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Anno 127 - n. 35
13 settembre 1991
Numero speciale - Lire 2.000
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Gruppo II A/70
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a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE ^É^NGELICHE VALDESI E METODISTE
LA SESSIONE EUROPEA DEL SINODO DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE
Al di là dei contrasti una reale fraternità
Il Sinodo non è un partito: i mass media hanno letto l’avvenimento con occhi mondani- In realtà la discussione
nel Sinodo è sempre una ricerca di fedeltà al messaggio evangelico, e non un dibattito tra correnti organizzate
UN BILANCIO DELLA SESSIONE SINODALE
Una scelta soffert
è impegnativa
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Si riproporrà in futuro la questione dei rapporti tra stato e chiesa Evangelizzazione e diaconia: restano aperti i problemi di identità
Al termine di questo Sinodo ’91
molti si pongono la domanda che
già si ponevano prima: « La Chiesa valdese esce spaccata dal voto
sull’8 per mille? ». Una risposta
l’ha data il Sinodo stesso, alla fine dei suoi lavori, con la rielezione a larga maggioranza dell’intera Tavola. Questo voto, così lusinghiero dopo giorni di grande
tensione psicologica, sembra esprimere la volontà di unità spirituale della chiesa, al di là delle divergenze sulle scelte compiute.
Unità di facciata, penserà qualcuno, che mal nasconde il profondo
dissenso che ormai esiste tra di
noi. Può darsi, ma preferiamo credere che non sia cosi.
Dedicando un’intera giornata di
dibattito serrato ad una questione
tanto controversa il Sinodo è stato, una volta di più, quello che
deve essere: un luogo di confronto e di ricerca comune della volontà del Signore, nella consapevolezza del nostro peccato e dei
nostri limiti.
Che il clima fosse molto teso
lo si è avvertito fin dal primo giorno, quando il dibattito su altre
questioni di non secondaria importanza non riusciva a decollare.
Poi, grazie anche alla maestrìa
del presidente del Seggio ed al suo
senso di humour, particolarmente
adatto alla circostanza, è stato
possibile ascoltare gli interventi di
ben 45 persone (la quarta parte
dei deputati) in un confronto duro, sofferto, a tratti passionale,
nia quasi sempre equilibrato e
corretto. 11 Sinodo ha apprezzato
la sincerità e la trasparenza della
posizione contraria della Tavola
anche se, neH’insieme, non ha accolto il rapporto di causa ed effetto (eleggere un nuovo esecutivo per portare avanti le trattative
poi governo) sul quale la Tavola
insisteva. Anzi, la Tavola è stata
invitata a non dare alla questione più importanza di quella che
deve avere. E’ che, per la maggioranza del Sinodo, la questione
dell’8 per mille non atteneva alla
sfera della confessione di fede né
3 quella dell’ecclesiologia ma solo a quella dell’etica e dell’opportunità politica.
Qualcuno ha detto, molto giustamente, che con questo dibattito si giungeva al termine di un
ciclo della storia recente della
Chiesa valdese, un ciclo il cui esi
Un momento dei lavori nell’Aula sinodale.
to era scontato data la strada che
si era imboccata. La strada imboccata, subito dopo il Patto di
integrazione con le chiese metodiste, è quella delle Intese, quindi di un rapporto con lo stato che
si riconosce come legittimo e necessario interlocutore. Uno stato
— molti interventi lo hanno sottolineato — che non va né esaltato né demonizzato perché lo stato democratico moderno non è
più quell’ente assoluto, totalizzante, separato rispetto alla società
civile, bensì un luogo di relazioni
sempre più complesse e articolate
con questa stessa società civile di
cui le chiese, alla pari con molte
altre associazioni, fanno parte in
tegrante. Dal momento in cui —
con le Intese — le nostre chiese
hanno chiesto di essere riconosciute come « componente » della società italiana (e non più tollerate
come minoranza emarginata), esse
hanno scelto una via lungo la quale diventava possibile, ancorché
non obbligatorio, fare una scelta
come quella che ha appena fatto
il Sinodo. Vista in questi termini
questa via risale, in fondo, ben al
di là delle Intese: la si può fare
iniziare al 1848, quando i valdesi
stanno per diventare futuri cittadini italiani, o addirittura al 1532
quando i valdesi decidono TadeJean-Jacques Peyronel
(continua a pag. 16)
IL MESSAGGIO DEL MODERATORE
Stranieri
e pellegrini
Concluse le operazioni di
voto per la nomina dei membri della Tavola, è consuetudine che il moderatore appena eletto rivolga un messaggio all’assemblea.
Quello che pubblichiamo
qui di seguito è il testo integrale del messaggio del moderatore Franco Giampiccoli,
al termine di un Sinodo tra
i più travagliati della storia
recente.
Cari fratelli e care sorelle, a nome della Tavola vi
ringrazio per la fiducia
che avete voluto rinnovare alla Tavola stessa, in
un contesto che non rendeva ovvio e automatico
questo rinnovo di fiducia.
Di rispondenza tra le decisioni sinodali e le persone chiamate ad eseguirle
abbiamo già parlato molto nel Sinodo e non voglio
ripetermi.
Vorrei invece ricordarvi
una parola biblica. Nel capitolo 11 dell’Epistola agli
Ebrei, dopo la prima carrellata di ritratti dei testimoni della fede, da Abele
fino a Sara, c’è un primo
commento dell’autore che,
ricordate, dice: « In fede
morirono tutti costoro,
senza avere ricevuto le cose promesse, avendole salutate da lontano e avendo confessato di essere
stranieri e pellegrini sulla
terra ». Io sento nostalgia
di questa condizione di
stranieri e pellegrini sulla
terra. Nostalgia di un sentirsi in buona parte estranei (stranieri) al mondo in
cui siamo, a disagio o, comunque, mai sempre completamente a proprio agio.
Nostalgia di un comportarsi come pellegrini che
sono in viaggio, non installati; che sono in movimento, non istituzionalizzati.
Nostalgia, perché ho
paura che stranieri e pellegrini noi lo siamo sempre meno, forse non lo sia
II moderatore Giampiccoli
pronuncia il suo messaggio.
mo proprio più. Non che
io dica che stranieri e pellegrini abbiamo cessato di
esserlo martedì sera (data
in cui il Sinodo ha approvato di richiedere l’adeguamento dell’Intesa con
lo stato che comprenda la
partecipazione delle chiese valdesi e metodiste all’8 per mille delTirpef —
ndr), perché è da tempo
che è diminuita la nostra
connotazione di stranieri e
pellegrini sulla terra. E’ da
tempo che noi abbiamo,
per esempio, cessato di
pensarci come minoranza
( termine negativo, come
stranieri) per pensarci invece come componente di
questa società ( termine
positivo, come cittadino
che ha pieni diritti). E’
da tempo che abbiamo intrapreso tentativi diversi
di calarci nella realtà del
nostro paese, della società
in cui viviamo (calarci:
verbo che è certo di movimento, dall’alto in basso,
ma che ha un suono opposto da quel diverso movimento del peregrinare,
dell'andare leggeri come
pellegrini).
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 16)
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2 sinodo valdese e metodista
13 settembre 1991
IL TESTO DELLA PREDICAZIONE AL CULTO DI APERTURA DEL SINODO
Il senso del nostro operare
^re'^s^aldi resurrezione di Cristo, riceviamo con riconoscenza l’esortazione ad es
crollabili. non per la nostra potenza, ma perché il Signore ha già vinto per noi questa battaglia
.4. Taccia tiene il sermone inaugurale.
« Ringraziato sia Dio che ci dà
la vittoria per mezzo del Signor
nostro Gesù Cristo. Perciò, fratelli rniei diletti, state saldi, incrollabili, abbondanti sempre nell’opera del Signore, sapendo che
la vostra fatica non è vana nel
Signore » (I Corinzi 15: 57-58).
Il fondamento della fede:
la resurrezione di Cristo
L apostolo Paolo conclude con le parole
del nostro testo il lungo capitolo 15 della
I lettera ai Corinzi, denso di riflessioni
teologiche non sempre di facile e immediata comprensione in cui affronta, con
grande realismo e senza illusioni, i temi
di fondo dell’esistenza umana; il peccato,
visto come fallimento della propria vita
davanti a Dio, il dolore, la sofferenza, la
corruzione, la morte nel suo significato
più ampio, non tanto come conclusione
serena dell’esistenza ma come forza distruttrice della vita, come nemico, l’ultimo nemico che deve essere vinto. Tutto
il discorso è condotto in termini di lotta,
contrapposizione, combattimento. E in
questo contesto, fortemente collegato con
il realismo di questa lotta (che trova nella croce la sua massima espressione), egli
pone il tema centrale della fede cristiana:
la resurrezione di Cristo come momento
di vittoria definitiva di Dio contro ogni
potere negativo di distruzione, di peccato,
di sofferenza, di odio, di morte.
« La morte è stata sommersa nella vittoria. O morte, dov’è la tua vittoria? O
morte dov’è il tuo dardo? » (v. 55). Il messaggio della resurrezione non costituisce
un elemento secondario deH’annuncio
evangelico, da porre accanto ad altri, che
possiamo accogliere o rifiutare senza modificare la struttura di fondo della nostra fede, ma è la base, il fondamento su
cui sta o cade non solo la nostra fede ma
anche tutto quello che ne deriva, resistenza della chiesa, l’azione di testimonianza
c di servizio, il senso deH’impegno etico,
la dimensione e i contenuti della nostra
speranza. « Se Cristo non è risuscitato, vana è la nostra fede e vana pure è la nostra
predicazione » (v. 14) e possiamo aggiungere: vano è tutto quello che diremo e faremo durante il nostro Sinodo e nel lavoro delle nostre chiese.
La dimensione ecumenica
dell’impegno di fede
Care sorelle e fratelli nel Signore, ho
voluto sottolineare questa affermazione
sulla centralità della resurrezione di Cristo proprio in un momento così significativo per noi, come l’apertura di una nuova sessione del Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste, che avviene in un tempo
pieno di incertezze, di tensioni e di inquietudini in cui è facile lasciarsi cogliere
dal disorientamento, dallo scoraggiamento e dalla volontà di evasione.
Non mi pare inutile, in questa situazione, richiamare tutti noi al fondamento
unificante della nostra fede, della nostra
speranza, del nostro amore. Fondamento
che va al di là dei confini delle nostre
Chiese valdesi e metodiste e che ci accomuna a tutti i credenti che vivono oggi la
stessa tensione, la stessa ansia nello stesso
cammino di una comune vocazione. E mi
riferisco alle comunità evangeliche con
cui abbiamo comunione, presenti al nostro
Sinodo, e anche alla comunità cattolica
da cui siamo per molti versi separati, che
quest’anno ancora è presente al nostro culto con alcuni suoi rappresentanti. E penso a tutte le altre chiese e comunità cristiane che si sono ritrovate nelle grandi
conferenze di Basilea, di Seoul e di Canberra, tappe . fondamentali nella marcia
della comune testimonianza a Cristo, per
esprimere la loro volontà di operare insieme. E, guardando avanti, penso a coloro che si ritroveranno nell’auspicato Sinodo evangelico europeo per condividere,
speriamo con altre chiese cristiane, in
uno sforzo di comune riflessione vissuto
nella preghiera di invocazione allo Spirito e alla luce della Parola del Signore, la
stessa volontà di testimoniare nel nostro
tempo, dominato dal potere della violenza e della morte, la forza rinnovatrice e
liberatrice della resurrezione di Cristo.
I rivolgimenti
della storia recente
Accennando ai grandi rivolgimenti che
si sono succeduti sugli scenari della nostra storia recente e che hanno segnato
negativamente l’esistenza di milioni di esseri umani, non possiamo dimenticare la
cosiddetta guerra del Golfo. L’abbiamo temuta e per mesi abbiamo sperato e pregato che non scoppiasse. Il nostro Sinodo dello scorso anno aveva espresso belle
parole nel suo odg. Ma la guerra è scoppiata e, al di là dei facili unanimismi sul
gran parlare di pace e di giustizia, ci ha
colti impreparati e ci ha anche divisi proprio sul concetto stesso di pace, sul modo
di cornprenderla, di viverla e di attuarla.
Incordiamo anche le gravi conseguenze
che ne seguirono, le cui premesse erano
già presenti prima della guerra, a danno di
tutte le popolazioni del Medio Oriente che
hanno pagato e continuano a pagare con
sofferenze inaudite una situazione di ingiustizia e di instabilita politica, sociale
ed economica a cui non si vuole porre rimedio. Accenniamo anche ai gravi rivolgimenti nell’Europa dell’Est e pensiamo
in particolare ai fatti preoccupanti dell'Unione Sovietica, che pure sembrava
aprirsi a luminosi futuri dopo i cambiamenti politici e i crolli dei muri del 1989.
Ricordiamo i fatti di Jugoslavia, alle porte
di casa nostra, e l’avventura albanese che
ci ha coinvolti così direttamente. Rivolgiamo un pensiero di solidarietà a tutti i popoli che lottano oggi per la libertà e la
giustizia nei loro paesi.
E non è necessario dilungarsi nell’accennare alla crisi politica e istituzionale di casa nostra, che tocca ormai i fondamenti
stessi della nostra Repubblica dando spazio alla criminalità, al qualunquismo, all’arte di arrangiarsi, tipica del nostro paese, nella situazione di instabilità e di caos
in cui stiamo sprofondando.
Le nostre sconfitte
Ma tutto questo ha avuto pesanti ricadute nella vita delle nostre comunità accendendo tensioni e procovando in molti
un senso di scoraggiamento, di frustrazione e di paura. Questi avvenimenti hanno fatto emergere, nella maggior parte
dei casi, i nostri limiti, la nostra debolezza, la nostra impreparazione. Davanti a
problemi umani difficili, a situazioni impreviste e defatiganti, le nostre chiese per
lo più non hanno saputo reagire con forza,
con coraggio, con grinta. Non si sono strette attorno alla 'Parola del Signore per cercare con impegno l’annuncio liberatorio
da comunicare in una testimonianza vissuta. In molti casi sono prevalsi problemi
interni, personalismi, tensioni su questioni secondarie, indifferenza. Da qui il senso
di stanchezza, di sconfitta, di fallimento
avvertito proprio dai credenti più attenti
e più sensibili.
E non voglio dimenticare, passando ad
un altro genere di considerazioni, coloro
che lavorano all’interno delle nostre opere
diaconali, in particolare coloro che cercano di portare un autentico spirito di servizio e a cui è parso di non trovare sufficiente rispondenza, comprensione e solidarietà davanti a ostacoli e difficoltà obiettive e soggettive, assumendo così un atteggiarnento di sfiducia e di stanchezza.
Vi sono poi (perché dimenticarlo?) colo
ro che, anche in mezzo a noi, portano
neH’animo una situazione di sofferenza, di
angoscia e di sconfitta a causa di lutti, malattie, crisi personali e familiari.
Il rendimento di grazie
Davanti a questo quadro, che potrebbe
essere ulteriormente approfondito, realistico e non pessimistico, pieno di elementi di grande preoccupazione, l’apostolo
Paolo ci invita a proclamare: « Sia ringraziato Dio, che ci dà la vittoria per mezzo
di Gesù Cristo ». In una condizione di ansia e di sofferenza non è facile ringraziare
Dio. Chi porta in sé un lutto grave, una
perdita, una sconfitta, un fallimento ha
difficoltà a trovare spontanee espressioni
di gratitudine. Lo fanno più facilmente coloro a cui, tutto sommato, le cose stanno
andando bene malgrado tutto; che hanno
salute, piccoli o grandi successi, realizzar
zioni gratificanti sul piano personale, professionale, familiare e, perché no, ecclesiastico. Ma l’apostolo Paolo, che si schiera
molto più tra gli sconfitti e i sofferenti
piuttosto che tra i soddisfatti, non ringrazia il Signore per le sue sofferenze in una
specie di masochismo spirituale e neppure
per i suoi successi umani, ma perché Dio
ha dato a lui e a noi la vittoria per mezzo
di Gesù Cristo.
Non una vittoria, ma la vittoria, definitiva, irrevocabile, che nessun potere di
morte può più contraddire e sconfessare.
Una vittoria che è la resurrezione di Cristo, che non abbiamo conseguito, che non
abbiamo meritato, che non ci siamo inventati, ma che ci è stata data, come supremo atto di grazia e di amore di Dio
verso di noi. Una vittoria data a noi a
prezzo della croce.
L’estensione della vittoria
di Cristo
Chi sono questi noi? Qual è l’estensione
di questo noi? Solo i credenti? Solo quelli
che stanno bene? Solo i buoni e i meritevoli? Ci sembra di cogliere in questo noi
l’estensione illimitata di una grazia che
non conosce confini di tempo e di spazio
e che vuole raggiungere ogni uomo e ogni
donna, in qualimque condizione essi si
trovino, per portar loro il messaggio della
liberazione e della vita nuova in Cristo.
Davanti alla vittoria che Dio ci dà per
mezzo della resurrezione di Cristo le nostre piccole vittorie, i nostri successi umani impallidiscono come luce di candela al
sole. Ma anche le nostre sconfitte, i nostri
fallimenti e i nostri limiti trovano, nella
vittoria di Cristo, la certezza del perdono e la capacità del ravvedimento. E anche le nostre sofferenze e le nostre angosce trovano, nella certezza della resurrezione di Cristo, vera consolazione e capacità di ricominciare a vivere.
Il cambiamento della vita
e la nuova visione del mondo
Ma pure l’annunzio della vittoria nella
resurrezione di Cristo non risolve in modo
automatico i problemi politici, umani, far
miliari, ecclesiastici, non cambia le situazioni obiettive in cui ci troviamo, non è
formula magica su cui fondare speranze
che spesso si trasformano in pie illusioni,
premessa di più gravi e dolorose delusioni.
Ma se vi è qualcosa che subisce una modificazione dall’annunzio della resurrezione,
non è la condizione esterna dell’esistenza,
ma siamo noi stessi.
Noi dobbiamo diventare persone nuove,
uomini e donne veramente liberi, capaci
di vedere con occhi nuovi le realtà della
vita, anche le più gravi.
Al di là della sofferenza vedere la possibilità della consolazione, al di là dell’angoscia vedere la possibilità della calma, al
di là dell’odio affermare la riconciliazione,
al di là della violenza portare l’amore, al
di là del peccato annunciare il perdono, al
di là delle tenebre vedere la luce, al di là
del fallimento e della sconfitta proclamare
la vittoria e trovare la forza di ricominciare, al di là della croce e della morte affermare la resurrezione e la vita.
Per riprendere una espressione di Paolo
in cui spesso ci siamo riconosciuti: « Noi
abbiamo questo tesoro in vasi di terra,
affinché l’eccellenza di questa potenza sia
di Dio e non da noi. Noi siamo tribolati in
ogni maniera, ma non ridotti all’estremo;
perplessi, ma non disperati; perseguitati,
ma non abbandonati; atterrati, ma non
uccisi; portiamo sempre nel nostro corpo
la morte di Gesù, perché la vita di Gesù
si manifesti nel nostro corpo » (II Cor 47-11).
O, come dice il nostro maestro Giovanni
Calvino: « La vita eterna è promessa a noi,
ma a noi che siamo morti. Ci viene annunziata una beata resurrezione, ma intanto
siamo circondati dalla corruzione. Siamo
chiamati giusti, eppure il peccato dimora
in noi. Udiamo parlare di una beatitudine
ineffabile, ma intanto qui siamo oppressi
da una miseria infinita. Ci è promessa
l’abbondanza di ogni bene, ma noi siamo
ricchi soltanto di fame e di sete. Che cosa
sarebbe di noi se non ci appoggiassimo
sulla speranza e se il nostro cuore non si
affrettasse, oltre questo mondo, camminando in mezzo alle tenebre, sul sentiero
illuminato dalla Parola e dallo Spirito di
Dio?» (Comm. Ebrei 11: 1).
Ringraziando il Signore per il dono della
vittoria in Cristo Gesù, che non è fuga nel
futuro o nell’aldilà, noi riscopriamo la dimensione della speranza che, senza toglierci dal mondo e dalle sue contraddizioni, ci
dà una ragione di vivere, di lottare e di affrontare con serenità anche le nostre sconfitte.
Non si tratta dunque deH’ennesima fuga
nel religioso, ma delTacquisizione di un
nuovo modo di vedere e valutare gli avvenimenti della storia e della vita e quindi di un nuovo modo di vivere. La certezza della vittoria nella resurrezione di Cristo non è un punto di arrivo, la felice conclusione di una vita di lotte, ma diventa
punto di partenza per affrontare le realtà
più dure dell’esistenza senza esserne travolti.
La vocazione cristiana
E allora possiamo tutti ricevere con
gioia e riconoscenza l’esortazione conclusiva del testo, qualunque sia la nostra condizione di esistenza: « Perciò, sorelle e fratelli miei diletti, state saldi, incrollabili »
non perché siete forti, non perché siete felici, non perché siete ricchi o potenti o fortunati, ma perché il Signore ha già vinto
■per voi la vostra battaglia.
« Abbondanti sempre nell'opera del Signore ». Non fuga nel trascendente perché l’opera del Signore è su questa terra.
E il Signore ci dia di discernere sempre
la sua opera in cui abbondare, in cui spenderci e impegnarci. Ci dia di discernere la
sua opera che si compie e che siamo chiamati a compiere fuori e dentro i confini
delle nostre chiese.
Il Signore ci dia di vedere le buone opere che ha già preparate per noi e ci ha posto dinanzi affinché le pratichiamo (Ef.
2; 10). E allora, in questo impegno e in
questa ricerca, il Signore, per sua grazia,
ci darà anche la possibilità, in un mondo
pieno di illusioni e scoraggiamento, di porre dei segni di autentica speranza; in un
mondo pieno di diffidenza e di rancore,
porre segni di amore e riconciliazione; in
un mondo pieno di dubbio e insicurezze,
porre segni di fede e di certezza; in un
mondo succube di una cultura di morte,
porre segni di vita nuova e di rinascita.
Saranno i segni, piccoli e forse ancora
contraddittori, ma concreti e precisi, del
dono della vittoria che Dio ci ha dato in
Cristo Gesù.
Che questa certezza sorregga tutti noi
nell’affrontare con chiarezza e discernimento i temi che discuteremo nel nostro
Sinodo.
Che questa certezza sorregga le nostre
chiese e tutte le chiese che condividono la
stessa fede e la stessa speranza in un comune impegno di testimonianza e di servizio.
■Che questa certezza sorregga te, sorella
Teodora, che ti accingi ad assumere la pienezza del ministero pastorale. E con te
sorregga tuo marito e la tua famiglia.
E allora, care sorelle e cari fratelli, con
l’animo pieno di gioia e di riconoscenza al
Signore per il dono della vittoria in Cristo
Gesù, riprendiamo il nostro lavoro con
serenità e con fiducia, sapendo che, per
sua grazia, « la nostra fatica non è vana
nel Signore »
Alberto Taccia
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r
13 settembre 1991
sinodo valdese e metodista
AREA RIOPLATENSE
L'altra metà della chiesa
L’America Latina vessata da inflazione e disoccupazione - Un Sinodo
straordinario in vista della collaborazione con le chiese riformate
In Argentina e Uruguay vivono
circa 11 mila valdesi. Le relazioni con le chiese rioplatensi in
questi ultimi anni si erano intensificate. Una folta delegazione di
valdesi sudamericani aveva partecipato alle celebrazioni del tricentenario del Rimpatrio, il
moderador della Mesa vaidense aveva partecipato al nostro
Sinodo, il nostro moderatore si
era recato a Colonia Vaidense
per partecipare al Sinodo delle
chiese del Rio de la Piata. Da
due anni però nessuna delegazione partecipa più al nostro
Sinodo, così i nostri deputati e
i nostri pastori devono accontentarsi di ascoltare il messaggio
(pubblicato qui di fianco) che il
moderador invia. Ma il dialogo e
lo scambio di idee sono altra cosa. La presenza al nostro Sinodo
di un delegato latinoamericano ci
manca.
Purtroppo la realtà economica
di quelle chiese, che vivono in
economie falcidiate da un’inflazione a tre zeri e, adesso, in società con altissime percentuali di
disoccupazione e in cui sono state tagliate tutte le spese sociali,
impedisce i viaggi. Ci sono altre
priorità.
Per far fronte alla necessità di
rinsaldare i vincoli di fraternità
coi fratelli valdesi latinoamericani la Tavola ha predisposto un
piano quadriennale che prevede
l’accoglienza in Italia ogni anno
di un rappresentante di quelle
chiese. Questo rappresentante rimarrebbe ospite per un mese di
un distretto e potrebbe così portare a conoscenza delle nostre
chiese la realtà rioplatense. Il Sinodo ha approvato questo progetto.
Un altro progetto raccomandato dal Sinodo alle chiese è quello
dell’acquisto di quattro autovetture (una per ogni distretto italiano) per sostenere il lavoro delle chiese. Le distanze sono enormi ed i mezzi pubblici sono rari,
perciò è necessario dotare ogni
chiesa rioplatense di un’auto. La
sottoscrizione è partita nel ’91,
ma va avanti piuttosto a rilento.
Un grande avvenimento segnerà la storia delle nostre chiese
nel Rio de la Piata; il 19-22 settembre si terrà il Sinodo congiunto straordinario delle Chiese valdesi e di quelle riformate,
che dovrebbe stabilire le fórme
di una collaborazione stretta tra
le due organizzazioni ecclesiastiche. Un avvenimento che è per
importanza pari a quello che le
nostre chiese hanno vissuto nel
novembre scorso "a Roma con
l’Assise delle chiese valdesi, metodiste e battiste.
Le nostre chiese in America
Latina sono inoltre impegnate,
come le altre chiese aderenti al
Consiglio latinoamericano delle
chiese, nella riflessione sul 5"
centenario della « conquista » ed
il Sinodo ha chiesto alle chiese
italiane di fare questa riflessione insieme.
G. G.
Piano quadriennale
Il Sinodo approva il piano quadriennale proposto dalla Tavola alla Mesa vaidense concernente la
visita di rappresentanti rioplatensi
in Italia; auspica che venga accettato dalia Mesa ed in tal caso dà
mandato alla Tavola di metterlo in
esecuzione, valutando la possibilità
che il soggiorno si protragga oltre le quattro settimane previste.
Parco automobili
Il Sinodo invita le chiese a rispondere con generosità alla sottoscrizione lanciata con l'obiettivo
di raccogliere in tre anni dei fondi sufficienti a dare un significativo contributo al rinnovamento del
parco-automobili, come un segno di
solidarietà e condivisione con le
nostre chiese del Rio de la Piata.
Solidarietà
li Sinodo incarica il Seggio di
scrivere alla Mesa vaidense, manifestandole la profonda solidarietà della parte italiana delia chiesa per là scomparsa dei pastori
Giovanni Tron e Carlos Negrin.
Apertura ecumenica
il Sinodo, informato del Sinodo
straordinario che avrà luogo dal 19
al 22 settembre con l’incontro della Chiesa valdese nel Rio de la
Piata e della Chiesa riformata in
Argentina, ravvisa in questo fatto
un segno della stessa apertura ecumenica che ha condotto all'Assemblea-Sinodo di battisti, metodisti e
valdesi in Italia lo scorso novembre. Augura ai fratelli valdesi e
riformati nel Rio de la Piata un
cammino benedetto e fecondo di
testimonianza e di servizio.
500® ANNIVERSARIO DELLA CONQUISTA DELL’AMERICA
Un’occasione di riflessione
La « scoperta » rappresentò la fine di molte culture e lo sterminio
di interi popoli: invece di festeggiare occorre studiare quei fatti
Riprendendo anche un atto votato all’Assemblea/
Sinodo di novembre, la sessione
estiva ha votato
un documento relativo alle celebrazioni che si
stanno approssimando per Tanno
prossimo in occasione del Cinquecentenario della
scoperta dell’America.
Non da oggi sono molti gli ambienti in cui si è
sollevata la questione se sia giusto celebrare (e
come celebrarlo)
un avvenimento
che per culture e
popolazioni intere è stato sinonimo di morte, colonizzazione, distruzione, genocidio, annichilimento dei patrimoni
concreti e culturali. Tante sono
ormai le iniziative lanciate da più
parti per rispondere con delle
« contromanifestazioni ».
Il Sinodo si è peraltro trovato di fronte agli interrogativi
poi ripresentatisi al momento
della discussione sul problema
degli albanesi. Siamo autorizzati ad esprimere giudizi lapidari
sulla storia, per di più senza
poterne discutere a lungo? La
questione era già emersa prepotentemente Tanno scorso, quando una prima stesura del docu
mento sulla crisi del Golfo aveva suscitato grosse disparità di
vedute.
Il documento tuttavia andava
prodotto, anche in considerazione del fatto che in America Latina vive l’altra metà della Chiesa valdese: non si può tacere;
così la parte caratterizzante della mozione è quella che invita
alla solidarietà con le nostre
chiese nel Rio de la Piata e con
le altre chiese sudamericane.
No alla festa
Il Sinodo, nell’imminenza del V
centenario del primo viaggio di Cristoforo Colombo verso le Americhe, che ha portato alla conoscenza degli europei l’esistenza di quelle terre e di quei popoli, considerando che molti governi e chiese si preparano a celebrarlo come un momento importante per la
civilizzazione e l’evangelizzazione
di quel continente;
afferma che le conseguenze immediate della "conquista” sono
state genocidio, oppressione, distruzione di civiltà autoctone, impoverimento delle popolazioni locali;
oggi ancora le condizioni di sottosviluppo e di miseria degli indigeni derivano dai rapporti stabilitisi 500 anni fa, rapporti di sfruttamento, di appropriazione delle
terre migliori, di disprezzo della
loro cultura da parte degli occidentali.
Perciò esprime la sua solidarietà con le chiese indigene che si
sforzano di ritrovare e usare la loro lingua e di valorizzare la loro
cultura;
con gruppi indigeni che si battono per veder riconosciuto il loro diritto alla terra;
con le chiese del Rio de la Piata e con tutte le chiese membro
del Consiglio latino-americano delle chiese (CLAI) che vogliono vivere queU’evento non come un’occasione di festeggiamenti, ma come un momento di riflessione.
Il Sinodo, inoltre, invita le chiese ad approfondire la loro conoscenza dei fatti del 1492 e delle
loro conseguenze ed a non partecipare a celebrazioni che danno
una valutazione errata di quel periodo storico.
IL SALUTO DEL MODERADOR MALAN
Il tempo
della liberazione
Chiesa evangelica valdese
del Rio de la Piata
Mesa Vaidense
Vaidense, 21 agosto 1991
Al presidente
dell'assemblea sinodale
Torre Pellice
Cari fratelli e care sorelle,
mentre mandiamo questo saluto, ci ricordiamo
dei difficili momenti che
abbiamo vissuto da un
anno a proposito del conflitto nel Medio Oriente.
Oggi, ritorniamo a sentire
10 scossone della politica
dei ’’forti”, dell’uso della
forza come argomento per
imporre idee, stili di vita,
eccetera. Da questa latitudine è molto difficile avere idee precise o giudizi
su avvenimenti tanto attuali, tanto freschi, e su
un popolo con tradizione
e cultura che non conosciamo che superficialmente. Senza dubbio, potremmo parlare di noi
stessi; e parlare criticamente, sottomettendoci al
giudizio della Parola più
che a quello delle convenienze ideologiche ed economiche che si utilizzano — dal mondo che è
chiamato occidentale e libero — per analizzare il
modo di procedere nel
mondo (specialmente nel
Medio Oriente, in URSS e
tra i suoi alleati, nel Terzo
Mondo).
Il centro di molti atteggiamenti e di molte opinioni non è stato la generosità o l’apertura verso
coloro che, in altre situazioni, lottano per aprire
spazi di vita, di valorizzazione della dignità di ogni
persona. Se si è aperta la
possibilità di una comprensione, di un avvicinamento di ogni essere umano al di là dei sistemi, noi,
abitanti nel mondo che è
chiamato libero, che cosa
abbiamo fatto? Abbiamo
deciso, abbiamo richiesto,
abbiamo obbligato ad accelerare processi di sviluppo che hanno in se stessi
11 loro tempo: il kairòs.
Con quale obiettivo? Con
quello di ottenere redditi
economici e ideologici, alla ricerca di nuove ’’sóttomissioni”. E ora questo
avviene non con il Terzo
Mondo, ma con altri popoli, che hanno anche sofferto direttamente o indirettamente per le azioni di
quello che è chiamato il
’’Primo Mondo”.
Speriamo che il Signore
ci conceda la visione sufficiente a capire questi fatti e a vederli alla luce del
Messaggio (Giudizio e Grazia), perché non andiamo
contro la storia della libe
Il moderador Hugo Malan
razione che Dio conduce
con il suo Spirito Santo.
Alla vigilia del 500° anniversario dell’arrivo di
Cristoforo Colombo in
America, desideriamo fare — uniti ai popoli nativi
di questo continente —
una meditazione profonda
e sincera su quell’avvenimento e sulle sue conseguenze per milioni di esseri umani in queste terre.
L’anno prossimo questo
tema occuperà uno spazio
notevole nei nostri impegni e nei nostri incontri.
Come eredi dei caratteri
della cultura europea, vorremmo sentirci accompagnati da tutti voi. Non abitiamo niente da celebrare
o festeggiare, ma semplicemente cerchiamo di capire il momento nel quale
viviamo alla luce di quell’atto e dell’Evangelo.
In mezzo a questi avvenimenti le nostre chiese — da noi e da voi —
camminano alla ricerca di
nuovi incontri. Ricordiamo rAssemblea-Sinodo di
novembre a Roma, e ora
nella zona del Rio de la
Piata ci apprestiamo a
realizzare un Sinodo
straordinario (dal 19 al
22 settembre) con i fratelli riformati (delle Chiese
riformate in Argentina,
VIRA). Oltre ciò, e come
conseguenza della firma
della Concordia di Leuenberg, stiamo avanzando in
un dialogo fecondo con
le chiese firmatarie della
stessa.
Fratelli, comunicando la
nostra presenza con questa lettera, vorremmo che
sentiste il nostro profondo affetto e il nostro desiderio più profondo di fare
ogni sforzo per scoprire
insieme i cammini del Regno, da noi e da voi.
Che la giustizia, la pace
e la guida di Dio il Padre,
il Figlio e lo Spirito Santo
siano con tutti voi in questi giorni.
Hugo Malan,
moderador
4
^ sinodo valdese e metodista
13 settembre 1991
FUNZIONAMENTO DELLE STRUTTURE
UN ORGANO «TECNICO»
Organizzazione:
il problema non è risolto
E difficil© limitsrsi a ritocchi tecnici: campo di lavoro, persone
nella chiesa e strutture richiedono un progetto più « generale »
Corpo pastorale
Il Sinodo ha affrontato come
primo argomento un insieme di
problemi legati alle strutture
della chiesa. La Commissione
d’esame (CdE) ha ritenuto di
unificare la discussione sul campo di lavoro, sulle persone nella chiesa e sulle sue strutture,
nella convinzione che varie difficoltà, rilevate anche dalla relazione della Tavola, debbano essere prese in seria considerazione nel quadro di un progetto generale che la chiesa vuol darsi.
In caso contrario ci si troverebbe di fronte solo a ritocchi di
carattere tecnico.
La corretta impostazione della CdE è stata sottolineata da
diversi interventi. In particolare
il past. Sergio Aquilante ha analizzato come in Italia si scontrino due logiche: una che riconosce la mancanza di una « élite » e di « costumi nuovi » e una
che esalta la mentalità strapaesana capace di modernizzare
l’Italia senza bisogno di riforme
religiose. Questa posizione sembra oggi la più forte, come ha
rilevato il past. Giorgio Bouchard, mentre si disconosce il
contributo del protestantesimo
nei recenti sviluppi europei. Di
fronte a ciò, sempre secondo
Aquilante, il progetto per la
chiesa deve indirizzarsi verso im
nuovo risveglio che insista sulla dimensione spirituale e sulla
liberazione da schemi etici preconfezionati: una vera e propria
rivoluzione morale.
Questi importanti apporti di
carattere generale si sono intrecciati, nella discussione, con il
problema più tecnico delle strutture della chiesa. Ben due commissioni avevano portato al Sinodo le proprie conclusioni sul
funzionamento degli organi amministrativi e sull’autonomia
delle chiese: problemi che vengono affrontati già da anni e che
non riescono a venire risolti. Da
una parte c’è chi sostiene che
le strutture e anche le carenze
numeriche del corpo pastorale
sono problemi secondari, se non
vi è una nuova mentalità e una
autocomprensione della chiesa
tale da intendere in modo nuovo il ruolo del pastore e rafforzare l’impegno dei laici. Si sono levate pure voci che mettono in dubbio le proposte suggerite dalle commissioni perché
non aderenti all’ecclesiologia sia
riformata che metodista.
Nelle prime file i membri del Sinodo, e poi i membri di chiesa
come al solito massicciamente presenti al culto inaugurale.
Secondo la disciplina valdese
l’insieme dei pastori costituisce
il « corpo pastorale », che è l’organo tecnico per formulare pareri teologici sugli argomenti che
gli sono sottoposti. Il corpo pastorale, nelle due sedute di questa estate, ha esaminato sostanzialmente sei argomenti d’importanza diversa.
Anzitutto ha accolto una comunicazione della « Commissione
consultiva per le relazioni ecumeniche », a proposito di un notevole documento, elaborato dall’Alleanza riformata mondiale e
dalla Chiesa cattolica, dal titolo:
« Verso una comprensione comune della chiesa. Dialogo interconfessionale tra riformati e cattolici romani. Seconda fase 19841990 ». La Commissione consultiva, nominata dalla Tavola, ha
preparato una « guida per la lettura » che sarà a disposizione
delle chiese quest’anno, per im
esame approfondito.
In secondo luogo il corpo pastorale ha varato, dopo lunga discussione, la nuova liturgia della
consacrazione, definitivamente
approvata dopo una discussione
che è durata alcuni anni.
Terzo argomento la formazione
pastorale. In seguito ad un convegno, svoltosi immediatamente
D’altra parte è stato rilevato
come il problema delle strutture sia fortemente sentito dalla
base delle comunità che vedono
spesso come doppioni il circuito e il distretto. Vi è la necessità, come ha sottolineato il past.
Eugenio Bernardini, di coniugare partecipazione, democrazia e
snellezza: difficile, ma necessario se si vuol evitare la moltiplicazione delle commissioni e
degli organismi. Altri interventi
hanno insistito sul fatto che, dopo tanti anni di discussione, dovrebbe essere ormai giunto il
memento di sperimentare nella
pratica alcune delle proposte
suggerite.
Su un aspetto vi è stata una
notevole convergenza di opinioni: nel futuro bisognerà pensare ad un maggior coinvolgimento e collegamento delle opere
con le comunità locali e con i
circuiti, perché è sul territorio
che si esprime la testimonianza
e si esamina quanto attiene alla predicazione in cui entrambe
— chiese e opere — sono fortemente impegnate. La linea indicata dallo Scorso Sinodo e fatta propria dalla Commissione
sul funzionamento degli organismi esecutivi, come ha sottolineato Gianni Long, era stata
quella di creare dei circuiti più
piccoli territorialmente e di
mantenere una Conferenza di
strettuale come momento di confronto, senza però un esecutivo
a livello di distretto. Purtroppo
le idee, come è emerso dal dibattito, rimangono ancora confuse e la CdE ha dovuto prendere atto di ciò, proponendo al
Sinodo di nominare una nuova
commissione, frutto della fusione delle due precedenti.
Tale soluzione era in un certo senso obbligata, ma ciò dimostra come l’annoso problema sia
lontano dalla soluzione. Il tempo necessariamente limitato dal
calendario dei lavori sinodali
non ha permesso né un appro:
fondimento sulle tematiche generali, né una chiara indicazione sui progetti specifici. La speranza è che, nel corso dell’anno, le comunità esaminino i documenti fin qui prodotti e diano delle indicazioni utili per il
prossimo Sinodo.
Giovanni Carrari
Verso il tempio per il culto.
ROMA: COMUNITÀ’ DI LINGUA FRANCESE
Bienvenue!
ORDINI DEL giorno!
Le decisioni assunte
Per l’anno prossimo
nelle chiese e ne riporti
al prossimo Sinodo.
risultati
Il Sinodo, udite le indicazioni della Commissione ad referendum per
il funzionamento degli organismi
esecutivi e della Commissione ad
referendum sull'autonomia delle
chiese sulla necessità di avere un
ulteriore approfondimento e dibattito sulla questione di una eventuale riorganizzazione delle strutture delle chiese;
tenendo conto del fatto che la
questione non può che essere affrontata nel quadro più generale
di una ricerca sulle prospettive di
testimonianza delle nostre chiese;
invita il Seggio a nominare una
unica Commissione ad referendum
che prosegua il lavoro delle precedenti coimmissioni e che, sulla
base di quanto è stato fin qui elaborato, promuova la discussione
Commissione
Il Seggio nomina la commissione prevista all'art. n. 15 nelie persone di Eugenio Bernardini, Marco
Jourdan, Gianni Long, Giulio Maisano (relatore), Valdo Fornerone,
Patrizia Sortesi Carrari.
Sostituzioni estive
Il Sinodo, udita la proposta del
corpo pastorale, invita i Consigli
di circuito, in aderenza ai loro
compiti istituzionali, a curare l'organizzazione delle sostituzioni pastorali estive, d’intesa con la Tavola valdese e con la Cattedra di
teologia pratica qualora si richieda la collaborazione di studenti in
teologia.
Una delle prime decisioni del
Smodo è stata di accogliere la
« Communauté chrétienne protestante de langue française de Rome » (CCPLF) come chiesa costituita nelTambito delTUnione delle chiese valdesi e metodiste. La
richiesta presentata da questa
nuova chiesa è stata accolta con
voto unanime e riconoscente.
Così si conclude la prima tappa della storia di questa giovane chiesa, nata nel 1985 da un
progetto di Azione apostolica comune (AAC) nelTambito della
CEVAA. L’idea originaria era di
integrare il gruppo francofono,
formato per lo più da protestanti
provenienti da vari paesi africani, in una comunità evangelica
di Roma, il che — come ha scritto la Commissione d'esame —
«poteva rappresentare un passo
significativo nella direzione di
una società realmente multiculturale e multietnica e della Chiesa universale ». Le cose sono andate un po' diversamente, forse
perché le barriere culturali alTinterno delle nostre chiese sono ancora troppo forti.
L’esperienza della CCPLF di
Roma è stata seguita in tutti questi anni da un’équipe di accompagnamento, da im gruppo di sostegno e da un gruppo di rifles
sione teologica. E’ curata dal pastore africano Bony Edzavé.
Dopo il parere di piena accettazione espresso dalla Conferenza distrettuale del III distretto
nel giugno scorso, il Sinodo ha
approvato lo statuto della comunità e la convenzione trilaterale
tra Tavola valdese, CCPLF e
Chiesa valdese di via IV novembre di Roma. La comunità è formata da una sessantina di persone appartenenti a varie denominazioni protestanti.
Ringraziando il Sinodo, il pastore Bony Edzavé ha detto: « La
CEVAA ha piantato, il Signore
ha annaffiato, il resto è a voi
tutti ».
J.-J. P.
Approvazione
Il Sinodo, esaminata la domanda
della Communauté chrétienne protestante de langue française
(CCPLF) di Roma corredata del parere positivo della CD-lll-1991, accoglie questa comunità di fratelli
con gioia nelTUnione delle chiese
valdesi e metodiste; accoglie lo
Statuto della CCPLF e approva la
convenzione tra Tavola valdese. Comunità di lingua francese di Roma
e Chiesa valdese di via IV Novembre (v. Appendice n.ri la, 1b, 2a,
2b).
prima del Sinodo, e una serie di
proposte avanzate dal prof. Ermanno Genre, il corpo pastorale
ha proposto al Sinodo, che lo ha
approvato, im pacchetto di iniziative per sviluppare la preparazione dei pastori e ha designato
una commissione permanente per
la formazione pastorale, composta da Ermanno Genre, Mario
François Berutti e Dorothea
Müller.
Uno spazio di discussione, anche se piuttosto breve, è stato
poi usato per discutere i problemi dei matrimoni interconfessionali.
Il corpo pastorale propone al
Sinodo la nomina dei professori
di teologia. Quest’anno, dopo aver
esaminato l’ottimo lavoro svolto
da Daniele Garrone nei tre anni
di straordinariato, ne ha proposto il passaggio a professore ordinario per l’Antico Testamento.
Ultimo tema, il corpo pastorale ha proposto al Sinodo di affidare ai circuiti l’organizzazione
delle sostituzioni pastorali estive,
in collaborezione con la cattedra
di teologia pratica. Un tentativo
per sviluppare meglio la formazione degli studenti a confronti
con la realtà delle nostre comunità.
Eugenio Rivoir
Formazione
Il Sinodo, udita la proposta del
corpo pastorale sul problema della
formazione pastorale, incarica la
Tavola di nominare una commissione permanente per la formazione
pastorale composta da tre pastori
designati dal corpo pastorale con
l’incarico di;
a) organizzare il convegno presinodale di Torre Pellice su temi de
cisi dal corpo pastorale e periodicamente incontri di famiglie pastorali a carattere regionale o nazionale;
b) organizzare insieme ai professori della Facoltà di teologia i corsi di aggiornamento pastorale;
c) organizzare, in collaborazione
con la Cattedra di teologia pratica,
dei corsi locali di "pastoral training”;
d) elaborare un progetto che renda possibile dei periodi sabbatici
per i pastori, finalizzati alla formazione teologica;
e) elaborare un progetto specifico di formazione per i candidati al
ministero.
CHIESE IN SVIZZERA
Benvenuti
Il Sinodo ha deciso di accogliere nelTUnione delle chiese
valdesi e metodiste le comunità
di Sciaffusa e di San Gallo, due
nuclei frutto di un lavoro fra
gli emigrati italiani in Svizzera.
Pur rimanendo ottimi i rapporti con le locali chiese riformate, era emersa la necessità di
un più stretto rapporto con le
chiese italiane. Anche queste due
domande sono state accolte con
gioia dal Sinodo, nella consapevolezza che l’allargamento del
campo di lavoro significa un impegno sempre più serio e meditato da parte di tutta la chiesa.
Sciaffusa e San Callo
Il Sinodo, esaminate le domande presentate dalle chiese di
Sciaffusa e San Gallo corredate
del parere di piena accettazione della CD4I-1991, accoglie con gioia
queste comunità di fratelli nelTUnione delle chiese valdesi e metodiste
quali chiese locali valdesi, inserendole nel IX circuito e nel II distretto e riservando a quest’ultimo la
delimitazione della rispettiva circoscrizione territoriale.
Dà mandato alla Tavola valdese
di fare i passi necessari perché sia
assicurata la cura pastorale di tali
comunità.
5
r
13 settembre 1991
sinodo valdese e metodista 5
FONDAZIONE EVANGELICA BETANIA
Un sogno realizzato
Dal primo ambulatorio
attivo in molti settori:
Il Sinodo ha dato alla "Fondazione evangelica Betania" il riconoscimento di « istituto autonomo a statuto speciale nel quadro
dell’Ordinamento valdese », come
richiesto da parte della Fondazione stessa e ribadito dalla
Commissione d’esame.
L’Ospedale evangelico Villa Betania, ha spiegato il presidente
Sergio Nitti, « è il risultato di
un sogno e di un impegno concreto iniziato nel marzo 1946 con
l’apertura dell’ambulatorio medico in un locale attiguo a quello,
di culto della Chiesa valdese di
via dei Cimbri ».
La tappa successiva fu la nascita dell’ospedale vero e proprio, avvenuta nell’ottobre 1968
nella zona di Ponticelli, in cui
esso è l’unico presidio ospedaliero.
Ma la peculiarità di quest’opera, lanciata dal dott. Teofilo Santi e sostenuta dai pastori
Achille Deodato, Asprino Ricci,
Alfredo Scorsonelli e Salvatore
Toi'torelli, è di essere frutto dello sforzo comune di dieci chiese
e di sette denominazioni evangeliche (due chiese valdesi, due metodiste, due luterane, una avventista, una battista, una apostolica e l’Esercito della Salvezza).
Nel concretizzare l’intento originale e nel comune sforzo di
impegno, oggi l’ospedale offre
130 posti letto e reparti che vanno incontro a moltissime delle
esigenze del sistema sanitario
nazionale, per il quale opera quasi esclusivamente.
« Esso — ha proseguito Nitti — è Un sicuro punto di riferimento per la zona in cui opera
e lo dimostra l’alto numero delle giornate di degenza, con un’utilizzazione che da diversi anni supera il 95% come pure il numero delle nascite che dall'inaugu
del 1946 all’Ospedale nato nel 1968 e ora
il valore di un’opera interdenominazionale
L’Ospedale evangelico Villa Betania rappresenta un presidio fondamentale per l’area napoletana di Ponticelli.
razione a tutto il 1990, in 22 anni,
ha superato le 40.000 unità ».
« / motivi che hanno portato
alla costituzione della Fondazione, che ha quale scopo principale la gestione dell’ospedale, sono
stati quelli di risolvere i problemi di natura giuridica e fiscale,
oltre che di immagine e di responsabilità nella gestione e amministrazione dell’opera. Prima
della costituzione della Fondazione — ha spiegato il presidente — mentre la titolarità delle
proprietà acquisite dal Comitato
dell'ospedale apparteneva di fatto alla Tavola, la gestione dell’ospedale era affidata, ad un Consiglio dei rappresentanti delle
chiese che esprimeva nel suo seno il Comitato direttivo. I rapporti tra il soggetto proprietario
e gli organi di gestione erano disciplinati da apposita convenzione (5 novembre 1965) {...). Sul
piano istituzionale l’ospedale ri
LE DECISIONI DEL SINODO
Accolta la Fondazione
evangelica Betania
Il Sinodo, vista la richiesta del
presidente della Fondazione evangelica Betania, con sede in Ponticelli (Napoli], in data 13 luglio 1991,
con la quale tale istituto, formatosi fuori dell’ordinamento valdese,
chiede di essere accolto nel nostro ordinamento e chiede altresì
che la Tavola inoltri al Sinodo domanda perché la Fondazione riceva
il riconoscimento di istituto autonomo con le particolari caratteristiche di indipendenza e di opera pluridenominazionale che le sono proprie fin dall'origine, da esplicitarsi in apposita convenzione stipulata con la Tavola e approvata
dal Sinodo;
ritenuto che la speciale collocazione richiesta per questa opera
evangelica è compatibile con i principi cui si ispira il nostro ordinamento:
vista la documentazione allegata
alla domanda rappresentata dall’atto costitutivo della Fondazione, dal
suo Statuto, dalla stima dei beni
immobili di proprietà della medesima e del valore globale dell'ospedale Villa Betania in Ponticelli, dalle convenzioni del 1977 e
del 1978 intervenute tra la Regione Campania e l'ospedale Villa Befania, dai conti consuntivi relativi
agli anni 1988, 1989, 1990;
esaminato l’accordo preliminare
intervenuto tra la Tavola e la Fondazione in data 13 luglio 1991, che
definisce il contenuto della futura
convenzione di cui sopra, e quindi i profili giuridico-ecclesiastici
deH'inserimento dell’opera ' nell'ordinamento valdese, che consentono
di definirla come istituto autonomo con speciale ’’status";
uditi la relazione della Tavola
sull’istruttoria da lei compiuta ed
il parere favorevole della Commissione d’esame;
verificate la regolarità delle risultanze amministrative e la continuità della conduzione dell’opera,
nonché le garanzie di finanziamento assicurate dalla convenzione con
l’ente pubblico, dal reddito del patrimonio e dai lasciti e doni che
regolarmente pervengono;
accoglie nell’ordinamento valdese
la Fondazione evangelica Betania
con sede in Ponticelli (Napoli) e
ia riconosce quale istituto autonomo con speciale "status” ai sensi del vigente regolamento sull’amministrazione ecclesiastica;
riceve lo Statuto della Fondazione nel testo ailegato e lo approva;
dà mandato alla Tavola di stipulare la convenzione di cui sopra
in aderenza al testo dell’accordo
preliminare del 13 luglio 1991 che
pure si aliega;
si rallegra per questa possibilità di comunione che viene a rafforzare i legami di una comune testimonianza evangelica nell’area napoletana.
sultava (...) disciplinato da uno
statuto debitamente deliberato
dal Consiglio dei rappresentanti
nel 1978 ed approvato dalla Tavola in sostituzione del precedente (...).
Entrambi i documenti citati
non sono mai stati resi validi
ufficialmente per lo stato, rimanendo di fatto dei patti parasociali non ufficiali; inoltre convenzione e statuto come pure
i documenti successivi (...) hanno sempre meno chiarito le responsabilità di ciascuno dei due
enti, fino a far supporre che
l’ente TV non solo sia il proprie
II presidente Sergio Nitti
interviene al Sinodo.
tarlo degli immobili ma anche
il responsabile della gestione ».
E’ quindi per esigenza di chiarezza che le dieci chiese hanno
costituito la ’Fondazione evangelica Betania", avente « fini di
culto, istruzione e beneficenza, il
cui compito principale è (...)
quello di gestire e amministrare
l'ospedale ».
La Fondazione ha d’altra parte
chiesto alla Tavola « di mettere
in atto la procedura perché la
Fondazione possa ottenere il riconoscimento di istituto autonomo a statuto speciale nel quadro
dell’Ordinamento valdese ». Nell’Ordinamento, per proseguire il
rapporto fraterno tra Comitato
dell’ospedale e Tavola e per
« mantenere e definire il carattere ecclesiastico della Fondazione ai sensi della legge (449/84).
Istituto autonomo a statuto spedale per tener conto della specificità della Fondazione quale
struttura di dieci chiese confessionalmente diverse ».
Prima del voto di approvazione il moderatore aveva illustrato i motivi che hanno rallentato dal 1978 ad oggi il riconoscimento della personalità giuridica delTistituto.
Alberto Corsani
CENTRO CULTURALE VALDESE
Approvato lo statuto
Una fondazione a cui concorrono Tavola valdese e Società di studi valdesi - I programmi
Finalmente risolti con questo
Sinodo i delicati meccanismi
giuridici e burocratici legati alla
costituzione del Centro culturale
valdese di Torre PeUice, ora costituito come fondazione a cui
concorreranno due enti diversi:
la Tavola valdese in rappresentanza delle chiese e la Società di
studi valdesi. Il Sinodo, dopo che
l’Assemblea ordinaria della Società di studi valdesi aveva fatto
altrettanto, ha approvato lo statuto e ha dato mandato alla Tavola di iniziare le procedure per
il riconoscimento della Fondazione.
Anche se non bisogna sottovalutare gli aspetti burocratici, più
importanti sono gli sviluppi delle inizizative del Centro che gestisce una preziosa biblioteca frequentata da ricercatori di ogni
parte del mondo, che ha realizzato o ospitato numerose mostre,
che organizza conferenze, incontri e dibattiti di alto livello.
Tra queste attività è da segnalare il corso di aggiornamento
teologico, centrato quest’anno
sull’opera di Giovanni Miegge,
che vedrà quest’inverno l’organizzazione di un convegno a Savona sul pensiero di Miegge.
Tra gli altri campi di attività
del Centro vi è quello della ri
proposta della lingua francese alle valli valdesi e l’organizzazione
di una serie di dibattiti sul futuro delle Valli stesse.
Il Centro culturale cercherà
poi di collegarsi ai numerosi centri di cultura promossi dalle nostre chiese in numerose città,
per coordinarli.
Il Sinodo ha ricevuto questa informazione ed ha auspicato che
l’attività del Centro prosegua
senza inutili intralci.
Idoneità
Il Sinodo considera che ia costituzione in Fondazione del Centro culturale valdese, avendo come
fondatori ia Tavola e la Società di
studi valdesi, è un idoneo inquadramento giuridico per il Centro
culturale valdese e pertanto approva lo Statuto del Centro culturale
valdese; dà mandato alla Tavola,
per quanto di sua competenza, di
avviare le procedure necessarie
per il riconoscimento giuridico deila Fondazione; autorizza ia Tavola
a nominare, in accordo con ii Seggio della Società di studi valdesi,
un comitato provvisorio per ia gestione del Centro culturale valdese, fino ai momento della costituzione della Fondazione.
COLLEGIO VALDESE
Una scuola
da sviluppare
« La trasformazione in atto nell’insegnamento delle scuole del
Pinerolese con l’avvio di indirizzi
sperimentali che riducono la nostra specificità » è un elemento
dinamico che costringe il Collegio a « ripensarsi ».
La relazione del Comitato, ripresa anche dalla Commissione
d’esame, ha posto il problema
della ricerca di una nuova specificità dell’istituto: si tratta, dice
il Comitato, del « problema del
significato del Collegio nel quadro della nostra testimonianza in
Italia». Inoltre la riflessione deve tener conto anche del dato
preoccupante relativo alla descolarizzazione che si va accentuando alle Valli.
■Per questi motivi il Sinodo ha
invitato il Comitato a portare
l’anno prossimo uno studio sui
progetti per il futuro.
All’anno prossimo
Il Sinodo, considerato che il
Collegio vaidese è impegnato da
alcuni anni nei riesame del problema del proprio significato nei
quadro delia testimonianza evangelica in Italia,
che il Collegio dovrà puntare su
nuovi corsi sperimentali, vista la
trasformazione dell’insegnamento
nel Pinerolese,
che è grave il problema della
descolarizzazione nelle Valli, soprattutto nelle alte Valli,
invita il Comitato del Collegio
valdese a predisporre una informazione dettagliata sui progetti e
lo sviluppo futuro dal Collegio, In
vista di una discussione nel Sinodo 1992.
OPERE E LEGGE 142
Coperto il '91
La legge 142/90 (autonomie locali) non assegnava più alla Provincia il pagamento delle rette
che riguardano Uliveto e Comunità alloggio di Torre. Tuttavia
la Provincia di Torino copre
l’anno 1991: per il futuro la Tavola è invitata a vigilare.
Vigilanza
Il Sinodo invita la Tavola a vigilare attentamente sulle conseguenze che la legge 142/1990 può
avere per l’Uliveto e la Comunità
alloggio di via Angrogna (il cui
finanziamento è garantito dalla Provincia per tutto il 1991) se le spese di gestione fossero demandate
ai Comuni.
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6
sínodo valdese e metodista
13 settembre 1991
DECENNIO DI SOLIDARIETÀ’ DELLE CHIESE CON LE DONNE
RIFUGIATI E MIGRANTI
La sfida del linguaggio Più cautela
L’iniziativa ecumenica concerne le chiese nella loro totalità - Occorre che I esistenza del « femminile » sia continuamente esplicitata
Al contrario di altri anni in questo Sinodo si è dedicato un discreto spazio (circa 45 minuti, tanti
considerati i numerosi temi proposti alla discussione) al Decennio
di solidarietà delle chiese con le
donne. Il Decennio, iniziato nel
1988, è servito in molte comunità
locali come stimolo per valutare il
ruolo e lo spazio delle donne nelle
chiese. Lontano dal divenire un
pretesto per ghettizzare le donne, 1 intento di questa iniziativa
verte sul coinvolgimento totale
della chiesa, coinvolgimento attivo
quindi sia di uomini che di donne
che insieme lavorano per una
chiesa che rappresenti uno spazio di pari opportunità per le sorelle e i fratelli che la compongono. Resta inteso che non si vuole
omologare il femminile al maschile ma che invece, pur riconoscendo le proprie differenze, ci possa
essere una collaborazione tra uontini e donne, nella sfida a divenire chiesa.
Nel corso della discussione l’attenzione, forse erroneamente, si è
poi fermata sull’uso del linguaggio
inclusivo, utilizzato sia nel corso
Erika Tomassone, "membra” della Commissione d’esame.
Fernanda Jourdan Comba.
del Sinodo (non sempre!) sia, ormai diffusamente, anche nella nostra stampa. Alcuni, prevalentemente uomini, hanno manifestato
malessere di fronte alla ’’violenza”
fatta subire alla lingua italiana, dichiarando l’impossibilità di rendere al femminile alcuni mestieri
conosciuti solo al maschile (pastore, questore, ecc.). Ma considerazioni di questo tipo hanno reso
ancora più evidente che il linguaggio con il quale ci esprimiamo è
un linguaggio sessista, che tiene
conto solo del genere masehile.
Una nuova ricerca deve quindi cominciare, una ricerca attraverso la
quale sia possibile non sottintendere l’esistenza di un femminile,
ma esplicitarlo continuamente. In
questo senso vanno le proposte
che sono emerse nel dibattito in
Sinodo: revisione di alcuni inni
del nostro innario, revisione delle
formule liturgiche che parlano solo ad un generico maschile onnicomprensivo, inserimento di alcuni femminili come diacona o pastora eccetera, non contemplati
dalla nostra lingua.
Questa ricerca sul linguaggio,
come le altre che si interessano
della visibilità delle donne, può
far parte delle sfide che ci vengono lanciate dal Decennio di solidarietà delle chiese con le donne;
tocca ora a noi decidere di accogliere questa sfida forse difficile
ma senza dubbio interessante.
Daniela Di Carlo
Valorizzazione
Il Sinodo invita la Tavola e gli
altri organismi ecclesiastici a tenere conto e a valorizzare maggiormente al momento della nomina
dei vari esecutivi, commissioni, comitati e delegazioni le competenze
e i doni che molte donne hanno
nella nostra chiesa, non solo nel
campo diaconale. La incoraggia a
continuare a seguire quanto avviene nel campo della riflessione teologica e biblica delle donne e a
favorire la diffusione nelle chiese
di documenti di studio e altro materiale prodotto negli incontri.
li Sinodo invita le chiese affinché, nell’ambiente in cui si trovano ad operare, prestino attenzione
alia condizione delle donne, testimonino e dimostrino solidarietà soprattutto alle donne in difficili situazioni: disoccupate, anziane, vittime di violenza, immigrate, donne
di colore.
NEL MONDO
CRISI JUGOSLAVA CONTRO LA MAFIA
Pace
e giustizia
Oltre al problema degli albanesi che ha direttamente investito il nostro paese negli ultimi mesi, il Sinodo ha invitato
le chiese a riflettere attentamente ai complessi problemi economici e politici che stanno colpendo duramente i paesi dell’Est e del Sud del mondo e che
sicuramente avranno ripercussioni anche sul nostro paese.
Ciò accresce la responsabilità
delle nostre chiese nei confronti degli « stranieri ».
Solidarietà
Il Sinodo, di fronte alla complessità dei problemi economici e politici dei paesi dell'Est e del Sud
del mondo e dei loro prevedibili
riflessi sui paesi dell'Europa occidentale, ricordando che non c'è pace senza giustizia, invita le chiese,
la propria stampa, i propri centri
di elaborazione e di studio a confrontarsi con realismo su tali problemi ed a svolgere un'azione di
sensibilizzazione affinché il cammino verso la democrazia avviato negli ultimi anni venga ad essere
consolidato da una solidarietà reale di tutti i popoli e di tutte le
genti.
Pacifica
convivenza
I tragici avvenimenti di guerra civile nella vicina Jugoslavia
non hanno lasciato indifferenti i
deputati al Sinodo. E’ stato quindi approvato il seguente odg che
chiama alla riconciliazione:
Testimonianza
Il Sinodo delle chiese valdesi e
metodiste,
davanti al perdurare dei tragici
fatti che insanguinano la Jugoslavia, ravvisando anche nell'esasperato nazionalismo una delle cause
dell'attuale conflitto, esprime tutta
la sua solidarietà agli inermi e ai
pacifici travolti dalla violenza.
Invita le sorelle e I fratelli cristiani — ortodossi, protestanti, cattolico-romani — e i credenti musulmani che vivono in quel paese
a farsi testimoni della riconciliazione e della pacifica corrvivenza, sole vie atte a costruire un futuro
di pace e di libertà per tutti i
popoli della Jugoslavia.
invita altresì le chiese cristiane
della Jugoslavia ad assumere con
decisione l'iniziativa dei perdono e
dell’offerta di pace rifiutando, nel
nome dell'ecumene, ogni contrapposizione confessionale.
Rinnovato
impegno
La notizia dell’omicidio mafioso dell’imprenditore Libero
Grassi a Palermo ha raggiunto
il Sinodo verso la fine dei suoi
lavori. Mentre il Seggio veniva
incaricato di spedire una lettera di solidarietà alla famiglia,
il Sinodo invitava le chiese e le
opere impegnate nel Sud a intensificare la propria testimonianza evangelica per la costruzione di una società più giusta:
Appello
Il Sinodo, venuto a conoscenza
deiromìcidio a Palermo dell'imprenditore Libero Grassi che si era opposto, con coraggio, alle logiche
maliose, incarica il Seggio dì esprimere alla famìglia colpita la solidarietà delle chiese valdesi e metodiste.
Il Sinodo fa appello a tutti coloro, singoli, chiese ed opere, impegnati nella predicazione dell'Evangelo di Cristo ad intensificare la
propria testimonianza con parole ed
azioni per la costruzione di nuovi
rapporti sociali nei luoghi particolarmente colpiti dalle attività criminali.
Il Sinodo ha brevemente discusso di migranti con particolare riferimento, ovviamente, alle due grosse ondate di profughi albanesi arrivati alle nostre
coste.
In un primo ordine del glorilo viene ribadito l’appoggio all’azione del Servizio rifugiati e
migranti della PCEI, e si chiede alle chiese di intensificare gli
sforzi in questo senso.
Più problematica, anche se
breve,'la discussione relativa all’emergenza albanesi. Una prima
stesura, di denuncia delle autorità italiane per i fatti di agosto
a Bari, aveva suscitato perplessità che vanno al di là del merito specifico: ha senso, in poco
tempo e senza approfondimenti,
formulare giudizi pesanti verso
le autorità?
E chi siamo, chi saremmo noi,
per far valere una nostra presa di posizione destinata magari a soddisfare il giornalista ansioso di riferire di tale pronunciamento, ma tutto sommato
velleitaria?
La discussione, non nuova ma
che capita sempre, incidentalmente, a proposito di qualche
fatto o problema politico particolarmente importante, non si è
sviluppata, come prevedibile, nella direzione di una riflessione
su che cosa sia il Sinodo, quali
siano le materie più importanti
che debba affrontare. Del resto
si era già in ritardo rispetto all’crdine dei lavori.
Nel merito della vicenda dei
profughi albanesi è però risultato chiaro un punto fermo: pur
di fronte alla necessità, dal pun
Paolo Spana, segretario del Servizio rifugiati e migranti.
to di vista del governo, di rimpatriare i profughi, non si può
passare sotto silenzio il modo
in cui questa operazione è stata condotta, e soprattutto il modo in cui si è fatto fronte (o
meglio: non si è fatto fronte)
all’emergenza al momento del loro arrivo. Sono ancora di fronte a tutti le immagini del porto
prima e dello stadio poi, a Bari: gente che letteralmente si
calpestava per avere acqua e pane, giorni e giorni sotto il sole. L’assenza della protezione civile e il blocco nei confronti
dei volontari che cercavano di
alleviare un minimo di sofferenza non ci hanno fatto onore.
E la stampa internazionale se
n’è accorta. Questo non si poteva tacere.
Sull’opportunità di redigere
mozioni « politiche » che si configurano, magari involontariamente, come proclami sarà bene ritornare con una dlscussio
ne specifica. Magari in un anno
di « moratoria penitenziale »?
A. C.
Appoggio alla FGEI
Il Sinodo, preso atto deH'impegno che molte chiese e il Servizio rifugiati e migranti della EGEI
hanno assunto nei confronti degli
immigrati presenti nel nostro paese, consapevole che tale impegno
è oggi testimonianza dell’Evangelo
che predichiamo, invita le chiese
ad intensificare tale impegno e
a rendersi disponibili ad eventuali
ulteriori emergenze;
a prestare particolare attenzione
affinché nella vita delle chiese e
nella società sia salvaguardato il
patrimonio culturale e religioso dei
migranti presenti in 'Italia;
a vigilare contro ogni forma di
razzismo e ad esprimere subito il
proprio dissenso quando questo sì
manifesta localmente;
a lavorare in vista di una società multiculturale, multietnica e
multireligiosa;
conferma il suo appoggio alla
EGEI.
Albanesi
Il Sinodo, pur consapevole della
complessità dei problemi che si sono creati in Italia e particolarmente in Puglia per l'improvviso e reiterato arrivo di migliaia di albanesi nel mese di agosto, esprime
rammarico ed indignazione al governo italiano per avere costretto
le masse di profughi in situazioni
irrispettose dei più elementari principi dei diritti umani e per le {modalità della loro espulsione.
Gonstatando che fenomeni simili
sono in atto, invita il governo a
predisporre piani e strutture di accoglienza rispettose dei diritti delle persone.
Claudiana editrice
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Nella collana della Federazione delle chiese evangeliche
in Italia esce il n. 7 :
SERGIO AQUILANTE
Per un socialismo cristiano
Testimonianze da un osservatore meridionale
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Il « socialismo cristiano » è un possibile percorso di ricerca etica, teologica, politica per un dibattito relativo alle prospettive della predicazione evangelica e della diaconia nel nostro paese con una opzione meridionalistica.
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7
13 settembre 1991
sinodo valdest e metodista
IL FUTURO DI VILLA OLANDA
La prima decisione: no alla vendita
La Commissione ad referendum sottoporrà alla sessione dell’anno prossimo i progetti di utilizzo per anziani e per
immigrati, corredati dai piani di finanziamento: in ogni caso si tratterà di rispondere ad un’esigenza concreta
Ci sono due fantasmi che agitano le notti dell'Europa, due grandi questioni epocali che agitano
i sonni dei politici e degli esperti,
che caratterizzeranno il futuro del
vecchio continente. Questioni su
cui si giocano e si giocheranno te
risposte della politica, dell’economia e dell’intera società. Si tratta
dell’età media della popolazione,
che si fa sempre più elevata, e
del bussare alle nostre porte di
milioni di vecchi e nuovi migranti: asiatici, nordafricani, profughi
dei paesi dell’Est.
Allora probabilmente non è per
caso che questi due ’’poli”, queste due emergenze abbiano caratterizzato un dibattito che per certi versi è andato anche oltre alla
questione, specifica e concreta
F. Cdisson, relatrice della Commissione ad referendum.
in tutta la sua urgenza, di Villa
Olanda.
Benché interrotta e svoltasi in
due tronconi la discussione ha richiamato un pubblico estremamente partecipe; leggermente inferiore a quello che ha seguito il
dibattito sull’otto per mille, esso
era forse ancora maggiormente
coinvolto e si sentiva ’’parte in
causa” come in pochissime altre
occasioni.
Forse questo è dovuto al fatto
che, come ha detto Sergio Rostagno nel suo intervento, qualcosi sta trasformando nella nostra
chiesa, e la dimensione dell’assistenza e dei servizi (che si esplicano in svariatissime forme, anche
se — è stato detto — con un certo calo d’attenzione per i problemi dei minori) sta prevalendo in
maniera sempre più netta, almeno
in fatto di aspettative da parte della base, rispetto alle attese della
predicazione.
In apertura del dibattito la
Commissione d’esame si era detta
concorde con la Commissione ad
referendum, di cui è stato apprezzato il lavoro, che aveva individuato tre possibili destinazioni
della casa, fra le 12 pervenute nel
corso dell’anno, da sottoporre all’assemblea sinodale: una struttura per anziani autosufficienti;
una struttura mista per anziani
autosufficienti e anziani non autosufficienti; un centro di accoglienza per immigrati extracomunitari
che svolgerebbe parallelamente la
funzione di ospitalità per gruppi
con programmi autogestiti.
Secondo queste indicazioni, alla
base delle quali era la ferma volontà di soprassedere alla vendita
dell’immobile (riaffermata con vigore da alcuni interventi nel dibattito), al di là delle valutazioni
non sempre collimanti tra i conti
dell’Ufficio tecnico della Tavola
e quelli del progetto presentato
(in materia di costi per la ristrutturazione, secondo le prime due
ipotesi di lavoro), e tra conti della
'Tavola e membri della Commissione ad referendum per quanto
riguarda l’attuale gestione ordinaria della casa, si è iniziata la discussione.
Opportunamente Maddalena
Giovenale Costabel, a nome della
Tavola, aveva sottolineato la necessità di inquadrare la questione
nell’ambito più vasto del problema della diaconia e Sergio Ribet
aveva prospettato l’intenzione, se
si fosse deciso per l’alienazione
dell’immobile, di destinarne il ricavato alla diaconia proprio nel
settore dell’assistenza agli anziani.
In seguito Giorgio Tourn ha osservato che le esigenze a cui dovrebbero rispondere i tre progetti
in questione sono tutte estremamente reali ed effettive. Nella vai
Pellice sono centinaia le persone
anziane in lista d’attesa per un
posto in una struttura.
D’altra parte, e questo è un
elemento su cui sono tornati altri
interventi, Tourn ha osservato che
il progetto di centro per immigrati è più « agile » come struttura,
più elastico; permetterebbe eventuali modifiche di destinazione per
altri scopi, non essendo vincolato
alle rigide norme che regolano le
case per anziani. Sarebbe insomma un’ipotesi che potrebbe evol
IPOTESI 1 E 2
Casa per anziani
Per quanto riguarda lo studio
di fattibilità (non si tratta infatti di un progetto vero e proprio) come casa per anziani, presentato dalla Commissione ad
referendum con la collaborazione gratuita di due architetti,
occorre ricordare che l’intera
struttura di Villa Olanda è classificata come « presidio socio-assistenziale », è autorizzata come
tale ai sensi delTordinamento regionale e costituisce zona a servizi nell’ambito del piano regolatore generale intercomunale.
Lo studio di fattibilità a sua
volta prevede — in questo settore — una duplice destinazione:
1 ) Struttura per autosufliclenti con camere ad un letto e
n due letti con servizi secondo
le norme vigenti. I posti sarebbero 55 ed il personale ammonterebbe a 13 persone.
2) Struttura mista per autosufficienti e non. Mentre la ristrutturazione comporterebbe la
stessa spesa della soluzione precedente (e vale a dire circa 3
miliardi e 200 milioni), il personale salirebbe a 28 unità con
conseguenti maggiori rette. Gli
ospiti autosufflcienti sarebbero
35 ed i non autosufficienti 20
(per i quali ci sarebbe la convenzione con ruSSL).
La Commissione ha sottolineato come questa seconda soluzione verrebbe incontro alle esigenze sempre più grandi, prive di
risposta, e per di più destinate
ad aumentare nei prossimi anni
pon l’aumento del tasso di anzianità.
vere, e che tra l’altro prevederebbe interventi minimi sulle strutture ora esistenti.
Tale utilizzo, infine, darebbe un
segnale diverso rispetto alla tendenza, sempre più marcata nella
valle, a diventare un « gerontocomio ».
E’ stato poi particolarmente significativo l’intervento del pastore
battista Paolo Spana, al Sinodo in
rappresentanza della EGEI di cui
è vicepresidente oltre ad essere segretario del Servizio rifugiati e
migranti della Federazione stessa.
Nel suo contributo Spanu ha fatto
presenti alcuni parametri e alcune
condizioni che occorrerà considerare molto attentamente nel perfezionare la « terza ipotesi » e nel
realizzarla se fosse quella scelta.
Occorre valutare molto attentamente il numero e le qualità degli immigrati da ospitare (un uomo solo proveniente dall’Albania
avrà aspettative e modalità d’inserimento ben diverse da quelle di
una famiglia ghanese); occorre che
per costoro non venga a crearsi
un ghetto, il che significa pensare
seriamente a quali possano essere
le concrete speranze di inserimen
II Sinodo ’92 deciderà l’utilizzo futuro di Villa Olanda.
Altri interventi hanno optato
per la possibilità di orientarsi a
rispondere ai problemi degli anziani; interventi meno numerosi
ma significativi, anche perché stimolanti riflessioni sono utili sem
Maddalena Giovenale interviene a nome della Tavola valdese.
to nel tessuto sociale vero e proprio del territorio; e di conseguenza sarà necessario vagliare rigorosamente le opportunità occupazionali che potranno presentarsi.
Alla « questione lavoro » hanno
accennato anche altri interventi,
da quello di Sergio Aquilante a
quello di Maria Bonafede, mentre
altri dubbi sono sorti sull’impatto
sociale che una comunità di accoglienza per immigrati potrebbe
avere. Ci sarà localmente la sensibilità necessaria?
pre al di là di quella che sarà la
decisione di merito.
In questo senso, questo almeno
credo personalmente, possono leggersi l’intervento del pastore Aldo
Comba (occorre rivalutare l’anziano, avere per lui una diversa
considerazione delle sue potenzialità, e tener presente tutto ciò nella
cura d’anime) e quello del dott.
Marco Ricca. La sua richiesta di
affiancare un’ulteriore ipotesi (casa per non autosufficienti per cause estremamente specifiche) non è
IPOTESI 3
Centro per immigrati
L’ipotesi, formulata da un
gruppo di operatori sociali, prevede che nella casa vengano ospitati immigrati extracomunitari.
Accanto a questa funzione vi sarebbe un’attività di ospitalità di
gruppi con programmi autonomi, che potrebbero portare a
buona parte del finanziamento
necessario per la conduzione della struttura.
Gli ospiti immigrati, peraltro,
potrebbero organizzarsi in cooperative e in agenzie di servizi
(pulizia, manutenzione) per conto terzi, e contribuire in tal modo alla gestione. Non sarebbero
da escludere attività di artigianato.
Il progetto sarebbe poi segui
to anche dal Servizio rifugiati
e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia,
mentre l’inserimento concreto
degli ospiti nel tessuto sociale
della vai Pellice potrebbe prevedere una collaborazione con altre realtà presenti, da Agape al
Collegio valdese, dal Centro culturale a Radio Beckwith, per arrivare ai gruppi e alle associazioni di volontariato e all’ente
pubblico per quanto di sua competenza.
Il personale necessario sarebbe limitato a poche persone, più
la collaborazione degli ospiti.
Una cifra orientativa per la ristrutturazione sarebbe sui 575
milioni.
stata recepita, ma quelle parole
sono state importanti nel richiamare tutti su un argomento che sarebbe anzi da approfondire. Negli
USA e nell’Europa del nord l’attività assistenziale si fa carico di
fornire risposte specialistiche a infermità molto diverse tra loro, e la
vita di chi ne è colpito è segnata
in maniera diversa, di modo che
anche l’assistenza è diversa, e non
solo per gli aspetti tecnico-clinici.
(Anche qui, come si vede, ritorna
il carattere... continentale ed epocale del problema).
Un aspetto che è stato infine
considerato è quello dei costi dell’attuale gestione: l’ordine del
giorno ha dato voce alle preoccupazioni della Tavola, ed il testo
approvato (75 favorevoli, 27 contrari, 30 astenuti) impegna le chiese a coprire « gli eventuali deficit
di gestione».
Sarà l’approfondimento dei progetti ad orientare la discussione
che Tanno prossimo dovrà portare
il Sinodo ad una decisione operativa; sarà la sensibilità dei singoli,
che si è già manifestata in una notevole risposta popolare di fronte
alla prospettiva della vendita, e
quella delle chiese a far sì che di
Villa Olanda e del suo futuro si
parli tutto Tanno.
Alberto Corsani
Progetti per il futuro
Il Sinodo, sentito il parere della Commissione ad referendum (51/
SI/90) favorevole al mantenimento
di Villa Olanda, e considerata la
validità delle ipotesi di utilizzo (anziani e immigrati) da essa prospettate;
impegna la Tavola valdese a non
alienare la proprietà denominata
Villa Olanda;
chiede al Seggio di nominare
una commissione che elabori, nel
quadro delle ipotesi sopra richiamate, e d’intesa con le chiese del
I circuito, i progetti di utilizzo più
rispondenti alle esigenze della chiesa e della popolazione, e li presenti ai prossimo Sinodo accompagnandoli con precisi piani di finanziamento.
In merito all'attuale temporanea attività di Villa Olanda il Sinodo impegna le chiese alia copertura degli eventuali deficit di
gestione.
Commissione
Il Seggio nomina la commissione Villa Olanda di cui all'art. 42
nelle persone di Franca Coisson
(relatrice), Arturo Bouchard, Aldo
Comba, Sergio Eynard, Adolfo Rostan. Paolo Landi, Massimo Rivoiro, Vito GardioI, Sergio Gay.
8
^ sinodo valdese e metodista
Domenica ore 15^0: chi non ha trovato posto nel tempio
il culto inaugurale dal prato antistante.
RAPPORTI CON LO STATO
No airora cattolica
nella materna
La battaglia è stata condotta finora in difesa di un diritto non « nostro », ma di tutti
La battaglia per la libertà di
tutti, per la piena facoltatività
dell’insegnamento della religione cattolica (Ire) nella scuola
pubblica è stata vinta grazie
all’impegno delle nostre chiese
che tra l’altro hanno pagato le
spese legali di quasi tutti i ricorsi al TAR, al Consiglio di Stato e davMti alla Corte Costituzionale. L’iniziati'va giurisdizionale (condotta efficacemente dagli
avv. Trotta, Grassi, Mauceri e dal
prof. Barile) ha avuto come suo
punto finale due sentenze della
Corte Costituzionale: la 203/89 e
la 13/91. In queste sentenze si
ribadiscono due principi costituzionali che devono trovare applicazione anche per quanto riguarda Tire: la laicità come principio inderogabile dello stato italiano, la facoltatività delTIrc che
ha come conseguenza anche la
possibilità di lasciare la scuola in
concomitanza con l’ora di Ire.
La nostra non è stata una battaglia in difesa di un diritto « nostro » in quanto appartenenti ad
una religione diversa dalla cattolica, come da qualche parte si
è voluto scrivere, ma una battaglia per la libertà di tutti. Una
battaglia di libertà che dovrebbe
indurre tutte le chiese, ed in primis quella cattolica, a non considerare penalizante il fatto che
ragazzi e famiglie siano pienamente liberi di accettare insegnamenti religiosi confessionali.
Il Sinodo, discutendo brevemente della situazione venutasi a
creare dopo queste due sentenze,
ha sottolineato il suo apprezzamento per l'azione della Tavola
ed alami interventi hanno messo
in rilievo come nella pratica burocratica continuino le discriminazioni nei confronti di coloro
che non si avvalgono dell’Irc.
Liliana Viglielmo ha evidenziato come nelle scuole elementari i
testi relativi alla religione cattolica siano gratuiti, mentre quelli
per le "attività alternative” siano
a pagamento. (In Piemonte, dall’anno scolastico ’91/92 i non avvalentesi potranno beneficiare
di sussidi gratuiti per la somma
di lire 2.0ÓO annue!).
Nino Gullotta ha riferito come
in molte scuole non vengano nemmeno più distribuiti i moduli per
le scelte.
Si tratta di episodi che non possono più vedere l’iniziativa della
Tavola. Sui principi generali era
giusto che fosse la Tavola ad agire. Sul contenzioso locale è bene
che siano le chiese locali, in collaborazione con altre associazioni,
a prendere l’iniziativa. In ogni caso si possono sempre segnalare
episodi di discriminazione alla
Tavola che li valuterà caso per
caso.
C’è invece un'altra questione
più generale che la Tavola dovrà
seguire per incarico del Sinodo:
l’Irc nelle scuole materne di
stato e comunali. Numerosi pedagogisti hanno evidenziato coinè sia sbagliato dividere bambini e bambine sotto i sei anni in
base alle opzioni religiose dei genitori; si tratta perciò di iniziare una nuova azione di tipo culturale e anche giuridico per ottenere l’abolizione dell’Irc nella
scuola materna. Sarà un compito
non facile.
>::SÌÌÌS:fE
G. G.
Religione a scuola
Silvana Nitti (Napoli) interviene
sull'otto per mille.
Il Sinodo esprime alla Tavola
valdese l’apprezzamento per il suo
impegno attento e puntuale a sostegno dei diritti di coloro che
scelgono di non avvalersi dell'insegnamento religioso cattolico;
si rallegra per l'elevato contenuto e le chiare conclusioni della
sentenza emanata dalla Corte costituzionale (n. 13/1991) che è venuta a concludere positivamente
una lunga battaglia per la difesa
del diritto di libertà in materia di
religione;
invita la Tavola valdese e le
chiese a continuare neH'azione di
vigilanza sulla corretta applicazione dei principi fissati dalla Corte
Costituzionale affinché l’insegnamento cattolico venga escluso almeno a livello della scuola materna.
Le ragioni a favore
La discussione, protrattasi per quasi un Intera giornata, ha visto emergutti i
I ecclesiologia, dell’etica, del quadro politico italiano, del rapporto fr^gonia
segue
« Sì, sì, no, sì, no... »: in un silenzio attento, nelTaula gremita, il
presidente scandisce il responso
dell’urna. Si è votato a scrutinio
segreto, ad evitare eventuali confusioni nel conteggio dei voti a favore e di quelli contrari all’otto
per mille. Siamo al termine di una
giornata tra le più faticose di questo Sinodo, dopo un dibattito durato molte ore, in cui le ragioni
del « sì » e quelle del « no » si sono confrontate in modo democratico ed ampio. Nei 45 e più interventi tutti gli argomenti sono stati
sviscerati, tutte le voci sono state
sentite; ognuno ha avuto modo di
esprimersi.
La chiesa
si regge da sé
Il dibattito
è stato seguito da un jolto pubblico anche nel giardino
della Casa valdese.
La discussione ha avuto inizio
al mattino con la relazione della
Commissione ad referendum (relatore Eugenio Bernardini) nominata dal Sinodo dell’anno scorso,
con l’incarico di valutare « le
conseguenze di un orientamento
chiesa, che recita: « La Chiesa,
fondata sui principi dell’Evangelo,
si regge da sé in modo indipendente nell’osservanza della sua confessione di fede e del suo ordinamento, senza pretendere alcuna
condizione di privilegio nell’ordine temporale, né consentire nel
proprio ordine ad ingerenze o restrizioni da parte della società civile ».
Concordato, ma è stato attuato sottraendosi alla logica concordataria.
La metafora della
pulce e dell’elefante
Concordato, Intesa,
legge 222
Un intervento di Federico Roela.
favorevole a rendere la nostra
chiesa potenziale destinataria della scelta dei cittadini-contribuenti » (29/SI/90). In una prima conclusione la Commissione riteneva
di poter affermare: « ...il nostro
ordinamento (...) non contiene
principi che escludano la possibilità di acquisire finanziamenti e
contributi pubblici, erogati anche
in applicazione di leggi che contemplino esclusivamente gli enti
ecclesiastici, ove tali contributi e
finanziamenti non siano destinati
alle attività di culto ed alla assistenza spirituale », dando così
una interpretazione larga dell’art.
5 della Disciplina generale della
Poiché, com’è noto, la possibilità di usufruire di parte della
quota dell’8%0 del gettito IRPEF
è data in base ad una estensione
della legge 222, collegata al Concordato tra lo Stato italiano e la
Santa Sede, rapporto giudicato di
tipo privilegiario, si trattava anzitutto di capire se anche le nostre
chiese entravano o meno in quel
tipo di logica. Per alcuni (come
Silvana Nitti) una legge privilegiarla come la 222, se estesa a tutti, cessa di rimanere tale; non solo,
ma il meccanismo prevede la libera scelta del cittadino — ha osservato Piero Trotta — per cui
nel Concordato, che prevede due
soli interlocutori, lo stato e la
Chiesa cattolica, si inserisce un
terzo elemento, per cui si aprono
spazi nuovi. Sempre su questa linea altri hanno osservato (Claudio
H. Martelli, Sergio Aquilante) che
non necessariamente l’attribuzione
dell’8%o deve essere regolata in
base alla legge 222. Franco Becchino ha anche osservato che l’art. 8
della Costituzione, in base al quale è stata stipulata l’Intesa del
1984, segue l’art. 7, quello del
Altri, invece, sono stati più pessimisti: percependo l’8%o, ha osservato Paolo Gay, avalleremmo
il sistema concordatario. Si tratta,
anzi, di finire ad essere agganciati al carrozzone della Chiesa
cattolica, per raccogliere poche
briciole. Saremo, ha detto Franco
Giampiccoli, come una pulce sulla
groppa di un elefante che va da
est ad ovest; ma siccome lei va da
nord a sud, è convinta di andare
in una direzione diversa da quella
dell’elefante che la porta!
Circa, infine, la possibilità di
accedere al finanziamento in base
ad una legge diversa dalla 222,
l’esperienza dei pentecostali e degli avventisti sembra escluderla a
priori. La norma è stata applicata
a quelle chiese con gli stessi criteri
usati per la Chiesa cattolica.
Su tutt’altro versante, quello
dell’ indipendenza della chiesa,
Giorgio Bouchard ha ricordato
che, proprio nel momento in cui il
Sinodo del 1851 stabiliva il principio che « la Chiesa si regge da
sé », un terzo dello stipendio dei
pastori valdesi veniva pagato dallo stato sabaudo.
Una questione di etica
o di ecclesiologia?
Piero Trotta (Palermo) e i pastori Giorgio Bouchard (Napoli) e Sergio Aquilante (Palermo) durante i lavori del Sinodo.
Ma che cos’è lo stato, e come la
chiesa deve rapportarsi ad esso?
Anche se non affrontata per esteso, la questione è stata presente
in vari interventi. Emidio Campi
ha osservato che la questione non
attiene all’ecclesiologia ma fa parte del campo dell’etica. Noi ci troviamo oggi a vivere la tappa di
un processo iniziato nel 1848,
quando le chiese valdesi decisero
di inserirsi nella società italiana.
L inserimento di una minoranza in
un processo, qualunque esso sia,
comporta inevitabilmente problemi di identità. E’ dunque necessario trovare un punto ideale tra la
fede e l’etica. Per Giorgio Tourn
noi non abbiamo mai elaborato in
modo sufficiente la nostra concezione dello stato. A quale stato intendiamo fare riferimento? E’ probabile che noi abbiamo una concezione illuminista, laicista, di uno
stato di tipo francese. Pur denunciandone errori e manchevolezze,
non abbiamo mai disprezzato lo
stato, per sostituirci ad esso, co-
9
sinodo valdese e metodista
IL DIBATTITO SULL’OTTO PER MILLE
>re contro una scelta
mergutti i possibili aspetti della questione, analizzata dai punti di vista delto frjconia e predicazione - Le divergenze non hanno prevalso sul clima fraterno
me invece altri hanno tentato di
fare. Per Ruggero Marchetti qui
si gioca un aspetto della nostra
identità riformata. Abbiamo il senso dello stato, perciò siamo laici e
ci rendiamo conto che, insieme
agli altri, siamo chiamati ad edificare uno stato. Percependo l’8%o
finiremmo fatalmente per badare al
nostro « particolare ». Bruno Corsani ha rivolto un appello alPobiezione di coscienza contro la politica fiscale dello stato e denunciato una azione di arrembaggio delle chiese ai danni dello stato stesso.
Lo stato, ha ricordato Sergio
Aquilante, è soggetto che si modifica anche profondamente. Pertanto va tenuta aperta la dialettica
con la società civile e politica: da
qui la necessità di non delegare
tutti i servizi allo stato. La gestione del denaro, tuttavia, dovrà rispondere a criteri di assoluta trasparenza e democraticità.
Ma a questo punto si aprono
due ordini di problemi.
Il primo riguarda l’amministrazione. E’ vero, come ha ricordato
Giovanni Anziani che in varie occasioni, e non solo in situazioni
drammatiche, persone non appartenenti alle nostre chiese ci hanno affidato doni, ritenendoci degni
e responsabili. Ma non possiamo,
ha ribattuto Marchetti, presumere di amministrare meglio e più
correttamente di altri. Questo
pensiero, ha osservato Arrigo Bonnes, ci condurrebbe a coltivare
l’idea di una chiesa « maestra »,
che ci è estranea. Eppure, ha ancora detto Anziani, proprio il modo in cui il denaro verrà utilizzato
potrà essere una testimonianza forte da dare al nostro paese.
Diaconia e
predicazione
Un altro problema, dibattuto in
modo più esteso, riguarda la diaconia. E’ un compito infinito, ha
osservato il medico Marco Ricca,
e le nostre opere sono testimonianza e servizio. Aldo Comba ha
ripreso il concetto, aggiungendo
che però va pagata con i nostri
soldi, oltre che essere resa a causa
della nostra fede; altrimenti è gestione per conto terzi. D’altra parte come fare, s’è chiesto Giuseppe
Platone, a mantenere opere onerose come, per esempio, il Servizio
cristiano, quando solo il 5% delle
sue entrate è rappresentato da contributi delle chiese italiane? Bisognerebbe avere il coraggio di ridimensionare la nostra diaconia.
Su questa linea Giorgio Bouchard
ha avvertito che un eventuale rifiuto dell’8%o suonerebbe come la
campana a morto delle nostre
opere.
Ma è possibile rifiutare il denaro dello stato per il culto (principio già stabilito in Sinodi precedenti) e prenderlo, invece, per la
diaconia? Gianni Fornari lo ha
escluso perché predicazione e diaconia sono inseparabili. Altri, anzi,
hanno sottolineato che la diaconia
è l’esplicitazione del ministero della riconciliazione, e come tale fa
parte della predicazione cristiana.
Insegnamento e guarigione sono
due aspetti inseparabili, e intercambiabili, dell’opera di Gesù.
Perciò il nostro servizio, anche se
formalmente è semplicemente una
azione sociale, si differenzia profondamente nelle sue motivazioni
di fondo.
Fame nel mondo,
CEVAA, cultura
Alcuni, come Bruno Rostagno,
riprendendo una proposta di Tullio
Vinay, hanno proposto una destinazione delle somme per combattere la fame nel mondo, finanziando i programmi della CEVAA; oppure, ha ancora aggiunto, destinandole ai beni culturali. Ma in
sede di discussione delTodg la prima di queste due proposte è stata
respinta, e della seconda non si è
più parlato. Altri hanno osservato che non abbiamo mai avuto
to. Scegliere, ha ricordato Maria
Bonafede, significa sempre perdere
l’innocenza. E’ in gioco non la nostra fede, ma la nostra immagine,
ha detto Giorgio Tourn. Se diremo « no », la stampa dirà che
siamo dei radicali esasperati; se
diremo « sì » saremo semplicemente degli integrati. Ma una volta fatta la scelta dovremo preoccuparci di come ricostruire la nostra fede. Legata all’immagine è
anche la questione delle alleanze.
In questi anni, ha notato Franco
Calvetti, abbiamo potuto contare
sulla collaborazione con varie forze laiche e democratiche come il
Votazione a scrutinio segreto: lo spoglio delle schede.
problemi di coscienza ad accettare
doni di chiese sorelle dell’estero
che ricevono a vario titolo finanziamenti da parte dello stato. Becchino, con termine immaginifico,
ha detto che noi abbiamo sempre
fatto la « transustanziazione » dei
quattrini.
Quando e come
iniziare le trattative
Ma, oltre a problemi di fondo,
sono anche emerse questioni pratiche. Intanto quando aprire le
trattative con lo stato? Giorgio
Tourn ha suggerito di farlo nel ’94,
quando scadrà l’attuale Intesa; ed
allora trattare anche questo problema, insieme agli altri, per evitare l’impressione che il nostro
unico progetto sia quello di mettere le mani sulT8%o.
Gianni Long ha messo in guardia il Sinodo da un facile ottimismo; intanto bisognerà vedere in
che modo lo stato accetterà di trattare, se da pari a pari, o con qualche esperto inserito in una commissione governativa; e poi, in caso di esito favorevole, difficilmente si riceverà qualcosa prima del
’96 o ’98.
Ma, oltre a questo, non mancano le domande alle quali non è
facile dare una risposta. Per esempio, ha chiesto Paolo Gay, per
quale politica diaconale si vogliono prendere i soldi? Eugenio Bernardini ha chiesto perché il rendiconto amministrativo dovrà essere dato al ministero degl’interni
anziché, come sarebbe logico, a
quello del Bilancio. Forse che gli
evangelici costituiscono una questione di ordine pubblico? E chi
gestirebbe i fondi? La Tavola? La
CIOV? Una commissione apposita? Con quali finalità, in quale
rapporto con le opere, con quali
criteri? Sono problemi che vanno
risolti preliminarmente.
Il Sinodo ha ascoltato i pareri
favorevoli e quelli contrari e si è
predisposto alle operazioni di vo
Comitato per la laicità della scuola, le Comunità di base e altre.
Un eventuale « sì » renderà problematico il proseguimento del lavoro con quelle forze che si battono per una realtà diversa, più libera e democratica.
Così il Sinodo è andato al voto.
Per poter concludere le operazioni
è stato spostato l’orario di chiusura dei lavori. I votanti sono 168,
maggioranza 85. Il presidente legge le ultime schede: « ...no, sì, sì,
sì ».
I voti favorevoli sono stati 91,
quelli contrari 73, gli astenuti sono stati 4. L’odg favorevole all’8%o è passato.
Appello ai
membri di chiesa
Che cosa succederà ora? Diminuiranno, come ha detto nel suo
pessimismo Marco Rostan, le contribuzioni dei membri di chiesa,
per cui sarà fatale attingere a
questo fondo anche per pagare i
(già miseri) stipendi pastorali? Chi
condurrà le trattative col governo? Cinque membri (su sette)
della Tavola avevano fatto sapere
in apertura di discussione di essere contrari alT8%o. Con quale
animo porteranno avanti una trattativa su un argomento che non
condividono? Su questo è stata
fatta una precisazione importante:
il Sinodo è sovrano, la Tavola porta avanti la vita delle chiese, secondo le linee che esso traccia.
Inoltre la Tavola è eletta non sulla base di un programma politico,
quasi si trattasse di un governo. Il
Sinodo è il governo, se vogliamo
ricorrere a questi paralleli della
vita politica; la Tavola è costituita da fratelli e sorelle che il Sinodo
incarica di volta in volta di eseguire le proprie delibere. Fallimenti o successi ricadono non sulle
singole persone, ma vanno attribuiti al Sinodo nel suo insieme.
Anche questo è democrazia.
Luciano Deodato
ORDINE DEL GIORNO
La decisione sinodaie
Il Sinodo, esaminata la relazione della Commissione ad referendum sulla "questione dell'8 per
mille", ne approva il contenuto e
le conclusioni;
tenuto conto del parere espresso
dalle chiese sia nell’anno in corso che precedentemente;
delibera di inserire tra le materie oggetto di trattativa con il
governo italiano, nel quadro dell’adeguamento dell’Intesa stipulata
il 21.2.1984 alle modifiche intervenute nei rapporti finanziari tra stato e confessioni religiose (già chiesto dalla Tavola), l’attuazione dell'ordine del giorno della Camera
dei deputati 9/2337/3 del 1985;
specifica che, nell’ambito di tale trattativa, dovrà essere manifestata la disponibilità della nostra
chiesa di essere destinataria delle
scelte dei cittadini contribuenti, in
ordine all'attribuzione dell'8 per
mille deiriRPEF, alle seguenti condizioni:
a) che l’attribuzione avvenga sulla base delle scelte effettivamente
espresse, con destinazione allo stato della percentuale relativa ai cittadini che non si siano avvalsi della facoltà di legge;
b) che i mezzi finanziari relativi vengano destinati esclusivamente ad interventi di carattere culturale, sociale ed assistenziale in
Italia e nei paesi del sottosviluppo.
Riservandosi di assumere ogni
opportuna determinazione, in ordine alle misure di carattere organizzativo, idonee ad assicurare la
corretta gestione delle iniziative,
si impegna, fin da ora:
ad operare perché tale gestione
avvenga con la massima trasparenza e con metodi atti a garantire
che i mezzi finanziari non siano
utilizzati per fini di culto;
ad informare i cittadini contribuenti, sia in via preventiva che
in sede di rendiconto, della destipazione dei fondi;
i-nWiS
(FINO
Un intervento dì Valdo Plavan,
deputato della chiesa di Prarostino.
a destinare una congrua porzione dei mezzi finanziari ad interventi diretti o tramite gli organismi ecumenici, idonei a combattere il tragico problema della fame
del mondo.
In questa prospettiva, che collega la legittimità della destinazione alla nostra chiesa deM'8 per
mille deli’IRPEF a finalità strettamente sociali, assistenziali e culturali, considerato che vivono ed
operano nella nostra società altri
soggetti, diversi dalle chiese, che
svolgono analoghi compiti, il Sinodo impegna la chiesa, a tutti i
livelli, a promuovere iniziative dirette alla modifica dei meccanismi
di legge in forme idonee a consentire che anche tali soggetti possano essere destinatari delle scelte dei cittadini contribuenti.
L’ITER DELLA FUTURA TRATTATIVA
E adesso?
L’accettazione da parte del Sinodo di estendere anche alle
Chiese valdesi e metodiste la possibilità di essere destinatarie di
una quota percentuale dell’8%o
del gettito delTIRPEF, non avrà
come effetto automatico che sulle schede del mod. 740 o del mod.
101 relative alla prossima dichiarazione dei redditi ci sarà una casella in cui firmare per l’opzione
a favore delle Chiese valdesi e
metodiste.
Questo sarà il punto finale della trattativa con lo stato italiano
per « l’adeguamento » dell’Intesa
approvata nel 1984. Secondo il
volere del Sinodo la Tavola dovrà nominare una commissione
che dovrebbe incontrarsi con
un’altra commissione nominata
dal presidente del Consiglio dei
ministri e che al termine della
trattativa dovrebbe redigere una
bozza di Intesa. Tale bozza dovrebbe poi essere sottoposta al
Sinodo, poi si passerebbe alla
sottoscrizione da parte del moderatore e del presidente del Consiglio dei ministri ed infine, dopo
la sua approvazione da parte sia
della Camera che del Senato, diventerebbe legge. Solo a quel
punto il ministero delle Finanze
inserirà nei modelli delle dichiarazioni dei redditi la casella relativa alle nostre chiese.
Nella trattativa con lo stato la
nostra commissione dovrà anche
negoziare le modalità della cosiddetta defiscalizzazione, cioè la
possibilità di detrarre dal reddito imponibile le donazioni in
denaro a favore delle nostre chiese in misura da determinarsi
(per la Chiesa cattolica, gli avventisti e i pentecostali è attualmente di 2 milioni annui).
wm/mm
'wigium.
mà
Commenti e discussioni dopo il risultato della votazione.
10
sinodo valdese e metodista
13 settembre 1991
FACOLTA’ DI TEOLOGIA
OPCEMI
Un anno positivo Un forte impegno
L «."Sri?."'';' •' !:si“ iT.?U“.rl
la Vita delle chiese - Le novità della biblioteca e del regolamento
No
igranti
Un anno accademico inconsueto, quello trascorso, per l’alto
numero di studenti iscritti al
1® anno della Facoltà teologica;
dodici studenti per il piccolo
ateneo di via Pietro Cossa è un
grande segno di speranza per la
vita delle chiese. Un anno denso
di iniziative, sia a livello studentesco che di docenti, che si sono
riflesse nelle relazioni al Sinodo
del Consiglio accademico e della
Commissione d’esame. Quest’ultima ha introdotto il dibattito
sinodale (purtroppo tutto l’argomento è stato trattato in una
sola ora, se^o anche questo di
uno squilibrio interno al Sinodo
stesso) sottolineando la positiva
atmosfera che si respira nelle
aule della Facoltà anche in conseguenza del ’’ritorno" degli studenti alla residenza del Convitto
e del buon rapporto instaurato
con il corpo docente.
_ Dalla cattedra di teologia pratica partono nuove iniziative tese
a portare gli studenti a conoscere, prossimamente, sul campo
alcune realtà diaconali della nostra chiesa nel Mezzogiorno. Nel
corso del dibattito si è sottolineata la necessità che la Facoltà
diventi sempre più e meglio un
luogo di approfondimento e confronto su molte delle tematiche
presenti nelle discussioni sinodali: dai rapporti con lo stato
alla relazione tra predicazione
e diaconia, aH’ecumenismo... Si
tratta inoltre — è stato osservato nel corso del dibattito —- di
saper coniugare l’efficienza accademica con la cura degli studenti; un rapporto questo dal difficile equilibrio ma che, forse anche grazie al nutrito gruppo di
studenti, è stato pienamente
mantenuto. L’assemblea ha registrato con dispiacere l’assenza
del prof. Paolo Ricca dovuta ad
un incidente che lo costringerà
al riposo per un breve periodo.
Il presidente Taccia e Massimo Aquìlante, relatore della CdE.
Si è inoltre discusso delle nuove prospettive della biblioteca
della Facoltà, che ha messo in
cantiere un nuovo interessante
progetto di ampliamento dei propri locali nei quali si potranno
immagazzinare oltre 30 mila nuovi volumi; il costo complessivo
dell’operazione supera il mezzo
miliardo. Due nuovi impiegati
lavorano nella biblioteca (Henry
Olsen, ex studente in teologia,
e Cinzia Claudia lafrate), diretta
dal prof. Daniele Garrone dopo
lunghi anni di grande lavoro del
prof. J. Alberto Soggin e di sua
moglie Aja. Il prof Garrone, su
designazione del corpo pastorale,
è stato nominato xmanimemente
dal Sinodo professore ordinario
di Antico Testamento dopo 3 anni
di straordinariato. Un lungo applauso ha sottolineato il valore
di questa nomina. E’ stato inoltre approvato il nuovo Regolamento della Facoltà dopo che
l’anno scorso il Sinodo aveva
dotato l’ateneo di un nuovo Sta
ISCRIZIONI
Anno Accademico
1991-92
CORSO DI LAUREA
Per Fimmatricolazione al
corso di laurea va presentata
domanda entro il 25 settembre su modulo fornito dalla
segreteria. Si richiede la maturità classica o altro titolo
di scuola secondaria superiore giudicato equipollente con
l’obbligo di esami integrativi.
Un anno di studio integrativo viene richiesto a coloro
che non hanno fatto 5 anni
di scuola secondaria superiore. La frequenza è obbligatoria.
Per permettere la frequenza sono previsti sussidi di
studio. La domanda deve essere debitamente motivata. Il
modulo relativo viene spedito a chi ne fa richiesta.
CORSO DI DIPLOMA
La domanda d’iscrizione va
presentata sul modulo da richiedere alla segreteria, che
invia tutte le necessarie informazioni.
TASSE ACCADEMICHE
Le tasse accademiche sono
fissate, per l’anno 1991-1992,
nella seguente misura.
Corso di laurea:
— immatricolazione, L. 100
mUa;
— frequenza per i quattro an
ni regolari, L. 100.000 a semestre;
— iscrizioni fuori corso, L.
100.000 all’anno.
Non verranno richieste tasse di frequenza per l’anno all’estero e per eventuali anni
successivi autorizzati dal Collegio accademico, per il periodo del servizio militare o
civile e per comprovate cause di forza maggiore nell’interruzione degli studi, accettate dal CoUegio accademico.
Corso di diploma:
— iscrizione, L. 100.000;
— frequenza per i tre anni
regolari, L. 100.000 all’anno;
— tassa per ogni esame sostenuto dopo il terzo anno, L. 30.000.
Gli esami sostenuti da studenti non in regola con il pagamento delle tasse verranno
segnalati dal segretario al
Consiglio per Tannullamento.
Gli importi vanno versati
sul ccp n. 24717001 intestato
alla Facoltà.
I programmi dei corsi sono disponibili in segreteria.
Facoltà valdese, via Pietro
Cossa 42, 00193 Roma. Tel. 06/
321.0789.
Il segretario
prof. S. Rostagno
tufo. La rivista Protestantesimo,
edita dalla Facoltà, rinnovata
nella veste grafica, ha presentato nel corso dell’anno nuovi importanti saggi di teologia e di
storia. Tra questi segnaliamo
la rievocazione della persona e
dell’opera di Valdo Vinay, scomparso l’inverno scorso a Roma,
indimenticabile figura di docente che dal 1940 ha vissuto in
Facoltà come professore di storia del cristianesimo e di teologia pratica, oltre a dirigere la
biblioteca.
Il prossimo anno accademico
si aprirà a metà ottobre con una
prolusione nell’aula magna tenuta dal presidente della Conferenza metodista mondiale, pastore
Donald English.
Giuseppe Platone
Professore ordinario
Il Sinodo, udita la proposta del
corpo pastorale, delibera il passaggio; con effetto immediato, del
past. Daniele Garrone da professore straordinario a professore ordinario della Facoltà valdese di teologia.
Regolamento
Il Sinodo adotta il Regolamento
della Facoltà valdese di teologia nel
testo riportato in appendice (v. Appendice n. 6).
Approvazione
Il Sinodo approva l’operato del
Consiglio di Facoltà e lo ringrazia
per il suo impegno.
Nella relazione al Sinodo il
Comitato permanente dell’OPCEMI (CP) riferiva della positività deH’annc trascorso: intensificazione di rapporti internazionali con la famiglia metodista nel mondo, che aveva visto il 23-29 ottobre l’organizzazione di una consultazione col
General Board of Global Ministries, l’apertura della American
Waldensian Society al contributo metodista, la visita di una
folta delegazione italiana alle
chiese metodiste inglesi, la sistemazione dei rapporti amministrativi con la Chiesa metodista
inglese per la proprietà della
Chiesa di Ponte Sant’Angelo a
Roma, l’invio di alcuni pastori
in Italia (Amy Visco e Ronald
Schooler).
Il past. Claudio H. Martelli,
presidente dell’OPCEMI, ha potuto riferire brevemente di un’altra importante partecipazione
metodista: l’Assemblea mondiale metodista a Singapore (si veda l’ampia relazione pubblicata
sul numero scorso di questo
giornale, n.d.r.) dove tra gli
speaker ufficiali in sessione plenaria vi è stata la testimonianza italiana di Febe Rossi Cavazzutti.
Sul piano della vita delle chiese italiane la relazione offriva
numerosi spunti di riflessione
circa l’impegno sociale delle
chiese a favore dei migranti. A
Mezzano Inferiore e a Intra si
stanno ristrutturando alcuni locali per un’opera di accoglienza agli stranieri, ma tutte le chiese, da Palermo a Bologna, da
Padova a Milano a Firenze, hanno un’attività sociale a favore
degli immigrati. Una goccia dentro il mare delle necessità, avverte la relazione.
Circa le prospettive future:
quest’anno si terrà a Roma un
convegno storico sui 130 anni di
presenza metodista in Italia e
continuerà il sostegno alle opere metodiste in Italia: San Marzano. Radio Trieste evangelica.
Ecumene, Casa mia. Casa materna, le opere sociali di Villa
San Sebastiano e di Scicli che
si caratterizzano sempre più come luoghi in cui crescono vocazioni ai ministeri della chiesa.
Sul piano economico l’OPCEMI
raggiunge il pareggio tra le entrate e le offerte e il past. Martelli ha potuto annunciare che,
proprio alla vigilia del Sinodo,
è stato saldato l’ultimo debito
con la Tavola valdese.
La Commissione d’esame ha
anch’essa sottolineato la positività dell’anno trascorso ed il Sinodo ha perciò ritenuto di doverne approvare gli odg.
G. G.
Claudiana editrice
NOVITÀ’
Nella collana « Piccola biblioteca teologica » esce il n. 25 :
ERMANNO GENBE
Nuovi itinerari
di teologia pratica
pp. 243, Lire 28.000
teologia pastorale o cura d’anime)
ta a partire dal pensiero dei riformatori fino a Freud Jung
Stollberg, Ansaldi. I mutamenti e gli
interrogativi che la relazione d’aiuto pone alla teologia pratica
FONDATA NEL 1855
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Il presidente del CP/OPCEMI,
pastore Claudio H. Martelli
Piano immobiliare
Il Sinodo invita il Comitato permanente deirOPCEMI a presentare
ad una prossima sessione sinodale una relazione di verifica e di
aggiornamento del piano di ristrutturazione del piano immobiliare.
Metodisti nel mondo
Il Sinodo incoraggia il Comitato
permanente dell'OPCEMI a continuare e intensificare i rapporti con
le chiese metodiste mondiali.
Approvazione
Il Sinodo approva l'operato dei
Comitato permanente deU’OPCEMI
e lo ringrazia.
NUOVI STATUTI
Per il Gignoro
«ET
e Agape
Prose^endo nel suo impegno
di riordino statutario il Sinodo
di quest’anno ha proceduto all’approvazione di due nuovi statuti, rispettivamente per il Gignoro, un centro di accoglienza
per persone anziane di Firenze, e
per Agape, il centro ecumenico
di Frali noto in tutto il mondo.
Il lavoro di riordino statutario
SI è reso necessario perché ciascuno di questi centri ha una
attività che ha valenze esterne
(cioè deve stipulare contratti di
tipo privato) per lo svolgimento
delle sue attività istituzionali.
Non sempre sono chiari i poteri
degli organi di questi istituti. Si
è reso quindi necessario definirli
meglio secondo il codice civile.
Il Sinodo per questa materia
ha approvato la « procedura d’urgenza » che ha semplificato i lavori, dovendo la Commissione
per le discipline istruire e valutare preventivamente tutte le proposte di emendamento. Avendo
la Commissione riproposto al voto al Sinodo tutti gli emendamenti presentati, il moderatore
ha posto un quesito alla stessa
Commissione sul significato del
verbo « vagliare », se la Commissione abbia o no il diritto di
esprimere il suo giudizio su
emendamenti svienti o erronei e
non sottoporli al Sinodo. Se ne
discuterà al prossimo Sinodo.
Statuto del ’’Gignoro”
Il Sinodo approva lo Statuto della Casa di riposo "Il Gignoro".
Statuto di Agape
Il Sinodo approva lo Statuto di
Agape.
11
13 settembre 1991
smodo valdese e metodista H
MATRIMONI INTERCONFESSIONALI
In un vicolo cieco
UNA PRIMA CONVOCAZIONE NEL 1993?
Verso un sinodo
Il lavoro delle commissioni cattolica e protestante di fronte al europeo
decreto della GEI: occorrerà comunque continuare il lavoro comune
Mi è accaduto più di una volta, nell'incontrarmi con dei parroci cattolici per organizzare la
celebrazione di un matrimonio
interconfessionale, di sentirmi dire: « Non ci vorrà molto per metterci d’accordo. Ormai, dopo il
Concilio, non penso ci siano difficoltà! Siamo tra credenti in Cristo e quindi tutto dovrebbe essere molto facile. Se si trattasse
di un matrimonio misto forse la
cosa sarebbe diversa, ma tra chi
riconosce Cristo come Signore!... ». Per alcuni di questi sacerdoti, e per i loro parrocchiani, è
stata una vera delusione doversi
poi ricredere scoprendo che preparare i documenti richiesti dalla gerarchia cattolica non è facile, a meno che la parte protestante non ceda subito alle sue
pretese. E per quanto si faccia
non è quasi mai possibile fare
un matrimonio interconfessionale in cui non vi sia tristezza causata dal timore di non essere stati completamente leali nel sottoscrivere gli impegni confessionali richiesti: gli sposi hanno per
10 più l'impressione che la loro
coscienza venga non educata, ma
forzata e condizionata nella loro
scelta.
Purtroppo neanche quest’anno
può essere detta una parola di
speranza in tempi migliori per
chi intende celebrare in breve un
matrimonio interconfessionale.
Lo afferma la relazione al Sinodo della « Commissione per i matrimoni interconfessionali » per il
dialogo con il cattolicesimo, che
si è incontrata cinque volte con
l'analoga Commissione della
Conferenza episcopale italiana.
« Anche in questa esperienza ecumenica, infatti, si incontrano e
si scontrano due mentalità, due
sensibilità, due teologie: quella
cattolica, tutta ispirata al principio di autorità e alla dimensione
dell’oggettivo, che la persona deve certo vivere consapevolmente,
ma su cui non può incidere oltre un certo limite; quella protestante, tutta ispirata al principio
di libertà e alla dimensione del
soggettivo, che la persona deve
vivere in costante riferimento all’autorità della Parola di Cristo,
ma nella responsabilità delle decisioni individuali, invocando la
preghiera dello Spirito Santo »...
11 lavoro comunque continua:
« Si è delineato un primo consenso di massima su una bozza di documento così suddivisa: ’’Ciò che
come cristiani possiamo dire sul
matrimonio". ’’Differenze e divergenze", "Indicazioni pastorali".
Sono state delineate finora le due
prime parti del documento ».
Ma mentre queste due Commisr
sioni (cattolica e protestante)
pure in mezzo a mille difficoltà
tentano sinceramente e fraternamente di portare avanti questo
difficile e delicato dialogo interconfessionale, la gerarchia cattolica, che pure lo ha ufficialmente
accettato, non sembra fare molto
per renderlo più agevole. Un decreto della Conferenza episcopale italiana del 5 novembre 1990
sul matrimonio canonico ribadisce in modo pesante la normativa
canonica vigente in ambito cattolico e quanto essa ha, al riguardo
dei matrimoni, di più antiecumenico. E alla lettera di rimostran
ufficialmente inviata dal moderatore, per iniziativa della Tavola valdese (vedi l'odg sinodale) già molto tempo fa, non è stata data ancora alcuna risposta.
Quando al ritorno dal Sinodo
dovrò nuovamente incontrare
parroci cattolici per concordare
(che brutto termine!) insieme, se
possibile, la celebrazione di qualche matrimonio interconfessionale, a meno che non mi trovi di
fronte qualche cocciuto e rigido
Come ogni anno i dibattiti del Sinodo vengono seguiti con attenzione
e partecipazione dal pubblico.
assertore della sacralità del Diritto canonico, totalmente teti’agono a una sia pur minima sensibilità pastorale, dovremo ancora
provare insieme la stessa tristezza suscitata dal dovere constatare che neanche la fede nel comune Signore riesce a farci superare le difficoltà poste dalla "religione” e dalla sua disciplina coercitiva che toglie spazio alla libertà dei figli di Dio e al loro sincero desiderio di amarsi quali credenti in Cristo. E l’avere appreso, in un incontro avuto in luglio
in Germania con riformati di
mezza Europa — soprattutto provenienti da paesi da noi prima
separati dalla ’’cortina di ferro” — che proprio ora anche per
loro si accentuano le difficoltà
con la gerarchia cattolica per
quanto riguarda i matrimoni interconfessionali non può che suscitare maggiore tristezza.
Non possiamo quindi fare altro
per ora, e lo diciamo ancora una
volta con grande rammarico, che
concordare pienamente con la
conclusione della relazione al Sinodo della nostra Commissione
per i matrimoni interconfessionali: « Siamo consapevoli dell’irnpazienza delle coppie interconfessionali e del loro travaglio, ma si
tratta di un problema che non è
stato ancora risolto in modo ve
ramente soddisfacente in nessun
paese e che richiede un autentico sforzo ecumenico in un momento in cui i rapporti ecumenici a livello generale non si trovano in una fase particolarmente
favorevole ».
Bruno Costabel
La lettura della relazione della
Commissione d’esame.
ORDINI DEL GIORNO
Le decisioni assunte
Approvazione
Il Sinodo, udita la relazione della Commissione per il dialogo con
il cattolicesimo sui matrimoni interconfessionali, la approva;
di fronte alla promulgazione del
decreto 5.11.1990 della Conferenza
episcopale italiana sul matrimonio
canonico, deplora che nella parte
dedicata ai matrimoni misti non vi
sia cenno al lavoro della nostra
commissione sinodale con la commissione nominata dalla Conferenza episcopale italiana, salvo forse
il fugace cenno ad intese con altre
confessioni cristiane sul problema
della forma del matrimonio, e ciò
in un testo che ribadisce abbastanza pesantemente gli aspetti
meno ecumenici della vigente normativa canonica in materia di matrimoni interconfessionali;
approva l’iniziativa presa dalla
Tavola in base alla quale il moderatore ha scritto una lettera in proposito al presidente della Conferenza episcopale italiana e resta
in attesa di conoscere quale sarà la risposta;
ritiene che, comunque, il lavoro
della commissione sinodale debba
proseguire e invita pertanto il Seggio a rinnovarne il mandato, auspicando che nella prossima sessione ordinaria sia possibile l’esame
della prima stesura di un documento concordato con la parte cattolica;
invita i Concistori ed I Consigli
di chiesa, fino a quando non venga
introdotta una nuova normativa a
seguito di eventuali intese con la
Conferenza episcopale italiana, ad
attenersi al Documento sul matrimonio del 1971 nella parte relativa ai matrimoni interconfessionali
(art. da 19 a 54).
Riconferma
H Seggio riconferma la Commissione sui matrimoni interconfessionali (vedi art. n. 64) nelle persone di Franco Becchino, Gianni
Long, Paolo Ricca, Maria Sbaffi Girardet (relatrice), Giovanni Scuderi
e Alfredo Sonelli.
Il Sinodo dello scorso anno
aveva lanciato una proposta alle
altre chiese in Europa: l’organizzazione di un sinodo evangelico
europeo. La Tavola, all’inizio di
ottobre dello scorso anno, ha inviato una lettera a 170 chiese proponendo quest’iniziativa. Di queste 32 hanno risposto. Nella sua
relazione, la Tavola osserva che
questo scarso numero di risposte
deriva dal fatto che molte chiese
non hanno ancora riunito il loro
Sinodo e quindi non possono rispondere e, soprattutto, che l’iniziativa dei metodisti e dei valdesi
italiani si è incrociata con un’altra del vescovo danese Christiansen, del rumeno Klein (entrambi
luterani) e del presidente Rusterholz della Federazione delle chiese protestanti in Svizzera che invitava 90 rappresentanti delle
chiese evangeliche europee a un
incontro, dal 23 al 27 agosto a Basilea, per discutere il tema « Testimonianza comune delle chiese
evangeliche in Europa ».
A questo incontro, per le chiese
valdesi e metodiste italiane, ha
partecipato il prof. Paolo Ricca
il quale avrebbe dovuto relazionare al Sinodo sugli esiti dell’incontro. Purtroppo un incidente
gli ha impedito di partecipare al
Sinodo.
Ecco però in sintesi i risultati
dell’incontro di Basilea, che ormai possiamo considerare come
risposta delle chiese evangeliche
europee aUa proposta del nostro
Sinodo:
1) dal 24 al 30 marzo 1992
(cioè nella primavera prossima)
si avrà a Budapest una Assemblea delle chiese evangeliche in
Europa che avrà come- tema « Testimonianza e servizio delle chiese evangeliche in Europa ». Tale
incontro dovrà approfondire alcuni temi centrali: « Annuncio
dell’Evangelo in presenza della
ECUMENISMO
Un convegno
in primavera
Il mondo ecumenico sta cambiando aspetto: « Nuovi soggetti e gruppi — scrive la Commissione d'esame nella sua relazione — chiedono di essere presenti e partecipare alle decisioni,
in particolare le donne e le chiese dei paesi in via di sviluppo ».
L’ecumenismo, insomma, "è
multiculturale", pertanto dovranno cambiare atteggiamenti e
strategie di dialogo e di rapporto, cosa che non sarà possibile
senza una vera e propria "educazione all’ecumenismo”. Bisognerà capire nuove teologie, nuovi linguaggi. Il Sinodo ha appoggiato quindi l’iniziativa della Tavola per un seminario sul movimento ecumenico quale si presenta dopo l’Assemblea di Canberra.
Esso vedrà coinvolte varie voci
dell’evangelismo italiano.
Appoggio all’iniziativa
Il Sinodo, informato dell’organizzazione di un seminario sul movimento ecumenico dopo l’Assemblea
del Consiglio ecumenico delle chiese di Canberra, che vedrà coinvolte varie istanze deH’evangelismo
italiano, ritenendo che tale incontro offra la possibilità di una riflessione approfondita sugli orientamenti del movimento ecumenico
e sul problema ecumenico nei suoi
vari aspetti, appoggia l’iniziativa e
invita la Tavola a far conoscere i
frutti di queste riflessioni alle chiese nelle forme che riterrà opportune.
Il prof. Paolo Ricca ha partecipato all’incontro di Basilea.
secolarizzazione »; « Missione ed
evangelizzazione »; « Nazionali
smo e (chiese di) minoranze»;
« Compiti delle chiese nell’Europa futura ».
A questa assemblea saranno
invitate tutte le chiese che fanno
parte della Conferenza delle chiese europee (KEK).
2) La riunione di Basilea si è
conclusa con la nomina di un
comitato di continuazione.
3) I risultati dell’incontro di
Budapest saranno valutati a fine
’92 dall’Assemblea generale della
KEK.
4) E’ possibile che già nel 1993
vi sia una convocazione del protestantesimo europeo per valutare se la Concordia di Leuenberg
possa essere una base teologica
comune per l’unità, non solo di
luterani e riformati, ma anche di
metodisti e battisti.
Insomma si è aperto un cammino verso l’auspicato Sinodo comune delle chiese evangeliche europee.
DA STUDIARE
Dialogo
riformati
cattolici
Una serie di colloqui, promossi dall’Alleanza mondiale delle
chiese riformate e dal Pontificio
Consiglio per la promozione dell’unità , cristiana, svoltisi tra il
1984 e il 1990, ha dato origine
a un rapporto, presentato ai
membri del Sinodo, dal titolo
"Verso una comune comprensione della chiesa”.
E’ stato deciso dal Sinodo che
esso venga inviato alle comimità, perché sul "Dialogo" si ritornerà l’anno prossimo.
Per l’anno prossimo
Il Sinodo sottolinea l’importanza
che le chiese studino con molta
attenzione l’opuscolo "Verso una
comprensione comune della chiesa”, Dialogo tra riformati e cattolici romani, 1984-1990, valutandone
le posizioni teologiche ed ecclesiologiche dal punto di vista della loro conformità alla Sacra Scrittura;
invita la Tavola ad inviarlo al più
presto alle chiese, insieme con la
documentazione fornita dalla Commissione consultiva per le relazioni ecumeniche, precisando I limiti
di tempo in cui queste devono far
conoscere le loro reazioni in vista
della discussione e della presa di
posizione da assumere nel Sinodo
1992.
12
12 sínodo valdese e metodista
13 settembre 1991
INTEGRAZIONE APPROVATO IL REGOLAMENTO ORGANICO
Il luogo della Riforma
nell'Italia di oggi
Una regolazione dei rapporti interdenominazionali preso ad esempio
dal mondo protestante - Pastori, presidente, autonomia patrimoniale
Undici anni dopo il Patto d’integrazione tra le Chiese valdesi e
quelle metodiste il Sinodo ha approvato alcune modifiche del Patto e dei regolamenti per ridare
nuova vitalità ad un modo di
regolare i rapporti interdenominazionali originale, che nel mondo protestante è studiato come
esempio.
Lo scorso anno la commissione
ad referendum per l’integrazione
aveva evidenziato cinque problemi (qualificazione denominazionale dei pastori, durata in carica
del presidente dell’OPCEMI, controlli della Tavola sul patrimonio
OPCEMI, assegno pastorale, rappresentanza ecumenica • metodista) che erano stati ampiamente
discussi.
Il Sinodo di quest'anno ha ricevuto una puntuale relazione sui
Un intervento del pastore Sergio
Aquilante.
problemi elencati e su come tradurre in formulazioni muridiche
gli obiettivi e le soluzioni indicati dal Sinodo ’90.
Circa il problema della qualificazione denominazionale dei pastori il Sinodo è stato delTavviso
che il candidato al ministero pastorale specifichi la sua appartenenza denominazionale nella
lettera in cui chiede la consacrazione (o l’inserimento nel corpo
pastorale o l’assunzione in prova).
Circa la durata in carica del
presidente la questione era: se
un membro del Comitato permanente viene eletto presidente, lo
stesso ha diritto ad essere rieletto per sei volte oppure nel calcolo del settennato devono essere
tenuti in conto gli anni di presene nel Comitato permanente?
Il Sinodo si è prommciato perché
il settennato cominci con la data
dell’elezione a presidente. Cioè
in pratica può avvenire che tma
persona rimanga nel Comitato
permanente per 14 anni consecutivi (7 come membro e 7 come
presidente).
Circa il problema dell’autonomia patrimoniale dell’OPCEMI
e dei controlli della Tavola, il Sinodo ha ribadito l’autonomia
deirOPCEMI per quanto riguarda il patrimonio; la Tavola
•eserciterà il controllo previsto
agli articoli 12 e 13 dell’Intesa
attraverso il suo delegato nel Comitato permanente, che avrà diritto di voto e dovrà segnalare al
Sinodo quegli atti dell’OPCEMI
su cui esiste disaccordo.
L’OPCEMI dovrà sospendere la
sua decisione fino al Sinodo e
questi deciderà in merito. Una
procedura che salva il principio
secondo cui « non vi sono autonomie impermeabili aH’autorità
sinodale ».
Circa il problema delle rappre
o
OVE
Un intervento in aula di Sergio
De Ambrosi.
sentanze ecumeniche (come la
pai tecipazione o meno ad un organismo ecumenico) il Sinodo ha
risolto la questione modificando
il regolamento. Per questo tipo
di decisione è necessaria una deliberazione sinodale presa a maggioranza assoluta dei membri. Un
quorum questo che dovrebbe tutelare sufficientemente la minoranza.
Anche se la discussione non è
stata ampia come Targomento
avrebbe meritato è indubbio che
1 integrazione viene a delineare
un « soggetto ecclesiastico » riformato in Italia capace di diventare un punto di riferimento per
tutte le chiese e i credenti che si
riferiscono alla Riforma del secolo XVI e alla sua riattualizzazione del XX secolo.
Giorgio Gardiol
IN CONSEGUENZA AL PATTO DI INTEGRAZIONE
Modifiche ai regolamenti
Comitato pormanente
Il Sinodo sostituisce il secondo
comma dell’art. 15 del R0.8, che
comincia con le parole ”11 Comitato permanente che amministra...”
e termina con le parole "...il delegato della Tavola non ha diritto
di voto nel Comitato”, con il seguente testo (fermo restando il resto);
”11 Comitato permanente che amministra in via ordinaria e straordinaria I OPCEMI è una commissione sinodale amministrativa composta di cinque membri. Quattro
membri sono eletti annualmente
dal Sinodo tra i metodisti, e fra
questi il presidente con scheda separata; Il quinto inombro è nominato annualmente, nel suo seno,
dalla Tavola, che attua in tal modo i compiti di sovraintendenza previsti dall'art. 37/DV/1974.
I membri del Comitato permanente non possono essere eletti o
nominati più di sette volte consecutive; il settennato ricomincia
qualora un membro del Comitato
permanente venga eletto presidente.”
Diritto al voto
Il Sinodo decide che a parziale
modifica della norma introdotta con
61/SI/81, l'ultima parte del secondo comma deH'art. 39 del P. I.
che recita: "Il componente della
Tavola, quale delegato, non ha diritto al voto” è soppressa.
Sovrintendenza
Il Sinodo approva la seguente
norma interpretativa e di coordinamento degli articoli 39 P. I., 15
R0.8 e 12-13 dell’Intesa con lo Stato, di cui a 20/SI/84, e la colloca in appendice al Patto di integrazione.
"L’approvazione e il controllo da
parte della Tavola valdese della ge
stione ordinarla e degli atti di stra
ordinaria amministrazione di com
petenza del CP dell’OPCEMI, pre
visti dal combinato disposto dagl
articoli 12, 5° comma, e 13, 3" com
ma dell’Intesa con lo Stato di cu
a 20/SI/84, avvengono secondo le
norme dell’ordinamento valdese, e
pertanto nel rispetto degli articoli
349 P. I. e 15 R0.8.
Essi si svolgono nell’ambito dei
compiti di sovrintendenza della Tavola, attuati nei confronti del CP
dell’OPCEMI con le modalità previste dalle suddette norme.
La Tavola potrà tuttavia richiedere il giudizio del Sinodo su di un
atto di straordinaria amministrazione deliberato dal CP con il voto
contrario del membro da lei nominato, dandone formale comunicazione al CP imedeslmo.
La richiesta della Tavola non sospende di per sé l’esecuzione delI atto, ma la sospensione può essere disposta dal CP.
Il CP può far cessare il conflitto revocando o modificando l’atto.”
Rapporti ecumenici
Il Sinodo modifica il RZ, mediante l’aggiunta, dopo l’art. 25 A/RZ,
del seguente art. 25 B/RZ:
’’Nella materia attinente ai rapporti ed alle rappresentanze ecumenici attribuita alla separata competenza della Tavola e del Comitato permanente dell’OPCEMI, su
richiesta di uno di questi due organi, la sessione sinodale delibera nell’ambito della zona con il
voto favorevole della maggioranza
dei suoi membri.”
Approvazioni
Il Sinodo, dopo aver discusso e
approvato le modifiche al Patto
d’integrazione ed ai Regolamenti,
proposte dalla Commissione ad referendum sull’Integrazione (59/SI/
90), approva altresì le altre raccomandazioni contenute nella relazione.
Servizio diaconale
La discussione sul ruolo e la
funzione dei diaconi nelle chiese
è stata svolta in numerosi sinodi
passati. A questo Sinodo è toccato approvare in via definitiva il
regolamento organico che riguarda 1 ammissione al ruolo, i compiti e il trattamento dei diaconi.
I diaconi possono essere impiegati nei settori della formazione e dell’istruzione, deH’editoria,
dell’assistenza e dei servizi tecnici e amministrativi. Per essere
iscritti in ruolo devono possedere i requisiti professionali ed
aver avuto una formazione teologica. Per questo le nostre chiese
si sono dotate di un centro di
formazione, il G. Comandi, a Firenze.
Regolamenti
Il Sinodo approva le seguenti modifiche ai Regolamenti organici:
R0.3
All’art. 16 è aggiunto il seguente coimma:
’’Sono altresì denominati diaconi coloro che, alle dipendenze della Tavola, venendo iscritti nel ruolo, svolgono funzioni proprie del
servizio cristiano.”
L’art. 25 è sostituito con il seguente:
”Art. 25 - settori di attività dei
diaconi
Il servizio dei diaconi è suddiviso dalla Tavola, a seconda delle
esigenze del servizio medesimo, in
settori di attività cui corrisponde
una determinata preparazione professionale.
trattamento di cui al capitolo VI
del presente regolamento.”
”Art. 25 ter - titoli per l’assunzione del diacono
La conoscenza biblica e teologica di cui alla lettera b) dell’art.
25 bis si considera adeguata quando il candidato abbia conseguito
ii diploma presso il Centro di formazione diaconale ’Giuseppe Comandi’ oppure il diploma della Facoltà valdese di teologia oppure
altro titolo riconosciuto equipollente dalla Tavola.
La Tavola può altresì giudicare
equipollente al titolo di studio professionale di cui alla predetta lettera 1b) la dimostrazione da parte
del candidato di effettive capacità per il compimento del servizio
al quale sarà destinato.”
R0.4
Il secondo comma dell’art. 30 è
sostituito con il seguente;
”Ne fanno parte con voce deliberativa i pastori e i diaconi adibiti alla chiesa locale dalla Tavola; gli anziani e i diaconi eletti
daH’assemblea.”
R0.5
Art. 2: al n. 1 lettera a) e al
n. 2 lettera a) sono aggiunte, in
entrambi i casi, al testo in vigore, dopo il punto e vìrgola, le seguenti parole: ”1 diaconi addetti alle chiese del circuito;”
RG/RZ
All’art. l'B è inserita, fra la lettera h) e la lettera i), la lettera
h bis) con il seguente testo: ”i
diaconi in attività di servizio iscritti nei ruolo unico in ragione di
uno ogni sette iscritti o frazione,
per turno alfabetico;”
Sono abrogate le lettere d) ed
o) dell’alt. 1C.
Deputati, osservatori, membri delle chiese all’uscita dal tempio
dopo il culto inaugurale.
Sono previsti i seguenti settori;
a) formazione e istruzione
b) informazione e pubblicistica
c) assistenza e accoglienza
d) servizi tecnici e amministrativi.
La Tavola può trasferire un diacono, con il suo consenso, da un
settore ad un altro, curando, se
del caso, la necessaria riqualificazione professionale.”
Dopo l’art. 25 sono aggiunti i
seguenti articoli 25 bis e 25 ter;
”Art. 25 bis - assunzione e iscrizione a ruolo dei diaconi
Per essere assunto in servizio
ed iscritto nei ruolo generale un
diacono deve:
a) essere presentato dal Concistoro o Consiglio della chiesa di
provenienza;
b) aver conseguito il titolo di
studio e possedere una conoscenza biblica e teologica adeguati al
servìzio ai quale sarà destinato;
c) aver compiuto almeno un anno di prova alle dipendenze della
Tavola con esito giudicato dalla
stessa positivo;
d) essere stato presentato alla
Chiesa nel quadro di una assemblea ecclesiastica in un culto pubblico, nel quale avverrà l’intercessione in vista del servizio cui il
candidato sarà chiamato;
e) aver ricevuto appello dalla Tavola ed accettare di prestare le
proprie capacità professionali al
servizio della Chiesa, ricevendo il
Modifiche
Il Sinodo, a seguito dell’approvazione dell’articolato relativo al
servizio diaconale dà mandato alla
CR di procedere alle necessarie
modifiche di coordinamento.
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13
13 settembre 1991
sinodo valdese e metodista 13
ISTITUTI OSPITALIERI VALDESI
Verso la "nuova" CIOV
Necessari orientamenti generali per le nostre strutture dislocate
sul territorio nazionale - 21 opere aderiscono al « Centro servizi »
La « nuova CIOV »; quasi tutto il dibattito sinodale di quest’anno si è imperniato su questo progetto, ancora in fase di
studio, ma che pare diventare
una improrogabile necessità della nostra chiesa.
I nostri ospedali, le nostre case per anziani, i nostri istituti
per minori, sparsi su tutto il
territorio nazionale, avranno
sempre più bisogno di avere
delle linee operative e degli indirizzi generali di testimonianza
uniformi. Non è più pensabile
infatti che si possa continuare
a procedere in ordine sparso e
in una situazione perlomeno
strana per cui ogni anno il Sinodo esamina a fondo l’operato della CIOV, che gestisce due
ospedali (Torre Pellice e Pomaretto) e una casa per anziani
(il Rifugio), mentre spesso non
ha il tempo né l’opportunità di
esaminare le altre opere sociali e di assistenza. Né possiamo
continuare a pensare che gli istituti possano vivere ignorando
cosa fanno gli altri nella stessa chiesa. Infatti, al di là di
ogni pur necessaria considerazione sull’urgenza di una comunione evangelica anche fra le
opere, vi sono delle semplici
considerazioni pratiche: la complessità della politica fiscale, le
convenzioni con gli enti pubblici, un’amministrazione sempre
più improntata alla managerialità rendono vitale lo scambio
di esperienze tra le nostre opere.
La CdE-CIOV in una pausa dei
Gregorio Plescan, Gianni
lavori: da sin. Ruggero Marchetti,
Pomari, Mario Campagnolo.
In questa linea si è cominciato a riflettere sul progetto della « nuova CIOV » che potrebbe
diventare, in futuro, un organismo al servizio di tutte le opere della chiesa, sganciato dalla
gestione diretta dei singoli istituti, che toccherebbe ai comitati di gestione locali, ma che
possa riflettere e dare indicazioni ai comitati suddetti su una
serie di tematiche che riguardano tutti gli istituti: le convenzioni con gli enti pubblici, l’amministrazione, l’organizzazione,
l’edilizia. Ma prima di tutto que
Giovedì pomeriggio: i membri della CIOV ascoltano la lettura della
Commissione d’esame.
sto la « nuova CIOV » avrebbe
il compito di riflettere sulla comune testimonianza che la chiesa tutta svolge nel campo socioassistenziale, potrebbe organizzare dei momenti di incontro
per gli operatori, riflettere sulla evangslicità degli istituti che,
come si è detto in Sinodo, non
Si deve fermare aH’eflìcienza delle prestazioni rese.
Non mancano però le diflicoltà, a partire da chi teme che la
nuova CIOV diventi in realtà
una « grande CIOV » livellando
le differenze, pur necessarie, fra
le varie opere, a chi non vede
la strada praticabile in tempi
brevi, a chi ancora teme una
CIOV « vallicentrica » e auspica,
cosa che in realtà ci sembra naturale, che la nuova Commissione sia composta da persone che
rappresentino tutte le realtà geografiche della nostra chiesa.
Il Sinodo ha votato un ordine del giorno che incoraggia l’attuale CIOV a proseguire, assierne alla Tavola, nella suddetta
'riflessione, ma ha anche votato
un altro ordine del giorno che
approva la costituzione del Cen'tro servizi, un organismo tecnico costituito da un ufficio che
curerà la parte fiscale e contributiva delle opere che lo richiederanno. Hanno già aderito ventun opere... Come si vede le necessità del collegamento e del
lavorare insieme sono davvero
improrogabili.
Claudio Pasquet
LE MOZIONI APPROVATE'
Parte il Centro servizi
Comitati
Il Sinodo ringrazia i comitati italiani ed esteri per la generosità
con cui hanno contribuito ad alleviare i problemi finanziari del Rifugio Re Carlo Alberto aiutandolo
economicamente e spiritualmente;
il Sinodo ringrazia in particolare !
fratelli e le sorelle dei comitati di
Berna e di Ginevra.
Ringraziamenti
Il Sinodo, cosciente della notevole mole di lavoro svolto con impegno, serietà e spirito di servizio da tutti coloro che operano negli istituti gestiti dalla CIOV, membri dei comitati di gestione, personale e volontari, li ringrazia.
Riforma delia CIOV
Il Sinodo riceve la relazione sulla riforma della CIOV elaborata dalla Tavola e dalla CIOV imedesima;
chiede a Tavola e CIOV di elaborare per il Sinodo 1992 un progetto definitivo che tenga conto del
lavoro di studio, consultazione e
Centro servizi
Il Sinodo, preso atto della consultazione avvenuta a Firenze nei
giorni 2 e 3 marzo 1991, durante
la quale è stato espresso parere
favorevole al progetto di massima,
presentato in quella sede, riguardante la costituzione in ambito
CIOV di un Centro di servizi con
il compito di fornire alle opere che
ne facciano richiesta un servizio
amministrativo (contabilità e paghe)
con impostazione unitaria;
vista la relazione della Tavola
e della CIOV a tale proposito;
viste le adesioni già pervenute
da parte delle opere che si sono
dichiarate interessate al progetto;
decide di istituire, in ambito
CIOV, il Centro servizi ricordato
in premessa;
precisa che tale attività è senza scopo di lucro e che le opere
saranno chiamate a sostenere
esclusivamente i costi di diretta
imputazione;
dà mandato alla CIOV, d’intesa
con la Tavola, di predisporre un
regolamento di funzionamento per
il Centro servizi, affinché esso possa operare a partire dal 1” gennaio 1992;
richiede alla CIOV di riferire in
I ^
I
f . 1
mmi
Check-up e monitoraggio con le nuove tecnologie.
ricerca fin qui condotto da Tavola
e CIOV medesimi, ma anche delle
indicazioni emerse nel dibattito sinodale sui temi dei controlli sulle
opere, della loro crescita, della loro specificità, del loro finanziamento, del loro collegamento nazionale e del loro rapporto con la predicazione;
chiede altresì che detto progetto tenga conto, per la necessaria
armonizzazione, del parallelo progetto di riforma degli organismi intermedi;
invita infine Tavola e CIOV ad
inviare il progetto alle opere ed
istituti ed aile chiese in tempo
utile, perché le stesse possano
manifestare, volendo, il loro avviso.
proposito alla prossima sessione
ordinaria.
Ente piu risede
Il Sinodo chiede alla CIOV e alla Tavola di studiare, con le necessarie consulenze tecniche, la
configurazione giuridica che meglio
consenta la costituzione del nuovo ente plurisede (ospedali Torre
Pellice^ Pomaretto, Torino).
Approvazione
Il Sinodo, esaminata la relazione
suH'operato della CIOV, la approva e ringrazia i componenti della
Commissione per il lavoro svolto.
REGIONE PIEMONTE
Nuova convenzione con la Regione per gli ospedali
Il testo approvato dalla giunta alla vigilia della discussione sulla CIOV - Un rapporto diretto per pagamenti,
lavori di ristrutturazione e dotazione di nuove attrezzature - C’è un rischio di scavalcamento degli enti locali
Da oltre tre anni Iq convenzione tra la Regione Piemonte, la
Tavola valdese e la CIOV per la
gestione degli ospedali valdesi di
Torino, Torre Pellice e Pomaretto è scaduta. I rapporti amministrativi sono sempre andati avanti sulla base di una tacita proroga della convenzione stipulata in
precedenza. Almeno una decina
di bozze per la nuova convenzione erano state stilate, limate,
modificate con una faticosa discussione.
'Parallelamente, a livello regionale, andava avanti un’altra convenzione, quella con gli ospedali
Mauriziani e, spesso, l’interlocutore regionale su questo o quell’aspetto della convenzione aspet
tava « per ragioni di uniformità »
la conclusione della discussione
con gli amministratori dell’Ordine 'Mauriziano, E viceversa. A pochi giorni dal Sinodo l’approvazione e la firma della nuova convenzione era data per imminente.
Proprio alla vigilia della discussione sull’operato della Commissione istituti ospitalieri vaidesi (CIOV), l’assessore regionale 'Maccari rendeva noto che la
convenzione era stata finalmente
approvata dalla giunta regionale.
« Gli ospedali valdesi — affermava in una conferenza stampa Eugenio Maccari — sono tra i meglio gestiti di tutto il Piemonte.
Per questo la giunta regionale ha
deciso non solo di pagare il cor
rispettivo delle prestazioni svolte,
ma di dotarli di nuovi strumenti
e di finanziarne le ristrutturazioni. Come Regione, negli ultimi anni, abbiamo stanziato circa 14
miliardi per le strutture e le attrezzature ».
La nuova convenzione prevede
un rapporto diretto tra l’amministrazione degli ospedali e la Regione per quanto riguarda i pagamenti, che avvengono sulla base del bilancio preventivo approvato dalla Regione, e per quanto
riguarda i lavori di ristrutturazione e la dotazione di nuove attrezzature.
Per quanto riguarda invece l’organizzazione dei servizi sul territorio questa dovrà essere concor
data con le tre USSL competenti.
Una convenzione che non piace
molto alla Commissione d’esame
che ne vede alcuni aspetti positivi (salvaguardia dei servizi offerti
dagli ospedali), ma sottolinea il
« rischio di scavalcamento delle
USSL » che potrebbe portare « ad
un indebolimento delle USSL 42
e 43, favorendo Vaccorpamento
delle USSL stesse, contro il quale
si era pronunciato il Sinodo del
'90 ».
« Tuttavia — conclude la Commissione d'esame (Mario Campagnolo, Gianni Fornari, Ruggero
Marchetti, Gregorio Plescan) —
la convenzione è inevitabile ».
. Dello stesso avviso della Commissione d’esame è Franca Co'is
son, sindaco di Angrogna e consigliere provinciale, la quale manifesta il suo disappunto per il
ridimensionamento del ruolo delle USSL locali nella convenzione
quasi si sia voluto tagliar fuori il
territorio, privilegiando un rapporto diretto con l’assessorato regionale. Del disagio dell’USSL 43
di fronte alla convenzione si è poi
fatto interprete anche il comitato
dei garanti della stessa con una
lettera alla Tavola e alla CIOV.
I rischi sottolineati indubbiamente ci sono, ma forse occorre
siperimentare a fondo la nuova
convenzione. Non tutti i meccanismi della precedente hanno funzionato a dovere.
Giorgio Gardiol
14
sinodo valdese e metodista
13 settembre 1991
PROBLEMI DELL’EVANGELIZZAZIONE
FINANZE
Esperienze da scambiare >■ punto di equilibrio
è più vicino
Una serata dedicata interamente all’argomento ha permesso di esporre le iniziative locali: come collegarle in un piano più generale?
Un Sinodo che dedica molto
del sue tempo a discutere di soldi,- muri e regolamenti riesce
anche ad occuparsi di un tema
così importante per la vita della propria chiesa come l’evangelizzazione?
La domanda, che molti durante le giornate dei lavori si sono posti, è in qualche modo
provocatoria ed ha avuto una
risposta interlocutoria.
L’ordine del giorno approvato
tiene conto che durante l’anno
è sorto il Coordinamento interdistrettuale e che per ogni distretto hanno iniziato ad operare delle commissioni per l’evangelizzazione; in alcuni casi i
bilanci dei distretti e delle singole chiese hanno visto aumentare la voce che prevede impegni economici nel settore: dunque il Sinodo ha incoraggiato il
proseguimento della strada intrapresa. Ma discussione non c’è
stata.
Si è per altro svolta una serata sinodale interamente dedicata all’argomento.
Gestita direttamente dal Coordinamento interdistrettuale di
cui è responsabile il past. Valdo
Benecchi, la serata ha permesso
di evidenziare quanto attualmente viene fatto nelle varie zone
Dopo il culto inaugurale, i pastori Daniele Bouchard, segretario
della FGEI, e Daniela Di Carlo.
I pastori Christian Gysin (Basilea) e Bony Edzavé (Roma).
d’Italia e quanto è possibile ipotizzare per il futuro.
Si ha al momento l’impressione che molto venga fatto su iniziativa di singole chiese, di centri culturali, di radio; è perciò
anche importante conoscersi reciprocamente, recepire suggerimenti e idee, instaurare collaborazioni.
Cosi il 1° distretto ha presentato l’attività di Radio Beckwith,
strumento di evangelizzazione
su cui le chiese delle valli da
quest’anno hanno cominciato ad
investire risorse umane e finanziarie per la diffusione della Parola e nello stesso tempo è stata presentata la proposta della
Corale valdese di Torre Pellice
di diffondere la registrazione
di una serie di inni aventi come tema conduttore il « Credo ».
Fra le attività del II distretto
è stato presentato quanto realizzato dalla comunità metodista
di Luino in occasione del proprio centenario quando, oltre a
manifestazioni pubbliche ben
riuscite, è stato possibile presentare pagine di storia su un
settimanale locale in cui si evidenziava lo stretto legame fra
storia della città e storia della
comunità.
Nel poco spazio ancora a disposizione, sono stati presentati
i primi passi condotti sulla stra
da di un consorzio di radio evangeliche italiane, che potrebbe
consentire un potenziamento ed
un coordinamento delle numerose radio presenti sul territorio
nazionale, valorizzando le specificità di ognuna e senza intervenire nell’indipendenza di ciascuna di esse.
Per quanto riguarda il IV distretto c’è stato appena il tempo per ricordare le grosse opportunità di testimonianza e di
confronto che derivano dalle attività culturali, in particolare di
Napoli e Guardia Piemontese.
Un ulteriore breve spazio informativo è stato offerto successivamente al presidente delrUCEBI past. Guama che ha illustrato l’attività del dipartimento battista per l’evangelizzazione, non resta che augurarsi
che effettivamente vengano individuati spazi e sedi per una discussione ed un rilancio di quell’attività evangeiistica ritenuta
da tutti essenziale.
Piervaldo Rostan
Coordinamento
il Sinodo, preso atto con soddisfazione della costituzione del
Coordinamento interdistrettuale e
delle commissioni distrettuali per
l'evangelizzazione, ne raccomanda i
progetti alle chiese, ai circuiti e
ai distretti.
UNA DISCUSSIONE MANCATA
Il nuovo settimanale nel 1992
La discussione sul settimanale
unico non c’è stata. Eppure il
Sinodo avrebbe dovuto esprimersi sul rinvio, di un anno, della
pubblicazione del nuovo settimanale delle chiese battiste, metodiste e valdesi. L'Assise delle
chiese aveva deciso nel novembre scórso che un nuovo settimanale avrebbe dovuto essere pubblicato entro "l’autunno 1991".
Gli esecutivi delle singole chiese
avevano nominato una commissione che ha presentato il suo
rapporto finale il 30 giugno scorso. Un rapporto non conclusivo
e con alcune lacune: mancava
infatti di un vero e proprio progetto editoriale che comprendesse anche la grafica. Oltre a questo vi erano anche alcune difficoltà circa i locali della redazione di Napoli.
Tenuto conto di queste difficoltà i presidenti OPCEMI e
UCEBI e il moderatore hanno
presentato al Sinodo un documento che, riprendendo l’essenziale della relazione della commissione, stabilisce un percorso
e un calendario che consentiranno l’uscita del nuovo settimanale nel dicembre 1992, con numeri "zero" in occasione del Sinodo
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(di fronte alla caserma alpini)
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e deU’Assemblea battista del
prossimo anno.
Poiché nel documento dei presidenti e del moderatore si sosteneva che l’inserto della FGEI
doveva rientrare nella normale
fonazione del settimanale, i giovani delegati della FGEI hanno
fatto circolare un loro documento in cui ribadiscono la volóntà
di avere un inserto "autogestito" e cioè tutto (comprese le
spese) a carico loro.
La Commissione d’esame. Tunica ad avere esaminato a fondo
il documento, ha fatto osservazioni sul titolo della testata e
sulla struttura.
Secondo la CdE è bene evitare
il titolo "Voce evangelica’’ in
quanto esiste un’analoga testata
in Svizzera, con 52 anni di storia
e diffusione in Italia, con la quale potrebbe realizzarsi una futura collaborazione. La fusione tra
le due testate è comunque prematura.
Sul piano della struttura e- dei
contenuti la CdE auspica che
anche le chiese locali siano informate sul progetto editoriale
e che possano dire la loro opinione.
G. G.
(a U>iritvìbuz40he
Gle^íe, eisfiwttri
- l^eviteTViaLe
- peviczcjUcA
Le finanze delle chiese, anche
dopo T8 per mille, dipenderanno
dalle contribuzioni dei membri
di chiesa. II Sinodo del ’90 aveva
indicato il 1992 come Tanno nel
quale le contribuzioni dovranno
essere sufficienti per pagare tutte le spese del culto.
Per questo si è inventata la
formula delle tre P. Oggi il pareggio del bilancio è ottenuto con
l’apporto di un contributo del
10% derivante da doni esteri. Nel
’92 dovranno essere sufficienti
le sole contribuzioni. Per questo
sono in distribuzione in tutte le
chiese opuscoli illustrativi delle
finanze (da cui sono tratti questi grafici).
Marco Rostan indica un’altra
possibilità: se ogni membro elettore desse alla sua chiesa l’equivalente di un caffè al giorno non
solo si raggiungerebbe il pareggio, ma i pastori avrebbero un
assegno pari allo stipendio di
un insegnante di scuola media.
Priorità
Il Sinodo, richiamandosi agli
obiettivi della campagna delle 3P
(contribuzione personale, periodica,
proporzionale) avviata nel 1988 e
al "Documento integrativo” circolato nel 1990,
a) ritiene che il miglioramento
del trattamento economico degli
iscritti a ruolo sia necessario e urgente e conferma la sua priorità
nelTimpiego delle risorse finanziarie della Chiesa;
b) invita Tavola e Comitato permanente a preparare e presentare,
congiuntamente, alla sessioiìe sinodale 1992 un piano pluriennale di
interventi atti ad assicurare agli
iscritti a ruolo ed alle loro famiglie un'esistenza dignitosa.
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15
13 settembre 1991
sinodo valdese e metodista 15
EMERITAZIONI
Tre uomini delia diaspora
La loro vocazione è stata anche frutto dell’evangelizzazione - L’amore per l’Evangelo e la testimonianza accomuna le diverse carriere
a tarda primavera talvolta bianco di neve. Terminato il ciclo di
studi delle scuole secondarie, si
iscrive alla Facoltà teologica di
Roma e dà il cambio a Briante
ad Edimburgo. Viene mandato
dalla Tavola a Colleferro dove
rimane per cinque anni, dal '52
al '57. Nel ’54, dopo aver compiuto il regolamentare anno di prova, è consacrato pastore. Dal '57
al '61 è assegnato alla chiesa di
Riesi; passa poi a Livorno, da
dove cura anche la chiesa di Rio
Marina, fino al ’67. E’ questo un
periodo inframmezzato da frequenti missioni in Inghilterra.
Poi un lungo ministero a Napoli, dove rimane fino all’87. Infine
l’ultimo periodo di servizio attivo lo trascorre a San Remo.
Jan Alberto Soggin nasce nel
1926 a Lucca, la città dalla quale
furono banditi i riformati nel
’500. Dopo quattro anni dì studio teologico, presso la nostra
Facoltà di Roma, studia per altri
due anni a Basilea. E’ consacrato
pastore nel ’54, dopo un anno di
prova svolto nella chiesa di Bergamo. Poi va a Sampierdarena
per alcuni mesi e di lì parte nell’ottobre dello stesso anno per
Buenos Aires, dove insegnerà Antico Testamento aH’ISEDET per
Jan Alberto Soggin.
Tre sono gli "operai” (non della fabbrica, ma della messe) che
sono andati in pensione, ai quali
il Sinodo ha rivolto un saluto e
un ringraziamento: Salvatore
Briante, Salvatore Carco, Jan
Alberto Soggin. Tre credenti della diaspora, frutto dell’evangelizzazione che raggiunse anche le
estreme propaggini del nostro
paese.
Salvatore Briante è nato nel
1924 a Pachino (Siracusa), uno
Splendido borgo immerso in un
paesaggio "nordafricano” che
guarda verso Malta e il Levante,
ricco di vigneti che producono
un vino robusto e inebriante.
Terminati gli studi, a Roma,
ottiene una borsa di studio per
la Facoltà teologica di Edimburgo. Quindi torna in Italia e la
Tavola lo assegna alla chiesa di
Milano dove compie, tra il ’51
e il '52, il suo anno di prova.
E’ consacrato pastore nel Sinodo del 1952.
In quello stesso autunno è assegnato alla chiesa di Orsara di
Puglia, dove rimane per quattro
anni. Poi viene trasferito a Messina, dove rimane fino al ’69. In
seguito svolge il suo ministero
a Como, fino all’SJ; e di lì, allo
scadere del fatidico quattordicennio, passa nella chiesa di Pisa.
•Le sue conoscenze della lingua
e dell’ambiente inglese lo indicano adatto a compiere due "missioni”, una in Inghilterra e l’altra in Scozia. E’ stato anche presidente della Commissione di
quello che una volta era il VI
distretto, negli anni intorno al
'56.
Salvatore Carco nasce nel 1926
a Catania, la città ai piedi dell’Etna fumante e turbolento, fino
Salvatore Briante
Salvatore Carco
sei anni circa. Dal ’61 al '62 è in
Israele, dove affina le sue conoscenze del mondo ebraico; poi
ricopre la cattedra di Antico Testamento presso la Facoltà teologica di Roma.
Di lui scrisse Tallora decano
della Facoltà, Valdo Vinay, nel
profilo per il corpo pastorale:
« Dà sicuro affidamento quanto
all’attività scientifica, nella quale sa impegnarsi senza risparmio.
Ha dimostrato pure vivo interesse per l’evangelizzazione (...). Anche in tale campo di attività ha
saputo affaticarsi senza badare
al proprio comodo ».
Le numerose pubblicazioni
scientifiche, i manuali che tuttora servono per la formazione di
innumerevoli studenti, i corsi in
università prestigiose, le lauree
honoris causa, la rinomanza internazionale acquisita nel campo
degli studi veterotestamentari
hanno ampiamente dimostrato
che, allora, il prof. Vinay aveva
visto giusto.
Luciano Deodato
Saluto
Il Sinodo ringrazia i pastori Salvatore Briante, Salvatore Carco e
Jan Alberto Soggin per il servizio
reso nella chiesa e rivolge loro un
saluto affettuoso nel momento della loro emeritazione.
NEL CORSO DELLA SETTIMANA
Il Sinodo è partecipazione
Mentre nell’aula sinodale si gli interventi, si scambia impres
svolgono i dibattiti, nel bel giar- sioni e, soprattutto, ne appro
dino intorno alla Casa valdese fitta per prendere il tè.
la gente s’incontra, commenta E’ l’altra faccia del Sinodo e,
in questo senso, ne costituisce
una parte fondamentale. Il Si
»§ nodo, infatti, non è semplice
i mente l’assemblea di esperti e
contrano, si confrontano e si
riconoscono membra dello stesso corpo; e tutto questo in una
dimensione quotidiana.
deputati che decide sulla vita
della chiesa; è un momento visibile della comunione fraterna
(è troppo dire della « cornunione dei santi », come recita il Credo?), dalla quale nascono e
prendono corpo le decisioni assembleari. Le generazioni si in
ELEZIONI
Gli incarichi 1991-92
Riportiamo l’esito delle votazioni che avvengono nella
giornata conclusiva del venerdì, con una seduta «non stop»
che va dalla seconda parte
della mattinata fino- verso la
metà pomeriggio. Segue l’approvazione degli atti, dopodiché i membri del Sinodo si
trasferiscono nel tempio per
partecipare al culto con Santa
Cena. I risultati delle elezioni
sono stati i seguenti:
TAVOLA VALDESE
Moderatore: Franco Giampiccoli.
Vicemoderatore: Gianna Sciclone.
Membri: Maddalena Giovenale, Sergio Ribet, Gian Paolo
Ricco, Marco Rostan, Aurelio Sbafli.
COMITATO PERMANENTE
OPCEMI
Presidente: Claudio H. Martelli.
Membri: Maria Grazia Sbaffl,
MireUa Scorsonelli, Luca
Zarotti.
CONSIGLIO DELLA
FACOLTA’ DI TEOLOGIA
Bruno Corsani, decano. Sergio
De Ambrosi, Monica Michelin Salomon, Eugenio Rivoir. Silvana Nitti, membri.
CIOV
Paolo Ribet, presidente. Bruno Bellion, Marco Tullio
Fiorio, Valdo Fomerone,
Paolo Codino, Franco Rivoira, Ulrico Scroppo, membri.
COMITATO DEL
COLLEGIO VALDESE
Giorgio Tourn, Lucetta Geymonat, Giancarlo Griot,
Fabrizio Malan, Alberto
Peyrot, Elena Pontet.
COMMISSIONE D’ESAME
Gianni Genre, relatore. Anita
Tron, Giovanni Anziani, Michele Rostan. Supplenti: Ruben Vinti, Salvatore Cortini,
Cesare De Michelis, Mario
Cignoni, Rosanna Ciappa,
Arrigo Bonnes.
COMMISSIONE D’ESAME
CIOV
Claudio Pasquet, relatore.
Piervaldo Rostan, Mario
Campagnolo, Francesca Cozzi. Supplenti: Giorgio Gardiol. Franco Borasio, Cinzia
Carugati.
PRESIDENTE DESIGNATO
1992
Gianni Long.
PREDICATORE 1992
Il Seggio ha designato come
predicatore d’ufficio per il culto di apertura della sessione
1992 il pastore Valdo Beneo
chi. Supplente Bruno Bellion.
La giornata conclusiva del venerdì è tradizionalmente dedicata
alle votazioni, che avvengono a scrutinio segreto.
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore; Giorgio GardioI
Vicedirettore: Luciano Deodato
Redattori; Alberto Corsani, Adriano Longo, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
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Pedice - telefono 0121/61334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoll
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Italia Estero
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Da versare sul c.c.p. 10125 Torino n. 20936100 Intestato a A.I.P. - via Pio V, 15 -
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16 sinodo valdese e metodista
13 settembre 1991
DALL’ECUMENE PROTESTANTE
Attenta partecipazione
« Intorno al vostro Sinodo ce tutto un popolo! » - Come ogni anno i
vari rappresentanti di chiese sorelle hanno seguito i nostri lavori
«Non pensavo che attorno al
vostro Sinodo ci fosse tanto
popolo », .mi dice Théo Buss,
giornalista e rappresentante del
Consiglio ecumenico delle chiese al Sinodo. « Per il mio lavoro ho frequentato numerosi sinodi o assemblee generali di chiese protestanti in vari paesi del
mondo. Qui a Torre Pellice si
respira un’aria diversa: c’è una
grande attenzione a quanto dirà
il Sinodo; in altri paesi ci sono
forse più articoli sulla stampa
ma meno attenzione popolare
agli avvenimenti ecclesiastici ».
E il giudizio di Buss è condiviso anche da molti altri delegati
delle loro chiese al nostro Sinodo. E’ impossibile fame im elenco; sono oltre 50 a testimonianza
della solidarietà e della fiducia
che le nostre chiese hanno nelrectunene. A tutti il ringraziamento del Sinodo.
G. G.
Grazie!
Il Sinodo, consapevole che la nostra opera in Italia si svolge con
la solidarietà di chiese sorelle, realizzando una comunione di fede e
di speranza, ringrazia vivamente
tutti gli amici e i comitati esteri.
del nqst
Fra gli ospiti presenti al Sinodo vi era anche Marc Bedan, di Parigi,
rappresentante della Communauté évangélique d’action apostolique.
Oltre ad intervenire a nome della CEVAA, nei cui uffici lavora in
qualità di ingegnere, Marc Bedan è predicatore laico, ed ha tenuto
uno dei culti mattutini al Sinodo. In questi due atti il Sinodo si
è rafforzato nella consapevolezza dell’impegno comune per l’Evangelo
attraverso il mondo.
Una scelta sofferta
(segue da pag. 1)
sione alla Riforma europea e da
movimento che erano diventano
Chiesa riformata. Questi due periodi storici furono anch’essi un
momento di crisi e di divisione,
come oggi.
Il sostanziale equilibrio tra il
sì e il no è infatti indicativo di
una certa confusione la quale, a
sua volta, è rivelatrice di una crisi di identità delle nostre chiese.
Per gli uni (forse la maggioranza)
la questione era semplicemente;
prendere o no i soldi dello stato.
Per altri: se è lecito o no prendere i soldi in base a questa specifica legge concordataria, fatta su
misura per la Chiesa cattolica.
Per altri ancora; quale concezione abbiamo dei rapporti tra chiesa e stato? Solo pochi interventi
hanno impostato la questione in
questi ultimi termini. Ora, ci sembra che questa sia la vera questione che dovrà impegnare la riflessione della chiesa nei prossimi anni. Ed è chiaro che per ripensare
— e forse riformulare — 1 rapporti tra chiesa e stato dovremo interrogarci sull’identità e la vocazione della chiesa, e sul ruolo e il
modo di funzionamento dello stato. Per fare ciò non è detto che
dobbiamo fare una « moratoria
penitenziale » di cinque anni, come è stato proposto, anche perché
fermarci proprio in un tempo in
cui avvengono sconvolgimenti politici e culturali di portata storica
non sarebbe il modo migliore per
capire qual è il nostro compito
di credenti in questo mondo. Ma
è certo che dobbiamo fare un
grande sforzo di preghiera, di
meditazione e di riflessione per
capire chi siamo e dove stiamo andando in un mondo che cambia ad
una velocità vertiginosa. E, soprattutto, dobbiamo porci con forza
il problema della nostra etica riformata oggi.
Molti interventi, sia per il sì sia
per il no, hanno fatto riferimento
alla Riforma ma, schematizzando,
potremmo dire che gli uni erano
di tipo luterano (rigida separazione tra chiesa e stato), altri chia
ramente calvinisti (responsabilità
dei credenti nella società), altri decisamente pietisti (la chiesa e basta), altri ancora di tipo liberale
(non ci facciamo troppi scrupoli
sui mezzi, l’importante è lo scopo). In quali di queste varie posizioni si riconosceva il numeroso
pubblico che affollava le gallerie
dell’Aula sinodale? Probabilmente
un po’ in tutte, con qualche preferenza per le ultime due. Fatto sta
però che le gallerie erano strapiene durante il dibattito sui tre temi che hanno egemonizzato questo Sinodo (8 per mille. Villa
Olanda, CIOV) e semideserte per
il resto. Il che tenderebbe a dimostrare che la base delle"hostre chiese s’interessa soprattutto (o solo?)
di cose concrete e immediate, per
non dire materiali, e poco di cose spirituali.
Se è così non c’è da stupirsi che
questo Sinodo sia stato tanto sbilanciato, come ebbe a dire il moderatore in una conferenza stampa. Certo, il Seggio e la Commissione d’esame avrebbero potuto (e
dovuto) predisporre un programma più equilibrato, ma si ha la
sensazione che per la maggioranza andava bene così. Lo si è notato, fra l’altro, quando si è discusso e approvato, nella più totale indifferenza, il regolamento
sul servizio diaconale. Inoltre, nessuno o quasi ha protestato per il
fatto che non si sia trovato neanche un minuto per discutere dell’Eco-Luce e del settimanale unico, o della Claudiana, e che temi
importanti come l’ecumenismo
siano stati appena sfiorati. Senza
parlare del silenzio totale sugli avvenimenti che contemporaneamente si succedevano in URSS, o meglio nell’Est, visto che durante
quella settimana l’URSS si è disintegrata.
Se poi aggiungiamo che la serata sull’evangelizzazione è stata
seguita in modo abbastanza distratto, il quadro d’insieme che
emerge da questo Sinodo è, se non
proprio scoraggiante, deludente e
preoccupante. L’unica indicazione
che sembra emergere è questa:
potenziare ulteriormente la nostra
diaconia, impegnando la maggior
parte del nostro tempo e delle nostre energie nella sua gestione
senza un reale coordinamento tra
le nostre varie e numerose opere
(se così dobbiamo interpretare le
incertezze a proposito del progetto sulla « nuova CIOV »). Tutto
ciò è normale, è solo la conseguenza logica di una scelta che
la maggioranza delle nostre chiese ha fatto 20 anni fa e che non
ha smesso di appoggiare fortemente in tutti questi anni.
Anche per questo, anzi soprattutto per questo, era inevitabile
la scelta dell’S per mille. Un voto
contrario avrebbe infatti imposto,
a breve scadenza, la chiusura o il
drastico ridimensionamento di circa 180% delle nostre opere. E
questo, in fin dei conti, nessuno lo
vuole. D’altra parte la scelta fatta non risolve il problema, anzi
lo acuisce: la Chiesa valdese è
destinata a diventare sem.pre di
più una vasta impresa diaconale?
E non solo; dato che non vi può
essere chiesa senza diaconia, quest orientamento massiccio in favore della diaconia « pesante » non
rischia di sancire un unico modello di diaconia, quello istituzionale, a scapito della diaconia « leggera » e soprattutto della diaconia « politica », quella cioè che
non si limita a curare gli effetti
ma cerca anche di rimuovere le
cause,^ e che è quella in cui più
si può esprimere la nostra piena
libertà di credenti?
Ora che si è chiusa la questio11“ de’l 8 pei mille, dobbiamo riprendere al più presto la riflessione su questi interrogativi e cercare di dar loro delle risposte coerenti con la nostra confessione di
fede riformata. Ciò non vuol dire che dovremo, prima o poi, rinnegare la scelta fatta come se essa fosse il piatto di lenticchie dato in cambio del diritto di primogenitura, ma sicuramente vuol dire che saremo tenuti a gestirla da
persone libere e responsabili, per
la sola gloria di Dio. Ora, come
ha detto qualcuno, cerchiamo di
« non cadere ».
Jean-Jacques Peyronel
Stranieri
e pellegrini
(segue da pag. 1)
Ho nostalgia dell’essere,
del confessarci stranieri e
pellegrini. So che può essere frainteso questo desiderio, perché può essere
inteso in modo settario,
come un sogno di purezza
e di fuga dal mondo. Non
è in questo senso che io lo
intendo. So bene che la vocazione la si vive non nel
ritiro del monte della trasfigurazione, ma nella piana dove si incontra il fanciullo epilettico. Non si vive la vocazione cristiana
fuori dal mondo, monásticamente, ma la si vive nel
mondo che Dio ha amato.
Ma quello che io sento
mancante, decrescente, di
cui sento la nostalgia, è
quella tensione scomoda
che è tipica dell’essere
stranieri e pellegrini, che
il Nuovo Testamento esprime con delle contrapposizioni così instabili,
precarie: « Essere nel
mondo, ma non del mondo » (Giovanni), « Com
prare come se non si possedesse, usare del mondo
come se non se ne usasse »
( Paolo).
Ho nostalgia di questa
precarietà, dell’essere stranieri e pellegrini. E d’altra
parte mi accorgo che nostalgia è una parola sbagliata perché nostalgia,
letteralmente, vuol dire:
dolore del ritorno, desiderio doloroso di tornare indietro . E non è questo ritorno indietro che hanno
desiderato e hanno operato quei testimoni della fede che, anzi — ci dice il
testo di Ebrei —, hanno
lasciato una patria e non
hanno voluto ritornarci
ma sono in cerca di una
patria migliore. E in effetti, se noi vogliamo vivere, confessando certo i nostri pesanti limiti, ma comunque vivere volendo
confessare di essere stranieri e pellegrini, se questo noi vogliamo, lo possiamo fare solo in una tensione verso la patria migliore, verso il Regno che
ci è promesso.
L’unica possibilità di essere stranieri e pellegrini,
senza essere fuori dal
mondo, di vivere nella in
stabilità e nella precarietà, senza ritrovarci integrati e seduti, l’unica difficilissima possibilità di
cambiare direzione ad un
cammino che, non da oggi, ci porta ad un appiattimento sul modo di vivere della media della società in cui siamo posti, di
cui noi siamo parte, l’unica possibilità consiste nell’essere presi dal desiderio
del Regno, di quel Regno
che è continuamente contraddetto dalla realtà in
cui siamo inseriti — come ci ha ricordato domenica (al culto di apertura,
ndr) quella citazione di
Calvino a commento proprio di questo passo di
Ebrei.
Fratelli e sorelle, è questa possibilità, o meglio,
questa esigenza che ci hanno messo davanti alcuni
interventi di questo Sinodo, forse un po’ isolati:
— la richiesta di lasciare la strada dei pronunciamenti per riprendere il
cammino della riflessione
della fede e della testimonianza, per non ritrovarci
con dei riferimenti che rischiano di essere senza
contenuti;
— la richiesta di una
moratoria penitenziale di
cinque anni, espressa in
un termine forse che non
è molto abituale per noi,
ma tutti quanti abbiamo
capito che cosa voleva dire; moratoria penitenziale
per riflettere sui temi di
fondo del nostro essere
chiesa.
Prestiamo attenzione,
fratelli e sorelle, a queste
e ad altre voci che ci sollecitano in questa direzione; prestiamo attenzione.
Tavola che avete appena
eletta. Commissione d’esame e presidente che eleggeremo per il prossimo Sinodo, ma soprattutto chiese e opere, che vivono e
lavorano, prestiamo attenzione a questa esigenza e
a questo desiderio, se non
è troppo tardi, se — non
a parole ma nei fatti — noi
sappiamo ritrovare il gusto e il desiderio e la gioia
di confessarci stranieri e
pellegrini sulla terra.
Franco Giampiccoli
VISUS
di Luca Regoli S C. tjic
OTTICA ■ Via Amaud. B
10006 TORRE PELLICE (To)
L’OTTICO DI LUSERNA
di Federico Regoli & C. tj»
via Roma, 43
J0063 LU6BRNA 8. GIOVANNI (To)