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Anno 116 - N. 44
7 novembre 1980 - L. 300
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
0 puntu
di vista
Un nuovo anello, dunque, sta
per aggiungersi alla lunga catena di scandali che da trent’anni
a questa parte scandiscono con
ritmo regolare la travagliata vita della democrazia in Italia.
Stavolta la truffa è colossale:
si parla di 2.000 miliardi di lire
evasi al fisco per contrabbando
di prodotti petroliferi. È una cifra che equivale al prelievo fiscale che il governo ha deciso con
la recente « stangata » imposta
ai cittadini. Beneficiari di questo
gigantesco raggiro alti ufficiali e
petrolieri, finanzieri e trafficanti,
ma anche esponenti di partiti al
governo e collaboratori di uomini politici di primo piano.
Le indagini diranno se per i
grossi nomi coinvolti nello scandalo si tratta solamente di calunnie, così come potrebbero far
pensare le pronte smentite e le
querele avanzate da parte degli
onorevoli Bisaglia, Magnani Noya e Di Vagno.
Ma se anche così fosse, sarebbe ingenuo ritenere che il mondo politico italiano sia rimasto
estraneo alla vicenda: rubare due
mila miliardi al fisco non è cosa di tutti i giorni: le..complicità
ci sono state, e vanno ricercate
molto in alto.
E se in passato qualcuno poteva ancora pensare agli scandali
come ad episodi isolati di burocrati e politici corrotti, oggi, con
l’affare petroli, è tutto il sistema politico, statale e industriale che dimostra di essere marcio.
Ma lo scandalo nello scandalo
è un altro: che ad onta di tutto
questo la gente continui imperturbabile a sopportare il potere
di questa classe dirigente e a darle il voto, rendendosi quindi indirettamente complice della corruzione.
Come credenti abbiamo il dovere di denunciare questa situazione: ma non soltanto come abbiamo fatto — e bene — in Sinodo il 3 agosto, per la strage di Bologna. Se allora era giusto parlare di confessione di peccato,
oggi forse questo non basta più.
Non basta più denunciare la
violenza presente nella nostra società e dire che tutti ne siamo
responsabili. L’analisi deve andare oltre. Per quanto infatti sia
apparentemente meno tragica —
perché non cruenta — di quella
connessa con la strage di Bologna, la responsabilità dello scandalo petroli è in fondo più grave di quella. Il fatto di Bologna
— come tanti altri attentati terroristici — pur avendo una mira
destabilizzante, non è riuscito di
per sé a minare i fondamenti
della nostra società. Ma tutta la
serie di continui scandali, culminati in quest’ultimo di proporzioni gigantesche, hanno ormai
da tempo guastato profondamente il rapporto dei cittadini con
le istituzioni democratiche, tolto
ogni fiducia nella cosa pubblica,
insinuato uno spirito di cinica e
amara dimissione in crescenti fasce di popolazione soprattutto
giovanile. Non è forse questa la
« destabilizzazione » più sottile
che prepara lo sfacelo delle istituzioni democratiche?
C’è dunque responsabilità e responsabilità. Ma la più grave è
quella in primo luogo della Democrazia Cristiana che ha contribuito a foraggiare questo sistema di corrotti e corruttori.
Jean Louis Sappé
_____FACOLTA’ VALDESE DI TEOLOGIA PREDICAZIONE INAUGURALE SU MATT. 25: 31-46
Verso la soglia della vera umanità
Esistono e permangono due livelli; quello della storia e quello di Dio. Restare protestanti
significa mantenere lo stacco tra i due piani riconoscendo la differenza tra Dìo e uomo
MATTEO 25: 31-46
Se un giorno davanti al giudizio universale si trovassero un
giovane studente in teologia e
un (non più tanto giovane) prof,
della stessa materia?... Se improvvisamente contemplando nella Sistina l’opera michelangiolesca (che tutti voi avete certamente visto o andrete a vedere)
vi si aprisse il pavimento sotto
i piedi, o il cielo sopra la testa
e vi trovaste anche voi nell’anticamera del giudizio, in attesa di
esser ricevuti dal giudice supremo?
Eppure è più facile che di fronte al quadro offerto da Michelangelo vi si aprano altre prospettive; è più facile che siate
attirati dall’imponente figura del
Cristo che viene verso di voi. E
allora è più facile che pensiate
che non il cielo o l’inferno sono
la grande promessa cui va incontro tutta la storia del rapporto
tra Dio e uomo, ma che l’accedere dell’umanità al suo rango
di vera umanità, il suo pervenire
a maturità, a statura adulta, —
quello è il vero scopo della storia.
Vi è un solo processo della
storia: l’accedere dell’uomo alla
soglia della sua maturità. Scusate se, cedendo alla moda della
mia generazione, in questo momento mi servo della parola
« processo » nei due significati
simultanei di « movimento in
avanti » e di « procedura di giudizio ». Mi piace richiamare pro
prio tale simultaneità, perché
nelTaccedere dell’uomo alla sua
vera statura umana vedo il solo
possibile avanzamento e l’unico
corretto giudizio applicabile alla
storia umana, che forse oggi dobbiamo imparare di nuovo a considerare una « storia naturale ».
E la figura michelangiolesca di
Cristo che viene verso di noi nella sua umanità ci ricorda che il
solo progresso e il solo giudizio
possibili (una cosa implicando
anche l’aìtra!) sono contenuti
nella promessa della vera umanità, cui corrisponde fin d’ora la
esigenza di un nuovo umanesimo.
Nuovo umanesimo
Molti di voi diranno: che cosa
significa questo per gli italiani
di oggi che noi siamo? Che cosa
significa per chi ha seguito da
vicino o attraverso i giornali le
vicende della FIAT? Che cosa significa per le ansie e le domande, per le incertezze e le ambiguità che portiamo dentro di noi
o che sono nel mondo?
Ebbene proprio riflettendo su
queste ambiguità e incertezze ci
rendiamo conto che l’unico sbocco, se non vogliamo restare imprigionati nelle nostre contraddizioni, sta in un nuovo umanesimo. Questo è l’elemento dinamico che ci permette di resistere
di fronte all’ambiguità delle tecniche, e del loro grande simbolo,
che è anche il simbolo del no
Nell'Aula Magna della Facoltà il prof. Oscar Cullmann tiene la prolusione di inaugurazione del \26‘anno accademico (servizio a p. 2).
stro tempo e del prossimo futuro: il computer.
Questo è altresì l’elemento che
ci permette di affidarci alla vita
in un momento fortemente caratterizzato dai rischi delTindecisione. Questi rischi, o certe incertezze che voi sentite dentro,
vengono dal fatto che ogni giorno dobbiamo sentire delle prediche che ci chiamano a considerare le cose sotto diversi punti
di vista, a pesare il prò e il con
LE BEATITUDINI - 4
Fiduciosi^ non rassegnati
Beati i mansueti, perché essi crederanno la terra (Mt. 5/5).
Questa beatitudine è una citazione del Salmo 37 (v. 11) « i
mansueti crederanno la terra e
godranno abbondanza di pace »
ed il suo significato è simile a
quello della prima. Gli 'anavìm
del Salmo 37: 11 sono gli stessi
che vengono chiamati "ptochoi"
(= mendicanti, poveri) nella I
beatitudine e "praeis” ( = miti,
mansueti) nella III. Inoltre
« eredare la terra » equivale a
« possedere il regno dei cieli »: la
terra non è il mondo, è la nuova
terra, così come sono nuovi i
cieli degli ultimi tempi. E se il
"regno” non è puramente celeste
né proiettato sempre verso un
irraggiungibile futuro, così la
“terra" è ben più del mondo che
conosciamo: si tratta del "mondo nuovo di Dio” i cui criteri di
fondo sono l’amore, la giustizia
e la pace.
« Ai miti e ai mansueti, che
sembrano regolarmente esclusi
dalle posizioni più vantaggiose
nella lotta per la vita, è promesso che avranno un giorno il pieno possesso, cioè la proprietà, il
dominio, la guida del paese, che
appartiene legittimamente a coloro che sono anche spiritualmente figli di Abramo » (G. Miegge, “Il sermone sul monte”, Claudiana, Torino 1970, p. 42).
7 mansueti sono quindi coloro
che « confidano nell’Eterno e fanno il bene » (Sai. 37: 3), che « rimettono la loro sorte nell’Eter
no » (v. 5), che « stanno in silenzio davanti a lui e lo aspettano »
(v. 7). Sbaglieremmo se volessimo trovare in queste esortazioni
delle proposte ad avere atteggiamenti di rassegnata remissività;
c’è qui, invece, la proposta
di una paziente fiducia, anche
nelle avversità e nell’oppressione. I mansueti sono coloro che
attendono con fiducia la fine del
tempo delle ingiustizie e delle
sopraffazioni, e vivono già ora
i loro rapporti con gli altri, e con
la realtà, secondo le categorie del
regno di Dio che sono l’amore,
la solidarietà, la fraternità e la
giustizia. E lo fanno anche a rischio di passare per sciocchi in
questo mondo di furbi.
Va da sé, a questo punto, che
la mansuetudine di cui si parla
nulla ha a che fare con quegli atteggiamenti, contrabbandati per
cristiani, che si sono voluti spesso predicare ai semplici, ai più
deboli, alle popolazioni del terzo-mondo (terra di missione...),
in definitiva alle classi subalterne: la sopportazione acritica, la
laboriosità fedele (o servile), la
ubbidienza alle regole del sistema vigente ecc. Per predicare la
mansuetudine agli altri bisogna
essere socialmente (ed economicamente) collocati dalla parte di
quelli che soffrono. Non lo si può
fare se si è oggettivamente tra
quelli che contano o anche, semplicemente, godono delle sicurezze garantite dai più forti.
Anche qui, come per la I beatitudine, c’è il rischio (o la tentazione possibile) di appropriarsene illegittimamente. C’è chi fa
della mansuetudine una facciata,
un atteggiamento esteriore, dietro i quali stanno i compromessi
con la morale corrente, le alleanze col sistema dominante, l’accettazione opportunistica dei criteri che regolano i rapporti fra gli
uomini. Ed anche qui, come per
le altre beatitudini del resto, c’è
da domandarci chi di noi possa
in tutta coscienza riconoscere se
stesso come “mansueto”... La risposta, ovviamente, è: nessuno!
C’è stato, però, un uomo il
quale, arrestato di notte, insultato, percosso e messo anche in
ridicolo, non ha reagito; un uomo il quale, sottoposto ad un
processo per direttissima di tipo semplicemente indiziario, non
ha risposto alle domande, non
ha tentato di giustificarsi, è stato condannato e messo a morte.
Ebbene, quest’uomo, secondo le
beatitudini, viene proclamato
“signore” del cielo e della terra.
Sul Golgota, che è un pezzetto
della nostra terra, dove il più
mansueto di tutti è morto, inizia
il rinnovamento di tutta la terra
(D. Bonhoeffer: Sequela). E’ a
partire da Gesù Cristo, sapendo
di aver tutto ricevuto da lui, che
è possibile vivere la mansuetudine, la mitezza e la dolcezza nei
nostri rapporti umani, escluden
Paolo Sbaffì
(continua a pag. 8)
tro, e vogliono che noi impariamo a valutare le cose non più
secondo criteri assoluti, ma in
modo relativo, soppesando e misurando fino a che punto una
cosa è compatibile con l’altra.
Non dico che il nostro momento
storico non c’insegni proprio
questo. Dico che questo non è
entusiasmante, anche se forse è
necessario che impariamo a
farlo.
Ora, entrare in questa situazione senza smarrirsi, vuol dire
affrontare la problematica di un
nuovo umanesimo.
Nuovo umanesimo — il quale
ha per noi. che ci rifacciamo al
nome di (/risto, dei connotati
precisi. Due per l’esattezza, ricordati proprio dal testo di Matteo 25: 31 ss.
Da una parte Cristo s’identifica
con le persone meno favorite dell’umanità e dall’altra — con ogni
evidenza nelle intenzioni di Matteo — s’identifica con Dio. Che
cosa c’insegna questo — a noi
che vogliamo essere nello stesso
tempo uomini di chiesa e cittadini della polis? Credo che la
nostra teologia abbia senso solo
se è fatta nella prospettiva del
giudizio e solo se tiene esattamente conto di quelle due identità di Cristo. Che cosa voglia
poi dire questo in dettaglio, è
ciò che vorrei brevemente illustrare sulla base di due tesi:
1 ) uh serio confronto con Dio
non esclude il confronto con la
storia; 2) un serio confronto con
la storia non esclude un confronto con Dio.
Sapersi esposti al
giudizio della storia
Affermare che la teologia, come la chiesa di oggi, deve esporsi al giudizio della storia non significa né assolutizzare quest’ultima, né sottrarla al giudizio di
Dio. Significa semplicemente che
non c’è né teologia né predicazione dove si resta pavidi di
fronte alle cose che ci accadono
e si fa di tutto per non essere
esposti al confronto con esse.
Ma esporsi al giudizio della
storia, per noi credenti, ha un
significato ancora più preciso.
Vuol dire che il senso del fare
teologia si trova non in noi, ma
fuori di noi. Le motivazioni, sono
Sergio Rostagno
(continua a pag. 8)
2
7 novembre 1980
INAUGURATO IL 126® ANNO DELLA FACOLTA’ DI TEOLOGIA
Cullmann: la preghiera
neirEvangelo di Giovanni
XI CIRCUITO - LAZIO
Temi sinodali
e problemi locali
Roma, 18 ottobre — Con la
prolusione di un illustre e caro
amico della nostra Facoltà, il
prof. Oscar Cullmann, si è inaugurato il 126° anno accademico.
Dinanzi a un folto pubblico, tra
gli altri, alcuni professori di Università Pontificie e un gruppo di
membri della « Chiesa Apostolica italiana », venuti appositamente da Firenze, il prof. Cullmann ha tenuto una interessante lezione su: « La Preghiera nell’Evangelo di Giovanni ».
In apertura di seduta, il Decano della Facoltà, prof. Paolo Ricca, ha presentato i nuovi studenti italiani e stranieri. Gli italiani, iscritti al primo anno di corso per conseguire la « licenza in
teologia », sono: Silvia Rutigliano
di Villasecca (Valli Valdesi),
Giuseppina Triiharchi di Pagliara
(Messina) e Alberto Pool di Castasegna (Grigioni di Lingua italiana).
Nella orolusione. il prof. Cullmann — dopo aver trattato in
una prima parte l’adorazione in
spirito e verità nel dialogo di
Gesù con la Samaritana (4: 2024) — ha affrontato il tema centrale della preghiera « nel nome
di Gesù » e del suo esaudimento (13: 31 - 16: 23).
« Nel nome di Gesù »
Fin dai tempi più antichi la
Chiesa ha l’abitudine di concludere le sue preghiere con le parole che noi troviamo spesso nelle epistole paoliniche: « per Gesù
Cristo nostro Signore », e troppo sovente oggi queste parole non sono altro che una formula il cui senso è dimenticato,
mentre esse servirebbero a rendere le nostre preghiere molto
più ferventi e più vive.
Anche nel IV Evangelo più volte viene ripetuta la necessità del
legame della preghiera con il nome di Cristo: 14: 13 « quel che
chiederete nel mio nome, io lo
farò »; 15: 16: « quel che chiederete al Padre nel mio nome Egli
ve lo dia » ecc. Il « nome » designa, nel N.T., in senso generale
tutto ciò che caratterizza chi lo
porta, l’insieme dei suoi attributi, l’essenza profonda del suo essere e le sue funzioni fondamentali (Mt. 10: 41). Nel N.T. il nome di Dio è legato all’opera che
Egli compie attraverso Cristo; la
sua presenza, la sua potenza, tutto il suo essere. Viceversa possiamo anche dire che il nome di
Cristo, la sua persona, la sua opera, è identico al nome del Padre
per quanto riguarda l’opera della salvezza (Gv. 17: 6-26).
Nei « discorsi d’addio » (cap.
14: 13-14,15: 7-16; 16, 23, 24) questa preghiera nel nome di Cristo è rivolta al Padre. Pur pregando il Padre dobbiamo al tempo stesso concentrare il nostro
pensiero su Cristo, sulla sua persona, e la sua opera. Dobbiamo
infatti ricordare l’idea giovannica, così fondamentale, sottolineata proprio nei discorsi d’addio:
noi conosciamo il Padre attraverso Cristo (Gv. 14: 8 ss.). Nel contesto dei discorsi d’addio, questa
presenza di Cristo si manifesta
attraverso la presenza dello Spirito Santo: «egli prende del mio»
(16: 14). È inviato dal Padre « in
nome di Cristo» (14: 26): «chiederò al Padre ed Egli ve lo invierà » (14: 26).
Gap. 17: la preghiera
sacerdotale
Gesù, lasciando il mondo, prega Dio affinché l’opera che ha
compiuto per la salvezza e la
missione dei discepoli iniziata
mentre egli era con loro in carne ed ossa non venga in alcun
modo interrotta. L’insistenza sulla richiesta di preservare i discepoli nella sfera del « nome di
Dio» (v. 11): «Padre Santo preservali nel Tuo nome » ci riconduce a ciò che abbiamo appreso
sul « nome » e la preghiera « nel
nome di Cristo ».
Pregando nel « nome di Cristo»
i discepoli saranno conservati,
preservati nel nome di Dio. La
necessità di « conservarli » e
«preservali» riappare come ritor
nello attraverso tutta la preghiera d’intercessione di Cristo, e
essa specifica al v. 15 che è dal
male, che è nel mondo, che essi
devono essere preservati. Non bisogna tuttavia fraintendere il
senso di questa messa a parte.
Questo piccolo gruppo di discepoli non è messo a parte nel
senso farisaico di una elite che
si crede migliore, né nel senso
di un privilegio, ma in quello di
una grande missione da compiere proprio nei confronti del mon
do a cui essi devono predicare
il nome di Cristo, nel quale pregheranno. Sono « inviati nel mondo », così come il Padre « ha
inviato Cristo nel mondo », dice
espressamente il v. 15. Essi sono nel mondo, ma non del mondo.
Lo studio del prof. Cullmann
si conclude con alcune brevi considerazioni sull’Unità del Cristo
con il Padre che rende possibile
l’unità dei credenti tra di loro.
Eugenio Stretti
I nuovi studenti
mv
Da quale comunità provie
Alberto: Provengo dalla comunità di Castasegna, un piccolo
villaggio della Valle BregagliaSvizzera. Una situazione di « chiesa-popolo » come alle Valli Vaidesi.
Giuseppina : Dalla diaspora
della Chiesa di Messina (Pagliara).
Silvia: Provengo da una chiesa
delle Valli: Villasecca in Val Germanasca. Vi appartengo solo da
4 anni, per cui non ho una « cultura valligiana »: vivendo parecchio anche fuori delle Valli, mi
sono fatta una sia pur modesta
cultura generale sulla vita e situazione delle chiese valdesi in
Italia.
— Quali sono state le motivazioni « fondamentali » che ti hanno spinto ad iniziare uno studio
scientifico della Teologia?
Alberto: Varie circostanze mi
hanno spinto a imboccare questa strada, comunque mi trovo
in difficoltà a ben voler motivare questa scelta. In primo luogo
penso che sia una chiamata, un
volere non espressamente razionale. In secondo luogo, penso
di trovare, qui in Facoltà, persone che attuano concretamente
l’insegnamento biblico. Infine
credo che la Bibbia, TEvangelo in
essa contenuto, sia l’unico mezzo
per dare a tutti gli uomini un
senso di « pace » e di vera vita.
Giuseppina: Il motivo fondamentale che mi ha spinto nel mio
studio è l’amore di Dio; annun
ciare agli uomini che la vita ha
un senso solamente se ha come
unico fondamento la croce e la
risurrezione di Cristo Gesù. Di
fronte ad una umanità sempre
più travagliata e ribelle, runica
speranza è la Parola di Dio.
Silvia: ho l’impressione che in
genere né le chiese, né i pastori
incoraggino i giovani a imboccare la « difficile » strada del ministero pastorale. Il « consiglio »
mi è venuto dai singoli, forse una
spinta decisiva mi è venuta dall’appello che il Moderatore ha
fatto ai giovani lo scorso Sinodo.
— Quali sono le tue « aspettative » nei confronti della Facoltà
e più in generale rispetto alla
presenza evangelica a Roma e nel
Lazio?
Giuseppina: Mi auguro che oltre allo studio scientifico della
Bibbia, vi sia modo di avere contatti con le chiese e le realtà giovanili romane; naturalmente un
dialogo, nel rispetto delle reciproche posizioni, è indispensabile vuoi con gli studenti, vuoi con
i professori.
Silvia: Lo studio della teologia, come ricerca già avviata
prima di entrare in Facoltà, mi
spinge, oltre le quattro mura
della Facoltà, a ricercare un confronto, non solo teologico, ma
anche socio-politico con gli uomini del mio tempo. In questo
« quadro », il dialogo e la « comunione » fraterna con gli studenti, i professori, e le chiese
evangeliche è indispensabile.
a cura di E. S.
L’Assemblea dell’XI circuito,
riunita domenica 19 ottobre,
ospite della Chiesa valdese di Forano, ha affrontato per prima
cosa il tema dei mandati sinodali
alle chiese ed ha sottolineato
rimportanza di incontri congiunti, per approfondire anche i problemi vitali a livello locale, e non
solo assolvere burocraticamente
i compiti affidati dal Sinodo alle
chiese. Le tre chiese di Roma
■hanno infatti già programmato
insieme la riflessione sui temi sinodali, organizzando gruppi comuni di studio in vista delle rispettive assemblee. I tre consigli
di chiesa hanno inoltre previsto
una maggiore collaborazione nella cura pastorale con particolare
attenzione agli isolati nella periferia della città.
Per parte loro le chiese di Forano, Colleferro, Ferentino e Terni hanno espresso queste priorità:
— preparazione biblico-teologica
della comunità con ritorno allo studio biblico tradizionale
(Forano e Terni);
— consolidamento interno delle
comunità e analisi della situazione con visite a tappeto (soprattutto Colleferro e Ferentino);
Il dibattito, in cui l’Assemblea
è stata costruttivamente coinvolta su problemi avvertiti come
immediati e reali a livello locale,
si è concluso con un ordine del
giorno che dà mandato al Consiglio di circuito di promuovere
momenti di incontro tra le chiese. E’ infatti apparso chiaro ancora una volta che le chiese del
nostro circuito devono lavorare
abbinate: le tre chiese di Roma;
Terni e Forano; Colleferro e Ferentino. Solo con tali abbinamenti è possibile affrontare sia
i temi sinodali che i probemi locali comuni.
L’evangelizzazione è il secondo
tema che è stato oggetto di una
approfondita discussione centrata soprattutto sui due opuscoli
preparati dalla Commissione circuitale per l’evangelizzazione nominata dall’A.C. dell’ottobre ’79.
Questi opuscoli, che sono stati
presentati in via sperimentale
all’A.C. del maggio ’80, sono stati diversamente valutati: le tre
chiese di Roma hanno dato un
giudizio favorevole basato sull’uso che degli opuscoli è stato
fatto (non volantinaggio ma dif
fusione da persona a persona nel
contesto di una testimonianza ed
esposizione) e ne hanno richiesto
la ristampa urgente, cosa che
l’Assemblea ha subito tradotto in
una delibera operativa. Le altre
quattro chiese hanno invece formulato delle riserve sul linguaggio usato, ritenuto poco comprensibile per la fascia contadina e o{>eraia deH’ambiente in cui
operano. E’ stato chiesto a queste chiese di esprimere proposte
alternative in una bozza che risponda alle esigenze avvertite.
Col ringraziamento dell’Assemblea, è stata confermata la Commissione nelle persone di Giorgio Girardet presidente, Aurelio
Sbaffi, Osvaldo Piscini, Giovanni
Scuderi per il C.C., ed un battista
da cooptare. L’Assemblea ha inoltre chiesto alla Commissione di
operare secondo queste linee:
riedizione dei due opuscoli con
alcune modifiche formali; preparazione di foglietti sciolti a carattere complementare; esame delle
bozze che saranno presentate dalle chiese di Forano, Terni, Colleferro e Ferentino per l’eventuale
stesura di un terzo opuscolo.
Quali attività di evangelizzazione in Roma, si prevedono frattanto alcune manifestazioni pubbliche che coinvolgeranno le tre
chiese almeno in occasione della
celebrazione del 17 febbraio, e di
un dibattito pubblico organizzato dal gruppo di studio di Piazza Cavour, in collaborazione con
le chiese di Via IV Novembre e
di Via XX Settembre.
Nello spirito di una più stretta
collaborazione tra le singole chiese romane, in sede di Assemblea
sono state comunicate le date
che ciascuna chiesa ha riservato
per le proprie attività.
Un riconoscimento al C.C. che
ha curato in modo particolare la
comunità di Terni nel suo sentirsi isolata. Dopo una visita del
C.C. e i conseguenti contatti tra
le chiese del Basso Lazio e quelle
della Sabina, è stato programmato un primo incontro a Colleferro per il 30 novembre.
Un doveroso e fraterno ringraziamento inoltre, è andato alla
comunità di Forano per la cordiale e fraterna ospitalità, e al
pastore Domenico Cappella per
l’incisivo messaggio dell’Evangelo predicato durante il Culto.
Stefano De Angelis
DALLE CHIESE
Il ministero del “visitatore locale”
MILANO — Esiste una grande
differenza di comunicazione
quando un appartenente alla
chiesa riceve per posta una circolare o quando invece una sorella o un fratello, destinati pubblicamente dall’assemblea, suonano alla tua porta di casa, ti
stringono la mano, ti parlano, ti
ascoltano, ti guardano negli occhi: sono cioè venuti espressamente per te!
La Chiesa di Gesù Cristo si differenzia infatti da una associazione culturale, religiosa o sportiva. Essa è costituita per mezzo
dello Spirito di Dio e della sua
Parola, in maniera da formare un
unico corpo con numerose e differenti membra. Questo vuole dire che tutti abbiamo bisogno gli
uni degli altri. Una parte del corpo che non venga raggiunta dalla
circolazione del sangue, muore.
Ora la circolazione del sangue
nella chiesa, è la comunicazione
reciproca, la comunione gli uni
con gli altri. La fede non cresce
per germinazione propria, naturale: nasce e cresce da Dio, per
mezzo della testimonianza evangelica di uomini e donne come
noi, che seminano e lavorano con
cura. Dio ci parla in Cristo « da
fede a fede », cioè per mezzo di
altri, che come noi sono in ricerca, hanno dubbi, cercano e trovano in Dio la risposta ai problemi ultimi della vita (Romani
1: 16-17; 10: 14-17; I Corinzi 3:
5-11).
Si può obiettare che i pastori
hanno più pratica in materia di
visite e sono spesso più accetti
nelle case. Ma è anche vero che
la chiesa riformata ha, tra i suoi
pilastri, il « sacerdozio universale
dei credenti ». Tutta la chiesa
partecipa, in ciascun membro,
alla predicazione della Parola.
Inoltre un visitatore « laico » ha
esperienze, per la vita di lavoro
e di relazione, che il pastore normalmente non ha.
Nelle chiese più grandi il pastore non riesce più da solo a
stabilire una comunicazione profonda, regolare e incisiva. La
gente è slegata per le distanze,
per le difficoltà nella comunicazione fra le diverse generazioni
e le interpretazioni diverse, talvolta opposte, in campo socio-politico.
Qui più che mai, dobbiamo
creare una rete di contatti e di
confronti, perché solo con questa comunicazione, oggi la chiesa vive e può realizzare se stessa,
in uno sviluppo sano e robusto
« allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di
Cristo » (Efesini 4: 4-7 ed 11-16),
a servizio degli altri.
È per questi motivi che il Concistoro, su mandato delTAssemblea della chiesa valdese di Milano, nronone alla comunità stessa di ricostituire il ministero del
« visitatore locale », e ha organizzato un corso di preparazione
per i laici interessati.
Al corso sono invitati gli appartenenti alle Chiese Evangeliche
di Milano e viciniori, e quanti sono interessati all’argomento, anche nel caso che sapessero di
non potersi attualmente impegnare nel ministero del « visitatore locale ».
Tassa sulla
coscienza
FELONICA PO — Ringraziamo tutti i predicatori che nel
corso dell’estate hanno rivolto
alla nostra comunità il messaggio della Parola; le Sig.re Franca Barlera, Maddalena Costabel,
Norina Negri e i Pastori Antonio
Adamo e Felice Bertinat.
— L’Assemblea di Chiesa del
5 ottobre ha praticamente segnato l’inizio delle attività che
nel corso del mese prenderanno
tutte il via; Scuola Domenicale,
Catechismo, Studi biblici. Corsi
di catechismo.
Fabrizio Zerbini ha tenuto una
relazione sui lavori dell’ultimo
Sinodo a cui è seguita una conversazione su alcuni temi trattati quali l’Evangelizzazione e la
nratica della dispensa dall’istruzione religiosa nelle scuole statali superiori con relativo invito a
non pagare « la tassa sulla coscienza ». A questo proposito segnaliamo che a Ferrara uno ze
lante preside si è fatto un punto di onore di trasmettere immediatamente airUfficio del Registro una dichiarazione pervenutagli in carta semplice.
Carlo Gay
nuovo pastore
LIVORNO — Domenica 12 ottobre durante il culto presieduto
dal Sovrintendente del X circuito, è stato insediato nella comunità Valdese il past. Carlo Gay in
sostituzione del past. Tom Noffke
trasferito a Pramollo.
Al Pastore e alla sua gentile
Signora, tutti i presenti, hanno
espresso la loro gioia e gli auguri più sinceri e fraterni di buon
lavoro benedetto dal Signore.
Ruolo diaconale
L'inserto pubblicato in
questo numero è a disposizione delle chiese al costo
di L. 100 la copia (minimo 10 copie).
Ordinare al più presto
011/655278).
3
7 novembre 1980
3
L’ASSEMBLEA EUROPEA DELL’AL LEANZA RIFORMATA MONDIALE
Tra i Riformati dell'Est]
L’incontro di Poiana Brasov, Ro mania, è stato per la delegazione valdese una bella occasione per rinsaldare vincoli fraterni
Negli intervalli fra le sue Assemblee plenarie l’Alleanza Riformata Mondiale (A.R.M.) tiene le sue Assemblee Regionali.
L’ultima, quella europea, ha avuto luogo a Poiana Brasov in Romania. Aveva come tema « Io sarò il vostro Dio e voi sarete il
mio popolo » e ha visto 120 rappresentanti delle varie chiese
dell’ovest e dell’est europeo confrontarsi negli studi a gruppi e
assemblear! su ciò che significa
oggi in Europa appartenere al
popolo di Dio.
I lavori
dell'assemblea
Gli studi, com’è facile capire
dal tema, vertevano sulla teologia del Patto e sono stati tenuti
durante le mattinate dal Pastore
Alain Blancy. Tutti i delegati sono stati coinvolti nelle discussioni di gruppo, anche se molti
hanno avuto l’impressione che
fosse difficile scendere nel concreto soprattutto perché nel
gruppo si facevano sentire le
provenienze diverse dei partecipanti. Ci pare tuttavia positivo
che non si sia voluto arrivare a
tutti i costi al solito documento
finale che per lo più rimane nella cartella dei partecipanti.
Nei pomeriggi e nelle serate si
sono succedute varie relazioni
sull’importanza della Bibbia nelle Chiese Evangeliche Romene,
sull’organizzazione della Chiesa
Romena e lo sviluppo della sua
linea teologica dalla Riforma a
oggi, e su altri aspetti della sua
vita.
Il Pastore Aldo Comba, segretario del Dipartimento dell’A.R.M. « Cooperazione e testimonianza », ha tenuto una relazione sull’operato di questo organismo sottolineando come sia
importante per le Chiese europee conoscere e cooperare con
rA.R.M. che favorisce e promuove relazioni tra Chiese Riformate nel mondo intero e che a sua
volta può operare in modo più
corretto e approfondito se a conoscenza delle esigenze e delle
problematiche delle varie Chiese. Un momento centrale è stato
quello del Rapporto del Segretario europeo past. Edmond Perret che in pratica ha fornito l’unica linea programmatica che sia
emersa nell’Assemblea. Nel suo
rapporto il Segretario ha tracciato l’analisi della situazione
odierna delle Chiese Riformate
Europee in rapporto alla situazione politica dell’Europa, ha ripercorso il cammino della sezione europea dell’ARM dal ’73 alr ’80, e ha indicato le possibilità
di azione del Comitato verso le
Chiese Riformate Europee.
Dono di Bibbie
Significativo di come l’A.R.M.
entri nel concreto della situazione delle varie Chiese è stato il
dono che proprio in occasione
di quest’Assemblea è stato fatto
alle Chiese romene; in collaborazione con l’Alleanza Biblica
Universale e col permesso delle
Autorità politiche romene, sono
state donate 10.000 Bibbie in lingua ungherese, di cui 9.000 secondo i canoni di traduzione
usuali che ricalcano grosso modo i criteri e i termini dell’antica e gloriosa versione di Karoli
Gaspar e 1.000 in una versione
in ungherese corrente. Non è
stata priva di commozione la
semplice cerimonia con la quale
il Segretario europeo dell’A.B.U.
ha consegnato a un rappresentante delle Chiese Romene una
copia-simbolo di queste Bibbie
per sottolineare la continuità
ininterrotta di interesse delle
Chiese Riformate per la Sacra
Scrittura. ''
Nel corso dei suoi lavori l’Assemblea ha provveduto al rinnovo del Comitato europeo di
gestione, composto da venti
membri, lasciando molto spazio
ai rappresentanti delle Chiese
dell’est-Europa per potere intensificare in futuro i rapporti già
esistenti. Il comitato è stato insediato con una semplice ma
Riformati
romeni
Popolazione romena: circa 19 milioni e mezzo.
Riformati romeni: circa
800.000.
Pastori: 702.
Chiese: 1.616.
Vescovi: 2, eletti dal Sinodo e ora sottoposti alla
approvazione dello Stato.
Religione prevalente: ortodossa, con presenza di
una minoranza cattolica.
Vicende storiche hanno
costretto popolazioni ungheresi a diventare romene pur conservando una
forte identità etnica. Per
questo la lingua del riformati romeni è l’ungherese,
usato non solo per il culto
ma anche nella vita quotidiana dalla popolazione.
suggestiva cerimonia che ha avuto luogo nel corso di un culto
con Santa Cena in una chiesa riformata a Brasov.
La Riforma oggi
In autobus l’Assemblea si è poi
recata a Cluj-Napoca per visitare la Facoltà di teologia. Nell’aula magna vi sono stati scambi di saluti e di informazioni con
alcuni professori della Facoltà.
Notevole il messaggio recato in
quest’occasione dal Segretario
Generale dell’A.R.M., pastore
Edmond Perret, che molto bene
si prestava come chiusura della
Assemblea che terminava appunto D, i suoi lavori.
Il pastore Perret ha insistito
sul fatto che le Chiese devono
accettare la sfida del mondo per
non ripiegarsi sterilmente su se
stesse. Anche nel settore dell’ecumenismo, nonostante la difficoltà di vedere chiaramente le
linee di azione, tutte le Chiese
devono contribuire al movimento dell’unità mettendo le loro
ricchezze al servizio degli altri
e accettando di essere interpellate.
Così le Chiese riformate devono vegliare affinché i loro « slogan » ( sola gratia, sola fide, sola
scriptura, soli Deo gloria, eccle
peccabile va comunque sottolineata quella spontanea, aperta,
generosissima delle singole comunità e delle singole persone
incontrate.
Non dimenticheremo facilmente il momento di raffinato godimento di un ottimo concerto vocale e strumentale su un antico
organo nella Chiesa Nera di Brasova che deve il suo nome ad
un incendio che anni fa — quando era ancora una chiesa ortodossa, ora è luterana — la devastò a tal punto che ancora oggi
si notano tracce di fuligine. Né
scorderemo l’accoglienza a ClujNapoca nei locali della Facoltà,
immensa e un po’ cadente, (ma
a cui non mancano certo gli studenti) momento in cui alla gioia
di stare insieme si univa l’immancabile melanconia della fine
di un incontro per molti versi
assai importante.
Visite e amicizie
Per i quattro delegati valdesi
(past. Alberto Taccia e Luisella
Taccia Tagliabue, past. Bruno
Costabel e la sottoscritta) c’era
stata prima la visita in Iugoslavia ad alcune comunità intorno
a Belgrado, con permanenza dì
due giorni presso carissime e disponibilissime famiglie. Dopo la
Assemblea abbiamo visitato Oradea (Romania), ospiti del vescovo riformato Papp, lietamente
sorpresi nel trovare un pastore
romeno che parlava perfettamente l’italiano. E’ Andre Koszta
che alcuni anni fa, dopo un soggiorno alla Facoltà di Roma e
ad Agape ha anche sostituito per
un mese il pastore di Frali. Certamente i pralini, che egli manda a salutare, lo ricordano bene!
Solide tradizioni
Per noi è stata una vera ed
utile scoperta conoscere l’ambiente e la vita di fratelli in fede
che vivono in ambienti dell’est.
Abbiamo conosciuto minoranze
etniche e religiose sorrette da
una tradizione riformata che risale quasi senza modificazioni
direttamente al calvinismo. La
Santa Cena ad es. nelle Chiese
riformate romene è celebrata ancora oggi secondo la liturgia calvinista del XVI secolo, con il
suo classico severo, richiamo ad
una esigenza di integrità morale
assoluta. I catecumeni studiano
La Bibbia neila Chiesa
Fin dall’inizio la Bibbia ha avuto un’importanza fondamentale e i pastori erano tenuti a sfogliare la Bibbia « giorno e
notte » e a imparare bene l’Antico e Nuovo Testamento.
Nel 1566 il Sinodo prescrive che i pastori debbano avere
la Bibbia.
Malgrado le terribili carestie degli anni 1572-79 la Chiesa
Riformata Romena fa il possibile per dare la Bibbia almeno
ai suoi pastori (in latino ai più colti, in ungherese agli altri).
Nel 1590 — 150 anni dopo la prima traduzione in ungherese
della Bibbia — compare la traduzione dalla « Vulgata » di Karoli Gaspar il cui nome si trova in tutte le nuove edizioni,
mentre manca, per modestia, nella prima. Costituisce una
pietra miliare nella storia della lingua ungherese. Le successive edizioni attraverso i secoli sono versioni rivedute della
Karoli Gaspar e alcune di esse vedranno la stampa solo attraverso a numerose difficoltà a causa di guerre.
sia semper ref or manda) vengano attualizzati nella situazione
in cui ci troviamo e non si trasformino invece in rifugi per evitare la sfida del mondo.
Ospitalità romena
Fraterna e generosa è stata
l’ospitalità romena che ha consentito ai partecipanti di trascorrere giorni sereni in un ambiente assai confortevole quale Poiana Brasov, centro turistico di
primaria importanza e località
sciistica invernale, appositamente voluto dallo Stato anche come luogo di congressi internazionali e dotato quindi di tutte
le attrezzature necessarie. Ma al
di là dell’ospitalità ufficiale im
ancora, in taluni luoghi, pari pari, il catechismo di Heidelberg
(che risale al 1563). Anche la
Bibbia non si discosta di molto
dalla versione Gaspar del 1590.
Concorrono a tenere questa
forma solo apparentemente conservatrice esigenze di fede e necessità di difesa di una particolare identità etnica.
Anche l’ambiente politico in
cui vivono queste chiese è certo
molto diverso. La « presenza »
dello Stato negli affari ecclesiastici (visibile nella partecipazione di un incaricato all’Assemblea) non è sentita come un peso: lo stato paga in tutto o in
parte i pastori, cura la manutenzione di molti edifici ecclesiastici e case pastorali e, a suo giudizio, tiene anche conto delle necessità delle comunità. Per es.
I partecipanti all’Assemblea dell’A.R.M. di Poiana Brasov
ai pastori è concesso un permesso speciale per la circolazione
alla domenica a targhe alternate. D’altra parte il numero degli
studenti alla Facoltà di Teologia
è fissato di comune accordo tra
Chiesa e Stato. (Il numero chiuso è istituito in tutte le Università I ).
Comunque queste note non intendono affatto essere un’analisi
approfondita ed esauriente della
situazione che è molto più com
plessa e a cui bisogna guardare
senza i pregiudizi che sono abbastanza tipici degli europei occidentali sui quali forse un certo
livello di vita economica e una
apparente libertà in tutti i campi hanno influito più di quanto
non si creda. Un soggiorno così,
breve, in parte poi vissuto nello
« splendido isolamento » della
Conferenza, non lo consentirebbe.
Maddalena Costabel
UN DOCUMENTO DELLE DONNE FGEI
Perchè come
credenti difendiamo
la legge sull’aborto
Di fronte alle iniziative del
Movimento per la vita che pretende di sostenere il proprio attacco alla Legge 194 sulla interruzione volontaria della gravidanza in nome del Vangelo, affermiamo che non si tratta qui
di uno scontro tra difensori della vita, cristiani e antiabortisti
contro i difensori non credenti
dell’aborto, e ricordiamo i fondamenti della nostra fede;
1) Noi crediamo in un Dio
che non impone regole morali,
fìsse e immutabili, a cui aderire
senza capirle. Ma in un Dio che
dà all’uomo e alla donna la libertà di scegliere, giorno per giorno, esperienza per esperienza;
non siamo trasformati dalla fede in bambini impauriti, ma di;
veniamo, per essa, esseri maturi
e responsabili.
« Ogni cosa è vostra... il mondo, la vita e la morte, le cose
presenti e le cose future. Tutto
è vostro e voi siete di Cristo».
2) Noi crediamo in un Dio
che ha compassione e solidarietà
con chi soffre e con chi sbaglia
— la solidarietà che spesso i moralisti, in nome della fede, hanno negato alle donne che si sentivano costrette ad abortire.
« Io, io sono colui che ti consola. Chi sei tu che temi^ l'uomo che deve morire? Chi è curvo nei ceppi sarà ben presto
liberato ».
3) Noi crediamo in un Dio
che interviene nella nostra y'ta,
benedicendola. Questa benedizione è la liberazione che ci è stata
promessa e che noi aspettiamo,
ma che non può essere trasformata oggi in costrizione morale
da attuare sulla pelle delle donne. Non imponiamo norme, ma
viviamo una speranza.
« Non vi sarà più in avvenire
bimbo nato per pochi giorni...
non ci sarà nel tuo paese donna che abortisce né donna sterile ».
4) Noi crediamo in Dio e non
ci facciamo idoli dei nostri vaio;
ri umani, neanche dei più nobili
ed elevati, come il «valore» della vita.
Gesù ha detto:
« Io sono la vita ».
E’ nelle mani del Signore, e
non nella fiducia del nostro buon
operare, che rimettiamo la vita,
nostra e del figlio che aspettiamo, sia che scegliamo o meno
di portare avanti la gravidanza.
Dichiariamo dunque questa
nostra fiducia nella benedizione
che il Signore può dare alla vita,
sapendo e riconoscendo che invece la nostra vita, tutta intera.
è in questa terra segnata dal peccato.
Non ha senso dire:
« L’aborto è un peccato perché è un omicidio».
Non ha senso dire:
« L’aborto non è un peccato,
perché non si uccide proprio
niente ».
Schematizzando così si fa solo
della confusione.
L’aborto è per‘noi una sconfitta perché intenrornpfe e spezza
una potenzialità di esistenza;
l’aborto è una sconfitta perché
è una violenza e una sofferenza
che grava sùlla pelle di ogni donna che lo fa.
Noi, cóme credenti in Gesù
Cristo non siamo chiamati a fare la conta dei singoli peccati;
sappiamo cioè di non essere salvati in virtù della nostra giustizia o della nostra morale, per ciò
che faremo o per ciò da cui ci
asterremo. E denunciamo dunque con forza coloro che si ergono a giudici delle donne e che
pensano di doverle irnpaurire
con l’immagine di un Dio giudicatore.
Dio non giudica, ma salva.
Dio non fa la morale, ma consola.
Dio non punisce i nostri errori, ma dà il Suo senso alle nostre sconfìtte.
Dio non fa discorsi in difesa
della vita, ma promette la liberazione della vita di noi tutti.
E’ proprio a partire da questa
nostra fede nel Signore della vita, che noi respingiamo in questo momento il grave attacco alla legge 194, portato avanti con
le tre proposte di referendum e
ribadiamo che, come credenti,
dobbiamo dire no;
— all’aborto clandestino che penalizza le donne già colpite
da una scelta per loro così
dolorosa;
— all’aborto non garantito dai
servizi pubblici che privilegia
le donne che dispongono di
danaro e ricaccia nell’insicurezza sanitaria le donne molto
giovani, disoccupate o senza
mezzi finanziari.
E ribadiamo che è necessario
che siano le donne a decidere.
Proprio perché l’interruzione volontaria di una gravidanza non
desiderata non è un diritto civile o una « libertà » da usare, ma
è una scelta dolorosissima, è giu;
sto che essa rimanga nelle mani
di chi, compiendola o rifiutandola, la pagherà.
Il coordinamento donne
della Federazione Giovanile
Evangelica Italiana
4
7 novembre 1980
cronaca delle valli
ALLE VALLI IERI
Ricordo il
mio primo
maestro
L’articolo del pastore Bellion
sulla scuoletta quartierale di
Bobbio ha destato in me molti
ricordi che risalgono agli ultimi
anni del secolo scorso, ed insieme un sentimento di profonda
riconoscenza verso quello che fu
allora il mio primo maestro.
Lo scopo che il generale BeckVi’ith si era proposto nel far costruire quelle « università delle
capre » era diffondere un minimo d’istruzione nelle varie borgate troppo distanti dal capoluogo perché i bambini potessero
affrontare le lunghe camminate
necessarie per raggiungerlo. Così
invece anche i più piccini potevano trovarsi ogni giorno in una
stanza pulita e riscaldata, sotto
la guida di una persona che con
pazienza, senza averne mai potuto studiare il metodo, impartiva
le prime nozioni di lettura e di
calcolo.
Chi assumeva l’incarico doveva
dimostrare, davanti ad alcuni
membri del Concistoro, di saper
leggere correntemente, di poter
scrivere alcune frasi sotto dettatura, di riuscire a far somme e
sottrazioni, e possibilmente di saper cantare. A questa persona,
generalmente un abitante del
quartiere, spettava inoltre l’apertura del locale, ogni giorno, la
pulizia e il mantenimento della
stufa accesa, con i pezzi di legno
che i bambini si portavano sotto
il braccio venendo a scuola. A
Pasqua, con la ripresa delle attività agricole, le scuolette si chiudevano e il maestro riceveva un
compenso di poche diecine di
lire.
Gli scolari dovevano frequentare per diversi anni, prima di
essere ammessi alla « scuola
grande » del capoluogo comunale
e fornita di maestri regolarmente diplomati, che si trovavano di
fronte elementi capaci di seguire
senza difficoltà una seconda elementare, per giungere dopo circa
quattro anni all’esame di proscioglimento, che segnava per
molti la fine degli studi. Una simile organizzazione permise di
vincere l’analfabetismo, che in
quel tempo segnava nel resto
d’Italia percentuali paurose, e
contribuì a dare a molti il gusto
alla lettura, l’interesse per le notizie dal mondo esterno, lo spirito critico.
Questo lavoro fu utile anche
quando gli insegnanti non erano
molto più istruiti dei loro scolaretti, ma alcuni fra loro erano
dotati di una naturale capacità
pedagogica e con sforzi personali arricchivano ogni anno la loro
preparazione.
Appunto uno di questi insegnanti desidero oggi ricordare
con gratitudine. Si tratta del
maestro della scuoletta del Serre
d’Angrogna, Pietro Cóisson, contadino, uno scapolo che nei mesi
estivi coltivava le sue poche e
povere terre, e d’inverno cercava
di trasmettere a chi frequentava
la sua scuola tutto quello che
aveva egli stesso acquisito da autodidatta indefesso.
Dai cinque ai sette anni (una
ottantina di anni fa!) ebbi l’occasione preziosa di averlo come
maestro.
Quando cominciai ad andare a
scuola sapevo già leggere e perciò rimasi ñ solo due anni, ma
quel che c’insegnò in quel poco
tempo era quasi incredibile. Ho
l’impressione che quando fin ammessa alla « scuola grande » avevo una preparazione quasi da
scuola media: il maestro Cóisson
non ammetteva sbagli nei dettati,
italiani e francesi, riusciva a farci fare divisioni con i decimali, e
le frazioni non avevano segreti
per noi. Inoltre ci leggeva brevi
racconti di storia antica e risorgimentale nonché biblica, ci parlava di botanica, di zoologia e insegnava una buona dizione delle
poesiole a memoria. Quel primo
approccio con la .scuola sotto la
guida di un simile maestro fu
fondamentale per tutto quel che
feci in seguito e mi fece amare lo
studio.
E. Gav Balmas
INIZIATIVA DELLA FGEI-VALLI Programma dei culti
Testimoniare la fede in Cristo
nella crisi del posto di lavoro
Lo scopo di questo breve articolo è quello di spiegare perché,
a partire da domenica 9 novembre, i giovani della Federazione
giovanile evangelica italiana
(FGEI) terranno una serie di
predicazioni nelle chiese del I
distretto.
Ci sembra infatti doveroso precisare il perché di questa iniziativa che è stata proposta a tutti
i Concistori; soprattutto perché
parecchie voci riportate in giro
non hanno nulla a che fare con
le nostre intenzioni.
In seguito alla dichiarazione di
crisi aziendale prima dell’Indesit
e poi della Fiat, si è venuto a
creare nel nostro paese, una situazione di grosso scontro sociale. La Fgei pensa che questo scontro non sia di ordinaria amministrazione, ma per i problemi e il
numero di persone che investe,
abbia un’importanza determinante per quel che riguarda gli anni a venire.
Sia per quel che riguarda l’Indesit che per quel che riguarda
la Fiat, le richieste avanzate dai
padroni erano quelle di espellere
dalla fabbrica migliaia di lavoratori; questo giustificato col fatto
che c’è la « crisi » e il mercato
non « tira ». Noi pensiamo che
Democrazia Proletaria
L'accordo
FIAT: una
sconfitta
Pinerolo. — Sono stati una sessantina
i partecipanti al primo incontro pubblico
di discussione sull'accordo Fiat organizzato in città. Operai e militanti della
nuova sinistra, ma erano presenti anche esponenti comunisti e socialisti
(che però non hanno preso la parola),
si sono confrontati sull’accordo e più
in generale sul problema della natura
del sindacato oggi in Italia.
Per i militanti di DP bisogna dire
chiaramente che l’accordo Fiat è stato
una sconfitta: infatti coi nove mesi di
cassa integrazione e i due anni di lista di mobilità speciale, la direzione
Fiat ha ottenuto persino di più di quanto aveva inizialmente richiesto, anche
se per ora vi è una « promessa » di non
licenziamento. I licenziamenti del resto
ci saranno, ma saranno attuati .secondo
criteri diversi quali il prepensionamento,
e il non rimpiazzo di coloro che lascieranno « spontaneamente » il lavoro.
Gianni Agnelli in una intervista allo
Spiegel ha infatti affermato che saranno circa 8.000 i lavoratori che non rientreranno più in fabbrica al termine di
questo lungo periodo di cassa integrazione.
Ma è soprattutto il « sindacato dei
consigli » che esce sconfitto da questa
vertenza: infatti i suoi quadri saranno
fuori della fabbrica per un lungo periodo, ed in questo tempo la fabbrica sarà attraversata da grandi processi di
ristrutturazione. Esce sconfitta l'idea
stessa di una lotta operaia gestita
dalla base e dai suoi protagonisti.
È stato detto che nel sindacato ci
sono « due linee »: una che vede la
natura politica del sindacato nella proposizione di alcune istanze politiche
economiche attraverso la conflittualità
di fabbrica e pone rivendicazioni di controllo operaio sull'insieme della economia attraverso l’azione negoziale col
padronato, ed un'altra che vuole rappresentare nel sindacato alcune istanze
” oggettive - dello sviluppo economico
ed affrontare così i problemi della società. In questo accordo ha avuto la
prevalenza questa seconda linea che
si è appoggiata alla necessità del sindacato di rappresentare tutti i lavoratori, compresi quelli ohe non sono d’accordo con determinati tipi di sciopero.
Certo i problemi della natura della
lotta sindacale, del rapporto con tutti
i lavoratori, con gli occupati e non, si
pone, ma questo rapporto secondo DP
lo si ha partendo da una strategia offensiva di lotta contro la politica economica del padronato e del governo.
Per questo i lavoratori di DP del pinerolese daranno luogo ad un coordinamento tra loro per assumere iniziative
concrete a livello sindacale nel pinerolese. g. I.
questo deve porre dei problemi
alle comunità di credenti. Per
noi ha senso che la possibilità di
un uomo di lavorare, cioè la sua
possibilità di mangiare, sia affidata agli equilibri del mercato?
È concepibile che la possibilità
della sua esistenza debba dipendere dalla vendita o meno di certe merci (spesso inutili)? E a
questo si agganciano molti altri
problemi: ha senso che una persona o gruppi ristretti di persone che hanno in mano le leve del
potere economico (i padroni)
possano disporre della possibilità di lavoro e quindi, in ultima
analisi, della vita di migliaia di
persone? Ha senso che molte delle merci che produciamo siano
completamente inutili, se non
dannose? (pensiamo a tutte le
industrie che producono armamenti, a molte industrie chimiche e, perché no, alle industrie
automobilistiche).
Riassunto in una frase: ha
senso il modello di sviluppo che
ci guida, il cui unico scopo è di
fare dei profitti e non di soddisfare i bisogni della gente? Noi pensiamo che per delle comunità di
credenti, queste siano delle questioni di grande importanza. Perciò, partendo dalla situazione delrindesit e della Fiat (su cui intendiamo dare una serie di informazioni dal momento che la
stampa ufficiale e la televisione
hanno spesso deformato i fatti),
abbiamo deciso di fare una serie
di predicazioni, in cui la riflessione biblica tenesse conto di
questi problemi generali e, più
in particolare, della situazione di
scontro e di divisione che, pur
in forme molto diverse, tutti abbiamo vissuto e viviamo.
La nostra idea era questa: che
al termine del culto, dopo una
breve introduzione da noi curata, si aprisse la discussione su
questi problemi per chiederci come e dove noi ci situiamo come
credenti in Gesù Cristo.
Abbiamo inoltre chiesto che la
colletta raccolta venisse consegnata al Consiglio di fabbrica
della Fiat-Mup di Villar Perosa
con la precisa indicazione: acquisto di un ciclostile. Perché?
Perché in questa vertenza si è
visto chiaramente il grosso ruolo
che l’informazione ha giocato e,
come è noto, la possibilità di informare è nelle mani di chi ha
i soldi per farlo. Per questo ci
sembrava importante che come
credenti noi favorissimo l’informazione di chi non ha potere di
informare, offrendo la possibilità
di poter almeno ciclostilare dei
volantini di informazione. Per ultimo, abbiamo proposto di poter
esporre, fuori dai locali di culto,
una mostra sul problema Fiat e
Indesit che abbiamo preparato.
Ci dispiace molto che questa
nostra proposta di confronto comune sulla base della Parola di
Dio sia stata rifiutata dal Concistoro di S. Germano Chisone che
ha così privato la comunità di
questa possibilità di ascolto e di
dialogo fraterno.
Il coordinamento Fgei-valli
« AUTUNNO IN VAL D’ANGROGNA »
Andare dove
la nostra gente
vive e lavora
Con tre appuntamenti, molto
diversificati, s’è concluso il ciclo
di manifestazioni dell’« autunno
in Val d’Angrogna ». Il recente
incontro con l’amministrazione
provinciale, svoltosi a Pradeltorno, ha toccato tre importanti interrogativi: la possibilità che la
strada (li fondovalle che porta
a Pradeltorno venga ’provincializzata’ (almeno per quel che concerne la sua manutenzione) come
già era stato richiesto, nel 1976,
dalla locale amministrazione.
Inoltre: l’eventuale appoggio
che la Provincia potrebbe offrire
alla Società di Mutua-Bestiame
ed infine le possibili modifiche
alla legge regionale n.56 che permettano una normativa diversa
per l’edilizia abitativa nei comuni di montagna, dando cioè maggiori possibilità ai residenti (anche se non agricoltori a titolo
principale) di costruire o riattare edifici. Sui tre punti, i rappresentanti della Provincia hanno
assicurato l’interesse della loro
amministrazione per risolvere
tali questioni; più di ottanta persone hanno partecipato al dibattito, tra i presenti si notavano
anche i sindaci di Villar, Bobbio, Pramollo e i presidenti delle cooperative agricole di Angrogna, Villar e « Terranova ». Un
successivo incontro con la popolazione ha toccato l’argomento
della coltivazione dei piccoli frutti e delle piante officinali, introdotto da Mario Salvetti dell’associazione cooperativistica dei
frutticoitori.
Sulle possibilità concrete che
le colture dei piccoli frutti possano svilupparsi, con valide prospettive commerciali, anche in
località montane (dai lamponi,
alle more o al ribes rosso o nero) ha parlato l’agronomo Andrea Coucourde, portando esempi di coltivazione di lampone in
Val Chisone: si tratta di una coltura, tutto sommato, rischiosa
(al tempo del raccolto piogge
prolungate possono compromettere un anno di lavoro) con gro.s
9 novembre: Perrero-Maniglia e
Rorà.
16 novembre: Villar Perosa, Villasecca, Piossasco, Luserna S.
Giovanni (dove non è stata
consentita l’esposizione della
mostra).
23 novembre: S. Secondo e Pinerolo.
30 novembre: Bobbio Pel
lice. Torre Pellice, Pomaretto.
7 dicembre: Angrogna, Prali.
14 dicembre: Prarostino, Villar
Pellice (per ora si tratta di una
data indicativa concordata col
pastore poiché il Concistoro
non ha ancora discusso la questione).
Iniziativa della
Comunità di Base
di Pinerolo
Per un Connitato
“E. Buonaiutì”
Fra pochi mesi ricorre II centenario
della nascita di Ernesto Buonaiuti, sacerdote cattolico, morto nel 1946, che
fu tra I princiipaii ispiratori del modernismo. Le comunità cristiane di base del
plnerolese hanno deciso di non lasciar
passare sotto silenzio questa data e,
per prepararne una rievocazione degna
e qualificata, si sono fatte promotrici
di un comitato « Ernesto Buonaiuti » che
metta a punto un seminario di studi ed
altre eventuali iniziative per la prossima primavera.
A tale comitato sono invitate tutte le
forze culturali, religiose e sociali che
si ritengono interessate a confrontarsi
con l'esperienza modernista. Presso la
sede della comunità cristiana di base
di Corso Torino (Pinerolo, Corso Torino,
288 - telefono 0121/22339) giovedì 13
novembre alle ore 20.45 si svolge il
primo incontro di coloro che intendono
costituire detto comitato.
Particolare importanza viene data al
contributo che potranno dare gli evangelici italiani.
Per informazioni rivolgersi a Franco
Barbero, tei. 0121/22339.
oggi e domani
se richieste di mano d’opera per
la lavorazione e con relative incognite per quel che riguarda la
immediata commercializzazione.
Per una volta si sono esaminati
limiti e possibilità concrete di
colture alternative (i cui esiti finanziari sono anche legati alla
conoscenza in campo alimentare
della popolazione).
Infine con una serata della Badia Corale Val Chisone, nel tempio gremito del Serre, in cui antichi canti popolari si alternavano a composizioni musicali realizzate con strumenti provenzali
d'epoca, si è concluso questo ciclo culturale. « Il nostro scopo è
quello di rompere il più possibile l'isolamento — aveva ricordato sere prima il sindaco Franca
Co’isson — e promuovere la partecipazione. Cerchiamo anche di
intravedere nuovi sbocchi per
un avvenire che purtroppo non
appare roseo: ma questo lo possiamo fare solo insieme ».
Al termine di queste manifestazioni s’impongono almeno due
riflessioni. Prima cosa s’è dimostrato, ancora una volta, che
realtà politiche ’inavvicinabili’
(almeno nellà mentalità corrente) come Regione, Provincia ecc.
non sono poi così lontane come
si crede, ma in un serio quadro
organizzativo è possibile gestire, a livello di base, un incontro in diretta con questi organismi. E secondo che 'decentrare' le diverse iniziative, andare cioè là dove la gente vive e
lavora, è un obiettivo vincente:
lo dimostra la partecipazione
pressoché totale delle persone interessate. Bisogna anche aggiungere che proprio in queste occasioni ci si rende conto, ancor
più, dei gravi problemi che assillano la montagna (dallo spopolamento, alla mancanza di contatti umani...) ma è proprio dall’esame spregiudicato della situazione in cui si vive che bisogna partire, per cominciare a costruire soluzioni adeguate per
tutti. g. p.
• La Comunità Cristiana di Base di
Corso Torino 288 - Pinerolo ti invita a riflettere e a discutere sul tema
dell'Esercito domenica 9 novembre.
La ricerca sarà guidata da Claudio
Canal che parlerà su: « Trasformazione
dell'Istituzione stato in rapporto con le
Forze Armate ».
I lavori inizieranno alle ore 9.30 e,
con le pause per II caffè e il pranzo,
termineranno alle ore 16.30 circa.
Per esigenze organizzative è necessario prenotarsi telefonando ai numeri
0121/ 75748 - 77043.
COMUNITÀ' MONTANA
VALLI CHISONE E GERMANASCA
• La Comunità Montana, in un programma di educazione socio-sanitaria e promozione della salute, ha previsto dei momenti di incontro con la
popolazione.
A tale fine nell'ambito delle attività
dei Servizi Consultoriali, è stato organizzato un ciclo di incontri pubblici, rispettivamente a: Perosa Argentina presso la sala della Pretura, e a Villar
Perosa - presso la sala di via Asiago
5, con il seguente calendario;
— Prevenzione dei tumori femminili Menopausa.
Diapositive ed introduzione del dr.
Pia Roberto.
Perosa Argentina: Mercoledì 12 novembre 1980 -alle ore 20.30;
Villar Perosa: Mercoledì 19 novembre 1980 - alle ore 20.30.
— Contraccezione
Diapositive ed introduzione del dr.
Pia Roberto.
Perosa Argentina: Mercoledì 26 novembre 1980 - alle ore 20.30.
Villar Perosa - Mercoledì 3 dicembre
1980 - alle ore 20.30.
— I genitori di fronte all'educazione
sessuale dei figli
Introduzione del dr. Pia Roberto (ginecologo) e del dr. Micari Diego
(psicologo)
Perosa Argentina: Mercoledi 10 dicembre 1980 - alle ore 20.30.
Villar Perosa: Mercoledi 17 dicembre 1980 - alle ore 20.30.
• Sabato 8 novembre alle ore 14.30
presso il Centro Sociale del quartiere San Lazzaro nell'ambito degli Incontri di Cronache Elvio Passone (Magistrato - Collaboratore di Cronache) e Riccardo Vercelli (Segretario della Sezione
PCI della FIAT-Rivalta) introdurranno
il dibattito su; Quali sono le prospettive della sinistra dopo l’accordo Fiat?
5
7 novembre 1980
CRONACA DELLE VALLI
COMUNITÀ’ MONTANA VAL CHISONE E GERMANASCA
Partecipare alla politica sanitaria
Ad un anno dalla costituzione del Comitato di partecipazione facciamo il
punto sul lavoro svolto, i
problemi aperti, le prospettive col suo presidente Daniele Rostan.
— Ci vorresti anzitutto
spiegare brevemente che
cos’è il Gomitato di Partecipazione?
— La Legge 833/78 conosciuta col nome di Riforma
Sanitaria porta una grossa innovazione. Non parte
cioè dal concetto di malattia ma da quello della salute che deve essere salvaguardata. Per questo è necessario avere per ciascuna
zona una serie di servizi
rivolti a tutte le categorie,
atti a prevenire l’insorgere
delle malattie; è necessario
inoltre curare e riabilitare
chi si viene a trovare nello
stato di necessità. Essendo l’impegno alla salvaguardia della salute non
di una sola categoria sociale, ma di tutti, è quindi
necessario sviluppare al
massimo il dibattito, l’informazione, la possibilità
di iniziative ecc. In questo
senso la Legge prevede la
possibilità che una rappresentanza degli utenti verifichi se i servizi rispondono
alle reali necessità, faccia
azione di sensibilizzazione
nei confronti della popolazione e degli amministratori.
— Com’è composto il Comitato di Partecipazione?
È una struttura agile?
— Nel dibattito che era
avvenuto prima della creazione del Comitato si era
puntato sul fatto che un
TJiccolo gruppo può funzionare meglio di uno grande.
È stato così deciso di fissare in 17 i membri del Comitato; 7 rappresentanti
degli utenti, 3 dei sindacati, 3 della Consulta femminile, 2 in rappresentanza
dei lavoratori ospedalieri, 1
dei medici ospedalieri, 1
dei medici mutualistici.
— So che per motivi di
incompatibilità ( elezione
ad amministratore a Porosa Argentina) stai lasciando l’incarico. Come valuti
il lavoro che il Comitato
di Partecipazione ha svolto sinora?
— Questo è stato necessariamente un anno di avviamento, direi un anno
sperimentale. Ritengo comunque che il risultato
sia positivo in relazione alle difficoltà che si prevedeva ci sarebbero state.
— Puoi elencarci quali
erano queste difficoltà?
— Anzitutto il rapporto
con la popolazione che ha
eletto 1 membri del C.d.P.
Nonostante fosse stata data ampia informazione,
molti non si sono resi conto dell’importanza di avere dei propri rappresentanti nella fase di nascita
dei servizi, ai quali chiedere un’informazione corretta e tempestiva e come
contropartita fornire il
quadro delle esigenze. In
fondo non basta avere degli spazi di democrazia. Bisogna imparare a gestirli.
In secondo luogo la diversa
provenienza dei membri
poteva far sì che un gruppo di lavoro ci mettesse
troppo tempo per trovare
un linguaggio comune, su
temi così diversi. In terzo
luogo il rapporto con 1 tecnici dei servizi; senza veri
OPINIONI
Vedere rosso
Un settimanale del Pinerolese sta pubblicando una
serie di interviste con i
presìdi delle diverse scuole
medie superiori esistenti
nella zona. Nell’ultimo numero un trafiletto informa
che manca un’intervista
¡perché la preside si è rifiutata di rispondere dal
momento che non è un
giornale gradito. Se questo
annunzio riflette esattamente il pensiero della preside, vale la pena di riflettere su questo fatto.
Premesso che il settimanale è “rosso” e che si è
talvolta occupato dell’istituto in questione con un
tono decisamente polemico, questo non giustifica
tuttavia il rifiuto di un’intervista. Sia ben chiaro che
questo giudizio non è rivolto alla singola persona
dall’esterno, ma vuole esprimere il disagio di chi troppe volte si è comportato
nel medesimo modo, ritenendo che « con certe persone » non valga la pena
di parlare. E invece non è
vero: è giusto combattere
gli atteggiamenti che riteniamo sbagliati, e denunciare le prese di posizione
assunte in malafede, ma
rifiutare il dialogo, con
■chiunque, è quasi sempre
un errore, spesso una colpa, ed è causato dalla paura, dall’insicurezza, dal disagio che proviamo di fronte al male che è anche in
noi. E allora cerchiamo
■di esorcizzarlo caricandolo
tutto sull’altro, U nemico,
quello che ha venduto l’anima al diavolo; così rifiutiamo ogni contatto per
paura del contagio, senza
renderci conto che il virus
l’abbiamo già dentro.
Uno dei più antichi testi
italici è appunto una formula di scongiuro di que
fiche era impossibile dire
a priori se avrebbero accettato di buon grado di
discutere lo svolgimento
del loro lavoro. Questa
preoccupazione fortunatamente è presto caduta. Ed
infine, difficoltà anche in
relazione al particolare
momento amministrativo.
Stava infatti volgendo al
termine il precedente mandato e c’è stato nel frattempo il rinnovo delle amministrazioni con la conseguente stasi.
— Concretamente, in che
cosa è consistito il lavoro
del Comitato?
— Essendo una prima fase, ci siamo posti il problema di conoscere quale
era il campo di azione,
esaminando sia i documenti che la C. Montana aveva prodotto e sulla base
dei quali aveva poi realizzato dei servizi, sia quelli
elaborati dai responsabili
dei servizi stessi. Abbiamo
poi avuto una serie di incontri con i vari operatori
presenti sul territorio: dall’Unità di Base (servizio
di vigilanza e prevenzione
della nocività negli ambienti di lavoro), ai servizi psichiatrici di zona, dai servizi consultoriali al problema degli ospedali nel quadro del progetto di trasformazione approntato
dalla Regione. Il Comitato ha poi incominciato a
dibattere il problema dei
servizi per gli anziani e le
strutture di appoggio (centri di incontro, assistenza
domiciliare, foyers, case
di riposo); mentre sul problema della guardia medica si è espresso con un documento che è stato inviato alle forze sociali. Il limite di questo anno è dovuto al fatto che non si è
potuto andare più in là
della fase di studio e del
contatto con gli operatori.
— Quali sono allora gli
aspetti o le funzioni che
ritieni debbano essere sviluppati nell’immediato futuro?
— Anzitutto il Comitato
deve fare un salto qualitativo nel suo rapporto con
la base che lo ha eletto.
L’informazione è indispensabile per una corretta
partecipazione, nei due
sensi. Quindi dovranno essere trovati dei canali adatti (assemblee, fogli di informazione locali, diffusione su settimanali, volantini).
Sul fronte degli amministratori (Comuni, Consiglio e Giunta di Comunità
Montana) il Comitato dovrebbe svolgere il ruolo
di un interlocutore più deciso. L’Unità Locale con
tutti i suoi servizi non si
può costruire in tempi brevi, ma non ci si deve attendere che cresca per lievitazione naturale, senza un
impegno preciso.
Riteniamo quindi sia lecito di chiedere ad ogni
componente di giocare il
proprio ruolo senza ritardi.
Intervista a cura di
Adriano Longo
CONVEGNO SAE A TORINO
Ecumenismo,
ma quale?
Su questo tema una cinquantina di persone si sono trovate a Torino, nei locali del seminario cattolico di Via XX Settembre, sabato 25 ottobre per confrontare esperienze ecumeniche in Piemonte di questi
ultimi anni. L’incontro era
stato promosso da un certo numero di partecipanti
alTultima sessione di studi
organizzata dal SAE (Segretariato attività ecumeniche) al passo della Mendola (luglio 1980). Lo scopo
delTincontro, a cui erano
invitati non soltanto membri del SAE, era di favorire la mutua conoscenza tra
persone, movimenti, iniziative e orientamenti ecumenici operanti in Piemonte.
Una meditazione biblica
su Efesini 4: 1-16, a cura
del pastore Enrico Paschetto, ha aperto rincontro. Subito dopo sono state presentate esperienze diverse;
Giuliana Gandolfo ha parlato della posizione del Sinodo valdese presentando
la discussione degli ultimi
anni; Pio Tamburino di Novalesa ha presentato il lavoro della commissione regionale ecumenica della
chiesa cattolica in Piemonte; Franco Barbero, a nome
della segreteria piemontese, ha illustrato un documento preparato sulle e
DUE INTERVENTI NEL DIBATTITO CHE PROSEGUE
Assenteismo in fabbrica
sto tipo: Terra pestem teneto, salus hic maneto (la
terra si tenga la malattia,
la salute rimanga qui con
me). Questa è per lo meno
una pericolosa illusione
che tutti, più o meno, coltiviamo. Ma non ci libereremo dùl male cercando invano di scaricarlo tutto sugli altri, i cattivi (capitalisti o comunisti, giovani o
vecchi) e rifiutando ogni
contatto con i lebbrosi.
Inoltre questo atteggiamento di rifiuto degenera
spesso in un altro molto
più grave: se gli altri rappresentano il male, è naturale la tentaz.ione di distruggere questo male eliminandone i portatori, come si combatte la peste
bruciando gli stracci delVappestato. E questo succede ai singoli come alle
collettività, civili e religiose. E’ caratteristica, quando identifichiamo il male
in qualcosa che ci è estraneo, la rabbia febbrile con
cui talvolta ci buttiamo a
distruggerlo. Basta pensare
all’inutile ferocia con cui
uccidiamo gli animali che
ci fanno ribrezzo, topi, ragni o simili, di fronte a cui
le nostre reazioni vanno
tanto al di là della legittima difesa. Invece, proprio
quando ci illudiamo di distruggerlo nell’avversario,
il male divampa in noi e
ci rende suoi schiavi.
Allora, non dovremmo
più lottare contro il male?
No, certo, ma Gesù Cristo
ci ha insegnato a combattere il male amando gli uomini che ne sono le vittime, prima ancora che i
portatori, e ha pianto di
pietà su quella Gerusalemme che stava per crocifiggerlo.
Marcella Gay
Egregio Signor Baret,
non la conosco personalmente ma dai suoi vari scritti devo
convenire che lei non è amico
dei lavoratori (...). Visto che
ama il confronto con i giapponesi ci dica quante persone
mantiene con il suo lavoro l’operaio giapponese, e quante quello
italiano (famiglia esclusa). Provi a scendere in uno di quegli
stabilimenti « modello » della
nostra zona, dove il sindacato
confederale è quasi nuUof (e
provi ad immaginare il perchel)
Vedrà che si bestemmia Dio per
il lavoro, tanto e più che altrove. perchè? Ma queste cose a
lei forse non interessano, se
vige u l’ora per me e per gli altri se ce nè » cosa importa, purché si produca.
Ho provato a « provocare »
qualche compagno che bestemmiava per il lavoro, proponendogli. se voleva cambiare qualche cosa di bestemmiare il capo squadra, il capo reparto o il
capo officina, purtroppo di Dio
non si ha paura, degli uomini...
sì!
Ho fatto presente questi problemi al capo reparto e al capo
officina, ma la sensazione che
ho avuto è che volessero dirmi,
come forse lei direbbe: qui non
si fa religione ma si deve produrre!
Si puh anche pensare che queste persone possono sedere in
chiesa al primo banco e partecipare alla comunione, se la facciata presenta bene tutto è a posto!
Come vede Sig. Baret tiriamoci pure su i pantaloni ma
tutti insieme scendendo all'interno dei problemi da una parte e dall’altra, e che il fine non
sia solo il denaro ma Va uomo »
creatura di Dio.
« Amatevi gli uni gli altri
coinè Io ho amato voi ».
Cordialmente.
Fraghe Carlo
Torre Pellice
Vorrei anch’io intervenire nel
dibattito, promosso dal giornale
Eco/Luce, sollecitalo da un articolo apparso sul n. 42 a firma
Guido Coisson. Come operaio
pensionato che ha lavorato nei
quattro anni precedenti il servizio militare nella stessa fabbrica citata dal Coisson mi sento direttamente coinvolto e sgomento quando sento altri che
hanno vissuto nello stesso ambiente senza avere mai avuto
nulla da rivendicare né per sé,
né per gli altri. E l’ambiente
nocivo in cui molti morivano
prematuramente per avvelenamento da coloranti o di tisi? Ci
sono per esempio persone come
me che si sono trovate a mancare molte marchette assicurative. persone che non hanno ottenuto il passaggio alla categoria i( operaio » dopo i 18 anni
d’età com’era prescritto e sono
state licenziate, causa servizio
militare a 21 anni, con la qualifica. la paga e la liquidazione
da « apprendista tessile » ( mentre io costruivo cabine elettriche!). Cose che succedevano allora ma che per cambiarle ci sono volute lotte che durano da
35 anni a questa parte e non
sono per nulla finite. In queste
nostre rivendicazioni siamo stati spesso affiancati dai giovani
studenti che. meglio di noi
operai avevano studiato i contratti di lavoro e che ora sono
professionisti, impiegati, operai,
insegnanti, dirigenti, preti o pastori e insieme a tutti noi cercano di costruire una società più
giusta e in parte ci sono già
riusciti. Si obietta da più parti
che. ad esempio, lo sciopero è
da annoverare tra le azioni violente. Ma per adesso non si conoscono altri modi per migliorare la situazione operaia (contrattazione a parte). Infatti gli
scioperi non servono nei paesi
dove i governi e i datori di lavoro e i sindacati si accordano
prima della scadenza dei contratti di lavoro: auguriamoci
che questo grado di civiltà sia
presto raggiunto anche da noi.
E per toccare un altro punto
vorrei dire il più fraternamente
possibile che la pratica dell’assenteismo nella lotta e nella
denuncia delle ingiustizie di cui
tanti uomini fratelli nostri sono
vittime, non è una pratica evan
gelica. Ma per quanto concerne l’assenteismo in fabbrica c’è
tutto un grosso lavoro di educazione al lavoro onesto che
tutti noi, testimoni dell’Evangelo di Gesù Cristo, possiamo fare
là dove il Signore ci ha posti
per cui anche qui non è bene
essere assenteisti tenendo nascosta la nostra identità protestante (come alcuni fanno!).
L’altro punto che mi lascia
molto perplesso è l’accenno che
è stato fatto in questo dibattito
sulla strumentalizzazione che
sarebbe stata fatta della Bibbia.
Mi sembra invece che il pastore citato si sia servito di un fatto del giorno (la crisi FIAT)
per l’attualizzazione del suo
messaggio. Questa attualizzazione può anche essere discussa ma
nella comunità e possibilmente
alla presenza dell’autore che
vorrà elencare le motivazioni
che lo hanno condotto a commentare in quel modo un passo
biblico. Per me un buon predicatore deve salire sul pulpito
con la Bibbia e il giornale per
avere le indicazioni immediate
per Tapplicazione del messaggio
stesso che ci viene dalla Parola
di Dio. Basta d’altronde chiedersi chi sono gli oppressi che
Gesù ha detto di venire a liberare e in quali situazioni'e sotto
quali regimi sono questi uomini.
Il Gonsiglio Ecumenico delle
chiese cerca di darci informazioni che rispondano a verità in
modo che le chiese possano agire tutte insieme per la liberazione totale dell’uomo. Sono invece d’accordo sui « diritti e doveri delle parti » e sul « rispetto
reciproco ».
Per me significa di nuovo
solidarietà anche col rischio di
sbagliare. Se questa proposta ri
mane teoria ne va di mezzo la
nostra testimonianza evangelica.
Tutte le incomprensioni che ci
sono su questi punti che ho voluto rilevare, dovranno, secondo
me. essere al più presto chiariti
e credo che fra credenti la cosa
sia possibile.
Fraternamente
Umberto Rovara
Luserna San Giovanni
sperienze delle comunità
di base; Eugenio Rivoir ha
presentato il lavoro ed i
problemi del centro ecumenico di Agane; Enrico
Paschetto ha parlato del
centro « Maran atà » di Torino e del lavoro ecumenico svolto nella chiesa di
Santa Croce insieme a Don
Barerà; Maria Martinetti,
a nome di alcuni membri
del SAE, ha parlato del segretariato per le attività
ecumeniche in Italia; Don
Galizzi, della LDC, ha illustrato il lavoro del gruppo
che sta traducendo l'Antico
Testamento per la TILC;
Mario Polastro ha segnalato il lavoro dei collettivi di
ricerca biblica di Pinerolo
e di Perosa, indicando anche altre esperienze di studio comune nella zona del
pinerolese. La lista degli
interventi è lunga; ma, per
riferire di tutti, sarebbe
necessario allungarla ancora; parecchie piccole esperienze sono state presentate a cura di più di un partecipante (cito tra gli altri
l’intervento di Giorgio Vasilescu, della comunità ortodossa romena di Torino).
Su queste esperienze e sulle conseguenze da trarne
nel Piemonte si è parlato
a lungo nel pomeriggio, dopo un intervento di Giuseppe Ghiberti, della facoltà
di teologia cattolica di Torino, che ha sottolineato
gli elementi interessanti
del dibattito con una sua
proposta di sintesi.
Da questa giornata, molto densa, in cui persone e
gruppi estremamente diversi uno dalTaltro si son
ritrovati, è emersa la necessità di conoscere meglio quel che sta succedendo e di capire in che senso
ognuna delle attività presentate cerca di lavorare.
Il dibattito è stato a momenti molto vivace, appunto perché le posizioni erano diverse. Oggi, parlando
di ecumenismo e lavorando in senso ecumenico, si
intendono spesso cose molto diverse. C’è chi dice, per
esempio, di non potersi
permettere il lusso di scegliere gli interlocutori perché si tratta sempre di nersone che la grazia del Signore mette davanti a te;
c’è chi insiste con forza invece sulla necessità della
scelta con chi parlare in un
mondo (e una chiesa) diviso, con la necessità quindi
di prender posizione ogni
volta. Si è così deciso di
continuare a ritrovarsi,
estendendo l’invito a chiunque ne sia interessato, per
esaminare più da vicino —
in modo molto informale
— le esperienze presentate
ed altre che dovessero sembrare significative. Un piccolo gruppo di lavoro fungerà da segreteria, raccoglierà indirizzi e materiali
e li trasmetterà a chi lo
desidera convocando per
quest’inverno un nuovo incontro.
Eugenio Rivoir
E’ indetta per
domenica 9 novembre
1980, alle ore 14,30 in
prima e alle ore 15 in
seconda convocazione
L’ASSEMBLEA
ORDINARIA DELLE
CORALI VALDESI
presso il Tempio di Pinerolo.
Ogni Corale Valdese
è pregata di inviare almeno un suo rappresentante.
Il Comitato Esecutivo
6
CRONACA DELLE VALLI
7 novembre 1980
A CORREZIONE DI UN ERRORE RICORRENTE
FRALI
Per la storia della Gioventù valdese Nuova pista di sci
Ho letto con interesse lo
scritto di Margherita Meynier Gay su l’Eco-Luce del
17.10 ed ho apprezzato la
sintesi storica da lei fatta
suH’origine e sviluppo dei
Gruppi Giovanili Valdesi
dal 1922 al 1933. Confermo
tra l’altro l’esattezza della
indicazione che oltre ai
G.G.V. costituiti in varie
città molti giovani di allora, isolati in altri centri dove non era stato possibile
— per resistenze pastorali
— costituire un G.G.V
avevano aderito a quel tipo di organismi giovanili
a titolo personale.
Una storia dei movimenti giovanili evangelici non
è stata ancora tentata, ma
a tal proposito mi ha sorpreso che anche la Margherita Meynier Gay, membro
così attivo nei due decenni di fuoco (anni ’20 e ’30)
delle contese nella e sulla
gioventù valdese, sia stata
indotta a compiere lo stesso errore in cui è incorso
anche Santini nella sua lucida relarione presentata
al Convegno storico dello
scorso settembre a Torre
Penice, e che sulle colonne
dell’Eco-Luce la resocontista del Convegno non ha
rilevato.
Le strutture fra cui si divideva la gioventù valdese
nel secondo e terzo decennio del corrente secolo, erano quattro: anzitutto le
A.C.D.G., interdenominazionali, non direttamente ecclesiastiche, ma che specie
alle Valli radunavano la
quasi totalità dei giovani
delle chiese valdesi; quindi
in antitesi a detta struttura, per iniziativa del past.
P. Bosio era sorta e si era
venuta sviluppando la Federazione giovanile valdese (F.G.V.) di sudditanza
ecclesiastica animata da
spirito denominazionale ed
attivistico, vitalizzata dalla sigla « per Cristo e per
la Chiesa ».
Nella lotta aperta tra
queste due correnti, nel
corso degli anni ’20 vennero inserendosi anche i G.G.
V. promossi da Nando Corradini a Firenze, organismi
liberi ed indipendenti, di
cui ha ben detto Margherita Meynier Gay. Infine per
via delle battaglie sinodali (di cui gli archivi danno valida attestazione) le
chiese di alcuni centri, pur
promuovendo un’attività
giovanile locale, non vollero prendere posizione e
diedero vita ad Unioni giovanili che si vollero autonome. All’interno di queste però si riproduceva in
termini ridotti, ma non meno evidenti e chiari, il dibattito e lo scontro che
andavano sviluppandosi
tra le organizzazioni che
si fronteggiavano all’esterno. Personalmente pur aderendo ai G.G.V., ho vissuto gli anni della mia giovinezza in una di dette
Unioni giovanili autonome.
Solo nel congresso giovanile indetto dalla Tavola
nell’agosto 1938 a Pinerolo, e poi nel sinodo del successivo settembre, gli scontri, i dibattiti, le incomprensioni reciproche furono ammorbidite, il dibattito di anni composto, ed i
problemi insorti in parte
risolti. La stragrande maggioranza delle organizzazioni giovanili locali confluirono conseguentemente
nella F.U.V. che per l’appunto non volle più essere una struttura centralizzata per la gioventù, più o
meno manipolata dalle dirigenze ecclesiastiche, ma
solo una federazione di
unioni singole. Ovviamente si pervenne ad una soluzione di compromesso a cui
la F.G.V., i G.G.V., le Unioni autonome e la maggioranza delle A.C.D.G. delle
Valli si adeguarono accettando ciascuna quel tanto
di ritenuto sconveniente
(perché proveniente ex altera parte) purché venisse
affermato o conservato
quel tanto di ritenuto buono che costituiva l’apporto della propria tendenza.
La direzione della F.U.V.
venne affidata ad un Comitato Nazionale in cui v’era
la rappresentanza di tutte
le preesistenti formazioni,
presieduto da Tullio Vinay,
ritenuto allora da tutti il
più digeribile tra i 5 delfini di Paolo Bosio. Questi
nel convegno della F.G.V.
convocato contemporaneamente a S. Germano Chi
sone, sciolse ufficialmente
la sua organizzazione per
consentire alle organizzazioni di base di ciascuna
chiesa locale di confluire
nella F.U.V. Questa come
è noto si è poi sciolta nel
1970 (28/SI) per dar vita,
unitamente alle strutture
giovanili metodiste e battiste, alla FGEI a cui tuttora fan capo la maggior
parte dei gruppi giovanili
costituitisi in seno alle, o
a latere delle, chiese B.
M.V.
Pertanto non bisogna
confondere F.G.V. con F.
U.V., e dar l’impressione
che le due strutture fossero la stessa cosa. La seconda nacque infatti come fenomeno e volontà riunificante al momento stesso
in cui la prima veniva a
cessare e con essa scartata
quella mentalità particola
re che l’aveva promossa e
fatta vivere.
I contrasti ed il conseguente dibattito tra le opposte tendenze si erano sviluppati prima che la F.U
V. fosse. Essa appare nella
storia ecclesiastica come
funzione coordinatrice e
superatrice delle preesistenti diatribe. Il compromesso che le diede vita al
momento (1938) soddisfece
in definitiva ben pochi, ma
col tempo risultò risolvente di un dibattito, spesso
acido e duro, che si era
trascinato per troppi anni
ed era oramai stanco.
Nuove leve presero in
mano nel 1938 la situazione giovanile portandola avanti lodevolmente verso
nuove mète e le necessità
espresse dalle subentranti
generazioni.
Giorgio Peyrot
Durante l’assemblea annuale degli azionisti della
Società « 13 Laghi » che gestisce gli impianti di risalita (seggiovia e sciovie), è
stata data comunicazione
che è in progettazione il
tratto di sciovia che collegando il fondovalle raggiunge la partenza della
sciovia « Gigante ».
Con questo nuovo impianto dovrebbero essere
completamente eliminate
le code che in questi anni
si verificavano alla partenza. La portata oraria risulterà triplicata e passerà
dalle attuali trecento a mille persone l’ora. In questa
fase non può essere fissata
una data per l’entrata in
funzione del nuovo impianto essendo notevolmente
aumentato l’iter burocratico; si spera comunque entro il prossimo autunno.
A. L.
DIBATTITI
Andare al culto
PERRERO - CONSIGLIO COMUNALE
Ordinaria
amministrazione
Nessim argomento di
grande rilievo è stato trattato dal Consiglio comunale di Ferrerò nella sua ultima seduta. In attesa del
programma da tracciare
con la popolazione, promesso dalla presente amministrazione all’atto del
suo insediamento, si sono
prese le decisioni più urgenti e completate alcune
commissioni comunali.
Anche la relazione all’ordine del giorno sui lavori
della strada di Villasecca
non c’è stata; infatti è stato rinviato un incontro tra
la giunta, l’impresa e il presidente della Provincia, incontro che avrebbe dovuto
fornire ai consiglieri maggióri informazioni. A questo proposito, la giunta ha
negato decisamente di aver
rhai richiesto l’intervento
del presidente Maccari, attribuendolo ad un’iniziati
va personale del presidente
stesso. L’ufficio tecnico della Provincia, comunque,
sarebbe disponibile per
fornire una variante del
progetto, accettabile anche dalla ditta.
Ancora in tema di lavori pubblici, il Comune di
Ferrerò ha nominato i suoi
rappresentanti nel Consorzio tecnico con Frali e assunto un consulente per
l’urbanistica. Anche il progetto di ristrutturazione
dell’albergo Regina va avanti con la richiesta di
un contributo per l’edilizia sovvenzionata.
In ultimo, il Consiglio ha
espresso parere favorevole
all’istanza presentata dal
consigliere Guido Poét per
ottenere dalla Regione un
contributo di alcuni milioni destinati alla ristrutturazione del proprio negozio di Ferrerò. L.V.
Matteo 4: 8-11.
« Di nuovo il diavolo lo
menò seco sopra un monte altissimo e gli mostrò
tutti i regni del mondo e
la lor gloria e gli disse;
Tutte queste cose io te le
darò se prostrandoti tu mi
adori. Allora Gesù gli disse: Va, satana, perché sta
scritto: Adora il Signore
Iddio tuo, ed a lui solo
rendi il culto ».
Siccome non dobbiamo
prendere alla lettera le affermazioni bibliche, questo
episodio lo posso interpretare così:
Prostrarsi dinanzi a satana, adorarlo e rendergli
il culto vuol dire fare esattamente il contrario della
volontà di Dio.
Gesù dice che l’adorazione deve essere per il Signore Iddio. Facendo il contrarlo della volontà di satana, noi ci prostriamo dinanzi a Dio, lo adoriamo,
gli rendiamo il culto. Di
conseguenza, penso che,
siccome prostrarsi davanti
a satana non vuol dire mettersi in ginocchio, cantare
e salmeggiare, ma assecondarlo, altrettanto penso
che adorare Dio significhi
camminare sulle orme di
Colui che Egli ha mandato
e che ci ha rivelato il Suo
volto e la Sua volontà.
Ciò non vuol dire che
L’angolo di Magna Linota
Cara Magna Linota,
sono cresciuto a L. S.
Giovanni, dove ogni anno
si celebra la festa del ringraziamento.
Poi ho passato la vita in
diverse città e mi è dispiaciuto di non trovare nessun’altra chiesa evangelica
che celebrasse questa giornata. Credo che sia stata
in origine una festa contadina: sapendo quanti rischi si corrono di perdere
il raccolto, al momento di
riporlo nel granaio è naturale ringraziare il Signore che anche quest’anno è
stato misericordioso con
noi. Ma a me sembra che
questo discorso possa valere per tutti e ho sentito
dire che negli Stati Uniti
il Thanksgiving Day continuano a festeggiarlo anche quelli che vivono in
città. Che ne pensi?
E. R.
A me piacciono le ricorrenze: Natale, Pasqua, i
compleanni, e anche la festa del ringraziamento. E'
vero che Gesù Cristo e i
nostri cari non possono essere ricordati solo una o
due volte all'anno, cosi come a Dio non basta un’ora
di culto la domenica. Però,
se non ci fissiamo degli appuntamenti precisi, abbiamo tante cose da fare che
non troviamo più tempo di
pensare a loro. Festeggiandoli nelle giornate prestabilite, sarà forse più facile
non dimenticarli per il re
sto dell’anno. Se dai il bacio della buona notte ai
tuoi cari, puoi accorgerti
che sono tristi, stanchi,
preoccupati, forse hanno la
febbre, o che sono felici di
qualcosa e hanno tanta voglia di raccontarla. Così
la vita della famiglia, e
della chiesa, si costruisce
anche con questi piccoli gesti. Continuando invece ad
abolire abitudini che possono essere ipocrite, o semplicemente indifferenti, ma
possono anche essere sentite sinceramente, o riscoperte nel loro reale valore,
io penso che diventeremo
sempre più solitari, egoisti, incapaci di guardare
gli altri e di lasciare nella
nostra vita un posto a Dio.
Magna Linota
Chiavari, 17/9/’80
Cara Magna Linota
leggendo da circa un anno il vostro giornale, ho
preso interesse per le vicende politiche del nostro
mondo. Vicende che sino
ad oggi, pur conoscendole,
mi lasciavano quasi completamente indifferente
perché convinta che fossero da me lontanissime. Ora
ho cambiato idea, ho capito che tutti siamo personalmente coinvolti in quello che succede nel mondo
e siamo tenuti a prendere
una posizione responsabile
ed attiva nelle vicende « almeno » del nostro Paese.
Di questo ve ne sono grata.
Tuttavia, mi permetto di
criticare due fatti:
1) Nel numero 36-12/9/80,
pag. 2, c’è una comunicazione alle chiese valdesi e
metodiste che termina con
un N.B. in cui si fa distinzione tra le due Chiese, perciò vi chiedo: « che significato ha l’integrazione se
molte cose importanti rimangono diverse? E ciò mi
è apparso chiaro anche in
molte controversie del recente Sinodo.
2) Net culto domenicale
del 3/8/80 tenuto nel tempio di Torre Pellice il Past.
G. Tourn ha parlato — tra
l’altro — di una contraddizione, contraddizione tra
ciò che egli pensava circa
il battesimo dei bambini
— non lo riteneva biblico — e il fatto di essere
stato chiamato a somministrarlo proprio quella mattina. Ero convinta che dopo la sua dichiarazione si
sarebbe astenuto dal farlo.
Non fu così. Mi chiedo allora: « Come si fa ad essere credibili quando si
annuncia la necessità di diventare uomini nuovi sotto
un solo Signore se poi in
pratica non si è disposti a
una rottura definitiva e totale con tutto ciò che ci
lega agli errori storici del
nostro passato? ».
Con molti saluti sinceramente fraterni.
Nirvana Sinnoñe
Cara sorella,
la redazione, passandomi
la sua lettera, mi ha chie
sto di ringraziarla. Capita
così spesso di non riuscire
a spiegarsi bene che è un
grosso incoraggiamento
quando qualcuno dimostra
di avere capito esattamente quel che si voleva dire.
Le due critiche che seguono mi sembrano utili e
meriterebbero una risposta
da persone più competenti
di me.
1) Io penso che sarebbe
bello se riuscissimo subito
ad essere uniti e concordi
in tutto, ma mi pare che
l’integrazione fra metodisti e valdesi sia come un
matrimonio: non basta che
i due sposi si vogliano bene; devono abituarsi a vivere e lavorare insieme, rimanendo se stessi, rispettando l’altro coniuge, e costituendo una famiglia sempre più unita e solida con
il passare del tempo, soprattutto quando (come ho
letto una volta su un cartello) «Dio è l’ospite, invisibile ma presente, di questa casa ». Se si ha troppa
fretta, si rischia di forzare
la libertà di uno dei due.
2) Mi pare che l’atteggiamento del pastore Tourn
possa essere discutibile,
ma non contraddittorio,
per i medesimi motivi che
ho appena detto: noi dobbiamo essere disposti ad
una rottura con gli errori
del passato, e cercare di essere coerenti con le nostre
convinzioni, ma non dobbiamo imporle agli altri. Il
pastore aveva tre possibilità;
1) battezzare tranquillamente come se fosse d’accordo; 2) rifiutare il batte
simo; 3) fare come ha fatto: dire con chiarezza quel
che gli sembrava giusto,
ma accettare fraternamente la diversa decisione di altri due credenti.
A me pare un atteggiamento che rispetta insieme verità e carità, su un
punto che non è essenziale
per la nostra fede, un po’
come nella risposta di Paolo alla domanda se era lecito o no mangiare carne
sacrificata agli idoli.
Ci sono modi giusti e
modi sbagliati di fare le
cose, ma di fronte a Dio
credo che non contino tanto i nostri gesti quanto lo
spirito con cui li facciamo.
Sono molto contenta di
averla conosciuta e la sua
lettera mi incoraggia a continuare questo piccolo lavoro. Fraternamente,
Magna Linota
L’angolo di Magna Linota è aperto a chi voglia
sottoporle problemi, esprimere pareri, avanzare richieste. Indirizzare a: Magna Linota. Eco delle Valli Valdesi, Casella Postale,
Torre Pellice.
dobbiamo fare a meno di
pregare, cantare e salmeggiare; ma, penso che non
ci siano un giorno, un’ora,
un metodo prestabiliti per
farlo.
Gesù ci indica continuamente in che modo dobbiamo adorare Dio, il modo
non è legato e non ci lega
a degli schemi, noi possiamo solo discernere.
« Non abbandoniamo la
nostra riunione comunitaria, come alcuni sono usi
di fare, ma esortiamoci a
vicenda » (Ebrei 10: 25).
Il verso citato mi trova
consenziente; ma non vedo
perché il riferimento va
fatto sempre alla riunione
comunitaria della domenica mattina. Quella può essere una delle tante e non
l’unica e nessuna legge ci
impone di svolgerla nel
modo che conosciamo definendola « Culto di adorazione ».
Penso che le nostre riunioni comunitarie dovrebbero avere lo scopo di una
ricerca insieme, nello spirito della preghiera, alla
luce della Parola di Dio,
del modo di adorare Dio,
cioè il modo di fare la Sua
volontà per potergli rendere così il nostro culto.
Sono anche d’accordo
che non si può essere cristiani da soli, ma invece
di scandalizzarci o giudicare gli assenti di « aridità
spirituale e poco amore »,
dovremmo, cercare di immedesimarci nelle diverse
situazioni e cercare insieme nuove occasioni di incontri comunitari per stimolare gli assenti a camminare insieme a noi e forse far riaffiorare in loro il
desiderio di adorare Dio e
rendergli il culto.
Anche la « scampagnata
domenicale » non dovrebbe
scandalizzarci perché sappiamo che per molti essa
è una valvola di scarico di
tutte le tensioni accumulate, non comprensibili da
chi trascorre le sue giornate più o meno serenamente.
Speravo che in questo
dibattito si inserissero i
giovani, esprimendo, come
ho loro chiesto altre volte,
le loro esigenze e le ragioni della loro assenza alla
riunione comunitaria domenicale, che sarebbe più
giusto forse denominare
CO.SÌ, piuttosto che Culto di
adorazione.
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7
7 novembre 1980
CRONACA DELLE VALLI
IN MARGINE ALLA DOMENICA DELLA RIFORMA
Troppo rari gli incontri
intorno alla mensa?
2 Novembre: domenica della
Riforma in tutte le chiese valdesi delle valli. Secondo uria consuetudine non certo vincolante
ma ampiamente diffusa la prima
domenica del mese (questa volta appunto ricorreva l’anniversario di quel 31 ottobre 1517 in
cui Lutero affisse il manifesto
che datò l'inizio della Riforma
protestante) si celebra, come è
successo appunto domenica scorsa, la Santa Cena. Sino a cinquant’anni fa, forse ancora meno, stando ad una cadenza di
stampo calvinista la Santa Cena
ricorreva quattro volte all'anno:
nei momenti chiave del calendario cristiano. Poi, sull’onda del
rinnovamento biblico d’ispirazione barthiana, la tacita regola si
infranse e ne sorse un’altra. Quest’ultima, che è la nostra, vede
appunto l’incontro della comunità intorno al tavolo della Cena
almeno una volta al mese. Ci sono momenti come a Natale o Pasqua in cui pressoché tutta la
chiesa si raccoglie intorno all’ordine di Gesù: « Fate questo in
memoria di me », e altre volte in
cui solo una parte della comunità (e spesso percentualmente
scarsa come immagino esser stata anche domenica scorsa) si avvicina a questo momento fondamentale di comunione col Signore,
RORA’
Domenica 9 novembre il culto
sarà presieduto dai giovani della
Fgei che ringraziamo. Un grazie
anche al predicatore laico U. Rovara per aver presieduto il culto
domenica 2 durante una giornata
organizzata dal Circuito per i
giovani. Desideriamo ringraziare
tutti coloro che sono saliti a
Bora per l’aiuto che hanno dato
in vista della risistemazione del
museo.
• Domenica 16 novembre giornata comunitaria con assemblea
di chiesa e pranzo. Prenotarsi
presso il pastore e i membri del
Concistoro. All’o.d.g. una presentazione delle tematiche sinodali
e della conferenza distrettuale
in vista della definizione dei temi che saranno oggetto di studio
nei prossimi mesi.
• Martedì 18 e venerdì 28 novembre, riunione quartierale alle
Fucine con inizio alla ore 20.15.
Venerdì 28 avremo con noi il
Segretario europeo della missione contro la lebbra, Sig. Peretti
con audiovisivi.
• Accogliendo l’invito pervenutoci dal Consiglio ecumenico delle chiese tramite la Federazione,
il Concistoro ha deciso di aprire
una sottoscrizione in tutta la comunità per i terremotati algerini. La Sig.ra Paimira Toum ha
offerto la sua disponibilità per
fare un giro in tutte le famiglie
con una lettera di presentazione
del Concistoro e le siamo molto
grati per questo servizio.
TORRE PELLICE
Domenica scorsa la nostra cornunità ha accolto con gioia la
visita di un gruppo di cattolici di
Cuneo in visita alle valli. Dopo
il culto c’è stata un’agape fraterna nella Casa Unionista. Malgrado il tempo inclemente il
gruppo ha poi visitato la vai
d’Angrogna, soffermandosi al
tempio del Ciabas. Al culto erano
anche presenti i fratelli della
chiesa di Lédignan (Francia).
• Ricordiamo l’incontro ecumenico di Bagnolo, domenica 9,
e la seduta del Concistoro mercoledì 12.
• Sono decedute le sorelle
•lourdan Aline e Wyss Angèle
ved. Geymonat. La comunità
esprime la sua simpatia fraterna
alle famiglie in lutto.
Cambio di indirizzo
Il nuovo indirizzo del pastore
Thomas Noffke è presso la Chiesa Valdese, Frazione Ruata, 10060
Pramollo (To).
E c’è spesso un’aria di velata tristezza, di serietà, compunzione
in quei volti che s’avvicinano ai
segni che dovrebbero invece produrre gioia e speranza.
Sappiamo che consigli di chiesa e assemblee usano di questo
segno con parsimonia, tanto grave è la coscienza della nostra incredulità e della pochezza della
nostra vita. Ma francamente,
quante agapi fraterne, spesso
gioiose, potrebbero finire con la
celebrazione della Cena del Signore? Eppure si è restii a proporre un tale momento di comunione proprio perché esso è stato isolato nella vita cultuale ed
ammantato di pericolosa sacralità.
Il nostro culto, lo sappiamo
tutti, è sostanzialmente strutturato intorno alla predicazione.
Non che dal punto di vista teologico vi siano differenze tra
l’annuncio dell’Evangelo e la celebrazione della Cena. Anzi tra
questi momenti vi è assoluta
continuità anche se poi sulla
partecipazione si potrebbe discutere a lungo. Chiediamoci:
non è forse vero che un culto
senza la celebrazione della Cena
rimane, a causa del peso preponderante della predicazione,
troppo legato alla personalità del
predicatore? Non ci si dimentica
forse che la predicazione è solo
un elemento del culto? L’altro
elemento è la comunità che si
esprime nella preghiera, nell’intercessione, nella lode e non ultimo nel raccogliersi intorno alla mensa.
Una chiesa come la nostra che
si richiama così tenacemente alla Bibbia perché obbedisce così
poco all’ordine di Gesù: « Fate
questo in memoria di me »? Penso che il rinnovamento della
chiesa, di cui tanto si discute in
Sinodo e su queste colonne (e
speriamo non solo in questi luoghi) debba necessariamente passare per una pratica più frequente della Cena del Signore; come
segno di quella liberazione da
noi stessi, che Cristo ha operato
e come incontro della comunità
che non dimentica la « buona notizia » che ha accolto.
Certamente non è riformando
Comunità Montana
Val Penice
Cambio della
guardia
Lunedì 6 novembre sera attesa
riunione del Consiglio della Comunità Montana Val Pellice per
la nomina della nuova giunta e
del nuovo presidente. Fra le indiscrezioni che circolano alla vigilia dell’elezione sembra che l’assessorato ai servizi sociali vada
al rappresentante del PSI di Torre Pellice, mentre l’assessorato ai
mezzi verrebbe aggiudicato al liberale Gamba (sindaco di Lusernetta) e l’assessorato aH’agricoltura assegnato a un rappresentante del PCI. A presiedere la difficile composizione politica sarebbe chiamata la prof.
Franca Coisson, indipendente di
sinistra. Ma sino all’ultimo sono
possibili improvvisi cambiamenti.
ANGROGNA
• Sabato 8, ore 20, s’incontra
il Concistoro in vista dell’assemblea di chiesa di domenica 16
novembre alle ore 10.
• Aveva 93 anni, era la più anziana donna di Angrogna. A salutare per l’ultima volta EnriGhetta Benech Bertin, di Prassuit-Verné, c’era tutta la comunità raccolta nell’ascolto dell’annuncio di Colui che risorse dai
morti. A tutti i familiari di
« Henriette » la nostra simpatia
cristiana.
■ Hanno collaborato a questo
numero: Giovanni Conte Dino Gardiol - Ermanno Genre - Aldo Rutigliano - Franco
Taglierò - Bruno Costabel Adriano Longo - Giordano
Senesi.
la liturgia a tavolino, né imponendo dall’alto nuove forme cultuali che può rinnovarsi la vita
spirituale della chiesa. Ma è dalla ricerca attenta della comunità
locale, su base biblica, che può
scaturire una liturgia che esprima partecipazione corale, ascolto e, in prospettiva, testimonianza. Proprio a questo livello di ricerca comunitaria pongo l’interrogativo di come possa, in fondo, una chiesa evangelica realmente rinnovarsi senza un più
frequente incontro intorno alla
Cena del Signore. S’intende, ma
su questo siamo d’accordo, non
come pura formalità liturgica
ma come autentico momento di
partecipazione, d’incontro della
comunità col Signore. Un bisogno che non può essere vincolato
a scadenze di calendario fondate più su abitudini ecclesiastiche
che non su motivi biblici.
G. Platone
1« CIRCUITO
Sabato 8 novembre a
Torre Pellice, Casa Unionista, ore 20.45,
Assemblea dei Gruppi
Giovanili e
Filodrammatici
per il Consiglio
Anna Bosio
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Anche quest’anno la Pesta del
Raccolto, con l’esposizione-vendita dei prodotti della terra, ha
avuto un lusinghiero successo
che ha ricompensato la fatica di
quanti hanno per essa lavorato,
dal comitato organizzatore alla
commissione stabili, dalla commissione ricevimenti alla società
di cucito ed all’unione femminile.
Un grazie particolare ai generosi donatori la cui offerta ha
permesso una ricca ed abbondante esposizione di prodotti che sono stati acquistati dal numeroso
pubblico intervenuto.
• Il Concistoro è riconvocato
per sabato 8 c.m. alle ore 28.30
al presbiterio per esaminare i
punti all’ordine del giorno che,
nella sua seduta della scorsa settimana, non hanno potuto essere discussi per mancanza di tempo, data l’ora tarda.
(31i argomenti sono importanti
per cui si raccomanda la presenza e la puntualità.
• La Corale ha ripreso la simpatica iniziativa di dare il suo
contributo al culto ogni prima
domenica del mese e di portare
il messaggio canoro, al pomeriggio, nei vari istituti.
Domenica scorsa è stata accolta con molta riconoscenza e cordialità al Rifugio Carlo Alberto
dove ha rallegrato gli ospiti con
il canto di alcuni inni.
• L’Unione Femminile avrà la
sua prima riunione domenica 9
c.m. alle ore 14.30.
In ouest’occasione le nostre sorelle daranno il benvenuto alla
signora Adriana Bellion.
• Martedì 11 riunione quartierale alle Vigne alle ore 20.30.
VILLASECCA
Il Concistoro e la chiesa di
Villasecca esprimono il proprio
apprezzamento più vivo ai coniugi Montaldo Fiorenzo ed Erica
per aver accettato Tincarico delle
pulizie e quello della piccola manutenzione del tempio e dei locali sociali dei Chiotti. Tanto più
siamo loro grati perché hanno
dichiarato dì svolgere questo lavoro senza alcun compenso: è
la loro offerta al Signore della
Chiesa.
Nello stesso tempo tutta la
chiesa di Villasecca è unanime
nel ringraziare i coniugi Clot
Alberto e Giovanna, coadiuvati
in questi ultimi tempi dalla figlia Elda, i quali per oltre 40 anni hanno svolto questo lavoro
con tanta dedizione e vivo impegno.
• Mentre esprimiamo il nostro
rincrescimento per il trasferimento della famiglia Galliano
Italo ed Alma Massel ad Inverso Pinasca, diamo il cordiale e
fraterno benvenuto nella nostra
chiesa a Massel Riccardo e Annalisa Ribet provenienti da San
Germano.
« BARBO » LEVI
NON E’ PIU’ TRA NOI
• Con « barbo » Clot Levi Cesare scompare ancora una di
quelle tipiche figure di montanaro-agricoltore, ultimi esempi di
credenti e di lavoratori di un
certo stampo. Fermo ma nello
stesso tempo gentile ha saputo
impostare l’educazione dei figli
su di una sana relazione d’affetto
mantenendo anche un contatto
continuo con la sua chiesa d’appartenenza. Fino all’età di oltre
80 anni era ancora molto efficiente nella borgata di Combagarino,
dove svolgeva tutte quelle attività agricole necessarie alla vita
per sé e per la sua famiglia allevando anche qualche capo di bestiame. Ma il numero degli anni
ha fatto sentire il suo peso e
barbo Levi ha dovuto progressivamente giungere alla cessazione completa di ogni attività.
Ospitato con tanto affetto dalle
due figlie a Pramollo e a Pomaretto ha vissuto questi ultimi anni sotto il segno inevitabile della vecchiaia, ma con serenità e
pazienza nell’attesa che il Signore stesso ponesse fine ai suoi
lunghi giorni. Aveva circa 94
anni.
La chiesa di Villasecca esprime, a tutta la famiglia di barbo
Levi, la propria partecipazione
alla sua sofferenza e la propria
testimonianza di fede nella resurrezione dei morti in Gesù
Cristo.
L’U. F. VISITA L’ASILO
DI S. GERMANO
• L’Unione Femminile di Villasecca ha fatto visita agli Ospiti
dell’Asilo di S. Germano. Ci dispiace che un imprevedibile contrattempo abbia impedito ad alcune nostre sorelle di partecipare a questa visita.
Dopo un breve culto con meditazione biblica presieduto dal
nostro Pastore, abbiamo trascorso insieme alcuni momenti di
conversazione mentre si prendeva una tazza di tè con biscotti
offerti a tutti gli Ospiti da parte dell’Unione Femminile.
Il senso fondamentale di visite
come questa pensiamo di trovarlo unicamente nell’amore fraterno come ci è stato insegnato dal
Signore. Agli Ospiti abbiamo potuto dire che essi sono ancora
parte integrante della loro chiesa
di origine. A tutto il personale.
Direttrice in particolare, abbiamo potuto far sentire la nostra
comprensione e la nostra partecipazione alla loro grande fatica
fisica e morale necessaria per
svolgere onestamente questo particolare genere di lavoro. E la
nostra presenza fi era anche un
segno di collegamento e di comunione tra l’Asilo e la nostra
chiesa. Questo significa che di
tutta la vita e di tutta la gestione dell’Asilo è corresponsabile
anche la nostra chiesa di Villasecca.
• In seguito alla sua richiesta
il Concistoro è lieto di ricevere
la visita della FGEI-Valli che presiederà il culto di domenica 16
novembre. In questa occasione
saranno esposti sul piazzale del
Tempio alcuni pannelli illustrativi della situazione particolare
dei lavoratori della INDESIT.
Agli operai della INDESIT ed
a quelli della FILSETA sarà devoluta la colletta come segno di
solidarietà concreta della nostra
chiesa.
• La riunione dell’Unione Femminile prevista per il 6 corrente,
è stata spostata a giovedì 13 alle
ore 14.30 nella sala delle attività
dei Chiotti.
• Alla liturgia del culto di domenica 9 corrente parteciperanno i catecumeni Fiorella Peyronel. Marina Giacomino, Mario
Giacomino, Dario Massel. Predicherà Umberto Rovara.
SAN GERMANO
Da martedì 4 novembre a martedì 16 dicembre ogni martedì alle 20.30 si terrà imo studio biblico sull’Apocalisse al quale tutti
sono fraternamente invitati a
partecipare.
. • Sono in vendita i calendari
« Valli Nostre » e il III volume
della storia dei Valdesi nonché
la storia Valdese in francese.
• Sabato 8 novembre culto a
Porte alle ore 20.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Aline Jourdan
commossi per la dimostrazione di affetto ricevuta, ringraziano quanti, con
la presenza, scritti e fiori hanno preso
parte al loro dolore. In modo particolare ringraziano la Sig.ra Silvana per
l’assistenza, la Sig.ra Vera Long, i medici e il personale delLOspedale Civile
di Pinerolo, reparto Neurologico, e
dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice,
i pastori Tourn, Zotta e Adamo per
le parole di conforto e speranza.
Torre Pellice, 29 ottobre 1980
E’ mancata serenamente all’affetto
dei suoi cari
Angela Wyss ved. Geymonat
Lo partecipano riconoscenti per la lunga vita di testimonianza cristiana i nipoti Fiammetta, Nello, Lucetta con le
rispettive famiglie, Flora Tourn, le cugine Nelly Favre (Svizzera), Martha
Widen (Svezia).
La famiglia ringrazia sentitamente
Rosetta, Ivonne, Laura Cesan e Rosanna Bertin per la premurosa collaborazione, il dott. De Bettini per le cure
aiFettuose, la signora Velia Pasehetto
ed il pastore Tourn.
Torre Pellice, 3 novembre 1980
« Una cosa ho chiesto all’Eterno
e quella ricerco: ch’io dimori
nella casa dell’Eterno tutti i
giorni della mia vita ».
(Salmo 17 v. 4)
COMUNITÀ' MONTANA
VAL PELLICE
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dal sabato ore 14 al lunedì ore 8
dalle ore 14 della viglila del giorno festivo Infrasettimanale alle
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Nella notte del giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso roSPEDALE VALDESE - Torre Pellice - Tel. 932433.
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8
8
7 novembre 1980
100.000 DONNE FILIPPINE SFRUTTATE COME DOMESTICHE GIORNATA INTERNAZIONALE DEL 25.10
Nuove schiave in Europa Disarmo
In Italia le clandestine per avere i documenti devono pagare 200
dollari o accettare di andare a letto col funzionario dell’ambasciata
« Scortato dalla polizia, un
gruppo di donne filippine si dirige verso un aereo posteggiato all’aeroporto nazionale belga di
Bruxelles. Le donne stanno per
penetrare nell’aereo quando una
di esse si ferma sulla passerella,
rifiutandosi di andare oltre. Due
poliziotti la afferrano; essa si
dibatte; la trascinano nell’apparecchio dove, sotto gli sguardi
attoniti degli altri passeggeri, la
costringono a sedere. Questa scena si svolgeva nell’aprile scorso,
quando nove donne filippine, accusate di avere immigrato clandestinamente, venivano espulse
dal Belgio ».
Così inizia, sull’ultimo numero del SOEPI, bollettino mensile
del CEC, un articolo di Kathy
Lowe che documenta la drammatica situazione vissuta dai Filippini emigrati nei vari paesi europei. Costretti ad emigrare dal
loro paese per via della povertà
e della disoccupazione, oltre che
dalla feroce dittatura di Marcos,
sono fra gli emigrati più sfruttati e meno tutelati d’Europa.
Sono circa 98.000 quelli che lavorano all’estero con regolare
contratto. Nessuno può dire invece quanti siano quelli clandestini. Lo sfruttamento inizia già
alla partenza dalle Filippine: le
agenzie di collocamento li spediscono all’estero pur sapendo che
non è possibile ottenere un permesso di lavoro (com’è appunto
il caso in Belgio). Per le pratiche,
chiedono fino a 350 dollari per
persona e rivendono a tariffa intera biglietti aerei che hanno
comprato a tariffa ridotta.
Rete organizzativa
La maggior parte di questi lavoratori, in Inghilterra, Italia,
Belgio, Olanda e Spagna, sono
donne che generalmente vengono impiegate come domestiche,
in case private, negli alberghi e
negli ospedali. In Italia i Filippini vengono mandati come turisti e cosi si ritrovano ben presto
presi nella trappola del lavoro
clandestino.
Laddove riescono ad ottenere
permessi di lavoro, come in Gran
Bretagna, le leggi sull’immigrazione li costringono a svolgere
lavori mal retribuiti e mal tutelati. « La sorte di tutta questa
gente dipende interamente dal
buon volere dei loro padroni » afferma la Commissione per i Lavoratori Migranti filippini, che ha
la sua sede a Roma. « Molto spesso, i padroni si tengono i permessi di lavoro ed anche i passaporti ».
Jocelyn de Leon-Alessi, membro
di Kababayan, un’organizzazione filippina creata due anni fa
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Dino Ciesch, Niso De
Micheiis, Giorgio Gardioi, Marceiia Gay, Aureilo Penna, Jean-Jacques Peyronei, Roberto ^eyrot,
Giuseppe Piatone, Luciano Rivoira,
Liiiana Vigiieimo.
Editore; AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabiie:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione; Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 327106
intestato a • L'Eco delle Valli La Luce >.
Redazione Valli: Via Arnaud, 25 10066 Torre Pellice.
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Pubblicità: prezzo a modulo (mm.
41x40) L. 7.000 più I.V.A.
inserzioni: prezzi per mm. di altezza. larghezza 1 colonna: mortuari
220 - doni 80 - economici 150 per
parola.
Fondo di soiidarietà ccp 11234101
intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
• La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
« L'Eco delle Valli Valdesi >: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
in Italia, afferma: « Le donne filippine, arrivate clandestinamente in Italia, che vogliono ottenere documenti daH’ambasciata, devono sborsare 200 dollari oppure
andare a letto col funzionario
dell’ambasciata ». Strettamente
sorvegliati dalle loro ambasciate, gli emigrati filippini vivono
isolati gli uni dagli altri perché
sanno che un loro impegno politico potrebbe avere serie ripercussioni sulle loro famiglie nelle
Filippine. Tuttavia, le ultime ingiustizie subite e le espulsioni verificatesi nel corso di quest’anno,
anziché scoraggiarli li ha uniti.
Un po’ dappertutto, in Gran Bretagna, in Italia, in Belgio e in
Olanda, si sono create organizzazioni di Filippini e gruppi di
solidarietà. Questa rete, che lavora in collaborazione con la
Commissione italiana per i Lavoratori Migranti filippini, promuove inchieste e pubblica informazioni sulla condizione dei lavoratori, e rafforza i legami coi
sindacati e con gli altri gruppi
di lavoratori migranti. Forti legami esistono anche coi movimenti di lavoratori nelle Filippine. Numerose organizzazioni filippine partecipano al Tribunale
internazionale dei popoli all’Università di Anversa, in Belgio, do
ve si svolge attualmente un forum di cinque giorni sui crimini
contro i diritti dell’uomo commessi dalla dittatura filippina.
« La nostra oppressione e la nostra lotta in Europa sono connesse alla nostra lotta e alla nostra oppressione nelle Filippine »
dichiara il gruppo Kababayan.
« Marcos rimane al potere perché serve gli interessi della classe dirigente e il sistema capitalistico ».
Sostegno ecumenico
Per aiutare il lavoro della Commissione per i Lavoratori Migranti filippini nei prossimi due
anni, la Commissione per la Partecipazione delle Chiese allo Sviluppo (CPED) del CEC ha dato
5.000 dollari, che spera di poter
portare a 100.000 con l’aiuto di
agenzie donatrici. Jocelyn LeonAlessi ha anche lanciato un appello alle Chiese membro del
CEC in occasione della Consultazione mondiale sul razzismo tenutasi a giugno ad Amsterdam.
Anche la Commissione cattolica
per la Giustizia razziale ha deciso di sostenere apertamente la
causa degli emigrati filippini.
J. J. P.
L’organizzazione pacifista «War
Resisters’ International » ha organizzato in 15 paesi il 25 ottobre la Giornata Intemazionale
per il Disarmo Unilaterale invitando i cittadini a unirsi all’impegno di resistenza alla guerra
condotto da migliaia di aderenti
che lottano per l’abolizione di
tutte le cause di guerra e per una
politica di resistenza nonviolenta ai conflitti, allo sfruttamento
e all’oppressione.
In un volantino distribuito il
25 ottobre la « War Resistere’ International » ricorda alcuni dati
della spirale suicida che continua
ad accrescere le spese militari
per armi che se tutto va bene
non saranno mai usate, se tutto
va male potrebbero annientare
la razza umana. In particolare la
corsa agli armamenti risulta letale per i paesi più poveri che
vedono così stornate risorse essenziali per la loro sopravvivenza. Di qui Tapello rivolto a tutti:
« Noi deH’internazionale dei resistenti alla guerra, non crediamo che le armi di qualsiasi specie possano recare sicurezza, difendere una nazione, o mantenere la pace. Noi crediamo che
quante più armi un paese accumula, più esso diviene vulnerabile ad un attacco. Le nazioni del
mondo devono imparare ad aver
fiducia l’un l’altra, e che l’unica
loro difesa durevole deve includere il disarmo.
Crediamo perciò che è tempo
di smontare la spirale della corsa agli armamenti e di finirla con
la minaccia della guerra.
Il disarmo deve incominciare
ora. Una nazione ha seguito l’altra nella corsa agli armamenti:
noi esigiamo che si inverta quesio processo. In ogni paese i responsabili devono promuovere
dei cambiamenti radicali nella
politica che stimola la guerra, il
dolore e la povertà, e concentrare i propri sforzi nella costruzione di una società dove tutti possano vivere una vita piena e felice.
Facciamo appello ad ogni persona perché esigano dai loro governi che:
— mettano in atto un programma di smilitarizzazione delle
proprie forze armate, e arrestino l’acquisto e la produzione di armamenti;
— interrompano la vendita o la
fornitura di armi ad altre nazioni;
— utilizzino diversamente i denari, il lavoro e le risorse impiegati nella fabbricazione
delle armi, soddisfacendo ai
bisogni immediati della gente: cibo, case, assistenza sanitaria e lavoro per tutti coloro a cui è negato il diritto alla vita ».
La «War Resisters’ International » ha sede in 55 Dawes Street
London SE17 lEL, G.B. In Italia
fa capo al Movimento Nonviolento, C.p. 201 06100 Perugia.
Verso la soglia della vera umanità
{segue da pag. 1)
gli altri che ce le portano. Le
motivazioni interiori vanno verificate proprio a confronto con
tali motivazioni esteriori.
Infine il confronto con la storia ha un momento ancora più
evangelico, quando finalmente
consideriamo chi sia il giudice
della nostra teologia o del nostro eventuale umanesimo.
Gli esempi del nostro testo non
sono forse fondamentali a questo
ritardo? Quando si parla di
prigionieri, o di ignudi, o di affamati, il pensiero corre alla colletta oppure alla poderosa organizzazione diaconale della chiesa, per esempio l'unità « Giustizia e servizio » del Consiglio ecumenico delle Chiese a Ginevra.
Ma per quanto meritevoli siano
queste organizzazioni, non è di
esse che qui si parla né ad esse
deve correre il nostro pensiero
in questo momento.
Beneficenza organizzata o diaconia non sono ancora l’elemento evangelico della scena del giudizio. Veramente evangelica è
una situazione paragonabile a
quella dell'incontro inconsapevole tra me e l’altro (il prigioniero,
l’ignudo), dove la mia ragione
sta nelle sue mani e ambedue
scopriremo insieme quale essa
fosse. Non c’é nessuna ragione
precedente questo incontro, quindi nessuna teoria, nessun umanesimo, nessuna teologia che abbia in sé le sue carte in regola.
Non sono io che esporto la mia
verità sotto forma di assistenza
al prigioniero, all’ignudo o all'affamato, ma noi due che scopriremo insieme la evangelicità della nostra situazione.
Sapersi esposti al giudizio della storia vuol dire in ultima analisi sapersi esposti a questo tipo d’incontro: non sono in molti oggi quelli che lo ammetterebbero. Anche la chiesa ha molta difficoltà ad ammetterlo; perché questo significa ben altro che
solo organizzare il soccorso per
le vittime di un mondo gestito
dalla razionalità del computer.
Ma che cos’è poi oggi la chiesa?
La differenza
tra Dio e l’uomo
La seconda tesi è il rovescio
della prima: un serio confronto
con la storia non esclude il giudizio di Dio. Dio resta libero.
Proprio identificandosi con i più
deboli, egli resta quello che è.
Tale identificazione resta un
atto libero di Dio. Non la possiamo trattare come un dato disponibile da immettere quando vo
gliamo nella nostra elaborazione.
Certo, mi dirà qualcuno, l’incarnazione di Cristo è un fatto
totale. Sì certo l’incarnazione è
una identificazione totale, ma
non è identità finché resta un atto libero di Dio. Questa sembrerà senz’altro una vana sottigliezza teologica, una distinzione
troppo teorica. Eppure ha una
sua importanza e fare teologia
significa anche imparare a distinguere cose che non sempre
sono distinguibili a occhio nudo.
Ma non succede così anche per
i biologi? Cogliere la connessione di Dio con la storia è importante, ma lo è anche saper cogliere la differenza.
In realtà ci sono e ci restano
due livelli: quello della storia e
quello di Dio. C’è intima connessione, ma noi non possiamo operare la sintesi. Questo è il pericolo delle teologie della liberazione, le quali, per altro verso,
dicono cose giuste nella misura
in cui indicano in ogni situazione
etica la presenza di un polo di
liberazione. E fanno bene a insistervi.
Ma se voi volete restare protestanti dovete mantenere lo stacco tra i due piani. La sede del
discorso teologico è la differenza tra Dio e uomo. Una differenza non senza relazione, beninteso. Ma appunto: relazione nella
differenza. Non è la confusione
o la sintesi quella che vi dà più
forza, ma al contrario vi darà più
forza la differenza. Intendo qui
la forza che vorreste avere nella
predicazione, nel dialogo con la
gente, nelle iniziative di testimonianza cui prendete parte.
L’uomo non è chiamato a diventare Dio o a gestire una storia sacra; la sua prospettiva è
chiaramente definita da un umanesimo che tenda verso traguardi di maturità o di « vera » umanità. Noi riteniamo però che il
confronto con Dio sia necessario
per mantenersi su questo binario.
Questo è il senso del giudizio di
Dio.
Queste indicazioni complementari che sono proprie della vera
umanità e della vera divinità di
Cristo, sono il nostro contributo
a un nuovo umanesimo che sembra necessario a. condizione che
non dimentichi queste due puntualizzazioni.
S. Rostagno
Beatitudini
(segue da pag. 1)
do sia l'arroganza che il servilismo.
In genere si afferma che il contrario della mansuetudine è la
violenza. E’ giusto, perché la violenza è da sempre l'arma del più
forte, il mezzo più sbrigativo per
imporre e mantenere il proprio
sistema di vita. Ma siccome è
invalso l'uso di accusare di violenza soprattutto chi non è d'accordo col sistema, chi tenta di
resistere alle prevaricazioni ed
alle repressioni..., forse è bene
notare che il contrario della
mansuetudine non è semplicemente la violenza, bensì l’arroganza la quale, essa sì, impone
la violenza come unico terreno
su cui impostare la propria azione, perché sa di essere la più
forte.
E’ pur vero che Gesù ha detto
« non contrastate al malvagio »
(Mt. 5: 39), ma la sua non-violenza nulla ha di paternalistico o,
tanto meno, di rinunciatario. Non
contrastare al malvagio significa
non accettare di scendere sul suo
stesso piano di lotta, che è quello della malvagità; non significa
certo passività o rinuncia nei
suoi confronti. Il regno di Dio
Agli abbonati all'estero
Preghiamo gli abbonati all’estero che rinnovano il loro
abbonamento di voler cortesemente evitare di pagare con
assegni: a parte le lungaggini
bancarie, questo sistema di
pagamento significa per il
giornale la perdita di 2 o 3 mila lire di provvigione per la
banca. Col postagiro intemazionale (valido con i seguenti paesi: Algeria, Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Finlandia, Germania Occ., Giappone, Inghilterra, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Svezia,
Svizzera, Tunisia, Spagna)
l’intero importo dell’abbonamento (pagato dall’abbonato
con esattezza nella propria valuta) viene accreditato sul no
stro conto corrente postale
senza alcuna spesa. Dagli Stati Uniti, per quanto non con
postagiro internazionale, è
possibile effettuare pagamento attraverso la posta: non
c’è accredito immediato, ma
non ci sono tasse.
Ovunque indicare il numero
del ccp del giornale: 327106
intestato a « L’Eco delle Valli - La Luce ». Grazie!
Chi desidera ricevere il giornale all’estero per via aerea
è pregato di farcene richiesta:
gli verrà indicato l’ammontare del supplemento per via aerea che varia a seconda del
paese da cui la richiesta proviene.
che viene, e che Gesù rende manifesto fra gli uomini, fa inevitabilmente violenza al vecchio
mondo del peccato e della morte; l’uomo nuovo, che è vivente
in Gesù Cristo, e che vive l’amore e la solidarietà, fa evidentemente violenza all’uomo vecchio
che vive di sopraffazione e di ingiustizia.
Gesù non ha avuto paura di
accostare i violenti (greco "biastai") all’avvento del suo regno;
« dai giorni di Giovanni Battista
fino ad oggi il regno di Dio è preso a forza e i violenti se ne impadroniscono » (Mt. 11/12, cfr.
Le. 16/16), ed è proprio quel “regno" che è promesso agli ’anavtm
(i poveri ed i mansueti) delle
beatitudini. I poveri che possederanno il regno dei cieli ed i
mansueti che crederanno la terra, non avranno mai né regno né
terra, se praticheranno atteggiamenti rinunciatari, timidezze
servili e accomodanti, ma solo
se useranno la violenza della
fede.
La resistenza (spesso violenta)
del mondo contro la testimonianza del regno di Dio, da una
parte, e la incalzante apertura
del regno stesso verso tutti gli
uomini indiscriminatamente (che
provoca trasformazioni radicali
nei sistemi di vita) sono due
aspetti, uno negativo ed uno positivo, di una sola realtà nuova,
l’unica che conti ormai per la
vita del mondo: quella di Gesù
Cristo, segno di contraddizione
e di "spada”, di separazione tra
ciò che è per la vita dell’uomo
da ciò che gli è contro.
Ci vuole tutta la violenza della fede per discernere nel “mansueto" Gesù il Cristo, il Dio che
salva attraverso la croce, e seguirlo sulla via della riconciliazione, della verità e della vita.
Paolo Sbaffì