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ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3; semestre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Oirettoie e Hmministpatofe : Beovcnuto Celli, Via iDageata 18, ROffifl
Homo, 28 Cuglio = ]^nno = H. 5^
Societate lesus — Fatti fi^ vlillIlCli lU , sici e sentimenti morali —
L’attentato a Maura — Cronaca nera? — Il
pericolo nero — I fanciulli contro Talcool —
Le solennità — La preghiera d’un Israelita —
Una Congregazione modello — Andare e lasciar andare — Il riposo dell’anima —Augusto Meille — Valli
Valdesi — Delegati Americani al Sinodo Valdese —
Su la Strada di Koma — Tutti a letto a mezzanotte
— Morale moderna — La lezione d’un Cinese — Corriere Siculo — Un pensiero a Messina ! — Oltre le
Alpi e i mari — Frank Thomas e l’Enciclica —- c I nostri padri » — L’Enciclica papale e i cristiani evangelici — Chi era corrotto? — I Vecchi Cattolici e
l’Enciclica — L’Enciclica a Vienna — Una nuova bolla
di scomunica — La nuora dell’Imperatore — Kepplerhund — L’Inghilterra si fa papista — La gioventù
evangelica spagnola lavora ! — San Cristoforo Colombo — Predica bene e razzola male — Fra i giovani
— In sala di lettura — Moody — Libri e periodici
ricevuti — Auri sacra fames — Sotto l’incubo !
DE^SOCÌEfnfE
Nessun ordine religioso è stato oggetto di attacchi e di critiche quanto la Compagnia di Gesù. Forse
in tali attacchi e critiche l’esagerazione di parte è
preponderante. E non è male che in un’epoca come
la nostra, che deve distinguersi per serenità di giudizi e di polemiche intorno a istituzioni e a individui, si dica tutto quello che onestamente si deve dire
sia nel bene che nel male. A tale ordine di idee e
di considerazioni si ispira una pubblicazione dal titolo Les Jésultes del prof. Boehmer dell’Università
di Bonn, presentato, con una larga introduzione al
pubblico francese da Gabriele Monod, direttore della
Bevm Historiqiie. Non sappiamo se il prof. Boehmer sia come il Monod protestante. Ad ogni modo,
sia l’uno che Taltro, dimostrano in questo volume
una obiettività che agli intolleranti e ai partigiani
potrà parere persino eccessiva. Ad esempio, i due
eruditi fanno giustizia di alcune accuse che contro
i gesuiti sono state mosse da molto tempo, quali la
falsificazione dei Monita Secreta e la voce dell’avvelenamento di Papa Clemente XIV. Se i due storici non esitano ad ammirare nell’Ordine dei gesuiti
quello che si deve ammirare, cioè la sua organizzazione, e negli esercizi del fondatore un’arte nella
direzione delle anime, una profondità eccezionale nella
conoscenza del cuore umano, e inoltre nei suoi membri virtù grandi di insegnanti, di missionari, di colonizzatori, non pongono indugio a mostrare il rovescio della medaglia, addentrandosi nell’esame delle
accuse più gravi fatte all’ordine, cioè le rilassatezze
e le tortuosità della sua morale, e il malefico influsso politico esercitato dai suoi membri e affigliati
nei vari Stati in cui per qualche tempo dominarono.
Invero la cosi detta morale gesuitica è costituita
da massime per se stesse già immorali, come le distinzioni, le riserve e le restrizioni mentali, il, probabilismo. In quanto al principio « il fine santifica o
giustifica i mezzi » se non è scritto formalmenteìiella
Costituzione dell’Ordine, non risulta meno da tutto
l’insieme della dottrina e condotta dei gesuiti.
Tutto ciò fu messo in opera in favore della Chiesa,
e del papato, senza esitazione dinanzi a nessuna risoluzione anche la più estrema. Sono stati, invero,
i gesuiti i più caldi difensori delle massime ultramontane e assolutiste che fecero trionfare in varie
occasioni (Concilio di Trento, Sillabo e Infallibilità).
*
Ma è sopratntto nell’educazione e nell’insegnamento
che brillano insieme i difetti e i pregi dei gesuiti.
E a questo proposito è notevole uno studio pubblicato ìiQÌh. Bibliothéque (una rivista pro
testante), in cui sono esaminati le vicissitudini, la
morale, lo spirito vero dell’Ordine, anche qui con
scrupolosa obiettività (Vi pongano mente gli storici
cattolici !)
Da questo studio riassumiamo brevemente quanto
si riferisce alla pedagogia dei gesuiti. Questa si prefigge di soddisfare nel miglior modo il gusto del
mediocre e del superficiale. Sua divisa : « un pò di
tutto, nulla di troppo ». Una mediocre misura di
spirito, di sapere, di carattere, di cuore : queste le
qualità che l’istruzione e l’educazione dei gesuiti si
prefiggono di raggiungere. E cosi l’imagine di una
brillante vernice esprime con proprietà il risultato
ottenuto con questa cultura superficiale. Il fondo è
sacrificato alla forma, la scienza all’arte letteraria,
10 ■ « stile » — intendendosi con questo una elegante
correttezza — reputato superiore ad ogni altra cosa;
questa è l’anima dell’ insegnamento e il fine degli
studi...
Qual’è, pei pedagoghi gesuiti, il miglior allievo,
l’allievo per eccellenza ? non quello che meglio d’ogni altro compie i suoi doveri di onesto giovane,
ma quegli che serve meglio ai loro disegni. Per questo autorizzano e incoraggiano lo spionaggio tra compagni. Anche i maestri possono essere denunciati ai
superiori, senza che il denunciatore incorra in biasimo.
Non solamente i gesuiti non amano punto di sviluppare talune virtù ; ma pur non avendo formato
11 disegno di corrompere gli nomini, coltivano certi
vizi che sembrano loro utili per i buoni efietti che
sono destinati a produrre. Si devono ad essi tradizioni scolastiche antiche e solidissime, che appena
ora si tenta di abbattere, ma con scarsa convinzione,
perchè quei vecchi costumi, il cui principio è cattivo, hanno una utilità manifesta, come i rimedi manipolati con veleni per procurare la salute. Tali
tutte le istituzioni basate sull’amor proprio, lo splendore del successo esterno, le ricompense materiali
che suppliscono aU’approvazione della coscienza, le
distribuzioni dei premi, i libri dorati, le corone, le
fanfare, i nomi dei vincitori proclamati in una pubblica festa; il loro orgoglio trionfante e Tumiliazione dei vinti...
Eni<leo CQeynlev.
fatti fisici g sditimenti morali
C’è chi dice che esiste lo spirito solo e che la
materia altro non è che un’apparenza ; c’è chi dice
— e sono molto più numerosi costoro — che esiste
la materia sola e che lo spirito non è cosa reale.
Io non mi azzardo neanche a definire la gran
controversia. Per me, ingenuamente, materia e spirito sono ambedue sensibilissimi; ammetto la realtà
del foglio su cui sto scrivendo, ma non ammette meno
quella del vento che me lo solleva incomodandomi,
0 quella del mio pensiero che mi detta le idee. Una
cosa sola vorrei notare : lo spirito ha un valore superiore a quello della materia.
Ma prima lasciatemi osservare come il giudizio
nostro (spirito, mi pare) è indipendente dalla materia.
Ieri venne portato ad una mia vicina un canestrino
d’uva appena formata e completamente acerba. Qui
se ne servono per far certi intingoli a loro modo.
Due persone di casa mia videro qnell’uva e me ne
riferirono in questo diverso modo.
La prima ; « Se tu avessi visto come è già grossa
l’uva ! Gli acini erano grossi come ceci ! »
La seconda : « Se tu avessi visto come ancora è
piccina l’uva ! Gli acini erano piccoli come ceci ! »
Vedete : il fatto è unico, è osservato bene, con
esattezza, con rigore; ma quanto diverso il giudizio !..
*
Veniamo ora al paragone tra l’importanza rispettiva dello spirito e della materia. Nel mio esempio
quel che io chiamo materia è un fatto, un fatto fisico, anzi una collana di fatti ben constatati ed accertati ; spirito è il sentimento che questi fatti suscitano, il giudizio che essi provocano.
E’ un romanzo di Dostojewsky ; Delitto e gastigo.
Una vecchia usuraia è stata uccisa al 3- piano
con alcuni colpi di scure. Al 2’ piano stanno lavorando due pittori di decorazioni. Nel momento in
cui la gente accorre per vedere quel che è successo,
i due pittori si rincorrono T un 1’ altro giù per le
scale. Son due giovinetti. Davanti al portone, il secondo ha raggiunto il primo; si acciuffano si buttano in terra, si danno degli scappellotti conditi da
allegre risate; la lotta è scherzosa; uno di essiaveva fatto uno scherzo al compagno, poi è scappato
e l’altro gli è corso dietro per vendicarsi amichevolmente e chiassosamente. La gente che vede quei
due burloni grida loro di alzarsi e passa innanzi a
precipizio.
Il colpevole non si ritrova e incomincia l’inchiesta. A capo di alcuni giorni si viene a scoprire che
uno dei pittori ha venduto per poche lire un astuccio d’oro che aveva appartenuto alla vecchia usuraia,
e poi è andato a bersi quel po’ di denaro all’osteria.
Il giovane, arrestato, dichiara imprima che qnell’oggetto gliel’aveva dato un Tizio sconosciuto, poi si
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2Î
LA LU Gii
contraddice e afferma d’averlo trovato nejl’appartamento in cui lavorava il giorno del delitto. In seguito, stretto sempre più dal giudice istruttore, egli
tenta di suicidarsi in carcere ; finalmente, dopo tante
sofferenze e martirii, egli confessa di essere l’assassino, e fa una relazione alquanto sconnessa e contradditoria del modo in cui ha commesso il delitto.
I fatti son chiari : esaminateli, rivedeteli un momento, e voi converrete con me che qualunque giudice, qualunque giurato l’avrebbe condannato in tutta
coscienza.
¡a «
Ci fu un avvocato invece il quale, malgrado tutti
questi cosi chiari e cosi gravi indizi, malgrado ciò
che altri avrebbe considerato come prove lampanti,
malgrado la confessione stessa deU’imputato, arriva
alla persuasione intima ed irremovibile che l’impntato non è reo. Pare una pazzia ! E tutto è basato
sopra un’unica considerazione : un sentimento. Diversi testimoni, tra cui alcune persone serie e degne
d’ogni fede, de pongono di ricordare esattamente che
al momento in cui si sparse la voce dell’assassinio,
mentre la gente si precipitava nella casa e trovava
il cadavere ancor caldo e palpitante, i due pittori
si rincorrevano l’un l’altro con grida d’ allegria e
poi si battevano amichevolmente, rotolandosi sul selciato tra le più schiette risate. Ora — dice l’avvocato malgrado tutti i fatti esposti dall accnsa, io
non potrò mai e poi mai ammettere che un giovane
sensibile, come lo dimostra il suo tentato suicidio
abbia potuto ruzzare col compagno, ridere e divertirsi cosi cordialmente, sol pochi minuti, forse pochi secondi dopo avere fracassato il cranio della vecchia a colpi di scure. Ciò, dice 1’ avv ocato, è fuori
della natura umana, è contrario ad essa, e quindi
è inammissibile.
Si riapre l’inchiesta, si sospende il giudizio e...
si ritrova il colpevole.. Il giovane pittore era innocentissimo. Aveva realmente trovato nell’ appartamento l’astuccio d’oro che l’assassino, rifugiatosi li
un momento mentre la gente saliva le scale e i pittori le rotolavano in giù, vi avea perduto. L’ avea
venduto per bere ; poi sapendo che era della vecchia s’era turbato, e per scusarsi avea dettò'"che un
altro gliel’aveva dato ; poi, messo alle strette, avea
detto la verità affermando di averlo trovato. Poi,
giovanotto e sensibile, s’era visto perduto e avea
preferito il suicidio ; impedito, e sottoposto ad ogni
specie di sofferenza, sentendo che non poteva esser
mai assolto, avea preferito fare una falsa confessione
col solo scopo disperato di troncar gli indugi.
Un’unica considerazione, un sentimento vivo, era
bastato all’avvocato per intuire, per vedere la verità attraverso tanti fatti che l’oscuravano. Non vi
pare che anche il sentimento abbia il suo criterio,
il suo ragionamento, la sua reale efficacia ?
Il cuore, dice Pascal, ha delle ragioni che la ragione non conosce.
Giuseppe fìsmehetti
Uattcntato a Plaura
Inutile dirlo: noi lo disapproviamo altamente, come
disapproviamo ogni qualsiasi forma di violenza. Per
questo rispetto, non abbiamo celato mai il nostro
pensiero. Già altre volte lasciammo apertamente intendere che — come non approviamo la violenza in
sè stessa — e così non crediamo nemmeno all’efficacia dell’azione violenta. Un attentato non affretterà
il progresso d’un ideale; se mai piuttosto gli sarà di
ostacolo e ne ritarderà il trionfo. Non occorre dunque insistere di più a dimostrare che noi non approviamo l’attentato di Barcelona. Se l’approvassimo,
dovremmo cessare d’esser discepoli di Gesù Cristo,
che non ha predicato altro se non l’amore santo.
Purnondimeno, non ci riesce di ammettere che nel
grave fatto di Barcelona la colpa si trovi in una
sola persona. Noi vediamo due colpevoli, non uno.
Colpevole è certamente il giovanotto che ha sparato
lo tre rivoltellate contro l’ex ministro Maura; mentre costui — sceso dal treno — abbracciava un amico.
E, non solo egli è colpevole, ma illuso come tutti co
loro che — trasgredendo il precetto, non diciamo del
Tolstoi, il quale non è che un ripetitore, ma di Gesù
Cristo — sognano una trasformazione del mondo a
colpi di rivoltella e a scoppi di bombe; il mondo non
è una montagna granitica da mandar in frantumi
con la polvere o con la dinamite. La polvei’e, la
dinamite che sconvolgeranno da le fondamenta l’edifizio sociale non possono essere che di natura morale.
Ma, se quel giovanotto illuso è colpevole, v’è un’altra persona che non ha la coscienza più netta della
sua; e questa persona è colui stesso contro il quale
le tre rivoltellate furono dirette : cioè l’ex ministro
Maura. Il Maura infatti è un provocatore: ha voluto
passare per la turbolenta Barcelona, in questi momenti di grave agitazione, risuscitando con la sua
presenza il ricordo dell’iniqua sorte da lui medesimo
preparata al povero Ferrer. E il Maura è per di più
un fanatico; tra Tanarchico che spara contro uno de’
suoi simili e il ministro che sarebbe disposto a sparare contro migliaia de’ suoi simili, non vediamo
nessuna differenza... o piuttosto, sì, la vediamo, e ci
pare che la colpa maggiore sia da la parte del ministro intelligente, dotto, esperimentato, il quale
nondimeno si è mantenuto e si mantiene partigiano accanito d’una sola classe di cittadini. E non
basta ancora. Il giovanotto, che fu subito catturato,
è un assassino; ma di assassinii se ne posson dare di
più sorta; uccidere i corpi è assassinare; uccidere le
coscienze è anche assassinare. Se dovessimo scegliere,
diremmo che questa seconda specie di assassinio è
peggiore della prima. Ora il Maura mirava, e, se ne
avesse facoltà, mirerebbe — come egli stesso ebbe a
dichiarare — a sopprimere la libertà di tanti cittadini, cioè ad assassinare tante coscienze. * Se tornassi
al potere, sarei ancor più severo » egli ha detto. E
non manca dunque nemmeno — come vi avvedete
— la premeditazione.
Ci direte : il Maura è perfettamente sincero nel suo
provocante fanatismo assassino della sacra libertà
umana. Non ne dubitiamo minimameute. Ma chi vi
assicura che il giovinotto anarchico non sia stato
perfettamente sincero nel suo attentato all’ex ministro Maura? Si lasci dunque da banda la sincerità.
Condanniamo colui che sparò tre colpi di rivoltella
e condanniamo almeno altrettanto colui ohe promette
di commettere un numero immenso di assassinii morali, non appena gli venga fatto di riaociuffare il
potere.
CRONACA NERA?
Ci si domanda perchè non abbiamo parlato di quel
tal duello avvenuto sur un pulpito cristiano evangelico, e di cui i giornali specialmente illustrati si
sono occupati.
Facilissimo rispondere. Non ne abbiam parlato per
le due seguenti ragioni. — 1) Sarebbe ingiustizia riferire di uno scandalo e tacere di tanti altri. O parlar di tutti gli scandali che avvengono ad ogni ora
tra i cattolici, tra i socialisti, tra i liberi pensatori o
non parlar di nessuno. Impossibile parlar di tutti
perciò noi non abbiamo introdotta e non introdurremo mai la corruttrice « Cronaca nera », vergogna
di tanti giornali. — 2) Per parlare di una cosa, bisogna conoscerla con precisione. Ora, poiché la Luce
non può permettersi il lusso d’un servizio telegrafico
particolare da le lontane Americhe, noi non eravamo
e non siamo in grado di dir nulla di positivo intorno
al fatto di cui si tratta. Dovremmo fidarci delle informazioni pubblicate dai giornali quotidiani; ma i
giornali quotidiani, specie quando si occupano di cose
evangeliche, ne sballano di così grosse da far ridere
perfino i polli. Un esempio. Anche i bimbi dei nostri
giardini d’infanzia sanno che Calvino si chiamava Giovanni. Ebbene uno dei massimi giornali italiani lo
chiama « Matteo ». — Una persona ci confessava d’aver inventata di sana pianta una notizia e di averla
mandata a uno dei massimi giornali d’Italia; il quale
la pubblicò subito integralmente !
Bastano queste due ragioni a dimostrare che abbiam fatto bene a non intrattenere i nostri Lettori
intorno al duello.
Ed ora alcune raccomandazioni.
Educhiamo il popolo, così da renderlo un po’ meno
credulone. — Esortiamolo ad essere un pochino meno
avido di fattacci, a uso don Adorni. — Insegnamogli
a essere un tantino più equilibrato nei suoi giudizi.
Messina crolla e seppellisce migliaia di persone. Il
popolo grida: « Non c’è Dio » — Ah,babbeo! oh, non
sapevi già, se mai, che Dio non c’è, poiché a ogni
batter di polso muore una persona ? — Se domani
Merry del Val uccidesse sua madre, che scandalo ! Si
urlerebbe da tutte le parti : « Il cattolicismo è falso »,
Niente affatto, o signori ! Ne risulterebbe solo o la
pazzia o la birboneria di Merry del Val. Il cattolicismo è falso, lo sappiamo, ma per altre ragioni ben
più profonde e gravi e soprattutto generali.
Impostori e pazzi sono dovunque. Se espetterete per
credere nell’Evangelo, che tutti i cristiani siano santi
perfettamente, dovrete aspettare un altro bel po’.
Senza contare che, dato questo criterio, noi non potremmo abbracciare mai le vostre idee— qualunque
esse sieno — o signori, perchè voi che le professate
non siete perfetti, tutt’altro.
L’albero si conosce dai frutti, lo sappiamo. Ma l’albero, nel caso di don Adorni, è lui, don Adorni. Nel
caso del celibato corrotto, è la Chiesa che lo impone
e il sacerdote che se lo lascia imporre. Nel caso di que’
duellanti, sono que’ duellanti, forse pazzi, forse birboni, se pure i corrispondienti dei giornali abbian detto
il vero (il che ignoriamo). Se non han detto il vero,
l’albero cattivo son loro, i corrispondenti stessi poco
sinceri o poco seri. Albero cattivo siamo tutti. » Non
c’è un giusto neppur uno ». Non c’è una sola chiesa
santa. Tutti dobbiamo, non già lasciare una chiesa per
passare ad un’altra, ove sieno meno errori di dottrina;
dobbiamo invece amitutto convertirci col cuore a Dio
per la potenza di salvezza che viene da Gesù Cristo.
Non ci fate più di quelle domande. Ciascun lettore
sappia da sè giudicare gli scandali che avvengono
nel mondo, senza però credere a tutte le dicerie come
farebbero le donnicciole; e chiedano a Dio di poter
riescire esempi e modelli a coloro che errano senza
guida nel sentiero del male. Quanto a noi, certo, non
ci risolveremo mai a pubblicare nessuna sorta di
Cronaca nera.
Il prof. Forel scrive alla N. zür. Zeitg. che, pur essendo opposto ai maltrattamenti, alle sevizie, ai linciaggi che gli americani bianchi prodigano, con tanta
generosità, ai loro fratelli neri — egli però vorrebbe
che la razza nera non venisse considerata come uguale
alla bianca, nè potesse godere degli stessi diritti e
delle stesse libertà, essendo che la razza inferiore è
destinata a subire il dominio della razza superiore.
Una cosa impensierisce l’illustre scienziato ; la grande
prolificità della razza nera, poich’essa coll’andar del
tempo, sarà numericamente più forte della bianca e
potrà conculcarla. Sebbene la formala salvatrice sia
difficile a trovare, un espediente provvisorio molto
efficace sarebbe il neomaltusianismo I ! Bisogna riconoscere che Faraone col suo sistema di annegamento
era più crudele verso gli Ebrei ! Forel è un po’ più
evoluto, ma pur sempre superuomo. Per lui i due
grandi nemici della civiltà sono l’alcoolismo e la credenza religiosa. Chi potesse sopprimere quei due mali
sarebbe il vero salvatore dell’umanità. Altro che Gesù
Cristo !
Certi dotti a furia di credersi savi son diventati
pazzi... quantunque siano medici alienisti. Pare che
la pazzia riesca attaccaticcia anche se molto diluita.
Paolo Calvino.
-.1 fanciulU^cou^o l’alcool
• La società dei fanciulli astemi denominata Espoir
comprende un bel numero di membri ; e cioè in Svizzera : 870 a Ginevra ; 602 nel Giura bernese ; 2567 a
Neuchâtel; 2311 nel cantone di Vaud ; in Francia:
1246 ; nel Belgio : 112. In tutto 7708 membri ; tra cui
3615 ragazzi e 4093 bambine.
Le solennità
La Pentecoste — c cinquanta » giorni dopo la Pasqua ed era denominata delle (Sette) Settimane, o della Mietitura o delle Primizie. Essa celebravasi coll’offerta dei primi pani, e col sacrificio di due agnelli
(Eso. 23[16 ; Lev. 23il5_) — Questa solennità è di
ventata per la Chiesa cristiana il simbolo della effusione dello Spirito Santo. In quel giorno la Chiesa
raccolse le sue prime « spighe » fra le molte genti
convenute a Gerusalemme, le quali udirono la predicazione di Pietro (Fat. 2[0).
La solennità dei Purgamenti o delle Espiazioni cadeva il 10 del settimo mese (Tisri) ed osservavasi con
riposo sabatico e con digiuno. Questa era la più
caratteristica delle feste religiose israelitiche, dovendosi fare in essa espiazione generale dei peccati :
pel Sommo Sacerdote e la sua casa, col sacrificio di
un giovenco ; — per il Santuario e per il popolo col
sacrificio di un becco per lo peccato, e col rilascio
del Capro emissario per Azazel ; — per il Sommo Sacerdote e per il popolo con l’offerta di due olocausti. — In quest’unico giorno dell’anno, il Sommo Sacerdote entrava nel Luogo Santissimo avvolgendosi
in una nuvola di profumi, e col sangue del giovenco
aspergeva il Coperchio dell’Arca del Patto, detto Propiziatorio (Lev. 16ill-28).
L’autore dell’Epistola agli Ebrei, accennando a questa solennità, osserva che i « sacerdoti entrano bene
in ogni tempo nel primo Tabernacolo (Luogo Santo)
facendo tutte le parti del servigio divino ; ma il solo
Sommo Sacerdote entra nel secondo tabernacolo (Luogo Santissimo; una volta Vanno, non senza Sangue,
il quale egli offerisce per sè stesso e per gli errori
del popolo. » Or Cristo, Sommo Sacerdote dei futuri
beni, per lo suo proprio sangue, è entrato una volta
nel Santuario (celeste) avendo acquistata una redenzio
(1) Continuazione e fine vedi N* 29.
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LA LUCE
ne eterna. Egli è mediatore del Nuovo Testamento
(Ebr. 9(6-15).
La festa dei Tabernacoli o delle Capanne — era il
corollario di quella delle Espiazioni, e ricorreva cinque giorni dopo, cioè il 15 del mese di Tisri, dopo la
raccolta dei t frutti delTaja e del tino. • Essa durava
sette giorni ed era intesa a rammentare la vita nomade del deserto. In contrasto con quella delle Espiazioni, non .vi era festa più gaja, più sollazzevole, più
abbondante in offerte di questa della Raccolta. Quando, nell’anno sabatico ricorreva questa solennità, usavasi leggere davanti al popolo congregato, il Libro
della Legge (Lev. 23(24 Num. 29(12 Deut. 16(13j. — A
questa non corrisponde veruna festività speciale della
Chiesa cristiana ; ma siccome, tolto l’aggravio del peccato, l’Israelita provava « l’allegrezza della salute »
(cfr. Sai. 51(8-13), così noi, ottenuta una salute eterna » (Ebr. 5(9) possiamo rallegrarci del continuo nel
Signore • (Fil. 4(4).
*
* •
La festa dei Purim o delle Sorti, chiamata pure « il
giorno di Mardocheo » (2 Mau. 15(36) è stata istituita
all’epoca dell’esilio in ricordanza della strage che gli
Ebrei fecero dei loro nemici, annuente il re Assuero
e per influenza della regina Ester. Questa festa extra
legale, che poi celebrossi dalla nazione israelitica il
14 o il 15 del mese di Adar (12’ dell’anno sacro e 6.
dell’anno civile) incontrò da principio una assai viva
opposizione, non avendo nulla di comune con le feste
religiose d’Israele ; finalmente fu pareggiata all’altre.
Il libro di Ester, che ne racconta l’origine è dai critici ritenuto inautentico ; e benché il nome di Dio non
vi apparisca neppure una volta, vien letto dagli Ebrei
in questa festa.
La festa della Dedicazione (Giov. 10(12) celebravasi
il 25 Chisleu (9. mese sacro, 3 civile, e durava otto
giorni con luminarie. Avevaia istituita Giuda Maccabeo in memoria della purificazione del Tempio le
contaminazioni di Epifane.
Y.
\j& preghiera d’tip Israelita
Nell’ultimo numero del periodico La Pace, che propugna valorosamente la pace, onde noi lo raccomandiamo di cuore a tutti i nostri Lettori, abbiam tro• vato questa preghiera d’un Israelita, la quale merita
una riproduzione.
S’egli è vero, o Rabbi Gesù, che vénti secoli or
sono, discendesti fra noi, dalle sfere superne, per la
redenzione dell’umanità, s’egli è vero, che portasti la
parola consolatrice per gli oppressi, ed a sangue sferzasti gli oppressori, s’egli è vero, che scacciasti i mercanti dal tempio, che proclamasti la fratellanza fra
tutti i popoli della terra, ritorna, ritorna ancora una
volta o Rabbi Gesù ! Perciocché il lupo penetra ancora nell’ovile, ed ivi fa strage degli agnelli innocenti,
ed il serpe si cela ancora in tra le messi, ed insidioso
attende con pazienza l’augello, ed una schiera infinita
d’iloti geme ancora in catene, ed il potente schiaccia
il debole sotto il suo peso, ed i mercanti sono ancora
nel tempio, ed ivi esercitano simonìa; ed i popoli
tutti sono armati l’uno contro l’altro e non attendono
che un cenno per straziarsi a vicenda. Ritorna, ritorna
ancora una volta, o Rabbi Gesù ! Sì, tu ritornerai ;
. ma non più vittima predestinata, non più ravvolto
nella veste inconsutile. Tu sarai nello spirito di tutti
gli oppressi, sarai nella coscienza di tutti i ribelli.
Ed insorgeranno quelli, che hanno sete di giustiziainsorgeranno quelli, che vivono in amaritudine. E
tutto spezzeranno, catene ed ostacoli, e giustizia sarà
fatta sopra la terra. Amen.
Ferruccio Coen.
UMA COnQREQfl^ME MODELLO
Un tale diceva : Ho visitato una congregazione veramente modello. — Ha molti membri ? gli fu domandato. — Tutt’altro. — E’ ricca ? — Tutt’altro. — E’ costituita dì persone colte ? — Tutt’altro. — Conosce le
dottrine cristiane a perfezione ? — A perfezione, no,
di certo. — Oh, allora, perchè la chiamate congregazione modello P — Perchè i suoi membri si amano gli
uni gli altri di amor sincero; e, quando l’uno è afflitto, gli altri lo confortano ; non si criticano, anzi
s’incoraggiano reciprocamente, e tutti insieme, come
veri fratelli, si sforzano di conquistare nuove anime
a Gesù Cristo. {Riassunto da « La Union Vaidense *),
Andare e lasciar andare
Che farai della tua vita ? domanda al giovane il
pastore Jean Roth nel Protestant béarnais. E soggiunge : tu devi rispondere, non a me, ma a Qualcun
altro, così : « Signore, io metterò la mia vita per
te >. E’ giusto, poiché Egli ha messo la sua per te.
Perchè dunque non ti consacreresti al servizio del Si
gnore? Egli abbisogna di pastori, Egli abbisogna di
missionari.
Anche le giovani devono sentire una vocazione.
Dio abbisogna d’uomini, ma abbisogna anche di donne;
come le bibliche donne che si chiamarono Debora,
Dorcas, Febe ; come quelle grandi donne più vicine
a noi che si chiamarono Beecher-Stowe e Giuseppina
Butler.
E i genitori, non hanno anch’essi una vocazione,
a cui ubbidire ? Certamente. Se il Signore dice al vostro figliolo o alla vostra figliola : « Va’ », voi non
dovete dir loro: »Resta». La loro vocazione consìste
nell’andare ; la vostra, o genitori, consiste nel lasciarli
andare.
Il riposo deU’anima
In Matteo capo 11, versetto 29, si leggono queste
parole di Gesù : « Imparate da me, che mansueto sono
e umile di cuore, e troverete riposo alle anime vostre ! ». 1) Il riposo 1 ohe deliziosa cosa quando si è
stanchi ! — 2) Il corpo si stanca ; ma altrettanto e forse
più l’anima. Che desiderio proviam tutti di riposo,
quando l’anima è stanca 1 — 3) Che fare per trovarlo ? — Per trovarlo, occorre divenire « mansueti »
e « umili di cuore ». — Chi più calmo, chi più riposato dell’agnellino? Chi più sereno, chi più riposato di colui che non ambisce onori, che non ricerca
le lodi, che « non ha l’animo » per dirla con l’Apostolo « alle cose alte », ma che « si accomoda alle
basse? » — 4) Come divenire « mansueti » e « umili
di cuore », ossia come trovar riposo? — Guardando
a Gesù! » Imparate da me » Egli dice.
Augusto Sicilie
I funerali
Ecco alcuni particolari intorno ai funerali del
molto rimpianto signor Augusto Meille, pastore emerito ed ex agente in Italia della Società biblica britannica ed estera: li dobbiamo alla gentilezza d’uno
dei figli del caro defunto, al signor Carlo Meille.
Prima che la salma fosse portata nel tempio dei
Coppieri (Torrepellice), i parenti tutti ed alcifni
amici si riunirono nella camera mortuaria intorno
al feretro non ancora chiuso, per contemplare ancora una volta quel volto tanto amato, che sembrava
sorridere come in un placido sonno. Mentr’eravamo
riuniti — scrive il signor Carlo Meille — il nostro
caro amicò prof. G. Luzzi ci rivolse la parola in
modo veramente commovente, dicendoci che, se avessimo potuto squarciare un poco la tenebra che avvolgeva il defunto,” non avremmo certo desiderato
ch’egli tornasse fra di noi, ma avremmo ineffabilmente gioito della sua gioia.
Quando il feretro fu trasportato nel contiguo tempio dei Coppieri, il tempio era già tutto gremito di
gente solennemente raccolta in silenzio. Al servizio
funebre presiedette il pastore sig. Augusto Jahier; il
quale, dopo aver letto alcuni passi delle Bibbia (li
Cor. IV, 16 fino al versetto 10 del capo seguente;
Fil. Ili, 20, 21; Giov. XIV, 2, 3; XVII, 24; Apoc. XIV,
13) dette la parola al prof. Luzzi; che disse del defunto, considerandolo sotto vari aspetti: come amico,
come uomo, come amministratoi’e, come fedele sostenitore della Scuola di Teologia, di varie opere di beneficenza e della Chiesa di Via de’ Serragli in Firenze.
Dopo di lui, sqrse a parlare il Cav. Dott. Gay di
S. Giovanni, a nome del paese di cui egli è pastore
e che fu il paese nativo di colui del quale si piangeva la perdita.
Seguì il Moderatore della Chiesa Valdese sig. B.
Léger; che rievocò il caro defunto, dipingendolo come
l’amico degli studenti in teologia e suo in modo particolare.
Il pastore di Torino sig. Alberto Prochet espresse
il rimpianto della sua chiesa, presso la quale il signor Augusto Meille fece le sue prime prove nel pastorato evangelico.
Il Cav. uff. G. Weitzecker, amico di giovinezza e
compagno di studi del signor Meille, disse affettuose
parole a nome proprio e degli altri pochi superstiti
di que’ tempi ormai lontani.
Il più che ottuagenario prof. Rivoir ricordò con
affetto particolare il defunto quale evangelizzatore
gentile, affabile con tutti; e quindi proferì una efficacissima preghiera.
Cantato l’inno « Oh, beati su nel cielo », ch’era tra
i preferiti dal signor Meille, quattro pastori, con
gentilissimo pensiero, trasportarono il feretro al carro
funebre; e il corteo ordinatissimo prese quindi le
mosse verso il cimitero.
Quivi il Comm. Dr. C. A. Tron, pastore a Torrepellice, disse parole squisitamente gentili, e il pastore di Firenze sig. Giovanni E. Meille parente del
defunto ringraziò, a nome della famiglia, ì molti e
gentili amici ch’erano accorsi a dare l’ultimo vale
alla salma diletta.
Come fos^e amato z come amasse
Il signor Deodato, ohe per vent’anni ebbe il signor
Augusto Meille a sovrintendente, ci scrive una lettera, da la quale risulta chiaramente di quanto affetto il caro defunto fosse degno e di quanto affetto
venisse circondato. Conservo — dice il signor Deodato — conservo tutte le sue lettere come prezioso
ricordo. Egli non era un capo, un direttore, ma un
amico, un fratello, un padre pei dipendenti. Tutti i
mìei colleghi — ne son certo — potrebbero rendere
una consimile testimonianza. Simpatizzò sempre con
noi nelle nostre afflizioni, sì interessò sempre del
nostro stato, ci fu sempre largo d’incoraggiamenti
nell’aspra lotta. Quanto pensiero si dava degli sventurati! Nel 1894, dopo il tremendo terremoto a Messina, volle che si andasse a portar parole di conforto
e a donare agli atterriti un Vangelo che li sostenesse
con celesti consolazioni. Così, nel 1905, all’epoca del
terremoto delle Calabrie. Così, in occasione di altre
sciagure che afflissero la patria nostra. Il suo cuore
era aperto a tutti i dolori; e fin nelle prigioni volle
che la parola dì Dio penetrasse, ammonitrice, redentrice, apportatrice di perdono e di speranza.
In morte del signor Acigujto COeille
Un nostro corrispondente di Torino si meraviglia
che la sua e nostra proposta di offrire per opere dì
beneficenza un obolo in occasione della morte dì
qualche persona diletta, non abbia attecchito. A Cremona — egli dice — la cosidetta » Buona usanza »
procura ai vari istituti di beneficenza della città
molto danaro : perchè non dovremmo sentirei mossi
a imitare? Insistendo nella sua idea, egli ci manda
una piccola offerta in morte del signor Augusto
Meille; offerta che noi registriamo con piacere insieme con un’altra avuta da un'altra persona. Dunque :
Per l’opera di Evangelizzazione in Italia, in morte
di Augusto Meille ;
A. C, Torino . . . . L. 2,—
N. N. ................» 5,
La famiglia del compianto
aUGUST© MEILLE
pastore Valdese emerito, ex Agente in Italia della Soi eietà Bìblica Britannica e Forestiera, partecipa agli
I amici e conoscenti, a cui fosse stato omesso l'invio
I della partecipazione, il decesso del suo capo.
I Ringrazia di cuore i numerosi amici che in diversi
; modi vollero esserle larghi di simpatia e di affetto,
: e quanti ne accompagnarono la salma al campo del
riposo.
I Un vivo e speciale ringraziamento ai suoi colleghi,
che numerosi vennero a recargli l’estremo saluto è
pronunziarono consolanti parole presso la bara.
I Torre Pellice, 18 luglio 1910
Torrepellice. — I periodici evangelici di Francia
fanno voti per il pronto ristabilimento in salute del
venerando pastore Appia, presentemente alle Valli.
Ci uniamo con tutto il cuore a quest’augurio.
Tillar Pellice. — Elezione di Pastore. (G). Il signor
Enrico Tron senior avendo chiesto la sua emeritazione a cominciare dal prossimo Ottobre, l’assemblea
elettorale di questa parrocchia, debitamente convocata, eleggeva a suo successore il Sig, Augusto Jahier,
attualmente a Torre Pellice, con 50 voti sopra 88 votanti.
Felicitazioni ed auguri di un ministero benedetto !
— Da altra fonte apprendiamo che l’elezione ebbe
luogo sotto la presidenza del pastore F. Grill, segretario della commissione esecutiva.
Massello. — Per le dimissioni del titolare, sig. E.
Bertalot, il posto di pastore in questa nostra congregazione o parrocchia è dichiarato vacante.
Delegati Americani al Sinodo Valdese
E’ un segno dei tempi, di lieto auspicio per l’opera
della Chiesa Valdese in Italia, il fatto che avremo quest’anno al Sinodo, per la prima volta, due Delegati ufficiali dalle Chiese Presbiteriane d'America: il Pastore Giuseppe Brunn, quale rappresentante dell’Assemblea generale della Chiesa Presbiteriana degli
Stati Uniti, e il Pastore D. M. Cleland, Delegato della
Chiesa Unita Presbiteriana d’America.
Siccome quei cari fratelli visiteranno la maggior
parte delle Chiese, spingendosi sino a Grotte (Sicilia),
mi sia permesso di presentarli, per mezzo della Luce,
ai fratelli evangelici d’Italia, onde abbiano dovunque
quell’accoglienza calda, affettuosa che meritano.
Il signor GiuseppeBrunn, Pastore della prima Chiesa
4
LA LUCE
Italiana Presbiteriana diHazleton Pa., nacque nel paesello di Andreis, nel Veneto, quarant’anni fa. Kagazzo
ancora, udì l’Evangelo in Andreis, predicatovi dal Pastore valdese di Venezia, ma non si convertì che in
America, or sono vent’anni.
Consacratosi all’opera del Signore, ha spiegato la
sua attività quasi unicamente in mezzo alla Colonia Italiana di Hazleton Pa., con splendidi risultati ; poiché
la sua Chiesa, benché non molto numerosa, per la continua perdita di membri emigrati altrove o tornati
in Italia, è una delle più fiorenti di America per vita
spirituale, spirito di fratellanza e di sacrificio. Quanta
stima goda nella cittadinanza di Hazleton, lo prova
il fatto che é stato eletto ad unanimità (meno i voti
del prete e del sagrestano) Alderman della città, cioè
Assessore del Consiglio Comunale. E quanto sia rispettato dalla denominazione presbiteriana cui appartiene lo si vede dal fatto che, la primavera scorsa, é
stato nominato unanimemente Moderatore del Presbiterio di Lehigh, il primo Italiano cui sia toccato
sinora un simile onore in America. Che i suoi colleghi Italiani lo tengano in gran conto, lo hanno addimostrato, eleggendolo per due anni successivi Presidente del Convegno dei Pastori e Missionari Italiani. In ultimo, il Governo della Repubblica lo ha
chiamato a far parte della Commissione suU’Emigrazione. L’Assemblea generale della Grande Chiesa Presbiteriana lo ha nominato * Fraternal Delegate » al
Sinodo Valdese.
Il signor D. M. Cleland, Pastore della prima Chiesa
Unita Presbiteriana di Wilmington Dal., ha tre fratelli pure nel Ministerio Evangelico, un altro è Giudice di Corte a Chicago. Egli é Presidente di un’Associazione filantropica, intitolata : « The Citizen’s Schools
for Adult Foreigners », e come tale ha conosciuto davvicino ed apprezzato i nostri connazionali. Egli ha dato
ultimamente una prova del suo interessamento pratico per gl’italiani, ottenendo per un Italiano, condannato ad essere impieciitoa Wilmington, la commutazione della sentenza. Egli visiterà vari villaggi e
paesi degli Abruzzi, Calabrie e Sicilia, per osservare
davvicino l’influenza che gl’italiani tornati dall’America esercitano fra i loro connazionali dal lato civile
e morale.
Son certo che la visita di questi due esimii fratelli, come quella del nostro caro amico, il Pastore P.R.
De Carlo di Detroit, ora in Italia, sarà gradita ed utile
per le Chiese d’Italia.
Prof. Alberto Clot
Delegato della Chiesa Valdese
ver ali Stati Imiti ed il Canada,
SU LA STRADA DI ROMA
Sotto questo titolo, la clericale Voce dell’Operaio di
Torino, alludendo al Congresso missionario di Edimburgo, in cui si son fatti voti per l’unione di tutte le
chiese (quella cattolica romana compresa) mostra il
suo compiacimento per le buone parole ohe nel Congresso e nei giornali furono dette intorno alla Chiesa
romana ; ma dichiara che la Chiesa romaha « non interverrà mai al congresso dei protestanti che sono
nell’errore ecc. ecc. »
Una parolina all’orecchio del direttore della Voce
dell’Operaio. Noi siamo disposti all’unione; aneliamo
al tempo in cui vi sarà « una sola greggia ed un sol
pastore » ; ma badato ! questo * sol pastore » non ha
da essere Pio X, né alcuno dei suoi successori, bensì
Gesù Cristo. Finché voi riconoscerete due pastori, farete molto bene a non intervenire ai nostri congressi:
l’unione sarà impossibile. Quanto poi a stabilire, chi
sia nell’ « errore » — se noi o so voi — non è difficile :
voi siete nell’ errore, e lo vede anche un bimbo che
confronti il vostro catechismo con l’insegnamento di
Gesù Cristo nei Vangeli.
Tutti Q Ietto a mezzanotte
Il Corriere intitola così una corrispondenza da
New York, in cui si racconta come quel sindaco, facendo il moralista, intenda che tutti i caffè e ristoranti siano chiusi a mezzanotte. Il Corriere naturalmente ci fa su i commenti col solito riso sarcastico.
In Italia regna la morale utilitaristica : bisogna che
ce ne persuadiamo.
MORALE MODERNA
Un giovanetto di 17 anni qui a Roma tenta uccidersi con un paio di coltellate; ma prima scrive a
lapis una letterina ai parenti in cui dice che è stufo
di vivere, che vuol essere cremato senza... preti e raccomanda al padre di non ubbriacarsi più. Il Giornale d'Italia ci fa i commenti. Ma che commenti !
L’ubbriachezza non è una colpa, perchè le case sono
orride : ehi può non sentirsi attratto da la luminosa
e rumorosa osteria ? — Ma, caro signore : questa sarà
un’attenuante per ehi abita in tuguri; se non che
i frequentatori delle osterie, dei caffè, ecc., non ap
partengono che in parte alla classe dei disered ati.
Bisogna riconoscere che tra giovanetti che si uccidono, e padri che si ubbriacano « onestamente >, è
vizi prodotti da la miseria, e vizi non prodotti da
la miseria e questa elasticità di morale fatalistica, in
Italia (come forse anche altrove), oggi si va maluccio
assai.
ba Icjiorjc d’tir) Cirjcçc
Secondo La Buona Parola, periodico clericale di
Rieti, un Cinese avrebbe dato agli Europei... cristiani J
una bella lezione, di cui ecco qui le ultime veramente
belle parole:
€ Noi basiamo l’insegnamento delle nostre scuole
sulle dottrine di Confucio, mentre voi avete escluso
il migliore dei vostri libri, la Bibbia, dalle aule scolastiche ».
E La Buona Parola commenta così :
« Toccava proprio a un codino di venire a dar una
lezione di progresso ai nostri omenoni illuminatissimi. O che abbian proprio da fioccar dalla Cina i
missionari ad apprendere i segreti della vera civiltà
ai laicisti dei nostri paesi ? *
Se non che, noi porremmo tra gli • omenoni illuminatissimi » anche tutti i preti cattolici dell’ orbe,
per la semplicissima ragione che non c’è scuola cattolica in cui la Bibbia sia libro di testo. Perfin nelle
scuole di teologia (seminari) la Bibbia è posta in un
cantuccio o press’a poco. La lezione del Cinese è anzitutto per voi. Clericali !
Corriere Siculo
Grotte. — (Busso) Presentato dal presidente, signor
Russo, il quale disse dell’opera del clericalismo, il
professor Concetto Crespi tenne all’Associazione Cristiana evangelica della Gioventù una bella conferenza
intorno alla Spagna, che in questi giorni attira su di
sè l’attenzione generale. La conferenza Crespi può
dividersi nei seguenti punti : 1) la Spagna, rimasta
dopo i tempi della Riforma più vincolata d’ogni
altra nazione al Vaticano, va finalmente svegliandosi
e riconoscendo quanto male le abbia fatto il Prete ;
2) la Spagna odierna si trova in condizioni miserevoli
— sotto ogni aspetto — al paragone di quel ch’essa era
un tre o quattro secoli or sono ; 3) ma anche per lei,
grazie a Dio, è sonata l’ora della riscossa; 4) e noi
Italiani? anche noi,smettendo le titubanze, dobbiamo
combattere una nobile battaglia, senza violenze, ma
con molta risolutezza, brandendo quell’arme possente
che è l’Evangelo di Gesù Cristo.
La Conferenza riscosse fragorosi applausi. Seguì una
fervida preghiera, in cui il pastore Moggia chiese a
Dio di illuminare la Spagna con la sua luce e di sostenerla nell’aspra ora della lotta.
ÜM Pensiero r niessiNr:
Chi non s’è sentito straziar l’anima alla notizia di
Messina caduta, del giovane, robusto, intelligente,
eloquente pastore Adolfo Chauvie sepolto sotto lo macerie, insieme con la Famiglia gentile e con una
parte così cospicua della Chiesa diletta?
A principio d’ottobre venturo, inaugureremo
piacendo a Dio — il nuovo tempio, dono d’Amici,
asilo di pace soave ai Superstiti. Ma noi brameremmo
che prima d’allora un modesto monumento sorgesse
a ricordare sul campo dei morti quei nostri Fratelli
periti nell’immane catastrofe! A questo nostro disegno han già aderito l’Ing. Max Eynard cognato di
Adolfo Chauvie, il capodistretto sig. Luigi Rostagno,
il pastore di Catania sig. Giuseppe Fasulo, -il colportore Giuseppe Greco.
Poiché si tratta d’un caso tanto pietoso, eccezionale,
unico, oh! vogliano tutti i nostri Amici, tutti i Lettori della Luce venirci in aiuto con le loro offerte,
inviandole sollecitamente a uno di questi signori :
Corrado dalla, Barcellona di SicUia. — Giuseppe Trombetta, Via Belknap 16, .Messina (Quartiere americano).
— B. Celli, direttore della Luce, Via Magenta 18,
Itoma.
Il sottoscritto Comitato promotore, a sottoscrizione
chiusa, renderà conto, per mezzo della Luce stessa,
delle offerte avute e dell’amministrazione fattane.
Il Consiglio di Chiesa di Messina, costituitosi in Comitato promotore:
Fattore Corrado lalla, Presidente. '
Avv. Aieaaandro Mantica
Giuaoppt Trombetta
Cap. Carlo Opipari
fiaetano Paaaalacqoa
P. Savoca Camelli
Tenente di mar. Pedro Creili
Capit. di navig. Erm. Falkenburg
Friti Dilg
Giovanni Guttarolo, Archiviata
Giovanni Hamilton
Il prof. 9. Clot
ti alla Luce.
(86, Romeyn St., Rochester N.
Y., America) riceve abbona men
OLTRE LE ALPI E l flARI ^
Francia
Le nascite, in Francia, vanno terribilmente diminuendo. Nel 1901 furono 858 mila ; nel 1905, sole 807
mila; nel 1909, si son ridotte a 770 mila. E se la popolazione scema a vista d’occhio, cresce l’anarchia :
nel 1907, i retinenti alla leva furono 4905 ; nel 1908,
11782; nel 1909, 17258.
Parigi. — La società nazionale d’incoraggiamento
al bene ha conferito al pastore Giulio Arboux, cappellano delle carceri della Senna, la più alta onorificenza, cioè la « corona civica ».
Grenoble. — Dal 13 al 15 agosto, vi si adunerà un
Congresso antialcoolista, che mirerà a fare di tutte
le società d’astinenza francesi una sola Federazione.
Lione. — Pietro Cardinal Coullió arcivescovo di Lione
e di Vienna (Francia) ha risposto alla lettera rivoltagli dal Comitato svizzero di soccorso agli Armeni,
dando, a nome della Semaine religieuse de Lyon, le
più sodisfacenti spiegazioni circa alle calunnie da la
Semaine lanciate contro ai missionari cristiani evangelici d’Armenia (calunnie di cui la Luce ha riferito).
La Semaine avrebbe preso la notizia da altri giornali...
Il Cardinale arcivescovo ammette che i missionari cristiani evangelici abbiano fatto tutto il loro dovere.
La Semaine stessa pubblicherà (anzi a quest’ora avrà
già pubblicato) le dichiarazioni del Comitato di soccorso suddetto. — Così va bene ! Ma un’ altra volta,
prima di riportar voci calunniose, pensateci seriamente.
Belfort. — Per opera del conferenziere Pourésy si
si è costituito un « Comitato di vigilanza, sezione della
Lega prò morale pubblica ». Vi hanno aderito, tra gli
altri molti, un pastore evangelico, un prete cattolico
romano, un rabbino, il direttore della Scuola normale
maschile, la direttrice della Scuola superiore femminile, un rappresentante dei sindacati operai.
Oloron (Pirenei>. — Nei Pirenei e nell’Alta Aragona
si va intensificando l’opera d’evangelizzazione tra gli
Spagnoli abitanti in quelle regioni. Oloron ne sarà
come il quartier generale.
Austria
Salisburgo. — Questa città ha ospitato un Congresso
mariano a cui sono intervenuti rappresentanti di tutta
la cattolicità, prelati, nobili, signore e signorine. Non
è mancata la solita benedizione papale, come non sono
mancati i soliti telegrammi d’augurio. Se un Congresso
valesse a riformare la Chiesa romana, saremmo i primi
ad applaudire. Dubitiamo assai! E una Riforma ci vuolel
' (Danimarca
Il ministro della guerra ha vietato la vendita delle
bevande spiritose in tutte le caserme dello Stato.
Stati Uniti
Il parroco cattolico di Florence Mass, è stato invitato dal vescovo di Sprinfield a dar le dimissioni, per
aver elogiato l’educazione che si impartisce nelle grandi « università » e nei « collegi » non cattolici dello
Stato.
Frank Thomas z l’Enciclica
Nel discorso or ora pubblicato intorno all’Enciclica,
Frank Thomas fa vedere come i Riformatori abbiano
restituito al mondo: 1) la libertà, mettendo l’uomo sotto
la dipendenza di Dio ; 2) la verità, che è Gesù Cristo,
nel quale noi abbiamo spiritualmente ogni cosa e appieno, e per mezzo del quale riceviamo tutta la luce
morale che ci abbisogna ; 3) l’amore, che il fedele,
tornato alla scuola di Gesù Cristo, è ormai in grado
d’apprendere.
Questo discorso di protesta ha suscitato le ire veementi del Courrier de Genève, cattolico clericalissimo.
** I nostri padri ,,
È il titolo della conferenza proferita nella cattedrale di S. Pietro in Ginevra dal pastore J. Alfred
Porret, professore di storia delle religioni alla facoltà
libera di Teologia evangelica ; la quale conferenza ha
visto or ora la luce coi tipi Robert. — La conferenza
Fulliquet era polemica; questa del Porret è apologetica invece, e riesce anch’essa un’efficacissima risposta all’Enciclica papale. Con la storia alla mano,
l’oratore dichiara che i « nostri padri della Riforma »
furono persone piene d'abnegazione, incrollabilmente
risolute, fornite di una rara delicatezza di coscienza,
mirabilmente zelanti nel condurre le anime al Cristo^
profondamente religiose, di una religione che consiste nel viver in Dio e nell’aver Dio vivente nel proprio suore.
L’Enciclica papaie e i cristiani evangelici
E questo è il titolo del discorso detto dal pastore
Gaillard nel tempio della Fusterie a Ginevra e or
ora pubblicato da l’editore Kündig. — La Riforma
del secolo XVI non fu teologica, ecclesiastica, reli
■ i.'.
5
LA LUCE
giosa soltanto, fu anche morale. I suoi effetti morali
si son fatti sentite dovunque, perfino nella Chiesa
cattolica romana. I Riformatori miravano a ristabilire
il Cristianesimo puro. Ora a tal fine essi dovettero
risalire al Cristo e agli apostoli. E, risalendovi, vi
hanno trovato al tempo stesso il rinnovamento della
morale e quello della pietà e il principio d’emancipazione e di libertà, che pone l’uomo sotto l’unica autorità della coscienza illuminata da Dio medesimo.
CHI ERA CORROTTO?
Sotto questo titolo, Stefano Blanc ha raccolto in un
opuscolo, che si vende in tutti i chioschi di Ginevra
e di altre città della Svizzera, alcune citazioni di eminenti uomini del Cattolicismo romano, i quali confessano che la Chiesa nei secoli XIII, XIV, XV e XVI
era, quanto a morale, assai in ribasso e ohe quindi
una riforma pareva assolutamente necessaria. Uno
degli scopi a cui tendevano i Riformatori vituperati
da Pio X consistè appunto nel rialzare il livello morale della cristianità e nel sopprimere gli scandali,
contro i quali l’autorità ecclesiastica non protestava
ormai più (perchè l’autorità ecclesiastica era essa
stessa per la prima corrotta e scandalosa).
1 Vecchi C^ttoMc[^l’Enciclica
Nel loro recente 36‘ sinodo adunatosi a Lucerna, i
Vecchi cattolici di Svizzera hanno trattato dell’enciclica Editae saepe. Uno dei membri del sinodo, il
Weckerle, si è espresso così: * Siamo lieti di non dover piegar il capo innanzi a questo decreto autoritario e di poter dire francamente; siamo cattolici, ma
non condividiamo il parere del papa. Noi apprezziamo
il dono sacro da Dio nostro Signore conferito ai Cri'
stiani evangelici ; e che essi hanno saputo custodire'
Noi li salutiamo come membri al pari di noi della
Chiesa cristiana ».
L’Enciclica a Vienna
Il Corriere della Sera ha da Vienna :
I giornali narrano che ieri durante l’ufficio divino
nella chiesa di Santo Stefano alcuni giovanotti che
stavano agli usci distribuivano ai fedeli copie del
giornale San Bonifacio della Lega Cattolica, raccogliendo in salvadanaio le offerte di oblazioni. Il giornale contiene riprodotta nella traduzione tedesca l’enciclica Editae saepe e insieme ha un commento molto
vivace contro i protestanti. All’ ingresso principale
della chiesa stava anche il noto padre conte Gaìen,
confessore dell’Arciduca Francesco Ferdinando e distribuiva egli pure il periodico.
La stampa liberale protesta contro questo avvenimento. Sembra che la comunità evangelica abbia deciso di chiedere l’intervento del Governo affinchè
cessino sìmili fatti.
Una nuova bolla di scomunica
Si assicura (dice la Semaine religieuse) che la bolla
di scomunica maggiore contro il professore cattolico
Schnitzer, autore dello scritto intitolato : « Fu il papato istituito da Gesù Cristo ? » sia già stata redatta
in Vaticano e sia per essere pubblicata in Baviera.
Come già dicemmo, il prof. Schnitzer va perfin
tropp’oltre e sostiene essere apocrifo il passo « Tu
es Petrus » ; come prima di lui fecero l’ex prete francese Andrea Bourrier e il prof. Augusto Sabatier. Non
occorre che il passo famoso (come giustamente osserva
la Semaine) sia apocrifo, per combattere le pretese papali : le parole Tu es Petrus eoe., hanno altro senso
da quello che dà loro la Chiesa Romana.
La nuora dell’imperatore
Ecco il giudizio espresso dal cardinal Agliardi cancelliere di S. Romana Chiesa circa alla moglie (cattolica) del quintogenito figlio (protestante e che alleverà i figlioli nella sua propria religione) dell’imperatore di Germania. Interpellato da un redattore
del Giornale d'Italia, il porporato ha risposto: c Non
so precisamente di cosa si tratti, ma certo è che i
canoni sacri ai quali debbono tutti egualmente sottostare i fedeli, appartengano essi a famiglie principesche come a quella del più umile operaio, sanciscono ohe qualsiasi fedele comunichi in divinis con
un acattolico esce dalla comunione della Chiesa cattolica. Quindi nell’attuale caso, se veramente le cose
sono quali si riferiscono, nessuna scomunica ad pereonam, ma la principessa è caduta ipsi jure nella
pena che i sacri canoni comminano a ohi li trasgredisce nel senso suespresso ».
Sentiremo ohe ne diranno i giornali tedeschi !
Il secondo semestre LUCE (1° lug-31 die.)
non cosf9 che una lira.
KEPPLERBUND
Che è ? — Un^Associazione istituita da scienziati, 3
anni or sono a Francoforte. — A che scopo mira? — A
impedire 1’ c avvelenamento dell’anima popolare », col
mostrare dove nelle scienze finisce la realtà e dove
incomincia l’ipotesi. Lasciando libere ie coscienze di
aprirsi alla religione che preferiscano, il Kepplerbund,
che ha pigliato il suo nome da Keplero l’illustre scienziato e l’illustre credente, renderà popolare la scienza,
ne innamorerà i|l popolo, e al tempo stesso mostrerà
che le ipotesi dj Haeckel non sono che ipotesi e che
la scienza non esclude la religione. — Di quali mezzi
si serve il Kepplerbund? — Di parecchi: l) conferenze
date da uomini competenti; 2) opuscoli in forma chiara,
intelligibile a tutti; 3) un periodico intitolato Unsere
Welt, rassegna rjigorosamente scientifea in forma rigorosamente popolare; 4) un altro periodico illustrato
per la gioventù; ^) un gran numero di foglietti volanti
da diffondersi t|ra il popolo ; 6) dei corsi pubblici. —Progredisce il S^epplerbund ? — S come ! All’inizio,
i soci erano 600j Due mesi dopo, il doppio. Alla fine
dell’anno scorso (cioè dopo 2 anni da la costituzione
della Società) 60p0.
f
b’ Irjgb
ilterra 5! fa papi5ta
Così si dice. (ìosì sostiene il Courrier de Genève,
per esempio. Ma( nulla di più falso, come di recente
ha dimostrato il prof. J. Radfort Thomson neW’Evangelical Ghristendom (maggio-giugno 1910, pagina 66
e seguenti). Il Thomson fa notare : 1) che in Inghilterra il numero dei monaci, dei preti ecc., venuti da
altri paesi, è alimentato d’assai ; 2) che si sono moltiplicati anche i templi e gli oratorii cattolici romani;
3) che un bel numero di persone appartenenti alla
Chiesa anglicana « alta », ritualista, che si compiace
di chiamarsi « ànglocattolica », perchè è mezzo cattolica infatti, p^ssò tra 1842 e il 1862 alla Chiesa del
Papa; 4) che qùesto passaggio è diminuito assai in
questi ultimi 4d o 50 anni ; 5) che le perdite sono almeno compensate da gli acquisti della Chiesa evangelica inglese in genera ; 6) che spessissimo i neoconvertiti al Papismo, dopo averlo ben bene conoseiuto,
10 abbandonano, per tornarsene silenziosamente alla
Chiesa evangelica : 7) che l'aumento nel numero dei
Cattolici romani in Inghiltera dipende, non da con
versioni, ma da la immigrazione (proveniente da l'Ir
landa e dal Continente); 8) che molti tra i figli di
questi immigranti finiscono con l’abbracciare l’Evan
gelo; 9) che la popolazione cattolica romana dell’In
ghilterra (compresovi il Paese di Galles) non è al pre
sente che di 1 ,^ilione e 200 mila anime : un venti
cinquesimo apiièna della popolazione totale 1
E questo fia a tappar la bocca a chi canta
glorie ipocritanfente.
La gioveiitii evangeli^^ lavora !
Da la Revista cristiana di Madrid apprendiamo che
un altro Comiz o fu tenuto nella città di Alcázar de
San Juan. Il teatro, ch’era stato scelto per il Comizio, ai riempi di pubblico eletto e rispettoso. Gli
oratori, tra cui furono anche dei non evangelici —
come il direttole del giornale El Centro — si ebbero
di molti applausi. Un altro Comizio è stato convocato
nei giorni 2, 4 (5 6 luglio nella bella e gentile Siviglia, capitale dell’Andalusia ; < che, nonostante la sua
fama di clericale, accolse con affetto gli oratori evangelici, signori C^viedo, Arenales, e Felices e applaudì
con crescente entusiasmo ai loro ispirati discorsi ».
11 giorno 4, prese la parola anche il deputato Montes
Sierra.
Da Siviglia, gli instancabili propugnatori di libertà
si son recati a jerez, dove si ebbe un grande Comizio
il giorno 5. Anche nel borgo di Camugnas (Toledo) due del Suddetti oratori evangelici (Arenales
e Oviedo) ebbero un’ affollattlssima radunanza nel
« salon-teatro »
San
Si dice che la
tolica degli Stai
Roma; ove si r
Pio X la beatili
nerale, richiesto
scovo della dioi
zazione è nato;
Corsica si cont
grande navigatq:
Predica
La Chiesa ca
sione o almeno
giuramento che
I l’atto dell’inco
Qristoforo Colombo
rappresentanza d’un’Associazione cati Uniti sia in viaggio alla volta di
echerebbe a chiedere alla Santità di
cazione di Cristoforo Colombo ! In geconsimili devon esser fatte dal veCesl in cui il candidato alla canonizma 15 diverse città d'Italia e fin di
èndono l’onore di aver dato i natali al
re. 1 (Dal Qemeur Vaudois).
bene^jr^zola male
ttolica romana ha voluto la soppresla modificazione della formula del
i re d’Inghilterra proferiscono nelronazione. Benissimo! e noi cristiani
evangelici l’abbiamo appoggiata. Se non che la regina
di Spagna ha dovuto, passando al cattolicismo, proferire una consimile formula, imposta da Roma. —
Roma dunque predica bene e razzola male.
Ve ne diamo un’ altra prova più convincente ancora. Lo Standard nel numero del 15 luglio riferisce
la formula del giuramento che i vescovi cattolici romani della provincia di Quebec (che appartiene all’Impero britannico!) proferiscono entrando in carica.
Sentitela, e poi dite se non sia vero che Roma predichi bene e razzoli male; se non sia vero che essa
voglia l’autorità e i privilegi par sè solamente. » Io
dichiaro che il papa è il vero Capo della chiesa universale sparsa per tutto il mondo; che, in virtù del
potere delle chiavi conferitogli da Gesù Cristo, egli
ha diritto di spodestare i re, i principi, gli Stati,
le repubbliche e i governi eretici, poiché tutti i poteri di qua giù sono illegali senza la sua propria sacra approvazione: questi governi eretici possono venir distrutti in piena tranquillità di coscienza. Ond’io mi farò con tutte le forze difensore di questa
dottrina, come pure dei diritti e delle consuetudini
della S. Sede, contro tutti gli usurpatori, specialmente
contro la nuova pretesa autorità della Chiesa d’Inghilterra e contro tutti i suoi seguaci, se questa
Chiesa e se questi suoi seguaci si opporranno, in
uno spirito ereticalo d’usurpazione, alla Chiesa di
Roma nostra Madre santa. Dichiaro inoltre che la dottrina della Chiesa anglicana, dei calvinisti ugonotti,
degli altri protestanti è degna di dannazione e che i
protestanti stessi anderan dannati, se non ritratteranno detta dottrina. Dichiaro ancora che accorderò
assistenza e consiglio a tutti i rappresentanti della
Santità del Pontefice, ovunque io m’abbia a ritrovare,
in Inghilterra, in Isoozìa, in Irlanda o in qualsiasi
altro territorio o regno, e che farò del mio meglio
per estirpare l’eresia protestante e per distruggere
tutta la sua pretesa autorità, legale o non legale ».
fra JjQ^vani
(Da la Correspondance Mensuelle).
I < Volontari della Missione » hanno tenuto il loro
Convegno internazionale a Rochester, N. Y. Erano
rappresentati 29 paesi diversi. Dalla relazione del signor Mott risulta che, dal principio del movimento,
(nel 1896) 4346 studenti son diventati missionari fra
i pagani. Appena fu finito il Convegno 98 giovani si
sono iscritti col proposito di partire un giorno per
le missioni estere.
— L’Unione di Poughkeepsie, N. Y., ha ricevuto,
da un sìg. W. Smith, un nuovo stabile del valore di
Lit. 1,250,000. Il giorno della inaugurazione, il donatore disse: c Ho dato quest’edificio all’Unione nella
mia qualità di membro effettivo e dopo aver seguito
da vicino l’opera sua. Questa casa deve contribuire
all’avanzamento del regno di Dio che mi ha messo in
cuore di consacrarla a quello scopo. »
— La sede del Comitato internazionale americano
in New-York è dono dflle signore Russell Sage e
Dodge. In questo palazzo trovansl comodamente alloggiati gli uffici del segretariato generale, delle Unioni delle provincie, delle strade ferrate, degli studenti, dell’esercito, della marina, delle industrie, dell’opera fra i negri, degli studi religiosi, dei corsi
commerciali, degli esercizi fisici e delle Unioni cadette.
— Le 14 Unioni di New-York annoveravano, alla
fin del 1909, un totale di 16,450 membri, un guadagno
annuo di 1366.
— L’Unione di Filadelfia conta 7,580 membri di
cui 3,200 nel ramo centrale. Frequentano i corsi serali 2039 persone. Vi sono, ogni settimana, 95 classi
bibliche frequentate da 2,660 uditori regolari ; 23 riunioni speciali son tenute settimanalmente in varli laboratori. L’Unione ha poi assistito 905 immigranti;
ha dato Lit. 10,375 per l’opera unionista di Osaka
(Giappone) ed ha raccolto Lit. 125,000 per costruire
un edificio unionista, a favore dei marinai, in Filadelfia stessa.
— Nell’Unione centrale di Pittsburg, Pa., vengono
date lezioni a 500 persone che non conoscono l’inglese.
— A Cambridge, Mass., circa 1000 stranieri hanno
seguito i corsi e le riunioni nei locali dell’Unione.
*
» «
La prima Conferenza degli studenti cristiani cinesi
in America si è adunata a Colgate. Vi erano 40 delegati. Furono svolti vari soggetti della massima importanza : Studio comparativo delle religioni — Cristianesimo e vita individuale — Significato politico
del Cristianesimo — Significato sociale del Cristianesimo, ecc. Molti americani furono colpiti dall’abilità
amministrativa, dail’eloquenza e dalla modestia dei
loro fratelli cinesi.
— Il signor C. T. Wang è segretario dell’Assooiazione cristiana degli studenti cinesi nell’America Set'■‘^ntrionale. Il rapporto mensile ch’egli pubblica dà
6
6
LA LUCE
un totale di 91 membri, di cui 29 nuovamente iscritti,
oltre a 19 membri di sesso femminile. Una lista dei
nomi e degli indirizzi degli associati permette loro di
scriversi e visitarsi. In febbraio ultimo, il signor
Wang visitò le Università di Columbia e Cornell.
Nella prima vi sono 22 studenti cinesi di cui 5 cristiani ; nell’altra 30 dei quali uno solo è cristiano.
— Il signor Burt Redfern, vice segretario dell’Unione Cristiana degl’impiegati ferroviari di Knoxville,
è stato ucciso il 7 febbraio da un ubbriaco. Egli cercò
bensì di proteggersi con una sedia, ma fu colpito da
cinque palle e dovette soccombere.
*
* *
Il signor F. L. Porter lavora con successo nelle prigioni, sotto gli auspici del Comitato nazionale inglese.
Una domenica potè parlare nella prigione di Worm■wood-Scrubbs ad un migliaio di uomini e giovanetti.
— E’ morto a 91 anni il signor Tommaso Denny,
durante 50 anni uno dei principali sostenitori dell’Unione centrale di Londra, ed uno degli amici personali di Sir George Williams.
— E’ morto pure, a 89 anni, l’ultimo dei dodici che,
insieme con Sir George Williams, fondarono, nel 1844,
l’Unione di Londra, il signor William Creese.
— Il signor John Corey, morto di recente, ha lasciato 50,000 lire all’Unione di Cardiff di cui era presidente, oltre a ciò che i suoi eredi dovranno dare
annualmente. Si calcola ch’egli abbia lasciato circa
2.250.000 lire a delle opere di carità.
«
• •
L’Associazione cristiana internazionale degli impiegati d’Albergo, la cui sede è in Berlino, possiede 12
Alberghi con 500 letti, del valore di Lit. 2,550,000.
Essa ha 27 segretari. Il giornale pubblicato dall’Associazione, il « Kellnerfreund », ha una tiratura di
10.000 copie.
— L’Unione di Amburgo ha, da 20 anni, una sezione scandinava che annoverava, l’anno passato, 85
membri. Vi sono state tenute 93 riunioni con un totale di 2575 uditori. La sezione si raduna 4 volte per
settimana: al lunedì per la ginnastica svedese, al
martedì per la classe biblica, al venerdì per le conferenze, discussioni, e seduta dei membri ed al sabato
sera per un’adunanza di preghiera. Ogni ultimo venerdì del mese ha luogo uua serata familiare alla
quale sono invitate le signore.
— Il Re di Sassonia, nel dicembre scorso, ha visitato l’Unione militare di Chemnitz ed ha espresso la
sua soddisfazione riguardo all’organizzazione e all’amministrazione dell’Unione.
— Gli impiegati postali hanno anch’essi una sezione
in parecchie Unioni tedesche. Hanno avuto la loro
seduta speciale alla Conferenza di Barmen. Pubblicano un periodico « La Posta Cristiana ».
G. d. P.
IN SALA DI LKITTURA
Il Nemico. — Conferenza di Giacomo Taramasso, Pinerolo. Tipografia Sociale 1910.
Questa conferenza di Giacomo Taramasso, prete di
Pinerolo che per le sue tendenze moderniste venne
sospeso a divinis dal vescovo di quella città, è una
carica a fondo contro il clericalismo, che è descritto
nelle sue manifestazioni più salienti, contrarie al vero spirito religioso del Cristianesimo, alla stessa onestà politica e alla democrazia.
Questa conferenza, che venne detta a Pinerolo, a
Milano e in altri luoghi, non si distingue per bellezza
di forma e per erudizione storica o filosofica ; bensì
per grande sincerità e desiderio di combattere una
buona battaglia contro la « turpe superstizione clericale ». E. M.
*
« *
Elsie, racconto popolare di Emma Chiera, pubblicato
by l’Araldo 175 Rockaway Ave-Brookyn. N. Y. 1910.
Questo racconto popolare si legge con vivo interesse. Molto semplice, senza grandi intrecci, non ha
certo molte pretese. Tuttavia i caratteri dei varii personaggi sono bene tratteggiati. E quello che più importa è lo scopo morale del racconto, il quale appunto per ciò, a lettura finita, lascia una impressione
consolante e salutare. Ancora una volta il Vangelo rigenera e trasforma i cuori e rende felici quelli che
lo professano con sincerità.
Elsie, la protagonista del racconto, è salvata da un
grande pericolo, e trova un fedele compagno delia
sua vita in un giovane già scettico e socialista, e di
poi convertito al Cristo. E. M.
Per chi cambia indirizzo
Avvertiamo che da ora innanzi non terremo in
nessun conto le richieste di cambiamento d’ indirizzo
per r interno, che non ci siano fatte per mezzo di
cartolina con risposta pagata. Inutile aggiungere
che il richiedente non deve scrivere nulla (e quindi
neppure il suo indirizzo) su la risposta.
W © 0 D Y
Ignoranza religiosa.
Alle accennate difficoltà morali si aggiunga una
dose — e non piccola — d’ignoranza e specialmente
d’ignoranza religiosa; della quale Dwight Moody aveva incominciato a rendersi consapevole e ad arrossire : e non sarà difficile di farsi un’idea abbastanza
esatta dello stato d’animo di lui, quand’egli era per
raggiungere il suo diciassettesim’anno. Come sappiamo
— per volere degli zii e in virtù del patto con essi
concluso —egli aveva fin dai primi giorni della sua
dimora in Boston frequentato le radunanze di culto
ed anche le lezioni della scuola domenicale ; ma alla
scuola domenicale s’era fatto canzonare. Il maestro o
monitore gli aveva messo in mano una copia delle
Sacre Scritture egli aveva detto: c Stiamo studiando
il Vangelo di S. Giovanni ».
Dwight Moody s’era messo a sfogliare l’Antico Testamento, per trovare il... Vangelo di S. Giovanni;
mentre i compagni di classe si facevan de’cenni l’uno
l’altro e si davan delle gomitate di meraviglia. Anche
il maestro, signor Kimball, s’era avvisto delle vane
ricerche e dell’impiccio di Dwight ; si che aveva dovuto cercargli lui il Vangelo e squadernarglielo con
bel garbo dinanzi. Il povero ragazzo ne era rimasto
mortificatissimo e aveva promesso a sè stesso di non
esporsi mai più a una simile vergogna.
Tuttavia, non era diventato di punì’ in bianco un
sapiente. Nonostante la sua buona volontà di istruirsi,
dovette sottostare a nuove umiliazioni e dar nuove
prove... luminose della sua scarsissima coltura religiosa. Più tardi il maestro Kimball così descriveva il
suo scolare d’allora : « Rade volte mi sono imbattuto
in un giovane spiritualmente più ottuso del Moody
o che fosse più impreparato a divenire un cristiano
da le idee chiare e limpide intorno alla verità dell’Evangelo e ad occupare nel mondo un posto di generale utilità ».
LIBRI E PERIODICI RICEVUTI
tica, N. 4 (luglio).
Avete pagata rabbonamento ?
Domeaico Giocoli, gerente responsabile
Tipografìa dell’Istituto Gould, Via Margbera 2, Rema
^uri Sacra Fames
(La. tormentosa fame dell’oro).
La ragazza non era nè brutta nè cattiva ; ma ignorante e per nulla capace di sostenere la sua parte in
una famiglia nobile ; inoltre, i genitori di lei, piuttosto avari, non largheggiavano troppo in fatto di denari sonanti : le avrebbero dato in dote un mezzo milione e il resto alla loro morte.
Nessuno sapeva esattamente a quanto ammontava il
resto. Il signor Alfani lasciava capire essere molto;
la fama asseriva milioni : forse, come sempre, era una
discreta cosa e nulla più.
Il giovane, sentita la proposta del padre, visitò i
genitori della fanciulla e vide questa ultima. Non gli
piacque: anzi provò un vivo sentimento di antipatia:
l’amore per Miriam Olden, non solo non svanì alla
vista della signorina Alfani, ma grandeggiò e si solidificò vieppiù maggiormente. A farla breve; il giovane si recò a casa Olden : narrò il tutto, e come protesta contro i tentativi del padre, radunata tutta la
famiglia dei suoi amici si fidanzò con Miriam, obbligandosi a sposarla non appena le circostanze lo permettessero.
Tutti furono contenti, compresa la signora Olden,
la quale, se abborriva cordialmente il marchese Filippo, altrettanto voleva bene al giovane Alberto. Il
vecchio Olden poi giubilò fino in fondo al cuore :
quel matrimonio era ai suoi occhi una specie di rivincita sui cristiani, sempre cara al cuore di un giudeo.
VI.
L’ira di uo padre.
Enrico Olden ascoltò con piacere la proposta della
sorella : si disse pronto a comprare la Pellegrina, ma
poneva una condizione, che il giovane Alberto, cioè,
svelasse al padre il suo amore per lei e gli chiedesse
il permesso di sposarla. Non basta. Nel caso probabile che il marchese Filippo sì rifutasse ad approvare
il matrimonio del figlio, questi doveva sposare immantinente la sorella. Enrico non avrebbe dato un soldo
che a queste due condizioni. Il giovane Alberto le accettò.
Non così però il padre di lui. Il vecchio marchese,
all’idea che il suo figliuolo Alberto, l’unico rampollo
della sua famiglia, sposasse la figlia del giudeo che
l’aveva derubato, strozzato nei suoi averi, spogliato
delle sue sostanze, andò in tale furia bestiale che il
giovane ne ebbe paura. Tuttavia, per la prima volta in
vita sua, Alberto resistette al padre. Il pensiero che
suo padre, non facendo conto delle sue inclinazioni,
si opponeva al suo matrimonio con Miriam solo per
pregiudizi di casta e di religione, gli diede temporaneamente un baleno di forza e di energia virile. Ribattè
bravamente le ragioni del padre, gli dimostrò ch’egli
non era un animale da mettersi all’incanto, che lui,
non sè aveva rovinata la casa De Paoli e che a lui
stava di rialzarla, e finalmente concluse domandando
al genitore una parola franca e decisiva.
L’ebbe, e più fiera non se la poteva immaginare. Il
padre in un impeto di collera bestiale lo maledisse,
10 rinnegò per figlio, lo diseredò e lo cacciò di casa.
Erano le undici di sera. Pioveva a dirotto e un vento
infernale spazzava le vie ripide e strette della bella
Genova. Rari erano i passeggeri a quell’ora. Qualche
negoziante o commesso di bottega che si riduceva a
casa ; pochi clienti dei caffè e dei teatri che si stavano chiudendo, o una solitaria guardia di questura
che passeggiava su e giù cercando di ripararsi dalla
pioggia il meglio che poteva.
Il giovane Alberto uscì sulla strada pubblica colla
testa in fiamme e il cuore in battaglia. Passeggiò un
tratto sotto la pioggia senza sentirla : anzi il vento
fresco e vibrato gli fece del bene. Si raccolse sotto
un portone, non sapendo nè dove andare, nè che cosa
fare. Poi prese la sua risoluzione. Volse i passi verso
11 palazzo Olden e in meno di venti minuti batteva
alla porta.
Il portinaio era andato a letto. Svegliato sul primo
sonno, apri a mala voglia al giovane, il quale chiese
se il signor Guglielmo fosse ancora in piedi. Il portinaio per tutta risposta diede un’occhiata dal cortile alle finestre del padroncino, e, visto lume, accennò di sì.
— Allora, fatemi il piacere di avvertirlo che il marchese Alberto ha un urgente bisogno di vederlo.
Due minuti dopo il giovane entrava nella camera
di Guglielmo Olden.
— Come ! Tu qui, a quest’ora e con cotesta faccia ?
— gridò TOlden a vedere l’amico.
— Sì, sono qui io, a quest’ora, ora infernale, ora
per me peggiore della morte.
— E che ti è capitato ?
— Mio padre mi ha maledetto, mi ha cacciato di
casa e mi ha diseredato : — e il povero giovane, chi
nata la testa fra le mani, sì mise a piangere amaramente.
L’Olden ne fu tocco fino in fondo dell'anima.
— Orsù — disse — raccontami come è andata la
cosa : o meglio, non occorre che tu me la racconti.
Tu hai chiesto a tuo padre di permetterti di sposare
mia sorella, ed egli ti ha risposto col maledirti, cacciarti di casa e diseredarti. Tre cose, amico mio, che
a guardarle in faccia non ti devono far punto paura ; perchè la maledizione di un uomo simile vale
quanto una sua benedizione; il cacciarti di casa è nulla
poiché il suo palazzo ha tante ipoteche che non è certamente più casa tua ; il diseredarti poi è un beneficio, perchè tuo padre morendo non ti poteva lasciare
che dei debiti. Fatti dunque coraggio, amico, e sii
uomo: noi ti aiuteremo a formarti una posizione ìndipendente. Intanto se hai bisogno di denari, eccoli.
— No — disse l’altro alzandosi da sedere — non
voglio nulla. Sono venuto da te a quest’ora per pregarti di avvertire tua sorella che fino da questo momento essa è libera da ogni impegno a mio riguardo.
— Che cosa intendi ? — domandò Guglielmo abbastanza sorpreso.
— Intendo quello che ho detto — ribattè il giovane.
Fino a poche ore possedevo un nome ed una sostanza,
sia pure l’ombra dell’antica, e potevo offrire la mia
mano a tua sorella : ora non posseggo più nulla, e non
mi sento di vivere alle spalle di lei. Andrò pel mondo
e cercherò di fare fortuna ; se essa ha la pazienza di
aspettarmi, un giorno verrò a lei. Falle questo messaggio: io non la vedrò.
— Approvo cordialmente la tua risoluzione — disse
— e ammiro il tuo coraggio. Così va fatto. Ora sei
un uomo. Mia sorella approverà senza fallo la tua decisione. Ma non occorre precipitare le cose. Quando
intendi di partire, e per dove?
— Per New-York e col primo bastimento che parte
da Genova.
— Intanto accetta la nostra ospitalità. Casa Olden
è tua, se pure..'
— No, Guglielmo, non conviene che dorma qui.
Mille grazie per la tua gentilezza. Ma le convenienze
sociali domandano da me anche questo sacrificio.
Addio I
La porta di casa Olden si chiuse alle spalle del
marchese Alberto e il giovane si trovò alla pioggia e
nella penombra di una notte oscura.
Bisognava procacciarsi un giaciglio per la notte.
Balenarono alla sua mente i nomi di parecchi al-
7
LA LUCE
berghi sontuosi e a lui ben noti : ma li scacciò da
«è quasi un suggerimento malvagio. — Là son conosciuto — pensò fra sè ; poi sono da gente ricca ; ed
io sono povero. Cominciamo fino da questa sera a vivere povero. — Quindi infilò la gradinata buia di
una stradetta che conduceva al mare. Quivi giunto si
guardò d attorno.
Dinanzi ai suoi occhi, l’onda del Mediterraneo rompeva premendo contro i muraglioni del porto ; a destra un casamento enorme, silenzioso e buio ai levava
a spezzargli il cammino ; a sinistra una casetta di mediocri dimensioni e a pian terreno un albergo ; con
questa scritta : » Al Leon d’Oro : camere da una lira
in sù ». — Questo fa per me pensò il giovane ed
entrò.
Al banco dell’albergo, il quale evidentemente serviva
anche di osteria, era una ragazza fra i sedici e i diciotto
anni. A vederle gli occhi, si capiva che la poveretta
moriva di sonno. A un passo da lei un uomo ruvido
di aspetto, colla pipa in bocca stava seduto in atto
e con faccia da corrucciato. Egli sgridava la figlia
perchè non riusciva a finire i conti del giorno.
Il marchese Alberto entrò. Al vederlo, l’al|)ergatore
si levò in piedi e depose per istinto la pipa. Quel giovane non aveva l’aria di uno dei soliti che venivano
a domandargli l’alloggio.
— In che posso servirla, signorino? — domandò
nel tono più gentile che seppe.
— Vorrei una camera per lanette.
Subito servito — sciamò l’altro. — Vuole aspettare un momento?
Alberto si sedette sopra una sedia.
L albergatore accese una candela e guardando severo la figlia le disse :
Tu poi sbrigati con quef conti. Non andrai à
dormire fino che tutto sia finito.
La ragazza alzò gli occhi e quando il padre fu sparito di dietro una porta depose la faccia su una mano
e pianse.
Il giovane ne fu commosso e si avvicinò a lei.
— Mia buona ragazza — le disse *in tono dolca —
potrei io aiutarvi ? io ho una certa pratica di conti :
lasciatemi vedere.
La fanciulla sorrise fra le lagrime e per tutta risposta girò il foglio davanti ad Alberto. Questi con
una occhiata capì di che si trattava. Accostò la propria sedia al banco e mentre il dabben oste gli preparava la camera, egli fece o meglio rifece i conti sbagliati della figlia dell’albergatore.Quando questi tornò,
i .
i conti erano finiti e la ragazza era raggiante di
gioia.
Un’occhiata della fanciulla spiegò al padre la cosa.
Questi si chinò sui conti, vide che battevano giusta i
propri calcoli mentali; sorrise e precedette il signorino per mostrargli la camera.
Il marchese Alberto si sedette tutto solo sopra una
povera sedia di paglia e meditò ai casi della propria
vita.
Per quali vicende e per quali colpe proprie si trovava egli mai, nato negli agi e nelle ricchezze, m
quella camera^ da lire una e cinquanta nei bassi
fondi di Genova ? Il letto era pulito, ma povero. C’era
un catino con un bacile d’acqua, un tavolino e due sedie;
uno specchio che vent’anni prima era stato nuovo, e
nulla più. Quella era la temporaria abitazione del
marchese De Paoli. Perchè ? perchè ?
Gli parve di vedere il proprio padre triste, cupo,
taciturno, seduto sulla vecchia poltrona della sua camera in uno dei suoi palazzi aviti, guardare in faccia
i ritratti degli antenati dei quali egli era il degenere
discendente. Sentì una stretta al cuore. Provò un desiderio ardente di levarsi, di ritornare a casa sua, di
buttarsi in ginocchio davanti al padre, di domandargli perdono, di rinunciare a Miriam- Olden poi...
e poi... rifare l’antica vita... vivere di mezzucci, di debiti, d’ipoteche, d’imprestiti usurai, finché il caso o
le arti interessate di qualche mediatore o mediatrice
gli procurassero una moglie ricca da indorare ii proprio stemma e menare una vita comoda, inutile, oziosa
e viziosa. Un matrimonio senza amore: dei divertimenti noiosi... delle amicizie private e pericolose :
quindi ie tentazioni, le facili cadute, la degradazione
morale... la via del padre, giù giù fino al fondo, fino
all’abisso. E se non trovava la moglie ricca ? Se suo
padre non gli avesse perdonato ? A che prò quell’inutile atto di pentimento ?
Il giovane pensò a lungo e conchiuse che l’unica via
aperta a lui era la via deH’esiglio volontario e del
lavoro. I suoi amici Olden gliene davano il buon
esempio. Tutti in quella famiglia lavoravano e lavoravano veramente. Enrico non sì staccava quasi mai
dal suo scrittoio. Guglielmo, l’intellettuale della famiglia, l’artista, il pensatore, fungeva regolarmente
da impiegato nella Banca del padre e riscuoteva il
suo bravo salario. Miriam aveva insegnato per due
anni intieri in una scuola serale l’italiano e il tedesco, aiutava spesso i fratelli nella contabilità, maneggiava il proprio denaro, prendeva parte attiva a
parecchie opere di beneficenza delle quali era l’intelligente cassiera. La Sara si occupava da mane a sera
nel governo della casa, nel quale tuttavia, anche Miriam l’aiutava, quando occorreva, essendo ambedue
spertissime in ogni lavoro donnesco e casalingo.
Avrebbe, dunque, anch’ egli lavorato. Ma dove e
come? Negli Stati Uniti dove era risoluto di recarsi
quanto prima. Quanto al genere di lavoro non ci pensava punto. Sarebbe entrato quale scrivano in qualsiasi azienda, purché fosse lontana da Genova e gli
procurasse di che vivere onestamente. Giunto a questa
conclusione, il giovane andò a letto più tranquillo e
si addormentò profondamente.
VII.
Fra le mor^e del dolore.
Miriam Oiden ascoltò con dolorosa sorpresa il racconto della crudele avventura toccata al suo Alberto,
ma concluse come il fratello: egli deve partire; fa
bene a partire; convien che parta.
Quando, tuttavia, ripensò al lungo tempo che ne
dovrebbe stìr lontana, ai possibili casi che potrebbero toccare al giovane nella lontana America, a tutte
le contingenze della vita, anche al fatto pur troppo
frequentissimo, di giovani che promettono eterno
amore alle fanciulle del loro cuore e poi se ne dimenticano rapidamente, il cuore lo diede un balzo nel
petto e pensò di trovare un’altra soluzione al caso di
iui. Non poteva essa procurargli un impiego a Genova, nella Banca del fratello od altrove ? Che se ciò
ripugnava ai sentimenti delicati del giovane, perchè
non aprirgli un negozio, un’azienda, dove si procurasse una posizione, ùn avvenire ?
Essa ruminò fra sè e sè questi progetti per un giorno
intero, poi ne parlò con Guglielmo per sentire il suo
parere.
— No, mia cara le rispose il fratello. — Alberto
non si ridurrà mai ad occuparsi nel benché minimo
lavoro qui a Genova, dove tutti lo conoscono, dove
vivono suo padre e i suoi parenti. Tu non conosci
abbastanza bene questi nobili di antico stampo. I loro
antenati non disdegnavano il lavoro, i fondachi e i
commerci. I figli degeneri invece si credono di avvilirsi se metton mano ad un onesto lavoro.
(Continua). (4)
Prof. Giorgio Bartoli.
Soiio VimuBo!
Proprietà riservata — Kiprodazione proibita
— Andate nella vostra camera, ora — soggiunse il
frate con un’ultima occhiata severa — e non y’impicciate più di questo brutto affare. Domani partirete per
Roma. Preparate le vostre valige.
Congedata così Domitilla, egli se ne andò difilato
verso la finestra; la spalancò e guardò fuori. Una imprecazione gli salì alle labbra. Tutta la calata fino al
cancello del giardino, tutto il piazzale della Chiesa,
tutto lo stradone giù in basso eran pieni di gente.
Centinaia e centinaia di fiaccole si agitavano nella
notte buia sopra centinaia e centinaia di teste. Partiva da quella folla un ronzìo confuso, come da un
alveare smisurato e a quel ronzìo si frammischiavano
a quando a quando voci di uomini, di donne, di bambini urlanti : t II miracolo ! Il miracolo ! vogliamo il
miracolo ! ». I più vicini alla casa, vista un’ombra
alla finestra aperta, si diedero a gridare : « Don Angelo, Don Angelo 1 Venga fuori; ci dica che il miracolo si farà. Don Angelo, Don Angelo ! Venga fuori,
Don Angelo! ».
Di bocca in bocca ripetuto, questo grido si allargò,
si distese, dilagò per tutta la folla. Fu un agitarsi di
torce e di mani, un apparire improvviso di facce spettrali volte in su verso il presbiterio.
Il frate sentiva, o imaginava di sentire, sul volto
l’alito caldo di tutte quelle bocche, spalancate; vedeva, o imaginava di vedere, tutti quegli occhi di forsennati fissi nei suoi.
Si volse indietro colto da un senso irresistibile di
pànico.
Di nuovo si levò il grido: < Don Angelo! Don Angelo ! Si faccia vedere. Don Angelo 1 » ^
Il prete parve ad un tratto destarsi come da un
sogno penoso. Risoluto, a testa alta, si diresse v^rso
il terrazzino e pose la mano sulla gruccia per aprire
le imposte. Ma, ratta come il lampo, sua madre gli fu
accanto: ’
•
— Non uscire, non uscire. Angelo ; te ne scongiuro...
— Mamma ! — esclamò il prete con fermezza e con
forza. — Ti prego, lasciami calmo e libero d’agire'. In
momenti come questi la miglior cosa è la calma.
Uscì sul terrazzino. La folla, vide nel quadrilatero
luminoso del balcone disegnarsi la grande ombra
nera del prete e lo riconobbe. — Eccolo ! eccolo ! E’
lui ! E’ Don Angelo !
Un bisbigliar lungo, un oscillar di teste, un fremer
di labbra sibilanti, per imporre ai vicini il silenzio.
Qualcuno gridò : « Evviva Don Angelo ! Parli ! parli ! ».
Poi tutto tacque.
Il prete si appoggiò alla ringhiera di ferro e sporse
il petto in avanti per farsi intendere il più lontano
possibile.
— Figlioli I — disse. — E la sua voce suonò così
sicura e vibrante, che parecchi di tra la folla diedero
un balzo.
Era l'antica voce di Don Angelo quale, da mesi, i
suoi parrocchiani non udivano più ; l’antica voce
grave e solenne e pur tanto dolce che, in passato, empiva di sè, ogni domenica, tutta la chiesa e sapeva
scendere in fondo ai cuori e agitarli e commuoverli
cosi, che, dal più vecchio al più giovane, nessuno poteva frenare le lagrime.
— Figlioli! — ripetè il prete dopo un minuto di
pausa. — Da più di venti anni io mi trovo qui in
mezzo a voi, a predicarvi la parola di Dio ; da più
di venti anni, lo sapete, io vi amo con tutta l’anima
e lavoro per voi, pronto sempre a qualunque sacrifizio che vi possa essere utile. Anche voi durante
tutti questi anni mi avete voluto bene e nessuno di
voi mi ha dato mai gravi dispiaceri. Ma che cosa
dovrò pensare di ciò che succede questa sera? Volete
cominciare ora a farmi pentire d’avervi tanto amati ?
Figlioli miei, lasciatemi parlare con la mia solita,
franchezza, voi state commettendo una pazzia, di
cui vi vergognerete più tardi. Che significa questa
folla ? Che significano codeste grida ? Perchè non siete
a casa vostra a ringraziare Iddio dei suoi benefici e
a riposarvi per esser pronti al lavoro di domani ? Figlioli miei, figlioli miei; mille volto dal pulpito o in
privato io vi ho esortati ad esser onesti, buoni con
tutti, calmi, temperanti, e voi mille volte mi avete obbedito. Così vi esorto anche ora, e mi attendo da voi
la medesima obbedienza. Ritornate alle vostre case,
dove v’aspetta il vostro buon letto caldo e dove ci
sono i piccolini vostri ohe chiamano la mamma. —
Andatevene tranquilli, fate ohe si possa dire di voi
anche in questa occasione ; < Quei di Pietraviva son
brava gente, piena di buon senso e di cuore. Essi
non dimenticano mai i loro sacrosanti doveri verso
Dio e verso il prossimo ». Da bravi, figlioli, ubbidite
al vostro parroco, che solo per il vostro bene vi
parla così. Andatevene in pace, nel nome santo del
Signore.
Quando Don Angelo tacque, sorse tra la folla un
brusio di voci a commentare le sue parole. I contadini, avvezzi al rispetto e all obbedienza, sembravano
commossi dalle calde esortazioni del loro pastore. Incerti sul da farsi, s’interrogavano e si consigliavano
l’uno coll’altro. Molte donne eran di parere di dare
ascolto a Don Angelo, chè forse davvero s’eran lasciati riscaldare la testa da qualche matto, da qualche
visionario, chè in fin de’ conti a stare aH’aria aperta
col freddo che faceva c’ era da pigliarsi un malanno.
Ma i più fanatici riattizzarono il fuoco: — Belle
parole quelle di Don Angelo; ma non concludevano
nulla. L’eretica non cessava per questo d’esser eretica, e la minaccia della maledizione divina non veniva allontanata dal paese. Andare a casal ? E il miracolo ? Il miracolo della conversione promesso dalla
Madonna ? Non ci credevano più, dunque, alla Madonna ? Erano forse diventati tutti eretici ? A chi preferivano dare ascolto: a Don Angelo, o alla Beatissima Vergine?
A poco a poco il mormorio delle voci e dei pareri
discordanti divenne un brontolio sordo che andò man
mano crescendo : — No, no ! — Sì, sì 1 — Il miracolo I
Aspettiamo il miracolo I — Andiamo, venite a casa. —
Anelate voi, noi restiamo. — Dov’è il sagrestano? Vada
ad aprir la chiesa. — Bene, bene! Tiriamo giù la Madonna ! — Accendiamo le candele ! — Cantiamo le litanie! — Ehi! Ehi! non ci date spintoni! Volete ammazzare questi ragazzini ? — Dovevate lasciarli a casa
— Badate ! Diamo un gran dispiacefe a Don Angelo !
— Ma che Don Angelo! E’ lui la colpa di tutto — Lo obbligheremo a venir in chiesa a cantar le litanie... Vogliamo il miracolo — Vogliamo il miracolo!
— Il miracolo, il miracolo! — Urlò tutta quella
fólla presa dal delirio. Fu un urlo che parve un tuono.
Poi si fece un silenzio improvviso, come se quei pazzi
fauatici s’aspettassero che, in quell’istante medesimo,
il sospirato prodigio avesse a compiersi.
{(Continua:)
(32),
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