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LA BUONA NOVELLA
GIOBMLE DaiA EV'ASGEllZZAZIOSE ITALIANA
Seguendo la Terità nella cariiA.
Efes. IV. 15.
PREZZO DI ASSOCIAZIONC
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Per U ffitura • Friseia, id. . . . ■ 4 tS
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IPcr litri pie») (fruco filo «I eoaioa). . ■ 3 *
H«b li hcmno associazieDi per Beo» di sa agno.
All’estero, ai seguenti indirizzi : Parigi, dalla libreria C. Meyrucis, rue Tronchet,l; Ginevra, dal sig. E. Beroud libi-aio; Inthiltenaper mezzo di fraito-bolli
iaglest spediti Trinco al Direttore della Bnona No?ella.
SOBCMAILIO
Sottoscrizione. — Il dovere di testimoniare. — Una predicazione, ecc. —
Sentenza del R. Tribunale di Alessandria, ecc. — Conferenze di Berlino.
— Notizie.
SOTTOSCRIZIONE
A BENEFICIO DEI DANNEGGIATI DALLA GRANDINE
LE AB&OCIAZIONI Si RICEVONO
Id Tfirti» ali’tflSiU del Giornale, liale del U, 1* }l
Ielle profiatie presi» uni gli CfBiil poiUU per
Beno di Vagiìt. efae de?raiDo essere iatiaU fraDCo
•1 Ureltore delli Baona NoTfllaa bob aitrteeetl.
De Fernex Gìot. e Adele..... T, 50 0
De Fernex Matilde........ » 5 0
De Fernex Enrichetta. . . . » 5 0
De Fernex Maria .... . . 3 0
Laclaire Giulio .... . . > 10 0
Decker Earico......... » 10 0
Charbonnier pastore a Geno-va .... » 5 0
Uoero N. N. a Genova....... » 5 0
CafTarel Emma...... . . » 3 0
2 0 .
Jouve Gio. domestico....... » 5 0 ..
Ammontare delle due liste antecedenti . » 84 10.
Totale a questo giorno L. 187
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IL DOVERE DI TESTIMONIARE
« Voi mi sarete testimonii ».
Atti degli Apostoh, I. 8.
Le parole che abbiamo poste a capo di questo articolo,
sono le supreme uscite dal labbro del nostro divin Redentore su questa terra, ove egli era venuto a mettere la sua vita
per poi ripigliarla e far ritorno al suo Padre. Giunto il momentp di quel ritorno, raunati i suoi discepoli, mentre questi lo domandavano se in quel tempo Egli restituirebbe Israel : « Egli non sta a voi, rispose loro, di conoscer i tempi
e le stagioni di cui il Padre si è riserbata la podestà; ma
voi riceverete la virtù dello Spirito Santo e mi sarete testimonii ed in Gerusalemme ed in tutta la Giudea, e sino alle
estremità della terra » ; dette le quali cose, prosegue il sacro scrittore, egli fu elevalo, essi veggendolo, ed una nuvola
lo ricevette e lo tolse dinanzi agli occhi loro.
Or s’egli è vero che un padrone in procinto di allontanarsi
per lungo tempo dai suoi focolari, riserbi per l’ultimo l'avvertimento piìi importante ch’egli intenda di dare ai suoi
servitori; s’egli è vero che non esiste per figli aiTezionati
ordini più sacri dei supremi usciti dal labbro spirante del
loro genitore, quale importanza non dovette rivestire agli
occhi di G. C. che la donò e degli Apostoli che la raccolsero,
e quale importanza non deve rivestire ancora agli occhi di
tutti i credenti nel di Lui Nome, questa suprema raccomandazione I Altri motivi si aggiungono a questi per renderci
vieppiù sacro l’adempimento di un tal dovere, fra i quali
voglio additarne ai miei lettori tre che mi sono parsi i principali.
Il primo di tali motivi io lo scorgo nella legge stessa imposta da Dio alla diffusione della verità. Poiché chi vorrà
negare che, stimandolo opportuno, Iddio non avesse polulo
far s\ che in quella medesima maniera che la luce del sole,
si diffondesse la verità nel mondo, daU’alto cioè, senza
l’intromissione di nessun uomo ed in guisa da farsi discer-
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nere e forzatamente accettare anche da coloro che non l’avessero voluto?
Ma non cosi l’intcse Colui di cui « i pensamenti, come si
esprime il Salmista, sono grandemente profondi ». Anzi,
s’indaghi ia storia delle rivelazioni di Dio fino dai tempi più
remoti, e ciò che scorgerassi ovunque, egli è il fermo proposito, per parte di quell’iddio, che la verità scaturisca dalla
testimonianza; che dalla testimonianza, secondo che verrà
resa o no fedelmente, dipendano i suoi progressi o i suoi
deliquii nel mondo ; che l’uomo sia quello che sotlo al beneplacito di Dio solo capace d’illuminare i cuori, tramella la
verità all’uomo; che ognuno che vi giunge ne vada debitore
ad un suo simile; che sia questo un debito sempre pagalo e
non mai intieramente estinto che le generazioni si tramandino l’una aH’altra, e cosi costituisca il più potente, ed in
uno il più nobile ed il più sacro legame che stringere possa
tra di loro esseri ragionevoli e destinati alTimmortalità.
Ma a quel motivo, per cosi dire iutroduttorio, se no aggiunge un altro che lo avvalora e lo sorpassa: il trionfo
della verità e la gloria di Dio ; una schietta testimonianza
resa all’Evangelo e l’esaltazione di Gesù Cristo non sono
due cose, ma una sola. Si spanda la verità nel mondo e non
avranno più da lamentarsi quei disordini innumerevoli cho
tanto rattristano lo sguardo dell’Onnipotente rivolgendosi
alle sue creature; si diffonda infra gli uomini la cognizione
del puro Evangelo, ed ognor più venerato, ognor più benedetto diventerà il sacro nome di (i. C. Egli sarà, come si
esprime la Scrittura, « quando avranno udite le parole della
sua bocca, che tulli i re della terra lo celebreranno, e che
ogni ginocchio si piegherà innanzi a Lui, e che ogni lingua
lo confesserà Signore alla gloria di Dio Padre ».
Ora, se non vi può essere per un figlio in cui viva intatta
la pietà di figlio, maggior ambizione che di vedere amato ed
onoralo da lutti quel padre ch’egli ama e venera al dissopra
di chiunque quaggiù, come non porrebbe il cristiano in cima
delie suo più fervide aspirazioni il veder onoralo e celebralo
quel Gesù, le cui bontà a prò di lui sono superiori ad ogni
intendimento? E se sarebbe ingratitudine somma, per chi è
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stato oggetto di qualche segnalato benefizio, il tener nascosto
per trascuranza o per indifferenza il nome del suo benefattore,
lo cento volte maggiore non avrà da considerarsi l’ingratitudine di chi, diventato per parte diG. C. oggetto della grazia piü straordinaria che si possa concepire ; di chi guarito
da Lui della malattia più disperala e più terribile, non renda
testimonianza innanzi tutto alla bontà, alla misericordia,
all’ineffabile carità, ed in uno aU’infinila potenza di quel
Salvatore che lo sottrasse a tanta miseria; acciocché spinti
da quanto udiranno, coloro che non lo conoscevano ancora
si accostino a lui, e provato che avranno essi pure gli effetti
della sua misericordia, alla loro volta tributino a Lui la gloria e le adorazioni dovute al suo gran nome.
Ma la considerazione che più ancora delle due che ho
esposte, c’impone ad obbligo una tale testimonianza, si è la
seguente:
Quale giudizio si farebbe di chi, scorgendo un uomo, suo
simile, avviarsi incauto per un cammino che riesce ad un
precipizio senza fondo , non lo avvertirebbe neppure del
pericolo al quale ei va incontro? o di chi in un deserto, arso
da sol coceute, non rivelerebbe a’ suoi compagni morenti di
sete la scoperta da lui fatta di una fonte d’acqua bastante
per dissalarli tulli? o di chi, imbatlendosi in un suo simile
affetto da cruda malattia, e conoscendo il rimedio che infallibilmente lo sanerebbe, passasse oltre, senza fargliene
neppur parola? Si direbbe forse che, essendo bene tulio suo
proprio una tale scienza, non gl’incombe obbligo veruno di
parteciparla ad altrui? ovvero che un'tale uomo non ha man»
calo che ad un dovere di cortesia e di mutua benevolenza?
Non si direbbe piuttosto che in quanto che egli ha lasciato
perire uomini cho era in suo poter di salvare, egli è colpevole come se gli avesse ammazzali? Non gli si ascriverebbe a
colpa tutto il male che era nella sua facoltà d’impedire e che
non ha impedito? E nello stesso tempo non gli si domanderebbe conto di tutto quel bene cho, adempiendo al suo dovere, egli era nella possibilità di fare e che non ha fatto?
I Ora si giudichi da questo, quale e quanto abbia da considerarsi il delitto di chiunque, possedendo la verità quale si
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trova iti Gesù Cristo,.non si ascrive a dovere di manifestarla!
Poiché chi è Gesù Cristo? che è la verità di cui egli si è
fatto banditore? — Per l’uomo individuo, egli è «l’unico
nome che ci sia stato dato, col quale ci convenga di essere
salvati j; l’unico scampo che gli rimanga aperto al giusto
giudizio di Dio ; l’unica via per riacquistare la felicità
perduta; l’unica fonte di pace, di saviezza, di consolazione che non venga mai meno in qualsiasi occorrenza :
per la società egli ò quel sale che, penetrando nelle varie,
parti del suo organismo, la preserva da una totale putrefazione; quella forza occulta, ma polente, che la tiene collegala, e fa si che non si sciolga e si riduca in polvere.
11 cristiano è uno che ha il segreto di quella efllcacia, il
segreto di quella preservazione.
Ora se meritevole del più severo gastigo ci era parso
l’uomo che avendo potuto salvare un suo simile dalla morte
corporale, non l’avesse fatto, di qual inesorabile supplizio
non si sarà reso degno colui che, non il corpo di un uomo,
ma l'anima, non un solo individuo, ma società intiere potendo salvare dalla rovina e condurre a fortunato stato colla
verità di cui è possessore, invece di adoprarvisi con ogni
sforzo, non se no darà per niente pensiero?
Uomo e cristiano, vedere un suo simile che s’avvia spensierato ed incauto davanti alla più terribile calamità, ed
anziché sentirsi compreso dalla più tenera compassione per
quell’infelice, non fargli udire neppure una parola di avvertimento! Uomo e cristiano, veder un suo simile arso da sete
inestinguibile di felicità, di snjùenza e di perfezione, e conoscendo la fonte alla quale ei potrebbe dissetarsi pienamente, non additargliela neppure! Uomo e cristiano, veder
un suo simile in preda alla malattia più cruda e più disperata (chò tale è quella del peccato], ed anziché scongiurarlo
a provare il rimedio col quale fummo guariti noi medesimi,
non indicarglielo neppure! Cittadino o cristiano, assistere a
quelle convulsioni ognor rinascenti che mellono in gran reI)entaglio il presente e l’avvenire della nostra patria ; scorgere in un prossimo avvenire le sciagure, le calamità d’ogni
sorta cho stanno por piombarle addosso, ove non vengano
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scongiurate ; e conoscendo il solo mezzo di acquetare quelle
convulsioni, di antivenire quelle calamità, di far s^ che
giunga fortunatamente al porto quel naviglio nel quale siamo
imbarcati con tanti nostri fratelli, non proclamarlo quel
mezzo a piena gola, non gridarla sui tetti quella verità
salvatrice...... dimmi, lettore mio, conosci tu un delitto per
immane che sia, che possa uguagliarsi a questo di cui io
prego Iddio che scampi te che leggi ed io che scrivo?
DNA PREDICA A S. MARIA DEL FIORE
IN FIRENZE
Firenze, li 6 agosto 1857.
Stimatissimo sig. M.
Mi metto al tavoliao per mandarvi una notizia che a voi
forse più che a me parrà strana, incredibile. Io esco dalla cattedrale, questo miracolo dell’arte e della fede cattolica, dove
fra pochi giorni deve con solennità ufficiare il Sommo Gerarca,
e vi ho sentito un discorso... contro il protestantesimo. Siccome
trattasi di celebrare la novena dell’Assunzione di Maria Vergine, io mi aspettava di udire una qualche predica mistica,
entusiastica sui meriti e sulle virtù di Maria; la descrizione
di qualche miracolone, o almeno una esposizione particolareggiata di un dogma cattolico-romano : mi toccò anzi mandar
giù non un discorso ragionato, ma una assai bella diatriba
contro il protestantesimo. E quel che più monta, le accuse mal
fondate, le invettive ardite, le esortazioni calorose dell’oratore
palesavano a chiare note il timore del protestantesimo, come
di un nemico ardito, forte e padrone di buon numero di cuori.
L'assunto dell’oratore era di mostrare come il protestantesimo
sia la cagione principale delTimmoralità e della deplorata indifferenza religiosa odierna. Posi hoc, ergo propter hoc, cosi la
pensava, o almeno la diceva il sacerdote, non parlando però
latino, ma buoncT"e pretto italiano. L’indifferenza e l'immoralità sonosi manifestate dopo la riforma, dunque se ne deve incolpare il protestantesimo. Doppio errore, doppio inganno compatibile se non va disgiunto da sincerità. Agli ignoranti soli
si può dar ad intendere simile assurdità ; ma chi sia un po’
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istrutto di storia, sa benissimo che l'indifferenza, l'empietà,
l'immoralità, anziché nascere dalla riforma o toglierne pretesto, giganteggiavano in Europa tutta, e particolarmente nel
palazzo dei sommi pontefici, e cagionarono poi la riforma, divenuta ormai indispensabile. Mi rattristav^a poi l’acciecamento
del conduttor di ciechi, al quale piacque incolpare il protestantesimo dei tanti mali morali che divorano l’Italia, e, se fosse
stato lecito, gli avrei gridato;
« Ti è comodo e facile rovesciare sul capo al protestantesimo la responsabilità di un male che deve pesare sulla coscienza all'esercito innumerevole dei tuoi pari che ressero da
più secoli e reggono tuttora i popoli meridionali. Chi fece della
nobile stirpe italiana un popolo inerte, vile, ignorante, superstizioso, senza amicizia, senza famiglia e senza sincerità? Non
certo il protestantesimo che avete saputo cosi bene allontanare
dai popoli, e spegnere con si raffinata crudeltà. Rientrate in
voi stessi; e se non siete traviati da orgoglio e da lagrimevole
cecità, incolpatevi voi stessi di un male da voi prodotto, o almeno da voi non previsto e non combattuto ».
Ma assai diverso era il ragionamento che faceva l’oratore
in prova della sua tesi; ed eccolo: « I protestanti non conoscono la verità, e non possono conoscerla, perchè non ammettono l'autorità della Chiesa come guida infallibile al vero;
non ammettendo l’autorità della Chiesa eia divinità del sacer^j
dozio, non hanno altro criterio della verità che le opinioni
individuali di ciascun uomo, o al più le sentenze di alcune
scuole; ora, secondo il Vangelo, la Chiesa venne stabilita da
Dio per essere la ministra de) vero : dunque i protestanti non
credono nè al Vangelo, nè a Cristo, nè a Dio ; essendo ciascheduno di loro arbitro e padrone delle proprie credenze, tosto
sparisce l'unità e l’autorità, tosto viene a pericolare la società
stessa, priva ormai dell’eleraento divino; si corrompe la nozione del dovere, piegata com'è ai capricci dell'egoismo personale, e cosi sorge quella serie interminata di mali e di sciagure onde siamo minacciati ».
Ecco in poche parole il sunto preciso ed inalterato di una
predica fatta in una stagione, in un luogo, in circostanze in
cui non si sarebbe pensato mai che il protestantesimo fosse
onorato da cosi imprudente e significante, benché debole, polemica.
Il ribadire simili accuse sarebbe facile, ma non è il mio assunto.
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Voglio dirvi soltanto le riflessioni che mi passarono pel
capo al sentire, e, più ancora, al vedere il sacro oratore.
Il tuono declamatorio, teatrale, le gesticolazioni studiate,
il fare tronfio dell’oratore rai dispiacevano sì, perchè non mi
veniva fatto di ravvisare nella parola artefatta l’espressione
schietta e naturale dei sentimenti e dei pensieri ; io però non
me ne addava poi tanto, poiché sapeva tale essere il modo di
predicare costì. Badando poi alle ragioni addotte dal predicatore per giustificare la scelta del tema, io dov^etti sentire all'inciroa queste parole; u lo confesso schiettamente che come
particolare non mi sarei mai cruciato di percorrere i voluminosi libri dell’errore, ma come ministro della santa nostra
religione, il mio nflBcio m’imponeva il compito di studiare la
storia del protestantesimo, e posso dire di averla studiata abbastanza da conoscerne l’indole speciale e la sostanza ».
Quali e quanti sieno stati codesti studii con tanta modestia
palesati, io noi saprei; ma dal modo con cui vennero travisati
e sfigurati e la Bibbia e le dottrine dei protestanti, e i detti e
le opere del Lutero, io potei farmi un concetto della profonda
ignoranza e della poco invidiabile povertà di spirito, per non
dir peggio, nella quale vengono educati i seminaristi.
Mi addolorava poi il vedere come, con tante ricchezze, con
tanti ingegni che vivono in questo bel paese, non riuscisse
(tlla Chiesa romana di educare preti capaci di fare ai dissidenti una guerra un po’ più onorevole per lei stessa, e di adoprare non l’arme disprezzala dell'insulto e della calunnia, ma
quella della discussione pacata e dell’equità.
Io mi vergognava infine per il papismo stesso, riflettendo
alla poca generosità d’insultare e di denigrare una religione
diversa quando i suoi seguaci non ponno difenderla, e ogni
loro giustificazione sarebbe repressa colla forza brutale; e io
prevedo fin d’ora l’immenso disprezzo in cui cadranno i sacerdoti allorquando il popolo aprirà gli occhi e vedrà l’abuso infernale che si è fatto della sua fede e della sua semplicità.
E che il giorno della luce non fia lontano, meno lontano
di quel che parrebbe, trapelava dalle allocuzioni dell’oratore
all’assemblea, nella quale sembrava ch'egli additasse i colpevoli sospetti di simpatie protestanti; trapelava dalle minaccie
scagliate contro gli empii « che lavorano alla religione la tomba
nella quale cadranno gli stessi pel mezzo della religione »; trapelava finalmente dall’esortazione colla quale l’oratore chiudeva il suo discorso , invitando i buoni fedeli che per loro
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disgrazia avessero in casa e leggessero qualche Bibbia elegantemente legata sì, mafalsiiìcata e senza i commenti della Chiesa,
a prendere il tristo libro, a lacerarlo a brano a brano sino all’ultimo foglio, per riconquistare la pace del cuore e la tranquillità della coscienza, e per isfuggire la sorte nefanda toccata all’eresiarca Lutero, il quale sul letto di morte esortava
la mal rapila moglie a riabbracciare la religione cattolica,
apostolica e romana, sola vera, infallibile, eterna.
Vi lascio fare a voi i commenti su questo che mi pare un significantissimo avvenimento. Per me, nell'uscire dal duomo, non
potei reprimere un tristo, amaro sorriso di compassione, e dissi
tra me, sospirando un avvenire migliore a questo gentil popolo
che un dì si elesse Cristo per capo e duce : Fiat lux.
SEMENZA DEL B. TRIBU.\4LE DI ALESSANDRIA
l'ER OFFESA ALLA RELIGIONE DELLO STATO
L’interesse grandissimo che hanno per noi le quistioni
tutte che si riferiscono a libertà di coscienza e la
prossima riproduzione di questi dibattimenli davanti la
Corte d’appello c’inducono a trascrivere nelle nostre
colonne tal documento, sul quale abbiam di già esternalo altra volta il nostro parere.
IN NOME DI S. M. VITTORIO EMANUELE II
RE DI SARDEGNA.
Il tribunale provinciale di Alessandria, sezione 2*, pronunciò la seguente sentenza nella causa correzionale contro
Mazzarella Bonaventura fu Carlo, d’anni 40, nato in Gallipoli (Otranto), domicilialo da sei anni in Genova, e da circa
tre mesi in questa città, servitore della Chiesa evangelica
libera che è iu Genova, ammogliato con prole.
Lagomarsino Francesco del vivente Angelo, d’anni 29, nativo di Genova, e dal 24 d’ottobre scorso domiciliato in Novara,
e precedentemente da tre o quattro mesi in questa città, garzone bilancialo, fabbricante servitore della Chiesa evangelica
libera, scapolo,
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Minetti Camillo del vivente Giovanni, d’anni 19, nativo di
Levante (Oneglia), domiciliato da tre o quattro mesi in questa
città, garzone vermicellaio, celibe.
Comparsi all' udienza in seguito a citazione, e non più ricomparsi alla prolazione della presente,
ACCUSATI
D’aver nei mesi di novembre, dicembre e gennaio ultimi
scorsi in questa città, e nelle lor case d’abitazione tenute prima nella contrada di Monferrato, e quindi in quella del Vescovado, con pubblici insegnamenti attaccato direttamente la
religione dello Stato nei loro sermoni tenuti di sera al cospetto
di persone d’ogni classe, cui era aperto l’adito in quelle case
come ad un pubblico convegno, negando;
1. L'instituzione divina del clero, la di lui successione continua, il suo ordinamento gerarchico, e l’autorità concessa da,
Dio al medesimo pel governo della sua Chiesa ;
2. Il sacramento dell’Eucaristia, la transustanziazione che
in esso si opera, e i sacramenti della confessione e dell’ordine;
3. L’esistenza dell’inferno come luogo di pena destinato
aU’eterna vita ai defunti senza la grazia;
4. Finalmente proclamando che col culto delle immagini
non si praticava che un atto di mera idolatria riprovato dal
primo precetto del decalogo.
Il suddetto tribunale, udita la lettura della informativa del
delegato di pubblica sicurezza presso questa intendenza generale del 13 dello scorso febbraio, ecc.;
Attesoché, dietro le disposizioni conformi di undici testi
fiscali, come anche da quelle dei testi a difesa e dalle stesse
admissioni degli imputati non puossi rivooare in dubbio essersi da questi tenute nello scorso inverno, e cosi nei mesi di
novembre, dicembre e gennaio ultimi scorsi, in alcune camere
al pian terreno tenute in affitto dal Lagomarsino, serali quotidiane adunanze, alle quali interveniva liberamente ragguardevole numero di persone per udirvi la lettura della Bibbia,
che or dall'uno or dall’altro dei tre imputati facevasi la meditazione e la spiegazione dei versicoli letti sulla traduzione
del Diodati, di cui essi servivansi ;
Che siffatte massime dagl’imputati proclamate sono affatto
contrarie ai principii della religione cattolica, apostolica e romana stata dallo statuto che regge il Piemonte dichiarata e
proclamata la sola religione dello Stato, religione che fra i
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suoi principii ammette ed i sacraraeati deH'eucaristia, dell'ordine e della penitenza, e la divina istituzione del clei'O, e l’autorità concessa da Dio a san Pietro qual capo della Chiesa, e
la di lui successività continua, e l’esistenza dell’inferno qual
luogo di pena pei trapassati senza la grazia, ed il culto esterno
e cosi la venerazione delle immagini di G. Cristo e dei santi,
principii questi che sarebbero stati si direttamente che indirettamente attaccati dagli imputati nelle spiegazioni da essi
date ai capitoli della Bibbia da essi letti e meditati, consistendo
appunto in tali spiegazioni il loro insegnamento;
Che tanto questo insegnamento, quanto la pubblicità di esso
emergerebbero dalla libera, numerosa ed illimitata affluenza
dei concorrenti nel luogo dagli imputati tenuto nello scopo
di evangelizzare giusta la loro missione, che comprovarono
coll’attestazione giudiziale del 29 di maggio scorso da essi
prodotta, e di cui si diè lettura, nella quale risulta dello scopo
della loro missione;
Che, sebbene non tutti i testi sieno stati in grado di precisare
da quale degli imputati sieno state emesse le massime da essi
accennate nelle rispettive loro deposizioni, emergendo ciò
nullameno dalle indicazioni al dibattimento avutesi dagli stessi
testi che di tali massime le une dagli uni, le altre dagli altri
di essi imputati, e così complessivamente da tutti e tre vennero proclamate, non potrebbesi non ritenere una solidarietà
fra di loro nell’attacco suespresso ai principii della religione
dello Stato, sia pure perchè nelle spiegate loro dottrine havvi
il loro comune consenso, appartengono dessi ad una setta,
ricevettero la stessa missione, lo stesso mandato, professano
tutti e tre gli stessi e medesimi principii, e con identici mezzi
disimpegnano le loro incombenze;
Che ad escludere le risultanze delle suespresse deposizioni
dei lesti fiscali non varrebbero quelle dei testi escussi a difesa
degli imputati, mentre nessuno di detti testi stati tutti analogamente interrogati avrebbe deposto di essere it:tervenuto a
tutte e singole le conferenze che si tennero, nè di aver assistito dal principio sino alla fine di ciascuna di esse, sicché i
detti testi a difesa che deposero di mai aver udito ad intaccare
i suespressi principii della religione cattolica, apostolica e
romana, dovendosi ben anche supporre che questi principii
sieno dagli stessi testi conosciuti, e che in abbuonconto loro
si declinarono, forza è il dedurne che non siensi trovati presenti a quelle conferenze, in cui si esternarono le massimo
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suddette di cui deposero i testi fiscali, non mai la conseguenza
che tali massime non sien realmente state emesse;
Che se per sè indifferente presentasi la circostanza che si
tenesse chiusa, socchiusa od aperta la porta della scala in cui
tenevansi le conferenze, dacché la stessa sala essendo dagli
imputati per effetto della loro evangelizzazione destinala al
libero accesso, quelle conferenze avrebbero rivestito il carattere di pubblicità, i testi fiscali tutti, e parte anche di quelli a
difesa, avrebbero asseverato che la porta si teneva aperta, che
libero fu mai sempre l’accesso a quella sala senza distinzione,
nè di persone, nè di età, nè di sesso, e senza veruna preventiva
condizione, etantomeno alcuna preventiva professione di fede,
per modo che sarebbe pure rimasto escluso quanto allegarono
gli imputati a loro difesa, che cioè la libertà dell’ingresso a
quella sala fosse limitata ai soli concredenti, avvegnaché da
nessuno di detti testi, siccome concordemente deposero, sapevasi qual fede ivi si professasse, nè quali massime si spaclùassero, e pressoché tutti dichiararono che la sola e mera
curiosità fu il movente del primo loro intervento a quelle adunanze, in cui unicamente sapevano che spiegavasi il Vangelo;
Che, ad escludere l'atlacco alla religione dello Stato non
varrebbe nemmeno quanto per gli imputati asserivasi, che
cioè nelle loro spiegazioni della Bibbia non abbiano espressamente ed esplicitamente dichiarata l'insussistenza dei principii di detta religione, bastando l'osservare che questi essendo
diametralmente opposti a quelli da essi proclamati in dette
spiegazioni, e ponendosi inoltre per base in esse, siccome asserì all’udienza il Mazzarella, e comescorgesi dal bollo di cui
è improntato il loro Statuto, che nient’altro debba osservarsi
tranne quanto sta scritto nella Bibbia, e che i principii della
religione dello Stato sovra discorsi non iscorgonsi in essa accennati, siffatta dottrina sarebbe per sè insufficiente a costituire l’attacco di cui sono imputati;
Che, ad escludere tale reato contemplato dall’articolo 164 del
codice penale non reggerebbe quanto venivasi dal difensore
degli imputati adducendo all'appoggio dello Statuto fondamentale del regno, e dalla legge 5 di luglio 1854, poiché le
suespresse loro dottrine e la loro evangelizzazione cui diedero
opera, stretti dai capitoli del loro Statuto, che porta la data del
9 di dicembre 1855, firmato soltanto dal presidente della loro
Società, senza veruna legittima autorizzazione, stato dal Mazzarella presentato in corso del processo, e da tutti e tre gli
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imputati riconosciuto a questa udienza, ed in forza del man
dato, di cui nella suespressa dichiarazione giudiziale, siffatte
dottrine ed evangelizzazione non costituirebbero l’esercizio di
un culto contemplato nelle disposizioni della seconda parte
dell’art. 1“ di detto Statuto fondamentale del regno, nè dell’alinea dell'articolo 1° della citata legge 5 di luglio 1854, epperciò tali dottrine costituenti un vero attacco alla religione dello
Stato costituirebbero pur sempre il reato dal succitato art. 164
contemplato ;
Ritenuto che il Minetti risulterebbe maggiore degli anni 18
e minore di 21 ;
Che dalla deposizione di pressoché tutti i testi fiscali emergerebbe complessivamente stabilito come gli imputati propugnassero le massime;
Che non devonsi venerare le immagini in Cristo effigiate in
qualsiasi modo, e doversi rivolgere direttamente a Gesù Cristo
in ispirito;
Essere inutile la confessione delle proprie colpe fatta agli
uomini, perchò nessun uomo ha la facoltà di assolvere dalle
medesime, ma essere questa facoltà riservata al solo Dio ;
Che tutto quanto passa per la bocca, ossia s’inghiottisce, va
alla latrina;
Che non v’esiste l’inferno siccome luogo di pena ;
Che finalmente il papa non è il capo della Chiesa, poiché nè
la Chiesa abbisogna d’alcun capo, nè Gesù Cristo lasciò alcun
suo rappresentante su questa terra, nè san Pietro fu il successore di Cristo ;
Per questi motivi:
Vista la sentenza della Corte di Appello di Casale, sezione
di accusa, in data 6 di maggio ultimo scorso.
Dichiara convinti i coimputati Bonaventura Mazzarella,
Francesco Lagomarsino e Camillo Minetti del reato loro m
comune ascritto;
E Tisti gli articoli 164, 166 ultima parte, 55. 77 e 96 del codice penale, e 1 della legge 5 di luglio 1854,
Condanna i Mazzarella e Lagomarsino alla pena degli arresti per giorni cinque, nella multa di lire 200 per ciascuno, col
sussidiario carcere per giorni 60; ed il Minetti in quella degli
arresti per giorni tre, e nella multa di lire 51 colla sussidiaria
del carcere per giorni 17.
Tutti e tre nell'ammonizione di astenersi in avvenire da
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ogni detto o fatto che possa intaccare direttamente od indirettamente la religione delio Stato, e tutti solidariamente nelle
spese.
Letta in udienza pubblica dal signor vice-presidente in presenza del pubblico ministero, ed in assenza degli accusati, i
quali, sebbene moniti, non sarebbero più ricomparsi.
Alessandria, addi 5 di giugno 1857.
In originale sottoscritti :
Raineri, vice-pres. —Bolla, giud. — Bruno, giud.
CONFERECE DI GRISTI43Í! EVANGELICI A BERLINO
Ecco di quelle Conferenze di cui abbiamo già fatto parola
ai nostri lettori, e che devono aprirsi il 9 del venturo mese
di settembre nella capitale della Prussia, il programma quale
lo troviamo in varii giornali ;
1" Giornata. Mercoledì, 9 settembre — La conferenza verrà
aperta alle 5 pom. con servizii religiosi in tedesco, in francese ed in inglese.
2* Giornata. Giovedì, 10 settembre, 10 ant. — Servizii religiosi. Alle 2 pom. discorso di apertura e di buon augurio
dal dott. Krummacher, cappellano della Corte a Potsdam.
— Risposte dei deputati di nazioni e chiese diverse. —.Formazione di due Comitati :
1“ Comitato incaricato degli affari della Conferenza;
2“ Comitato per la libertà religiosa.
Dalle 4 1[2 alle 7 pom. : Le ultime conferenze di cristiani
convocate dall’AUeansa evangelica, paragonate alle assemblee
della Chiesa, nelle epoche anteriori, in quanto alla loro tendenza a manifestare ed a promuovere l'unione cristiana, dal
dott. Merle d’Aubignè di Ginevra. — Libero scambio d’idee
e di sentimenti su questo argomento.
3> Giornata. Venerdì, 11 settembre, ore 10 ant. — L’unità e la
diversità dei figliuoli di Dio, dal consigliere concistoriale ,
rettore e professore, dott. Moli di Halle ; dal pastore Krummacher di Duisbourg, e dal pastore moravo Wunsche di
Berlino. — Libera discussione.
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Dalle 4 1[2 alle 7 pom. Rapporti sulla condizione ecclesiastica e religiosa dell'Europa.
1“ Germania orientà|e: pastore G. Kuntze, di Berlino.
2° Germania occidentale : N. N.
3“ Ungheria: il dott. Szekacsz di Pesth.
4» Boemia: il dott. Nowotny, di Praga.
5“ Russia: il dott. Berkhoiz, sovraintendente e assessore
concistoriale a Riga.
6* Svezia e Danimarca ■ N. N.
4“ Giornata. Dalle 10 ant. alle 2 pom.: — Il sacerdozio universale dei credenti, dal prof. dott. Nitzsch di Berlino; dal
dott. Mallet di Brema; dal pastore Keonig di Wolk'witz.—
Libera discussione.
Dalle 4 1[2 alle 7 pom. Seguito dei rapporti, eco : Condizione del protestantismo nei paesi cattolici romani:
7“ Francia: il dott. Grand-Pierre e il pastore Fisch di
Parigi.
8“ Italia ; (meno gli Stati sardi) ; il pastore Kind di Milano.
9» Spagna: prof, don Hereros de Mora, di Madrid.
10“ Stati sardi: il pastore Meille, di Torino.
5» Giornata. Domenica, 13 settembre, mattina. — Servizii religiosi in varie lingue, nelle varie chiese di Berlino.
Sera: Trattenimenti biblici sopra Efesi, II e IV.
6“ Giornata. Lunedi, 14 settembre, ore 10 ant. — Come avvien
che, ad onta del ritorno della teologia tedesca alle confessioni
ecclesiastiche, la vita spirituale sia così debole nella Chiesa? E
quali sono gli obblighi derivanti da questo fatto? dal profess.
Krafft di Bonn. — Libera discussione.
Dalle 4 1[2 alle 7, seguito dei rapporti :
11« Svizzera: sig. N. N.
12° Stati Uniti dell'America settentrionale : dal profess. e
dott. Schaaff di Mercesbourg (Pensilvania).
In una sala speciale, ma aperta a tutti, un riassunto verrà
fatto in inglese di quanto si sarà detto in tedesco.
7* Giornata. 15 settembre, ore 10 antim. — Quale contegno
spetta ai cristiani evangelici di prendere, a fronte delle aggressioni della Chiesa papale? dal prof, e dott. Schenkel di Eidelberga, e prof, e dott. Hippe di Marbourg.
Dalle 4 1^2 alle ore 7 pom. Missioni infra i Giudei, dal
dott. Capadose doll’Aia, e dal pastore Edward di Amsterdam.
Missioni infra i pagani, da diversi missionarii.
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Riassunto in francese.
8* Giornata, Mercoledì, 16 settembre, 10 ant, — Libertà religiosa, dal prof. Plitt di Eidelber^. — Libera discussione.
Dalle 4 1[2 alle 7 pom. Seguitofdei rapporti :
13° Stato della Religione nella Terra-santa : dal YescoTo
Gobat di Gerusalemme.
14» Turchìa edi Principati: dai dott. Dwight e Schauffler.
15« Grecia; dal pastore dott. King, di Atene.
0* Giornata. Giovedì, 17 settembre, dalle 10 ant. alle 2 pom.
— L’influenza probabile che eserciterà sulla teologia e la vita
religiosa della Germania e dell’Inghilterra l'unioTie piii intima
dei Cristiani di questi due paesi, procacciata dalla Conferenza
di Berlino, dal pastore G. Cairns di Berwick — Libera discussione.
5 ore pom. Celebrazione della Cena del Signore, sotto la
presidenza del vescovo Gobat.
Rapporto del Comitato sulla libertà religiosa.
Formazione di un Comitato europeo di Alleanza Evangelica.
Ultime risoluzioni.
Discorso di chiusura, dal dott. Krummacher.
Te Deum laudamus.
Notizie.
Valli Valdesi. — Prossima consacrazione di quattro ministri della Parola. — Nei giorni 4 e 5 di questo mese il Corpo
dei pastori della Chiesa Valdese raunato a Torre, sotto la presidenza del Moderatore, vi procedette all’esame di fede imposto
dalla Costituzione ai candidati al santo ministerio, precedentemente munitisi dei diplomi richiesti dalle varie università o
ac/;ademie in cui hanno studiato, onde essere ammessi all'imposizione delle mani. Sei eran i candidati ; dei quali due hanno
dovuto essere respinti, uno per non essersi trovato il suo diploma conforme a quanto è dalla legge richiesto; l’altro per
difetto di sufficiente attitudine. Ai quattro che furono ammessi, signori Slallè, Bert,~'Concourda e Ribet verranno imposte le mani il giovedì, 27 agosto, alle 9 antim. nel tempio di
Torre. Possa ii Capo della Chiesa darci in essi quattro zelanti
banditori della sua grazia, e strumenti potentissimi per addurgli molte anime !
GroiDSo Domenico gerente
Torino. Sumperì» dell’UaioDe TipograSco-Sditrice,