di quartiere porta
avanti la lotta per ottenere la proprietà della terra, e si spera in un
prossimo futuro di costruire un
pozzo che darà l’acqua a tutte le
case.
Luciano Deodato
Colletta del 17 febbraio
La Tavola valdese, accogliendo una indicazione
della Mesa vaidense, propone a tutte le chiese di sostenere l’opera di « El Pastoreo » dedicando ad essa
la colletta in occasione del culto del XVII febbraio
di quest’anno.
Le somme raccolte vanno inviate alla Amministrazione della Tavola valdese, via Firenze 38 00184 Roma, che prowederà a inoltrarle alla Mesa.
6
valli valdesi
29 gennaio 1988
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Plervaldo Rostan
PASSO FALSO DI UN PRESIDE
TORRE PELLICE
Disse il prof.: "Oremus!" Novità per
la Pro Loco
Un anomalo e discutibile episodio ha risvegliato nelle Valli la
partecipazione ai problemi della religione imposta nella scuola
La lunga crisi della Comunità Montana Val Pellice, ancorché mai aperta, ufficialmente
ma derivante dalla necessità almeno di sostituire gli assessori
dimissionari, dovrebbe chiudersi
(il condizionale è d'obbligo in
questo caso) con un abbraccio
finale fra tutti i gruppi politici
in una di queste sere.
« Ciò che c’è di positivo nella
formula unitaria — ci ha detto
recentemente il presidente Congo— è che tutti i Comuni sono
coinvolti nella gestione dell’Ente di valle e i problemi si affrontano insieme ». E’ probabilmente questo il dato più positivo (l’unico?) di questa tornata legislativa: auguriamoci che
sia effettivamente cosi, perché
talvolta di immobilismo si muore e i problemi per la vai Pellice sono tanti: disoccupazione,
ambiente, droga, viabilità, ferrovia...
Già, ferrovia; un problema che
tutti sentiamo aleggiare sopra le
nostre teste, con cadute di tensione ed improvvisi riaccendersi di preoccupazione, ma ora sappiamo che questo 1988 dovrà essere decisivo, in un senso o nell’altro, per la linea Pinerolo-Torre Pellice.
Una indagine condotta dall’USSL 43 evidenzia una lunga e
tragica catena di incidenti mortali, con un costo economico
esorbitante.
Bisogna intervenire alla radice
del problema.
« Per sanare il deficit della ferrovia sarebbe più economico regalare ad ogni pinerolese un’auto », si diceva qualche tempo
fa. « La soluzione radicale del
problema morti sulle nostre
strade è quella di costruire una
autostrada fra Pinerolo e Torino o, al limite, raddoppiare le
statali esistenti »: questa pare
essere la risposta di oggi alla denuncia delTUSSL 43.
Il problema viario è reale, ma
intanto ci si dimentica della ferrovia, esistente e, seppur con alcuni limiti, funzionante ed utilizzata. Lo stesso WWF, nelle sue
recenti prese di posizione, concentra la sua attenzione su un
potenziamento della ferrovia solo nella tratta Pinerolo-Torino.
Così fra politici che assicurano (a parole), tecnici-funzionari
che presentano conti in rosso,
volti tesi e preoccupati di utenti, allontanamento progressivo
dalla lotta da parie di altri, sapremo mantenere alto il nostro
potere di incidenza, o riconquistarlo se è già perduto?
Ci saranno, è stato promesso,
incontri a livello regionale perché è lì che il problema è stato
rimandato; i costi di utilizzo più
razionale del servizio sono stati
presentati, i dati sono confortanti, gli autobus continuano a circolare semivuoti, i tempi di percorrenza indicano una maggiore
efficienza del mezzo su rotaia.
Tutto questo lo sappiamo, è stato detto e ridetto.
La famosa unità dei Comuni
produrrà una unione di intenti
anche a livello di impegno su questo obiettivo? Ci sarà un sindaco che accetta di rinunciare ad
un passaggio a livello fra strade
inter poderali? La gente sosterrà
con il suo impegno quello dei politici?
I problemi relativi alla religione a scuola sono approdati anche alle valli. Un preside ha infatti « occupato » improvvisamente una classe e ha « costretto » i ragazzi a farsi il segno della croce, a inginocchiarsi e invocare con lui la Madonna e i
Santi « perché mi aiutino a fare
questo difficile lavoro di preside ». Diciamo "approdato” in
quanto i problemi dell’« ora » e
di quanto ne consegue sono da
tempo seguiti con partecipazione, con solidarietà e sofferenza, ma era, forse, un problema astratto, che tocca profondamente il sentimento evangelico e i suoi principi, ma un
problema lontano, della difficile
vita di diaspora. Il trovarsi di
colpo immersi in una realtà osti'le ha creato sentimenti e reazioni impensate, anche bizzarre,
a cavallo fra l’oltraggio e la
« boutade ».
L’episodio è avvenuto nei giorni scorsi a Lusema S. Giovanni,
all’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri, la maggior
scuola delle valli, che conta 350
allievi, di cui circa un quarto
valdesi. Il protagonista è un neopreside, vincitore di un concorso alla vigilia della pensione, Ernesto Ugazio, 58 anni, militante
dichiarato di Comunione e Liberazione, praticamente sconosciuto sia ai docenti sia agli allievi,
in quanto, non appena avuta la
nomina, ha fruito di una licenza
di tre mesi; dopo il rientro è
stato visto solo sporadicamente,
e solo in occasione di « exploit »
quanto meno bizzarri (per citare
Tespressione più gentile usata
da docenti e genitori, che non
citiamo in questa sede per ovvi
motivi). Già in occasione di un
consiglio dei docenti ebbe a dichiarare che « la religione è la
materia più importante di tutto
il programma didattico ». Da
sottolineare ancora che l’episodio non è avvenuto durante l’ora
di religione, ma in occasione dell’assenza per malattia di un insegnante.
Per il momento i genitori hanno fatto il primo passo di presentare un esposto al Provveditore (firmato anche da genitori
di alunni cattolici avvalentisi
delTIrc) dove espongono i fatti
sottolineando come il preside
abbia « recitato una preghiera,
coinvolgendo gli studenti con esplicito e chiaro invito a simboli
e segni di una peculiare e particolare professione religiosa ».
Deplorano il fatto, ribadiscono
il concetto di laicità della scuola, notano la violazione della legge 449/84 e della circolare ministeriale del 12/87 e « diffidano il
preside dal recitare preghiere in
classe durante le regolari ore di
lezione, o comunque svolgere
qualsiasi pratica religiosa ».
L’Istituto è autonomo solo dall’anno scolastico in corso; fino
all’anno scorso era una succursale del « Buniva » di Pinerolo
e retto, in pratica, da un vicepreside che svolge tuttora la medesima mansione, ma con le mani legate, così come è sacrificata l’autonomia di tutti i docenti.
« Può andare a spasso fin che
vuole — dicono, in sostanza, gli
insegnanti — ma lasci almeno
direttive precise, si prenda le
sue responsabilità ». Sembra che
in proposito ci siano già, sul ta
CACCIA
Cacciatori e WWF insieme
a difesa dei cinghiaii
Torna, ancora una volta, di
attualità la caccia. In primo luogo per una azione congiunta di
protezionisti e cacciatori nei comparti alpini n. 1, 2, 3, (Valli Pellice, Chisone, Germanasca, Sangone e Roletto) rispetto alla delibera della Giunta provinciale
con la quale è stata riaperta la
caccia al cinghiale nei sabati di
gennaio. Nel corso di un incontro tra esponenti dei cacciatori
locali e rappresentanti del WV/F
è stato deciso di chiedere la revoca di tale delibera sostanzialmente perché ormai in questo
periodo le femmine sono gravide, (addirittura si segnalano in
Val Pellice già alcuni casi di parto) e quindi si metterebbe in serio pericolo la riproduzione di
questa specie.
Inoltre, come denuncia un comunicato del WWF, nell’oasi di
protezione del Barant ci sono
parecchi mufloni e camosci la
cui sopravvivenza è minacciata
dalla riapertura della caccia al
cinghiale; in quanto spaventati
dagli sipari diretti ai cinghiali,
finirebbero, nella ricerca di fuga sul suolo roccioso coperto di
gniaccio, per cadere, riportando
ferite e quindi morire per la
fame ed il freddo. Sempre in
materia di caccia al cinghiale,
mentre si nota come i cacciatori pagano già una apposita tassa di concessione regionale destinata anche ad ammortizzare
i danni causati dalla selvaggina
in luoghi recintati o aperti, si
lamenta il prolificare di allevamenti clandestini di selvaggina,
nella fattispecie di cinghiali immaialati, cosa vietata dalla legge regionale n. 60, salvo specifiche autorizzazioni.
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In questi giorni intanto, ed è
la seconda notizia sulla caccia,
a livello polii ico si stanno studiando delle proposte di legge
tali da evitare il referendum abrogativo che dovrebbe svolgersi in primavera, con Tintento,
si dice, di evitare una « inutile »
spesa di 15-20 miliardi e con
l’intenzione di accogliere le esigenze protezionistiche dei promotori del referendum. Vigilare
Su queste proposte di legge, verificare che siano realmente nel
senso auspicato dai promotori,
oppure chiedere che la consultazione si tenga nei tempi previsti, sarà l’impegno dei gruppi
sensibili al problema che hanno
a suo tempo raccolto le firme.
volo del Provveditore agli Studi, alcuni documenti imbarazzanti. Anche i genitori e gli allievi,
neH’ultima assemblea, avevano
espresso « forti preoccupazioni
per l’assetto e il futuro della
scuola ».
L’episodio, al di là della sua
gravità e del seguito che avrà
in via amministrativa, lascia aiperti alcuni interrogativi che tutti vorrebbero chiarire. Secondo
alcuni è una provocazione; « Ma
come — si dice — proprio in
questo momento di completo
subbuglio a livello nazionale, di
decreti, controdecreti, circolari, controcircolari, di vespaio
per tutti, si può essere così ingenui? E proprio nel cuore delle valli, alla vigilia del 17 febbraio? L’ha fatto apposta ». Secondo altri i motivi sono da ricercare nell’imminente elezione
del consiglio di Istituto, e il seminare zizzania non sarebbe che
un patetico tentativo di salvare
una carriera.
Quella che sembra certa, invece, è la necessità del ricorso alla saggezza antica; dare all’episodio il suo giusto risalto, senza drammatizzare né minimizzare, occhio e orecchio attenti
a che la cosa non si ripeta. Buttare acqua sul fuoco della polemica, ma una fascina in più sui
« fuochi » del 17 febbraio.
Stello Armand-Hugon
Ultima ora
Al momento di andare in
macchina, apprendiamo che
il preside Ugazio, benché ormai al corrente delle reazioni suscitate dalla sua « preghiera didattica » e dell’esposto inviato al Provveditore
corredato da decine di firme, ha riproposto la preghiera a un’altra scolaresca. Questa volta l’ha fatto in una
classe di « adulti », e i ragazzi hanno saputo respingere l’invito, rispettosamente e con fermezza, rispondendogli che ognuno di loro prega, se intende farlo,
nella sede più opportuna.
Consiglio comunale
Il consiglio coin seduta pub
TORRE PELLICE —
munale è convocato
blica per le ore 21 di venerdì 29
gennaio; in discussione, fra l’altro,
oneri di urbanizzazione, manutenzione
straordinaria delie scuole di viale Dante, adesione al consorzio pinerolese
Energia-ambiente.
Gennaio, tempo di consuntivi
e di bilanci per tutte le associazioni. A Torre Pellice, nell’aula
consiliare, mercoledì 20 u.s. la
Pro Loco- ha fatto il punto su
tutta l’attività svolta nel 1987 ed
ha compiuto un passo importante in vista dei suoi impegni futuri.
Una delle caratteristiche di
questa Pro Loco è Timpegno nel
settore musicale, portato avanti
ormai da anni, ed i cui risultati
ora sono percepibili sia per la
qualità degli esecutori che si sono avvicendati, sia per l’attenzione che si è estesa a sempre
più larghi strati di popolazione,
coinvolgendo molti giovani.
Ultimo risultato in ordine di
tempo, l’offerta fatta dalla RAI
di accedere gratuitamente, con
qualsiasi numero di persone, a
sei concerti presso l’Auditorium
di Torino: questo in seguito alla
buona riuscita delle due serate
di fine settembre in oui, nel tempio valdese, si sono esibiti gio
vani pianisti vincitori di conce i
si internazionali.
Sempre in tema musicale, è
giunto alla sesta edizione il cor corso pianistico « K. Czerni », ormai quotato a livello' nazionale.
Anche la musica leggera non
è stata dimenticata, con due m. nifestazioni estive in piazza Miston.
Dopo l’approvazione della re
lazione, alla presenza di un nc taio si è proceduto all’approvezione di un nuovo statuto. Co i
questo atto, la Pro Loco ha i cepito gli orientamenti espres i
con la Legge Regionale n. 12 cH
5 marzo 1987 in materia di 11forma deH’organizzazione turistica.
La legge prevede anche che
nei luoghi di maggiore afilueii/ i
turistica possano essere costituiti o consolidati degli uffici pc manenti di informazione ed a sistenza ai turisti (I.A.T.). Per /
pinerolese si sta fra l’altro costituendo l’ufficio centrale di
coordinamento Azienda di Pro
mozione Turistica (A.P.T.), clu
ha attualmente gli uffici neH’cx
sede del Comprensorio di Pinerolo, in via San Giuseppe.
Semtpre nella stessa serata è
stato rieletto il Consiglio, che rimarrà in carica tre anni; confermati i membri uscenti: presidente Clara Sibille Giampiccoli - vicepresidente Adriano Congo - segretaria Anita Charbonnier
Davit - tesoriere Francesco Raselli - consiglieri Osvaldo Coisson,
Ernesto Angelini, Frida Forneron
Pellegrin, Amato Poet, Vera Prochet Pollone, Olimpia Novena
Quattrini, Nicoletta Ughetto Barberis ed i revisori dei conti: Gastone Segatei, Bruno Pasquet,
Giulio Stegani.
Adriano Longo
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1
7
29 gennaio 1988
valli valdesi
DALLE ORGANIZZAZIONI PROFESSIONALI AGRICOLE
U n secco “no” alla proposta di autostrada
La sottrazione di superfici agricole, la frammentazione delle aziende, lo sconvolgimento del
sistema irriguo comprometterebbero la vocazione agricola della zona - Un ipotesi alternativa
Nel corso di un convegno svoltosi a Torino venerdì scorso sul collegaiHiento viario Pinerolo-Torino, è stato presentato lo studio di impatto ambientale concluso dall’ESAP
(Ente di sviluppo agricolo per il Piemonte). Esso illustra in
termini sintetici, con l’aiuto di certe « tematiche », il peso
relativo di detto impatto sulla zona. Ne esce un no deciso
degli agricoltori al taglio dei fertili terreni della pianura.
Sul tema intervengono, con un documento che qui pubblichiamo, la Coldiretti, la Confcoltivatori, l’Unione agricoltori.
La rinnovata attenzione delle
organizzazioni professionali agricole sul problema della viabilità Torino-Pinerolo è stata destata dalla proposta della Provincia di Torino, nel maggio del
1986, di riprendere il progetto
di « una strada a scorrimento
veloce tra Torino e Pinerolo »,
proposta ampiamente echeggiata da alcuni diffusi organi di
stampa.
Dal primo progetto autostradale del 1973 sono trascorsi già
quattordici anni, durante i quali le organizzazioni professionali agricole hanno dovuto constatare una totale assenza di interventi, sia di ampliamento
che di ammodernamento, da
parte dell’A.N.A.S. e della Provincia di Torino, sulle attuali infrastrutture viarie.
Questo « non operare » ha
creato un clima favorevole alla
ripresa dell’allora contestato e
quindi abbandonato progetto
autostradale: gli aumentati rischi di percorrenza sulla attuale
viabilità, i maggiori costi di trasporto merci e persone reclamano, infatti, una soluzione sicura su tracciati che consentano adeguate velocità.
Le organizzazioni professionali agricol-z si oppongono alla
logica che r propone l’autostrada com.e lozione ottimale, senza av£o . , ificato le sue interrelazioni on la struttura territoriale, conomica e sociale dell’area attraversata.
In tal senso un primo riferimento per verifiche ed approfondimenti è lo studio recentemente redatto dall’E.S.A.P.: « Valutazione di impatto ambientale
sui progetti di ade'guamento
viario tra Torino-Pinerolo », ottobre 1987.
Nell’area di studio considerata, delimitata in direzione sudnord dalla S.S. n. 23 e S.S. n.
589 e in direzione est-ovest dalla tangenziale di Torino e dalla
circonvallazione di Pinerolo, sono emersi alcuni dati significativi.
Traffico
L’analisi sul traffico ha dimostrato che esiste un potenziale
equilibrio negli spostamenti tra
quanti (30.904 persone), risiedendo nell’area dei 15 comuni
oggetto di studio, gravitano sulle aree esterne (Torino e altri
comuni) e quanti (28.080 persone), risiedendo alTesterno dell’area di studio (Torino e altri
comuni), gravitano sull’area.
Analizzando gli spostamenti
si constata che non c’è solo una
viabilità da punto a punto (Torino-Pinerolo), che giustificherebbe la soluzione autostradale,
ma anche un consistente flusso
di traffico che, proveniente dai
centri collocati lungo le due
statali e a sud-est dell’area di
studio, si dirige su Orbassano,
Volverá, Rivalla, Bruino, utilizzando brevi tratti delle statali e
delle provinciali.
Si registrano così spostamenti
verso i comuni sopracitati che
intersecano i flussi pendolari
Torino-Pinerolo. Tali spostamenti — considerando che il mezzo
privato serve la quota di traffico più consistente sul totale
degli spostamenti, a scapito delle ferrovie e delle autolinee in
concessione — richiederebbero
comunque un adeguamento dell’attuale sistema viario. Detto
intervento viene ulteriormente
giustificato come tratto di una
infrastruttura viaria di rilievo
regionale qual è la « Pedemontana » e come asse di servizio ai
previsti insediamenti produttivi
nell’area di Frossasco (circa 400
mila mq.). (Cfr. La Pedemontana: una strada da non dimenticare. Unione Camere Commercio Industria Artigianato Agricoltura del Piemonte).
Agricoltura
nell’area interessata
Secondo le tradizionali tecniche di classificazione del suolo
— che fanno riferimento all’azienda, come sintesi delle scelte imprenditoriali nell’impiego
delle risorse naturali, combinate con il lavoro ed i capitali investiti e nella loro vitalità economica e sociale — le aziende
situate nell’area interessata possono essere definite ad elevata
tutela e come tali da non sottoporre a sottrazioni di suolo per
fini extra-agricoli.
Infatti il 70% del terreno agricolo compreso nell’area interessata al progetto di autostrada è
di r e 2* classe di fertilità, mentre solo il 25% è di 3" ciasse.
A questo proposito basti un
unico riferimento: solo il 10%
dell’intera superficie agricola del
Piemonte è di T classe (dati
I.P.L.A.).
La percentuale di addetti alla
agricoltura sotto i 30 anni, nell’area, è passata dal 1971 al 1981
dal 3,7% al 18,5%, e quella degli
attivi, al di sopra dei 55 anni,
nello stesso periodo, dal 27,9%
al 24,6%, evidenziando così un
significativo ringiovanimento degli occupati agricoli, contro la
generalizzata tendenza aU’insenilimento degli addetti all’agricoltura.
La superficie media aziendale
passa da 7,30 ettari a 7,43 ettari,
nel periodo censuario 1970-1982.
Non considerando le aziende
con superficie inferiore ad 1 ettaro, si ha un incremento da
9,4 ettari a 13,4 ettari, maggiormente significativo. Oltre il 55%
delle aziende dell’area sono zootecniche ed oltre il 34% allevano bovini; il patrimonio bovino
è aumentato dal 1970 al 1982
del 6,5%, nonostante che nel periodo circa 1/3 delle aziende
zootecniche abbia chiuso le stalle.
Questo ha comportato un incremento medio dei capi allevati per azienda del 70%, rappresentando un aumento che ha
pochi riscontri nella realtà regionale.
Il 16% degli allevamenti con
più di 50 capi controlla il 58%
del totale allevato.
Le aziende che secondo i parametri CEE sono da considerarsi significative e vitali (classe 8 U.D.E., unità di dimensione europea) occupano nell’area
di studio i 3/4 della S.A.U. (superficie aziendale utilizzata) e
rappresentano il 25,19% del totale aziendale. Tale consistenza
numerica è del 20,5% nella provincia di Torino e del 16,3%
nella regione.
I Iracciati per collejiare Torino e Pinerolo: da A a B la «bretella» del Dirosso; al centro, da D
a I. eventuale autostrada; da DI a G, allargamento della «589» e da D2 a I quello della «23»
I finanziamenti pubblici erogati nell’area di studio negli ultimi anni hanno avuto un importo superiore ai 20 miliardi, di cui
16 sotto forma di mutuo agevolato, con un investimento medio
per S.A.U. nettamente superiore alla media provinciale: 940
milioni contro 581 milioni.
E’ questo un segno di riconoscimento pubblico nelle possibilità di valorizzazione delle imprese presenti nell’area.
Trattasi, in altri termini, di
aziende imprenditoriali stabili
dal punto di vista della organizzazione aziendale, tecnologicamente avanzate ed economicamente valide e che hanno rilevanza occupazionale, con presenza di giovani a tempo pieno.
Autostrada
e risorse agricole
Per adeguamento del sistema
integrato si comprende la realizzazione dello svincolo del Drosso, con attestamento sulla S.P.
n. 6; il potenziamento in asse
a m. 10,50 delle due statali 589 23 e della S.P. n. 142; la strada
del Debouché in progetto.
— sottrazione di superficie agicola
235 ettari autostrada;
104 ettari adeguamento in asse
del sistema integrato;
— frammentazione e polverizzazione aziendale
autostrada:
- incremento dei corpi aziendali del 51%;
- riduzione della dimensione media dei corpi da 3,45 ha a
1,92 ha;
- aumento dei corpi sotto il mezzo ettaro dal 16% al 48% del
totale;
adeguamento: non si riscontra
un’accentuazione dei fenomeni
di frammentazione, ad eccezione dei tratti da realizzarsi ex
novo;
incremento marginale della
dispersione.
— sistema irriguo
autostrada: riorganizzazione
complessiva del sistema irriguo su 1000 ettari;
adeguamento; semplice adattamento dell’attuale sistema irriguo.
Le reazioni
deile organizzazioni
Le organizzazioni professionali agricole. Coltivatori Diretti, Unione Agricoltori, Confcoltivatori, sono favorevoli all’adeguamento in asse del sistema integrato strada statale n. 589 e
Oggi
e domani
Comitati per la pace
POMARETTO — Il comitato « Pace e
disarmo Valli Chisone e Germanasca «
si trova giovedì 28 gennaio 1988, alle
ore 20.30, presso il Municipio per discutere la bozza dello statuto della
associazione per la pace.
Incontri
PINEROLO — Venerdì 29 gennaio,
alle ore 21, presso l'auditorium di
corso Piave, si svolge II terzo incontro nell'ambito del seminario Wilderness, organizzato dal WWF; tema della
serata: parchi e riserve; gestione
ripopolamenti e strutture.
Cinema
TORRE PELLICE — Nel prossimo fine
settimana, al cinema Trento, verranno
proiettati I seguenti film: sabato 30
gennaio ,« Maurice » di J. Ivory; domenica 31 « Salto nel buio ».
Segnalazioni
(da "La Stampa”)
strada statale n. 28, per queste
motivazioni:
l’adeguamento in asse:
— arreca meno danni al territorio e alle strutture agricole
rispetto all’autostrada, sia in termini di superficie sottratta, sia
in termini di frammentazione e
dispersione aziendale, sia in termini di sconvolgimento irriguo;
— ridistribuisce meglio il flusso di traffico che, proveniente
dai centri collocati lungo le due
S.S., dal Saluzzese e Pinerolese,
utilizza brevi tratti delle statali
per poi immettersi trasversalmente nelle provinciali di collegamento a Rivalta, Orbassano,
Volverá, Bruino;
— si connota meglio nel processo di valorizzazione di un sistema economico pinerolese fondato sulle sue vocazioni specifiche e sulle sue risorse « rare »,
alcune delle quali sono attività
agricole; la zootecnia e l’ortofrutticoltura;
l’ipotesi autostradale, invece,
favorirebbe:
— una crescita del Pinerolese
strettamente dipendente dal comparto industriale del polo torinese, in totale contraddizione
con le indicazioni programmatiche del Piano Territoriale di Pinerolo che propone, con la localizzazione di aree industriali
attrezzate poste ai confini di Pinerolo, sia il decentramento
delle attività produttive dalla
prima cintura torinese, sia lo
sviluppo e l’ampliamento dell’industria locale;
— gioverebbe alle località turistiche site a monte di Pinerolo e non certo al Pinerolese;
— accentuerebbe la concorrenza tra usi agricoli e residenziali del suolo, innescando uno
sviluppo residenziale diffuso
nei comuni prossimi all’area
pinerolese, snaturando una logica corretta di pianificazione
territoriale;
— si determinerebbe nell’area
delimitata dalle due strade statali, larga mediamente 7 chilometri e in parte già inquinata,
un ulteriore inquinamento per
una fascia di oltre 100 mt. lungo
l’asse dell’autostrada che renderebbe dubitativamente utilizzabili le colture foraggere prodotte;
— comprometterebbe la residualità di quelTecosistema ancora presente lungo le sponde
dei rii, torrenti e nelle aree di
ripopolamento faunistico.
TORRE PELLICE — « La sanità pubblica veterinaria in Italia: Ieri, oggi,
domani » è il tema di un convegno nazionale che si svolgerà venerdì 29
e sabato 30 gennaio presso il cinema
Trento; apertura dei lavori ore 9.30 di
venerdì.
Dibattiti
* Secondo ISTAT: porzione continua di terreno facente parte di un’unica azienda, non interrotta da fattori
di discontinuità, quali strade, corsi
d'acqua, eoe.
PINEROLO — Venerdì 29 gennaio,
alle ore 20.45, presso il Centro sociale di S. Lazzaro, in via dei Rochis,
si svolgerà un dibattito sul Nicaragua
dal titolo: « E se scoppiasse la pace? ».
cosa sta succedendo in Nicaragua
a 9 anni dalla rivoluzione. Interverrà
Gianni Santavicca, che è stato recentemente in Nicaragua.
Comitato ferrovia ~
TORRE PELLICE — Il Comitato di difesa della ferrovia si riunisce lunedi
T febbraio, alle ore 21, presso la
Sala consiliare.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 28 gennaio, ore 17, al Centro d'incontro
avrà luogo una riunione con il seguente o.d.g.: a) Verifica deH'Azione
Urgente per i due prigionieri della
Malaysia condannati a morte; b) distribuzione di appelli per II turco Ali
Riza Duman e iniziative per la sua
liberazione; c) Radio Beckwith; lunedì r febbraio ore 18.45, replica venerdì 5 ore 15: programma sulla Turchia; d) Il gruppo Italia 90 di A.l. invita la popolazione della Val Pelllce
ad accendere una candela ad ogni finestra sabato 30 gennaio alle 18.30
come segno di solidarietà con il prigioniero di coscienza Ali Riza Duman
e tutti gli altri in carcere per motivo d'opinione.
AVVISI ECONOMICI
CERCASI pastore tedesco a pelo lungo
smarrito nei pressi di Via Pettinati «
Luserna S. Giovanni. Ricompensa a
chi lo ritrova. Telefonare al 901361.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Marianna Grill ved. Cardici
riconoscenti, ringraziano di cuore quanti con la loro presenza, con scritti e parole di conforto, hanno preso parte al
loro dolore, e particolarmente il pastore
Daniele Bouchard.
Perosa Argentina, 17 dicembre 19871
RINGRAZIAMENTO
« Quand’ho detto: il mio piè
vacilla, la tua benignità, o
Eterno, m’ha sostenuto »
(Salmo 94 ; 18)
La famiglia e i parenti di
Felice Crespi
riconoscenti per l’affetto dimostrato,
ringraziano tutti coloro che, in vario
modo, hanno preso parte al loro dolore.
Torino, 14 gennaio 1988.
8
g ,
8 fatti e problemi
29 gennaio 1988
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SEMINARIO A TORRE RELUCE
La pena di morte
Un dibattito di retroguardia? - Le altre cause di morti ingiuste L’ergastolo e il carattere dissuasivo della pena - Un’opzione etica
Il seminario si è svolto nei
giorni 14 e 15 dicembre alla Foresteria valdese, con grande concorso di pubblico e ampio consenso; notevole la partecipazione di insegnanti e studenti.
L’iniziativa, partita dal Gruppo
Italia 90 Val Pellice di Amnesty
International, è stata appoggiata dal Distretto scolastico n. 43
e patrocinata dal Comune di
Torre Pellice.
Il 14 dicembre il magistrato
Elvio Passone ha presentato
una relazione dal titolo: La pena di morte: giustizia, vendetta
o paura? Il 15, il prof. Carlo
Ottino ha trattato il tema: Il
diritto siila vita e la pena di
morte. La posizione di Amnesty
International.
Primo incontro
Il semmario, il 14 dicembre,
si è aperto con una introduzione della responsabile della Circoscrizione Piemonte-Valle d’Aosta Daniela Molino, la quale ha
presentato in modo molto chiaro e convincente Amnesty International e la sua attività in favore dei diritti umani.
Quindi il dr. Passone ha dato
Inizio al suo discorso, rendendo
partecipe il pubblico della sua
esitazione ad accettare l’invito a
parlare della pena di morte.
« Dico in verità, ho il timore di
non essere la persona giusta a
parlare di queste cose ».
Un episodio
Questo timore, dice, è motivato dal sospetto che il dibattito sulla pena capitale sia un
«dibattito di retroguardia», una
delle tante occasioni in cui le
coscienze si liberano firmando
un documento e illudendosi di
risolvere il problema. Ma c’è
un altro motivo che lo spinge a
non considerarsi la « persona
giusta» ed è un motivo personale. Infatti il giudice Passone,
da otto mesi, sta presiedendo
a Torino il maxiprocesso al
clan dei catanesi, questi si sono resi colpevoli di 66 omicidi, di centinaia di rapine ed
estorsioni, spaccio di droga, atti di violenza, corruzione di
ogni genere, « un pozzo di nequizie — dice Passone — in cui
mi dibatto ogni giorno, il cui
peso psichico è diffìcile da
sopportare, per cui bisogna
che sia condiviso »... ed incomincia a raccontare un episodio
agghiacciante: durante un’udienza del processo viene come testimone un signore sui sessant’anni, grigio, piccolo, anonimo,
la cui unica nobiltà era quella di
essere il padre di un giovane
di 29 anni, che non ha mai compiuto i 30, elettricista, incensurato. La banda dei malavitosi,
in particolare il cassiere della
banda, aveva tentato invano di
estorcergli la confessione di una
rapina che non aveva mai commesso. L’avevano picchiato, seviziato, e infine ucciso. Quindi
ne avevano bruciato il cadavere
e lo avevano seppellito in collina. Il padre aveva chiesto
inutilmente alla banda che
cosa fosse successo al figlio,
perché non era più tornato a casa; ma solo dopo tre anni potrà avere ciò che resta di suo
figlio, un mucchio di ossa. « Signor giudice — dice in tribunale
— Lei sta ora facendo il processo a queste persone, ma fra
qualche anno torneranno fuori ».
Un messaggio
giusta a parlare della pena di
morte e della sua abolizione.
Confessa che stava per rifiutare
l’invito quando era accaduto un
fatto provvidenziale, determinante e racconta: « Ho ricevuto
una busta senza indicazione del
mittente, senza lettera di accompagnamento; conteneva delle fotocopie della novella ’’Rosso Malpelo” di uno scrittore
catenese (come i miei clienti!);
è la storia di un ragazzo cattivo perché perseguitato, perseguitato perché cattivo e destinato ad essere cattivo, ma poi
muore compiendo un’impresa
che gli altri, i buoni, non hanno avuto il coraggio di fare!
Qualcuno dei miei clienti del
processo mi ha mandato questo
messaggio. Pertanto dico che,
sì, vale la pena di rifiettere sulla pena di morte e la sua abolizione ».
Quindi pEissa ad analizzare
questo grosso problema in profondità e con sottili bilanciate
argomentazioni, ma anche con
tanta sensibilità ed umanità.
Prima di tutto presenta all’uditorio alcuni spunti di riflessione,
dei flash, come egli li chiama;
ad es. mette in rilievo che si
fa molta più resistenza, culturale e psicologica, alla pena di
morte legale che a quella extragiudiziale, eppure guerre locali, squadroni della morte, servizi
segreti, genocidi, fame, infortuni sul lavoro seminano morte
in ogni paese molto più delle
esecuzioni capitali legali. Il secondo flash riguarda la criminalità organizzata; la si registra per la prima volta nella
storia eppure proprio ora si registra anche il massimo della
resistenza contro la pena capitale. Ma il nostro impegno, dice
il giudice, deve essere veramente « globale e bilanciato sia verso coloro che patiscono la pena di morte legale, sia verso
coloro che patiscono la pena di
morte inflitta dalla criminalità ».
Un’altra riflessione ci conduce
alla constatazione che, mentre
negli altri dibattiti filosofici nel
corso della storia si registrano
dei progressi, in quello sulla
pena di morte non si sono compiuti decisivi passi avanti nella
soluzione prò o contro l’abolizione della pena. I ragionamenti sono sempre gli stessi. E’
come rimandarsi del continuo
una palla. « Il dibattito è quindi
destinato a non arrivare a ima
conclusione ».
rezione.
Terminato il racconto di questa allucinante testimonianza, il
magistrato ripete ancora una
volta di non essere la persona
che la pena di morte è peggiore del carcere a vita. Il poliziotto americano Coppola, condannato alla pena capitale, ebbe la
pena commutata in ergastolo, ma
egli chiese ed ottenne di essere
giustiziato. E’ proprio un grosso problema: che differenza fa
tagliare una testa o segregare
una persona per tutta la vita?
Una volta tagliata la testa non
ci si pensa più, invece la persona è lì, nessuno sbaglia mai da
solo... nessuno è un’isola...
Testimone
sui campo
Se la pena è uno strumento
di correzione, è evidente che la
pena capitale non può sussistere, perché non si può correggere chi non è più in vita. Purtroppo ciascuna di queste considerazioni è rovesciabile. Il
giudice Passone ce lo spiega. E
ce lo spiega in qualità di « testimone sul campo », riferendosi
appunto alla sua esperienza di
magistrato: « A me è successo di
avere a che fare con terroristi
che si erano macchiati di omicidio e quelli, alla domanda esplicita se Tavrebbero ugualmente fatto se ci fosse stata la
pena di morte, avevano risposto onestamente che probabilmente non Tavrebbero fatto ».
E il giudice continua: « A me è
successo di avere a che fare con
assassini condannati alTergastolo, che hanno commesso in carcere molti omicidi crudeli, efferati, barbari, con maciullamento del cadavere, estrazione delle
viscere, del cuore. Allora è persino rovesciabile l’argomento
che la pena di morte è irreversibile nel caso di errore giudiziario, perché la pena non mortale rende irreparabile il guasto
arrecato a quelle persone uccise per mano dell’omicida ergastolano ».
Fiducia neii’uomo
Il perno della discussione è
il diritto alla vita; esso è universale, ma non assoluto, infatti
nei codici, e anche nel nostro,
c’è il diritto alla difesa e lo stato di necessità, che lo annullano.
Poi c’è rm altro interrogativo
di fondo: non se lo stato abbia il
diritto di punire, ma se, per punire, possa spingersi fino a privare della vita chi ha infranto
le regole, pur avendo altre possibilità, tutte valide, sia ai fine
di dare la retribuzione che di
realizzare la dissuasione. La retribuzione per esigenza di uguaglianza e la dissuasione per salvaguardia della sicurezza della
collettività sono le funzioni della pena; questa però, su basi
etico-cristiane, può anche essere considerata strumento di cor
Dunque non ci possono essere
conclusioni che abbiano superiorità logica su quella contraria. Come la problematica della fede e della morale, essa presuppone un’opzione, una scelta,
e in questo caso è la fiducia nell'uomo. L’oratore si serve di un
episodio, tratto anche questa volta dalla vicenda giudiziaria che
.sta vivendo, per appoggiare la
sua tesi: parlando un giorno con
4 imputati del processo chiese
loro che cosa provavano; uno
disse che non voleva rispondere
e un altro che non provava
niente, uno si mise a piangere e
il quarto disse: si tira avanti,
ma la sera è duro. E allora « si
capisce che c’è un seme »... e
viene la convinzione che « anche uno solo tra i peggiori assassini potrebbe domani uscirne
migliore ».
Ponendo queste funzioni della
pena al vaglio della pena capitale, per ciò che riguarda la retribuzione si deve riconoscere
che è impossibile allo stato, come pure dovrebbe, far eseguire
tutte le condanne capitali applicate a tutti gli omicidi. E in
quanto alla dissuasione, essa è
veramente efBcace? Nessimo studio 0 inchiesta l’ha mai dimostrato. Norberto Bobbio dice
che bisognerebbe dimostrare
FGEI - TORINO
Israele - Palestina :
per una pace giusta
Credo che siamo rimasti tutti molto impressionati dagli avvr^
nimenti di quest’ultimo mese nei territori occupati da Israele nel
1967 e credo che molti di noi, se non tutti, ritengano che una soluzione giusta delle attuali tensioni possa trovarsi soltanto in un
riconoscimento del diritto di Israele ad esistere e ad avere frontiere
sicure e in un riconoscimento di uno stato per i palestinesi.
La Federazione Giovanile Evangelica di Torino, insieme a molte
forze politiche, culturali e sociali cittadine, ha aderito all'appello
che pubblichiamo di seguito.
E. B.
Non c’è dunque la possibilità
di una dimostrazione prò o contro, c’è solo la possibilità di
una scelta, di un’opzione etica.
« Da alcuni mesi in Cisgiordania e Gaza (territori occupati da
Israele 20 anni or sono) è in
atto nei confronti dei palestinesi una repressione che ha prodotto decine di morti, centinaia
di feriti, processi a ragazzi, espulsioni. L’ONU ha espresso una ferma condanna per l'intervento
dell’esercito israeliano nei territori arabi occupati, definendo
Israele ’’potenza occupante”. Le
forze democratiche e progressiste si levano da ogni parte del
mondo in difesa di principi universali quali: la democrazia, il
rispetto di fondamentali diritti
umani e civili, le garanzie giuridiche, il diritto a vivere nella
propria terra e a veder riconosciuta una completa autodeterminazione. Tutte queste richieste si accompagnano al riconoscimento della sovranità dello Stato di Israele, alTintemo dei territori assegnati dalTONU nel 1947.
Voci importanti di uomini di
cultura, del mondo politico, assieme a migliaia di cittadini, si
sono levate in Israele stesso per
esprimere protesta sulle scelte
del proprio governo, per chiedere il ritiro dai territori occupati,
per adottare una politica che
produca confronto e giuste soluzioni.
Le forze politiche, culturali e
sociali di Torino si uniscono alla condanna espressa in tutto il
mondo e chiedono con forza che:
— si ponga termine ad una
politica di repressione a Gaza
e Cisgiordania;
— Israele si ritiri dai territori occupati;
— il Governo italiano si adoperi attivamente per una Conferenza internazionale che garantisca uno Stato autonomo
per il popolo palestinese, e la sicurezza per Israele, con la partecipazione di tutte le parti interessate, compresa TOLP ».
Torino, 12 gennaio 1988.
Fondo di solidarietà
Come già detto a suo tempo,
col 31 dicembre scorso si è
chiusa la sottoscrizione per ii
SACC (Sud Africa) ed abbiamo
provveduto ad inviare la somma raccolta di L. 11.500.000.
gam” o ’’contro la fame”. Come
di consueto, le offerte vanno in
viate al conto corr. postale r.
11234101 intestato a La Luce
Pondo di solidarietà, via Pi ?
V, 15 - 10125 Torino.
Resta ora in cassa la cifra di
L.. 1.479.539 che costituisce in
gran parte l’inizio della raccolta
a favore del Centro agricolo di
Bagam (Camerún) che è stato
creato dalla locale Chiesa evangelica per frenare l’esodo rurale (emigrazione o inurbamento)
e per lavorare la terra in modo
più razionale.
Contemporaneamente, è sempre aperta la sottoscrizione a
carattere permanente « contro la
fame nel mondo » che pensiamo
di indirizzare a favore delTEtiopia-Eritrea, nuovamente provata
da una gravissima siccità e conseguente carestia. Tale destinazione è già stata indicata in
qualche offerta per cui attualmente chi vuole contribuire al
nostro Fondo può indicare ”Ba
Offerte pervenute in dicembre 1987
L. 884.000: Chiesa Valdese Metodi
sta del Vernerò e Comunità di Base
Vomero-Arenella.
L. 593.000: I lavoratori del C.e.d-lnterstel Cassa Risparmio Calabria e
Lucania.
L. 210.000: Fabiole Matilde Comunità Valdese Ivrea.
L. 122.000: Unione Giovanile Chiesa
Valdese S. Secondo.
L. 100.000: Olindo Bufalo; Chiesa
Valdese Susa.
L. 55.000: Stefano Costa.
L. 50.000: Sauro Gottardi; Sebastiano
Beva; Assunta D'Agnese; N.N., Parma.
L. 30.000: Giovanni Vezzosi.
L. 20.000: Gina Cannillo.
Totale L. 2.314.000; Totale precedente L. 10.665.539; Inviato per SACC
L. 11.500.000; In cassa L. 1.479.539.
Sindrome post-festiva
(segue da pag. 1)
Durante il dibattito, che è
stato diretto dalla prof.ssa Bein,
l’oratore, rispondendo ad una
interlocutrice, ha espresso il suo
pensiero con tm’immagine molto bella: non si può mettere
una casetta ai margini del bosco, nella radura, con le persiane rosse, la recinzione, il comignolo che fuma, ma « bisogna prima attraversare il bosco per avere qualcosa da raccontare; se, attraversato il bosco, si mantengono certe idee e
certi principi, allora siamo temprati per sostenerli ».
a. m.
bensì con gli effetti del nostro
Cristo e del nostro Dio nel nostro comportamento individuale
e sociale.
Al di fuori di Cristo, e cioè
senza fede, senza amore, senza
giustizia e, quindi, .senza vera
gioia, con in cuore il culto del
proprio io, ogni festa è destinata a trasformarsi inevitabilmente in orgia, in baccanale. E le
nostre feste, sacre e profane, lo
sono già ormai troppo, fino all'intollerabile. Restituiamo alla
festa il suo carattere di effetto
di un'autentica gioia, di un Cristo che nasce per rimanere tra
gli uomini, che infine risorge per
darci la sua redenzione e la sua
vittoria d’amore sulla guerra e
sulla morte, e la nostra festa.
il nostro Natale, la nostra Pasqua e così via, non continueranno regolarmente a cessare di
darci il gusto per la vita esattamente il giorno dopo la ricorrenza, ma continueranno a darcelo
anche la settimana dopo, e il
mese dopo, e tutto l’anno, per
tutta la durata del nostro vivere, per una gioia interna che
non necessariamente si esprime
in manifestazioni chiassose.
E non sapremo più che cosa
significhi il fenomeno della depressione post-festiva, perché la
nostra gioia sarà ormai quella
vera, perenne, profonda, imperturbabile, l'unica che ha le sue
radici nello Spirito di Cristo,
che si realizza e si perpetua nella vita eterna, in vista della finale, piena resurrezione.
Vera Buggeri